Reality 76

Page 1

76

76

eality

Centro Toscano Edizioni ISSN 1973-3658

9

771973 365809

20152

Anno XVII n. 2/2015 Trimestrale â‚Ź 10,00


Rag. Alessandro Susini Agente procuratore Promotore finanziario

Via Brunelli 13/17 56029 Santa Croce sull’Arno (Pisa) Tel. uff. 0571 366072 - 360787 Fax 0571 384291

e-mail:

susini.assigest@gmail.com 16430000@allianzras.it

© www.ctedizioni.it

© www.ctedizioni.it

Agenzia Principale

Conceria San Lorenzo Spa Via Provinciale Francesca Nord, 191-193 56022 Castelfranco di Sotto (PI) - Italy Tel. +39 0571478985-6 Fax +39 0571489661 www.sanlorenzospa.it - info@sanlorenzospa.it



© www.ctedizioni.it

Luxury Paint www.luxurypaint.eu www.autostile.it

Via Pisana, 139 Loc. Pieve a Ripoli 50050 Cerreto Guidi (Firenze) Tel. 0571 588191 - 340 6788918 autostile@autostile.it

®



© www.ctedizioni.it

Conceria dal 1973

GENUINE MADE IN ITALY TECNOLOGIE MANGUSTA PELLAMI SRL

Padiglione 15 Stand L11/13 - M12/14

Viale Antonio Meucci, 6 56029 - Santa Croce sull’Arno (PI) Tel. 0571 33436 - Fax 0571 381661 tecnologiemangusta@interfree.it www.tecnologiemangusta.com

44


EDITORIALE

Che barba! S

i rincomincia, riparte il gran tour di Reality con Pitti Uomo, la grande manifestazione che segna l’inizio dell’estate. Con il gran sole partono anche i festival dei quali, come sapete, ormai da anni siamo partner e divulgatori dei programmi: da La Versiliana alle 11 Lune di Peccioli, dal Pucciniano al Festival Ballet e alla festa del Teatro di San Miniato. Pitti a Firenze registra numeri considerevoli per il 2015, sia visitatori italiani che Bayern internazionali: un bel segno più per il Made in Italy. Quel che mi ha incuriosito in buona parte dei personaggi che frequentano il mondo della moda, non è stata la lunghezza o, meglio, la “cortezza senza accortezza” degli orli dei pantaloni, ma un gran ritorno della barba. Mi domando per quale motivo, se ce n’è uno. Forse per praticità pensando all’esigenza di radersi tutte le mattine? Oppure perché fa moda? Gli uomini più in vista oggi la portano, dagli attori – italiani e hollywoodiani – agli sportivi, per non parlare del mondo degli artisti e degli intellettuali per i quali la barba è sempre stata un elemento distintivo. Il saggio, uomo di grande esperienza, con la sua candida barba comunica un’idea di assoluta affidabilità, ma anche il boscaiolo in camicia di flanella e lunga barba suggerisce sicurezza e forza. Sarà perché la barba esprime e lascia passare, sul viso degli uomini che la portano, lo scorrere del tempo e con esso le esperienze vissute, gli ostacoli superati. Come a dire, più è lunga e bianca più sarà la vita vissuta. Anche i bambini sono più attratti da un viso barbuto che da uno ben curato e liscio. Basti pensare a Babbo Natale. Certo è che la barba rende misteriosi. Se poi al posto d’una giacca con borchie da motociclista o una camicia a quadrettoni le si abbina un abito sartoriale a doppio petto intero o spezzato, un pantalone leggermente corto, un mocassino con le nappine calzato scalzo come vogliono gli ultimi dettami della moda, siamo quasi al top! Sono decine i fashion-look che incroci oggi nei centri metropolitani. Tanti anche i giovani e giovanissimi che ostentano barbe lunghe e ben curate. C’è stato un periodo in cui la barba significava protesta, ribellione, anticonformismo. Molti di voi se lo ricorderanno. Oggi sei uomini su dieci portano la barba. Dei quattro che non la portano, alcuni lo fanno per scelta, altri perché non ce l’hanno. Sarà semplice moda o, come credo, la barba vuol rappresentare uno stile di vita comoda, magari semplicemente la voglia di cambiare. Penso comunque che essa sia una risposta a quel mondo maschile che stava diventando alquanto curato e sofisticato, avvicinandosi troppo all’universo femminile. La semplicità sia la più grande stravaganza, dunque! Care amiche, per un po’ di tempo dovremo abituarci a baciare uomini – figli, mariti, compagni, amici – dal viso coperto da folte barbe. E se la donna baffuta è sempre piaciuta, che dire dell’uomo barbuto?

5

R


MAGAZINE

Centro Toscano Edizioni

eality

CASA EDITRICE

I NOsTrI sErvIZI Reality

CT News

NOTIZIE ON-LINE

Associazione culturale artistica

uffIcIO sTampa

reality

Centro Toscano Edizioni srl Sede legale Largo Pietro Lotti, 9/L 56029 Santa Croce sull’Arno (PI) Studio grafico via P. Nenni, 32 50054 Fucecchio (FI) Tel e fax 0571 360592 info@ctedizioni.it - www.ctedizioni.it Direttore responsabile Margherita Casazza direzione@ctedizioni.it Direttore artistico Nicola Micieli Redazione redazione@ctedizioni.it Studio grafico lab@ctedizioni.it Abbonamenti abbonamenti@ctedizioni.it Text Luvi Alderighi, Paola Baggiani, Tiziana Basili, Irene Barbensi, Andrea Berti, Gloria Bardi, Margherita Casazza, Carla Cavicchini, Andrea Cianferoni, Carlo Ciappina, Carmelo De Luca, Cristina Di Marzio, Vania Di Stefano, Angelo Errera, Federica Farini, Maria Laura Ferrari, Annunziata Forte, Eleonora Garufi, Emanuela Gaudenzi, Roberto Giovannelli, Roberto Mascagni, Marco Massetani, Monica Montagnani, Paola Ircani Menichini, Nicola Micieli, Ada Neri, Paolo Pianigiani, Silvia Pierini, Fernando Prattichizzo, Elena Profeti, Giampaolo Russo, Domenico Savini, Stefano Stacchini, Leonardo Taddei.

Photo Archivio CTE Stampa Bandecchi & Vivaldi s.r.l. - Pontedera (PI) ISSN 1973-3658

In copertina: Calonaci Astratto-concreto. Parete occupata. Spazio VII 2014, acrilico su tela, 85x72 cm

Reality numero 76 - giugno 2015 Reg. Trl. Pisa n. 21 del 25.10.1998 Responsabile: Margherita Casazza dal 19.11.2007

www.ctedizioni.it info@ctedizioni.it

© La riproduzione anche parziale è vietata senza l'autorizzazione scritta dall'Editore. L'elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze. Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero del suo autore e pertanto ne impegna la responsabilità personale. Le opinioni e più in genere quanto espresso dai singoli autori non comportano responsabilità alcuna per il Direttore e per l'Editore. Centro Toscano Edizioni Srl P. IVA 017176305001 - Tutti i loghi ed i marchi commerciali contenuti in questa rivista sono di proprietà dei rispettivi aventi diritto. Gli articoli sono di CTE 2014 - Largo Pietro Lotti, 9/L - Santa Croce sull’Arno (PI) - tel. 0571 360592 - mail: info@ctedizioni.it AVVISO: l’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali, involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.


SOMMARIO

ARTE MOSTRE LETTERATuRA TERRITORIO STORIA 10 21 22 24 26 28

In viaggio con Calonaci Bellonzi e Cagli Ceramicando. Vannucchi Gli scemi della fattoria 4 Dottori della Chiesa Alice nel paese delle meraviglie

30 32 36 40 43 45

47 48 52 55 56 58

Rispetto … a chi? Opere d’ingegno Eno-wellness Novità editoriali 11Lune a Peccioli L’immortalità di Molière

7

Mezzo uomo mezzo cavallo Arte in Italia Velenosa bestia? Dimore della storia Vinci. Non solo Leonardo Vetro verde a Empoli

R



SOMMARIO

SpETTAcOLO EVENTI EcONOMIA SOcIETà cOSTuME 61 62 64 66 69 70 71 72

S. Miniato. LXIX Festa del Teatro La Versiliana Festival Ballet Sulle rive del lago Estate a Villa Bertelli Tradizioni toscane Invisibilia Mogol

73 74 76 78 80 83 85 87

88 90 91 92 94 95 96

Gli obiettivi dell’EXPO Splende l’azzurro Dynamo Bike Challenge Crazyrunner Mode di moda Benvenuta estate! Ungaretti

9

Con Liszt a Firenze Intersezioni Non c’è due senza tre Cannes. Francia Palma d’Oro Abitare in verde Marmo, che passione! Caro maestro L’inflazione italiana

R


R A

ARTISTA

in

viaggio con

Calonaci

Nicola Micieli

Astratto-concreto sintesi creativa della conoscenza ...Quando nella forza creativa i sensi rivelano la possibilità d’azione hanno il potere di porre l’idea, rivelare la presenza possibile di argomenti strutturali, forme pure nell’Astratto-concreto, i nuclei si fanno sentimento, e presenza, il profumo di futuro-presente apre alla libertà il pensiero e l’azione, ai sensi la creatività.

G

iuseppe Calonaci si è particolarmente dedicato, in questi ultimi anni, a circostanziare un’idea di città a sviluppo verticale, approfondendo una tipologia formale per lui non inedita, ma certo sin qui meno frequentata delle partiture piane. Ha così aggiunto una stazione alle tante del suo ormai lungo e diramato itinerario di ricerca: un ulteriore stato di avanzamento del suo progetto complessivo di “casa dell’uomo”, come potremmo chiamare l’insieme della sua opera di scultore e pittore.

Astratto-concreto parete occupata L’immagine va oltre i confini della tela, senza delimitazioni occupa la parete. L’opera è rappresentata da immagini e forme, dipinte al centro di una tela che non ha limiti, libera in tutta la sua concezione il bianco diventa parete: questa è la forza scatenante che restituisce l’immagine nel contesto dell’insieme. Calonaci, 2012

10

I manufatti e gli impianti che la compongono, ispirati a coordinate astrali, recano i segni dell’uomo di oggi in viaggio verso il futuro e le tracce delle trascorse navigazioni. Luoghi di compresenze in sospensione temporale, dunque, di incontri e attraversamenti, la casa e la città dell’uomo generano impulsi vitali e sollecitazioni creative, analogamente ai congegni propulsori di energia che Calonaci anni fa concepiva in termini di Macchine del sole, in definitiva progetti di città utopiche sviluppate sul piano.


Astratto-concreto. Parete occupata Sinfonia in giallo, 2014

Performance di Calonaci alla Biennale di Venezia, 2005

11


Le poderose strutture plastiche in cui si traducono le visioni urbane in verticale di Giuseppe Calonaci hanno una significativa ambivalenza, insieme meccanica e totemica. Da una parte colpisce il loro aspetto di poderosi congegni, il cui movimento si indovina lento e serrato in una sorta di corazza insieme difensiva e offensiva; dall’altro, la loro imponenza e impenetrabilità fa pensare a presenze poste a presidio di un territorio sacro. Possiedono dunque l’ambiguità, o se vogliamo la duplice natura della macchina che nella sua conformazione futuribile conserva un’anima arcaica e arcana. Per analogia formale le Città verticali sono assimilabili a torri di apparenza coriacea e arcigna, dagli andamenti e dalle forme irregolari ed estrose. Come sua abitudine, lavorando in parallelo sui medesimi temi, alle proposte plastiche Calonaci ha fatto corrispondere non poche versioni bidimensionali. Quanto a impatto visivo, le immaginarie planimetrie urbane dipinte risultano certo attenuate rispetto alle versioni scultoree, grazie alla fantasiosità del disegno e alle godibili campiture cromatiche composte a tarsia nella partitura, con un

effetto dinamico da macchine inutili non immemori di Depero e di Munari. Dopo l’excursus in verticale, Calonaci ha lavorato esclusivamente nel corso della superficie a un nuovo ciclo intitolato “Parete occupata”, del quale possiamo qui mostrare in anteprima alcune immagini, e sono estesi luminosi dipinti ideati ed eseguiti con la proprietà linguistica e il rigore formale che hanno sempre contrassegnato il suo lavoro. Li trovo strettamente correlati alle non poche declinazioni della sintassi astratto-concreta che da sempre caratterizza il suo lavoro, con la quale esordiva allo scorcio degli anni Cinquanta. Quelle partiture astratte ormai storicizzate, erano fondate sulla medesima chiave linguistica del ciclo pittorico recente, che sembra per questo chiudere un giro di spirale e recuperare un astratto-concreto originario di pura forma, dopo una quantità di variazioni sintattiche e declinazioni stilistiche esperite muovendo dall’ordine costruttivo della geometria e dall’astrazione formale. Nei decenni del suo ormai lungo percorso, Calonaci ha difatti enucleato strutture primarie ed elaborato composite conformazioni nelle quali si incontrano gli

Astrattismo & Citazione. Immigrazioni 7, 2002 in alto La cattedrale della luce, 1970, Barberino Val d’Elsa Disponibili 1, 1973, Scuola San Teodoro, Venezia

12


archetipi delle culture umane e le acquisizioni dell’immaginario scientifico, sviluppandosi in proiezione spaziale e sotto specie di simboli a un tempo antropologici e cosmologici. Calonaci ha assunto l’immagine della “parete occupata” quale presupposto concettuale e insegna del nuovo ciclo pittorico in chiave astrattoconcreto e privo di connotazione semantica e di rimando simbolico. L’idea della parete, che è poi il fondo bianco sul quale si “manifestano” le partiture di pura qualificazione formale, lascia intendere che la superficie idealmente illimitata del fondo (anche se contenuta nel perimetro della tela) sta per lo spazio cosmico, che include e rivela lo spazio edificato come struttura formale dall’immaginazione umana, e mi viene da pensare che ogni partitura rispecchi, come in un frattale, una ipotesi possibile della struttura dell’intero universo. Diciamo pure che ogni partitura può essere letta come un minuscolo brano d’affresco o di mosaico grazie al quale intuiamo la complessa struttura formale sommersa in un’antica parete. Ricordo che il lavoro già autonomo e maturo di Calonaci prendeva l’avvio alla seconda metà degli anni Cinquanta, dopo una fase formativa iniziale dedicata allo studio di temi figurali di gusto tra etnografico e bizantino e di paramenti decorativi astratti, importanti anche sul piano delle applicazioni tecnologiche sotto specie di smalti industriali su metalli. L’incontro poi con il conterraneo Silvano Bozzolini e gli artisti chiamati a sperimentare gli smalti su acciaio alla Siva, Calonaci entrava decisamente nell’ambito della ricerca, accogliendo la sintassi formale astratto-concreta già messa a punto, in Toscana, dal gruppo Astrattismo Classico. La scelta astratta, segnatamente geometrica, degli esordi è stata per Calonaci una via maestra sin qui mai abbandonata e che egli ha percorso, beninteso, con una propria modalità d’uso e di destinazione espressiva del linguaggio, mai arenandosi nella ripetizione o nella prevedibilità della cifra formale. Un linguaggio in divenire, dunque, flessibile tanto da consentirgli molteplici scenari – dalle Cattedrali ai Disponibili, dai Messaggi del sole ai Tatuaggi alle Macchine del sole e altro in estensione di scala anche considerevole – e non escludere nemmeno gli innesti, le citazioni, le confluenze figurative o comunque la compresenza, nella medesima opera, di impianti astratti e dati visivi riferibili alla realtà oltreché vere e proprie “citazioni” iconiche. È quel che accade con i cicli Immigrazioni (immigrazioni ovvero trasferimenti

Forme rosse, 1961, smalto su acciaio

Attesa, 1961, olio su tela

Città d’oro, 1961, smalto e bronzo su acciaio Danza. Opera n. 7, 1961, smalto bollito su acciaio

13


Segnali della memoria. Porta della pace 1981, chiesa di San Giuseppe Poggibonsi

Corpi in movimento. Spazio nero, 1973, scultura piana in legno policromo

Cattedrali. Racconti nello spazio, 1970

Stelle nel deserto, 1996

Segnali della memoria, 1983, sabbia di Maremma, happening a Torre Mozza, Piombino

e accoglienze, nella partitura evidentemente rappresentativa dell’immaginario d’un artista occidentale, di segni, simboli, testimonianze dai repertori delle etnie e dai depositi delle civiltà) e nel capitolo Spiritualità in cui si collocano la Via Crucis, il San Gimignano in trono, le Porte dell’anima e altre opere di soggetto sacro o di rimando non generico alla sfera del sacro. Un linguaggio comunque giocato, pagina a fronte Città verticali, gruppo, 2008 anche nel caso delle partiture miste

aniconiche e iconiche, intorno alle possibilità di elaborazione e integrazione di figure e strutture geometriche primarie. Anzitutto il cerchio e sue derivazioni e scomposizioni e combinazioni, delle quali Calonaci non ha mancato di evidenziare, traducendoli in luoghi comunicativi quali veri e propri teatri di topografia immaginaria, le proiezioni culturali e i depositi simbolici di ampia portata ideale e di sicura risonanza pubblica. Non dunque la geometria assunta

14

quale puro metro di scansione e articolazione degli elementi formali nello spazio. Nella coerenza degli snodi e delle correlazioni tra le fasi della sua ricerca scalata per cicli, ognuno dei quali contrassegnato da un assunto tematico che giustifica e qualifica le diverse situazioni formali, Calonaci è dunque approdato a quegli ipotetici luoghi dell’umana vis edificatoria che ha intitolato Città verticali e ha presentato nel 2009 a Firenze distribuendole tra


15


Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, Palazzo Medici Riccardi e Accademia delle Arti del Disegno. Pare evidente l’intenzione dell’artista non tanto di presupporre una loro eventuale traduzione in vertiginosi manufatti edilizi, per quanto, in questo senso, non manchino nei nuovi profili metropolitani le proposte di megatorri realizzate – ancor più numerose quelle date sulla carta ad anticipare future imprese – certo funzionali ma formalmente originali e persino eccentriche, rispetto al modello classico della torre-grattacielo, che sfida le altezze senza tradire la logica delle ortogonali. Delle Città verticali Calonaci sottolinea piuttosto il carattere di utopie progettuali, di luoghi dell’immaginario urbano in cui si vorrebbe condensata un’idea insieme antropologica e cosmografica della città da abitare in senso logistico e relazionale, come viaggiatori che provengono da luoghi e tempi remoti e vanno verso un altrove altrettanto lontano. Nel loro ardimento costruttivo, di aggregati evidentemente destinati all’uomo e conformati alla misura e alla cultura di ipotetici suoi bisogni futuri, questi organismi ascendenti contengono anche una componente simbolica, quali enigmatici segni a scala urbana nei quali si deposita la memoria del tempo e il sentimento della radice. Ambivalente è dunque il loro partecipare della dinamica funzionale propria all’immenso congegno meccanico, peraltro evocatore di arcane macchine astrali, conservando altresì l’apparenza dei totem depositari dello spirito della natura, assieme agli elementi e alle forze che la compongono e la attraversano. Pur essendo compatte e di articolazione stringente, queste opere hanno un loro carattere architettonico. Sia gli impianti scultorei, che Calonaci costruisce su base geometrica, variamente qualificando e incastrando i volumi e i piani, sulle direttrici di assi portanti in funzione anche di linee di forza, sia i dipinti eseguiti con analoga logica costruttiva, per quanto la tridimensionalità simulata dello spazio pittorico le assimili alle sculture piane tipiche del periodo dei Disponibili. Ossia del ciclo di opere “aperte”, progettate in modo da assumere più di una conformazione combinandone diversamente le parti, cambiandone le dimensioni e gli orientamenti in rapporto allo spazio e all’ambiente di destinazione. Quella planare è la tipologia formale che Calonaci ha maggiormente frequentato nel corso ormai di oltre un cinquantennio di ricerca. Non sfuggirà come nel tutto tondo delle Città verticali, e puntualmente nelle precedenti opere in alzato, egli preferisca risolvere i volumi mediante prismi piuttosto che

16

Studio per Città verticale, 2008

modulazioni plastiche, talché al giro dello sguardo l’opera offre una serie di prospetti, che potremmo leggere in sequenza di registri, immaginando di distendere sul piano la sfaccettata morfologia del tutto tondo. L’Albero dei cristalli collocato a Colle Val d’Elsa nel 2003, è un chiaro esempio del carattere sostanzialmente planimetrico della scultura di Calonaci. Questa considerevole opera è anche la più compiuta anticipazione della tipologia plastico-strutturale ampiamente posta con le Città verticali e che era nelle premesse d’un laboratorio plastico e pittorico giocato essenzialmente sulla scansione e sulla articolazione dei piani lungo e intorno ad assi e linee di forza portanti. Calonaci le aveva in vario modo anticipate con una serie concatenata di evidenze plastiche e pittoriche risalenti, le prime, addirittura al 1957-1958, quando realizzava l’estesa Torre blu per lo stabilimento Siva di Poggibonsi, e poi via via costruiva a cassaforma la Cattedrale della luce (1970) a Barberino Val d’Elsa, concepiva anche in verticale i Messaggi del sole (1978-1981), realizzava numerose stele sempre mirate a stabilire collegamenti tra la casa dell’uomo sulla terra e lo spazio cosmico della sua provenienza e della sua destinazione. a fianco Città verticale, 2008 Della memoria. Il rosso, 2008



Giuseppe Calonaci è nato nel 1931 a Poggibonsi, in provincia di Siena, dove tuttora risiede. L’istituzione della Scuola privata di Disegno classico Formativo, diretta da Pilade Moni in modo sperimentale e pionieristico. Nel 1948 svolge l’attività di decoratore e disegnatore nella vetreria Boschi di Colle Val d’Elsa (Siena). Nel 1955 fonda a Poggibonsi la Siva, una fabbrica di smalti d’arte su acciaio, dove operano, su invito, Silvano Bozzolini, Pierachille Cuniberti, Gualtiero Nativi, Marta Pieraccini, Concetto Pozzati e numerosi altri artisti. Disegna per la Fornace Fontana di Castellina in Chianti (Siena) una collezione di vasi e piatti per l’arredamento, recuperando il metodo degli antichi smalti degli orci. Dal 1957 opera con le avanguardie fiorentine nell’ambito degli svolgimenti dell’Astrattismo classico. Nel 1974,

Animazione di uno spazio 1979 bronzo patinato Banca Toscana, Poggibonsi

durante la personale al Palazzo Reale di Caserta, riceve dalla Società di Storia Patria e dalla Società Dante Alighieri la Medaglia d’Argento “Luigi Vanvitelli”. Nel 1977 viene premiato alla Prima Triennale di Arte e Design di Prato, come giovane artista, insieme all’architetto Giovanni Michelucci, che ottiene il Premio alla Carriera. In occasione della personale a Hot Springs, negli Stati Uniti, nel 1990 viene insignito, per meriti culturali, del titolo di Ambasciatore onorario dell’Arkansas dal Governatore Bill Clinton e di cittadino onorario di Hot Springs dal Mayor of City. Nel 1991 promuove il Comitato per l’istituzione della Piazza dell’uomo, uno spazio monumentale per la città di Poggibonsi. Partecipa alla costituzione del gruppo Esteriorizzazione, presentato nel 1992 nello storico caffé fiorentino Le Giubbe Rosse. Nel 1993 fonda a

Castiglione della Pescaia il Cantiere Arti Visive e promuove con la ProLoco l’annuale Premio Piazzetta. Nel 1996 riceve, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana. Nel 1998 istituisce e disegna per il Rotary Alta Valdelsa il premio Lingotto dell’amicizia. Nello stesso anno ottiene il Premio Città di Poggibonsi. La sua attività si è svolta per periodi, che sono: Astrattismo Classico, fino al 1969; Le Cattedrali, dal 1970 al 1972; I Disponibili, dal 1973 al 1977; Il messaggio del sole, dal 1978 al 1981; Segnali della memoria, dal 1982 al 1986; Tatuaggi, dal 1987 al 1990; Le macchine del sole, dal 1991 al 1996; Immigrazioni, dal 1997 al 1999; Spiritualità, dal 2000 al 2001; Astrattismo & Citazione; Città Verticali (2002-2009) e periodo attuale Astratto-concreto/Parete occupata.

CALONACI/ASTRATTO-CONCRETO/PARETE OCCUPATA I dipinti del ciclo Astratto-concreto.Parete occupata di Giuseppe Calonaci saranno esposti all’Accabi Hospital Burresi di Poggibonsi, città natale dell’Artista. La grande mostra, che è patrocinata dal Comune di Poggibonsi e si avvale dei contributi critici di Crispolti, Menegazzo e Micieli e della collaborazione della Galleria Santo Ficara e dell’Associazione Estrosi, si inaugurerà alle ore 18 di giovedì 1 ottobre e sarà visitabile tutti i giorni fino al 31 ottobre, dalle 17 alle 20 (fuori orario per appuntamento, lunedì chiuso), Catalogo Bandecchi & Vivaldi.

18


Astratto-concreto. Parete occupata Stratificazione, 2014

19


20


ARTE

Bellonzi e Cagli

F

ortunato Bellonzi (Pisa 1907 Roma 1993) non ha mai amato né curato le proprie carte personali. Quel poco che sopravvive fu ordinato solo in parte da mia madre, Myriam Manzella, sua compagna di lavoro e di vita alla Quadriennale d’Arte di Roma. Il mio contributo migliorativo deve ancora espletarsi a integrazione del succinto profilo e della scarna bibliografia che pubblicai nel catalogo (Milano 1995) della Pinacoteca Dantesca della Casa di Dante in Abruzzo, a lui intitolata per volontà di Corrado e Lina Gizzi, una rara coppia di colti mecenati moderni. Da qualche tempo vado esplorando (spesso perdendomi...) lettere, ritagli, dattiloscritti, manoscritti, libri e cataloghi di mostre, testimoni di un mondo culturale che si è rivelato non solo ricco e sorprendente, ma anche, consolatore e terapeutico, dati i tempi che corrono; vi si sente a tratti e d’improvviso quel profumo d’Uma-

nesimo che ha reso e rende speciali i migliori italiani vissuti e viventi. Di recente Francesco Izzo, a nome del sodalizio degli amici di Leonardo Sciascia, mi ha chiesto se vi fossero lettere del grande scrittore siciliano. L’indagine sinora non ha avuto esito, ma non dispero di trovare qualcosa. Con queste poche righe vorrei commentare un’immagine, qui riprodotta, che è anche un tassello episodico del mosaico dei rapporti interpersonali che costellarono l’esistenza di Bellonzi uomo e studioso, al quale nulla può rimproverarsi, tranne l’aver trascurato i propri interessi, ammalato com’era d’altruismo e patologicamente dimentico di se stesso. Generazioni di artisti gli devono molto e la dedica “all’amico fraterno Fortunato Bellonzi, il suo Corrado Cagli. Milano 29 nov. 1965” non è di maniera, ma rivelatrice di una stima e di una fratellanza ideale che trovano espressione nel disegno di “risposta alla tua lettera” (ne ho cercato invano la minuta; altri potrà forse recuperare l’originale). La sede è una copia del catalogo della straordinaria Mostra antologica di Cagli tenutasi a Milano tra il 29 novembre 1965 e l’8 gennaio 1966. Sul retro della tavola f.t. riproducente la Battaglia di S. Martino (1936) si riporta una citazione da Bellonzi, Pittura italiana, V, Milano 1963, p. 186, mirabile per sintesi; il quadro è ammirato non solo “per l’arditezza dell’impresa,

21

felicemente condotta a termine in una stagione in cui fallivano analoghi impegni celebrativi di maestri allora in fama, ma anche e soprattutto per il diverso sigillo di civiltà impresso in quella vasta composizione decorativa, dove le scoperte assunzioni culturali dell’alto Rinascimento confluiscono in una vena popolaresca, schietta, convinta, che dà al racconto epico una freschezza rara, un piglio di espressione corale”. Molti anni dopo, nel catalogo Mezzo secolo di Arti, curato da Beatrice Marconi (Roma 1999), una foto a p. 75 ritrae Bellonzi accanto a Cagli insignito nel 1973 del Premio Nazionale dell’Accademia di San Luca. Fortunato fu amico e spesso consigliere affabile di molti altri pittori perché era anche lui un pittore, un artista consapevole della frenesia creatrice che può travolgere, ma nello stesso tempo una persona caratterialmente immune da invidia, e pertanto felice pur se drasticamente autocritica. Del pittore, assieme a Nicola Micieli, Tristano Bolelli, Giulio Petroni e Giorgio Casini, ho tracciato un personale ritratto edito nei bei cataloghi pubblicati da Micieli, curatore di due sorprendenti mostre a Pisa (2003, Galleria d’Arte di Simone Vallerini) e a Roma (2006, Fondazione Museo Venanzo Crocetti). Rispondere a una lettera con un disegno non è tanto una scappatoia grafica di Cagli, quanto la scelta di un codice che il disegnatore sa essere condiviso e compreso dal destinatario; un codice universale, congeniale ad entrambi gli attori del dialogo amicale. A noi il compito di scoprirne il contenuto e i sottintesi con l’affettuosa invadenza della posteritas curiosa.

Vania Di Stefano

Corrado Cagli e Fortunato Bellonzi Roma 1973

R


R

ARTE

ceramicando con Paolo Vannucchi

magia e semplicità di forme femminili animali giocattoli Emanuele Gaudenzi

Trattore / Venere vestita

è

ogni volta un piacere scrivere di Paolo Vannucchi, occuparsi delle sue creazioni ceramiche così delicate e poetiche, sincere ed immediate come poche altre nel nostro panorama contemporaneo. Accanto all’attività didattica – recentemente conclusa –, questo originale artista lucchese non ha mai rinunciato a perseguire una propria ricerca espressiva, cercando di dar forma all’orizzonte fantastico del suo mondo interiore. Si è così realizzato, nel corso del tempo, un inconfondibile repertorio di raffinati pezzi unici: nature morte, paesaggi, ritratti, figure, oltre ad una nutrita serie di plastiche dai volumi

stilizzati e a sorprendenti assemblaggi tra forme geometriche ed innesti tecnologici. Il tutto reso grazie ad una materia sobria, talora scabra, ma sempre smagliante e con preziosi inserti lucenti. Ma è nella piccola statuaria che ritroviamo la cifra stilistica più originale di Vannucchi. Quelle sue forme femminili tornite ed essenziali, quegli animaletti un po’ attoniti, quei piccoli personaggi in sella a rudimentali motocicli... Tutte le creazioni dell’artista ci conducono in una ludica atmosfera di forme semplici e al tempo stesso ingegnose, in cui si fondono reminiscenze di antiche statuette della fertilità, piccoli portafortuna, giocattoli casalinghi, appa apparecchi dallo scopo ormai ignoto, oggetti curiosi emersi da un cas cassetto della non nonna, oltre a foto dimenticate e molto altro an ancora. Da ognuna di queste pla plastiche emana infatti un’aura magica, un arcano silenzio, che sa di passato e che pure le delinea in una eterna e stupita attualità. Per questo i “pezzi” di Paolo Vannucchi, nonostante siano il frutto di una sapienza, di un estro e di una lunga

22

pratica del mezzo espressivo, appaiono così fruibili e toccanti anche all’occhio inesperto, come solo possono essere le opere d’arte vera.


Modella / Moto / 9 mattonelle

Paolo Vannucchi è nato a Lucca nel 1945, dove ha conseguito il diploma di maestro d’arte per la ceramica presso il locale Istituto d’arte. Successivamente si è diplomato presso il Magistero d’arte di Firenze. Ha insegnato educazione artistica nella scuola media e coltivato costantemente la passione per la ceramica. Ha presentato le sue opere in mostre personali e collettive. Le sue ceramiche sono esposte in luoghi pubblici e collezioni private. Attualmente vive e lavora a Ponte S. Pietro (LU).

23


R

FuMETTO

gli scemi

Disegni di

Marco Bulla Testi di

Marco Bulla e Gabriele Gambino

Monica Montagnani

M

ETRIGLIETOR, ovvero l’incubo dell’omologazione. Quando l’industria e la proprietà privata tendono a limitare o addirittura cancellare varietà di semi antiche, rare e locali, impossessandosene e brevettandone solo alcune per farne uso di massa, ecco che scaturisce la volontà di riscoprire le origini, di conservare la varietà, di proteggere l’unicità.

È questo il tema scelto da due alunni della classe 3^ sez A della Scuola Secondaria di Primo Grado “A. Da Morrona” di Terricciola (I.C. di Capannoli), Marco Bulla e Gabriele Gambino, che, con il supporto dei loro insegnanti Renato Baldasserini, Monica Montagnani e Marilena Telleschi, hanno dato vita ad un elaborato originalissimo con il quale hanno partecipato al concorso “Per

24

un pugno di semi”, nell’ambito della XXIII edizione del Concorso Nazionale “Immagini per la Terra”. Dalla fervida fantasia dell’alunno è scaturito un fumetto dal titolo provocatorio, “Gli scemi della fattoria”, e dalla trama semplice e assurda al tempo stesso. In una ipotetica fattoria, abitata da personaggi riconducibili alla vita contadina, tra i quali spicca la figura della nonna, arche-


della fattoria tipo della famiglia, colei che dirige e comanda, che gestisce il tutto con i suoi rozzi modi ma che risolve sempre le situazioni con coraggio e decisione senza troppi preamboli, la lotta per la conservazione del proprio vissuto diventa ragione di vita. Il nemico da contrastare è una moto trebbiatrice, Metriglietor, il mostro divora-semi, l’oggetto meccanico che ha il potere di annientare e di-

struggere la varietà della natura e in questo contesto gli Scemi della fattoria lottano per il piccolo-grande mondo. Non tanto il seme è inteso come fine a se stesso, un qualcosa da conservare, accudire e difendere a tutti i costi dagli assalti di Metriglietor, ma in quanto simbolo della difesa dei modi, delle abitudini, delle stravaganze… della “cultura” degli Scemi della fattoria.

25

Marco Bulla ha eseguito di suo pugno la parte grafica dando vita ai personaggi che hanno l’aspetto di piccoli semi, mentre all’invenzione della storia, quindi alla parte narrativa del libretto, ha lavorato in sinergia con il compagno Gabriele Gambino. Il risultato è un bell’esempio di come a scuola sia possibile, con una didattica adeguata e personalizzata, far emergere e valorizzare competenze e abilità.


R

FOcuS

4

Dottori

della Chiesa a Santa Maria a Ripa

gli affreschi per l’Immacolata Concezione Paolo Pianigiani

La tavola dedicata alla Immacolata Concezione, di Jacopo da Empoli, foto di Alena Fialová Restauro dell’Oratorio della Immacolata Concezione eseguito da Lidia Cinelli

D

ella Compagnia della Immacolata Concezione a Santa Maria a Ripa si hanno notizie fino dal 1450. Prima ancora che arrivassero i frati francescani, che si insediarono da queste parti nel1483, per volere del papa Sisto IV e il forte interessamento della nobile famiglia degli Adimari. Lo scopo delle compagnie laiche era sempre rivolto alle attività pratiche, tanto è vero che accanto all’oratorio era presente anche un ospizio. Ma la vita della Compa-

gnia non fu facile. Addirittura nel primo ‘500 l’Oratorio crollò, a causa delle guerre che in quegli anni infuriavano, e ci fu un trasferimento nella vicina Pieve empolese di S. Andrea, presso la Compagnia di San Lorenzo, che ebbe in riconoscenza alcuni doni, come la statua di terracotta invetriata raffigurante la Madonna, recentemente attribuita allo scultore fiorentino Leonardo Del Tasso. Ma sul finire del ‘500, ci fu il ritorno nella antica sede, posta a fianco della chiesa conventuale di Santa Maria, con importanti lavori di ampliamento e nuovi lavori di iconografia sacra giunti fino a noi. Arrivò anche la splendida pala d’altare firmata da Jacopo da Empoli, recentemente ricollocata sull’altare dell’Oratorio, dopo un lungo esilio dovuto alla necessità di restauri strutturali, resi possibili dal contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. L’Oratorio ha ripreso così gli antichi splendori, riscoprendo gli affreschi che adornavano la cupola, restaurati da Lidia Cinelli. La data di esecuzione risale al Giubileo del ‘600, quando l’intero Oratorio fu rinnovato. L’autore, di scuola fiorentina, scelse i quattro Dottori della Chiesa e un Dio Padre benedicente sorretto da tre angeli. I quattro santi sono caratterizzati dai loro ricchi paramenti sacri e dai simboli, almeno per due di loro, che li caratterizzano. Partiamo da San Gerolamo, il grande traduttore della Vulgata, che per primo tradusse i testi sacri in latino. Immancabile il leone, a cui venne tolta una spina dalla zampa, e che si affezionò al Santo, come un gattino, accompagnandolo per tutta la sua vita, e anche oltre, in tutte le rappresentazioni, numerosissime, che lo vedono ritratto. Un delizioso calamaio, indispensabile alla scrittu-

26

ra, è presente sulla nuvola che funge da tavolo; mentre il cardinale Girolamo è intento al suo lavoro, scorrendo un testo manoscritto e traducendolo in diretta sulla pagina bianca. Papa Gregorio Magno, inventore della musica sacra che porta il suo nome, è rappresentato mentre ascolta in diretta una colomba, simbolo dello Spirito Santo, che gli detta uno dei canti. La tradizione tramanda questa storia, scoperta da un chierico che, incuriosito dalle pause di silenzio che intercorrevano fra un canto e l’altro durante il lavoro del Papa, si permise di scostare una tenda e scoprì l’origine divina della musica composta da Gregorio. Poi ci sono Sant’Ambrogio e Sant’Agostino, vescovi rispettivamente di Milano e di Ippona. Mancano per la verità simboli che permettano una identificazione certa; Ambrogio spesso è rappresentato con uno staffile a più strisce di pelle, da lui tolto a un carceriere che lo usava per torturare i prigionieri; qui però non è presente. Possiamo allora solo fare i conti con l’età. Ambrogio era più anziano di Agostino di 15 anni; quindi è evidente che il personaggio con la barba è il vescovo di Milano. Tutti e quattro i Dottori stanno lì nei pennacchi a dar valore e sostanza a una delle più intricate discussioni che occuparono le menti dei principi dell’erudizione ecclesiastica fin dalle origini. Del come e del perché la Madonna dovesse essere concepita dalla sua mamma, Sant’Anna, senza il peccato originale. Risolse tutto Pio IX, in anni più vicini a noi, esattamente l’8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus, stabilendo che si trattava di un dogma, una verità senza bisogno di spiegazioni logiche e comprensibili agli uomini.


Foto © Alena Fialová

27


R

MuSEO

Alice nel Museo delle Meraviglie Uno spettacolo con sonno e risveglio Irene Barbensi

V

enerdì 3 luglio al museo Archeologico di Peccioli si è svolta un’esperienza speciale. Si sono spente le luci e il Museo si è trasformato in un luogo magico, a portata di bambino, abitato da creature fantastiche. Alice nel Museo delle Meraviglie rappresenta un’occasione per i più giovani per scoprire come il museo della propria città non sia semplicemente un luogo da visitare una volta nella vita, ma il luogo privilegiato per alimentare con continuità la propria curiosità culturale. Questa insolita esperienza grazie alle sue peculiarità ha un notevole impatto emozionale e contribuisce ad abbattere quella barriera che crea spesso una distanza incolmabile tra i più giovani e le risorse museali. Alice nel Museo delle Meraviglie è un progetto nato dal desiderio di vivere un’esperienza all’interno di un museo che potesse modificare, arricchire e stravolgere l’abitua-

le rapporto tra visitatore e spazio espositivo. Il museo è stato allestito e riadattato in ogni dettaglio per creare un luogo di condivisione, esperienza e vicinanza, dove l’aspetto spettacolare ha avuto una funzione marginale rispetto alla ricerca di creare un luogo accogliente e adatto per trascorrere la notte. Tutti gli spazi sono stati coinvolti: labirinti, stanze, corridoi, passaggi segreti, mondi sospesi tra realtà e onirico dove sarà possibile incontrare diversi personaggi e paesaggi sonori. Come accade alla protagonista del romanzo di Lewis Carroll, i bambini sono stati accompagnati ad attraversare differenti paesaggi, sia interiori che esteriori, ad incontrare diverse situazioni, a risolvere indovinelli, ad accettare momenti surreali, a saltare, ballare, ridere, forse anche piangere; ad affrontare la paura ed insieme risolverla per trasformala in una opportunità di crescita e cambiamento.

28

Ogni luogo e situazione ha previsto la partecipazione attiva dei bambini: a loro è stato chiesto di abbandonarsi al gioco, all’immaginazione, alla notte, al sogno, alla scoperta, alla condivisione e all’autonomia. Questa iniziativa organizzata dalla Fondazione Peccioliper è stata un modo nuovo per vivere il Museo e conoscere la nostra storia, quella legata agli etruschi, con cui fin dalle elementari si prende coscienza della nostra cultura e della nostra tradizione. Vivere l’emozione di trascorrere una notte al museo tra dipinti e reperti custodi di una storia millenaria. Lo spettacolo teatrale ha avuto come protagonisti Giacomo Bogani, Francesca di Traglia, Consuelo Ghiretti, Alice Maestroni, Marco Ripoldi, Silvia Tufano, le musiche originali erano di Giacomo Bogani, Alice Casarosa, Irene Rametta, le scenografie di Marco Buldrassi, Emidio Bosco, l’allestimento di Marco Bagnai e regia di Sara Morena Zanella.


29


R

VISIbILE pARLARE

mezzo uomo mezzo cavallo vagabondaggi di un “achougs” Roberto Giovannelli

c

ennino Cennini nel Libro dell’Arte a proposito dell’invenzione artistica ricorda come «al dipintore dato è libertà poter comporre una figura ritta, a sedere, mezzo uomo mezzo cavallo, sì come gli piace, secondo sua fantasia». Fantasia e libertà di dar forma ai pensieri, che riaffiorano dall’estetica classica e dalla Poetica di Orazio: «Humano capiti cervicem pictor equinam iungere si velit et varias…», quasi che il suo immaginario fosse attraversato da figure della stessa famiglia del Centauro innamorato del Louvre, dei Centauri Furietti, vecchio e giovane, dei Musei Capitolini e dal focoso Èurito e da altri figli della Nuvola rappresentati nelle Metamorfosi di Ovidio o, in tempi più prossimi al nostro pittore, ritrovate nel Sagittario dello

Zodiaco Marmoreo di San Miniato al Monte, o in quello del Battistero Fiorentino e in altre «fiere snelle» come Nesso, Chirone, Folo, ricordati da Dante e dipinti nell’Inferno di Nardo di Cione in Santa Maria Novella a Firenze. Trasmigro dalle pagine dell’aureo libretto di Cennino per ritrovare una biforme figura galoppante fra le montagne della Tebaide ove Sant’Antonio abate è in cerca della segreta spelonca di San Paolo eremita. Le fonti ricordano,1 come in quella circostanza uno strano animale «che parea mezzo uomo e mezzo cavallo (che i poeti chiamano Centauri)», si fermasse presso il Santo per intendere il motivo del suo cammino, e intesolo che l’ebbe, «estendendo la man dritta verso una via, e parlando come potea, anzi linguettando confusamente», gli mostrò la direzione da tenere. «E fatto questo, subitamente cominciando a correre verso la pianura, disparve». Ma la storia non finisce qui, perché quella dileguante figura pare riprendere forma poco dopo sotto nuovi sembianti, quando Antonio è per raggiungere la meta. Infatti, seguendo le indicazioni del primo antropomorfo animale, arrivato che fu in una valle molto sassosa ne incontrò un secondo che aveva «quasi la forma d’un uomo piccolo col naso ritorto e lungo, e con corna in fronte, ed aveva i piedi quasi come di capra; alla qual cosa spaventandosi Antonio, armossi del segno della croce, e prese fidanza in Dio, e incontanente quell’animale quasi in segno di pace, e di sicurtà gli profferse datteri». Faccio qui riferimento al Volgarizzamento delle Vite de’ santi padri di Frate Domenico Cavalca…, Napoli, dallo Stabilimento del Guttemberg, ed. 1841.

1

1

30

Ci appaiono così in due diversi momenti di quel percorso due biformi personaggi di natura benevola e mansueta, più che incubi diabolici come adombra (se pur con incertezza) l’antico biografo. Ricordo che il volto della seconda creatura che abbiamo incontrato si riconosce – mirabilmente dipinto in guisa d’intaglio – nell’impugnatura del bastone di Antonio nella misteriosa pala dubitativamente attribuita ad Agostino di Francesco Marti, rappresentante La Madonna col Bambino e Santi, conservata nella chiesa parrocchiale di Lammari (Lucca). I due singolari episodi ove nelle figure pagane, rappresentate prima da un Centauro poi da un domestico Satiro o Fauno, si trasfonde la volontà di Dio in soccorso dell’anacoreta, furono sapientemente riassunti per mano del pittore fiorentino Bicci di Lorenzo tra il 1421 e il 1436 nel riquadro a sinistra della parete centrale dell’abside della chiesetta di Sant’Antonio abate a Pescia. Qui l’artista dispiega una raffinata intelligenza narrativa riducendo in un’unica figura – ambientata in un’unica scena – i due mitici personaggi che nell’agiografica narrazione s’intrattengono in scandita successione temporale a parlar con Antonio. Nel dipinto del Bicci il Santo viandante è finalmente giunto alla spelonca, aperta ai piedi di un monte somigliante a un grande cristallo di quarzo rosato, sulla soglia della quale lo accoglie l’ultracentenario Paolo vestito di un saio confezionato ad arte con fronde di palma, come quelle delle piante che ombreggiano il pietroso paesaggio circostante. In alto, quasi archeologica reminiscenza, galoppa quel «mezzo uomo mezzo cavallo» che per primo aveva indicato la strada ad Antonio,


2

3

nella cui testa si ritrovano però i sembianti del protagonista della seconda apparizione: quell’uomo nasuto «e con corna in fronte» che gli aveva offerto il mistico “nettare del deserto” (i datteri forse provenienti dalla stessa dispensa di Paolo?). Nella parete a sinistra in angolo con quella rappresentazione campeggia l’episodio delle Tentazioni giovanili di Antonio, con demoni in forma di bestie e serpenti che suggestionerebbero anche l’occhio di Michel Jean Sedaine volto alle illustrazioni della sua rarissima Tentation de Saint Antoine disegnate arditamente da Antoine Borel nel 1781. Ai piedi di codesta scena un’antica incognita mano ha inciso sull’intonaco, non senza grafica abilità, un priapico cavallino galoppante

(quasi in competitiva, beffarda risonanza con il sovrastante Centauro), accanto al quale si scorge, sempre graffito, il profilo di uno strano soggetto pizzuto, una sorta di giullare dal naso lungo, e incapante uno smisurato cappello a cono attorcigliato, forse confezionato con mollica di pane come quello del conterraneo Pinocchio. La figurina rampante ai piedi delle Tentazioni rimanda la mia memoria a tre cavallini (o levrieri afgani?) dalla lunga coda serpeggiante, incisi con rara eleganza – e con spirito meno sibillino rispetto a quello del nostro corsiero – a contorno di una vetusta iscrizione (… io, Melik, il figlio di Saltuni, il nipote di Aghpast il Grande, ho comprato calice, cotta e altri doni da Kakachanc…), intagliata

5

in una parete esterna del Monastero di Ganzasar in Nagorno Karabakh, dei quali per non perderne la poetica fragranza (come sulla scorta delle Inscriptiones antiquae di Anton Francesco Gori), riuscii a realizzare alcuni disegni in carta, quasi a ricalco. Ricordi di minime cose, pensieri visivi, graffiti e sussurri di remoti visitatori così lontani tra loro nello spazio e nel tempo; figure che nel corso degli anni ho raccolto qua e là: anonimi segni, flebili tatuaggi sulla scorza del mondo, punture di spillo, microstorie a margine di ardite creazioni, in cui m’imbatto anche uscendo dalla chiesetta pesciatina, a pochi metri dalla

4

6

quale trovo, incisa in una consunta pietra del marciapiede, la sua stessa ingenua rappresentazione: un’architetturina a capanna connotata dal campanile a vela dal quale mi figuro si spandano i rintocchi di un festevole richiamo, quasi un ringraziamento per averla notata fra l’indifferente calpestio dei passanti. 1 - Rappresentazione della chiesetta di Sant’Antonio Abate in Pescia, incisa in una pietra del marciapiede della medesima. 2 - Roberto Giovannelli, Cavallino di Ganzasar, 2014, frottage in grafite su carta (appunti di un “achougs”), cm 25x35. 3 - Roberto Giovannelli, Cavallino di Ganzasar rosso blu, 2014, pigmenti colorati su carta (appunti di un “achougs”), cm 25x35. 4 - Bicci di Lorenzo, Incontro tra sant’Antonio e san Paolo, riquadro del ciclo pittorico rappresentante episodi della vita del santo omonimo, realizzato tra il 1421 e il 1436, Pescia, chiesa di Sant’Antonio Abate. 5 - Impugnatura del bastone di Sant’Antonio Abate nel quale si riconosce un volto di satiro o fauno, raffigurato nella pala attribuita ad Agostino di Francesco Marti rappresentante la Madonna col Bambino e Santi (secolo XV), chiesa parrocchiale di Lammari (Lucca). 6 - Roberto Giovannelli, Giullare, 2014, reinvenzione da un antico graffito nell’intonaco dell’affresco di Bicci di Lorenzo rappresentante le Tentazioni di Sant’Antonio, Pescia, chiesa di Sant’Antonio Abate.

31


R

L’ARTE IN ITALIA

Carmelo De Luca

LAPISLAZZULI

CARLO DOLCI

PIERO DI COSIMO

9 GIUGNO 11 OTTOBRE 2015

30 GIUGNO 15 NOVEMBRE 2015

23 GIUGNO 27 SETTEMBRE 2015

FIRENZE

FIRENZE

FIRENZE

Museo degli Argenti

Galleria Palatina

Galleria degli Uffizi

T

V

È

ributo al lapislazzulo, la mostra ne evidenzia l’apprezzamento nelle scienze e nelle arti. Roccia metamorfica splendente da sembrare marmo azzurro, il suo utilizzo ha radici antiche come dimostrano alcuni reperti presenti nelle sale espositive di epoca mehrgarthiana, mesopotamica ed egiziana. In età rinascimentale, il lapislazzulo trova apogeo presso la corte medicea attraverso committenze volute da Francesco I e Ferdinando I, così vasi, coppe, intarsi, piani di tavolo, polvere utilizzata in pittura prolificano nelle dimore granducali, chiese, palazzi patrizi creando un unicum al mondo visibile in mostra. A partire da fine Seicento, la carenza di lazurite incita la scienza a sopperire attraverso pigmenti sintetici miscelati a resina industriale, che trovano l’apice nella pittura di Yves Klein ed altri contemporanei, anch’essi presenti a Palazzo Pitti.

anto del barocco fiorentino, Carlo Dolci rappresenta un astro nella produzione religiosa, trasudante devozione verso quel Dio che gli concede il “saper dipingere”. Offerto al servizio granducale mediceo, l’artista crea originali dipinti dal mistico realismo descrittivo, che tanto estasiano contemporanei ed estimatori postumi. Un fascino candido, scavalcante la dimensione temporale, plasma le sante figure dalla bellezza sublimata attraverso colori lisciati ed una originale luce sbiancata. L’esaltazione del divino traspare nell’intierezza compositiva con una grazia che solo un grande pittore riesce a creare e le opere presenti presso la Palatina ne sono degna rappresentanza, basti menzionare la delicata Sant’Agata già Osterlev Park, il ritratto dell’Angelico, preziosi disegni provenienti dal Gabinetto degli Uffizi ed istituzioni straniere, dipinti dei suoi seguaci.

una pittura ricercata quella che si legge in mostra, dove il pennello sprigiona invenzione fantastica plasmata da eterogenei rimandi ai suoi maestri prediletti. Un’armonica sintonia coniuga limpidezza dei primitivi fiamminghi con espressività leonardesca e irrequietezza alla Filippino Lippi. In una Firenze in pieno fervore artistico, incentivato da Lorenzo il Magnifico, il maestro elabora un linguaggio autonomo privilegiante l’osservazione nelle composizioni e nelle tipologie. Le opere della sua crescita artistica sono tutte presenti nelle sale espositive, basti menzionare la bella Visitazione realizzata per la Cappella Capponi in Santo Spirito, Sacra Conversazione commissionata dall’Ospedale degli Innocenti, Perseo e Andromeda custodito dagli Uffizi. Pale d’altare, tondi, temi profani, ritratti completano il percorso supportato da opere di maestri coevi.

OMAGGIO A IGOR MITORAJ 1 MAGGIO - 30 NOVEMBRE 2015

VENEZIA

I

Galleria d’Arte Contini

gor Mitoraj è l’artista che ha fatto rivivere, attraverso la poetica del frammento, il fascino dell’arte classica con i suoi grandi miti ed eroi. Una sapiente modellazione del marmo, del bronzo e della pietra traspare in tutta la sua produzione scultorea sin dalla scoperta del marmo avvenuta a Pietrasanta, in Toscana, nel 1979. Da sempre influenzato da culture lontane e diverse, dal fascino dell’arte azteca in Messico al sublime del mondo classico in Grecia, l’artista ha creato degli eroi moderni con i loro frammenti indecifrabili, i visi bendati, i torsi corazzati, gli occhi dalle orbite vuote e le teste tagliate o addormentate. Con la seguente mostra, in occasione della quale saranno esposte anche pregiate produzioni storiche oltre a produzioni contemporanee in bronzo e marmo impreziosite da patine colorate, si vuole rendere omaggio ad un artista che ha segnato la nostra storia coniugando l’idea della compostezza e degli equilibri classici con un profondo senso di interiorità e di serenità spirituale.

32


IL CORPO E L’ANIMA 29 MAGGIO 14 SETTEMBRE 2015 PRATO Palazzo Pretorio

L

a sanità toscana nei secoli, raccontata grazie ad importantissime istituzioni ospitate presso sette grandi luoghi sparsi nel glorioso territorio che fu granducale, è degna ospite presso il pratese

BURRI A PISTOIA

LA COLLEZIONE GORI E LE FOTOGRAFIE DI AMENDOLA

9 MAGGIO 26 LUGLIO 2015 PISTOIA Palazzo Sozzifanti

A

cento anni dalla nascita, Pistoia rende omaggio al grande artista umbro che, come afferma Bruno Corà, «ha demolito e ricon-

Palazzo Pretorio, riuscito assemblaggio architettonico di tre edifici distinti realizzati tra XIII e XIV secolo. I fiorentini Santa Maria Nuova, San Giovanni di Dio, Innocenti, Santa Maria della Scala presso Siena, Misericordia e Dolce di Prato, Santa Chiara di Pisa ed il pistoiese Ceppo svelano storie misericordiose attraverso arredi, affreschi, tavole collezionate nelle strutture, depositarie di finalità degnissime identificanti gli ospedali, dove pellegrino, povero, infanzia abbandonata trovavano accoglienza e all’ammalato si prestano cure. Proveniente da Siena, l’esposizione rappresenta un autentico spaccato storico nella pia tradizione toscana dedita ai sofferenti. Molti i capolavori artistici presenti nelle sale espositive, basti menzionare il Buon Samaritano di Nicola Malinconico o la suadente Madonna con Figlio tra i Santi Barnaba e Silvestro di Lodovico Buti. Curata da Esther Diana e Francesca Vannozzi, la mostra è corredata da un bellissimo catalogo curante dovizie di particolari sulle opere presenti in mostra e sulle importanti Istituzioni di provenienza.

figurato la pittura occidentale». Il percorso espositivo presenta un nucleo significativo di lavori appartenente alla collezione di Giuliano Gori, grande amico di Burri fin dagli anni Sessanta, e una serie di fotografie di Aurelio Amendola, che con lui ha avuto un lungo sodalizio professionale. Istantanee che forniscono un fedele ritratto dell’artista e dell’uomo. Il rapporto di Alberto Burri con la città di Pistoia è testimoniato anche dal Grande Ferro Celle, scultura progettata espressamente dall’artista nel 1986 per lo spazio aperto lungo la strada che unisce Montale a Pistoia, nel punto di accesso alla Fattoria di Celle di Santomato, sede della Collezione Gori. L’allestimento porta la firma dell’architetto Tiziano Sarteanesi, storico curatore degli allestimenti relativi alle esposizioni dell’artista. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, curata da Bruno Corà, la mostra vanta fotografie di Aurelio Amendola insieme ad opere pregevoli provenienti dalla Collezione Gori, Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri di Città di Castello.

33

Aziende Partner

La FORMAZIONE della sicurezza sul lavoro è più conveniente se fatta ONLINE!

ATTESTATI VALIDI A TUTTI GLI EFFETTI DI LEGGE

Risparmia tempo e denaro con i corsi di “La Sicurezza online”! Per e-learning si intende la possibilità di imparare sfruttando le potenzialità della rete internet e la diffusione di informazioni a distanza. Garantiamo il monitoraggio continuo del livello di apprendimento e valorizziamo gli aspetti legati alla multimedialità e all’interazione con persone e materiali. La gamma dei corsi è in grado di soddisfare le esigenze di formazione sulla sicurezza per tutte le aziende dell’area PMI.

4

Per Lavoratori Corso di Formazione Generale

ore

Argomenti del corso: 1. Introduzione 2. Concetti di Rischio 3. Organizzazione 4. Diritti e Doveri 5. Valutazione Organi di Vigilanza

8

Per Preposti Corso di Formazione Generale e aggiuntiva

ore

Argomenti del corso: 1. Gli argomenti del corso di Formazione Generale 2. Principali soggetti del sistema di prevenzione aziendale: compiti, obblighi, responsabilità 3. Relazioni tra i vari soggetti interni ed esterni del sistema di prevenzione 4. Definizione e individuazione dei fattori di rischio 5. Incidenti e infortuni mancati 6. Tecniche di comunicazione e sensibilizzazione dei lavoratori, in particolare neoassunti, somministrati, stranieri.

Per Dirigenti Corso di Formazione Generale

16 ore

Moduli del corso: 1. Giuridico - normativo 2. Gestione e organizzazione della sicurezza 3. Individuazione e valutazione dei rischi 4. Comunicazione, formazione e consultazione dei lavoratori

Contattaci senza impegno

Numero Verde

800 19 27 37 Accedi ai corsi

www.lasicurezzaonline.it

FORMAZIONE ON-LINE SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO SU PIATTAFORMA E-LEARNING


DALLA MACCHIA AL DECADENTISMO 4 APRILE 1 NOVEMBRE 2015 MONTEPULCIANO Sedi varie

M

ontepulciano protagonista nel panorama culturale italiano con una bella mostra dedicata agli intramontabili macchiaioli e gli sviluppi pittorici confluenti nel Decadentismo. Scenografia indiscus-

LE BEVANDE COLONIALI 28 MARZO 31 OTTOBRE 2015 AREZZO Basilica di San Francesco

A

rezzo per Expo con una interessante mostra dedicata alle bevande coloniali introdotte in Italia nel Settecento. Cioccolato, tè, caffè allietano il palato di aristocratiche dame, eleganti signore bor-

34

sa dei dipinti presenti nelle sale sono gli ambienti rurali, urbani, privati, così la magnifica terra natia del Poliziano insieme alla storica cittadina nella Val di Chiana senese diventano palcoscenico simbiotico con le tele di grandi maestri: paesaggi, centri urbani, mondo agreste partoriscono da macchie di colore e volumi generati dal contrasto luci-ombre, il naturalismo toscano connota il vero attraverso valori del soggetto attinenti alla contemporaneità, campagna, borghesia rischiarati dalla luce e, ancora, la sperimentazione genera nuovi linguaggi nati sul finire del XIX secolo. Collezioni pubbliche e private hanno prestato capolavori indiscussi creati dal gotha artistico italiano e Giuseppe Abbati, Adolfo Tommasi, Plinio Nomellini ne sono degna rappresentanza. La mostra ha anche in serbo una riuscita sezione dedicata al disegno con firme decisamente prestigiose, tra le quali spiccano Sole a Seravezza di Filadelfo Simi, Butteri in Maremma di Giovanni Fattori, Mercato Vecchio di Telemaco Signorini. 120 opere vi aspettano tra Museo Civico, Pinacoteca Crociani, Fortezza.

ghesi, uomini di potere arrendevoli a cotanta bontà proveniente da terre lontanissime, che diventano beveraggio ricercato, esotico, status symbol e pertanto da servire in apposito vasellame consono al loro lignaggio. Così argenti preziosi riempiono gli spazi espositivi, testimonianti una cultura moderna nell’arte del cesello, ne sono splendida prova raffinate caffettiere, teiere, cioccolatiere corredate da cucchiaini, zuccheriere, guantiere rappresentate attraverso la migliore produzione nostrana del tempo. Naturalmente non mancano dipinti, stampe, erbari, esempi di una moda trovante consensi presso ogni corte, ducato, granducato italico, basti ammirare la romana Sala da caffè di Gaetano Piccini, Bottega del caffè di scuola longhiana, Cantante alla spinetta con ammiratori creata da Giuseppe Maria Crespi, la pala del Confortato custodita alla Crusca. Completano la mostra arredi, strumenti musicali, oggetti ricercatissimi creanti suggestivi ambienti dediti al consumo delle rinomate bevande, insomma uno spaccato storico ricostruente usi e costumi nel XVIII secolo.


CONTEMPORARY MULTIPLES 16 MAGGIO - 18 LUGLIO 2015 LIVORNO Guastalla Centro Arte Silvia Pierini

L

a mostra è incentrata sulla presentazione di circa trenta opere di artisti contemporanei di fama internazionale che hanno sviluppato nel tempo anche la progettazione di opere seriali. Le opere esposte interessano infatti un arco di tempo che va dagli inizi degli anni ’60 fino ai giorni d’oggi, periodo che del resto ha visto una grande diffusione del multiplo d’autore. In mostra saranno presenti anche due opere storiche di Lucio Fontana, un raro Teatrino, celebre serie del 1968 e Concetto spaziale, 1968 serigrafia su plastica trasparente; una lastra estroflessa in acciaio del 2006 di Enrico Castellani dal titolo Punto d’incontro e una estroflessione doppia in cuoio e legno di Agostino Bonalumi Sotto la camicia di perla, del 2007. Esempi di arte cinetica sono due opere di Alberto Biasi, S7 doppia serigrafia su cartoncino e acetato tra-

sparente e S4, entrambe del 1964 periodo in cui Biasi faceva parte del gruppo “N” di Padova. Il percorso espositivo continua con le opere di Emilio Isgrò, I 4 Vangeli ed Il Mappamondo, serigrafie su legno dipinto del 2008 e con Rosso due elementi di Pino Pinelli. Infine opere dal linguaggio Pop quali due multipli polimaterici di Enrico Baj, due decollage di Mimmo Rotella ed un raro collage in legno dipinto del ’76 di Joe Tilson. Di particolare importanza anche La gabbietta di Michelangelo Pistoletto, serigrafia su acciaio inox del 1973, una collotipia con collage e foto degli anni ‘70 di Christo e la scultura multipla in bronzo L’attesa realizzata da Pietro Cascella per la galleria Guastalla Centro Arte nel 2003.

AMEDEO MODIGLIANI LIVORNO Casa Natale Amedeo Modigliani

Per gli amanti dell’arte, appuntamento a Livorno per visitare la casa dove è nato il grande Amedeo Modigliani, pittore e scultore italiano celebre per i suoi ritratti femminili caratterizzati da volti stilizzati e colli affusolati. Del resto Amedeo Modigliani, “Modi’” o “Dedo”, come lo chiamavano in famiglia, è uno degli artisti più famosi al mondo sia per la sua arte, sia per le sue vicende esistenziali che lo hanno reso un personaggio leggendario. La casa natale si trova in via Roma al numero civico 38, al piano nobile di un’affascinante palazzina della borghesia ebraica livornese ottocentesca e a pochi metri dalla centrale piazza Attias. Ed è proprio qui che il 12 luglio del 1884, nasce il celebre artista labronico, quarto figlio di una famiglia appartenente alla numerosa comunità ebraica di Livorno. L’appartamento collocato al primo piano, al cui interno è stato ricostruito l’arredamento dell’epoca, ospita una documentazione sulla vita di Modigliani (provenien-

te anche dagli Archives Légales di Parigi), come fotografie, documenti autografi. L’esposizione, curata dalla famiglia Guastalla, ripercorre quindi la vicenda artistica e umana di questo grande pittore e scultore livornese, che è stato peraltro protagonista delle avanguardie artistiche del primo Novecento. Il percorso si conclude inoltre con un omaggio reso da pittori contemporanei che hanno donato alla Casa Modigliani una serie delle loro opere ispirate alla sua figura. Tra loro, Bruno Ceccobelli, Mario Madiai, Pietro Cascella, Renato Guttuso, Mimmo Rotella, Tano Festa.

35


R

STORIA

ve enosa

bestia?

La marchesa Berta di Lorena e la sua tomba a Lucca Paola Ircani Menichini

Cartina dell’Italia intorno al Mille, da Atlante Storico - Evo Medio e Moderno, Milano 1965. La cattedrale di San Martino di Lucca (2015).

A

lcuni particolari avvenimenti che ebbero luogo nella storia della Toscana dei secoli IX e X hanno “il gusto” di un poema cavalleresco. Fu questa infatti l’epoca della grande anarchia feudale, che vide in primo piano, gli uni contro gli altri, in raffinati intrighi di potere e in battaglie di terra e di mare, i Signori delle corti di Francia, di Provenza e d’Italia e gli imperatori d’Oriente e Occidente. Di tali protagonisti fece parte una donna “bella d’aspetto, più bella per il bene compiuto”: si chiamava Berta di Lorena ed era marchesa di Toscana1. Molto ambiziosa, è nota per avere scritto una lettera al Principe dei Credenti, il potente califfo abbaside di Bagdad, vantandosi di essere regina di tutti i Franchi e di avere un dominio più vasto di quello bizantino. Erano suoi ben 24 regni, inclusa l’Italia e aveva sotto di sé “Roma la grande”. Tuttavia, nonostante il potere raggiunto, quando Berta nacque tra l’860 e l’865 si trovò nella scomoda posizione di figlia adulterina di Lotario II di Lorena e di Gualdrada di Wormsgau in quanto il matrimonio legittimo del re non aveva

avuto eredi. A tempo debito fu data in moglie a Teobaldo, conte di Provenza, ed ebbe quattro figli che in seguito ricoprirono prestigiosi incarichi: Ugo, che fu re d’Italia, Bosone che fu marchese di Toscana, Ermengarda che diventò marchesa di Ivrea e Teuberga che sposò Guarniero di Chalons. Rimasta vedova, Berta contrasse matrimonio con Adalberto il Ricco, marchese di Toscana, nell’890 circa, ed ebbe altri due figli: Guido e Lamberto. La politica fu la “passione” di entrambi i coniugi che nei tempi dell’anarchia feudale seppero fare, con abilità e coraggio, gli interessi di famiglia e quindi mantenerne i privilegi e i possedimenti. Adalberto, tramite le grandi ricchezze e la fitta rete di parentele, esercitò una considerevole pressione sugli imperatori d’Occidente o pretendenti tali e riuscì a condizionare anche le elezioni papali. Gli fu degna compagna la “grande Berta” – come la chiamò l’imperatore bizantino Costantino Porfirogenito († 959) nell’opera De administrando imperio –. L’epiteto di “velenosa bestia che fa usci-

36

re dalla bocca bisbigli selvatici”2 invece appartiene ai versi del Gesta Berengarii imperatoris, poema composto da un anonimo scrittore di corte. Sono il sarcastico commento all’appoggio dato nel 900 dai marchesi di Toscana a Lodovico di Provenza, pretendente alle corone di re d’Italia e del Sacro Romano Impero in opposizione al re Berengario I. Era quest’ultimo un uomo ambizioso ma debole a contrastare i Grandi e a difendere il Paese dalle spaventose scorrerie degli Ungheri. I marchesi di Toscana lo appoggiarono o lo ostacolarono secondo le loro convenienze e quelle italiane. Berta inoltre coltivò per il figlio Ugo grandi speranze che si realizzarono in modo strano quando Lodovico fu catturato e fatto accecare da Berengario a Verona (905). Dopo il triste ritorno del re in patria, Ugo ottenne ufficialmente il governo della Provenza. Il 17 agosto 915 morì Adalberto e Berta divenne reggente di Toscana per il figlio Guido. Nel novembre-dicembre dello stesso anno, scomparso il principale oppositore, Berengario poté agevolmente


farsi incoronare imperatore a Roma da papa Giovanni X. Guido gli si sottomise. La rappresaglia seguì nel 919-920 quando Berengario fece arrestare la marchesa e il figlio e ordinò di condurli in prigione a Mantova. L’imperatore tuttavia non aveva potere sufficiente per imporre la sua autorità. I vassalli toscani fedeli a Berta si rifiutarono di consegnare le città e i castelli. Anche il vescovo di Lucca, Pietro II, e i canonici della cattedrale esercitarono forti pressioni in favore della marchesa che fu rimessa in libertà. Dopo di che non mancarono le occasioni per nuovi intrighi con il fine di far sì che Ugo diventasse re d’Italia. Dette il suo appoggio il cognato di quest’ultimo, il potente marchese Adalberto di Ivrea, coniuge di sua sorella Ermengarda (916-917). Come conseguenza delle manovre dei Grandi, Berengario fu assassinato il 7 aprile 924 e Ugo incoronato re d’Italia nel 926 a Pavia. Berta però non poté gioirne in quanto l’8 marzo 925, a sessantatre anni di età, morì a Lucca, sede della sua splendida corte. Fu sepolta nella cattedrale di San Martino. La lapide funebre, ancora oggi presente, ne riporta in latino la lode che, tradotta, recita: «Questa tomba protegge il corpo sepolto della contessa Berta, inclita progenie, benigna e pia, moglie di Adalberto duca d’Italia, fu anch’essa di stirpe regale e ne fu tutto l’ornamento. Nata nobile dall’eccelsa stirpe dei re franchi, ebbe per avo proprio il pio re Carlo [Magno]. Bella d’aspetto, più bella per il bene compiuto, la figlia di Lo-

tario fu ancor più splendida per i meriti. Finché visse in questo mondo fu felice, e nessun avversario riuscì a prevalere su di lei. Con saggezza di pareri guidava molti governanti, e sempre la grazia grande di Dio era al suo fianco. Da molte regioni venivano molti conti a cercare la sua saggia e dolce conversazione. Fu sempre per gli infelici esuli la madre più cara e sempre aiutò col sussidio i pellegrini. Questa donna risplendette come sapiente e robusta colonna, virtù, gloria, luce di tutta la patria. L’8 marzo emigrò da questa vita; viva col Signore nella pace eterna. La sua morte rattrista molti per il dolore, le genti dell’Oriente e dell’Occidente sono in lutto, ora geme l’Europa, ora piange tutta la Francia, la Corsica, la Sardegna, la Grecia e l’Italia. Voi tutti che leggete questi versi, pregate che il Signore le doni la luce eterna, e così sia. Morì nell’anno 925 dall’incarnazione del Signore, nell’indizione XIII»3. L’altro protagonista degli avvenimenti particolari di quei tempi fu il 17° califfo abbaside Al Muktafì che regnò sul trono della cosmopolita Bagdad dal 902 al 9084. La lettera di Berta lo raggiunse mentre era impegnato in una battuta di caccia nei dintorni di Samarra, villaggio a nord della capitale. La portava l’eunuco Alì, ammiraglio della flotta catturato in mare qualche anno prima dalle navi toscane e inviato come ambasciatore presso il suo sovrano per ordine della marchesa. Il governo, interessato al contenuto della lettera, richiese qualcuno che potesse tradurla. Vi era, coll’eunuco Bishr, un franco che seppe leggerla e

37

trascriverla in greco; poi Ishaq ibn Hunain la tradusse dal greco all’ arabo. Ne riportiamo una parte: «Io, Berta figlia di Lotario, regina di tutti i Franchi, ti saluto, mio signore re. Tra me e il re dell’Ifriqiya [Africa settentrionale]5 vi era amicizia, perché io finora non sospettavo che vi fosse sulla terra un re superiore a lui. Le mie navi, essendo uscite, presero le navi del re dell’Ifrìqiya il cui comandante era un eunuco chiamato Alì, lo feci prigioniero con centocinquanta uomini che erano con lui su tre navi, e rimasero in mio possesso per sette anni. Lo trovai intelligente e pronto, ed egli m’informò che tu sei re sopra tutti i re, e benché molta gente fosse venuta nel mio regno, nessuno mi aveva detto il vero intorno a te eccetto questo eunuco che ti porta questa mia lettera. Ho mandato con lui dei doni di cose che si trovano nel mio paese per tributarti onore e ottenere il tuo affetto: essi consistono in cinquanta spade, cinquanta scudi e cinquanta lance, del tipo in uso presso i Franchi, venti vesti tessute d’oro, venti eunuchi slavi e venti schiave slave belle e graziose, dieci grandi cani contro i quali non valgono né fiere né altre bestie, sette falchi e sette sparvieri, un padiglione di seta con tutto il suo apparato, venti vesti di lana prodotta da una conchiglia estratta dal fondo del mare da queste parti, dai colori cangianti come l’arcobaleno, che cambia colore a ogni ora del giorno, tre uccelli (del paese dei Franchi) i quali se vedono cibi e bevande avvelenate gettano uno strido orrendo e battono le ali, sicché si conosce la cosa, delle perle di vetro che estraggono senza dolore frecce e punte di lancia, anche se la carne vi sia cresciuta intorno. Egli mi ha informata che tra te ed il re dei Bizantini che risiede a Costantinopoli vi è amicizia. Ma io ho signoria più vasta ed eserciti più numerosi: poiché la mia signoria comprende ventiquattro regni, ciascuno dei quali ha un linguaggio diverso da quello del regno che gli è vicino, e nel mio regno sta la città di Roma la Grande. Dio sia lodato ...». Berta dunque offrì al Principe dei Credenti, oltre ai ricchi doni, probabilmente l’opportunità di soppiantare i bizantini nelle zone dell’Italia meridionale sulle quali ancora dominavano. In questo modo, con spregiudicatezza e realismo politico, la marchesa cercò un accordo per difendere la Toscana e la Provenza dagli attacchi dei musulmani che martoriavano le coste cristiane del Mediterraneo. Nello stesso tempo ebbe l’audacia di progettare un grande regno o una zona compatta di influenza nell’Italia centro-meridionale. Non vi fu però un seguito alla sua missiva perché il latore, Alì, fu anche l’incaricato a consegnarle la risposta e purtroppo morì nel viaggio di ritorno verso l’Italia. Il destino volle che la Penisola fosse ancora divisa …

Berengario I re d’Italia, in: Giovanni Berardi, Chronicon Casauriense (San Clemente a Casauria, Pescara). La lapide sepolcrale di Berta marchesa di Toscana murata sulla controfacciata del Duomo di Lucca.

Note: 1 Bibliografia: C. G. Mor, Berta di Toscana, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 9, 1967; G. Levi Della Vida, Berta di Toscana e il califfo Muktafì, in Aneddoti e svaghi arabi e non arabi, Milano 1959; R. Davidson, Storia di Firenze, Firenze 1972, vol. I; C. Renzi Rizzo, Riflessioni sulla lettera di Berta di Toscana al califfo Muktafì: l’apporto congiunto dei dati archeologici e delle fonti scritte, in Il mare, la terra il ferro, Ricerche su Pisa medievale (secoli VII-XIII), Pisa 2004; V. Moneta, Berta di Toscana, Pisa 2013. 2 In latino: Iterum solito sublata veneno / belua, Tirrenis fundens fera sibila ab oris / solicitat Rhodani gentem. 3 In latino: Hoc tegitur tumulo comitisse corpus humatum ... Incarnationis DCCCCXV indic(tione) XIII obiit de mundo. 4 Al-Muktafī morì nel 908. Durante il suo regno proseguì su diversi fronti le guerre contro i bizantini e altri regnanti islamici in un periodo che vide la disintegrazione dell’impero arabo. Fu sorretto dal favore popolare per la sua liberalità. Non poté impedire che i Fatimidi si stabilissero in Ifrìqyia nel 909. 5 Ziyadatallah III in realtà non fu il re dell’Ifriqiya, ma il luogotenente del califfo di Bagdad deputato al governo della regione.


L’AGENZIA FO.RI.UM. PRESENTA LA NUOVA OFFERTA FORMATIVA A CATALOGO

Provincia di Pisa

LA PROVINCIA DI PISA CON DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE N.737 DEL 11/02/2012, N.353 DEL 27/01/2014, N.433 DEL 06/02/2015 E 604 DEL 19/02/2015 HA RICONOSCIUTO I SEGUENTI PERCORSI DI FORMAZIONE CONDUZIONE MACCHINE MOTRICI (UC 1091) DESTINATARI Cittadini italiani e stranieri maggiori di 18 anni, disoccupati o in cerca di prima occupazione REQUISITI DI INGRESSO Ai sensi della DGR 48/12 per i cittadini stranieri, conoscenza minimo livello A2 DEL Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue. DURATA DEL PERCORSO 110 ore di cui 40 ore di stage in azienda TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVEDE DI RILASCIARE IN ESITO AL PERCORSO FORMATIVO: Certificato delle competenze (UC 1091)

FORMAZIONE OBBLIGATORIA PER ADDETTO ALLA CONDIZIONE DI IMPIANTI TERMICI DI POTENZA SUPERIORE A 232 KW. Riferimenti Normativi: L. 615 del 1966; D.p.r. 1391 del 1970; D.p.r. 412 del 1993 (come modificato dal d.p.r. 551 del 1999); Decreto Legislativo n. 152 del 2006 (come modificato dal D. lgs n. 128/2010); Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 25.5.2011 DESTINATARI Cittadini italiani e stranieri maggiori di 18 anni REQUISITI DI INGRESSO Diploma di scuola secondaria di primo grado; Buona conoscenza lingua italiana orale e scritta (utenza straniera) DURATA DEL PERCORSO 90 ore POTATURA (UC 876) TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVEDESTINATARI DE DI RILASCIARE IN ESITO AL PERCORSO Cittadini italiani e stranieri maggiori di 18 anni, FORMATIVO: disoccupati o in cerca di prima occupazione Attestato di Frequenza REQUISITI DI INGRESSO L’attestato rilasciato consente di acquisire il Ai sensi della DGR 48/12 per i cittadini stranie- patentino di abilitazione di 2° grado alla conri, conoscenza minimo livello A2 DEL Quadro duzione degli impianti termici. Comune Europeo di riferimento per le lingue. DURATA DEL PERCORSO 110 ore di cui 40 ore di stage in azienda FORMAZIONE OBBLIGATORIA PER TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVE- OPERARE NELL’AMBITO DELL’ASSISTENZA DE DI RILASCIARE IN ESITO AL PERCORSO FAMILIARE FORMATIVO: Riferimenti Normativi: Certificato delle competenze (UC 876) Si tratta di un percorso di formazione disciplinato dal presente atto regionale (Decreto del 19/12/2006, n. 6219) al fine di fornire specifica preparazione per svolgere attività di sostegno SVILUPPO DI SISTEMI INFORMATIZZATI DI ed assistenza nella vita quotidiana ad anziani INFORMAZIONE AMBIENTALE (UC 962) e disabili, presso il loro domicilio. Consente l’iDESTINATARI scrizione (laddove istituiti) negli appositi elenCittadini italiani e stranieri maggiori di 18 anni, chi per assistente familiare disoccupati o in cerca di prima occupazione DESTINATARI REQUISITI DI INGRESSO Cittadini italiani e stranieri maggiori di 18 anni - Titolo di istruzione secondaria superiore o REQUISITI DI INGRESSO almeno 3 anni di esperienza lavorativa nell’at- In base alla normativa regionale di riferimento tività professionale di riferimento e al progetto, sono requisiti di accesso al corso: - Ai sensi della DGR 48/12 per i cittadini stra- assolvimento del Diritto/Dovere di Istruzione nieri, conoscenza minimo livello A2 DEL Qua- in Italia o nel paese di origine (Circolare Redro Comune Europeo di riferimento per le gione Toscana del 16/06/11); per i cittadini lingue. stranieri, permesso di soggiorno e conoscen- Buone conoscenze informatiche za di base della lingua italiana, livello A2 DURATA DEL PERCORSO DURATA DEL PERCORSO 75 ore di cui 25 di stage in azienda 220 ore di cui 80 ore di stage TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVE- TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVEDE DI RILASCIARE IN ESITO AL PERCORSO DE DI RILASCIARE IN ESITO AL PERCORSO FORMATIVO: FORMATIVO: Certificato delle competenze (UC 962) Attestato di Frequenza

38

CORSI DI FORMAZIONE PER TITOLARI ED ADDETTI DEL SETTORE ALIMENTARE (DGRT 559/2008) Corso per addetti con mansione alimentare semplice (8 ore) Corso per addetti con mansione alimentare complessa (12 ore) Corso per Titolari di imprese alimentari e Responsabili dei piani di autocontrollo di attività alimentari semplici (12 ore) Corso per Titolari di imprese alimentari e Responsabili dei piani di autocontrollo di attività alimentari complesse (16 ore) PISCINE - CORSI DI FORMAZIONE PER RESPONSABILI E ADDETTI Formazione Obbligatoria Per Responsabile Della Piscina (30 ore) Formazione Obbligatoria Per Responsabile Della Piscina (percorso abbreviato ex art 52 regolamento 23/R/2010) Formazione Obbligatoria Per Addetto Agli Impianti Tecnologici (20 ore) Formazione Obbligatoria Per Responsabile Della Piscina – Addetto Agli Impianti Tecnologici (38 ore) Formazione Obbligatoria Per Responsabile Della Piscina – Addetto Agli Impianti Tecnologici (Percorso Abbreviato) Ex Art 52 Regolamento 23/R/2010 ( 20 ore) TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVEDE DI RILASCIARE IN ESITO AI PERCORSI FORMATIVI: Attestato di Frequenza SALDATURA CON GAS SALDOBRASATURA, SALDATURA MIG MAG (UC 1831) DESTINATARI Cittadini italiani e stranieri maggiori di 18 anni, disoccupati o in cerca di prima occupazione REQUISITI DI INGRESSO Ai sensi della DGR 48/12 per i cittadini stranieri, conoscenza minimo livello A2 DEL Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue. DURATA DEL PERCORSO 110 ore di cui 40 ore di stage in azienda TIPOLOGIA DI ATTESTATO CHE SI PREVEDE DI RILASCIARE IN ESITO AL PERCORSO FORMATIVO: Certificato delle competenze (UC 1831) Fo.Ri.Um. Sc Via Del Bosco, 264/F - 56029 S. Croce s/Arno (Pi) Tel. 0571/360069 - Fax 0571/367396 e-mail: info@forium.it


39


R

INTERVISTA

dimore della storia intervista al marchese Bernardo Gondi Roberto Mascagni

Copertina del libro Gondi. Una dinastia fiorentina e il suo palazzo (ed. Polistampa) Marchese Bernardo Gondi (New Press Photo - Firenze)

L

’Associazione Dimore Storiche (ADS) nasce a Roma il 4 marzo del 1977 sull’esempio di analoghe associazioni già operanti in altri Paesi europei e dal 13 gennaio 2015 il presidente della Sezione Toscana è il marchese Bernardo Gondi, di storica famiglia fiorentina. Questo importante sodalizio, che si propone di agevolare la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle dimore storiche, è sorto grazie all’impegno e alla passione di alcuni proprietari fedeli custodi di quello che si può senza alcun dubbio definire il più importante patrimonio storicoartistico mondiale. L’idea era di costituirsi in difesa dei beni culturali privati allo scopo di agevolarne la conservazione, la valorizzazione e la gestione. Proprio in quegli anni il panorama dei beni culturali italiani si era arricchito di nuovi impulsi: era stato creato il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali; erano nati altri importanti sodalizi, come il

FAI (Fondo Ambiente Italiano) e la FIDAM. Inizialmente l’Associazione comprese una quarantina di soci, ma la crescita fu costante nel tempo. Attualmente le adesioni sono quasi 5.000. Immediatamente i soci fondatori cominciarono a studiare la legislazione di tutela e quella fiscale, per ottenere, anche dal nostro Stato, quanto era già previsto in altri ordinamenti europei. L’A.D.S.I., Ente Morale riconosciuto con DPR 26/11/90, non ha scopi di lucro e a tal fine: favorisce la consulenza e l’assistenza giuridica, amministrativa, tributaria e tecnica a favore dei propri Soci ai fini della salvaguardia, conservazione, valorizzazione e gestione delle dimore storiche; intrattiene rapporti con i competenti organi pubblici; collabora con analoghe associazioni nazionali e internazionali, in particolare con quelle europee aventi scopi similari ed è membro della E.H.H. (European Historic Houses); promuove studi, ricerche e iniziative dirette al conseguimento dei fini sociali; prospetta i mezzi per conseguire un più adeguato ordinamento legislativo europeo e nazionale. Se queste sono le premesse immaginiamo l’importanza della sua carica e il tempo che le deve dedicare. Cerco di conciliare al meglio le varie esigenze, facendomi aiutare anche da mia moglie Vittoria, che è Presidente del Garden Club di Firenze. Lei marchese è imprenditore agricolo, figlio di un imprenditore agricolo, come svolge la sua giornata professionale? L’agricoltura è l’attività principale della mia famiglia. Produciamo principalmente vino nella Tenuta Bossi nel Chianti Rufina, che ci vede impegnati anche con l’agriturismo. Nella

40

Fattoria di Volmiano, invece, situata nel territorio del Comune di Calenzano, la risorsa più importante e qualificata è l’olio extravergine biologico franto a freddo con macine di pietra. Ci affiancano, nei vari cómpiti, i nostri figli Gerardo e Lapo. Come riesce a conciliare queste sue occupazioni familiari con la presidenza delle Dimore Storiche toscane? Ovviamente non svolgo questo lavoro da solo, perché posso contare sulla collaborazione della Giunta Esecutiva composta dai Vicepresidenti Nicola De Renzis Sonnino, Clotilde Trenti-

Lo stemma della storica famiglia Gondi è così composto: «D’oro alle due mazze da guerra di ferro decussate e legate di rosso». Lo vediamo qui raffigurato come appare sulla facciata del Palazzo Vicariale di Certaldo. Domenico Savini, araldista ed esperto genealogista, informa: «Nel 1460 Giuliano Gondi il Vecchio fu ambasciatore a Urbino e servì, in qualità di tesoriere, il Re Alfonso di Napoli che gli concesse inoltre il titolo di Duca ma Giuliano lo rifiutò, accettando solo l’uso della corona ducale in memoria di questo episodio. Nel 1468 Giuliano Gondi ottenne la Suprema Magistratura di Alto Priore e Signore della Repubblica fiorentina.


1

3

naglia de Daverio Corsini, Federico Barbolani di Montauto, dal Segretario Massimo Conti Donzelli e dai Consiglieri Enrichetta Gomez y Paloma Bichi Ruspoli Forteguerri, Lorenzo Niccolini Sirigatti, Maria Luisa Ruschi Noceti Fontana e da molti consiglieri. Quando nacque la Sezione Toscana dell’Associazione e chi furono i fondatori? Fu nel giugno 1978 che Neri Capponi, Leonardo Ginori Lisci, Amerigo Gondi, Cesare Poccianti, Bettino Ricasoli, Niccolò Rucellai e Donella Torrigiani Torelli, tutti soci A.D.S.I., presso la sede regionale degli agricoltori a Firenze, dettero vita alla Sezione Toscana eleggendo il primo Comitato Direttivo della Sezione nelle persone di Giorgiana Corsini, Leonardo Ginori Lisci, Niccolò Rucellai e Bettino Ricasoli, nominato presidente. Da allora abbiamo compiuto molta strada e innumerevoli sono state le iniziative che hanno portato il sodalizio a essere uno dei più cospicui e attivi tra quelli che si occupano di beni culturali in Toscana. Quanti soci avete in Toscana? In analogia con la storia dell’Associazione – spiega il marchese Gondi – si è sviluppata la Sezione Toscana, che spesso è stata di esempio e traino per le altre realtà associative. Attualmente in Toscana annoveriamo 865 soci: da oltre 10 anni la nostra Sezione è di gran lunga la più consistente di tutto il sodalizio.

4

Quali sono le iniziative della Sezione Toscana? Ricordo l’Assemblea ordinaria dei soci, che viene organizzata annualmente a rotazione in vari centri della nostra Regione; la promozione di numerosi convegni scientifici; la manifestazione Cortili e giardini aperti. Sul piano normativo quali esiti positivi avete conseguito? Nel 2000 l’approvazione del Testo Unico Regionale sul Turismo, che vede l’istituzione delle “Residenze d’Epoca”. Nel 2002 altro notevole impegno è stato quello vòlto a ottenere il sostegno economico, a carico dei Fondi strutturali dell’Unione Europea. I proprietari di Dimore Storiche – continua il marchese Gondi – sono obbligati, per legge, a mantenerli, ma gli immobili sono vincolati e i costi che dobbiamo sostenere per fare manutenzioni e restauri sono spaventosi, chiediamo perciò una compensazione economica. Abbiamo l’Imu un po’ più bassa ma è insufficiente. Se non riusciamo a ben conservare questo patrimonio artistico, il degrado è inevitabile. Secondo i risultati di una ricerca compiuta dalla famosa azienda di servizi e revisione contabile Deloitte, che riguarda la Toscana, oggi solo 4 dimore storiche su 10 con le loro attività possono sostenere i costi di manutenzione e restauro. Sappiamo che una dimora su quattro

41

non realizza ricavi sufficienti per far fronte alle spese. Eppure la stessa Deloitte conclude che per quanto riguarda la provincia di Firenze, i ricavi delle attività addizionali delle dimore storiche valgono, potenzialmente, 50 milioni di euro che lo Stato avrebbe tutto l’interesse a incoraggiare, sostenendole. La sezione Toscana dell’A.D.S.I. ha sede nel rinascimentale Palazzo Gondi, a Firenze, e davvero i soci toscani non potrebbero aspirare a una sede più rappresentativa di questa: uno dei capolavori di Giuliano da Sangallo, edificato nel XV secolo per la famiglia Gondi (www.gondi.it).

1. Villa Torrigiani, Camigliano - Capannori 2. Villa Poschi, Pisa 3. Villa Niccolini di Camugliano, Ponsacco 4. Villa di Corliano, San Giuliano Terme, Pisa

2

P

er tradizione i Gondi discendono dai Filippi, cavalieri sotto Carlo Magno, che Dante ricorda nel “Paradiso” della Divina Commedia. Il più antico membro noto della casata – spiega l’esperto genealogista Domenico Savini –, proviene da San Cresci in Val Cava (Mugello): è Orlando di Bellicozzo, presente nel consiglio del Comune nel 1197. Dal bisnipote, Gondo di Ricovero, derivò il cognome dei discendenti. Da allora la famiglia ottenne importanti cariche pubbliche, dando alla Repubblica fiorentina, tra il 1436 e il 1530, diciotto priori e un Gonfaloniere di Giustizia, cioè il capo dello Stato. Numerosi furono i podestà Gondi nelle città assoggettate a Firenze, quali Prato, Pistoia, Scarperia, Castelfiorentino, Val d’Era e Montepulciano. Figura di spicco fu Giuliano Gondi il Vecchio (1421-1501), nel 1460 ambasciatore a Urbino, in seguito tesoriere di re Alfonso di Napoli; nel 1468 Alto Priore e Signore della Repubblica fiorentina. Commissionò a Giuliano da Sangallo il palazzo in piazza San Firenze (tutt’oggi di proprietà della famiglia Gondi) e la cappella in Santa Maria Novella. Ormai banchieri affermati, i Gondi avevano sedi a Firenze, Napoli, Lione, Lisbona, Siviglia, Varsavia e Costantinopoli. Da Girolamo (1472-1557) e Guidobaldo detto Antonio (1486-1560), stabilitisi a Lione come banchieri, originò il ramo francese della famiglia, facendosi apprezzare dalla futura regina di Francia, la fiorentina Caterina de’ Medici. Antonio Gondi – continua il genealogista Domenico Savini – finanziò il primo viaggio del fiorentino Giovanni da Verrazzano: primo navigatore europeo a esplorare la costa atlantica degli odierni Stati Uniti d’America e a entrare nella baia di New York. Nella discendenza del ramo francese dei Gondi troviamo Alberto maresciallo di Francia (1573); il primo arcivescovo di Parigi, Pietro o Piero, cardinale dal 1587 e ambasciatore a Roma. (È sepolto accanto al fratello Alberto, in un monumento funebre nella cappella Gondi nell’abside della cattedrale di Notre-Dame). Filippo Emanuele continuò la dinastia con Pietro (1602-1676), duca di Retz per aver sposato la cugina Caterina; Giovan Francesco Paolo (1613-1679), fu arcivescovo di Parigi e cardinale. Nel frattempo, conclude il genealogista Domenico Savini, a Firenze la famiglia continuò ad avere un ruolo di assoluto rilievo nella società dell’epoca, imparentandosi, nei secoli, con le maggiori casate d’Italia e di Francia: come i Savoia, gli Orléans, i Medici, gli Albizzi, gli Antinori, gli Strozzi.



cARTOLINA

Vinci

non solo

Leonardo A

lle pendici del Montalbano, tra colline lussureggianti e ricche di vigneti e oliveti, sorge Vinci il paesino che ha dato i natali all’uomo più famoso al mondo: Leonardo. Immerso nella meravigliosa e tanto decantata campagna toscana caratterizzata da colline con terrazzamenti sorretti dai tipici muri a secco, l’antico borgo spicca per la sua struttura a dir poco insolita; infatti, vista dall’alto, Vinci ha una forma che ricorda una nave a due alberi, i quali sarebbero rappresentati dalla torre del Castello dei Conti Guidi e dal campanile della Chiesa di Santa Croce, e proprio per questo motivo il centro storico è anche noto come “Castel della Nave”. Molte sono le bellezze artistiche in cui è possibile imbattersi percorrendo le vie del paese: in Piazza Guidi, prospiciente al Castello, si erge la famosa scultura lignea di Mario Ceroli, ispirata al celebre disegno leonardiano dell’ “Uomo Vitruviano”, e poco oltre, accanto alla Chiesa di Santa Croce (dove si trova il fonte battesimale di Leonardo) è possibile ammirare una piazza riqualificata nel 2006 con un intervento d’arte contemporanea ideato dall’artista Mimmo Paladino e dedicato agli elementi degli studi leonardiani, suggestiva soprattutto

di notte per la particolare illuminazione al led e fibre ottiche. Altro monumento di notevole importanza è il cavallo, scultura in bronzo, realizzata da Nina Akamu (2001), sito in Piazza della Libertà, anch’esso ispirato ad un disegno di Leonardo e donato al Comune di Vinci proprio dall’artista americana. A Vinci si trovano anche la Biblioteca Leonardiana, centro internazionale di studi su Leonardo, e il Museo Comunale Leonardiano, che all’interno del Castello dei Conti Guidi (fortificazione medievale risalente all’XI secolo) presenta un’ampia e prestigiosa collezione di modellini in legno delle invenzioni del grande Genio e che ormai da tempo sfoggia l’uso di tecniche di interazione multimediale, che lo hanno trasformato in uno dei musei più importanti e più frequentati della Toscana. Ultimamente, grazie ad un grande intervento di ristrutturazione, è possibile accedere fin sopra la torre del Castello alta 70 metri, dalla quale si gode di un panorama davvero mozzafiato. Per ragioni legate alla sua importanza storica, al Comune di Vinci fu concesso il titolo di “Città”, con decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi datato 15 luglio 1954.

Molti sono gli eventi che durante tutto l’anno animano Vinci: è importante ricordare ad aprile la “Lettura Vinciana”, dissertazione di argomento leonardiano organizzata dall’amministrazione comunale e divenuta celebre tra gli studiosi di tutto il mondo; a luglio, la “Festa dell’Unicorno”, manifestazione medieval-fantasy, che ormai da anni attira da ogni parte d’Italia gli amanti dei duelli medievali, del cosplay e delle storie di fate ed elfi; l’ultimo mercoledì del mese di luglio, la rievocazione storica del “Volo di Cecco Santi”; e ad agosto, la notte di San Lorenzo, “Calici di Stelle”, evento dedicato alla degustazione degli ottimi vini della zona. Come non accennare, infine, alla Casa Natale di Leonardo, sita ad Anchiano, località sulla collina a pochi chilometri sopra Vinci, e caratterizzata soprattutto a primavera da uno splendido scenario naturale che le fa da cornice. Al termine di questa breve descrizione (molto altro ci sarebbe da dire), a chi un giorno verrà in mente di visitare Vinci, mi raccomando di farlo non da turista, ma da semplice amante dell’arte e dei paesaggi in cui per fortuna viviamo tutti i giorni, proprio per apprezzarne a pieno la loro intensità.

Luvi Alderighi

L’uomo vitruviano di Mario Ceroli dedicato agli studi leonardiani di Mimmo Paladino Il Cavallo di Nina Akamu

43

R



STORIA

Vetro verde a Empoli le grandi vetrerie al Muve: due storie parallele

S

toria di aziende, storia di uomini, nella bella mostra organizzata al Museo del Vetro di Empoli. Una lettura attraverso i manufatti, realizzati rigorosamente a mano dai ve-

trai empolesi nel corso degli anni, già presenti nelle collezioni del Muve, ma anche e soprattutto di provenienza privata, custoditi gelosamente dai discendenti delle famiglie che furono proprietarie di quelle imprese o che ci lavorarono. E da collezionisti innamorati di questi oggetti fragili e trasparenti, ricchi di fascino e assolutamente unici. Come è noto, il vetro verde empolese ebbe origine dalla necessità di trasportare e contenere il vino e l’olio, principali prodotti delle nostre campagne. All’inizio furono i fiaschi e le damigiane, prodotti e finiti, come si dice oggi, a filiera corta, con l’utilizzo di mano d’opera locale femminile per il rivestimento finale e con materiali reperiti in zone umide vicine, come la sala e il salicchio. Il tipico colore verde era dovuto alla particolare composizione dell’insieme dei materiali inerti che componevano il vetro, tenuta ben segreta nei dettagli da ogni “fonditore”. Nacquero entrambe negli anni Venti del secolo scorso e ciascuna ha una propria storia: più rivolta al mer-

cato, pronta a cambiamenti dovuti alla ricerca di settori dove espandersi, la Taddei, che modificò le proprie strutture produttive e il numero delle sedi nel corso degli anni, arrivando a produrre vetro bianco e colorato; più legata alla tradizione l’Etrusca, forte di una clientela esclusiva, di nicchia, che rimase sempre fedele al colore verde, che acquisì nel tempo una sfumatura propria, intensa, subito riconoscibile. Il culmine del successo di queste due imprese, fu la riscoperta di forme classiche, tipicamente italiane, che si manifestò intorno agli anni 30, fra le due Guerre, quando esponenti della cultura indicarono, sulle riviste di riferimento e nelle esposizioni di settore, nel ritorno a valori forti del Rinascimento, alle forme tipiche delle tradizioni italiane, le linee da seguire per gli oggetti di arredo, con le quali completare i salotti buoni o le mense più moderne delle case di una borghesia ricca e raffinata. Architetti come Giò Ponti, che scriveva su Domus, furono il vero trampolino di lancio per il solido, trasparente, riconoscibilissimo vetro verde empolese. La mostra “Taddei ed Etrusca” sarà aperta per tutta l’estate, ed è ricca di pezzi importanti, documenti inediti e foto d’epoca, raccolti con cura e competenza unica dalle due curatrici, Silvia Ciappi e Stefania Viti. Le foto del catalogo sono di Alena Fialová con una tecnica che proviene dal suo paese, la Boemia. Il vetro, liberato dai riflessi, acquista vita propria e si propone nello spazio in tutta la sua bellezza, sia di forme che di trasparenze. Verdi, naturalmente.

Paolo Pianigiani

Vetreria Etrusca, zuccheriera, particolare. Collezione Francesca Cagnani Cioni, Empoli

R



ScuOLA

R

Rispetto... a chi? LIONS CLUB SAN MINIATO

E

ducazione e Rispetto nelle lazioni con i propri simili e con l’amScuole con il progetto del biente che ci circonda. Obiettivo: Gruppo Lapi “Rispetto… a far apprezzare ai bambini il rispetto Chi?”, promosso in collaborazione come valore fondamentale che, se Rispetto nelle Scuole con il progetto del Gruppo Lapi “Rispetto… a Chi?”, promosso in LionseClub di San Miniato e USL assimilato come stile comportamene con Lions Club dicon San Miniato USL 11 Empoli 11 Empoli tale, può divenire il filo conduttore in l’attenzione alla formazione e al coinvolgimento dei giovani del territorio è sempre stato L’interesse e l’attenzione alla formatutte le circostanze e situazioni; può sto fondamentale alla base dei programmi del Gruppo Lapi, storico gruppo che con le zione e al conciario coinvolgimento deigelatine giova-per uso faralimentare capire el’importanza di portare rinde opera nel settore chimico ed in quello delle ni del territorio sono sempre stati un spetto ai più anziani, ai compagni di . ma positiva e gratificante esperienza con “Bacco, tabacco …cenere”,classe, progettoagli per avversari sportivi, ai genipresupposto fondamentale alla ebase i ragazzi sui rischi derivanti dal fumo e dall’alcol che coinvolse circa 800 ragazzi nel dei programmi del Gruppo Lapi, sto- tori, agli insegnanti, a alle istituzioni. 1/2013, è stato ideato, sempre per volontà della Lapi Group, in collaborazione con il Lions ricoaiuto gruppo che11 con le proprie azienAnche il rispetto verso se stessi è fonMiniato e il prezioso della AUSL di Empoli, il nuovo progetto ludico educativo dea tutte opera nel classi settore conciadamentale: significa imparare a prenChi?”, indirizzato le prime delle chimico scuole medie del comprensorio. rio ed in quello delle gelatine per uso dere buone decisioni, ad aumentare pe del nuovo programma triennale il “Rispetto”, elemento basilare per lo sviluppo di alimentare e farmaceutico. l’autostima; porta a comunicare meoni con i propri simili e con l’ambiente che ci circonda. Obiettivo: far apprezzare ai Dopo la prima positiva e gratificante glio conpuò gli altri, a rispettare quelli petto come valore fondamentale che, se assimilato come stile comportamentale, esperienza cone situazioni; Bacco, tabacco e l’importanza … che diconsideriamo “diversi”; dà l’opo conduttore in tutte le circostanze può far capire portare onfronti dei più anziani, dei compagni di classe, avversari sportivi, genitori, degli cenere, progetto per degli sensibilizzare i deiportunità e la voglia di imparare cose elle istituzioni. Anche il rispetto verso derivanti se stessi è fondamentale: imparare a ragazzi sui rischi dal fumo esignifica nuove, di apprezzare i luoghi in cui si one decisioni, ad aumentare l’autostima; porta a comunicare meglio con gli altri, a dall’alcol che coinvolse circa 800 rapuò sviluppare la socialità ed amare elli che consideriamo “diversi”; dà l’opportunità e la voglia di imparare cose nuove, di gazzi nel triennio 2011/2013, è parte. stato chi ne fa parte. luoghi in cui si può sviluppare la socialità ed amare chi ne fa ideato, sempre per volontà della Lapi Il programma del progetto prevede a del progetto prevede 4 incontri per ogni classe di due oreilciascuno della Group, in collaborazione con Lionscon un 4 esperto incontri per ogni classe di due ore o-educativa Nature Rock (www.nature-rock.it). Attraverso giochi, momenti di confronto Club di San Miniato e il prezioso aiuciascuno con ne i ragazzi sono coinvolti in situazioni in cui dovranno risolvere compiti applicando un esperto della società AUSL 11 di Empoli, il nuovo ludico-educativa Nature Rock (www. Problem Solving to e didella Team building; i ragazzi potranno riuscirvi solo attraverso un alto operazione e collaborazione tra i partecipanti (incluso i professori), con lo scopo di progetto ludico educativo Rispetto… nature-rock.it). Attraverso giochi, qualità delle relazioni grazieindirizzato ad uno sviluppo “abilità utili alla vita” che a Chi?, a maggiore tutte ledelle prime momenti di confronto e di riflessioganizzazione Mondiale della Salute (OMS) prendono il nome di “life-skills”. classi delle scuole medie del com- ne i ragazzi sono coinvolti in situaprensorio. zioni indell’IT cui dovranno risolvere comne dell’edizione di quest’anno si è svolta venerdì 17 aprile u.s. presso l’Auditorium San Miniato. Dopo aver proiettato le foto video, cheprogrami ragazzi avevanopiti realizzato per Tema principe dele inuovo applicando strategie di Problem d esprimere il loro concetto di “Rispetto” al termine del percorso a loroSolving dedicato, sono ma triennale il “Rispetto”, elemento e di Team building; i ragazzi ati i vincitori: Primo Premio assegnato alla classe 1° E dell’Ist. Sacchetti di San Miniato, basilare per lo sviluppo di buone re- potranno riuscirvi solo attraverso un Giuria alla classe 1° G dell’Ist. Montanelli-Petrarca di Fucecchio.

oncorso, per entrambe le classi, una giornata di giochi e avventura con gli educatori della

anno scolastico 2015/2016 sarà la volta delle scuole medie di S. Croce sull’Arno e di Sotto che concluderanno questo ciclo triennale di “Rispetto… a Chi?”, iniziato lo con le scuole di Ponte a Egola e Montopoli.

47

alto livello di cooperazione e collaborazione tra i partecipanti (inclusi i professori), con lo scopo di accrescere le qualità delle relazioni grazie ad uno sviluppo maggiore delle “abilità utili alla vita” che secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), prendono il nome di “life-skills”. La premiazione dell’edizione di quest’anno si è svolta venerdì 17 aprile presso l’Auditorium dell’IT Cattaneo di San Miniato. Dopo aver proiettato le foto e i video, che i ragazzi avevano realizzato per raccontare ed esprimere il loro concetto di “Rispetto” al termine del percorso a loro dedicato, sono stati proclamati i vincitori: Primo Premio assegnato alla classe 1a E dell’Ist. Sacchetti di San Miniato, Premio della Giuria alla classe 1a G dell’Ist. Montanelli-Petrarca di Fucecchio. Premio del concorso, per entrambe le classi, una giornata di giochi e avventura con gli educatori della Nature Rock. Il prossimo anno scolastico 2015/2016 sarà la volta delle scuole medie di S. Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto che concluderanno questo ciclo triennale di Rispetto… a Chi?, iniziato lo scorso anno con le scuole di Ponte a Egola e Montopoli.


R

ARTIGIANATO

ingegno e tradizioni opere d’ingegno e tradizioni toscane a Peccioli Irene Barbensi

D

al 21 giugno al 30 settembre i fondi sfitti si rianimano con 10 botteghe artigiane. ll futuro di un paese, e della testimonianza che rappresenta, è assicurato anche dalla vitalità di chi abita e lavora nel centro storico, dalla capacità di non spezzare il filo che lega il passato e il presente nelle attività quotidiane, sociali e culturali. Proprio per non disperdere un patrimonio umano e culturale a Peccioli nasce ManinArte. Un progetto di artigianato diffuso tra le vie del centro storico. Il progetto parte dalla constatazione che la diminuzione e la scomparsa di mestieri artigiani e piccole botteghe stanno mettendo in pericolo il mantenimento di quella peculiarità sociale che rappresenta “l’anima” dei rioni storici che vivono di delicati equilibri tra residenti e operatori commerciali, proprietari di immobili e consumatori, utenti e turisti. I fondi, sia pubblici che privati, non utilizzati si trasformeranno in botteghe artigiane: un esperimento che vuol essere un incubatore per potenziali attività e rendere costante la presenza nel territorio comunale di

attività artigiane e antichi mestieri. L’Amministrazione Comunale ha adottato infatti con seduta del Consiglio Comunale del 13 febbraio 2015 un Piano di Recupero dei Centri Storici, approvato definitivamente nel prossimo consiglio comunale del 30 aprile p.v., con l’intento di valorizzare gli immobili presenti nel centro storico favorendo anche possibili utilizzi fino ad ora non previsti e ammessi. Numerose le richieste di partecipazione a ManinArte – Artigianato diffuso tra le vie del centro storico. Al bando, che si è concluso il 25 maggio 2015, hanno aderito 10 attività artigianali. Gli organizzatori hanno accolto i progetti proposti con entusiasmo e interesse sia per la loro qualità che per la loro creatività. Pittori, artigiani del marmo, scultori, orafi, maestri nell’arte dell’uncinetto, ceramisti e molti altri andranno ad arricchire la propria

48

offerta commerciale con attività interattive aperte al pubblico. Dopo il successo riscosso dall’edizione di lancio che si è svolta durante il periodo natalizio i fondi inutilizzati, sia pubblici che privati, del centro storico riapriranno le loro porte dal 21 giugno al 30 settembre. Gli organizzatori hanno deciso di scommettere su questa iniziativa anche nella stagione estiva e per un periodo più lungo, per dare la possibilità a questi “operai dell’ingegno” di mettere radici nel territorio di Peccioli, in un esperimento che vuol essere un incubatore per potenziali attività. ManinArte – Artigianato diffuso tra le vie del centro storico intende pertanto favorire e migliorare l’accoglienza e l’attrattiva dell’offerta commerciale, arricchire ulteriormente il programma di iniziative dell’estate pecciolese e rappresentare un volano per l’offerta turistica del Comune.


49


rancesco igliucci

studio

radiologico

MAMMOGRAFIE entro 3 giorni lavorativi con risposta immediata

70

convenzione con CARISMI e altri enti appuntamenti su prenotazione telefonica o direttamente all’accetazione in ambulatorio.

© CTEDIZIONI

PORTARE PRECEDENTI ESAMI CONSEGNA RISPOSTE IMMEDIATA

Lo Studio Radiologico Eredi Figliucci è specializzato in radiologia digitale, TAC NEW Tom 3D conebeam dentascan, mammografie ed ecografie. Ecografia alle anche neonatali (screening displasia congenita). La gamma di esami proposti, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e i software specifici assicurano esami radiografici di elevato valore diagnostico consentendo al medico curante di disporre delle nozioni anatomiche necessarie a definire i trattamenti. Le tecnologie adottate garantiscono sempre al paziente una inferiore esposizione alle radiazioni ionizzanti.

ORARI dal lunedì al venerdì 8.30-12.30 / 14.30-18.30 1°e 3°sabato di ogni mese 8.30-12.30

Studio Radiologico Eredi Figliucci sas Piazzetta del Gelso, 5 - Pontedera (Pi)

ingr. da via Toscoromagnola 212 di fronte Cineplex - parcheggio anche disabili

Tel./Fax 0587 290974 www.studiofigliucci.com - studiofigliucci@gmail.com


W i

ne tas

ti

ng

Il suono morbido di un sughero che viene stappato dalla bottiglia ha il suono di un uomo che sta aprendo il suo cuore William S. Benwell

Foto Š Alena Fialovå

in

Tuscany


R

ITINERARI

Bolgheri vigneti

eno-wellness MADE IN TUSCANY

Carmelo De Luca Carlo Ciappina

Prodotti della Fattoria Artimino

Artimino, La Ferdinanda

Q

uel paesaggio costellato da celebri cipressi conduce su, al borgo turrito di Bolgheri, dove il tempo immobile si legge nelle pietre della chiesa dedicata ai Santi Giacomo e Cristoforo confinante con l’arcigno castello Della Gherardesca, intorno si estende una natura rigogliosa interrotta dal mare azzurrissimo tra Cecina e Populonia. Il frammezzo è un susseguirsi di vigneti cangianti dal verde al rosso, le cui uve generano vini DOC profumati, complessi, magnifici, basta recarsi nelle cantine, borghi, colline limitrofe per scoprire un gusto elegante sprizzante amore per il territorio. Sapienti melange tra Cabernet, Merlot, Syrah, Petit Verdot, i “nettari” odierni assurgono spesso al ruolo di grandi cru monovarietali dal colore rubino cupo, profumi alla frutta scura con intrusioni balsamiche, gusto morbido, rotondo, dolce al centro bocca. Bolgheri Sassicaia, Bolgheri Superiore, grandi IGT non hanno bisogno di presentazione alcuna, oramai appartengono a quel ceto privilegiato dei vini che contano, ma degna menzione meritano i Bolgheri Rosso, assolu-

tamente piacevoli e da gustare insieme alle carni, insomma una meritata nomea che ha trovato ampio riscontro lo scorso maggio presso il Ritz milanese e Real Collegio di Lucca. In questi luoghi anche la vista si delizia grazie alle numerose rilevanze storiche presenti in zona, ne sono degna rappresentanza le medievali Sassetta, Suvereto, Campiglia Marittima. La vicinanza con la Maremma rammenta alla mente altri rossi, bianchi, rosati, passiti, vinsanti, che vantano etichette DOCG, DOC, IGT e tre strade del vino. Conosciutissimo anche ai profani, il Morellino di Scansano, cittadina con un rilevante patrimonio religioso, cinta muraria, palazzi signorili, piace per le sue connotazioni distinguibili nella versione di annata, color rubino, profumo con tracce fruttate, fresco, morbido, oppure da affinamento ottenuto da uve selezionate dopo una maturazione ottimale. Nelle vicinanze, nuove sorprese per il palato riserva la grande varietà generata nella zona del Montecucco: prodotto tra i comuni di Arcidosso, Cinigiano, Civitella Paganico, Castel del Piano, Campagnatico, Roccalbe-

Artimino, vigneti

52

gna, Seggiano, merita nomea il rosso rubino intenso dal sapore armonico e asciutto ma anche il giallo paglierino dall’odore fresco, delicato, leggermente fruttato, facente breccia tra le preferenze di numerosi appassionati. Questo territorio conserva una natura fortunatamente non colonizzata dall’uomo, una mamma prolifica nel generare vegetazione variegata, degna cornice per numerose rilevanze architettoniche presenti in zona e scorrazzare tra le stradine di campagna, con stradario in mano, diventa un’avventura per tutta la famiglia: castelli, pievi, palazzotti, conventi, borghi, torri vantano degna rappresentanza lasciandovi senza fiato. Lasciamo il caliente sud-ovest e puntiamo a nord, nel cuore mediceo della Toscana, in quel territorio costellato da blasonate dimore granducali, facente parte del Montalbano meridionale. Qui trasuda storia, arte, architettura storica e diventerebbe riduttivo segnalare Poggio a Caiano solamente per l’arcinota dimora progettata dal Sangallo, tra i cui ambienti domina un sontuoso Salone affrescato da Pontormo, Andrea del Sar-


Rosso Villa di Capezzana

a seconda della tipologia corrispondenti al Cabernet, Canaiolo, merlot, syrah piantati in terreni pietrosi. Tante le eccellenze riconosciute dagli estimatori, ma è un dovere menzionare Trefiano DOCG Riserva, Villa di Capezzana DOCG, Barco Reale Carmignano DOC, Vin Ruspo Rosato di Carmignano DOC, Ghiaie Furba IGT. Scendendo giù in valle, nel territorio di Campi Bisenzio, potrete ritemprare corpo e mente dai peccati di gola. Qui regna Asmana Wellness World, indiscusso sovrano del benessere concepito per ritrovare energia e relax. Ben 5000 mq accessibili agli ospiti consentono esperienze uniche, intimamente rilassanti: piscine riscal-

Bolgheri, Viale dei Cipressi

to, Alessandro Allori, oppure la buonatalentiana Villa di Artimino con uno scenografico scalone monumentale, che guarda di sguincio il fiabesco borgo medievale fortificato. La dimora ospita un 4 stelle ed eventi, circondata dalla tenuta con 80 ettari di vigneto, le cui uve generano vini generosi effigiatisi della DOCG, DOC, IGT, basti menzionare il cru aziendale “Vigna Grumarello”, l’internazionalissimo “Iris”, vin santo, rosati partoriti dai vitigni Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Canaiolo, Trebbiano, San Colombano, Mammolo, Occhio di Pernice esposti a mezzogiorno. Una menzione speciale va al Carmignano Riserva “Villa Medicea”, principe indiscusso dal colore rubino con riflessi granati, profumi da frutti di bosco e rosa appassita, gusto elegante, mor-

Montecucco, veduta

date, idromassaggio, hammam, saune tematiche, giardini con vegetazione mediterranea ed esotica, terrazze panoramiche, scenografici cortili, wellness hall, stanze dedicate al relax, pool bar, ristorante, bar&bistrot fungono da gaudente supporto per la rigenerazione personale. Due piani dedicati al piacere fisico e psicologico si amalgamano fondendo cultura del bagno turco con quella pluri-sensoriale occidentale dominate dall’acqua, il cui unico obiettivo è dissolvere tensioni e logorio.

Villa di Capezzana

bido, rotondo. Naturalmente la vocazione enologica plasma l’intero territorio comunale carmignanese grazie alle tenute di Castel Vecchio, Colline S. Biagio, Fattoria Ambra, Il Sassolo, La Borriana, Piaggia, Pierazzuoli, Podere Allocco, Pratesi e Capezzana. Quest’ultima conserva intatta una

storia architettonica alto medievale nell’oratorio dedicato a S. Jacopo, rinascimentale nella residenza signorile, seicentesca nelle grandi cantine, moderna nella tinaia progettata da Giovanni Michelucci. Qui si producono vini eleganti e durevoli generati da Sangiovese con intrusioni mirate

53

Morellino di Scansano, Vigneto


54


NOVITà EDITORIALI

Q

uesta è la storia di Lula sul tetto, primo albo illustrato di Silvia Oriana Colombo. Un letto altissimo, da cui Lula non vuole più scendere. Perché è arrabbiatissima con la sua mamma e le sue due sorelle, quella grande e quella piccola: non vuole stare in una nuova casa, in una nuova città, in una nuova scuola... Vuole tornare nella vecchia città, nella vecchia scuola, e soprattutto nella vecchia casa, con papà, tutti insieme. Perciò non scenderà mai più dal suo letto torre. Ma questa è anche la storia di un Gatto sul tetto, un gattino nero tutto solo in cima a un tetto altissimo e che miagola tantissimo: soltanto Lula lo vede e soltanto lei può salvarlo. Ma ce la farà da sola? Questa è una storia tenera che affronta delicatamente, ma senza tirarsi indietro, il tema della separazione e del risentimento, vissuti in prima persona attraverso gli occhi di Lula e la testardaggine dei suoi otto anni. Il volume accompagna per mano i bambini dell’età di Lula in un percorso di adattamento e di riscoperta delle relazioni e dei legami familiari.

LULA SUL LETTO

Silvia Oriana Colombo LO Editions

RACCONTO ILLUSTRATO

I

l legame tra bellezza e annuncio del Vangelo, paradigma della tradizione millenaria della Chiesa cattolica, ribadito nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco, è stato efficacemente suggellato da queste parole del papa emerito Benedetto XVI: “Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis”. Il connubio arte-fede all’inizio del XX secolo fu il motore e l’ispirazione dell’opera di Biagio Biagetti. Esperto conoscitore delle tecniche artistiche e di conservazione, convinto e impegnato cattolico, non fu semplicemente un “pittore”, ma sempre pittore religioso anche quando non si dedicò a tematiche sacre.

VERITà E BELLEZZA di Biagio Biagetti

Aracne Editrice

ARTE SACRA

H

RACCONTO

o sempre pensato che a Milano sto bene, che è un posto da combattenti, da apolidi, una legione straniera. Che non saprei dove altro vivere. Ho fatto tutto qui: università, figli, matrimonio, lavoro. Milano mi somiglia. Parla poco, non ha tempo, sembra che non si affezioni a nessuno, ma non è così. Milano è come me, va di fretta e cerca di fare tutto meglio che può, nonostante se stessa.” Mila è stata una bambina amata e luminosa, una ragazza solitaria: oggi è la moglie di Paolo e la madre di Maddi e dei gemelli, una donna che ha perso il filo del suo destino. Un giorno cede a un impulso segreto, e si ritrova in ospedale. Qui incontra Annamaria, un’insegnante laica che, come le suore, ha fatto voto di povertà, castità e obbedienza. Tramite lei Mila torna in contatto con una figura straordinaria della sua infanzia, santa Rita, la santa degli impossibili, che ha attraversato i secoli con la forza della sua testimonianza.

U

na raccolta di brevi racconti che vogliono rappresentare una lettura evasiva dal comune quotidiano, un nostro momento di pausa racchiuso in quell’ora che ci concediamo nell’essere liberi da ogni attività, nella pura ricerca della nostra fantasia e della nostra libertà: quella di lettori. Il volume è impreziosito dalle tavole illustrative, in bianco e nero, curate da Dalmazio Frau, noto storico d’arte e illustratore professionista, che accompagnano i temi narrati, dall’amore alla tristezza, dalla gioia all’ironia. Anche la copertina è una sua illustrazione, con un orologio in ricordo di Salvador Dalí e della relatività del tempo, e l’uomo con la bombetta, un omaggio a Magritte. Una narrazione fuori dagli schemi, dalla creatività giocosa e colorata e dai toni lievi ed intimistici che ci accompagna in un fantastico viaggio immaginario.

RACCONTO

55

SANTA DEGLI IMPOSSIBILI di Daria Bignardi Mondadori

UN’ORA D’ARIA

di Marcello Veneziani Edizioni Avagliano

Angelo Errera

R


Peccioli è

giunta alla sua undicesima edizione 11Lune a Peccioli, la rassegna che nel mese di luglio ospita grandi nomi del teatro e della musica diventando punto di riferimento nel panorama dell’intrattenimento dell’estate toscana. Molte le novità di questa edizione. Prima in assoluto in ordine cronologico e di rilievo è la prima produzione di un’opera lirica interamente realizzata dalla Fondazione Peccioliper in collaborazione con l’Accademia Musicale Alta Valdera. Le intramontabili note de La Traviata di Giuseppe Verdi saranno le protagoniste di questa prima produzione. L’opera è il risultato di un intenso impegno da parte di tutto il territorio. Negozi di abbigliamento, parrucchiere, estetiste, e molte le aziende locali che si sono generosamente offerte come sponsor tecnico mettendo a disposizione il proprio lavoro e i propri prodotti per la messinscena dell’opera più adorabile e moderna di Verdi. Un cartellone con numerose prime nazionali: oltre a La Traviata, Arca Azzurra Teatro presenta Chi è di scena di e con Alessandro Benvenuti; i Bohemians Pontedera Notre Dame, la Compagnia PeccioliTeatro metterà in scena come da tradizione un grande titolo del teatro classico La scuola delle mogli di Molière. Grande attesa e trepidazione per uno spettacolo pensato e realizzato appositamente per 11Lune, Mario Biondi e The Kolors calcheranno il palcoscenico di Fonte Mazzola in un unico concerto. Per l’occasione è stato pensato un biglietto con un interessante sconto per i minori di 18 anni. Il 2015 è l’Anno dell’Archeologia in Toscana e per le Notti dell’Archeologia il cartellone di 11Lune ha riservato

un’attenzione particolare ad argomenti archeologici: Barbara De Rossi sarà un’appassionata “Medea”, e per la prima volta in assoluto sarà possibile visitare gli scavi del sito archeologico di Colle Mustarola, abitato in epoca romana, longobarda e medievale e in cui sono stati fatti importanti ritrovamenti. Un’attenzione particolare è quest’anno dedicata ai bambini nell’intenzione di avvicinare il pubblico dei più piccoli al teatro e al museo, spesso percepiti come luoghi lontani. Due gli spettacoli itineranti pensati per questo pubblico speciale, C’è qualcuno che si chiama Alice? e Alice nel Museo delle meraviglie: rivisitazioni dello straordinario romanzo di Carroll, ambientati nel centro storico e nel Museo Archeologico di Peccioli. Ad inaugurare quindi il divertimento estivo, giovedì 2 luglio, Arca Azzurra Teatro presenta in Prima Nazionale lo spettacolo di Alessandro Benvenuti Chi è di scena, un imprevedibile e sarcastico intreccio giocoso governato da una comicità istintiva e feroce. Domenica 5 luglio andrà in scena il capolavoro di Giuseppe Verdi, La Traviata, prima produzione lirica della Fondazione Peccioliper e dell’Accademia Musicale Alta Valdera. Giovedì 9 luglio il cantautore Bobo Rondelli, anima di Livorno, poeta celebrato e riconosciuto come uno fra i maggiori esponenti della canzone d’autore italiana, torna sulle scene per presentare il suo ultimo lavoro discografico Come i Carnevali, uscito il 17 marzo scorso. Domenica 12 luglio Barbara De Rossi interpreterà Medea, in una interpretazione intensa dalla potenza tragica strepitosa. Questo spettacolo fa parte inoltre della programmazione

regionale delle Notti dell’Archeologia. Martedì 14 luglio Emanuele Barresi e la simpaticissima Daniela Morozzi della Compagnia degli Onesti saranno i protagonisti della brillante commedia La fortuna si diverte. Lunedì 20 luglio i ragazzi della compagnia Bohemians Pontedera per la terza volta consecutiva calcheranno il palco dell’Anfiteatro Fonte Mazzola, cimentandosi con il musical Notre Dame. Una scelta impegnativa che dimostra la loro maturità artistica, la loro determinazione e il loro impegno. Mercoledì 22 luglio l’attesissimo concerto di Mario Biondi & The Kolors. Un mix tra nuovi talenti della scena musicale giovanile e un grande interprete della musica soul e jazz dalla voce travolgente e inconfondibile. Venerdì 24 luglio sarà possibile fare un viaggio tra realtà e immaginazione. Gaetano Triggiano con il suo “Real Illusion” sarà vita ad uno spettacolo strabiliante che lascerà tutti a bocca aperta. Lunedì 27 luglio Amanda Sandrelli, accompagnata da due musicisti, ci accompagnerà in un viaggio sognante nelle atmosfere del tango, interpretando le pagine più suggestive di alcuni dei poeti più famosi della storia argentina in Alfonsina y el mar. Musica e parole che si rincorrono, magia e ricordi che si uniscono in un solo istante, sulle note delle pagine più emozionanti che la storia della musica moderna abbia mai ricordato. Giovedì 30 luglio Andrea Buscemi e la Compagnia PeccioliTeatro metteranno in scena La scuola delle mogli di Molière, un capolavoro di assoluta comicità e daranno voce alla complessità dialettica dei personaggi ispirata da una profonda osservazione della realtà sociale.


Giovedi 2 luglio ore 21,30

Lunedì 20 luglio ore 21,30

ALESSANDRO BENVENUTI in “Chi è di scena”

BOHEMIANS PONTEDERA in “Notre Dame”

produzione Arca Azzurra Teatro INGRESSO GRATUITO

INGRESSO GRATUITO

PER INFORMAZIONI, PREVENDITE E ACQUISTO BIGLIETTI

Mercoledì 22 luglio ore 21,30 domenica 5 luglio ore 21,30

LA TRAVIATA di Giuseppe Verdi Natalia Pavlova, Massimiliano Fichera, Diego Cavazzin diretti dal M° Simone Valeri SETTACOLO A PAGAMENTO Giovedi 9 luglio ore 21,30

BOBO RONDELLI in “Come i Carnevali” INGRESSO GRATUITO Domenica 12 luglio ore 21,30 Notti dell’Archeologia 2015

BARBARA DE ROSSI in “Medea” di Jean Anouilh INGRESSO GRATUITO Martedì 14 Luglio ore 21,30

COMPAGNIA DEGLI ONESTI, EMANUELE BARRESI E DANIELA MOROZZI in “La fortuna si diverte” di Athos Setti INGRESSO GRATUITO

MARIO BIONDI & THE KOLORS in concerto SPETTACOLO A PAGAMENTO

BIGLIETTERIA Piazza del Popolo 5, Peccioli (PI) Dal 13 giugno: martedì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 13 mercoledì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19

Venerdì 24 Luglio ore 21,30

GAETANO TRIGGIANO in “Real Illusion” SPETTACOLO A PAGAMENTO Lunedì 27 luglio ore 21,30

AMANDA SANDRELLI in “Alfonsina y el mar. Storie di tango e di passioni” INGRESSO GRATUITO Giovedì 30 luglio ore 21,30

COMPAGNIA PECCIOLITEATRO con ANDREA BUSCEMI in “La scuola delle mogli” di Molière INGRESSO GRATUITO ....A seguire FestaAlChiarDiLuna

Eventi collaterali

NOVITà 2015 / #obiettivo11Lune

La rassegna 11Lune a Peccioli lancia una sfida: immortalare i suoi protagonisti e condividere le proprie creazione sui social. seguire l’account Facebook: Undici Lune a Peccioli seguire l’account Twitter: @fondarte pubblicare le foto scattate (sul profilo Facebook oppure su quello twitter) associate all’hashtag #obiettvio11Lune oppure #11Lune2015 (condizione essenziale per poter partecipare) Dopo ogni spettacolo lo staff di 11Lune decreterà la foto vincitrice della serata. Alla fine della rassegna tra le foto vincitrici di ogni serata verrà scelta la più bella in base al maggior numero dei “Mi piace” ricevuti. La foto vincitrice verrà utilizzata per le prossime campagne promozionali della Fondazione Peccioliper con pubblicazione del nome dell’autore su tutto il materiale promozionale prodotto. Per partecipare basta un click ed il login con il tuo account Facebook o Twitter, cosa aspetti?

11LUNE PER PICCINI Mercoledì 1 luglio ore 18,30

“C’è qualcuno che si chiama Alice? Un sogno itinerante alla ricerca di Alice nel centro storico di Peccioli”. INGRESSO GRATUITO, PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA

Venerdì 3 luglio dalle 21,00 alle 08,00

“Alice nel Museo delle Meraviglie. Spettacolo con sonno e risveglio per bambini dai 6 dai 10 anni” Museo Archeologico INGRESSO GRATUITO, PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA LE NOTTI DELL’ARCHEOLOGIA Venerdì 10 luglio dalle ore 17,30

Visite agli scavi archeologici di Colle Mustarola, Ghizzano di Peccioli

57

In collaborazione con il Gruppo ArcheologicoTectiana INGRESSO GRATUITO, PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA


R

TEATRO

l’immortalità di Molière Andrea Buscemi Tiziana Basili

R

esta difficile immaginare oggi un attore in Italia che sappia aderire all’universo molieriano quanto Andrea Buscemi. In effetti, è straordinario l’entusiasmo e la dedizione che questo nostro teatrante del Duemila profonde ogniqualvolta si approccia alle mirabili pagine di Jean Baptiste Poquelin, perpetuandone il genio agli spettatori contemporanei. Un’adesione talmente naturale (e insieme filologica), che alla fine della pièce non è raro che gli spettatori commentino: “sembra sia stato scritto

per lui” (magari si tratta del protagonista di impareggiabili capolavori, come L’avaro o Il malato immaginario), oppure “è così che deve essere recitato Molière”, o ancora “Molière stasera sarebbe stato contento”… Del resto, l’approccio di Buscemi a quello che si può a ragion veduta considerare uno dei più grandi geni del teatro di tutti i tempi, non è affatto intellettualistico né “aristocratico” (come accade spesso di constatare davanti a messinscene più o meno blasonate, spesso dimentiche che Molière era anzitutto uomo di spettacolo): egli pensa al grande teatrante francese come al capocomico della Troupe du Roi, il cui compito principale era quello di divertire il re e la corte, che per questo lo appoggiava e finanziava. Il messaggio (più o meno) recondito di Molière si esplicita poi da sé (perché è già scritto e soprattutto pensato), e non ha bisogno di inutili sottolineature o pretestuosi approfondimenti: soprattutto i solòni della ricerca e della sperimentazione pec-

58

cano alquanto di presunzione nel restituirci sulla scena un Molière a cui vogliono far dire di più di quel che ha voluto dire. Così facendo invece di esaltarla ne sminuiscono la perfezione. Molière è appannaggio soprattutto di attori comici. Nel passato, nel portarlo in scena, hanno perciò primeggiato Jouvet, Petrolini, Mario Scaccia, Totò, Peppino De Filippo, Paolo Villaggio e al cinema perfino Alberto Sordi. Non è un caso che il primo incontro di Buscemi con la sua opera risalga all’avventura de Il borghese gentiluomo a fianco di Giorgio Panariello (un successo milionario prodotto dal Teatro Nuovo di Milano e Stabile delle Marche), all’epoca in cui questi era l’acclamato divo televisivo di Torno sabato: un’alchimia impensabile a chi ritiene che Molière abbia voluto soprattutto darci messaggi, prima che divertirci. La cifra molieriana si attaglia a Buscemi in modo pressoché perfetto, perché c’è una commistione di ironia e inquieta cultura, di irrisione per


le convenzioni borghesi e al tempo stesso accettazione di esse, che li accomuna: la formazione attoriale a fianco di commedianti come Gigi Proietti (maestro del ritmo) e l’approccio disincantato imparato nella tv e nel cinema di evasione, hanno affinato questa propensione. Così, l’avventura molieriana di PeccioliTeatro (la compagnia teatrale diretta da Buscemi che ogni anno debutta con grande successo al festival 11LUNE) continua: cominciando da Le femmine sapute e passando da Tartufo, allungando il passo attraverso titoli ormai da anni in repertorio perché ancora richiesti in tutta Italia, come L’avaro a fianco di Eva Robin’s e Il malato immaginario (atteso anche a Milano al Teatro San Babila nei giorni dell’EXPO, poi a Roma). Il 30 luglio di quest’anno l’ultima serata del fortunato festival pecciolese vedrà il debutto de La scuola delle mogli. Un capolavoro della drammaturgia molieriana, un caposaldo della sua poetica assolutamente da non perdere. Dove Buscemi dimostrerà, ancora una volta, quanto sia intensa la propria adesione a quell’universo e a quella cifra stilistica. Giova ricordare che, assieme a Buscemi, sono diventati attori “molieriani” nel senso che finora si è detto, anche i suoi più fedeli compagni di avventura, che ci piace qui ricordare in un elenco che non tiene conto di ruoli e gerarchie: oltre Martina Benedetti (che quest’anno ne La scuola delle mogli farà la parte di Agnese, sospirata da Arnolfo/Buscemi) e alla bravissima Livia Castellana (la serva Giorgina), anche Nicola Fanucchi, Manuela Paoli, Simone Antonelli, Eva Robin’s, Antonio Calandrino, Nathalie Caldonazzo, Maria Luisa Pepi, Cristina Sarti, Gabriele Valentini, Francesca Bianco, il grande Antonio Salines (che “molieriano” lo era già), Leo Giorgetti, Mauro Tommasi, e altri.

59


Banca in Toscana dal 1830

carismi.it 60


San Miniato

2015 LXIX fESTA DEL TEATRO

29 giugno

PASSIONE

di Laura Curino regia Roberto Tarasco con Laura Curino, Roberto Tarasco e Gabriele Vacis

ex Chiesa di San Martino Hotel San Miniato

1 luglio

UN CASTELLO NEL CUORE. TERESAD’AVILA

di Michele Di Martino regia Maurizio Panici con Pamela Villoresi e voce e canto di Fabrizio Checcacci, Alessia Spinelli, Maurizio Panici

Duomo

3 luglio

QUEI fILINI BLU

di e con Silvia Nati e Roberta Fornier regia Annapaola Bardeloni

ex Chiesa di San Martino Hotel San Miniato

7 luglio

UN CRISTIANO. DON GIOVANNI fORNASINI A MONTE SOLE di e con Alessandro Berti

ex Chiesa di San Martino Hotel San Miniato

10 luglio

16-22 luglio

PASSIO HOMINIS

rappresentazione della Passione elaborazione drammaturgica e regia di Antonio Calenda con Lina Sastri, Francesco Benedetto, Rosa Ferraiolo, Jacopo Venturiero, Jacqueline Bulnes, Antongiulio Calenda, Alessandro di Murro, Stefano Galante, Marco Grossi, Daniele Parisi, Luciano Pasini, Marco Rossi, Noemi Smorra, Stefano Vona Fisarmonica Fabio Ceccarelli, Batteria Tiziano Tetro Scene e costumi Domenico Franchi (dai bozzetti originali di Francescangelo Ciarletta e Ambra Danon) Musiche originali Germano Mazzocchetti

Piazza Duomo

S

arà il regista Antonio Calenda a dare corpo e voce a questo dramma attualizzandone i significati attraverso gli accadimenti del secolo che ci siamo lasciati alle spalle per condurre la rappresentazione su un piano quotidiano, riconoscibile nella dimensione esistenziale propria di ogni individuo. Al fine di favorire l’espressione delle intrinseche sollecitazioni ed esigenze per una maggiore contiguità fisica tra palcoscenico e spettatore. L’idea suggerita è quella di un “cantiere in opera”, in cui il partecipante è al centro della scena, è sullo stesso piano dell’azione, a condividere l’esperienza viva del racconto teatrale, insieme a tutti i convenuti; come in un pellegrinaggio, durante il quale il fedele porta con sé, condividendolo con altri, il peso di un fardello fatto di angoscia, dolore e speranza. Il suo messaggio è una riflessione sulla parabola della umana esistenza, dei travagli di cui la storia è pervasa e di cui la guerra è senza dubbio una enorme lacerazione i cui interpreti sono: Cristo carico di umanità e contraddizioni, colmo di amore verso la madre e allo stesso tempo insofferente, continuamente dilaniato tra la concretezza del suo essere uomo e la coscienza di dover adempiere un disegno, una missione che nessuno dei suoi intimi comprende; Maria una povera contadina ferma alla sua vecchia macchina da cucire Singer e vive solo le proprie ragioni di madre, Giovanni che esterna con stupito candore un’infantile inconsapevolezza, Giuda costretto al tradimento dal suo amore ambizioso e violento e Pietro, pur nella sua generosità è troppo fragile nella sua fedeltà dichiarata, come Maddalena è troppo assorta nella sua follia amorosa.

OGNI VOLTA CHE GUARDI IL MARE di Mirella Taranto regia Paolo Triestino con Federica Carruba Toscano in prima assoluta

Auditorium CARISMI

13 luglio

COME GLI SCAMBI DEL TRENO. LA VITA DI MADELEINE DELBRêL di e con Elisabetta Salvatori

ex Chiesa di San Martino Hotel San Miniato

6161


versiliana uPgrade Festival collettiva di scena conteMPoranea Seravezza - TeaTro delle scuderie granducali sabato 27 giugno

BLOOM’S DAY

in Prima nazionale con Sergio Basile regia di Claudio Collovà Compagnia Argot Studio martedì 30 giugno

Mk “ROBINSON” giovedì 2 luglio

PEPERONI DIffICILI

con Anna Della Rosa e Rosario Lisma Teatro Franco Parenti /Jacovacci e Busacca

sulla rotonda del Pontile di Marina di Pietrasanta

ILIADE UN RACCONTO MEDITERRANEO Progetto in prima nazionale assoluta produzione Teatro Pubblico Ligure in collaborazione con La Versiliana Festival Giovedì 9 luglio

sabato 4 luglio

THE TIGHTROPE film documentario martedì 7 luglio

|x| NO,NON DISTRUGGEREMO LE SCUDERIE GRANDUCALI / MINIBALLETTO n. 1

Collettivo Cinetico

MONI OVADIA L’ira di Achille (libro I)

sabato 11 luglio

Mercoledì 15 luglio

martedì 14 luglio

TULLIO SOLENGHI Il duello per Elena (libro III) Giovedì 23 luglio

GIUSEPPE CEDERNA La morte di Ettore (libro XII)

BANANE Teatrodilina

RUGGITO

Balletto Civile venerdì 17 luglio

ANTROPOLAROID con Tindaro Granata Proxima Res

Giovedì 30 luglio

sabato 18 luglio

AMANDA SANDRELLI La morte di Patroclo ( libri XVI e XVII)

DANGEROUS ACTS

Giovedì 6 agosto

MADDALENA CRIPPA Ettore e Andromaca (libro VI) Giovedì 13 agosto

DAVIDE RIONDINO, DARIO VERGASSOLA Achille e Priamo (libro XXIV)

film documentario martedì 21 luglio

PICCOLI SUICIDI IN OTTAVA RIMA I sacchi di sabbia sabato 25 luglio

CARO GEORGE

con Giovanni Franzoni regia Antonio Latella Stabile/Mobile


agosto sabato 1

ALESSANDRA fERRI CON HERMAN CORNEJO domenica 2

I LEGNANESI

STORIE DEI CORTILI lunedì 3

ALE E fRANZ

35° Festival versiliana

www.laversilianafestival.it

luglio

GABER, JANNACCI, MILANO, NOI martedì 4

DODI BATTAGLIA e TOMMY EMMANUEL

venerdì 10

DOV’È ANDATA LA MUSICA

MAGAZZINO 18

con Simone Cristicchi regia Antonio Calenda Orchestra e coro voci bianche di Fiesole

venerdì 7

GIOVANNI VERNIA

VERNIA SOTTO LE STELLE

giovedì 16

sabato 8

IL PUNTO DI VISTA DI MICHELANGELO MERISI, IL CARAVAGGIO

STEfANO BOLLANI PIANO SOLO domenica 9

con Vittorio Sgarbi regia Aneglo Generali

MASSIMO RANIERI SOGNO E SON DESTO

sabato 18

ELEONORA ABBAGNATO in CARMEN con Eleonora Abbagnato & Guests

lunedì 10

fRANCESCO TESEI MIND JUGGLER

venerdì 24

mercoledì 12 e giovedì 13

OTELLO di W. Shakespeare

W MOMIX fOREVER

con Filippo Dini e Antonio Zavatteri regia Carlo Sciaccaluga

MOMIX di Moses Pendleton venerdì 14

sabato 25

GLENN MILLER ORCHESTRA

TERESA MANNINO

domenica 16 e lunedì 17

SONO NATA IL VENTITRé

PINOCCHIO - il grande musical

domenica 26

di Saverio Marconi, con Manuel Frattini musiche Dodi Battaglia, Red Canzian, Roby Facchinettiliriche Stefano D’Orazio Valerio Negrini Compagnia della Rancia

ROMEO Y JULIETA

tango, Compagnia Naturalis Labor martedì 28

martedì 18

BRUNORI SAS

ENRICO BRIGNANO

BRUNORI SRL UNA SOCIETà A RESPONSABILITà LIMITATA

mercoledì 19

BIG ONE

mercoledì 29

LA BISBETICA DOMATA di W. Shakespeare

THE EUROPEAN PINK FLOYD SHOW

con Nancy Brilli regia Cristina Pezzoli

giovedì 20

ciovedì 30

Compagnia Artemis Danza / Monica Casadei

GENESIS PIANO PROJECT

venerdì 21

TOSCA X

NICCOLò fABI

63


R

FESTIVAL

FESTIVAL BALLET Massa danza con Luciana Savignano e Kledi A.B.

è

Luciana Savignano, prima ballerina ed étoile del Teatro alla Scala, la madrina della decina edizione del Festival Ballet. Dopo la meravigliosa Carla Fracci, il Festival Internazionale della Danza ideato da Simone Ranieri con il contributo del comune di Massa, porta in città un’altra incredibile protagonista della scena mondiale della danza in città che nella sua lunghissima carriera ha lavorato con maestri del calibro di Maurice Béjart e la sua compagnia Ballet du XXe siècle creando per lei Leda e il cigno e Ce que l’amour me dit con Jorge Donn ed interpretando, tra gli Romeo e Giulietta, Buaki, Il Bolero, Il Lago dei cigni, La Bisbetica domata

e Cinderella. L’ufficializzazione della partecipazione della Savignano che sarà madrina e giudice della serata finale del concorso internazionale, coincidono con l’ufficializzazione delle date del Festival (quest’anno in programma da mercoledì 8 a sabato 11 luglio) confermando come scenografia naturale il centro storico di Massa con il coinvolgimento delle principali piazze, delle strade, degli spazi e del Teatro Guglielmi. Finalissima sabato 11 luglio ancora in Piazza Aranci sullo sfondo di Palazzo Ducale dove sarà allestita l’arena che ospiterà gli stage e le selezioni serali di centinaia di ballerini e ballerine arrivati da ogni angolo d’Italia. Tra le sorprese, di questa edizione, il ritorno di Kledi Kadiu, lo storico ballerino scoperto e lanciato dal talent “Amici” di Maria De Filippi (di cui ha fatto parte del corpo docente di ballo nel 2014) che ha contribuito a portare la danza nelle case di milioni di italiani insieme ai vari Anbeta, Garrison Rochelle, Alessandra Celentano già ospiti del Festival Ballet nelle precedenti edizioni e famosissimi anche da chi di danza poco sa, se non addirittura niente. Solista del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Tirana, conduttore televisivo ed attore, sta portando in giro per tutta Italia con il Balletto di Roma lo spettacolo Contemporary Tango (coreografie di Milena Zullo). Lo scorso dicembre ha ritirato in Campidoglio il Premio Personalità Europea 2014. Approda da Amici al Festival Ballet Francesco Mariottini, vincitore nel 2007/2008 del premio della critica, dal 2010 entra a far parte del cast dei ballerini professionisti della trasmissione. Nel suo percorso, nonostante la giovanissima età, ci sono la Compagnia Aterballeto dove

64

esegue, sotto la direzione di Mauro Bigonzetti, anche ruoli da solista danzando in varie parti del mondo tra cui New York, Houston, Messico, Cina, Nuova Zelanda e gran parte dell’Europa, Opus Ballet, Balletto di Toscana, Stuttgart Ballet. Insieme a Kledi e Mariottini ci saranno, ad alternarsi tra stage e giuria, Alan Falieri, Mauro Astolfi, Bruno Vescovo, Max Sirto, Emiliano Piccoli, Patrizia Canini. Nelson, Daniele Baldi, Ilenja Rossi, Kerry, Sponky Love, Laccio & Shake, Massi di Massa e Paola Tricerri. Confermata la partecipazione di importanti sponsor come Deha Ballet, partner ufficiale della 10a edizione che sarà presenta anche con un temporary shop durante il Festival, i commercianti del Centro Naturale Massa da Vivere, Consorzio Marmo Artistico, media partner del calibro di Radio Nostalgia, DanzaDance e DanceFan e partner come Fonteviva e Hotel Villa Undulna. La città di Massa è di nuovo pronta a danzare e a diventare, ancora, il più grande teatro d’Italia all’aria aperta dedicato alla danza e allo spettacolo. L’ingresso agli spazi, a Teatro Guglielmi dove si terranno gli stage e sul palco in Piazza Aranci allestito per le selezioni e le serate di spettacolo, sarà, come sempre, gratuito. Attesi, per partecipare ai tantissimi stage che caratterizzano la quattro giorno del Festival e soprattutto del Concorso Internazionale, centinaia di giovani aspiranti ballerini professionisti che da Massa sperano di spiccare il volo verso compagnie, corpi di ballo, accademie e teatri. È già successo in passato, succederà anche questa volta. info su www.festivalballet.it


65


R

FESTIVAL

sulle rive del lago ToSCA TuRANDoT BuTTERfLy 16 appuntamenti nel tempio di Giacomo Puccini Ada Neri

L

a nuova Tosca con le scene di Mimmo Paladino apre la 61a edizione del Festival Pucciniano di Torre del Lago (Lu). In cartellone, oltre al nuovo allestimento del melodramma in tre atti di Giacomo Puccini con Daniela Dessì e Fabio Armiliato, la Turandot con Giovanna Casolla che festeggia in scena i 20 anni del ruolo della Principessa di Ghiaccio, la Madama Butterfly con Svetla Vassileva ed il giovane tenore Sergio Escobar. Chiude la programmazione il Trittico con i tre atti unici Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi. Sedici saranno complessivamente gli appuntamenti con la lirica pucciniana eseguita dall’Orche-

stra e dal Coro del Festival. Direzione Artistica a cura di Daniele de Plano. Sono notti di grande lirica quelle sulle rive del Lago di Massaciuccoli, in Toscana, dove dal 24 luglio al 30 agosto torna puntuale la programmazione del Gran Teatro all’aperto intitolato al grande compositore promossa dalla Fondazione Festival Pucciniano con il contributo del Comune di Viareggio, Provincia di Lucca e Regione Toscana. Una stagione caratterizzata dal nuovo ed attesissimo allestimento della Tosca (24, 31 luglio, 15, 21 e 30 agosto) realizzato dall’artista e scultore Mimmo Paladino con Daniela Dessì e Fabio Armiliato nel ruolo di Mario Cavaradossi, Giovanni Meoni (Barone Scarpia), Paolo Battaglia e Elia Todisco (Cesare Angelotti) per la regia di Vivien Hewitt e la direzione di Valerio Galli. Vedremo, in altrettante serate, i quattro finali della Turandot, quello di Berio, i due di Alfano e quello che si conclude nel punto in cui Puccini aveva lasciato il lavoro (25 luglio, 7, 16, 23 agosto) ma anche la produzione colossal cinese eseguita dalla Compagnia ospite del China National Opera

66

House di Pechino per la regia di Wang Huquan e la direzione di Yu Feng (28 agosto). E ancora la Madama Butterfly (1, 8, 14, 22, 29 agosto) coprodotta dal Teatro ABAO di Bilbao (Spagna) con Svetla Vassileva nel ruolo di Cio Cio San e Sergio Escobar in quello di Pinkerton ed il Trittico (20 agosto) portato in scena dai giovani talenti dell’Accademia. Non solo opera. Anche musica e danza con il live dei mitici Spandau Ballet (9 agosto), il concerto evento del trio “Il Volo” (12 e 13 agosto) e le eroine pucciniane del coreografo e ballerino francese Julien Lestel (18 agosto) sul palcoscenico del Gran Teatro all’aperto del Festival Pucciniano di Torre del Lago. In programma, nell’ambito del Festival, anche mostre di arte contemporanea ed eventi collaterali. I biglietti possono essere acquistati online al sito, presso la biglietteria del Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini (Via delle Torbiere. Info 0584.359322), presso il punto vendita TuttoEventi a Viareggio (Viale Margherita, 1) e sui circuiti ticketone, boxoffice, vivaticket.


67


ESTATE a

Comune di

Forte dei Marmi

Forte dei Marmi

Inizio Spettacoli ore 21:30

Villa Bertelli

RICCARDO FOGLI

Main Sponsor

I CAMALEONTI E I DIK DIK

Concerto Tour 2015

Concerto Doppio

FAUSTO LEALI Tour 2015

CONCERTO

11 luglio MAURIZIO VANDELLI Ò Mi ritorni in menteÓ Tour 2015

1 agosto ANDREA PERRONI Ò Siete tutti invitatiÓ cabaret

17 luglio

18 luglio FRANCESCO RENGA

I CUGINI DI CAMPAGNA Ò Anima mia tour 2015Ó

Tempo Reale ExtraTour 2015

7 agosto

2 agosto

25 luglio I NOMADI Tour 2015

8 agosto

PUPO

MICHELE ZARRILLO Ò Unici al mondoÓ Tour 2015

Concerto

RECITAL LIRICO

9 agosto

PFM

Ò All the Best 2015Ó

16 agosto

10 agosto

11 agosto

12 agosto

FIORELLA MANNOIA

ANDREA PUCCI

MARCO MASINI

Tour Fiorella Live

20 agosto

17 agosto

RENZO ARBORE e

COMPAGNIA VERSIGLIA IN BOCCA Ò Storie dÕ amore, di corne e di coltelliÓ teatro dialettale

22 agosto

23 agosto

LÕ ORCHESTRA ITALIANA

Ò CÕ • solo da ridereÓ cabaret

Ò Cronologia Instore TourÓ

21 agosto

Biglietterie Forte dei Marmi UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE: Via Spinetti, 14 tel. 0584.280.292 / 253 VILLA BERTELLI: Viale Mazzini, 200 tel. 0584.787.251 Prevendita On Line: www.bookingshow.it / www.ticketone.it / www.villabertelli.it

Villa Bertelli: Viale Mazzini, 200 Vittoria Apuana, Forte dei Marmi (LU) 68

Sponsor


TradIzIONI TOscaNe I

l Palio di Siena è una storica e appassionante corsa di cavalli che si tiene attorno alla famosa Piazza del Campo di Siena. Si svolge due volte l’anno, il 2 luglio e il 16 agosto. Le contrade della città in questa corsa si contendono il “Drappellone”, ovvero il palio dedicato alla Vergine Maria. Nei giorni precedenti la corsa del Palio, le contrade sono in fermento e per le strette vie medievali della città vengono allestite cene di festeggiamento, generalmente riservate ai contradaioli. Prima della carriera, ovvero della corsa, un corteo storico anima le vie del centro di Siena, terminando in Piazza del Campo. www.ilpalio.org

I

l Bravìo delle Botti, che si svolge l’ultima domenica di agosto a Montepulciano, è una divertente corsa con le botti tra le vie della piccola città del senese. In questa competizione gareggiano le otto contrade di Montepulciano, che si contendono il palio. Le botti di legno, del peso di circa 80 kg, vengono fatte rotolare in salita per circa 1800 metri lungo la via principale della città fino a Piazza Grande, di fronte al Duomo. La gara è preceduta da un corteo in costume e seguita da festeggiamenti per le strade cittadine. La parola “Bravìo” deriva dal volgare “Bravium” e sta ad indicare il premio assegnato alla Contrada vincitrice, consistente in un panno dipinto recante l’immagine iconografica del patrono della Città, San Giovanni Decollato. La manifestazione si innesta su un capitolo di storia cittadina, risalente addirittura al 1373, anno nel quale la riforma dello Statuto Comunale dedica l’intero capitolo 30 alle disposizioni sul Palio, che appare istituito proprio con questa legge in onore del patrono di Montepulciano (29 agosto), “e a perpetua e felice memoria del regime popolare”. www.braviodellebotti.com

O

gni anno il 15 di agosto all’Argentario si disputa il Palio Marinaro. Questo palio ha vecchie origini e si svolge dal 1937. Si tratta di una regata a cui partecipano quattro imbarcazioni a remi che rappresentano i quattro rioni cittadini: Croce, Fortezza, Pilarella e Valle. Il percorso è di 4000 metri e risulta essere molto faticoso per i partecipanti. L’origine di questo palio si fa risalire ai tempi in cui l’Argentario era parte dello stato dei presidi spagnoli ed era luogo di continue scorrerie barbariche. Un giorno sembra che vicino all’Isola di Montecristo vi fosse una barca di pescatori che stava issando le reti quando avvistò un vascello pirata. I pescatori remarono a più non posso per paura di essere catturati come prigionieri. Vogarono con tutte le loro forze e riuscirono a mimetizzarsi tra le rocce che li nascosero alla vista dei pirati. I pescatori tornarono a notte fonda al villaggio e raccontarono l’accaduto: vollero che l’indomani si festeggiasse lo scampato pericolo. Per tradizione questa festa venne ripetuta negli anni con la simbolica rappresentazione della regata. www.palioargentario.it

N

ella città di Pistoia il 25 luglio, dopo una maestosa processione in onore di San Jacopo, santo patrono della città, dodici cavalieri prendono parte alla Giostra dell’Orso. In questa curiosa giostra medievale i cavalieri devono colpire con le loro lance due bersagli a forma di orso al suono di tamburi e fanfare. Nel 1947 la tradizione del palio fu ripresa e cambiò denominazione nell’attuale Giostra dell’Orso, in onore all’animale araldico rappresentato nello stemma cittadino (a Pistoia chiamato “il micco”). La Giostra dell’Orso, da quella data, è sempre stata disputata (tranne in due occasioni) e non ha subito grandi cambiamenti salvo spostare la gara dal pomeriggio alla sera per rendere più suggestiva la competizione cavalleresca. www.giostradellorso-pistoia.it

69



TEATRO

invisibilia show art

O

ra che Invisibilia ha spento le luci del suo debutto all’antico teatro Sacco di Savona, dopo l’anteprima al teatro Angelicum di Finale Ligure e l’invito di questi giorni a replicare presso la facoltà di Architettura di Genova con adesione dell’Accademia delle belle Arti della stessa città, vale la pena di rendere espliciti i pensieri intercorsi tra gli autori per la stesura definitiva dello spettacolo che mette in scena un’urbanistica visionaria del desiderio. Gloria Bardi ne è scrittrice e sceneggiatrice e Stefano Stacchini poeta visivo. «Mi piace vedere il mio lavoro nel riflesso di un’altra soggettività e un’altra oggettività artistica - afferma Gloria Bardi -, mi piace l’immaginazione quando diventa un gioco di specchi, che in questo caso parte da ancora più lontano, ovvero dalle Città Invisibili di Italo Calvino, al quale lo spettacolo è dedicato.» Stefano Stacchini definisce lo spettacolo operazione di Show Art della componente drammaturgica e visiva, il cui percorso prevede anche una mostra dei manoscritti originari e delle immagini con essi interagenti. Se il pensiero in Arte è definibile come ‘divergente’, Invisibilia è sintonia e mash-up di divergenze. L’anziano Kublai Khan, imperatore del Tartari, si fa descrivere da Marco Polo le città da lui visitate. Si tratta di città immaginarie, simboliche, interiori, trascendenti; hanno a che fare con ciò che non ha realtà, perlomeno immediata, né apparenza: sono sogni, desi-

teatro deri, incubi, come tali nascosti, immateriali, invisibili. Le città descritte da Marco sono ben diverse da quelle riportate dagli altri messi o esploratori, i cui occhi non vedono che possibilità di sfruttamento e potere da condurre in pegno al Gran Kahn. Ma Kublai, in vecchiaia, sente il bisogno di cambiare prospettiva, né il potere né la ricchezza lo appagano più e chiede a Marco: «fammi guardare come guardi tu». Così facendo, l’Imperatore si mette in posizione di apprendimento verso chi rappresenta il suo contrario umano: Kublai è anziano e dinastico, Marco è giovane e viandante della vita. Perché il rovesciamento sia ancora più evidente, nelle Invisibilia è anche donna. C’è una cosa che Marco sa e che Kublai, vivendo, ha dimenticato: la conquista uccide il desiderio, lo sfruttamento uccide un futuro che sia desiderabile. Sulla rotta di Marco, raggiungeremo, in carrellata veloce, città simboliche: Diomira, città delle luci, Isidora, città delle armonie rotonde come chiocciole marine, Dorotea, città della vitalità, Despina, città del miraggio, Zaira, città degli ancoraggi, Isidora, città del nascondimento, e la drammatica Zora, città uccisa dall’eccesso di venerazione. Ma Kublai è di umore volubile e passa da una esaltazione del suo impero, incapace di riconoscerne le crepe e i rischi, a una visione catastrofica, incapace di vederne le luci, per quanto fioche, e le promesse. Marco vede le une e le altre e riapre, con ciò stes-

71

poesia visiva so, la prospettiva del viaggio, che il pessimismo e l’ottimismo vorrebbero inchiodare. Né il troppo bello né il troppo brutto possono esistere. Il possibile è sempre intermedio e sta a chi naviga individuare gli approdi. Leonia, la città «che rifà se stessa tutti i giorni», cela il rischio invisibile dei rifiuti che la sommergeranno. A Berenice i rivoluzionari di ieri diventano i despoti di domani e la città oscilla tra fanatismo e rassegnazione ma è sufficiente vedere una traccia minima, invisibile, di cambiamento per restituire anima alla storia. A Raissa «non è felice la vita» e tutto sembra in disaccordo semplicemente perché gli occhi di chi la descrive stanno perdendo qualcosa della città, qualcosa che la loro cecità rende invisibile e che può cambiarne il quadro. Poi c’è Sofronia, inattendibile città sospesa, inconclusa, desiderosa di un completamento; Eutropia, illusoria città del cambiamento; Cloe, seduttiva città delle intese segrete; Bauci, ipotetica città dell’assenza. Non esistono quindi Inferni e Paradisi preconfezionati, l’uomo, in quanto anima desiderante, non può sfuggire alla responsabilità del viaggio. E seppure i segnali di crisi sembrano puntare dritti alla nostra gola, e noi lo sappiamo bene, dobbiamo metterci in viaggio e assumere la responsabilità della bussola. Se per Kublai là in fondo ci attende, inesorabile, la città infernale, Marco Polo sa che l’Inferno se c’è è adesso e che dinanzi ad esso esistono solo due possibilità: o mettervi radici e smettere di desiderare bellezza o, ed è in questa frase il cuore poetico ed etico delle Invisibilia, riconoscere ciò che in mezzo all’Inferno non è Inferno e farlo esistere e darvi spazio. Lo spettacolo è stato portato in scena dalla Compagnia teatrale Babouche, i costumi sono stati realizzati con materiale di riciclo da Italia Furlan.

71

Reality incontra Gloria Bardi e Stefano Stacchini

R


R

INTERVISTA

Mogol Battisti e altro... tanto altro ancora!

Carla Cavicchini

E

Essere o non essere, avere o non avere. Essere cosa? Dei talentuosi. Avere cosa? Il talento! Sono le parole unite alle sensazioni di chi guarda bene in faccia dicendo di non mollare mai, continuando sulla buona strada. Perché c’è sempre una buona strada e questo lo sottolinea Giulio Rapetti, in arte Mogol, artista d’oltre 50 anni di successi, davanti ad una nutritissima platea di giovani e più non giovanissimi, invitandoli a coltivare le proprie passioni. «La dote importante è la credibilità, saper ben comunicare, il resto viene dopo. L’arte e la vita sono la stessa cosa, la canzone... la canzone è come se fosse il cavallo e il cavallo non è il fantino. E ricordate che la voce non deve essere né spiegata né urlata.» Prosegue questo signore dal volto aperto e gioviale con quel suo accento particolare, l’accento del nord d’Italia. Non è molto alto, ma ha una bella chioma argentea, e uno sguardo particolare in cui alterna la dolcezza ma anche la sapienza di colui che vede oltre, lontano per ben diffondere, tanto che non tanto tempo fa gli è stata conferita la laurea magistrale “honoris causa” in Teorie della Comunicazione.

E egli continua a comunicare e a comunicare ancora, tramite il Cet, la sua scuola nata – voluta – da questo vulcanico autore, nella lussureggiante Umbria, insegnando ad autori, musicisti e cantanti, che l’interezza di una persona si esprime attraverso la mente, l’anima, il corpo. È pacifico, estremamente sicuro con le mani incrociate, ma eccolo ancora incalzare: «Sapete, ho avuto più di 2.300 allievi e sono stati tutti, ma proprio tutti, diplomati! La nostra forza è quella ‘luce’ interiore da tenere sempre viva, tenendo tuttavia ben presente che “nessuno nasce imparato!” È quindi questione di volontà ed applicazione! Qualcuno ha parlato di genio? Beh è innegabile che la persona geniale ha ulteriori potenzialità, come del resto è vero che di geni ce ne siano decisamente pochi. Ricordatevi che l’umiltà è il motore dell’evoluzione e che è fondamentale dotarsi di buona capacità critica oggettiva, tenendo presente che la cultura popolare è la madre di tutte le culture.» Sembra che il lavoro sia la sua missione... Quando si opera meticolosamente, con cura, scaturisce una sorta di sesto senso; senza dubbio l’applicazione è faticosa, ma poi subentra il bello e allora si vola e si vola ancora più felici del nostro impegno. Le dico questo: ero uno studente mediocre e pensavo d’essere pure un uomo mediocre, anni in cui lavoravo per cinquemila lire e non per i diritti d’autore! Eh per me fu una buona palestra; scrivi, scrivi, scrivi ma poi impari! Del panorama odierno cosa dice? Prende una pausa e, tra lampi ironici: Con Battisti, Modugno, De Andrè, c’era un clima diverso, non certamente assopito; la distribuzione odierna a mio

72

avviso non è ben fatta, ma io sono uno che nelle cose ci crede, tanto che ho investito nella natura tutti i miei soldi. Vivo tra i giovani molto volentieri e mi considero giovane pure io. Ecco che è venuto fuori anche Lucio, il grande Lucio... Era un tipo originale, molto intonato, del successo non gli importava un granché. Quando lavoravamo assieme esisteva un buon rispetto reciproco, ognuno aveva la propria mansione, ma logicamente c’era anche confidenza; a volte, lì, insieme, tra un accordo e l’altro, se chiedevo un suo parere di lavoro capitava che mi rispondesse storto: mah... era molto minuzioso sui testi, sul loro significato, voleva ben capire. Che anni erano quando faceste quelle lunghe cavalcate da Milano a Roma? Eravamo nel 1970. Un’esperienza unica. Adoro cavalcare, ho fatto tutti gli Appennini in sella, anche se sulla cartina il percorso è di pochi centimetri! Vai, mentre il profumo dell’aria ti avvolge trovando marmotte, mirtilli, acque chiare e tanta altra meraviglia ancora. Anche acqua azzurra e acqua chiara? Ride di gusto. Ma se glielo ho detto prima! Se è vero che dice Mogol dice Battisti, è pur vero che il primo dando vita alla Nazionale italiana cantanti disputando incontri benefici in tutta Italia, inevitabilmente segnò punti a suo favore. Questo grazie ai risultati di grande gioia ed enfasi da parte del suo pubblico, decretandone la grande umanità. Lasciamo Noemi a continuar a cantare Sono solo parole, ricordandoci pure di Mina, sensualissima, a testa rovesciata mentre interpretava: Parole, parole, parole. Artisti eccellenti ed ancor più, per carità, anche se Mogol, da sempre, alle parole ha unito i suoi pensieri.


INTERVISTA

con Liszt a Firenze Il viaggio in Toscana del celebre pianista

N

el Saloncino delle Statue di Palazzo Pitti si è riunito un folto pubblico per ascoltare l’esito delle ricerche compiute da Gregorio Nardi: si presentava infatti il suo libro Con Liszt a Firenze (18381839) edito da Logisma. Nardi è pianista di fama internazionale; e, al tempo stesso, studioso del repertorio romantico, in particolare lisztiano. Franz Liszt (1811-1886), il più geniale pianista dell’Ottocento e uno dei massimi compositori rivoluzionari, frequentò spesso Firenze a partire dal 1838. Nel libro, Nardi racconta il primo soggiorno fiorentino di Liszt, accompagnato dall’amata Marie d’Agoult, aristocratica franco-tedesca di rara cultura. La coppia era in odore di scandalo: erano fuggiti dalla Francia dove Marie aveva ancora un marito e due figlie. Tuttavia furono ricevuti nei migliori salotti fiorentini, quelli dei Martellini, dei Poniatowski, degli Orloff, dei Bonaparte. E conobbero i più grandi artisti dimoranti o attivi a Firenze. In questo primo volume – ne seguirà un secondo, dedicato agli anni dal 1864 al 1886 – Nardi ha rievocato con una completezza di dettagli mai prima tentata, i giorni trascorsi dai Liszt nella capitale del Granducato: un racconto avvincente che ritrae aspetti inediti sia della città, sia dell’affascinante personalità del compositore. Quanto tempo, maestro, è stato impegnato per compiere questa ricerca? È argomento al quale mi sono dedicato fin da ragazzo, quando mio nonno Rio Nardi – allievo di un allievo di Liszt, Giuseppe Buonamici – mi narrava dettagli inediti sui soggiorni fiorentini. Per la redazione del libro

ho impiegato quattro anni. Il ritrovamento di fondamentali documenti che erano finora sfuggiti ai ricercatori mi ha permesso di identificare i molti concerti che Liszt effettuò in città e per l’Imperiale e Reale Corte: grazie ai programmi originali, ai contratti e alle ricevute dei pagamenti, alle liste degli ospiti, alle lettere e a tante altre documentazioni possiamo adesso ripercorrere le giornate di Liszt, i suoi contatti con il Granduca Leopoldo II, le case e gli alberghi dove abitò, le visite ai monumenti, le chiacchierate nei caffè, le fioraie, i fiaccherai, i domestici; e, soprattutto, i contatti con gli artisti e le personalità della cultura, tra i quali la scrittrice Hortense Allart, il marchese Gino Capponi, lo scultore Lorenzo Bartolini, il pittore Adolf von Stürler. Liszt ebbe modo anche di partecipare alla vita musicale cittadina? A Firenze Liszt compose alcune trascrizioni, ora celeberrime, da Lieder di Schubert. Assistette a opere e a concerti. E frequentò importanti musicisti: la narrazione si rivela preziosa per riscoprire interpreti e compositori che furono l’anima della musica fiorentina. Nel libro si ripercorrono le appassionanti vicende di famose cantanti – Carolina Ungher, Desiderata Dérancourt, Virginia de Blasis, Giuseppina Strepponi – e si riscopre la musica di autori residenti a Firenze; come gli stranieri Maximilian Leidesdorf e Franz Schoberlechner, o come gli italiani Natale Mussini, Luigi Gordigiani, Ferdinando Giorgetti, e Luigi Ferdinando Casamorata, che sarebbe poi stato il primo presidente del Conservatorio Cherubini. Mi pare che Lei abiti nel Palazzo che fu di Casamorata. Infatti; e poi, nel Novecento, lo stes-

73

so Palazzo fu del mio nonno materno, Piero Bargellini, il sindaco dell’alluvione, del quale ho ereditato lo Studio, che conservo così com’era, con un meraviglioso archivio colmo di tesori: lettere, fotografie, manoscritti, prime edizioni. È iscritto all’associazione “Case della Memoria” e, pur vivendoci e lavorandoci, lo tengo aperto al pubblico. Abbiamo non meno di mille visitatori all’anno. Intanto continua la sua carriera internazionale come pianista. Quali saranno i suoi prossimi impegni? Sto realizzando una serie di CD/DVD per una straordinaria casa discografica, Limenmusic: tutto il mio vasto repertorio, e sempre nuove scoperte. E qui riservo a Reality un preannuncio assolutamente inedito: in settembre sarò a Mosca per eseguire il Secondo Concerto di Rachmaninov, e in novembre a Budapest per suonare un programma lisztiano.

Domenico Savini

Gregorio Nardi è nato nel 1964 da una famiglia di artisti e di scrittori. Fino al 1987 ha studiato con i nonni Rio Nardi e Gregoria Gobbi, ed è stato l’ultimo allievo di Wilhelm Kempff. Premiato ai concorsi internazionali Arthur Rubinstein (Tel Aviv, 1983) e Franz Liszt (Utrecht, 1986), ha tenuto concerti in quattro continenti. Dal 1988 ha registrato numerosi CD dedicati al repertorio lisztiano e schumanniano, eseguendo per la prima volta inediti da lui riscoperti in archivi europei e americani. Ha tenuto Master Classes e letture universitarie in Italia, Francia, Svizzera, Israele.

R


R

MuSIcA

intersezioni

di Arduino Gottardo

tra musica e arti visive installazioni performances Margherita Casazza

Cubovision, cartone stampato musicale per clerinetto, basso e pianoforte

O

perativo fino dalla metà degli anni ’70 (le prime composizioni eseguite risalgono al 1974), Arduino Gottardo ha sempre percepito e attuato la sua ricerca artistica a cavallo tra la musica pura (classica, contemporanea, jazz, elettronica ecc.) e gli interventi visuali e performativi collegati alla grafica, alla scultura, alla pittura. Negli anni ‘70-80 ha collaborato con vari artisti – scenografi, scultori, pittori, poeti – a installazioni e performance audio-visuali, partecipando come autore musicale, concettuale e visuale ai gruppi “Ambiente 33” di Volterra e “Officina del Raptus” di Firenze - con Bandini, Borghesi, Mennitti Paraito, esposizioni ed interventi a Prato, Firenze, Matera, Montepulciano, Trieste, Parigi, Lucerna, ecc. -; per Kathy Toma (interventi a Parigi, Lucerna, Prato, ecc); negli anni ‘80, con il poeta Corrado Costa ha collaborato a varie iniziative artistiche, tra cui le performances e le mostre della rassegna I Porci Comodi organizzata dal Comune di Reggio Emilia. Tutt’oggi collabora con diversi gruppi artistici nell’allestimento di

mostre di arte contemporanea in città italiane ed europee. Tra le ultime partecipazioni: Archivio della Percezione Il Senso del Suono, Progetto di uno strumento musicale, Suono e Silenzio, Ad libitum, Questione di etichette, L’enigma del tempo, Prodotto garantito (art in box), Dentro il Suono, O Mesmo Som – Nugellae 6 (in collaborazione con la galleria Il Gabbiano di La Spezia), Libretto Digitale (1997) presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, la mostra collettiva Il Sognatore Sognato (2000) organizzata da Pari & Dispari di Rosanna Chiessi, dal Comune di Reggio

Emilia e dai Musei Civici. Come compositore classico gli interventi più recenti, con composizioni per ensemble da camera, in concerti collettivi organizzati dalla Fondazione Teatro La Fenice con il titolo di Lo Spirito della Musica a Venezia dedicati a B. Maderna (2013) e a L. Nono (2014). Da citare anche la partecipazione, con un proprio brano appositamente commissionato, alla performance/ concerto nell’estate del 2014, per il LucCinquecentenario delle Mura di Luc ca. Il concerto Le mura del suono per 6 pianoforti amplificati, posti a distanza regolare sull’anello delle mura urbane, organizzato da Francigena International Arts Festival con la collaborazione dell’Associazione Cluster di Lucca. La sua ricerca musicale spazia dalla musica d’oggi (contemporanea, di ricerca), anche con l’utilizzazione di mezzi informatici o elettronici, fino alla riproposta di musiche scritte “in stile” ovvero componendo musiche facilmente ascrivibili a un determinato autore ormai storicizzato. A questo proposito è da citare la collana edita per l’ETS di Pisa “Falsi Originali”, definita nella presentazione dell’iniziati-


Traiettorie acrilico su tela Violando, per viola Tempora due per quartetto di fiati Euclide, cartone, legno e colori acrilici, Musei Civici, Reggio Emilia

va “artisticamente scientifica” dove, con dovizia di particolari storici e di materiali originali, si “ricostruiscono” quelle partiture, forse mai scritte o se scritte andate disperse, che tanti autori famosi e non, non hanno potuto, loro viventi, tramandare giustamente ai posteri! È più che ovvio riconoscere in questo atteggiamento artistico una grande ironia di fondo, che mettendo sullo stesso piano, ad esempio, autori come Mozart, Boccherini, Rossini già storicizzati, con autori contemporanei come Barber, Cage, Stravinskij, e altri coevi, porta l’autore Gottardo a misurarsi con i musicisti più importanti della Storia della Musica occidentale, salvo poi interessarsi di autori minori “riscoperti”, ovvero dedicarvi un libro intero (libro d’arte) nel 2012, una

raccolta di brani musicali attribuiti ad “Autori minori riscoperti”. I testi, che accompagnano le partiture, totalmente “inventati”, però partendo da fatti realmente accaduti, ricostruiscono le vite e le traversie degli artisti a cui sono attribuite le musiche, che ovviamente sono a loro volta “totalmente inventate”! Passiamo così dalla romanza da salotto al blues, dal ragtime al brano dodecafonico, dal brano bachiano alla composizione schizofrenica fino alla composizione aleatoria, persino alla Marcetta in Do colonnello, perché, ci dicono i sottotitoli, “dopo una vita di onesto lavoro anche un Do maggiore si merita una promozione”! E naturalmente, come sbagliarsi, anche le caricature che accompagnano i nomi degli autori in antiporta sono da attribuirsi a ...!

75


R

MuSIcA

non c’è dueEurovision senza tre… Song Contest 2015 Leonardo Taddei

Mans Zelmerlow per la Svezia festeggia la vittoria all’Eurovision Song Contest La seconda classificata, Polina Gagarina, in competizione per la Russia Il volo, terzo classificato, in gara con Grande amore per l’Italia

L

’atteso appuntamento con la competizione canora più amata e seguita d’Europa, l’Eurovision Song Contest, ha avuto luogo, quest’anno, nell’incantevole cornice della città di Vienna, a due passi dalla reggia imperiale di Schönbrunn. Le due semifinali si sono disputate il 19 e 21 maggio, mentre la finale sabato 23: tutte e tre le serate si sono tenute presso l’arena Wiener Stadthalle. La sessantesima edizione, organizzata in Austria a seguito della vittoria, nel maggio 2014, della drag queen barbuta Conchita Wurst con la canzone Rise like a phoenix, ha visto la partecipazione di 40 paesi in gara, con il ritorno in competizione di Cipro, Repubblica Ceca e Serbia ed il ritiro dell’Ucraina. Visto l’interesse crescente nei confronti della manifestazione, una wild card è stata riservata all’Australia, nonostante non faccia ovviamente parte del nostro continente. I cantanti si sono esibiti con brani della durata massima di tre minuti ciascuno, eseguiti live su base musicale e con non più di sei artisti sul palco. Anche a causa della soprendente qualificazione alla serata finale di paesi quali Lituania,

Polonia, Armenia ed Ungheria, non sono purtroppo mancate illustri defezioni, come le eliminazioni di Malta, Paesi Bassi, Irlanda, Macedonia e Bielorussia. Quello del 2015 è risultato essere un concorso all’insegna dell’esaltazione delle diversità, non soltanto di genere, per la presenza sul palco di Conchita Wurst nella duplice veste di cantante e presentatrice, ma anche fisiche. La bellezza non mente mai, come canta la serba Bojana Stamenov nella canzone Beauty never lies, anche quando si tratta di una bellezza non convenzionale. La Polonia, infatti, è stata rappresentata con il brano In the name of love da Monika Kuszyńska, cantautrice costretta sulla sedia a rotelle a causa di un incidente automobilistico, mentre la Finlandia dai PKN, una band punk rock i cui musicisti, affetti da sindrome di Down ed autismo, si sono conosciuti in un centro di igiene mentale. Degno di nota anche il velato riferimento del gruppo armeno Genealogy al genocidio avvenuto nel 1915 per mano dei Turchi Ottomani, contenuto nel brano Face the shadow, una canzone di speranza che i fatti accaduti

76

non vengano dimenticati ma anzi riconosciuti internazionalmente senza essere rivisti e corretti per celare la verità storica, scomoda a molti paesi. Anche la Francia, con la canzone N’oubliez pas interpretata magistralmente da Lisa Angell, ha voluto portare sul palco dell’Eurovision Song Contest un tema inconsueto e di grande impatto, quello della sofferenza delle vittime cadute durante la prima guerra mondiale. La grande favorita della vigilia, l’Italia, prima anche negli exit polls della sala stampa, non è riuscita nell’impresa, seppur reaggiungendo un onorevole terzo posto. Per i ragazzi de Il volo, gruppo pop lirico formatosi a seguito della partecipazione al programma di Rai1 Ti lascio una canzone e freschi vincitori del Festival di Sanremo, il risultato sarebbe stato storico: non solo perché tanti, troppi anni sono passati dalle uniche due vittorie di Gigliola Cinquetti nel 1964 e di Toto Cutugno nel 1990, e neppure soltanto per la decisione della Rai di non prendere parte per ben 13 anni alla competizione, dal 1998 al 2010, ma, soprattutto, anche perchè l’Italia avrebbe realizzato così


la doppietta Junior e Senior Eurovision Song Contest a meno di 6 mesi di distanza. Al rush finale la Svezia, rappresentata da Måns Zelmerlöw con il brano Heroes, ha avuto la meglio sulla Russia, in gara con Polina Gagarina e la sua A million voices, seconda davanti all’Italia. Nonostante la difficoltà nel reperire informazioni sugli eventi in programma ed alcune evidenti pecche nella mobilità cittadina, l’organizzazione dell’evento è stata pensata e progettata nel rispetto della tradizione e del grande stile viennese, grazie anche alla compresenza del celeberrimo “Life Ball”, l’evento di solidarietà per la raccolta fondi per la ricerca sull’Aids, che ha richiamato in città stars del calibro di Sean Penn, Charlize Theron, Bill Clinton, Mary J Blige, Sophie Ellis Bextor e Jean Paul Gautier. L’Austria si è voluta contraddistinguere attivamente anche nella lotta all’omofobia, e per l’occasione in tutta la capitale le luci dei semafori pedonali si sono colorate con le immagini di due persone dello stesso sesso che si tengono per mano, con un cuore sullo sfondo. Un gesto semplice ma efficace, che ha voluto invitare tutte le coppie omosessusali a vivere la città liberamente, senza timore di essere discriminate. Un grande passo in avanti per la nazione, che ha cambiato molto il proprio atteggiamento nei confronti di queste tematiche da quando, nel 2008, sono state diffuse, subito dopo la sua morte, alcune voci riguardo una presunta omossualità dell’ex leader xenofobo ed omofobo del “Partito della Libertà austriaco” Jörg Haider. A tenere alta la tensione nei giorni precedenti la finale è stata però la polemica tra la nazione vincitrice e San Marino, rappresentato dal duo Miche-

le Perniola ed Anita Simoncini con una stupenda performance ideata e coreografata dalla sapiente mano dell’esperto Antonello Carrozza sulle note di Chain of lights. L’oggetto del contendere è stata l’eccessiva somiglianza del brano Heroes con la canzone Lovers of the sun di David Guetta, e lo stesso cantante svedese ha dovuto ammettere, in conferenza stampa, una certa vicinanza nell’atmosfera musicale dei due pezzi, pur tenendo a precisare che non può trattarsi di plagio a causa della differenza armonica negli accordi. In gara erano presenti anche altri volti noti alle cronache musicali nostrane, come Elhaida Dani, rappresentante dell’Albania, che ha vinto la prima edizione del programma targato Rai2 “The voice of Italy”, e, appunto, Michele Perniola, trionfatore della sesta edizione di “Ti lascio una canzone” e già rappresentante di San Marino anche al Junior Eurovision Song Contest 2013. Sul palco è stato invitato anche un altro protagonista del programma condotto da Antonella Clerici, Vincenzo Cantiello, artifice della prima vittoria italiana nella versione del concorso riservata ai più piccoli. Sul ponte sventola bandiera bianca, rossa e verde, avremmo voluto poter dire parafrasando una celeberrima canzone di Franco Battiato nel commentare i risultati finali, ma purtroppo gli unici due colori sotto gli occhi di tutta Europa sono adesso il blu ed il giallo svedesi, a soli tre anni di distanza dalla loro ultima vittoria. Un futuro successo dell’Italia appare ancora più lontano all’orizzonte, se neppure gli amatissimi tenorini non sono riusciti nell’impresa, ma mai dire mai. D’altronde si sa: non c‘è due senza tre, ed il quarto vien da sé. Prima o poi.

77

in alto: Mans Zelmerlow, vincitore dell’Eurovision Song Contest 2015, durante la finale. Conchita Wurst durante la finale. La cantante albanese Elhaida Dani si esibisce durante la finale. a fianco: L’innovativa performance del Belgio. La Serbia, rappresentata da Bojana Stamenov con il brano Beauty never lies. in basso: La cantante francese Lisa Angell canta il brano N’oubliez pas. Guy Sebastian, rappresentante dell’Australia. La spagnola Edurne canta Amanecer.


R

cINEMA

Cannes, alla Francia la Palma d’Oro Jacques Audiard vince con il film “Dheepan” Andrea Cianferoni

Party Chopard

D

al 68° festival di Cannes l’Italia se ne torna a casa a bocca asciutta. Nessuno dei tre film italiani in concorso (Mia madre di Nanni Moretti, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone e Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino) ha ricevuto riconoscimenti in nessuna delle categorie principali. La giuria del festival 2015 (presieduta dai fratelli Joel e Ethan Coen, e composta dalle attrici: la spagnola Rossy de Palma, la francese Sophie Marceau e l’inglese Sienna Miller e dalla cantante malese Rokia Traoré, dal regista messicano Guillermo del Toro, dall’attore e regista canadese Xavier Dolan, e dall’attore statunitense Jake Gyllenhaal) ha premiato la Francia. Rimarrà certo la battuta dei fratelli Coen, sul mancato riconoscimento ai film italiani. «Non avevamo premi per tutti» mentre una parola favorevole per il film Mia madre di Nanni Moretti arriva dall’attrice spagnola Rossy de Palma: «Mi ha

molto impressionato l’interpretazione di Giulia Lazzarini nel film di Moretti, peccato che non ci siano premi per questi ruoli». Così viene liquidata la disfatta italiana alla conferenza stampa della giuria che si è tenuta subito dopo la premiazione. Per quanto riguarda il film che ha vinto la Palma d’Oro, Dheepan di Jacques Audiard, dicono i Coen: «Ci siamo trovato d’accordo un po’ tutti su questo film, anche se va detto che alcuni dei film che abbiamo escluso avremmo voluto rivederli più di una volta, ma è stato impossibile. Vedevamo tre film al giorno». Di Audiard la de Palma dice: «È un film da cui siamo stati tutti toccati, con protagoniste persone che sono in queste situazioni difficili come è difficile la situazione nel Mediterraneo». Dheepan è la storia di un ex soldato Tamil, una donna e una bambina in fuga dalla guerra in Sri Lanka fino in Europa. Audiard ha una lunga relazione con la Croisette: dopo aver presentato il suo esordio alla regia nel 1994 Regarde les hommes tomber, nel 1996 ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura per Un héros très discret e nel 2009 ha vinto del Grand Prix Speciale della Giuria per Il profeta (Un prophète). Il regista, autore anche di Sulle mie labbra (2001) e Tutti i battiti del mio cuore (2005) nel 2012 ha presentato in concorso a Cannes Un sapore di ruggine e ossa (poi candidato ai Bafta e ai Golden Globe come miglior film straniero e per la migliore attrice, Marion Cotillard). Il secondo premio per importanza, il Gran Prix Speciale della Giuria, è andato a Saul fia (Son of Saul) debutto alla regia dell’ungherese Laszló Nemes: la durissima storia ambientata nel campo di con-

78

centramento di Auschwitz. Quanto al premio per la sceneggiatura andato a Chronic di Michel Franco, sottolinea Benicio Del Toro, «è una lavoro che mi ha colpito perchè è difficile trattare certi temi senza cadere nel melodramma». Mentre l’attore Jack Gyllenhaal spiega: «La nozione di suicidio trattata in Chronic mi ha molto coinvolto, perchè è stata trattata in maniera originale». Dal punto di vista della creatività dei giudizi, spiegano i fratelli Coen, «abbiamo tenuto conto di tutti i film allo stesso modo e su ogni film abbiamo aperto un dibattito: quello che ci interessava erano i lavori che cambiavano lo spettatore che è in noi». Ma poi sull’unanimità del giudizio tra i due ci scherzano su: Ethan Coen dice «non eravamo mai d’accordo, se Joel diceva sì, io dicevo no. Ma alla fine la decisione su Audiard è stata rapida». Infine su Assassin di Hou HsiaoHsien, che ha vinto il premio della

Jacques Audiard vincitore della Palma d’oro


Andie MacDowell

Sonam Kapoor

Izabel Goulart

Isabella Rossellini

Antonio Banderas

Dita Von Teese

giuria, ci tengono a dire i due registi, «non c’è stata nessuna barriera culturale verso il film che ci è piaciuto molto, ma abbiamo voluto premiare soprattutto l’estetica di questo lavoro». Tra gli eventi glamour del festival da ricordare c’è senz’altro la notte Gold di Chopard, durante la quale gli oltre 700 ospiti della maison di gioielli di Ginevra hanno potuto assistere a un eccezionale concerto di Robbie Williams immergendosi nella ricostruzione mozzafiato di una miniera d’oro: pepite dorate, carretti su ponteggi sospesi, lingotti d’oro e modelle che indossavano splendidi abiti dorati e le ultime creazioni di Red Carpet di Chopard. Inoltre nell’ambito della prima edizione del programma “Donne in movimento”, progettato per evidenziare e celebrare il contributo delle donne al cinema, Kering e il Festival de Cannes hanno celebrato l’eccezionale carriera dell’attrice americana, produttrice e filantropo Jane Fonda, il due volte premio Oscar durante una cena di gala con 200 ospiti tra cui Pierre Lescure, Presidente del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, delegato generale del Festival di Cannes, e François-Henri Pinault, Presidente e Ceo di Kering.

Charlize Theron e Sean Penn

Charlotte Casiraghi Salma Hayek Benicio Del Toro

Jack Gyllenhaal e Alessandro Michele

79

Ornella Muti

Sophie Marceau


R

EVENTO

i

ab tare n verde

Milano - 54° Salone del Mobile recupero materiali naturali orti giardini alveari trionfano in città

Federica Farini

I

n questo 2015 la colorata kermesse del 54° Salone del Mobile si è svolta a Milano e ha avuto visitatori per il 69% stranieri (con presenze da 160 Paesi), in un anticipo naturale di Expo Milano 2015. Incontri, eventi, scambi, sapori e gusti contaminano e contraddistinguono il periodo milanese verso nuove forme di aggregazione, che fondono mode, tendenze e significati tra design, alimentazione, fashion e cultura. Il colore di moda per il prossimo futuro? Senza dubbio il verde, nella sua accezione di ecologia, natura e ottimizzazione delle risorse del pianeta. Il Salone accoglie e acclama il legno come materiale dall’anima antica nella sua re-interpretazione postmoderna (il calore del legno abbinato alla tecnologia), che lo vede spesso lasciato al naturale nelle tinte, ma le cui superfici di lavorazione lo trasformano quasi in altro, sia nel tatto e

nella consistenza. Antico e moderno si incontrano nei mobili dei Fratelli Pistolesi (Pisa), presenti al Salone del Mobile con pezzi di arredamento che assomigliano a preziosi gioielli, resi più attuali e meno barocchi grazie a intagli a linee più semplici, maniglie e cerniere quasi invisibili, in una ricerca del design che premia l’accurata selezione delle materie prime e le forme ispirate a autentici pezzi di antiquariato: letto e comodini della collezione Regina, esemplare di alta ebanisteria, dove intagli e decorazioni dorate ben si sposano con la modernità che tiene in vita l’eccellenza del Made in Italy. Anche la toscanissima Grifoni Home Design, famosa a Firenze per essere la contrada “degli antiquari” la Grifoni, maestri restauratori e decoratori, si distingue per la decorazione a mano di legni selezionati e invecchiati in modo naturale, a patinatura a cera, con ispirazione

80

di affreschi e interni di palazzi storici fiorentini. Il design di Luca Sacchetti si esprime a meraviglia in bassorilievi su legno decorato, per esempio nella madia con fregi, capitelli e lesene di mobili dal richiamo classico ripresi dai paesaggi italiani. L’ecosostenibilità è il diktat del 54° Salone del Mobile: eco-design, architettura vegetale, basso impatto. Giardini e cortili non sono solo moda, ma un vero e proprio stile di vita. L’orto in tutte le sue declinazioni diventa la porta che apre alle tendenze dei più contemporanei concetti di abitare. Orto sui cortili, in collaborazione con VerdeVivo – 300 metri quadri sul tetto dell’edificio che ospita lo studio di architettura Piuarch di Brera – rappresenta una vera e propria farmacia a cielo aperto, che esercita anche la duplice funzione di sistema di isolamento energetico per l’edificio. Verdura a chilometro zero in questo progetto che rimane istallazione fissa come esempio di conversione urbana. Anche OrtoFabbrica presso Palazzo Cusani trasforma il giardino in orto, fabbrica di idee alla firma di Studio Grassi Design nei 4 elementi che interpretano la bellezza come piacere di nutrire corpo, anima e mente. Tripudio di fantasia, colore e gusto anche di fronte al Castello Sforzesco, ne Il Progetto del Cibo, che sostiene il binomio alimentazione e design/ architettura, per traghettare il pubblico verso l’apertura di Expo Milano 2015 - Nutrire Il Pianeta, Energia per la Vita: una combinazione di profumi, erbe aromatiche, fiori e frutta di stagione e la possibilità di assaggiare spuntini all’aria aperta (adatti a ogni età), nel giardino pop-up che ospita spaghettate in notturna intorno a un tavolo di 40 metri, aperitivi all’aperto


e pic-nic, tutto nel cuore della città. Il giardino diventa protagonista indiscusso come luogo di aggregazione anche nel cuore della Milano più antica: Brera Design District accoglie con la magia dell’Orto Botanico di Brera, con le collezioni di ortensie e piante medicinali, non solo in qualità di Museo universitario per la salvaguardia del patrimonio storico-scientifico e storico-naturalistico di Palazzo Brera, ma anche luogo di ricerca di profumi ed essenze: The Garden of Wonders. Il progetto (a cura di Interni e Be Open) costituisce un viaggio per occhi e olfatto nella rinascita di otto essenze e marchi persi nel tempo, corredata da otto installazioni a cura di otto designer che reinterpretano la storia e la caratteristica principale delle essenze. La mostra allestita all’interno del giardino “The Garden of Wonders. A Journey Through Scents” omaggia le imprese artigiane che nel corso del tempo hanno trasmesso esperienza e tradizioni; non mancano divagazioni storico antropologiche sul profumo, dall’epoca dei Faraoni (2000 a.C.), al Rinasci-

mento (dalle note di muschio e pellami esotici), alle erbe amare e canfora del 1630 (La grande piaga, il profumo per curare), ai profumi dell’oceano, all’odore di pioggia e narcisi dello stile Impero, passando per le suggestioni orientali, per approdare fino ai nostri anni Novanta con le scie olfattive di una Lolita fiorentina. Ferruccio Laviani, coordinatore della mostra, afferma: “solo un giardino può narrare una storia e un percorso olfattivo. Profumi che custodiscono altri profumi, dalla natura all’alchimia, dall’originale allo straordinario”. I giardini di Brera come la Foresta Incantata del quadro di alberto Savinio, dove i balocchi variopinti si tramutano in lingotti profumati”. Benessere e armonia presso la Stazione Garibaldi, dove vive Green Island, angolo verde adibito a mostra sui progetti di quaranta designer da tutto il mondo che immaginano spazi verdi dedicati “al mondo delle api degli impollinatori, alla biodiversità e al miele come nutrimento completo e naturale”; i temi passano dall’operosità alle ricerche sulla moria delle api, tra inquinamento, cambiamenti climatici e il misterioso fenomeno dello spopolamento degli alveari, tema presente anche in EXPO e che qui si espande in installazioni urbane, fotografie, architettura e design proposta dal laboratorio culturale aMAZElab. Cavallo di battaglia del Salone anche il tema del riciclo, in Via Tortona con IOricicloTUricicli, l’eco sostenibilità nei prodotti di artigianato e architettura legati anche alla beneficienza, così come l’abitare sostenibile di Cascina Cuccagna in “Goodesign 2015 – The Natural Circle”: eventi e conferenze sullo sviluppo e l’applicazione di nuovi materiali. Vivere eco-bio non solo è buono, ma anche bello.

81

RITAGLI DI TOSCANA @ FUORISALONE 2015 CONTANIMA @ Via Tortona - progetto di marketing territoriale presentato dal Comune di Quarrata, finanziato da Camera di Commercio, Banca di Credito Cooperativo di Vignole e Montagna Pistoiese, Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia. “Giardino impossibile” il titolo dell’allestimento verde di Giorgio Tesi Group per Contanima, gruppo di quaranta aziende eccellenti del Made in Tuscany - design, arredamento, food, biancheria, enogastronomia e vivaismo - in un allestimento polisensoriale ed emozionale tra cipressi, olivi e perfino un Pinocchio gigante per rappresentare il verde di Pistoia. La cornice è perfetta per accogliere i visitatori in un picnic all’ombra delle piante, mentre si gusta più di una delizia…toscana, è ovvio. BIG DREAM IN A LITTLE TOWER @ Via Ventura - progetto etico di Simone Micheli con prototipi di arredi e video animazioni sul ripristino della torre neogotica della Fattoria di Maiano (Fiesole). La Torre ottocentesca del Laghetto delle Colonne si trasforma in un’opera d’arte permanente: un “sogno” che abbraccia il visitatore in uno spazio onirico e unico nel suo genere, nella simulazione in realtà aumentata della Torre (AR Augmented Reality) come perno della maestosa installazione. RICHARD GINORI @ Via Pontaccio - la ceramica come simbolo evergreen di stile e toscanità. La Maison di Sesto Fiorentino propone ne Il Giardino dei Semplici una serie di nuove collezioni firmate da Alessandro Michele (art director di Gucci, che ha acquistato il brand nel 2013), di ispirazione fine XVIII - metà XIX secolo: i simboli classici vengono reinterpretati, a partire dalla location, che spezza l’impronta più retrò dell’ambiente casalingo con soffitti postmoderni in stile industrial. Protagoniste le porcellane decorate a mano e ispirate alla natura, nei piccoli volatili della collezione insetti (segna-posto, ferma carte o porta fortuna), così come nella collezione Merveilles (tè, caffè e accessori) di ispirazione Alice in Wonderland e una natura ricamata da pois sui servizi di piatti, come nella Collezione Voliere.


Š www.ctedizioni.it

Analisi chimiche Igiene ambientale

Consulenza alle imprese

Agenzia formativa

Labostudio S.r.l. Via del Bosco, 71 - 56029 - Santa Croce sull’Arno (PI) Tel. 0571.33313 - Fax 0571.34572 www.labostudio.it - labostudio@labostudio.it


DESIGN

marmo che passione! I

n una caldissima giornata di fine maggio, partiamo alla volta di Rapolano Terme insieme ad un collega che si occupa di commercializzazione e lavorazione del travertino di Rapolano, parente stretto del travertino romano: la pietra di questa zona è infatti il travertino che dai tempi degli Etruschi si estrae vicino a Siena. Le sue caratteristiche cromatiche lo rendono differente, ma inalterate rimangono le caratteristiche tecniche. Inizia così un viaggio di lavoro, tra discussioni tecniche, progetti di vacanze, problemi di cantiere da risolvere e scambio di informazioni culinarie e turistiche. Noi

raccontiamo della nostra passione per i materiali naturali, legni, marmi, travertino e naturalmente il nostro interlocutore non può che condividerla in pieno. Da sempre le pietre sono state protagoniste nei nostri progetti, le abbiamo usate per realizzare bagni, pavimentare case e per pavimentare e arredare spazi all’aperto. Ne abbiamo esaltato tutte le caratteristiche, scegliendo opportunamente, prima il tipo di marmo o di travertino e poi i formati, i colori e le lavorazioni. Ora il nostro studio ha proposto il travertino di Rapolano, tagliato in falda in un doppio formato da montare a correre, per la facciata di una struttura sanitaria in terra veneta. Percorriamo quindi la strada che ci porterà dove il materiale verrà lavorato, godendoci il magnifico paesaggio delle crete Senesi. Noi proponiamo i materiali naturali sempre con molta convinzione, poiché essi hanno un valore storico e culturale che altri non possiedono. Marmi e travertini, sebbene siano sinonimo di classicità, rivisitati in chiave contemporanea, possono declinare il concetto del lusso, svincolandosi dagli archetipi formali del passato. Nell’utilizzo dei marmi e dei travertini, la principale remora da parte della clientela è rappresentata dal fatto che erroneamente sono considerati materiali delicati. In realtà tali pietre hanno attraversato secoli di storia, per cui indiscutibile e la loro durabilità. Qualora poi perdessero l’originaria finitura, questa può essere ripristinata con opportuni trattamenti di levigatura. Per la manutenzione ordinaria basta procedere con una pulizia regolare con prodotti neutri e non troppo aggressivi. Altro fattore che inibisce il committente nei confronti soprattutto del marmo è il prezzo. Chiariamo subito

83

che i travertini sono alla portata di tutte le tasche! L’ampia varietà di marmi ci permette poi di proporre marmi dal prezzo contenuto in spessori e formati standard, come ad esempio il Biancone di Asiago dalla venatura grigia e quindi molto contemporaneo, oppure marmi molto costosi, sia per le particolarissime caratteristiche estetiche, che per i tagli dei formati proposti. Il tempo è trascorso tra una chiacchiera e un discorso di lavoro e siamo arrivati ai piedi della cava di Serre. Purtroppo per coloro che ci aspettano, il sole e il caldo non ci scoraggiano e siamo esigenti come sempre: guardiamo, selezioniamo, commentiamo, chiediamo cambiamenti e torniamo ad osservare attentamente. Finalmente le decisioni vengono prese e possiamo ripartire, ma prima ci concediamo una sosta in una tipica trattoria Toscana!

Annunziata Forte & Cristina Di Marzio

Bagno di concezione più classica, ma declinato con grande effetto grafico con il marmo Bianco Lasa montato a macchia aperta per il pavimento e alternato con fasce di Emperador dark sulla parete. In primo piano la bellissima scala in marmo Bianco Lasa Covelano vena oro, messa in risalto dalla fascia di Noir Saint Laurent che si inserisce nella preziosa pavimentazione di Bianco Lasa, montata a macchia aperta.

R


www.kimoco.it - info@kimoco.it

Via della Gremina, 7 - 56029 Santa Croce sull’Arno (Pisa) - Tel/Fax 0571 31942

@ctedizioni.it

“C’è qualcosa che va oltre a un lavoro eseguito a regola d’arte... ci sono la dedizione al risultato e il piacere del compimento...”


MEMORIAL

caro maestro Un pomeriggio in memoria di Nicolò Scaduto

S

iciliano d’origine ma santacrocese d’adozione, residente a Mazara del Vallo e insegnante di scuola elementare, si trasferì a Santa Croce sull’Arno nel 1983, raggiungendo i figli che già risiedevano in Toscana. E qui fu l’inizio di una seconda vita. Socio del circolo dei santacrocesi, membro dell’Accademia degli Euteleti di San Miniato; Nicolò Scaduto. a soli tre anni dal suo approdo in Toscana entrò nel consiglio comunale come indipendente. Giosafat, Angelo e Francesco Scaduto hanno voluto ricordare la figura del padre, a vent’anni dalla scomparsa, con un incontro nella Sala Parrocchiale di Santa Croce sull’Arno, al quale hanno partecipato il sindaco di Mazara del Vallo, onorevole Nicola Cristaldi, il sindaco di Partanna Nicola Catania, il sindaco di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda, monsignor Morello Morelli, vicario vescovile, e monsignor Andrea Pio Cristiani, fondatore del Movimento Shalom. Il figlio Angelo ha rievocato il suo trasferimento a Santa Croce e le difficoltà dei primi anni, ricordando anche le persone da lui conosciute e che hanno favorito il suo percorso di integrazione, soprattutto Mario Lepri, Paris Caponi, Marino Briganti, Sergio Pannocchia, Romano Masoni e Dilvo Lotti. Maurizio Signorini, sindaco nel periodo in cui Nicolò fu consigliere comunale, ha sottolineato l’impegno e il grande contributo che Scaduto dette, nonostante fosse nei banchi dell’opposizione, alla modifica dei comportamenti e relazioni all’interno del Consiglio stesso. Lo testimonia la raccolta dei suoi interventi in Consiglio che l’Amministrazione ha pubblicato nel libro Un dialogo nuovo. Il sindaco di Mazara del Vallo, dopo la

lettura di un breve scritto dedicato al maestro Nicolò dall’ex-alunno, Matteo Calandrino, ha parlato di Scaduto, insegnante e poi cittadino attento e partecipe alla vita sociale e civile della sua prima città di adozione, Mazara del Vallo. Cristaldi ha intrattenuto il pubblico con aneddoti, momenti di vita e situazioni che riconducevano a luoghi e persone della Sicilia e a contenuti più profondi che scaturivano dalla storia e dall’insegnamento di Nicolò Scaduto. Anche Nicola Catania, sindaco di Partanna paese natale di Scaduto, osserva che Nicolò cominciò da giovane ad interessarsi di politica e in ciò probabilmente incise anche il tradizionale impegno politico e sociale del paese. Catania, che ha usato nel suo intervento toni affettuosi, essendo anche nipote di Nicolò, ha ricordato come lo zio, che ascoltava volentieri quando veniva a trovare i familiari a Partanna nei fine settimana, in qualche modo lo avesse influenzato nella decisione di intraprendere l’attività politica. Un ruolo formativo dunque, esercitato su lui e altri personaggi del suo partito. Angelo Scaduto sintetizza l’ideale politico del padre, fondato sulla cultura della disponibilità, della condivisione quale strumento principale per cercare di risolvere i problemi della gente. Sì, la politica libera dalle ideologie, al servizio della popolazione con un forte senso di appartenenza e di comunità. Il sindaco di Santa Croce Giulia Deidda ha ringraziato Nicolò Scaduto, che lei non ha conosciuto, per quel che ha fatto e seminato anche nella sua città, dove tanta gente ancora lo ricorda con amicizia e gratitudine, e dichiarandosi onorata della presenza dei sindaci arrivati dalla Sicilia, ha concluso che

85

dall’incontro scaturiva un messaggio educativo per tutti. Tanti altri hanno chiesto di ricordare l’amico Nicolò: l’ex-alunno avvocato Antonio Pellegrino, l’ex-sindaco Osvaldo Ciaponi che ha letto una lettera di Nicolò all’amico Mario Lepri, Maria Taddei, ex-sindaco e senatrice, Curzio Guidi, del consiglio parrocchiale. Carola Giordano, nuora di Nicolò, a dimostrazione di come il suocero sia ancora nel ricordo delle persone, ha infine raccontato che nel 1999, durante una gita a New York, appena entrata insieme al marito Francesco nel bar-club Partanna, furono accolti da un signore che esclamò: «tu sei figlio del mio maestro Nicolò Scaduto perché gli assomigli tanto. Io sono stato alunno nella sua prima classe».

Angelo Errera

Nicola Catania, Francesco Scaduto, Giulia Deidda, Nicola Cristaldi, Angelo Scaduto, Maurizio Signorini

R


© www.ctedizioni.it

La qualità al miglior servizio

SANTACROCESE OILS

Tel. 0571 360419 - Fax 0571 30915 - Via Francesca Sud 134 - 56209 Santa Croce sull’Arno (Pisa) - stazionediservizio@fop-luciano.it


SOcIETà

l’inflazione italiana dell’ultimo secolo N

el 2015 ricorre il centenario della partecipazione italiana alla Grande Guerra, in quanto l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria il 23 maggio 1915, avendo tra i suoi fautori principali il pisano Ministro degli Esteri Sidney Sonnino. Non sono mancate per la ricorrenza le pubblicazioni di diari e lettere di guerra, come quelle del fucecchiese Egisto Lotti, per ricordare soltanto la letteratura locale. Pubblicazione da cui emerge con chiarezza un aspetto poco conosciuto della Grande Guerra, cioè che la vittoria finale fu resa possibile soltanto per la mancanza di viveri e di munizioni tra le fila del nemico. Piuttosto che rinverdire singoli episodi o tracciare nuovi commenti, mi sembra più interessante andare a calcolare il tasso d’inflazione italiano nell’arco dell’ultimo secolo, desumendolo non da un paniere e da un territorio specifico, ma dal semplice raffronto tra le due epoche per una tariffa pubblica nazionale, che è il costo postale per affrancare una busta fino a 20 grammi di formato piccolo standard. Normalmente l’inflazione viene resa nota dall’ISTAT per le variazioni mensili ed annuali, non per così lunghi periodi. L’idea è nata dalla missiva che la sorella inviava da Firenze al Caporal Maggiore (poi grande artista) Pietro Parigi il giorno 22 aprile 1915, indirizzata al 40° Reggimento Fanteria presso lo Stato Maggiore della Caserma Principe di Napoli. Nel 1915 per tale servizio si apponeva un francobollo da 0,10 Lire, mentre oggi la tariffa per lo stesso servizio, anche se denominato “posta prioritaria”, è di 0,80 Euro, cioè di 1549 Lire. Pertanto, il costo per il servizio postale di base in Italia è aumentato di 15.490 volte. L’enormità dell’inflazione secolare è apprezzabile anche dalla stima che si potrebbe fare per il secolo venturo, nel senso che se l’inflazione rimanesse la stessa, spedire una lettera nel 2115 costerebbe l’astronomica ci-

fra di 12.392 Euro. Pertanto, più che di inflazione dovremmo parlare di iperinflazione, intendendosi per tale termine quel fenomeno monetario per cui l’inflazione di un Paese sorpassa significativamente i livelli medi mondiali. L’iperinflazione era conosciuta anche nel mondo antico, essendosi registrata in Atene al termine della guerra del Peloponneso (404 a.C.) e in Roma sotto il regno di diversi Imperatori, da Caracalla (212 d.C.) a Diocleziano (280 d.C.). Dopo la Prima Guerra Mondiale l’iperinflazione colpì l’Austria, l’Ungheria, la Polonia e la Russia. L’Italia andò incontro ad iperinflazione durante la Seconda Guerra Mondiale. La Germania non solo imponeva ai Paesi sconfitti le spese per il mantenimento delle proprie forze armate, ma praticava anche un cambio artificiale tra la propria moneta ipervalutata e quella dei Paesi sottomessi, avendo creato il cosiddetto “Marco d’Occupazione”. Quando nacque la Repubblica Sociale Italiana dell’ex-alleato Benito Mussolini, Adolf Hitler impose per il 1943 un’indennità annuale di 15 miliardi di Lire, nonché la rapina di ogni prodotto industriale ed agricolo, provocando in Italia un’inflazione annua del 450%, in cambio della rinuncia ad imporre il Marco d’Occupazione. L’iperinflazione consiste in un aumento continuo e smisurato dei prezzi, che impoverisce soprattutto i più deboli. A rimetterci all’inizio sono coloro che detengono un reddito fisso, come i lavoratori dipendenti, mentre si salvano temporaneamente quelli che possono adeguare le proprie entrate alla continua ascesa dei prezzi. Però col tempo anche i lavoratori autonomi si trovano in difficoltà, poiché diviene sempre più difficile trovare un numero sufficiente di clienti, capaci di spendere grosse somme per le prestazioni dei liberi professionisti o per acquistare i prodotti industriali. Durante il periodo della cosiddetta Repubblica

87

di Weimer, cioè in Germania tra il 1919 Fernando Prattichizzo e il 1923, per spedire una lettera erano utilizzati francobolli da 50 miliardi di marchi, per cui si tornò al baratto. Un’eccessiva quantità di moneta circolante è uno dei principali fattori di inflazione e di iperinflazione. Tale eccesso può dipendere da un’eccessiva stampa di moneta circolante da parte delle banche centrali o da una conversione superiore alla media dei depositi bancari in moneta circolante. I soggetti economici prelevano molto più dei loro risparmi, perché hanno paura di perdere il loro denaro. Gli Stati soddisfano le loro esigenze di liquidità, trascurando le conseguenze per l’intero sistema di un’eccessiva massa monetaria. L’iperinflazione crea un vantaggio per il capitale di debito, in quanto il valore di mercato dei beni acquistati può crescere di qualche ordine di grandezza e, vendendo qualche bene del patrimonio, il debito può essere rapidamente saldato. Nei periodi di iperinflazione i commercianti e i professionisti possono adeguare giornalmente i prezzi delle merci o delle prestazioni, gli stipendiati premono sui datori di lavoro affinchè aumentino i loro salari, i produttori agricoli restano i più colpiti – soprattutto per le coltivazioni annuali – in quanto il valore del denaro che ricavano dalla vendita si perde quasi completamente da un raccolto all’altro, per cui sono i primi a preferire lo scambio di beni in natura, cioè il baratto.

R


R

ALIMENTAzIONE

gli obiettivi dell’ Paola Baggiani

I

l primo maggio è iniziato a Milano l’Expo Universale 2015 sul tema:”Nutrire il pianeta, energie per la vita.” È davvero una sfida universale che coinvolge 143 paesi, che si confrontano e si misurano nella ricerca di un regime alimentare capace di sconfiggere la fame e la malnutrizione, che riguarda 868 milioni di persone nel mondo, e nell’obiettivo di riequilibrare le risorse. La nutrizione rappresenta il bisogno primario per l’uomo in termini di crescita, di sopravvivenza e di salute. La produzione di cibo è triplicata dal 1945 ad oggi, e la disponibilità procapite è aumentata del

40%; nonostante l’abbondanza di risorse alimentari, milioni di persone al mondo, per la maggior parte nei paesi in via di sviluppo, soffrono la fame. La loro salute è compromessa perché nelle diete mancano micronutrienti essenziali; le carenze alimentari minano lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini, esponendoli a malattie e causandone la morte prematura. A questa situazione in alcune parti del mondo sopratutto dell’Africa, si affianca quella dei paesi industrializzati dove ci sono livelli crescenti di obesità con circa un miliardo e mezzo di persone sovrappeso ed e obese, con rischio aumentato di diabete, malattie cardiovascolari e tumori. Qualche numero per l’Ita-

88

lia: 17 milioni di persone in sovrappeso e 5 milioni di obesi, ma anche 3 milioni di malnutriti che entrano negli ospedali. La sfida non è semplicemente quella di produrre e fornire più cibo, ma risolvere la questione alimentare, attraverso la via della qualità, della difesa delle specificità, in modo ecologicamente sostenibile per proteggere la capacità delle generazioni future di nutrirsi. Il confronto all’Expo è fra chi considera la risorsa agricola soltanto un prodotto e che si pone in una visione quantitativa del produrre, e chi come l’Italia e i paesi mediterranei e di cultura latina compreso il Sud America, vuole dare valore culturale all’alimentazione difendendo metodi di produzione e prodotti. L’Expo è importante occasione per l’Italia per lasciare un segno e porsi come capofila di un movimento che ponga il cibo, la sua qualità, come priorità globale. Nelle nostre regioni c’è un mix perfetto tra cucina e cultura, cultura che ingloba anche quella culinaria, perché un prodotto o un specialità tipica hanno come ingrediente principale il profondo legame con i luoghi da cui provengono. Sono 540 mila le aziende in Italia che producono alimentazione, si va dall’agricoltura alle più raffinate prelibatezze; 266 prodotti a marchio DOP e IGP. Alla fine dell’Expo in ottobre verrà redatto un documento che contiene gli impegni di tutti i paesi sul futuro dell’alimentazione nel mondo, una carta di responsabilità e impegni concreti che verrà consegnata al segretario generale dell’ONU. Il Protocollo di Milano speriamo sia un occasione per tutti i paesi di unirsi e di fare squadra, accantonando ri-


valità; dovrebbe rappresentare uno stimolo per trovare soluzioni per una produzione più equa e consapevole. La ricerca di una produzione alimentare più abbondante ha messo a dura prova le risorse naturali, con terreni degradati, esaurimento delle forniture di acqua, abbattimento delle foreste. Sistemi di allevamento molto intensivi risultano insostenibili: le risorse necessarie per produrre carni, alimento consumato con frequenza nelle diete dei paesi occidentali, sono enormemente più elevate, rispetto ad esempio ad un cereale come il grano: per produrre un chilo di manzo servono 15.400 litri d’acqua, per un chilogrammo di grano 1830 litri! Altro problema per l’agricoltura è l’avanzata dei biocarburanti con sottrazione di milioni di ettari alla coltivazione degli alimenti

per “nutrire” le auto! (si stima che entro il 2020 saranno sottratti 40 milioni di ettari). Un altro obiettivo fondamentale è la riduzione dello spreco di cibo valutato nel mondo intorno a 1,3 miliardi di tonnellate; in Europa vengono sprecati 90 milioni di tonnellate di alimenti, in Italia lo spreco domestico di cibo è pari 8,7 miliardi di euro attestandoci agli ultimi posti in Europa. Queste cattive abitudini comportano un impatto sociale, economico ed ambientale non più sostenibile. Un terzo del cibo disponibile viene sprecato, mentre ogni anno muoiono 36 milioni di persone nel mondo perché non hanno da mangiare! La nutrizione rappresenta un bisogno primario dell’uomo per la sua salute e sopravvivenza; è necessario

89

un forte impegno da parte di tutti gli attori chiave della catena alimentare: governi, produttori, consumatori, distributori, ricercatori. Di fronte a questi dati e numeri è difficile giustificare la mancanza di attenzione e l’assenza gli investimenti necessari per una vita migliore. www.baggianinutrizione.it info@baggianinutrizione.it


R

SpORT

splende l’azzurro 37° Torneo Internazionale di Tennis Città di Santa Croce Marco Massetani

La finalista Jessica Pieri con Maurizio Carmignani, direttore della filiale di Santa Croce di Carismi Il finalista Sora Fukuda con il nipote di Mauro Sabatini, Andrea Giannon Katarina Zavatska vincitrice della Coppa Beppe Giannoni, qui con il nipote di Beppe, che porta lo stesso nome del nonno Gli studenti del Liceo Linguistico Eugenio Montale di Pontedera

I

l torneo internazionale giovanile “Città di Santa Croce” Mauro Sabatini, il torneo più straniero del pianeta tennis, si tinge finalmente d’azzurro. L’edizione 2015 della prestigiosa kermesse riservata alle racchette “emergenti” (presenti 200 atleti di 44 Paesi) si chiude con il successo del 18enne pugliese Andrea Pellegrino sul giapponese Fukuda (Italia a segno 8 anni dopo la vittoria del pisano Matteo Trevisan) e con la bella finale conquistata dalla lucchese Jessica Pieri, inchinatasi solo in finale alla russa Anna Blinkova. Per Pellegrino la vittoria di Santa Croce vale anche una wild card per il torneo $15.000 di Pontedera, in programma a fine luglio. Come sempre molto alto il livello della manifestazione – sponsorizzata Cassa di Risparmio di San Miniato, Nick Winters, Manifattura 4F, Morellino e Industria Conciaria Tuscania – che ha proposto molti prospetti interessanti del tennis mondiale, tra cui l’ucraina classe

2000 Katarina Zavatska, vincitrice della 36° Coppa Beppe Giannoni, riservata al più giovane atleta approdato ai quarti di finale. Anche quest’anno, per la quarta edizione,

90

si è rinnovata la collaborazione con il Liceo Linguistico Eugenio Montale di Pontedera, con gli allievi dell’istituto che hanno lavorato a stretto contatto con gli organizzatori.


EVENTO

Dynamo Bike Challenge prima e unica Gran Fondo a scopo benefico

b

en 506 i ciclisti iscritti da 14 Regioni d’Italia, 160.000 gli euro di fondi raccolti: sono i numeri della terza edizione della corsa ciclistica per Dynamo Camp. A livello agonistico, la vittoria della Gran Fondo su strada è andata a Giacomo Sansoni di San Marcello Pistoiese, seguito da Angelo Quarena di Brescia e Federico Focardi della squadra Ferragamo da Firenze. Prima delle donne Isabella Mitrotti da Milano, del team femminile Cial (Consorzio nazionale di riciclo dell’alluminio). Karen Putzer si è classificata prima donna nella combinazione dei percorsi lungo – medio. La vittoria della gara di Mountain Bike all’interno di Oasi Dynamo affiliata Wwf a Paolo Iozzelli. Dynamo Camp è la prima struttura di terapia ricreativa in Italia che accoglie gratuitamente, per periodi di vacanza e svago, bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi e croniche. I bambini provengono da tutta Italia e in parte da paesi esteri. Dynamo Camp offre anche programmi concepiti ad hoc per l’intera famiglia e programmi dedicati a fratelli e sorelle sani (Siblings). Tutti gli ospiti sono accolti in modo completamente gratuito. L’approccio della terapia ricreativa secondo cui sono concepiti i programmi ha l’obiettivo di coinvolgere i piccoli ospiti in attività divertenti ed emozionanti che siano

di stimolo alle loro capacità e rinnovino la fiducia in loro stessi e nelle loro possibilità. Il programma è costituito da un’ampia offerta di attività creative, espressive, divertenti ed emozionanti: arrampicata, equitazione, tiro con l’arco, terapia ricreativa in acqua, attività di circo, Art Factory, Radio Dynamo, DynamoStudios, Dynamo Musical. Dynamo Bike Challenge coinvolge il ciclista come fundraiser, coniugando la partecipazione a un evento sportivo con la capacità di aggregare fondi per una causa sociale. Il modello è quello, anglosassone, della Pan Massachusetts Challenge, corsa con 35 anni di storia. Tutti i percorsi - 3 su strada per cicloamatori, 2 su strada e strada bianca per cicloturisti e 2 di moutain bike - hanno avuto come punto di partenza e meta Dynamo Camp. La giornata di sabato 23 maggio ha visto i ciclisti iscritti impegnati nel “Percorso lungo del Reno” (tracciato di 90 km per cicloamatori con dislivello di 1613 m, che partendo dal Camp, si è snodato lungo la valle del Reno, sconfinando tra i colli emiliani, per poi tornare nelle colline pistoiesi) e nella “Ciclobianca delle vecchie stazioni” (tracciato di 20 km per cicloturisti della lunghezza di 20 km e dislivello di 460 m, sia su asfalto che su strade bianche passando di fianco a suggestive vecchie stazioni ferroviarie). Nella gior-

91

nata di domenica 24 maggio i cicloamatori hanno potuto scegliere tra il “Percorso lungo delle due Torri”, della lunghezza di 80 km e il “Percorso della Val di Lima” della lunghezza di 45km. I cicloturisti hanno potuto scegliere tra tre tracciati di differente lunghezza, 80 km, 45 km, al seguito dei cicloamatori, o 23 km con il percorso “Cicloturistica delle 5 Piazze” attraverso le piazze di località tra le più belle della provincia di Pistoia. Primo classificato come top fundraiser è stato Marcello Gallo, Consigliere di Fondazione Dynamo e cicloturista capitano della squadra siciliana South Sud, con una raccolta di 19.150 euro; secondo classificato Francesco Rosi, avvocato di Roma iscritto come cicloamatore, con 7.705 euro; e terzo Francesco Starace, Amministratore Delegato di Enel, che ha raccolto 7.621 euro. La squadra che ha raccolto più fondi è la squadra di Ferragamo con 25.712 euro raccolti. Premio anche per la categoria ciclista virtuale, colui che non potendo partecipare alla gara, ha desiderato comunque esserci attraverso la propria azione di raccolta fondi: il primo premio è stato assegnato a Valeria Boscolo di Chioggia che ha raccolto 866 euro. Davide Camicioli, giornalista di SKY SPORT in gara anche come ciclista, ha premiato i classificati.

Giampaolo Russo

R


R

EVENTO

crazyrun con Autostille la corsa più pazza d’Italia Angelo Errera

u

n’azienda che ha a cuore i propri clienti organizza o partecipa ad eventi per poterli coinvolgere con nuove occasioni di incontro e divertimento. La Carrozzeria Autostile ne è un esempio per la zona del Valdarno inferiore; è al terzo appuntamento con il trofeo di golf “Torneo Autostile - Luxury Paint”, svoltosi nei campi da golf di Montecatini Terme, con formula 18 buche stableford a 3 categorie, organizzato da Gianfranco Servi e Gerardo Caputo proprietari dell’ azienda di Cerreto Guidi, che è conosciuta in tutta Europa per essere la prima a introdurre trattamenti di nanotecnologia per le auto e yacht, da sempre impegnata nella ricerca dell’eccellenza e dell’innovazione come dimostra la tecnica di verniciatura Luxury Paint, loro esclusiva invenzione. Con questo appuntamento fra auto e sport unico e immancabile per gli appassionati dei due mondi, nel mese di maggio la Carrozzeria Autostile ha voluto coinvolgere amici e clienti in un’altra iniziativa, offrendo la propria location aziendale come tappa conclusiva della Crazyrunner della Toscana. Per l’occasione sono stati creati in carrozzeria i premi da consegnare ai vincitori della gara.

92


La Crazyrun, arrivata alla terza edizione, è una gara di regolarità abilmente vestita con l’abito friendly della caccia al tesoro. Cinquecento chilometri suddivisi in tappe da percorrere in due giorni, cartina alla mano e navigatore in modalità on, attraversando paesaggi da sogno tra balle di fieno, campi di girasoli, monumenti storici e vigneti profumati. L’evento motoristico a metà strada tra gara di regolarità e caccia al tesoro, ispirato alla vecchia ed indimenticabile Cannonball (alla quale furono dedicati film e cartoons come La corsa più pazza del mondo e La corsa più pazza d’America) riportata in auge dalla Gumball 3000. I toscani, lo sappiamo, sono persone un po’ matte di natura: geni, inventori, artisti e navigatori. La Crazyrun, la corsa più pazza d’Italia, non poteva che nascere in questa straordinaria regione dagli aspetti contrastanti e contrastati. L’idea è venuta ad alcuni appassionati di auto e di corse motoristiche: perché non organizzare un evento automobilistico in grande stile, facendo percorrere le affascinanti strade italiane da equipaggi a bordo di vetture più o meno potenti, auto d’epoca e supercar, guidandoli tra un checkpoint e l’altro solo attraverso indizi “accennati” ed enigmi da risolvere? Così è stato. In poco tempo è stata messa in piedi una sorta di piccola start-up che ha dato vita alla Crazyrun. Definirla una gara di regolarità su strade aperte al pubblico e al traffico quotidiano sarebbe riduttivo. All’inizio di ogni tappa ciascun equipaggio parte con in mano soltanto una busta sigillata, identica per tutti, e nessuno sa dove si trovi il checkpoint intermedio: gli indizi per identificarlo sono contenuti all’interno della busta su un foglio con enigmi da risolvere per scoprire il traguardo successivo da raggiungere secondo un percorso non prestabilito (ogni team può scegliere le strade che reputa migliori e/o più veloci) e prove da superare lungo il tragitto per evitare all’arrivo punti di penalizzazione che peggiorerebbero la propria posizione in classifica generale. Una gara automobilistica non certo di velocità in cui anche il rispetto del codice della strada è un elemento importante: ciò che conta è la regolarità da mantenere durante il percorso, e, soprattutto, una buona dose di abilità mentale e di rapidità d’intuito nel decifrare gli enigmi forniti e individuare così il percorso più breve per raggiungere il checkpoint successivo: il motto ufficiale della Crazyrun è proprio Rally fast, think faster ovvero avventura pura e riscoperta di emozioni semplici e dimenticate come il perdersi in aperta campagna: può succedere anche questo e, magari, una telecamera sarà proprio dietro l’angolo a documentare quel vostro momento di smarrimento. In gara vale tutto: dalla comune cartina geografia cartacea (che a volte, nonostante tutto, può ancora servire) all’uso di dispositivi di navigazione come gps e smartphone, dalla telefonata all’amico che magari conosce la zona che si sta attraversando alla richiesta di informazioni ai passanti, fino al più banale inseguimento di qualche avversario nella speranza che ‘l’altro’ sappia dove andare. E poi c’è la festa notturna: nel tardo pomeriggio del primo giorno di gara le vetture vengono parcheggiate e i partecipanti accolti in un hotel di lusso con piscina, centro benessere e lounge bar dove potranno rilassarsi, sorseggiare in tutta tranquillità un aperitivo e approfondire la reciproca conoscenza scambiandosi le proprie opinioni sulle prime, impegnative tappe e condividendo momenti di relax.

93


R

cuRIOSITà

mode di moda pillole sulle tendenze 2015

Eleonora Garufi

pOSTA LA RIS TELLE LE S è NEL

P

er una sana serata al cinema all’aperto si consiglia La risposta è nelle stelle. Il nuovo film tratto dal libro di Nicholas Sparks e diretto dal regista George Tilman Jr, ci prepara a una due ore di amore ed emozione, e potevano mancare le lacrime? Luke, un ex campione di rodeo in procinto di tornare sulle scene, incontra Sophia, una studentessa pronta a intraprendere il lavoro dei suoi sogni a New York. I due conoscono Ira, i cui ricordi della sua decennale storia d’amore influenzerà nel profondo la giovane coppia.

NE bASTO

Q

E

SELFI

uest’anno nella valigia puoi scordarti tutto ma non il bastone per i selfie. Se il selfie fin’ora era la moda, il bastone porta tutto su un altro livello allargando lo spettro visivo dell’obiettivo del tuo smart phone e regalandoti scatti memorabili della tua estate. Esagerati.

94

I

ME Fu

C

ostumi firmati Rodriguez. Questa donna non si ferma mai. Come se non bastasse essere bella, brava e talentuosa, la famosa Belèn insieme alla sorella Cecilia si inventa la linea di costumi ME FUI. Un successo per lo shopping on line e per tutte quelle che “se lo sono andate” a comprare! Brava! www.me-fui.com


TENDENzA

R

benvenuta estate! F

inalmente possiamo dirlo: è arrivata l’estate! Proprio quando questo lungo, freddo e piovoso inverno sembrava non avere fine, sono arrivati i 30°C all’ombra, l’afa da città e l’irrefrenabile necessità di avvicinarsi al mare. Noi di Reality abbiamo già iniziato ad assaggiare la brezza salmastra delle nostre zone, abbiamo preso un protetto colorito bronzeo alla ricerca dei nostri articoli e ci siamo concessi anche il primo bagno. E allora pronti per le dritte su questa super estate 2015? Il costume è intero e versatile. Non importa la fantasia, il colore o il modello, basta che sia intero! Abbiamo archiviato il “trikini” e siamo tornate alla vecchia e autentica moda molto anni ‘80: dal retrò di Altuzarra, allo sportivo Hilfiger al classico Moschino: intero, sgambato, schiena scoperta! Molto aerobico! E per chi il mare lo vuole anche in città ci sono i modelli di Kristina Ti, Korn che si usano come body o come veri e propri dress! Il colore è l’arancione Quest’anno la sfida è questa: saper portare il colore più difficile in modo cool. Le bionde lo temono, le brune lo osano solo d’estate, le rosse lo evitano. Il consiglio è indossarlo con accessori di cuoio o neri, se cerchi un effetto più metropolitano. Darsi un tono etnico e spezzarlo con il turchese può aiutare, perché comunque è acceso e si abbina alla perfezione con un’abbronzatura omogenea. Floreale è passepartout! Se non vuoi azzardare ma rimanere sul sicuro allora petali e corolle fanno al caso tuo. La primavera si prolunga in estate e richiede modelli extra-

Eleonora Garufi

large e vaporosi, spezzati da linee rigide che ricordano il kimono! Per contrastare il movimento floreale basta abbinare accessori in tinta unita: il giorno, borsa e décolletées scure; la sera scarpe coloratissime. Se i maxi fiori ti sembrano troppo, sceglili solo per un particolare, anche tra i capelli, perchè no? L’eleganza è monospalla! Il classico top è stato arricchito dall’abito da sera che con il suo monospalla valorizzerà la linea delle signorine, specialmente quelle che dedicano anima e corpo al tono spalle in pale-

95

stra. Pendenti alle orecchie sono consigliati per dare risalto alla linea incrociata. Per essere ancora più sexy e ottenere l’effetto sorpresa, il modello monospalla con manica lunga vi darà un tono aggressivo ma elegante al punto giusto. Quello che non ti aspetti? Il camoscio. La sua morbidezza e i tagli etnici avvolgeranno l’estate. Per le ragazze si consiglia lo stile squaw, naturale, con frange e bijoux in tema, per le signore ci sono deliziose proposte bon ton, come il tailleur pantaloni pastello di Chanel.


R

GRAFOLOGIA

Ungaretti Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie in ricordo di Ungaretti e dei ragazzi “in trincea” sul Carso Maria Laura Ferrari

N

ella ricorrenza del centenario della partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale, mi è sembrato quasi doveroso dedicare un ricordo a Giuseppe Ungaretti e a tutti quei ragazzi che trascorsero anni della loro giovinezza sui campi di battaglia e in trincea, molti dei quali vi persero anche la vita. Giuseppe Ungaretti nasce l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto da una famiglia lucchese. Il padre, operaio si era trasferito in Africa con la famiglia per la costruzione del canale di Suez e muore due anni dopo la nascita del figlio in un incidente sul lavoro. La madre riesce a mandare avanti la famiglia grazie ai proventi di un forno alla periferia di Alessandria. Giuseppe trascorre lì l’infanzia e i primi anni della giovinezza, allevato dalla madre, da una balia sudanese e da Anna, un’anziana croata, adorabile narratrice di favole. Frequenta una prestigiosa scuola svizzera dove viene a contatto per la prima volta con la letteratura europea. Nel tempo libero si reca alla “Baracca rossa”, un ritrovo internazionale di anarchici che ha come fervente organizzatore

Enrico Pea, versiliese, anche lui trasferitosi in Egitto per lavoro. Dopo il diploma si iscrive, a Parigi, alla facoltà di lettere della Sorbona e frequenta i maggiori caffè letterari di Parigi e diventa amico di Apollinaire, al quale si lega con profondo affetto. Malgrado la sua lontananza dall’Italia rimane comunque in contatto con vari gruppi letterari. Nel 1915 pubblica su una rivista italiana, Lacerba, le prime liriche. Viene però richiamato e inviato sul fronte del Carso e su quello francese dello Champagne. La prima poesia dal fronte è datata 22 dicembre 1915. Trascorre l’intero anno successivo tra prima linea e retrovie; scrive tutto il Porto Sepolto. Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, aprendo la strada all’ermetismo: le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione. Tornato dalla guerra vive tra l’Italia e la Francia ricoprendo alcuni incarichi per il Ministero degli Esteri e collaborando con varie riviste. Iniziano ad arrivare i premi e ad aprirsi le porte dei grandi editori. Viene invitato dal PEN club, la più antica organizzazione internazionale di letterati, a tenere una serie di lezioni in Sud America. In Brasile gli viene assegnata la cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università di San Paolo, che terrà fino al 1942. Successivamente è nominato Accademico d’Italia e gli viene conferito un insegnamento universitario a Roma per “chiara fama” . Gli ultimi anni di vita del poeta sono intensissimi. È eletto presidente della Comunità europea degli scrittori e tiene, come visiting professor presso la Columbia University una serie di lezioni, stringendo fra l’altro amicizia con letterati e pittori beat del Village newyorkese. In occasione degli ottant’anni riceve solenni

96

onoranze da parte del governo italiano. Viaggia negli Stati Uniti, in Svezia, in Germania. A New York si ammala e, rientrato in Italia, muore a Milano nella notte tra l’1 e il 2 giugno 1970. Ma vediamo la scrittura del poeta a 35 anni, in una lettera del 1923 al giornalista e politico Piero Gobetti. Forme chiare e personalizzate, disegnate con tratto nutrito, si muovono decise, con regolarità e dinamismo insieme, in uno spazio arioso e ben organizzato. Spiccano subito le doti di modestia e genuinità dell’artista (scrittura bassa, omogeneità tra testo e firma, forme chiare) e di originalità ed agilità intellettuale (semplificazioni, ricombinazioni, ritmo che si manifesta in leggere ineguaglianze) ma anche la grande volontà (tenuta del rigo “ferrea”, barra del “t” affermata ). Il bagaglio energetico è ricco e ben amministrato (pressione nutrita e modulata, prolungamenti in basso). La creatività emerge sia dalle sollecitazioni dell’ambiente (tratto sensoriale), sia dalle immagini ed evocazioni dell’inconscio (ovali merlati, armonioso scambio tra bianco e nero). Si cerca il rapporto con l’altro, la comunicazione (forme arrotondate, chiare, leggermente inclinate in contesto armonioso), pur non mancando al personaggio un pizzico di orgoglio (sopraelevazioni della “p”). Ma colpisce soprattutto, in questa scrittura, il trovare un raro connubio e punto di equilibrio tra opposte istanze della scrittura e quindi della personalità: armonia e ritmo, forma e movimento. Il poeta riesce ad esprimere la sua forza creativa in modo assolutamente personale ma anche perfettamente comunicativo, dandole parola senza privarla di ispirazione. maria.laura.ferrari@tiscali.it www.marialauraferrari.com.


Rag. Alessandro Susini Agente procuratore Promotore finanziario

Via Brunelli 13/17 56029 Santa Croce sull’Arno (Pisa) Tel. uff. 0571 366072 - 360787 Fax 0571 384291

e-mail:

susini.assigest@gmail.com 16430000@allianzras.it

© www.ctedizioni.it

© www.ctedizioni.it

Agenzia Principale

Conceria San Lorenzo Spa Via Provinciale Francesca Nord, 191-193 56022 Castelfranco di Sotto (PI) - Italy Tel. +39 0571478985-6 Fax +39 0571489661 www.sanlorenzospa.it - info@sanlorenzospa.it


76

76

eality

Centro Toscano Edizioni ISSN 1973-3658

9

771973 365809

20152

Anno XVII n. 2/2015 Trimestrale â‚Ź 10,00


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.