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Il valore di una sana alimentazione e del supporto psicologico nel paziente oncologico

13.9.2018 • Fiera del Levante, Nuova Hall di via Verdi Intervengono: Rosanna Maffione, consulente nutrizionale e tecnologa alimentare; Ruggiero Lasala, presidente dell’associazione #Vivimisenzapaura; Luigi De Santis, presidente dell’associazione Rinascita. Modera: Ada Arsa, medico.

Ada Arsa

Buongiorno a tutti. L’argomento che tratteremo oggi è la sana alimentazione e il supporto psicologico nel paziente oncologico. Vi presento la dottoressa Rosanna Maffione che tratterà l’argomento sull’alimentazione del paziente oncologico.

Rosanna Maffione

Buongiorno a tutti, sono contenta e onorata di essere qui. Le neoplasie e i casi oncologici, purtroppo, possono colpire tutti e quindi è giusto informarsi. Parto subito parlando dello stile di vita. Indipendentemente dalle neoplasie o dai casi oncologici, avere un corretto stile di vita è una cosa fondamentale. Partiamo dal controllo del peso: l’obesità è una malattia, ma non tutti lo sanno e lo riconoscono. Nel momento in cui la persona che si ammala di tumore è obeso, ha il 70% di possibilità in più di non guarire. È una prevenzione pazzesca non essere in obesità. Controllare il peso non è difficile. Purtroppo, soprattutto al Sud, si ha la credenza che più si è in carne più si sta bene. In realtà non è così: la magrezza, sempre nei limiti ovviamente, è sintomo di buona salute. Fare attività fisica, non fumare, sono tante cose importanti. Fortunatamente abbiamo preso un approccio diverso rispetto allo sport che è più propositivo. Basterebbe mangiare bene, e questo sarebbe già un indice di prevenzione.

Dal punto di vista oncologico, quando una persona si ammala si iniziano le cure antitumorali, e va preteso che nell’équipe medica che segue il malato ci sia di diritto un nutrizionista, che è una figura importantissima. Anche perché alcuni alimenti possono interferire con la terapia. Bisogna evitare

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l’eccesso di carboidrati raffinati, poiché l’indice glicemico alimenta il tumore e i prodotti con carboidrati raffinati fanno alzare questi indici. Fa molto bene, ovviamente, mangiare frutta e verdura. Per quanto riguarda le proteine, possono essere alleate dei tumori, in particolar modo quelle della carne rossa, quindi è meglio assumere delle proteine vegetali. Non dico di “bandire” nulla, ma un giusto compromesso è “evitare” nella maggior parte dei casi. I lipidi e quindi i grassi vanno evitati. Ovviamente vanno evitati gli alcolici.

Quando si è sottoposti a processi antitumorali, generalmente si hanno effetti collaterali, comuni un po’ in tutte le terapie. Uno di questi effetti è il calo dell’appetito; per quanto riguarda i pazienti in sovrappeso vanno bene anche dei pasti liquidi, che limitano anche la difficoltà a deglutire. L’altro effetto collaterale è l’alterazione del gusto, che si “combatte” utilizzando posate in plastica, caramelle agli agrumi e preparando alimenti che stimolano l’appetito del paziente. Per combattere invece nausea e vomito, è consigliabile assumere tisane con zenzero e limone ed evitare di bere acqua lontano dai pasti. Per i casi di stipsi, invece, bisogna bere tre litri di acqua circa al giorno ed evitare di bere latte. L’immunodepressione, altro effetto collaterale molto comune, va risolta con la massima pulizia e igiene, a partire dal contatto fisico per arrivare alle stoviglie. Quando si è sottoposti ad una terapia antitumorale, il medico evita di far assumere tutti gli agrumi, e in particolare il pompelmo. Detto questo, bisogna fare sempre tutto con il cuore, questo va detto soprattutto a chi assiste piuttosto che al malato. Grazie. Ruggiero Lasala, adesso, vi racconterà la sua esperienza

Ruggiero Lasala

Grazie. Io sono il presidente dell’associazione #Vivimisenzapaura. Premetto che parto da uno stile di vita comune ed una alimentazione corretta senza eccessi. Ero un operaio e nel tempo libero mi dedicavo alle mie passioni, soprattutto lo sport e correre le maratone. Avevo ad un certo punto un dolorino e non andava via. Tutti davano la colpa alle maratone che correvo. Dopo aver fatto una TAC, mi dissero che avevo delle macchie sulla colonna vertebrale e nell’addome. Mi domandai: cosa faccio adesso? Abbiamo creato questo percorso associativo per rispondere a queste domande. Essendo di Barletta, andai a Bari ad operarmi e lì ho imparato cos’è il dolore e la sofferenza. Avevo il “paraganglioma”, una forma rarissima di tumore che viene riscontrata in due casi su 1.000.000. Tramite conoscenze, riusciamo ad andare in un centro specialistico a Brescia, ma si conclude con un nulla di fatto. Intanto la dottoressa Arsa si interessa al mio caso e riesce a trovare una struttura a Milano: l’IRCS. Intanto mi sottopongo ad un ciclo

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di radioterapia mirata. Tutto ciò non è stato facile, è passato tempo e tante sconfitte. Per fortuna vengo inserito in un programma con un farmaco sperimentale e attualmente, grazie a questa terapia, mi hanno detto che la massa è in regressione.

Noi siamo la prima associazione che si occupa della mia malattia in tutta Europa. Il nostro staff dell’IRCS di Milano è una équipe multidisciplinare validissima, e raccogliamo fondi affinché queste strutture abbiano l’opportunità di lavorare su questi problemi. Le case farmaceutiche non sono molte interessate perché la incidenza di queste malattie è molto bassa. Vogliamo fare rete per trovare nuove cure e nuove speranze per tutti. Grazie.

Ada Arsa

Ripensando alla situazione di Ruggiero, è stata molto dura andare avanti. Abbiamo dovuto farci forza e fare forza a lui. Aiutandolo, io stessa ho avuto una crescita notevole. Ho conosciuto Luigi De Santis quando già il peggio era passato e la sua esperienza è preziosissima. Adesso la ascoltiamo.

Luigi De Santis

Buongiorno. Sono Luigi De Santis e sono un trapiantato di fegato. Ho fatto il trapianto 9 anni fa quando, a causa di una grave epatite C, ho dovuto fare diverse terapie per tanti mesi prima di scoprire di avere, oltre alla cirrosi, anche un tumore al fegato. L’unica salvezza era il trapianto. Sono andato a Pisa, dove sono stato valutato e sono riuscito a fare il trapianto. Ho continuato a fare altre terapie, dopo di che mi è venuta una febbre persistente. Feci una TAC e c’era una lesione di più di tre centimetri ai polmoni. Dopo tre giorni, feci la PET, dove fu confermato che avevo un tumore ai polmoni. Tornai a Pisa e feci la broncoscopia e dopo un mese, per fortuna, non era quello che si pensava, ossia un tumore, ma era la tubercolosi. Mi curai e guarii dalla tubercolosi. Per mia fortuna fu messo sul mercato anche il farmaco per la cura dell’epatite C, così, avendolo preso, mi curai e guarii dall’epatite. Grazie alla mia associazione voglio aiutare le persone così come sono stato aiutato io. Grazie dell’attenzione.

Ada Arsa

Per questa mattina abbiamo finito; ringrazio la dottoressa Maffione per la sua presenza e ringrazio anche Ruggiero e Luigi.

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