SCREAMMACHINE OGGETTI-PROGETTI
CLAUDIOZIROTTI
Particolare DES3 TĂŠcnica mixta sobre papel 100x70cms
Munch e “il grido” (Norvegese: Skrik) Cristiania (Oslo) era considerata la culla della Boemia. Munch vi si trasferì all’età di tre anni e il suo sviluppo iniziale come artista lo cominció circondato da questa atmosfera e influenzato da artisti come Christian Krogh, uno dei massimi esponenti del movimento boemo. I Bohemians di Christiania (Oslo) rivolsero il loro lavoro e le loro provocazioni contro l’autocompiacimento falso e contro la ristrettezza dei principi morali ed etici. Ritenevano che il sistema era pieno di contraddizioni. La societá non condivideva la loro organizzazione e, pertanto, vissero in un clima di repressione. I dipinti di Munch causarono scandalo nella mostra di Oslo del 1886, o del 1892. Il pubblico e la stampa di Berlino reagí con sdegno ai suoi dipinti, e costrinsero a chiudere l’esposizione sette giorni dopo il suo insediamento.
“Camminavo lungo la strada con due amici, scrive : “Quando il sole tramontò il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.” Questo è quello che ci ha lasciato Munch nei suoi appunti.
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La nostra é una società dell’urlo e del rumore, dunque del non-ascolto. Il grido come rumore, come arroganza, come bisogno di zittire gli altri, come vittoria psicotica dell’incomunicabilità. All’apice estremo della sua rappresentazione esso può essere la follia della violenza fisica “gratuita. Il grido per mobilitarci, per farci muovere, per farci reagire. Abbiamo bisogno di “urlare” per sentirci. Il grido che segnala il disagio: l’urlo come S.O.S. Il grido come voglia di quiete, di assenza, di non-vita per togliere il dolore e metterlo in un lato. É un urlo silenzioso, interno però continua straziante. É l’auto-preservazione della vita stessa, voglia di continuare ad esistere.
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Questi disegni rappresentano oggetti del pensiero. Nascono senza far parte di un design possibile, solo rappresentano una forma differente per esprimere il rumore del disaccordo. Sono il sinonimo di un “grido” che, in questo caso esce da un oggetto di disegno. É realmente il progetto di un “urlo”. Lo stesso che sentiamo quando vogliamo esprimere uno stato d’animo, una rivoluzione interna. Non basta il semplice urlo come contestazione sociale. L’oggetto diventa simbolo e il simbolo grida, urla e discrimina.
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Si può progettare un urlo. Forse no. Però, per una persona che cerca la libertà d’espressione senza condizioni, sicuramente si. L’ idea mi affascina. Il quadro di Munch é un simbolo riconoscibile e quasi immutabile esteticamente però, quello che si può trasformare é ciò che rappresenta. Questa mi sembrava l’epoca giusta della rivendicazione di uno scontento sociale. Uno scontento che solo si può rappresentare con un grido. Un urlo di protesta. Questi oggetti, come altoparlanti che si trasformano in figure minacciose sono la voce della societá che non vede un futuro chiaro. Non é un grido politico, é quasi la disperazione unita alla rabbia.
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GRIDO Suono inarticolato, parola, esclamazione... emessa con forza, gridando: fare, dare, mandare, cacciare un GRIDO... a GRIDO di popolo... Specificando il sentimento, lo stato d’animo che il GRIDO esprime o da cui è provocato... GRIDO di dolore, di disperazione, di sdegno, di spavento, di sorpresa... lanciare un GRIDO disperato... invocazione, lamento, anche non espressi con la voce: il GRIDO dei popoli oppressi...
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Testo “Il Grido” (Giorgio Gaber) E voi così innocenti colpevoli d'esser nati in giro per le strade gli sguardi vuoti e i gesti un po' sguaiati
E voi così randagi sempre sull’orlo del suicidio covate ben racchiusa dentro il vostro petto un’implosione d’odio
Si vede da lontano che siete privi di ideali con quello spreco di energia dei giovani normali
L'eroico vittimismo da barboni finti e un po' frustrati e col cervello in avaria dei giovani scoppiati.
E voi che pretendete che tutto vi sia dovuto con la scusa infantile che nessuno vi ha mai capito Siete così velleitari come artisti improvvisati con quella finta libertà dei giovani viziati E' un gran vuoto che vi circonda e che vi blocca come se fosse un grido in cerca di una bocca
E' una rabbia che vi stravolge e che vi blocca come se fosse un grido in cerca di una bocca Come se fosse un grido in cerca di una bocca. E voi così innocenti tutti in balia tra il male e il bene col rischio di affondare nella totale degradazione
Come se fosse un grido in cerca di una bocca
Aggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsi per costruire una realtà di giovani diversi.
E voi che rincorrete decisi e intraprendenti l'idea di una carriera tipo imprenditori sempre più rampanti
C’è nell’aria un’energia che non si sblocca come se fosse un grido in cerca di una bocca
Disponibili a tutto all’occorrenza anche disonesti con tutta la meschinità dei giovani arrivisti.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca. Come se fosse un grido in cerca di una bocca. Dall'album: Un'Idiozia Conquistata a Fatica - tracce
Dal “GUERNICA” di Pablo Picasso