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Vite fragili di Elisabetta Sabato. Presentazione del libro
from Opera 28 Fiera di esserci! Volontari per il cambiamento – Meeting del Volontariato settembre 2018
Vite fragili di Elisabetta Sabato
Presentazione del libro
16.9.2018 • Fiera del Levante, Nuova Hall di via Verdi Presenta: Anita Gentile, giornalista. Interviene: Elisabetta Sabato, scrittrice. Letture: a cura dell’attrice Anna Longano.
[Lettura 1]
Anita Gentile
Buon pomeriggio e benvenuti. Io vorrei entrare subito nel vivo di questo incontro, presentandovi Elisabetta Sabato, che è l’autrice di questo libro meraviglioso che, personalmente, ho letto tutto d’un fiato. Ero sinceramente interessata alla storia di questo libro e ai personaggi che ruotano all’interno. Poi l’ho riletto con più calma per coglierne la bellezza dei particolari e la raffinatezza della scrittura. L’ho riletto anche una terza volta, per prepararmi a questo pomeriggio. Elisabetta è una scrittrice e una poetessa, e la cosa non è comune, riuscire cioè a scrivere un romanzo e contestualmente essere in grado di scrivere poesie. Elisabetta è una giovane donna che nasce a Putignano e ha con sé un grande bagaglio di esperienze. Amicizia, lealtà e tradimento sono i tre punti cardine intorno a cui ruota questo libro. Riuscire a fare emergere, con così tanta intensità, la forza della protagonista del libro credo che sia il segnale di una partecipazione personale. Allora la prima domanda che ti pongo, Elisabetta, è cosa ci sia di te in questo libro.
Elisabetta Sabato
Buonasera a tutti e grazie per l’ospitalità e per questa opportunità, perché per me questo è un momento molto speciale. In effetti, nel libro c’è una parte di me. Tutto ciò che viene raccontato all’interno del libro, però, è frutto della mia immaginazione. Talvolta ho cercato di cogliere delle sfumature di fatti realmente accaduti a me e di cui ho cercato di tenere traccia all’interno del testo. Principalmente, però, tutto quanto è l’esito di una concatenazione ideativa e di una creazione frutto della fantasia. Ho cercato di avere empatia nei confronti dei personaggi che si alternano all’interno delle vicende del libro. Per cui ho provato a immaginarle nella loro vita, cercando di capire che cosa potesse accadere ad ogni persona in ogni momento di
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questa vita. Tutto si svolge intorno ad un personaggio, ma non c’è un vero e proprio protagonista; questo personaggio fa da contorno e da supporto ad ogni altro personaggio che si incontra nella storia.
Vite fragili è nato non tanto per raccontare storie in sé, ma per poter trasmettere un messaggio: si può essere fragili, ma si può andare oltre questa fragilità. In Giappone ci sono questi vasi antichi tradizionali che a volte, essendo molton fragili, si possono rompere; ma se si rompono loro non li buttano via, li rassembrano utilizzando una malta speciale in oro. Questo perché per loro la simbologia è molto forte: il vaso si è rotto perché è fragile, ma insieme lo si può ricostruire dandogli una nuova vita. Questo è un po’ quello che ogni personaggio che si alterna all’interno della storia vorrebbe raccontare. In natura, gli alberi sopravvivono per tanto tempo e danno un prezioso insegnamento: non resistono agli attacchi atmosferici ma utilizzano la resilienza, cioè si lasciano andare e si lasciano muovere dal vento e dalla tempesta, senza temere nulla, ma assecondando e diventando elastici quando serve. Il ramo che si irrigidisce si spezza e muore. Passerei di nuovo la parola ad Anna.
[Lettura 2]
Anita Gentile
Allora, Elisabetta, tu hai anticipato quello che è l’argomento di cui volevo parlare, ossia la resilienza; perché traspare dai personaggi del tuo libro questo andare avanti a muso duro, ma con il sorriso, e credo che questa sia anche una tua caratteristica. La vita molto spesso ci pone davanti a difficoltà, piuttosto che a cose belle; quello che ti caratterizza è proprio questo: riuscire ad andare avanti, a lottare e a scrivere sempre in maniera positiva e propositiva. Questo traspare dal tuo viso e dalle pagine del tuo libro.
Elisabetta Sabato
Sono senza parole, nel senso che mi auguro che la mia vita possa condurmi ad uno stato di capacità resiliente. Questa è una caratteristica che si riesce a percepire nelle persone anziane: a volte siamo disabituati ad ascoltare le loro parole, perché pensiamo, erroneamente, che loro non siano più adatte al tempo in cui si trovano. Ad un certo punto, sono loro stesse a dirlo, però, d’altro canto, ascoltando quello che hanno da dire e da raccontare, ci si può facilmente rendere conto che le loro difficoltà sono le stesse e identiche difficoltà che abbiamo noi in questo momento. La crisi del non riuscire a trovare lavoro, mio nonno, l’ha sempre raccontata, a differenza della situa-
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zione attuale, in cui abbiamo dei facilitatori che pensiamo possano risolvere tutti i nostri problemi. Se ho bisogno di lavoro cerco su internet, non parlo con le persone che ho intorno, non cerco di comunicare la richiesta di aiuto; cerco su internet perché è un facilitatore. Prima si parlava.
I personaggi del libro cercano sempre di utilizzare questo aspetto di resilienza e io, nella mia vita, cerco di farlo costantemente e mi auguro di imparare. Quando si è nel momento di crisi, è difficile per tutti ammettere che ci giriamo intorno; mentre la crisi si chiama così perché permette alla persona che la vive di lasciare andare qualcosa e di riappropriarsi di una nuova vitalità relazionale e di pensiero. Passato il momento di crisi c’è il risveglio, la rinascita e il riuscire ad andare oltre. Il messaggio dei personaggi è molto profondo. L’albero più vecchio ancora vivente ha 10.000 anni ed è un esempio di resilienza. Gli studiosi si sono interrogati su come abbia fatto a vivere così a lungo, cercando di capire e di adattare questo tipo di resilienza alla vita umana. Si sono accorti che l’albero lasciava andare completamente il tronco, che moriva, mentre l’apparato radicale rimaneva vivo e ben saldo nel terreno; passato il momento di crisi, l’albero ricacciava il tronco e le foglie. Metaforicamente significa ricominciare dal punto di partenza, non da quello che non ho, non dalla fragilità, ma da quello che la fragilità mi ha lasciato, cioè da quel valore aggiunto che deriva dall’essere passato attraverso la crisi. Quindi la volontà di tutti i personaggi è trasmettere questo concetto: si può passare attraverso la crisi riuscendo ad andare oltre, perché oltre c’è sempre dell’altro. Pare che alcuni esemplari più longevi di alberi riescano a sopravvivere alle eruzioni vulcaniche.
[Lettura 3]
Anita Gentile
Vi garantisco che questo libro desta grandi emozioni. È davvero un libro che ti fa pensare. Io so, Elisabetta, che quando scrivi i tuoi libri o le tue poesie, questi nascono in maniera particolare. Come nasce un libro per Elisabetta Sabato? Tu scrivi in maniera particolare e vorrei che ci raccontassi un po’ dei tuoi segreti, perché è qualcosa davvero di particolare.
Elisabetta Sabato
Le parole per me sono come degli ingredienti, ci sono dei momenti in cui sgorgano e quando devono sgorgare lo fanno inesorabilmente. Per cui non ho un momento privilegiato, se non forse quello serale, ma non sempre riesco a organizzarlo – anche perché ho il mio lavoro, la mia famiglia con una
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bambina, e lei ovviamente viene prima di ogni cosa. Perciò il mio tempo cerco di dedicarlo principalmente a lei, poi nei ritagli di tempo, specialmente notturni – che per me hanno un significato forte –, scrivo. Ovviamente l’atto creativo in sé, non avendo un momento ben preciso, può arrivare in qualunque momento; per cui io scrivo ovunque: sulle agende, sui foglietti, su qualunque tipo di supporto che possa diventare utile per poter tenere traccia. Perché, spesso, ho una serie di pensieri e di idee che vanno valutati in un momento successivo.
Sarebbe molto triste se fossimo tutti quanti uguali; nella diversità non c’è un migliore o un peggiore, ma semplicemente una diversità e gli alberi, qui, lo rappresentano molto bene. Noi non sappiamo quale sarà il destino del diverso, perché diverso significa solo altro da noi. Noi conosciamo soltanto noi stessi. Penso che ognuno di noi, nella propria diversità, abbia una propria storia e non debba essere giudicato, dovremmo cercare sempre di astenerci dal giudizio. A volte i personaggi raccontano quello che accade nel momento in cui sentono che la propria vita è oggetto di giudizio piuttosto che di vendetta.
Come ultima parentesi, vi ho portato una citazione; se tutti i personaggi si fossero ritrovati su un grande palcoscenico, se fossero reali e avessero potuto esprimere qualcosa a voi, forse avrebbero detto questa citazione di Bertrand Russel: «Non smettete mai di protestare, non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni e i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo, perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza, perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai». Grazie.
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