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NUOVO Magazine on-line

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Editoriale

L’uomo e la bilancia Cari lettori ben ritrovati, Reality estate 2009; l’ago segna la metà, il nostro viaggio continua nell’esplorare gli eventi. È il momento della linea, della prova, mai come in questo periodo siamo attenti alla bilancia o meglio a ciò che il suo ago indica, al suo responso, al suo incedere verso “il peso dell’uomo”. Sì, ci riferiamo proprio a lei; quell’attrezzo, quel marchingegno, quello strumento composto da un’asta con al centro una scala tachimetrica ad ago e alle estremità due piatti uguali, uno contrapposto all’altro, uniti all’asta mediante piccole catene. Fra tutte, per noi, lei è la preferita, lei è la protagonista, ve la ricordate? “Certo, quella dell’oroscopo” dice quel tale di non tarda età, anzi giovane, o meglio in verità oserei dire giovanissimo, che proseguendo racconta di come nasce verde e croccante l’insalata, bianca e profumata l’uva, grossa e rossa la fragola sui grandi banchi di ferro al supermercato vicino casa sua. Naturalmente sta scherzando, la bilancia del nonno è in bella mostra, lui la conosce bene, conosce il suo utilizzo. Ci mancherebbe! È un oggetto di antiquariato. Oggi sono molti i tipi di bilancia; oggetti tutti naturalmente elettronici e digitali. Si ha bisogno di precisione, affidabilità; il margine di errore deve essere minimo e il tutto in un piccolo lasso di tempo. Vi immaginate dover pesare tutto, messo su un piatto e dalla parte opposta un peso, il peso, il peso adeguato, il giusto peso? Contrapporre ad ogni situazione o atteggiamento, un valore o un ideale, signifìcherebbe misurare il peso della nostra vita, del nostro modo di essere, di tutto ciò che mettiamo su un piatto, senza valutare ciò che ad esso contrapponiamo e a che prezzo. Rendersi conto del reale valore delle cose, non misurarsi per quello che si ha, ma confrontarsi con gli altri semplicemente per come siamo. Non deve regnare il pessimismo e la sfìducia, ma, scusate il bisticcio di parole, la lealtà della realtà. Ciò non vuol dire tornare indietro, ricercando vecchi valori, rinnegando il mondo moderno e tecnologico, ma resettarsi, cercando un nuovo vivere, con maggior consapevolezza, mettendo il giusto peso ognuno sulla propria bilancia! Cari lettori, voi vi sentite in linea? Io sinceramente faccio fatica ad esserlo, segretamente ve lo confesso!



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o l o c a t t e p S Le tter atu Trasgressione: consigli per l’uso Da Torpé a Galileo... Il Rispetto Festival di Cannes Belen in Capannina 30 anni in stile Versiliana Programma Festival La Versiliana 2009 LXIII Festa del Teatro a San Miniato

Evoluzione Benessere Coccole terapeutiche Le bimbe dagli occhi belli La coppia adottiva Testimonianze: la nascita e l’arrivo Un nuovo centro per i piccoli Corsi di formazione convenzionati...

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Un’estate pecciolese Whisky Trail, magia di suoni autentici ... Agosto 1969 Woodstock... Il silenzio degli innocenti Flavia Borghese Architettura e Contemporaneità Respirare fa “in”?

Eventi

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Art Around Booking a Book Show Reel Juke Box

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Un uomo e il tennis Difesa è anche non trovarsi soli Agenzia Formativa Fonti rinnovabili Lineapelle spring summer 2010

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Le Vetrine

Un tesoro da riscoprire Castelvecchio matrice di Cigoli Donna Benvenuta... Ricordando L’Aquila San Ranieri di Pisa Pierpaolo Pasolini Sant’Elia il visionario... Nella sera d’amore di viola

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Economia

Territorio

Sommario

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Società

Arte

Giuliano Ghelli Dilvo Lotti: un ricordo Caravaggio e Bacon “Senza compromessi” Una mostra per il centenario... Il furore e la quiete Zhang Huan ritorna in Italia Mimesi. Il potere delle immagini

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Enrico Derflingher Malta, perché no?! 100 anni di Bugatti Raduno scooter e moto Palio dei barchini Palio delle contrade XXXI Torneo internazionale tennis under 18 Un fiore tra le acque Miti e Leggende

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Reality MAGAZINE D’INFORMAZIONE Editore: Centro Toscano Edizioni srl Sede legale: via Viviani, 4 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Redazione: casella postale 36 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Studio grafico: via P. Nenni, 32 50054 Fucecchio (FI) Recapiti: Tel. 0571.360592 - Fax 0571.245651 info@ctedizioni.it www.ctedizioni.it Abbonamenti - abbonamenti@ctedizioni.it Direttore responsabile: Margherita Casazza - direzione@ctedizioni.it Redazione - redazione@ctedizioni.it Studio grafico - lab@ctedizioni.it Text: Ada Neri, Alberto Malvolti, Alessandra Casaltoli, Andrea Berti, Andrea Cianferoni, Angela Colombini, Angelo Errera, Angelo Scaduto, Brunella Brotini, Carla Cavicchini, Carla Sabatini, Carlo Ciappina, Carmelo De Luca, Claudio Guerrini, Claudio Mollo, Daiana Di Gianni, Davide Bertoli, Federica Cipollini, Federico Ghimenti, Francesca Ciampalini, Francesco Bacchereti, Gianpaolo Russo, Giuliano Valdes, Gloria Nobile, Luca Gennai, Luca Macchi, Luciano Gianfranceschi, Kirilla, Marco Massetani, Maria Rita Montagnani, Maurizio De Santis, Nicola Micieli, Paola Buzzini, Paola Ircani Menichini, Paolo Pianigiani, Patrizia Bonistalli, Sara Taglialagamba, Stefania Catastini, Tamara Frediani, Valerio Vallini.

Photo: Alena Fialová, Archivio CTE, Claudio Pedrazzi, Cristiana Cei, Foto Lauro, Laura Milani, Marco Bonucci, Massimo Covato, Mauro Rossi, Riccardo Lombardi.

Stampa: Bandecchi & Vivaldi s.n.c.- Pontedera (Pi)

ISSN 1973-3658 Reality numero 52 - giugno 2009 Reg. Trl. Pisa n. 21 del 25.10.1998 Responsabile: Margherita Casazza dal 19.11.2007

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Giuliano Ghelli Le porte della fantasia

di Nicola Micieli

CENNI BIOGRAFICI

Le porte di Ghelli ci fanno liberamente accedere a favolosi “paesaggi”, a luoghi mentali abitati e animati da una strabocchevole popolazione di segnali e figure che nella loro sintesi formale di carattere araldico, stanno tra la natura e l’artificio, tra l’evocazione del reale e la sua riduzione simbolica Nato a Firenze nel 1944 vive a San Casciano Val di Pesa, nel Chianti Fiorentino. Ha esordito a Milano nel 1963. Nel 75 e 80 è “Segnalato Bolaffi”. Dopo la sua prima personale all’estero, Parigi 1974, ha esposto negli U.S.A., Australia, Germania, Belgio, Grecia,Spagna, Portogallo, Giappone,Russia Nel 1992 è al Castello Sforzesco di Milano,“In Viaggio Con Leonardo” personale curata da Carlo Perdetti. Nel 1995 realizza su commissione della Mercedes Benz Italia un ciclo di venti grandi dipinti per la nuova direzione di Roma. Nel 1995 e 96 dipinge il“Premio Maestri del Cinema”di Fiesole, assegnato a Robert Altman, Mario Monicelli e Alberto Sordi. Nel 2000 personale a Sydney in occasione dei Giochi Olimpici.Nel 2001 ha tenuto presso il Museo Pecci di Prato la personale dal titolo“La Parola Colorata”a cura di Nicola Miceli. Dal 2002 i suoi busti dipinti diventano il “Premio Milano per la Moda”. È stato prescelto dalla Toyota per il calendario ufficiale 2003 in 1.500.000 copie in Giappone. Nel 2005 Carlo Cambi editore ha pubblicato la sua monografia “Le vie del tempo” curata da Maurizio Vanni. Dal 2002 inizia il percorso con il suo “Esercito di Terracotta” dell’Impruneta a Villa Demidoff e al Convitto della Calza a Firenze, Palazzo Pretorio di Certaldo, Museo Archeologico di Massa marittima, Teatro Romano di Fiesole, Castello dei Conti Guidi a Poppi, Vecchie Carceri di Radda in Chianti e nel 2008 a Palazzo Medici Riccardi a Firenze nell’ambito del Genio Fiorentino e al Palazzo dell’Abbondanza di Massa Marittima. Nel febbraio 2008 ha presentato una personale all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, in contemporanea con il lancio della nuova Fiat 500 per il Giappone realizzando un’esemplare unico della vettura con un suo intervento pittorico. Realizza l’immagine per il festival internazionale 7 Sois 7 Luas nell’ambito del quale ha tenuto personali nel 2008 a Oeiras e Castro Verde in Portogallo, Cartaya e Castril in Spagna e Tetuan in Marocco. Nell’agosto personale al Palazzo dell’Abbondanza di Massa Marittima e alle Vecchie Prigioni del Palazzo del Podestà di Radda in Chianti. A Settembre alla Filanda di Loro Ciuffenna . A Marzo 2009, Firenze-Sala d’Arme di Palazzo Vecchio e Galleria Mirabili. In Maggio, Modena -Galleria Modenarte e Istituto d’Arte Venturi. Novembre, Padova-Scuderie di Palazzo Moroni. La Giunta Comunale di Siena gli ha conferito l’incarico di dipingere il Palio dell’Assunta per il 16 Agosto 2009. E’ presente su “L’arte del ‘900” di Lara Vinca Masini Edizioni Giunti - L’Espresso. Nel dicembre 2007 è stata costituita la “FONDAZIONE GIULIANO GHELLI” a Poppi (Ar) dove è allestita una sua mostra permanente. www.giulianoghelli.it - www.fondazionegiulianoghelli.org

In quanto cosa e in quanto metafora, figura sia della realtà che dell’immaginario, la porta custodisce e rende visibile il luogo della soglia. Sta tra diverse estensioni dello spazio e del tempo, all’incrocio delle innumerabili dimensioni dell’essere. È un demarcatore e un discrimine del mondo fisico, una chiave d’accesso al mondo psichico. Come entelechia, è una prefigurazione metafisica: non la si può valicare se non si è iniziati. La porta occupa il limen, anzi lo presiede: separa e collega il dentro e il fuori, il privato e il pubblico; consente di distinguere il qui e l’altrove, il definito e l’indefinito. Su quel limitare, oltre il quale era il regno delle ombre, gli antichi ponevano aerei sistri, che tintinnavano al minimo alito d’aria. O al passaggio d’uno spirito vagante, del quale svelavano lo struggimento per la vita e la dolce terra. Serrata o chiusa, dischiusa aperta spalancata che sia, la porta è il diaframma fra noi, la nostra interiorità e il resto del mondo esteso oltre la “porta” del nostro corpo. Serrata o chiusa che sia o che la si percepisca o la si collochi nella topografia dell’immaginario, essa preclude, condiziona, suggerisce, consente, impone il transito. Valicarla comporta un cambiamento di luogo e di stato, dunque un nuovo fatale percorso, comunque irreversibile. Tale lo di-


Giuliano Ghelli per Reality Spiralata Futurista, 2009


NativitĂ , affresco, chiesa di Santa Maria a Massarella


chiaro poiché quando salpiamo verso una qualche destinazione, parte vigilando la navigazione parte abbandonandoci alla deriva, dobbiamo sapere che ci congediamo da noi stessi. Se è inevitabile portare con noi il bagaglio del nostro vissuto, il cui diagramma rechiamo inciso nella memoria e sepolto nel profondo, ad Itaca non potremo tornare che mutati di volto, oltre che di cuore e di mente. Nuovi depositi accumulati in itinere, ci rendono altri da quel che eravamo. Questa premessa per introdurre la polivalenza semantica e la ricchezza iconografica del ciclo di opere da Giuliano Ghelli eseguite sul tema delle porte, che egli dischiude alle più imprevedibili, e pungenti, migrazioni di una fantasia visionaria ispirata alla levità del sogno, quando nel sogno non rifluisce il torbido del sottosuolo. Ghelli ha presentato recentemente questo capitolo del suo lavoro a Firenze, alla Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, per la cura critica di Maurizio Vanni. Ne è scaturita una mostra di grande efficacia spettacolare, grazie a un allestimento rigoroso quanto suggestivo. Faceva da perno, schierato in posizione centrale nel salone, un drappello di manichini in terracotta variamente rilevata, che Ghelli aveva già presentato, come “esercito” echeggiante quello dissepolto in Cina, a Palazzo Medici Riccardi in occasione del “Genio Fiorentino 2008”. Concorreva inoltre all’effetto d’insieme la sapiente concertazione dei colori, squadernati con piena risonanza, quadro dopo quadro, e in bella sequenza e sovrapposizione di campiture e di scorci. Tele non piccole, peraltro, e non è improprio chiamarle schermi dalla smagliante evidenza visiva. Ghelli le ha intese e figurate in qualità e forma di porte, appunto. Le ante semiaperte, esse stesse portatrici di segni e decori, anticipano o preludono in contrappunto alla festa degli oggetti e delle presenze con altra abbondanza sciorinati nei fondali. Queste porte sembrano introdurci a una sorta di palazzo della memoria visiva: una successione di stanze assai prossima, per quel che ognuna contiene e che svela, a una settecentesca camera delle meraviglie. Per come le porte di Ghelli si mostrano nella simulazione dello spazio interno, le direi assimilabili ai sipari e siparietti di una ribalta teatrale. L’artista stesso, del resto, non di rado dipinge palcoscenici debitamente attrezzati a mettere in moto e a far da supporto all’azione drammatica, che è in lui sempre un sottile enunciato dell’immaginario contiguo al sogno e incline alla leggerezza ludica. Dallo spazio-chiuso del cubo scenico, della scatola magica che attrae e coinvolge nel gioco illusivo il nostro sguardo, le porte ci fanno liberamente accedere a favolosi “paesaggi”, a luoghi mentali abitati e animati da una strabocchevole popolazione di segnali e figure che nella loro sintesi formale di carattere araldico, stanno tra la natura e l’artificio, tra l’evocazione del reale e la sua riduzione simbolica. Incontriamo fiammelle, girandole, frecce traccianti e scie, buste alate, maschere sotto specie di mezzelune e altre eminenze astrali. Alcune di queste presenze che appartengono al dominio dell’aria, ci vengono incontro come ansiose di incontrarci e investirci. E poi si agitano flessuose piante e scorrono fiumicelli sinuosi, scorgiamo case di carta velina e aste multicolori, che recano nuvole e altre vaporose entità. Barche volanti solcano i cieli, e non mancano biciclette e altri marchingegni leonardeschi, anche esemplati sul volo degli uccelli. Ancora fiammelle guizzanti e vortici marini in figura di spirale, e un levitare di creature dell’aria e fatte d’aria. A chiudere la quadrilogia ovvero il circolo degli elementi, ecco una terrestre sequenza di colline modulate come seni, e altre più rare aderenze di oggetti. Infine, un sentore di passi umani, come dire impronte d’uomo avverti sulla scena, e sono oggetti e segni nei quali leggi, in trasparenza, le provvisorie soste del tuo sguardo medesimo. Sono avvertimenti necessari, per riprendere fiato e attendere altri e altri e altri arrivi dal ricco campionario dei segnali e delle figure di cui si compone il fervido immaginario dell’artista. In quel bacino di raccolta non mancano gli inserti tratti dal repertorio


specifico dei depositi artistici, ossia dall’iconoteca andata stratificandosi nella speciale e attiva “memoria” visiva del pittore. Una memoria, questa, da Ghelli esercitata per lunga consuetudine con l’arte e la sua storia, basata sulla pratica del riconoscere, selezionare e rilanciare, debitamente assimilate al proprio linguaggio, le immagini in qualche modo riconducibili, non tanto alla scaturigine, quanto all’articolazione e allo sviluppo del proprio orizzonte visivo. Nel quale confluiscono e variamente si innestano e si ibridano linguaggi appartenenti a forme diverse della comunicazione contemporanea, che attinge tanto alla cultura visiva di sedimentazione storica quanto alle più agili soluzioni dei media di consumo diffuso. Ed ecco Picasso e Matisse e Magritte e Carrà e De Chirico strizzare l’occhio a Leonardo a Paolo Uccello a Piero della Francesca; ecco una “spiralata” futurista, da una celebre foto d’epoca, permutarsi con compitissimo gusto e garbo decorativo, in una sagomata scena da fumetto d’autore. Tutto si tiene in questa ribalta incantata di Ghelli, tutto si rilancia attraverso le porte di queste scatole magiche.



Artisti

Dilvo Lotti: un ricordo M

i piace immaginare Dilvo ancora al lavoro, ancora seduto al cavalletto, intento a dipingere nello studio a piano terra della casa della vita. La casatorre di San Miniato al Tedesco dove Dilvo e Giuseppina hanno accolto tanti amici. Un cavalletto di grandi dimensioni il suo, una struttura solida con un meccanismo di ingranaggi azionato da una manovella per alzare e abbassare il piano. Dilvo stava al comando di quella macchina della pittura ed aveva intorno sempre nuove opere, adagiate, nell’attesa che asciugassero, segno evidente dell’equilibrio raggiunto. Mi trovo a scrivere queste parole su Dilvo Lotti a quasi due mesi dalla sua scomparsa mentre altre iniziative si stanno profilando come quella che Danilo Sartoni sta

organizzando al Museo della Ceramica di Faenza. Chi è stato Dilvo Lotti? Cosa ha rappresentato per la sua generazione di artisti e per quelle successive? Cosa è stato per San Miniato? Per delineare la figura di Dilvo nella sua completezza ci vorrà il giusto tempo.

Reality

TEXT Luca Macchi

Dilvo Lotti, nato nel 1914, è stato esempio per i suoi coetanei, per quella pattuglia di giovani formatisi negli anni d’oro dell’Istituto di Porta Romana. Come non ricordare il suo sodalizio con Otello Pucci, con Rolando Filidei, con Otello Cirri, come non accennare all’amicizia e alla stima che lo legavano a Enzo Faraoni, a Marcello Fantoni, a Virgilio Carmignani, a Sineo Gemignani, a Silvio Loffredo; a scrittori e poeti come Antonio Buero Vallejo, Valerio Vallini, Rodolfo Doni, Luigi Testaferrata, a Storici dell’arte come Carlo Pedretti, Antonio Paolucci e tanti, tanti altri. Per i pittori della mia generazione che si sono trovati a percorrere le stesse strade nelle scuole d’Arte di Firenze, Dilvo Lotti è stato un riferimento, un

esempio da seguire, uno che ce l’aveva fatta nel campo dell’arte. Ma soprattutto era l’artista che sapeva farsi valere e dire quello che pensava, apertamente, senza mai voltarsi indietro, anche quando non era semplice. Dilvo cre-

deva nell’Arte; l’Arte è una vocazione, una chiamata a testimoniare con la pittura il proprio essere: “Credo che per fare della pittura che resti, - scriveva Dilvo nel 1941 - occorra dipingere sul serio; sempre, occorre credere alla pittura, cerco di fare tutto quello che mi è possibile perché la mia fede non rimanga cosa inutile.” Ha saputo dare continuità al suo lavoro ed ha ricevuto quello che potremo chiamare il dono della creazione incessante. I suoi occhi svegli si stupivano davanti ai paesaggi, vedendo la neve sugli Appennini o davanti alla luce di un tramonto. Per rappresentare quello che vedeva ha usato con disinvoltura le tecniche più diverse. Grande pittore e incisore, le sue opere lo testimoniano, Dilvo Lotti è stato tra i pochi artisti del Novecento a praticare l’affresco e il graffito realizzando pareti d’altare e allegorie in chiese e palazzi. Ricordiamo tra le molte cose la parete nel Santuario di Cigoli, a San Miniato la Chiesa della SS. Trinità, il refettorio del Seminario Vescovile, la sala del consiglio della Cassa di Risparmio, la chiesa di Santo Stefano, l’Oratorio di San Rocco; la mole del suo lavoro si può paragonare a quella di un Maestro del Rinascimento. Ha usato tutte quelle tecniche che aveva appreso alla grande scuola di Porta Romana. Sempre all’Istituto d’Arte di Firenze, dove nei primi anni aveva avuto tra gli insegnanti Libero Andreotti, è iniziata la tentazione della scultura dapprima con lavori come il Cristo Deriso del 1935, opera andata perduta ma che conosciamo per una foto, poi con le due figure dei Penitenti fino


A ad arrivare alle composizioni degli anni Settanta fatte con il legno ma anche con l’inserimento di altri materiali, il ferro ad esempio, in modo da formare una figura, o addirittura una scena. Questo uso di sagome e pezzi di legno assemblati, tesi a costruire una figura che pare in continuo movimento; figura che sembra intersecarsi con altre figure, che muta e si muove man mano che gli si gira intorno, è tutto lottiano e traduce nella terza dimensione quella caratteristica spigolosità che spesso è stata definita gotica o accostata a El Greco. Tra le tecniche legate alla scultura, la ceramica è stata per Dilvo particolarmente congeniale, in grado di esprimere il suo carattere solare, allegro, sempre ottimista. La serie dei vasi – personaggi quali Don Chisciotte e Sancho Panza, le versioni del Cardinale Prigioniero realizzati negli anni Settanta nelle fornaci di Montelupo Fiorentino, la preziosa Annunciazione Apocalittica dove le figure dell’Angelo e della Vergine sembrano appena uscite dal forno incandescente e tra loro il tempo pare sospeso. Mi è capitato di vedere Dilvo lavorare con la creta: eravamo al forno del Lotti (non parente) a La Scala, stava formando un bassorilievo con la Madonna con Bambino, mentre io lavoravo ad una Crocifissione. Vedendolo all’opera ho notato la particolarità di quel gesto leggero: Dilvo prendeva la creta fresca e la modellava con disinvoltura apponendola sul piano a piccoli pezzi, direi con delicatezza, quasi con lo stesso gesto del dipingere. Per le strade di San Miniato si possono vedere alcune sue ceramiche inserite nelle facciate delle abitazioni. Tra le tante due si impongono per le dimensioni e sulle pareti si presentano come due sigilli preziosi, sono La Sacra Famiglia, del 1956, al bivio tra via Rondoni e via De’ Mangiadori e il Crocifisso di Sant’Andrea, una grande croce sagomata, costituita da formelle di ceramica, tra via Rondoni e via del Bravo. Sigilli preziosi sono i titoli accademici che nell’ultimo anno si sono appuntati sulla sua giacca come il titolo di Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno conferitogli da S. S. Benedetto XVI e consegnato dal Vescovo di San Miniato, Mons. Fausto Tardelli, o il Diploma d’Onore della Libera Accademia di Belle Arti di Firenze.

Il direttore di Reality riceve dal Maestro l’opera per la copertina per il decennale della rivista

Il Maestro Dilvo Lotti riceve un riconoscimento dal Vescovo Fausto Tardelli

Don Chisciotte e Sancho Panza, opere in ceramica dalla mostra Dilvo Lotti un maestro dell’espressionismo europeo, Sistema Museale di San Miniato, 2006


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Mostre

Caravaggio e Bacon

TEXT Carmelo De Luca

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e tele di due grandi a confronto per cogliere quel lato maledetto che rende unica la loro coinvolgente pittura, permettendo curiose analogie sulla produzione artistica di due maestri vissuti in epoche molto diverse.

A Roma un confronto tra due grandi maestri Una rappresentazione cruda della realtà seicentesca rende la verità naturalistica di Caravaggio, ottenuta mediante il contrasto irruente luce-ombra sulle forme dotate di un contorsionismo di tipo plastico, simile alla lezione artistica di Bacon che assurge la deformazione torturatrice dell’ambiente a musa ispiratrice. Nel primo, ogni scelta di rappresentazione è dettata da un impulso immediato che orienta verso interpretazioni soggettive e modernizzanti; nel secondo nessuna vicenda acquisisce ordine logico o cronologico facendo assurgere la vita a una corsa verso la morte, mentre l’arte la rappresenta insieme allo squallore quotidiano senza macchiarsi di colpe. Il genio maledetto caravaggiesco è manifesto nella luce che esalta volti intrisi da uno struggente pathos manifestante forza ma, spesso, un’inquietudine interiore che rende grande, accat-

Sulla sinistra: Caravaggio, Davide con la testa di Golia (1609-10), olio su tela. Caravaggio, San Gerolamo (1605 06), olio su tela. Sulla destra: Francis Bacon, Head VI, olio su tela. Francis Bacon, Ritratto di Isabel Rawsthorne, olio su tela

tivante, sublime la sua pittura. Bacon coglie tale inquietudine nella rappresentazione dell’uomo quale essere del creato, che nasce, si distrugge e rinasce, magistralmente dipinta attraverso la deformazione dei corpi. Molte le opere esposte in mostra, ai visitatori lasciamo la curiosità di scoprire e ammirare l’operato di due luminari.

Galleria Borghese Roma, Villa Borghese Piazzale Scipione Borghese, 5 00197 Roma (Latium) Tel. 06 8413979 1 Ottobre 2009 – 24 Gennaio 2010

Reality


Mostre

Senza compromessi N

TEXT Margherita Casazza

ella stagione che celebra i trent’anni di attività del prestigioso Festival La Versiliana, Elisabetta Rogai svela il suo mondo pittorico con una mostra che rappresenta una nuova tappa della sua produzione artistica: Senza compromessi, opere d’intensa presenza, espressiva e visiva. Sentimenti e sensibilità dell’animo femminile che si rivelano, con incisività comunicativa, coinvolgendo lo spettatore ad una profonda partecipazione.

Dall’11 luglio al 30 agosto nello spazio espositivo della Fabbrica dei Pinoli nel parco del La Versiliana

Nudo in giallo

Stand Up

I suoi dipinti raffigurano donne contemporanee, donne vere; donne forti e fragili allo stesso tempo in bilico fra il dover essere o apparire. Sono tormentate, sensuali e malinconiche; raccontano il nostro tempo con tutte le sue contraddizioni. Quasi sempre sole, sorprese in momenti del quotidiano, ritratte con pennellate che mettono a

Anatomie dell’anima

nudo l’inconscio e sembrano denunciare il dolore, la malinconia delle anime. Le donne di Elisabetta Rogai esprimono forza, una forza spesso dolorosamente conquistata. Ognuna racconta una storia, un’esperienza i cui accenti emozionali sono resi da tratti vigorosi, decisi, da variazioni timbriche e tonali talvolta contrastanti. La mostra comprende oltre trenta opere su tela o su denim della sua più recente stagione creativa. La presentazione della mostra è affidata a Cristina Acidini con testo critico di Mario Bernardi Guardi. Reality

The Shoes


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Cenni biografici

Silenzio assordante

La pittrice Elisabetta Rogai nasce a Firenze e nel capoluogo toscano opera da diversi anni: il suo nome si lega a mostre importanti a Pietrasanta, Firenze, Venezia, Cannes, Milano, Kyoto e Capri. Il recente passato ha riservato all’artista fiorentina profonde soddisfazioni. Basti pensare ad Astrid, il quadro divenuto l’etichetta del vino ufficiale del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. O all’intuizione di utilizzare la tela denim – quella usata per il jeans – come supporto tecnico per alcuni suoi quadri. O ancora all’aver rappresentato Firenze per il 40° anniversario del gemellaggio con Kyoto. La sua carriera di Elisabetta Rogai parte da lontano: nel 2001 va in scena a Firenze la sua prima personale, ma è stato il 2002, tuttavia, l’anno che ha veramente lanciato la pittrice fiorentina sulla scena internazionale, con un’esposizione a Lugano ed una sulla croisette di Cannes. Nel 2002 una personale a Capri, cui fa seguito la personale al Palagio di Parte Guelfa di Firenze. Al luglio 2003 risale la personale “Riflessioni” al Gran Caffè Quadri in piazza San Marco a Venezia, mentre l’autunno 2005 porta l’artista nel Sol Levante: Elisabetta Rogai è scelta dal Comune di Firenze quale rappresentante dell’eccellenza fiorentina per le cerimonie del 40° anno del gemellaggio con Kyoto. Nello stesso anno espone a Washington, alla Capricorno Gallery. Nel 2006 ancora esposizioni a Firenze, Milano ed in Campania. La primavera 2008 vede l’artista alle prese con importanti commissioni: un affresco celebrativo realizzato per i 70 anni della Scuola di Guerra Aerea di Firenze ed una sua “sintesi”, olio su tela, donata dal Capo di Stato Maggiore Aeronautico al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per gli 85 anni del Corpo. Infine, nel 2009, la personale “Anatomie dell’anima” al Museo Archeologico di Fiesole.

Antea

Ambra

Photo Ferdinando Cioffi

Reality


Mostre

Una mostra per il centenario di Indro Montanelli I

TEXT Alberto Malvolti monumenti – diceva Indro Montanelli – sono pericolosi: finiscono sempre per essere presi di mira dai piccioni. Fu facile profezia. La statua collocata in sua memoria in un parco di

Fino al 13 settembre a Fucecchio una mostra che illustra la vita, le opere, i luoghi del giornalista e scrittore toscano Milano è stata subito oggetto di contestazioni, ma anche sulla sua vita privata si sono appuntate ricerche tenacemente (e vanamente) volte a scoprirne punti deboli e contraddizioni. In effetti, dopo la scomparsa avvenuta il 22 luglio del 2001 di Montanelli si è parlato e scritto molto, ma, a quanto sembra, più per frugare nella sua biografia a caccia di gossip o per tirarlo da una parte politica o dall’altra, che per comprendere le sue qualità di giornalista, narratore e divulgatore di storia. Eppure era stato Indro a invitare a guardare a ciò che sarebbe restato di lui, al di là delle polemiche: “… Del resto la mia vita è in quello che ho scritto, scrivo e scriverò; i miei libri, gli articoli e le interviste sono il mio diario in pubblico”; insomma, come aveva sintetizzato con un’altra delle sue frasi che

Reality

suonavano come una sfida: “La mia eredità sono io”. E non è stata un’eredità da poco: almeno 60 libri (senza contare le riedizioni con varianti aggiornamenti), decine di migliaia di articoli, interventi, prefazioni, rubriche dedicate al quotidiano colloquio con i lettori. Basterebbe pensare al ruolo svolto dalla sua “Storia d’Italia” che ha avvicinato allo studio del passato milioni di lettori contribuendo a creare quella “memoria condivisa” tante volte invocata ma di fatto impossibile se gli storici di professione non riescono a comunicare con il grande pubblico. Propone un primo incontro con la vita e le opere di Montanelli la mostra organizzata a Fucecchio dalla Fondazione Montanelli Bassi, dal Comune di Fucecchio e dal Comitato per il Centenario della nascita Montanelli, che, attraverso immagini, oggetti, libri e documenti, cerca di porre in evidenza la comples-

sa eredità del giornalista più popolare d’Italia, senza farne un monumento, ma con l’intento di rievocare il suo ruolo di “testimone” del Novecento. La mostra si sviluppa su due sedi: il palazzo della Volta, dove nel Medioevo erano ubicate le case degli antenati di Indro e dove attualmente è insediata la Fondazione a lui intitolata, e il Museo Civico presso palazzo Corsini. Una prima sezione biografica segue a grandi tappe la vita di Indro, dalle sue origini fucecchiesi – i suoi antenati sono documentati in questo castello fin dall’undicesimo secolo – fino agli episodi più significativi da lui vissuti: la partecipazione alla guerra di Etiopia nel 1936, l’arresto da parte dei Tedeschi e la minaccia della fucilazione nel 1944, i grandi reportages di guerra e quello di Ungheria nel 1956, la fondazione del “Giornale”, l’attentato subito da par-


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te delle Brigate Rosse nel 1977, l’anno della “Voce” (1994-1995), fino ai festeggiamenti del novantesimo compleanno quando per un giorno Fucecchio diventò la capitale del giornalismo italiano (1999). Tra i documenti inediti presenti in questa sezione spiccano i “pizzini”, i biglietti scritti a lapis da Indro nel carcere di San Vittore, dove aveva conosciuto un giovanissimo Mike Buongiorno che lo aiutava a recapitare i messaggi alla moglie Maggie, chiusa in un’altra ala della stessa prigione, oppure alla mamma Maddalena Doddoli e ad altri amici che cercavano di farlo evadere prima che fosse eseguita la condanna a morte. Biglietti che, tra l’altro, documentano l’affetto e la preoccupazione che Indro nutriva per la moglie, smentendo le accuse di insensibilità verso la sorte di Maggie formulate recentemente sulla base di indizi inconsistenti (Indro riuscì a fuggire dalla prigione, mentre Maggie, che avrebbe dovuto seguirlo poco dopo, fu internata in un campo di concentramento e liberata solo più tardi). In una successiva sezione sono presentati i “giornali di Montanelli”, ossia un campione dei numerosi quotidiani e periodici a cui Indro ha collaborato durante oltre settanta anni di giornalismo: dall’Universale fondato da Berto Ricci nei primi anni Trenta, fino alle ultime “Stanze” pubblicate sul Corriere della

DIDASCALIE Nella pagina precedente dall’alto: Indro Montanelli alla scrivania, Montanelli con i genitori, in Etiopia nel 1936, Indro Montanelli al Corriere. In questa pagina in alto a sinistra: copertina della rivista “Il Selvaggio” con la quale Montanelli collaborò. A destra dall’alto: Indro Montanelli con Giovanni Agnelli, a Fucecchio nel 1984, Novantesimo compleanno di Indro Montanelli.

Sera, passando attraverso Omnibus, Il Borghese, L’Europeo, Oggi, Il Giornale e La Voce, solo per ricordarne alcuni. Uno spazio particolare è dedicato ai “libri di Montanelli”, sia a quelli scritti da Indro, che qui sono presentati nelle prime edizioni, ormai pressoché introvabili, sia i libri donati a lui o alla seconda moglie Colette Rosselli da noti scrittori del Novecento e corredati da autografi e dediche: una selezione che, tra l’altro, documenta efficacemente le relazioni personali intrattenute da Montanelli e dalla moglie, la ben nota “donna Letizia”. Chi vorrà incontrare Montanelli che racconta sé stesso e il secolo che ha attraversato potrà visitare poi la sezione degli audiovisivi: qui, accanto a una serie di ritratti e caricature del grande giornalista eseguiti da noti artisti e vignettisti, come Forattini, Fremura, Guttuso, Caruso, Manzi, Pericoli e altri, è possibile assistere a un documento video realizzato appositamente per la mostra montando alcuni spezzoni di interviste storiche a Montanelli (si parte dagli anni Sessanta per arrivare fino all’intervista sul Novecento a cura di Ferruccio de Bortoli realizzata nel 2000): oltre ad alcune testimonianze della madre Maddalena Doddoli, il visitatore può ascoltare i ricordi e i giudizi di Montanelli su alcuni nodi storici: il Fascismo, le grandi ideologie del Novecento, il ruolo svolto dal Comunismo e la nuova situazione mondiale dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’URSS. Altre testimonianze montanelliane sono poi affidate a uno strumento interattivo che consente al visitatore di costruire un percorso personalizzato attraverso dieci temi sui quali Indro interviene direttamente con alcuni frammenti tratti da interviste televisive. Si tratta di materiali ottenuti da Teche Rai grazie a un accordo concluso con la Fondazione Montanelli Bassi che prevede, tra l’altro, la conservazione a Fucecchio di copie di tutti i documenti video prodotti dalla RAI in cui compare Montanelli: ben 250 ore di filmati che saranno presto a disposizione degli studiosi e ricercatori interessati a studiare il Montanelli televisivo. Infine restano aperte le “stanze di Montanelli” ossia i suoi studi – quello di Milano e quello di Roma- trasferiti nel Palazzo Della Volta dal 2001, dopo la morte del giornalista. La mostra prosegue poi negli spazi del Museo Civico (area Corsini) dove è concentrata la documentazione relativa al rapporto tra Montanelli e la sua città na-

tale. Qui è possibile assistere ad alcuni video che documentano le visite di Montanelli a Fucecchio e sottolineano l’affetto che Indro mantenne sempre verso la sua città natale e in particolare verso il Padule e i boschi delle Cerbaie dove, in località Le Vedute, si trova la villa Bassi, la casa dove aveva passato momenti felici dell’infanzia e della giovinezza e che egli ricordò sempre con nostalgia. La mostra resterà aperta fino al 13 settembre con il seguente orario: mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 13; sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. L’ingresso è libero. Reality


Arte

Il furore e la quiete: le due anime di Daniela

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aniela Maccheroni è la pittrice del silenzio. Tutte le sue figure raccapriccianti, contorte o apparentemente composte, sono percorse da un grido disperato che non uscirà mai fuori dalla gola e che resterà incollato sulla tela come se essa fosse la superficie di un vetro, implodendo nella profondità e lacerando chi l’ha dipinto. Su quei volti sfigurati e stralunati non appare tanto il dolore che pure esiste e

Autoritratto con cuore

Senti la vita che sussurra Parole incomprensibili Fino a quando non apri la bocca E l’anima ti sfugge Con un grido. Allora Quel sussurro Diventa follia. Quando la follia Non ha redenzione, Il pensiero non ha Recinzione. Reality

Neri Tancredi

pulsa, bensì lo stupore, quello stato di fissità che coglie e pietrifica le figure in espressioni grottesche, incredule di se stesse e della loro parte di comparse escluse dalla recita tragica della vita. Una pittura intrisa di un immaginario morboso e patologico, dove ogni figura sta a testimoniare col segno e col colore la sua drammatica emarginazione e che per questo si fa beffe di un’esistenza crudele e insensata, facendole sberleffi per esorcizzarne il paralizzante nulla. Con questo ciclo pittorico dai contenuti sicuramente sconcertanti e allucinati, l’artista pisana crea una suggestione singolare e apparentemente dissonante. Qui Daniela ci offre una pittura fatta di carne, ossa e sangue che sono la trasfigurazione della materia dell’anima. Al delirio dei colori, all’ambivalenza emotiva dei timbri, all’affabulazione degli impasti, contrappone una visione mistica del dolore. Le pennellate nervose e palpitanti formano un tessuto vivo come di una ferita mai cicatrizzata, che non si sana ma che anela ad una catarsi, sia pure attraverso una suppurazione emotiva. Possiamo leggere le varie opere come le diverse fasi dell’esistenza umana, oppure come la parabola dell’esperienza che delinea una rappresentazione prospettica in vista di una fine. In questi quadri si agitano le follie degli infelici, le fantasie dei disperati, le euforie dei moribondi, quella vita che nessuna vita potrebbe, né saprebbe sostenere. Così dal dipinto del parto, violento e cruento, viene alla luce

L’accusa

TEXT Maria Rita Montagnani una bambina che sarà il soggetto di ogni metafora dipinta sulle altre tele. E’ infatti quella stessa bambina che conoscerà l’abbrutimento della pazzia nei manicomi immaginari, è lei che incontrerà medici orbi e sadici, è ancora lei che guarderà sgomenta e assente il lungarno pisano nella cupa notte del suo intimo travaglio. Ed è ancora lei che stremata si acquieterà tra le ombre e le pieghe delle sue nature morte e dei suoi nudi sensuali. Ed è infine lei che romperà la propria immagine (nei suoi innumerevoli auto-ritratti) disgregandola in una moltitudine di identità, alle quali ancora oggi non è riuscita a dare un nome diverso da quello di Daniela. Daniela o solitudine.


Mostre

Zhang Huan ritorna in Italia, a Milano ProjectB Contemporary Art via Borgonuovo 3 www.projectb.eu

TEXT Paola Buzzini

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onosciuto come grande performer, è anche uno scultore e pittore. Presso la Galleria ProjectB Contemporary Art, diretta da Emanuele Bonomi presenta una serie di lavori inediti. Sei ash paintings, realizzati in cenere: materia fragile, antica, recuperata dalla combustione dell’incenso devozionale proveniente dai templi buddisti, viene trattata dall’artista cinese come fosse colore applicato direttamente sulla tela. L’immagine è figurativa, di tonalità chiare e scure: prima suddivide le ceneri secondo sfumature di tono, poi vi intinge il pennello a secco per tracciare le forme, infine usa resine e colle per il fissaggio. Un processo artigianale che ridà vita a ciò che è bruciato, finito, morto. “Per me la cenere non è fine a se stessa, è una sorta di anima”. Le opere evocano spiritualità antiche, affrontano però temi contemporanei, icone e simboli del nostro tempo come ritratti, teschi e bandiere; il suo lavoro rappresenta la sua esperienza personale, reinterpretando la tradizione, attualizzandola. “Durante il processo di una performance utilizzo al massimo la possibilità concreta di imparare dall’esperien-

za personale. Ma è solo alla fine di un’azione che finalmente capisco che cosa ho fatto, che cosa ho espresso”. Guardare le sue opere è come vedere il passato della Cina: la tradizione del suo paese vive nelle sue opere. Le performance precedenti

erano forti, taglienti e provocatorie, ora sembra quasi essere rinato, come il titolo della mostra Rebirth. L’arte di Zhang Huan è da vivere, ti coinvolge, non ti lascia indifferente. Con la performance il mondo che mi circondava sembrava intollerante nei confronti della mia esistenza. Questo continuo contatto corporale mi ha fatto rendere conto che il corpo è l’unico mezzo attraverso il quale vengo a conoscenza della società e viceversa… Il corpo è la prova dell’identità. Il corpo è linguaggio”. Nato nel 1965, Zhang Huan vive e lavora tra Shangai e New York. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei del mondo come il MoMA, il Guggenheim e il Metropolitan di New York, il Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo, l’Israel Museum a Gerusalemme, lo S.M.A.K a Gent in Belgio e il Centre Pompidou a Parigi. La sua monografia più completa è edita da Charta in occasione della sua più significativa mostra itinerante Altered State, esposta tra Vancouver e New York e della mostra Tri Postal a Lille in Francia. Con la mostra di Zhang Huan prosegue la programmazione espositiva di ProjectB Contemporary Art, che continua ad alternare nomi internazionalmente noti dell’arte contemporanea, come Marc Quinn e Keith Tyson, ad artisti giovani come Varela y Villela e Santy. Reality


Arte

Mimesi. Il potere delle immagini

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TEXT Nicola Micieli

razie a tre estesi affreschi sui momenti topici della vicenda del Cristo: la Natività, la Crocifissione e la Resurrezione, lo spazio commisurato e concluso della antica pieve di Santa Maria a Massarella, posta a presidio del padule di Fucecchio, è divenuto luogo scenico di una sacra rappre-

Una performance pittorica di Francesco Cinelli ispirata alla Natività di Romano Stefanelli sentazione. Vi ha provveduto, nel corso d’un quindicennio, Romano Stefanelli. Il maestro fiorentino vanta titoli parietali di prima grandezza. Suoi cicli di opere figurano in numerose chiese, anche di grande prestigio storico. Bastino la Basilica Inferiore di Assisi e l’Abbazia di Montecassino. Potenziale teatro del sacro, dun-

Reality

que, la pieve di Massarella. Una ribalta figurata che suggerisce l’azione drammatica, per la tensione espressiva, l’animazione e direi l’incombenza delle scene che la compongono. Una temporanea appropriazione teatrale, appunto, di quello spazio e di quella scena “picta” è l’uso che ne ha fatto il giovane artista fucecchiese Francesco Cinelli. È un pittore e perfor-


mer, Cinelli, di sicura intelligenza e polivalenza creativa, già noto per una nutrita serie di partecipazioni e interventi compiuti nel segno della contaminazione tra media e linguaggi espressivi. Segnatamente l’incontro tra la pittura e il teatro, come in questo caso, ha richiesto l’ausilio della corporeità sua propria e degli attori-perfomers, oltre che la mediazione della musica e delle luci, dai cui “movimenti” assume fluidità e plasticità spazio-temporale l’azione. Con il titolo Mimesi. Il potere delle immagini, Cinelli ha realizzato una coinvolgente performance pittorica all’insegna del “Camaleonte”, prendendo lo spunto dall’affresco della Natività. Il tema del dipinto è stato riproposto con adeguati interventi pittorici perfetti per registro cromatico e tessitura, da Cinelli e da Stefania Catastini effettuati sui corpi di Laura Bencini, Chiara Falchi e Noemi Milazzo. E queste hanno finito con l’assumere l’identità formale e figurale dei personaggi che abitano l’affresco. Miracolosamente, ecco, si anima l’ampia scena notturna della Natività, centrata sulla grotta generatrice di luce radiante, i cui controcanti terrestri sono i fuochi riverberanti sul costone del monte. Sulla parete dipinta i personaggi dell’evento sembrano prendere vita ed emanciparsi per discendere e circolare nell’ambiente, con un suggestivo gioco di mutazione e di scambio dei piani della realtà e della finzione. Il tutto filato e intessuto nella continuità dell’azione dalla voce del soprano Floriana Pezzolo, dalla viola di Camilla Insom e dal pianoforte di Nicola Glosmin. Un’operazione artistica di grande interesse che nella propria autonoma giustificazione concettuale ed estetica, determina anche una modalità di lettura originale di un’opera d’arte consegnata alla superficie inamovibile di una parete.


Arte

A

TEXT&PHOTO Sara Taglialagamba

l Museo civico di Fucecchio è conservata la pala della Natività tra Michele Arcangelo e i Santi Clemente, Marta e Pietro, opera del pittore manierista Giovanni di Lorenzo Larciani, nato, non a caso, a Larciano nel 1484, morto a Firenze di peste nel 1527 ed esponente degno di lode di quella prima corrente manierista di cui facevano parte anche Rosso Fiorentino e Pontormo. Il Larciani però scelse di essere un pittore di provincia, più che

Al Museo di Fucecchio la pala della Natività di Giovanni Larciani, già Maestro dei Paesaggi Kress un grande interprete del nuovo clima manierista, essendo dotato di uno stile molto personale ma troppo lontano dal gusto richiesto dai grandi committenti fiorentini, più inclini al tocco raffinato ed elegante della Scuola di San Marco animata da pittori del calibro di Fra Bartolomeo, l’Albertinelli, Andrea del Sarto e quindi anche Rosso e Pontormo. Tutte le opere del Larciani infatti risultano accomunate da uno stile estroso,

Particolare

Reality

caratterizzato da un tratto nervoso, incisivo e calligrafico, ben valorizzato dal tocco sicuro e vivace, che riesce a ricreare una atmosfera quasi irreale, potenziata da una cromia vibrante e pastosa e da un paesaggio fiabesco e sfumato che contrasta fortemente con il naturalismo idealizzante dei pittori a lui contemporanei come Fra Bartolomeo, Andrea del Sarto, Franciabigio o Ridolfo del Ghirlandaio. Caposaldo della sua produzione artistica è la pala d’altare centinata in legno di pioppo del Museo Civico di Fucecchio. La tavola vede al centro il gruppo della Sacra Famiglia, attorno al quale si dispongono i tre Santi adoranti e il bellissimo Arcangelo. La Vergine è raffigurata genuflessa, in totale adorazione del Bambino, adagiato a terra su un prezioso drappo. Il Bambino, proteso verso la Mamma Celeste che a sua volta lo guarda con un’espressione tenerissima e con le mani giunte in preghiera, diventa così il centro ideale dell’immagine a cui tutto sembra convergere, anche se la sua posizione sgambettante e vivace sembra prendere il sopravvento sugli attributi divini, rappresentati dal luminoso Limbo crociato. Accanto a loro il corteo dei Santi: l’accigliato e scapigliato San Pietro con le smisurate chiavi nella mano ed avvolto goffamente nello squillante drappo giallo; la devotissima Santa Marta che guarda il Bambino con lo stesso amore e la stessa tenerezza della Vergine; il San Clemente con la bella tiaria papale smaltata ed impreziosita da sbalzi in oro e dalle voluttuose pieghe della veste; ed infine l’angelo guerriero, vero e proprio capolavoro, con la sua scintillata corazza decorata. L’angelo è essenziale per la cronologia dell’opera, visto che la data 1523 si trova incisa nella zona infe-

riore della corazza, inscritta in una sorta di targhetta. San Giuseppe, è rappresentato in modo defilato come vuole la tradizione, pensoso e in meditazione: funziona come repoussoir perché assolve alla funzione di guidare il nostro occhio dal primo al secondo piano dove, inquadrato dal fornice dell’arco della poderosa architettura classicheggiante, si apre il rigoglioso paesaggio, popolato da indaffarati personaggi che si muovono compulsivamente sulla scena, frastagliandola in micro-storie. Nella lunetta, che doveva funzionare da ideale coronamento, è raffigurato il motivo della deesis con Dio Padre. Sembra registrarsi una lieve scadenza in qualità dell’immagine per le figure quasi adimensionali, forse rintracciabile nello spazio angusto a disposizione. L’opera comunque sprigiona indelebile tutta la sua bellezza: i colori acidi e vivaci, quasi irreali, si accordano in un’atmosfera sospesa nella quale le figure si muovono e prendono tutta la loro corposità: l’opera fu pubblicata per la


A prima volta da Federico Zeri nel 1962 e fu attribuita ad un maestro eccentrico, non identificato ma battezzato con il nome convenzionale di Maestro dei Paesaggi Kress, ricollegando lo stile con tre spalliere che si trovano nella Collezione Kress alla National Gallery of Art di Washington. In comune infatti si ritrovano molte tangenze stilistiche: la definizione calligrafica e nervosa delle varie vedute paesaggistiche sovrappopolate da figurine, che si muovono indaffarate sullo sfondo e appena delineate da un tratto veloce e snello, i colori accesi e vivaci, le definizioni geologiche fantastiche ed aguzze. L’identità del misterioso pittore è stata brillantemente svelata dalle ricerche di archivio del Professor Louis Alexander Waldman, grazie alla scoperta di tre documenti che permettono di identificare il pittore con Giovanni di Lorenzo Larciani. Il nome è rivelato infatti dal contratto di allogazione del dipinto firmato nel 1521 da tre membri femminili della Confraternita della Vergine Annunziata di Fucecchio per un altare laterale nella Chiesa di San Salvatore. Un secondo documento del 1521 documenta che la tavola sarebbe stata consegnata l’anno successivo, munita di una carpenteria li-

gnea dorata, poi andata perduta. Infine un terzo documento ci conferma che la pala è effettivamente consegnata dal Larciani nel 1523, data che corrisponde con quella della corazza dell’Arcangelo. A ben vedere l’opera si lega strettamente con la città di Fucecchio grazie ai santi raffigurati: Santa Marta di Betania era la protettrice delle suore clarisse (il cui convento era presente in città), delle donne laiche e delle casalinghe (quindi anche della Confraternita femminile); San Clemente invece era il santo protettore di Fucecchio celebrato il 23 Novembre, giorno in cui fu sventato un complotto contro il governo comunale nel 1352. Sappiamo che a seguito della soppressione dell’ordine, la pala fu trasportata nel 1790 dalla Chiesa di San Salvatore alla Collegiata di San Giovanni Battista, per poi passare al Museo nel 1969. Waldam definisce il Larciani come “uno degli esponenti più idiosincratici ed affascinanti della maniera moderna”: a ben vedere infatti il nostro pittore risulta dotato di un tocco estroso, accattivante e personale, spesso capace di raggiungere punte stilistiche molto alte, piegandosi sia alla resa delle bizzarre figure dello sfondo ma anche ai modi virtuosi nella resa materica dei

cangiantismi delle vesti, delle pesanti foderature verdi che ricadono a piombo a terra ed infine nell’incisivo e raffinato preziosismo con il quale innonda di luce la preziosa corazza dell’Arcangelo, decorata a motivi antropomorfi e parzialmente ricoperta dal drappo che, virtuosisticamente, si annoda sul davanti. Veniamo al paesaggio, vero e proprio enigma irrisolto della scena: l’ampia veduta a volo d’uccello permette la scansione del paesaggio in vari piani, che passa dall’irta collina in primo piano inerpicandosi fino alla città turrita. Nel paesaggio si registra una dissolvenza rarefatta delle forme per un progressivo sfaldamento della materia pittorica che rilegge un’impronta prettamente leonardesca alla luce dell’estrosa predilezione per le evanescenti atmosfere nordiche dai toni bluastri e ghiacciati. Irrisolto rimane il frazionamento in varie scene di difficile interpretazione: l’esecuzione di un prigioniero, una cavalcata ben ordinata, la preparazione di un falò e la città turrita fin troppo caratterizzata per non esserne una sorta di omaggio. Un tesoro da custodire perché memoria del tempo passato e segno tangibile della storia della città, che varrebbe la pena studiare e riscoprire.

Reality


FIRENZE

Origini e affermazione del Naturalismo in Toscana

Il Nuovo dopo la Macchia

Pittura Romana, i colori dell’Impero

30 maggio 2009 30 settembre 2009 Galleria degli Uffizi Firenze, Piazzale degli Uffizi Tel. 055 - 2654321

ROMA

Arte del Settecento a Firenze

Il fasto e la ragione

tutta l’arte intorno a te a cura di Carmelo De Luca

ART AROUND

MONTECATINI

Tra i meriti che la Toscana acquisita, nell’ultimo trentennio del XIX secolo, primeggia la scuola che dapprima 16 luglio 2009 è stata macchiaiola e 18 gennaio 2010 successivamente supera Terme del Tettuccio, se stessa dando una Viale Verdi 71 impronta innovativa alla tel. 0572 - 778501 pittura italiana ancora legata all’immobilismo del classicismo accademico. Artefici di tale risveglio sono Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Cristiano Banti che spalancano le porte ad una nuova concezione del dipingere attraverso lo studio della realtà circostante. L’importanza di questo innovativo corso dell’arte è legato agli stimoli che essa offre alla vita intellettuale internazionale. Infatti una trasmutazione individualistica permea l’innovativo modo di dipingere, inebriato di un liricismo presente nell’analisi del repertorio naturalistico, della luce solare, dell’ambiente della civiltà contemporanea. Tutto ciò è frutto di una propensione alla dimensione socio-naturale e a una formulazione estetica del realismo. Le ottanta opere esposte nel complesso termale illustrano questa apoteosi artistica dovuta al genio creativo toscano.

L’arte tardo-barocca del settecento ama glorificarsi attraverso capolavori che in architettura spaziano dai canoni classici a quelli più fantasiosi, mentre la pittura sviluppa il ritratto, la natura morta, la pittura di religione, il vedutismo e una sorta di scuole spazianti dalla realizzazione dagli arazzi alle pietre dure. Anche Firenze, grazie alla famiglia Medici, alla dinastia Lorenese, continua ad essere un centro propulsore delle arti: la mostra celebra, per l’appunto, le pitture di Sebastiano Ricci, le sculture di Giovan Battista Foggini, ma il visitatore può ammirare le vedute dipinte per l’aristocratica famiglia Gerini, le porcellane dei Ginori, l’arte pontificia voluta dai Corsini, le tendenze europee del rococò e del neoclassicismo introdotte da Pietro Leopoldo di Lorena dovute all’abile mano di Thomas Patch, Giuseppe Zocchi, Pietro Pedroni, Innocenzo Spinazzi, Francesco Carradori, al rinnovato Opificio di Seriès. Niente più atmosfere cupe, ma una produzione artistica che comprende il paesaggio naturale, quello artificiale fatto di città e di grandi opere, attimi fuggenti immortalanti sensazioni o emozioni: siamo in presenza di un secolo più laico e Firenze ne rappresenta una fulgida sintesi.

Quotidianità, eros, religione, natura raccontati attraverso la pittura dell’impero romano. Reperti provenienti dall’Urbe, Pompei, Napoli, istituzioni museali straniere evidenziano l’evoluzione artistica di pittori abili nel maneggiare il pennello, precursori dei canoni artistici in epoca rinascimentale e ottocentesca. La decorazione rappresenta per i discendenti di Enea uno status symbol, infatti nessun nobile, commerciante, sacerdote si sottrae a tale privilegio: la pittura rappresenta un mezzo di riconoscimento, un modo di illustrare i contenuti della religione di stato attraverso miti e culti dedicati agli dei, conoscenza botanica, faunistica, glorificazione del padrone di casa attraverso il proprio ritratto. Sopratutto la rappresentazione della figura umana ha nell’arte romana delle connotazioni ben precise, una specie di melange tra grazia, leggerezza, austerità posturale degli sguardi a glorificazione della propria condizione d’essere, sublimazione del mondo circostante e del divino che, tuttavia, ha legami molto stretti con la dimensione terrena.

24 settembre 2009 17 gennaio 2010 Scuderie del Quirinale Roma, Via XXIV Maggio 16 Tel. 06 - 39967500


Mapplethorpe: la perfezione nella forma Novantuno immagini per celebrare un grande fotografo, raffrontando i suoi capolavori con la produzione artistica michelangiolesca del David, dei prigioni, con la pittura toscana . Tale accostamento riguarda lo studio del corpo e le posizioni scultoree degli scatti proposti nelle immagini di Lisa, Lydia, Ken, Tyler, Thomas, Amitto, trascendendo il tempo e lo spazio: il maestro è capace di scavare attraverso l’ausilio della luce, proprio come uno scultore fa con lo scalpello. Il senso della vita è la Forma, la sola strada verso la Bellezza: questa filosofia racchiude la visione dualistica del mondo secondo Mapplethorpe. L’esposizione consta di cinque sezioni, ognuna delle quali affronta il tema della rappresentazione del soggetto mediante il bagaglio della propria esperienza personale.

18 giugno 2009 20 settembre 2009 Fondazione Ragghianti Via San Micheletto 3 Tel. 0583 - 467205

FIRENZE

LUCCA

FIRENZE

26 maggio 2009 27 settembre 2009 Galleria dell’Accademia Via Ricasoli 58 Tel. 055 - 294883

Arte del quotidiano

Un percorso tra arte e design Oltre 60 artisti e architetti per circa 120 opere esposte tra oggetti, mobili, lampade, suddivisi per periodo, per tendenza, per “scuderia” o per autore. Oltre a una sezione speciale dedicata alla collezione Magalopoli di Agneta Holst.

Da Petra a Shawbak Archeologia di una frontiera

Archeologia viva: è questa la connotazione da attribuire alla mostra frutto dei ritrovamenti dovuti al lavoro dell’Università 13 luglio 2009 di Firenze nei celebri siti giordani. Capitale del regno 11 ottobre 2009 Nabateo, Petra sopravvive indenne all’invasione di romani, Limonaia arabi, crociati, che anzi l’arricchirono con splendide opere del Giardino di Boboli architettoniche quali i castelli di Al-Wu’Ayra e Al-Habis. Piazza Pitti 1 L’esposizione permette di ammirare novanta reperti Tel. 055 - 294883 provenienti dagli scavi del maniero di Shabak, immagine dei restauri, resoconti di indagini, che evidenziano l’importanza storica di tale luogo strategico di frontiera, la letteratura reale o romanzata influenzata da questi luoghi magici. A corollario, una rassegna di film mirati si propone di coinvolgere appassionati e curiosi.

Disegni dal Louvre:

FIRENZE

il Rinascimento italiano nella collezione Rothscild

27 maggio 2009 14 settembre 2009 Casa Buonarroti Via Ghibellina 70 Tel. 055 – 241752

Edmond de Rothschild, mecenate al servizio della cultura: in tutta la sua vita ha collezionato la migliore produzione del disegno e della grafica presente nel panorama internazionale. Conscio del tesoro culturale in suo possesso, ha donato i preziosi averi al Museo del Louvre al fine di deliziare gli occhi di studiosi e cultori. L’esposizione di Casa Buonarroti permette la visione di opere indite di squisita fattura, di eminenti nomi del rinascimento italiano, corredata da un catalogo illustrativo di notevole interesse scientifico. Leonardo, Raffaello, Pisanello, Jacopo Salimbeni, Fra Bartolomeo, Benozzo Gozzoli, Maso Finiguerra, Cavalier d’Arpino e altri nomi del nostro periodo d’oro nell’arte accompagnano l’occhio incredulo del visitatore, certamente inebriato da cotanta bellezza. Un vero trionfo dell’arte che ha per protagonista l’uomo, la natura, il fantastico, elementi che si completano in perfetta armonia. A pendant della mostra, un gruppo di disegni rappresentano la produzione relativa al gotico internazionale con immagini di antichi castelli, disegni architettonici e figure di elevata fattura.

la vetrina di Reality


Archeologia

Castelvecchio matrice di Cigoli

“...

TEXT Valerio Vallini

il villaggio di Fabbrica di Cigoli risiede sopra una piccola e deliziosa collina a cavaliere della strada regia pisana, poco lungi dal distrutto castello di Cigoli, oggi convertito in una villa signorile denominata tuttora il Castelvecchio...”. Così il Re-

Dalla decadenza di Castelvecchio e la sua pieve di Fabbrica, alla crescita del castello di Cigoli nei secoli XIII-XV

2.

petti nel 1823 si riferisce al sito dove, nel 1705, l’architetto Ferri realizzò per i Grifoni la villa eponima, cancellando alcune case e una chiesetta che, almeno dalla fine del XVI secolo, avevano rioccupato il sito dell’antico castello. Recenti ricerche archeologiche di superficie, condotte nel 2006 dallo scrivente in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana nella persona dell’ispettore di zona, Dott. Giulio Ciampoltrini, nell’area del piviere di San Saturnino di Fabbrica,

Reality

costituiscono l’occasione per presentare in forma preliminare alcuni dati in relazione con le modalità di nascita e sviluppo del castello di Cigoli, in attesa del loro studio organico e conclusivo. La pieve di San Saturnino di Fabbrica è già documentata nell’ 867, in occasione della concessione a livello da parte della badessa Huidiperga a Cunerado, figlio di Causerai, di due case di proprietà del monastero di Santa Maria al Corso, poste presso la pieve, in località Nova, forse l’attuale Villanova. La prima notizia del castello di Cigoli è invece assai più tarda, datando al 1086, e probabilmente attesta lo spostamento dell’insediamento in altura per motivi di sicurezza, mentre la prima menzione della sua chiesa di San Michele è del 1260 che, nel secolo successivo, diventerà un importante punto di riferimento devozionale, in quanto meta di pellegrinaggi all’immagine miracolosa della Madonna, conservata nell’oratorio della compagnia della Vergine. Nel 1339, quattro anni dopo la donazione di quest’ultima e del patronato della chiesa di San Michele ai frati Umiliati di Ognissanti, questi vi fondarono un convento che vedrà crescere d’ora in avanti il suo ruolo insieme a quello della chiesa. Nello stesso volgere di tempo, Castelvecchio e la sua pieve di Fabbrica iniziano il loro rapido declino demografico, causato dai ripetuti eventi militari e dalla peste nera; un declino che già nel 1372 doveva avere raggiunto i suoi massimi e irreversibili effetti, se il fonte battesimale viene prelevato dalla distrutta pieve di San Saturnino per essere definitivamente spostato nella chiesa di San Michele di Cigoli. Solo molto più tardi, come ulteriore conseguenza di una contrazione demografica già prodottasi da tempo, nel 1447 le verranno definitivamente accollate le cure di Fabbrica, Piaggia e Leporaia. Proprio al quadro topografico precedente l’abbandono di questi castelli sono da riferire i dati raccolti recente-

mente e in particolare relativi al nucleo abitato che trovava il suo baricentro religioso nella pieve di San Saturnino di Fabbrica, ossia il Castelvecchio occupato dal XVIII secolo dalla villa Grifoni. A quest’ultimo castello fa probabilmente riferimento un documento del 1231, quando esprime Cigoli Vecchio come luogo d’origine di Ranieri di lldebrandino: “Acta sunt haec ante hospitium dictae potestatis in Sancto Miniate in presentia, e testimonio supradicti ludicis quondam Guicciardi Malpilii, quondam Rainerii lldebrandini dicti Ceulae Vecchii...” (Bonincontri Laurentii Historia Sicula, in G. Lami, Deliciae eruditorum seu veterum anekdoton opusculorum collectanea, VI, Florentiae 1739, p.157). In località Castelvecchio, secondo i rilievi e le analisi compiuti dall’archeologo Andrea Vanni Desideri, il dilavamento naturale di un pendio ha esposto alcuni tratti di una sezione stratigrafica estesa per più di una ventina di metri, in cui erano evidenti le tracce di più edifici che dovevano occupare la sommità del rilievo oggi occupato dalla villa. “Nonostante la buona conservazione del deposito archeologico stratificato e il suo indubbio interesse – dichiara A.Vanni Desideri - la raccolta dei dati sul campo ha avuto tutti i caratteri dell’intervento di salvataggio, principalmente perché l’esecuzione di una regolare campagna di sondaggio è stata sconsigliata da motivi di sicurezza e dalla necessità di non compromettere la stabilità del versante. Così, i dati si presentano incompleti in quanto


A frutto di un recupero, anche se diversi aspetti del ritrovamento testimoniano la notevole potenzialità documentaria del giacimento archeologico. Si è pertanto proceduto a ripulire e rettificare le sezioni stratigrafiche in modo da poterle più chiaramente leggerle e documentare e, proprio nel corso di queste operazioni, sono stati raccolti manufatti mobili che dovevano far parte dell’attrezzatura degli edifici. A una prima analisi dei dati e in attesa dello studio esaustivo, la stratigrafia documenta almeno due distinte abitazioni dello stesso tipo facenti indubbiamente parte dello stesso nucleo abitato… Alla base della sezione è conservato il piano pavimentale in terra battuta dell’abitazione, coperto dal crollo dell’elevato e con estese tracce di bruciato e dal cumulo dei materiali che costituivano il tetto in coppi e ardesia. La presenza delle tracce di bruciato con carboni e la cottura del pavimento in terra battuta per diversi centimetri di spessore sono l’esito dell’incendio della copertura, mentre lo spesso strato di argilla sterile che sigilla il crollo del tetto è anche qui da riferire al disfacimento delle pareti in terra cruda, una tecnica costruttiva che in quest’area trova testimonianze archeologiche e archivistiche dal Medioevo fino ad Età moderna…Il contesto archeologico è stato recuperato dalla superficie pavimentale, subito sotto il livello di cenere e carboni, nel corso della pulitura della sezione. Tra questi materiali sono presenti oggetti che risultano essere stati ancora perfettamente funzionali al momento del crollo, come ad esempio la forma chiusa in ceramica depurata con il fondo forato a crudo, forse impiegata per la lavorazione del latte, la cui destinazione funzionale sarà individuata con maggior sicurezza dopo le analisi chimiche dello spesso deposito all’interno del recipiente. Ancora più evidente, quasi un’istantanea del giorno precedente l’abbandono, è il caso della coppia di falcetti in ferro di dimensioni diverse, costituenti un vero e proprio set da lavoro e rinvenuti uno accanto all’altro, nella posizione in cui erano stati riposti, ma ormai saldati dai prodotti d corrosione. Circa la tipologia di questi strumenti, pur essendo i confronti archeologici abbastanza rari, poiché quasi sempre giungono a noi solo porzioni piuttosto contenute

delle lame, si tratta di 3. strutture semplici la cui durata sembra sostanzialmente immutata da età tardoantica al basso Medioevo... I dati archeologici descrivono con certezza 4. un rapido abbandono dell’edificio da parte dei suoi abitanti a causa dell’incendio del tetto (distruzione violenta o accidentale?) e risulta altrettanto chiaro che, comunque siano andate le cose, essi non vi abbiano più potuto fare ritorno. 5. In via preliminare, tenendo conto delle modalità di rinvenimento e dell’apparente assenza di ceramiche coperte, la cronologia sarebbe da fissare non più tardi del XIII secolo e, se confermata dagli studi in corso, collocherebbe quindi gli eventi documentati in una fase pre6. coce del lungo e progressivo decadimento di Castelvecchio. La sua fine, in corrispondenza della quale meglio si collocherebbe il tipo di evento che coinvolse le abitazioni, avvenne invece intorno alla metà del XIV secolo, quando gli effetti dei frequenti scontri armati si sovrapposero a quelli dell’ epidemia di peste nera, provocando il massimo spopolamento e dando il colpo di grazia alla già ridotta presenza umana a Castelvecchio. L’atto amministrativo che sancì la fine del castello fu la traslazione del fonte battesimale dalla pieve altomedievale di San Saturnino di Fabbrica a San Michele di Cigoli nel 1372 e l’ultima traccia documentaria di Castelvecchio rimase solo nella memoria del luogo di nascita di Recupero, detto appunto “da Castelvecchio”, padre di Giovanni, cancelliere del Comune di San Miniato nel 1394, e forse uno degli ultimi battezzati in San Saturnino”.

DIDASCALIE 1 - La torre di Cigoli 2 - Carta I.G.M rilevamento del 1880 zona Cigoli e Castelvecchio. 3 - Coppia di falcetti in ferro prob. sec. XIII. 4 - Frammenti di ardesia da copertura. 5 - Vaso in ceramica acroma prob. sec. XIII. 6 - Porzione di testo.

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Territorio

Donna Benvenuta “oblata” nella Casa dei Poveri di Larciano nel 1321 U

TEXT&PHOTO Paola Ircani Menichini

n singolare ricordo si trova in una pergamena del 1321 conservata all’Archivio di Stato di Firenze. Si legge nell’incipit: In Christi nomine amen. Domina Benvenuta filia Balduccii pisani de consensu dicti sui patris octulit se Deo et Beate Virgini Maria matris [d.ne] et domui pauperum de Larciano... (1). Già dalla frase d’inizio se ne comprende il contenuto. È un atto di oblazione: alla presenza del notaio pubblico Giovanni di Dato, Benvenuta offrì se stessa a Dio, alla Beata Vergine Maria madre del Signore e alla Casa dei Poveri di Larciano, in anima e corpo, e dette al suo rettore, Manerio di Vitello, alcune terre situate nelle località Pozzo, Apezano, Merlana e Rave, descritte nei loro confini. Larciano, la località della pergamena, si trova sulle pendici del Montalbano e all’epoca era un forte castello e un Comune soggetto ad un podestà inviato da Pistoia, ma conteso ancora dalle città maggiori per la sua posizione strategica sulla Valle dell’Arno. Nel 1250 vi erano ricordati 215 fuochi, cioè 215 unità familiari soggette a tassazione, come annotava il notaio incaricato di riscuotere i dazi. Nel 1302 fu conquistato dai lucchesi ai quali fu ripreso da Pistoia nel 1310 e da allora la sua storia seguì le sorti di questa città e di Firenze. Oggi il suo terri-

Particolare della pergamena dell’8 gennaio 1321 in cui si legge il nome di Benvenuta.

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La rocca del castello di Larciano ai nostri giorni

torio ha subito diverse trasformazioni rispetto al Medioevo; tuttavia è ancora rintracciabile, tra i nomi di luogo del 1321, Le Rave, segnato sulle carte tra San Rocco e Lamporecchio, presso via Matteotti (2). Larciano fu il paese di Benvenuta, la protagonista dell’atto. Viene qualificata come figlia di Balduccio pisano, ma è difficile sapere di più sul padre perché all’epoca questo nome di battesimo era molto comune in Toscana. Ragionevolmente però si può pensare che tutta la famiglia dimorasse nel castello e che l’uomo fosse un fuoriuscito guelfo: all’epoca Pisa era sotto il dominio dei Della Gherardesca e dei ghibellini, ostile a Firenze e Pistoia. Appare dalla pergamena come l’uomo esercitasse ancora la tutela paterna e desse il suo consenso all’oblazione. Grazie ad esso, Benvenuta poté entrare a far parte del numeroso gruppo di quei laici, uomini e donne, che nel Medioevo lavorarono attivamente nelle chiese, nelle scuole per l’educazione della gioventù e negli ospedali senza essere soggetti al vincolo di clausura imposto dai voti solenni di un ordine religioso. L’atto notarile le fornì una protezione di legge, un bene in

affidamento, la responsabilità connessa, e il mantenimento per tutta la vita. Ciò voleva dire anche assistenza personale nel bisogno e in malattia, conforto nella vecchiaia, e un dignitoso funerale cristiano, che non era cosa da poco nel MedioUna delle porte del castello in disuso, da una cartolina del Novecento.


evo. L’essere servente nella Casa dei Poveri significò però anche un impegno di fatica: la libera scelta di Benvenuta fu fatta con gran cuore e fisico buono, forse prendendo come esempio proprio da Pisa le Oblate Ospedaliere Terziare Francescane di Santa Chiara, fondate nel 1257-58 e ancora oggi esistenti (3). Con altrettanta generosità la giovane donò i suoi beni, tolti dal complesso ereditario familiare. Non erano terre incolte, ma di buona qualità: la pergamena ricorda appezzamenti con olivi, fichi, boschi, lavorativi, cioè tenuti a grano, e una località Pozzo che fa pensare ad acqua buona da bere o utile per irrigare. Anche l’olio degli ulivi era da consumare o in alternativa da bruciare, come la legna del bosco che in più poteva essere utilizzato come luogo di pascolo degli animali. La rendita della Casa dei Poveri di Larciano ne uscì rafforzata. Questo piccolo albergo doveva avere alcuni letti, una dispensa, una fonte vicina, come gli ospedali di campagna degli enti ecclesiastici o dei benefattori privati, ricordati da molta più documentazione. Fu amministrata dai pubblici ufficiali ed ebbe sede nel castello, forse proprio vicino quella che era detta Casa del Comune, all’epoca luogo delle adunanze degli uomini, i contadini proprietari che lo costituivano (4). Nel gennaio del 1321 tale rafforzamento ebbe una sua ragione d’essere nel fatto che gli ospiti erano aumentati in modo considerevole. Ai fattori «consueti» di povertà (una cattiva annata agricola, i debiti, una malattia invalidante, la perdita dei genitori per i minorenni), si erano aggiunte le conseguenze della guerra del lucchese Castruccio Antelminelli, capitano imperiale dei bianchi e ghibellini, contro Firenze per il possesso di Pistoia e dei suoi castelli. Nell’aprile 1320 si combatté la battaglia di Santa Maria a Monte, e dal luglio i ghibellini avanzarono fino alla bocca dell’Elsa in Arno, devastarono Vinci e Cerreto, occuparono Empoli. In inverno giunsero fino alle porte di Pistoia e sconfinarono nel territorio fiorentino. Questi fatti e la cattura e l’uccisione di contadini, l’incendio di case, la preda di bestiame e di altro bottino, causarono la reazione di Firenze che nel dicembre sconfisse i nemici alla Badia di San Baronto e riacquistò la vacillante signoria su Pistoia (5).

NOTE (1) Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, Pistoia, Podesteria (interessano Larciano), 8 gennaio 1321 (2) Archivio di Stato di Firenze, Ivi, 17 maggio 1250. (3) Dizionario degli Istituti di Perfezione, VI, 1980; cfr. le Oblate ospedaliere di Santa Maria Nuova, fondate circa tra il 1284 e il 1288 e oggi esistenti. La parola «oblato» deriva dal latino offero, fers, obtuli, oblatum, ferre; nella pergamena obtulit è scritto octulit. (4) Case dei Poveri in Toscana si trovarono a Volterra al tempo del catasto (1429-30) per ciascuna contrada, dirette dai loro ufficiali, i balitori e i subiutori, v. PAOLA IRCANI MENICHINI, Il quotidiano e i luoghi nel catasto di Volterra del 1429-30, Migliorini editore, Volterra 2007, pp. 29,30. (5) ROBERT DAVIDSOHN, Storia di Firenze, IV, Sansoni editore, 1973, pp. 842 e ss; 875, 878, 886-888, 1200-1202. Castruccio morì il 3 settembre 1328. La pace generale fu conclusa nella chiesa di Montopoli il 12 agosto 1329, dopo la morte del condottiero lucchese.


Itinerari

Ricordando L’Aquila TEXT Giuliano Valdes / PHOTO Laura Milani, Claudio Pedrazzi

...H

an bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natìa rimanga ne’cuori esuli a conforto… (Gabriele d’Annunzio – Alcyone – Sogni di terre lontane). L’ultima volta che arrivai nel Capoluogo abruzzese, per la 12ª Conferenza Nazionale della Federazione Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali ed Ambientali, era una luminosa e limpida giornata d’ottobre dello scorso anno. Provenendo dall’autostrada da Roma, la città appariva nella sua intatta bellezza, al centro di un’elevata conca lambita dall’Aterno e contornata dalle ineguagliabili montagne dell’Abruzzo: il Gran Sasso d’Italia, a settentrione, e il Velino-Sirente a Sud-est. Conoscevo già L’Aquila, per esserci stato una ventina d’anni prima, in occasione di un Congresso dell’Associazione Italiana di Cartografia, e l’idea che me ne ero fatta era quella

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di una città invidiabile, vuoi per l’amenità della posizione geografica, vuoi per la serena e operosa vita che animava le vie e le piazze di un centro ancora a misura d’uomo, vuoi per la suggestiva impronta della sua conformazione urbanistica. L’antico nucleo, ancora racchiuso entro il perimetro delle mura, nobilitato da bei palazzi di piacevole e pregevole fattura e punteggiato di un incredibile numero di chiese, tutte di bella architettura, era come dominato dallo splendido Castello cinquecentesco, di fondazione spagnola, al limite di un verde ed alberato parco cittadino. Era proprio un piacere percorrere le strade, le piazze e gli antichi vicoli del centro, apprezzando la luce ambrata e calda del tramonto, riflessa dalla pietra degli edifici ed insinuantesi nei portoni, nei negozi e nelle corti. Non v’era traccia di affanno o di precipitazione nel comportamento degli abitanti e dei tantissimi studenti che ne animavano gli spazi pubblici: sotto i portici del Corso, nella Piazza del Duomo o all’ombra della Fontana Luminosa. Qui veramente la gente pareva non essere toccata dalla frenesia e dallo stress che invece distruggono l’animo e il fisico nelle grandi città e nelle realtà urbane d’aspetto metropolitano. Tutto si svolgeva con pacata lentezza, persino i

negozi e le botteghe sembravano uscire da un film dei tardi anni Cinquanta o dei primi anni Sessanta. Ricordo le vetrine di un noto negozio di dolciumi con i confetti e il celebre torrone aquilano al cioccolato, incartato nella stagnola colorata o proposto in accattivanti scatoline policrome di cartone. Oppure le botteghe orafe, con la riproduzione in oro dello splendido rosone centrale della Basilica di Collemaggio, uno dei gioielli più luminosi dell’architettura religiosa cittadina. Ed ancora i merletti al tombolo, raffinate e preziose esecuzioni di un’antica tradizione artigianale, ben radicata in città. E poi la spontanea semplicità e la gentilezza della gente d’Abruzzo, non un modo di dire ma una realtà constatabile di persona. Era un piacevole diversivo, alla fine di una giornata congressuale, fatta di impegni, di contatti di lavoro, di audizione delle relazioni, passeggiare senza mèta tra le vie e le piazze, gettando uno sguardo (ma anche prestando attenzione, quasi fosse un “ripasso” per chi, come il sottoscritto, ha fatto dell’editoria turistica una professione) agli antichi palazzi nobiliari, ai bei prospetti dei luoghi di culto (uno tra i tanti, la borrominiana Chiesa del Suffragio, coronata dall’armoniosa cupola del Valadier), alle affascinanti prospettive sulle vicine montagne, giungendo fino alla Fontana delle 99 Cannelle, vera e propria icona cittadina, così detta in ricordo degli altrettanti castelli dai quali ebbe origine, nel XIII secolo, la città stessa. Ed ancora percorrere, quando ormai è sera, la ripida via in discesa che dalla Piazza del Duomo, attraverso la Porta di Bazzano, conduce alla Piazza di Collemaggio, con la luminosa visione della straordinaria facciata quattrocentesca della Basilica di S. Maria. Questa era


stata iniziata sotto gli auspici di Pietro da Morrone, che vi fu incoronato Papa nel 1294 con il nome di CelestinoV (all’interno del tempio, le sue reliquie erano conservate in un sepolcro rinascimentale). Ritornando in città, lungo l’alberato Viale di Collemaggio, si scorgevano i profili del Gran Sasso e della Maiella, mentre il centro storico, nell’incerta luce della notte imminente, appariva come un presepe illuminato. Sei mesi dopo, nel tenebroso incedere di una notte da tragedia, questi ricordi sono stati spezzati, violentati, annichiliti, come l’esistenza stessa di quasi trecento persone e di una città intera, per non dire del triste corollario di frazioni e paesi disseminati nei dintorni e tutti devastati dal maglio sinistro del sisma. Si fa fatica ad accettare le immagini restituite dalla televisione o dalla rete telematica; non si riconoscono più i luoghi nell’ammasso triste di rovine e macerie; si resta attoniti di fronte allo scempio che ha travolto l’elegante cupola del Suffragio, il campanile di S. Bernardino, il transetto e l’abside della Basilica di Collemaggio. Non ci si capacita di fronte alla devastazione di alcuni antichi centri dell’Aquilano, da Onna – epicentro del terremoto – a Tempera, Paganica, Montereale e Campotosto, solo per citarne alcuni in un elenco assai più vasto e desolante. Non si realizza la vastità immane di una catastrofe che ha fatto della città un sudario di vite spezzate, di affetti separati, di sogni annientati, di pietre disgregate, di cristalli infranti, di travi schiantate, di tegole polverizzate, della polvere che tutto ha avvolto, nella perfida trappola del cemento disarmato e impotente a reggere l’urto delle scosse. Qui veramente si misura l’impotenza dell’uomo davanti al mistero prevaricatore della natura matrigna. Mentre si piangono le vittime – moltissime troppo giovani e nel fiore degli anni – si riflette su cosa poteva essere fatto e su cosa non è stato fatto, soprattutto in termini di prevenzione e di rispetto delle normative antisismiche nella costruzione o nel consolidamento degli edifici. Ma se la storia dell’Aquila è tutta una dura prova fatta di terremoti, di distruzioni (un primo evento sismico si verificò nel 1315, un altro, molto più devastante, nel 1461, per non dire di quello rovinoso del 1703, allorché si contarono oltre 6000 morti) e perfino una pestilenza, nel 1478, per non dire delle guerre, delle lotte e dei saccheggi, bisogna osservare come gli Aquilani abbiano sempre dato prova di coraggio e di perseveranza, ricostruendo ogni volta con tenacia. La città, prima del disastroso terremoto che l’ha colpita la notte del 6 aprile scorso, era quella risorta sulle macerie del catastrofico evento del 1703. Oggi come allora, la dignitosa compostezza di una popolazione fiera ma determinata al tempo stesso, saprà avere ragione delle avversità. Se nell’era dei media e della comunicazione globale il disastro è entrato in tutte le case, in Italia e nel mondo, sollevando un’ondata di partecipata e fattiva solidarietà, con l’aiuto di tutti la città dell’Aquila tornerà a signoreggiare la sua altura, ancora più splendida e forte, all’ombra degli antichi spalti del suo Castello. Avvertenza! Abbiamo ritenuto opportuno non pubblicare immagini della Città dopo il rovinoso terremoto. Le foto che proponiamo vogliono essere un omaggio alla bellezza del centro storico aquilano e un auspicio per la sua sollecita ricostruzione. Nella pagina precedente dall’alto: uno scorcio del Castello, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo; veduta aerea del centro storico: la Piazza del Duomo; la Via Cimino conduce in ripida discesa alla Porta Bazzano; la centrale Piazza del Duomo. In questa pagina dall’alto: un particolare della Fontana delle 99 Cannelle; l’imponente facciata della Chiesa di San Bernardino; la Fontana Luminosa campeggia al centro della Piazza Battaglione Alpini; una veduta sui tetti del capoluogo abruzzese: in primo piano la Chiesa del Suffragio con la sua cupola.


Storia

San Ranieri di Pisa I

TEXT Tamara Frediani

l 16 e il 17 giugno i pisani festeggiano San Ranieri, patrono della diocesi e della città di Pisa. Nel 1688 quando il corpo del santo fu tra-

Proclamato patrono di Pisa nel 1632, rappresenta uno dei pochi santi laici slato nella cappella del Duomo di Pisa, i cittadini per rendere omaggio al patrono illuminarono le proprie abitazioni: fu così che ebbe inizio la suggestiva tradizione della Luminara che ancora oggi vede accendersi ogni 16 giugno circa settantamila lumini. La profonda devozione tributata da subito a Ranieri Scacceri fece si che si parlasse di santità già durante la sua stessa vita. Egli nacque nel 1118, un’epoca in cui Pisa rappresentava una delle città più ricche e sviluppate dell’Occidente medieva-

le; trascorse la giovinezza all’insegna dei divertimenti che la sua condizione benestante gli permetteva. A diciannove anni la sua vita subì una radicale trasformazione: l’incontro con l’eremita Alberto, proveniente dalla Corsica lo sconvolse a tal punto da decidere di abbandonare definitivamente la vita che aveva praticato fino ad allora e di porsi al servizio di Dio. Dopo essersi liberato di tutti i suoi beni ed averli donati ai poveri decise di partire per la Terrasanta per vivere in completa povertà ad imitazione di Cristo. Tornato a Pisa nel 1154 continuò il suo cammino fatto di privazioni fino a quando il 17

giugno del 1161 morì. Proclamato patrono nel 1632, il suo corpo fu traslato nel Duomo. Furono Stagio e Giuseppe Stagi a decorare la cappella ad egli dedicata, mentre le sculture furono create dal Moschino; il sarcofago fu opera di Giovan Battista Foggini. Nel Camposanto Andrea di Bonaiuto e Antonio Veneziano affrescarono alcune scene raffiguranti la vita di San Ranieri. La maggior parte dei santi che le città hanno assunto come patroni furono in vita dei religiosi. Ranieri rappresenta invece uno dei pochi santi laici. Proveniva infatti da quello che durante l’età

In alto: i lungarni di Pisa durante la notte della “luminara” (16 giugno). A sinistra la Porta di San Ranieri. Sopra: l’urna che contiene le spoglie del santo. Nella pagina seguente: un momento della regata storica che viene disputata ogni anno nell’anniversario della morte di San Ranieri.

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R medievale in cui le città italiane ebbero un forte sviluppo urbano e sociale, fu definito il nuovo ceto medio, composto da mercanti e artigiani. Mentre durante l’Alto Medioevo non era insolito trovare santi che non facessero parte della Chiesa, dopo la Riforma Gregoriana la relazione tra clero e Chiesa divenne molto complessa. Questa situazione si riflesse anche nei testi agiografici, i cui autori erano sempre degli ecclesiastici. Le nuove rivendicazioni che accompagnavano le teorie della Chiesa, escludevano la possibilità che un laico potesse svolgere una vita definibile come santa, dato che al di fuori dell’Ordo secondo la Chiesa non poteva esistere. Come scrive Vauchez si concretizzò “..una tendenza a disprezzare la condizione laicale..”. I laici vennerro percepiti come oppressori della Chiesa intenti ad arrogarsi diritti e poteri che solo ad essa spettavano. Di conseguenza la maggior parte della popolazione continuò a restare esclusa dall’agiografia medievale. Ma nel corso de XII secolo nell’area

mediterranea e soprattutto nei centri urbani dell’Italia centro settentrionale si sviluppò una agiografia dedicata a persone provenienti dal laicato, principalmente facenti parte del nuovo ceto medio. Fu il nuovo modo di vivere di coloro che attraverso la ricerca della povertà, volevano imitare Cristo in modo più perfetto a far nascere la convinzione i poveri fossero uno “strumento privilegiato” per accostarsi a Dio. Fu così che il canonico Benincasa, già l’anno dopo la morte di Ranieri si incaricò di scrivere nel 1162 una Vita del santo. Il testo fu anche tradotto nel 1755 dal frate carmelitano Giuseppe Maria Sanminiatelli e data la grande fortuna riscossa fu successivamente edito a Pisa nel 1842. In onore del santo ancora oggi, oltre alla Luminara, ogni 17 giugno, anniversario della morte di San Ranieri, i festeggiamenti prevedono che venga disputato il palio, al quale partecipano le squadre degli antichi quartieri cittadini, che gareggiano disputando una regata.

Bibliografia: A. Vauchez, Esperienze religiose nel Medioevo, Edizioni Viella, Roma 2003

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Lo scaffale dei poeti

Pier Paolo Pasolini (1922-1975)

TEXT Valerio Vallini

Nella poesia lirica raggiunse i risultati più alti

P

ier Paolo Pasolini iniziò a scrivere versi precocissimo, a sette anni, su impulso della madre. Con l’adolescenza ebbe “l’inevitabile incontro” con Carducci, Pascoli e D’Annunzio. Dal 1937 al 1943 visse il grande periodo dell’ermetismo, studiando con Longhi all’università di Bologna e vivendo relazioni letterarie con Francesco Leonetti e Roberto Roversi. Nel 1942, a vent’anni, uscirono Poesie a Casarsa, poesie in dialetto friulano, ricevendone una cartolina postale da Gianfranco Contini ed una recensione che uscì sul “Corriere di Lugano”. Nel 1949 fuggì a Roma con la madre lasciando il padre tiranno e avendo nel cuore la morte del fratello, appartenente alla divisione Osoppo, ucciso nel 1943 da partigiani comunisti legati ai reparti di Tito. Nel 1957 uscì l’edizione Garzanti de Le Ceneri di Gramsci, prendendo spunto dalla sepoltura di A.Gramsci, a Roma, in una piccola tomba al cimitero degli inglesi, tra porta San Paolo e Testaccio, non lontano dalla tomba di Shelley. Sul cippo si leggono le parole “Cinera Gramsci” e le date. Nel 1958 le “nugae” in italiano costituiranno L’usignolo della chiesa cattolica. 1957-1959- Furono scritte le poesie raccolte sotto il titolo La religione del mio tempo.

Reality

Negli anni Settanta del Novecento – scrive P.V. Mengaldo in Poeti italiani del Novecento, Mondatori - il poeta venne sempre più affidando ai versi il ruolo di braccio secolare della sua aspra contestazione del presente. Maggiore autonomia ha certamente la lirica maggiore di P. nella quale vanno ricercati, nel complesso, i suoi risultati poetici più alti. Nella Meglio gioventù, egli sente nel friulano il linguaggio dell’autenticità più viscerale; dall’altro lo fa oggetto di esperimenti iperletterari (ci traduce Rimbaud o Eliot); erano i tempi del dominante ermetismo. Qui è in sostanza la prima manifestazione del “mito” pasoliniano, cioè il mito di una civiltà precapitalistica e intrisa di religiosità primitiva la quale si sottrarrebbe alla devastante ruspa della storia opponendole la sua autenticità incontaminata. …L’usignolo della chiesa cattolica è un libro estremamente composito. Assume nella sua struttura, una curvatura ideologica: “La scoperta di Marx.”. Il tono dominante è dato da un cattolicesimo cerimoniale e mortuario, sensuale e ossessionante…volontà di confessione, messa a nudo del proprio crescente senso di colpa. Le ceneri di Gramsci riflettono l’impatto dello scrittore provinciale con Roma. La sua poesia è qui espressione di un trauma esistenziale e dell’appartenenza a una collettività. Nelle Ceneri e nella Religione del mio tempo ci sono due scelte stilistiche: recupero degli schemi discorsivi della poesia impegnata dell’Ottocento italiano ed europeo attuato soprattutto attraverso i poemetti del Pascoli: la terzina dantesca. Poi plurilinguismo. Oscurità della lingua opposta alla limpidezza della ragione.” Dichiara fermamente Mengaldo: “Con rare eccezioni i testi successivi alle Ceneri e alla Re-


da “La religione del mio tempo” (1961)

Serata romana

ligione, non appartengono più alla storia della poesia di Pasolini anche se contano come rilevanti documenti psicologici e ideologici.” Secondo me, staccata dalla cronaca di quegli anni: anni del XX congresso del PCUS, delle rivolte di Ungheria, dalla cronaca del dibattito letterario dell’epoca, molta della poesia di Pasolini appare, oggi, difficilmente comprensibile al di fuori della cerchia di una certa cultura marxista sia ortodossa che eretica. In tal senso, richiederebbe molto spazio e tempo la presentazione della poesia di Pier Paolo e innumerevoli dovrebbero essere i rimandi. Allora cos’è proponibile, ad un pubblico di non addetti ai lavori, della poesia di Pasolini? Restano, a parer mio, molte parti de La religione del mio tempo, riproposta nell’edizione di Garzanti del 1961. Fra queste, la bellissima “Riapparizione poetica di Roma”, le liriche di “Serata romana”, “Verso le terme di Caracalla”, “Il glicine”. Sono poesie vive ancora ai nostri giorni, liriche dove il dolore del poeta per la sua diversità politica e sociale e sessuale, si sublima e si riscatta. Attualissima mi pare l’etica che regge La Religione del mio tempo, riproponibile ancora oggi, nelle contraddizioni di una borghesia clericale, legata a doppio filo al potere economico e finanziario, e sostanzialmente ipocrita nella proclamazione dei principii cattolici e la loro negazione nei comportamenti concreti.

Nella pagina precedente in alto: Pasolini e Gadda. In basso, Casarsa. In questa pagina in alto: a sinistra, le ceneri di Gramsci. A destra, comizio comunista

Dove vai per le strade di Roma, sui filobus o i tram in cui la gente ritorna? In fretta, ossesso, come ti aspettasse il lavoro paziente da cui a quest’ora gli altri rincasano? È il primo dopocena, quando il vento sa di calde miserie familiari perse nelle mille cucine, nelle lunghe strade illuminate, su cui più chiare spiano le stelle. Nel quartiere borghese, c’è la pace di cui ognuno dentro si contenta, anche vilmente, e di cui vorrebbe piena ogni sera della sua esistenza. Ah, essere diverso - in un mondo che pure è in colpa - significa non essere innocente... Va, scendi, lungo le svolte oscure del viale che porta a Trastevere: ecco, ferma e sconvolta, come dissepolta da un fango di altri evi - a farsi godere da chi può strappare un giorno ancora alla morte e al dolore hai ai tuoi piedi tutta Roma…

Verso le Terme di Caracalla Vanno verso le Terme di Caracalla giovani amici, a cavalcioni di Rumi o Ducati, con maschile pudore e maschile impudicizia, nelle pieghe calde dei calzoni nascondendo indifferenti, o scoprendo, il segreto delle loro erezioni... Con la testa ondulata, il giovanile colore dei maglioni, essi fendono la notte, in un carosello sconclusionato, invadono la notte, splendidi padroni della notte... Va verso le Terme di Caracalla, eretto il busto, come sulle natìe chine appenniniche, fra tratturi che sanno di bestia secolare e pie ceneri di berberi paesi - già impuro sotto il gaglioffo basco impolverato, e le mani in saccoccia - il pastore migrato undicenne, e ora qui, malandrino e giulivo nel romano riso, caldo ancora di salvia rossa, di fico e d’ulivo... Da “Il glicine” ... Prepotente, feroce rinasci, e di colpo, in una notte, copri un’intera parete appena alzata, il muro principesco d’un ocra screpolato al nuovo sole che lo cuoce… E basti tu, col tuo profumo, oscuro, caduco rampicante, a farmi puro di storia come un verme, come un monaco: e non lo voglio, mi rivolto – arido nella mia nuova rabbia, a puntellare lo scrostato intonaco del mio nuovo edificio. Qualcosa ha fatto allargare l’abisso fra corpo e storia, m’ha indebolito, inaridito, riaperto le ferite…

Da “Nuovi Epigrammi” (1958-1959)

Alla bandiera rossa Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa, tu devi realmente esistere, perchè lui esista: chi era coperto di croste è coperto di piaghe, il bracciante diventa mendicante, il napoletano calabrese, il calabrese africano, l’analfabeta una bufala o un cane. Chi conosceva appena il tuo colore, bandiera rossa, sta per non conoscerti più, neanche coi sensi: tu che già vanti tante glorie borghesi e operaie, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli. da “La Realtà”

Supplica a mia madre È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data. E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima. Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: ho passato l’infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Era l’unico modo per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita. Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile...

Reality


Anniversari

Sant’Elia il visionario. Alla scoperta del sogno della città futurista

N

TEXT Federica Cipollini on ci sono, a Milano, i palazzi futuristi disegnati da Antonio Sant’Elia, quelle architetture folli e deliranti che avrebbero dovuto cambiare per sempre il volto della città, trasformandola in un tempio della velocità e della provocazione nei confronti di tutto ciò che è tradizione e decorazione. Non sono a Milano, né in nessun’altra città e forse non sarebbero state mai costruite, nemmeno se quel colpo di fucile, sparatogli in piena fronte in un

“Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città”

giorno di ottobre del 1916, non avesse impedito irrevocabilmente al giovane architetto futurista di trasformare i suoi disegni e le sue idee in materia plastica: morì in guerra l’architetto, ancor prima di aver costruito alcunché. Quell’atteso e invocato conflitto mondiale, che avrebbe dovuto spazzar via il vecchiume dal mondo, lasciando così il posto al futurismo, fece prima a far piazza pulita dei sogni e dei progetti di chi a casa non ci tornò. Quel che resta dell’architettura futurista è una serie di disegni a inchiostro nero su carta gialla, incredibili visioni di una città che prefigura, e al contempo supera, l’immagine attuale di una metropoli nordamericana fatta di grattacieli e di strade veloci.

PROCLAMO: 1.Che l’architettura futurista è l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità; l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza; 2.Che l’architettura futurista non è per questo un’arida combinazione di praticità e di utilità, ma rimane arte, cioè sintesi, espressione; 3.Che le linee oblique e quelle ellittiche sono dinamiche, per la loro stessa natura, hanno una potenza emotiva superiore a quelle delle perpendicolare e delle orizzontali, e che non vi può essere un’architettura dinamicamente integratrice all’infuori di esse; 4.Che la decorazione, come qualche cosa di sovrapposto all’architettura, è un assurdo, e che soltanto dall’uso e dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o violentemente colorato, dipende il valore decorativo dell’architettura futurista; 5.Che, come gli antichi trassero ispirazione dell’arte dagli elementi della natura, noi - materialmente e spiritualmente artificiali - dobbiamo trovare quell’ispirazione negli elementi del nuovissimo mondo meccanico che abbiamo creato, di cui l’architettura deve essere la più bella espressione, la sintesi più completa, l’integrazione artistica più efficace; 6.L’architettura come arte delle forme degli edifici secondo criteri prestabiliti è finita; 7.Per architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l’ambiente con l’uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta del mondo dello spirito; 8.Da un’architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell’architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell’ambiente architettonico contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le Parole in libertà, il Dinamismo plastico, la Musica senza quadratura e l’Arte dei rumori, e pel quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista. Antonio Sant’Elia Architetto

Reality

“Le cose dureranno meno di noi – si leggeva nel Manifesto dell’architettura futurista – Ogni generazione dovrà fabbricare la sua città”. Il culto della velocità, elemento essenziale dell’estetica e dell’ideologia futurista, aveva spinto il giovane provocatore, insofferente delle forme estrinsecamente decorative e passatiste tipiche dell’eclettismo italiano, a teorizzare la caducità dell’architettura, realizzando un paradosso che è lo spirito vero della sua arte: sin dall’antichità, infatti, l’uomo ha costruito grandi edifici che gli sopravvivessero e perpetuassero il ricordo della sua caduca esistenza. Cosa sono le piramidi d’Egitto, il colosseo di Roma, gli enormi monoliti dell’isola di Pasqua, se non una freccia scagliata nel tempo per portare qualco-


sa dell’uomo che l’ha realizzata oltre i miseri confini della sua esistenza terrestre? La città di Sant’Elia, invece, vive nell’oggi, non ha senso come monumento al passato, deve perire e lasciare il posto al nuovo, alla città dei figli, prima ancora di essere vecchia e antiquata. Le intuizioni racchiuse nei disegni e nelle parole del Manifesto di Sant’Elia hanno germogliato nell’architettura contemporanea: fu lui il primo ad affermare che gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale, ma inerpicarsi, come serpenti di ferro e di vetro, lungo le interminabili facciate degli altissimi edifici. Alcuni dei suoi progetti sono ancora troppo avveniristici per essere realizzati, come quello di far scorre il traffico cittadino parecchi piani sotto terra, in un abisso tumultuante, attraversabile solo per mezzo di passerelle dotate di tapis roulants. La bellezza e il valore artistico dei lavori di Sant’Elia sono innegabili e giustamente oggi gli è attribuito un posto non marginale nel quadro del movimento futurista. Le celebrazioni per il centenario del movimento non dimenticano, dunque, l’artista comense e gli dedicano un mostra proprio nella sua città natale: Sant’Elia futurista e il sogno della città nuova, a cura di Luciano Caramel e Alberto Longatti, la cui inaugurazione è fissata per il 14 Giugno. DIDASCALIE Nella pagina precedente dall’alto: progetto della Stazione Centrale di Milano, 1912; La città Nuova, 1914. In questa pagina dall’alto: Como, Monumento ai caduti; Stazione d’aeroplani e treni ferroviari con funicolari e ascensori su tre piani stradali; Città Nuova, casa a gradinata su due piani stradali



Fotografia

“Nella sera d’amore di viola” ... e le stelle assenti, e non un Dio nella sera d’amore di viola: ma tu nella sera d’amore di viola: ma tu chinati gli occhi di viola, tu ad un ignoto cielo notturno che avevi rapito una melodia di carezze. (Dino Campana, “Canti Orfici”)

TEXT Kirilla

L

o scorso 31 Maggio, nella splendida cornice di Villa Petriolo, a Cerreto Guidi, si è inaugurata l’esposizione delle fotografie di Alena Fialová, che ad ogni uscita di Reality stupisce i lettori con le sue foto a tutta pagina. La mostra resterà aperta anche il prossimo 25 Giugno, in occasione della cerimonia di premiazione del Concorso Letterario di Villa Petriolo, giunto alla terza edizione. Quest’anno il tema è stato: “S’io fossi vino”, e ha visto la partecipazione di autori da tutta Italia e anche dall’estero. Alena, nel suo percorso fotografico, usa spesso l’obbiettivo macro, che ha la capacità di farla entrare dentro l’immagine, a cercarne i contorni, i dettagli, le atmosfere. Con la curiosità della lente d’ingrandimento, riesce a trovare le superfici invisibili ad occhio nudo, o all’occhio distratto dalle mille immagini che ci si affollano intorno. Isolare un particolare è come entrare dentro l’essenza ultima della visione. Ma non solo. Infinita è la sua sensibilità alle sfumature del colore, al contrasto improvviso della forma. E i fiori, che sono in natura forse il più ricco dono della fantasia, hanno per lei un irresistibile richiamo. Dai minimi fiorellini di campo, alle variopinte specie di terre lontane. Qui, in questa mostra ospitata da Villa Petriolo, ci regala alcune delle sue più belle immagini. E tutto è un tendere al viola, come il suo cognome, che in lingua ceca significa “viola”. Che fu anche il colore più amato da Dino Campana, il poeta innamorato delle emozioni più profonde che ci regala la natura, con i suoi paesaggi senza fine e le sue notti. Alena è nata nella Boemia del sud, e vive fra l’Italia e la Repubblica Ceca. Reality


Libri

Trasgressione: consigli per l’uso

U

TEXT Alessandra Casaltoli

na delle poche rivoluzioni riuscite del nostro Novecento è forse proprio quella per l’emancipazione femminile, minacciata però ancora oggi, nonostante le pari opportunità di studio e di lavoro, da rinnovati maschilismi, più subdoli e pericolosi. Alba Latella, autrice di “Ho trovato il punto G nel cuore” (Mondadori, 2007), afferma infatti

Alba Latella “Ho trovato il punto G nel cuore” che nulla va lasciato indietro, che le battaglie vinte vanno confermate e che dunque la tematica della libertà sessuale femminile, non è ancora una fortificazione inespugnabile. Libertà sessuale che comporta cambiamenti radicali nel modo di intendere la coppia, la famiglia, la società. Ne abbiamo parlato con l’autrice: A differenza di altri romanzi molto meno provocatori del tuo, qui non troviamo il canonico avvertimento: “Ogni riferimento a persone o a fatti realmente accaduti è puramente casuale”. Ciò che hai narrato è dunque pura fantasia? No. La situazione iniziale della protagonista, l’abbandono e la depressione conseguente, e dopo, il tentativo di uscire da quella fase dolorosa attraverso il sesso, sono cose che ho vissuto sulla mia pelle. Il sesso distoglie da situazioni spiacevoli, anche quando non è legato all’amore. E’ comunque un’esperienza positiva. Arianna, la protagonista del romanzo, è sempre stata criticata dagli uomini della sua vita che non l’hanno mai fatta sentire accettata per come era. La sua ‘attitudine’ al sesso quindi, sembra più una ricerca di conferme e compensazioni piuttosto che un atto liberatorio. Arianna è piacevolmente sorpresa dallo sperimentare che le cose in Reality

fatto di rapporti amorosi, possono andare diversamente da come erano andate fino a quel momento. Lei non cerca compensazioni o conferme, cerca solo quello che le piace. Cerca di stare bene. Spesso si fa riferimento all’uso di droghe, dopodiché sempre una frase a seguire: “Alla faccia di tutti i proibizionisti di merda”. L’ulteriore prova di una volontà di trasgressione che appare veicolata però più da un impulso reattivo a sensazioni di repressione che da vera e propria convinzione personale? No, la protagonista non vuole andare contro la morale e il senso comune, ma sono proprio questi vincoli della società che vanno contro di lei. Se di reazione vogliamo parlare, allora è quella a una cultura opprimente e impositiva che entra nei rapporti interpersonali e privati, e che detta legge. La perversione è un concetto estremamente elastico. Quello che oggi consideriamo perverso, un giorno potrebbe sembrare erotismo, o sesso particolarmente fantasioso. Lasciando da parte la società, volendo considerare solo la coppia, è così pacifico che l’evoluzione dei rapporti affettivi etero o omo, si evolvano nel senso della trasgressione? La trasgressione non è un percorso per tutti. La completa conoscenza di sé e l’accettazione delle proprie pulsioni facilita questo atteggiamento di apertura a certe esperienze che agevolano tipi di rapporti interpersonali dove non ci sono compromessi, dove c’è completa fiducia perché non c’è bisogno di fingere o fingersi nulla. Continuo a ripetere che siamo vittime di un atteggiamento culturale colpevolizzante nei confronti di chi non si adegua agli standard, anche nel sesso, anche nella coppia. Cosa pensi di chi non ha mai avuto esperienze sessuali trasgressive o

le rifiuta? Se il rifiuto è libero, consapevole, autentico, va benissimo. Il fatto è che molte volte agiamo sotto l’egida della paura del giudizio altrui. Inoltre spesso abbiamo paura di certi lati della nostra personalità sconosciuti a noi stessi, repressi. L’unica cosa che mi disturba è l’ipocrisia che viene spesso scambiata per virtù, ma non lo è affatto. Io non discuto le regole del vivere sociale imposto dalla legge, per cui se si trasgrediscono certe regole, c’è una sanzione. Discuto le sanzioni non imposte da nessun testo scritto che ci auto infliggiamo a causa dell’educazione moralista religiosa. Il punto ‘G’ sta nel cuore o il cuore sta nel punto ‘G’? Il punto ‘G’ sta nel cuore inteso come ambito sentimentale e affettivo, perché quello che fa la differenza in un rapporto amoroso è il coinvolgimento emotivo. Sei madre di due figlie molto diverse tra loro, una delle quali, Michelle, fa la pornoattrice ed ha scritto “Volevo essere Moana” edito dalla stessa casa editrice che ha pubblicato il tuo romanzo, la Mondadori, e uscito contemporaneamente al tuo. Vuoi parlarcene? Il rapporto che ognuno ha con i propri figli è personalissimo, non si possono mettere etichette a questa categoria di sentimenti. Ogni genitore svolge il suo ruolo come meglio può e meglio crede, e che la fortuna lo


assista. Con le mie figlie ho adottato il criterio della sincerità: non insegno cose che io non sono in grado di fare, non propongo dei modelli che poi non sono in grado di rappresentare. Allo stesso tempo non ho coltivato in loro l’insicurezza, le ho accettate per come sono. Se ci proponiamo come giudici i figli cercano di sottrarsi al giudizio, e mentono anche a sé stessi. Non per questo non le ho mai poste di fronte ad un ‘no’; semplicemente ho proposto delle alternative quando non mi sono trovata d’accordo su qualcosa. Oggi ho due figlie che hanno scelto strade molto diverse; una fa l’assistente sociale, l’altra la pornostar, ma ognuna ha seguito il suo talento, la sua vocazione, liberamente e coscientemente. Ha ancora senso oggi proporre come modello di emancipazione femminile l’autogestione della sessualità? Essere disinibiti sessualmente oggi sembra facile, eppure ci sono ancora tante implicazioni. Una persona che conquista questo tipo di libertà, sessuale, la stessa libertà, lo stesso atteggiamento di autonomia e capacità di fare, lo ritrova poi in altri ambiti del vivere quotidiano. E poi certi tipi di conquiste, quelle femminili, sono sempre minacciate da rigurgiti di maschilismo inattesi. Non ci si può distrarre, dobbiamo fortificare quello che abbiamo conquistato dal Sessantotto ad oggi, altrimenti perderemo tutto ciò che abbiamo ottenuto. Non dobbiamo perdere di vista le nostre autonomie, le nostre libertà. E comunque certe conquiste sono importanti anche per il maschio. Avere al fianco una donna evoluta aiuta ad evolversi. Avere al fianco una donna sottomessa è frustrante ed anche pericoloso. Ricordate Elena Bobbit che tagliò il pene al marito? Che collocazione di genere possiamo dare al tuo romanzo? Un romanzo erotico forse è dire poco. E’ un romanzo hard. E’ stato difficile trovare un editore per questi due romanzi? No perché non capita certo tutti i giorni che madre e figlia scrivano qualcosa che riguarda il sesso e la sessualità. Sono due generazioni che si passano il testimonio. E’ stato facile anche per questo, non solo per l’argomento trattato o per la professione di Michelle. Hai ricevuto interventi censori da parte di qualcuno? L’epilogo del romanzo doveva essere un altro che però è stato considerato blasfemo. Ho comunque espresso quello che era nelle mie intenzioni nell’epilogo ufficiale. Sviscererò la tematica laicista nel mio prossimo libro. Sarà un romanzo decisamente anticlericale. A chi ti rivolgi con questo libro? Mi rivolgo alle donne ma anche agli uomini che hanno sempre molta curiosità di vedere e sapere cosa le donne pensano del sesso, come le donne ne parlano. C’è una modalità diversa tra sessualità maschile e femminile. Un uomo per perdere il controllo di sé non ha bisogno di sforzarsi troppo, basta un’immagine di nudo a farlo capitolare. La donna no, vive la sessualità con una modalità diversa, più complessa, ma è anche per quello che poi il nostro piacere è maggiore di quello maschile perché c’è un coinvolgimento diverso. Quello del cuore, oltre al punto ‘G’.


PROGRAMMA 14.00 Unified Communications La convergenza di telefonia e informatica quale fattore di crescita aziendale

luglio ore 14.00 1 2009

Relatore Roberto Branz 14.45 Come vincere le difficoltà Pensare come Leonardo Sostituire nuove idee al posto delle vecchie Sostituire l’innovamento al rimpianto Relatore Edoardo Tirati 16.15 Coffee Break 16.30 Immaginare il futuro invece di guardare al passato Vincere sulla concorrenza Vincere sulle difficoltà Relatore Edoardo Tirati 18.00 POR-FESR 2007-2013 Aiuti all’acquisizione di servizi avanzati e qualificati con agevolazioni a fondo perduto Relatore Carla Sabatini 18.20 Chiusura seminario e consegna gadget 18.30 Aperitivo

Per Informazioni ed iscrizioni Visita il sito www.netaccess.it/eventocrm o invia i tuoi dati a info@netaccess.it specificando nome azienda, recapito telefonico numero e nome partecipanti Oppure telefona allo 0571367749

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Il seminario si svolgerà presso lo STUDIO SPALLETTI/BINI, Via San Tommaso n. 19 Santa Croce sull’Arno (Pi)


Letteratura

Da Torpé a Galileo dialoghi pisani del tempo TEXT Margherita Casazza

A

Attraverso dialoghi immaginati tra profili preminenti del passato, si schiude quest’impegnativa e sapiente testimonianza di una città, Pisa, in cui l’intessersi di rioni, monumenti, vie e residenze riaccende un bagliore storico mai sopito, che l’autore, scrittore e critico d’arte, desidera far riaffiorare sotto forma di concezione in silloge e di espressivo ricordo. Parole sottili rielaborano canti di storia, amalgamandoli lealmente attraverso l’individuale impulso poetico; erudite suggestioni di un’identità del nostro tempo riecheggiano fascinosi frammenti lontani. Nei dialoghi immaginari, le voci dei personaggi si fondono all’unisono in uno scambio dinamico che invade e trascende il passato stesso fino a divenire incontro favoloso, in una dimensione a-temporale di grande intuizione. Una meditazione diligente, dentro le essenze più rappresentative della storia pisana, a celebrare una cultura storica depredata dai nozionismi, che afferma la propria ininterrotta autenticità ed insieme quella dell’umanità tutta.

Marco dei Ferrari, nato piemontese e lombardo affine alla toscanità pisana, da sempre cultore di letteratura e storia, ha trovato nella poetica ariostesca una guida alla sua concezione creativa e ne ha corrisposto le problematiche, applicandole alla sua analisi di una Storia pisana detemporalizzata e desituata nella pur fedele attuazione di eventi e protagonisti.

Reality



Società

Il Rispetto TEXT Gloria Nobile

A

rizio Gronchi, docende di Cristologia Palazzo Grifoni a San Miniato interculturale verso nuove forme di pontificia dell’Università Urbaniana di si è svolto l’annuale convegno pensiero”; la dott. Isabella Gagliardi, Roma con argomentazioni su “Annunorganizzato dalla F.I.D.A.P.A. sedottore di ricerca in Storia Medievale cio di Cristo unico Salvatore e dialogo all’Università di Firenze ha illustrato zione di San Miniato dal titolo “Quale interreligioso tra teologia e magistero come veniva affrontato il rispetto verFede? Diversità e rispetto nel dialopost Conciliare”. Il tutto alla go interreligioso” un tema presenza della dott.ssa Maria nazionale scelto per il 2009 “... della Persona e della dignità, Grazia Messerini in qualità di intorno al quale le varie sedella Donna, dei minori, degli anziani, socia fondatrice della sezione zioni hanno sviluppato le dei soggetti deboli, dei valori della famiglia, di San Miniato in veste di moproprie manifestazioni. Un tema molto importan- dei diversi, dell’Altro; il rispetto delle regole, deratrice. Una piacevole serata conclusasi con una conviviale te “il Rispetto”, in tutte le dei ruoli, della natura, fra tutte le socie ed ospiti insue forme. dell’opera dell’Uomo, delle tradizioni...” tervenuti al convegno. Al convegno hanno parteciL’Associazione cerca con i vari pato alcuni relatori illustraneventi di coinvolgere e portare a conoso le altre religioni nei vari momenti do ai presenti diverse prospettive e scenza e valorizzare tutte le forme di storici con “Dal mito di Al-Andalus sviluppi in vari ambiti: il Dott Francedivulgazione e promozione dei valori allo scontro di civiltà: interpretazioni sco Gaiffi, docente di storia e filosofia che si riferiscono alle Donne nel monstoriografiche a confronto”. La condell’Istituto Superiore di Scienze Relido delle Arti, Professioni e Affari. clusione è stata affidata al dott. Maugiose di Pisa con “Religioni e Dialogo Reality


Edizioni: Titivillus

Domani Giorgino e Michele si sposano! Presi da uno scrupolo di onestà e d’orgoglio, i due ragazzi decidono di convocare le coppie dei rispettivi genitori per rivelare non solo la propria omosessualità, ma anche l’imminente matrimonio. L’annuncio si rivela esplosivo! Le nozze saltano, le coppie scoppiano e a colpi di corna e di inaspettate gayezze scopriamo che ogni singolo genitore nasconde scheletri pirotecnici nel proprio armadio...!

FIABE

Edizioni: CTEdizioni

Madame D’Aulnoy A cura di Valentina Guerrini L’isola della Felicità

TEATRO

novità editoriali assolutamente da possedere

Il volume sarà presentato alla Fiera “Un libro per l’estate” a Livorno dal 17 al 19 luglio 2009 L’Isola della Felicità racconta di Adolfo, cavaliere intrepido e Principe di Russia, sull’omonima isola abitata da ninfe e entità mitologiche e governata da una sovrana bellissima: la principessa Felicità. La fiaba che porta la firma del genio indiscusso di Madame d’Aulnoy, viene qui presentata da Valentina Guerrini in chiave moderna aggiungendo al testo rivisitato una traduzione inedita in lingua italiana. Accanto ad uno scopo puramente informativo e divulgativo questo libro nasce e si sviluppa come contributo per l’insegnamento/ apprendimento della lingua francese nel circuito didattico nazionale e internazionale.

Anna Vanni ... azzurro il pianeta

Edizioni: Bandecchi & Vivaldi Editori

POESIA

booking a book

Daniele Falleri Il marito di mio figlio

I semi e i venti di Anna Vanni sono pretesti preziosi per poter risalire poeticamente al cuore degli uomini e delle cose... L’immaginazione si pone a fianco delle verità sofferte, le intravede, le esalta, reinvesta significati e amori, ogni elemento si fa simbolo di una situazione esistenziale. Allora il libro può entrare di diritto nell’istituto poetico italiano. (Dino Carlesi, poeta e critico)


Aldemaro Toni Una guerra lontana

Edizioni: Edizioni dell’Erba

RACCONTI

E’ una storia vista dal basso, testimoniata dal “più piccolo” di un interno familiare. “I bambini ci guardano” era il titolo di un film famoso. I racconti pubblicati ricordano momenti personali, ma anche seguono, o hanno nello sfondo, la storia degli anni QuarantaCinquanta del Novecento. La guerra lontana nella Cirenaica, vista prima nei giomalini o ascoltata coi grandi nei bollettini alla radio (all’Aradio, scrivevano i ragazzi a scuola), in una cucina di un casamento, in una strada di un paese, nella Toscana del ‘42-’43; poi la guerra che arriva inesorabilmente con i bombardamenti e le paure e gli sfollamenti. Nel libretto c’è anche una seconda parte costituita da brevi flash del dopo. Un’aura diversa, con un piccolo accenno alle nuove guerre ovvero contrapposizioni (si veda il racconto “La Sora Dina”), ma anche al teatro, al cinema e alla ricerca di nuovi valori. In “Attori” emblematico dell’immediato dopoguerra il cappotto verde fatto con la coperta americana; e nel turribolo che dondola (vedi pagina 55), il senso della continuità. E qua e là - scrive nella premessa l’autore, una vera salvezza anche quelli - l’affetto e l’ironia.

ROMANZO

Antonio Moresco Canti del caos Edizioni: Mondadori

Nelle sue pagine, scritte a mano nella stesura originale, sfilano personaggi epici, grotteschi, enigmatici, indelebili: un uomo che incendia le spore, un traslocatore, una musa, una ragazza dalle stampelle profumate, un ginecologo spastico, un gruppo terroristico, una donna dalla testa espansa, un papa che scioglie la Chiesa, uno stilista di nome Lupus, ragazze scartavetrate che esplodono come soli, storie d’amore tra persone increate, Dio che commissiona a un’agenzia pubblicitaria la campagna per la vendita del pianeta Terra…

Cristiano Mazzanti A cavallo di un fiasco letterario fra pagine campi e vendemmie

RACCONTI

Edizioni: Ibiskos di A. Ulivieri

Ho sempre vissuto in campagna, anche svolgendo attività o impieghi diversi dal lavoro in agricoltura. Ma per merito di mio padre, stimato cantiniere e vignaiolo, ho anche partecipato direttamente a molte vendemmie, che mi sono poi rimaste nel cuore. Non si dimentica facilmente la fatica fisica che si prova nello svuotare secchi stracolmi di uva, ma non si dimentica soprattutto quella serie infinita di aneddoti, ci di storielle più o meno piccanti su fantasiose fattoresse o giovani vendemmiatrici che facevano continuamente aleggiare grasse risate su filari carichi di uva e che sembravano non finire mai. L’aria di festa. Questo è quello che meno di tutto si può dimenticare, di quella festa che inizia con la vendemmia e finisce solo quando l’ultimo sorso di vino è sceso. È questo che il vino si porta dentro, da quando, perché le nozze diventassero festa, l’acqua venne trasformata in vino.

la vetrina di Reality


Cinema

Festival di Cannes, l’omaggio al cinema italiano

N

TEXT&PHOTO Andrea Cianferoni

onostante Vincere di Marco Belloccio, l’unico film italiano in concorso, che racconta la storia della relazione tra Benito Mussolini e Ida Dalser, non abbia ricevuto alcun riconoscimento, l’Italia del cinema è stata ampia-

Palma d’oro a “Il nastro bianco” di Haneke, il racconto della generazione che alimentò il Nazismo. Waltz e Gainsbourg migliori attori mente festeggiata al Festival di Cannes dal presidente Gilles Jacob con la presenza di uno stuolo di attrici del nostro Paese: Claudia Cardinale, Virna Lisi, Maria Grazia Cucinotta, Stefania Rocca, Laura Morante, Valeria Solarino, Alessandra Martines, Ornella Muti,

Reality

Anna Galiena, Lucrezia Lante della Rovere, Giovanna Mezzogiorno, e la giurata Asia Argento sono state le protagoniste della montée des marches collettiva prima della

proiezione de L’Avventura di Michelangelo Antonioni, girato nel 1960, protagonista Monica Vitti, la cui immagine è stata utilizzata per il poster ufficiale della 62 edizione


della kermesse cinematografica. A vincere la palma d’oro il regista austriaco Michael Haneke con Il nastro bianco, un film duro in bianco e nero sulla Germania alla vigilia della prima Guerra mondiale e sulla generazione che alimenterà l’imminente nazismo. Il Grand Prix è stato assegnato a Un Profeta del regista francese Jacques Audiard, Alain Resnais ha invece ottenuto il premio speciale per Les Herbes Folles, il premio per il miglior regista è andato al filippino Brillante Mendoza per Kinatay, quello per il miglior attore a Christoph Waltz per Inglourious Bastards di Quentin Tarantino e quello per la miglior attrice a Charlotte Gainsbourg per Antichrist di Lars Von Trier. Oltre a Bellocchio, che con il suo Vincere aveva avuto grandi consensi dalla critica internazionale, sono stati esclusi dalla giuria, presieduta da Isabelle Huppert, anche registi quali Jane Campion con Bright Star, Ken Loach con Looking for Eric, Pedro Almodovar con Gli abbracci spezzati. Il premio per il miglior attore è andato all’austriaco Christoph Waltz, scelto da Quentin Tarantino per “il geniale linguismo” che esigeva il ruolo di un implacabile cacciatore di ebrei poliglotta in Inglourious Bastards. Charlotte Gainsbourg, figlia di Jane Birkin e dello chansonnier Serge Gainsbourg, vincitrice del premio per la migliore interpretazione femminile per Antichrist di Lars Von Trier, ha voluto dividere il premio con il regista e con il coprotagonista Willem Dafoe. A consegnarle il premio Paolo Sor-

rentino e Stefano Accorsi. Italiana anche la consegna del premio giuria, affidato a Laura Morante, che si sono divisi Fish Tank di Andrea Arnold e Thirst di Park Chan Wook. Tra gli eventi più glamour e mon-

dan i d e l f e stival l’ormai tradizionale asta benefica per l’Amfar all’Hotel du Cap condotta dalla madrina Sharon Stone, alla presenza dell’invitato d’onore di quest’anno, l’ex presidente americano Bill Clinton che ha donato il suo sax.

Nella pagina precedente in alto, Quentin Tarantino; in basso da sinistra: Asia Argento, Eva Herzigova, Maria Grazia Cucinotta, Laura Morante. In questa pagina in alto da sinistra: Isabelle Huppert, Michael Haneke vincitore della Palma d’Oro e Charlotte Gainsbourg. A fianco dall’alto: Enrico Pastura e Livio Antognoli, Georgina Chapman e Sharon Stone, Monica Bellucci e Sophie Marceau, Simona Ventura e Caroline Gruosi. Sulla destra: Penelope Cruz.

Reality



Eventi

Belen in Capannina TEXT Davide Bertoli / PHOTO Foto Lauro

nnalena Benini, giornalista nonché commentatrice ufficiale degli ospiti del “Chiambretti Night”, l’ha definita, in una delle sue lettere di rito, “un pericolo per tutte le donne italiane” esortandola a “non dichiarare mai più di essere single ed in cerca dell’uomo giusto”. Dici bellezza esplosiva, accento argentino ed abbronzatura post Maldive ed ecco Belen Rodriguez. Lo scorso 24 aprile la modella ed affermata show girl ha calcato il palco della madre delle discoteche della riviera versiliese, la Capannina di Forte dei Marmi. Eleganza, vita notturna ed i molti viveur accorsi hanno dato la giusta accoglienza al personaggio del momento, splendido naufrago di “Isole” e non, ultimamente divenuta anche protagonista del gossip nazionale vedi foto su rotocalchi, piuttosto “hot”, in compagnia dell’attuale compagno Fabrizio Corona. Serata, quella del 24 aprile, che è proseguita naturalmente con svariati “assalti” da parte dei fan muniti di macchine fotografiche, cellulari e tutto ciò con cui è stato possibile immortalare la bellissima Rodriguez: e se fascino e sensualità sono peculiarità della nostra Belen impossibili da celare allo sguardo, queste non dicono però tut-

to della 24enne argentina dal talento canoro indiscutibile. I cinque brani musicali dal sapore “latineggiante”, scelti da patron Gherardo Guidi ed accompagnati in versione live da “Ilaria” e i “For You”, hanno dato modo a Belen di mostrare un’indiscussa

“Italia e Argentina sono entrambe nel mio cuore” dote nel canto già emersa nell’ultima edizione di “Scherzi a Parte”... Come a dire, cari signori, che bellezza e talento possono coesistere. Belen che, dopo il bagno di fans estasiati, si è concessa a fotografi ed ovviamente alla stampa per le domande di rito: “Vivo un momento splendido e non voglio esagerare. Ritornerò sicuramente nel film di Natale con De Sica. La musica? Una passione vera. L’idea di cantare alla Capannina mi ha reso fin dal primo momento piacevolmente nervosa. Da qui a parlare di una nuova carriera però ce ne corre. So apprezzare quello che ho e voglio godermi ogni istante”. Tra Italia e Buenos Aires la domanda sorge spontanea quanto la curiosità di sapere dov’è che Belen Rodriguez si sente a casa: “La mia

vera casa è Buenos Aires, dove sono nata, ma gli ultimi anni in Italia hanno significato molto per me: carriera, amici, amore... Non saprei scegliere, Italia e Argentina sono entrambe nel mio cuore”. Belen Rodriguez a cui piace essere definita prima che “sexy” una persona che “sa divertire gli altri”. Il lato comico dell’argentina non può che andare a parare nell’esperienza con Teo Mammucari durante la conduzione di Scherzi a Parte: “All’inizio ero intimorita dal fatto di stare a fianco a Teo: avevo visto che di solito prende molto in giro le donne con cui lavora nei suoi programmi. Lavorando con lui mi sono accorta invece di quanto mi potesse aiutare quando sbagliavo: pensava tutt’altro che mettermi in difficoltà”. Tra sorrisi e curiosità si arriva anche alle note dolenti, per intendersi le foto scattate da alcuni paparazzi mentre Belen e Fabrizio Corona facevano sesso sull’atollo delle Maldive. “Vergognarmi? E perché? Fare l’amore è una cosa normale. A me piace farlo più volte al giorno, che male c’è. Il male, la perversione, sta in chi ti segue per migliaia di chilometri, si nasconde e poi ti fa gli scatti in un ambiente tuo, privato. Ecco, sono queste le persone che dovrebbero vergognarsi, non la sottoscritta”. Dissolta la questione, il resto sono sorrisi e voglia di vivere“ un’età che è splendida e che ti offre molto. L’importante, come ho detto, è sapere apprezzare certi momenti e non farsi incatenare dalle cattiverie altrui”.


Spettacolo

30

a n a i l i s r e V anni in stile

D

TEXT&PHOTO Andrea Berti

a Dante a Tinto Brass passando per Beethoven, Carlo Goldoni, Riccardo Scamarcio e Catherine Deneuve. In mezzo tanta musica leggera firmata e autografata, tanta comicità formato one-man show, e generi intramontabili come l’operetta, il balletto e la commedia d’autore, dei testi sempre attuali e originali, por-

Una nuova estate nel segno del Festival più prestigioso d’Italia. In cartellone commedie, musica, balletti, operette, concerti e tanta prosa d’autore. Tante star per una stagione speciale tati in scena dai grandi interpreti del nostro teatro e del cinema. Nell’anno del trentesimo compleanno Il Festival La Versiliana di Marina di Pietrasanta (Lu) promosso dalla Fondazione La Versiliana e dal Comune di Pietrasanta, socio fondatore assieme alla Banca Versilia Lunigiana e Garfagnana, non tradisce le attese e sfodera un palinse-

Reality

Il Presidente della Fondazione La Versiliana e la Fondazione Puccini Massimiliano Simoni

sto (direzione artistica a cura di Simone Martini) di primissima qualità dove a dominare, sul palcoscenico all’aperto del grande teatro, assieme alla danza, e ai suoi più straordinari ballerini del presente e del passato (e del futuro), ritroviamo la musica, quella classica di Beethoven, l’opera, e la prosa, genere da sempre assoluto protagonista nella storia del Festival. Un’edizione speciale quella che si aprirà il 2 luglio con il concerto in anteprima del tour estivo della signora della musica italiana Fiorella Mannoia, intensa, nazionalpopolare e allo stesso tempo elitaria nell’offerta e nei generi, internazionale negli ospiti del Caffé, moderna eppure attaccata alle sue radici più profonde, a quella prima scintilla che sta alle fondamen-

ta di uno stile che oggi in Europa è unico: lo stile Versiliana. In tutto 60 giorni di programmazione, oltre 30 spettacoli teatrali, 60 appuntamenti pomeridiani con il Caffè e l’incontro, simbolico, a suggellare un’estate destinata ad entrare nella storia con la collaborazione, la prima, tra il Festival La Versiliana di Marina di Pietrasanta e il Festival Puccini di Torre del Lago. Poesia e Lirica. Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini. Due simboli della cultura e dell’eccellenza italiana che per una notte, quella del 4 agosto, si ritroveranno in occasione del “Gran Gala Pucciniano-Premio Martini”. Uno “scambio” culturale che si materializzerà ogni giovedì del mese di luglio ed agosto, a partire dal 9 luglio (8 appuntamenti), dando finalmente concretezza al “sogno” del Presidente Massimiliano Simoni di una cultura della Versilia integrata e complementare con il Caffè della Versiliana che si trasferirà nel giardino sulle rive del Lago di Massaciuccoli, mentre nel salotto tra i pini di Viale Morin, in contemporanea, si terranno concerti di musica classica e lirica con importanti musicisti italiani. E ancora il laboratorio della fantasia del-


S Recapiti e Informazioni (sito: www.laversilianafestival.it) La Versiliana Festival - Viale Morin, 16 - 55044 Marina di Pietrasanta (LU) - Tel. Biglietteria 0584/265757-58 Orario: 10.00-13.00 e 16.30-23.00 Redazione Incontri: Tel. 0584 265766 - e-mail: redazione.incontrialcaffe@laversilianafestival.it Ufficio Stampa: Tel. 0584 265777 - e-mail: ufficio.stampa@laversilianafestival.it

la Versiliana dei Piccoli con la novità dell’orto biologico e dei corsi di inglese, i percorsi naturalistici e le straordinarie mostre ospitate nel Parco e nella Fabbrica. Cinque le prime nazionali in cartellone. Cinque incredibili spettacoli accompagnati dall’eccezionalità degli attori, registi e autori. Ad aprire la rassegna delle premiere il maestro dell’erotismo italiano Tinto Brass che guida sul palco Corrado Tedeschi nelle vesti provocatorie di “Don Giovanni…e le sue donne” (24 luglio). A seguire Andrea De La Roche e Lorenza Mario con “Il Primo Bacio” accompagnati dai Cluster (31 luglio) e la prima, questa volta mondiale, con protagonista la più grande attrice francese, al secolo Catherine Deneuve con la commedia “Je me souviens” (Io mi ricordo) di George Perec con la partecipazione straordinaria di Michele Placido (5 agosto). C’è anche la Goldoniana “La Locandiera” (regia di Andrea Buscemi) con Isabel Russinova nella parte di Mirandolina (25 agosto) e il ritorno, un nuovo debutto, per l’emergente compagnia di danzatori Tradanza Company con lo show “Yes T” (26 agosto). Disegnato per appassionare chi è alla ricerca della primizia, dell’evento teatrale di rara bellezza e della performance stupefacente, ma anche per chi cerca semplicemente divertimento e relax ce n’é per tutti i gusti. A fianco delle prime troviamo “La Dodicesima Notte” di William Shakespeare con Luca De Filippo (17

luglio) per la regia di Armando Pugliese e scandito dall’altra pièce scritta dall’autore di Stratford “Shylock: Il Mercante di Venezia” interpretato e diretto da Moni Ovadia che rivisita e si confronta con l’ebreo dell’opera (27 luglio). Dal cinema al teatro. Riccardo Scamarcio vs Wolfgang Amadeus Mozart. La nuova stella del cinema italiano si cimenta con la figura del grande compositore accompagnato dalla sua musica (17 agosto) per uno spettacolo molto atteso dai giovani. Appuntamento di livello, e altrimenti non potrebbe essere, con il reading del maestro Giorgio Albertazzi che dopo aver incontrato W. Shakespeare nella passata stagione, questa volta si mette al servizio di Dante Alighieri (20 agosto). Imponente il parterre di danzatori di calibro internazionali che si alterneranno nel corso della stagione in un mix formidabile tra le icone che hanno segnato un’epoca e le nuove generazioni. In scena tutti i big: da Luciana Savignano e il Balletto di Milano con “Red Passion” (25 luglio) al mago della danza contemporanea Lindsay Kemp con “Cenerentola” (2 agosto) sulle musiche di Carlos Miranda, da Raffaele Paganini (3 agosto) che festeggia proprio in Versiliana i suoi primi 50 anni alla reginetta del talent show di “Amici” Anbeta Toromani con “Finalmente Anbeta” passando per il Gran Gala Internazionale omaggio a Rudolf Nureyev con Alen Bottaini, Guy Albouy, Marina Antonova. E ancora i performer acrobatici Kataklò

con “Play” (1 agosto), la danza spettacolare dei Momix con “Bothanica” (11-12-13 agosto), il flamenco contagioso dei 7 Hermanos guidati da Cristo Martinez di “Amici” con “Los Vivancos” (28 luglio). Immancabile l’operetta “Il Paese dei Campanelli” (29 luglio) e i musical, due quelli in agenda, l’evergreen “Grease” della Compagnia della Rancia (6-7 agosto) e “Welcome to the machine – Il Musical dei Pink Floyd” (29 agosto). Per chi vuole ridere c’è solo l’imbarazzo della scelta. Basta scegliere se farlo con Sabina Guzzanti (8 agosto), la coppia nata in casa “Zelig” Gioele Dix (14 agosto) e Antonio Cornacchione (19 agosto) oppure con il mattatore Enrico Brignano (21 agosto). Torna al centro della stagione la musica classica con il concerto straordinario di pianoforte di Ludovico Einaudi “Piano Solo” (21 luglio) e di Massimiliano Finazzer Flory con “L’orecchio di Beethoven” (27 agosto) biografia, tra parole e musica, del grande Beethoven. L’altra grande protagonista sarà la musica leggera Made in Italy. Dopo l’overture di Fiorella Mannoia, i concerti live di Enrico Ruggeri (20 luglio), Ivano Fossati (9 agosto), Ornella Vanoni (15 agosto), Mario Biondi (18 agosto) e Roberto Vecchioni (23 agosto). In pratica la storia della musica di casa nostra degli ultimi 30 anni. Una cosa è certa. Questa Versiliana non smette mai di stupire e di appassionare con la sua offerta cultura e di intrattenimento che non ha pari in Europa.

Reality


29 luglio

Movimento Tour 2009

Compagnia Teatro Musica Novecento Musiche di Virgilio Ranzato Direzione musicale di Stefano Giaroli Regia di Stefano Orsini

Fiorella Mannoia

Il Paese dei Campanelli

17 luglio

di William Shakespeare con Luca De Filippo Regia di Armando Pugliese

19 luglio Opera Festival

PRIMA NAZIONALE

La Dodicesima Notte

Carmina Burana di Carl Orff Bolero di Maurice Ravel

Ludovico Einaudi Piano Solo

2 agosto

Cenerentola

24 luglio

con Lindsay Kemp Musiche di Carlos Miranda Spettacolo creato da Lindsay Kemp con la collaborazione di David Haughton

Don Giovanni…e le sue donne Da un’idea di Tinto Brass Con Corrado Tedeschi Direzione Artistica di Tinto Brass

3 agosto

25 luglio

Ho appena 50 anni

Red Passion

con Raffaele Paganini Coreografie e regia di Raffaele Paganini, Mvula Sungani e Emanuela Bianchini

con Luciana Savignano Balletto di Milano Coreografie di Cristiano Fagioli e Cristina Ledri

4 agosto

27 luglio

Gran Galà Pucciniano e Premio Martini

Coreografie e regia de Los Vivancos

PRIMA MONDIALE

Shylock : il Mercante di Venezia in prova

Los Vivancos 7 Hermanos

I Cluster Con la partecipazione straordinaria di André De La Roche Scritto e diretto da Renato Giordano

Kataklò Coreografie di Giulia Staccioli in collaborazione con Jessica Gandini Ideazione e regia di Giulia Staccioli

21 luglio

28 luglio

ilprimobacio.com

Play

Enrico Ruggeri All in

di Moni Ovadia e Roberto Andò da William Shakespeare Regia di Moni Ovadia

31 luglio

1 agosto

20 luglio

PRIMA NAZIONALE

Programma Festival La Versiliana 2009

2 luglio

5 agosto

Je me Souviens - Io mi ricordo di George Perec con Catherine Deneuve e Michele Placido Regia di Renato Giordano

6 - 7 agosto Grease

Compagnia della Rancia di Jim Jacobs e Warren Casey Coreografie di Franco Miseria Regia di Saverio Marconi


21 agosto

Vilipendio Tour di Sabina Guzzanti Regia di Giorgio Gallione

con Enrico Brignano Scritto da Enrico Brignano e Mario Scaletta con Augusto Fornari, Massimiliano Orfei, Manuela D’Angelo e Massimiliano Giovanetti Musiche di Armando Trovajoli Regia di Enrico Brignano

Le parole che non vi ho detto

Sabina Guzzanti

9 agosto

Ivano Fossati Musica Moderna 2009

23 agosto

11 - 12 - 13 agosto Bothanica Coreografie di Moses Pendleton

14 agosto

Se potessi mangiare un’idea di e con Gioele Dix Fondazione Giorgio Gaber

15 agosto

Ornella Vanoni Più di me Tour 2009

16 agosto

Roberto Vecchioni in concerto PRIMA NAZIONALE PRIMA NAZIONALE

Momix

25 agosto

La Locandiera di Carlo Goldoni con Isabel Russinova Regia di Andrea Buscemi

26 agosto Yes T

Tradanza Company Coreografie di Teresa Firmani e Edgar Reyes Direzione Artistica di Teresa Firmani

Finalmente Anbeta

27 agosto

con Anbeta Toromani Coreografie di Petipa, Messerer, Balanchine

di e con Massimiliano Finazzer Flory

17 agosto

29 agosto

Sinfonie di un genio

Il Musical dei Pink Floyd

L’intelligenza, il Cuore, le Dita con Riccardo Scamarcio Regia di Cosimo Damiano Damato

18 agosto

Mario Biondi in concerto

19 agosto

Antonio Cornacchione

20 agosto

Dante incontra Albertazzi con Giorgio Albertazzi Ideato e diretto da Giorgio Albertazzi

L’Orecchio di Beethoven

Welcome to the Machine Musiche dei Pink Floyd Scritto e diretto da Emiliano Galigani

Programma Festival La Versiliana 2009

8 agosto


Teatro

LXIII Festa del Teatro a San Miniato

L’

TEXT Maurizio De Santis

Istituto del Dramma Popolare ha iniziato la sua attività nel 1947. Da allora propone, attraverso la promozione e l’organizzazione di eventi culturali teatrali ed artistici, una riflessione sul cosiddetto Teatro dello Spirito, intendendo con ciò quella parte della drammaturgia che si pone il problema del senso e del significato della vita. Da questo punto di vista l’attività dell’Istituto del Dramma Popolare si è sempre concretizzata in iniziative diverse, alcune più strettamente teatrali (la produzione e l’ospitalità di spettacoli), altre legate ad un discorso più genericamente culturale (organizzazione di convegni, corsi, seminari, pubblicazioni).

Dal 1947 a servizio di quella drammaturgia che si pone il problema del senso e del significato della vita L’attività e la ricerca si concretizza ogni anno nella realizzazione della Festa del Teatro a San Miniato, il festival teatrale più antico d’Italia, che quest’anno giungerà, nella seconda metà di luglio, alla LXIII edizione. Hanno calcato le scene di San Miniato registi come Orazio Costa, Luigi Squarzina, Franco Enriquez, Sandro Bolchi, Aldo Trionfo, Sandro Sequi e Krzysztof Zanussi attori come Giulio Bosetti, Ernesto Calindri, Rossella Falk, Arnoldo Foà, Carla Fracci, Nando Gazzolo, Giancarlo Giannini, Remo Girone, Giuliana Lojodice, Evi Maltagliati, Anna Miserocchi, Valeria Moriconi, Gastone Moschin, Ave Ninchi, Ilaria Occhini, Gianni Santuccio, Giancarlo Sbragia, Mario Scaccia, Aroldo Tieri, Luigi Vannucchi, Massimo Foschi, Eros Pagni rappresentando spesso in prima assoluta opere di autori quali Eliot, Copeau, Bernanos, Greene, Claudel, Fabbri, Silone, Pomilio, Luzi, Wiesel, Mann, Munk, Walcott, Strindberg, Bono e anche il Pontefice Karol Wojtyla. Reality

PROGRAMMA dal 7 al 29 luglio 7 luglio 2009 ore 21,30 Palazzo Grifoni messa in scena dello spettacolo Fiori rossi, memorie della Resistenza Testi di ELENA BONO Con SALVATORE CIULLA (voce recitante) MARIA ODETE ROCHE (canto e palmas) CARMEN MARTNEZ (chitarra, palmas e cajon) MARIO EL RUBIO (danza, chitarra, voce, castanuelas, cajon) Ambientazione scenica DANIELE SPISA Regia SALVATORE CIULLA 9 luglio 2009 ore 21,30 Palazzo Grifoni messa in scena dello spettacolo Un nome nel vento liberamente ispirato al romanzo Un nome di PAOLO CIAMPI Con ANNA DIMAGGIO e ANDREA GIUNTINI Coreografia e danza ANGELA TORRIANI EVANGELISTI Musiche TOMMASO NOBILIO Scenografie CRISTINA CONTICELLI Regia ANNA DIMAGGIO 14 luglio 2009 ore 21,30 Palazzo Grifoni messa in scena dello spettacolo Formazione civile di un prete a Barbiana con SIMONE PETRI, ANTONIO TIMPANO, SAMUEL OSMAN Aiuto regia FRANCA BETTI Regia DIMITRI FROSALI 16 luglio 2008 ore 21,30 Palazzo Grifoni messa in scena dello spettacolo La ragazza che non sapeva inginocchiarsi Etty Hillesum (Middelburg, 1914 - Aushwitz, 1943) Con SILVIA PAGNIN Musiche SSTEFANO PERFETTI eseguite al pianoforte dall’autore Basso CARLO RAFFAELLI Regia AGOSTINO CERRAI

20 luglio 2009 ore 21,30 Palazzo Grifoni messa in scena dello spettacolo Il silenzio di Dio liberamente tratto da Casa d’altri di SILVIO D’ARZO e I fratelli Karamazov di FEDOR DOSTOEVSKIJ Drammaturgia ANDREA NANNI Con SILVIO CASTIGLIONI Regia GIOVANNI GUERRIERI 22 luglio 2009 ore 17,00 Palazzo Grifoni Convegno di studi La parola viva di Elena Bono interverranno: DANIELE CAPUANO, GIOVANNI CASOLI, don GIUSEPPE CENTORE, UGO GREGORETTI, ROBERTO TROVATO 23 luglio 2009 ore 18,00 Palazzo Grifoni presentazione alla stampa e agli Amici del Dramma dello spettacolo La testa del Profeta saranno presenti il regista e gli attori ore 21,30 Piazza del Duomo Anteprima per la stampa del dramma La testa del Profeta serata a invito 24 luglio 2009 ore 21,30 Piazza Duomo Prima rappresentazione in Italia del dramma La testa del Profeta di ELENA BONO con (tra gli altri) MASSIMO FOSCHI regia CARMELO RIFICI serata a invito dal 25 al 29 luglio 2009 ore 21,30 Piazza Duomo repliche del dramma La testa del Profeta


LA TESTA DEL PROFETA di Elena Bono

T Regia Aiuto Regia Scene Costumi

Carmelo Rifici Agostino Riola Daniele Spisa Margherita Baldoni

Massimo Foschi

Carmelo Rifici

Personaggi e interpreti (in ordine di apparizione) Anna Cusa Daniele Erodiade Salomè Mamerco Scauro Erode Clizia Dama Abba Dima Yerma Abdon

Marco Balbi Davide Lorino Tindaro Granata Carlotta Viscovo Francesca Porrini Emiliano Masala Massimo Foschi Alessio Romano Silvia Casotti Nicola Stravalaci Alice Spisa Agostino Riola

Note critiche La testa del profeta (Ed. LE MANI, 2002) è uno dei primi lavori teatrali scritti da Elena Bono. Fu inizialmente pubblicato da Garzanti nel 1965, dopo l’esordio con la tragedia Ippolito (1954), di cui si ricorda la celebre interpretazione di Emma Gramatica, al Teatro Quirino di Roma, nel 1957. A La testa del Profeta si interessò in quegli anni, per la realizzazione di un film, Pier Paolo Pasolini. Ma Elena Bono ritenne che, come cita Stas Gawronsky in un suo articolo pubblicato su Tutto Libri de La Stampa nel Luglio 2005, “non le sembrava il caso di celebrare queste nozze mistiche”. Le sembrava infatti che le loro strade, artistiche e spirituali, fossero fondamentalmente diverse e pensò fosse prudente evitare il rischio di possibili confusioni.

Fondazione Istituto Dramma Popoalare di San Miniato piazza della Repubblica, 7 56027 San Miniato (PI) tel. 0571400955 - 0571418289 fax 0571418289 info@drammapopolare.it

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Spettacolo

Un’estate pecciolese D

TEXT Fondazione Peccioliper

opo il successo delle passate edizioni, che hanno visto protagonisti dell’Estate Pecciolese grandi nomi dello spettacolo e della musica italiani del calibro di Salvatore Accardo, Arnoldo Foà, Tosca D’Aquino, Alessandro Haber, solo per citarne alcuni, si rinnova anche quest’anno l’offerta culturale di 11 Lune, la prestigiosa rassegna di musica e teatro che

Dal 6 al 30 luglio musica, teatro, eventi all’Anfiteatro Fonte Mazzola dal prossimo 6 luglio regalerà al suo pubblico undici grandi appuntamenti di spettacolo e cultura presso l’Anfiteatro Fonte Mazzola di Peccioli, in Provincia di Pisa. Sul palco dell’Anfiteatro si avvicenderanno, sera dopo sera, artisti del calibro di Gabriele Lavia, Alessandro Benvenuti e Renzo Arbore. Darà inizio alla rassegna la CenaMerenda di Fabio Picchi, una performance del cuoco fiorentino che, con straordinaria sapienza e creatività, coniuga cibo e cultura portando in scena l’esperienza del “Teatro del Sale” e del ristorante “Il Cibreo”, luogo simbolo a Firenze della tradizione gastronomica Toscana.

Si proseguirà con un cartellone di elevato profilo artistico tra cui spiccano gli eventi musicali: da Pierino e il Lupo con l’Orchestra da Camera Fiorentina a Viva Verdi serata dedicata alla lirica e al bel canto, dal Tango della compagnia Naturalis Labor all’Orchestra italiana di Renzo Arbore conosciuta ormai in tutto il mondo. Nel segno della continuità con le passate edizioni che hanno visto i più noti personaggi dello spettacolo calcare le scene dell’Anfiteatro di Peccioli, in questa stagione sarà possibile assi-

PER INFORMAZIONI: Atrio del Museo di Icone Russe “F. Bigazzi”, Piazza del Popolo, 5 Dal 24 Giugno al 30 Luglio dalle 17 alle 19 Cell. 334 7172854 Shop Anfiteatro Anfiteatro Fonte Mazzola Apertura nelle sere degli spettacoli secondo l’orario delle rappresentazioni Cell. 331 7935857

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ACQUISTO BIGLIETTI: Potranno essere acquistati presso il Punto Informazioni, lo Shop Anfiteatro o mediante versamento su apposito c/c postale previo contatto telefonico al n. 0587 672158

stere tra gli altri a Serata d’artista con Gabriele Lavia e alla performance di prosa e musica Benvenuti... all’improvvisa! con l’attore Alessandro Benvenuti, una travolgente rilettura dei più famosi classici della canzone d’autore italiana da Fabrizio De Andrè a Paolo Conte. Continua infine l’esperienza di PECCIOLITEATRO, la compagnia teatrale fondata a Peccioli nel 2005, che riserva agli spettatori della rassegna la prima nazionale di uno spettacolo, ispirato alle opere dei grandi classici della letteratura teatrale, che calcherà le scene dei più importanti palcoscenici italiani con due nuove produzioni: La locandiera di Goldoni e le Memorie di un pazzo tratto da un racconto di Nikolaj Gogòl, entrambe per la regia di Andrea Buscemi. 11 Lune si chiuderà il 30 luglio con Luna in Festa una serata illuminata dai fuochi d’artificio, una notte all’insegna della convivialità e dell’allegria: “questa rassegna sta diventando di anno in anno un appuntamento sempre più importante per il nostro territorio” spiega il sindaco di Peccioli, Silvano Crecchi “un’occasione per mostrare le grandi risorse turistiche e culturali


S di questo comune, il segno tangibile del nostro impegno per rendere Peccioli uno dei luoghi più significativi del panorama culturale toscano”. Cornice agli spettacoli dell’Anfiteatro l’opera “Il Tempio del Vento”, di Angelo Casciello. Una scultura che stupisce e meraviglia sia per la sua grande qualità formale sia per il felice connubio con il contesto nel quale è stata inserita. La Rassegna sarà arricchita da importanti eventi collaterali. Nell’ambito dell’iniziativa regionale “Le notti dell’Archeologia”, venerdì 3 luglio alle ore 21.30 verrà inaugurata la mostra I Totem di Ugo Guidi. Dal Santuario di Ortaglia alla contemporaneità che si protrarrà fino al 25 ottobre. È, questa, una delle rare occasioni in cui le opere di un artista contemporaneo, Ugo Guidi, trovano naturale collocazione all’interno di un Museo Archeologico, a fianco di reperti etruschi. La mostra nasce dalla volontà di dare una visione diversa rispetto alla percezione usuale dei manufatti antichi e del loro carico di storia e testimonianza, in un percorso ideale che li collega alle opere di un artista che,

dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’60, rielabora l’arte primitiva e l’arte etrusca in una scultura in cui pietra e argilla suggeriscono volumi sempre nuovi; fino ad arrivare agli anni ’70, quando il suo linguaggio espressivo diviene astratto e la sua produzione è dominata dalla figure – totem detentrici di quegli ideali di arcaismo e primitivismo che sono la sintesi della sua ricerca artistica. A completare l’apparato espositivo sei xilografie (Prova d’artista) che hanno come soggetto immagini totemiche e che il figlio Vittorio ha generosamente donato alla Fondazione Peccioliper. Domenica 26 luglio alle ore 21.30, sempre nell’ambito dell’iniziativa regionale, la mostra verrà animata da una Visita con guide d’eccellenza. Guide d’eccezione accompagneranno i visitatori alla scoperta di un percorso che lega antichità e contemporaneità. Il Museo Collezione Incisioni e Litografie - Donazione Vito Merlini sarà animato da “Incontriamoci al Museo”, la nuova e divertente iniziativa presso rivolta a chiunque voglia trascorrere una piacevole serata all’insegna della

cultura e della convivialità. Durante le sere degli spettacoli della Rassegna 11 Lune sarà possibile gustare, dalle ore 19.00 alle 24.00 un aperitivo o un caffè offerto dal personale in servizio, godendo inoltre di una visita guidata alle opere di grafica presenti. Un’occasione per “vivere il museo” come istituzione culturale e per conoscere il nuovo allestimento e la selezione di opere esposte presso le Salette Espositive Via Lambercione. Un momento di relax culturale per concludere la giornata con un sorriso e con gli amici. L’intera manifestazione è organizzata e promossa dalla Fondazione Peccioliper e dal Comune di Peccioli in collaborazione con la Fondazione Teatro di Pisa a cui è stata affidata la produzione esecutiva. Main sponsor della manifestazione è Belvedere S.p.A. Quest’anno la manifestazione può vantare un’importante novità: la collaborazione con la Fondazione Teatro di Pisa, a cui è stata affidata la produzione esecutiva e che aggiunge ulteriore prestigio al cartellone di eventi in programma.

Reality



Musica

Whisky Trail, magia di suoni autentici tra passato e futuro... TEXT Claudio Guerrini

I

Whisky Trail esistono dal 1975 e sono in assoluto il primo gruppo italiano di sempre a suonare Musica Celtica, seminali per quanto riguarda la musica in generale suonata con strumenti acustici; i loro dischi in studio sono sempre carichi di magia e misticismo ed aiutano chi ha la fortuna di venirne in possesso a viaggiare con la mente nei meandri dell’anima. I loro concerti al contrario scatenano “il corpo” del pubblico; gli spettatori, spesso pervasi da una sorta di “ballo di San Vito” si gettano con disinvoltura in danze antiche e frenetiche all’insegna della gioia e del piacere... Va chiarito però immediatamente, a scanso di equivoci, che i WT non si limitano alla riproposizione pedissequa

Reality

di pezzi tradizionali dell’Irlanda che fu, os da cui tutto viene e l’ordine del ma portano avanti i confini di quella Cosmo, due entità apparentemente musica ridisegnandone i contorni in opposte ma praticamente convivenuna sorta di “genere musicale” non ti in un magico intreccio. Ed è la diconnotato geograficamente, come mensione dell’intreccio che domina ormai lo sono il questo lavoro, Esce Chaosmos, jazz, il blues, il dove arpa, reggae… flauto, chitaril dualismo armonico Da sottolineare ra, cornamuanche la collasa, violino ed tra Chaos e Cosmo borazione con Harmonium si Melita Castaldi, docente di letterarincorrono e si sovrappongono, per tura irlandese all’università di Torino, fare da tappeto a magiche parti voprezioso tramite per traduzioni dal cali che ci toccano l’anima. Un brano gaelico e valida guida nel percorso per ognuno degli otto elementi che di conoscenza delle”Irish Things”, secondo un testo antico cui si sono come le chiamavano i Thin Lizzy. ispirati i nostri, compongono l’uomo: Questo fa di WT, pur essendo un grupAria, Acqua, Fuoco, Terra, Colori, po quasi tutto italiano ed attuale, una Fiori, Stelle e Anima. E basta ascolsorta di caposcuola del genere in un tare l’inizio di “Air” con l’armoniparadosso spazio-temporale. Questa ca coralità degli arrangiamenti o i originalità è stata loro riconosciuta meravigliosi intrecci vocali di “Fire” anche dalla stampa irlandese, che piuttosto che il piacevole ed avrecensendo “The White Godesse”, volgente abbraccio cristallino di loro penultima fatica, lo definì oltre “Stars” per capire di cosa sto scriche un disco da collezione, un’opera vendo. Fatico a ricordare dischi di che tracciava strade nuove all’interno questo tipo così belli. della musica celtica, strade che poi alMagia pura, antica e moderna. Suoni tri gruppi, anche irlandesi, avrebbero veri e Poesia. potuto percorrere... In questo meraviAdesso sta a voi approfondire, cerglioso “Chaosmos” (Amiata Records) cando i loro CD o andandoli a vedere i WT affrontano in musica il dualismo dal vivo. armonico che c’è in vita tra il Chawww.whiskytrail.it


Musica

... agosto 1969 Woodstock

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2009 Festival estivi in Toscana

state 2009, nella ridente e solare Toscana è tempo di Festival estivi all’insegna della musica e dell’arte. Tantissimi sono i Festival di cui vorrei parlarvi ma per problema di spazio ho voluto presentarvi i più interessanti, andandoveli a scovare in largo e lungo per la regione. Due sono i festival che vi segnalo nel mese di giugno: MUV music and digital art festival che si tiene a Firenze dal 9 al 14 giugno - Sferisterio”Tamburello” Parco delle Cascine - MUV giunto alla quinta edizione, è una rassegna che indaga in linguaggi che si intersecano quali: le arti digitali, la musica elettronica e la sperimentazione audiovisiva, tra l’altro

quest’anno si apre ad attualissimi temi della sostenibilità ambientale chiamando a raccolta sperimentatori elettronici, techno-visionari, progettisti dell’immateriale, attivisti e designer capaci di pensare a un futuro sostenibile nel quale la tecnologia evoluta sia il miglio antidoto alla distruzione del pianeta. Tra i nomi di spicco Robert Hood padre fondatore della techno di Detroit . Fusione tra Cile e Venezuela è il progetto Detroit Grand Pubahs con un sound techno-funk. L’acclamatissimo musicista tedesco Glitterbug. Proporranno sonorità tech-house che si fondono col reggae gli artisti Deadbeat e Tikiman. Dall’Inghilterra arrivano i londinesi Autokratz con il loro indieelectro sound. Dal Belgio arriva la band electro-punk The Subs. MUV Videozone propone invece una panoramica di lavori di giovani artisti tra i più affermati sulla scena mondiale scelti in base alla capacità di unire tecnologia e creatività artistica in modo originale. Nei giorni del festival GREENPEACE presenterà l’ultima edizione della “Ecoquida ai prodotti elettronici” che Reality

TEXT Luca Gennai

stila una classifica delle aziende del settore tecnologico a seconda delle loro politiche di sostituzione delle sostanze pericolose e ritiro/riciclaggio dei prodotti obsoleti. Dal 25 al 28 giugno a Prato 6° edizione di BLACKOUT FESTIVAL vetrina musicale indipendente e arte musicale che si tiene nel Parco naturale di Galceti, da non mancare assolutamente a i live di: Il Genio, Zu, Uoki Tocki, Il Maniscalco Maldestro, Michelangelo Buonarroti, Jaka & Fire Band tra l’altro si accede gratuitamente. Sempre in giugno, si svolge in Pisa METAROCK, nella suggestiva cornice

del Giardino Scotto, nelle tre serate 26-27-28 giugno si alternano sul palco del festival numerosi Artisti musicali, da non mancare alla serata dove Diamanda Galas si esibirà. Dal 24 giugno al 5 luglio, a Fucecchio alla Buca D’Andrea si svolge MAREA Festival tra i più interessanti in terra Toscana, il tema di quest’anno è “Il Muro” tra arte, cultura del’ambiente, informazione, fumetto, per la sezione musica giovedì 25 giugno si esibirà Bugo, venerdì 26 giugno potrete gustarvi il punk’n’bass del gruppo Lnripley, mentre mercoledì 1 luglio il gioiello Italiano Le Luci della Centrale Elettrica, venerdì 3 luglio Marea si trasforma in una grande dance-holl con l’esibizione dei Motel Connection. Nel mese di luglio, si svolge ad Arezzo il PlLAY AREZZO ART FESTIVAL, che quest’anno giunge alla sua terza edizione e il tema che affronta è “Il Viaggio“organizzato dal Comune e la Provincia di Arezzo, dalla regione Toscana, il festival oltre a eventi musicali propone teatro, cinema, danza, letteratura e multimedialità. Vi segnalo per Play Musica: mercoledì 1 luglio Patty Smith

che suonerà sotto la torre del comune di Arezzo, martedì 21 luglio Paolo Benvegnù, Marta sui Tubi, giovedì 23 luglio Rein, Riserva Moac, Roberto Angelini, sabato 25 luglio interessante ascoltare Vinicio Capossela e poi tanto altro ancora all’interno di questo festival contenitore che spazia nei vari campi artistici, incorniciato dagli edifici di una delle più belle città toscane. Un altro gioiellino, giunto alla sua terza edizione è INSANAMENTE CORTONA SOUND FESTIVAL che si tiene dal 10 al 12 luglio a Cortona, assolutamente da non perdere il venerdì 10 luglio il live di

Musica per Bambini e la domenica 12 luglio la band Oshinoko Bunker Orchestra e il cantautore Dente, bei nomi che INSANAMENTE associazione culturale senza scopi di lucro, costituita da una trentina di giovani, ci regala in zona Piscina Comunale in Via dei Mori. Nella soleggiata e balneare Livorno, dal 16 al 19 luglio si svolge uno dei più interessanti festival italiani ITALIA WAVE ricco di nomi veramente molto interessanti, si esibiranno sul Main Stage dello Stadio Armando Picchi di Livorno i Placebo trio pop-glam rock inglese il venerdi 17 luglio, grande data quella del sabato 18 luglio che prevede un grande gruppo inventore della musica elettronica i Kraftwerk da Dusseldorf con all’attivo una serie di successi mondiali (da Radio-Activity passando da The Man Machine per andare a Computer World). Per anni hanno dettato le regole fondamentali per tutti quei fenomini incentrati sull’abbinamento di tastiere e drummachine, dal synth-pop alla tecno dei giorni attuali. Tutti dediti al digitali i sui live sono di grande suggestione anche dal punto di vista scenico. Stessa sera stesso palco per colui che la sua musica è definita “gocce di mercurio


dentro una camera a gravità-zero”, ovvero Aphex Twin con un Dj Set Live. Interessante anche la prima giornata del festival il 16 luglio “Woodstock Wave” dedicata ai gruppi italiani che presenteranno un originale tributo al mitico raduno che si tenne nel 1969 per cui scatta quest’anno il 40 anniversario. E ancora, i concerti del Wake up Stage e dello Psycho Stage (sul mare, alla Rotonda d’ Ardenza) dove si esibiranno i migliori talenti emergenti d’Italia e ospiti stranieri. Il 17 luglio si celebrerà con una mega festa per i 10 anni di Elettrowave, e da non mancare a gli incontri pomeridiani di Cultwave in Fortezza vecchia con libri, incontri, workshop sui battelli di Livorno, fumetti, cabaret e tanti ospiti. Moebius tra i disegnatori più amati di tutti i tempi ha il compito di realizzare l’immagine/logo di Italia Wave 2009. Si rinnova quest’anno la patnership con la ONG Action Aid, Italia Wave sostiene infatti Hunger Free, la campagna che chiede ai governi, alle organizzazioni internazionali e alle imprese di fare la propria parte in difesa del diritto di ogni essere umano a un’adeguata alimentazione. Sempre a Livorno EFFETTO VENEZIA in quartiere Venezia dal 31 luglio al 9 agosto, da non mancare il 1 luglio per il Live di Nada. Dal 3 al 9 agosto a Cortona THE TUSCAN SUN FESTIVAL

uno dei 10 migliori festival d’Arte estivi in Europa con un programma che riconosce e stimola i 5 sensi, realizzato all’interno di un intimo scenario nella città medioevale di Cortona in provincia di Arezzo con un ospite speciale Anthony Hopkins presente con la esposizione di dipinti intitolata “Masque” e alcune sue composizioni musicali. Dal 7 al 16 agosto si svolge a Grosseto FESTAMBIENTE il festival della natura e del buon vivere dove si mangia biologico, si differenziano i rifiuti, non si usa la plastica, si imbrocca l’acqua, i bicchieri e posate sono bio-compostabili o di vetro e ceramica. Un Festival assolutamente da non perdere dal pubblico giovane è sicuramente a Castellina Marittima (PI) il MUSICA W FESTIVAL che giunge alla sua 15a edizione. Questa manifestazione di mezza estate è organizzata dall’Associazione ProLoco e dai giovani di Castellina Marittima che hanno ospitato in questi anni più di 300 band, e decine di eventi teatrali e migliaia di persone che annualmente si recano a questo festival Indie nelle campagne pisane vicine al mare. Il cast di quest’anno prevede: mercoledì 12 agosto The Fire + The Acienda. Giovedì 13 agosto Ufomammut+ Morkobot +Lento. Lunedì 14 agosto gli Orange Goblin + Eldritch. Sabato 15 agosto i Casino Royale + Jaka & the Fire Band, per finire il domenica 16 agosto con Los Fastidios + Ray Daytona & The Googooobombos, in oltre sono attesi altri artisti tra i quali Samuel Katarro, mi raccomando non mancate. La stagione dei festival estivi non finisce qui... A settembre dovrebbe tenersi a Acquaviva di Montepulciano (SI) il Live Rock Festival of Beer organizzato tra gli altri dal Collettivo Piranha: è un festival dei giovani organizzato dai giovani e si tiene negli ex giardini fierali.


Solo il meglio del cinema a cura di Kirilla DRAMMATICO

show reel

Los Abrazos Rotos

Regia: Pedro Almodovar Distribuzione: Warner Data di uscita: 2 Ottobre 2009 Los Abrazos Rotos racconta la storia di Mateo Blanco, ex regista ora non vedente che ha deciso di cambiare nome e lasciarsi alle spalle il passato, firmando romanzi, soggetti e sceneggiature con lo pseudonimo di Harry Caine. Un omaggio ai melodrammi del passato, all’amore per il cinema che si compenetra con la vita reale: la fuga dei due protagonisti e la loro “morte”, in maniera diversa, contribuiscono a raccontarci cosa la narrazione filmica può fare, trasportandoci per un attimo dietro la macchina da presa.

DRAMMATICO Flash of Genius

Regia: Marc Abraham Distribuzione: UIP Data di uscita: 7 Agosto 2009

DRAMMATICO

1967, Robert Kearns, é un professore universitario con l’hobby di inventare cose utili. Durante il suo tempo libero riuscì così a progettare un marchingegno che poteva cambiare le abitudini di milioni di automobilisti, il tergicristallo. Qualcuno però si appropriò della sua idea e l’uomo, deciso a fa r rispettare i suoi diritti, si imbarcò in una causa contro un colosso dell’industria...

Antichrist

Regia: Lars von Trier Distribuzione: Key Films Data di uscita: 12 Giugno 2009 (DVD) Una coppia, mentre sta facendo l’amore, perde l’unico figlio che, incustodito, precipita da una finestra. Nel tentativo di superare il dolore e ricominciare a vivere, l’uomo, che è psicoterapeuta e che pare aver reagito con più forza alla tragedia, conduce la moglie, per guarirla, in una capanna in mezzo ai boschi, chiamata Eden, in cui la donna aveva, anni addietro, completato la sua tesi di laurea sulla stregoneria nel Medioevo. Eden, luogo di paure ancestrali, si rivelerà un inferno che farà affiorare ogni malvagità.


Noise Trade Company (N-Label/Goodfellas) Febbraio 2009

DioControDiavolo Musica Per Bambini

(Trovarobato) Novembre 2008

Panna, polvere e vertigine Il Maniscalco Maldestro

Tra i più interessanti musicisti della scena italiana attuale, Musica Per Bambini ovvero Manuel Bongiorni ci omaggia di un vero vulcano musicale che erutta canzoni folli lasciandoci increduli, per la drammaticità mista al demenziale in una sorta di favolaincubo davvero sopra le righe. Una girella capace di evocare “i sette Re del peccato” ogni Re è legato a un vizio capitale, musiche sincopate, tra elettronica, punk rock, melodia e diavolerie musicali. Un cd da avere a tutti i costi. Geniale.

la musica che ci piace

Gruppo di recente formazione a Piombino da Gianluca Becuzzi e Chiara Migliorini. Ascoltando il cd entriamo in un mondo cibernetico, rumoroso, cupo e pieno di suoni syntetici, strumenti distorti, voci recitanti effettate mescolate a rumori e ronzii di fabbriche, alienazioni punk e momenti decisamente noise. Un lavoro “magistralmente” diretto da G. Becuzzi conosciuto in Italia già negli 80, cerimoniere di atmosfere Dark col gruppo Limbo, noto successivamente in ambito sperimentale con Pankow e Kinetix.

juke boxe

Crash test One

(La fattoria maldestra) Marzo 2009

ascoltare

Secondo cd della band Toscana, farcito di tanto Rock’n’Roll, e ritmi da orchestrina paesana che sfocia in crossover garbatamente insano... Ascoltando “Panna, polvere e vertigine è come entrare nella centrifuga di una lavatrice impazzita fra citazioni Morriconiane, echi di swing, walzer, citazioni funky rap-metal-ska con gran risalto per l’uso della voce schizofrenica e esaltata tanto da dare un aspetto di teatralità al lavoro. Volterra da dove provengono mi riporta alla mente il “Manicomio”. Pazzeschi e geniali.

Le strane canzoni Tich

È il disco di ritorno dopo 30 anni di Andrea Tich, questi 14 brani sognanti rarefatti e lunari che narrano piccoli momenti di quotidianità, con un espressione a volte minimale e in altri momenti fortemente materiale. Con voce limpida, dolce, accompagnata da musica elettronica, chitarre acustiche e armonica a bocca, ci riporta alla mente Battiato, Rocchi, Camisasca, e a certi climi anni 70 vicini al progressive italiano. Sicuramente apprezzabile da chi cerca espressione artistica oltre l’apparenza della canzone tradizionale con gran cura di ricerca suoi suoni musicali.

a cura di Luca Gennai

(Tagete Edizioni) Ottobre 2008

la vetrina di Reality


Attualità

Il silenzio degli innocenti “N

TEXT Francesco Bacchereti

elle caserme i generali brindavano alla vittoria con bicchieri colmi di sangue di un popolo in catene”. Queste parole di una canzone dei Nomadi narrano del colpo di Stato in Chile del 1973, ma sono anche parole che descrivono al meglio la situazione della Birmania, attualmente chiamata “Myanmar”. La Birmania è uno stato dell’ Asia sud-orientale che si affaccia sul Golfo del Bengala e confina da Ovest ad Est con Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia. Dopo il colpo di Stato del 1988 è governata dal re-

Birmania, una storia lunga e travagliata gime militare del Generale Than Shwe; un regime che vieta ogni tipo di comunicazione col mondo esterno e dove i diritti umani sono violati quotidianamente. Per questi motivi e molti altri ancora, raramente si parla della situazione in Birmania. Il Regime, per ovvie ragioni, tende ad escludersi dal resto del mondo e le notizie che ci giungono, passate al vaglio della censura, ci descrivono un paese in cui i “violenti Monaci Buddisti”, celebri per la loro “crudeltà“, mediante atti di violenza e disubbi-

Reality

dienza civile, tentano di capovolgere l’assetto sociale. La storia di questo Paese è lunga e travagliata da guerre civili e scontri etnici, che risalgono al IX secolo d.C., quando I Bamar, etnia predominante che occupa il 69 % della popolazione e da cui deriva il nome “Birmania”, si stabilirono in questa vasta area, dando vita al Primo Impero Birmano. Il secondo impero nasce alla fine del XVI secolo, periodo in cui questa area diventa un importante centro commerciale, attirando l’interesse degli Stati Europei. Il terzo ed ultimo Impero Birmano risale al ‘700, epoca di faide e rivolte interne terminate con l’intervento della Francia. In seguito, dal 1766 al 1769, la Cina,

impaurita dal consolidamento e dalla crescita di tale Impero, provò per quattro volte ad invaderlo, senza riuscirci, ma il secolo successivo, capitolò sotto l’Impero Britannico diventando una provincia dell’India fino al 1937. La Birmania diventò una Repubblica Indipendente il 4 Gennaio 1948, ma insieme all’ indipendenza arrivarono anche le richieste delle varie minoranze etniche per uno Stato Federale; richieste portate avanti con guerriglie e successive feroci repressioni cessate con l’ennesimo colpo di Stato del 1962. L’anno della svolta poteva essere il 1988, quando in seguito alle rivolte studentesche il Generale Ne Win si dimise e due anni dopo ci furono le libere elezioni, che portarono alla vit-


A

Aung San Suu Kyi

toria “La lega nazionale per la Democrazia“, partito guidato da Aung San Suu Kyi. Sembrava fosse finita un’era di guerre e di violenze per questo sofferente paese, ma lo SLORC, il Consiglio per la restaurazione e l’ordine, spalleggiato dall’ esercito, rifiutò di cedere il potere rovesciando l’ assemblea ed arrestando la leader insieme ad altri esponenti del Partito. Da allora il nome non fu più Birmania, ma Myanmar e quella delicata figura di donna dal carisma invidiabile, vaga dai carceri agli arresti domiciliari, dove tutt’ ora è rinchiusa in attesa che l’Occidente faccia qualcosa. Le “libere elezioni” del 2010 promesse dalla Giunta Militare saranno fittizie, poiché i vertici del potere rimarran-

no comunque in mano ai militari, ma Aung San Suu Kyi, leader per carisma e per vocazione continua la sua lotta pacifica ed è la prova vivente che a volte le idee sono a prova di proiettile; negli ultimi anni è scampata da vari attentati, grazie all’intervento della folla che le ha fatto da scudo contro i fucili dei militari. Nonostante tutto questo è pronta a collaborare con la Giunta per il bene del Paese. Una tattica spesso usata dai leader Asiatici riassunta nell’ Arte della Guerra di Sun Tzu: evitare lo scontro frontale agendo sul lato psicologico. Da quando questa piccola grande donna è diventata celebre, in seguito al Premio Nobel per la pace del 1991, molte università occidentali gareggiano nel conferirle premi e riconoscimenti vari, il Congresso degli Stati Uniti le ha perfino assegnato la Medaglia d’Onore, ma non sono certo le medaglie ed i premi ciò di cui ha bisogno questa nazione. Il Myanmar è uno stato costruito col sangue dei cittadini che vengono “rastrellati” nei villaggi per costruire strade e ponti o per lavorare nelle miniere di rubini. Il Myanmar è un paese dove alle persone è vietato di comunicare col mondo esterno e dove anche chi entra non può filmare, pena l’arresto. Il Myanmar è la zona su cui nel Mag-

gio del 2008 si è abbattuto il Ciclone Nargis, colpendo 2,4 milioni di persone e definito dalle Nazioni Unite come una delle più grandi stragi di cui si abbia notizia, ma gli aiuti umanitari inviati sono stati celermente sequestrati dal Regime. A questo punto l’Occidente dovrebbe intervenire non solo con medaglie e premi inutili, non basta più voltare la testa o chiudere gli occhi per evitare di vedere ciò che sta accadendo in Birmania. Schiavitù, malattie epidemiche, morte, fame e distruzione sono all’ordine del giorno in questa terra intrisa di sangue innocente di persone che in silenzio attendono un aiuto. È nostro compito, nonché dovere, come “Mondo libero”, garantire le elezioni e la Democrazia, anche con la forza, se necessario e consegnare il paese in mano alla sua Leader, amata ed eletta 19 anni fa. Negli ultimi anni abbiamo assistito a “Missioni Umanitarie” ed “Interventi preventivi” in Iraq ed Afghanistan per chissà quali motivi e con risultati dubbi, ma questo paese, che ne ha veramente bisogno di un intervento, sta cadendo nell’oblio e nel silenzio. Spero che fra non molto questa terra irrigata dal fiume Irrawaddy, dimora di un Buddhismo millenario, possa tornare a chiamarsi Birmania.

Reality


Interviste

Flavia Borghese F

TEXT&PHOTO Giampaolo Russo

lavia, da alcuni anni lei è una afla natura ha decifermata chef. Come è arrivata a so di farli crescequesta professione? re ed è anche più salutare! E’ una passione che mi hanno traQuali sono i lesmesso i miei genitori i quali hanno gami della vostra viaggiato molto nei paesi dell’Estrefamiglia con il Pamo oriente e probabilmente è per ese di Artena? questo che ho una grande predilezioIl feudo di Monne, oltre che per la cucina italiana, per tefortino (che quella tailandese. Lavoro solo su chiasuccessivamente mata e questo mi da la possibilità di verrà chiamato essere più libera e di gestire meglio il Artena, ndr) armio tempo libero. Quando organizzo rivò ai Borghedegli eventi qui ad Artena (RM), a Pase attraverso un lazzo Borghese, naturalmente è tutto vero e proprio più facile perché ho la cucina e la mia atto di vendita. organizzazione. Spesso ospitiamo dei All’inizio del 1600 gruppi di americani o australiani che il padrone del desiderano assaporare le delizie della paese era Marzio Colonna. Sua mocucina italiana in una dimora ricca di zo turrito nel XIII secolo, il Castello si glie Giulia, a nome del marito, fu cofascino e storia. sviluppava su due edifici, che passastretta a vendere il feudo al cardinale Perché a suo avviso gli chef più afferrono uno ai Colonna e l’atro ai MasAldobrandini. Ma contro tale vendita mati e conosciuti sono quasi esclusisimo nel 1495; uno fu ricostruito in insorsero gli eredi. Fu il figlio di Marvamente uomini? gran parte dai Colonna, Credo che sia dovuto dopo la distruzione di al fatto che le donne La giovane chef ci riceve nel palazzo Artena nel 1557, e l’altro sono arrivate a questa di Artena per illustrarci la storia dai Massimo, finchè Sciprofessione abbastanpione Borghese acquiza recentemente. La della famiglia e raccontarci la passione stò ambedue le dimore donna ha sempre cuciper i prodotti tipici del nostro Paese riunendole in un’unica nato per la famiglia 365 struttura edilizia. Egli riugiorni all’anno e la cucinì gli edifici con la costruzione di una zio però a vendere il feudo, perché i na era solo una delle tante mansioni grande galleria a due piani. Il progetto debiti del padre erano incalcolabili e che doveva svolgere. Ad esempio, fu di Giovanni Vasanzio, caratterizzato non potevano essere estinti. Il feudo nella nostra famiglia, mia madre Niké all’interno dalla scala circolare e dal fu venduto alla famiglia Borghese atè sempre stata la cuoca giornaliera grande camino, ornato da una testa traverso il cardinale Scipione Borghementre mio padre Paolo era quello di medusa attribuita a Bernini. Il pase, nipote di papa Paolo V. Scipione che cucinava solo nelle grandi occalazzo è stato restaurato nel 1960 per seppe realizzare delle opere prestisioni o quando c’erano degli ospiti. volere di mia nonna Daria Borghese. giose in paese tra le quali la Piazza, Quali sono gli ingredienti essenziali Questa estate la trascorrerà in Veril palazzo del Governatore, il Granaper la riuscita di un ricevimento? silia, a Forte dei Marmi. Che cosa io, parte del palazzo Borghese, e il Noi italiani siamo fortunati perché preparerà agli amici che la verranno simbolo di Artena tutto’oggi, l’ Arco con elementi semplici ed essenziali a trovare? Borghese, porta principale d’ingresso del nostro territorio quale pane, forMi piacerebbe preparare il Curry aroal paese. Con regio decreto del 1873, maggio, vino ed i frutti di stagione matico di anatra e patate, il piatto taiil paese cambiò nome e cominciò a siamo in grado di soddisfare anche i landese che mi piace di più insieme chiamarsi Artena, in ricordo della città palati più esigenti. all’Insalata di mango verde, mentre ignota del piano della Civita. Un consiglio che vorrebbe dare? quello italiano è pasta alla carbonara, A che epoca risale il palazzo BorgheVorrei lanciare un appello: non acquiun piatto che mio padre Paolo ci prese di Artena? stare i prodotti fuori stagione, è bello parava sempre. Eretto dai Conti di Segni come palazassaporare i frutti nel momento in cui

Reality



Architettura e Contemporaneità PUNTI DI VISTA _ ISPIRAZIONE NATURA? TEXT Stefania Catastini

“Dall’oggetto all’architettura, dal piccolo al grande; ecco come l’uso di un materiale ecologico e antico come il legno possa tornare nel nostro quotidiano contemporaneo” Suggestioni dal Salone del Mobile di Milano 2009 Il legno è uno dei materiali che permette di progettare secondo criteri ecologici sostenibili e rinnovabili. Grazie a questo prodotto naturale nascono oggetti nei quali si riscopre l’essenza delle cose, dalle linee asciutte, precise con finiture dal tocco seducente. Uno dei suoi usi per eccellenza è: consumare originando risorse. Infatti grazie alla sua lavorazione si crea il ciclo uso-consumo-distruzione-riciclo. Nel legno la sua patina grezza e naturale, i segni del tempo, l’odore, la storia e l’essere in continua evoluzione lo rendono vivo e capace di interpretare la vita anch’essa variabile dell’uomo. Ma la sostenibilità è anche buon senso ed ecologia del fare: fare il meno possibile, fare il meglio possibile ricercando il giusto mezzo. Questo il legno sembra proprio essere. Progetti interessanti che offrono una varietà di soluzioni per giocare, anche all’interno ,rimanendo in contatto con la natura. Gli elementi semplici uniscono l’essenzialità tattile alla giocosità dell’oggetto lasciando spazio all’immaginazione.

Oggetti di arredo che vanno dal vaso, all’oggetto di forma plastica da usare in qualsiasi modo fino ad arrivare ai tavoli ed alle sedute che, sfruttando il materiale nella sua forma originale riportano alla mente il concetto di un semplice stile di vita fondato sul rispetto della natura e dei bisogni umani. Gli oggetti acquisiscono carattere, grazie al loro uso che introduce simultaneamente un costante cambiamento ed una nuova personalità grazie al loro essere vissuti.


Parola d’ordine: Naturalezza. Nessuno spreco di spazio e di materiale; il design si sposa alla perfezione con il concetto dell’uso del legno grezzo, della salvaguardia dello spazio e dell’ambiente. Il concetto primario di abitazione viene soddisfatto in maniera semplice ed iconografica. Costruire con il legno permette di “toccare la terra con leggerezza “ slogan che tende ad appropriarsi del modo in cui gli aborigeni costruivano gruppi di capanne fatte di corteccia d’albero. Completamente integrata con l’ambiente sia in un contesto urbano che agricolo costituisce non solo una valida alternativa a tecnologie attuali più complesse ma fornisce un prodotto caratterizzato da migliori prestazioni ergonomiche allineandosi a ciò che in gran parte del mondo già è in atto: fare architettura in legno a vari gradi di complessità.


Interviste

Respirare fa “in”? “V

TEXT&PHOTO Carla Cavicchini

ado ben per la Madonna?” “Orcu can! A’m par Coppi! Questa barzelletta sul prete ciclista sui tornanti di Madonna di Campiglio, ascoltata varie volte, ben si collega ai pedali della bicicletta e chi, meglio di “Super Mario” ne è all’altezza? Oddio, se è per questo è pure alto, altissimo, prestante e disinvolto mentre si muove presso uno stand di Pitti Uomo alla Fortezza da Basso. Già, nel ‘viaggio’ a “zig e zag” nel venire all’appuntamento era tutto un “ ’a Marioo!’, e lui, trafelato ma sorridente, posa adesso con le scarpe in mano anche a mo’ di razzo, nei confronti dei numerosissimi fotografi venuti all’incontro. Per guardarlo bisogna alzar di netto la testa tanto è imponente e fiero, da vero “Re Leone”. Il look semplice e misurato, denota la propria personalità, come quella candida camicia aperta sul petto villoso, con buona fila di bottoni attaccati. Però l’abbronzatura risalta. Eccome! Le varie calzature belle e morbide adesso sono ai suoi piedi, e lui per la scarpa giusta... e c’ha buon occhio! Bene. La voglia di incominciar con la storia del “Leone incoronato” penso sia troppo vecchia, e allora attacco subito colle domande, visto che il bel sorriso gli irradia il volto scavato ed un po’ rettangolare. A dirla tutta ero un pochetto timorosa...”Guarda che non è così disponibile, a volte è burbero….” Boh….si vede che lo ispiro bene, o c’ha la luna giusta!“ La sua è stata una lunga carriera, fatta d’oltre 189 successi in cui spiccano le vittorie “Milano – Sanremo” nonché il “Campionato del Mondo su Strada” a Zolder, nel Belgio. E come non ricordare le tre vittorie record alla “Gand Wevelgem” datate 1992, 1993, 2002! Le sue più che splendide ‘volate’ lo portano ad essere uno dei mi-

Reality

gliori velocisti di tutti i tempi, tanto da dominare tutti “in picchiata” nel periodo degli anni ’90, sino all’inizio del 2000. Da qui l’appellativo, anzi gli appellativi, per la sua potenza e maestosità, che lo contraddistinguevano. Che rapporto ha con la moda ed accessori? “Mah... direi che siamo toccati quotidianamente dall’immagine e tutto ciò che ci circonda. I simboli di riferimento son talmente tanti al di là della crisi economica che, anche non volendo, se ne viene a conoscenza. Le scarpe nel mio lavoro erano determinanti, in quanto lì trasferivo tutta la forza sul proprio mezzo, anche se, a pare mio, simboleggiano una forma di comunicazione per noi stessi e gli altri”. “Attualmente - prosegue - sono rientrato nel ciclismo a livello manageriale….non riesco ad abbandonare questo mondo. Sono anche nell’imprenditoria poiché ho creato una mia linea d’abbigliamento che presenteremo a settembre”. Sport e valori. “Nel mio campo ma anche negli altri, una buona dose di sacrificio, abnegazione, fatiche, e... oserei dire quasi sofferenze, sono necessarie per ottenere buoni risultati. Ciò costruisce la fase interiore d’una persona in maniera determi-

nante e ben strutturata”. Spesso sale sul palco per sfilate, eventi modaioli, presentazioni, etc. A quale fine? Voglia d’apparire o…lauti guadagni? “Direi che fa parte del proprio mestiere: se sei considerato uno degli sportivi di riferimento molte aziende sfruttano lo sport per accordi di sponsorizzazione quale veicolo di comunicazione. E quindi è normale essere invitati con ricompensa”. Lei ha lo sguardo buono e generoso. Ammaliante lasciamolo da parte. Come si esprime sulla tematica del sociale? “Me ne sono sempre occupato, prima durante e tuttora, ma non è mia abitudine sbandierarlo ai quattro venti”. Se è campione di generosità non lo so, nel 1996 però fu “Campione italiano su strada”. E sempre suo è il record di tappe vinte per il “Giro d’Italia”: ben 46, in picchiata come un condor, tra il 1989, ed il 2003.


Proseguo? Mamma mia, questo era un fulmine, una sorta di ‘fiera di lampo’, quando s’aggiudicò le 12 vittorie di tappa per il “Tour de France” vestendo ben 6 volte la mitica “maglia gialla”, non so più quante anche per quella spagnola... E allora ricordiamolo in trionfo quando, nel 2006, fu portatore della bandiera olimpica nel corso della cerimonia di chiusura dei “XX Giochi Olimpici invernali di Torino”. Penso proprio che abbia avuto tanto, tantissimo, anche a costo di sudate copiosissime nel ‘fender’ l’aria in fronte. Ma la vita non è tutta rose e fiori, anche le spine nel nostro vissuto hanno la propria parte. “I miei genitori? Fondamentali, con loro il rapporto è buonissimo, anche se purtroppo mio padre dal 1999 è incapace d’intendere a causa di un incidente. Vive in un istituto vicino a Lucca...” Dice tutto in maniera serena, un po’ rassegnata, con uno sguardo più da cucciolo che da leone. Trasmette tenerezza,... anche gli idoli s’adombrano. Dove vive attualmente? “A Lucca, nella mia città!” Ed io che avevo sentito dire Montecarlo! Una mia amica specializzata nel gossip tempo addietro mi riferì che stava proprio vicino ai Grimaldi! Chissà perché mi sovviene “Montecarlo delle zone lucchesi”, anche lì non è malaccio! Eppoi oggigiorno molti snobbano capitali e grandi centri per il gusto dell’aria collinare. Che respirare faccia ‘in’? Prima d’allontanarmi mi concede la foto di rito, ed io baldanzosa verso l’uscita rifletto sul suo accento internazionale. Quando ad uno domandano di dov’è in quanto la ‘calata’ arriva ben bene, questo può rispondere: ”E so’ di Luccaaa!” Cipollini, invece no, conserva quella dizione precisissima, “Cittadino del mondo”, che si ascolta piacevolmente. Chissà se vale anche per il farro ed il buccellato! No, no... lui non parla come mangia!


Benessere

Evoluzione Benessere L

TEXT Ada Neri

La Alessandro Fascetti Estetica e Benessere nasce nel 1998 a Livorno e si propone sul mercato con la vasta esperienza di Alessandro Fascetti maturata in ben 18 anni di attività come agente delle più grandi e prestigiose aziende del settore. Lo scopo è da sempre quello di dare al cliente un supporto serio e professionale, accurato e attento consigliando un investimento calibrato per l’obiettivo da raggiungere.

Creare un luogo dove corpo e mente riscoprono l’equilibrio dei sensi Alessandro Fascetti si ritiene un pioniere nel suo campo, avendo mosso i primi passi alla fine degli anni ‘80, all’alba della creazione dei primi cen-

Alessandro Fascetti

Reality

tri di abbronzatura e centri estetici. Ha collaborato con le più prestigiose aziende, anch’esse agli inizi del proprio cammino, conoscendo l’evoluzione dei settori dell’abbronzatura e dell’estetica da vicino. Con il finire degli anni ‘90 dopo l’avvento delle macchine si è riscoperto il valore del corpo. Il cliente non cercava più le fastidiose e rumorose macchine, ma tante coccole e il piacere di un buon massaggio per sentirsi bene con se stessi. Il massaggio infatti è una forma di terapia antica e da sempre gli viene riconosciuto un ruolo importante nella purificazione e nel mantenimento della salute del corpo. E’ una vera e propria pratica di benessere che induce a uno stato di profonda distensione e rilassamento, ma i suoi benefici vanno ben oltre. I benefici del massaggio sono moltis-

simi, dal punto di vista fisico migliora la capacità respiratoria, riattiva la circolazione, rilassa la muscolatura, riequilibra i livelli ormonali; mentre da un punto di vista psicologico permette di sperimentare l’accoglienza, la distensione e il rilassamento con un aumento del livello di autostima. Tutto ciò è stato da alcuni anni riscoperto e rivalutato. Anche l’abbronzatura ha cambiato impronta, passando dal colore “nero a tutti costi” alla semplice tintarella per avere un aspetto sano e bello mantenendo la naturalezza della propria pigmentazione cutanea e soprattutto facendo attenzione alla salute della pelle. Guardare al futuro quindi: al Benessere. Alessandro, prima di tutti, ha questa intuizione e la fa sua, iniziando a comunicare alla sua clientela storica


B il suo intento, creare piccole beauty farm all’interno dei centri estetici, aiutando a capire il valore di quello che si stavano accingendo a realizzare. Un luogo dove il corpo si rigenera e la mente si rilassa in totale armonia. La Alessandro Fascetti oggi vanta collaboratori importanti con una ventennale esperienza quali la sua compagna Dalia che cura la progettazione dei Centri Benessere all’interno di Centri Estetici e la realizzazione di Spa all’interno di Agriturismi di lusso, Hotel e zone benessere all’interno di abitazioni private. Oltre a commercializzare solarium, apparecchiature per estetica, sistemi per la sterilizzazione, lettini termali, cosmetici, abbronzanti Australian Gold, saune, bagni turchi, minipiscine, vasche per idroterapia, ecc. L’azienda offre un servizio di consulenza e sviluppo all’interno dei centri stessi. La cura per la persona passa innanzitutto dalla progettazione di un ambiente che trasmetta benessere, equilibrio, armonia, pace, calore e al tempo stesso soddisfi il gusto estetico. Gli spazi sono quindi progettati attorno alla persona che ospiteranno. La realizzazione poi è definita nei minimi dettagli; dalla fornitura dei macchinari, all’arredo, ai materiali di complemento necessari, in modo che il cliente abbia un centro benessere “chiavi in mano”, di cui si garantisce l’assistenza tecnica necessaria. Ma non è finita... La Alessandro Fascetti si occupa anche di organizzare attività di formazione professionale e conferenze con la collaborazione di una scuola di aggiornamento per assicurare ai clienti una costante conoscenza sulle novità del settore. Inoltre al fine di garantire ai centri un’adeguata visibilità l’azienda mette a disposizione la propria esperienza nel settore della comunicazione, fornendo periodicamente il materiale promozionale a supporto del punto vendita ideato per fidelizzare la clientela.

Alessandro Fascetti Estetica & Benessere Via Filzi 19 interno 22 - Livorno Telefono: +39 0586 941565 Fax: +39 0586 943695 www.alessandrofascetti.it info@alessandrofascetti.it Reality


Benessere

Coccole terapeutiche U

TEXT Carla Cavicchini

na buona “remise en forme” si ottiene anche con tante coccole. Già, coccole e terapie perché quello che accede verso il piacere automaticamente scatena le endorfine del buonumore, mettendo in circolo gli ormoni ‘giusti’. E... il buon cibo? Non sempre fa ingrassare, basta trovare gli equilibri giusti per una

Sentirsi 10 anni in meno a forza di coccole sana alimentazione ricca di buon carburante, possibilmente light, unita ad un po’ di moto per smuovere il metabolismo, che, sappiamo, con gli anni tende a rallentare. E’ altamente consigliabile l’orientamento verso l’alimentazione naturale, con uso di cibi privi di additivi e conservanti, con preferenza verso sostanze vegetali e piatti semplici legati alla tradizione. Seppoi ci interessa l’esotico, sappiate che per favorire il ripristino dei liquidi senza creare gonfiore è utile basarsi sulla disintossicazione, favorendo i principi dello Yin (piccante e dolce) e Yang (amaro, acido, salato). Rimane dunque il fatto che oggigiorno pancia piatta e glutei scolpiti si possono acquisire senza andare necessariamente dal chirurgo, in quanto trattamenti dell’ultima generazione tolgono quei dieci o quindici anni di brutto! Come? Senza entrare in sala operatoria è utile ricorrere all’acido ialuronico per ‘rimpolpare’ labbra assottigliate, in grado anche di richiamare acqua nei tessuti riportando l’antico turgore. Vengono poi usati gli ultrasuoni per sciogliere gli accumuli adiposi, e onde magnetiche per riattivare la microcircolazione con conseguente elasticità cutanea. Non mancano neppure fillers e botox per ringiovanire il volto: d’obbligo in questo caso scegliere personale eccellente capace di frequentare continui corsi d’aggiornamento. Anche i cosmetici mirati aiutano alla ricerReality

ca della propria armonia in quanto creme e lozioni d’oggigiorno godono di principi erboristici assai attivi, quali rusco, silicio, caffeina, centella asiatica, escina, ginko biloba, etc. con buoni dosi di vitamina ‘E’. Massaggi e discipline orientali aiutano il nostro corpo a recuperare l’agognata silhouette poiché la regola generale è quella: ‘primo! piacersi prima a noi stessi, poi, agli altri’. L’insieme delle convinzioni e delle conoscenze che modellano stili di vita attenti al benessere fisico e mentale è il modo d’agire di chi si prende cura di se stesso, cercando un rapporto più soddisfacente con il proprio corpo e con l’ambiente, fisico ed umano che lo circonda. Eccezionale il massaggio riflessogeno chiamato anche riflessologia plantare. Sotto il piede esiste la mappa del corpo umano: adeguate pressioni stimolano gli organi infiammati e dolenti a recuperare l’equilibrio energetico in quanto si attivano quei processi fisici, emotivi, e comportamentali per il riordino del nostro organismo. Oltre a massaggi con le mani nelle

sapienti metodiche orientali si usa anche la tecnica “massaggio del sorriso” per far rilassare i propri pazienti, coi i semi del cacao. No... non regalando cioccolatini, (beh, qualcuno fondente lo fa sciogliere anche sotto la lingua) ma utilizzando semi di cacao amaro al 70% ben sciolti sull’epidermide. Esperti assicurano che l’assorbimento del cioccolato attraverso un massaggio attento e delicato, garantisce lo stesso effetto del cioccolato ingerito, evitando però problemi alla linea, curando perfino la depressione. La pelle diviene morbida e vellutata. La prima sensazione che si prova una volta entrati nella cabina di massaggio è olfattiva, in quanto nell’aria aleggia l’aroma caldo e avvolgente del cioccolato. La respirazione si fa profonda mentre un intenso senso di serenità pervade corpo e mente. Graditissimi gli olii essenziali nel cioccolato fluidificato, per stimolare circolazione linfatica, ridare vigore sessuale. Ci sono poi anche olii drenanti, sedativi, e riattivanti della circolazione. Le proprietà antiossidanti del cibo degli dei, contrastano l’invecchiamento cutaneo:


inoltre, la sua ricchezza di sali minerali è adattissima per trattamenti demineralizzanti e drenanti, nonché di vitamine per trattamenti nutrienti, idratanti ed emollienti. Le tecniche e le pratiche della medicina naturale il cui comune denominatore è la dolcezza, instaurano quei requisiti affinchè si innesti il “rapporto caldo” e personale tra paziente e terapeuta. Nuova di zecca è la ‘Moontherapy’, ovvero sia il massaggio lunare che segue le fasi della luna. Nel periodo ‘crescente’ per infondere energia vengono stimolati i ritmi biologici, nonché favorire la plasticità del muscolo, quando invece la nostra amica luna ‘cala’, il tocco delle mani alleggerisce corpo e spirito, depurando e quindi sgonfiando. Parliamo di terme. La Toscana è ricchissima di queste oasi del benessere offrendo sempre più spesso pacchetti d’alta convenienza “all-incluse”. Le acque termali fonte di salute e di bellezza, a dimostrazione di molti affezionati, fanno miracoli poiché i sali minerali che assorbiamo assieme a quel processo di osmosi che si instaura respirando, donano quell’armonia psicofisica ribadendo sempre più il concetto dei latini: “Mens sana in corpore sano”. I fanghi sono eccezionali per le loro funzioni tonicizzanti, stimolanti, depurativi, ma anche emollienti, astringenti ed antinfiammatori poiché il calcio e magnesio spesso uniti a ferro e zinco, ripristinano il giusto equilibrio degli elementi. Anche le piscine ricche di acque sulfuree (ammettiamolo: anche se un pochetto puzzolenti) rivitalizzano il nostro organismo. Non solo: le affezioni nasali quali sinusite, otite, rinite, trovano gran giovamento nelle terapie inalatorie per liberare ‘muchi’ ostinati e respirare nuovamente in maniera liberatoria. I ‘guru’ insegnano che il respiro, la postura, debbono lavorare all’unisono per regalare quell’autostima di chi cammina impettito senza timori e paure. E respirare bene, “fa bene”! Addirittura sembra che ‘ingoiando’ l’aria, si ingrassi! Solamente i neonati lo sanno fare bene, in quanto ancora scevri da condizionamenti e nevrosi che caratterizzano l’adulto.. D’obbligo la citazione di Socrate che nel 430-355 a.C. soleva affermare: “Il corpo è lo strumento che gli uomini usano, qualsiasi cosa compiano. Ed è molto importante che sia in perfetta efficienza per qualsiasi uso se ne possa fare. Anche là dove l’uso del corpo pare ridotto al minimo, cioè nel pensare, chi ignora che molti cadono in gravi errori proprio per non averlo sano”.


Medicina

Le bimbe dagli occhi belli TEXT Brunella Brotini

L

Giorgia e Giulia. Immagine tratta dal sito www.airett.it (Associazione Italiana Sindrome di Rett)

a sindrome di Rett è una malattia rara: una malattia si definisce rara, secondo il Parlamento Europeo, quando ci sono 5 casi su 10.000 abitanti. Il Ministero della Salute ha individuato circa 350 malattie rare e tra queste c’è

La sindrome di Rett: una grave patologia neurologica rara che colpisce quasi esclusivamente le bambine appunto la Sindrome di Rett, grave patologia neurologica che colpisce quasi esclusivamente le bambine. E’ una malattia congenita (anomalia del cromosoma X) che si rende evidente solo nel secondo anno di

Reality

vita con grave ritardo mentale. Possano essere associati anche epilessia, scoliosi, ritardo della crescita. Caratteristica della sindrome è la comparsa di movimenti stereotipati delle mani (hand washing): proprio questo sintomo fece scoprire nel 1966 al dottor Andres Rett la malattia, anche se la sua completa descrizione e catalogazione avvenne nel 1982. prima del 1966 tale malattia veniva confusa con l’autismo e paralisi celebrali. Recenti studi hanno evidenziato che quando una sindrome ha caratteristiche cliniche così ben definite come la Rett, è importante realizzare ricerche epidemiologiche nei paesi dove abitano le pazienti, per poter in futuro conoscere meglio le varietà cliniche, le cause, le cure e per dare un consiglio genetico alle famiglie. Attualmente ci sono cure che in qualche caso danno risultati positivi, ma più risultati si possono, in questo momento, ottenere con la musicoterapia, l’ippoterapia, la pet therapy o zooterapia, una terapia dolce basata sull’in-

terazione uomo-animale (per la gestione delle emozioni e miglioramenti comportamentali). Si stima che ci sia una bambina malata su 10.000. In Toscana c’è un Centro per la sola diagnosi molecolare a Firenze e un Centro per la sola diagnosi clinica a Viareggio diretto dal neuropsichiatra infantile dott Giorgio Pini. E c’è l’Associazione “L’Albero Delle Bimbe” formato dai familiari di bambine Rett e da persone di buona volontà che hanno l’obiettivo di creare un centro non solo di erogazioni di prestazioni riabilitative, ma anche un punto di riferimento per le persone Rett e per favorire una reale integrazione tra malati, genitori e giovani sani. E c’è Emilia, una bambina di tre anni e mezzo, Santacrocese, affet-


ta da Sindrome di Rett che fa parte dell’ “Albero delle Bimbe”. E’ per questa associazione che Fernanda, gestore del Circolo Sportivo Santacrocese, ha organizzato un torneo di Burraco il 20 febbraio scorso con la partecipazione del dott Pini, del Presidente dell’Associazione e del Sindaco di Santa Croce sull’Arno. A seguire, in maniera spontanea, con un semplice passaparola, Gli Spensierati hanno organizzato una cena a scopi benefici, il Leo Club di San Miniato un torneo di briscola, il BillaBar una lotteria, Il Lyon Club di San Mniato un torneo di Burraco. Tutto questo con lo scopo di raccogliere fondi da destinarsi alla ass. Albero Delle Bimbe. L’associazione Dilettanti Ciclistica Trofeo-Tandem ha elargito una bella somma, tanti privati in forma anonima hanno contribuito alla causa. Una solidarietà spontanea, che nasce da gente comune, non reclamizzata, non sbandierata, non di facciata, tant’è che la famiglia è stata la prima a meravigliarsi di tanta generosità e ringrazia tutti anche dalle pagine di questa rivista. Insomma, Santa Croce sull’Arno, come sempre, non “s’è fatta misurà”. Fernanda, gestore del Circolo Sportivo Santacrocese in Corso Mazzini


Adozione

La coppia adottiva L’

TEXT Daiana di Gianni

immagine che i genitori adottivi si rappresentano mentalmente, del figlio, è meno definita dell’immagine che si costruiscono i genitori naturali, i quali fantasticano sul carattere, sull’aspetto fisico, ecc. mentre i genitori adottivi si costruiscono un immagine che va per esclusione: non di colore, non con handicap fisico, ecc.

L’incontro adottivo tra ansie, timori e fantasie Nella pratica si riscontra che la coppia accetta, difficilmente, di avere un bambino con problemi di handicap fisico o psichico con scarse possibilità di recupero, mentre sono accolti più di quanto si creda minori con lievi anomalie fisiche o sensoriali con possibilità di recupero anche parziale. Le situazioni di incerta evoluzione prognostica vengono considerate ad elevato rischio, quindi non accettate. La coppia è bene che valuti anche questa realtà, che viene nella generalità dei casi scartata. Se la coppia

Reality

è invece disponibile ad adottare un minore con problemi psichici e/o fisici e assume il compito con la consapevolezza del danno, occorre sempre riflettere per approfondire il motivo che induce ad accettare di adottare un minore con handicap; vi possono essere ideali sociali, religiosi che attivano la disponibilità ad offrire una famiglia a chi difficilmente potrebbe averla; al contrario vi possono essere proiezioni riparative vissute a livello profondo. In sintesi, la coppia, prima di pronunciare la decisione di adottare dei figli, deve tenere conto di questi aspetti: integrazione della coppia, ovvero la coppia deve saper riflettere sul fatto di essere o meno davvero una coppia con un rapporto consolidato e arricchito da scambi, con un alto livello di consapevolezza; la coppia deve valutare la propria sensibilità e capacità di provare emozioni, in modo che queste facilitino la comunicazione per permettere di accogliere e cogliere il significato profondo e affettivo dell’esperienza dell’adozione; è necessaria quindi una capacità introspettiva della coppia; la consapevolezza della scelta, ovvero

la condivisione della scelta adottiva e, infine, la capacità educativa, cioè la capacità di creare un rapporto educativo impostato sulla comprensione, dialogo e fiducia reciproca, consapevolezza della specificità del ruolo di genitori adottivi, assenza di rigidissimi e piani predefiniti. Il contesto adottivo è un contesto, che ancora di più degli altri contesti di vita, necessita di uno scambio comunicativo e affettivo tra marito e moglie, imprescindibile per accogliere dei bambini che già hanno un dramma alle loro spalle. Quando i problemi personali della coppia prevalgono su quelli del minore da adottare, o si ritiene che fra l’adottare un bambino e il procrearlo non ci sia che poca sofferenza, si impone che la coppia abbia seri dubbi sulla sua possibilità di affrontare l’esperienza adottiva. È in questo senso che si parla di consapevolezza. La coppia ha il dovere, nel rispetto soprattutto per la vita del minore, di conoscere e valutare affondo le motivazioni profonde che li spingono ad accogliere dei figli nella loro vita.


Adozione

Testimonianze: la nascita e l’arrivo Q

uando accogliamo un figlio, che ci sia affidato dalla natura o dal destino, in ogni modo dalla vita, diventiamo genitori e con lui realizziamo nuove corrispondenze in un tessuto affettivo e relazionale. Il momento in cui il figlio si manifesta è una nascita, sia che debba uscire dalla pancia della mamma, sia che ci venga affidato come un frutto maturo nato altrove. Il figlio adottato non arriva indubbiamente dopo ecografie, esami medici o visite ma in seguito ad interrogativi d’altro genere, questionari, colloqui. Anche adottare è percorrere un cammino d’incertezze e riflessioni timorose ma insieme di speranze e luci che ci abbagliano d’improvviso; qui, l’itinerario è compiuto insieme, pariteticamente padre e madre. Il bambino appena adottato è reale, come quello appena nato. Fino all’ingresso del figlio, vi è comunque un percorso di organizzazione, d’attesa sociale e di preparazione mentale; nondimeno, il figlio non è acquistato come un prodotto, sezionato come un oggetto, è piuttosto accolto come una nuova vita. Entrambi le tappe, genitorialità biologica ed adottiva, colgono in ogni modo di sorpresa ed inesperti, malgrado infinite supposizioni e prove attraversate. Si spalanca a tutti gli effetti un incognito nucleo da edificare, scoprire e condividere, e ciò comporta non esistere più e solo per se stessi

TEXT Patrizia Bonistalli

ma per una relazione. Pur non essendo stato generato, tra figlio e genitore adottivo si crea la medesima dipendenza che esige pari capacità di

pri bisogni, il genitore a decifrarne i richiami, fino ad istaurare una comunicazione significativa nella salvaguardia di un delicato sviluppo. Ogni

Qualunque figlio è prima di tutto un individuo, diverso da chi lo ha generato e da chiunque altro creare vincoli e unioni. Dentro questa essenza avviene la costruzione della storia ed identità individuale. La nuova famiglia si fa rifugio della storia a venire e anche di quella sopita; è il primo spazio in cui il figlio apprende ad appagare o ridimensionare i pro-

bambino ricerca la propria garanzia di sopravvivenza, percepisce nei famigliari stabilità e simbiosi, mentre la vita può disorientarlo in qualsiasi momento: allora si ha più bisogno di appartenere a qualcuno, di ottenere la certezza di essere voluto. Reality


Società

Un nuovo centro per i piccoli N

TEXT Angela Colombini / PHOTO Foto Elle

el Comprensorio del Cuoio, vede la luce una nuova struttura adatta ai bambini, un nido aziendale, inaugurato sabato 9 maggio in via Viviani a Santa Croce sull’Arno, la nuova sede educativa scolastica “Sbirulino” dell’Edmondo De Amicis. Un riconoscimento all’impegno di tante persone che hanno creduto in questo progetto e si sono impegnate per la sua realizzazione. “Un centro costruito con moltissimo impegno e scrupolosità” ha sottolineato la direttrice Alessandra Caponi, “dove ogni piccolo dettaglio è stato deciso seguendo le caratteristiche del progetto educativo. Grazie alla FISM di cui sono Presidente provinciale e di cui fa parte la scuola dell’infanzia che già gestiamo”. Alessandro Valiani, presidente del centro ‘De Amicis’ ci spiega i motivi della sua nascita che soddisfa i bisogni del territorio di Santa Croce sull’Arno, soprattutto per quelle famiglie nelle quali anche le madri lavorano. La collaborazione di alcune aziende del Comprensorio e la rilevante cifra che la Regione Toscana ha elargito a fondo perduto per la realizzazione del progetto hanno convinto i membri del CDA a decidere per l’esecuzione della struttura che si stende al pia-

no terra per circa 300 metri quadri. Un nido aziendale, nato con la volontà di offrire una risposta concreta ai bisogni delle famiglie, garantendo sicurezza, assistenza pedagogica e molta professionalità. Le esigenze di lavoro fanno sì che in molte famiglie entrambi i genitori siano impegnati in attività lavorative per diverse ore del giorno e quindi non abbiano la possibilità di accudire i propri figli. Spesso non possono nemmeno contare sul supporto dei nonni. La struttura è molto accogliente e costituita da un unico grande volume con piano terra e primo piano circondato da tanto verde e un ampio spazio esterno utilizzabile per il gioco dei bambini. Al piano terra si trova il Nido Aziendale, arredato con tutte le accortezze necessarie per accogliere fino a 45 bambini

dai tre ai trentasei mesi. Una parte di questi posti sarà riservata, trattandosi di nido aziendale, alle aziende che hanno sottoscritto la convenzione con l’Ente “Edmondo De Amicis”, usufruendo anche di uno sconto sulla retta di frequenza. ll Nido Sbirulino avrà un calendario ed un orario scolastico molto flessibile per le esigenze di ognuno ed è prevista addirittura la sola frequenza pomeridiana per chi lo vorrà.


Formazione

Corsi di formazione convenzionati con UniCOOP Firenze

Uno sconto del 20% per tutti i soci COOP sui corsi organizzati da FO.RI.UM e Netaccess FO.RI.UM L’Agenzia Formativa Fo.Ri.Um., costituita nel 2000, è una società cooperativa che opera nel campo della Formazione delle Risorse Umane ed in particolare in settori quali: conciario, calzaturiero, alberghiero, artigiano, edile, ristorazione e servizi, educativo e sociale, informatico, servizi alle imprese, turistico ed ambientale. I servizi erogati da parte di Fo.Ri.Um. sono rivolti ad Aziende, Enti pubblici e privati ed altre Organizzazioni e Scuole e possono essere così individuati: Consulenza, Progettazione, Selezione degli iscritti, Orientamento professionale, Counseling Orientativo, Bilancio di competenze Coordinamento didattico e organizzativo dei corsi, Organizzazione di Stage e Tirocini formativi, Ricerca e studi, Gestione Amministrativa. Inoltre è: accreditata con il codice n. PI0477 dalla Regione Toscana ai sensi della DGR 968/07 e successive modificazioni con decreto n. 962 del 10 Marzo 2009 negli Per informazioni: Fo.ri.um. in via del Bosco , 264/f S.Croce sull’Arno (PI) Tel 0571/360069 www.forium.it - info@forium.it Netaccess in via Pacinotti, 2 S. Croce sull’Arno (PI) Tel 0571/366980-367755 - cell. 3484405321 www.netaccess.it - info@netaccess.it

Patente Europea Del Computer ECDL 44 ore - costo €500,00 -20% = €400,00 + € 240,00 per skill card e 7 esami (facoltativi) ECDL Disegno CAD 2D settore architettura e ingegneria Principianti 40 ore - costo € 865,00 -20% = € 692,00 Professionisti 20 ore - costo € 475,00 -20% = € 380,00 Patente Europea Qualità: EQDL START 24 ore - costo € 400,00 -20% = € 320,00 EQDL FULL 40 ore - costo € 625,00 -20% = € 500,00 Estensione ECDL in ambito sanitario per medici e operatori costo €400,00 -20% = € 320,00 Programmazione .Net 80 ore - costo € 1.187,50 -20% = € 950,00 Modellista Calzature 120 ore - costo € 1.440,00 -20% = € 1.152,00 Modellista Calzature CAD CAM 110 ore - costo € 1.300,00 -20% = € 1.040,00

Addetto Informatico con competenze in ECDL e Web Design 300 ore - costo € 1.400,00 -20% = € 1.120,00 Possibilità di riduzione dei costi sulla base del riconoscimento dei crediti in ingresso: € 750 per chi è già in possesso della patente europea Tecnico Qualificato Editor Multimediale 600 ore - costo € 2.400,00 -20% = € 1.920,00 Fotografia digitale base 10 ore - costo € 225,00 -20% = € 180,00

I CORSI

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razie alla convenzione stipulata tra la Fo.Ri.Um, Netaccess srl e la sezione Soci (Valdarno Inferiore) di Unicoop Firenze, i possessori di Carta Socio e i loro familiari di 1° grado possono usufruire dello sconto del 20% su tutte le attività di Formazione.

TEXT Francesca Ciampalini & Carla Sabatini

Nell’importo sono compresi l’iscrizione, la frequenza, libri di testo, l’assicurazione contro infortuni e rischi civili, il materiale didattico. Tutti i prezzi indicati sono comprensivi di IVA. Possibilità di riduzione dei costi sulla base del riconoscimento dei crediti in ingresso. Tutti i corsi sopraindicati sono frequentabili per occupati e disoccupati sia a pagamento sia gratuitamente con attivazione dei vouchers. I corsi saranno attivati con un minimo di 10 persone. I Corsi sono tenuti in via Pacinotti 2 a Santa Croce sull’Arno, in orario mattutino, pomeridiano e serale.

ambiti: Formazione e Apprendistato; certificata UNI EN ISO 9001 Ed 2000 per il proprio Sistema Qualità. NETACCESS srl La Netaccess Soluzioni informatiche è un’azienda ICT fondata nel 1996 si occupa oltre alla formazione informatica e linguistica di produzione software, vendita e assistenza sistemistica/hardware. Da alcuni anni è Test Center accreditato da AICA (Associazione Italiana Calcolo Automatico) per eseguire gli esami per le certificazioni europee ECDL livello eCitizen, Core, Advanced, CAD, Health, EQDL. Ogni ultimo lunedì del mese è attiva una sessione d’esame per tutte le certificazioni. La prenotazione degli esami deve pervenire entro 10 giorni lavorativi dalla data della sessione. Reality


Sport

Un uomo e il tennis Ricordi di Mauro Sabatini, uno dei fondatori nel 1967 del Tennis Club Santa Croce sull’Arno

M

auro Sabatini. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non lo dimenticherà mai: non si può dimenticare un personaggio così, a Santa Croce sull’Arno (Pisa) quando parlavi di tennis, pensavi a lui. Un punto di riferimento per chi lo ha conosciuto. Un uomo di sport, in particolare un uomo di tennis, con la battuta sempre pronta, generoso ed instancabile, questo e molto altro era Mauro. Nella sua carriera dirigenziale è stato da sempre il pilastro fondamentale del Tennis Club dirigendo con grande passione l’omonimo torneo internazionale ITF under 18, uno dei più importanti a livello giovanile: un grande atto d’amore della sua passione tennistica, torneo considerato tra i primi 3 al mondo sulla terra rossa. In 31 edizioni (l’ultima conclusasi lo scorso 16 maggio) vi hanno partecipato talenti divenuti poi famosi nel panorama professionistico: da Gabriela Saba-

Reality

tini a Martina Hingis, da Thomas Muster a Yevgeny Kafelnikov, fino ad Andy Murray e Ana Ivanovic. Alcuni ricordano, che a Mauro, piaceva distribuire ai ragazzi del torneo, delle magliette con la scritta “prima di calpestare l’erba di Wimbledon... ho giocato il torneo di Santa Croce” (rigorosamente in inglese). Mauro se n’è andato, dopo aver lottato come un leone con un tumore che l’aveva minato nel corpo, ma non certo nello spirito. La dignità e la tenacia con cui ha affrontato questa tremenda malattia dovrebbero essere d’esempio per tutti noi, lui non ha mai mollato e fino alla fine è andato a testa alta. (Margherita Casazza)


O

ggi ci piace immaginare nuvole color d’argilla, campi di tennis che galleggiano in cielo, perché ai bordi ci sarebbe lui, Mauro Sabatini, a parlare ed a scherzare con i giocatori, con il pubblico, con gli amici di sempre, magari con Nicla Miglori e Stephan Winkler. L’ho conosciuto solo come dirigente di tennis, ma era stato un ottimo giocatore negli anni ’50 e ’60, ai tempi della Coppa Facchinetti, dei completi bianchi e delle corde di budello. Quel tennis di provincia sano e goliardico, fuori dagli schemi del noblesse oblige, Mauro Sabatini lo aveva fatto diventare il marchio di fabbrica del suo circolo e della sua persona. Nel 1967, insieme ad altri sei appassionati, fondò il TC Santa Croce sull’Arno: ai margini della cittadina del cuoio, in località Cerri, un piccolo viottolo di ruvida campagna toscana avrebbe condotto a un club del tennis capace di sfornare tanti campioni (i fratelli Restelli, Ettore Rossetti, Elisa Balsamo, Matteo e Martina Trevisan) e di ospitare negli anni eventi di alto livello. Su tutti, il celebre torneo internazionale juniores ITF, nato nel 1979, divenuto grade 1 del circuito mondiale nel 1992, squisita anteprima del Bonfiglio di Milano ed oggi tra le prime 3 tappe al Mondo sulla terra rossa. Molto presto Mauro Sabatini divenne il patron del TC Santa Croce sull’Arno, il direttore d’orchestra, un deus ex machina di rara efficacia, di forte personalità e di una bonarietà pressoché introvabile altrove. Era un perfetto conoscitore dell’ambiento tennistico italiano, dei suoi personaggi e della sua politica, dei suoi vizi e delle sue virtù. Altrettanto egregiamente conosceva i grandi del tennis perché li aveva visti, annusati e infine decifrati da giovani in quella Caprera in terra rossa che rimane il ‘suo’ torneo internazionale under 18, tra vassoi di calde pastasciutte e maratone al terzo set sotto il sole cocente di maggio, una tappa indispensabile per arrivare all’erba di Wimbledon, come da sempre ha recitato la maglietta in inglese donata ai partecipanti. Oggi che Mauro Sabatini non c’è più, il tennis si accorgerà di aver perso un

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grande uomo e un eccellente dirigente, che dispensava consigli e richiedeva attenzioni nel nome dello sport, e mai per interessi personali. Come i grandi club, è giusto che anche il TC Santa Croce sull’Arno abbia il suo libro: nessuno tra 30 o 50 anni potrà dire che Mauro Sabatini ce lo siamo inventato. (Marco Massetani) Foto Massimo Covato

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bbiamo conosciuto Mauro più da vicino negli anni che vanno dal 1998 in poi, nostro compito in quanto rappresentanti della Pro Loco era quello di promuovere il Torneo di tennis giovanile che si svolge ormai da trent’anni nel mese di Maggio nei campi del Tennis Club della nostra città. Abbiamo avuto così occasio-

ne di conoscere una persona ricca di passione per lo sport ma soprattutto innamorato della propria città. Mauro ha costituito per noi in tutti questi anni un esempio da imitare nella nostra attività di partecipazione alla vita civile. Il rapporto con Mauro è diventato nel tempo molto stretto, amichevole ed affettuoso, tanto è che spesso ci esortava e ci ricordava che le cose che si fanno hanno come obiettivo principe il bene della nostra città e sentirsi utili e soddisfatti del proprio operato anche se spesso dal mondo che ci circonda non arrivino stimoli e le giuste gratificazioni. Per certi versi Mauro, spesso si rivolgeva a me utilizzando una frase che era solito usare mio padre “se hai voglia di farlo, fallo pure e non pensare agli altri”. (Angelo Scaduto) Reality


Sicurezza

Difesa è anche non trovarsi soli I

TEXT Patrizia Bonistalli

l settore della sicurezza si è caratterizzato per l’assiduo e veloce avanzamento dettato dalla continua espansione degli atti criminosi, nel corso del quale poche aziende realmente specializzate e credibili si sono distinte, a fronte di secondi operatori con competenze viceversa inadeguate e strutture di qualità carente. Un sistema di allarme progettato da

Esa Elettronica: professionalità e tecnologia da oltre venti anni a servizio della tua sicurezza parte di specialisti della sicurezza nell’ambito di imprese specificamente perfezionate, procura non solo un adeguato servizio di tutela all’interno delle nostre abitazioni o sedi, ma anche l’introduzione di un’apparecchiatura che perfettamente si adatta alle necessità di coloro che vi risiedono. La società Esa Elettronica, stabilita

Reality

e consolidata da uno staff dirigenziale e attento è composta da un gruppo di installatori professionisti con elevate specializzazioni tecniche, che insieme a partner investigativi opera con esperienza ventennale acquisita in vari campi di applicazione, civile, industriale e militare. Coordinata esclusivamente da effettivi specialisti in sicurezza, la società incentra la propria attività su tecnologie rigorose e funzionali e propone oltre a ciò prodotti con garanzie precise, inint e r ro t t a m e n te aggiornati sulla traccia dell’evoluzione della criminalità. Precedentemente

all’installazione di un qualsiasi impianto, l’organizzazione esegue una meticolosa ricognizione dell’area d’interesse: l’accento è posto in primis sulle esigenze molteplici dell’utente, tenendo conto della sensibilità e della soglia d’esposizione al rischio dei locali in oggetto. Esa dispone di protezioni di varia tipologia: rilevatori di movimenti in spazi interni, in grado di distinguere la presenza di persone o animali; sensoristica perimetrale che segnala l’apertura di porte, finestre, sensoristica esterna in grado di rilevare un tentativo d’intrusione già prima dell’entrata nei locali protetti. Le protezioni possono essere coadiuvate da sistemi di difesa passiva come nebbiogeni in grado di confondere ed oscurare l’area protetta, oppure telecamere che permettono la videoregistrazione di un evento specifico e l’invio automatico e diretto ad una Centrale di sorveglianza. Su richiesta, i clienti Esa hanno l’opportunità di un controllo on line in tempo reale delle reciproche proprietà tramite acquisizione delle


immagini. La congiunzione di un programma rigoroso di manutenzione come pure di un irreprensibile grado d’assistenza, completano in Esa l’offerta di un sistema d’allarme di valore. Ad evidenziare la prerogativa dei clienti Esa, in nessun caso trascurati nelle fasi successive all’istallazione, è rilevante il servizio di teleassistenza e telecontrollo operativo 24 ore su 24. Questa gestione permette di informare direttamente con un servizio di messaggistica SMS ogni utente sulle irregolarità del sistema, mentre l’installatore, informato prontamente con una determinazione esatta dell’anomalia, può riattivare rapidamente la copertura, specialmente in caso di assenza prolungata dei residenti. Il controllo computerizzato consente una riduzione sui costi di gestione considerevole, grazie alla supervisione ininterrotta delle apparecchiature, di eventuali inserimenti, disinserimenti o allarmi impropri, nonché di allagamenti di seminterrati, possibile mancanza di corrente, anomalie in seguito a temporali o sbalzi di tensione. La manutenzione preventiva produce oltretutto un metodo di prevenzione nei riguardi della strumentazione stessa. Ogni singolo allestimento è pensato allo scopo di ottenere un apparato efficace di difesa dalle intrusioni che s’integri perfettamente nello stile di vita dei proprietari e costituisca un reale investimento.



Formazione

Agenzia Formativa D

TEXT Dott. Federico Ghimenti (Direttore Organismo Formativo)

elta Consulting ha ottenuto un importante riconoscimento da parte della Regione Toscana: è stata accreditata come Organismo Formativo (cod. PI0526) nell’ambito della formazione riconosciuta e finanziata.

Delta Consulting è stata accreditata come Organismo Formativo: un’opportunità per un cammino di crescita Il sistema di accreditamento degli organismi formativi prevede che l’azienda adotti un sistema di gestione della qualità ISO 9001 e, nell’ottica di un costante miglioramento, l’organizzazione si è impegnata inoltre ad ottenere la certificazione ambientale ISO 14001 e la certificazione della sicurezza OHSAS 18001. L’accreditamento rappresenta quindi un’opportunità per un cammino di crescita tecnico organizzativa al fine di valorizzare l’esperienza sviluppata sul campo da oltre tre decenni.

L’organismo formativo di Delta Consulting intende proporre corsi diversificati, mirati a settori particolarmente rilevanti nella zona. I corsi prevederanno lezioni frontali, esercitazioni, discussioni supportati da materiale documentale e strumenti informatici, tenuti da professionisti esperti. Sarà prevista una partecipazione attiva atta a consentire un approfondimento mirato e concreto delle specifiche realtà lavorative dei partecipanti, sperimentando anche modelli e strumenti innovativi per l’apprendimento come lo studio di casi pratici e reali.

Si prevedono: - CORSI in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro (ex D.Lgs.626/94 e D. Lgs. 81/08) - CORSI per alimentaristi (HACCP) - CORSI DI FORMAZIONE MANAGERIALE

- INFORMATION AND COMUNICATION TECNOLOGY – ICT

Su richiesta degli utenti saranno progettati CORSI DI FORMAZIONE per il settore BENESSERE rivolto ad OPERATORI TERMALI, ADDETTI FRONT OFFICE E ACCOGLIENZA, ecc.

Per ulteriori informazioni consultare il calendario degli eventi sul sito www.consultingdelta.it oppure contattare la segreteria: tel. 057134503 Reality


Ambiente

Fonti rinnovabili G

TEXT Patrizia Bonistalli

li enti territoriali, in conformità a normative di livello nazionale e locale, stanno operando con molteplici progetti già in itinere o in procinto di essere avviati, volti alla salvaguardia ed alla valorizzazione del territorio. Crescente è l’impegno dei soggetti preposti in azioni di sostegno e sensibilizzazione al risparmio energetico, nonché in eventi d’informazione ai cittadini per rafforzare una valida cultura dell’am-

il rispetto dell’Uomo in un ambiente migliore biente e divulgare le opportunità effettive di utilizzazione di impianti che impiegano fonti energetiche rinnovabili. Il vento, il sole, il calore della terra, il mare, sono sorgenti che generano le cosiddette energie rinnovabili. Il loro utilizzo non nuoce alle risorse della nostra natura, pertanto, assicura una crescita che non compromette la possibilità di sviluppo delle popolazioni future e non da meno, l’utilizzo di tali energie non concorre all’aumento dell’effetto serra. Optare per il risparmio energetico significa permettere uno sviluppo che custodisce e difende

Reality

l’ambiente in cui viviamo senza che esso si danneggi. Alcuni di questi tipi di energia sono prodotti in piccole installazioni domestiche per rispondere specificamente al bisogno energetico delle nostre case. Acquisire ed adottare tecniche adatte a ridurre i consumi comporta l’utilizzo di tecnologie o di accorgimenti in grado di indirizzare l’energia in modo più efficiente affinché vi siano meno sprechi. Tra i metodi eventuali si ac-

cenna ad esempio alla sostituzione delle tradizionali illuminazioni con il Led (diodo ad emissione luminosa) che consente risparmi elevati legati al basso consumo: una lampadina a Led produce luce priva di componenti IR e UV e possiede un’elevata efficacia e funzionalità. Per quanto concerne piuttosto gli impianti di riscaldamento degli edifici, si raffrontano indicazioni utili per risparmiare energia quali l’isolamento termico


delle pareti, l’uso dei cronotermostati, delle caldaie a condensazione. Proseguendo, accenniamo all’impianto geotermico, progettato per il riscaldamento efficace dell’ambiente, che sfrutta la differenza di temperatura esistente tra l’atmosfera ed il sottosuolo per la produzione di acqua calda sanitaria. A livello di energia elettrica, un metodo sicuro di risparmio energetico è riconoscibile nell’allestimento degli impianti fotovoltaici; si tratta di una tipologia d’istallazione che agisce catturando le radiazioni attraverso pannelli che convertono direttamente in energia elettrica la luce solare, con una potenza fino a 300 Watt ed una garanzia di efficienza di circa 20 anni: tramite un dispositivo è possibile tenere sotto controllo il loro funzionamento, e per mezzo di appositi misuratori valutarne quantitativamente l’energia prodotta e quella immessa in rete. Infine, ma non ad esaurirsi, segnaliamo i pannelli solari termici che utilizzano l’energia termica del sole per riscaldare l’acqua, prestabiliti ad uso sanitario o per riscaldamento. Gli studi e i monitoraggi condotti dagli organi preposti, danno forte impulso ad un investimento sempre maggiore in sorgenti energetiche poiché queste offrono numerosi vantaggi: risparmio di combustibili, affidabilità degli allestimenti, costi irrisori per la relativa manutenzione, Doveroso e non ultimo rimarcare la grande opportunità di produzione energetica in assenza di qualunque emissione inquinante, nel pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente.


Lineapelle

Spring Summer 2 0 1 0

La novità desta l’attenzione, che diventa curiosità, che si trasforma in ansia, che determina il desiderio: lo voglio, e sùbito. Perché devo aspettare fino alla prossima stagione? E’ quel che è accaduto a Lineapelle di Bologna, osservando negli stand del Valdarno il pellame - frutto d’innovazione tecnologica e ricerca moda -. E attenzione alla particolarità: ciò non scaturiva dal marketing – che in queste operazioni è maestro, ma ormai anche il consumatore è smaliziato – bensì dal pellame stesso. Che aveva accanto le scarpe o le borse già realizzate, ma spesso era soltanto qualche pelle, già tagliuzzata da chi, appunto, non ha saputo aspettare a prendere un pezzetto. Perché gli aveva eccitato l’immaginazione. Il campionario estivo ha sempre colori più accattivanti, rispetto all’invernale: anche se la bella stagione 2010 appare lontana. CONSAPEVOLEZZA Un economista comportamentale farebbe studiare il caso. Di cui il vicesindaco di Fucecchio, Silvia Melani (ora consigliere provinciale a Firenze), dà questa interpretazione: “Ho visto la consapevolezza dei conciatori nelle proprie capacità, riconosciuta dai clienti esteri. E ciò è importante anche, se resta la preoccupazione immediata. Non c’è dubbio che il settore, nel mondo, deve comunque fare i conti con noi. Ed esiste anche il ricambio generazionale, come fiducia nel futuro”. Era infatti in uno stand insieme a Filippo Banti, esponente dell’associazione giovani imprenditori conciari di Santa Croce. Che aggiunge: “Occorre determinare le aspettative in moda, colore, superficie, manualità”. NATURALEZZA Un sandalino dal colore solare, in cui qualunque donna non vede l’ora di mettere il piede, è alla conceria Settebello. “Il mezzo vitello, perlato, ha morbidezza naturale, pur non avendo metalli pesanti nella conciatura”, osserva Paolo Ceccarini. VINACCIA Non è l’unica curiosità, girando qua e là. Ci sono anche le spalle al vegetale che odorano di moka, caffè, miele, oppure vinaccia; oltre che di buon cuoio naturale. “Il colore rosato sulla superficie e il profumo di vino che si sente avvicinando il naso derivano da una tamponatura a mano, con prodotti esclusivamente naturali: gli stessi che vengono utilizzati per l’alimentazione - racconta il tecnico Fernando Zappolini,dell’industria pellami Valdarno International. Il pellame, spessore pesante, è stato richiesto per cinture di qualità e di tendenza. Se un bambino piccolo portasse la cintura alla bocca, non avrebbe niente da temere. Al FIANCO Un’altra giovane imprenditrice è Martina Squarcini, alla terza generazione (il babbo Curzio, il nonno Dario) nella conceria Il Ponte. Mostra un fianco, la parte ritenuta meno nobile della spalla e del groppone.

Eccita l’immaginazione e crea aspettative, il pellame TEXT Luciano Gianfranceschi


Silvia Melani, consigliere provinciale a Firenze e Filippo Banti, esponente dell’associazione giovani imprenditori conciari di Santa Croce sull’Arno (Foto Mauro Rossi)

Il fotografo Oliviero Toscani alla conferenza stampa del Consorzio Vera Pelle al Vegetale

Il presidente dell’UNIC Graziano Balducci (a sinistra)

Il sindaco di Santa Croce sull’Arno (PI), Osvaldo Ciaponi (a sinistra), con Giacomo Puccini, l’imprenditore Giovanni Catastini e Massimo Fanella. (Foto Mauro Rossi)

“Valorizzarlo è una risorsa, ha un fiore fine e il prezzo un po’ più accessibile. E’ conciato al vegetale: naturalmente morbido”. PERVICACIA Il sindaco di Santa Croce, Osvaldo Ciaponi, al ritorno era meno teso che al mattino. Sintetizza: “Ho visto impegno e anche grande determinazione, da parte degli imprenditori, che hanno presentato in mostra campionari e articoli eccezionali. In un periodo di crisi, questa pervicace volontà d’insistere in quel che si crede davvero, è fondamentale. Non ci sono defezioni nella partecipazione alla fiera. Tutti presupposti per cogliere la ripresa che verrà”. TRASPIRARAZIONE Siamo nello stand di Giovanni Catastini, dove c’è il pellame che traspira. E lo dimostra: in un piccolo contenitore c’è una porzione di pellame. Sotto la pelle c’è l’aria, sopra c’è l’acqua. L’acqua non penetra, la pelle è idrorepellente. Invece azionando una pompetta che immette aria, l’aria passa in superficie, come si può vedere dalle bollicine che forma. Dunque nella scarpa il piede non avrà umidità, ma se sudato godrà di una salutare traspirazione. NEI FATTI, PERO’... Attilio Gronchi presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola, conclude: “Ci sono articoli, di cui si fanno tre pelli al giorno, con un’intagliatura così precisa, salvaguardando la morbidezza e aggiungendo la coloritura”. Infine, aggiornando la valutazione a qualche mese di distanza, ecco Alessandro Francioni, presidente dell’Assoconciatori: “Ci aspettavamo un esito incerto, ma nei fatti la scorsa edizione di Lineapelle non è poi da buttare”.



5

Sensi

di Margot

Ho incontrato per la via un giovane poverissimo che era innamorato. Aveva un vecchio cappello, la giacca logora, l ’acqua gli passava attraverso le suole delle scarpe e le stelle attraverso l ’anima. (Victor Hugo)


Piaceri di palato


Enrico Derflingher

di Claudio Mollo

Ambasciatore del gusto italiano e di ambasciatori della cucina italiana si può parlare Enrico Derflingher rappresenta sicuramente quello per eccellenza. Un moderno viaggiatore, come venivano chiamati un tempo i rappresentanti, in grado di dispensare la cultura e la piacevolezza del cibo e dell’accoglienza italiana. Originario di Varenna, piccola perla affacciata sul Lago di Como, inizia con la scuola alberghiera, poi i primi contatti con il mondo del lavoro: in Germania con le stagioni invernali e in esclusivi hotels e ristoranti della Costa Smeralda, in estate. E ancora, insieme alla catena Orient Express per 6 anni e poi il grande salto e l’inizio del confronto con le cucine e gli chef di locali 3 Stelle Michelin, francesi, svizzeri e tedeschi. Esperienze che segnano profondamente la sua professionalità avviandolo definitivamente verso la cucina di altissimo livello. A soli 26 anni un concorso all’estero che all’inizio sembrava fosse per l’assunzione di uno chef per l’ambasciata italiana a Londra, mentre in realtà tutto quell’incredibile lavoro fu fatto per scegliere la persona che sarebbe diventata lo chef personale dei reali d’Inghilterra e che avrebbe condotto, oltre alle cucine di Buckingam Palace, anche quelle delle altre residenze reali, compreso lo Yacht Britannia e il treno reale. Tre anni vissuti al massimo, sia professionalmente che a livello personale, che gli hanno permesso di conoscere modi e mode di cucinare, un po’ di tutto il mondo, e favorito la conoscenza personalmente di presidenti e uomini politici di molte nazioni, come ad esempio il presidente americano George Bush, che conquistato dalla sua cucina, dopo l’esperienza inglese, lo volle anche lui alla Casa Bianca per due anni. Oggi Enrico Derflingher si può trovare in Giappone, nel suo ristorante, L’Officina di Enrico, proprio nell’incredibile e cosmopolita Tokyo. “Il Giappone, una terra e una filosofia di vita che mi ha sempre affascinato, rimasto sempre un po’ fuori rotta dalle mie esperienze professionali, fino al momento in cui venni coinvolto in due grosse manifestazioni che mi permisero di attivare i primi giusti contatti, poi un’altra occasione più unica che rara, quella di organizzare un grande banchetto per la

figlia dell’Imperatore e successivamente un opportunità imperdibile con una compagnia locale, che mi ha poi permesso l’apertura dell’attuale ristorante proprio in centro a Tokyo. Poco dopo l’avvio dell’Officina, l’invito di Giorgio Armani a gestire come responsabile delle cucine il suo nuovissimo locale nella bellissima struttura di 12 piani conosciuta in tutto il mondo come “l’Armani Ginza Tower”, sempre a Tokyo. Situazioni che attualmente viaggiano ambedue felicemente, con un clientela importante e selezionata, locali nei quali si propone soltanto cucina italiana, quella vera, in uno stile tutto italiano, che io cerco di trasmettere attraverso una filosofia culinaria fatta di grandi prodotti – importati direttamente dall’Italia - e brevissime lavorazioni per mantenere integre le qualità di ciascun alimento. Mi piace, in un piatto, far riconoscere gli odori, i sapori dei cibi e giocare con i colori. Creatività senza esasperazione, per riuscire, come dice Gualtiero Marchesi ogni volta che assaggia la mia cucina, a proporre una cucina “mangiabile”. Con la cucina non mi è mai interessato impressionare nessuno, ed ho sempre avuto come scopo finale quello di conquistare il palato di chi assaggia i miei piatti. In giro per il mondo ho conosciuto la globalizzazione del gusto, frutto soprattutto delle ultime tendenze culinarie, ma questo aspetto non mi è mai piaciuto molto. Uso la mia Officina come un vero e proprio laboratorio gastronomico, nel quale vengono testati i piatti, le tecniche e per formare il personale, proponendo una cucina molto formale, mentre nel ristorante del “Ginza Tower” di Armani metto in atto le stesse preparazioni in una cucina meno formale, più snella e dinamica. Volendo usare un termine da stilista, una cucina più “prêt-à-porter”. Trovo che sia bellissimo esportare il gusto italiano all’estero, soprattutto in posti come il Giappone, punto d’incontro di tutto ciò che è moda e tendenza. Grande porta dell’oriente per ogni tipo di commercio e cultura, ed in posti come questo, il cibo, continua a proporsi ai primi posti, come un importante interlocutore, con infinite storie ed esperienze da raccontare”.

Current Omotesando 3F,4-26-21 Jingumae,Shibuya-ku - TOKYO - 150-0001 JAPAN Tel. 03-3401-7262 Fax.03-6804-8713 odeinfo@officina.jp


Malta, perché no?! TEXT & PHOTO Carlo Ciappina

I

l primo caldo si è fatto sentire, le ferie sono alle porte, tuttavia può capitare di non aver ancora idee chiare su dove trascorrere le vacanze. Per staccare non c’è niente di meglio di un isola tropicale, ma dove andare? I viaggi tipo “Laguna blu” di Maldive o Seychelles sono esclusiva di piccioncini innamorati in luna di miele, ma esisteranno altri posti simili dove non sia necessario portarsi a seguito un bouquet di fiori d’arancio? Si, Blue Lagoon, vero angolo di paradiso appena 100 chilometri a sud delle coste siciliane, a Comino, la più piccola delle isole dell’arcipelago di Malta; e’ una baia di acque chiare e cristalline, incastonata come una gemma fra due isole di solo 7 residenti, raggiungibile con battelli che, al ritorno, fanno tappa alle grotte marine regno del sub e snorkeling. In alta stagione la baia si riempie di yacht tuttavia, grazie ad un limite boe da non oltrepassare, non disturbano i bagnanti. Lì a due passi, sulla St.

Mary’s Tower dominante Comino, si riconosceranno i luoghi dove fu ambientato “Il Conte di Montecristo”, ma tutto l’Arcipelago è stato location cinematografica ideale, forse perché ha tutto, coste lunghissime, alte, rocciose, spiagge semidesertiche, ramate, dorate, templi megalitici, torri saracene, chiese barocche, forti militari, facendone il set perfetto dove girare pellicole di ogni epoca, quali: Travolti da un insolito destino, Troy,

Viaggi

Il Gladiatore, Alexander, Swept Away, Munich, Il Codice da Vinci. A Rinella, i cinefili possono visitare gli Studi Cinematografici del Mediterraneo, hanno ospitato lungometraggi, finctions, come Cutthroat Island, Pinocchio, U-571, White Squall; Popeye Village, il villaggio del film Braccio di Ferro, è stato trasformato, per la gioia dei più piccoli, in un parco di divertimenti, per i più grandi meglio abbinarlo a un giro in barca attorno ad Anchor Bay fino a spiagge come Paradise Beach. Abbandonatevi poi al fascino antico di Mdina, l’antica capitale, detta “città del silenzio“,

passeggiando per le sue vie misteriose si potranno rivivere alcune scene con Edmond Dantes nel film “Il Conte di Monte Cristo”; altri due passi e siamo già ai bastioni della cittadella da dove godere di una vista sbalorditiva. Ma Malta è stata definita anche l’ombellico del Mondo Antico per essere stata segnata dal passaggio di Fenici, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Normanni, Aragonesi, Cavalieri di San Giovanni, Francesi, Inglesi. Di loro ci sono rimaste le vestigia, affascinante caleidoscopio culturale percepibi-


le anche nell’idioma maltese, un mix unico al mondo di arabo, siciliano, inglese; gli studenti affluiscono nelle sue ottime scuole da mezza Europa per imparare la lingua di Shakespeare, seconda ufficiale dopo il Maltese, ma anche per dedicarsi alla vita notturna di Paceville, scintillante sobborgo che offre un numero impressionante di locali notturni in poche centinaia di metri. Per i meno giovani senza problemi di portafoglio può andare benissimo il Level 22, esclusiva discoteca al ventiduesimo piano del grattacielo del Portotomaso, una sorta di Porto Cervo vicino Paceville, rinomata per i suoi residence eleganti, i ristoranti esclusivi, e porto circolare per l’attracco riservato di imbarcazioni; sembra che la politica di Malta voglia favorire il turismo con prezzi altamente competitivi per coloro che amano il fuoribordo. Per gli

amanti del gioco d’azzardo da non perdere il Casinò di Venezia a St. Julians e quello di Bourghibba. Malta colpisce anche per essere a misura d’uomo, le dimensioni sono così contenute da permettervi di passeggiare al mattino sulle spiagge di Millieha, pranzare nel villaggio di pescatori di Marsallokk con ottimo pesce fresco, godersi del tramonto dalla rocca di Rabat con un panorama mozzafiato. Per gli amanti dell’arte, poi, la scelta è impressionante, sicuramente da non perdere all’interno della Co-cattedrale San Giovanni della Valletta l’opera forse più famosa del Caravaggio, la

celebre “Decollazione del Battista”, davvero sublime! Da non dimenticare che tutta La Valletta è considerata patrimonio tutelato dell’Unesco con le tipiche casette a schiera verandate stile britannico che ricordano i 160 anni del passato dominio di Sua Maestà; Rabat e Mdina, evocanti nel loro nome il passato islamico, sono invece ricche di capolavori di epoca barocca che fanno sognare, la cattedrale di Mosta, ispirata di certo al Pantheon di Roma, possiede una immensa cupola certamente fra le maggiori al mondo. Splendido il colore di Malta, giallastro per il suo calcare tipico, che al sole acce-

cante estivo diventa quasi bianco impreziosendo chiese e palazzi barocchi dal richiamo quasi leccese, ma quando saliamo sui un tipici autobus isolani, a porte aperte, color rosso e giallo, vecchissimi, quando tiriamo una cordicella e poi si scende, beh allora ti accorgi che l’Africa non è poi così lontana. Quel bus ormai sta a Malta come la gondola a Venezia, lo trovi come souvenir dappertutto, tuttavia tifiamo per la sua salvaguardia per continuare a godere ancora di quel mondo antico. Nella pagina precedente dall’alto: Porto di La Valletta, Isola di Comino a Blue Lagoon, Mdina, la “Città del Silenzio”, Cattedrale di Mosta In questa pagina dall’alto: Scoglio di Cominotto a Blue Lagoon, Facciata Co-cattedrale di San Giovanni, Villaggio di pescatori a Marsallokk, Case a schiera a La Valletta.


100 Bugatti anni di


Dal 23 al 30 maggio le strade toscane sono state animate da uno spettacolare raduno organizzato dal Bugatti club Italia per festeggiare il centenario di fondazione della marca, nata nel 1909 a Molsheim (all’epoca località in territorio tedesco, passata alla Francia nel 1919). Per una settimana 130 vetture selezionate del prestigioso marchio si sono mosse tra Castiglione della Pescaia, la val d’Orcia, il parco dell’Uccellina, Larderello, Volterra, l’isola d’Elba, San Galgano e Massa Marittima, soffermandosi in particolare nelle località della Maremma. Si è trattato del più grande raduno Bugatti di tutti i tempi, con auto che rappresentano tutta la produzione della Casa e provenienti da 18 nazioni diverse. (Foto Archivio CTE)


RADUNO SCOOTER E MOTO

Domenica 14 giugno a Santa Croce sull’Arno (Pisa) motociclisti e scooteristi si sono radunati per il 1° Raduno Scooter e Moto organizzato da Taddei Store, aperto anche ai quattordicenni con il loro cinquantino. All’iscrizione sono stati distribuiti gadget per tutti i partecipanti. Alle 11 partenza per il giro turistico che ha attraversato i paesi di Fucecchio, San Miniato, Corrazzano e si è concluso in località La Sughera dove i partecipanti hanno pranzato presso un agriturismo. La giornata è trascorsa poi a bordo piscina. Un’ottima idea vista la calda giornata di sole! (Foto di Luca Federici)


FUCECCHIO: PALIO DELLE CONTRADE

Fin dal mattino ha preso vita fra le vie del centro la sfilata storica; una moltitudine di colori, la bellezza dei figuranti, ma soprattutto gli splendidi abiti in stile medioevale. L’abito che promuoverà il Palio delle Contrade in tutte le manifestazioni comunali e nazionali, è stato realizzato dalle studentesse della IV classe dell’Istituto Checchi, indirizzo moda. Con il passare delle ore la tensione e l’adrenalina sono diventate sempre più alte, tra gli inni cantati ad alta voce dai contradaioli, mentre si avvicinava la grande battaglia consumata nella “Buca”.Sant’Andrea è stata la contrada vincitrice del palio di quest’anno con il fantino Alberto Ricceri sul cavallo Mississipi. (Foto Orsini - Fucecchio)


CASTELFRANCO DI SOTTO: PALIO DEI BARCHINI

Foto Signorini Piero

Foto Signorini Piero

Foto Signorini Piero

Foto Signorini Piero

Foto Signorini Piero

Da sempre una manifestazione contraddistinta da aggregazione sociale, recupero e valorizzazione delle tradizioni e sana competizione. Una settimana di iniziative ha fatto da contorno alla corsa dei barchini vera e propria. La sfilata storica è stata preceduta dall’allestimento di un campo di battaglia e da una grande cena medievale in Piazza XX Settembre. Poi un torneo tra musici e sbandieratori delle rispettive contrade (San Bartolomeo, San Martino, San Michele e San Pietro). Questa 23a edizione è stata vinta dalla contrada San Pietro a Vigesimo con Mirko Toni e Yuri D’Onofrio che hanno portato alla vittoria il barchino della contrada biancoceleste. (Foto Studio Signorini Piero - Castelfranco di Sotto)

Foto Giustino

Foto Signorini Piero


TENNIS: XXXI TORNEO INTERNAZIONALE UNDER 18

Il 16enne brasiliano Tiago Fernandes (in alto a destra) è il vincitore del singolare maschile dei 31° Internazionali juniores di Santa Croce sull’Arno. Ha superato in finale il neozelandese Sebastian Lavie per 76, 62 recuperando dal 3-5 nel primo set. Yulia Putintseva (in alto a sinistra), 14enne moscovita, conquista il successo del singolare femminile confermandosi talento indiscutibile del tennis giovanile mondiale. Ha sofferto più del previsto con la polacca Madga Linette. La Puntinseva si è imposta per 76,57,62 dopo quattro ore di gioco e dopo un match dalle mille emozioni. Yulia Putintseva si è aggiudicata anche la 30° Coppa Beppe Giannoni quale atleta più giovane approdata ai quarti di finale. (Foto Massimo Covato)

RISULTATI FINALE: Singolare maschile: Fernandes b Lavie 7-6 (5) 6-2. Singolare femminile: Putintseva b Linette 6-7 (9) 7-5 6-2. Doppio maschile: Horansky/Kovalik b. Huang/Scholtz 6-3,1-6, 10-3. Doppio femminile: Cepede Royg/Krunic b. Eikeri/Susanyi 6-1,7-5.


A

Un fiore tra le acque di Paolo Pianigiani / foto Alena Fialová volte può capitare di confondere questo bellissimo fiore che Claude Monet ha reso immortale, con un altro, altrettanto bello, che era sacro agli antichi egizi: il fiore del loto. Appartengono allo stesso genere, ma a famiglie diverse. La prima differenza sta nel fatto che le ninfee (famiglia delle Nynphaeaceae) galleggiano sulle acque, facendo concorrenza alle ranocchie, mentre il fiore del loto (famiglia delle Nelumbonaceae) si innalza verso l’alto a cercare il sole. In Egitto il dio Sole, Ra, era rappresentato come un bambino seduto sopra un fiore di loto, dal quale era nato. Fatti i dovuti distinguo, veniamo a conoscere più da vicino questo straordinario miracolo della natura, che compare fra il verde intenso delle sue foglie, si apre ad accogliere i raggi del sole, e di notte si richiude, sdegnando le ombre. Le foglie delle ninfee, così caratteristiche, nascono dal fondo dei laghi completamente arrotolate, per spiegarsi poi sulla superficie dell’acqua, come le pagine di un libro. I fiori possono essere di diversi colori, ma principalmente dalle nostre parti dominano il bianco e il rosa-violaceo.

U

S

n’antica leggenda parla di una ninfa che viveva in un lago; il suo nome si è perso nella memoria degli uomini, ma era bellissima e innamorata. Voleva conquistare il cuore di un re e, non avendo vesti adatte, pensò di recuperare l’oro che sapeva essere custodito nel fondo del lago, per abbigliarsi come conveniva ad una regina. Si immerse fra le acque che conosceva così bene, recuperò l’oro e tornò felice alla superficie... Ma il fondo melmoso, che l’amava in segreto, per paura di perderla, la trattenne, fino a farla morire. Di lei ci sono rimaste, immortalate da un dio, solo le sue mani ricolme d’oro: i bianchi petali simili a dita sottili, che stringono le mille pagliuzze d’oro. Ad ogni volgere delle stagioni la ninfa prova ad uscire dal suo lago, per cercare il suo re; ma sempre rimane legata al fondo, da un destino avverso e da un amore crudele. Di lei si vedono ancora solo le bianche mani, piene d’oro.

econdo Esiodo, il grande poeta greco dei miti, le Ninfe erano divinità minori, che avevano in dono una bellezza straordinaria, ma che, pur vivendo a lungo, erano mortali. Avevano nomi diversi, che cambiavano con i luoghi che abitavano: nel mare si chiamavano Oceanine o Nereidi, come Calipso, che imprigionò fra le sue braccia Ulisse per 10 anni; nelle acque dei fiumi e dei laghi erano dette Naiadi. Le ninfe della Notte erano le Esperidi e la celeberrima Eco era una Oreide, una ninfa dei monti. Anche con lei il destino fu impietoso: siccome era una gran chiaccherona, Giove la usava per distrarre la moglie Giunone durante le sue frequenti scappatelle... Ma Giunone se ne accorse e la punì, togliendole la capacità di parlare e costringendola a ripetere solo le ultime frasi che udiva. Eco, a complicarsi la vita, s’innamorò perdutamente di Narciso, che però la respinse. E lei, disperata, fuggì nei boschi, scomparendo nel nulla, lasciando solo la sua voce, che ci ripete all’infinito le nostre ultime parole.


Foto Alena Fialovรก


Miti e Leggende

V

enere, la Dea della luce, della bellezza e dell’amore, nacque in un’alba di primavera nel mare argentato di Cipro. Dallo Zefiro gentile la conchiglia ove giaceva la Dea era stata portata sulla riva. Qui, la valva opalescente si era dischiusa e ne era balzata fuori, meravigliosa di freschezza e di grazia la Dea. Mentre, avvolta da veli vaporosi, ella si avviava lungo la spiaggia, i fiori nascevano sotto i suoi piedi e accorrevano le Ore dalle ali di farfalla. Esse le asciugavano il corpo rorido, le posavano sul capo una scintillante corona d’oro e le cingevano le bianche braccia con monili preziosi. Giove intanto mandava dal Cielo un carro tirato da bianche colombe e in quel cocchio Venere apparve agli Dei riuniti sull’Olimpo ad attenderla. Un saluto trionfale accolse la nuova Dea e tutti la elessero, unanimi, regina di bellezza. Ma le altre due Dee, Giunone e Minerva, che fino allora avevano tenuto lo scettro della bellezza sull’Olimpo, sentirono una punta di invidia a quelle ovazioni entusiaste. E ne approfittò la livida Discordia per eccitare gli animi al rancore e gettare inosservata per terra un pomo di massiccio oro, dove era scritto “Alla più bella”. Giunone subito lo raccolse, Minerva glielo strappò di mano, Venere reclamò per sé la mela scintillante. Giove per mettere fine al litigio disse alle tre Dee: “Scendete tutte e tre sul monte Ida e chiedete il giudizio del principe Paride che sta guardando pascere i suoi armenti sulla prateria. Egli deciderà quale di voi sia la più bella!”. Le Dee obbedirono e, scese sulla montagna, dissero al bel principe pastore: “A chi di noi daresti tu il pomo destinato alla Dea più bella?” Paride rimase a lungo stupito davanti a quelle sfolgoranti bellezze e veramente non sapeva neppure lui quale scegliere. Ma infine, mentre le divinità attendevano intrepide il suo giudizio,si accostò a Venere e le diede il pomo, dicendo: “A te Venere, il pomo della bellezza”. E così da allora la Dea nata dalla schiuma candida delle acque di Cipro restò incontrastata regina di grazia e di amore nell’Olimpo e il suo irresistibile sorriso assoggettò il Cielo e la Terra.

Venere




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