Reality 50

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Editoriale

Premio Fedeltà Uscita numero 50 anno 10° di Reality. Molti sono gli argomenti in questo numero, ma soprattutto molti i progetti per il 2009. Reality in questa società cerca ed evidenzia il lato positivo, il mezzo pieno, il giusto verso. Questo numero lo dedichiamo ai nostri partners, abbonati, sostenitori e lettori, come premio per la loro fedeltà. Premio: cosa gradita, riconoscimento, gesto positivo, qualcosa di eccezionale. Fedeltà: costante rispondenza alla fiducia accordata da altri o ad un impegno liberamente assunto. Rispondenza alla verità, alla realtà dei fatti; conformità all’originale. (vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli) Cos’è questa parola? Cosa significa per voi cari lettori? Ma soprattutto verso chi? Fedeltà è verso la patria, gli ideali, l’amicizia, i partner, i nostri animali? Che concetti pesanti, un impiccio scomodo, un legame troppo lungo. Attenzione, non vi sbalordite. Così dimostrate di essere vecchi o quantomeno all’antica. Oggi è tanto difficile rispettare gli impegni presi; la parola data ha una scadenza, non può perdurare, nel mondo tutto ha una scadenza, dai prodotti alimentari, all’high-tech, alla moda, alle tendenze. La donna appena conosciuta è dolce, carina, premurosa. Subito dopo sposata, per lei tutto è fastidioso, i vostri difetti sono le sue portate per il pranzo e per la cena, non parliamo poi del dopocena! In compenso gli uomini, aitanti, sportivi e ben gentili, ti aprono la portiera dell’auto per farti accomodare, da mariti apprezzano molto la famiglia, la casa, l’ordine, la pulizia, stando sempre ben seduti sul divano, con le loro belle pantofole, i telecomandi e giù di zapping... Sarcasmo a parte, in questo periodo di gran caos forse qualcosa può cambiare! Essere fedeli verso se stessi per rispettare gli altri. Molti dei nostri giovani si annoiano, non cercano più l’apparire, ma pensano all’essere. Cercano di riunirsi, di dialogare, di confrontarsi. Le amate discoteche cominciano a stare strette, in esse non si può dialogare. Forse desiderano riscoprire vecchi valori e saranno i vecchi a doverli trasmettere. Ascoltiamoli e diamogli fiducia. Noi ci siamo ed è per questo motivo che dedichiamo a voi tutti questo numero.

Buon Natale e Felice Anno Nuovo da tutta la Redazione



Parliamo di...

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o l o c a t t e p S Le tter atu It’s Rolex time Una donna e una banca Il motore del mondo I timori della coppia adottiva Testimonianze: le radici invisibili Frullè di immagini Un moderno mecenate Una preziosa sinergia Un ponte storico per il golf Penna e pennello

Eventi

Reti di imprese oltre i distretti Chimont Group:innovazione e creatività Centroufficio: una nuova sede La patente per guidare i computer Fiducia nella ripresa del settore Quando uno stand parla da solo Giovani imprenditori incontrano Carismi Accessibilità dei contenuti Internet

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Economia

Territorio

Sommario

Storia di una Santa Palaia:Borgo che al cor... Andar per campanili e chiese in Garfagnana Cronaca di un restauro Eugenio De Signoribus Incontro con Dacia Maraini Un apèritif avec des ècrivains Natale fra fede e mistero Follia e scandalo Cuore verde di solennità

Scrivi che ti scruto La solitudine di un matematico incompreso Maria Luigia Borsi Appuntamenti da non perdere Tre teatri per serate di grande spettacolo Un sogno che diventa realtà Festival internazionale del film di Roma Architettura e contemporaneità Un convegno sulla riforma della giustizia

La follia è trdizione Quando la moda fa spettacolo L’autentica emozione del suono e ... 30 anni di televisione Gran debutto a Villa Grabau Un mondo fantastico nascosto tra le mura Tu dove banki? Linea pelle Come evolvere l’azienda Il testo unico in materia di sicurezza

Le Vetrine

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Società

Arte

Andrea Gabbriellini La persuasione è un arte Il linguaggio del bronzo... Lucca è fotografia FoFu Phot’Art: la rivelazione della fotografia Solve et coagula Arte e guerra Venere e Marte del Botticelli Isabella De’ Medici e Paolo Giordano Orsini

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Don Alfonso 1890 Idee regalo Amici miei Una vetrina importante Auto e miti del passato Affascinante, misterioso, intrigante Dentro l’immagine

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Reality MAGAZINE D’INFORMAZIONE Editore: Centro Toscano Edizioni srl Sede legale: via Viviani, 4 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Redazione: casella postale 36 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Studio grafico: via P. Nenni, 32 50054 Fucecchio (FI) Recapiti: Tel. 0571.360592 - Fax 0571.245651 info@ctedizioni.it www.ctedizioni.it Abbonamenti - abbonamenti@ctedizioni.it Direttore responsabile: Margherita Casazza - direzione@ctedizioni.it Redazione - redazione@ctedizioni.it Studio grafico - lab@ctedizioni.it Text: Alessandra Casaltoli, Alessia Biagi, Andrea Berti, Andrea Cianferoni, Andreas Quirici, Angela Colombini, Carla Cavicchini, Carla Sabatini, Carlo Baroni, Carmelo De Luca, Claudio Mollo, Daiana Di Gianni, Eleonora Fanani, Federica Cipollini, Federica Manetti, Federico Ghimenti, Francesca Ciampalini, Francesca Parra, Francesco Turchi, Gianpaolo Russo, Giulia Taddei, Giuliano Cappelli, Giuliano Valdes, Giulio Panzani, Gloria Nobile, Kirilla, Letizia Quaglierini, Luciano Gianfranceschi, Maurizio De Santis, Nicola Miceli, Paolo Pianigiani, Patrizia Bonistalli, Roberto Tarabella, Sandro Succi, Sara Taglialagamba, Rossella Giannotti, Serena Marzini, Sergio Matteoni, Silvia Fergosti, Stefania Catastini, Talisa Tamburini, Tamara Frediani, Valerio Vallini

Photo: Alena Fialová, Archivio CTE, Dino Ignani, Foto Fischio, Foto Mascagni, Luca Palatresi, Marco Bonucci, Riccardo Lombardi.

Stampa: Bandecchi & Vivaldi s.n.c.- Pontedera (Pi)

ISSN 1973-3658 Reality numero 50 - dicembre 2008 Reg. Trl. Pisa n. 21 del 25.10.1998 Responsabile: Margherita Casazza dal 19.11.2007

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Andrea Gabbriellini Continuità disContinua

CENNI BIOGRAFICI

Una lezione pittorica dove giocano un ruolo importante lo scarto e la pausa, il silenzio e lo stacco, da cui prendono ritmo la partitura e tensione espressiva i segni Andrea Gabbriellini nasce nel 1933 a Molina di Quosa in provincia di Pisa. Per l’arte interrompe gli studi economici all’Università di Pisa, ma le necessità della famiglia lo costringono per vari anni a dividere la pittura con altri lavori. Ciò non gli impedisce di dipingere con efficacia: le sue opere ottengono presto riconoscimenti di rilievo ed oggi l’artista toscano è considerato da vari storici e critici uno dei più significativi nel panorama dell’arte contemporanea. Pittore eclettico, autodidatta, lavora dal 1953 sulla ricerca linguistica svolgendo un’ampia opera che va dagli inizi figurativi alle più estreme conseguenze della aniconicità attraverso complesse fasi raggruppate in “cicli” dai nomi suggestivi come: Esplorazioni, Solitudini, Giardini, Simboli, Andromeda, Crisi, Pagine, Living space, Barriere, Frantumazioni, Incantesimi, Spazi necessari, Barriere 2, Frantumazioni 2, Cartoni graffiati, Sculture dipinte, Spazi. La conoscenza a New York, intorno agli anni Sessanta, di alcuni protagonisti delle avanguardie americane e l’incontro a Milano con i Nouveaux Realistes lo vedono proteso verso ideali comuni ai grandi artisti d’Oltreoceano e d’Oltralpe, ma resta volutamente fuori dalle tendenze e dalle correnti prediligendo portare avanti isolato le proprie indagini nei suoi studi in Toscana. Nel 1975, dopo la partecipazione alla Biennale di Barcellona, precipita in una lunga crisi, che aveva già dato le prime avvisaglie nel 1972 mentre partecipava al Panorama della Grafica Contemporanea al Museo Puskin di Mosca. Da essa si risolleva nel 1986, purificato dall’isolamento in cui si era ritirato dopo aver bruciato un gran numero di opere perché ne rifiutava il risultato. Sono oltre 50 le personali tenute in Gallerie, Pinacoteche e Musei di vari Paesi del mondo e numerosissime le partecipazioni a rassegne, fiere d’arte, expo, mostre e premi nazionali ed internazionali. Vive e lavora a Pisa e a Lido di Camaiore.

di Nicola Micieli

Di Andrea Gabbriellini mi piace sottolineare la capacità di rigenerarsi. In oltre mezzo secolo di pittura davvero poco allineata agli stereotipi formali correnti, egli ha badato soprattutto a soddisfare le proprie curiosità ed esigenze espressive, in un’area di transito e di vario contatto tra la figurazione e l’astrazione, due categorie che per lui non sono mai state delle prigioni. Egli ha sondato e in molti casi adeguatamente coltivato innumerevoli possibilità espressive offerte dai mezzi pittorici sia tradizionali sia di nuova concezione. Non sono inoltre mancate le sue escursioni nella scultura, intesa come manipolazione ed uso estetico di materiali tecnologici e oggetti. C’è da dire che le sue scultore rivelano un particolare gusto pittorico. In compenso, nella pittura ormai da tempo fa un uso “plastico” della materia, in chiave non tanto informale quanto spazialista. Non a caso Enzo Carli, riferendosi alle Barriere risalenti allo scorcio degli anni Ottanta, parlava in termini di delicati bassorilievi per via delle superfici mosse e come spalmate, arate, vergate, crestate da una materia stesa con ampio e sicuro gesto, nella quale lo spazio sembra magicamente agglutinarsi, e vibrare alla luce radente. L’opera di Gabbriellini appare un campo ove i segni transitano e interagiscono determinando una stringente e variegata “continuità/discontinua”, per usare il titolo della recente esposizione al Museo Piaggio che copriva un arco temporale di circa un ventennio, dalle Barriere ai cicli più recenti proposti pure nelle mostre di Firenze (2004), Il silenzio dell’immagine, e di


Andrea Gabbriellini per Reality Solo, 2007


Tecno fantasy, 2008 Lucca (2006), Cercare l’intervallo, dedicata a L’intervallo perduto di Dorfles. Nel bel saggio al catalogo della mostra lucchese, Luciano Caramel compiutamente delucidava i nessi concettuali tra il libro di Dorfles e la lezione pittorica di Gabbriellini. Una lezione nella quale giocano un ruolo determinante lo scarto e la pausa, il silenzio e lo stacco, da cui prendono ritmo la partitura e tensione espressiva i segni. I cicli che scandiscono il lavoro di Gabbriellini sono “contenitori” o delimitatori ideali di campo. Al loro interno si verifica un continuo riversamento e missaggio di elementi formali (segni, simboli e nucleari figure) di diversa provenienza. Contesti aperti, dunque, alla più libera circolazione dei segni, che Gabbriellini cattura e struttura in una forma rigorosamente controllata, però non mai consegnata alla assolutezza della cifra, ora in più ferme e nitide scansioni, come è degli Spazi recenti, ora in più sommosse, e vorrei dire perfino drammatizzate Frantumazioni. Nelle quali è comunque protagonista lo spazio, quello incluso e quello contestuale, reso organismo vivente e fremente oppure placata struttura grazie alla dinamica sempre imprevedibile del segno e all’invadenza o emergenza o anche al pacato assorbimento del colore. Il segno e il colore qualificano lo spazio come luogo in cui si verificano “eventi”. Non è escluso che in quel manifestarsi di situazioni della forma, distinte l’una dall’altra eppure intimamente correlate, come percorse da un filo invisibile, filtrino gli umori e le riflessioni non dichiarati dell’artista, che in esse “somatizza” il proprio esserci qui e ora nel mondo, oltre che proiettarvi il proprio immaginario. Per questa complessità tutta consegnata alla “pelle” tatuata e variamente marcata in cui consiste la materia pittorica, i dipinti di Gabbriellini chiedono ambienti per così dire aperti in sequenza di piani sovrapposti, di scorci e di prospettive che determinano una spazialità ampia e articolata. Sono queste le condizioni per ottimizzare la resa visiva di partiture che trovano il loro punto di forza, la ragion prima


Musica caos, 2006


Fuga blu, 2001

del loro scatto dinamico nel rapporto tra superficie visualizzata del dipinto e superficie virtuale estesa oltre il recinto fisico dell’opera. Ossia tra lo spazio interno, strutturale, scandito dal gioco delle componenti formali, e quello esterno in cui idealmente le linee, le masse, i colori seguitano i loro percorsi. Il carattere decisamente materico della pittura di Gabbriellini è funzionale alla concezione attiva dello spazio. Si può dire che l’opera sia modellata, più che dipinta nel senso convenzionale. Specie nel corso degli anni Novanta e sino al presente, dacché l’artista ha utilizzato stabilmente, con le Barriere, le Frantumazioni, gli Spazi necessari e gli ultimi Spazi, una sua mestica colorata densa ed elastica, che egli “spalma” di spatola con una gestualità larga e determinata. Ottiene così superfici compatte, solcate da segni profondi e increspati il cui effetto, alla luce radente, è da spaccato o reperto geologico in cui ogni segno, casuale o intenzionale che sia, assume un valore evocativo, come deposito o traccia del tempo e dell’uomo. In effetti, pur tendendo a travalicare il dato naturalistico, nelle varie fasi della sua ricerca, dalle prove figurative sintetiche degli esordi (anni Cinquanta) alle sgocciolature e ai dipinti informali dei primi anni Sessanta, dalle strutture polimateriche dei Settanta alle attuali superfici variamente rilevate, Gabbriellini non è mai stato un astratto puro. Nel senso che ha sempre mantenuto una possibilità di racconto alla composizione, affidandosi a una sigla, una cifra, un segnale, un titolo in funzione di pedale della memoria, per il libero divagare dell’immaginazione o per più puntuali, e anche pungenti, finalità critiche e ironiche. Ricordo anzi che alcune serie (Labirinti e Pagine) possedevano un carattere quasi da palinsesto, per la stratificazione di frammenti figurali, di segni e decori leggibili quali presupposti di una storia. In questo senso sono da leggersi gli innesti e le impaginazioni di lettere, scritte, frammenti iconici non di rado prelevati dalla più stretta attualità, che specie nei Cartoni graffiati integrano le lacerazioni e le trame dei segni, le stesure e le accidentalità delle superfici, rilanciando la partitura su un piano anche colloquiale. E non sfuggiva a Gillo Dorfles questo aspetto ambivalente, tendenzialmente generativo di spunti narrativi di un fare pittorico che, come quello di Gabbriellini, non si arena nella cifra formale, ma alla forma affida una significazione, su diversi registri espressivi, chiedendo la complicità dell’osservatore.


C’è posto anche per l’intervallo, 2006



Mostre

La persuasione è un’arte TEXT Margherita Casazza

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onsiderato che molti definiscono la nostra come una civiltà della comunicazione, non apparirà forse eccessivo precisare che si tratta prevalentemente di comunicazione pubblicitaria. La nostra giornata di uomini e donne contemporanei è costantemente accompagnata dalla presenza, talora discreta, talora invadente, di un numero impressionante di messaggi pubblicitari che ci arrivano dalla radio, dalla televisione, dai giornali, ma anche da internet, dai manifesti affissi nelle stra-

esiste ed è un elemento fondamentale di questo fenomeno, ma proprio per questo le sue origini sono da ricercare indietro nel tempo, quando anche la civiltà dei consumi

Una mostra che ricorda la nascita del manifesto pubblicitario de e addirittura attraverso l’ostentazione di marchi d’abbigliamento da parte di persone comuni che indossano capi firmati. Si calcola che in Italia un cittadino medio sia raggiunto quotidianamente da circa un migliaio di questi messaggi di tipo pubblicitario, mentre uno statunitense ne riceve addirittura il doppio! Questa presenza così massiccia potrebbe indurci a pensare che il fenomeno della pubblicità sia proprio esclusivamente del nostro tempo e ne rappresenti, in un certo modo, un’aberrazione fastidiosa ma inevitabile. In effetti lo stretto collegamento tra pubblicità e civiltà contemporanea

faceva i suoi primi passi, con l’affermarsi, cioè, del modello produttivo industriale di massa a cavallo tra Otto e Novecento. In Italia la pubblicità si sviluppa all’inizio del Novecento, dapprima sui periodici illustrati come la Domenica del Corriere, poi attraverso l’affissione dei manifesti murali, vere e proprie icone della società di inizio secolo.

Ci si avvaleva soprattutto di immagini, accompagnate da semplici slogan che invitavano al consumo di un prodotto e si proponevano già, allora come oggi, l’obiettivo di condizionare gli atteggiamenti e le scelte degli individui in relazione al consumo di beni e servizi e riuscivano, spesso, a modificare i costumi e le abitudini della società. A partire dagli anni venti il carattere artistico caratterizzata dalle idee del futurismo, ha influenzato profondamente il mondo della pubblicità, portando alla realizzazione di una vastissima produzione di manifesti, molti dei quali dotati di un innegabile valore artistico. Le grandi firme della cartellonistica pubblicitaria tra le due guerre, personaggi come Mario Sironi, Leonetto Cappiello, Leopoldo Metlicovitz e Marcello Dudovich, meritano un posto di rilievo nel panorama dell’arte italiana di quel periodo e le loro produzioni sono valutate come vere e proprie opere d’arte, oltre che come oggetti culto di un’epoca ormai lontana. La loro testimonianza, riportata all’attenzione del pubblico da una interessante mostra intitolata “L’arte della pubblicità” che è stata visitabile a Forlì tra Settembre e Novembre scorsi, ci ricorda come nel cuore della produzione pubblicitaria, più profondamente delle discipline psicologiche e scientifiche che oggi la fanno da padrone, ci siano l’arte figurativa e la sua creatività.

Sopra: Pluto, Baratti & Milano,1928. Nella pagina seguente: Marcello Dudovich, Olivetti, 1921; Leonetto Cappiello, Contratto, 1922; Pollione Sigon, Vero estratto di carne Arrigoni, 1924; Ram, Carnevale Viareggio,1927; Giuseppe Riccobaldi Del Bava, Fiat, 1928; Piquillio, Belpaese,1928; Marcello Nizzoli, Lubrificanti Fiat, 1930; Xanti Schawinsky, Princeps, 1934; Nicolaj Diulgheroff, Birra Bosio Caratsch, 1936. Immagini tratte dal catalogo della mostra “L’arte della pubblicità”, Silvana editoriale. Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì.

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Leonetto Cappiello, Bitter Campari, 1921, stampa litografica a colori su carta 200 x 140 cm



Mostre

Il linguaggio del bronzo racconta una vita d’artista TEXT Margherita Casazza

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ualcuno ha scritto che ogni artista non fa altro che parlare di sé stesso, mentre crede di ritrarre il mondo e la realtà esterna; se questa convinzione è stata fortemente messa in dubbio nella sua pretesa di universalità, essa è certamente valida per l’esperienza artistica di Gina Lollobrigida che s’intreccia e si rispecchia continuamente con la sua esperienza biografica e cinematografica.

Gina Lollobrigida espone le sue opere d’arte a Pietrasanta Il pubblico italiano ha avuto l’occasione di entrare in contatto col singolare e poliedrico universo artistico dell’attrice grazie a una mostra allestita a Pietrasanta e rimasta aperta dal 20 Settembre al 16 Novembre scorsi, intitolata “Vissi d’arte”. L’artista lavora ormai da anni nell’atelier di Pietrasanta alla realizzazione delle sue sculture monumentali in bronzo che sono conosciute ed apprezzate anche all’estero, tanto da essere state oggetto di una mostra al prestigioso Puskin Museum di Mosca nel 2003. Di autobiografia per immagini ha parlato, a proposito delle opere della Lollobrigida, il critico d’arte Maurizio Calvesi e il volto della Lollo, infatti, compare, come in un inesauribile gioco di specchi, in quasi tutte le sculture esposte, molte delle quali rappresentano una traduzione in pit- tura dei più celebri personaggi interpretati dall’attrice nel corso della sua brillante carriera cine-

Reality


matografica. Con i suoi bronzi policromi, che sono stati paragonati a gioielli per la ricchezza dei dettagli impreziositi dall’uso della lamina d’oro, Gina Lollobrigida evoca la propria immagine nelle vesti di Paolina Borghese, della indimenticabile Bersagliera, di Lina Cavalieri, protagonista del film “La donna più bella del mondo”, dell’affascinante Esmeralda di Notre Dame de Paris e persino della fata turchina del Pinocchio di Comencini. Non mancano opere più sganciate dall’ispirazione prettamente autobiografica, come il bronzo intitolato “Vivere insieme” che rappresenta un’aquila cavalcata da un fanciullo, con la quale la Lollobrigida ha inaugurato la sua attività di scultrice, esponendo l’opera all’expo di Siviglia del 1992. Quello che colpisce il visitatore, oltre all’imponenza delle sculture, alcune delle quali sono alte diversi metri, è la forza e l’energia vitale che sprigionano, capaci di riscattare il carattere tradizionalmente naturalistico della sua figuratività: la Lollobrigida, infatti, ha sempre rifiutato l’arte astratta, già al tempo del suo apprendistato artistico, quando frequentava l’Accademia di Belle Arti a Roma e Vittorio de Sica la rubò all’arte figurativa intuendo il suo straordinario talento per la recitazione. La passione per l’arte, infatti, ha accompagnato Gina Lollobrigida lungo tutto l’arco della sua vita, spingendola a tentare, peraltro con notevoli risultati, la strada della fotografia e quella della regia cinematografica: l’artista ha all’attivo, infatti, ben otto volumi di fotografia e tre documentari, di cui uno dedicato alla figura controversa di Fidel Castro, oltre all’ultima sua produzione, un filmato autobiografico, diretto e montato da lei, che ripercorre attraverso immagini emblematiche la vita e la carriera di questa artista a tutto tondo.


Mostre

Lucca è fotografia P

TEXT Valerio Vallini

ossiamo qui, su Reality, anticipare per i nostri appassionati di arte visiva, il sorprendente accostamento fra l’arte del grande pittore lucchese Pompeo Batoni e la grande fotografia internazionale attraverso la prestigiosa vetrina del Lucca Digital Photo Festival. Come scrive Enrico Stefanelli, direttore artistico del Lucca digital photo Fest “ L’idea è nata da una chiacchierata informale con il presidente Giurlani e con la direttrice della Fondazione Raggianti, Maria Teresa Filieri. La mostra Faces, esposta nei locali della Fondazione ha indubbiamente una sua grande valenza con nomi straordinari come Edward Steichen che inter-

Ritratti nella fotografia del XX secolo e Pompeo Batoni nel terzo centenario della sua nascita pretano ritratti da H. Matisse a Gordon Craig a G. Gershwin. Fra parentesi una nota immediata: un autoritratto dello stesso Steichen è accostato ad un autoritratto, posturalmente simile, del grande ritrattista settecentesco Pompeo Batoni. In altre foto Sir Cecil Beaton in un interno vittoriano è speculare ad un olio su tela sempre di P. Batoni, raffigurante Thomas Dundas. Come altro esempio ecco un’istantanea del 1967 con due giovani cubani al telefono vicina al ritratto di Wills Hill, conte di Hillsborough del 1766. Da ultimo il bellissimo pendant fra “Il notaio” di August Sander e il ritratto di John Stapes, mi pare potrebbe essere l’icona di un esperimento perfettamente riuscito. Tali accostamenti aprono orizzonti interpretativi sulle capacità espressive dell’arte pittorica di Pompeo Batoni e dell’arte fotografica di un secolo di firme famose americane, europee, russe asiatiche e africane, da Diane Arbus, Ernst Bellocq, Larry Clark, E. Sherif Reality

Curtis, Jitka Hazlova, Dorothea Lange, Boris Mikhailov, Ugo Mulas, Arnold Newman, Bill Owens, Augusta Sander, Malick Sidibé, Edward Steichen, Paul Strand, Van Der Elsken, Andy Warhol. In mostra - come recita il catalogo sono esposte immagini divenute icone non soltanto della storia della fotografia mondiale, ma anche dell’intero secolo passato, quali la celebre fotografia “A flower girl at a wedding” di Diane Arbus, il ritratto di Isadora Duncan di Edward Steichen e la serie su Marcel Duchamp di Ugo Mulas. A queste saranno affiancate alcune opere rare di esponenti altrettanto importanti della ricerca artistica interna-

zionale, fra cui alcuni scatti ancora sconosciuti al grande pubblico realizzati a Luzzara da Paul Strand nell’ambito del progetto di “Un paese”, di ispirazione neo-realista, e conservati presso la casa di Zavattini, oltre alle istantanee di Andy Warhol ripreso nel letto d’ospedale. La mostra prende avvio con un ideale confronto tra i ritratti borghesi di Steichen e quelli dedicati alle popolazioni dei nativi americani di Edward Curtis, individuando così due poli che saranno sempre al centro della ritrattistica ambientata nel corso del secolo. Una selezione di immagini di August Sander, provenienti dall’Archivio Sander conservato alla SK Stiftung


M di Colonia permettono poi di vedere il lavoro di quello che è stato considerato il più grande ritrattista del XX secolo e non manca l’America rurale degli anni Trenta, ritratta con grande partecipazione emotiva da Dorothea Lange in una serie di storici scatti tratti dal progetto FSA provenienti dalla George Eastman House di Rochester. Naturalmente è presente in mostra anche Arnold Newman, il fotografo americano per il quale, nel corso degli anni Cinquanta, è stato coniato il termine di “ritratto ambientato” e che nella selezione in mostra propone una carrellata di volti noti degli artisti e dei fotografi del periodo, da Georgia O’Keeffe ad Ansel Adams. Vedremo le opere di Pompeo Batoni dialogare con mezzo mondo; la pittura ad olio confrontarsi con argenti, lastre e pellicole. Linguaggi diversissimi tuttavia accomunati da sottili e raffinate capacità interpretative. Una Lucca nel segno dell’arte visiva con 18 mostre allestite in vari siti e edifici industriali abbandonati, una grande prova di vitalità che da vari anni ha fatto di Lucca la capitale della comunicazione per immagini: dalla fotografia alla video arte.

Pompeo Batoni e la fotografia internazionale

Nella pagina precedente dall’alto: Paul Strand The Familiy Luzzara Italy, 1953; Massimo Vitali, Vecchiano-north; Adam Broomberg & Oliver Chanarin, Mandlekosi Noqhayi Dentistry Student Motherwell South Africa; Alex Webb, Mexicans arrested while trying to cross the border to United States, Mexico, 1979. In alto in questa pagina le analogie tra i ritratti dipinti da Pompeo Batoni e alcune immagini fotografiche di artisti internazionali. In basso: August Sander, Middle-class Children, 1925; Bill Owens, I don’t feel that Richie playing with guns will have a negative effect on his personal; Larry Clark, Untitled, 1963; Enzo Cei, Trapianti; Mario Lasalandra, Poeti, maschere, attori, fantasmi

Reality


Mostre

FOFU Phot’Art: la rivelazione della fotografia TEXT Eleonora Fanani / PHOTO Luca Palatresi

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o scorso 2 Novembre 2008 si è conclusa la quarta edizione del Fucecchio Foto Festival, dopo tre settimane di apertura presso lo storico Parco Corsini. Sebbene sia sempre stata una manifestazione di alto livello dal 2005 ad oggi, l’edizione di quest’anno ci è apparsa più matura e con un’impronta fortemente internazionale, dimostrando come questo festival sia andato sempre in crescendo, tanto da esser considerato uno tra i più importanti fotofestival recentemente nati in Italia. In soli 4 anni il FOFU Phot’art ha richiamato circa 8000 visitatori (oltre 2000 quest’anno), provenienti da tutte le regioni, oltre che dalla Toscana: que-

La fotografia è il nutrimento della comunicazione... sto conferma che, in poco tempo, il Fucecchio Foto Festival si è fatto un nome, strettamente legato alla qualità e alla ricerca delle opere esposte. Ogni anno, infatti, le strutture della Tinaia, del Frantoio ed altri spazi esterni del Parco Corsini di Fucecchio divengono la cornice di un festival interamente dedicato alla fotografia: un percorso dove diversi autori, con differenti stili e linguaggi, mostrano il mondo visto attraverso i propri occhi. Il tutto si svolge in un ambiente dove l’illuminazione e la disposizione delle opere sono abilmente curate, inserendo così l’arte contemporanea in un contesto di matrice medievale. L’organizzazione del FOFU Phot’art è stata, fin dall’inizio, gestita e curata dal Foto Club Fucecchio, associazione culturale che riunisce gli appassionati dell’arte fotografica, e la direzione artistica è stata guidata da Luca Palatresi e Fabio Montanelli, fondatori e membri dell’associazione. Nel 2005 il Foto Club Fucecchio, ceReality

lebrando i primi 10 anni di attività, decise, in collaborazione con il Comune di Fucecchio, di organizzare un evento che, già dalle premesse, faceva intuire un percorso ben preciso che non lasciava niente al caso. Chiediamo proprio a Luca Palatresi, oggi affermato fotografo di moda, come nasce e come viene creato il fotofestival. “Innanzitutto”- ci spiega l’ideatore del FOFU, -“l’obiettivo era di “sprovincializzare” il concetto di mostra fotografica, puntando molto sulla ricerca e sulla comunicazione, quindi sul materiale esposto e sulla forma con cui il FOFU Phot’art si sarebbe presentato”. L’organizzazione di una manifestazione del genere richiede mesi e mesi di impegno e di studio per migliorare, ottimizzando al massimo il budget disponibile, sia la ricerca e la selezione di artisti, sia la disposizione delle istallazioni moderne da inserire in un ambiente particolare come il Parco Corsini, una location medievale molto suggestiva. Come ci spiega Luca Palatesi, “la ricerca degli autori spazia dal territorio italiano a quello in-

ternazionale, volgendo l’attenzione non ai “mostri sacri” della fotografia, bensì agli emergenti che stanno interessando il panorama fotografico, spesso facendo una sorta di scouting tra nuovi talenti”. “Ad esempio - continua Luca Palatresi - nell’ultima edizione abbiamo portato a Fucecchio ben 4 mostre molto importanti che erano esposte per la prima volta in Italia: Marc Raeder, presente con una serie di immagini recentemente acquistate dal MOMA di NY, oppure “White Sands” di Julia Christe esposto nelle gallerie LUMAS, o il reportage su Las Vegas del giovane reporter Hogsholt, premiato 2 volte ai World Press Awards. Pochi giorni fa ho ricevuto notizia che Stefano Unterthiner, che è stato con noi la prima edizione, ha vinto il BBC Wildlife Award (massimo riconoscimento mondiale per foto natura). Questo ci rende orgogliosi e ci dimostra che stiamo andando nella giusta direzione”. Possiamo affermare che l’attenzione ai dettagli è alla base del successo del FOFU Phot’art, che è riuscito


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Mitya Kushelevich Happy Days

punto di riferimento per il mondo della fotografia e si sia confermata, anche quest’anno, un centro di rilievo per l’arte. Tutto ciò è stato sicuramente possibile grazie ad una maggiore sensibilità del pub-

blico verso questa disciplina, perché, come afferma Luca Palatresi, “la fotografia è il nutrimento della comunicazione, oggi come mai in passato”.

Rocco Rorandelli Antoine Julia Christe white Sands

Marc Rader Mallorca - Island in Progress

David Hogsolt Las Vegas Dreams

ad attirare l’attenzione di un vasto pubblico di appassionati, ma anche di esperti, che difficilmente si sarebbe avvicinato ad eventi creati, per così dire, “in provincia”. “Dedico molto tempo - continua Luca Palatresi - allo studio dell’aspetto creativo della comunicazione del FOFU: dalla scelta dell’immagine pubblicitaria alla creazione dei flyer, dal sito web fino alla realizzazione del catalogo della mostra in tiratura limitata; ogni cosa deve esprimere la filosofia del nostro festival”. E’ importante ricordare e sottolineare che l’impegno delle persone che rendono possibile il FOFU Phot’art di Fucecchio è del tutto volontario e guidato esclusivamente dalla passione per l’arte e per la fotografia. “Tutto quello che facciamo è per la pura passione per la fotografia. Ogni compenso economico ricavato dall’associazione viene interamente investito per la realizzazione del FOFU Phot’art”, conclude Luca Palatresi. Può stupire che una piccola realtà come Fucecchio sia diventata un

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Arte

L

e leggi fatali del mondo non sono scritte sulla pietra, ma nell’attimo che racchiude indistinguibili, la bellezza e la morte. “…Entrò allora un potere senza pace, l’Anima, vogliosa di trasferire in un diverso la sua visone suprema… (Plotino). La pittura di Stefania Quartieri inizia da qui, da quando il destino sapiente o distratto, le ricamò con le dita una ferita a forma di fiore oppure un fiore con la forma di una ferita. In quella ferita erano contenute la bellezil senso e il significato cadono in rovidi memorie impazzite, vaste abrasioni za e la morte, la luce e il buio il bene na insieme alle cose, Stefania cerca di provocate da gioie insostenibili e insoe il male, ma essi si trovavano ancora sublimare il dolore nella sospensione stenibili dolori, macchie ipostatiche di allo stato di fusione in una sola unità. dello sguardo davanti al mistero del realtà segrete e profonde ma evaneFu così che Stefania allora, posseduta vivere e del sentire umani.- Tra il Doloscenti come ombre. Ora la realtà perdal mercuriale spirito dell’alchimista re e il Nulla io scelgo il Dolore.- diceva de i contorni riconoscibili. Tutto vacilla, trasferì il valore simbolico W. Falkner e anche Stefania del fare artistico nella fase questa illuminante Stefania Quartieri cerca di sublimare sceglie dell’operazione alchemica e pericolosa via, la via che – SOLVE ET COAGULA - in hanno abbracciato artisti e il dolore nella sospensione cui il materiale viene sepapoeti e tutti coloro che handello sguardo davanti al mistero rato in residui ed elemento no avuto il destino e la vovolatile. Ciò che l’anima discazione di accedere a queldel vivere e del sentire umani solve la sua pittura coagula la meravigliosa, terrificante, e viceversa. Spirito e materia vivificante catastrofe altrinon più indivisibili ma complementari. menti detta interiorità, altrimenti detta tutto si agita, è l’ora in cui tutto divenCosì ella si chiude nel suo studio dove ANIMA. E così con l’anima attonita, ta fragile e precario persino l’eternità. il cavalletto diviene un tavolo operastuporosa, fervida chissà quante volNei suoi quadri la Quartieri raggiunge torio su cui Stefania, come un perito te Stefania sarà rimasta con gli occhi luoghi impervi da cui poi non sa più settore, opera sulle proprie “creature fissi in giù, con lo sguardo radente a scendere o da cui non sa più risalire. artistiche” eseguendo tagli, compienmietere sogni. E quante altre volte Così lascia dietro di sé una scala (o una do amputazioni, tentando improbabili con il viso rivolto verso il cielo nero, corda) che può essere l’unica via d’acsuture, veri e propri atti di una chirursi sarà smarrita a vedere nelle stelle cesso ad un rifugio nell’oltre o l’unica gia emozionale ed umorale. Sulla tela gli occhi di un dio per poi andare olvia di scampo per una fuga nell’altrove. inspessita da materiale infermieristico, tre e perdersi in quelli di Dio. Dalle macerie di parole, quando anche garze e bendaggi, l’umore si rapprende formando spessori irregolari e diStefania Quartieri è nata a S. Croce sull’Arno (Pi) dove vive e lavora. Inizia la sua formazione nel 1990, iscrivendosi ad un corso di pittura tenuto dal maestro Giulio scontinui che danno alle sue opere un Greco. Dal figurativo passa ad una pittura informale sperimentando l’uso di tecniaspetto di consunto e di logoro, ma di che diverse quali juta, carta, e qualsiasi altro materiale “comunichi“ con lei a livello drammaticamente vissuto, di larvatatattile. Dal 1992 è costantemente presente a mostre, personali e collettive, anche mente sofferto. Il travaglio che avviene al di fuori della Toscana, suscitando interesse ed apprezzamenti e ottenendo anche nel profondo si superficializza, divenenriconoscimenti da parte della critica. do così visibile. Si costituiscono grumi

BIOGRAFIA

TEXT Maria Rita Montagnani

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Arte

Arte e guerra L

TEXT Francesca Parra

a collezione della pinacoteca del Palazzo Comunale di San Miniato (Pi) si è arricchita grazie alla donazione di due opere del pittore Gianfranco Giannoni. Il pittore ha consegnato i due dipinti, Guerra - La Cicogna e Guerra - La Girandola, nel corso di una cerimonia tenutasi il 28 settembre nella nuova sala del Consiglio Comunale.

Due opere di Gianfranco Giannoni per la collezione della pinacoteca del Palazzo Comunale di S. Miniato Nato a San Miniato nel 1946, Giannoni inizia la sua attività giovanissimo, dedicandosi inizialmente all’arte della ceramica e diplomandosi in seguito come grafico pubblicitario. Da oltre quaranta anni dipinge a San Miniato, potendo vantare al suo attivo numerose mostre allestite in Italia e all’estero. Nel corso della sua carriera realizza molti lavori per la sua città natale sia come grafico, ideando loghi e marchi per eventi culturali, sia come pittore. L’affresco dedicato alla Storia di San Cristoforo nell’Oratorio di San Rocco a San Miniato, dipinto nel 1967 in collaborazione con altri artisti sanminiatesi, e il Crocifisso del 1982 per la chiesa de La Serra, ispirato al Crocifisso di Santa Croce a Firenze dipinto da Cimabue, sono solo due degli esempi che testimoniano il legame dei Giannoni con la sua terra. Le tele Guerra - La Cicogna e Guerra - La Girandola, realizzate con la tecnica dell’acrilico e datate 1999, appartengono entrambe al ciclo pittorico Pagine e si configurano come “riflessioni sulla quotidianità e sull’antologia del vivere” (F. Lotti, 2007), come riflessioni sul tema della guerra. Il primo dipinto, in origine intitolato L’aeroplano, assunse successivamente il titolo attuale, come racconta lo stesso pittore: “ricordando quello che mi raccontava mia madre sul passaggio della guerra dalle nostre parti, lo ribattezzai La Cicogna. Un aereo da ricognizione americano che imperava sui cieli di San Miniato durante il passaggio della guerra, popolarmente chiamato Cicogna”. Avvolta da un’atmosfera fatta di silenzio una figura immobile campeggia nel dipinto, osserva l’aereo passare. Alle sue spalle, in primo piano è “rappresentata una scarpa, perché, da quello che mi ricordo, visto in tv etc, quando si vedono distruzioni, disgrazie, c’è sempre una scarpa che rappresenta la vita spezzata di un uomo. Sembra che l’anima sia persa, ne resta la matericità-oggetto dell’indumento” (G. Giannoni).


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Il dipinto La Girandola rappresenta le silhouettes di un bambino e di un soldato che gli cinge la vita e pare intento ad allontanarlo. Il bambino stringe nella mano una girandola, “sinonimo e simbolo di leggerezza” (G. Giannoni) che si contrappone all’immagine della punta metallica, “una cosa pesante […] che rappresenta il dramma della guerra, la scheggia che uccide.” (G. Giannoni). Negli ultimi anni l’attività d Giannoni si concentra su temi che guardano alla realtà, al sociale, spinto dalla necessità di confrontarsi con il mondo che lo circonda. Con la donazione di questi due dipinti l’artista sanminiatese consegna alla città il suo messaggio di speranza, la sua sfida verso un mondo in cui ancora troppo posto hanno le guerre.

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Venere e Marte del Botticelli TEXT Sara Taglialagamba

“P

oiché tu solamente governi la natura delle cose, e nulla senza di te può sorgere alle divine regioni della luce, nulla senza te prodursi di lieto e di amabile, desidero di averti compagna nello scrivere i versi che intendo comporre sulla natura di tutte le cose, […] E fa che intanto le feroci opere della guerra per tutti i mari e le terre riposino sopite. Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace, poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo, vinto dall’eterna ferita d’amore, e così mirandoti con il tornito collo reclino, in te, o dea, sazia anelante d’amore gli avidi occhi, e alla tua bocca è sospeso il respiro del dio supino. Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo, riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani (vv.20-40)» E’ con queste parole che Lucrezio nel De Rerum Natura invoca la protezione di Venere, dea dell’amore, dell’armonia e dell’concordia ed è con questo quadro “Venere e Marte” (Londra, Natio-

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nal Gallery) che il Botticelli sembra offrirne l‘illustrazione perfetta. L’opera infatti, il cui formato rettangolare, che suggerirebbe la sua ideazione come spalliera da letto, raffigura Marte che dorme, nudo e indifeso, sotto gli occhi pieni d’amore e attenti di Venere. Ai due amanti immobili fanno da contraltare quattro piccoli satiri che, vivaci e dispettosi, giocano con le armi di cui il dio della guerra si è svestito. Il

“Omnia vincit amor et nos cedamus amori” Virgilio, Bucoliche pittore pone i due personaggi seduti sfruttando al meglio le dimensioni rettangolari della tavola: Venere è vestita del prezioso abito bianco che ricade leggero in mille volute con cui la dea gioca distrattamente mentre si appoggia dolcemente al cuscino damascato; in contrasto Marte, addormentato e privo di sensi, è rilasciato completamente nel sonno e completamente nudo se non fosse per il drappo bianco. Sullo sfondo riparato da cespugli di mirto, pianta sacra a

Venere, i quattro satiri giocano goffamente con le armi del dio della guerra che si sono trasformate da strumenti di morte e distruzione in innocui giocattoli: l’elmo diventa un copricapo troppo grande che si cala sugli occhi del satiro all’estrema sinistra, la lancia fuori misura per i piccoli è trasportata sotto braccio, mentre un satiro irriverente e dispettoso si è incastrato sotto il dio infilandosi l’armatura divina. Niente però riesce a svegliare il dio addormentato, nemmeno il satiro che soffia forte nella conchiglia nell’orecchio di Marte: niente può svegliarlo dal suo sonno, niente può turbare l’armonia che si è instaurata tra i due amanti. Botticelli, ricollegandosi alla tematica neoplatonica di Marsilio Ficino, illustra il potere dell’amore pacificatore di tutti i contrasti perché la sua concordia riesce a disarmare la Guerra: in questo caso il tema è apertamente dichiarato dalla Venere vittoriosa su Marte capace di portare concordia ed armonia, evocate dall’idilliaco e sereno paesaggio che fa da sfondo all’incontro dei due amanti. Pico della Mirandola nel suo De Amore scrive “Et se sempre Marte


R Bronzino, Ritratto di Giuliano De Medici (particolare)

fussi sottoposto a Venere, cioè la contrarietà de principii componenti a loro debiti temperamenti, nessuna cosa mai si corromperebbe”. Vicino alla testa di Marte vediamo un alveare con alcune vespe: Botticelli infatti eseguì il dipinto per la famiglia Vespucci a cui l’alveare allude direttamente. La commissione che legherebbe il quadro ai Vespucci porterebbe a pensare, ipotesi certo confermata dalla stretta somiglianza fisiognomica dei due effigiati, che la Venere raffigurata sia Simonetta Vespucci, mentre Marte possa essere Giuliano de Medici fratello di Lorenzo il Magnifico. Sappiamo infatti che Simonetta Cattaneo aveva sposato nel 1469 Marco Vespucci e che ben presto aveva conquistato l’intero ambiente fiorentino grazie alla sua straordinaria bellezza e grazia tanto da prendere il soprannome di “bella tra le belle”. Fu effigiata da molti artisti tra cui Piero di Cosimo e a lei furono dedicati alcuni sonetti leziosi del Pulci e la poesia Selve d’amore di Lorenzo il Magnifico. Fu però Giuliano dei Medici a conquistarla con la sua vittoria nel famoso torneo in Piazza Santa Croce. Fu la vittoria dello stendardo, eseguito dallo stesso Botticelli, raffigurante la bellissima Simonetta accompagnata da un’epigrafe celebrativa che recitava il motto La Sans Pareille (la senza pari), a spingere i due a intrecciare una delle storie d’amore più belle del Rinascimento celebrata dal Poliziano nel suo poemetto La Giostra. Sopratutto parlano della sua bellezza e del loro tragico amore i grandi capolavori della Primavera e della Nascita di Venere eseguiti dal Botticelli dopo il 1475, anno della morte della giovane per tisi. Le sorti dei due amanti dovevano essere strettamente legate perché da lì a poco Giuliano fu ucciso nella Congiura dei Pazzi nel 1478. E’ il quadro che riesce a cristallizzare oltre la morte questo amore: la storia di due sfortunati amanti che immortalano nel mito la loro unione, finalmente felici di vivere per l’eternità in un paesaggio d’idillio dove la Venere-Simonetta veglia piena d’amore sul suo Marte-Giuliano.

Botticelli, La Nascita di Venere (particolare), Uffizi, Firenze, c. 1482 Botticelli, La Primavera (particolare), Uffizi, Firenze, c. 1485

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FIRENZE I Macchiaioli e la fotografia

L’amore, l’arte e la Grazia Raffaello:

Restaurata

Da Rembrandt a Vermeer

4 dicembre 2008 15 febbraio 2009 Museo Nazionale della Fotografia Alinari Piazza Santa Maria Novella 14R Tel. 055216310

ROMA

tutta l’arte intorno a te a cura di Carmelo De Luca

ART AROUND

FIRENZE

Un capolavoro della storia dell’arte ritorna al suo antico splendore ad opera di un sapiente restauro che evidenza grazia, eleganza La Madonna del Cardellino nelle vesti della Madonna e lo sguardo amorevole verso San Giovannino, a sua volta, 23 novembre 2008 coinvolto nell’atto di offrire il 1 marzo 2009 cardellino a Gesù Bambino. Palazzo Medici Riccardi Un vero trionfo della maestria Via Cavour 4 tecnica ed artistica che ha, quali Tel. 05527601 degne cornici, pregevoli opere coeve al periodo di nascita del celebre dipinto: La Gravida dello stesso Raffaello, La monaca di scuola fiorentina, La Madonna, Il Bambino e San Giovannino, ammirevole terracotta di Girolamo della Robbia. Completano la mostra pannelli evidenzianti gli studi, le indagini e le fasi del restauro necessari per comprendere l’opera nella sua completezza dalla sua nascita ai danni provocati dallo smottamento del 1547, che coinvolse il palazzo di allocazione dell’opera.

Un progetto inedito per un grande evento: dipinti di Borrani, Fattori e Signorini messi a confronto con foto significative dell’epoca, testimonianti la rivoluzione tecnologica nel rappresentare la realtà. Infatti la fotografia ottocentesca è stata influenzata dai dettami della pittura, evidenti nella poetica della luce quale elemento di ricerca e di legame tra la scuola macchiaiola e gli esperti fotografi Alinari. Infatti il modo di operare di questi due mondi, spesso, cammina in simbiosi come dimostrano i quadri di pregevole fattura e gli scatti presenti in mostra.

11 novembre 2008 15 febbraio 2009 Museo del Corso Via del Corso 320 Tel 06916508451

La borghesia olandese e fiamminga del seicento ritratta nella sua quotidianità: è questo il contenuto della mostra romana testimoniante il progresso culturale ed economica di in una classe sociale in forte ascesa. I 55 capolavori in esposizione evidenziano, altresì, l’evoluzione in campo pittorico e servono da supporto per una comparazione con l’arte italiana dello stesso periodo. I numerosi capolavori presenti nelle sale del Museo, dal Cambiavalute e ritratto di Hendrickje dovuti a Rembrandt alla Ragazza Con Filo di Perle di Jan Vermeer, rappresentano uno spaccato di quella ricca e colta borghesia dipinta in un contesto realistico di vera fotografia. Ah, tra i capolavori da ammirare non dimenticate le opere di Van Dick e Rubens!


Coluccio Salutati e l’invenzione dell’Umanesimo La mostra ripercorre l’operato letterario del Cancelliere della Repubblica Fiorentina, inventore dell’Umanesimo, attraverso l’esposizione di sessanta manoscritti ripercorrenti vita, opere, relazioni, officina libraria e biblioteca. Le pregevoli opere in esposizione sono supportate da installazioni video, sezioni multimediali e un prezioso catalogo ricco di saggi critici e oltre cento schede dedicate, anche, a manoscritti non presenti in mostra.

2 novembre 2008 30 gennaio 2009 Biblioteca Laurenziana Piazza San Lorenzo 9 Tel. 055210760

FIRENZE

FORLÌ

Canova

L’ideale Classico tra scultura e pittura 25 gennaio 2009 La produzione dell’artista veneto a confronto con i 21 giugno 2009 maestri del passato e i suoi contemporanei. Ben 160 Complesso opere del più grande scultore neoclassico rivaleggiano di San Domenico con nomi altisonanti, quali Raffaello e Tiziano, fonti Piazza Guido ispirative per le sue maggiori opere. Nella esposizione da Montefeltro 2 non manca La Ebe di Forlì che, insieme a quella Tel. 0543712606 appartenuta a Giuseppina Bonaparte, ha come pendant l’antica Arianna con la Pantera del Museo Archeologico di Firenze e l’ellenistica Danzatrice di Tivoli. Nel percorso espositivo si trovano, altresì, la Venere Italica di Palazzo Pitti e la Maddalena, sublimi e ammirati capolavori, ma anche dipinti dell’artista e di altri importanti pittori fra i quali menzioniamo la serie rappresentativa di Ebe.

Clemente XIII Rezzonico

PADOVA

Un papa veneto nella Roma di metà Settecento

12 dicembre 2008 15 marzo 2009 Palazzo Vescovile Museo Diocesano

Padova omaggia il suo illustre cittadino con una mostra atta a divulgare l’operato pastorale del Pontefice, ma anche il suo mecenatismo per le arti e la cultura: arredi ecclesiastici, la costituzione del Museo Profano in Vaticano, l’ampliamento dei Musei Capitolini, la protezione dei pittori del Grand Tour costituiscono i segni dell’operato di questa grande figura. La manifestazione propone, altresì, una preziosa selezione di stampe del Piranesi, documenti per l’elezione al soglio di San Pietro e una sezione dedicata alla sua celebre tomba, capolavoro del Canova.

la vetrina di Reality


Storia

Isabella de‘ Medici e Paolo Giordano Orsini

M

TEXT Paolo Pianigiani

a che dico racconto, dico ripresa in diretta, dialogo a più voci, chiacchere di comare o cronica di paese: e d’osterie. Dove si tratta e si discute di un assassinio che forse non c’è mai stato. Ma certo, tutto inventato: a maggior discredito di loro, lor signori, i Medici. Insomma, tutto cominciò quando l’Isabella Orsina se ne morì (dio quant’era bella la rosa di casa Medici!) e furon chiamati gl’incappati a portarla via, i fratelli della Misericordia. E il pancione? Paolo Giordano degli Orsini di Bracciano. Ma sarà stato davvero lui, come dice la Lucrezia, dama di servizio e compagnia, a levarla dal mondo? Sembra

Intrighi alla corte dei Medici che l’abbia scritto su una carta, di sua propria mano, mandandone una relazione al padrone, al Granduca Francesco. Mah, sai, per quello, ci vuol poco a falsificar le carte. I contemporanei non dissero che era andata così. Solo ne’ diari segreti e privati qualcuno, per lo più avverso ai Medici, riportò questa notizia o maldicenza. Altri dissero, e questa fu la versione ufficiale, che era morta nel lavarsi la testa, dopo una sudata delle sue, imprudente com’era, con l’acqua diàccia! Lo avrà fatto per levarsi di testa gli amanti... E a proposito di amanti: le famose lettere di Isabella a Troilo, il suo presunto innamorato, quel bellimbusto traditore di famiglia, messole accanto dal marito, ammazzato poi da un sicario a Parigi, quelle che

fin’ora dimostravano e garantivano l’avvenuta tresca fatale, sembra che non siano di mano d’Isabella. Scritte da altri. False, insomma! E la storia del cànapo allora, la corda penzoloni, come la metti? La mostrano ai visitatori, ancora pronta, ce ne fosse bisogno, a tirar su mogli infedeli! Ma dài, ma dài... l’estro e la fantasia spicciola dei custodi, per aver più alta la mancia, o perché altri vengano a visitar le nere stanze dell’omicidio orribile. E il fantasma allora, bianco vestito e pallido, che ancora appare per maledire il mondo e chieder vendetta? Ma dài, credi ancora a quelle cose lì...? Ma ne parlarono i giornali, quando apparve, attrice non chiamata, a terrorizzare la troupe americana. Si era nel 1953? Sì, ma avranno bevuto un po’ troppo, qui il vino fa brutti scherzi, resta nelle vene a lungo e fa l’amore col sangue: si vedono fantasmi e i sogni diventano veri... gli americani, poi... non hanno avuto il medioevo, e se lo inventano ogni giorno! E il Principe Orsini: ma come si fa ad accusarlo di un delitto così orribile! Non vedi com’è simpatico, nelle stampe d’epoca, con il suo ciuffo al vento, sembra un moschettiere: Porthos,

per la precisione! Quando arrivò qui la prima volta, con il suo seguito di dame e cavalieri, con l’esercito dei levrieri per la caccia, i modi distinti, da gran signore, non era così grasso... e principe guerriero anche, combattè a Lepanto, da eroe! Comandava 360 fanti. Si prese, per ricordo, anche una ferita a una gamba: dicono che zoppicasse, da allora, tirandosi dietro la sua gran pancia... Isabella aveva gli occhi con il fuoco dentro, e l’argento vivo addosso. Imbattibile nella caccia, correva come una matta, guidando con la sua carrozza, per le stade notturne


Troilo Orsini, il presunto amante di Isabella

di Firenze, per la disperazione dei sudditi e del padre. Averla nel letto... era il sogno di tutti! Ma si dice che la portarono a Firenze, Isabella, nera e brutta che era una disperazione, e fu subito seppellita nel mausoleo di famiglia, in san Lorenzo. Segno che ne avevano da nascondere, i Medici, di prove e segnali per il mondo... Il Granduca Francesco, in accordo fraterno con don Pietro, aveva da poco sistemato l’altro scandalo delle corti d’Europa, la moglie infedele Leonora, trapassata in punta di spada, nel Castello di Cafaggiolo, da cui venne la stirpe maledetta dei Medici. E qui non ci sono dubbi, ci sono le carte e le prove, inviate all’Imperatore Carlo fino a Madrid, a giustificare e condividere l’esecuzione ormai avvenuta. Il codice spagnolo non perdona, e spagnola era Leonora, degna compagna di Isabella. Nessuno ebbe da ridire, anzi, ci furono i brindisi e le felicitazioni al fratellino minore, marito tradito e vendicato. Spettava al coniuge e più ancora alla famiglia della sposa infedele, la fredda esecuzione. E, se hai ragione, mi vuoi dire che Francesco era d’accordo a far ammazzare l’Isabella, sua sorella? Certo, fu lui, in ultimo a dare il via... dopo Leonora di Toledo, toccava ad Isabella. Nel giro di qualche settimana. Non si amavano, i due: fratello e sorella, divisi dalla gelosia, per la simpatia che il padre Cosimo aveva sempre dimostrato per la vivace Isabella. Anche loro, Francesco e Bianca, poi, faranno la fine che si meritavano, amanti diabolici, in odore di alchimia e magia nera. Avvelenati da una torta insaporita all’arsenico, dal fratello Ferdinando, che era anche uomo di chiesa, un cardinale! Ma che bella famiglia! Storie indimostrabili, anche quelle. Morirono d’indigestione, o di morbi innominabili e allora sconosciuti, Ferdinando era innocente. Lo disse anche il medicone di Corte, dopo aver indagato. Insomma erano tutti angeli i Medici? Angeli magari no, ma nemmeno diavoli, che in particolare gli storici nemici della Corte, si sono sempre affannati a dipingere.


Storia

Storia di una Santa L’

TEXT Tamara Frediani

8 dicembre 2008 avranno inizio i festeggiamenti per il VII centenario dalla morte di Santa Cristiana, che si concluderanno il 4 gennaio 2010, giorno in cui saranno trascorsi esattamente settecento anni dalla morte della patrona santacrocese. Conosciuta da tutti come “santa”, in virtù della profonda devozione che da secoli le

La vita di Oringa Menabuoi tra fede e storia viene tributata, Cristiana è in realtà riconosciuta dalla Chiesa Romana con il titolo di “Beata”, attraverso il decreto della Santa Congregazione dei Riti del 15 giugno 1776 ratificato da Papa Pio VI.

Interno della Chiesa di Santa Cristiana

Battezzata con il nome di Oringa, nacque a Santa Croce sull’Arno intorno al 1240 da famiglia di umili origini. Già in questa prima metà del XIII secolo la cittadina di Santa Croce presentava un ordinamento di tipo comunale. Infatti, agli inizi del ‘200 a causa dei crescenti contrasti con la vicina Fucecchio, i quattro popoli facenti capo alle chiese parrocchiali di S.Tommaso di Vignale, S. Vito alla Villa, S. Andrea in Valdarno e S. Donato in Mugnano in Oltrarno si erano riuniti intorno all’oratorio centrale denominato Santa Croce sul Poggetto. Probabilmente il nome dell’oratorio ebbe origine dalla devozione qui tributata al Volto Santo di Lucca. Verso la fine del XIII secolo la comunità santacrocese, data la sua posizione geografica di confine, si trovò al centro delle lotte politiche tra Firenze, Pisa e Lucca, subendo nel tempo diverse e alterne dominazioni. La definitiva sottomissione della cittadina ad una di queste forze politiche arrivò solo nel 1330-31 quando fu deciso, attraverso un atto formale di sottomettersi a Firenze. Nel frattempo Santa Croce aveva visto svilupparsi una comunità piuttosto attiva, composta essenzialmente di agricoltori, ma anche di possessori fondiari e mercanti, alcuni attestati perfino in Sicilia, gravitante intorno al monastero che ne rappresen-

tava l’istituto più importante. La vita della Beata si svolse per molto tempo lontano dalla cittadina natale. Sembra che, rimasta orfana molto giovane, si sia allontanata dai fratelli con i quali esistevano dei contrasti, per prendere servizio come domestica presso un signore lucchese. Trascorso qualche tempo si trasferì a Roma presso una certa signora Margherita; fu in questo periodo che le venne dato il nome di Cristiana, per le dimostrazioni di profonda carità da lei compiute. Fu intorno alla fine degli anni ’70 del XIII secolo che si realizzò una svolta nella vita della giovane Oringa: in pellegrinaggio alla tomba di Francesco d’Assisi ebbe una visione nella quale nel suo paese natio sarebbe stata fondata una casa religiosa. Decise così di fare ritorno a Santa Croce con il desiderio di creare lei stessa la comunità religiosa. Il 24 dicembre 1279 insieme ad al-


Casa natale di Oringa Menabuoi negli anni ‘50

tre compagne riceveva in dono dal Consiglio generale del Comune una casa nella contrada di San Niccolò da condividere con altre compagne, nel numero massimo di dodici. Dapprima si organizzò come semplice reclusorio francescano, diventando poi il monastero di Santa Maria Novella e di San Michele Arcangelo, posto sotto la regola di Sant’Agostino dal 1296. Secondo recenti studi, la fondazione del monastero sarebbe in realtà precedente al 1279, anno in cui, per la tradizione, Oringa lo avrebbe fondato. Esiste un atto conservato nel

La cottura dei panellini destinati ai fedeli

L’urna con l’effige della Santa

Fondo Diplomatico Monastero di Santa Cristiana di S.Croce presso l’Archivio di Stato di Firenze datato 28 agosto 1209 nel quale si cita il monastero di Sancte Marie Novelle et Sancti Micaelis de Sancta Cruce. Si pensa però che l’istituto fosse stato presto abbandonato, e pertanto appare corretto attribuirne la “rifondazione” alla Beata santacrocese. Cristiana morì il 4 gennaio 1310 e fu sepolta nella chiesa del monastero. Il 20 Agosto 1515 in seguito ad un incendio, il suo corpo andò perso. Con l’ampliamento della nuova chiesa iniziato nel 1611 e terminato nel 1716

Le reliquie di S. Cristiana

le reliquie della Beata trovarono collocazione nella nuova cappella. Da subito divenne oggetto di una profonda venerazione da parte dei cittadini santacrocesi che l’hanno eletta patrona della comunità e che ancora oggi, dopo sette secoli, sono a tributarle onore e devozione attraverso la realizzazione dei festeggiamenti durante i quali avranno luogo numerosi eventi religiosi e culturali. Bibliografia Statuti del Comune di Santa Croce, a cura di Francesco Salvestrini, Pacini Editore. Immagini tratte da Così era Santa Croce, tipografia Scali

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Itinerari

TEXT/ PHOTO

Palaia: borgo che al cor gentil ratto s’apprende R

icordo ancora la faccia di mia nonna quando esclamava con tono scanzonato: “Meglio Palaia”! Per un minuto mi chiedevo cosa volesse significare, poi finivo col prendere per buono ciò che sembrava avesse senso: i grandi conoscevano i perché delle cose, anche quelli lontani nel tempo. Oggi ho trentaquattro anni, per strada ho perso qualche certezza che non aveva fondamento, porto a tracolla una bisaccia in cui trovo acqua quando ho sete e dalla quale tiro fuori anche altro: dubbi, appannamenti, ma anche desideri per la conoscenza uniti alle gioie della scoperta. Il tempo che mi accompagna mi sussurra se quest’impresa sarà un capriccio o un arrembaggio, non rispondo, ho deciso che trascorrerò un giorno seguendo un mio proposito ovunque mi conduca, alla ricerca di una parola che… si trasformerà in reale esistenza. Palaia non è un pezzo di legno, un attrezzo o una punizione, è un

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Mi prese del costui piacere sì forte… che come vedi ancor non m’abbandona piccolo borgo testimone di un’epoca medioevale che non snaturò l’essenza del paese, ma la rese immortale ai posteri. La strada per raggiungere Palaia è un autentico gioiello nascosto tra le campagne toscane. Si attraversa San Gimignano, Castelfalfi immergendosi nelle colline Pisane. La gita non comincia al cospetto della porta d’accesso di ogni città, inizia prima, dai sentieri di pace che si attraversano per arrivare a destinazione. La strada statale si apre a molteplici aspetti: il bosco con visuale aperta e poi sempre più fitta, si scorgono abitazioni abbandonate di contadini, qualche agriturismo, poggi isolati, crinali, colline spoglie e contemporaneamente corrugate da vulcani di roccia, curve sconnesse, vigneti, campi coltivati, nessuna città in vista. I miei occhi diventano una macchina fotografica, registrano ogni cambiamento, nell’arco di pochi chilometri tutto sembra incalzare ad una stupefacente trasformazione.

Cambia il territorio e cambia la vita degli abitanti. E’ il paesaggio della Valdera, testimone di una progressiva evoluzione operata molto dalla natura e non così intensamente dall’uomo. L’area circostante di Palaia è ricca di fossili, calcarea arenacea, con pareti dirupate chiamate balze e calanchi ossia forme tipiche erose di terreni. L’architettura rurale sorprende in ampie costruzioni come le Tabaccaie, tipiche del fondovalle di questa regione risalenti al XX secolo per l’essiccazione delle foglie di tabacco, adesso non più funzionanti e che si elevano a cattedrali di silenzio. Entro nel borgo di Palaia passando dalla Porta fiorentina che si dischiude a solida struttura difensiva, incontrando la Chiesa di Santa Maria di epoca duecentesca e di impronta romanico pisana, ben conservata. E’ interessante notare il passaggio di lotte guelfe-ghibelline. La Porta fiorentina interrompe un tratto di mura tipica guelfa anterio-


re al 1192, anno in cui la ghibellina Pisa sottrasse Palaia alla rivale guelfa Lucca. All’entrata spiccano a destra il fortino e a sinistra la torretta di guardia, sulla quale venne in seguito eretto il Campanile della Chiesa di Santa Maria. Anche Firenze contribuì alle sua personale missione, documentata nel torrione cinquecentesco sovrastante la porta,e successivamente traformato in Torre Civica dell’Orologio. Non lontano si erge la Chiesa di Sant’Andrea fiore all’occhiello di questo scrigno. Medioevale, in laterizio, priva di abside e ricordante, per il campanile poggiante su una mensola interna, la Chiesa di San Francesco a Pisa. All’interno sono conservati un Crocifisso in legno trecentesco di probabile matrice senese, un Crocifisso attribuito recentemente ad Andrea Pisano collocato sull’altare maggiore , e la scultura “la Madonna col Bambino” datata 1403 di Francesco di Valdambrino, opera singolare per la morbidezza delle forme, la dolcezza dei lineamenti e per la veste dal fondo bianco chiazzata di stelle. Nella nicchia sinistra dell’altare, si riscontrano tracce moderne nella statua in terracotta di Andrea Della Robbia “ la Madonna col Bambino”, autore dei bassorilievi in terracotta invetriata, raffiguranti Santi, il Cristo al centro, le tre Virtù teologali e una delle Virtù cardinali. Poco lontano dal borgo spicca La Pieve in laterizio di San Martino fondata nel 1280, modificata nel 1880. Esempio di armoniosa convivenza tra romanico e gotico, convalidante la tesi di due fasi successive di costruzione. Vi sono archetti pensili, lesene alternate a monofore, un corpo centrale rialzato e movimentate aperture ogivali. All’interno: l’acquasantiera del XII secolo, un’antica misura per il vino, gli intonaci purtroppo sono andati perduti. Nei pressi di Palaia merita una visita Villa Saletta, un gruppo di case dall’atmosfera suggestiva e mirabilmente sospesa nel tempo, costituito da una villa padronale del Seicento fondata sui resti di un castello, che ha fatto da set al film “Good Morning Babilonia” dei fratelli Taviani. Parlando dell’origine del detto ”meglio Palaia” ossia “ci mancherebbe altro!”, fra le varie ipotesi del suo significato sembra che la più accreditata possa essere questa: il duca Visconti di Milano nella prima metà del 1400 inviò il capitano Piccinino contro la nemica repubblica di Firenze, padrona dei castelli di Palaia e Ponsacco. Il Capitano riuscì in tempi rapidi ad occupare il castello di Ponsacco, ma non quello di Palaia che si asserragliò in una difesa coriacea. L’intento di Piccinino riuscì solo quando gli avversari cedettero per fame; fu allora che entrò nel castello depredando e spargendo sangue senza pietà.I superstiti lanciarono il bollettino a Firenze: “Ponsacco è in pessimo stato, ma peggio Palaia”. Il piacere conduce all’eterna consolazione, che sia amore o viaggio nella continua scoperta. Stavo passeggiando al fianco della persona amata, l’aria era densa di emozione, il fumo che saliva dalla bocca si perdeva come lieto respiro appassionato. Intorno avevo la vista della Valdera, che discendeva in ampie vallate, si apriva a desolate pianure e si incuneava sotto forma di guglie perpendicolari di rocce. Era vita nella condivisione, e dico grazie a quei momenti. Reality


Itinerari

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Andar per campanili e chiese in Garfagnana TEXT&PHOTO Giuliano Valdes

a Garfagnana è una regione natupaesaggio ed ambiente difficilmente rale della Toscana, che occupa di riscontrabili altrove. Ed ancora i Parchi fatto l’alta Valle del Serchio. La sua Naturali, le straordinarie riserve di verde e di bosco, gli alpeggi, i pascoli solitari, scoperta, particolarmente felice in priuniti agli scorci paesistici di raro effetto, mo autunno e in primavera, quando più contribuiscono a ritagliare la suggestiointense si fanno le colorazioni dei bone dell’ambiente alpino dolomitico a schi e della flora in genere, consente di due passi da Lucca e da Modena. Tra un apprezzare alcuni tra gli ambiti naturali campanile e una chiesa, tra il dettaglio e paesaggistici più rilevanti del “Grandi un portale architettonico (con i fregi ducato”. In questo scampolo di Toscaornati e le lunette decorate che sovrana, felice e montana al tempo stesso, stano gli architravi dei portali), si trovi il è ancor vivo e fieramente ostentato tempo di guardai cittadini il Villaggi a misura d’uomo, dare tra le ansenso di “aptiche pietre, partenenza”, incantevoli altipiani, lungo le strette sostanziato dal “campanile”, romantici laghetti da fiaba... strade selciate, i sottopassi ad che nella sua arco, mentre ovunque si spande il proaccezione architettonica è massicciafumo inebriante della legna che arde mente presente nel Kulturlandschaft nelle stufe e nei camini. Si apprezzi fino (paesaggio umanizzato) della valle suin fondo la fierezza dei villaggi, appaperiore del Serchio. I campanili e le rentemente disabitati, ma popolati da chiese, appunto, della Garfagnana, ci stuoli di gatti che vi accompagneranno forniscono una traccia tematica da sediscretamente, mantenendosi a debita guire per approfondire e “scavare” i distanza. Non si dimentichino, poi, le contenuti effettivi, le suggestioni del grandiose dimore garfagnine isolate, paesaggio e l’incanto del mondo della nobilitate dalle terrazze porticate e dalmontagna apuana ed appenninica, idele grandi finestre ad arco. Ci si guardi almente fuse a richiamare, i camminabene intorno, scoprendo ovunque le tori, gli appassionati del Trekking, i cultestimonianze del tempo, della cultura tori della Mountain Bike e, perché no, e delle tradizioni popolari, ancora vive gli escursionisti e gli alpinisti più esperti. nelle colture rurali, nell’economia silviMa la terra che abbiamo deciso di percola, nei prodotti della natura, nella galustrare, al di là dei campanili e delle stronomia, nelle tradizioni e nel folclore. chiese, che ne documentano il radicarsi La Garfagnana non finirà mai di stupire della cultura e della civiltà, offre villaggi e di riservare piacevolissime sorprese a misura d’uomo, sparsi su incantevoli a chi sappia coglierne l’intima essenza altipiani, romantici laghetti da fiaba, e di una terra privilegiata, a dispetto dei l’imponente anfiteatro delle Alpi Apualuoghi comuni e dei pregiudizi di un ne, il tutto in un contesto di natura,

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tempo, che la moderna microeconomia turistica sta concretamente contribuendo a risollevare. DIDASCALIE Sopra: Sassorosso (Villa Collemandina), il campanile domina le case in pietra Nella pagina seguente: 1. Minucciano, il campanile rotondo 2. Sillano, campanile di San Bartolomeo 3. Vallico Sopra (Fabbriche di Vallico), Chiesa della S.S. Annunziata 4. Pescaglia, Oratorio del Carmine 5. Pescaglia, Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo 6. Vallico Sopra (Fabbriche di Vallico), Chiesa di San Michele 7. Fabbriche di Vallico (strada per Pescaglia) Chiesa di San Rocco 8. Sillico (Pieve Fosciana), veduta del campanile 9. Pontecosi, la Chiesa di San Magno domina il paesaggio del lago 10. Fosciandora, Chiesa di Sant’Andrea 11. Castiglione Garfagnana, la facciata romanica di San Michele 12. Borsigliana (Piazza al Serchio), la parrocchiale 13. Castiglione Garfagnana, il campanile di San Michele si inserisce sull’omonimo torrione 14. Gallicano, particolare del campanile di Sant’Jacopo (S. Leonardo da Porto Maurizio) 15. Migliano (Fosciandora) scorcio verso San Michele 16. Castelnuovo di Garfagnana, un antico campanile in pietra Bibliografia e cartografia “Guida ai Campanili della Garfagnana” – Percorsi tra natura, storia e cultura”, Felici Editore, Pisa 2005 “Guida al Parco delle Alpi Apuane”, con carta del territorio 1:35.000, Felici Editore, Pisa 2005


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Memoria

Cronaca di un restauro S

TEXT&PHOTO Giuliano Cappelli

emrbra ieri, ma è gia passato un anno da quando c’è stata l’ultima cerimonia alla Marginetta in via delle Pinete a Staffoli che rievoca la presenza in quel luogo dell’accampamento dei soldati brasiliani della F.E.B. (Força Expedicionària Brasileira). Partecipò I’Addetto Militare dell’Ambasciata di allora il Colonnello Luiz Felipe Linhares Gomes. Chi ha partecipato alla cerimonia dell’anno scorso noterà, adesso, dei cambiamenti: le pietre che compongono la Marginetta, a noi tanto cara, non sono più ricoperte di muschio, dliaghi di pino, di foglie secche e non sono più in parte distaccate e rotolate a terra, divelte dalle intemperie e dalle

A Staffoli un luogo di memoria riprende vita per augurare un futuro di pace radici di certe erbe insediatesi fra una pietra e l’altra nutrendosi della calce che le tiene unite. L’acqua piovana riusciva ad infiltrarsi dal tetto di copertura attraverso le fessure, gocciolava all’interno del monumento provocando il distacco dei cristalli di calcite che decorano il soffitto. I capitelli erano stati posti in fila schierati sul davanti a mostrare quanto fosse stato bello e suggestivo questo monumento de-

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dicato alla Madonna di Lourdes. Pur essendo, questi manufatti, in parte danneggiati, hanno però permesso dl ricostruire quelli mancanti infatti alcuni sono stati portati via, non sappiamo da chi né per quale motivo così come è avvenuto anche per la statuetta della Madonna di Lourdes che era collocata in una nicchia di pietra in modo che tutto il monumento non era altro che una suggestiva cornice all’immagine della Madonna. C’era anche un altare che serviva ai cappellani militari della F.E.B. per celebrare la Messa andato disperso del quale si possono rinvenire dei frammenti ricoperti da un sottile strato di terriccio ma in numero insufficiente per poter risalire alla forma o alle dimensioni dell’altare originale. Dal suolo antistante, sporgevano alcune grosse ceppe di pini i quali erano stati abbattuti a causa della malattia che infesta le pinete di tutta la zona e con fatica sono state tolte. Ostacolavano il passo anche certe erbacce che vegetavano colonizzando il suolo fra stecchi di pino e pezzi di corteccia della stessa pianta cosi numerosi da rendere difficoltoso persino appoggiare stabilmente delle sedie per far sedere i più anziani e bisognosi durante lo svolgersi della cerimonia. Adesso tutto è cambiato: le pietre non sono più distaccate ma murate di nuovo al loro posto usando prodotti moderni molto più efficienti di quanto lo era la semplice calce usata dai soldati brasiliani negli anni ‘40 quando fu costruita la Marginetta; anche il tetto èstato pulito dagli aghi di pino e dalle

erbe, le pietre smosse rimurate al loro posto senza cambiarle minimamente di posizione, senza cambiare nulla! Da alcune foto che ritraggono questo luogo quando era un grande accampamento formato da tende, da baracche e da tutti i servizi necessari alla vita di questa moltitudine di soldati, da queste poche foto che ritraggono la Marginetta, è stato possibile constatare la posizione dei capitelli che, posti a semicerchio, ornavano la zona adiacente al monumento. Con un pò di pazienza e di riscontri incrociati i capitelli sono tornati al loro posto, quelli mancanti ricostruiti utilizzando uno degli originali per ottenere lo stampo. Fra i capitelli era posta una catena a formare un insieme assai elegante. Tutto quanto è stato ricostruito così com’era nel 1945. Anche l’altare è stato ricostruito il più possibile simile all’originale anche se praticamente non può essere usato poiché esso è posizionato così come prevedeva la vecchia liturgia quando, nel celebrare la S. Messa l’officiante voltava le spalle ai convenuti. Ho chiesto alla Chiesa e si è convenuto che l’altare fosse posizionato così com’era in origine. Ho dovuto affrontare vari problemi per ottenere un soddisfacente restauro di questo monumento, ma sono stato aiutato dagli amici di sempre sui quali posso contare, così come anche loro possono contare sulle mie modeste forze e capacità. Ho ricevuto


M aiuto anche dal signor Generale Rui Monarca da Silveira il quale, essendo venuto in visita alla Marginetta nell’autunno dello scorso anno, aderì con entusiasmo alla proposta di restaurate questo monumento ritenuto molto importante poiché è l’unico manufatto edificato dal soldati della F.E.B. in tutto il periodo della loro permanenza in Italia a combattere a fianco delle truppe anglo-americane. II Generale Rui Monarca da Silveira è l’attuale comandante della Prima Divisione di Fanteria, la stessa Divisione che era qui accampata nella pineta di Staffoli dall’autunno 1944 a Settembre I945. È ben comprensibile, quindi, il motivo di tanto interessamento ed entusiasmo dimostrato dal signor Generale verso il progetto di restauro della Marginetta. L’Addetto Militare dell’Esercito del Brasile presso l’Ambasciata di Roma, il Colonnello Milton Sils de Andrade Junior, ha stanziato una somma di denaro per la ricostruzione del capitelli mancanti e così è stato ottenuto un restauro complessivo. L’intervento era assai necessario e con minima spesa è stato ottenuto un buon risultato. Anche la Direzione del Parco Naturali-

stico di Montefalcone, nel quale territorio si colloca la Marginetta, ha dato il proprio contributo sia permettendo l’accesso nel Parco (condizione indispensabile per operare il restauro) sia fornendo un certo numero di piante di alloro che sono state collocate a formare un semicerchio al limite dell’area occupata dalla cerimonia annuale. Questa siepe conferisce al luogo un aspetto nuovo: delimita la zona dove si svolge la cerimonia dal resto del territorio (un confine botanico) e crea una bella cornice verdeggiante attorno al monumento oltre ad avere, anche, una valenza simbolica poiché da millenni l’alloro è considerato simbolo di gloria ed onore, il fregio degli eroi e dei caduti con valore sul campo di battaglia. Niente poteva essere più adatto per adornare quel luogo! Ho lavorato assai per ottenere il risultato che oggi è visibile. Era freddo nelle ventose giornate invernali ma non lo sentivo! Sembravo solo, se qualcuno mi avesse visto, ma non ero solo: con me c’erano il Tenente Thadeo Sobociski, Vitorio Bellotto, Koteski e tutta la squadra che fu incaricata di costruire la Marginetta. Loro erano

lì con me, mi facevano compagnia, mi insegnavano cosa fare, guidavano la mia mano con affetto. Sentivo la loro presenza in ogni momento sia che fossi intento a spianare il terreno e pulirlo dalle erbe o a murare le pietre sconnesse, o a mettere i capitelli al loro posto... Sempre essi sono stati con me ad aiutare il mio lavoro. In quel luogo il silenzio m’infondeva una pace interiore indescrivibile e tutto era per me facile a farsi, nulla era faticoso! Qualche persona si chiede e non riesce a capire perché ho fatto tutto questo; altre persone pensano che io abbia guadagnato qualcosa da questo restauro. É vero! Ho guadagnato molto: la stima e la riconoscenza di tutti coloro che conoscono il valore ed il significato di queste pietre, di tutti i ‘febiani’ che nel lontano Brasile ricordano questo luogo perché l’hanno veduto con gli occhi di giovani ventenni. Vorrei che ognuno di loro lo vedesse di nuovo oggi e si rendesse conto che il loro sacrificio non è stato dimenticato. Queste pietre sono ancora un simbolo ed un messaggio lasciato con l’augurio ai popoli del Mondo di un futuro di pace.

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Lo scaffale dei poeti

Eugenio De Signoribus

TEXT Valerio Vallini

“... il più grande poeta civile della sua generazione”

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el proporre la poesia di Eugenio De Signoribus, marchigiano, classe 1947, vincitore con Poesie (19762007), Garzanti, dell’ultimo PremioViareggio, la più grossa difficoltà che mi sono trovato ad affrontare è stata quella di strizzare all’inverosimile in due paginette, l’opera poetica: ben 600 pagine di versi per dare almeno un saggio di questa poesia ardua, talvolta misteriosa, con una grande varietà di registri, ma sempre arte finissima nel suo farsi. Di questo chiedo scusa al poeta. Dei sei libri qui presenti, più una silloge di inediti, si riportano alcuni stralci di giudizi critici. Per Giovanni Giudici, poeta e critico purtroppo scomparso, Case perdute (1976-1985), il libro che apre l’antologia, è una raccolta assai meditata e d’un lindore che ricorda case “perdute” sì, d’altri tempi… È un volto di poeta per un’impronta di gentilezza e tenacia che sembra trovare riscontro nei modi e nei temi della scrittura. Il paesaggio poetico di queste case perdute è un paesaggio di sentimenti e avvenimenti in apparenza minimali che aspirano, proprio in virtù di questa loro strenua autoriduzione ai più esigui termini, a un massimo di penetratività. Ecco un pizzico di esempio: / mentre distrae la fissità dell’aria/ l’ala che scocca, irridente meteora,/ e lucente s’inguscia nella macchia porosa/ p. 75; Riguardo ad Altre educazioni, il secondo libro, Giacinto Spagnoletti, scrive in Poesia italiana contemporanea, Spirali, Milano, 2003, “Le brave educazioni” spingono il poeta a verificare in modo duro e impietoso quelle che furono negli anni Cinquanta e Sessanta le ispirazioni ideologiche

dei più, le oggi ignorate…imposizioni di carattere politico, penetrate nel costume della cultura in modo intimidatorio. Nella maggior parte dei casi De Signoribus raggomitola nei suoi distici stracci di storia vissuta. “De Signoribus al respiro del canto spiegato preferisce l’ordito dei particolari come in Puerili, ritrose; Dal pubblico al privato…Nel caso di Altre educazioni, p. 627, certi passaggi dal privato al pubblico sono mantenuti con anacoluti e neologismi…. Per me pare giusto l’accenno a Laforgue. Bastano questi versi “/esse nuotavano/ avvolte in vesticciuole cotonelle…/ nocciole i seni i denti come latte/ i bruni balbettii dei chiari fianchi/”. Per Istmi e chiuse (1989-1995), Giorgio Agambem (1992) parla di forma-luce che s’identifica con la sostanza divina. “Con questa voce parla forse il più grande poeta civile della sua generazione”…p.629; Enrico Capodoglio evidenzia che un uomo, il poeta, e cita dalla poesia (Mutazioni), / ha cambiato pelle per sopportarsi/ s’è ristretto prudente nel fortino/ e non apre, smiccia dallo spioncino/ la sghemba orrenda faccia del mondo/; quelli di De Signoribus sono esseri grotteschi, allusivi alle tante convulsioni di personaggi italiani di ieri e di oggi. E’ una poesia “pensante per immagini, per mezzo di visioni e scene che hanno ben poco di pittorico essendo aperture mentali…”Istmi e chiuse, Strumenti critici, maggio 1997; Paolo Zublena, 1999 - parla della costante più evidente di questo tentativo di riforma della lingua: lo spostamento semantico. Ridefinizione contestuale dei significati. La forma più evidente è il neologismo. Poesia difficile e ardua, ho detto, ma che costringe finalmente il lettore a fare di nuovo i conti con i luoghi comuni della “bella poesia”, la lirica da telenovelas anche se sublimata in grandi firme. Giovanni Giudici interviene di nuovo sulla poesia di De Signoribus parlando del Principio del giorno (1990-1999) e mettendo l’accento sul fatto che l’invenzione ritmico-prosodica e il parlato locale vanno di pari passo con la densità materica del dettato. Ma chi può dare una spiegazione del suo far poesia (della sua poetica), se non il poeta stesso? E allora ecco questi versi “/metti via le parole che affondano/ perché non sanno andare da sole o sono ferite…/ rimandale indietro, morditi le dita/ come quando vuoi nascondere una rabbia…// ma se le pronunci anche se imprecise/ vestendole con la prima cosa che capita/ è come mandare un’altra falsa vita/ in giro dentro e fuori di te…” La Ronda dei conversi (1999-2004), trattata da Stefano Verdino, Poesia, marzo 2006, è esplorata come pregna di una lingua spasimante nel senso proprio del grido, dell’urlo, mi permetto di interpretare. Verdino cita le Occasioni di

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Montale, per “un riscontro sintomatico: le Occasioni nacquero in un tempo chiuso e atroce e ne portavano il segno, in quella lingua di sintesi oscura e tragica. Per De Signoribus non meno chiuso è questo tempo di nuovo millennio, tra vivacità di guerre e avvilimento e torpore dell’umano; e la poesia, se necessaria, non può non patirne il contrassegno.” Quindi la voce del poeta come voce di un testimone del proprio tempo, un testimone che getta il suo grido come “in-audito”. Infine la voce di Yves Bonnefoy, [critico e traduttore dell’opera in francese] che così si esprime: “Io trovo superbi il disegno e il colore della Ronda dei conversi […] e vorrei attirare su quest’opera l’attenzione di qualche vero amico e testimone della creazione poetica in Francia, chiedendogli non tanto di leggerla ma di meditarla […] di convertirsi in essa: focolare della poesia, alta fiamma che brucia chiara. Per Soste ai margini (2005-2007), ardisco una mia breve nota. Qui la poesia ha un registro di un parlato lievemente cantabile, una inquietudine serrata e insieme pacata espressa da una lingua sempre vigile, attenta ad ogni verso, con minori ardimenti, forse, ma con misurata e drammatica elegia come in questa Premessa a p. 607; / ho fatto il giro largo della casa,/ a lungo ho nuotato, inseguito/ tutti i raggi sull’acqua…// /sono indietro tornato, riandato/ verso lì, verso giù, toccato/ castra e clausura del fondo…// /non ti ho ancora trovato/ non smetto di cercarti/ so che sei qui//

Da Case Perdute

(furtiva)

Le foto mai dicono il vero quando gli anni non si riconoscono

dopo la fienagione nei cortili gli ordinatori innalzano la legna in alte pile dove in finto rito s’appoggia passeggero crepuscolo…

né la casa natale dalle ripide scale o la bimba che lampeggia col suo teleschermo… l’estate è a fondo su corteccia incisa con una scheggia in mente cresciuta

ràpidi bambini beccano i trùcioli e in un niente sgombra è la discesa e si chiudono i recinti dei fortini, oleata perfettamente notte inonda…

coetanea spina già quasi assassina di vita di cliente poco astuta I - aspettami – nel parco sepolto macchie d’ortica borri nascosti chiari calici rosse bacche intriganti impigliano anche i passi più decisi - avessi un machete… -sospiri mentre l’acqua scorre sugli strappi e gli unguenti lucidano le membra carezzate da ingorghi di meduse

Da Principio del giorno (bellica) stride la giostra e una fossa bruna nell’arena sbuca in uno schianto e tira a sé le grida e tutto il pianto mentre intorno il mosto sangue fuma…

di quaggiù il sole non sa nulla e colora e scolora a piacimento

(invocata)

Da Altre Educazioni

eco invocata, salva pellegrina che torni dalla gola della selva, prendi con te la roca clandestina rabbia prima che si trasformi in belva

(la visita) primavera accecava nella piazza in slalom le bici sbaragliando e poi incupiva nell’angusta via infilando il mantello nell’androne e poi gola stringeva la scaletta che ripida vibrava al piano primo

(disperata) verbi delle notti conventuali detti al buio delle pareti verbi agiti contro i mali finiti in tritacarne e aceti

dove a guardia c’era vetrinetta che appena a sfiorarla cicalava… oltre, una cuginetta snaccherava ballando attenta al cerchio della luce

Da Ronda dei conversi promessa

(viaggio col padre) le frontiere d’inverno a mare alto o alti bivacchi, stracchi prenatali… sette anni tra militare e guerra stracci di sete in mobile serra tra visi e viste che s’ingarbugliavano e lapis gravi tra fumo e saliva in ariette bislacche greche e slave smorfieggiando il soldato si schiariva davanti a uno specchietto screpolato e con un pettinino allisciabaffi…

tutto il male che posso sopportare è cucito nelle più interne tasche dammi anche il tuo, dammi ciò che dal tuo volto traspare… ti cammino accanto, ci sarò quando mi perderai di vista non sarò aspettato alla tua festa: lo sopporterò finché avrò casa altro ricovero non c’è per chi è cucito nell’interno sé I provenienti

Da Istmi e chiuse (pseudoidillio) calata la nebbia, il passo è chiuso, il fiato è murato sulla soglia… si volta, indietro vola, vi s’avventa, la sabbia della festa s’arroventa… esci, sfila, astro della memoria, febbre della bellezza, anima sola

Eugenio De Signoribus vincitore del Premio Viareggio Répaci edizione 2008

che reginetta piegavi la testa ai ragazzini dai puntuti sguardi…

dai più incordati nodi dalle nicchie dei corpi nel cortile giungono i conversi tutti vanno naturali ai posti così che tutti a vederli abitati formano un cerchio di capi introversi dentro di sé indizia e pronuncia, un filo sottile l’esistenza ne lega di coscienza e vasta pietà… sembra nei pressi vivo un torrente… l’aria invece è nitida e vuota, fuori dal cerchio il visibile nulla



Letteratura

Incontro con Dacia Maraini G

TEXT Federica Cipollini PHOTO Dino Ignani - www.dinoignani.net

iacca e foulard di seta, al tempo stesso austera e femminile, Dacia Maraini parla con i suoi lettori, nella sala affollata per la presentazione del suo ultimo libro, con l’eloquio elegante e privo di esitazioni, proprio di chi con la parola ha lavorato e lavora da sempre. Parla de Il treno dell’ultima notte, dei cinque anni impiegati a scriverlo, accenna appena ai due anni trascorsi, da bambina, in un campo di concentramento per oppositori politici in Giappone: “Certo – ammette – se non avessi fatto quest’esperienza forse non avrei mai deciso di scrivere questo romanzo”, ma ci tiene a tenere ben distinta narrazione e autobiografia e ripete “Maria Amara non sono io.” Siamo a Lucca, a Palazzo Ducale, per l’incontro con l’autore organizzato, domenica 19 ottobre, dall’Associazione culturale Luccautori. Alla presentazione di un libro avviene sovente di finire col parlare un poco del libro presentato e molto dei temi caldi toccati dall’autore nella narrazione, trascinando lo scrittore nel campo dell’attualità e della storia e la Maraini a questa piccola violenza non si sottrae: “negli anni sessanta – dice – mi sono scontrata con le avanguardie che pensavano che l’impegno fosse una cosa da imbecilli.” Al ruolo della letteratura nella società lei ci crede, invece, e non ci sta a dire che il suo è solo un romanzo e che non c’entra con la storia. Cita una frase del filosofo Bergson, “la memoria è la nostra coscienza”, e dice che il suo libro ha molto a che fare con la memoria in un paese come l’Italia che, dice, ha una memoria storica molto selettiva e tende a dimenticare facilmente le proprie colpe. Il treno dell’ultima notte è il racconto di una ricerca attraverso l’Europa del ’56: la protagonista Maria Ama-

ra ripercorre i luoghi dello sterminio nazista e si trova, poi, nella Budapest della rivoluzione soffocata nel sangue dai russi. “Il ’56 – racconta l’autrice – fu una ferita da cui il mondo comunista non si è più ripreso. I carrarmati russi fecero una strage contro una rivoluzione pacifica a cui prese parte tutta la società civile ungherese che chiedeva solo un po’ di libertà.” La condanna dell’invasione russa è secca e totale, ma la scrittrice ci tiene a non essere sovrainterpretata e a chi ha voluto vedere nel suo romanzo una equiparazione dei due totalitarismi del Novecento risponde che comunismo e nazismo non possono essere confusi né messi sullo stesso piano: “Il mito del comunismo è stato un’utopia bellissima, viziata da troppo ottimismo. Si pensava che bastasse togliere agli uomini i mezzi per opprimersi l’un l’altro perché si comportassero come fratelli, ma l’uomo non è così buono e la sua ricerca di privilegi ha portato alla dittaura dello stalinismo. L’utopia del nazismo, invece, era negativa sin dall’inizio, si basava sul feticismo della morte e sulla sopraffazione dell’altro.” Dacia Maraini non ha paura nemmeno di parlare del tema caldissimo dell’immigrazione e delle tendenze xenofobe che stanno emergendo nel nostro paese e auspica leggi meno restrittive per l’immigrazione, che favoriscano l’integrazione perché, dice, il multiculturalismo non è una scelta, è una realtà. “Il razzismo – osserva – è un sentimento umano, ma se vogliamo considerarci persone civili dobbiamo controllare le nostre paure e pretendere il rispetto delle nostre regole non esimendoci dal dare il buon esempio.” Al termine della presentazione riesco

ad avvicinarla: è stanca, ma trova il tempo ancora per un paio di domande. Mi ha colpito, in una sua risposta al pubblico, il riferimento elogiativo a Roberto Saviano e al suo coraggio nel parlare della camorra, portando alla conoscenza di un vasto pubblico di lettori i meccanismi della criminalità organizzata, senza dubbio uno degli oggetti storici importanti per la storia dell’Italia contemporanea. “Ma allora, le chiedo, è davvero possibile per il romanzo parlare in modo autentico e profondo della realtà storica? E che valore ha, rispetto al giornalismo o alla storiografia, la letteratura di fronte alla storia?” “Il giornalismo si consuma subito, ma ha il privilegio di essere legato all’attualità, mentre la letteratura ha tempi più lunghi e quindi ha più difficoltà ad affrontare l’attualità perché arriva sempre dopo; però ha la possibilità di approfondire, di coltivare la memoria in modo più profondo, di dare delle illuminazioni che il giornalismo, nella fretta, spesso non riesce a dare.” Il titolo del libro, Il treno dell’ultima notte, ha destato la mia curiosità: “Che significato – chiedo – ha attribuito al treno, un’immagine che ha avuto vasto impiego nella letteratura dell’Ottocento e del Novecento, sin da quando è stato inventato?” “Il treno è uno strumento di conoscenza: col treno si entra in un paese, si attraversano delle zone sconosciute, si va da una città all’altra. Oggi forse si usa più l’aereo, ma al tempo in cui è ambientato il romanzo, il 1956, il treno era il mezzo di trasporto più utilizzato per i viaggi a lungo raggio e Amara, la protagonista del libro, con il treno riesce a capire molte cose di quegli anni che sono lontani, ma sono stati così importanti per la nostra Europa.” Reality


Caffè

Un apéritif avec des écrivains

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TEXT Valentina Guerrini / PHOTO Fischio

primi caffè letterari sorsero a Parigi durante il regno di Luigi XIV. In quegli anni donne aristocratiche con la passione per la lettura aprirono le porte delle loro case per creare dei veri e propri salotti in cui si praticava l’arte della conversazione come un gioco di società: filosofia, letteratura, poesia, scienza e politica erano gli argomenti più ambiti. Nei secoli la voglia di confrontarsi o semplicemente di chiacchierare con persone che condividevano gli stessi interessi culturali è cresciuta sempre di più, tanto da diventare oltre che una moda, anche una necessità. Nel 1689 nasceva così, grazie ad un siciliano, il primo caffè letterario di Parigi, la Procope, oggi diventato un prestigioso ristorante. All’inizio questo locale che ha il vanto di essere il più antico del mondo,era frequentato dagli attori della Comédie Française che proprio nello stesso quartiere aveva trovato la sua sede. In seguito nelle sue sale si succedettero i più grandi rappresentanti dell’élite politico-letteraria dell’intera Europa. Da Montmartre a Montparnasse i caffé diventarono un’icona del mondo artistico e non solo. Sono stati scrittori come Verlaine e Rousseau, o artisti come l’italiano Modigliani, lo spagnolo Picasso, i francesi Renoir e Soutine, che in epoche diverse hanno

Reality


fatto la storia dei più celebri caffè letterari francesi. In Italia e più precisamente in Toscana veri laboratori di idee furono i caffè letterari di Firenze assiduamente frequentati da illustri uomini di cultura. Spiccano tra i pannelli scelti per testimoniare questo cammino, le immagini celebri dei futuristi riuniti al Caffè le Giubbe Rosse; a Pisa il Caffè dell’Ussero divenne già nei primissimi anni dell’Ottocento, centro della vita politica e letteraria; a San Giuliano l’elegante Caffè House rappresentò a lungo il ritrovo dei frequentatori delle terme. Seguendo gli esempi che la storia ci mette su un piatto d’argento, la rivista Reality ha voluto proporre un luogo d’ incontro per tutti coloro che hanno voglia di raccontare e raccontarsi, per tutti coloro che hanno bisogno di un momento di svago per uscire dalla routine quotidiana e rifugiarsi nei propri pensieri, per tutti coloro che vogliono confrontarsi sul piano delle emozioni e dei saperi. Domenica 30 Novembre il nostro Magazine ha inaugurato al Caffè del Castello di Vinci, il suo nuovo Caffè letterario: Arte e Poesia si sono incontrate

per dare spazio al confronto positivo e alla conversazione letteraria e sociale. Sulle note di Edith Piaf Valentina Guerrini ha aperto la serata ripercorrendo la storia dei caffè letterari dai sobborghi parigini alle colline toscane, ricreando così, un momento di suggestiva evasione. All’interno di questa atmosfera la forza della parola ha trovato la sua concretizzazione nell’espressione libera della poesia di Elettra Squilloni e di Massimiliano Antonucci, nella semplicità di un’esperienza del passa-

to raccontata da Graziano Bellini, nel magico panorama dell’ Underground editoriale interpretato dal saggio di Francesco Ciaponi. L’appuntamento con il Caffè Letterario si annovererà a tutti coloro che unpo’ per curiosità, un po’ per passione, avranno voglia di partecipare ai prossimi incontri. Il Magazine Reality vi spetta numerosi. Per ricevere in anteprima il calendario dettagliato, iscrivetevi al seguente indirizzo: caffeletterario@ctedizioni.it.

Reality


Curiosità

Natale tra fede e mistero U

TEXT Giulio Panzani

n altro Natale, quello che stiamo per celebrare fra fede e mistero se è vero che ancora si parla di “enigma di Betlemme” quando ci si riferisce all’esatta data di nascita di Gesu’ sulla quale manca ancora un accordo fra storici e teologi. O meglio, soprattutto fra gli storici se è vero che la “fede” – vissuta per sua definizione al di là della ragione - non attribuisce troppa importanza alla precisa collocazione di

La data di nascita di Gesù è una questione ancora insoluta quell’anno comunque rivoluzionario e che ha dato il via ad un’era alla quale si richiamano, nel loro calendario, al di là d’ogni appartenenza, molti i popoli e nazioni. Le principali indicazioni su quella notte di Betlemme ci vengono, soprattutto, dai vangeli con Matteo che ricorda come Gesuù sia nato sotto il regno di Erode, e Luca che parla dell’editto di Cesare Augusto sul censimento (quando Publio Sulpicio Quirino era governatore della Siria) con una qualche incongruenza cronologica se è vero che il governatorato di Quirino fu designato nell’anno di Roma 759 ovvero nel 6-7 d.C del nostro calen-

Reality

dario. Ma se il vangelo di Luca –come tutti gli altri- è incontestabile sotto il profilo spirituale, è altrettanto scontato che -redatto dopo l’esperienza terrena di Gesù- possa anche contenere qualche inesattezza sulla cronologia della “politica” dell’epoca, o meglio: sulla successione di certi incarichi dei potentati col che è possibile riferire la citazione su Quirino non in ordine al suo governatorato bensì ad un altro incarico, precedente, del 10 o del 7 a.C., sempre quale legato imperiale in Siria per un’azione militare, cui fece seguito l’altro, databile intorno al 6 d.c. appunto quale “censitore –come lo definisce Giuseppe Flavio- e giudice della nazione” . Cosiìanziché al censimento ordinato, appunto, dallo stesso Quirino nell’esercizio della carica assunta “dopo” la celebrata nascita del Cristo l’evangelista potrebbe riferirsi al suo primo periodo in Siria quando Roma aveva imposto un giuramento di fedeltà all’impero per assicurarsi la sottomissione dei sudditi

di Erode. Cosicché, rifacendo i conti, Gesù potrebbe essere nato 6 o 7 anni prima di quell’ “anno zero” indicato da Dionigi il Piccolo nel VI secolo stabilendo la cronologia oggi universalmente accettata, su incarico di Papa Giovanni I che intendeva mettere ordine nei calendari di quei tempi. Sino ad allora –siamo nel 525- le datazioni erano più d’una e il monaco Dionigi, riferendosi proprio all’evangelista Luca sull’inizio della predicazione di Gesù, “scelse” l’anno di Roma 753 anche se poi in Oriente il Natale fu indicato nel 6 gennaio (festa dei Saturnali) e in Occidente nel 25 dicembre (in un periodo dedicato alla festa del Solstizio). Il più antico riferimento alla festa di Natale si ha nel 138 quando Papa Telesforo istituì la messa di mezzanotte, anche in questo caso “scegliendo” un’ora simbolicamente tratta dai racconti di Matteo e Luca sull’evento di media notte. Per di pù, calcoli sulla Natività sono stati effettuati prendendo come riferimento la cometa tuttora parte integrante della raffigurazione iconografica del Presepe. Un altro elemento sul quale si sono accese le più diverse e complesse considerazioni sia di tipo astronomico che esoterico così come sull’eclissi che segnò il momento della Crocifissione,


ricalcolato anche da Newton, dando spazio ad ulteriori congetture. Ma, come già detto, il tempo di Cristo non si misura comunque con il nostro, se non per mère ragioni di tradizione, dal momento che il Cristianesimo ha asserito il concetto di infinito nel contesto dell’universo, un altro dei misteri più incomprensibili insieme a quello del dolore, dal momento che nella nostra logica siamo invece portati, per comprenderle, a dare un inizio e una fine a tutte le cose. Semmai, giunti al Terzo Millennio del Cristianesimo, quale senso ha, alla luce di quanto accade nel mondo, il messaggio profetico di Nazaret? E c’è il rischio, per la civiltà cristiana, che si avveri la profezia azzardata da un filosofo cattolico, Sergio Quinzio (di cui ricordo le parole, in un incontro al Premio “Scala”, negli anni ’80, con Domenico Rea, Piero Angela ed Aldo Onorati) “Ma anche la fede, come Cristo, alla fine muore crocifissa, nella storia del mondo”? Certo: Hegel asseriva che sarebbe inutile abbracciare una fede se poi viene a mancare la cosa più necessaria, l’esercizio della virtù. Una virtù troppo spesso negata nel crescendo di violenze, guerre, fame, disperazione in troppi paesi del mondo e a volte anche qui, dietro l’angolo di casa nostra. Ma è altrettanto vero –ed è dimostrato dalla storia- che proprio quando più aggressive sono le vicende che la negano, la fede riaffiora nel cuore degli uomini contro ogni positivismo, giacobino e non, sia nella riconquista della speranza che ne è il più grande fondamento, sia in un nuovo umanesimo che comunque si avvia su un percorso nel quale si può incontrare Dio. Se da troppo tempo il Natale viene vissuto in modo quasi pagano, con una concezione “politeistica” fatta di miti di un materialismo che soffoca ogni spiritualità, è altrettanto vero che la “rivoluzione” del Cristo continua ad essere attuale ed anzi “moderna”. Contro ogni paganesimo ed ogni tentativo di sostituirle la politica, e appunto con l’amore, la giustizia, la carità e la speranza, valori tuttora drammaticamente invocati, nonché contro ogni cultura insufficiente a dare risposte ai bisogni dell’uomo. Ma già in quel primo Natale la filosofia –dai fisici presocratici agli epicureisti- non era riuscita a definire una “divinità” così netta come quella del Dio cristiano (né lo potranno, nei secoli successivi, filosofi,sociologi e politici) mentre nell’ambito sociale la predicazione autentica della pace e dell’uguaglianza fra gli uomini, della solidarietà, del rispetto per le differenze ha ribaltato ogni forma di prevaricazione, come si verificò di lì a non molto per l’impero romano con la sua corruzione morale che cadde –come ebbe a dire Voltaire- quando ebbe più monaci che soldati. Il senso di un Natale da riscoprire è dunque nella semplice rilettura, certamente riferita all’epoca nella quale viviamo, del messaggio di Cristo. Il resto è affidato al mistero e a una Chiesa nella quale c’è posto per tutti, anche per chi pensa d’essersi perduto o si crede fuori da ogni disegno di Dio. D’altra parte –come ha scritto il cardinale Giacomo Biffi- ciascuno di noi porta in sé, aggrovigliati e in tensione, le carezze e i tormenti del dubbio, le speranze e gli smarrimenti, la luce e l’oscurità. E soprattutto le sue contraddizioni, che non lo esimono dal leggersi dentro e dal cercare di guardare “oltre”, non con l’esasperazione ma riconsiderando in una diversa prospettiva ciò a cui non riesce a dare una risposta.


Riflessioni

Follia e scandalo D

TEXT Alessia Biagi

a anni, ho la piacevole abitudine di concedermi il venerdì mattina, per sistemare i capelli e gironzolare per Empoli, facendo gli acquisti della settimana. Da anni, è la stessa persona che cerca, con successo, di domare la mia folta chioma, da anni, io e il mio coiffeur (o parrucchiere, scegliete voi), parliamo del più e del meno, sfiorando i più svariati

Provate a vivere guardando il cielo... argomenti. Con lui mi è capitato, di parlare veramente di tutto un po’ e ormai conosciamo e rispettiamo vicendevolmente le nostre opinioni e convinzioni. Stamani, però, una sua candida affermazione, fatta con naturalezza, come chi parla così di una cosa perché, in quei termini, ne ha sempre sentito parlare, è stata una rivelazione. Mi ha dato la misura, reale e tangibile, dell’ignoranza in cui viviamo noi, che ci professiamo cattolici, o anche solo credenti. L’argomento era dei più scontati (la caduta dei capelli) e per dare forza e chiarezza al messaggio, ha detto: ”Quando un capello cade ad un uomo, niente e nessuno potrà farlo ricrescere, è come un morto, hai mai visto resuscitare un morto?”. Voi di-

Reality

rete, forse, che sono fondamentalista vaticana e che la risposta più immediata doveva essere un semplicissimo e scontatissimo: ”No, nessuno”. Ma il verbo resuscitare, ha una sola collocazione nel mio sistema centrale, nel mio data base, e il suo posto è inscindibile da Gesù. Quindi, con automatica velocità, ho risposto:” Sì, uno sì, Gesù!”. Al che, dopo il primo attimo di sorpresa, dato da quel sì così tempestivo, il mio interlocutore mi ha guardato, quasi con sollievo, dicendo: ”Va bè, ma Gesù è risorto con l’anima, chi l’ha visto, dopo morto, girare in carne ed ossa?”.Credetemi, non è un caso limite, non sto parlando di un ateo che Gesù lo nega, o di un agnostico che di Gesù non si cura. Sto parlando di una persona di buona volontà, cresciuta ed educata in una famiglia mediamente cattolica, che ha seguito il catechismo e ricevuto i Sacramenti e che, a sua volta, li ha scelti per i suoi figli. Noi siamo questo, le nostre chiese sono piene di persone così, non sto giudicando, sto constatando un abisso. L’abisso di non conoscenza di quel Dio, che per noi, opera la salvezza eterna. Gesù è risorto il terzo giorno, il suo corpo è uscito dal sepolcro, il suo corpo ha attraversato i muri e si è manifestato agli apostoli, barricati per la paura. Con il suo corpo, ha parlato, mangiato e bevuto con loro. Follia e scandalo, così viene a vol-

te definita la resurrezione, e non c’è niente di più vero! Risorgere è follia, per un mondo che ha rinunciato a vivere. Con tutta la libertà che ci è stata donata, abbiamo scelto di vivere da schiavi. L’uomo è schiavo del peccato, che non significa che ha scelto di fare come vuole, significa che si ostina a voler vivere, dimenticando chi è. E’ creatura, è figlio di Dio, ha un destino di immortalità; invece ha scelto di vivere pensando di essere una combinazione casuale di cellule. “Sopravvivendo” così, la resurrezione è una follia insopportabile, uno scandalo inaccettabile, che va combattuto ed estirpato. Quell’uomo-Dio che ha sconfitto la morte, quel corpo fattosi pane e nutrimento, presente nell’Eucarestia di tutte la chiese del mondo, viene dimenticato, sminuito, ridicolizzato. Se Gesù è il pane ed è vivo, vuol dire che l’uomo ha fame, ha sete, ha bisogno. Ha bisogno della salvezza e l’uomo non vuole essere salvato, preferisce molto più se stesso a Dio. Nella sua grande stoltezza, non capisce che abbracciando Dio, trova se stesso; trova quell’identità che il mondo gli nega, declassandolo a grumo di cellule. Ma se vi capita di guardare in alto, provate a rimanere in questa posizione, provate a vivere guardando al cielo e non ripiegati e schiacciati verso il basso; scoprirete che la prospettiva di abitarci un giorno in anima e corpo è una follia vera e reale. Una follia in carne ed ossa.


Curiosità

Cuore verde di solennità TEXT Patrizia Bonistalli

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mponente ed intenso, già le popolazioni del passato usano adornare l’abete per la ricorrenza del Natale. Emblema fin da generazioni remote del rinnovarsi della vita in quanto pianta sempreverde, fu identificato dai missionari come segno rappresentativo della Santissima Trinità per la sua forma triangolare. Definito “principe dei boschi”, l’abete è amante

“Di fermezza e di pace.. le tue verdi cime offrono l’amabile immagine” (Ernst Anschutz) della pioggia ed elegante dimora di numerose specie animali. Appartenente all’emisfero boreale, prospera ad elevate altitudini e raggiunge oltre i 50 metri d’altezza, ormeggiandosi tenacemente al terreno. Spunta nella semioscurità, ma per svilupparsi ricerca la luce. In Italia è presente prevalentemente sulle Alpi ed in Toscana cresce spontaneo intorno all’Eremo di Camaldoli, dove tra il XV e XVIII secolo i monaci producono un liquore chiamato “Lacrima d’abeto”. Il suo predecessore natalizio è la quercia, prescelta dagli antichi popoli germani che usavano appendervi pietre colorate, fiocchi e frutti; nel periodo pre-cristiano si compie il rito propiziatore d’incendiare un ciocco di quercia,una metafora del sacrificiodi immolazione per la salvezza dell’umanità. In alcune regioni d’Italia, ancor oggi un ceppo di quercia asperso di acqua benedetta viene acceso la notte di Natale. Tuttavia, l’abete è l’albero a cui è associata da epoche arcaiche una profonda valenza “magica”; gli Egizi lo ritengono pianta della Natività sotto cui è nato il dio di Biblos; i Greci

l‘onorano come albero sacro di Artemide, protettrice delle nascite; gli antichi sacerdoti Celti lo venerano come simbolo di lunga vita. Ufficialmente, pare sia stato addobbato in Germania il “primo albero di capodanno”: una cronaca di metà ‘500 riporta guarnizioni fatte sull’abete con fiori di carta e con frutta varia. A poco a poco, la tradizione di decorarlo si estende dalla Germania al resto d’Europa, dove già in alcuni paesi i rami vengono usati per disporre le corone dell’Avvento. I cattolici la ritengono usanza protestante, fin quando dopo il Congresso di Vienna gli ufficiali prussiani concorrono alla diffusione. Giunta a noi verso fine 1800, in un compiuto fondersi di tradizioni cristiane e pagane, l’usanza dell’albero di Natale è universalmente accolta anche nel

mondo cattolico. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II, s’introduce la consuetudine di allestire un enorme albero di Natale in piazza san Pietro. L’abete bianco, negli ultimi tempi rimpiazzato dal più resistente abete del Caucaso, o dal più economico abete rosso, è il più alto tra gli alberi di Natale. Che si scelga d’adornarlo con frutti, biscotti allo zenzero, pasta di sale piuttosto che con fregi lucenti, candeline e personaggi, l’abete troneggia di anno in anno nella sua veste rappresentativa. Non più dunque ceppo incendiato, ma vivo abbraccio cosparso di spruzzi d’argento e d’oro. I suoi aghi solitari agghindati di nastri e miniluci; sulle foglie persistenti lo scintillio di palline di vetro; ai piedi del suo manto deposte le nostre attese. Reality


Curiosità

Scrivi che ti scruto

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hi non ha apprezzato l’unicità ed il pregio dei “codici miniati” a noi pervenuti grazie all’opera di laboriosi monaci amanuensi? Stavolta ci occuperemo dell’arte dello scrivere, elemento d’appartenenza delle culture d’ogni tempo. Un po’ di storia non guasta. In Oriente la calligrafia era considerata vera e propria forma d’arte: in Giappone, la scrittura ‘shodo, era addirittura una pratica di perfezionamento interiore, capace di trasmettere attraverso la ripetitività del gesto il pieno controllo della mente.

TEXT Carla Cavicchini

la carta bianca. Non a caso lo scrivere, dopo l’apprendimento, diventa sempre più legato alla personalità di chi scrive. Il nostro sistema nervoso è in grado di apprendere e memorizzare comportamenti ed esperienze passate e, nel tempo, l’individuo che scrive non dà importanza alla forma ma al contenuto. Ecco quindi che scrivere diventa un riflesso condizionato capace di coinvolgere gran parte del nostro sistema nervo-

analizzano la scrittura come mezzo di comunicazione per individuare le difficoltà grafomotorie, disgrafie, cercando di andare alle cause dei disturbi nel modo di scrivere. Il compito del grafologo è anche quello di determinare il legame tra il fatto fisiologico, cioè la manifestazione esterna, e il fatto psicologico: il sentimento. Questo permette di individuare quei tratti “tipici e speciali” che lo scriven-

so, attraversando anche i centri della personalità e le zone dove hanno sede le nostre sollecitazioni emotive. Ed è proprio dalla decodifica dei tratti grafologici che riusciamo a mettere in luce le tendenze innate, attitudini ed aspetti più nascosti e profondi dello scrivente. Anche i ricordi più spiacevoli, insopportabili, legati al passato che magari l’individuo tende a rimuovere, emergono inconsciamente accompagnati da tutti i relativi e consequenziali segnali grafici che possono rilevare problemi psicologici. Ecco allora che tale movimento espressivo rappresenta lo specchio di una personalità specifica, unica e peculiare. Una sorta di tratto distintivo, un marchio, un’impronta, una firma. Nella corrispondenza grafica ‘salta’ fuori la personalità con inclinazioni, carattere, temperamento. Nelle università studi specifici

te, anche se lo volesse, non sarebbe in grado di eliminare, in quanto talmente automatizzati da sfuggire al controllo volontario e quindi destinati e riaffiorare ineluttabilmente. E’ pur vero che, secondo il percorso esistenziale dello scrivente, la calligrafia cambia, mettendo in luce le modificazioni del nostro essere. E se i corsi di “bella calligrafia” sono in grande auge, è interessante sapere che studi recenti hanno dimostrato come i malati di tumore ed altre malattie risentono di alterazioni particolari nella scrittura e i medici, analizzando tali fenomeni, possono offrire maggiori possibilità di guarigione al paziente. Tra le curiosità segnaliamo che tutti noi, in momenti di grande stress, confusione mentale, disturbi della personalità ed altro, cambiamo i nostri caratteri abituali nello scrivere, accelerando la

Una grafologa ci svela i segreti della personalità Per gli antichi egizi, la scrittura geroglifica, rappresentava, oltre ad un modo immediato di trasmettere concetti elaborati tramite una chiave simbolica, una funzione ornamentale. Addirittura la sua qualità estetica lascia esterrefatti chiunque la guardi anche dopo millenni. Tra i popoli arabi le scritte ebbero un ruolo ornamentale importantissimo e, a causa del divieto religioso di rappresentare figure umane, nacquero i celeberrimi arabeschi, ovvero la stilizzazione di lettere alquanto elaborate. Oggi la grafologia è un valido ed efficace strumento per far emergere i messaggi dell’ io (intimo e scientifico) più profondo e nascosto della nostra personalità, tanto da renderli palesi e manifesti alla coscienza. Non a caso i “professionisti del segno”, i grafologi tanto per capirci, spesso e volentieri operano per le forze dell’ordine nelle perizie calligrafiche alla ricerca dei falsi, in atti testamentari, documenti, assegni, nonché attraverso l’analisi di lettere o biglietti scritti sotto dettatura forzata. Se noi profani notiamo l’armonia in una lettera, l’occhio clinico – invece - scova una miniera di indizi su chi ha vergato il foglio. Dalla scrittura - la grafologia è una scienza - si capiscono le principali peculiarità d’una persona quali l’indole ed il carattere, attraverso appunto vocali e consonanti poste sulReality


grafia, oppure scrivendo in modo poco leggibile. Durante una delle conviviali Lions “Ferruccio Busoni”, è stata ospitata una nota grafologa, Susanna Bernabei (da tempo a stretto contatto con professionisti per stilare relazioni peritali) capace di esprimere in modo chiaro, divertente ed assai curioso, le meraviglie della grafologia attraverso firme celebri. Il condottiero Napoleone Bonaparte, in momenti stressanti, alterava non di poco l’abituale modo di esprimersi. La sua grafia alquanto svolazzante “a mantello”, rivela un carattere inquieto, mentre il punto posto alla fine della frase ne segna la figura categorica. Giuseppe Garibaldi sotto la firma pone invece una piccola onda: indice di democraticità. La scrittura di Benito Mussolini è molto angolosa: viene fuori la testardaggine che sembra dire“ Io….,tu, e poi gli altri”. L’autografo (possiamo dire così?) di Giulio Andreotti è piccolo, il nome presenta una costruzione oscura, forse illeggibile. Il cognome invece traduce il pensiero in azione (colui che ottimizza e riflette molto), restando tuttavia una personalità particolarissima. Se Lady ‘D’, l’indimenticabile Diana, si adattava invece molto, non è certamente la firma di Vittorio Sgarbi ad adagiarsi. Quest’ultimo scrive in maniera spigolosissima, angolosa. Gran permaloso, denota fortemente aggressività “e sembra dire”: “Io sono!” In George Bush traspare invece uno spirito passionale, energico, con fiducia ostentata verso il futuro. Il modo di presentarsi del Pontefice Giovanni Paolo II simboleggia la forza di grande comunicatore. Non si arrende, è energico e rigoroso. Deve modificare, sistemare faccende importanti, e prova ne è la scrittura ben allineata. Chi si sottolinea invece è un gran presuntuoso e, chi scrive grand, si sente ‘grande’, poiché la scrittura piena è invasiva. Chi invece lascia molti spazi, ha giudizio poiché riflette e non poco. Se poi la persona - prosegue la nostra grafologa si firma con lo pseudonimo, denota grande personalità. Però nome e cognome non bastano: ci vuole il testo per capire maggiormente l’individuo. Dal modo di scrivere si rivela anche il carattere, la sua forma psico-fisica, le capacità intellettive, l’orientamento scolastico, persino la morbosità di chi si presta al gioco. “I segni nella scuola italiana sono 82 - prosegue la bella e gentile studiosa - se si ‘occupa’ il lato sinistro, viene fuori il nostro passato, il rapporto con la madre, ma anche l’egoismo ed il narcisismo. Il lato destro invece è il presente rivolto al futuro. Questo riporta al padre, ed anche al nostro altruismo, alla nostra attività e aggressività. La scrittura sessuale in genere è più ‘bassa’: quella alta riflette il misticismo, mentre la zona inferiore racconta l’inconscio. Prima abbiamo detto degli ‘angolosi’ che sono aggressivi: orbene, se lo sono troppo diventano invece alquanto disponibili. La scrittura tonda invece è priva di difese. Chi scrive attaccato è una persona dai grandi ritmi, si dà da fare e agisce impulsivamente. Entrando nei dettagli, il modo di apporre la ‘t’ rappresenta la volontà, la ‘f’ invece la sintesi dell’attività professionale, affettiva e sessuale. Chi non mette i puntini (sulla ‘i’ ) è persona impaziente, e…siamo in fondo, la ‘g’, racconta la nostra sessualità. Già, la parte più bassa, precisamente, descrive il nostro erotismo o il nostro torpore sessuale. Via di corsa adesso a provare la lettera...’G’, ma attenti! Non si diventa “latin - lover” ‘gonfiando’ il carattere…


Curiosità

La solitudine di un matematico incompreso TEXT Talisa Tamburini

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a di moda la matematica, tra i libri più venduti in vista del Natale 2008 c’è il coinvolgente La solitudine dei numeri primi. Ovvero l’11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43, che sono divisibili soltanto per 1 oppure per se stessi; che stanno anche vicini, ma separati da un (altro) numero. Nel romanzo di Paolo Giordano, si racconta di un bambino e una bambina diversamente abili. Regalatevelo, e passerete buone feste.

Il misconosciuto Alan Turing inventò il computer e vinse la seconda guerra mondiale Se invece con l’anno 2009 avete in mente di cambiare il computer, aspettate. Nel corso del prossimo anno vedrà la luce il computer quantistico, secondo le indiscrezioni di un congiunto team di scienziati del National Institute of Standards and Technology, a Boulder, in Colorado, e dell’University of California, a Santa Barbara. Peraltro, si sospetta che in qualche laboratorio siano già all’opera prototipi del computer quantistico, per i servizi segreti cinesi. L’apparecchio non è un’evoluzione di quello usuale, ma una macchina completamente diversa. Di cui – stando a quelli sperimentali, oppure agli emulatori - conserva soltanto una tastiera e forse lo schermo. Per esemplificare, funziona non con i bit (la sequenza di uno e zero, fino a formare l’algoritmo di un programma), ma con i qubit, abbreviazione di Quantum bit. Un particolare è che le leggi della meccanica quantistica sono notevolmente diverse da quelle delle fisica, a cui siamo abituati nella vita di tutti i giorni. La prima trasmissione di tutta l’informazione possibile da una particella a un’altra, fu eseguita nei laboReality

ratori dell’Università La Sapienza di Roma, nel 1997 e da allora la ricerca non s’è più fermata. Ma tali performance con i quanti erano state intuite settant’anni fa dal matematico inglese Alan Turing, misconosciuto inventore del computer, la cui esistenza è stata romanzata nel film Enigma, per ciò che riguarda la realizzazione del primo computer: fondamentale – più delle bombe atomiche, più delle battaglie – per vincere la Seconda guerra mondiale contro Hitler. Eppure Turing non veniva preso in considerazione dai colleghi: forse era troppo avanti, di certo aveva un aspetto alquanto trasandato. Così preferì dedicarsi alle macchine, che non hanno umanità. E inoltre, per le questioni di guerra, l’attenzione – e le risorse ci sono sempre. Specialmente quando, all’inizio degli anni Quaranta, il

conflitto mondiale volgeva al peggio per gli alleati. Infatti le forze del Terzo Reich stavano spadroneggiando i carrarmati Panzer nei combattimenti a terra, i cacciabombardieri Stukas in cielo e i sommergibili U-Boot nei mari. Anche perché agivano in sinergia con un sistema segreto di comunicazioni soprannominato Enigma, capace di un miliardo di combinazioni. Funzionava mediante una tastiera, in cui si batteva il messaggio: dopodichè un complicato sistema faceva girare 26 rulli, avanti o indietro, per una serie sconfinata di combinazioni, creando messaggi con una chiave ogni volta diversa. “Inattaccabile”, si erano vantati i tedeschi fin dal 1938. Bisognava fare qualcosa, e fu interpellato anche Turing. Dovevano essere proprio alla disperazione gli inglesi, per consentire che nell’operazione Ultra, Alan – per sua richiesta - avesse accanto a sé maestri di scacchi ed esperti di cruciverba, oltre ad altri matematici. Come affrontò il problema della decifrazione? Con l’idea geniale di un calcolatore, programmabile con un algoritmo per svolgere un determinato compito: calcolare le varie combinazioni di lettura. Nella primavera 1940 ecco il risultato concreto: nella famosa battaglia di Londra avviene la prima sconfitta aerea tedesca. Infatti l’aviazione inglese la Raf (Royal Air Force) era a conoscenza dei piani d’attacco della Luftwaffe nazista. Va anche detto che gli inglesi furono poi furbi a giustificare la vittoria mettendo in giro voci di tradimenti tra le forze dell’Asse, non attribuendo il merito a una scoperta propria. Inoltre, sempre per non far scoprire la decifrazione, la marina di Sua Maestà non esitò a far affondare da un proprio sottomarino - nell’ottobre 1942, al largo di Palermo - il piroscafo italiano Loreto, partito da Tripoli con a bordo 400 prigionieri dell’India che avevano combattuto tra le forze alleate. “Se avessero co-


nosciuto il segreto di Enigma – si rallegrarono i nazisti – gli inglesi avrebbero risparmiato l’imbarcazione”. Cosicché i tedeschi continuarono ad usare il codice fino al 1945 e pertanto dopo gli aerei, fu la fine dei sottomarini. mentre a sgominare le forze armate di terra pensò in Russia il generale inverno, e poi lo sbarco degli Alleati in Normandia. Ebbe soltanto pochi onori, il genio solitario Turing. Ora è addirittura quasi dimenticato, anche perchè nel 1954 - a 42 anni – fu trovato morto: forse si suicidò per una scabrosa vicenda privata, probabilmente venne eliminato perché costituiva un rischio per la sicurezza dei servizi segreti. Eppure gli viene riconosciuto il merito di aver aperto la strada al computer, ora personal computer, prossimamente computer a quanti. Nelle immagini: il matematico inglese Alan Turing, e l’elaboratore programmabile da cui ha avuto origine il computer.


Edizioni: Titivillus

Stefano Vestrini è nato nel 1962 a Firenze, dove vive. Da alcuni anni affianca alla professione di avvocato civilista, la passione per la scrittura. «Improvvisamente Chiara mi prende la mano e la stringe con forza, poi alza lo sguardo e si volta verso di me, come faceva da piccola. Ed io vedo che piange con gli occhi, mentre un sorriso d’infinita dolcezza le fiorisce sulla bocca.»

Andrea Bartolucci Gli opifici della vanità

Edizioni: Ecofor service/Forti holding

RACCONTO

novità editoriali assolutamente da possedere

booking a book

Stefano Vestrini Un chicco d’uva

FOTOGRAFIA L’artista entra in fabbrica e vi scopre una bellezza inaspettata: è ciò che ha fatto Andrea Bartolucci, fotografo toscano che ha dedicato un volume all’attività produttiva del comprensorio del cuoio, ritraendo con un originalissimo sguardo poetico le macchine industriali, i processi di lavorazione, i materiali e persino gli impianti di depurazione del nostro territorio.

Orio e Paola Ciferri Sculture galleggianti. Anatre e altri uccelli da richiamo

NATURA

Edizioni: Formagrafica

Gli stampi da richiamo, quei deliziosi modelli galleggianti in legno di volatili utilizzati nella caccia e oggi soppiantati da riproduzioni in plastica, sono i protagonisti di questo libro, pieno di informazioni curiose e fotografie che vi stupiranno se saprete apprezzarne il valore estetico e in un certo qual modo artistico e tutto il fascino di oggetti che vengono dal passato.


Paola Martini Colori del Tempo - Racconti Edizioni: Ibiskos Risolo

In questo volume si intrecciano due racconti che restituiscono, ciascuno a suo modo, il gusto dello scorrere del tempo. Da un lato “Villa Gina”, titolo omonimo della dimora storica di San Romano (Pisa) e casa della famiglia Martini che rievoca all’autrice un mondo lontano per abitudini e stili. Dall’altro “Maremma”, legato idealmente al primo racconto ma che si sviluppa poi autonomamente grazie alla forza di una storia d’amore e di passione nel magico scenario di paesaggi maremmani. Il filo conduttore che tiene insieme i due racconti non è soltanto il tema dello scorrere del tempo, ma anche quello di romanzare la propria vita autobiografica così da incuriosire continuamente il lettore.

POESIA RACCONTO Daniela Bianconi Arabesque

“ A Caccia Natura…lmente” Un titolo curioso, dirà qualcuno. E’ vero, ma mi serviva per esprimere due concetti cui tengo molto: “Natura…lmente” per giustificare la voglia, la spontaneità, la logica di questa esperienza per chi ne è appassionato veramente. “Natura…lmente” perché la caccia non è uccisione, sfruttamento, cattiveria… è un modo sano per conoscere e godere la Natura, viverla da vicino, amarla, rispettarla, ammirarla. Perché è proprio la Natura in fondo l’elemento chiave della nostra vita, anche se tutti noi facciamo di tutto per ignorarla.”

RACCONTO

Ronit Dovrat Occupation. Sei fotografi israeliani Edizioni: Lineadaria

FOTOGRAFIA

Edizioni: La Versiliana Editrice

Cesare Ricciarelli A Caccia Natura…lmente

Edizioni: La Versiliana Editrice

Arabesque... Un suono più dolce, raffinato, suadente, per dire intrico (termine italiano duro e irsuto!) segno ripetitivo, complesso e contorto tipico dell’iconografia araba, che si dipana e snoda riprendendo sempre da capo, all’infinito. Così la vita, nelle sue storie, negli eventi, nei percorsi d’amore, all’infinito. E l’ultimo ghirigoro sembra sempre quello più affascinante, unico e interminabile, finalmente diverso (…) Così si sublima l’amore terreno in un’energia straordinaria che alimenta con linfa e vis l’uomo affinché possa sostenere le sue magnifiche imprese, fare scoperte, intraprendere viaggi in quel rapporto quasi vampiresco in cui lui tanto prende e molto meno dà. Così la storia, apparentemente fatta dagli uomini va perennemente avanti, da sempre, in un infinito, magnifico, inquietante, delirante, arabesque.

In questo volume lo sguardo disincantato di sei fotografi israeliani passa attraverso l’obiettivo della macchina, colpisce la durissima realtà di un paese sotto assedio, cerca di coglierne l’essenza oltre l’immagine e di rifrangersi nella coscienza del mondo. Più che una raccolta di scatti, Occupation è una freccia scagliata oltre il confine artificioso delle contrapposizioni, un dardo che si propone di scalfire i pregiudizi che assediano il medioriente, facendo centro nel cuore e nella mente di chi glielo permetterà.

la vetrina di Reality


Lirica

La vita e la scena di Maria Luigia Borsi

D

TEXT Margherita Casazza e Patrizia Bonistalli

elicata ed appassionata, dà il benvenuto alle nostre domande ricreando l’opportunità per offrire omaggio alla rivelazione profonda che ha distinto la sua vita: la musica. Come nasce la passione di Maria Luigia. La musica si addentra dentro di lei fin dall’infanzia, un impulso colto inaspettatamente come un girasole fuori dal campo; in ogni stagione della vita si manifesta costantemente, come segno che assiduamente la carpisce, poiché in realtà si sta schiudendo dentro di lei. Sin da bambina l’opera musicale diviene ricerca, testimonianza, simbiosi in un binomio indissolubile: celermente, si svela la

Suprema e sottile ad incidere nell’interiorità sua dote vocale immensa. Eventi e incontri particolari che hanno distinto il suo cammino ed ispirato la sua carriera. Maria Luigia accoglie e sostiene con umiltà la grande sfida della vita, lasciandosi guidare dall’intimo sentire e dalla reverenza per la musica. Incontra personalità illustri, che l’accolgono, le trasmettono il loro sapere e la conducono nell’infinito musicale. Tra i molti richiama con affetto: Maria Billeri, una guida e un’amica stimatissima; il maestro Muti, e la sua volontà di trasmettere ai giovani la propria eredità musicale; la breve ed incisiva collaborazione con il maestro Viotti, il cui sguardo e respiro sono stati sufficienti affinché intenzioni ed emozioni giungessero potenti e dritti al segno. A sostegno di tale cammino vi è la sua famiglia, presenza imprescindibile nel percorso impegnativo di Maria Luigia. Il significato di cantare in grandi teatri, con illustri interpreti e maestri. Maria Luigia percorre il suo itinerario con semplicità e tenacia, valori Reality

Foto di Brad Repp

trasmessi dalla famiglia ed imperativi nella sua vita. Il congiungersi alle più gloriose celebrità, con cui calca le scene dei maggiori teatri mondiali, diviene fondamento per la sua carriera nonché aiuto concreto per la sua affermazione. Lasciandosi costantemente guidare dalle proprie sensazioni interiori, suggella legami ricchi di significato in termini artistici e, particolarmente, umani. Diplomata al Conservatorio di Livorno sotto la guida del soprano Lucia Stanescu, trionfatrice di prestigiosi concorsi

nonché del titolo internazionale di “Miglior Cantante lirico dell’anno 2002”, Maria Luigia custodisce un repertorio operistico in ruoli principali. E’ Liù in Turandot; Violetta in La Traviata, all’inaugurazione del Teatro La Fenice di Venezia; Micaela in Carmen; Mimì in La Bohème; Elena in I Vespri siciliani. Attiva inoltre in ambito concertistico, è ospite costante in concerti di spessore internazionale a fianco di Carreras e Bocelli. Di freschissima data la “standing ovation” ricevuta per la sua interpretazione nel trionfale


Foto di Piero Cavagna

concerto “Le Donne di Giacomo Puccini”. Una consistente prossima stagione teatrale e concertistica l’attende in vari Paesi. Alcuni la definiscono “incisiva vocalmente, con tocchi di rara delicatezza e teatralmente appassionata”. Interprete egregiamente coinvolta, la sua voce è sigillo che esce dal cuore, dettato da sentimenti, intriso di mitezza. Il canto s’imprime Foto di Michele Crosera

inconfondibile, con tocchi d’intensità esclusiva. Il timbro scandisce un tempo che si promette indimenticabile: mentre avvolge in una pienezza trascinante, s’imprime lieve in un fluire spettacolare. Come coincidono il lavoro e la vita personale. La famiglia è essenza inscindibile; il lavoro è in gran parte condiviso con il marito, l’acclamato violinista Brad Repp, con cui sta attualmente condividendo il progetto “Fantasie Pucciniane”. L’impegno di Maria Luigia si svolge in consonanza e fusione con i suoi affetti. Foto di Vito Mastrolonardo


Teatro

Appuntamenti da non perdere N

TEXT Maurizio De Santis / PHOTO FTS

ella piccola realtà di Santa Croscosso un grande successo presso crocese, a partire da Giulio Scarpati ce sull’Arno esiste e prospera un al Verdi domenica 14 Dicembre col il pubblico di Santa Croce sull’Arno, gioiello della cultura teatrale itasuo Troppo Buono, spettacolo di che dimostra di essere un uditorio liana, il Teatro Verdi, avamposto del dai gusti raffinati. musica e parole in cui l’attore parlerà teatro in provincia, che propone al Lo scorso 25 novembre è andato in di attualità e si confesserà con leggesuo pubblico sempre nutritissimo un scena Passaggio in India, commedia rezza e ironia, accompagnato da un ventaglio di spettacoli di alto livello di Shanta Rau, a opera del Teatro musicista che sarà presente in scena con attori di primo piano nel al suo fianco. panorama nazionale, grazie Per chi ama solo i classici da Un programma denso e all’impegno della Fondazione non perdere la nuova messa importante per un teatro gioiello in scena di Sei personaggi in Toscana Spettacolo. Anche quest’anno è partita cerca d’autore di Pirandello dello spettacolo italiano puntuale la stagione di procurata da Giulio Bosetti con sa 2008/2009 e ha già visto la sua Compagnia del Teapassare sul palcoscenico del Teatro Metastasio, compagnia Sandro Lomtro Carcano, che sarà a Santa Croce Verdi la compagnia del Teatro degli sull’Arno giovedì 15 gennaio. bardi, incentrato sul viaggio di due Incamminati del Friuli Venezia GiuAngela Finocchiaro tornerà domenidonne inglesi in India, alla ricerca di lia, che ha messo in scena il 18 noca 25 gennaio con Benneide 2, veruna vera comprensione della cultura vembre la celebre Vita di Galileo di sione rivista e aggiornata da Stefano indiana e delle sue tradizioni. Bertold Brecht. Lo spettacolo, per Benni del suo memorabile BenneiI prossimi spettacoli in programma la regia di Antonio Calenda e interde, in cui con ironia, si cerca di racvedranno una serie di nomi prestipretato da Franco Branciaroli, ha ricontare il tempo presente attraverso giosi calcare il palcoscenico santa-

Morire da ridere

Reality

Vita di Galileo

Miseria e Nobiltà


R

Sei personaggi in cerca d’autore

favole, invettive, brevi liriche e lucide cronache amalgamate dalla bravura dell’attrice. Il 5 febbraio si continua con l’ormai classica Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta interpretata da Francesco Paolantoni; seguirà Paolo Poli con i Sillabari di Goffredo Parise: lo spettacolo, secondo la maniera consue-

Benneide 2

ta di Paolo Poli, amalgamerà il testo con le canzonette degli anni ’40 e ’60, specchio del tempo in cui sono ambientati i personaggi dei Sillabari. Il Teatro popolare d’arte – officine della cultura porta in scena Nicola Rignanese in Morire dal ridere o sui fantasmi del palcoscenico, una piece divertente che invita a far riflettere

È troppo buono

La commedia di Candido

sul lavoro dell’attore e sul complesso mondo del teatro, in programma per il 20 marzo prossimo. Chiude la stagione il 31 marzo Ottavia Piccolo che inscena La commedia di Candido, uno spettacolo divertente su temi molto seri, una favola ambientata nel Settecento tra filosofi e parrucche ispirata al Candide di Voltaire.

Reality


Teatro

Tre teatri per serate di grande spettacolo TEXT&PHOTO Andrea Berti

È

una 14° edizione eclettica, stravagante, divertente e allo stesso tempo rigorosa, formale, raffinata e variegata nelle forme (e nei contenuti) quella portata sul palcoscenico dal Teatro Comunale di Pietrasanta gestito dalla Fondazione La Versiliana, dal Teatro Politeama di Viareggio con l’assessorato alla Cultura e il Comune e dal Teatro Olivo di Camaiore con la Fondazione Camaiore che rinnovano, anche in questo 2008-2009, una tradizione ormai

Ventitré notti di grande spettacolo con i Teatri della Versilia consolidata e affermata nel panorama culturale e dell’intrattenimento della Toscana: un cartellone teatrale unificato. Tre città e tre storici teatri della Versilia uniti insieme nel segno della cultura e dello spettacolo. A goderne il pubblico che ha dimostrato di apprezzare la formula “3 teatri - 1 abbonamento” e che dal 20 novembre fino al 27 aprile (inizio spettacoli 21,15), per 6 mesi, potrà gustarsi il ricchissimo carnet di spettacoli animato dalle straordinarie performance dei grandi interpreti del teatro e star

della tv e del cinema, Alessandro Haber, Vincenzo Salemme, Benedicta Boccoli, Zuzzurro e Gaspare, Vanessa Gravina, Chiara Noschese, Corrado Tedeschi, Katia Ricciarelli, le “Iene” Luca e Paolo a Enzo Iacchetti accompagnati dalle migliori compagnie italiane. Tra le regie il Maestro Giorgio Albertazzi, Armando Pugliese, Saverio Marconi e Furio Bordon. Un cartellone di qualità (la direzione artistica è affidata per tutti e tre i teatri a Simone Martini) che punta sulla freschezza della commedia d’autore, brillante, sentimentale, riflessiva, a volte disobbediente di Cechov, John Buchan’s, Jerome Kity, Jean Marie Chevret, Neil Simon, Garinei e Giovannini, August Strindberg per citarne alcuni, e sulla freschezza degli evergreen di generi immancabili come il balletto portato in scena dal Balletto di Mosca al tango inossidabile e caldo del signore della danza Raffaele Paganini, l’operetta Made in Italy della Compagnia Italiana, e il musical con la Compagnia della Rancia. 22 gli spettacoli in abbonamento (8 al Comune di Pietrasanta, 7 al Teatro Politeama di Viareggio e al Teatro Olivo di Camaiore. Informazioni abbonamenti, singoli spettacoli, orario, acquisto biglietti rivolgersi a: Comunale Pietrasanta Tel. 0584 795511 e Fondazione La Versiliana Tel. 0584 795565 – 795523 (vendita biglietti dal giorno precedente lo spettacolo oppure circuito ticketone); Politeama

Viareggio per abbonamenti Villa Paolina Via Machiavelli, 2 Tel. 0584 966339. Vendita biglietti (dal giorno precedente) spettacoli Teatro Politeama 0584-962035; Teatro dell’Olivo Tel. 0584 981381 (due ore prima dello spettacolo) e Versilia Vacanze - Lido di Camaiore, Lungomare Europa, 188 - Tel. 0584 619479 tutti i giorni dalle 10 alle 12,30 e dalle 16 alle 19 (chiuso sabato pomeriggio, domenica tutto il giorno e lunedì mattina) oppure box office “Tuttoeventi” e stazione ferroviaria Pietrasanta oppure prenotazione online a HYPERLINK “http:// www.bookinshow.com” www.bookinshow.com). Una stagione che partirà ufficialmente il 20 novembre dal Teatro Comunale di Pietrasanta con “Platonov” il “dramma senza titolo” di Anton Cechov con Alessandro Haber per chiudersi il 27 aprile al Politeama di Viareggio con la commedia musicale di Enzo Iacchetti “Giacomo Casanova”. In mezzo, in sequenza: la commedia di Garinei & Giovannini “Il Giorno della Tartaruga” (Politeama, lunedì 24 novembre) portata in scena dalla Compagnia della Rancia per la regia di Saverio Marconi con Chiara Noschese e Christian Ginepro; “Sunshine” (Olivo, venerdì 5 dicembre) per la regia di Giorgio Albertazzi con Sebastiano Somma e la bella Benedicta Boccoli; la com- m e d i a agra di Carole Greep


Teatri della Versilia - Da sinistra Simone Martini, Maria Vecoli, Ciro Costagliola e Massimiliano Simoni

“Adorabili Amici” (Comunale Pietrasanta, mercoledì 10 dicembre) con Ettore Bassi, Laura Lattuada, Alessandra Raichi e Massimiliano Vado; Raffaele Paganini e il Balletto di Milano in “Amor de Tango” (Politeama, lunedì 15 dicembre); due operette “Ballo al Savoi” (Olivo, domenica 28 dicembre) e “Al Cavallino Bianco” (Olivo, domenica 4 gennaio) portate sul palcoscenico dalla prestigiosa compagnia italiana di operetta con l’interpretazione di Umberto Scida, Elena D’Angelo e Armando Carini; “La Panne ovvero La Notte più bella della mia vita” (Comunale Pietrasanta, giovedì 8 gennaio) con Gianmarco Tognazzi e Bruno Armando; l’hip hop di “Ice Storm” con l’associazione viareggina Blound Dancing Girl&Boys/ Crazy Dance Company (Politeama, lunedì 12 gennaio. Fuori abbonamento); la commedia filiale ed ironica “Un Giardino di aranci fatto in casa” (Comunale Pietrasanta, mercoledì 14 gennaio) con Gianfranco D’Angelo e Ivana Monti; il mitico balletto “Lo Schiaccianoci” (Politeama, martedì 20 gennaio) del Balletto di Mosca danzato sulle musiche di Ciaikovskij; l’ironico “I 39 scalini” (Comunale Pietrasanta, lunedì 2 febbraio) tratto dal giallo di John Buchan con Franco Oppini, Nini Salerno, Barbara Terrinoni e Urbano Barberini; la commedia di successo planetario “Caro Bugiardo” (Comunale Pietrasanta, martedì 10 febbraio) con Anna Mazzamauro e Corrado Tedeschi; l’one man show scritto, diretto e interpretato da Vincenzo Salemme “Bello di Papà” (Pietrasanta Comunale, martedì 17 febbraio); la coppia storica del teatro italiano Gaspare & Zuzzurro assieme a Eleonora D’Urso con l’opera cechoviana “Scherzi” (Olivo, giovedì 19 febbraio); Katia Ricciarelli in “Gloriosa” (Politeama, lunedì 2 marzo); “La Signora Giulia” con Vanessa Gravina ed Edoardo Siravo per la regia di Armando Pugliese (Olivo, lunedì 9 marzo); Paola Gassman in “L’appartamento è occupato” (Olivo, mercoledì 18 marzo); l’esilarante accoppiata de “Le Iene” Luca e Paolo in “La Passione secondo Luca e Paolo” (Politeama, giovedì 19 marzo); “Le Ultime Lune” scritto e diretto da Furio Bordon con Gianrico Tedeschi, Marianella Laszlo, Walter Mramor (Comunale Pietrasanta, martedì 24 marzo); “I Ponti di Madison County” (Olivo, martedì 7 aprile) tratto dal celebre romanzo di Robert James Walzer con Paola Quattrini e Ray Lovelock con regia firmata da Lorenzo Salvati e il musical dei musical “A Chorus Line” (Politeama, domenica 8 aprile). 23 notti di grande teatro per una nuova esaltante stagione de “I Teatri della Versilia”.



Talenti

Un sogno che diventa realtà S

TEXT Gloria Nobile

anminiatese di San Donato Pamela Buggiani ha debuttato al Teatro Manzoni di Monza il 13 novembre nel musical Peter Pan, ispirato al celebre romanzo di James Matthew Barrie e diretto da Maurizio Colombi, con le musiche di Edoardo Bennato.

L’avventura di una giovane ballerina sanminiatese con tanti sogni nel cassetto Pamela, nata nel 1984, è sempre vissuta a San Donato con i genitori Irene e Marcello e il fratello Marco, qui si è diplomata al Liceo scientifico e ha frequentato corsi di ballo non professionista presso un’associazione culturale, cimentandosi soprattutto nella disco dance. La passione per la danza la spinge a tentare nel 2005 i provini per esser ammessa alla scuola-reality di Maria De Filippi Amici, ma viene scartata. La sua avventura ha inizio nel 2006

quando Pamela tenta per la seconda volta il provino e, nonostante alcuni insegnanti facciano notare la sua mancanza di tecnica, viene ammessa in virtù del “suo talento naturale e della forte presenza scenica”. È però un’ammissione con riserva: la giovane aspirante ballerina dovrà dimostrare nell’arco di tre settimane, di aver appreso le capacità tecniche necessarie per continuare a partecipare alle lezioni della scuola di Amici. La sua avventura televisiva si conclude dopo poche puntate, questa breve esperienza le apre però un’importante occasione: l’insegnante e coreografa di danza Hip Hop di Amici, Maura Paparo, convinta del talento della giovane, le offre una borsa di studio per frequentare la sua scuola Centro danza a Milano. Così Pamela approda da San Donato a Milano, dove per mantenersi lavora come barista e svolge le pulizie nella scuola. Nel primo anno di corso fa grandi miglioramenti,

ma è il secondo anno ad essere determinante per la sua maturazione come ballerina. Grazie ai grandi progressi ottenuti e alle buone capacità canore Pamela è stata scelta per interpretare uno dei due gemelli fra i cinque bambini sperduti che, insieme a Peter Pan, popolano l’Isola che non c’è. Oggi Pamela realizza il suo sogno e sale il primo gradino di quella che appare essere una promettente carriera di ballerina.


Cinema

Festival Internazionale del Film di Roma

“L’

TEXT&PHOTO Andrea Cianferoni

Uomo che ama” della regista Maria Sole Tognazzi, figlia del grande Ugo Tognazzi, ha aperto la terza edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Un film intimista sull’amore visto con gli occhi di un uomo - Pierfrancesco Favino - che si

Si è conclusa la terza edizione che ha assegnato il Marc’Aurelio d’Oro alla Carriera alla grande Gina Lollobrigida e all’attore americano Al Pacino sveglia al mattino piangendo per il dolore che prova a causa della separazione dalla propria donna. Monica Bellucci, protagonista della pellicola targata Medusa insieme a Ksenia Rappoport, nel film è una donna che all’apparenza ha tutto: lavora, viaggia, ha un’ottima

Reality

posizione sociale e ed economica, ma sente la mancanza di un figlio. In più l’uomo che l’amava ora non l’ama più. All’inaugurazione del festival la Bellucci era presente con il suo grande amore, ormai da dieci anni, Vincent Cassel. A

fare gli onori di casa, per il primo anno in qualità di Presidente della Fondazione Cinema per Roma, il Presidente Gianluigi Rondi, decano dei giornalisti cinematografici, che ha contribuito al cambiamento di nome da Festa a Fe-


stival, e sostenuto l’importanza di un concorso aperto alle cinematografie di tutto il mondo. Quest’anno i film italiani erano 21, di cui 6 in concorso. Tre dinastie del nostro cinema, i De Sica, i Rossellini e i Tognazzi, sono state protagoniste attraverso una mostra fotografica allestita negli spazi del festival, mentre il Mini Lounge ha accolto, nei suoi 300 metri quadri al primo piano dell’Auditorium di Renzo Piano, eventi, party e i pomeriggi di “Un Té con Mini Ciak”, una serie di incontri a tema, come quello a cui ha partecipato Cristian De Sica. Il noto attore romano, figlio d’arte e protagonista da vent’anni dei cinepanettoni natalizi, era in concorso con il documentario del figlio Brando dal titolo “Parlami di me”, che racconta lo spettacolo teatrale portato in scena per ben due anni e che celebra anche l’uscita nelle librerie dell’autobiografia “Figlio di papà”. Altro film italiano in concorso che ha riscosso grande consenso di pubblico e critica è stato “Galantuomini”

del regista Edoardo Winspeare, la storia della relazione sentimentale di una donna capoclan della Sacra Corona Unita con il “galantuomo” Ignazio, divenuto nel frattempo magistrato al nord. Menzione particolare a Caterina Murino, splendida bellezza sarda 31 enne, ormai star internazionale dopo il bacio passionale con Daniel Craig in Casinò Royale, protagonista del film “The Garden of Eden”, ambientato in Costa Azzurra negli anni Venti, nel quale si esibisce con un bacio saffico, ed un menage a trois, con Mena Suvari. Non meno intricata la pellicola “The Duchess”, storia di Lady Georgiana Spencer, antenata di Lady Diana, superbamente raccontata dalla regista inglese Saub Dibb, interpreti Keira Knighley, Ralph Fiennes e Charlotte Rampling. Quest’anno due importanti riconoscimenti sono andati ad altrettante icone del cinema mondiale: Il Premio Marc’Aurelio d’Oro alla Carriera come miglior interprete maschile è

andato all’attore americano Al Pacino, straordinario interprete di capolavori quali Scarface, Riccardo III, Serpico, il Padrino, mentre quello come miglior interprete femminile è stato assegnato a Gina Lollobrigida. Difficile riuscire ad elencare un curriculum professionale di oltre 50 anni che l’ha vista interprete di “La Bersagliera”, “Paolina Borghese”, la “Regina di Saba” e che include anche una carriera non minore di scultrice e fotografa. Da citare infine il Mercato Internazionale del Film - The Business Street che nella famosa “Terrazza Krug” presso l’Hotel Bernini Bristol, nel pieno centro di Roma, ha offerto a un numero crescente di buyers, sellers, società di produzione, istituzioni nazionali di sviluppare opportunità di incontro e business, grazie alle competenze di Sylvain Auzou, Diamara Parodi e di Francesca Palleschi e ha dimostrato di saper interpretare in modo innovativo ed efficiente le diverse esigenze degli operatori sui mercati.

Nella pagina precedente: in alto Gina Lollobrigida. In basso da sinistra: il cast del film Garden of Eden, Barbora Bobulova, Cristian De Sica. In questa pagina: in alto da sinistra Enrico Montesano, i fratelli Vanzina, i premiati della terza edizione, il Mercato Internazionale del Film. Sotto: Robert De Niro, Simona Marchini e Ettore Scola, Claudia Gerini, Brando De Sica.

Reality


DRAMMATICO

Solo il meglio del cinema

show reel

La duchessa

Regia: Saul Dibb Distribuzione: BIM Data di uscita: 23 dicembre 2008 XVIII secolo, la duchessa Lady Georgiana Spencer, antenata di Lady Diana Spencer, ebbe una vita molto travagliata e purtroppo condita da diverse esperienze dolorose. Dopo aver scoperto il tradimento del marito, si lascia trasportare da diverse relazioni clandestine. L’infelicità che derivò dalla situazione della sua vita privata, l’allontanò dai numerosi interessi che aveva sviluppato, come la scrittura, la lettura, le arti, la scienza... facendole affogare il dolore nell’alcool e nella droga.

THRILLER Davanti agli occhi

Regia: Vadim Perelman Distribuzione: Mediafilm Data di uscita: 2 gennaio 2009

FANTASTICO

Diana (Evan Rachel Wood) e Maureen (Eva Amurri) sono amiche inseparabili e insieme fanno tutte le cose tipiche degli adolescenti: saltare la scuola, fantasticare sui ragazzi, fare il bagno di nascosto nella piscina dei vicini, fumare spinelli... Diana è passionale e trasgressiva, Maureen timida e seria. Ma un solare mattino di primavera la vita tranquilla è interrotta improvvisamente da un atroce e inaspettato evento. Diana e Maureen passeggiano nel corridoio della scuola quando decidono di fermarsi in bagno per rifarsi il trucco. Da lì dentro sentono strani rumori, urla e spari

La leggenda di cuore d’inchiostro Regia: Iain Softley Distribuzione: Eagle Pictures Data di uscita: 9 gennaio 2008

Maggie ha una grande passione per i libri, passione che deve esserle stata trasmessa dal padre Mo che con la sua voce ha il grande potere di animare i personaggi dei romanzi. Quando un giorno, dopo aver letto il libro “Cuore d’Inchiostro”, Mo fa diventare reali i personaggi, viene rapito da uno di questi, un malvagio dal cuore nero...


AVVENTURA Australia

Regia: Baz Luhrmann Distribuzione: 20th Century Fox Data di uscita: 16 gennaio 2008 Una ricca nobildonna inglese eredita una sconfinata tenuta in Australia con 2000 capi di bestiame. Quando alcuni, prepotenti, proprietari terrieri cercano di impossessarsi dei suoi possedimenti, cerca l’aiuto di un cow-boy, per portare il bestiame al sicuro. Durante il loro avventuroso cammino, attraverseranno luoghi impervi e desolati e vedranno con i propri occhi come gli aerei giapponesi bombardarono Darwin...

Regia: Barry Levinson Distribuzione: Medusa Data di uscita: 30 gennaio 2008 Nonostante Hollywood, abbia fatto la fortuna di molti personaggi, attori, registi, produttori e altri che lavorano nel mondo del cinema, gli ingranaggi che muovono questo grande carro cinematografico alcune volte rischiano di far sgretolare carriere, far cadere nell’oblio o costringere chi ci lavora a subire umiliazioni di ogni genere pur di rimanere in corsa e non perdere, come si suol dire, il “treno”... E’ quello che cerca di evitare Ben (Robert De Niro), produttore cinematografico che in due settimane deve realizzare un film...

COMMEDIA

What Just Happened

COMMEDIA

Bride Wars

Regia: Gary Winick Distribuzione: 20th Century Fox Data di uscita: 13 febbraio 2008 Emma e Liv sono amiche da una vita, fanno tutto insieme, ognuna conosce dell’altra passato, desideri e progetti. Quando però, a causa di una serie di eventi, decidono di sposarsi lo stesso giorno, entrano in conflitto diventando acerrime nemiche; dovranno dividersi gli invitati, il luogo della cerimonia... chi riuscirà ad averla vinta?

la vetrina di Reality


Architettura e Contemporaneità TEXT Stefania Catastini

“….l’architettura deve essere bella, se funziona ancora meglio…” Intervistare Alvaro Siza Veira sul lungarno pisano tra una sigaretta e un buon bicchiere di vino non è stato facile. Ricostruiamo questa interessante e simpatica conversazione.” RACCONTARE L’ARCHITETTURA PORTOGHESE Conferenza di Alvaro Siza e Eduardo Souto de Mura 25 Ottobre 2008 Pisa, Palazzo Gambacorti, Sala Baleari Intervista effettuata dall’arch. Paolo Posarelli

Incontro con Alvaro Siza Secondo Lei l’Italia degli architetti Under 40 trova a confrontarsi professionalmente con l’assenza totale di maestri? “Appena laureato con altri colleghi ho fatto un progetto per residenze sociali e, soddisfatti del nostro lavoro, ci siamo decisi nel promuoverlo. Siamo partiti in auto dal Portogallo ed abbiamo percorso l’Italia partendo dall’Università di Torino fino a Palermo. Arrivati a Milano, all’interno dell’università, mi sono soffermato al di fuori di un’aula ed ho visto centinaia di studenti ammassati. Ho chiesto che cosa ci fosse in quel momento. La risposta è stata:”l’esame di progettazione dell’architettura.” Sono rimasto sorpreso e mi sono chiesto come fosse possibile progettare in quelle condizioni. La situazione nel nostro paese, benché economicamente svantaggiato, era ed è diversa nel rapporto docenti studenti.” Quando ha iniziato a viaggiare e quale è stato il suo primo viaggio? “Quando studiavo il Portogallo era sotto la dittatura di Salazar. L’escudo portoghese rispetto alle altre monete europee era estremamente debole, quindi era difficile poter fare un viaggio all’estero perché estremamente costoso. L’unico paese straniero che potevamo visitare era la Spagna, che sotto la dittatura Franchista viveva una situazione economica peggiore del Portogallo e la valuta Escudo/peseta era favorevole. Quindi i primi viaggi li ho fatti con i miei genitori in Spagna. Però il vero viaggio che ho fatto, in una città Europea, è stato a Parigi.” Il suo rapporto con il Movimento Moderno credo sia evidente. Oggi l’architettura sta cambiando a causa di esigenze contemporanee più complesse? “La risposta alla complessità non deve essere necessariamente un’architettura complicata. L’architettura non deve fare esposizione della complessità tecnica, che pure esiste, ma cercare la risposta nell’essenzialità.”


Alvaro Siza in conferenza a Palazzo Gambacorti

Il Movimento Moderno la lezione ed il pensiero. Cosa è per lei un architettura moderna? “L’architettura moderna è quell’architettura che riesce a dare delle risposte attuali alle esigenze del momento. L’architettura dei Romani a mio modo di vedere è stata estremamente moderna.” Qual’è per lei il concetto di “confine-perimetro” per l’architettura. “Il concetto di confine o di perimetro di un edificio è qualcosa che appartiene contemporaneamente sia all’interno che all’esterno.” Nel libro “Lezioni americane”, Italo Calvino sottolinea come nel “Continuum Storico” gli edifici vadano riducendo l’uso del materiale e quindi degli spessori. “E’ così, fa parte della storia dell’architettura, è una realtà storica evidente. La tecnologia procede nella direzione della leggerezza ed è cosi anche per l’architettura. Questo percorso però oggi non è più così lineare, la questione ambientale oggi ha rotto questa tendenza.” Il ruolo della “pelle degli edifici” nell’architettura contemporanea sta aumentando? “L’architettura della pelle guarda e dà risposte all’interesse dei politici. Risposte di facile impatto visivo e di consenso.”

1. Padiglione Anyang, Corea del sud 2. Dettaglio dell’affaccio della saletta espositiva del primo livello 3. Azienda vinicola Adega Mayor Campo Mayor, Portogallo 4. Museo della fondazione Ibere Camargo, Porto Alegre, Brasile 5. Casa privata, Sintra, Portogallo 6. Casa privata, Sintra, Portogallo. Veduta del patio ottenuto dal montaggio dei volumi 7. Padiglione temporaneo, Serpentine Gallery 2005, Londra 8. Padiglione temporaneo, Serpentine Gallery 2005, Londra. Interno



Convegni

Un convegno sulla riforma della giustizia

I

TEXT&PHOTO Alessandra Casaltoli

l giorno 28 novembre 2008 a Pisa si è svolto un interessantissimo convegno sulla riforma della Giustizia organizzato dall’Associazione Rinascita Pisana. Il dibattito è stato tenuto da due ospiti illustri: il Senatore Filippo Berselli Presidente della Commissione Giustizia del Senato e la Senatrice Silvia Della Monica Membro della Commissione Giustizia del Senato. Il moderatore, l’ Avv. Stefano Borsacchi Consigliere del Consiglio Nazionale Forense, ha condotto il dibattito in modo molto interessante e comprensibile, fruibile da tutti, dunque dai cittadini, diretti interessati. Sono stati illustrati i nuovi cambiamenti che il Proces-

A Pisa al Palazzo dei Cavalieri di Santo Stefano alla presenza di ospiti illustri so Civile si appresta ad avere. Tale riforma mira ad una rapida ed efficiente soluzione delle cause Civili nell’interesse del cittadino vessato dalle lungaggini giudiziarie. Come primo evento la neo-nata Associazione Rinascita Pisana, ha

mostrato di avere notevole peso ed importanza sullo scenario locale. Tale Associazione è formata da liberi cittadini che hanno unito il loro impegno e la loro passione per contribuire allo sviluppo culturale, intellettuale e civico di Pisa. Il Presidente dell’Associazione Rinascita Pisana è l’Avvocato Raffaella Bonsangue la quale ha spiegato durante il convegno che l’Associazione è apartitica e che si pone sulla scena locale come portatrice di

un valore aggiunto dato dalla volontà di molti cittadini desiderosi di riappropriarsi della propria città, Pisa appunto, culla, un tempo, della cultura e della civiltà nazionale. Questa Associazione si propone di far rifiorire, nell’ambito della cittadinanza e più ampiamente a livello sociale, quell’humus che permetta la reale rinascita di una città che fu gloriosa negli anni ma che ora è abbandonata al degrado, all’incuria e all’insicurezza. A questa presentazione dell’Associazione Rinascita Pisana hanno partecipato numerose persone tra le quali Autorità e Politici. Questi incontri e questo tipo di associazionismo segna un nuovo rapporto che i cittadini hanno con la politica, non più subita passivamente, ma vissuta anche in altre forme diverse dai partiti, con lo scopo di aiutare il miglioramento e lo sviluppo del territorio a cui appartengono. In questa nostra società complessa, che si evolve continuamente e muta i suoi schemi consolidati si è assistito in questa occasione ad uno splendido esempio di come una vera e moderna democrazia, debba essere partecipata e vissuta dai cittadini. Reality



C

TEXT Roberto Tarabella

ontinuiamo a percorrere insieme l’avvincente storia di casa Rolex, come accennato nel precedente articolo, parleremo di un vero mito dell’orologeria, la nascita e l’evoluzione di quello che oggi è uno dei modelli in assoluto più ambiti, parliamo del Cosmograph “Daytona”. I primi cronografi Rolex fanno la loro comparsa nella seconda metà degli anni trenta, da subito la maison si distingue proponendo una vasta quantità di modelli e forme, abbinando spesso cosa inconsueta per l’epoca l’acciaio e l’oro. Ma come per i solotempo, l’obbiettivo è quello di creare un orologio particolarmente robusto, funzionale, impermeabile ed è questo ulteriore passaggio dalla cassa a scatto alla cassa con chiusura a vite “la mitica cassa Oyster” che vedrà questo modello pian piano affermarsi sul mercato, inanellando una serie di vittorie, per arrivare ai giorni nostri in cuiil modello Rolex Daytona è un vero e proprio status simbol. Primissimi anni 60; nasce il modello 6238 cassa a vite tasti a pompa. Design pulito minimalista, non ancora definito “Daytona” è, nelle sue varianti denominato Pre-Daytona raro ed ambitissimo dai collezionisti. Rolex si è sempre contraddistinta per la sua gran dinamicità produttiva e già pochissimi anni dopo la nascita di questo modello, troviamo il 6239 con la prima scritta Cosmograph dedicata alle prime imprese aerospaziali. La svolta avviene attorno alla fine degli anni 60 quando appare la prima scritta Rolex Cosmograph Daytona e con la referenza 6240, fanno la loro comparsa i primi tasti a vite ad assicurare a questo modello una perfetta tenuta stagna. La

soluzione dei tasti a pompa non viene per il momento abbandonata, come vediamo nei successivi modelli 6241, 6262, 6264. La lunetta numerata in “bachelite” a seconda dei modelli e dà un tocco particolare, sportivo all’orologio. Negli anni 70 il Rolex Cosmograph Daytona prende la sua forma “definitiva” forse più vista, assicurando l’impermeabilità grazie ai tasti a vite e ad una corona di carica sovradimensionata in uso già anni prima su modelli “sperimentali”. Vista la moda del momento questo modello all’epoca non riscosse grandissimo successo. Causa l’avvento

del quarzo la tendenza all’oro, ed a modelli medio piccoli ed extrapiatti. Il suo movimento a carica manuale, le generose proporzioni, lo resero meno interessante e pratico rispetto agli orologi automatici o a quarzo in voga nei 70. Il tempo però sovvertirà questi canoni rendendo questo orologio vera e propria icona. La storia di questi affascinanti modelli è ricca e avvincente, in seguito parleremo dei rari quadranti “esotici” definiti dai collezionisti “Paul Newman” altro grande indimenticabile mito. Reality


Società

Una donna e una banca N

on molto tempo fa, la nostra Presidente Fidapa Dott.ssa Diana Cavallini ci propose un incontro con la nuova Presidente della Cassa di Risparmio di San Miniato S.P.A, Prof.ssa Lucia Calvosa. Sebbene in questi ultimi anni la mia partecipazione all’attività svolta dalla Sezione Fidapa di San Miniato sia stata piuttosto discontinua, accolsi con grande interesse la proposta di questa iniziativa e mi recai all’Accademia degli Euteleti, dove era stato organizzato l’evento.

Oltre la logica delle quote rosa: storia di una donna che ce l’ha fatta Come molti, ero già informata sugli aspetti salienti del curriculum della Prof.ssa Calvosa e di conseguenza, dello spessore del personaggio. Lucia Calvosa, in questo momento, unica donna in Italia al timone di un Istituto Bancario, è Avvocato libero professionista e Ordinario di Diritto Commerciale alla Facoltà di Economia all’Università di Pisa, siede nel Consiglio d’Amministrazione della Fondazione ARPA, è stata nominata socia nell’assemblea della Fondazione CariPisa, è autrice di numerosi testi giuridici. Quello che non mi aspettavo era di trovarmi di fronte una giovane donna (le foto dei giornali non le rendono giustizia), sorriso luminoso e dolcissimo, capelli raccolti in un nodo, giacca di velluto nero su deliziose scarpine di vernice e la voglia di raccontarsi e raccontarci. Prima di tutto ci ha parlato di come, negli ambienti in cui si è fin qui dipanata la sua vita professionale, dominati e controllati quasi esclusivamente da uomini, abbia affrontato l’immane fatica per arReality

TEXT Letizia Quaglierini

rivare al punto zero, come lei lo ha definito. Sebbene infatti le sue capacità e competenze fossero incontestabilmente evidenti e il suo impegno da sempre totalizzante, in quanto donna, è stata costretta a colmare un gap sessista, prima di poter accreditarsi sul nastro di partenza e iniziare così, a fianco di colleghi, collaboratori, rivali, il suo cammino verso una prestigiosa affermazione professionale e personale. Essere in questo momento, così difficile e delicato per il Distretto Conciario e per tutto il nosto territorio, a capo della CRSM è un grande onore, ma prima di tutto una grande responsabilità. La CRSM è da sempre la Banca che offre sostegno alla nostra economia, l’istituto che cammina al fianco dei nostri imprenditori, dei nostri artigiani, delle nostre famiglie. In questa congiuntura così strategica per la sopravvivenza della nostra economia non credo sia un caso che ci sia una donna alla barra di comando. Le donne sono dotate di un’intelligenza emotiva, l’intelligenza del cuore, che spesso aiuta a prendere la decisione giusta. In un paese come il nostro dove specialmente in politica spesso si mettono figure femminili come specchietti per le allodole, perché qualche donna ci vuole, perché ci sono le quote rosa, dove il centrosinistra critica il centrodestra per aver candidato la Carfagna e poi mette una Madia, pupilla di Veltroni, capolista a Roma; dove per far carriera nel mondo

dello spettacolo occorre apparire intellettualmente disabili, dove se una giornalista come Concita De Gregorio diventa direttore di un giornale (l’Unità) si scatenano polemiche e dibattiti a non finire; in un paese come questo, una donna come Lucia Calvosa, che ce l’ha fatta perché è brava fa sentire tutte noi donne rappresentate, attualizzate, avverate. Ci dà fiducia per affrontare la lotta che quotidianamente attende ognuna di noi.


Progetti

Il motore del mondo TEXT Giulia Taddei

L

a FIDAPA (Federzione Italiana Donne Arti Professioni Affari) è un’associazione composta da circa 11.500 socie ed è la Federazione Italiana della BPW International, una delle più autorevoli reti internazionali di donne con affiliate in 80 paesi nei cinque continenti. La BPW, fondata dalla americana Lena Madesin Phillips nel 1930, gode di stato consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e di status partecipativo presso il Consiglio d’Europa.

11.500 socie per promuovere formazione e specializzazione per tutte le donne Anche in Italia dove la Fidapa è articolata in 277 sezioni raggruppate in 7 distretti si adopera per promuovere, coordinare e sostenere le iniziative delle donne, valorizzare le loro competenze, incoraggiare le donne ad un continuo impegno nonché ad una consapevole partecipazione alla vita sociale, amministrativa e politica. Per raggiungere tali obiettivi anche in maniera più operativa e concreta, nel 1988 la Fidapa ha promosso la nascita della Fondazione, organismo complementare della Federazione di cui ne diventa il braccio operativo. La Fondazione promuove la formazione, la specializzazione e l’aggiornamento continuo delle donne in modo che possano realmente accedere alle pari opportunità nella vita economica, sociale, professionale e politica del paese. È in questa ottica di crescita e sviluppo

e di maggior visibilità della Fondazione Fidapa anche nella nostra regione Toscana (19 sezioni, tra poco 20 con l’imminente costituzione di Pisa Certosa) che è stato siglato un interessante accordo tra la Fondazione Fidapa e Unicoop Firenze. La responsabile della Fondazione per la Toscana Giulia Taddei Lari, (socia della sezione di Empoli ma residente a San Miniato, in Fidapa dal 1987, già presidente del Distretto Centro) tiene molto a questo nuovo progetto che vedrà la prima realizzazione proprio a Empoli il giorno 13 dicembre in Piazza Farinata degli Uberti dove si terrà una mostra mercato di oggetti di artigianato femminile prodotti dalle sapienti e semplici mani di donne africane che con l’aiuto di Unicoop e di istituzioni etico-sociali sono ri-

uscite a creare delle comunità femminili con interessanti opportunità di lavoro e di vita. Insieme Fidapa e Unicoop vogliono trovare un terreno di azione che conduca all’individuazione di un vero progetto che potrebbe mettere in moto una collaborazione significativa di sviluppo sia nel sud del mondo, ma anche qua nel nostro mondo, poiché gli sbocchi commerciali che queste iniziative possono produrre sono davvero inediti, ma mai un’occasione per realizzare solamente profitto. Le donne in ogni paese rappresentano il motore del mondo e sono in grado, se aiutate, di portare un contributo al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di tutta la comunità in cui esse vivono. Reality


Psicologia

I timori della coppia adottiva L’

TEXT Daiana Di Gianni

incontro adottivo ha sempre come protagonisti da un lato una coppia che desidera avere figli perché, nella generalità dei casi, non riesce ad averne di propri, e dall’altro dei bambini in cerca di una famiglia dove poter crescere.

Il parere di una psicologa È molto più facile immaginarsi la situazione emotiva dei bambini, piuttosto che quella della coppia, forse perché il minore genera un sentimento di bisogno di protezione in noi adulti, forse perché le problematiche di una coppia ci appaiono maggiormente superabili, vista l’età adulta o forse perché il vissuto dei bambini ci risulta più interessante. Per tali motivi, in questo articolo, mi dedicherò maggiormente a sottolineare le emozioni che animano i cuori dei genitori adottivi. Il bisogno di adottare un bambino è caratteristico di chi ama i bambini e la vita, in primo luogo, ma è necessario sottolineare che, nonostante l’amore per la vita, la coppia avverte sia il bisogno di difendersi dall’angoscia depressiva di non potere avere figli propri, sia di rivolgere il loro affetto ad un oggetto d’amore che colmi le loro attese. La coppia adottiva si avvicina, quindi, all’evento dell’adozione, da un lato, con una disponibilità di tipo affettivo e dall’altro con la messa in atto, di quello che noi

Reality

psicologi chiamiamo meccanismo difensivo dello spostamento. Tale meccanismo, inconscio, viene messo in atto dall’Io per proteggersi dai propri impulsi conflittuali che possono generare ansia. L’ansia è legata al timore di non poter soddisfare le esigenze evolutive, è legata al sentimento di colpa per l’impossibilità di procreazione, è legate ad angosce abbandoniche, ecc. Dalla impossibilità ad avere un figlio naturale, impossibilità che provoca sofferenza, l’Io attua lo spostamento sulla scelta adottiva, sul figlio procreato da altri, su una situazione, quindi, che per la personalità dei coniugi, minacciata dall’assenza dei figli, è vissuta come risolutrice della minaccia (dalla quale si esce solo spostandosi sull’adozione di un minore procreato da altri). Disponibilità affettiva e spostamento sono sempre accompagnati da ansie, timori, fantasie che incidono sulla decisione

adottiva, sino anche a determinarla. Tali ansie, timori e fantasia sono relative sia al bambino (chi sarà, come sarà, cosa potrà succedere nel tempo…), sia alla coppia (motivazioni, meccanismi di difesa, sensi di colpa…) e all’evento adottivo (significato sociale e riparativo, esami da parte dei servizi per il giudizio all’idoneità…). La decisione di adottare un bambino non è però anche la soluzione del problema perché la coppia deve confrontarsi con quanto sopra, anche nel futuro, durante la costruzione ed il consolidamento-mantenimento del rapporto intimo con il figlio adottivo. Non dimentichiamoci, infatti, che ad ogni raggiungimento delle tappe evolutive del minore, l’adulto si vede, necessariamente, costretto a confrontarsi con tutti gli aspetti emotivi che tali fasi riaccendono a causa della vicinanza con il minore stesso. Nel prossimo numero continueremo a parlare della coppia adottiva considerando i desideri dei neogenitori.


Adozione

Testimonianze: le radici indivisibili A

TEXT Patrizia Bonistalli

ccettare l’atteggiamento per cui molti figli adottivi si raffrontano incessantemente con le proprie radici, presuppone accogliere la condizione per cui avere origini sconosciute ha un significato esistenziale. Il sogno del passato non è di per sé rinuncia del presente né necessariamente allontanamento dal vissuto, si annoda piuttosto intorno al perseguimento di una propria identità. In molti figli adottivi fin da piccoli s’ingenerano bisogni sottesi avvertiti come diritti, che confluiscono durante la crescita verso una sola smisurata richiesta: essere ascoltati. Posto che l’aspetto biologico abbia una sua rilevanza, è indiscusso che

“... tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani” (K. Gibran) l’identità si disegni lungo la tessitura di esperienze familiari e sociali. Non occasionalmente riscontriamo negli stessi figli adottivi il forte riconoscimento della genitorialità non in quanto procreazione fisica, piuttosto come presenza e cura del loro sviluppo e del contributo ad esso. Tuttavia, la curiosità di sapere può non placarsi e, ad un certo punto, innescare un meccanismo conflittuale lungo il viaggio d’inserimento in famiglia: sradicando le loro origini, gli adottati si attendono di sanare le ferite della separazione, prevalentemente di compiere la faticosa definizione della loro individualità. In parte dei figli adottati, un riemergere di ombre s’innalza particolarmente logorante nell’adolescenza, periodo in cui principalmente si compone l’identità. Il figlio adottato che ha fabbricato un’immagine idealizzata di genitore naturale, al prezzo di un’insita paura di scontrarsi remotamente con una realtà negativa, po-

trebbe non voler esaurire il cammino in una mera conoscenza di dati ma anzi gettarsi nello sventramento lancinante delle cause dell’abbandono. Alcuni genitori adottivi, che testimoniano la loro ansia in merito, talvolta vivono la ricerca come segno d’ingratitudine intraprendendo un’analisi interiore di quanto si è riusciti a dare di sé. Molto sporadicamente, un atteggiamento genitoriale che tenda a rimarcare sui sacrifici fatti per il figlio, può ingenerare in quest’ultimo un senso di colpa che non gli consente di sentirsi sufficientemente meritevole, piuttosto debitore nel dover dimostrare gratitudine anziché sentirsi membro di un nucleo in cui anche lui è capace di dare e ricevere amore. Tale impulso di preoccupazione da parte dei genitori, per quanto sentimento genuino, talvolta depone a sfavore

del processo di crescita verso l’autonomia, paventando d’indebolire il consolidamento in quel momento di un’unione significativa. Laddove il ragazzo abbia alle spalle traumatiche esperienze, più frequentemente nelle adozioni internazionali, ancor più se possibile vi è un bisogno sovrastante ed apicale di chiarezza, serenità e unione. Nei casi in cui vi siano rapporti non equilibrati o fasi contrastanti, anche la ricerca è soggetta ad assumere tratti persistenti, spingendo l’adottato perfino ad allontanarsi allorché si sia addivenuti a tale verità in modi o tempi inopportuni. Recuperare forme di scambio e comunicazione con i figli adottivi non può che salvaguardarne il delicatissimo, a tratti ombroso, tentativo di definizione dell’identità, a sancire un legame complice di un cammino che non debba spezzarsi più. Reality


Creatività

Frullé d’Immaginé “Bisogna avere un po’ di caos in sé per partorire una stella danzante” (Friedrich Nietzsche)

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Gianfranco Giannoni Lo stilista sulla spiaggia di Forte dei Marmi

Comuni Associati Lode ed il Comune di Fucecchio, titolari dei Centri Diurni per Disabili “La Farfalla” di Castelfranco ed “Il Mulino” di Ponte a Egola, gestiscono i servizi attraverso la delega all’Asl 11 di Empoli in appalto con il Consorzio di Coop.ve Sociali Il Mosaico di Fornacette per mezzo di Agape Cooperativa Sociale Onlus. Tali strutture sono rivolte a soggetti portatori di handicap, scarsamente autosufficienti e prevalentemente non autonomi, certificati secondo la Legge 104 del 1992. Le due strutture semiresidenziali, che accolgono attualmente oltre 70 ospiti, hanno una forte connotazione socio-riabilitativa, finalizzata al recupero delle capacità residue, dell’autonomia e della socializzazione nella comunità di riferimento. Il tratto distintivo che contrassegna i Centri è caratterizzato da una sorta di laboratorio sperimentale, protetto ed integrato con l’esterno, nel quale poter imparare a confrontarsi con i propri limiti e difficoltà, sviluppando competenze e acquisendo corrette modalità relazionali. I laboratori attualmente in funzione spaziano dalla fale-

Reality

gnameria, alla cucina, arti manuali, giardinaggio, piscina, attività motoria, basket e soprattutto attività espressive, come il teatro, la pittura ed il collage. Le attività creative, canali privilegiati per l’espressione di parti del sé difficilmente esprimibili in altri contesti, richiedono una cura ed una attenzione particolari. L’attività di pittura, nello specifico, nasce dopo anni in cui l’espressività è stata identificata in maniera quasi esclusiva con il disegno. La creatività per i nostri Centri è un valore positivo da potenziare e da valorizzare, è un modo per inventare ed orientare le proprie scelte, per rispondere dinamicamente al cambiamento delle situazioni, alle novità. Tale abilità facilita ed incentiva il vivere una vita più “piena” e diventa una forma di operosità efficace a qualsiasi età. L’utilizzo di forme creative e comunicative

consente il recupero di contenuti di un vissuto interiore determinati da un certo tipo di personalità, che vale la pena di manifestare e comunicare agli altri. La pittura offre la possibilità di esprimere la creatività e la fantasia dei nostri ospiti, alla ricerca di nuove forme di comunicazione e di trasposizione del loro “io nascosto” mediante l’uso di forme, materiali e colori. Le rappresentazioni pittoriche parlano “di e per” loro in un modo originale ed autentico; l’immagine interna, con l’azione creatrice, si fa immagine esterna per essere visibile e per trasmettere un modo speciale ed irripetibile di essere e di vivere la realtà. L’esperienza artistica è fondamentale per stimolare e portare alla luce ciò che prima era celato. Il colore e la forma divengono così ponti tra il mondo esterno ed il mondo interno, importanti veicoli tramite i quali i nostri ragazzi possono comunica-


C

re. Occasioni come la Mostra di collage intitolata “Frullé d’Immaginé, collages di pensieri e colori”, tenutasi a Palazzo Grifoni dal 2 al 5 luglio 2008, presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato a San Miniato, segnano momenti importanti per l’incontro di due realtà diverse, handicap e “normalità”, dove la persona portatrice di handicap può parlare di sé non attraverso il deficit e lo svantaggio ma mediante le sue qualità e capacità potenziali ed espresse. La mostra é il risultato di un lavoro, condotto all’interno del Centro Diurno “Il Mulino” dalla Dott.ssa Susanna Bertozzi, Educatrice Professionale, con la supervisione del Maestro Gianfranco Giannoni, la collaborazione del Sig. Filippo Lotti e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e dell’Associazione Culturale La Ruga

di Ponte a Egola. La tecnica utilizzata per la realizzazione delle opere è stata ispirata dal lavoro del Maestro, che associa il collage alla pittura. Il risultato è stato notevole, data anche la caratteristica della tecnica che ha permesso a molti degli ospiti, seppure con difficoltà motorie, di costruire un’opera con immagini precostituite che hanno già una connotazione ed un significato ma ne acquistano uno nuovo, oppure lo travisano e lo completano. Ogni opera sembra rappresentare un fotogramma, un momento di esperienza vissuta. La mostra sopracitata ha assunto un valore “aggiunto”, ovvero l’esposizione di opere del maestro ispirate ai lavori dei ragazzi. L’Artista Gianfranco Giannoni, noto a livello internazionale, è da sempre amico e collaboratore prezioso dei centri diurni.

A.S. Dott.ssa Rosella Donati Responsabile Strutture CD “La Farfalla” ed “il Mulino” Asl 11 Empoli E.P. Federica Baroni Referente CD “La Farfalla” ed “il Mulino” Cooperativa Sociale Agape

Reality


Società

Un moderno mecenate S

TEXT Federica Cipollini

empre un nuovo progetto in testa, sembra non potersi mai fermare, Luciano Boscolo Cucco, imprenditore di Marghera, sempre alla ricerca di nuovi modi per poter esprimere la propria passione per il mare e per la gente. E’ questa passione inesauribile che lo ha spinto, tutta la vita, a partecipare attivamente alla vita sociale e culturale del suo territorio e a farsi promotore di originali iniziative che lo hanno portato anche oltre oceano. Miglia e miglia di mare non separano, ma uniscono, due paesi così lontani eppure così culturalmente vicini e imparentati come gli Stati Uniti e l’Italia e Luciano li ha attraversati portando con sé un simbolo

Luciano Boscolo Cucco: un imprenditore con la passione per il mare e per la gente importante di pace e di solidarietà: le reliquie di Santa Barbara, protettrice di artificieri, carpentieri e vigili del fuoco. Si è trattato di un gesto di solidarietà e riconoscenza per tutti coloro, soprattutto vigili del fuoco, che hanno rischiato, e spesso perduto, la propria vita per soccorrere le vittime dell’attentato terroristico dell’ 11 Settembre a New York. Luciano, infatti, ha fatto il militare nei vigili del fuoco ed ha sentito un profondo legame con gli uomini coraggiosi di New York, facendo partire una serie di iniziative a favore dei reduci e delle famiglie delle vittime, non ultima una sottoscrizione per gli orfani dei soccorritori. Le reliquie della santa, quindi, hanno attraversato l’oceano in occasione dell’anniversario del tragico crollo delle torri e sono state accolte a New York con una celebrazione nella caserma dei Vigili del Fuoco a Ground Zero, alla presenza di autorità italiane ed americane, ma soprattutto di loro, i coraggiosi soccorritori sopravvissuti Reality


all’intervento nelle torri l’ 11 Settembre 2001. Ma non è questa l’unica occasione in cui Luciano Boscolo Cucco ha dimostrato il suo attivismo nel sociale e nella cultura: da anni ormai svolge il suo ruolo di “mecenate del mare” prodigandosi per la realizzazione dell’annuale Rotta del sale, un evento dedicato alla valorizzazione delle tradizioni marinaresche in occasione del quale una flotta di barche armate con vela al terzo percorrono il tratto di mare Adriatico tra Cervia e Chioggia, proseguendo poi per Venezia, dove avviene la tradizionale consegna del sale. Questa attenzione costante per la cultura dei popoli marittimi è valsa a Luciano, lo scorso aprile, il prestigioso riconoscimento conferito annualmente dal Premio Letterario Internazionale San Marco Città di Venezia a un personaggio che si sia distinto nel campo delle arti, dando lustro alla città e al territorio, come riconoscimento per il suo impegno appassionato a favore delle tradizioni del mare, tanto importanti per la cultura veneziana e non solo. Il premio letterario San Marco è organizzato da LAPS Libera Associazione Poeti e Scrittori di Lerici e San Miniato, una realtà del nostro territorio (la sede è a Fucecchio) davvero vivace e attiva che da 20 anni organizza diversi concorsi letterari e promuove la scrittura creativa e la cultura in tutti i suoi aspetti e ha riconosciuto in Luciano Boscolo Cucco un personaggio di rilievo nella promo-


Fondazione

Una preziosa sinergia L

TEXT Carlo Baroni for Fond.CRSM

Le strade che portano alla pace sono lunghe, ma anche tante. Molte passano per le mani dei Governi, tra gli equilibri diplomatici, militari, economici internazionali. Tante si incrociano con le vie dell’odio tra gli uomini, nell’intolleranza religiosa e

Cresce in Terra Santa il seme della San Miniato Foundation sociale. Alcune sono percorsi pieni di trabocchetti e di trappole, frutto della parte meno nobile della politica. Ma ci sono anche strade che arrivano da lontano, partono dal desiderio concreto e semplice di contribuire ad un processo che renderebbe il mondo intero più giusto e solidale. Partono da lontano e quando arrivano iniziano a lavorare dal basso. Dalla gente. Dalle persone più umili, più vulnerabili ed in difficol-

tà. Quella gente che della guerra porta le ferite sulla pelle ed i lutti, profondi, dolorosi, nel cuore. E’ un progetto che parte dal basso quello della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato in Terra Santa con la San Miniato Foundation. Ma punta in alto. è nato nel 2005 e si tratta di microcredito: il primo a Betlemme e Gerusalemme per mano di una fondazione bancaria. Da allora questa realtà - che di fatto è un ente di diritto israeliano - ha emesso due bandi per un tortale di 176 mila euro finanziando 36 progetti. Infatti ora c’è un laboratorio analisi in grado di effettuare accertamenti con marcatori tumorali e analisi ormonali. E’ il primo dotato di questa apparecchiatura per tutti gli abitanti di Betlemme. E poi, una fabbrica di giocattoli, il giardino per l’infanzia nei pressi di Tapioth (ha dato lavoro a tre persone e accoglie 12 bambini), un negozio di ottico che lavora in convenzione con un centro medico, la piccola fabbrica di cioccolata di Majeda Jadallah, una boutique per abiti da sposa, il panificio di Raed nel centro di Betlemme, il

laboratorio artigiano di Rabi Nabulsi, le lavorazioni artigiane di souvenirs di Nadia Handal. Anche così si costruisce la pace. Partendo, appunto, dal basso. Lavorando per far crescere la comunità, restando equivicini - ha più volte sottolineato Massimo Bacchereti, presidente della San Miniato Foundation - dalle problematiche politiche che sono all‘origine delle divisioni profonde in questa terra meravigliosa, misteriosa e così piena di dolore. “E‘ questa - aggiunge Bacchereti - la nostra forza: l‘impegno nel progetto, con i partner locali, coinvolgendo tutti, al di là del credo politico e delle confessione religiosa, noi siamo vicino alla gente di Betlemme ed a quella di Gerusalemme. Se non avessimo fatto così sarebbe stato impossibile anche far partire l‘operazione che, invece, oggi, ha molte potenzialità per diventare un volano della microeconomia“. Infatti, il seme della San Miniato Foundation cresce in Terra Santa, germoglia, appunto, tra la gente. Fu questo lo scopo nel 2005, quando la Fondazione Cassa di Risparmio costruì una preziosa sinergia con il Centro Peres per la Pace, la Regione Toscana, la Custodia di Terra Santa e la Camera di Commercio di Betlemme, e creò “una istituzione per erogare prestiti d’onore” in uno degli angoli più difficili e sanguinosi del mondo. Prestiti che oggi significano nuove attività commerciali e artigianali, una sessantina di nuovi posti di lavoro con benefici diretti e indiretti per 250 persone. Risultati che la Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato ha potuto toccare con mano nell’ultima missione di verifica effettuata dal presidente Ales-


F sandro Bandini, insieme al vice Antonio Guicciardini, e Massimo Bacchereti (presidente della San Miniato Foundation). Con loro anche Laura Biancalani (responsabile della struttura operativa per la Fondazione Crsm), Ermanno Biselli (consulente in loco) e Laura Melai (ufficio esteri Carismi). Numeri grandi di storie importanti quelle della San Miniato Foundation, se pensiamo che arrivano dalla Terra Santa, dove tutto è difficile e dove gli equilibri sono di “cristallo“. Eppure San Miniato, almeno su questo fronte, è riuscita a mettere tutti d’accordo (la San Miniato Foundation è un ente di diritto israeliano che ope-

ra sia a Betlemme che a Gerusalemme Est). Tanto che Ayman Zahar ha aperto una piccola fabbrica dopo il muro, verso Ramallah, ma sotto la giurisdizione israeliana, che produce oggetti in stoffa per bambini. Anche il giovane Khader Asmari è riuscito ad avviare, con i prestiti d’onore, un negozio per la vendita di cd musicali in una delle arterie principali di Betlemme, non lontano dal dottor Adnan Safa che ora ha il suo studio dentistico. Storie ognuna delle quali è un piccolo passo sulla lunga strada verso la pace. E con giusto orgoglio la Fondazione Cassa di Risparmio guarda il progetto che cresce,

che dà speranze. E anche per questo, proprio la Fondazione bancaria samminiatese ha partecipato - nell’ambito di quella missione - ai festeggiamenti per i dieci anni del Centro Peres per la Pace. Un invito che è stato il riconoscimento di un impegno nobile ed importante. Un impegno che mira dritto ad un unico obiettivo: la speranza che un giorno, nella terra di Gesù, possa scoppiare la pace invece del rombo di un cannone. E che le genti, ognunoacol proprio credo, le proprie tradizioni, possano vivere nel nome della fratellanza e della concordia, invece che in nome dell’odio.

Reality


Eventi

Un ponte storico per il golf È

TEXT Carmelo De Luca

diventato l’evento più mondano di Firenze e, puntuale come un cronometro, ritorna Ponte Vecchio Challange Championship giunto alla nona edizione. Il torneo di golf, incluso tra le più ambite mete agonistiche dagli addetti al mestiere, sarà visibile agli invitati e agli appassionati grazie alla presenza di importanti emittenti televisive dal 12 al 14 dicembre 2008. Campioni e professionisti si affronteranno sul campo più bello della terra in cui un ponte e delle piattaforme galleggianti sul fiume Arno, luoghi ricchi di storia, arte, sport, passione e una grande concentrazione di VIP, si amalgamano in una miscela unica

Un evento unico nato nel 1997 dalla geniale idea di Romano Boretti e vincente. La gara sarà disputata secondo un match-play giocato fra 16 giocatori, divisi in quattro gruppi e in rappresentanza di 16 Nazioni: ai green galleggianti, posizionati a distanze variabili, saranno attribuiti punteggi diversi e ciascun gruppo sarà capitanato dai giocatori nella graduatoria più alta nel Official World Golf Ranking. Tre giorni intensi, ricchi di gare e locations prestigiose per chiacchierare sugli esiti, confrontarsi, consigliarsi sull’abbligliamanto sportivo di ultima generazione da acquistare, in un periodo ottimale per lo shopping natalizio, nelle vetrine sfavillanti e alla moda ma anche …. perché no .... presenziare per apparire. Nata nel 1997 dalla geniale idea di Romano Boretti, presidente di Conte of Florence, di far tirare le palle da golf da Ponte Vecchio e diventato un evento unico grazie all’incontro con Mediavip, la manifestazione fiorentina è progressivamente assurta ad appetitoso avvenimento Reality


sportivo e mediatico, grazie anche al prestigio degli sponsor e alle iniziative collaterali. Il torneo rappresenta un’interpretazione inedita del golf capace di trasformare i suoi stessi luoghi, infatti personaggi del mondo dello spettacolo, cultura ed economia nazionale e internazionale saranno ospiti degli esclusivi ambienti del Circolo Canottieri Firenze, dove gli invitati si ritroveranno per assistere alle fasi della gara nella speciale tribuna allietata dalla magistrale sapienza gastronomica di Bernini Palace. Altro punto di riferimento sarà il Palagio di Parte Guelfa, sede storica del calcio fiorentino, trasformato per l’occasione in uno esclusivo Club Hause con un altro punto di ristoro sapientemente curato da Bachini & Bellini, gestori

della settecentesca ed augusta Villa Montalto, location esclusiva per banchetti, meeting e cocktail alla moda. Un ulteriore punto nevralgico sarà la storica Stazione Leopolda allestita, per l’occasione, con curati prati artificiali dove dilettarsi nel nobile sport e con un esclusivo punto enogastronomico dedicato alle prelibatezze culinarie della Toscana e …non solo! Inoltre Agusta Westland, con i suoi elicotteri, fornirà un servizio di trasporto per giocatori e ospiti e Volvo Italia presenzierà con una nutrita pattuglia di autisti a disposizione degli ospiti oltre ad altri preziosi emblemi della ristorazione e della comunicazione. Ai partecipanti e ai tifosi auguriamo una buona visione perché, sicuramente, sarà una esperienza indimenticabile.

Venerdì 12 dicembre Special Tournament (Ponte Vecchio) dalle ore 8.00 alle ore 11.00 Ponte Vecchio Challenge Invitational & Pro-Vip Gara ad inviti (Ponte Vecchio) ore 11.30 Premiazione Pro-Vip del Venerdì (Palagio) ore 17,30 Tavola Rotonda “Gli eventi Sportivi, d’Arte e Gastronomia quali volano della crescita Turistica d’Alto livello” – Il Saper Fare Toscano (Stazione Leopolda) dalle ore 14.30 alle ore 18.30

Sabato 13 dicembre

PROGRAMMA

Riscaldamento dei Campioni (Ponte Vecchio) dalle ore 09.00 alle ore 10.00 Round Robin Formula medal (Ponte Vecchio) dalle ore 10.00 alle ore 12.30 Ponte Vecchio Challenge Invitational & Pro-Vip Gara ad inviti (Palagio) dalle ore 14.00 alle ore 17.00

Domenica 14 dicembre Riscaldamento dei Campioni (Ponte Vecchio) dalle ore 09.00 alle ore 10.00 Quarti di Finale, Semifinale e Finale (Ponte Vecchio) dalle ore 10.00 alle ore 12.15 Premiazione (Ponte Vecchio e Palagio di Parte Guelfa) ore 12.30 Ponte Vecchio Challenge Invitational & Pro-Vip Gara ad inviti (Ponte Vecchio) ore 14.00 Premiazione Pro Vip della domenica (Ponte Vecchio e Palagio di Parte Guelfa) ore 17.30


Eventi

penna&pennello D

TEXT Gloria Nobile / PHOTO Mascagni

a secoli la Toscana è terra in cui arte e territorio sono così strettamente legati da diventare quasi sinonimi e ciò vale non solo per le grandi città, ma anche e forse più intimamente per i piccoli centri di quella Toscana minore, da sempre alveo di un artigianato che è arte. Sono proprio le piccole realtà che oggi possono farsi motore di un rilancio della toscanità e della sua cultura della qualità artigianale, come fa Lema, un’azienda che affonda le sue radici a San Miniato, dove già nel 1957 esisteva una cartoleria gestita dalla famiglia Leoni.

A San Miniato sarà presentata una penna da collezione dedicata alla città È una costola di Lema, infatti, in collaborazione con Visconti, noto marchio fiorentino d’eccellenza nella realizzazione di penne di pregio, a presentare un oggetto unico, nato dalla ferma convinzione, radicata nella tradizione della famiglia Leoni, che la penna, così come il pennello, sia qualcosa di più di un mero strumento, qualcosa che, nelle mani di un artista, può farsi mezzo di espressione del genio. Da questa filosofia nasce una penna dipinta con la tecnica dell’aerografo che celebra San Miniato attraverso un’idea di Elisa Leoni, creato appositamente per questa occasione. Non è la prima volta che Lema, animata dall’amore delle sorelle Elisa e Valentina Leoni per il mondo delle penne da collezione, realizza un evento dedicato al connubio tra penna e pennello, tra strumenti scrittori e pittura artistica: siamo, infatti, già alla terza edizione di questo evento così particolare. Nel Dicembre 2007 a San Miniato è stata infatti organizzata una originale mostra di strumenti per la scrittura e di opere dell’artista Gianfranco Giannoni, sanminiatese doc e pittore di professione. Reality

Elisa e Valentina Leoni

Un pò di storia...

La penna

Fin dall’antichità gli uomini hanno lasciato traccia della loro storia utilizzando sistemi e tecniche differenti. La prima penna con cui fu scritta la storia dell’umanità fu una semplice cannuccia vuota con la punta sottile. Intinta in una sostanza gommosa mescolata a polvere di carbone o ad altre sostanze vegetali, permetteva agli scribi egizi di tracciare complicati geroglifici su lunghi rotoli di papiro. Per evitare lo spreco della carta pergamena, che richiedeva una lunga lavorazione e perciò costava molto, gli scolari romani scrivevano incidendo con uno stilo appuntito tavolette di legno spalmate di cera. I loro lunghi esercizi di scrittura potevano essere cancellati rinnovando la cera della tavoletta, maneggevole quanto una piccola lavagna. Dopo l’anno mille si scriveva su carta pergamena e più tardi su carta ricavata da stracci con una penna d’oca, appuntita ad arte: all’estremità aguzza della penna veniva praticato un taglietto per far scorrere l’inchiostro in modo regolare. Nell’Ottocento si scriveva con cannucce di legno munite di pennini di acciaio che, essendo fabbricati a mano, erano costosissimi. Quando nel 1820 tre inglesi idearono una macchina capace di fabbricare meccanicamente i pennini di metallo, il prezzo divenne accessibile; le cannucce ed i pennini di forme differenti, da intingere con cautela nell’inchiostro, si diffusero rapidamente e gli scolari di tutta Europa li utilizzarono fino a qualche decennio fa. Verso la fine del 1800 fecero la loro comparsa le prime penne stilografiche che, grazie alla loro maneggevolezza e comodità, ebbero grande successo.


Quest’anno il pittore protagonista dell’evento, a fianco della prestigiosa penna da collezione, sarà Dilvo Lotti. Per chi si interessa di arte il nome di Dilvo Lotti è certamente assai significativo: il pittore sanminiatese è una figura di rilievo nel panorama nazionale e non solo ed è considerato uno dei maestri dell’espressionismo europeo, oltre che un personaggio che ha dato lustro e visibilità a San Miniato. All’arte consacrata della pittura di Dilvo Lotti si unisce l’unicità di un soggetto d’arte unico trasferito sulla superficie curva della penna grazie all’abilità artigianale di Mazzi, maestro dell’aerografo. La tecnica ad aerografo, già adottata dalla prestigiosa ditta fiorentina Visconti per la sua Mazzi Collection, si basa sull’utilizzo totalmente manuale di un utensile ad aria compressa che, attraverso un ugello connesso ad una bomboletta di colore, spruzza una pittura finemente polverizzata, o altri coloranti liquidi, per creare un effetto pittorico particolarmente vivido, accostabile a quello di una fotografia. La penna, a marchio Visconti, sarà prodotta in serie limitata e verrà presentata dalle sorelle Leoni, proprietarie della ditta Lema, nel corso di un evento che avrà luogo domenica 14 dicembre a partire dalle ore 11 a Palazzo Grifoni con la regia di Filippo Lotti. L’iniziativa gode del patrocinio della Provincia di Pisa, della Regione Toscana ed è realizzata in collaborazione con il Comune di San Miniato. Nell’ambito della serata verranno dati dei riconoscimenti a personalità che si sono distinte nel territorio Per prenotazione e acquisto della penna in edizione limitata contattare la ditta LEMA - Catena - San Miniato (Pisa). Tel. 0571.499506 - e-mail: lema@lemanet.it

Elisa e Valentina Leoni con il Maestro Dilvo Lotti nel suo studio

Da sinistra: Valentina Leoni, i coniugi Giuseppina Gazzarrini e il Maestro Dilvo Lotti, Elisa Leoni e Filippo Lotti, curatore dell’evento

Reality


Eventi

La follia è tradizione Carnevale 1935

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TEXT Kirilla

emel in anno licet insanire dicevano i latini, che ben conoscevano il carnevale, seppur con un altro nome: li chiamavano Saturnalia e, ovviamente, non avevano alcuna connessione con la Quaresima, ma avevano in sé già tutta l’essenza più vera di quello che ancora oggi è lo spirito del carnevale. Sospensione delle regole e annullamento delle differenze sociali, sfrenato divertimento e spensieratezza, oggi come allora, sono il segno che ci troviamo in tempo di carnevale e che, dunque, si può essere un po’ folli perché in questo periodo tutto, o quasi, è permesso. Carnevale 1938

A Santa Croce sull’Arno torna il Carnevale d’Autore Lo sanno bene i cittadini di Santa Croce che, dal 1928, anno in cui fu organizzato il primo corso mascherato con carri allegorici trainati da buoi, è una piccola e folle capitale del carnevale e ogni anno smette per un poco i panni di seria e industriosa cittadina per vestire quelli colorati e originali delle maschere. Torna il carnevale a Santa Croce, dunque, per la gioia dei più incalliti goliardi che accorrono ormai da tutta Italia a questo evento che ha raggiunto una risonanza addirittura internazionale per godere dell’atmosfera unica di festa che vige in questi giorni per le strade della cittadina. La tradizione dei vestiti e dei trucchi elaborati ed originali, orgoglio dei quattro gruppi che organizzano i corsi, non verrà disattesa, ci saranno, infatti, i coloratissimi abiti in materiali innovativi, frutto di lunghissime ore di lavoro e in particolare verranno presentati due costumi rappresentativi della vocazione di Santa Croce all’industria nel rispetto dell’ambiente: un abito interamente realizzato in pelle racconterà la passione di questo territorio per l’industria conciaria e uno Reality

assemblato con materiali di recupero, sarà un messaggio del carnevale a favore dell’impegno nella raccolta differenziata e nel riutilizzo dei rifiuti. In programma tre corsi carnevaleschi diurni (1, 8, 22 febbraio - inizio ore 15.30). Il 15 febbraio corso notturno con inizio ore 17. In occasione del terzo corso sarà effettuato, per tutti gli appassionati collezionisti, l’annullo filatelico con cartolina celebrativa dedicata al Carnevale di Santa Croce. Al mattino, invece, ci sarà spazio per la riflessione culturale con il convegno “Il carnevale: cultura di un territorio. Passato e presente in Italia e nel mondo” che

sarà occasione per un approfondimento sul significato antropologico di questa tradizione così antica. Alla manifestazione parteciperanno le Associazioni del territorio. Verrà realizzato un progetto per la scuola con laboratori di cartapesta e trucco. Durante il periodo del carnevale saranno allestite alcune mostre dedicate ai manifesti storici dei carnevali in Italia e alle foto artistiche della tradizione del carnevale santacrocese a partire dalle sue origini. Sarà organizzata anche una esposizione dedicata ai lavori di artisti sul tema del carnevale. Le foto qui sopra sono tratte da Così era Santa Croce, tipografia Scali


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LA LUPA Gira e rigira l’invidia è sempre la prima! LA NUOVA LUNA Buona la prima... Forse IL NUOVO ASTRO “Vò un minuto al barre e torno...” GLI SPENSIERATI Chi vivrà vedrà! CARNEVALE D’AUTORE 2009 Corsi Mascherati 01 - 08 - 15 - 22 febbraio

Reality


Eventi

Quando la moda fa spettacolo D

TEXT Carmelo De Luca

al 13 al 16 gennaio 2009, la Fortezza da Basso e Firenze riaprono i battenti alla moda offrendo, per Pittimmagine Uomo e Woman, il meglio a livello di tendenze, artigianalità ed estro. Più di ottocento marchi espongono il modo di vestire per l’inverno 2010, spaziando dal casual all’elegante chic. Il prestigio dell’evento è certamente da attribuire alla organizzazione, al prestigio delle case di moda ma, sopratutto, alla capacità di proporre tendenze appropriate alle nuove generazioni. Infatti le collezioni sono, spesso, il frutto di una ricerca condotta per la strada dai responsabili del settore per cogliere e rielaborare le esigenze della gente e i dettami dei

A gennaio più di ottocento marchi espongono il modo di vestire per l’inverno 2010 giovani. Thom Browne, stilista della lunghezza dei pantaloni alla caviglia e dall’assenza di calze, è l’ospite speciale della nuova edizione con l’anteprima assoluta della Menswear Collection F/W 09-10 presso l’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche, mentre la Stazione Leopolda fa da degna cornice alla mostra “Worker: Lavoro, Moda, Seduzione”, ricca di abiti, accessori, immagini e suoni legati a tali ambienti. Comme des Garçons presenta la Homme Deux collection F/W 09-10 e una interessante installazione al PalAffari, nate dalla brillante idea della stilista Rei Kawakubo. Allegri abbina la presentazione dei suoi nuovi e originali abiti alla presentazione di un progetto, ancora top secret, legati al talento italiano Francesco Scognamiglio. Una grande novità anima la manifestazione di Pitti W, infatti si ingrandisce e sconfina negli spazi di Villa Vittoria, adibita a superba location per la presentazione dei marchi che prediligono la ricerca e l’eleganza femminile. Reality

A tal riguardo Giambattista Valli, impeccabile e ammirato designer oramai “rubato” dalla Francia, presenta la sua Wintertime 2009/2010 Collection con un evento raffinato nello storico Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Ma la carrellata delle manifestazioni continua con Laura Biagiotti che fa sfilare “Crust on Parkour”, supportata dai traceurs parigini dell’ultimo film di Luc Besson, il tradizionale pranzo offerto agli ospiti da Pal Zileri, marchio sinonimo di eleganza a passo con i tempi al Nove, il Gran Gala organizzato da Brunello Cucinelli e il British Menswear Guild presso l’Educatorio del Fuligno. A Palazzo Strozzi, Corriere della Sera Magazine e Io Donna inaugurano la mostra “Venti italiani che cambiano l’Italia”: negli spazi della principesca dimora sono esposti venti lavoratori della nostra società ritratti da Gianni Giansanti nelle loro sedi di produzione. Gli ambienti del Teatro Goldoni fanno da cornice all’evento organizzato dal Sole 24 Ore per festeggiare “IL”, nuovo magazine maschile del gruppo. Dal 22 al 24 gennaio 2009 sale sul palcoscenico Pittibimbo, manifestazione caratterizzata da una dinamicità in movimento che incita ad un rinnovamento nelle caratteristiche e nello stile dell’abbigliamento proposto. Proprio per questo motivo le sfilate, di tutto rispetto, propongono i blasonati marchi di Miss Blumarine, Casa Altana, W.P Lavori in corso, Liu.Jo,

Kidspace Calvin Klein Jeans Kids, Miss Grant, R e play & Sons, Agatha Ruiz de la Prada, Elsy. Numerosi gli eventi speciali dedicati alla manifestazione, tra i quali menzioniamo Replay e Son, presso la Stazione Leopolda, festeggia il lancio della nuova collezione con il supporto di opere multimediali del progetto “Pastis”, la sempre fresca sfilata di Monnalisa e la festa del raffinato marchio de Il Gufo per ospiti e compratori.


Eventi

L’autentica emozione del suono e delle immagini

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TEXT&PHOTO Gloria Nobile

iò che colpisce chi varca la soglia del nuovissimo punto vendita Bang&Olufsen di empoli è anzitutto purezza del suono. Fuori la strada, le auto, le voci della gente, tutto si amalgama in un sottofondo indistinto; dentro la perfetta nitidezza delle note appare per contrasto quasi irreale. Creare queste emozioni di ascolto, in un mondo che ci sommerge sempre più col suo rumore, è il mestiere e la passione della ditta danese Bang&Olufsen, da oltre 80 anni impegnata nella produzione di strumenti ad altissima tecnologia e avanzato design per la fruizione del suono e delle immagini in assoluta purezza.

Nuovi sistemi integrati per la riproduzione visiva e sonora integrati negli ambienti La famiglia Cei, forte di una lunghissima esperienza nel settore audio/ video, ha ideato e gestisce due prestigiosissimi punti vendita in Toscana: uno a Firenze, nella suggestiva cornice della loggia Rucellai e l’altro a Empoli, in un ambiente completamente rinnovato e ripensato per offrire alla clientela l’esperienza unica dell’ascolto e della visione offerta dalla tecnologia Bang&Olufsen. La filosofia del marchio danese, sposata appieno dalla passione di Bruno Cei e della sua famiglia, si fonda sulla convinzione che la tecnologia audio/video abbia lo scopo, in primo luogo di creare una sensazione unica ed emozionante a chi ne fruisce; per questo nei punti vendita Bruno Cei non si espongono semplicemente oggetti ad alta tecnologia, ma sistemi integrati di riproduzione visiva e sonora che si integrano con gli ambienti della casa e valorizzandone la piacevolezza dell’abitare. Il nuovo punto vendita di Empoli è stato ridisegnato appunto per comunicare

questa convinzione. Al suo interno sono stati creati ambienti ideali nei quali il visitatore può sperimentare e valutare come potrebbe essere arredata e completata la propria casa con la qualità e il design di Bang&Olufsen.. La grande professionalità e creatività di Bruno Cei e del suo staff che con passione contribuiscono a rinnovare continuamente questa realtà è richiesta non solo nella progettazione di soluzioni per la casa, ma anche per gli Hotels e per l’esclusivo ed esigente mondo della nautica. Reality


Anniversari

30 anni di televisione P

TEXT Ufficio Stampa

er i suoi 30 anni Antenna 5 sta organizzando una grande festa popolare che si svolgerà domenica 30 novembre nel centro di Empoli grazie al patrocinio del Comune.

Una festa popolare in Piazza della Vittoria a Empoli per festeggiare il trentennale Piazza della Vittoria sarà allestita con una serie di stand dedicati alle sigle di punta dell’ emittente: A5 Cronaca, Terra Nostra, Forza Azzurro, Fipili,… Presso ogni gazebo qualcuno con cui parlare, esprimere giudizi, porgere suggerimenti sui programmi e sulle attività della TV locale. Musica e intrattenimento, palloncini e gadget faranno da contorno al pomeriggio di festa. E per scaldarsi, caldarroste e vin brulè saranno distribuiti gratuitamente a tutti grazie al Comitato Festaiolo di Castelnuovo d’ Elsa. La Bandabimbumbam di Empoli andrà nel “giro” con i negozi aperti a portare il saluto di Antenna 5 fra la gente, seguita da una quindicina di giocolieri

Reality

della Palestra Astratta del gruppo Kappaerre di Castelfiorentino che stupirà grandi e piccini, mentre una telecamera installata in piazza inviterà chi se la sente, a inventare uno slogan per la TV. I migliori saranno selezionati e usati per future campagne pubblicitarie dell’emittente. Antenna 5, la televisione di casa tua, vuole diventare così ancora di più la Televisione della sua gente. I festeggiamenti di Antenna5 non finiscono qui. Per Venerdì 12 dicembre è in programma una cena di gala presso Villa Dianella Fucini a Sovigliana di Vinci.

250 invitati in rappresentanza delle Istituzioni del territorio. Un’ occasione in più per rimarcare il legame di Antenna 5 con la realtà locale e spunto per nuove sinergie. Tant’è che per il servizio di catering è stata attivata una collaborazione con l’ Istituto Alberghiero Enriques di Castelfiorentino, mentre per gli ingredienti base del menu ci si è rivolti ad alcune aziende produttrici note per le tipicità che esprimono: affettati e carni del Salumificio Tre Torri (Castelfiorentino), pasta del Pastificio Monti (Empoli), olio di Montalbano Agricola Alimentare (Vinci), pane del Vecchio Forno di Castelnuovo d’ Elsa, vini della Fattoria Piazzano (Empoli), dell’ Azienda Agricola S. Lucia e Paletro (Gambassi Terme) e di Villa Dianella Fucini (Vinci), dolci del Biscottificio Quadrifoglio (Castelfiorentino). Un coinvolgimento auspicato nei 30 anni di attività dell’ emittente, che finalmente si concretizza in un rapporto di fiducia e di reciproca utilità.


Eventi

Gran debutto a Villa Grabau

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TEXT&PHOTO Giampaolo Russo udovica Amodeo Grabau, discendente della nobile famiglia livornese originaria di Grabow in Polonia, ma da oltre un secolo e mezzo residente in Toscana, ha debuttato in società nella villa materna alla presenza di oltre ottocento rampolli provenienti da tutta Europa. Dopo il prelibato buffet a base di specialità toscane predisposto nel giardino e nei saloni interni della villa, la giovane debuttante ha aperto le danze con un valzer al braccio del padre Renato. Villa Grabau, situata alle pendici delle Colline Lucchesi, sotto i monti le Pizzorne, a circa sette chilometri a nord di Lucca, rappresenta una delle principali dimore storiche lucchesi del Rinascimento. Situata in un contesto di assoluta bellezza e circondata da altre illustri dimore di nobili famiglie lucchesi, la villa appartenne sino dai primissimi anni del XVI secolo ai Diodati, potente famiglia di mercanti. Come risulta da recenti ricerche d’archivio, nel 1550 essa aveva ancora caratteri gotici, con finestre a bifora al primo piano ed era dotata di una torre colombaia merlata. Nel 1653 la villa divenne proprietà dei Gualanducci, per poi essere acquistata, negli anni Settanta dello stesso secolo, dai Conti Orsetti. Nel 1806 fu ereditata da Chiara Orsetti, sposata con Ferrante Cittadella, per poi passare infine al loro nipote Enrico Cittadella nel 1854. Sono dovuti ai Marchesi Cittadella gli ultimi sostanziali lavori di trasformazione della villa, che venne ad assumere una veste neoclassica, come era avvenuto nella vicina Villa Reale di Marlia, dopo gli interventi di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. Si accede alla villa attraverso un viale di ingresso, strategicamente posto nell’asse centrale della proprietà, che permette, stando all’interno della villa, una continua visione prospettica che attraversa tutto il giardino spaziando dal lato sud, con l’ingresso stesso e la vista sulla pianura circostante con la città di Lucca sullo sfondo, e terminando a nord nel giardino all’italiana

con la fontana e lo sfondo delle colline. L’ampio parco che si estende intorno alla Villa Grabau è fra i più interessanti della lucchesia sia per la sua forma che per la ricchezza e rarità delle specie vegetali che si possono ammirare. La sua storia ha inizio nel XVI secolo, epoca in cui fu costruita la villa stessa; il parco, allora, era formato da specie autoctone, che formavano e formano tuttora, in particolare nelle zone perimetrali del parco, ampi boschetti ove si possono oggi ammirare esemplari di notevoli dimensioni. L’ aspetto più eclatante del parco si deve senz’altro all’avvento del “Giardino all’inglese”; sullo sfondo di grandi spazi verdi si possono ammirare specie arboree ed arbustive esotiche, introdotte all’inizio dell’800, grazie soprattutto alle possibilità offerte in quel periodo dall’appena fondato Orto Botanico di Lucca il quale, per mezzo di scambi con Orti Botanici di altre parti del mondo, riesce ad avere e quindi diffondere nelle ville lucchesi piante sino allora sconosciute. La Villa, interamente arredata con mobili e dipinti d’epoca, ed il parco di nove ettari sono visitabili tutto l’anno, con l’ausilio di una mappa cartacea. Tutto l’anno è anche aperto l’antico frantoio della proprietà, oggi ristorante di specialità tipiche toscane e lucchesi. Da sinistra verso destra: Villa Grabau (Lucca); Marcella, Francesca, Ludovica Grabau; Luisella Gavotti con Renato Amodeo; Valeria Barilli, Costanza Giustiniani, Anna Baralli, Elena Moneta; Massimiliano Galletti e Oliva Sartogo; Maria Chiara Sardi, Lella Balladore, Cecilia Fabbro; Eugenie de Clauzade, Lucrezia Salviati, Bianca Martinelli, Ginevra Salviati; Ludovica Aletti, Francesca Arese, Francesca Rusconi, Silvia Manduca; Alessandra e Arabella Guidi di Bagno, Clemente Aldobrandini, Lorenzo Lucchini Gilera; Domenico Savini con Massimilla e Marianna di Serego Alighieri; Eleonora e Drusilla Viora di Bastide con Edoardo Altamura; Ludovica Amodeo Grabau; Tancredi Cordero di Montezemolo con due amici


Eventi

Un mondo fantastico nascosto tra le mura TEXT&PHOTO Kirilla

I

l record di presenze (oltre 130 mila) quest’anno per la nuova edizione del Lucca Comics & Games. Un risultato straordinario anche per la manifestazione leader in Italia per quel che riguarda il mondo fantastico dei fumetti, dei manga, dei giochi da tavolo e di ruolo, del divertimento insomma dedicato a grandi e piccini. Tradizione e innovazione si sfida-

Per quattro giorni una città storica si proietta nel sogno no negli stand, nelle piazze, sulle antiche mura della città di Lucca. Oltre 9.000 mq di area espositiva in un universo di 20.000 mq di spazio gioco. I visitatori di quest’anno hanno scoperto una fiera che punta al futuro senza dimenticare le sue radici, un evento che mantiene vivi i caratteri che lo contraddistinguono mentre segue un mercato in continua evoluzione. Gli eventi collaterali della manifestazioni sono stati vari e ricchi di sorprese. Uno spazio dedicato alla formazione per appassionati e addetti ai lavori con ospiti importati del calibro di Larry Elmore, il celebre maestro americano dell’illustrazione fantasy. Una palestra di colorazione ha ospitato invece tutti gli appassionati di wargame con un fitto calendario di pittori dove spiccano i talenti della Pegaso Models. L’antico sotteraneo delle mura si è aperto al pubblico diventando un vero e proprio dungeon, un intricato labirinto custodito da creature mostruose e contenente qualcosa di estremamente prezioso. Un’iniziativa interattiva questa, per onorare la memoria di Gary Gygax creatore del famosissimo gioco di ruolo Dungeon & Dragons, che ha Reality

originato tutto il movimento del gioco di ruolo, un modo nuovo di fare cultura e narrazione. Sono stati festeggiati inoltre i 15 anni di Magic The Gatering, il gioco di carte che conta milioni di appassionati. Il Lucca Junior dedicato ai bambini dai 2 agli 11 anni ha conquistato quest’anno nuovi spazi estendendosi in un’area di 700 mq e proponendo laboratori creativi, spettacoli teatrali, laboratori di fumetto e di disegno, letture animate e un’area gioco a disposizione dei piccoli visitatori. Sul palco, allestito sulle mura, uno spettacolo dedicato alla musica dei cartoon. Cristina D’Avena accompagnata dai Gem Boy, Vito Tommaso con la Banda dei Bucaioli e i Seven Nippon sono solo alcuni degli artisti che si sono alternati regalando a tutti divertimento musicale a non finire. Domenica, ultima giornata e finale della gara di Cosplay a cura dell’Associazione Culturale Flash Gordon. Tutti i partecipanti trasformati nei loro eroi preferiti si sono sfidati sul palco. Anche il Museo del Fumetto di Lucca ha ovviamente fatto la sua parte in questo clima di festa inaugurando alcune mostre che resteranno aperte anche dopo la fine della manifestazione: Caricaaa! dedicata agli eserciti di carta del Corriere dei Piccoli ed EternArtemisia dedicata al mito di Artemisia rivisto a fumetti dal grande Giuseppe Palumbo e dai suoi collaboratori, una grande mostra che sancisce l’inizio della collaborazione fra il Museo e Palazzo Strozzi dove si sta svolgendo la mostra Le donne al potere. Soddisfazione per la chiusura della manifestazione che ha infranto tutti i record e ha dimostrato coi fatti come Lucca Comics and Games sia

ormai una delle manifestazioni più importanti del settore a livello europeo. A congratularsi con gli organizzatori il sindaco Mauro Favilla: “Un grazie a tutto lo staff di Lucca Comics and Games – ha sottolineato il primo cittadino – per la grande passione e professionalità che hanno messo nel realizzare quella che ormai è l’edizione dei record, tanto preziosa per l’economia della nostra città in un periodo in cui la stagione turistica è ormai alle spalle e in un momento di forte crisi economica”. Soddisfazione espressa anche dal presidente di Lucca Comics, Francesco Caredio: “Un evento di alto valore culturale con ospiti e manifestazioni collaterali di livello: siamo stati compresi anche dal grande pubblico e, puntuali, sono arrivati i numeri che, con soddisfazione, ci incoraggiano a proseguire su questa strada. Appena chiusa l’edizione 2008, siamo pronti a lavorare per il prossimo anno”. A sottolineare l’aspetto culturale Letizia Bandoni: “Ormai la manifestazione – ha sottolineato l’assessore comunale alla cultura - non è più solo il salone del fumetto e del gioco, ma è un vero e proprio museo interattivo, vivente e a cielo aperto: dell’arte, della creatività, della comunicazione per immagine che vede alternarsi a Lucca i più grandi autori, le migliori tavole, i giochi inediti, insomma tutto il mondo internazionale dei Comics e dei Games. Questo è frutto del prezioso lavoro di programmazione culturale che ci porterà in crescendo verso gli appuntamenti del prossimo anno, già annunciati, come Lucca Animation in marzo e il Comics Day in settembre”.


E

DIAMO I NUMERI! 130.000 presenze 9.000 metri quadri netti espositivi 3.000 metri quadri dedicati al gioco di ruolo dal vivo 20.000 metri quadri l’area di Lucca Games 10.000 metri quadri dedicati al fumetto e alla musica 130 eventi registrati al giorno 180 nuovi titoli in lancio 174 aree espositive 1440 postazioni per il gioco tradizionale 300 postazioni dedicate al videogioco 20.000 sessioni di gioco

Reality



Economia

Tu dove banki? ... Dove con un SMS vado in MESSICO

L

a Cassa di Risparmio di San Miniato apre ai Giovani con un progetto innovativo e coinvolgente, che abbraccia a tutto tondo il mondo dei 18-30 nelle sue principali sfaccettature: da chi studia a chi si affaccia al mercato del lavoro, a chi si ingegna in nuove professioni o imprese. L’approccio al mondo giovanile è molto complesso per le banche che, per natura e ruolo istituzionale, hanno tradizionalmente una collocazione molto distante dalle logiche, dai modelli e dallo stesso linguaggio che caratterizza l’universo variegato, mutevole e poco prevedibile degli under 30. I giovani non prendono mai in considerazione i servizi bancari tra le proprie necessità. I costi sono percepiti come troppo elevati, specie se confrontati con le disponibilità dei ragazzi che studiano o che sono alle prime esperienze lavorative. Spesso in questa fascia di età è sempre molto elevata la dipendenza finanziaria dalla famiglia, che continua a provvedere e sostenere i figli fornendo direttamente i contanti per le esigenze di acquisto quotidiane. Nella maggior parte dei casi i ragazzi si avvicinano alla banca in occasione del primo stipendio e la scelta spesso è rivolta verso la banca di famiglia, quella dove i genitori tengono i propri risparmi. Per cercare di cogliere nel segno e rispondere in maniera efficace ai bisogni di questo target particolarmente “difficile”, Carismi ha deciso di costruire una proposta organica e articolata tesa a creare i presupposti, prima di tutto relazionali, per l’instaurazione di un rapporto durevole e soddisfacente. E’ sulla base di quelle considerazioni che nasce Carismi T.W.B., non una semplice proposta bancaria, ma la promessa di una relazione e di un approccio ben poco “bancario” e molto focalizzato sulla comunicazione e sulla vicinanza al target. Carismi T.W.B è molto più di un con-

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to corrente, è una nuova modalità di interazione che ha nel nome la volontà di creare vicinanza ed empatia con i giovani. “T.W.B” richiama infatti nel linguaggio veloce degli sms, il modo per dire “Ti Voglio Bene” creando, mediante questa analogia “fonetica”, un sentimento positivo e di vicinanza ai giovani. TWB sta poi anche per Tuo Web Banking, un modo di interpretare la banca con le logiche del Web, con la velocità di risposta e di interazione che offrono i nuovi canali. Carismi T.W.B. è un mix di servizi per rispondere alle diverse esigenze dei ragazzi. Disporre di un conto a costo zero ed operatività illimitata con l’accesso alla banca senza limiti di spazio e tempo via internet. Viaggiare e fare acquisti in Italia e in tutta Europa con la Carta Carismi TWB – la V-Pay che uscirà all’inizio del 2009 e che offrirà anche l’accesso a sconti ed agevolazioni presso negozi di abbigliamento, sport, divertimento e a programmi per il tempo libero. Navigare e cogliere tutte le opportunità di acquisto su internet con la prepagata CartaSi e la revolving Carismi Barclaycard. Partecipare al master più prestigioso, realizzare la propria idea imprenditoriale, cominciare a pensare a mettere su casa, sogni che con un programma di finanziamento e di supporto possono diventare realtà con maggiore facilità. Il progetto di Carismi punta ad una vera e propria rivoluzione nell’approccio della Banca al segmento giovani e richiederà un forte coinvolgimento delle filiali, dove i ragazzi potranno trovare la giusta accoglienza ed il proprio interlocutore nel “Tutor TWB”. Ogni agenzia Carismi avrà il proprio Tutor TWB, un “bancario” giovane per età e “spirito”, che faciliterà i ragazzi nel loro ingresso in banca e li

affiancherà nelle scelte e nelle attività quotidiane. Carismi debutterà nel mondo giovanile con un piano di lancio molto articolato che si svilupperà tra novembre e dicembre con un’attenzione particolare verso gli studenti universitari di Pisa e Firenze. Il mix di comunicazione, tutto improntato sulla relazione e sulla vicinanza, sarà veicolato attraverso immagini dal forte impatto emotivo e dallo slang “Tu Dove Banki”, un modo “easy” per agganciare il target con un approccio attuale ed assolutamente informale. La risposta a questa domanda riporta al concetto di “Io banko dove posso realizzare più facilmente i miei desideri”. Carismi TWB sarà alla radio, sulla copertina di Metro, la free press distribuita a Firenze, su card e cartoncini appesi alle auto, alle bici e agli scooter con azioni di “Guerrilla” nelle zone maggiormente frequentate dai giovani. Nelle città di Pisa e Firenze si potrà incontrare il camper “Tu Dove Banki” con le hostess “Carismi TWB” che distribuiranno i gadget e le card del concorso “Vinci il Messico con Carismi TWB”. Carismi TWB è infatti anche un concorso a premi con cui si può vincere subito una chiavetta USB da 2 giga e partecipare all’estrazione di un viaggio per 2 persone in Messico. I codici gioco del concorso saranno disseminati su tutti i mezzi di comunicazione. Per partecipare basterà avere tra i 18 ed i 30 anni, impossessarsi di un codice gioco e spedirlo subito con un sms. Una potenza di fuoco veramente sorprendente! Una pioggia di messaggi giovani che raccontano di un’offerta distintiva basata sull’empatia e sull’amicizia. Segui il camper, cerca il codice vincente anche sul sito www.carismi.it, e invia subito il tuo sms! …Carismi TWB ti aspetta in tutte le 88 agenzie Carismi, e ovviamente in Messico!

www.carismi.it Reality


Autumn-Winter 09/10

LINEAPELLE

TEXT Luciano Gianfranceschi PHOTO Mauro Rossi

UN RIMBALZO, REAZIONE DI RISCOSSA

Probabilmente un rimbalzo è vicino, anche per la produttività del pellame conciato. Segnali di reazione arrivano in vista dell’autunno inverno (2009-10) che è la stagione più favorevole. Chi saprà approfittarne? Le risposte tra gli stand di Lineapelle a Bologna iniziano stavolta da un percorso diverso, i padiglioni di Tanning Tech dove i fornitori di prodotti chimici sono un supporto creativo e tecnico. RELEASYS “E’ un sistema di concia nuovo, esente da qualsiasi tipo di metallo osserva Massimo Rinaldi (Fgl international) -. Così, anche i bagni di scarico non sono inquinanti. E il bello è che le pelli hanno una resa del 7% minimo in più. Mentre i test fisici hanno confermato che le prestazioni sono uguali, o superiori, a qualsiasi altra”. TECNOBIOLOGIE L’agente della Turchia, Mustafa Mumcuoğlu, è abbigliato in pelle. La sua collega, Semra Oğulcan, è elegante con le calze a rete. Dichiara Remo Petroselli (Chimont International): “Un architetto ci ha chiesto pellami idonei alle normative della costruzione degli edifici a basso impatto ambientale. E dunque materiali da arredamento compatibili con le tecnologie biologiche dei nuovi ambienti in cui andremo a vivere. Tutto ciò che entra all’interno di una casa di nuova generazione dev’essere in sintonia con i parametri di ecologia con cui vengono classificate”. BOTTALATO “Un tipo di pre-concia senza i metalli come cromo e alluminio, racconta Federico Biagioni, tecnico della parte umida a Santa Croce (Dermochimica). Aggiunge Matteo Baldi, rifinitore, mostrando un mezzo vitello bottalato: “Ha una schiarenza, bicolore, e consente la valorizzazione anche di scelte inizialmente inferiori”. NORMATIVE Giovanni Barsotti mostra una bovina “che rispetta le severe normative e regole tedesche, per cui se la formalina in una calzatura da uomo può arrivare a 150 ppm (parti per milione), per la scarpa da bambino soltanto 50”. Aggiunge, per Alanchim, il presidente Antonio Moncalvo: “Articoli già testati e producibili”. FLOCCATE Bruno Muccignat mostra le croste floccate. “Il pelino viene applicato con un adesivo e una pistola che spara su una fibra di poliestere, o poliammide”. L’altro storico fondatore, Giancarlo Falaschi, s’intrattiene con Mastrotto: anche il distretto di Arzignano vira sulla moda, fa joint-ventures con aziende santacrocesi.


IL MAGO Il presidente del Consorzio Vera pelle italiana conciata al vegetale, Andrea Ghizzani, s’è rivolto a un mago. Anzi al “ mago” della comunicazione, Oliviero Toscani, affidandogli “la valorizzazione di una tecnica così naturale”. Per il rinnovamento dell’immagine degli associati, è già partita la collaborazione con “La Sterpaia, bottega dell’arte e della comunicazione”. CERTIFICATA Alessandra Giannoni (Ecopell), figlia d’arte: “La nostra pelle è certificata Icec, ha indubbiamente requisiti tecnici e di rispetto ambientale”. Vanta anche la linea Antelope (dal nome della conceria del genitore, Abramo, troppo presto venuto a mancare): pelli di toro, spessore pesante, conciate al cromo, con effetto schiarente. CUOIO Dopo aver fatto la storia della pelle di moda, ha messo gli occhi sul cuoio, Biokimica Group. Il presidente Massimo Baldini: “Anche la suola è un componente della moda, pur se va sotto la scarpa. Ed ecco al cuoio si danno effetti meccanico, manuale, o colorato. Sono aspetti importanti quando il consumatore fa l’acquisto”. Continua la manager Marcella Peruzzi: “Lo stand è 300 metri quadrati, con 400 pelli, una sala riunioni e 5 uffici. Abbiamo lavorato”. RAGGRINZITO Graziano Balducci (Antiba) è anche presidente Unic. Espone “capre al vegetale, sùbito stampate all’inizio della lavorazione, poi raggrinzite con la conciatura. Effetti particolari”. LEOPOLDA Il nome delle conceria richiama la stazione fiorentina, conosciuta espressione di creazione e innovazione: e dunque vitellini e bufali per il settore abbigliamento, e nubuk lavati. CAVALLINO Con tecnologia italiana, la concia e la lavorazione a pelo dei mezzi vitelli - il cosiddetto cavallino - viene interamente effettuata da BCM, in Brasile, nei pressi di Novo Hamburgo. ITALY Il giovane Cristiano Catastini (Dallas), figlio di Giovanni impegnato con i clienti, mostra una scarpa e dice: “Target sportivo, per i consumatori di una fascia d’età sui 30-35 anni. Sport, tempo libero e anche l’abito serio. Pelle di montone lavorata a cera e lucidata a carteggio”. UN’ONDA Il presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, Attilio Gronchi, non ha dubbi: “Prima o poi anche l’attuale quotazione del dollaro porterà i suoi benefici: è un’onda che deve arrivare”. SDRAMMATIZZA Il sindaco del Distretto industriale di Santa Croce, Osvaldo Ciaponi, sdrammatizza: “Pensavo di trovare anche dal punto di vista psicologico una situazione depressa; ma non è stato così, nonostante la crisi economica mondiale”. Aggiunge l’assessore Massimo Fanella: “Le banche locali radicate sul territorio sono disponibili al sostegno”. IL RIMBALZO L’ultima parola, autorevole, è di Alessandro Francioni, presidente di Assoconciatori. Con lui ci sono anche l’esponente del Grosseto calcio, Piero Camilli imprenditore viterbese di pelli grezze, e Fausto Pinori. “C’è tanta preoccupazione, ma non pessimismo – conclude Francioni – e aspettative forti. E’ una sfida alla crisi, per un rimbalzo vero, di riscossa”.



Tecnologia

Quando il cliente è una “firma” I

l cliente tradizionale della Conceria sta cambiando, non tanto per l’utilizzo finale della pelle, quanto per la natura del cliente; questo non è più solo chi produce il manufatto, ma anche e sempre più la “FIRMA”, che sviluppa l’idea, crea il campione e poi lo vende tramite la Sua rete di agenti.

L’ultima evoluzione è l’utilizzo del mondo web: pubblicare documenti ai quali i clienti possono accedere con una password La produzione viene demandata a terzi approvvigionandoli con il materiale che la stessa ordina o fa ordinare alla Conceria; se poi si considera che la ditta che produce ed effettivamente utilizza la pelle può essere fuori dall’Italia, spesso in Asia, aumentano le procedure informatiche da gestire, se spedizione e fatturazione fanno carico alla Conceria stessa. Tutto questo sta producendo un profondo cambiamento nel suo sistema informativo in quanto il rapporto con le “Firme” è molto più dinamico e la Conceria deve essere in grado di scambiare con loro ed in maniera automatica tutta una serie di informazioni che vanno dall’acquisizione dell’ordine, la sua produzione nella varie fasi, fino alla sua spedizione finale. Inoltre tutto il ciclo di lavorazione per chi produce per il settore moda è molto più frastagliato per la va-

riabilità degli articoli e dei colori e generalmente più complesso e qualitativamente superiore dovendo rispettare degli standard di qualità elevati in tempi di consegna sempre più ristretti. L’ultima evoluzione, per snellire il sistema di comunicazione fra Conceria e Cliente, a maggior ragione se questo è una “FIRMA”, è quello di utilizzare il mondo web; in pratica la Conceria per evitare un aumento del lavoro al personale interno usa il proprio sito internet per pubblicare tutta una serie di informazioni commerciali, quali fatture, stato degli

ordini, listini ecc. alle quali il Cliente accede con una propria password. Con lo stesso sistema il Cliente può immettere i propri ordini ricevendone conferma per e-mail una volta che sono stati processati dalla conceria. A tutte queste esigenze già risponde il software della SUED, Business Partner IBM, sviluppato in anni di collaborazione con le concerie del comprensorio Toscano e referenziato in più di cento installazioni, sia in ambiente iSeries/i5 IBM, che personal computer integrato con AD-HOC Revolution, software gestionale della Zucchetti.

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Affari

Come evolvere l’azienda rendendola cliente centrica

TEXT Sergio Matteoni & Silvia Fergosti

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ell’articolo presentato sul numero scorso abbiamo gettato le basi per la comprensione delle tecniche di CRM (Customer Relationship Mangement), in questo cercheremo di comprendere come e quali strumenti possono aiutarci a far evolvere la nostra azienda rendendola sempre più cliente centrica. La definizione dell’offerta mirata, tarata sulle esigenze del cliente è uno degli elementi chiave del CRM, la rispondenza dei prodotti/servizi/soluzioni ai bisogni indagati del cliente è uno degli elementi di partenza per la customer satisfaction e la fidelizzazione dei clienti. In ambito B2C (Azienda verso Utente Finale) strumenti quali carte fedeltà e voucher personalizzati rappresentano da una parte il modo in cui l’offerta mirata arriva al cliente, dall’altra l’offerta stessa: la carta fedeltà consente al cliente di usufruire promozioni ad hoc o sconti quantità ecc. riservati solo ai titolari di carta. Similmente per quanto riguarda i voucher. Nel caso del B2B (Azienda verso altra Azienda), le modalità attraverso le quali si estrinseca l’offerta mirata sono diverse, ma la logica alla base non muta: nei rapporti transazionali tra aziende, l’elemento della personalizzazione può tradursi in condizioni di pagamento particolari, in livelli di servizio specifici, al di sopra degli standard magari riservati ai clienti più fedeli o che producono un certo volume di affari. Alla base di un’offerta personalizzata sta sempre e comunque un lavoro di datamining ovvero quell’insieme di azioni compiute sui dati acquisiti e che si posso-

no tradurre in termini come: estrarre, filtrare, trasformare, integrare, classificare, aggregare, sintetizzare e via di seguito; azioni che possono essere svolte solamente se questi dati sono stati in precedenza raccolti. Questo ci fa comprendere come sia indispensabile registrare, in occasione di ogni contatto con il cliente, le sue abitudini o tendenze. Le informazioni ottenute attraverso l’elaborazione dei dati arricchiscono l’identikit dell’acquirente consentendoci, successivamente, di formulare un’offerta mirata e personalizzata usufruendo anche di strumenti evoluti come quelli di campaign management. Una recente indagine su 175 direttori di marketing in tutto il mondo, ha evidenziato nel 60% dei casi l’eccessiva lunghezza delle campagne di marketing, con durata media (dalla pianificazione all’esecuzione della campagna stessa) di circa 3 mesi (fonte www.sibiel.com) . Tempi eccessivi delle campagne di marketing possono comportare due tipologie di rischio: un minor numero di campagne effettuate nel corso dell’anno ed un minor tasso di risposta, dovuto all’utilizzo di dati potenzialmente divenuti obsoleti nel lasso di tempo dalla pianificazione al lancio della campagna. Gli applicativi di campaign management sono usati anche per evitare questi rischi, oltre che per rendere più efficiente il processo complessivo. Si tratta di strumenti per il disegno, il lancio, la gestione e il monitoraggio delle campagne di marketing, gestite in modo automatizzato in tutte le loro fasi. Questi tool hanno funzionalità

specifiche per raggiungere i clienti secondo i canali da loro preferiti (e-mail, telefono ecc.) e per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi delle risposte alla campagna ,permettendo a ciascuna campagna di essere monitorata nel dettaglio, rispetto a parametri come il tasso di risposta dei clienti contattati, i tempi di risposta, il ROI (ritorno di investimento) ecc. Il grado di automatizzazione di questi applicativi è elevato: pianificazione delle attività della campagna, del lancio, l’invio di e-mail, al verificarsi di determinati eventi, ecc. sono attività che possono essere gestite in automatico dal software, dopo attenta impostazione da parte degli operatori. La maggior parte degli applicativi disponibili sul mercato presenta funzionalità evolute in termini di reportistica ecc. per valutare la redemption (il rendimento) di ogni iniziativa ed i costi rispetto al budget della campagna stessa. In supporto ai dispositivi di campaign management, la nostra strada tra gli strumenti che compongono il CRM, ci porta a conoscere i sistemi di sales force automation (applicativi per il supporto e l’automazione della funzione vendite). Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.


Lavoro

Il Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro

TEXT Federico Ghimenti

C

on il Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, le imprese hanno l’obbligo di identificare i pericoli derivanti dal tipo di attività entro il 31 dicembre 2008.

D.Lgs. n.81/08: le principali novità Il nuovo Testo Unico aumenta gli obblighi a carico del Datore di Lavoro e dell’azienda rispetto al D.Lgs.626/94 e inasprisce le sanzioni sia amministrative che penali. Di seguito si mettono in evidenza le principali novità introdotte con il Testo Unico. Articolo 2 Definizioni Lavoratore Il lavoratore è “persona che indipendentemente dalla tipologia contrattuale, con o senza retribuzione, svolge un’attività lavorativa in un’organizzazione sia pubblica sia privata. Documento di valutazione dei rischi Il documento deve essere globale e documentato di tutti i rischi Ampliamento campo di applicazione Il Testo Unico si applica anche ai lavoratori autonomi Articolo 14 Contrasto del lavoro irregolare Organi di vigilanza Potere discrezionale degli organi di vigilanza circa la sospensione dell’attività imprenditoriale in presenza di impiego di personale non risultante da scrittura o da altra documentazione obbligatoria Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza RLS Il datore di lavoro deve comunicare all’INAIL annualmente i nominativi dei RLS Articolo 19 Obblighi del preposto Corsi di formazione I preposti devono frequentare appositi corsi di formazione entro 12 mesi dall’entrata in vigore del D.Lgs. 81/08.

Articolo 26 Contratto di appalto o d’opera o di somministrazione Obblighi Il datore di lavoro committente provvede alla qualificazione degli appaltatori, redige il DUVRI (Documento Unico Valutazione Rischi Interferenze) da allegare al contratto d’appalto o d’opera. Articolo 28 Oggetto della valutazione dei rischi Stress Il datore di lavoro valuta il rischio stress lavoro-correlato unitamente ai rischi derivanti da differenza di età, genere e provenienza dei lavoratori da altri paesi. Articolo 30 Modello di organizzazione e di gestione e sistema sanzionatorio Responsabilità amministrativa delle società e degli enti Il sistema sanzionatorio è stato ampiamente rivisitato e, in molti casi inasprito; in caso di gravi infortuni (morte o lesioni gravi/gravissime) oltre alla responsabilità penale del datore di lavoro anche la stessa società o ente è soggetta alla responsabilità amministrativa con sanzioni che possono arrivare fino alla cifra di 1,5 milioni di euro. Per non incorrere in tale grave responsabilità la società dovrà dotarsi di un idoneo modello di organizzazione e di gestione, conforme alle linee guida SGSSL UNI-INAIL o BS OHSAS 18001:2007, redigendo, in primo luogo, un apposito manuale e predisponendo apposite procedure

interne secondo l’art.30. Articolo 34 Svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi (RSPP) Corsi di formazione Il DDL che vuole svolgere direttamente il compito di RSPP deve frequentare il corso di formazione specifico entro 12 mesi dall’entrata in vigore del Testo Unico. Articolo 36 Informazione ai lavoratori Lavoratori immigrati In caso di lavoratori immigrati, l’informazione deve avvenire previa verifica della comprensione linguistica. Articolo 47 Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) Obbligo di nomina dell’RLS Il RLS è istituito a livello territoriale, aziendale e di sito produttivo. Delta Consulting s.r.l. si occupa di consulenza in merito alla sicurezza sul lavoro e prevenzione incendi ad ogni tipo di azienda; chi fosse interessato alla certificazione BS OHSAS 18001:2007 può contattare lo studio che offrirà un preventivo di spesa senza alcun impegno economico. Federico Ghimenti – RSPP, esperto in ingegneria antincendio, professionista iscritto negli elenchi del Ministero degli Interni codice PI00778P00085

Reality


Industria

Reti di imprese oltre i Distretti I

TEXT Rossella Giannotti

l 13 novembre scorso presso l’Auditorium Della Tecnica a Roma si è svolto un importante Convegno sul tema: “Reti di Imprese oltre i Distretti” organizzato da Confindustria e AIP (Associazione Italiana della Produzione), con l’obiettivo di focalizzare quali possano essere nuove forme di organizzazione produttiva, di coordinamento e di assetto giuridico. A dare slancio al dibattito che ha visto coinvolti il Dott. Aldo Bonomi del Consorzio A.A.ster, il Ministro per le politiche Europee Andrea Ronchi, il Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scaiola ed il Presidente Nazionale di Confindustria Emma Mar-

Da sempre l’obbiettivo primario di Assa è quello di realizzare una filiera di Qualità cegallia, è stata la presentazione di un libro curato da AIP edito da Il Sole 24 ore, nel quale sono state raccolte una serie di esperienze maturate in diversi Distretti d’Italia, quali testimonianza di nuove forme di organizzazione produttiva a dimostrazione di quanto le reti d’impresa possono rappresentare in prospettiva, l’evoluzione degli stessi Distretti Industriali. Assa da tempo sta sviluppando il proprio progetto lavorando su due livelli; ad un primo livello di carattere generale nel quale sono stati messi a punto una serie di misure utili a costruire un sistema di singola gestione aziendale più adeguato ai tempi ed alle necessità attuali i cui contenuti sono elencati nella parte dedicata ad Assa del libro stesso, ed un secondo livello attualmente in fase di sperimentazione, nel quale oltre ad ottimizzare quanto già realizzato in precedenza, possa essere in grado di dare risposte concrete Reality

anche in tema di tracciabilità quale strumento di controllo di tutto il ciclo di vita del prodotto. Questa parte del progetto si sta concretizzando grazie ad una sinergia creata nel tempo con il Consorzio Centopercento Italiano che ha sede a Scandicci e che vede coinvolte aziende del settore pelletteria. La realizzazione di una Filiera di Qualità resta l’obiettivo primario di Assa che sta operando per poter creare un modello di organizzazione aziendale in grado di superare definitivamente le attuali dimensioni e dare sviluppo ad una rete di imprese capace di garantire livelli di Professionalità, Qualità e Servizio, adeguati alle nuove esigenze del mercato. La sinergia con il Consorzio Centopercento Italiano è un’ulteriore dimostrazione di quanto le reti di

Impresa possono risultare utili non soltanto per creare nuovi modelli di sviluppo ma anche per dare nuovi stimoli al mercato e contestualmente individuare nel mercato stesso nuove opportunità. Il progetto finanziato dalla Regione Toscana sarà presentato ad inizio anno 2009; molte sono le aspettative, in particolare con questa esperienza Assa conta di poter definire un piano di fattibilità in grado di sviluppare su un numero congruo di Aziende aderenti al Consorzio stesso l’intero progetto per poi procedere all’implementazione del sistema stesso che di volta in volta potrà essere adeguato alle singole specificità del comparto e del settore in cui le aziende operano. L’attuale contesto economico non solo locale ma mondiale, impone attente riflessioni e certamente, occorre rivedere le logiche con cui fino ad oggi le filiere produttive e gli stessi Distretti Industriali si sono sviluppati. Per continuare a garantire adeguatamente lo sviluppo economico occorre pensare non solo in termini di PI, ma in termini di Prodotto Interno Lordo di Qualità dove il concetto di Qualità risulta ampliato rispetto al suo “tradizionale” significato e attribuisce valore e significato al territorio ed all’ambiente in cui si produce, alla tradizione che viene rispettata e comunque implementata dalle nuove tecnologie, dalla valorizzazione del capitale umano e dalla trasparenza con cui tutti i soggetti operano.


Industria

ChimontGroup: innovazione e creatività al Tanning Tech 2008

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anning Tech, la rassegna internazionale più importante per le tecnologie e la chimica nel settore conciario, si è conclusa all’insegna di un inaspettato ottimismo con la richiesta da parte dei visitatori di prodotti particolarmente innovativi per la creazione di articoli dall’alto valore tecnico e stilistico. Assenti le grandi multinazionali della chimica, si sono messe in particolare evidenza quelle aziende che da tempo si distinguono, grazie ai loro servizi e alla loro esperienza. Fra i vari stand presenti spiccava per originalità ed eleganza quello di ChimontGroup, azienda di Montopoli, che da anni investe nella ricerca di nuove tecnologie e di prodotti inno-

Un’azienda che lavora nel rispetto dell’ambiente e delle relazioni umane vativi in grado di offrire ai propri clienti lo stile vincente del “Made in Italy”. +RED, la parola chiave scelta da ChimontGroup per presentare gli articoli all’interno dello stand, anche quest’anno progettato e curato da ConTesta, nota agenzia di comunicazione. Le pelli esposte in tutte le loro possibili finiture sono state presentate in una sola variante di colore: il rosso, a sottolineare la forza e lo slancio necessari per superare questo particolare momento e comunicare con spirito creativo la stessa passione di sempre. Rosso inteso anche come Energia, la stessa trasmessa nello stand dall’opera intitolata “Ti onoro”, eseguita dall’artista Turchese con rasatura di pelle e realizzata in onore del sacrificio degli animali per l’uomo. Con questa opera, ChimontGroup si fa portavoce di un messaggio che pone il rispetto alla base di tutte le cose: rispetto per la vita degli animali, l’ambiente, le relazioni e gli affari commerciali. Reality


Tecnologia

: una nuova sede

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TEXT Angela Colombini

Nata nel 1980 come concessionaria esclusivista Olivetti per la zona del Comprensorio del Cuoio, CENTROUFFICIO si è evoluta nel settore dell’informatica e dell’Office Automation maturando una grande esperienza in numerosi prodotti: dalle copiatrici, ai fax, alle stampanti, ai registratori di cassa...

Inaugurazione sabato 13 dicembre a Santa Croce sull’Arno (Pisa) Da sempre con lo scopo di offrire soprattutto un servizio professionale di assistenza più che una semplice vendita di prodotti. Sin da quando le calcolatrici erano ingombranti apparecchi calcolatori e le macchine per scrivere creavano fastidiosi rumori, l’azienda si è continuamente impegnata per seguire le innovazioni del settore, tanto che nel 1986

con l’affermarsi del Personal Computer ha installato postazioni e reti informatiche con l’applicazione di software gestionali. Con l’avanzare del digitale, Centroufficio si è progressivamente avvicinata ad apparecchiature sempre più evolute e nel 1998 ha accostato il proprio nome a Ricoh Italia divenendo, per competenza e professionalità, Dealer Certificato e quindi qualificato come Punto Vendita Selezionato Ricoh permettendo di proporre,vendere, installare, configurare ed assistere le Soluzioni Digitali Multifunzionali AFICIO sia in bianco e nero che a colori. Tra i prodotti più richiesti la multifunzione rappresenta sicuramente l’opzione più valida, sia per quanto riguarda l’ambiente professionale, che richiede tecnologia laser, che per quello privato, indirizzato verso le ink-jet. Queste apparecchiature, progettate per l’esecuzione di


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compiti addizionali, come scansioni, stampe e fax hanno il vantaggio di avere un costo stampa molto basso ed è per questo che negli ultimi anni le vecchie fotocopiatrici sono state sostituite, aiutando le aziende ad avere un risparmio economico non indifferente. Una soluzione vantaggiosa per le aziende è rappresentata senza dubbio dalla possibilità di installarle nel proprio ufficio con la formula del noleggio; uno strumento questo, attraverso il quale, il cliente acquisisce l’utilizzo del bene, evitando l’onere dell’acquisto, pagando dei canoni (completamente deducibile ai fini fiscali) comprendenti i materiali di consumo, le parti di ricambio e l’assistenza tecnica. In questo ultimo anno CENTROUFFICIO si è affiliata alla catena informatica WELLCOME con cui, in collaborazione anche con i principali brand internazionali, ha creato uno strumento flessibile ed immediato per offrire al cliente la possibilità di essere sempre aggiornato sulle novità del settore, accedendo a prodotti non ancora commercializzati dall’azienda, quali proiettori, fotocamere digitali, lettori mp3/mp4 a prezzi particolarmente vantaggiosi. Da non dimenticare il settore cha da sempre ha contraddistinto CENTROUFFICIO, ovvero la progettazione e l’arredamento dell’ambiente di lavoro con la scelta di prodotti selezionati e sempre più dinamici e personalizzati. CENTROUFFICIO, prestando ascolto alle esigenze dei suoi clienti e grazie all’ampia offerta di dispositivi laser Multifunzione, quindi, ha potuto facilmente ridurre i costi, aumentare la produttività e migliorare il flusso di lavoro. CENTROUFFICIO rappresenta quindi la nuova grande opportunità per ridurre i costi del vostro ufficio!

Progettazione e installazione reti informatiche Assistenza tecnica e consulenza hardware e software Progettazione e arredo per il tuo ufficio Software di contabilità: EVOLUTION La rivoluzione per la piccola e media impresa Un programma facile, intuitivo e veloce Un software di gestione aziendale ad alto contenuto tecnologico e ad un prezzo senza confronti. Vendita e noleggio, ma, prima di tutto, assistenza tecnica specializzata hardware e software

Reality


Formazione

La patente per guidare il Computer

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TEXT Carla Sabatini & Francesca Ciampalini

e tecnologie informatiche offrono potenzialmente grandi vantaggi per qualunque attività aziendale, ma non sono sempre facili da utilizzare. Per quanto i progettisti si sforzino di migliorarne l’usabilità, l’esperienza dell’utente medio è spesso condizionata da una chiara sensazione di impotenza di fronte ad una complessità a volte ingestibile. Se da un lato è vero che per usare le tecnologie informatiche non occorre oggi essere un ”addetto ai lavori”, dall’altro è ovvio che anche il semplice ruolo di utente richiede alcune competenze che solo poche persone hanno avuto modo di acquisire nell’ambito di percorsi formativi strutturati. Fo.Ri.Um. s.c. Agenzia formativa accreditata dalla Regione Toscana in collaborazione con Il Test center Netaccess Soluzioni Informatiche accreditato da AICA, l’Associazione Italiana per l’Infor-

matica ed il Calcolo Automatico hanno avviato dal 2003 una serie di percorsi formativi direttamente finalizzati a ridurre il costo di questo “analfabetismo” informatico nel Comprensorio del Cuoio.I percorsi sono seguiti sia in orario lavorativo sia serale su specifica richiesta delle aziende aderenti a progetti formativi o direttamente dai singoli lavoratori. COME NASCE ECDL Il progetto di una “patente europea” che certifichi le competenze informatiche di base scaturisce nel 1995 da un’iniziativa della Commissione Europea volta a qualificare ed elevare il livello delle competenze informatiche del personale impiegato in azienda. Di tale progetto si incaricò il CEPIS (Council of European Professional Informatics Societies). Vennero così individuate le principali competenze necessarie per l’uso

efficace degli strumenti informatici sul lavoro, tra il ’96 e il ‘97 venne lanciata in vari paesi europei la certificazione ECDL. ECDL OGGI In circa 10 anni, il programma ECDL è divenuto il sistema di certificazione più diffuso a livello mondiale: presente in 146 stati, tradotto in 36 lingue, con oltre 7 milioni di partecipanti. Moltissime aziende e vari organismi internazionali hanno scelto ECDL come lo standard de factu su cui basare le iniziative di formazione informatica del personale interno. Anche in Italia molte imprese ed enti pubblici hanno già verificato quanto la certificazione sia utile per misurare i risultati pratici degli investimenti in formazione.

LA PATENTE EUROPEA DEL COMPUTER La Patente Europea del Computer (European Computer Driving Licence) è la certificazione internazionale che attesta la capacità di lavorare con il PC nelle usuali applicazioni d’ufficio; in Italia l’ente garante di questo sistema di certificazione è AICA, ogni singolo candidato ottiene la certificazione dopo aver superato 7 esami, ciascuno dei quali copre un “modulo”. Il tempo massimo per ogni prova è di 45 minuti. Le competenze da dimostrare sono descritte a livello internazionale dalla Fondazione ECDL in modo neutro rispetto alle specifiche piattaforme tecnologiche, ma le prove d’esame avvengono poi in pratica attraverso un sistema automatico che simula gli ambienti operativi più diffusi: in Italia sono attualmente disponibili le simulazioni degli ambienti Microsoft Windows + Office e, in alternativa, di Linux + OpenOffice.org Mod. 1: Concetti di base dell’ informatica - conoscenza generale del personal computer e delle connessioni in rete Mod. 2: Uso del computer e gestione dei file - uso del sistema operativo Windows oppure Linux Mod. 3: Elaborazione testi - uso di Microsoft Word o di OpenOffice Writer Mod. 4: Foglio elettronico - uso di Microsoft Excel o di OpenOffice Calc Mod. 5: Basi di dati - uso di Microsoft Access o di OpenOffice Base Mod. 6: Presentazione - uso di Microsoft Powerpoint o di Open Office Impress Mod. 7: Reti informatiche (Internet) - uso di Microsoft Internet Explorer + Outlook o di Mozilla Firefox + Thunderbird

È possibile richiedere un primo certificato ECDL Start dopo aver superato almeno 4 moduli a scelta fra questi 7. Al completamento dei 7 moduli viene invece rilasciata d’ufficio la patente ECDL completa. Oltre alla certificazione ECDL di base qui descritta, esistono anche i livelli di certificazione successivi ECDL Advanced ed altri programmi di certificazione con contenuti più specialistici, come ECDLCAD, ECDL HEALTH, EQDL ed altri. Ciascuna certificazione ECDL è riconosciuta: dal Dipartimento della Funzione Pubblica (Presidenza del Consiglio dei Ministri), dal Ministero della Pubblica Istruzione, dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, quale Titolo di merito valido ai fini dell’attribuzione di un punteggio nei concorsi per titoli o per titoli ed esami. Il costo dei vari corsi varia dal livello iniziale di competenze possedute dal partecipante e dal tipo di certificazione richiesto. E’ possibile per i singoli lavoratori e disoccupati attivare dei voucher formativi della provincia mentre per l’azienda partecipare a progetti finanziati da enti pubblici o paritetici in modo da poter frequentare i corsi ed esami gratuitamente. Per informazioni contattare: Fo.ri.um. in via del Bosco , 264/f Santa Croce sull’Arno Tel 0571/360069 - www.forium.it - info@forium.it Netaccess in via Pacinotti, 2 Santa Croce sull’Arno Tel 0571/366980-3484405321 - www.netaccess.it - info@netaccess.it

Reality


Economia

Fiducia nella ripresa del settore “S

TEXT Francesco Turchi

Se ripartono i consumi, noi ci siamo”. Il presidente del Consorzio conciatori di Ponte a Egola, Attilio Gronchi, congeda un 2008 difficile e guarda con un moderato ottimismo al nuovo anno: “Non dobbiamo aspettarci una svolta drastica nel giro di pochi mesi. Ma qualcosa di positivo dovrebbe accadere nel secondo semestre: in quel caso dovremo farci trovare pronti”. Intanto il 2008 va in archivio: “Gli ultimi mesi hanno più o meno seguito il trend che ha caratterizzato tutto l’anno. Con la contrazione dei consumi è chiaro che il nostro settore va in difficoltà. Il contesto econo-

Il mondo dell’industria conciaria guarda al futuro mico generale è quello che tutti sappiamo e noi, essendo legati al mondo della moda, ne subiamo le conseguenze”. Negli ultimi tempi qualcosa si è mosso, ma è troppo poco per parlare di ripresa: “Dopo le ferie un po’ di lavoro è rientrato, ma non c’è stata la svolta. E d’altra parte, in questo quadro generale, era difficile pensare a qualcosa di diverso, anche se l’attuale quotazione del dollaro ha almeno rilanciato un po’ l’export”. Meglio guardare avanti dunque, senza perdere la fiducia: “Almeno nella fase iniziale – dice il presidente Gronchi – non credo che il 2009 si discosterà molto dal 2008. Nella seconda parte potrebbe esserci una lenta ripresa. Se il motore dell’economia si rimetterà in moto e ci lasceremo alle spalle l’attuale contrazione dei consumi, dovremo essere bravi e pronti a beneficiarne”. A riportare un cauto ottimismo nei conciatori ci ha pensato anche Lineapelle: “Alla vigilia della

Fiera – spiega Donatella Starnotti (Vesta) – ero abbastanza dubbiosa sull’esito dell’appuntamento bolognese e invece devo dire che la gente non è mancata. Bisogna essere consapevoli che il momento è difficile per tutti e che bisogna impegnarsi a fondo per ottenere dei risultati positivi”. Secondo Sandro Seli si iniziano a sentire i vantaggi del cambio favorevole: “La crisi è mondiale e la situazione non può cambiare da un momento all’altro; ma è evidente che rispetto a qualche tempo fa, per fare un esempio, i clienti orientali si stanno riavvicinando”. Ora ci vuole fiducia: “Se il sistema creditizio continua a credere nel

nostro settore, e in questo senso dei segnali positivi li abbiamo già avuti soprattutto dalle banche locali, allora possiamo guardare avanti e sperare”. Marco Puccioni (Nuova Antilope) si aspettava invece una fiera in tono minore: “Mi sembra di poter dire che c’è la volontà di andare avanti e che non sta andando tutto a rotoli”. Un’analisi in linea con quella di Giorgio Tempesti: “Non mi sembra di vedere un tracollo rispetto agli anni scorsi”. Leonardo Volpi (Concerie Volpi) guarda al futuro con un cauto ottimismo: “L’attuale valutazione del dollaro e i prezzi bassi delle materie prime potrebbero rivelarsi importanti per il rilancio”. Reality


Comunicazione

Lo stand come protagonista TEXT Eleonora Fanani / PHOTO Luca Palatresi

L’importanza della comunicazione visiva a Lineapelle 2008

É

passato quasi un mese dall’ultima edizione di Lineapelle (28/30 ottobre 2008), la mostra internazionale dedicata alla pelle che si svolge a Bologna, appuntamento semestrale imperdibile per coloro che lavorano nel settore conciario. La nostra attenzione questa volta è ricaduta su un aspetto fondamentale di Lineapelle, comune a manifestazioni e fiere di questo tipo: la comunicazione visiva, ma soprattutto la voglia di emergere, di distinguersi, di fare marketing attraverso la comunicazione. In un momento di crisi globale, che tocca anche il settore conciario, rimane comunque importante investire nell’immagine per dare maggiore visibilità ad una azienda, soprattutto in occasioni di grande interesse, come Lineapelle. In quest’ultima edizione, due stand

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C in particolare hanno colpito la nostra attenzione: quello della conceria Settebello e quello della conceria Monti & Monti. Entrambe le aziende hanno affidato lo studio della propria immagine aziendale alla KEY image+marketing, agenzia di comunicazione con sede a Fucecchio e a Milano, e il progetto della realizzazione dello stand a Francesco Sani, architetto e designer di Fucecchio. In queste manifestazioni lo stand ha la funzione di far percepire l’immagine aziendale, di raccontare cioè la storia e la realtà lavorativa dell’impresa. Di conseguenza il compito di un’agenzia di comunicazione è quello di lavorare in questa direzione e sfruttare al meglio le potenzialità della comunicazione visiva. È proprio questa la logica seguita dalla KEY image+marketing e da Francesco Sani nella realizzazione dei due stand sopra citati. Ma andiamo a scoprire le particolarità di questi due progetti per il successo riscontrato da queste aziende, parlando direttamente con l’architetto Francesco Sani. SETTEBELLO: lo stand come un sipario È proprio a Lineapelle la prima uscita ufficiale della nuova immagine aziendale della conceria Settebello, pensata e realizzata dalla KEY image+marketing, dopo uno studio approfondito dell’immagine istituzionale, valorizzando storia e tradizione di questa azienda che opera dal 1957. “Proprio per questo il progetto che ho sviluppato è stato pensato come un sipario trasparente che si apre per scoprire la nuova immagine Settebello, il nuovo logo, la nuova filosofia di comunicazione”, conferma Francesco Sani. Lo stand come un sipario che si apre al mondo, realizzato con “una tenda in PVC trasparente che abbraccia morbidamente metà dello stand, contribuendo a smaterializzare la struttura dello spazio, fondendolo quasi con le aree di circolazione del padiglione”, ci spiega l’architetto. Dalla tenda trasparente si può ben vedere l’area dedicata agli incontri con i clienti, arredata con prodotti storici del design internazionale e arredi su disegno. All’interno del sipario una galleria, realizzata quasi come un museo,

per l’esposizione dei prodotti, che sono i veri protagonisti dello stand. La realizzazione dello stand è stata affidata a Guidobaldi Allestimenti, azienda di Foligno (PG), che vanta grande esperienza nel campo degli allestimenti fieristici e museali.

è sotto questo pavimento, collegato allo stand da curiosi tubi laccati di un rosso lucido dai quali fuoriescono le pelli. La realizzazione dello stand è stata affidata a Europroget, azienda di Ponsacco (PI), specializzata nell’allestimento di stand fieristici.

MONTI & MONTI: lo stand come un film Dal teatro al cinema. Ispirati al celeberrimo film di Tim Burton, “La fabbrica di cioccolato”, Francesco Sani ha trasformato lo stand di Monti&Monti in una fabbrica fantastica, dove succedono cose meravigliose e inaspettate. La “fabbrica della pelle”, uno stand da visitare guidati da una visione un po’ fiabesca…perché “dietro ad ogni grande storia c’è sempre qualcosa di magico”, come dice la campagna pubblicitaria ideata dalla KEY image+marketing appositamente per Lineapelle. E’ proprio il caso di dire che lo stand parla da solo: “un grosso specchio inclinato, illuminato dal basso verso l’alto, che smaterializza il volume dell’intervento facendo quasi scomparire lo stand”, ci racconta Francesco Sani. Varcando la porta circolare d’ingresso sembra di entrare in un mondo fantastico, il cui pavimento è caratterizzato da una grande spirale rossa su sfondo bianco che si dilata fiano a toccare tutte le estremità dello spazio espositivo di 96 mq, il cui fulcro è un grosso tavolo al centro. E’ fantastico pensare che il “laboratorio segreto” che produce prodotti magici

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Industria

I giovani imprenditori incontrano Carismi

I

TEXT Andreas Quirici

n un momento di difficoltà congiunturale per il settore conciario, il Gruppo giovani imprenditori dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno incontra i vertici della banca maggiormente identificativa del Comprensorio del cuoio per un confronto schietto e concreto sulle possibilità di collaborazione per un futuro di sviluppo per entrambe le

Il futuro dell’imprenditoria si confronta con le problematiche economiche parti. E i risvolti operativi non sono mancati, considerata la disponibilità del presidente e del direttore generale della Cassa di Risparmio di San Miniato verso il comparto di pelle e cuoio toscano. Un tavolo di

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lavoro tra il Gruppo giovani imprenditori dell’Associazione conciatori e la Cassa di Risparmio di San Miniato. Questa la proposta del direttore generale Piergiorgio Giuliani dell’istituto di credito che, insieme

al presidente Lucia Calvosa e al vice presidente Piergiovanni Vivaldi ha incontrato i giovani imprenditori conciari della Riva destra dell’Arno. “Mi piacerebbe creare uno strumento di lavoro – ha detto Giuliani – in cui


I riuscissimo a proporre idee e suggerimenti per riuscire a programmare lavoro sia per le aziende che per la nostra banca. Un tavolo dal quale far emergere una sinergia che permetta di guardare al futuro in maniera positiva”. Il nuovo corso della Cassa di Risparmio di San Miniato passa anche da un incontro come quello di stamani, in cui il futuro del settore conciario parla a viso aperto con la principale banca di riferimento per il Comprensorio del cuoio. “Mi sembra di capire – ha detto Calvosa – che voi giovani imprenditori conciari stiate vivendo un periodo di forte scambio con i vostri genitori e in generale con chi ha grande esperienza in questo settore. Il nostro intento è quello di rafforzare le nostre radici su questo territorio. E’ ciò che si trova esplicitamente scritto nel nostro mandato e intendiamo lavorare fortemente in questa direzione”. Il direttore generale e il presidente della Cassa di Risparmio di San Miniato hanno spiegato che le prime mosse dell’istituto di credito sono state indirizzate al far rientrare gli affidamenti delle filiali

di Roma e Milano per avere a disposizione risorse da investire proprio nel Comprensorio del cuoio e nel suo principale settore economico. Durante il confronto si è parlato di Basilea 2 e delle difficoltà di applicare questa regolamentazione a un comparto come quello conciario. “Credo che Basilea – ha detto il coordinatore del Gruppo giovani e vice presidente di Assoconciatori Roberto Giannoni – non tenga conto del forte legame tra gli imprenditori e le loro aziende che fanno di tutto prima di rinunciare alla loro impresa che, nella maggior parte dei casi, si tratta di un bene di famiglia”. Presente all’incontro anche il presidente dell’Associazione conciatori Alessandro Francioni. “Dare responsabilità ai giovani – ha detto – diventa fondamentale per un settore come il nostro sempre più legato al mondo della moda, in cui gravitano ragazzi che hanno una brillantezza e una voglia di fare fatalmente differente rispetto al modo di lavorare di chi appartiene alla mia generazione. Chi tra gli imprenditori conciari ha dato spazio ai figli

o comunque ai giovani ha tratto enormi benefici dal loro approccio al modo di fare impresa”. “Apprezziamo molto che la banca nata sul territorio – ha detto Silvia Rigatti, anche lei coordinatrice del Gruppo giovani e membro del consiglio d’amministrazione di Assoconciatori - abbia deciso di tornare a investire sul territorio. Ci aspettiamo che dia credito ad aziende giovani o in cui siano presenti giovani. Ci sentiamo in grado di rappresentare il futuro del settore conciario e abbiamo grande voglia di crescere professionalmente. Ci aspettiamo anche che dia credito alle società collegate al settore che svolgono una funzione fondamentale per la salvaguardia dell’ambiente. Sono la linfa vitale per le nostre aziende, inserite in un Distretto industriale che merita la vostra fiducia. In un momento in cui il sistema economico mondiale ha mostrato tutti i suoi lati negativi, crediamo che siano proprio le piccole e medie imprese, fatte di persone e di lavoro quotidiano, i punti di riferimento sui quali ripartire”.

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Web

Accessibilità dei contenuti internet C

TEXT Sandro Succi - www.genioweb.com

urare l’aspetto dell’accessibilità del proprio sito internet non significa solo allargare la fascia dell’utenza raggiungibile con questo mezzo di informazione, ma rappresenta un atto di responsabilità civile verso la società per evitare di creare fasce di utenti privilegiati ai quali è possibile fruire di certe informazione a discapito di altri più sfortunati. Gli operatori del settore, ovvero chi realizza siti internet, dovrebbero essere i primi soggetti coinvolti in questa responsabilità.

Le principali barriere all’accessibilità di un sito: i browser Tutta l’attenzione che viene dedicata a questo argomento dovrebbe quindi far riflettere sul fatto che esiste la possibilità per un sito WEB di non essere accessibile a tutti e questo fenomeno, come vedremo in seguito, non è così raro come molti, soprattutto coloro che possiedono un sito, potrebbero augurarsi in questo momento. Vorrei aggiungere inoltre che non è detto che quando un sito non è accessibile non lo sia solo per una fascia di utenze ‘deboli’: ci sono una serie di figure professionali che per esigenze del loro lavoro non utilizzano strumenti informatici di larga scala di diffusione e che quindi potrebbero non poter accedere ai contenuti di un sito non completamente accessibile. Qui di seguito cercheremo di capire quali sono le principali barriere all’accessibilità di un sito e vorrei affrontare quest’argomento dividendolo in due categorie: barriere dovute alla tecnologia e barriere dovute a forme di disabilità personali. Per quanto riguarda la tecnologia vediamo il browser: per accedere ad internet è indispensabile utilizzare un apposito programma che è chiamato browser (la traduzione in italiano sarebbe ‘sfogliatore’). Molti Reality

utenti internet ignorano l’esistenza di questo programma data la capacità dei sistemi operativi moderni (ad esempio Windows) di nascondere molti tecnicismi così che, semplicemente facendo click col mouse su una icona, si apre una finestra sul proprio computer che visualizza i contenuti pubblicati in rete. I contenuti che provengono dalla rete non sono come un’immagine di una fotografia, ma sono codificati in maniera particolare per essere ricostruiti sul browser e presentati all’utente. Ecco perché è necessario che esistano degli standard per cui un qualsiasi browser sia in grado di decifrare e presentare i contenuti ad un utente. L’organismo che regolamenta questi standard è il W3C. Molti utenti Windows utilizzano, in maniera consapevole o meno, il browser Microsoft internet explorer che viene automaticamente installato sul computer assieme al sistema operativo, mentre altri utenti, sia perché utilizzano sistemi operativi diversi, sia perché in maniera volontaria hanno installato un browser diverso, utilizzano altri prodotti. Non è scopo di questo articolo fare paragoni sui vari tipi di browser, voglio solo portare all’attenzione il fatto che esistono utenti

che utilizzano programmi diversi per accedere ad internet. Ciascun browser è sviluppato da aziende o associazioni diverse pertanto è inevitabile che esistano differenze tra un browser ed un altro come anche esistono tra browser identici ma aventi versioni differenti (Esempio: Internet explorer di Microsoft versione 5, 6, 7…). Quello che ne deriva è che, una pagina che viene visualizzata correttamente su un browser non è detto che lo sia su un altro. Un approccio semplicistico di dire che quasi tutti gli utenti utilizzano Microsoft Internet Explorer e quindi, quando un sito è visibile con questo browser i criteri di accessibilità sono soddisfatti è estremamente scorretto, tanto più che anche all’interno di questa famiglia versioni differenti si comportano in maniera differente e quindi quale versione si sta prendendo a riferimento per questo tipo di discorso? La mancata capacità di un sito di essere correttamente visualizzato con browser alternativi, penalizza la propria visibilità a persone tutt’altro che appartenenti a categorie deboli. Nel prossimo numero affronteremo la questione dei plugin e delle barriere dovute a disabilità personali dell’utente.


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Sensi

di Margot

Persino il piÚ lieve bisbiglio può essere sentito

al di sopra degli eserciti, quando dice la veritĂ


Piaceri di palato


Don Alfonso 1890

di Claudio Mollo

I raffinati sapori della cucina mediterranea rande amore per la propria terra e grande rispetto per i prodotti che questa ti offre. Una vita dedicata alle tradizioni ai gusti e ai sapori, passione che ha spinto lui e la moglie Livia a studiare in modo quasi viscerale la storia del vino e del cibo del Sud. Ma la curiosità per tutto ciò che è storia o novità in fatto di cibo, lo ha spinto, ben oltre le tradizioni di casa, in giro per il mondo per conoscere di persona, ristoranti, tendenze gastronomiche, mercati di ogni genere, aziende di produzione e attività economiche senza mai tralasciare i costumi di vita quotidiana dei vari popoli incontrati. Dalla cucina tramandata, prendono vita le basi, per iniziare a costruire qualcosa di bello, ardito e variegato. Un percorso arricchito da un costante processo di fusione fra diverse culture, che oggi, nel menù del locale trova la sua massima espressione in una cucina elegante e armoniosa, un riuscito mix fra tradizione e innovazione sintomatico di un consolidato equilibrio professionale. Pietanze raffinate ma schiette, sia di pesce che di carne, che raccontano di gusti e profumi a non finire. Gli ingredienti della terra, provengono quasi tutti dalla sua piccola miniera, l’azienda agricola “Le Peracciole” situata a Punta Campanella, sulla Costiera Sorrentina proprio di fronte a Capri, di cui la famiglia Iaccarino va fiera. Passando dal cibo al vino, più che chiedere la carta, varrebbe la pena fare un giro nella secolare cantina scavata nel tufo, dove un appassionato proverebbe emozioni incredibili di fronte ai “filari” di certe etichette e un semplice visitatore, rimarrebbe comunque affascinato da un ambiente incredibile. Il consiglio, è quello, di fronte alla scelta di una bottiglia di evitare i soliti “vini noti” accettando invece i buoni consigli su certe “chicche” locali, con basse produzioni e introvabili in altre zone d’Italia, spesso spettacolari. Il pensiero torna all’argomento motivo dell’amichevole conversazione: le ultime tendenze in fatto di cibo, che lui conosce molto bene e ammette di aver iniziato a studiare e sperimentare tanti anni fa. “Un percorso importante, necessario per la crescita professionale di uno chef, che però non deve far perdere la dimensione della realtà quotidiana nella quale ciascuno di noi vive”. Per questo motivo, Alfonso, pur essendo stato un pioniere, nel sud, in quanto a nuove tendenze e modi


Piaceri di palato

di preparare un cibo, rimane però molto dietro alle linee dell’estremizzazione culinaria. Parla preoccupato delle giovani leve che, secondo lui, stanno perdendo sempre più la vera dimensione di un alimento, è dispiaciuto della quasi dimenticata stagionalità degli ingredienti e lamenta il fatto che per molti sta diventando sempre più difficile riconoscere le differenze da un’alimento all’altro. Sull’argomento “globalizzazione” lui è convinto che la cucina, in particolar modo quella internazionale ne sia fortemente coinvolta e che questo aspetto vada combattuto con forza. “Spesso in gastronomia, la frenesia di azzardare e di stupire ci porta completamente fuori strada e in alcuni casi ci fa andare anche contro natura. Mi rendo conto che in molte occasioni, non c’è il coraggio di conservare quello che il padreterno ci ha regalato, ripiegando su surrogati più scenografici e semplici da presentare. Sono sempre di più le persone che pensano di aver raggiunto gli alti livelli proponendo fialette, che una volta aperte emanano odori e profumi per tut-

to l’anno. A me, invece, piace cercare gli odori che ogni stagione ci può regalare. Se si è in zona, andare a trovare Alfonso Iaccarino, nel suo piccolo-grande regno a Sant’Agata sui due golfi, poco sopra Massalubrense, per un amante del “bien vivre” a tavola, è una tappa quasi obbligata. Colori, emozioni e sapori accolgono il visitatore, in un ambiente elegante e di classe, immergendolo in un atmosfera piacevole e amichevole, che ben dispone subito alla covivialità, tra una chiacchera con Livia o il figlio Mario che seguono la sala e un assaggio di cucina proposta da Alfonso e Ernesto Iaccarino, l’altro figlio, che con il resto dello staff completano il bellissimo viaggio tra i sapori mediterranei del Don Alfonso 1890. Don Alfonso 1890 Corso Sant’Agata, 11/13 80064 Sant’Agata Sui Due Golfi, Napoli - Italia Tel. +39 081/878.00.26 - +39 081/878.05.61 Fax +39 081/533.02.26 info@donalfonso.com


Idee regalo 1, 4, 7. Shiné L’acquisto di questi gioielli contribuisce ad aiutare i bambini tibetani. 2. Capri, collezione Sparkling Dreams di Maria Cristina Sterling. Gioielli in argento dorato interrotti da charms tintinnanti. 3, 8. Zancan Erekè. Pietre coloratissime con intarsi di oro bianco e giallo. 5. Ottaviani - Albero di Natale. Argentor. 6. Maria Cristina Sterling. Coppa per frutta grande con treccia d’argento 9. Maria Cristina Sterling. Cornici quadrate in argento TUTTI I PRODOTTI SONO IN VENDITA PRESSO: GIOIELLERIA C.FRANCESCHI Corso Bertoncini 45 - Castelfranco di Sotto (Pisa)


OGGI

Idee regalo

IERI

DOMANI

1. Bornemouth Vintage Blouson Lady. Washed Leather. Come è noto la pelle è il miglior materiale per la protezione del motociclista. Belstaff ha una grande tradizione di capi in pelle. Essa è trattata per conferire un aspetto invecchiato 2. Atollo in neoprene. Appoggia casca da casa o ufficio in neoprene. Supporto su cui appoggiare il casco capovolto in modo da riporvi altri accessori. Dà una collocazione precisa al casco, lo protegge da graffi e sporcizia. 3. Ti Tech Evolution Replica Agostini. La replica AGV del famoso casco del campione Giacomo Agostini. 4. GP Tech Top Five Continents. Il casco del campione Valentino Rossi. 5. Thruxton Blouson Man Le sue caratteristiche di comfort, protezione, traspirabilità e resistenza all’attrito sono insuperabili. Belstaff propone una pelle pesante, bovina, pieno fiore, a grana fine di spessore 1.4 mm. La pelle è stata trattata per conferirle un aspetto invecchiato. 6. Orecchie da casco Attacco a ventosa, resistenti ad alte velocità, adesivi per superfici ruvide. 7. Leather and Mesh Gloves Guanti da moto Belstaff 8. Junior Open Top Valentino’s heart. Casco Junior. 9. Borsa salvacasco Borsa in nylon a tenuta stagna Tucano Urbano. TUTTI I PRODOTTI SONO IN VENDITA PRESSO: TADDEI STORE Via di Pelle 10 - Santa Croce sull’Arno (Pisa)


AMICI MIEI Siamo alla fine del 2008 e come tutti gli anni è tempo di bilanci. Anche noi, volontari dell'Associazione AMICI MIEI, proviamo a tirare le somme delle attività svolte nel corso di questo ultimo anno. E' stato un anno difficile e chi come noi, si occupa di raccolta fondi, sa bene che nei momenti di ristrettezze economiche è faticoso convincere le persone a fare beneficenza. Le persone, le famiglie, anche se animate da buoni propositi, spesso hanno difficoltà oggettive. Dobbiamo però dire che noi siamo comunque soddisfatti perchè la gente apprezza il nostro operato, ci segue, ci supporta come può, donando soldi, coperte, medicinali che vanno in aiuto dei nostri amici (cani e gatti abbandonati che senza il nostro aiuto farebbero una fine orribile). Attraverso questa bellissima rivista, che gentilmente ci ospita, vogliamo ringraziare tutti coloro che ci aiutano a portare avanti questo progetto che è un progetto di vita e di amore. Grazie ancora a tutti e tanti auguri di Buone Feste.

I VOLONTARI DELL'ASSOCIAZIONE AMICI MIEI ONLUS di Santa Croce sull’Arno (Pisa)


UNA VETRINA IMPORTANTE

Tra il 4 e il 9 novembre Milano è stata teatro del 66esimo Salone del ciclo e motociclo, attesissimo appuntamento per tutto il mondo degli appassionati e dei professionisti del settore. Il salone è il più grande al mondo per quanto riguarda la moto e una vetrina importantissima per i nuovi modelli di biciclette sportive: vi partecipano, infatti, tutte le più importanti aziende del settore. Alla mostra sono affiancati numerosi eventi sportivi, tra cui una sei giorni ciclistica che vedrà in pista campioni come Paolo Bettini e il Motolive, quest’anno ricchissimo di gare ed esibizioni. Tra le altre cose, i visitatori hanno potuto godere di sensazionali esibizioni in sella alle moto ufficiali che partecipano ai campionati di Sbk e Moto Gp e hanno assistito alla tappa milanese del Campionato europeo di Supercross.


AUTO E MITI DEL PASSATO

È giunta alla venticinquesima edizione la Fiera di Auto e Moto d’Epoca di Padova, l’evento di riferimento per appassionati e collezionisti che si colloca come il più grande mercato europeo di compravendita di auto e moto. 1.200 espositori su oltre 90.000 mq con più di 2.000 vetture in mostra tra cui le vetture sportive di Alfa Romeo e Lancia, Fiat che presenta i derivati ovvero tutti quei veicoli nati dalla trasformazione di un precedente veicolo, Porche che festeggia il sessantesimo anniversario, Maserati con Berline dal passato e dal futuro. La Fiera è inoltre arricchita da sezioni dedicate ai restauratori, ricambisti, così come al mondo del modellismo e per gli amanti delle due ruote la Fondazione Ducati presenta alcuni dei suoi modelli più celebri.


Affascinante, misterioso, intrigante...

...molto spesso sottovalutato o peggio ancora considerato come una mera pratica magica; l’oroscopo ha in realtà radici profondissime che risalgono all’astrologia, una scienza che fonda i suoi principi su basi scientifiche per giungere all’interpretazione delle influenze esercitate sull’uomo dai movimenti planetari. I primissimi studi sulla volta stellata furono compiuti da popolazioni che cercavano di stabilire calendari idonei a programmare le attività agricole e spinti pertanto dal cercare un qualche aiuto ultraterreno alla loro sopravvivenza. In seguito lo studio delle stelle interessò le menti della civiltà Babilonese che mise a punto dei metodi matematici che permettevano di conoscere le posizioni e gli spostamenti degli astri anche in epoche lontane. Successivamente furono gli egiziani ad avvicinarsi al mondo astrologico proponendo uno studio singolare dell’influenza delle stelle nell’uomo; secondo la loro indagine era infatti possibile suddividere il corpo in dodici zone, ciascuna delle quali corrispondeva ad un segno astrologico governatore. La testa ad esempio venne messa sotto l’influenza dell’Ariete, il collo sotto quella del Toro e così via, relazionando in questa maniera i movimenti astrologici con le condizioni fisiche e psico-fisiche umane. Nei millenni seguenti l’astrologia conobbe invece un periodo di profonda crisi che attraversando svariate fasi è giunta fino ai giorni nostri. Alla base di tale decadenza del culto astrologico ci fu una sorta di crociata denigratoria contro i cultori e i fautori dell’interpretazione stellare, così come contro indovini e astrologi che tramite questa misteriosa scienza tentarono di trarne sostentamento facendone un vero e proprio lavoro. Nel mondo moderno invece la sfiducia nei confronti dell’astrologia e del derivato oroscopo, trova il suo fondamento principalmente nel fatto che essendo uno strumento di previsione del futuro è stato spesso legato a pratiche magiche come la chiromanzia e considerato pertanto dalla nostra società sempre indaffarata da continui impegni, come una sciocca scienza occulta che tenta di tranquillizzare gli animi agitati degli uomini e di trovare risposte alle loro domande esistenziali. Oggigiorno è anche vero che l’oroscopo, in maniera quasi contraddittoria con l’affermazione precedente, sta iniziando a suscitare un certo interesse nella società moderna e si sta affermando nel mondo dei giornali con svariati oroscopi fatti da famosi astrologi, in televisione con intere sezioni dedicate ai consigli degli astrologi e infine anche al cinema con film come “Saturno contro” di Ferzan Ozpetk che basa l’intrigo dei protagonisti del film sull’influenza negativa del pianeta Saturno. Al giorno d’oggi l’oroscopo è quindi considerato dalla maggioranza come una insensata invenzione dell’uomo per prevedere un futuro costantemente pilotato dal fato; una piccola minoranza invece crede che l’oroscopo possa essere usato come uno schema di base per evolvere se stessi. È effettivamente vero che esistono persone che tentano di convincerci di essere degli esperti delle stelle ma che in realtà vogliono soltanto ingannarci per trarne profitto; così come è vero che non è eticamente giusto basare la propria vita su delle previsioni astrologiche che si possono trovare in qualsiasi giornale. Non bisogna però dimenticarci che l’astrologia è una vera e propria scienza che si è evoluta nei secoli e nei millenni e che si è poi avvicinata al nostro mondo attraverso una forma semplificata ed accessibile a tutti costituita per l’appunto dall’oroscopo. Potrebbe infatti essere costruttivo mettere da parte tanti pregiudizi a riguardo e provare magari a documentarsi sull’argomento, verificando l’attendibilità di alcune scoperte compiute dallo studio delle influenze sull’uomo dei movimenti planetari. Nonostante questa corrente di scetticismo, il mondo moderno è comunque riuscito a dare il suo contributo all’oroscopo attraverso degli innovativi studi che sono stati fatti principalmente negli ultimi 30 anni e che riguardano svariati campi che interessano ognuno di noi. Lo studio fatto sulle caratteristiche di ciascun segno zodiacale ad esempio, è stato perfezionato negli ultimi anni fino a giungere ad un odierno vero e proprio profilo di ogni segno con spesso delle suddivisioni fra donna e uomo. È inoltre possibile calcolare l’ascendente di ogni singola persona semplicemente conoscendo il giorno e l’ora di nascita e ricavare in questa maniera una descrizione della propria persona sempre più fedele e veritiera. Personalmente conoscendo i miei dati zodiacali ho potuto riconoscere svariate caratteristiche della mia personalità e tenendo il giusto distacco da tali informazioni è interessante riuscire a dare il giusto peso ad alcuni nostri difetti, ad alcuni atteggiamenti, semplicemente prendendo atto che fanno parte di noi stessi e magari sorridendo un po’ quando li ritroviamo in qualche oroscopo.

Federica Manetti

L’astronomia secondo me è una grande signora molto bella e venuta così da lontano che non posso fare a meno di sottomettermi al suo fascino. Andrè Breton.


Foto Alena Fialovรก





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