Associazione The Self-Portrait Experience

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Associazione

The Self-Portrait Experience Un’associazione senza fini di lucro in Ticino, Svizzera, che si occupa di facilitare e divulgare l’arte autobiografica di persone a rischio di esclusione sociale, secondo il metodo The Self-Portrait Experience®, uno strumento per la trasformazione individuale e sociale.


L’associazione e i suoi obiettivi

The Self-Portrait Experience è un’associazione senza fini di lucro in Ticino, Svizzera, creata dagli artisti professionisti Cristina Nuñez e Roberto Mucchiut a marzo del 2018, con l’obiettivo di facilitare e divulgare l’arte autobiografica, principalmente di persone a rischio di esclusione sociale come i detenuti nelle carceri, le persone con problemi di salute mentale, persone con problemi di dipendenza da sostanze, adolescenti con necessità speciali e gli anziani. Il metodo utilizzato è The Self-Portrait Experience, uno strumento per la trasformazione individuale e sociale, creato nel 2004 da Cristina Nuñez e applicato da lei in più di 400 workshop, e come oggetto di ricerca scientifica in collaborazione con diverse università in Italia, UK, Francia, Finlandia e Australia. Obiettivi: 1. Stimolare e promuovere la ricerca, la promozione e la conoscenza dell’arte autobiografica come strumento di trasformazione individuale e sociale, attraverso il metodo The Self-Portrait Experience® 2. Tenere workshop di autoritratto e di arte autobiografica, attraverso il metodo The Self-Portrait Experience®, nelle seguenti istituzioni in Svizzera e all’estero: - nei centri penitenziari e nella libertà vigilata, per i detenuti e le loro famiglie. - per persone con problemi di salute mentale e le loro famiglie. - in centri di reabilitazione per persone con dipendenze da sostanze, e le loro famiglie. - in centri per giovani e adolescenti con varie problematiche, e le loro famiglie. - in centri diurni o case di riposo per anziani, e le loro famiglie. - in ospedali e centri per i malati terminali, e le loro famiglie.


- in altre istituzioni socio-sanitarie. - in centri culturali come musei, gallerie e centri d’arte. - in università, accademie, scuole d’arte e fotografia, scuole pubblche e private. - in scuole di psicoterapia, arte-terapia e foto-terapia. - in altre istituzioni o eventi culturali ed educativi. - in aziende, per il management e il personale. - per il pubblico generale. 3. Organizzare mostre d’arte autobiografica e partecipare in mostre d’arte contemporanea, in Svizzera e all’estero. 4. Organizzare - e partecipare ad - eventi sull’arte autobiografica come strumento per la trasformazione individuale e sociale. 5. Organizzare - e partecipare a - progetti di ricerca sull’arte autobiografica come strumento per la trasformazione individuale e sociale, in collaborazione con università in Svizzera e all’estero. 6. Pubblicare libri, articoli e documenti su carta e/o supporti digitali, sull’arte autobiografica come strumento per la trasformazione individuale e sociale. 7. Cooperare con altre associazioni e istituzioni, pubbliche e private, per la promozione della ricerca, la promozione e la conoscenza dell’arte autobiografica come strumento per la trasformazione individuale e sociale.


Statement

Iniziai a lavorare sull’autoritratto nel 1988 per superare problemi personali legati alla tossicodipendenza in adolescenza, stimolando un potente processo creativo che mi permise di divenire artista nel 1994. Completamente autodidatta, e realizzando una ricerca intuitivamente euristica, la mia pratica artistica auto-etnografica e la mia ampia esperienza facilitando il processo creativo di altri dal 2005 hanno fatto nascere The Self-Portrait Experience®, il metodo che insegno regolarmente nelle carceri, centri di salute mentale, musei, gallerie, università, scuole e aziende in vari paesi del mondo. Il metodo utilizza il potere onnipresente della fotografia digitale in un modo completamente diverso dal “selfie”, in modo da permettere l’espressione inconscia per esplorare onestamente la propria interiorità, in particolare le nostre emozioni più difficili, in modo da acquisire una nuova percezione e comprensione di se e stimolare il processo creativo naturale, presente in ogni essere umano. Esplorando e questionando la mia pratica su me stessa e facilitando quella di altri, muovendomi tra diverse discipline e mezzi artistici –fotografia, video, performance, net art-, sono diventata una ricercatrice dell’interiorità umana, studiando il gran potere creativo del dolore emotivo, la genesi e le dinamiche del processo creativo inconscio e gli scopi ed effetti psicologici, sociologici e filosofici della mia metodologia. Le più di 4000 sessioni d’autoritratto collaborativo che ho tenuto dal 2008 mi hanno permesso di creare immagini rivelatrici che dimostrano le teorie di Aby Warburg (1822) sull’emozione come veicolo della memoria culturale e riflettono sul concetto di Carl Gustav Jung sulla natura dei sogni come espressioni dell’inconscio collettivo. The Self-Portrait Experience®, che si riferisce sia alla mia pratica artistica che al lavoro partecipativo con altre persone, consiste in quattro azioni principali: la produzione di autoritratti, un lavoro di percezione profonda delle


immagini, la costruzione dei progetti autobiografici e la pubblicazione delle stesse. Il metodo stesso è un viaggio attraverso tutti gli aspetti delle nostre vite utilizzando la fotografia (Nuñez, 2012). Nei miei workshop, formo le persone ad usare il metodo con le sue fotocamere per poter realizzare un processo alchemico nella trasformazione di dolore emotivo in opere (che fungono da agenti alchemici d’integrazione e individuazione, come i sogni per Jung) e nel lavoro di percezione profonda e cambiante delle opere, con l’aiuto della metodologia della percezione di questo metodo, che consiste in una serie di criteri artistici: molteplicità (esplorare i tanti –e spesso opposti- messaggi, espressioni, emozioni del soggetto –usando le teorie neurologiche della lateralizzazione emotiva); temporalità (riflettendo sul carattere transitorio delle opere); armonia visiva (composizione, colore, geometrie, elementi visivi) e l’Io Superiore (qualità iconiche o epiche, archetipi, simboli, sogni e narrazioni). In Ticino da gennaio 2018, ho iniziato a collaborare con l’artista multimedia Roberto Mucchiut, che ha lavorato con persone a rischio di esclusione sociale. Il nostro team può ora fornire mostre ed eventi multimedia di gran impatto, che danno più valore ai progetti autobiografici dei partecipanti e creano un potente dialogo con il pubblico. Cristina Nuñez Questo statement include l’introduzione della tesi dottorale di Nuñez, sulla quale sta lavorando per il suo Dottorato in Arte per Pubblicazioni presso il College of Arts, University of Derby, UK, che completerà nel 2020.




The Self-Portrait Experience®, il metodo The Self-Portrait Experience® è una metodologia di arte trasformativo creata dall’artista spagnola Cristina Nuñez, sulla base della sua esperienza personale trentennale con l’autoritratto fotografico e videografico come ricerca artistica ed euristica per la trasformazione individuale e collettiva. Il metodo segue la corrente artistica “Arte Útil” di Tania Bruguera: progetti e metodologie d’arte contemporanea che: 1) Propongono nuovi usi dell’arte nella società 2) Utilizzano il pensiero artistico per sfidare il contesto in cui lavorano 3) Rispondono alle attuali urgenze sociali 4) Operano in una scala 1:1 
 5) Sostituiscono autori con iniziatori e spettatori con partecipanti 6) Hanno risultati pratici e benefici per i partecipanti 
 7) Sono sostenibili 
 8) Ristabiliscono l’estetica come sistema di trasformazione sociale The Self-Portrait Experience® consiste nella produzione di autoritratti, ritratti, paesaggi e altre immagini; la raccolta di fotografie dell’album familiare, documenti, lettere, mappe, video, audio e oggetti; un accurato lavoro di percezione profonda e scelta delle opere e il dialogo tra le opere secondo criteri artistici specifici e la costruzione di progetti autobiografici personali. Nell’autoritratto proposto in questo metodo siamo, allo stesso tempo, autore, soggetto e spettatore e la potente dinamica tra i ruoli stimola un processo creativo inconscio e ci permette di trasformare le nostre emozioni in opere fotografiche. Lavorando sull’interiorità umana, il progetto di autoritratto diventa un “progetto madre” che può generare molti altri “progetti figli”, anche con altri mezzi artistici. Il metodo è un viaggio attraverso tutti gli aspetti delle nostre vite, in tre parti, con diversi esercizi fotografici in ogni parte: - IO: autoritratti individuali (emozioni, personaggi, corpo, luoghi, radici) - IO E L’ALTRO: autoritratti relazionali (famiglia, amore, amicizia, lavoro, animali da compagnia, ecc)


- IO E IL MONDO: il proprio rapporto con il mondo, la società (autoritratti coi propri gruppi e con comunità sconosciute) Un’opera autoritratto, secondo questo metodo, è un’immagine che contiene molteplici significati, spesso contrastanti: parla intimamente della condizione umana, contiene una ricca diversità di stimoli al pensiero e le emozioni e possiede un rapporto particolare col tempo, il tutto all’interno di una cornice armonica di elementi estetico-formali. La metodologia della percezione e scelta delle opere consiste in una serie di criteri artistici e umanistici che permettono allo spettatore di stabilire un dialogo profondo con le immagini, per scoprire che la percezione può essere flessibile e così cambiare la percezione di se stessi, degli altri e del mondo: molteplicità (esplorare i tanti e spesso opposti significati, espressioni, emozioni del soggetto, utilizzando la via neurologica della lateralizzazione emotiva); temporalità (studiando le espressioni temporali nel volto e il corpo del soggetto); armonia visiva (studiando la composizione, le geometrie, i colori e altri elementi visivi); Io Superiore (qualità epica/iconica, archetipi, simboli, sogni e narrazioni); il dialogo tra le immagini e la costruzione di sequenze che man mano formeranno il progetto autobiografico. Obiettivi generali: L’obiettivo principale del metodo è di coinvolgere i partecipanti in un processo creativo spontaneo ed inconscio –al quale ogni essere umano ha accesso, no importa l’età, la cultura o il contesto sociale-, in modo che imparino a trasformare le loro emozioni difficili in opere fotografiche. E’ un processo di esplorazione della propria identità e una scoperta dei propri punti di forza, per una maggior conoscenza e una migliora dell’immagine di sé e l’autostima. Condividere il processo con altri permette una migliora dell’immagine pubblica e come conseguenza, delle relazioni interpersonali e della propria percezione della società e del mondo. L’eventuale pubblicazione degli autoritratti e progetti autobiografici –se e quando i soggetti lo decideranno- in diverse manifestazioni (mostre in galleria, su strada od online, siti web, reti sociali e la stampa) può stimolare il pubblico a de-costruire e rifiutare lo stigma generato dalle etichette e stereotipi spesso associati con collettivi a rischio di esclusione sociale, e così cambiare la loro percezione dei protagonisti, migliorando l’inclusione e l’interazione sociale. La scoperta di un nuovo rapporto con la diversità può apportare un reciproco senso d’umanità condivisa (dolore emotivo, traumi, speranze, desideri e sogni) che provoca identificazione piuttosto


che dissociazione ed alienazione. Quando i partecipanti che appartengono a gruppi emarginati o collettivi non produttivi, scoprono che la rivelazione intima e sincera di se, nella forma dei loro autoritratti o progetti autobiografici, può essere utile alla società, accedono immediatamente ad un processo di resilienza, che darà loro la forza necessaria per compiere la loro trasformazione individuale e trovare il loro posto nel mondo. Obiettivi specifici: 1. Stimolare il processo creativo inconscio, per imparare a: - scatenare il processo creativo attraverso l’espressione di emozioni. - selezionare le opere e percepirle in profondità con i criteri artistici del metodo. - lavorare sul dialogo tra immagini, costruire sequenze e il progetto autobiografico. 2. Contribuire a migliorare l’immagine di sé dei partecipanti: - permettendo loro di riscoprire i punti di forza e i valori. - stimolando la coscienza di sé. - attivando i processi di pensiero necessari alla propria evoluzione. 3. Contribuire a migliorare l’immagine pubblica dei partecipanti: - condividendo i loro processi, punti di forza e valori con i loro compagni e altri. - stimolando una nuova apertura e fiducia nella relazione con l’altro. - attivando la collaborazione tra di loro e con altri. Ricerca Nuñez ha partecipato a diversi progetti di ricerca, con la Manchester Metropolitan University (vedi i progetti Wonderland e I Am più avanti), l’Università Cattolica di Milano (progetto #Closetome), l’Université Stendhal di Grenoble, la Deakin University di Melbourne e la Turku Academy of Arts. Attualmente Cristina Nuñez sta realizzando un dottorato per pubblicazioni sulla sua pratica artistica e metodologia presso il College of Art, dell’Università di Derby UK, che completerà nel 2019. Nel 2012 il Dipartimento di Psicologia Clinica dell’Università Cattolica di Milano produsse un progetto di ricer-


ca sul metodo di Nuñez, raccogliendo esperienze e dati da una serie di workshop di autoritratto per adolescenti, in collaborazione col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, Milano. La più importante scoperta di questa ricerca fu il fatto che, di 39 degli adolescenti partecipanti, 38 affermarono che il workshop permise loro di cambiare la percezione di se stessi. La ricerca prese la forma di una tesi di laurea di Valentina Brivio (disponibile su richiesta). Negli anni, Nuñez ha raccolto il feedback dei partecipanti ai suoi workshop dal 2008, con i questionari creati dall’Università Cattolica di Milano, che sta attualmente elaborando per il suo dottorato. Parte di questo feedback è stato pubblicato in diversi mezzi: - “We Exist”, una mostra online permanente sui workshop nelle carceri norvegesi: http://r9b0334408.racontr. com/ Il feedback è visibile qui: https://weexist-norway.tumblr.com/tagged/Ullersmo+Prison (cliccare su inmates feedback). - https://vimeo.com/83164390 Un video con interviste ai partecipanti dei workshop. - https://vimeo.com/98324481 Video del backstage del progetto #Closetome, con 250 adolescenti in collaborazione col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello, Milano. Workshop in contesti diversi: Cristina Nuñez ha tenuto workshop in contesti sociali dal 2008: - adolescenti, in Italia (Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello, Milano per 250 adolescenti), Spagna (TNG Granollers, per adolescenti a rischio di esclusione sociale) e Francia (Impro Gentianes AFIPAEIM, Grenoble). - centri di salute mentale in Spagna (Day Hospital per pazienti psichiatrici adolescenti), Finlandia (Ospedale Universitario di Tampere, Dipartimento di Psichiatria Infantile),Italia (ASL Lucca, Salute Mentale), Francia (Impro Gentianes AFIPAEIM, Grenoble), Canada (Passages, per donne che vivono in circostanze difficili). - persone che soffrono di cancro, individualmente: USA, Italia, Spagna e Francia. - persone con AIDS in Italia (Comunità San Camillo Community per persone con AIDS terminale) e gli USA (Women’s Health Center, Brooklyn, Housing Works). - terza età, individualmente, in Spagna e Italia. - tossicodipendenti, in UK (Manchester Metropolitan University: Wonderland, 2016 e I Am, 2014), Italia (SERT Palermo, carceri di Bollate e San Vittore) e Spagna (carceri). - carceri, in Italia (San Vittore, Bollate), Spagna (Brians 1, Wad Ras, Lledoners, Quatre Camins) e Norvegia


(Bredtveit, Ila, Ullersmo) - professionali che lavorano con questi collettivi in Francia, Spagna, Italia, Canada e USA. L’ Associazione in Svizzera: Da marzo 2018, Cristina Nuñez sta collaborando col Parco delle Gole della Breggia (su un progetto educativo per le scuole del Mendrisiotto nel 2019, in collaborazione con Roberto Mucchiut), insegna nell’Istituto di Ricerche di Gruppo, nell’École des Sciences Criminelles di Losanna (nel Master di Criminologia) e presso la galleria Consarc di Chiasso (workshop per il pubblico). I workshop Nei workshop di autoritratto di Cristina Nuñez i partecipanti iniziano sperimentando la sessione individuale di autoritratto, guidata dall’artista, sull’espressione di emozioni difficili: solo nello studio fotografico professionale, allestito sul posto, ogni partecipante scatta una serie di immagini seguendo (oppure no) le istruzioni dell’artista. L’esercizio è sempre un successo: un’opera viene sempre prodotta, che esprime l’autentica e molteplice umanità. Quando ha finito, l’artista accompagna la persona individualmente nella percezione profonda e scelta delle opere. All’inizio le persone non si riconoscono nelle opere più potenti, ma dopo il lavoro con l’artista, migliorano considerevolmente la percezione di se. Mentre si realizzano le sessioni individuali, gli altri lavorano su altre attività (percezione di immagini di altri, per imparare i criteri di percezione e scelta, scatti di immagini astratte, ricerca d’immagini su internet, racconta di immagini dall’album familiare, ecc.). Il giorno dopo, il gruppo lavora insieme sulla percezione delle immagini realizzate, dando nuove visioni sulle stesse fotografie. Altri moduli similari (sessioni fotografiche e di gruppo per lavorare sulle immagini) possono seguire per realizzare altri esercizi del metodo: IO E L’ALTRO (autoritratti relazionali in coppie) e IO E IL MONDO ( autoritratti di gruppo). Se è possibile, i partecipanti saranno stimolati a scattare immagini per conto proprio, con le loro fotocamere o smartphone, in modo che imparino ad usare il metodo con le loro risorse. I workshop di gruppo possono essere introduttivi (2-3 giorni), completi (3 weekend, uno al mese, oppure una settimana intensiva). Il workshop completo può anche essere svolto individualmente e a distanza. Quelli che hanno già partecipato a un workshop completo, possono accedere alla formazione per facilitatori di autoritratto secondo il metodo The Self-Portrait Experience® che si sta attualmente svolgendo a Milano e Barcellona.


Esempio di un workshop completo per un gruppo di 10-14 partecipanti: - IO (due giornate: sessioni individuali fotografiche e di gruppo sulla percezione di immagini) - 1-2 giorni di pausa per permettere ai partecipanti di realizzare altri esercizi con le loro fotocamere o smartphone - IO E L’ALTRO (due giornate: sessioni foto in coppie, e sessioni di gruppo sulla percezione e costruzione dei progetti) - 1-2 giorni di pausa per permettere ai partecipanti di realizzare altri esercizi con le loro fotocamere o smartphone -IO E IL MONDO (due giornate: sessioni foto di gruppo e sessioni sulla percezione e costruzione dei progetti individuali autobiografici). Parte del workshop può essere seguito sulla piattaforma online self-portrait.eu, in cui i partecipanti possono caricare le loro immagini, fare e ricevere commenti, chattare, partecipare a webinar e avere accesso a risorse. Per persone che fanno fatica a stare nel gruppo, come pazienti di salute mentale o persone affette da malattie varie, Cristina Nuñez può seguirli individualmente, facendo un accompagnamento artistico autobiografico: sessioni foto individuali, realizzazione d’immagini desiderate dalla persona, raccolta di fotografie e documenti di famiglia, sessioni di foto in coppie con persone care, lavoro di percezione profonda delle immagini e costruzione del progetto autobiografico. Necessità di spazi e materiale fotografico: Spazi: - una stanza vuota minimo 4x5m per lo studio, con prese, dove i partecipanti possono essere completamente soli e non essere visti mentre scattano foto - una stanza per il gruppo con tavoli, sedie, un computer per ogni 3-4 partecipanti e un proiettore. Attrezzatura fotografica: - due flash professionali da studio con bank e ombrelli, stativi, cavi e cavo synchro - una struttura per reggere un fondale di tessuto nero - un fondale di tessuto nero, minimo 3x3m (eventualmente può essere portato dall’artista) - piccole fotocamere digitali per i partecipanti, se necessario



Progetti nella dimensione sociale


Adolescenti e giovani

“L’autoritratto è affermazione dell’identità. L’adolescenza è l’età in cui s’inizia a costruire l’identità adulta. Non riesco a pensare ad un miglior matrimonio. Adoro gli adolescenti, forse perché una parte di me è ancora adolescente: spesso insicura, sentendosi strana, vulnerabile e goffa in certe situazioni e talvolta arrabbiata contro il sistema. L’insicurezza è estremamente utile per il processo creativo, perché ti lascia aperto al cambiamento e la scoperta e nella percezione profonda delle cose interne ed esterne e per la trasformazione dei propri bisogni in opere. Così, l’adolescenza può essere uno dei momenti più creativi della vita.” (Nuñez, 2017) Workshops per adolescenti tenuti da Cristina Nuñez: Scuola Waldorf, Milano, 2008 e 2009 Ospedale Universitario di Tampere, Dipartimento di Psichiatria Infantile, 2010 Day Hospital per adolescente con problema, Nou Barris, Barcelona, 2012 Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello, Milano (Sono Io! 2011 e Close to Me 2013, per circa 300 adolescenti della provincia di Milano) TNG Granollers, Roca Umbert Fàbrica de les Arts, Barcelona, 2015 Cinque scuole di Granollers, 2016 Impro Gentianes, AFIPAEIM, Grenoble, per adolescenti con disabilità e i professionali che lavorano con loro 2016-17 Maison de l’Image, Grenoble, 2015


2008 e 2009, Scuola Rudolf Steiner, Milano Due workshop di tre mesi ciascuno, una sessione di 3 ore alla settimana, in cui i partecipanti portavano le immagini prodotte per conto proprio, secondo gli esercizi del metodo, lavoravano in gruppo sulla percezione delle foto e costruivano i loro progetti di autoritratto. Mostra “Io sono adolescente�, presso Polifemo, Fabrica del Vapore, Milano.


2011, Sono Io, un progetto in collaborazione col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, Milano, che coinvolgeva 70 adolescenti di tre scuole superiori di Cinisello Balsamo, che produssero autoritratti sull’espressione di emozioni, sia in studio con l’artista che con le loro fotocamere. Un workshop di 10 giorni in un periodo di tre mesi. Mostra/proiezione al Museo. http://www.mufoco.org/en/io-sono/


2013-14, #Closetome, un progetto con il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, Milano, che coinvolse 250 adolescenti di Milano e provincia, che scattarono autoritratti sulle emozioni e le relazioni con le loro fotocamere e smartphone, e alcuni di loro in collaborazione con l’artista. Un workshop di quindici giorni in un periodo di cinque mesi. Mostra presso il Museo. http://www.mufoco.org/en/closetome-2/


2015, TNG Granollers, Roca Umbert FĂ brica de les Arts: un progetto che coinvolse 60 adolescenti a rischio di esclusione sociale a Granollers (Barcellona, Spagna) durante sei mesi, in cui i partecipanti fotografavano se stessi, le loro relazioni e i loro luoghi di vita, costruendo un loro progetto personale. Mostra alla galleria Zero, Roca Umbert FĂ brica de les Arts. http://rocaumbert.com/event/tng-teenegers-granollers/ https://vimeo.com/184129018



2015, Maison de l’Image, Grenoble, workshop con adolescenti e altri gruppi di giovani a rischio di esclusione sociale. I partecipanti scattarono autoritratti sull’espressione di emozioni e sulle relazioni, sia nello studio con l’artista che con le loro fotocamere e telefoni. Progetto di ricerca con l’Université Stendhal. Mostra presso l’Ancien Musée de Peinture, Grenoble. WEBDOC: http://rcd4b21805.racontr.com/ - https://www.maisonimage.fr/projets/webdocumentaire/ -


2016 - 2017, Impro Gentianes, AFIPAEIM, Grenoble, un workshop di tre mesi per 22 adolescenti con disabilitĂ di apprendimento e gli educatori e professionisti che lavorano con loro. I partecipanti produssero autoritratti, ritratti e altre immagini nello studio con l’artista ma anche con i loro smartphone e costruirono i loro progetti autobiografici a forma di libro. Gli educatori affermarono che il workshop aveva risvegliato i loro desideri e sogni. Un rapporto completo in francese è a disposizione, su richiesta.


Salute mentale e fisica Come artisti interessati nell’essere umano e i bisogni umani più urgenti, siamo particolarmente interessati nelle persone che vivono in circostanze difficili, sono etichettati o emarginati dalla società perché non sono produttivi, e che quindi diventano un “problema” non facile da gestire. La ricerca della bellezza nell’avversità, come espressione di ciò che è vero, profondo e umano, il potere estetico nell’espressione o nella narrazione di esperienze anche dolorose e la costruzione di opere autobiografiche che possono essere condivise col pubblico è uno degli obiettivi più importanti della nostra pratica con le persone. Workshop in centri di salute mentale e con persone ammalate, tenuti da Cristina Nuñez: • Accompagnamento autobiografico individuale per pazienti affetti da tumore. • Housing works, Women’s Health Center, Brooklyn per donne sieropositive. • Angelo Azzurro, un workshop completo di autoritratto per un gruppo di pazienti psichiatrici a Roma. Mostre a Roma, Senigallia e Cisternino. • Day Hospital per adolescenti con problemi psichiatrici, Nou Barris, Barcelona (un workshop di 3 mesi per un gruppo di 8 adolescenti). • Ospedale Universitario di Tampere, Dipartimento di Psichiatria Infantile, Finlandia (un workshop per psichiatri in due parti e due sessioni con i ragazzi). • ASL Salute Mentale Lucca (un workshop di autoritratto per un gruppo di 10 pazienti, sull’espressione di emozioni). • Passages, per donne che vivono in circostanze difficili a Montreal, Canada (un workshop per un gruppo di 8 donne e due educatori professionisti). • Comunità San Camillo, Concorezzo, per persone con AIDS terminale (un workshop per un gruppo di 15 pazienti e due educatori professionisti). Molte delle immagini prodotte in questi workshop non possono essere pubblicate qui.


2009 - ASL Lucca: workshop di due giornate con un gruppo di pazienti psichiatrici, in collaborazione col foto-terapeuta e psicologo Carmine Parrella. I partecipanti scattavano autoritratti, soli nello studio, seguendo istruzioni sull’espressione di emozioni, e poi guardavano le immagini individualmente con Cristina. Il giorno dopo condividevano le loro immagini col gruppo. Era particolarmente interessante che i due uomini di cui sopra apparivano ben eretti e guardando in macchina, mentre normalmente, nel gruppo si chiudevano in se stessi con la testa bassa senza mai guardare gli altri. Invece, guardando se stessi attraverso la fotocamera, potevano apparire a testa alta.


2011, Passages, Montreal. Durante il Mois de la Photo di Montreal, nella galleria dove NuĂąez aveva la sua mostra personale autobiografica Someone to Love, condusse una serie di workshop. Uno per il pubblico e uno di due giornate per un gruppo di donne che avevano subito violenze.


2009, ComunitĂ San Camillo, Concorezzo (Monza). Un workshop introduttivo di tre giornate per un gruppo di 15 pazienti, tutti ammalati terminali di AIDS, e due educatori del centro. http://selfportrait-experience.com/2013101waiting-for-charon-self-portraits-in-a-community-for-people-with-aids/


2009 - Women’s Health Centre, Brooklyn - Housing Works. Un workshop introduttivo di due giornate, per donne sieropositive, sull’espressione di emozioni. http://selfportrait-experience.com/2013102the-self-portrait-experience-with-hiv-positive-women/


Angelo Azzurro, Associazione Socio-sanitaria di Roma. Un workshop completo di autoritratto per un gruppo di 10 pazienti psichiatrici, in collaborazione con l’artista Giovanni Calemma, per 15 giorni. Mostre fotografiche con i risultati a Roma, Senigallia e Cisternino, con il supporto della Fondazione Vodafone. http://www.fantomeditions.com/exhibition-uno-sguardo-nuovo/



Estratto del progetto autobiografico in corso di Marilena, che soffre di mieloma multiplo. Nuñez la sta attualmente seguendo individualmente, a distanza, facilitando il suo processo autobiografico. Marilena documenta la sua malattia e le sue emozioni riguardo all’esperienza, scattando autoritratti e fotografie di ciò che avviene, e filmandosi in una sorta di video-diario. Marilena ha affermato che questo processo gli ha permesso di prendere possesso della sua vita e dell’esperienza, il che le ha dato una grande energia creativa, focalizzandosi sulla costruzione del suo progetto, esprimendo la sua visione ed emozioni e facendo una sorta di omaggio a se stessa in questa difficile situazione.


Recupero dalle dipendenze

“Sono stata anch’io tossicodipendente in adolescenza. Ora sono un’artista resiliente che utilizza e condivide la sua vita nel suo lavoro. Per cui, lavorare con tossicodipendenti in fase di recupero è una parte naturale ed essenziale del mio lavoro. Posso ispirare e offrire strumenti efficaci per fortificarsi e lavorare sulla loro indipendenza, non solo dall’abuso di sostanze ma anche dalle relazioni con altri e con la società. L’autoritratto ci permette di ri-creare uno sguardo profondo verso noi stessi e stabilire un dialogo interiore continuo, che è essenziale nel processo di recupero.” Cristina Nuñez, 2017 I participanti al progetto “Wonderland, the art of becoming human” (pagina accanto) affermarono: “Sentendoci e vedendoci da un nuovo punto di vista, riconoscendo emozioni difficili, imparando come gli altri ci vedono, ci aiutò a sentirci più forti, coraggiosi, più saggi e più connessi tra di noi. Il progetto ci aiutò a riprendere possesso della nostra umanità, diventare più compassionevoli verso noi stessi e gli altri, e sentirci meno stigmatizzati per by our mental health and substance use disorder issues and histories.”

2014, I AM, memoirs of addiction recovery. Progetto Europeo Grundtvig, liderato da Portraits of Recovery e la MMU. Un workshop di autoritratto presso la Manchester Metropolitan University per un gruppo di 15 persone dipendenti da alcol o sostanze, in fase di recupero. Mostra presso la MMU. Vedi il video UNCOOL qui: https://vimeo.com/104904928


2016, Wonderland, the art of becoming human. Un progetto della prof. Amanda Ravetz, Manchester Metropolitan University, in collaborazione con Portraits of Recovery. Un workshop completo di autoritratto (7 gg) alla Manchester Metropolitan University per un gruppo di 10 persone che erano state dipendenti da alcol o droghe. Il film del progetto, di Amanda Ravetz, fu proiettato presso la Utopia Fair a Somerset House, Londra. Il film ottenne il premio Utopia della AHRC. https://wonderandrecovery.wordpress.com/about/


2012 -2013, SERT Palermo Progetto: “Palermo, uno sguardo a fuoco” Un workshop introduttivo per gli operatori del SERT e un altro per gli utenti, come parte di un progetto più ampio sull’uso della fotografia come strumento per la trasformazione individuale e sociale. http://www.dipendenzepatologichepalermo.it/palermo-uno-sguardo-a-fuoco/



La terza età “Mi sono sempre sentita attratta dagli anziani e adoro ascoltare le loro esperienze di vita. Nel mio primo viaggio in Senegal compresi l’importanza della narrazione degli anziani, in una cultura che è stata trasmessa oralmente da una generazione all’altra. Guardavo la nonna del mio compagno passare le ore a raccontare la storia della famiglia alla famiglia allargata, tutti seduti per terra in silenzio assoluto e solenne. La sapevano già la storia, ma quella narrazione era una trasmissione profonda delle loro radici, e loro sapevano quanto avessero bisogno di riascoltarla. Nella nostra cultura occidentale, gli anziani hanno perso il loro ruolo di narratori, per cui li rinchiudiamo nelle residenze e ospizi, dove si sentono inutili, non desiderati. Non mi stupisce l’aumento di malattie come l’Alzheimer o la demenza senile, in cui perdono la memoria, e quindi la capacità di narrare la storia. Lavorando con mia madre, che soffriva di demenza senile, scoprii che quando sembrava dire cose senza senso, stava infatti trasmettendomi perle di saggezza, spesso utilizzando simboli e metafore. Riusciva a connettere con emozioni che non era mai riuscita ad esprimere quando era lucida. Ascoltando le storie e le parole degli anziani, anche se non sono della mia famiglia, mi sento immediatamente nutrita e radicata dall’espressione di profonda umanità che mi trasmettono.” Cristina Nuñez, 2017

Antonio Galindo Campos, 90 anni, Barcellona. Narrazione autobiografica in video di un uomo che visse la Guerra Civile Spagnola, la Seconda Guerra Mondiale in Francia e che lavorò 40 anni pulendo le macchine delle grandi navi che viaggiavano in tutto il mondo. Desertore, contrabandista e oggi un senzatetto, senza famiglia e senza il diritto alla pensione. Vedi l’intervista completa in spagnolo: https://vimeo.com/226565236 Nelle pagine successive, estratto del progetto autobiografico di Marisa Salmeron, la madre di Cristina Nuñez, che soffriva di demenza senile (1929 - 2011).






Workshops nelle carceri “Le persone che hanno commesso un delitto e stanno pagando per quello che hanno fatto, stanno toccando fondo riguardo alla loro immagine interna e l’immagine pubblica, e questo gli offre la possibilità di aprire le loro menti e i loro cuori, per cercare le risorse e forza interiore per evolvere ed eventualmente uscire dalla situazione in cui si trovano. A mio avviso, questo stato può scatenare un potente processo creativo. Quando i detenuti incontrano qualcuno che arriva da fuori, che ha vissuto esperienze similari e li percepisce come dei pari, si mostrano spesso molto grati e si affidano. Inoltre, quando questa persona entra con la certezza di poter imparare intensamente e crescere come essere umano, dall’esperienza e il contatto con loro, si crea la possibilità di un rapporto di fiducia, molto creativo e speciale. Questa à la ragione principale per la quale amo lavorare nelle carceri.” Cristina Nuñez, 2017 Video sul metodo nelle carceri: https://vimeo.com/155447936 Workshops in carcere tenuti da Cristina Nuñez: - San Vittore, Milano - Bollate, Milano - Brians 1, Barcellona - Wad Ras, Barcellona - Lledoners, Barcellona - Quatre Camins, Barcellona - Bredtveit, Oslo, Norvegia - Ila, Oslo, Norvegia - Ullersmo, Oslo A sinistra e le pagine successive: 2013, workshop completo di autoritratto per 50 detenuti del carcere Lledoners, Barcellona. I partecipanti lavorarono sugli autoritratti emotivi e relazionali, foto di famiglia, scelta di paesaggi dal nostro archivio o realizzate apposta per loro, e costruirono i loro progetti d’autoritratto, sia individualmente che condividendo il processo col gruppo. Con il supporto della Obra Social La Caixa.





2011- Workshop introduttivo d’autoritratto sull’espressione di emozioni, per 85 donne detenute del centro Brians 1, Barcellona. Le partecipanti fecero una sessione individuale con l’artista e poi condivisero le loro immagini col gruppo di donne. Sponsorizzato da Obra Social La Caixa.


2015-2016, WE EXIST, self-portraits in prison: un progetto in cui Nuñez formò un gruppo di studenti di fotografia a usare il suo metodo, prima su loro stessi e poi nelle carceri Bredtveit, Ila e Ullersmo nella zona di Oslo. Il progetto è visibile in una mostra online permanente: http://r9b0334408.racontr.com/ e in un blog: https://weexist-norway.tumblr.com/tagged/Ullersmo+Prison - Sponsorizzato dalle EEA Grants di Norvegia. In queste pagine, immagini significative create dai detenuti sui temi dello stigma e la libertà di espressione.



2015, Centro Penitenziario Quatre Camins, Barcellona. Workshop completo di autoritratto per 45 detenuti dei moduli di tossicodipendenze e delitti violenti. Un totale di 25 giorni di workshop in un periodo di sei mesi. Guidati dall’artista Nuùez, i partecipanti produssero un piccolo libro autobiografico con autoritratti, foto di famiglia, paesaggi dai nostri archivi e da internet, e testi. Sposorizzato da Obra Social La Caixa.




2013 e 2014, due workshop nel carcere femminile di Bredtveit, Oslo. Il primo era introduttivo, e i partecipanti non potevano mostrare il loro volto. Il secondo era completo, con autoritratti emotivi e relazionali e infine il loro progetto di autoritratto. Con il supporto delle EEA Grants di Norvegia e il Direttorato Norvegese di Servizi Correzionali.


2009, Casa Circondariale San Vittore, Milano. Un workshop completo di autoritratto per 11 donne, tenuto da Cristina Nuñez. 12 giornate in un periodo di 4 mesi. Le partecipanti produssero autoritratti sull’espressione di emozioni, il corpo, i personaggi, e le relazioni. Lavorarono individualmente e condivisero le loro immagini con il gruppo, costruendo i loro progetti d’autoritratto. http://selfportrait-experience.com/2013101the-self-portrait-experience-at-san-vittore-prison-milan/ Feedback delle partecipanti: - Questo workshop mi ha permesso di esprimere le mie emozioni più profonde in completa libertà. Non sapevo di avere quelle emozioni dentro. Guardare le foto è dura all’inizio, ma poi ti ci abitui e impari


ad accettarle. - Ho scoperto aspetti molto positivi lavorando sulle foto. - Ho scoperto che la fotografia ci permette di esprimere cose molto profonde e che è uno strumento molto potente per comunicarle agli altri. - Durante il workshop sono affiorati molti ricordi dell’infanzia e l’adolescenza. Tutta la mia vita era in quelle foto. - Mi ha aiutato a liberarmi dalla tensione interna. Ricordo che ero nel processo, contenta di sapere che il giorno dopo c’era il workshop. - Adesso mi vedo diversa. Credo che ho accettato cose che odiavo nel mio volto e nel corpo. Vedermi vulnerabile e mostrarmi così alle altre mi ha resa più forte. Di fatti vedevo sia la vulnerabilità che la forza nella stessa foto. - Non avevo idea che i due lati del volto potessero esprimere emozioni e atteggiamenti così diversi.


Feedback dei detenuti del carcere di Ullersmo, Oslo Ogni detenuto riempì un questionario con domande, individualmente. Queste sono alcune tra le risposte alle mie domande: Che cosa ti è piaciuto di più, nel workshop? • Mi ispirava molto come guardavamo le foto e vedevamo sentimenti come la tristezza e la felicità, come ci vedevamo da un altro punto di vista. • L’amicizia e l’apertura che si era creata. • Essere creativo e a contatto con te stesso. • Imparare la tecnica di scattare la foto giusta e sapere che cosa cercare in essa • Scoprire cose di me. Era anche divertente scattare foto. • Vedere le tue foto in un altro modo. • Il cameratismo che c’era, e scoprire di più su me stesso. • Mi si è data la possibilità di essere creativo. Ho imparato tante cose. • Il team e il metodo erano molto professionali. C’era un nesso dall’inizio alla fine. • Imparare a guardarmi da un altro punto di vista. • Il risultato rinale, i progetti. • Recuperare la fiducia in me stesso. • Non ho mai visto niente del genere. E’ stata una bella esperienza. Che cosa ti è piaciuto di meno? - Dover stare seduto per più di un’ora. - Troppo tempo a lavorare su una sola foto - Niente. Forse è durato troppo poco. - Le sessioni sulla relazione. - Era molto duro iniziare a scattarsi foto. - Poco tempo per farsi le foto.


Hai imparato a percepire le foto in profondità? - Si! I compagni ed io ne abbiamo parlato molto, subito dopo il workshop. - Si, da adesso in poi, guarderò le foto in modo molto diverso. - Si, ho imparato a vedere emozioni diverse in ogni lato del volto. - Si. Prima solo guardavo le foto. Adesso posso studiarle in profondità. - Si, ho imparato che le foto, bisogna guardarle piano, non velocemente. Puoi vedere così tanto, come si sente il soggetto, anche se lui sa che qualcuno lo guarderà... - Ho imparato a cercare la persona nella foto, le sue emozioni. - Si. Ho imparato che una foto può essere interpretata in molti modi diversi. Hai potuto esprimere emozioni nel tuo autoritratto? L’hai trovato utile? - Le foto esprimevano più emozioni di quelle che sentivo quando le scattavo. E’ stata un’esperienza molto importante per me. Avete creato un’atmosfera positiva, di fiducia. - Si. Adesso non mi vergogno così tanto quando mi vedo. - Si, adesso guardo i due lati del volto. Ho scoperto che gli altri non vedono quello che io vedo. - Si, era la prima volta. Prima non conoscevo il potere della fotografia. - Ho imparato molto sulle mie espressioni e ora sono più conscio del mio volto. - Si, è stato utile. Mi ha aiutato a vedermi da un’altra prospettiva. Che altro hai imparato? - A fare un progetto, mettere insieme le foto. - Ho imparato a fidarmi di più di persone che non conosco bene, e che fare nuovi amici non mi fa più paura. - A non sentirmi stupido davanti all’obiettivo. Tutte le foto sono buone, artisticamente. - Come vedere le emozioni in una foto. - Che c’è del bello in ogni foto. - A non odiarmi. Hai scoperto qualcosa di te che non sapevi? - Si, adesso vedo la tristezza e la felicità più chiaramente. - Si, in alcune foto sono completamente diverso.


- Si, che sono interessato alla fotografia e al video, voglio continuare. - Si, mi piace scoprire che ho gestito bene le foto delle relazioni. - Si, in qualche modo sono riuscito a tirar fuori ciò che sento. - Si, perché non avevo mai fatto nulla del genere e non credo che riuscirò a farlo in futuro. - Si, certo! vedere me stesso molteplice. Molti volti! - Si, ma è difficile spiegare. Mi rendo conto che appaio diverso a quello che pensavo. Hai scoperto qualcosa che non sapevi dei tuoi compagni? - Si, che la gente non fa paura, come sembrava. - Si, alcuni apparivano completamente diversi nelle foto. - Mi sono reso conto che adesso siamo molto più solidali e teneri tra di noi. - Si, che sono più “morbidi”. - Si, non li avevo mai visto con quelle espressioni ed emozioni. Adesso li vedo come se fossero altre persone. - Si, che le foto possono esprimere cose di cui il soggetto non è conscio. E’ stato difficile/utile condividere le tue immagini con i compagni? - All’inizio era difficile, ma dopo un po’ no. E’ stato ottimo sentire le loro reazioni e impressioni sulle mie foto. - Si, difficile perché sono molto timido. Solo mi apro alle persone molto vicine. - Non tanto difficile. Infatti mi sono sorpreso del fatto che non mi dispiacesse. Ti è piaciuto vedere le foto dei compagni? - Si, ho potuto vedere tutte le loro emozioni (rabbia, tristezza, allegria) - Si, molto interessante, li ho visti molto diversi. - Si, è stato bello vedere come si sono aperti, come hanno lasciato andare le corazze... Quali effetti ha avuto il workshop sulla tua autostima o le tue emozioni? - Ti fa sentire che puoi fare molto di più nella vita, di quello che pensi. - Mi sento molto meglio adesso. Credo di aver preso più padronanza delle mie emozioni. Continuerai il tuo progetto autobiografico dopo che uscirai dal carcere? - Si, e vorrei rimanere in contatto con Cristina e il suo team.



L’associazione The Self-Portrait Experience


Cristina Nuñez Nata nel 1962 in Spagna, Cristina Nuñez iniziò a scattare autoritratti nel 1988 come auto-terapia, per superare problemi legati alla tosicodipendenza in adolescenza. Fino ai primi del 2000 produsse libri fotografici su questioni sociali attraverso il ritratto. Parallelamente a questo lavoro pubblico, continuava a farsi autoritratti, che divennero il progetto Someone to Love; dal 2005 questa pratica diventa centrale al suo lavoro, comee pure i workshop The Self-Portrait Experience che tiene in tutto il mondo. Nel 2013 inizia il suo progetto continuativo La Vie en Rose, col video, la performance e la net art con l’obiettivo reale di trovare il partner ideale. Nuñez si considera un’attivista sociale, che usa la sua vita per stimolare lo spettatore a specchiarsi nel suo lavoro emotivo. Le sue opere sono state esposte a Palazzo Vecchio Firenze (1997), Palazzo Reale Milano (1997), ai Rencontres di Arles (1998), presso il Centre National de l’Audiovisuel in Lussemburgo (2008), la Fabbrica del Vapore a Milano (2008), Festival FotoGrafia a Roma (2009), Private Space Gallery a Barcelona (2010), al Mois de la Photo di Montreal 2011, Turku Capitale Europea di Cultura 2011, Luova gallery a Helsinki (2012), H2O galleria a Barcelona (2012), Galleria Effearte a Milano (2013) e MUSAC (2013). Nel 2011, esponeva la sua serie Higher Self nella mostra “Second Lives. Jeux masqués et autres Je” at Casino Luxembourg, come parte del Mois Européen de la Photographie. Il suo lavoro è stato pubblicato in numerosi libri monografici e collettivi, ed è parte di diverse collezioni pubbliche e private come la Maison Européenne de la Photographie de Paris, il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano), The Private Space Gallery di Barcelona, il Centre Nationale de l’Audiovisuel di Lussemburgo e il Ministero Svizzero di Affari Esteri. Nel 1996 Heave on Earth ottenne il premio Mosaique di Lussemburgo; nel 2012 Someone to Love, il Celeste Prize e But Beautiful, il Prix de la Critique 2013 Voies Off Festival, Arles. Attualmente Nuñez sta realizzando un dottorato per pubblicazioni nel College of Arts dell’Università di Derby, UK, sulla sua pratica e metodologia. www.cristinanunez.com - www.self-portrait.eu


L’associazione The Self-Portrait Experience


Roberto Mucchiut

Nato a Morges (CH) nel 1960, Roberto Mucchiut è un artista multimediale specializzato nei nuovi media digitali. Si occupa di fotografia, video, musica/sound design e produce opere digitali interattive. Collabora regolarmente a progetti teatrali (occupandosi di allestimenti scenografici, video, luci e sonorizzazioni) e musicali (musica elettronica e contemporanea) in Svizzera e all’estero. Espone regolarmente progetti fotografici, video e installazioni artistiche e lavora a progetti audiovisuali con una forte componente live e improvvisativa, sperimentando nuove modalità di creazione del suono e dell’immagine e nuovi linguaggi espressivi. Collabora inoltre con diversi istituti a progetti didattici ed artistici che coinvolgono giovani, adolescenti e persone con handicap fisici, psichici e mentali. http://www.seti.ch https://www.robertomucchiut.com/


Press selection: SÁBADO, 5 OCTUBRE 2013

LA CONTRA Cristina Núñez, fotógrafa VÍCTOR-M. AMELA

Tengo 51 años. Tras 24 en Italia, he vuelto a Barcelona y me he ido a vivir a Cardedeu. Tengo dos hijas, de 22 y de 12 años. Me interesa más el movimiento social, y sobre todo la interioridad de las personas, que el movimiento político. Tengo todas las creencias y ninguna

“La vulnerabilidad es la verdadera fuerza” Atreverse a mirar

CRISTINA NÚÑEZ

u pelo? Una nueva Cristina, algo sobre

tuyéndome. Tenía que llevar a casa el dinero suficiente para la dosis de los dos.

Quiso huir del ambiente burgués. A los 15 años, su novio, un obrero guapo y tan rabioso contra el mundo como ella, la inició en la heroína. Dice que quería llamar la atención de su familia: hermanas brillantes y padres separados. Tocó fondo y tras peregrinar por varios centros de desintoxicación comenzó a autorretratarse en los momentos de mie-

IMA SANCHÍS

LLUÍS AMIGUET

extoxicómanos. Algunos, con el dinero que les donaban, recaían; pegar era lo de menos. Acabé escapándome. Volví a casa de mi madre y nuestra relación fue maravillosa. Quería reconstruirme. Empecé terapia. Al cabo de tres años conocí a un fotógrafo italiano. ¿Se enamoró? Sí, y me fui con él a Italia. Yo le ayudaba en su trabajo, él hacía retratos y conseguía sacar el alma de las personas. Pensé que aquello era fantástico y empecé a autorretratarme. Al cabo de seis años ya fotografiaba a otros y obtuve mi primer premio. ¿Cómo se lo tomó su pareja? Al principio me ayudó mucho, pero dejé de ser la asistente perfecta y nos separamos. Depresión total, pero seguí haciéndome retratos y me di cuenta de que después de cada sesión, de sacar mi desesperación frente a la cámara, me sentía mucho mejor, revivía. El autorretrato como autoterapia... Llegué a la conclusión de que ese mirarse a uno mismo tenía mucho poder y empecé a dar cursos de autorretrato con dos objetivos: sacar tu creatividad y trabajar tu fuerza. Comencé a estudiar, a escribir, a buscar y a crear el método para explorar el dolor. Póngame un ejemplo. Me fotografío en la peor discusión con mi hija, dejo ahí toda la rabia y puedo pasar a otra cosa. Una foto bella sobre algo de lo que te avergüenzas es catártica. Autor, sujeto y espectador a la vez. Sí, todo al mismo tiempo, eso estimula el subconsciente para que saque lo que tiene que decir. Debes poner la atención y mirar todo tu ser, lo peor primero. Trabaja con empresarios y convictos. Con los primeros, sobre las competencias del liderazgo: son cargos medios, los que re-

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S

u pelo? Una nueva Cristina, algo sobre lo que trabajo mucho: la multiplicidad; yo soy esto, pero también soy aquello. ¿Ha sido muchas? He sido toxicómana, prostituta, ladrona. Pero he transformado todo eso en arte. Viene usted de una buena familia... Sí. Mi padre fue el único de nueve hermanos que no era un militar franquista. Yo soy la quinta de seis hermanas. El año pasado murieron dos de cáncer. ... Yo quería ser como ellas, como todas mis hermanas: asertivas, fuertes, revolucionarias. Me sentía invisible. Creo que me empecé a drogar porque quería que me vieran, atraer su atención. Estuve metida en la heroína con mi novio durante cinco años. ¿A qué edad? De los 15 a los 20. Tuve la suerte de sobrevivir a ello, incluso de no coger el sida. ¿Cuándo se prostituyó? Durante el último año, a los 19, el más sórdido. Me había llevado toda la plata de la familia. En los últimos años empezamos a robar, luego mi novio cayó enfermo y acabé prosti-

CRISTINA NÚÑEZ

tuyéndome. Tenía que llevar a casa el dinero suficiente para la dosis de los dos. ¿Qué ha sacado de ahí? La prostitución me marcó: años de terapia para superar muchos problemas sexuales, como la frigidez. Un día mi padre me vio pasar con un cliente y me dijo que no quería volver a verme si seguía con esa vida. ¿Le sirvió? Me di cuenta de que eso me salvó la vida un año después, en su funeral. Yo sólo me quedé con el “no quiero volver a verte”. Me dijo justo lo que no quería oír, yo era una exhibicionista y lo sigo siendo. ... Y autodestructiva. Si sobrevives a una cosa así, entonces manos a la obra, hay que agradecer esta suerte. ¿Cómo lo hizo? Estuve en varios centros, me mandaban de uno a otro, era una rebelde, muy provocadora, tenía un comportamiento alucinante. En estos centros te maltrataban: en una ocasión me pegaron hasta dejarme inconsciente, en otra me cogieron por los pies y me metieron en la fosa séptica, Yo, literalmente, he nadado en la mierda. ¿Por qué este maltrato? No existían reglas, eran centros regidos por

Quiso huir del ambiente burgués. A los 15 años, su novio, un obrero guapo y tan rabioso contra el mundo como ella, la inició en la heroína. Dice que quería llamar la atención de su familia: hermanas brillantes y padres separados. Tocó fondo y tras peregrinar por varios centros de desintoxicación comenzó a autorretratarse en los momentos de miedos, ira, desesperación. Descubrió el poder sanador de esa autoexploración y empezó a dar cursos y a retratar emociones ajenas. Ha ganado importantes premios y ha expuesto en medio mundo. Ha realizado un trabajo en la cárcel de Lledoners auspiciado por La Caixa y acaba de presentar But beautiful, un libro autobiográfico.

Al principio me ayudó mucho, pero dejé de ser la asistente perfecta y nos separamos. Depresión total, pero seguí haciéndome retratos y me di cuenta de que después de cada sesión, de sacar mi desesperación frente a la cámara, me sentía mucho mejor, revivía. El autorretrato como autoterapia... Llegué a la conclusión de que ese mirarse a uno mismo tenía mucho poder y empecé a dar cursos de autorretrato con dos objetivos: sacar tu creatividad y trabajar tu fuerza. Comencé a estudiar, a escribir, a buscar y a crear el método para explorar el dolor. Póngame un ejemplo. Me fotografío en la peor discusión con mi hija, dejo ahí toda la rabia y puedo pasar a otra cosa. Una foto bella sobre algo de lo que te avergüenzas es catártica. Autor, sujeto y espectador a la vez. Sí, todo al mismo tiempo, eso estimula el subconsciente para que saque lo que tiene que decir. Debes poner la atención y mirar todo tu ser, lo peor primero. Trabaja con empresarios y convictos. Con los primeros, sobre las competencias del liderazgo: son cargos medios, los que reciben la presión de los de arriba y de los de abajo. En las cárceles me ofrecí para hacer talleres, era una deuda personal, ya que yo me salvé. Entiendo. He aprendido a tratar con mi vulnerabilidad. Muy fácilmente me siento menos. Nos pasa a todos. Ahora que estoy reconocida, que tengo seguidores, sé que la vulnerabilidad es la verdadera fuerza. Pero me ha costado entenderlo, porque me odiaba cuando veía cómo me encogía ante la asertividad de los otros. ... Hoy pido a la gente que entra en mi estudio que me entregue su vulnerabilidad, y eso me permite relacionarme con las personas desde ahí. De vulnerabilidad a vulnerabilidad. ... Una relación preciosa y profunda. También he entendido que todo tiene sentido, y eso me ha ayudado a aceptar las sacudidas de la vida. Es algo que me repito: todo tiene sentido. Has de encontrar la belleza en lo que te espanta. IMA SANCHÍS

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Atreverse a mirar




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10 DE SEPTIEMBRE DEL 2013

PROYECTOS. Arriba, una imagen de uno de los trabajos audiovisuales del taller de videoarte de Ferran Gassiot que se lleva a cabo en los centros de CaixaForum. A la derecha, bailarines con discapacidad visual danzan ante el público en una de las presentaciones del espectáculo de Espais Cecs). A la izquierda, una de las fotografías de las sesiones de autorretrato de la artista-fotógrafa Cristina Nuñez.

El arte de mejorar a través de la expresión creativa Artes plásticas, música, teatro, danza y literatura ayudan a personas discapacitadas o en riesgo de marginación a construir su integración en un futuro mejor. La Obra Social La Caixa estimula sus creaciones con el programa Art per a la Millora Social. Carme ESCALES

L

a libertad expresiva que propicia la creación artística y el protagonismo vital que adquiere su autor, que puede hacer oír su voz gracias al arte, son dos de los valores que dan sentido y enriquecen proyectos artísticos que integran entre sus participantes a personas en riesgo de marginación social. Seguridad, autoconfianza, autoestima, habilidades, aptitudes y responsabilidad se refuerzan a través de la experiencia creativa. Con esa base teórica como punto de partida, la Obra Social La Caixa puso en marcha hace cinco años su programa Art per a la Millora Social. La entidad catalana impulsa con él

proyectos de artistas que, a través de disciplinas como la danza, el videoarte, la fotografía o el teatro facilitan espacios de expresión íntima y liberadora a personas que conviven con una discapacidad o que son más susceptibles a la vulnerabilidad social por dificultades que atraviesan o que vivieron y por ello la sociedad las estigmatizó. «Apoyamos a artistas que ayudan a esas personas a mejorar su desarrollo personal y social con el arte y la cultura como herramientas de intervención social», describe Ignasi Miró, director del Área de Cultura de la Obra Social La Caixa. «Queremos que el arte sea una forma de expresión, un medio para hablar, para tener voz socialmente. El arte, o el proceso creativo, no es un fin en sí mismo, sino un vehículo para dar voz a personas que normalmente no

«El arte, o el proceso creativo, no es un fin en sí mismo, sino un vehículo para dar voz a personas que normalmente no la tienen»

la tienen», añade Ignasi Miró. «No es muy común en nuestro país el trabajo directo de artistas con colectivos sociales más desfavorecidos, hay mucha más tradición de ello en países anglosajones. Por eso nosotros decidimos apoyar a los que sí que lo hacen aquí», afirma Miró. Cada año, la Obra Social La Caixa abre una convocatoria para que entidades culturales y artistas plásticos, fotógrafos, músicos, actores, bailarines y escritores presenten sus proyectos de actividades culturales que implican la participación activa de colectivos de personas con el objetivo común de favorecer procesos de transformación personal y social. El programa Art per a la Millora Social es una de las siete convocatorias de otro programa superior: Ajudes a Projectes d’Iniciatives Socials, ya que todos los proyectos presentados sur-

ARTE ÚTIL. Bailarines de Espais Cecs.






QuÉ EVO VO V HAY De NuEV H

Las drogas ante el objetivo

ÎEl primero, en 2001, fue

conectada a...

el Everest; el último, en 2010, el Shisha Pangma. Y así, la alpinista guipuzcoana Edurne Pasabán culminó su sueño dorado: coronar los 14 “ochomiles” del mundo. Y la rma Kukuxumusu lo celebra con esta camiseta conmemorativa: ocho cimas, un divertido retrato de Pasabán y una frase muy personal de Edurne: “Siempre he buscado la felicidad y en las montañas he encontrado algo muy parecido”.

los viajes Îwww.strollon. co.uk. Las guías urbanas más ligeras: descárgalas en tu reproductor de Mp3 y a caminar. Îwww.onebag.com. Consejos para viajar ligero, de vacaciones o por negocios. Îwww.luxurylink. com. ¿Buscas un lujo? Escapadas de alto nivel para todos los gustos. gust

Fotos: D.R.

Una camiseta para 14 éxitos

L creadora y La pprotagonista de todas imágenes es Cristina estas im Núñez. No es una “celebrity” ni una artista mundialmente famosa y, durante 20 años, la gura más importante de sus retratos ha sido ella misma. Pero su obra tiene un signicado muy especial: estos autorretratos le han servido como terapia para abandonar la heroína y para mantenerse lejos de las drogas. Ahora visita cárceles y centros de desintoxicación para difundir su método (algo que considera “su misión”) e intenta que empresas y entidades sociales descubran la fotografía como una herramienta terapéutica. Además, acaba de publicar un libro, “Someone to love” (49 €, a la venta en www. theprivatespacebcn.com), en el que muestra sus imágenes y cuenta toda su experiencia vital: su niñez “bien”, su difícil adolescencia, su atracción por el mundo de las drogas...

Los domingos, toca cine con ABC ÎAhora, las mejores películas

de la cartelera llegan cada domingo por sólo 1 €. No tienes más que acercarte al quiosco y pedir la película que distribuye cada semana el diario ABC. El próximo domingo, por ejemplo, podremos disfrutar de una historia llena de aventura, amor y pirámides: “La momia”, protagonizada por Brendan Fraser y Rachel Weisz. El domingo 16 los

lectores de ABC se divertirán con otro viaje por tierras exóticas gracias a “El último samirái”: la historia del capitán Nathan Algren (Tom Cruise), un hombre a la deriva que descubre una nueva razón para vivir en el modo de vida samurái. El domingo 23 será el turno de algo más actual: “Reservoir dogs”.








TV reportage in the daily news TVE1 about the project in Brians 1 prison. http://www.rtve.es/alacarta/videos/telediario/telediario-15-horas-27-06-11/1139553/



Servizi TV in Spagna: http://www.rtve.es/alacarta/videos/la-tarde-en-24-horas/tarde-24-horas-cultura-24-03-04-13/1746168/ http://www.btv.cat/alacarta/btv-noticies-mati/20498/?v=1342598085 2 minutes in the daily news Telediario TVE1, about the project in Brians 1 prison: http://www.rtve.es/alacarta/videos/telediario/telediario-15-horas-27-06-11/1139553/

Rassegna stampa: https://issuu.com/cristinanunez3/docs/dossier_press_engcompletosm2017


Seti Sagl New Media for Arts and Culture Roberto Mucchiut Via Campagna d’Agra 13 CH-6927 Agra Tel +41 91 924 23 80 Cell +41 79 442 24 37 seti@seti.ch

Associazione The Self-Portrait Experience Via Balbio 24F 6834 - Morbio Inferiore (TI, Svizzera) www.selfportrait-experience.com www.cristinanunez.com pr@self-portrait.eu



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