The Self-Portrait Experience Un progetto formativo autobiografico per adolescenti e giovani, anche a rischio di esclusione sociale, secondo il metodo The Self-Portrait Experience®
a cura dell’artista Cristina Nuñez con la collaborazione di Roberto Mucchiut
Statement
Iniziai a lavorare sull’autoritratto nel 1988 per superare problemi personali legati alla tossicodipendenza in adolescenza, stimolando un potente processo creativo che mi permise di divenire artista nel 1994. Completamente autodidatta, e realizzando una ricerca intuitivamente euristica, la mia pratica artistica auto-etnografica e la mia ampia esperienza facilitando il processo creativo di altri dal 2005 hanno fatto nascere The Self-Portrait Experience®, il metodo che insegno regolarmente nelle carceri, centri di salute mentale, musei, gallerie, università, scuole e aziende in vari paesi del mondo. Il metodo utilizza il potere onnipresente della fotografia digitale in un modo completamente diverso dal “selfie”, in modo da permettere l’espressione inconscia per esplorare onestamente la propria interiorità, in particolare le nostre emozioni più difficili, in modo da acquisire una nuova percezione e comprensione di se e stimolare il processo creativo naturale, presente in ogni essere umano. Esplorando e questionando la mia pratica su me stessa e facilitando quella di altri, muovendomi tra diverse discipline e mezzi artistici –fotografia, video, performance, net art-, sono diventata una ricercatrice dell’interiorità umana, studiando il gran potere creativo del dolore emotivo, la genesi e le dinamiche del processo creativo inconscio e gli scopi ed effetti psicologici, sociologici e filosofici della mia metodologia. Le più di 4000 sessioni d’autoritratto collaborativo che ho tenuto dal 2008 mi hanno permesso di creare immagini rivelatrici che
dimostrano le teorie di Aby Warburg (1822) sull’emozione come veicolo della memoria culturale e riflettono sul concetto di Carl Gustav Jung sulla natura dei sogni come espressioni dell’inconscio collettivo. The Self-Portrait Experience®, che si riferisce sia alla mia pratica artistica che al lavoro partecipativo con altre persone, consiste in quattro azioni principali: la produzione di autoritratti, un lavoro di percezione profonda delle immagini, la costruzione dei progetti autobiografici e la pubblicazione delle stesse. Il metodo stesso è un viaggio attraverso tutti gli aspetti delle nostre vite utilizzando la fotografia (Nuñez, 2012). Nei miei workshop, formo le persone ad usare il metodo con le sue fotocamere per poter realizzare un processo alchemico nella trasformazione di dolore emotivo in opere (che fungono da agenti alchemici d’integrazione e individuazione, come i sogni per Jung) e nel lavoro di percezione profonda e cambiante delle opere, con l’aiuto della metodologia della percezione di questo metodo, che consiste in una serie di criteri artistici: molteplicità (esplorare i tanti –e spesso opposti- messaggi, espressioni, emozioni del soggetto –usando le teorie neurologiche della lateralizzazione emotiva); temporalità (riflettendo sul carattere transitorio delle opere); armonia visiva (composizione, colore, geometrie, elementi visivi) e l’Io Superiore (qualità iconiche o epiche, archetipi, simboli, sogni e narrazioni). Cristina Nuñez, aprile 2017 Questa è l’introduzione della tesi di dottorato per pubblicazioni di Nuñez, su cui sta attualmente laborando, all’Accademia di Belle Arti dell’Università di Derby, in Inghilterra.
The Self-Portrait Experience®, il metodo The Self-Portrait Experience® è una metodologia di arte trasformativo creata dall’artista spagnola Cristina Nuñez, sulla base della sua esperienza personale trentennale con l’autoritratto fotografico e videografico come ricerca artistica ed euristica per la trasformazione individuale e collettiva. Il metodo segue la corrente artistica “Arte Útil” di Tania Bruguera: progetti e metodologie d’arte contemporanea che: 1) Propongono nuovi usi dell’arte nella società 2) Utilizzano il pensiero artistico per sfidare il contesto in cui lavorano 3) Rispondono alle attuali urgenze sociali 4) Operano in una scala 1:1 5) Sostituiscono autori con iniziatori e spettatori con partecipanti 6) Hanno risultati pratici e benefici per i partecipanti 7) Sono sostenibili 8) Ristabiliscono l’estetica come sistema di trasformazione sociale The Self-Portrait Experience® consiste nella produzione di autoritratti, ritratti, paesaggi e altre immagini; la raccolta di fotografie dell’album familiare, documenti, lettere, mappe, video, audio e oggetti; un accurato lavoro di percezione profonda e scelta delle opere e il dialogo tra le opere secondo criteri artistici specifici e la costruzione di progetti autobiografici personali.
Nell’autoritratto proposto in questo metodo siamo, allo stesso tempo, autore, soggetto e spettatore e la potente dinamica tra i ruoli stimola un processo creativo inconscio e ci permette di trasformare le nostre emozioni in opere fotografiche. Lavorando sull’interiorità umana, il progetto di autoritratto diventa un “progetto madre” che può generare molti altri “progetti figli”, anche con altri mezzi artistici. Il metodo è un viaggio attraverso tutti gli aspetti delle nostre vite, in tre parti, con diversi esercizi fotografici in ogni parte: - IO: autoritratti individuali (emozioni, personaggi, corpo, luoghi, radici) - IO E L’ALTRO: autoritratti relazionali (famiglia, amore, amicizia, lavoro, animali da compagnia, ecc) - IO E IL MONDO: il proprio rapporto con il mondo, la società (autoritratti coi propri gruppi e con comunità sconosciute) Un’opera autoritratto, secondo questo metodo, è un’immagine che contiene molteplici significati, spesso contrastanti: parla intimamente della condizione umana, contiene una ricca diversità di stimoli al pensiero e le emozioni e possiede un rapporto particolare col tempo, il tutto all’interno di una cornice armonica di elementi estetico-formali. La metodologia della percezione e scelta delle opere consiste in una serie di criteri artistici e umanistici che permettono allo spettatore di stabilire un dialogo profondo con le immagini, per scoprire che la percezione può essere flessibile e così cambiare la percezione di se stessi, degli altri e del mondo: molteplicità (esplorare i tanti e spesso opposti significati, espressioni, emozioni del soggetto, utilizzando la via neurologica della lateralizzazione emotiva); temporalità (studiando le espressioni temporali nel vol-
corpo del soggetto); armonia visiva (studiando la composizione, le geometrie, i colori e altri elementi visivi); Io Superiore (qualità epica/iconica, archetipi, simboli, sogni e narrazioni); il dialogo tra le immagini e la costruzione di sequenze che man mano formeranno il progetto autobiografico. Obiettivi: L’obiettivo principale del metodo è di coinvolgere i partecipanti in un processo creativo spontaneo ed inconscio –al quale ogni essere umano ha accesso, no importa l’età, la cultura o il contesto sociale-, in modo che imparino a trasformare le loro emozioni difficili in opere fotografiche. E’ un processo di esplorazione della propria identità e una scoperta dei propri punti di forza, per una maggior conoscenza e una migliora dell’immagine di sé e l’autostima. Condividere il processo con altri permette una migliora dell’immagine pubblica e come conseguenza, delle relazioni interpersonali e della propria percezione della società e del mondo. L’eventuale pubblicazione degli autoritratti e progetti autobiografici –se e quando i soggetti lo decideranno- in diverse manifestazioni (mostre in galleria, su strada od online, siti web, reti sociali e la stampa) può stimolare il pubblico a de-costruire e rifiutare lo stigma generato dalle etichette e stereotipi spesso associati con collettivi a rischio di esclusione sociale, e così cambiare la loro percezione dei protagonisti, migliorando l’inclusione e l’interazione sociale. La scoperta di un nuovo rapporto con la diversità può apportare un reciproco senso d’umanità condivisa (dolore emotivo, traumi, speranze, desideri e sogni) che provoca identificazione piuttosto che dissociazione ed alienazio-
ne. Quando i partecipanti che appartengono a gruppi emarginati o collettivi non produttivi, scoprono che la rivelazione intima e sincera di se, nella forma dei loro autoritratti o progetti autobiografici, può essere utile alla società, accedono immediatamente ad un processo di resilienza, che darà loro la forza necessaria per compiere la loro trasformazione individuale e trovare il loro posto nel mondo. Ricerca Nuñez ha partecipato a diversi progetti di ricerca, con la Manchester Metropolitan University (vedi i progetti Wonderland e I Am più avanti), l’Università Cattolica di Milano (progetto #Closetome), l’Université Stendhal di Grenoble, la Turku Academy of Arts e prossimamente la Deakin University di Melbourne (Alfred Deakin Institute for Citizenship and Globalisation). Attualmente Cristina Nuñez sta realizzando un dottorato per pubblicazioni sulla sua pratica artistica e metodologia presso il College of Art, dell’Università di Derby UK, che completerà nel 2019. Nel 2012 il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’Università Cattolica di Milano produsse un progetto di ricerca sul metodo di Nuñez, raccogliendo esperienze e dati da una serie di workshop di autoritratto per adolescenti, in collaborazione col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, Milano. La più importante scoperta di questa ricerca fu il fatto che, di 39 degli adolescenti partecipanti, 38 affermarono che il workshop permise loro di cambiare la percezione di se stessi. La ricerca prese la forma di una tesi di laurea di Valentina Brivio (disponibile su richiesta).
Negli anni, Nuñez ha raccolto il feedback dei partecipanti ai suoi workshop dal 2008, con i questionari creati dall’Università Cattolica di Milano, che sta attualmente elaborando per il suo dottorato. Parte di questo feedback è stato pubblicato in diversi mezzi: - “We Exist”, una mostra online permanente sui workshop nelle carceri norvegesi: http://r9b0334408.racontr.com/ Il feedback è visibile qui: https://weexist-norway.tumblr.com/tagged/Ullersmo+Prison (cliccare su inmates feedback). - https://vimeo.com/83164390 Un video con interviste ai partecipanti dei workshop. - https://vimeo.com/98324481 Video del backstage del progetto #Closetome, con 250 adolescenti in collaborazione col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello, Milano. Workshop in contesti diversi: Cristina Nuñez ha tenuto workshop in contesti sociali dal 2008: - adolescenti, in Italia (Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello, Milano per 250 adolescenti), Spagna (TNG Granollers, per adolescenti a rischio di esclusione sociale) e Francia (Impro Gentianes AFIPAEIM, Grenoble). - centri di salute mentale in Spagna (Day Hospital per pazienti psichiatrici adolescenti), Finlandia (Ospedale Universitario di Tampere, Dipartimento di Psichiatria Infantile),Italia (ASL Lucca, Salute Mentale), Francia (Impro Gentianes AFIPAEIM, Grenoble), Canada (Passages, per donne che vivono in circostanze difficili). - persone che soffrono di cancro, individualmente: USA, Italia, Spagna e Francia. - persone con AIDS in Italia (Comunità San Camillo Community per persone con
AIDS terminale) e gli USA (Women’s Health Center, Brooklyn, Housing Works). - terza età, individualmente, in Spagna e Italia. - tossicodipendenti, in UK (Manchester Metropolitan University: Wonderland, 2016 e I Am, 2014), Italia (SERT Palermo, carceri di Bollate e San Vittore) e Spagna (carceri). - carceri, in Italia (San Vittore, Bollate), Spagna (Brians 1, Wad Ras, Lledoners, Quatre Camins) e Norvegia (Bredtveit, Ila, Ullersmo) - professionali che lavorano con questi collettivi in Francia, Spagna, Italia, Canada e USA. I workshop Nei workshop di autoritratto di Cristina Nuñez i partecipanti iniziano sperimentando la sessione individuale di autoritratto, guidata dall’artista, sull’espressione di emozioni difficili: solo nello studio fotografico professionale, allestito sul posto, ogni partecipante scatta una serie di immagini seguendo (oppure no) le istruzioni dell’artista. L’esercizio è sempre un successo: un’opera viene sempre prodotta, che esprime l’autentica e molteplice umanità. Quando ha finito, l’artista accompagna la persona individualmente nella percezione profonda e scelta delle opere. All’inizio le persone non si riconoscono nelle opere più potenti, ma dopo il lavoro con l’artista, migliorano considerevolmente la percezione di se. Mentre si realizzano le sessioni individuali, gli altri lavorano su altre attività (percezione di immagini di altri, per imparare i criteri di percezione e scelta, scatti di immagini astratte, ricerca d’immagini su internet, racconta di immagini dall’album familiare, ecc.). Il giorno dopo, il gruppo lavora insieme sulla percezione delle immagini realizza
te, dando nuove visioni sulle stesse fotografie. Altri moduli similari (sessioni fotografiche e di gruppo per lavorare sulle immagini) possono seguire per realizzare altri esercizi del metodo: IO E L’ALTRO (autoritratti relazionali in coppie) e IO E IL MONDO ( autoritratti di gruppo). Se è possibile, i partecipanti saranno stimolati a scattare immagini per conto proprio, con le loro fotocamere o smartphone, in modo che imparino ad usare il metodo con le loro risorse. I workshop di gruppo possono essere introduttivi (2-3 giorni), completi (3 weekend, uno al mese, oppure una settimana intensiva). Il workshop completo può anche essere svolto individualmente e a distanza. Quelli che hanno già partecipato a un workshop completo, possono accedere alla formazione per facilitatori di autoritratto secondo il metodo The Self-Portrait Experience® che si sta attualmente svolgendo a Milano e Barcellona. Esempio di un workshop completo per un gruppo di 10-14 partecipanti: - IO (due giornate: sessioni individuali fotografiche e di gruppo sulla percezione di immagini) - 1-2 giorni di pausa per permettere ai partecipanti di realizzare altri esercizi con le loro fotocamere o smartphone - IO E L’ALTRO (due giornate: sessioni foto in coppie, e sessioni di gruppo sulla percezione e costruzione dei progetti) - 1-2 giorni di pausa per permettere ai partecipanti di realizzare altri esercizi con le loro fotocamere o smartphone -IO E IL MONDO (due giornate: sessioni foto di gruppo e sessioni sulla percezione e costruzione dei progetti individuali autobiografici).
Parte del workshop può essere seguito sulla piattaforma online self-portrait.eu, in cui i partecipanti possono caricare le loro immagini, fare e ricevere commenti, chattare, partecipare a webinar e avere accesso a risorse. Per persone che fanno fatica a stare nel gruppo, come pazienti di salute mentale o persone affette da malattie varie, Cristina Nuñez può seguirli individualmente, facendo un accompagnamento artistico autobiografico: sessioni foto individuali, realizzazione d’immagini desiderate dalla persona, raccolta di fotografie e documenti di famiglia, sessioni di foto in coppie con persone care, lavoro di percezione profonda delle immagini e costruzione del progetto autobiografico. Necessità di spazi e materiale fotografico: Spazi: - una stanza vuota minimo 4x5m per lo studio, con prese, dove i partecipanti possono essere completamente soli e non essere visti mentre scattano foto - una stanza per il gruppo con tavoli, sedie, un computer per ogni 3-4 partecipanti e un proiettore. Attrezzatura fotografica: - due flash professionali da studio con bank e ombrelli, stativi, cavi e cavo synchro - una struttura per reggere un fondale di tessuto nero - un fondale di tessuto nero, minimo 3x3m (eventualmente può essere portato dall’artista) - piccole fotocamere digitali per i partecipanti, se necessario
Adolescenti e giovani “L’autoritratto è affermazione dell’identità. L’adolescenza è l’età in cui s’inizia a costruire l’identità adulta. Non riesco a pensare ad un miglior matrimonio. Adoro gli adolescenti, forse perché una parte di me è ancora adolescente: spesso insicura, sentendomi strana, vulnerabile e goffa in certe situazioni e talvolta arrabbiata contro il sistema. L’insicurezza è estremamente utile per il processo creativo, perché ti lascia aperto al cambiamento e la scoperta e nella percezione profonda delle cose interne ed esterne e per la trasformazione dei propri bisogni in opere. Così, l’adolescenza può essere uno dei momenti più creativi della vita.” (Nuñez, 2017) Workshops per adolescenti: Scuola Waldorf, Milano, 2008 e 2009 Ospedale Universitario di Tampere, Dipartimento di Psichiatria Infantile, 2010 Day Hospital per adolescente con problema, Nou Barris, Barcelona, 2012 Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello, Milano (Sono Io! 2011 e Close to Me 2013, per circa 300 adolescenti della provincia di Milano) TNG Granollers, Roca Umbert Fàbrica de les Arts, Barcelona, 2015 Cinque scuole di Granollers, 2016 Impro Gentianes, AFIPAEIM, Grenoble, per adolescenti con disabilità e i professionali che lavorano con loro 2016-17 Maison de l’Image, Grenoble, 2015
2008 e 2009, Scuola Rudolf Steiner, Milano - in questa pagina e nelle seguenti. Due workshop di tre mesi ciascuno, una sessione di 3 ore alla settimana, in cui i partecipanti portavano le immagini prodotte per conto proprio, secondo gli esercizi del metodo, lavoravano in gruppo sulla percezione delle foto e costruivano i loro progetti di autoritratto. Mostra “Io sono adolescente�, presso Polifemo, Fabrica del Vapore, Milano.
2011, Sono Io, un progetto in collaborazione col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, Milano, che coinvolgeva 70 adolescenti di tre scuole superiori di Cinisello Balsamo, che produssero autoritratti sull’espressione di emozioni, sia in studio con l’artista che con le loro fotocamere. Un workshop di 10 giorni in un periodo di tre mesi. Mostra/proiezione al Museo. http://www.mufoco.org/en/io-sono/
2013-14, #Closetome, un progetto con il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, Milano, che coinvolse 250 adolescenti di Milano e provincia, che scattarono autoritratti sulle emozioni e le relazioni con le loro fotocamere e smartphone, e alcuni di loro in collaborazione con l’artista. Un workshop di quindici giorni in un periodo di cinque mesi. Mostra presso il Museo. http://www.mufoco.org/en/closetome-2/
2015, TNG Granollers, Roca Umbert FĂ brica de les Arts: un progetto che coinvolse 60 adolescenti a rischio di esclusione sociale a Granollers (Barcellona, Spagna) durante sei mesi, in cui i partecipanti fotografavano se stessi, le loro relazioni e i loro luoghi di vita, costruendo un loro progetto personale. Mostra alla galleria Zero, Roca Umbert FĂ brica de les Arts. http://rocaumbert.com/event/tng-teenegers-granollers/ https://vimeo.com/184129018
2015, Maison de l’Image, Grenoble, workshop con adolescenti e altri gruppi di giovani a rischio di esclusione sociale. I partecipanti scattarono autoritratti sull’espressione di emozioni e sulle relazioni, sia nello studio con l’artista che con le loro fotocamere e telefoni. Progetto di ricerca con l’Université Stendhal. Mostra presso l’Ancien Musée de Peinture, Grenoble. WEBDOC: http://rcd4b21805.racontr.com/ - https://www.maison-image.fr/projets/webdocumentaire/ -
2016 - 2017, Impro Gentianes, AFIPAEIM, Grenoble, un workshop di tre mesi per 22 adolescenti con disabilità di apprendimento e gli educatori e professionisti che lavorano con loro. I partecipanti produssero autoritratti, ritratti e altre immagini nello studio con l’artista ma anche con i loro smartphone e costruirono i loro progetti autobiografici a forma di libro. Gli educatori affermarono che il workshop aveva risvegliato i loro desideri e sogni. Un rapporto completo in francese è a disposizione, su richiesta.
Cristina Nuñez Nata nel 1962 in Spagna, Cristina Nuñez iniziò a scattare autoritratti nel 1988 come auto-terapia, per superare problemi legati alla tosicodipendenza in adolescenza. Fino ai primi del 2000 produsse libri fotografici su questioni sociali attraverso il ritratto. Parallelamente a questo lavoro pubblico, continuava a farsi autoritratti, che divennero il progetto Someone to Love; dal 2005 questa pratica diventa centrale al suo lavoro, comee pure i workshop The Self-Portrait Experience che tiene in tutto il mondo. Nel 2013 inizia il suo progetto continuativo La Vie en Rose, col video, la performance e la net art con l’obiettivo reale di trovare il partner ideale. Nuñez si considera un’attivista sociale, che usa la sua vita per stimolare lo spettatore a specchiarsi nel suo lavoro emotivo. Le sue opere sono state esposte a Palazzo Vecchio Firenze (1997), Palazzo Reale Milano (1997), ai Rencontres di Arles (1998), presso il Centre National de l’Audiovisuel in Lussemburgo (2008), la Fabbrica del Vapore a Milano (2008), Festival FotoGrafia a Roma (2009), Private Space Gallery a Barcelona (2010), al Mois de la Photo di Montreal 2011, Turku Capitale Europea di Cultura 2011, Luova gallery a Helsinki (2012), H2O galleria a Barcelona (2012), Galleria Effearte a Milano (2013) e MUSAC (2013). Nel 2011, esponeva la sua serie Higher Self nella mostra “Second Lives. Jeux masqués et autres Je” at Casino Luxembourg, come parte del Mois Européen de la Photographie. Il suo lavoro è stato pubblicato in numerosi libri monografici e collettivi, ed è parte di diverse collezioni pubbliche e private come la Maison Européenne de la Photographie de Paris, il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano), The Private Space Gallery di Barcelona, il Centre Nationale de l’Audiovisuel di Lussemburgo e il Ministero Svizzero di Affari Esteri. Nel 1996 Heave on Earth ottenne il premio Mosaique di Lussemburgo; nel 2012 Someone to Love, il Celeste Prize e But Beautiful, il Prix de la Critique 2013 Voies Off Festival, Arles. Attualmente Nuñez sta realizzando un dottorato per pubblicazioni nel College of Arts dell’Università di Derby, UK, sulla sua pratica e metodologia. www.cristinanunez.com - www.self-portrait.eu
Roberto Mucchiut
Nato a Morges (CH) nel 1960, Roberto Mucchiut è un artista multimediale specializzato nei nuovi media digitali. Si occupa di fotografia, video, musica/sound design e produce opere digitali interattive. Collabora regolarmente a progetti teatrali (occupandosi di allestimenti scenografici, video, luci e sonorizzazioni) e musicali (musica elettronica e contemporanea) in Svizzera e all’estero. Espone regolarmente progetti fotografici, video e installazioni artistiche e lavora a progetti audiovisuali con una forte componente live e improvvisativa, sperimentando nuove modalità di creazione del suono e dell’immagine e nuovi linguaggi espressivi. Collabora inoltre con diversi istituti a progetti didattici ed artistici che coinvolgono giovani, adolescenti e persone con handicap fisici, psichici e mentali. http://www.seti.ch
Press selection: SÁBADO, 5 OCTUBRE 2013
LA CONTRA Cristina Núñez, fotógrafa VÍCTOR-M. AMELA
Tengo 51 años. Tras 24 en Italia, he vuelto a Barcelona y me he ido a vivir a Cardedeu. Tengo dos hijas, de 22 y de 12 años. Me interesa más el movimiento social, y sobre todo la interioridad de las personas, que el movimiento político. Tengo todas las creencias y ninguna
“La vulnerabilidad es la verdadera fuerza” Atreverse a mirar
CRISTINA NÚÑEZ
u pelo? Una nueva Cristina, algo sobre lo que trabajo mucho: la multi-
tuyéndome. Tenía que llevar a casa el dinero suficiente para la dosis de los dos. ¿Qué ha sacado de ahí?
Quiso huir del ambiente burgués. A los 15 años, su novio, un obrero guapo y tan rabioso contra el mundo como ella, la inició en la heroína. Dice que quería llamar la atención de su familia: hermanas brillantes y padres separados. Tocó fondo y tras peregrinar por varios centros de desintoxicación comenzó a autorretratarse en los momentos de miedos, ira, desesperación.
IMA SANCHÍS
LLUÍS AMIGUET
extoxicómanos. Algunos, con el dinero que les donaban, recaían; pegar era lo de menos. Acabé escapándome. Volví a casa de mi madre y nuestra relación fue maravillosa. Quería reconstruirme. Empecé terapia. Al cabo de tres años conocí a un fotógrafo italiano. ¿Se enamoró? Sí, y me fui con él a Italia. Yo le ayudaba en su trabajo, él hacía retratos y conseguía sacar el alma de las personas. Pensé que aquello era fantástico y empecé a autorretratarme. Al cabo de seis años ya fotografiaba a otros y obtuve mi primer premio. ¿Cómo se lo tomó su pareja? Al principio me ayudó mucho, pero dejé de ser la asistente perfecta y nos separamos. Depresión total, pero seguí haciéndome retratos y me di cuenta de que después de cada sesión, de sacar mi desesperación frente a la cámara, me sentía mucho mejor, revivía. El autorretrato como autoterapia... Llegué a la conclusión de que ese mirarse a uno mismo tenía mucho poder y empecé a dar cursos de autorretrato con dos objetivos: sacar tu creatividad y trabajar tu fuerza. Comencé a estudiar, a escribir, a buscar y a crear el método para explorar el dolor. Póngame un ejemplo. Me fotografío en la peor discusión con mi hija, dejo ahí toda la rabia y puedo pasar a otra cosa. Una foto bella sobre algo de lo que te avergüenzas es catártica. Autor, sujeto y espectador a la vez. Sí, todo al mismo tiempo, eso estimula el subconsciente para que saque lo que tiene que decir. Debes poner la atención y mirar todo tu ser, lo peor primero. Trabaja con empresarios y convictos. Con los primeros, sobre las competencias del liderazgo: son cargos medios, los que reciben la presión de los de arriba y de los de
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S
u pelo? Una nueva Cristina, algo sobre lo que trabajo mucho: la multiplicidad; yo soy esto, pero también soy aquello. ¿Ha sido muchas? He sido toxicómana, prostituta, ladrona. Pero he transformado todo eso en arte. Viene usted de una buena familia... Sí. Mi padre fue el único de nueve hermanos que no era un militar franquista. Yo soy la quinta de seis hermanas. El año pasado murieron dos de cáncer. ... Yo quería ser como ellas, como todas mis hermanas: asertivas, fuertes, revolucionarias. Me sentía invisible. Creo que me empecé a drogar porque quería que me vieran, atraer su atención. Estuve metida en la heroína con mi novio durante cinco años. ¿A qué edad? De los 15 a los 20. Tuve la suerte de sobrevivir a ello, incluso de no coger el sida. ¿Cuándo se prostituyó? Durante el último año, a los 19, el más sórdido. Me había llevado toda la plata de la familia. En los últimos años empezamos a robar, luego mi novio cayó enfermo y acabé prosti-
CRISTINA NÚÑEZ
tuyéndome. Tenía que llevar a casa el dinero suficiente para la dosis de los dos. ¿Qué ha sacado de ahí? La prostitución me marcó: años de terapia para superar muchos problemas sexuales, como la frigidez. Un día mi padre me vio pasar con un cliente y me dijo que no quería volver a verme si seguía con esa vida. ¿Le sirvió? Me di cuenta de que eso me salvó la vida un año después, en su funeral. Yo sólo me quedé con el “no quiero volver a verte”. Me dijo justo lo que no quería oír, yo era una exhibicionista y lo sigo siendo. ... Y autodestructiva. Si sobrevives a una cosa así, entonces manos a la obra, hay que agradecer esta suerte. ¿Cómo lo hizo? Estuve en varios centros, me mandaban de uno a otro, era una rebelde, muy provocadora, tenía un comportamiento alucinante. En estos centros te maltrataban: en una ocasión me pegaron hasta dejarme inconsciente, en otra me cogieron por los pies y me metieron en la fosa séptica, Yo, literalmente, he nadado en la mierda. ¿Por qué este maltrato? No existían reglas, eran centros regidos por
Quiso huir del ambiente burgués. A los 15 años, su novio, un obrero guapo y tan rabioso contra el mundo como ella, la inició en la heroína. Dice que quería llamar la atención de su familia: hermanas brillantes y padres separados. Tocó fondo y tras peregrinar por varios centros de desintoxicación comenzó a autorretratarse en los momentos de miedos, ira, desesperación. Descubrió el poder sanador de esa autoexploración y empezó a dar cursos y a retratar emociones ajenas. Ha ganado importantes premios y ha expuesto en medio mundo. Ha realizado un trabajo en la cárcel de Lledoners auspiciado por La Caixa y acaba de presentar But beautiful, un libro autobiográfico.
IMA SANCHÍS
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Atreverse a mirar
Al principio me ayudó mucho, pero dejé de ser la asistente perfecta y nos separamos. Depresión total, pero seguí haciéndome retratos y me di cuenta de que después de cada sesión, de sacar mi desesperación frente a la cámara, me sentía mucho mejor, revivía. El autorretrato como autoterapia... Llegué a la conclusión de que ese mirarse a uno mismo tenía mucho poder y empecé a dar cursos de autorretrato con dos objetivos: sacar tu creatividad y trabajar tu fuerza. Comencé a estudiar, a escribir, a buscar y a crear el método para explorar el dolor. Póngame un ejemplo. Me fotografío en la peor discusión con mi hija, dejo ahí toda la rabia y puedo pasar a otra cosa. Una foto bella sobre algo de lo que te avergüenzas es catártica. Autor, sujeto y espectador a la vez. Sí, todo al mismo tiempo, eso estimula el subconsciente para que saque lo que tiene que decir. Debes poner la atención y mirar todo tu ser, lo peor primero. Trabaja con empresarios y convictos. Con los primeros, sobre las competencias del liderazgo: son cargos medios, los que reciben la presión de los de arriba y de los de abajo. En las cárceles me ofrecí para hacer talleres, era una deuda personal, ya que yo me salvé. Entiendo. He aprendido a tratar con mi vulnerabilidad. Muy fácilmente me siento menos. Nos pasa a todos. Ahora que estoy reconocida, que tengo seguidores, sé que la vulnerabilidad es la verdadera fuerza. Pero me ha costado entenderlo, porque me odiaba cuando veía cómo me encogía ante la asertividad de los otros. ... Hoy pido a la gente que entra en mi estudio que me entregue su vulnerabilidad, y eso me permite relacionarme con las personas desde ahí. De vulnerabilidad a vulnerabilidad. ... Una relación preciosa y profunda. También he entendido que todo tiene sentido, y eso me ha ayudado a aceptar las sacudidas de la vida. Es algo que me repito: todo tiene sentido. Has de encontrar la belleza en lo que te espanta.
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10 DE SEPTIEMBRE DEL 2013
PROYECTOS. Arriba, una imagen de uno de los trabajos audiovisuales del taller de videoarte de Ferran Gassiot que se lleva a cabo en los centros de CaixaForum. A la derecha, bailarines con discapacidad visual danzan ante el público en una de las presentaciones del espectáculo de Espais Cecs). A la izquierda, una de las fotografías de las sesiones de autorretrato de la artista-fotógrafa Cristina Nuñez.
El arte de mejorar a través de la expresión creativa Artes plásticas, música, teatro, danza y literatura ayudan a personas discapacitadas o en riesgo de marginación a construir su integración en un futuro mejor. La Obra Social La Caixa estimula sus creaciones con el programa Art per a la Millora Social. Carme ESCALES
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a libertad expresiva que propicia la creación artística y el protagonismo vital que adquiere su autor, que puede hacer oír su voz gracias al arte, son dos de los valores que dan sentido y enriquecen proyectos artísticos que integran entre sus participantes a personas en riesgo de marginación social. Seguridad, autoconfianza, autoestima, habilidades, aptitudes y responsabilidad se refuerzan a través de la experiencia creativa. Con esa base teórica como punto de partida, la Obra Social La Caixa puso en marcha hace cinco años su programa Art per a la Millora Social. La entidad catalana impulsa con él
proyectos de artistas que, a través de disciplinas como la danza, el videoarte, la fotografía o el teatro facilitan espacios de expresión íntima y liberadora a personas que conviven con una discapacidad o que son más susceptibles a la vulnerabilidad social por dificultades que atraviesan o que vivieron y por ello la sociedad las estigmatizó. «Apoyamos a artistas que ayudan a esas personas a mejorar su desarrollo personal y social con el arte y la cultura como herramientas de intervención social», describe Ignasi Miró, director del Área de Cultura de la Obra Social La Caixa. «Queremos que el arte sea una forma de expresión, un medio para hablar, para tener voz socialmente. El arte, o el proceso creativo, no es un fin en sí mismo, sino un vehículo para dar voz a personas que normalmente no
«El arte, o el proceso creativo, no es un fin en sí mismo, sino un vehículo para dar voz a personas que normalmente no la tienen»
la tienen», añade Ignasi Miró. «No es muy común en nuestro país el trabajo directo de artistas con colectivos sociales más desfavorecidos, hay mucha más tradición de ello en países anglosajones. Por eso nosotros decidimos apoyar a los que sí que lo hacen aquí», afirma Miró. Cada año, la Obra Social La Caixa abre una convocatoria para que entidades culturales y artistas plásticos, fotógrafos, músicos, actores, bailarines y escritores presenten sus proyectos de actividades culturales que implican la participación activa de colectivos de personas con el objetivo común de favorecer procesos de transformación personal y social. El programa Art per a la Millora Social es una de las siete convocatorias de otro programa superior: Ajudes a Projectes d’Iniciatives Socials, ya que todos los proyectos presentados sur-
ARTE ÚTIL. Bailarines de Espais Cecs.
2 minuti nel Telegiornale TVE1, sul progetto nel carcere Brians 1: http://www.rtve.es/alacarta/videos/telediario/telediario-15-horas-27-06-11/1139553/
Servizi TV in Spagna: http://www.rtve.es/alacarta/videos/la-tarde-en-24-horas/tarde-24-horas-cultura-24-03-04-13/1746168/ http://www.btv.cat/alacarta/btv-noticies-mati/20498/?v=1342598085 2 minuti nel Telegiornale TVE1, sul progetto nel carcere Brians 1: http://www.rtve.es/alacarta/videos/telediario/telediario-15-horas-27-06-11/1139553/
Rassegna stampa: https://issuu.com/cristinanunez3/docs/dossier_press_engcompletosm2017
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