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2.4. Il concetto di rete

te e incontri con il coordinatore; di valutare periodicamente la qualità e l’efficacia del lavoro prestato dai volontari.

Come si può notare, il supervisore costituisce una figura molto delicata: lavorando a stretto contatto con i volontari, deve essere in grado di instaurare con essi un rapporto stabile, di reciproca fiducia e di rispetto. Occorre, perciò, una persona credibile, affidabile, stimata e capace di ascoltare e valorizzare l’apporto di ognuno, in modo da far sentire tutti consapevoli della straordinarietà e ricchezza dell’opera prestata per concorrere al raggiungimento degli obiettivi comuni.

Accanto all’individuazione di tali figure, per garantire una buona gestione del gruppo occorre che l’associazione proceda a programmare la formazione dei propri volontari.

Il fine principale della formazione è quello di dare ai volontari gli strumenti per svolgere al meglio la loro attività mediante l’acquisizione di competenze, l’apprendimento di tecniche e l’accrescimento della consapevolezza del valore del proprio apporto. Individuato tale obiettivo, si passerà alla scelta delle metodologie didattiche, dei formatori e dei tempi di realizzazione più consoni. Se ad esempio l’obiettivo è quello di incrementare la consapevolezza motivazionale dei volontari, i giochi di ruolo, i giochi psicologici, i giochi di gruppo sono più adatti delle simulazioni o dello studio dei casi che invece è bene utilizzare nel caso della formazione centrata sull’apprendimento di tecniche. Se l’obiettivo sono le conoscenze, si può utilizzare la lezione tradizionale (con letture e discussioni per consentire una maggiore partecipazione dei volontari).

2.4. Il concetto di rete

Con l’avvento nel panorama normativo italiano del principio di sussidiarietà orizzontale e il conseguente mutamento del tradizionale sistema di Welfare, è cambiato anche il ruolo delle ODV.

La mission delle ODV non è più volta semplicemente a testimoniare nel proprio stretto ambito d’intervento una cultura della solidarietà tutelando i bisogni dei cittadini e della comunità, bensì è diventato sempre più importante per le realtà del volontariato operare con le altre organizzazioni del territorio – anche partecipando a tavoli operativi, a consulte e coordinamenti locali – per poter offrire un servizio efficace alla comunità e incidere sulle politiche sociali del territorio.

Questo comporta per le ODV l’inizio di un arduo e al tempo stesso affascinante lavoro di conoscenza, coordinazione, confronto, attribuzione di ruoli, gestione delle risorse, ecc. per esprimere posizioni condivise e rispondenti effettivamente ai bisogni emergenti nella collettività. Occorre, per dirla con un

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concetto oggi molto in uso, “fare rete”. Nessuna organizzazione, neanche la più piccola, può sottrarsi a questa funzione: operare in modo isolato o chiudersi nella propria nicchia non serve, anzi indebolisce il volontariato.

2.4.1. Le caratteristiche principali di una rete Perché si possa realmente parlare di rete è necessario individuare all’interno di una cooperazione tra associazioni i seguenti elementi: a) un obiettivo comune o mission dellarete; b) i partecipanti o nodidella rete; c) i collegamenti tra i nodi o relazioni; d) uno scambio di risorse attraverso determinate modalità di funzionamento e strumenti operativi.

a) La mission è lo scopo per raggiungere il quale una rete viene costituita e che ogni associazione (nodo) deve perseguire nel proprio ambito di intervento e nei limiti della propria autonomia, secondo le regole di funzionamento dettate all’interno del gruppo.

In alcuni casi la mission della rete potrà coincidere totalmente con quella delle singole ODV partecipanti; in altri, la mission della rete potrà avere in comune con quella dei singoli nodi un obiettivo o un bisogno specifico che viene raggiunto o soddisfatto attraverso la cooperazione con gli altri partecipanti (si pensi ad esempio all’erogazione di un determinato servizio, a un’attività volta a migliorare la qualità delle prestazioni erogate per un’utenza specifica, ecc.). b) I partecipanti, o nodi, sono le parti costitutive di una rete. Possono farvi parte persone fisiche, organizzazioni o sedi periferiche di organizzazioni – purché dotate di un relativo grado di autonomia operativa che consenta loro di cooperare con gli altri partecipanti e di agire autonoma mente –un’impresa, un ente pubblico. c) Le forme di collegamento, o relazioni, consentono di definire i rapporti tra i partecipanti. In una rete possono prevalere relazioni di tipo burocratico in cui i rapporti sono caratterizzati e regolati da una serie di norme, ordini e procedure, oppure come avviene di solito è possibile assistere a una prevalenza di relazioni di tipo per così dire “pratico”. Si tratta di reti in cui i partecipanti si mettono insieme per prendere in comune decisioni, lavorare insieme su un problema, portare a termine un progetto specifico.

Le modalità attraverso cui una relazione può svilupparsi e rafforzarsi possono essere costituite dall’utilizzo della rete telematica, dal telefono, dalla convocazione di una riunione, ecc.

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d) Affinché una rete funzioni è necessario che ci siano valori, regole e strumenti operativi comuni e condivisi. Senza un riferimento culturale e un sistema di valori condiviso non c’è rete. Se questa comunione di intenti costituisce il fondamento e la base solida su cui poggiare la rete, è altresì necessario giungere a degli accordi e definire il modus operandi. Questo lavoro programmatico comporta concordare le modalità di progettazione e di gestione dei servizi, la divisione dei compiti, il controllo della qualità e dei risultati. Diversi sono poi gli strumenti utili al buon funzionamento della rete: si pensi ai supporti informativi (documenti, depliant informativi, siti web, ecc.), a quelli giuridici, ai diversi livelli possibili di forma lizzazione (protocolli, convenzioni, ecc.).

2.4.2. Perché fare rete? La sempre maggiore insistenza a costituire reti di servizi presente sia negli atti normativi che nei documenti di programmazione fa sorgere naturalmente la domanda: perché questa enfasi sulle reti? Quali sono i motivi per cui è opportuna e utile questa modalità di lavoro? Traslando in tale ambito le categorie utilizzate dagli studi sull’organizzazione del lavoro è possibile desumere che le ragioni che spingono da un lato i servizi sociali a richiedere tale tipo di intervento e dall’altro le associazioni a cooperare tra loro possano essere individuate principalmente nei due seguenti fattori: a) Complementarietà di risorse. Come nel mondo delle imprese l’alleanza economica favorisce l’acquisizione di risorse complementari non facilmente reperi bili singolarmente sul mercato, anche nel campo sociale la cooperazione delle associazioni tra di loro e con i servizi sociali, sanitari e gli sportelli di supporto diventa una conditio sine quanon per poter fornire una risposta efficace e soddisfacente ai bisogni della comunità. La propensione a collaborare deriva quindi dalla consapevolezza che, grazie all’aggregazione di risorse e di competenze, si possa offrire un maggior contributo, offrendo all’utente finale un servizio più completo e qualificato. b) Efficienza economica. L’efficienza è un altro elemento fondamentale: se non si hanno grandi fondi a disposizione e le competenze necessarie all’interno della struttura non sono sufficienti, diviene più forte l’urgenza di ricorrere a forme di collaborazione fra soggetti diversi.

Ad esempio la costituzione di un sito web capace di sostenere in modo efficace il processo di servizi è un obiettivo che può essere raggiunto in un modo più efficace e meno costoso se viene realizzato fra più soggetti che si dividono ruoli e costi in relazione alla progettazione, gestione e aggiornamento delle informazioni.

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2.4.3. Progettare e governare una rete Tenendo conto dei vantaggi che possono derivare dal lavoro in rete e dall’invito sempre più forte fatto dai diversi livelli istituzionali di organizzare forme di rete, le domande frequenti che le associazioni si pongono sono: a) La rete nasce naturalmente dal territorio e dalla presenza di certi soggetti o è progettabile? b) È governabile una rete?

Per quanto riguarda la prima domanda, è sicuramente possibile progettare una rete, sia individuando chi e con quale ruolo entra in una rete (i cosiddetti nodi), sia creando le relazioni che costituiscono il cuore portante di una rete. In tale ultimo caso è certamente opportuno sfruttare le potenzialità offerte dalle tecnologie al fine di garantire una reale comunicazione fra tutti i soggetti che abbatta distanze di tempo e di spazio, senza tuttavia dimenti care la valenza delle relazioni e degli incontri personali.

Anche per quanto riguarda la possibilità di governare una rete, la risposta è certamente positiva. In tal caso tuttavia è importante costruire una cultura e un linguaggio comune –attraverso specifiche iniziative di sensibi lizzazione e formazione, momenti di incontro e organizzazione di progetti comuni –che abbiano ad oggetto la condivisione di valori e di approcci di rete senza i quali anche un’organizzazione tecnicamente ben progettata sarebbe destinata col tempo a collassare.

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