LA RIVISTA UFFICIALE DEL PROGRAMMA TV Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ S/ SA/33 /2013
Periodicità mensile • Agosto 2015 • Anno IV • Numero 8 (35)
AI CONFINI DELLA CONOSCENZA
Bomba atomica, la vera storia
Settant’anni fa i lanci su Hiroshima e Nagasaki
magazine
Dio esiste
“
Ecco la prova!” Matematici, filosofi e fisici hanno risolto il teorema impossibile: dimostrare la presenza di un’entità superiore
IL BAMBINO CHE SPOSTA GLI OGGETTI CON LA MENTE Un caso documentato di poltergeist che ancora oggi fa discutere e non trova risposte
FIGLI DELLE STELLE QUEL CHILOMETRO Vivono in un luogo inaccessibile. SEGRETO... Custodiscono un’inspiegabile conoscenza dell’astronomia
C’è un percorso interdetto al pubblico che collega i simboli di Firenze
L’altra storia
Templari a Bologna
Un tunnel conferma che c’era un’antica magione nel centro della città emiliana Ci siamo stati
Il mistero di Gaudí Nella Sagrada Familia, l’opera più grande del geniale architetto
Editoriale
Grazie, grazie, grazie…
I
La scienza talvolta deve diventare visionaria per poter progredire: questo è quello che troverete nel numero che state per leggere”
l vostro affetto e la vostra passione ci hanno stupito ancora una volta. Siete sempre più numerosi a condividere con noi il desiderio di conoscere e di esplorare, sia attraverso la nostra rivista che seguendoci su RaiDue e accompagnandoci con i social network. Questo ci spinge a fare sempre meglio, cercando di non accontentarci mai e di ottenere, con cortesia e metodo, la possibilità di raccontarvi e descrivervi luoghi difficilmente accessibili. In questo numero affrontiamo il tema dei temi: è possibile dimostrare scientificamente l’esistenza di Dio? È quello che hanno provato a fare una serie di ricercatori, affidandosi ai metodi classici di ricerca. La scienza talvolta deve diventare visionaria per poter progredire: questo è quello che troverete nel numero che state per leggere. Non solo, parleremo anche dello splendido corridoio vasariano che a Firenze racconta, con le sue opere d’arte, una gran parte della storia della città toscana. Il luogo non è aperto quotidianamente al pubblico e, come abbiamo fatto nel corso di una nostra puntata, ve lo faremo vivere grazie a un “permesso speciale”, formula diventata per noi quasi un modo di dire. Un viaggio a Bologna e uno a Barcellona ci daranno quell’aspetto di geolocalizzazione che seguiamo spesso nel corso degli appuntamenti televisivi. Quest’estate calda ci sta dando l’opportunità di raccontarvi tante cose, dalla storia alla leggenda, dal possibile all’impossibile, dall’ipotesi alla scienza. L’importante è, come sempre, non accontentarsi di risposte preconfezionate ma continuare a studiare con occhi e mente pronti a leggere e a capire ciò che ci circonda, sapendo bene che quello che stiamo vivendo è solo una tappa della scoperta e che tra centinaia d’anni il nostro presente moderno ed evoluto per chi arriverà sarà un passato tecnologicamente ormai superato, ma speriamo degno di essere ricordato. Solo una cosa rimarrà uguale a se stessa in ogni tempo: la voglia di conoscere. E allora il futuro è già in noi. Buona lettura. A Voyager ! Roberto Giacobbo
munità La grande co er di Voyag .rai.it ci sono
www.voyager trasmissione ne televisiva, Sul sito della programmazio lla su ni e io az inform azine.it trovat .voyagermag w w w a. su ol e ic tr men o in ed l nuovo numer de e on zi ta ok en la pres su Facebo social discute 4200) La community /20677584275 er ag /pages/Voy om .c ai2) ok er bo ag ce .com/voy (www.fa s://instagram ttp (h e. m ag ra st ag ck st e su In edite e ba bblicate foto in pu o on ng ve dove
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“Se Dio è possibile, allora esiste necessariamente. Ma Dio è possibile. Quindi esiste necessariamente”
sommario
Il teorema di Kurt Gödel • p. 14
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Matematici, filosofi e fisici hanno risolto il teorema impossibile: dimostrare la presenza di un’entità superiore
“ 24 L’ultimo mistero di Gaudí Nella Sagrada Familia, l’opera più grande mai realizzata dal geniale architetto spagnolo
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DioEccoesiste la prova!” Il bambino che sposta gli oggetti con la mente Un caso documentato di poltergeist che ancora oggi fa discutere e non trova risposte
32 68 Bomba atomica, la vera storia
Figli delle stelle
Vivono in un luogo inaccessibile. Custodiscono un’inspiegabile conoscenza dell’astronomia 4 Voyager
A settant’anni esatti dal disastro di Hiroshima e Nagasaki ci sono ancora enigmi da svelare
magazine
Cover Story
Storia
Alla ricerca di un’entità superiore ........................................14
A 70 anni da Hiroshima e Nagasaki.................................... 68
Al di là della fede, è possibile individuare una dimostrazione logica e rigorosa dell’esistenza di Dio
Cos’è stato tenuto nascosto dell’arma più pericolosa mai costruita dall’uomo
Luoghi misteriosi
Antico popolo di astronomi ................................38
Open
Cavalieri del tempio in Italia .............................................. 74 Le ricerche di un archeologo sull’esistenza di una grande casa dei templari nel centro di Bologna
Concessionaria per la pubblicità: MASTER ADVERTISING S.r.l. Viale Andrea Doria, 17 - 20124 Milano - Tel. 02 83121211 Fax 02 83121207 - advertising@edmaster.it
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L’uomo che pietrificava i corpi ................................................ 56 Alla scoperta di Girolamo Segato e dei suoi terrificanti esperimenti di mummificazione
rubriche La lettera del mese............ 6 Facts ..................................... 8
C’è un percorso interdetto al pubblico che collega i palazzi del potere simbolo di Firenze
via B. Diaz 13 87036 Rende (CS) Presidente e Amministratore Delegato: Massimo Sesti Direttore Editoriale: Massimo Mattone
Servizio Clienti
Misteri
Quel chilometro segreto ............................................ 60
EDIZIONI MASTER S.p.A.
Per segnalare presentazioni, convegni, conferenze, eventi si prega di scrivere a workshop@edmaster.it
I Dogon vivono in un luogo remoto e inaccessibile e custodiscono un’incredibile conoscenza delle stelle
Viaggi
Collaborazioni: Elena Amione, Maria Carrano, Anna Magli, Pasquale Petrullo, Tiziana Prezio, Veronica Vetrulli, Thomas Zaffino
Realizzazione Grafica: Cromatika S.r.l. Responsabile Produzione: Giancarlo Sicilia Progetto grafico e art direction: Fabio Marra Responsabile grafico di progetto: Leonardo Cocerio Impaginazione e grafica: Pasquale Pelle Area tecnica: Dario Mazzei Illustrazioni: Fabio Marra
Paranormale
Archeologia
Responsabile di progetto editoriale: Mario Bencivinni Redazione: Francesco Forestiero, Maurizio Sirangelo
Indirizzo mail Redazione: voyager@edmaster.it
I segreti, la storia e le novità dell’opera incompiuta di Gaudí, il grande architetto catalano
Inspiegabili presenze in un’abitazione del Canada. Un caso di poltergeist che ha fatto epoca
Direttore Responsabile: Massimo Mattone
Segreteria di redazione: Tiziana Sganga (tsganga@edmaster.it)
Nella celebre basilica di Barcellona ...............................24
Quella casa infestata...........32
Anno IV - n. 8 (35) Periodicità Mensile - Agosto 2015 Reg. Trib CS n.9 del 12.09.2012 Cod. ISSN: 2280-9457 2284-4422
Inserto Ragazzi c’è Voyager ........47 Tech......................................78 Domande&Risposte ......80 Photogallery .................... 86 Mind training ....................90 Review ................................ 96 Visioni................................. 98
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La lettera del mese
Potete scrivere a Roberto Giacobbo e alla redazione di Voyager via e-mail all’indirizzo voyager@edmaster.it.
Beati Paoli, giustizieri o sicari senza scrupoli? V
i ringrazio per le trasmissioni che ci allietano e ci consentono di aumentare conoscenze specifiche. Vi chiedo, cortesemente, di prendere in considerazione la possibilità di effettuare un servizio sulla setta dei Beati Paoli e le loro grotte nel sottosuolo della città di Palermo. Il libro I Beati Paoli di Luigi Natoli descrive dettagliatamente molti aspetti storici che si sono sviluppati lungo l’itinerario della città e, soprattutto, all’interno di molte chiese. Nella viva speranza di poter vedere quanto sopra citato, porgo i miei più fervidi auguri a tutto lo staff. Gabriele Stracciari
Gentile Antonino, abbiamo dedicato alla setta dei Beati Paoli un reportage andato in onda il 13 maggio 2009. Poi l’anno scorso, esattamente l’11 agosto, ne abbiamo ripercorso ancora una volta la storia nella puntata che si svolgeva in Sicilia. Di recente abbiamo affrontato l’argomento anche sul magazine, per la precisione nel numero di giugno. È grazie al romanzo I Beati Paoli, che Luigi Natoli firma con lo pseudonimo William Galt, che alcuni luoghi della città sotterranea e le storie a essi collegate vengono alla luce, suscitando grande interesse. Il testo viene pubblicato in 239 parti dal 1909 al 1910 sul Giornale di Sicilia e diventa non solo il romanzo più letto dai siciliani nel XX secolo, ma anche l’unico libro che molta gente del popolo dell’isola abbia letto in tutta la sua vita. Nel romanzo, ambientato nella Palermo dei primi del Settecento, si narrano le vicende degli adepti della setta dei Beati Paoli, che agivano incappucciati durante la notte nelle grotte e nei cunicoli della città. La loro missione era vendicare con la violenza i soprusi perpetrati da personaggi del potere e della nobiltà. I Beati Paoli insorgevano per proteggere i deboli e impedire le ingiustizie. Erano una forza di reazione potente, perché occulta. Terribile, perché sentenziava con processi sommari. Spietata, perché puniva senza pietà. Uno stato dentro lo stato al servizio di chi non aveva 6 Voyager
mezzi per potersi difendere dalle prepotenze. Così vengono descritti i Beati Paoli da Luigi Natoli. Ma è questa la verità storica sulla natura della setta? È necessario tornare indietro nel tempo ed esaminare le poche fonti a disposizione. Il marchese di Villabianca, diarista della città di Palermo, ha registrato dal 1743 al 1802 tutto ciò che di rilevante vi accadeva. Nei suoi Opuscoli Palermitani si legge che i Beati Paoli traggono origine da una più antica setta, detta dei Vendicosi, scoperta nel 1185 e che, come i loro predecessori, sarebbero stati, in realtà, dei sicari. Il marchese afferma che i Beati Paoli compivano azioni criminose commissionate dagli appartenenti alla borghesia, che ricorrevano alla setta per vendette personali. Ma allora qual è la verità? Quella narrata da Natoli, oppure quella riportata dal marchese di Villabianca? C’è chi crede che Natoli, attingendo alle scarne notizie storiche, abbia fedelmente riportato la verità e chi, invece, è convinto che l’autore, pur conoscendo una realtà completamente diversa, abbia voluto dare una visione romantica narrando di una società segreta al servizio dei più deboli. Ma chi erano esattamente i Beati Paoli e dove si riunivano? I membri della setta andavano vestiti come i monaci di San Francesco di Paola, incappucciati con un lungo saio nero. A questi uomini si dava il titolo di beati in quanto ognuno di loro si mostrava devoto. Di giorno si travestivano da monaci e si aggi-
ravano nelle chiese, fingendo di recitare il rosario o di essere dei confessori per venire a conoscenza dei fatti che accadevano nella città. La notte complottavano su ciò che avevano saputo e organizzavano le vendette da compiere. Nella sacrestia della chiesa di San Matteo, una delle tante frequentate dalla setta, si nasconde una porta segreta. Azionando un meccanismo si aveva accesso a oscuri cunicoli che portavano negli ambienti dove la setta si riuniva. Ma il cuore di questa storia avvolta dal mistero è in una delle zone più antiche e popolari della città, il rione del Capo. È qui che realtà e leggenda si confondono. Ed è qui che, secondo la tradizione popolare e non solo, si trovava il quartier generale dei Beati Paoli, come ancora oggi testimonia una targa di marmo. Il rione del Capo e i suoi abitanti si ritenevano i legittimi discendenti della setta. Secondo alcuni documenti, è a Palazzo Baldi che si trovava il principale ingresso al regno sotterraneo dominato dai Beati Paoli. Il marchese di Villabianca descrive dettagliatamente il tragitto che i membri della setta percorrevano per giungere all’ampia grotta sotterranea: la sinistra e terrificante aula del famigerato tribunale dei Beati Paoli. Giustizieri benefattori per Natoli o sicari scellerati come li ha definiti il marchese di Villabianca: probabilmente è questo alone di mistero che rende seducente l’intera vicenda. O, forse, il desiderio di credere che sia esistito un gruppo di uomini a difesa dei più deboli è più forte di ogni ragionevole dubbio. Desiderio che rimane vivo anche ai nostri tempi.
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La statua divina che ha accolto Enea
Importante scoperta in un sito archeologico pugliese. Il reperto era sepolto sotto tre metri di terra insieme ai resti di una balaustra decorata
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n team di archeologi, guidato da Amedeo Galati, nelle settimane scorse ha rinvenuto in Salento una statua femminile senza testa di grandi dimensioni che risale, probabilmente, al IV secolo avanti Cristo. Potrebbe trattarsi di una riproduzione della dea Minerva. Il sito è quello del comune di Castro, un piccolo borgo di circa tremila abitanti in provincia di Lecce. La “rocca con il tempio di Minerva”, quindi, dove secondo Virgilio è approdato Enea dopo la caduta di Troia, potrebbe essere proprio in questa zona della Puglia. Sul fatto che la statua raffiguri la divinità romana della guerra, tuttavia, non ci sono ancora certezze assolute: fanno notare gli esperti che il corto gonnellino potrebbe far supporre che, in realtà, si tratti di Artemide, dea della caccia. Gli archeologi, nei giorni successivi alla scoperta principale, hanno via via rinvenuto anche la falange di un dito, un braccio e una parte della mano sinistra. 8 Voyager
Approfondimenti. Presto verranno effettuate nuove indagini in collaborazione con la Soprintendenza dei beni archeologici, l’università del Salento e il Comune di Castro.
Presentata la balestra veloce di Leonardo da Vinci Copyright Leonardo3 - www.leonardo3.net
È stato mostrato a Milano il primo modello perfettamente funzionante della balestra veloce di Leonardo da Vinci. L’arma, presente sui fogli del Codice Atlantico, è uno dei pochi progetti inediti realmente funzionanti del genio fiorentino. Dotata di un pratico meccanismo di carica rapida, inesistente persino nelle moderne balestre tradizionali, è esposta al pubblico nella mostra Leonardo3 - Il Mondo di Leonardo, in Piazza della Scala (ingresso Galleria Vittorio Emanuele) nell’ambito di Expo Milano 2015. La conferenza di presentazione ha visto la presenza del curatore di Leonardo3 Edoardo Zanon, del presidente della Federazione balestrieri sammarinesi Paolo Muccioli, dell’assessore alla Cultura di Milano Filippo Del Corno e del direttore del Dipartimento turismo di San Marino Vito Testaj.
Prova. Durante la presentazione i balestrieri della federazione di San Marino hanno scagliato il primo dardo della storia con la balestra veloce.
Arrivano i fuochi d’artificio cosmici
Nasa Goddard Space Flight Center Conceptual Image Lab
Copyright www.leccesette.it
Il progetto dell’arma fa parte dell’ampia raccolta di disegni e di scritti che ci ha lasciato il geniale inventore toscano
a produrli sarà l’incontro di due stelle tra le più luminose della nostra galassia L’appuntamento è previsto per la primavera del 2018: gli astrofisici stanno già pianificando una vasta campagna d’osservazione con i migliori telescopi per catturare le “scintille” liberate dall’incontro ravvicinato di due corpi celesti. Una è la pulsar J2032, stella già esplosa come supernova e distante cinquemila anni luce dalla Terra. Ha un diametro di 20 chilometri per una massa pari a due volte quella del nostro Sole e ruota su sé stessa sette volte al secondo. L’altra protagonista è la MT91 213, una delle stelle più brillanti della nostra galassia, con una massa 15 volte quella del Sole e una luminosità diecimila volte superiore.
Rappresentazione artistica Del passaggio ravvicinato della pulsar J2032 alla stella MT91213.
in breve La dieta della longevità Non solo fa dimagrire, ma aiuta a prevenire malattie cardiovascolari, diabete, obesità e tumori. Si chiama dieta mimadigiuno ed è stata sperimentata dallo scienziato italiano Valter Longo della University of Southern California (Usc) e dell’Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) di Milano: “Si tratta di riprogrammare il corpo in modo da farlo entrare in una modalità di invecchiamento più lento ma anche di ringiovanirlo attraverso una rigenerazione che si basa sulle cellule staminali”. Dopo alcuni test su cavie da laboratorio, Longo ha sperimentato la dieta su 19 persone. Il piano alimentare ha fatto registrare una diminuzione di apporto calorico del 34-54 per cento, un calo dell’ormone Igf-I, necessario per la crescita durante lo sviluppo, ma anche promotore dell’invecchiamento e collegato alla predisposizione al cancro.
Nuovi farmaci dal veleno Migliaia di tossine individuate nel veleno di una lumaca di mare originaria dell’Australia potrebbero dar vita a nuovi antidolorifici . La specie studiata, la Conus episcopatus, si trova lungo la costa orientale ed è una delle 700 esistenti nel mondo. I ricercatori si aspettano che queste scoperte possano portare a nuovi farmaci per trattare il dolore, il cancro e una serie di altre malattie. Lo studio, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, è stato finanziato da National Health and Medical Research Council.
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L’altra Grecia
Culla della civiltà occidentale, patria della democrazia, cuore storico dell’Europa
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uando si parla di Grecia non si può non tenere conto della sua grandezza culturale. Il paese che fu di Aristotele, Platone e Omero conta su un immenso patrimonio archeologi-
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co. Atene con la sua acropoli dominata dal Partenone. Creta, con il palazzo di Cnosso emblema della civiltà minoica. E ancora, Micene, Delfi e Sparta. Sono numerosi i siti archeologici ellenici che
attirano ogni anno milioni di turisti nonostante la crisi economica che dal 2008 attanaglia il paese. Ripercorriamo i più importanti in una raccolta fotografica di grande fascino.
Atene, l’acropoli Domina la città su una rocca a poco più di 150 metri sul livello del mare. È qui l’autentica icona della città e del Paese: il Partenone. Tempio dedicato alla dea Atena, risale al V secolo avanti Cristo.
Creta, il palazzo di Cnosso. Intorno al 2000 avanti Cristo era il cuore della civiltà minoica. Distrutto da un cataclisma nel 1700 avanti Cristo, è stato successivamente ricostruito. La sua edificazione è legata al mito del re Minosse, figlio di Zeus.
Sparta, le rovine. È stata una delle più importanti città della Grecia antica. È stata fondata nel XII secolo avanti Cristo. Viveva del mito del suo esercito, disciplinato ed eroico. Come alle Termopili nel 480 avanti Cristo, quando re Leonida e i suoi 300 migliori uomini resistettero a lungo all’esercito persiano.
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Micene, la porta dei leoni. È lo spettacolare ingresso alla città antica. Costruita nel 1300 avanti Cristo circa, faceva parte dell’enorme sistema di fortificazioni. È caratterizzata da un grande triangolo con due figure feline che sormonta l’architrave. Delfi, il tempio di Apollo. Fondata nel 1400 avanti Cristo, la città era conosciutissima nel mondo classico per la presenza del più importante oracolo del dio delle arti, della musica e della profezia.
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cover story
“ Studio. La ricerca di Christoph Benzmuller e Bruno Woltzenlogel Paleo è stata pubblicata sul sito http://arxiv.org/abs/1308.4526. La prova ontologica di Göedel è stata analizzata con un grado di dettaglio senza precedenti. 14
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Dioec
Due ricercatori tedeschi sostengono di la correttezza del famoso
esiste co la prova!”
Mente sopraffina Poco più che ventenne, Gödel pubblica i due teoremi sull’incompletezza che saranno la base del teorema di Dio.
aver dimostrato, con l’aiuto di un notebook, teorema del genio matematico Kurt Gödel
C
on la matematica è possibile accertare l’esistenza di Dio? O meglio, si può fornire la famosa prova ontologica, ossia la dimostrazione a priori, che tanti pensatori e filosofi prima, e scienziati più recentemente, hanno instancabilmente cercato? Secondo quanto pubblicato dai ricercatori Christoph Benzmuller della Libera Università di Berlino e Bruno Woltzenlogel Paleo dell’Università Tecnica di Vienna, parrebbe di sì. Con il supporto di un computer, i due sarebbero riusciti a dimostrare il teorema di Dio formulato nel 1970 dal matematico Kurt Gödel, mente sopraffina e genio assoluto del XX secolo. In maniera molto semplificata, il teorema afferma: “Se Dio è possibile, allora esiste necessariamente. Ma Dio è possibile, quindi esiste necessariamente”. I due ricercatori tedeschi, in estrema sintesi, grazie alla potenza di calcolo di un semplice notebook, hanno verificato la correttezza matematica del teorema di Gödel, basato su un rigoroso ragionamento logico, secondo cui non può Voyager
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“Dio esiste. Ecco la prova!”
Ragionamento. Gödel ambisce a dimostrare l’esistenza di Dio attraverso la logica.
esistere nulla di più grande di un’entità superiore. Gödel sentiva forte l’esigenza di trovare un ordine alla base del nostro universo. Ordine che gli
Filosofia. Il matematico riprende Gottfried Leibniz e la definizione di Dio come somma perfetta di “ogni qualità semplice che sia positiva e assoluta”
pareva potesse essere assicurato solo dall’esistenza di Dio dimostrata logicamente. Dalla conferma, cioè, della presenza di un’entità superiore in grado
I teoremI DI InCompletezza L’enunciato, molto semplificato, del primo teorema di Kurt Gödel è il seguente: “Se un sistema assiomatico è coerente, ovvero da esso non si possono dedurre un’affermazione e la sua negazione contemporaneamente, allora, sotto certe condizioni, il sistema è incompleto, ovvero esistono affermazioni che non sono né dimostrabili né confutabili”. Per qualsiasi sistema robusto quanto lo è quello dell’aritmetica, esistono, cioè, verità che non sono dimostrabili o, meglio, le dimostrazioni possibili non comprendono tutte le verità possibili. Nella sostanza, però, il primo teorema di incompletezza di Gödel dimostra che
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qualunque sistema che permetta di definire i numeri naturali è necessariamente “incompleto”, in quanto contiene affermazioni delle quali non si può dimostrare né la verità né la falsità. L’enunciato del secondo teorema dice: “Se un sistema assiomatico è coerente allora la coerenza del sistema non è dimostrabile all’interno del sistema stesso. Sostanzialmente non è possibile dimostrare l’assenza di contraddizioni logiche”. Ossia per comprendere un sistema nella sua interezza occorre portarsene al di fuori per avere un punto di osservazione esterno.
di assommare in sé le qualità positive di tutti gli enti reali. Nulla di teologico, dunque, ma un rigoroso ragionamento logico-matematico.
Una vIta per la loGICa Kurt Gödel nasce a Brno, in Moravia (l’odierna Repubblica Ceca), il 28 aprile 1906. Fin da piccolo dimostra una elevata attitudine per la matematica. Nel 1924 inizia gli studi di fisica all’università di Vienna. Dopo due anni frequenta il Circolo di Vienna, ovvero un gruppo di filosofi che discutono di logica e di temi del linguaggio. Nel 1929 prende la cittadinanza austriaca e l’anno seguente si laurea in matematica con una tesi, pubblicata nel 1931, in cui dimostra la completezza della logica del
Un valido aiuto
rigorose argomentazioni logiche. Servono proprio a questo: eseguire calcoli che gli uomini non posso compiere per via della mole di dati o per l’implicazione di cifre troppo grandi. Ed è proprio ciò che hanno fatto i due ricercatori tedeschi Christoph Benzmuller e Bruno Woltzenlogel Paleo: hanno mostrato che la dimostrazione di Gödel era corretta.
Di quale entità superiore parliamo?
Bertrand Russell Filosofo, logico, matematico e saggista gallese. La sua opera maggiore sono i Principia Mathematica (1910).
L’opera di Gödel ha a lungo infiammato la comunità scientifica, provocando contemporaneamente grandi entusiasmi e reazioni molto negative. Anche se il matematico austriaco era credente, in vita non ha rivelato mai l’esistenza del proprio lavoro sul teorema di Dio, ovvero del suo contributo alla prova
Foto di Antonio G. Colombo/ Wikimedia
Come ha intuito il fisico statunitense Douglas Hofstadter nel suo bestseller Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante, le scoperte di Gödel erano strettamente affini al mondo dell’informatica. I computer, come spiegato dallo stesso Hofstadter, non sono in grado di decidere, possono, però, aiutare nella verifica delle
primo ordine. Lavoro che gli consente, solo un anno dopo, di ottenere la libera docenza. Nel 1933 inizia la carriera all’Insitute of avanced study di Princeton. Ottiene la cittadinanza americana nel 1948 e diventa professore all’Ias nel 1953. Gli ultimi anni di vita sono segnati da uno squilibrio dei rapporti con il cibo. Soffre di depressione e teme ossessivamente di essere avvelenato. Nel gennaio del 1978 la moglie lo abbandona per rientrare in Europa. Gödel si lascia morire probabilmente di denutrizione.
Tomba. Il matematico di origine austriaca è sepolto nel cimitero di Princeton, New Jersey, Stati Uniti. Voyager
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“Dio esiste. Ecco la prova!”
Fede. Gödel è credente, ma la sua la prova dell’esistenza di un essere superiore ha a che fare con aspetti più matetematici che religiosi.
Douglas Richard Hofstadter. La sua opera più conosciuta, Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante, ha vinto il Pulitzer per la saggistica nel 1980. È un guru della divulgazione scientifica.
ontologica, che consiste nella dimostrazione a priori (nella mente, logica) dell’esistenza di un’entità superiore. La vera scoperta di Gödel, destinata a rivoluzionare il secolo,
è che nella teoria dei numeri, degli insiemi o nell’analisi matematica, non è possibile formulare una lista completa di assiomi che permetta di dimostrare tutte le verità. Aggiungen-
do un enunciato all’insieme degli assiomi, ne esisterà sempre uno non incluso. Gödel, da credente, è tentato dal forte desiderio di giungere alla prova dell’esistenza di
alla rICerCa Della prova ontoloGICa È una tecnica logica adottata nella scolastica per dimostrare a priori l’esistenza di Dio. Nei secoli, diversi pensatori e filosofi hanno cercato di fornirla, prima di arrivare a quella di Kurt Gödel.
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Un primo importante contributo in tal senso è fornito da Anselmo d’Aosta (1033-1109). Nella sua opera Proslogion formula la prima dimostrazione ontologica dell’esistenza di Dio: persino lo stolto che in cuor suo pensa che non esiste, si deve convincere che sia intellettualmente pensabile qualcosa di immensamente grande e non superabile. Fornisce, quindi, una prova mentale, ovvero a priori e, quindi, ontologica.
Altro contributo fondamentale è quello di Tommaso d’Aquino (1225-1274), per il quale l’esistenza di Dio è data anche dalla fede. La sua formulazione procede sia a priori che a posteriori. Tommaso propone cinque vie, senza però parlare di dimostrazioni. Le argomentazioni fornite non sono teoremi matematici o di logica che possano essere dimostrati, ma percorsi che permettono di individuare l’esistenza di Dio attraverso la ragione.
un essere superiore, anche se il suo interesse, come da egli stesso affermato, è farlo solo dal punto di vista logico. Un primo tentativo, in tal senso, si concretizza nel 1941, con una dimostrazione puramente logica, rivista, come detto, nel 1970. Il lavoro si muove dal pensiero del matematico e filosofo tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz: “Nulla va considerato come un male assoluto, altrimenti Dio non sarebbe sommamente sapiente per afferrarlo con la mente, oppure non sarebbe sommamente potente per eliminarlo”.
È positivo ed è necessario
Per spiegare la prova ontologica, ovvero la dimostrazione a priori dell’esistenza di Dio fornita da Gödel, possiamo dire che il punto di partenza del suo teorema è la definizione matematica del concetto di proprie-
Cartesio (1596-1650) propone una prova analoga a quella di Anselmo con lo scopo di convalidare il suo “cogito ergo sum”. Per Dio sottintende “una sostanza infinita, indipendente, sommamente intelligente, sommamente potente”, ovvero la “somma di tutte le perfezioni”, la cui idea è “innata” nell’intelletto umano e improducibile come l’idea di infinito.
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La prova matematica dell’esistenza di Dio di Kurt Gödel (a cura di G. Lolli e P. Odifreddi) • Bollati Boringhieri, 2006 • € 10
Tutti pazzi per Gödel di Francesco Berto • Laterza, 2008 • € 16
tà positiva. Gödel considera Dio come l’insieme di tutte le proprietà positive ed evidenzia i tratti più importanti di questa proprietà attraverso una serie di principi che si ammettono
Kant (1724-1804) ha approcciato l’argomento dal punto di vista della dialettica trascendentale, nella quale ci sono tre generi di prove: ontologica, cosmologica e fisicoteologica. È possibile pervenire da una idea alla sua esistenza reale, prescindendo dall’esperienza. Presuppone che esista un artefice dell’universo responsabile dell’odine logico. Ordine che può essere studiato solo nei suoi aspetti interni senza poter descrivere l’Ordinatore esterno. Per ammetterne l’esistenza, serve la prova ontologica. Per Kant Dio è ideale regolativo, non costitutivo.
Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante
Anelli nell’io di Douglas R. Hofstadter • Mondadori 2008 • € 10,20
di Douglas R. Hofstadter • Adelphi, 1984 • € 20
senza discussione. Il primo afferma che la composizione di due proprietà positive restituisce una proprietà positiva. Ad esempio, se “essere giovane” ed “essere bello”
La prova ontologica è tuttora oggetto di studio. Un importante contributo è stato dato dal filosofo statunitense Alvin Plantinga, il quale fornisce una ricostruzione dell’argomento in termini modali. Altri contributi provengono da Giacomo Samek Lodovici, il quale ha rivalutato la quinta via di San Tommaso d’Aquino, confutando le obiezioni mosse da Kant e da altri. Secondo Lodovici, si tratta della dimostrazione di Dio più chiara ed efficace mai proposta.
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cover story
“Dio esiste. Ecco la prova!”
antonIno zIChIChI: “eCCo perChé CreDo In DIo”
Del rapporto tra scienza e fede abbiamo parlato con il noto scienziato siciliano Le conquiste della scienza non oscurano le leggi divine ma contribuiscono a decifrarle meglio. È di questa opinione Antonino Zichichi, fisico e fondatore del centro di cultura scientifica Ettore Majorana di Erice che abbiamo intervistato nel gennaio del 2013. Ecco un estratto di quel colloquio. Perché non c’è contraddizione tra scienza e fede? Per due motivi: la scienza è nata per atto di fede nel creatore di tutte le cose sono due proprietà positive, lo sarà di conseguenza anche la proprietà “essere giovane e bello”. Il secondo principio sostiene che una proprietà è positiva oppure lo è il suo contrario.
visibili e invisibili. La scienza si è sviluppata in appena quattro secoli grazie alla cultura cattolica che considera la materia vivente alla quale noi apparteniamo fatta “a sua immagine”. La scienza può fare a meno della fede? A prima vista può sembrare vero che la scienza non abbia affatto bisogno della fede. Ma così non è quando ci si addentra nella struttura logica di questa grande conquista della ragione.
Entrambe non possono essere “positive” o “non positive”. In sostanza, l’enunciazione di un giudizio certo e il suo contrario (negazione) non possono essere ambedue positive o negative. Se la prima è vera (ad esempio 0 è
È stata la fede a spingerla a interessarsi delle leggi dell’universo o interessandosi all’universo ha riscoperto la fede? Leggi dell’universo vuol dire scienza. “Fede e scienza sono doni di Dio”, insegnava Giovanni Paolo II. Avere avuto il dono della fede e della scienza è un privilegio di cui sono grato a Dio. Come mai molti scienziati continuano ad affermare la non esistenza di Dio? In tanti addirittura dicono che uguale a 0), il suo opposto deve essere falso (ad esempio 0 è diverso da 0).
È possibile, quindi è!
Quanto sinora asserito conduce al concetto di Dio attraverso
Due tra le più grandi menti del Novecento. Gödel era religioso ed era solito leggere la Bibbia. Nel 1937 il matematico di origine austriaca trascorre un anno negli Stati Uniti, dove stringe amicizia con Albert Einstein (a destra della foto).
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punto di vista logico, ammettere la possibilità di un unico essere “dotato di tutte le proprietà positive”, inclusa l’esistenza, e poi non riconoscere a esso una realtà effettiva senza che questo rappresenti una evidente contraddizione.
che è razionale e scientifico sostenerlo? Gli scienziati sono come i metalmeccanici, i poeti, i filosofi, gli artisti, i musicisti, i contadini e i lavoratori di ogni ordine e grado: ci sono gli atei e ci sono i credenti. Se fosse vero che la non esistenza di Dio ha radici razionali e scientifiche non dovrebbe esistere un solo scienziato credente. Invece i grandi nomi della scienza - Galilei, Keplero, Newton, Maxwell, Planck, Einstein per non citare che i giganti - sono stati tutti credenti. Passando al XX secolo, non è mai avvenuto che uno scienziato credente sia diventato ateo per via delle sue stesse scoperte. Conclusione: non è né razionale né scientifico sostenere la non esistenza di Dio. (l.r.) l’affermazione di Gödel secondo cui un’entità è di natura divina se possiede soltanto e tutte le proprietà positive. Gödel dimostra che se una proprietà è positiva, questa è necessariamente positiva. Di conseguenza, se una proprietà non è positiva, questa è necessariamente non positiva. In pratica, una proprietà è necessaria se vera in tutti i mondi possibili (sempre vera), mentre è possibile se è vera solo in alcuni di tali mondi. Per Gödel, un’entità di natura divina ha la proprietà dell’esistenza “per essenza”.
Non tutti d’accordo
Da ciò deriva che la sua esistenza è necessaria, il che è nuovamente una proprietà positiva: se Dio esiste, allora esiste necessariamente. Se è, quindi, possibile che Dio esista, è anche possibile che Dio esista necessariamente, dunque Dio esiste necessariamente. Ma se Dio è possibile, allora esiste necessariamente. Per il matematico austriaco la natura divina è un’essenza. Dato che a ogni essenza corrisponde un solo ente, l’essere la cui essenza implica l’esistenza deve essere uno soltanto: Dio. Non è, quindi, plausibile, dal
Le maggiori critiche sono mosse all’identificazione del possibile con il necessario, oltre al passaggio diretto dal contesto di un’esistenza ipotetica o meramente logica al contesto dell’esistenza reale. Non è, infatti, possibile dimostrare la corrispondenza dei mondi possibili della logica modale con un mondo reale, poiché non possiamo escludere a priori che non tutti i mondi logicamente ammissibili siano anche reali. Il matematico Piergiorgio Odifreddi, che nel 2006 ha curato l’edizione italiana del teorema di Dio, in una intervista sull’argomento, ha detto che il “Dio” di Gödel non è una divinità trascendente (entità esterna all’uomo), ad esempio come quello del cristianesimo, bensì un Dio immanente (interiore), frutto di un ragionamento logico. In pratica, Gödel ha dimostrato, attraverso un rigoroso teorema logico, la possibilità dell’esistenza di Dio e non la sua esistenza.
maGrItte e l’InGanno Delle ImmaGInI Nel 1953, al culmine di una serie di opere sul tema della pipa, iniziate nel 1926, il pittore francese René Magritte dipinge quello che diverrà il simbolo della sua ricerca più importante: lo stretto rapporto che intercorre tra le immagini e il linguaggio. Il quadro si intitola Trahison des images (inganno delle immagini) e mostra una pipa sospesa nel vuoto con sotto la scritta “Ceci n’est pas un pippe” (questa non è una pipa), generando in tal modo un paradosso.
Il lavoro di Magritte s’incastona alla perfezione nella ricerca del suo quasi contemporaneo Gödel. Il suo famoso dipinto, infatti, cela un sottile inganno. Se una persona osserva l’immagine, senza considerare l’oggetto reale rappresentato, ovvero la pipa, l’espressione è vera. Nello stesso tempo, però, se l’osservatore considera l’oggetto, l’espressione è falsa. Da qui il paradosso molto simile, in un certo senso, a quanto Gödel ha realizzato con i suoi teoremi sull’incompletezza.
Trahison des images. La celebre pipa di Magritte con la scritta in basso “Questa non è una pipa”.
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â€œĂˆ una nuova forma di architettura. Viva, piena di colore e movimento, dalle forme ispirate alla natura, che non era mai stata utilizzataâ€? Jordi Bonet, architetto
Vladyslav Danilin / Shutterstock.com
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Oltre tre milioni Sono i turisti che, in media, ogni anno, visitano la celebre basilica di Barcellona.
Viaggio nel cantiere eterno della Sagrada Familia, l’opera più grande mai realizzata dal geniale architetto spagnolo
L’ultimo egreto di
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a storia di questa meravigliosa basilica cattolica è quella di un passaggio di testimone. A consegnarlo ai posteri è stato il massimo esponente del modernismo catalano: Antoni Gaudí. Numerosi progettisti si stanno alternando per proseguire il suo lavoro, iniziato nel 1882. Il cantiere infinito della Sagrada Familia, la celebre chiesa dedicata alla famiglia di Gesù dove sono raffigurati tutti i simboli della cristianità, presto giungerà al termine: nel 2026, a 144 anni dalla posa della prima pietra, secondo i migliori auspici potremo finalmente godere di tutto il suo splendore. Bisogna arrampicarsi sulle guglie e salire sui ponteggi a centinaia di metri di altezza per raccontare le vicende, i segreti e le novità di uno dei principali simboli di Barcellona e della Spagna intera.
Progetto grandioso
La Sagrada Familia è una basilica cattolica romana. Nonostante Gaudí ci abbia lavorato per oltre quarant’anni e, dopo di lui, altri architetti abbiano continuato, è ancora incompiuta. Le 18 torri affusolate rappresenteranno i 12 apostoli, i quattro evangelisti, la Madonna e, la più alta di tutte, Gesù. Ha tre grandi facciate: la Natività, la Gloria e la Passione. La prima è orientata a est, verso l’alba. Per questo è dedicata alla nascita di Gesù. L’entrata è divisa in tre, per rappresentare le virtù cristiane: speranza, fede e carità. L’ultima, invece, è orientata a ovest, verso il tramonto. Linee geometriche brusche, spoglie e austere rappresentano la passione e la morte di Cristo. Le colonne sembrano ossa umane e la facciata colpisce per i personaggi aguzzi, tormentati. I temi di tutta la decorazione includono parole della liturgia. Sulle torri ci sono paroVoyager
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L’ultimo segreto di Gaudí
L’architetto di Dio beato? Nel 1992, a centoquarant’anni dalla nascita di Antoni Gaudí, è stata istituita un’associazione per promuoverne la beatificazione. Due anni dopo sono stati presentati tutti i documenti presso l’autorità ecclesiastica e, nel 1998, l’arcivescovo di Barcellona ha dato il via al processo. Il cammino sarà lungo e chissà se si raggiungerà questo risultato. Fatto sta che apprezzare l’estasi e la bellezza di un tempio della sacralità come la Sagrada Familia, sicuramente predispone Canonizazzione. Ne è stato avviato il processo positivamente nel 1998 dall’arcivescovo di Barcellona, per il successo cardinale Ricardo María Carles Gordó. dell’iniziativa.
le come Osanna, Excelsis e Sanctus. La grande porta della facciata della Passione riproduce parole della Bibbia in diverse lingue. Le navate centrali sono rette da colonne a forma di enormi alberi, con un soffitto che sembra composto da giganteschi girasoli. Un progetto grandioso, che lascia senza parole da più di un secolo.
Continuità col passato
I lavori di realizzazione della chiesa sono iniziati nel 1882. Gaudì è subentrato un anno dopo. Il maestro del modernismo ha completamente rivisto il disegno, seguito in prima persona fino al 1926, anno della sua morte. Dopo la tragedia - è rimasto vittima di un incidente stradale - il progetto è stato portato avanti da numerosi ingegneri e architetti. Tutti con un obiettivo comune: rendere omaggio al genio catalano, completando il suo lavoro per mostrarlo al mondo. “Sono qui da più di 24 anni”, spiega Jordi Faulì, architetto capo della Sagrada Familia, che 26 Voyager
aggiunge: “Iniziai come aiuto assistente dell’architetto direttore di allora, Jordi Bonet. Da due anni e poco più coordino e dirigo i lavori. Seguiamo tutte le informazioni originali di Gaudí e non poteva essere altrimenti, perché lui è stato evidentemente un architetto eccezionale. Non ha definito tutto nel dettaglio, ma l’insieme del tempio e molte parti attraverso plastici in gesso che abbiamo seguito, studiato e che ci sono serviti per trasmettere la stessa architettura ad altri elementi dell’edificio”. Una continuità dell’opera con cui lo stesso Gaudí ha dovuto misurarsi. Corrono gli anni Sessanta del 1800 quando una confraternita acquista il terreno sul quale sorge la Sagrada Familia. Quello che oggi è il cuore turistico della città, al tempo era periferia di Barcellona. Il primo architetto a cui è stato affidato il compito di realizzare la basilica si chiamava Francisco de Paula del Villar y Lozano. In seguito ad alcuni contrasti con la confraternita, però, l’uomo ha abbandonato il progetto, assegnato a un
Soluzioni spettacolari Il presbiterio della Sagrada Familia è un mondo incantato di forme e colori. In basso si intravede l’organo a canne.
giovane molto promettente: Antoni Gaudí.
Devoto a Maria
Il genio catalano ha, così, l’opportunità di dimostrare la sua bravura: ridisegna completamente il progetto precedente e inventa le nuove forme che oggi contraddistinguono la splendida cattedrale. Dei lavori iniziali, però, salva qualcosa. Ad esempio, la parte sottostante di cui conserva lo stile neogotico voluto dal primo architetto. Ed è proprio nelle fondamenta che oggi c’è la sua tomba. È una delle poche aree della basilica che Gaudí riesce a vedere completate, assieme alla facciata dedicata alla Natività e a una delle quattro torri. La sepoltura del genio modernista si scorge subito appena si entra nella cripta sotterranea. Tra le tante nicchie nelle quali può collocare
la sua tomba, sceglie quella con la statua della Vergine. Gaudì, d’altra parte, è molto devoto di Maria come tanti altri grandi uomini del passato. Si confessa ogni giorno, nonostante faccia una vita spartana. Dorme addirittura con le finestre aperte per non godere troppo del calore. Mangia poco e niente. Ep-
Al lato La facciata che vedono alla loro destra i fedeli seduti di fronte all’altare.
Recente consacrazione
Basilica minore. La chiesa è stata elevata a questo rango da Benedetto XVI il 7 novembre 2010.
“Santità, è un piacere mostrarle la gioia di tutti coloro che hanno lavorato per realizzare questo tempio e per la vostra presenza rendiamo grazie al Signore. Sono passati più di ottant’anni dal giorno della morte di Gaudí, che ci ha lasciato tutti gli elementi architettonici che ci hanno permesso di realizzare l’opera che aveva immaginato e sognato”. Ad affermarlo è Jordi Bonet, ex capo architetto della Sagrada familia, durante una visita a Barcellona di papa Benedetto XVI in occasione della consacrazione della chiesa.
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L’ultimo segreto di Gaudí
Sculture moderne Le aggiunte di Josep Subirachs dividono: ricchezza o profanazione? Nel 1986 il Comitato dei lavori di costruzione della Sagrada Familia decide di far completare la facciata della Passione a colui che, ancora oggi, è considerato il più grande scultore moderno catalano. È una scelta coraggiosa, perché Josep Subirachs è già noto per lo stile astratto delle sue sculture: “Una cosa che è stata chiara fin dall’inizio era che non avrei imitato lo stile di Gaudí, ma lo avrei interpretato a modo mio cercando di integrare il mio stile con la sua opera. Ma senza imitarlo”, spiega l’artista. “Sin dal primo momento, abbiamo cercato di discostarci dall’eredità di Gaudí per creare una forma d’arte che è più in sintonia con i nostri tempi”. Le sculture di Subirachs portano i giudizi agli estremi: suscitano grande ammirazione o totale contestazione. I detrattori non apprezzano le figure spigolose e il suo uso ossessivo degli angoli retti. Proprio quelli che Gaudí, grande ammiratore delle forme organiche e naturali, aveva sempre evitato. Sul portale della Passione sono rappresentati i momenti più difficili della vita di Gesù: la flagellazione, il bacio di Giuda e la Via crucis. In particolare, ci sono due elementi che hanno scatenato polemiche. Il primo è un quadrato con numeri: ogni riga orizzontale e ogni riga verticale, sommando le varie cifre nei quadranti, dà la il numero 33, come gli anni di Cristo. E questo accade anche nelle due diagonali. Il secondo è il crocifisso, che ha destato scandalo: “Un aspetto curioso è che Subirachs non è stato solo criticato dai cosiddetti progressisti, ma anche da molti tradizionalisti”, piega a questo proposito Judit Subirachs, storica dell’arte. “Non accettavano che lo scultore avesse raffigurato il Cristo completamente nudo. È stata avanzata la richiesta di coprirlo in qualche modo e ci sono state anche manifestazioni”.
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Facciata della Passione È stata completata nel 1986. Nei dettagli i particolari delle sculture che hanno destato scalpore.
Cripta Nelle fondamenta della chiesa. In foto la cappella dedicata alla Vergine con in basso la tomba di Gaudí.
Attorno pascoli per gli animali La cattedrale nel 1915 in una fotografia d’epoca.
pure si confessa di continuo. In molti oggi si domandano quale colpa dovesse espiare. Secondo alcuni, la voglia di realizzare un progetto probabilmente fin troppo grande. Oppure il pegno di essere l’unico sopravvissuto di cinque fratelli, motivo anche della morte della madre per dolore. Forse, in realtà, Gaudì aveva solo capito che, dopo tanti anni, il suo progetto non sarebbe stato completato e avrebbe dovuto lasciarlo ad altri. “I miei predecessori hanno ricevuto una specie di testamento delle ultime volontà scritte di suo pugno”, afferma Jordi Bonet, ex capo architetto. “Le disposizioni lasciate da Gaudí recitano: ‘Vi lascio solo questo disegno della facciata della Passione. Tutto il resto dovrete continuarlo da soli con il vostro lavoro’”.
Vita solitaria
La chiesa nasce come tempio espiatorio. Ciò vuol dire che si deve autofinanziare attraverso i biglietti e le donazioni di chi viene qui proprio per espiare. Un tema caro a Gaudí in tutto l’arco della sua esistenza. Il giovane architetto è perfettamente inserito, frequenta i coetanei e passa bei momenti nella sua amata città. Crescendo, però, qualcosa cambia: si chiude sempre più in un mondo tutto suo. Ama ossessivamente
lavorare. Cammina molto, tant’è che ogni giorno si reca al cantiere della Sagrada Familia, partendo da una collina che sovrasta la città. Va a piedi, torna a piedi. Si impone una dieta frugale, un’abitudine che nel tempo ne mina il fisico. Una vita semplice, dunque: tanto lavoro, pochi rapporti umani. È il confessore a dare l’allarme quando non lo vede arrivare al solito appuntamento. È un triste giorno quello in cui uno dei più
geniali architetti del Novecento viene investito da un tram. Da lì comincia una catena di eventi che lo porteranno alla morte. Una tragedia che priva Barcellona e tutto il mondo del suo genio visionario.
Quando il pericolo viene dal basso Il cantiere della Sagrada Familia va avanti da oltre un secolo. Ci si è, dunque, trovati a fare i conti con gli ostacoli e gli imprevisti di ogni epoca. Come il recente progetto di realizzare un treno ad alta velocità che collega
Barcellona a Parigi. A 30 metri di profondità è stato scavato un tunnel che corre proprio sotto la facciata della Gloria, nonostante l’opposizione dell’opinione pubblica e le serie preoccupazioni espresse dagli architetti.
Tunnel. A circa 30 metri dalla strada. Passa nei pressi della cattedrale dal lato della facciata incompiuta della Gloria.
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L’ultimo segreto di Gaudí
Fine rocambolesca
È il 7 giugno del 1926. Gaudì, come faceva tutti i giorni, si sta spostando a piedi per la città. All’improvviso viene travolto da un tram. L’utista lo scambia per un mendicante: si limita a scendere per scansarlo dai binari. Incidenti del genere, d’altra parte, erano all’ordine del giorno nella Barcellona di quel tempo. E se non si fosse scoperto successivamente che la vittima era il più famoso architetto di Spagna, al tranviere non sarebbe successo nulla. Convinto di avere investito un barbone, riparte con tutti i passeggeri a bordo. Gaudí ha la barba e i capelli lunghi non curati e indossa abiti dimessi. Ai piedi ha, addirittura, due tavolette di sughero legate con alcuni lacci. Questo perché erano ormai tanto gonfi da non entrare in scarpe normali. Quando finalmente un passante ha pietà per quell’uomo a terra, nessun taxi accetta di farlo salire a bordo: la vittima avrebbe sporcato la tappezzeria di sangue. Con colpevole ritardo, dunque, Gaudí viene, infine, lasciato in un ospedale dei poveri. Gli chie-
Volta. È davvero impressionante. Talmente geniale da non rientrare nelle classificazioni standard.
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Spazi intorno aggrediti Nei pressi della Sagrada Familia in più di un secolo è sorto un intero quartiere. Prima era un prato, per cui c’era libertà di movimento. Poi, pian piano, le case si sono avvicinate. Al punto che dove dovrà essere completata l’ultima facciata, quella della Gloria, ossia la principale, sono stati costruiti davanti due palazzi che, di fatto, impediscono una visione totale e lasciano solo la carreggiata di una strada come aria tra l’ultimo palazzo e la futura facciata. La cosa incredibile è che questi edi-
fici, quando sono stati realizzati tanti anni fa, prevedevano nel contratto della concessione edilizia di poter essere utilizzati, quindi di esistere, fino al completamento della Sagrada Familia. Ma dato che ci si sta avvicinando a grandi passi alla conclusione dei lavori, gli inquilini - alcuni hanno comprato senza conoscere questa clausola - si stanno opponendo. Uno scontro tra chi vorrebbe la Sagrada Familia visibile com’era stata progettata e chi nel frattempo ha occupato lo spazio intorno.
dono il nome. È semicosciente e lo farfuglia: i medici non capiscono e sbagliano a registrarlo. Per questo, solo dopo molte ore il suo assistente, messo in allarme dal confessore, riesce a trovarlo: è abbandonato e senza cure in un corridoio vicino ad altri sventurati. A quel punto viene trasferito in una stanza privata e ingessato. Ma è tardi: ha le costole rotte e forse l’ingessatura non fa altro che peggiorare la situazione. Muore tre giorni dopo, il 10 giugno del 1926, pregando e raccomandando la sua anima a Dio, quel Dio che ha servito tutta la vita con il suo lavoro. Migliaia di persone seguono il feretro nel giorno del funerale. Sfila dalla città vecchia fino alla Sagrada Familia dove viene tumulato. Quelle stesse persone che, senza sapere chi fosse, lo avevano lasciato morire, ora lo piangono disperatamente.
paranormale
Ragazzi. I fenomeni poltergeist vengono attribuiti pi첫 agli adolescenti che non ai bambini. Questo proprio per i cambiamenti fisici e mentali che subiscono.
Una famiglia apparentemente normale protagonista di eventi inspiegabili. Un caso di poltergeist che ha fatto epoca
ll bambino che
sposta gli o con la ment 32 Voyager
oggetti e
N
el febbraio del 1970 la stampa ha avuto il suo bel da fare nel riportare notizie sui fenomeni inspiegabili che avevano luogo al 237 di Church Street a St. Catharines nell’Ontario. A questo indirizzo abitavano John e Barbara Page insieme a Peter, il loro figliolo di 11 anni. Qui, con la prima visita all’appartamento da parte dell’agente Robert Crawford, chiamato a indagare sugli strani eventi che si stavano verificando nell’abitazione, è iniziata una delle indagini sul paranormale più incredibili di sempre.
Numerosi testimoni
“Nel 1970 – racconta l’ex agente di polizia Richard Colledge – prestavo servizio a St. Catharines. Un giorno sentii alcuni colleghi che conoscevo bene raccontare di essere stati mandati a investigare in un appartamento dove i mobili sembravano apparentemente muoversi da soli”. Secondo il rapporto della polizia tutto era iniziato con una serie di scricchiolii e di battiti provenienti dall’interno delle pareti. Poi gli arredi iniziarono a spostarsi da soli e gli sportelli ad aprirsi senza che nessuno li toccasse. I muri stessi iniziarono a deformarsi come fossero gonfiati dall’interno. A quel punto fu evidente a tutti che i Page avevano a che fare con un vero caso di poltergeist, ossia la presenza di uno spirito rumoroso. Fino a quel momento Barbara e John non avevano ritenuto opportuno coinvolgere la polizia per quegli strani fenomeni. Ma da qualche giorno il piccolo Peter era caduto vittima di forze invisibili. Secondo la madre, il ragazzo era stato colpito da oggetti lanciati da entità invisibili. Ed era stato anche buttato giù dal letto da forze misteriose. “A quanto pare – racconta l’ex agente di polizia Robert Richardson – c’era un qualche genere di poltergeist che agiVoyager
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paranormale
Il bambino che sposta gli oggetti con la mente
St. Catharines. Oggi al 237 di Church Street c’è una pizzeria che si chiama Pete’s Pizza (immagine tratta da Google Street View).
Spiriti. Va tenuto presente che un poltergeist non appare quasi mai.
va su quel ragazzo”. La vicenda sembrava poco credibile, ma i componenti della famiglia Page non erano gli unici ad aver assistito a quelle manifestazioni. Quando l’agente Crawford arrivò sul posto, trovò anche un sacerdote cattolico, padre Stevens, che giurò di aver assistito a diversi fenomeni, tra cui i mobili della camera da letto di Peter, che si spostavano da soli come spinti da forze misteriose.
Inizia l’indagine
John e Barbara Page fecero visitare il loro appartamento all’agente di polizia, evidenziando i danni causati da entità invisibili, tra i quali un buco nel muro e uno sgabello rotto. Mentre erano ancora nel corridoio, sentirono un forte rumore provenire dalla cucina: il tavolo era stato spostato e due sedie rovesciate a terra. Secondo i Page era quanto stava acca-
dendo ormai da diversi giorni e sempre in presenza di Peter. “Il giorno dopo eravamo tutti riuniti in salotto”, racconta ancora l’ex agente Richardson. “C’era la madre, il mio collega e, dall’altra parte del tavolo, un sacerdote e una suora. A un certo punto entrò Peter e si mise a guardare la televisione. Mentre parlavo con la madre, la sedia a dondolo su cui il ragazzo era seduto si sollevò improvvisa-
“Un caso eccezionale documentato” “Il poltergeist è uno spirito che si fa notare esclusivamente per i suoi effetti. Di solito sono rumori o azioni di disturbo”. Lo scrittore canadese John Colombo (nella foto) si è occupato della vicenda che ha avuto per protagonista la famiglia Page. Secondo Colombo, “di solito la vittima è un adolescente, una ragazza o un ragazzo in piena pubertà”. Quello di St. Catharines “è uno splendido caso di presenza documentato”, spiega. “Ciò che è accaduto in quell’appartamento è qualcosa di straordinario e ne abbiamo un resoconto ufficiale. Oltre a tre agenti di polizia, ci sono
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anche le testimonianze di un avvocato e di un sacerdote che aveva tentato un esorcismo. Tutte queste persone hanno assistito a eventi simili a quelli mostrati nel film L’esorcista”. “Nessuno ha idea di quali siano le origini di questi fenomeni”, spiega ancora. “A ogni modo, in questo caso abbiamo almeno i resoconti e persino le riprese filmate di una serie di manifestazioni che accadono molto raramente. Queste esperienze sono spontanee, non preordinate e, soprattutto, sporadiche. Non sono, quindi, assolutamente riproducibili in laboratorio”.
Natura pittoresca La città si affaccia sul lago Ontario a una ventina di chilometri dal confine tra Canada e Stati Uniti.
mente in aria, spostandosi in mezzo alla stanza. Allo stesso tempo, notai il prete e la suora farsi una serie di segni della croce. Era una situazione talmente irreale che a ripensarci mi viene ancora da ridere”. Alle dieci di sera del 7 febbraio l’agente Crawford tornò al 237 di Church Street e incontrò sulle scale una donna in evidente stato di shock. Gli disse, terrorizzata, di aver appena visto con i suoi occhi un letto librarsi in aria nell’appartamento dei Page. L’agente si recò direttamente nella camera di Peter e ciò che vide lo lasciò senza parole: un’estremità del letto era ancora a circa 60 centimetri di altezza senza che vi fosse nulla a sostenerla. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Nei giorni seguenti almeno altri cinque agenti del corpo di polizia di St. Catharines assistettero a questi inspiegabili eventi. Un giorno il giovane Peter era appena tornato da scuola quando rimase affascinato dalla visione di un giornale let-
teralmente sospeso in aria per alcuni secondi. Giornale che poi una forza misteriosa gli scagliò violentemente in faccia. “A quel punto – racconta l’ex agente Richardson – i Page iniziarono a preoccuparsi seriamente per il ragazzo. Il padre tentò di evitare che il nome del figlio circolasse troppo per paura che venisse preso in giro dai compagni di scuola”. Ma il sensazionalismo della stampa era in agguato. L’articolo di un quotidiano locale scatenò il circo mediatico: a quel punto decine di giornalisti e di esperti si precipitarono a St. Catharines da tutto il Canada e anche dall’estero, mentre innumerevoli curiosi iniziarono a chiamare le autorità per saperne di più di questi inspiegabili fenomeni. Vennero coinvolti esperti di ogni genere, da quelli ambientali a quelli di elettronica. Furono condotte varie indagini per trovare una spiegazione. Per i Page la situazione stava diventando insostenibile. Nonostante la stampa avesse
rispettato l’anonimato dei protagonisti, tutti i vicini ormai ne erano a conoscenza e i compagni di scuola del ragazzo non facevano che prenderlo in giro.
All’improvviso, calma piatta
Verso la fine del mese i Page lasciarono St. Catharines e si trasferirono a Montreal, ospiti di alcuni parenti. Durante le settimane seguenti non ci furono altri fenomeni degni di nota, né in presenza di Peter né in sua assenza. La tranquillità continuò anche quando fecero ritorno al loro appartamento di Church Street. Gli strani avvenimenti che avevano reso la loro vita impossibile per settimane sembravano finalmente essere cessati una volta per tutte. I Page non denunciarono più altri incidenti insoliti. L’ex agente Richardson è rimasto profondamente colpito dalla vicenda che l’ha visto involontario protagonista: “Ho vissuto molte esperienze particolari nel mio lavoro, ma mai nulla del genere. Né prima né dopo”. Voyager
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Antico popolo
di astronom
Vivono in un luogo remoto e inaccessibile. Custodiscono un’inspiegabile conoscenza delle stelle. Sulle tracce dei Dogon‌ 38 Voyager
Mali. I villaggi Dogon sono 450 chilometri più a sud di Timbuctu, la mitica regina delle sabbie.
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ali, Africa occidentale. Nei pressi di Bandiagara, lungo una falda rocciosa, c’è una barriera naturale quasi impossibile da scalare, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato. Qui si nasconde un enigma vecchio più di 500 anni: il mistero dei Dogon, un popolo dalle incredibili conoscenze astronomiche. “Sono studiati non solo in Mali, ma nel mondo intero”, spiega l’antropologo Salia Malè. “Il fascino che trasmettono non è mai diminuito nonostante l’elevato numero di etnologi che negli anni si sono occupati di loro”. Un popolo antico le cui tradizioni non sono state intaccate dall’arrivo delle religioni monoteiste e che tuttora rappresenta un rompicapo. “L’habitat della falesia – continua Malè – è stato una sorta di rifugio per loro. Li ha preservati non solo dalle intemperie, ma anche da facili attacchi esterni. Da solo, tuttavia, non può aver preservato usi e costumi. Ci deve essere qualcos’altro”. Le prime notizie raccolte sui Dogon risalgono al 1932 quando un antropologo francese, Marcel Griaule, quasi per caso, scopre l’esistenza di questo popolo nascosto e pubblica un libro contenente alcune conversazioni con un vecchio sacerdote o, come si dice in lingua locale, un ogon. L’uomo – Logon Ogotemmeli – racconta a Griaule qualcosa di sorprendente: i Dogon ogni sessant’anni festeggiano il Sigui, una cerimonia i Voyager
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Falesia. Ha protetto per centinaia di anni l’antico popolo dalle intemperie e dagli attacchi esterni.
cui rituali sono gestiti da una società segreta, legata al culto della stella Sirio. Ogotemmeli con un bastone traccia alcuni segni sulla sabbia. Prima una forma ellittica. Poi, al suo interno, altre forme. Fino a ottenere uno strano diagramma. Due simboli sono importanti:
la stella Sirio in basso e l’ellisse che la circonda. Ogotemmeli spiega a Griaule che Sirio non è una stella isolata. Per i Dogon ha una gemella, una seconda stella invisibile a occhio nudo che percorre un’orbita ellittica intorno a essa. Un’orbita esattamente di sessant’anni. Il Sigui
sarebbe, dunque, la festa del completamento dell’orbita di questa seconda stella nascosta che i sacerdoti chiamano Po Tolo, stella densa. La scienza scopre Sirio B solo nel 1862, quasi 500 anni dopo i Dogon, quando l’astronomo statunitense Alvan Graham Clark
Il capo dei sacerdoti L’ogon di Aru è l’erede del primo tra tutti gli ogon. È l’uomo più potente, temuto e per questo isolato, dell’intera falesia di Bandiagara. “Può far cadere la pioggia, può far venire i grilli per scacciare i parassiti dai campi, può creare il vento”, spiega lo storico Dogon Babou Tembely. “Lui è il custode della terra sacra”. Il nome del villaggio viene dal primo ogon che fu scelto tra tutto il popolo, eletto non appena i Dogon giunsero nella falesia. “L’elezione – racconta ancora Tembely – avvenne sotto un baobab. Aru, molto intelligente ma quasi paralitico, arrivò in ritardo. Tutti erano seduti all’ombra dell’albero. Lui sedette al sole. Ma poco dopo, l’ombra si spostò e tutti erano al sole. Solo lui all’ombra. Subito dopo un uccello scese dal cielo e si posò sulla sua testa. Da questo segno capirono che era la persona giusta”. Il cammino per raggiungere l’erede dell’ogon di Aru, il primo della storia di questo popolo, è impervio, lontano dalle rotte turistiche tradizionali. Bisogna camminare per molte ore, seguendo passaggi dove le auto non sono mai arrivate e non arrivano. Il sentiero è costeggiato di aree sacre che è proibito attraversare. Il villaggio è un piccolo centro nel quale vive
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una sola famiglia che si occupa esclusivamente della cura dell’ogon. Il resto è una distesa di caverne e capanne vuote. Si sente solo il soffiare del vento. L’atmosfera è sacrale. Nessuno può avvicinarsi ad Aru a meno di sette passi. A proposito delle sepolture degli ogon e del legame del Sigui con la stella Sirio, ci dice che “sono conoscenze antiche di uomini ora defunti”. È difficile capire se sia sincero. Potrebbero esserci cose di cui non è legittimato a parlare. Probabilmente si riferisce agli antichi sacerdoti, i cui luoghi di sepoltura sono ormai persi nel tempo oppure a qualcos’altro.
Villaggio. I Dogon vivono nella zona di Bandiagara, in Mali.
riesce a dimostrare che Sirio non è una stella singola ma un sistema composto da due stelle: quella che conosciamo e una seconda nascosta. Una nana bianca, una stella di straordinaria densità. Po Tolo, la chiamano i Dogon: stella densa, per l’appunto.
Tracce di futuro
Da dove arrivino queste conoscenze e chi le abbia fornite ai Dogon è un enigma complicato da risolvere. Una spiegazione potrebbe essere legata al luogo di origine di questo popolo. E questo è il primo mistero: non esiste un’unica teoria sulla provenienza dei Dogon. Secondo gli etnologi il popolo si sarebbe installato nella falesia del Mali attorno al XVI secolo. Questa deduzione si basa, tuttavia, sulle tracce materiali rinvenute sul posto, purtroppo spesso largamente frammentarie. “Ci sono siti, anche importanti, che non sono stati studiati”, sottolinea a questo proposito l’antropologo Salia Malè. “Non sono stati neanche collocati nel tempo e nella storia. Una volta esegui-
te queste indagini, con analisi archeologiche accurate, gli esiti potrebbero cambiare tutto quello che sappiamo o modificare tesi e ipotesi. Cambiare anche i punti di vista di antropologi ed etnologi su questo popolo del Mali”. A rendere le cose ancora più complesse c’è il fatto che i Dogon non hanno una lingua scritta. La trasmissione del loro sapere avviene esclusivamente per via orale. Di conseguenza, quasi tutte le ipotesi che vengono fatte sul loro passato sono spesso solo mere congetture.
Figli delle stelle
È difficile stabilire con certezza da dove arrivi questo antico popolo e dove abbia iniziato a festeggiare il Sigui. Alcuni fanno risalire le loro origini in Senegal o in Mauritania, altri guardano molto, molto più lontano. “È un’origine misteriosa che tutti i libri raccontano”, dice Babou Tembely, storico Dogon. “Sappiamo di essere arrivati nella falesia nel VI secolo, precisamente nell’anno 587, che corrisponde all’undicesimo Sigui. Sappiamo anche che pri-
“Come può un popolo che è, di fatto, ancora all’età del Ferro conoscere da più di 500 anni particolari astronomici scoperti solo nel 1800?”
ma di essere Dogon, eravamo in Egitto, precisamente ad Assuan. Ci chiamavano assuanti, che significa proprio gli uomini di Assuan”. Se davvero i Dogon sono i discendenti degli assuanti, forse è proprio dall’Egitto che provengono le loro conoscenze astronomiche. “I Dogon – aggiunge Tembely – dicono che ogni anno che passa le galassie si allontanano l’una dall’altra. Sostengono anche che il sole è lì da cinque miliardi di anni e che tra altri cinque perderà la sua forza e la sua luce. Sarà in quel momento che arriverà la fine del mondo. E questa non è una relazione con l’Egitto?”. Robert K. G. Temple, autore del libro The Sirius Mystery, propende per una tesi ancora più estrema: i Dogon in passato sarebbero stati visitati da un popolo alieno, proveniente proprio dalla stella Sirio. Questi visitatori extraterrestri avrebbero dato loro le conoscenze astronomiche che ora vengono tramandate di padre in figlio. La teoria di Temple si basa sull’assunto che nella religione Dogon esistono spiriti discesi da un’arVoyager
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ca del cielo: sono i nommos. Sono come l’acqua e quando arrivano a terra possono mutare in uomini o animali.
Simbologie forti
Nella cerimonia Sigui, che vede gli spiriti scendere dall’arca, ci si riferisce al ciclo della stella Sirio. Il rito è gestito da una setta dal nome particolare: società delle maschere. “Ne possono far par-
A Tireli. Uomini danzano indossando le tradizionali maschere nella piazza del villaggio. La foto è del 2009.
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te solo uomini”, spiega Pierre Guindò, della Missione culturale di Bandiagara. “È una società segreta e per entrarvi bisogna seguire un percorso rituale di iniziazione”. Ousmane Guindò è uno dei guardiani di questa società: “Le maschere sono il dono di alcuni spiriti invisibili. Noi li chiamiamo Jahvè. È da loro che ne deriva il potere”. Sono retaggi di un
culto antico e ancestrale. Sono oggetti potenti e misteriosi la cui funzione costituisce il cuore stesso della società Dogon. Custodite gelosamente nel corso dei secoli, vengono indossate in tre sole occasioni: alla morte di un anziano del villaggio, alla morte di un sacerdote ogon e durante il Sigui, la festa rituale dedicata alla stella Sirio. “In origine – spiega Ousmane
Guindò – le maschere erano nelle mani delle donne. Si racconta che un giorno siano andate nella savana e le abbiano trovate sotto un albero. Le presero e le portarono nei villaggi. Erano oggetti di grande potere. Le donne diventarono così forti e temute che nessuno osava sfidarle. Ma un giorno, quando erano tornate nella savana per cogliere datteri, gli uomini rubarono le maschere Costruzioni. I granai alla base della falesia di Bandiagara.
e le nascosero. Da quel momento alle donne non fu più permesso di toccarle. Così è nata la società delle maschere”. Alla fine dell’iniziazione, tutti i giovani indossano le maschere che loro stessi hanno creato e danzano una coreografia che rappresenta la marcia del mondo. Nell’area in cui ballano, si manifesta una forza. Il suolo rappresenta il cielo, poi c’è il luogo del tam tam, ossia il sole. Infine, il movimento delle maschere che rappresenta quello delle stelle. I Dogon, in pratica, mettono in scena l’universo.
Giorno tanto atteso
Quando arriva il momento del Sigui, ad annunziarne l’inizio non sono gli ogon, bensì le maschere. Partono dal lontano villaggio di Yugà per ridiscendere tutta la falesia e dare il via
Incredibili conoscenze Tutto inizia nel 1976 con il libro di Robert K. G. Temple The Sirius Mystery. Il testo parla delle particolarità di un piccolo popolo che abita nel cuore dell’Africa. I Dogon possiedono incredibili conoscenze astronomiche. Conoscenze che hanno permesso loro di sapere cose sulla stella Sirio che l’uomo moderno ha scoperto solo di recente.
a un festeggiamento che dura un anno intero. Le maschere più complesse arrivano a misurare un’altezza anche di 6-7 metri. I danzatori le sorreggono con uno sforzo enorme delle Ospiti. I Dogon sono arrivati in questa zona del Mali dopo l’antica popolazione dei Tellem.
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Sirio. È la stella brillante che si vede in basso al centro. In alto a destra c’è la costellazione di Orione, in mezzo la Via Lattea.
mascelle. Al loro interno è montato una sorta di morso in legno. Stringendolo tra i denti, le maschere sono tenute in posizione verticale. Rappresentano le case degli ogon e l’altezza è il simbolo del legame con il cielo. La società segreta e i sacerdoti sono, dunque, due facce della stessa medaglia, attori di un gioco la cui posta è il segreto della cosmogonia Dogon. Se i depositari della conoscenza sono gli ogon, le maschere svolgono un ruolo ancora più delicato: sono loro che si occupano di seppellire i corpi dei sacerdoti, di nascondere i resti terreni, gli averi e qualunque testimonianza del loro operato. “Quando un ogon muore nessuno può vederlo”, conferma Ousmane Guindò. “Sono le maschere che portano via il corpo e si occupano di seppellirlo. Prendono le spoglie e le nascondono al resto del mondo”. L’area che circonda i cimiteri Dogon è sacra. “Ci sono ovunque luoghi proibiti”, spiega Pierre Guindò. “Sono antichi cimiteri o semplicemente zone che proteggono il villaggio. Qui è proibito entrare. Spesso li si riconosce per il fatto che sono molto 44 Voyager
selvaggi”. Possono essere visitati solo i cimiteri riservati alle persone normali. I luoghi in cui riposano le spoglie degli ogon sono segreti, speciali. Gli unici che ne possono parlare sono i sacerdoti stessi.
Prima di loro
Per capire quale possa essere il legame tra Sirio, la tradizione delle maschere e le sepolture segrete degli ogon bisogna tornare ancora più indietro nel tempo. Ogni villaggio vive all’ombra di un insediamento più antico. I Dogon non sono stati i soli abitanti della falesia. Prima di loro un altro popolo viveva lungo le falde di queste pareti scoscese. Un popolo di cui si sa poco o nulla: gli antichi Tellem, che in lingua dogon significa le persone che abbiamo trovato qui. Secondo lo storico Babou Tembely, “i Tellem hanno lasciato la falesia perché i Dogon non apprendessero tutti i loro segreti e poteri. Nonostante ciò, molte delle cose che conoscevano sono passate ai Dogon”. I Tellem vivevano in abitazioni costruite a 50-60 metri lungo le pareti della falesia, in luoghi assolutamente inaccessibili.
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Diagramma dei Dogon Il segno più in basso (1) è la stella Sirio, mentre il semicerchio irregolare in alto a destra (2) è l’ellissi che la circonda.
Secondo le credenze popolari sono riusciti a costruire queste case grazie a speciali poteri. Colpivano le rocce con bastoni e poi, tramite un potere magico, i massi venivano trasportati in alto. “Avevano una forza immensa”, spiega Tembely. “Mi domando se non fosse simile al potere grazie al quale gli antichi egizi sono riusciti a costruire le piramidi, facendo salire blocchi enormi di diverse decine di metri verso l’alto”. Poteri magici, uomini in grado di far levitare i pesi e volare come uccelli. Uomini dotati di conoscenze inimmaginabili. Forse è qui che risiede la risposta all’interrogativo: nei Tellem. Oggi di quella conoscenza resta poco. Non si sa se qualcuno la stia tramandando segretamente. Forse qualcosa può ancora essere salvato di questo antico tesoro. La risposta che ci viene data è solo una: Abel Abedì, un profeta Dogon, sostiene che il giorno in cui il popolo abbandonerà i suoi rituali per abbracciare altre religioni, tutto andrà perduto. “È quello che sta succedendo”, conclude Tembely con una strana luce negli occhi.
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Quali sono gli animali più intelligenti? Perché i parenti non si sposano tra loro? Qual è stata la prima app del mondo? Come sono fatti gli anelli di Saturno? Cos’è la moneta elettronica? Perché d’estate fa tanto caldo?
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Inserto ››› staccabIle
Batte persino noi! Uno scimpanzé chiamato Ayumu è riuscito a memorizzare nove numeri visualizzati sullo schermo di un computer per poche frazioni di secondo (circa 60 millisecondi), elencandoli nell’ordine giusto. Un tempo troppo breve per l’uomo.
natura
Quali sono gli animali più intelligenti? Le scimmie sono la specie più simile all’uomo. Gli scimpanzé sono persino dotati di memoria
U
na ricerca condotta dalla Duke University del North Carolina, negli Stati Uniti, attraverso una serie di test e studi, ha stilato una classifica dalla quale emerge che gli animali con più acume sono con ogni probabilità le scimmie. La specie più simile all’uomo è capace di risolvere problemi complessi, dimostra un buon senso dell’orientamento e può persino sbrogliare una matassa di fili colorati. Gli esperimenti condotti dal team di scienziati hanno messo in evidenza che le scimmie possono compiere facilmente e con grande abilità questo tipo di operazioni, sono in grado di imparare a servirsi di alcuni strumenti e persino di trasmettere le conoscenze acquisite. Qualche esemplare ha persino imparato a usare un tablet di nuova generazione. Tra gli animali più intelligenti, poi, ci sono i corvi. Uno studio dell’Università di Auckland, in California, ha dimostrato come siano in grado di risolvere problemi di logica dello stesso livello di quelli affrontabili da bambini tra i cinque e i sette anni. Ci sono, quindi, i delfini, dotati di un cervello particolare che permette loro di compiere azioni in cambio di una ricompensa. Questa specie riesce persino a relazionarsi con gli uomini, per divertimento. Curioso, invece, il comportamento degli elefanti. Pare che provino empatia, dimostrando interesse per gli esemplari morti, provando tristezza e consolandosi vicendevolmente. Alcuni studi hanno dimostrato che collaborano fra loro in maniera sofisticata, affrontando lunghi viaggi e comunicando con barriti a bassa frequenza. Dobbiamo, infine, annoverare anche i cani tra gli animali più intelligenti. Chaser, il border collie dello psicologo e cinofilo John Pilley, in una serie di esperimenti è riuscito a riconoscere il nome di oltre mille giocattoli differenti, eseguendo anche una serie di operazioni complesse come, ad esempio, prendere un certo gioco piuttosto che un altro.
II
Delfini. Osservati nel loro ambiente naturale, alcuni esemplari si sarebbero protetti con spugne dagli attacchi di pesci coperti di spine.
Si riconoscono...
A differenziare i delfini da qualsiasi altra specie è il loro sistema di comunicazione. Ciascun esemplare è dotato di un suono caratteristico, un fischio, che lo individua in maniera univoca, come fosse un marchio di identità. I delfini hanno un senso dell’udito molto sviluppato e riescono a ricordare un suono anche a distanza di diversi anni.
Fedele e sveglio Lo psicologo Pilley ha spiegato come il suo border collie fosse in grado di prendere un determinato giocattolo, identificandolo dal nome.
La fame aguzza l’ingegno I cacatua, molto simili ai pappagalli, sono capaci di risolvere problemi proprio come i corvi. Uno studio del 2013 ha dimostrato che per cibarsi possono aprire una scatola, lavorandola con il becco, fino a trovare la soluzione. Hanno dimostrato, così, di agire con il cervello proprio come gli umani. Per mangiare frutta secca, un esemplare è persino riuscito ad aprire una serratura, svitando una vite e girando una ruota.
Migliorano... L’aspetto più curioso dei cacatua è che sono capaci di imparare, osservando gli altri esemplari in azione. In pratica, ne imitano i movimenti. III
BIOLOGI a
Perché i parenti non si sposano tra loro? Oltre alla pericolosità genetica, le principali motivazioni sono da ricondurre all’esigenza di controllare aggressività e sessualità
I
l modo migliore per spiegare il divieto di matrimonio tra consanguinei è la pericolosità biologica. Aumenta la probabilità di quella che, in termini scientifici, si chiama una deleteria omozigosi (stessi geni) nella popolazione. In pratica, entrambi i soggetti trasmetterebbero identici caratteri genetici ai figli, con il pericolo di sopravvivenza per l’intera popolazione, nel caso la cosa diventasse pratica comune. Prova ne sia che la selezione naturale, nel corso dei millenni, ha favorito i gruppi nei quali non sono stati praticati rapporti tra consanguinei. L’argomentazione scientifica, da sola, tuttavia, non fornisce una spiegazione completa. Fino a poco tempo fa, sociologia, scienza del comportamento e filosofia partivano dalla convinzione che il tabù dei
rapporti all’interno della stessa famiglia fosse un comportamento tipicamente umano. Oggi sappiamo, invece, che la situazione in natura è esattamente l’opposto di ciò che si pensava: l’accoppiamento tra membri dello stesso gruppo familiare è generalmente evitato nelle specie animali. Solo l’uomo, tuttavia, possiede il linguaggio e l’autocoscienza per avversare o punire determinati comportamenti. Ciò non spiega, però, perché gli esseri umani siano contrari ai rapporti tra consanguinei anche quando le condizioni lo consentirebbero. Probabilmente, sono proprio i casi sporadici di matrimoni incestuosi a costituire un’intrusione della cultura nella natura, generalmente avversa all’incrocio tra individui strettamente imparentati.
un caso controverso
Eredità evolutiva. Nell’uomo l’avversione all’incesto si spiega nell’evoluzione degli ominidi, per necessità di controllare aggressività e sessualità. IV
Separati alla nascita, Patrick Stübing e Susan Karolewski si sono conosciuti da adolescenti e hanno iniziato una relazione dalla quale sono nati Eric, Sarah, Nancy e Sofia. Dei quattro figli, solo l’ultimo non ha problemi di salute. Accertata la consanguineità, Patrick è stato arrestato, mentre per Susan è stato disposto un periodo di assistenza sociale per disturbo dipendente di personalità. L’incesto è reato, in Germania, come ha confermato la Corte europea dei diritti dell’uomo.
a InFOrM atIC
Qual è stata la prima app del mondo?
Palmari. I Pilot 1000 e 5000 del 1996 sono i primi dispositivi mobili dotati di app nel senso del termine che conosciamo oggi.
nascono sui dispositivi palmari, nel 1996, per passare ai telefoni cellulari all’inizio del 2000
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uando si usa la parola app, occorre precisare a cosa ci stiamo riferendo, dato che si tratta della contrazione del termine “applicazione” con il quale è possibile contraddistinguere qualsiasi software: programma per pc, tablet, telefonino, smartphone. Limitando il termine alle applicazioni che girano su dispositivi mobili, ovvero app mobili, bisogna partire da lontano, precisamente dal 1996, quando la società Palm Inc. rilascia la prima versione del suo sistema operativo, il Palm OS 1.0, distribuendolo sui dispositivi Pilot 1000 e 5000. Si tratta di palmari, ovvero piccoli computer portatili. Non è possibile individuare cronologicamente una prima app, bensì un insieme di applicazioni preinstallate e la possibilità di scriverne di proprie (programmazione). Sui cellulari, occorre aspettare il Nokia 9210 Comunicator, dispositivo del 2000 sul quale girava il sistema operativo Symbian OS 6. Le prime app per telefonini consistono in una serie di applicazioni di tipo “office” (calendario, scrittura, appunti, calcolatrice) e nel browser per navigare su internet. Man mano ne
sono state aggiunte altre, anche da terzi, con le versioni successive di Symbian OS. Nel 2000 Microsoft rilascia la versione Windows CE per i dispositivi portatili Pocket 2000. Si tratta di terminali provvisti di schermo touch, anche se con pennino, sui quali giravano già applicazioni di un certo livello, come le versioni ridotte di Word, Excel e Internet Explorer. Anche se non c’era un vero e proprio “store” come quello di Google e di Apple, erano già numerose le applicazioni sviluppate da terzi per questa piattaforma.
Fino ai giorni nostri Le prime piattaforme per lo sviluppo di app, anche da parte di sviluppatori autonomi, su cellulari sono state implementate da Microsoft (Windows CE) e da Nokia (Symbian). Un apporto importante è stato permesso dal supporto, da parte dei produttori, della piattaforma Java J2ME, con cui era possibile eseguire una miriade di applicazioni. Le app, come le conosciamo oggi, sono state introdotte da Apple nel 2008 e da Android nel 2009.
Sul cellulare. Il Nokia 9210 Comunicator era dotato di una mini-suite per l’ufficio ed era in grado di navigare sul web. V
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Come sono fatti gli anelli di Saturno? Costituiti prevalentemente da ghiaccio e roccia, non se ne conosce precisamente l’origine
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caratteristici cerchi del sesto pianeta del sistema solare sono frutto di una dinamica complessa ancora non ben spiegata. Di certo, hanno avuto un ruolo centrale alcune lune di Saturno, satelliti che orbitano all’interno o fuori dalle sette fasce d anelli. Ci sono due ipotesi sulla loro formazione. La prima sostiene che siano scaturiti dalla distruzione di un satellite in seguito alla collisione con una cometa o con un altro satellite. La seconda, che siano il frutto della distruzione di una cometa transitata in prossimità del pianeta. La fascia principale, che va dall’anello “D” a quello “F”, è costituita per il 90 per cento di ghiaccio. Dato, però, che il continuo bombardamento di piccole meteoriti ne aumenta via via il contenuto di materiale roccioso, l’attuale composizione degli anelli lascia supporre che, in origine, fossero formati solo da ghiaccio puro. Le due teorie citate non spiegano l’esistenza delle piccole lune poste tra il pianeta e gli anelli, anch’esse formate da ghiaccio puro. Una spiegazione alternativa è che le enormi forze mareali di Saturno VI
dovute alla gravità avrebbero strappato e distrutto la spessa coltre di ghiaccio, dando origine agli anelli. Il nucleo roccioso, più resistente, non sarebbe stato disgregato dalle forze di marea e sarebbe
impattato su Saturno. L’anello si sarebbe progressivamente allargato, la sua massa diminuita, mentre si sarebbero formati i piccoli satelliti che attualmente si trovano all’interno degli anelli.
Quello più esterno Scoperto solo nel 2009, l’anello di Febe ha dimensioni maggiori di quanto inizialmente ipotizzato. Si estendende molto oltre l’omonimo satellite di Saturno, dal quale deri vano le particelle che lo formano. In principio, l’ampiezza è stata stimata intorno ai cinque milioni di chilometri dal pianeta. Nuove misure eseguite dall’osser vatorio orbitante Wise (Wide-field Infrared Sur vey Explorer), tramite la radiazione Dimensioni impressionanti. L’anello di infrarossa, indicano che l’anello Febe ha uno spessore di 2,4 milioni di si estende da circa sei a oltre 16 chilometri ed è inclinato di 27 gradi milioni di chilometri dal centro rispetto al piano degli anelli della di Saturno (da 15 a 42 volte la fascia principale. La luna Febe si trova distanza tra Terra e Luna). all’interno dell’enorme struttura orbitante attorno a Saturno.
ECOnOM I a
Cos’è la moneta elettronica? È un modo per effettuare pagamenti senza necessariamente dover usare soldi contanti
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asce per sopperire alla difficoltà di far girare le banconote, per ovvi motivi logistici (distanza) e di sicurezza (rapine). Si tratta in effetti di un “valore monetario” costituito da un credito memorizzato su un dispositivo elettronico (per voler semplificare, i computer delle banche). Il credito nasce dal deposito di un controvalore in moneta vera, anche se le banche centrali hanno la facoltà di emettere grandi quantità di moneta direttamente in via elettronica. Per usare la moneta elettronica, si fa ricorso prevalentemente alle carte di pagamento (carte di credito, bancomat, prepagate ecc.) e ai conti correnti. Gli strumenti di moneta elettronica si distinguono in ricaricabili (come la Sim del telefonino) o non ricaricabili (come le schede per le ricariche telefoniche). Sono anonimi oppure nominativi come il conto in banca. Il funzionamento della moneta elettronica è semplice: generalmente si carica uno strumento attraverso un bonifico, un versamento, un prelievo diretto sul conto corrente ecc. Si spendono, poi, i soldi attraverso i circuiti abilitati nei limiti del credito disponibile. Nel caso delle carte di credito, il conto viene generalmente addebitato sul conto corrente in maniera periodica. Attraverso il phone-banking e l’internet-banking, inoltre, è possibile operare con la moneta elettronica dal telefono o via internet.
anche virtuale La moneta elettronica, in genere, è collegata a una moneta reale (nel nostro caso l’euro). Il bitcoin (simbolo una B con doppie astine in alto e in basso, codice Btc o Xbt), invece è una, criptovaluta (moneta elettronica cifrata) creata nel 2009 da un anonimo, conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Diversamente dalle valute tradizionali, bitcoin non fa uso di un ente centrale (banca emittente) ma usa un database distribuito (su più server internet) che tiene traccia delle transazioni. La rete bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete. A prova di autorità La struttura peer-topeer della rete, oltre alla mancanza di un ente centrale, rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, di bloccare la rete, sequestrare bitcoin ai legittimi possessori o di svalutarli creando nuova moneta.
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GI A M ETEOROLO
Perché d’estate fa tanto caldo? Eppure in questo periodo dell’anno ci troviamo più lontani dal Sole
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a Terra raggiunge l’afelio, ovvero il punto più distante dal Sole, tra il 3 e il 7 luglio: arriva a 152,1 milioni di chilometri, maggiore di cinque milioni rispetto al perielio, ovvero il punto più vicino, occupato tra il 3 e il 5 gennaio. Nonostante ciò avvertiamo una temperatura maggiore. Perché? La risposta a questo enigma è nell’inclinazione dell’asse terrestre responsabile dell’alternarsi delle stagioni: primavera, estate, autunno e inverno. Durante l’estate dell’emisfero settentrionale, il Polo
nord è maggiormente inclinato verso il Sole rispetto al Polo sud. Tutte le regioni del globo che stanno a nord dell’equatore vengono più irradiate rispetto a quelle che sono a sud, con i raggi che incidono in maniera più diretta. I giorni sono più lunghi e le notti più brevi. Tutto ciò provoca un aumento delle temperature a nord e una conseguente diminuzione a Sud, dove è inverno. La situazione si ribalta durante il nostro inverno, quando il Polo sud è più inclinato verso il Sole.
Il giorno del solstizio
Marzo
Giugno Afelio e perielio. La Terra descrive un’elisse intorno al Sole. Nel giorno dell’afelio, tra il 3 e 7 luglio, il pianeta dista dalla stella 152,1 milioni di chilometri. VIII
Dicembre
Settembre
È quello che dà inizio all’estate astronomica: coincide con il 20 o il 21 giugno nell’emisfero boreale (nord) e il 20 o 21 dicembre in quello australe (sud). L’estate astronomica si conclude con l’equinozio d’autunno (22 o 23 settembre a nord dell’equatore, il 20 o 21 marzo, a sud). Si tratta del periodo dell’anno nel quale il Sole, nell’emisfero nord, raggiunge il punto più alto sull’orizzonte, il 20 giugno, per poi scendere fino al 23 settembre, giorno in cui la durata del giorno coincide con quella della notte.
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Misteri
Misteri
L’
pietr Arte macabra. Girolamo Segato si è fatto calare in un pozzo dentro la grande piramide a Saqqara e ne è uscito dopo tre giorni. Così ha detto di aver appreso l’arte della mummificazione egiziana. 56 Voyager
Ritratto. Quella dello studioso fiorentino è una storia controversa. Non ha mai rivelato a nessuno l’esito dei suoi studi sulla conservazione dei corpi.
uomo che
ificava i morti La storia di Girolamo Segato e di una scoperta straordinaria. Una sapienza oscura scomparsa con lui
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a sua passione non era tanto lo studio dei corpi, quanto la loro conservazione. Girolamo Segato, naturalista italiano del 1800, era conosciuto da tutti come “l’uomo che pietrificava i morti”. Un personaggio eclettico: viaggiatore, cartografo, studioso. Ha condotto una vita a metà tra la scienza e il mistero. A Firenze, nel museo anatomico dell’università, ci sono ancora i suoi preparati e i resti degli esperimenti.
Vita avventurosa
Girolamo Segato inizia a lavorare come contabile, ma già a 25 anni gli si presenta l’occasione della vita: un ricco mercante veneziano gli propone di accompagnarlo in Egitto. Segato si trattiene nel paese nord africano per parecchi mesi durante i quali esplora tombe, monumenti e piramidi. Studia i geroglifici e i papiri, e realizza rilievi cartografici accurati. Ma, soprattutto, rimane affascinato dal mondo delle mummie. Già quattromila anni fa gli egizi erano riusciti a conservare le salme dei defunti attraverso Voyager
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Misteri
L’uomo che pietrificava i morti
tecniche raffinate. Tecniche che sono state dimenticate nel corso dei secoli e che nessuno ha più saputo replicare. Mentre si trova all’interno della grande piramide a gradoni di Saqqara, però, Segato fa una scoperta eccezionale, che gli cambia la vita. “Durante una spedizione – racconta Donatella Lippi, professoressa di storia della medicina presso l’Università di Firenze
– pare che Segato sia rimasto chiuso per svariati giorni in una piramide. Quando è stato liberato, ha detto di aver trovato il modo per conservare i corpi”. Rientrato in Italia nel 1823, dopo quasi cinque anni, ufficialmente continua a occuparsi di cartografia, ma per molto del suo tempo, in realtà, si impegna in un’altra attività: la pietrificazione dei corpi.
Corpi mummificati Roberto Giacobbo nel museo anatomico dell’Università di Firenze esamina i campioni rimasti delle opere di Segato.
Il tavolino di Segato Nel museo anatomico dell’università di Firenze, dove sono custoditi i pochi campioni rimasti delle opere e degli studi di Girolamo Segato, è presente anche un tavolo davvero molto particolare, letteralmente fatto “di carne”. Contiene – in altre parole – decine di preparati pietrificati e incastonati nel legno. Organi umani, come reni e fegati, ossa e così via. Segato l’ha offerto, senza successo, al granduca di Toscana per impressionarlo e convincerlo, così, a concedergli finanziamenti per portare avanti i suoi esperimenti.
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Dopo essersi esercitato su insetti e piccoli animali, inizia a lavorare su reperti umani. Riesce a ottenere qualche campione dagli studenti di medicina dell’ospedale di Santa Maria Nuova. Dopo il suo trattamento segreto mani, volti, busti e capelli diventano rigidi come pietre, pur mantenendo il colore e il volume originari. Come sia possibile nessuno lo sa e lo saprà mai. Anche perché Segato lavora in totale solitudine e fa di tutto per mantenere il massimo riserbo sui suoi esperimenti. In Egitto ha scoperto qualche segreto sulla mummificazione? Com’è riuscito a pietrificare i corpi? Domande che si fanno via via più insistenti.
Idee in fiamme
In carne e ossa La superficie usata dall’anatomista per i suoi esperimenti.
La fama di Girolamo Segato negli anni cresce e non solo a Firenze, così come l’ostinazione con cui custodisce i suoi segreti. Questa riservatezza assoluta contribuisce ad alimentare l’au-
Reperti. Due tra i più noti preparati anatomici del naturalista fiorentino.
ra di mistero che lo circonda. Il mondo accademico, tuttavia, lo ignora del tutto, mentre la Chiesa guarda con sospetto i suoi macabri esperimenti. Così, Segato iniziato a pensare, in maniera quasi ossessiva, che qualcuno voglia rubare il segreto delle sue scoperte. Una notte, al culmine di questa sua paranoia, decide di dare fuoco a tutti i documenti. Anni di studi bruciati in pochi minuti. La morte improvvisa, arrivata nel 1836, gli impedisce di rivelare i risultati delle sue ricerche anche agli amici più fidati. Quello che resta del suo lavoro, oggi, sono solo pochi campioni pietrificati custoditi nel museo anatomico dell’università di Firenze.
Sarcasmo postumo
Non appena la notizia della morte di Segato si diffonde, tutta Firenze esprime il proprio cordoglio. Persino i teatri chiudono in segno di lutto. La sua fama è tale da fargli guadagnare un
posto d’onore nella basilica dove sono sepolti i più illustri cittadini fiorentini: Santa Croce. Sulla lapide viene inciso un commento quasi sarcastico nei confronti di quello studioso stravagante che non ha mai voluto condivi-
Primi studi Segato ha iniziato i suoi esperimenti su piccoli animali, poi è passato all’uomo.
dere le sue scoperte: “Qui giace disfatto Girolamo Segato, che vedrebbesi intero pietrificato, se l’arte sua non periva con lui. Fu gloria insolita dell’umana sapienza, esempio d’infelicità non insolito”. Voyager
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Viaggi Non per tutti. Il corridoio vasariano viene aperto solo in casi eccezionali come, ad esempio, la visita di capi di stato e di governo. Di recente è stata nelle sue sale la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Un percorso del mistero tra gli antichi palazzi della cittĂ simbolo del Rinascimento
Quel chilom segreto 60
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Piazza della Repubblica
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Palazzo Vecchio
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Palazzo Pitti
Museo di Storia Naturale la Specola
Firenze. Il centro storico del capoluogo toscano si muove tra Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio e Palazzo Pitti.
C
on i suoi palazzi, le sue chiese, i suoi ponti Firenze è una delle più importanti città d’arte del mondo. È considerata la patria della lingua italiana grazie all’opera letteraria di autori del calibro di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Ed è stata anche, prima di Roma, capitale d’Italia dal 1865 al 1871. Ma Firenze è ricordata soprattutto per essere stata la culla del Rinascimento, il periodo storico che segna la fine del Medioevo e l’inizio dell’era moderna. Per capire l’importanza della città a quel tempo basti pensare che nel 1400 i suoi abitanti avevano un reddito più alto dell’intera Inghilterra.
Autentici mecenati
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A Firenze nel Rinascimento c’erano artisti, scienziati, filosofi. Qui sono passati Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Qui una famiglia ha avuto una visione del futuro, un’idea. Per oltre tre secoli i Medici hanno dominato la scena politica a Firenze e non solo. La loro dinastia conta tre papi, due regine di Francia. Nel 1400 la loro banca, con filiali in tutta Europa, era il più grande istituto di credito del Vecchio continente. Ha prestato denaro a re e papi. I Medici hanno guadagnato una fortuna al punto di diventare, per un certo periodo, la famiglia più ricca d’Europa. Un fiume di denaro che è stato usato non solo per comprare oro e costruire ville, ma anche per finanziare il lavoro e la formazione dei più grandi artisti e scienziati del tempo. I Medici sono stati veri e propri scopritori di talenti, al punto da essere considerati i padrini del Rinascimento. Ma dietro lo splendore dei palazzi e dei capolavori dell’arte si nascondevano anche forti tensioni, complotti, assassinii e intrighi di ogni tipo.
“Una città senza materie prime, senza un fiume navigabile, senza un porto. Eppure qualcuno ha avuto il coraggio per affrontare una realtà all’apparenza difficile”
Nel cuore politico
È un luogo veramente suggestivo, ricco di storia. Palazzo Vecchio è stato sede della Signoria e del governo del Granducato di Toscana. Qui i Medici hanno mantenuto il loro potere per lungo tempo. In questo edificio ci sono non solo opere d’arte ma anche luoghi segreti dove un tempo nessuno Voyager
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Viaggi
Firenze
poteva entrare. Tra i protagonisti della storia di Palazzo Vecchio c’è Francesco I de’ Medici. In una stanza segreta, uno scrigno, il granduca amava isolarsi per riflettere. Qui nascondeva oggetti legati alla sua grande passione: l’alchimia, antenata della chimica. Dietro i quadri c’erano ripostigli, ma anche altri passaggi. Attraverso uno di essi, salendo alcuni gradini, si arriva a un altro studiolo che segue la stessa filosofia dello scrigno di Francesco. Non era suo, bensì del padre, Cosimo I. Era tutto talmente segreto che si impediva addirittura alla servitù di venire. Cosa ci si facesse qui rimane un mistero. C’è una sola finestra che dà verso l’esterno. All’epoca i vetri impedivano a chi era fuori di capire chi ci fosse nella stanza. Servivano solo a far passare la luce. Ante e scaffalature erano usate per nascondere documenti. E tra tutti gli armadi, altri passaggi. Scendendo alcuni gradini, attraverso un ambiente angusto, si arriva a una piccola stanza da alcuni chiamata sala del tesoro. Era cieca, nascosta al passaggio e protetta da occhi indiscreti. Per questo si ipotizza che qui ci potessero essere le cose più preziose. Dalla sala del tesoro, poi, attraverso un altro piccolo passaggio, si torna allo scrigno del principe, lo studiolo di Francesco I. Insomma, Palazzo Vecchio nasconde al suo interno un reticolo di stanze e corridoi. Ma nella stanza c’è di più: Il laboratorio dell’alchimista, un quadro di Giovanni Stradano. C’è un personaggio in basso, seduto, che sembra mescolare qualcosa in una padella: è proprio Francesco I de’ Medici. Dallo scrigno del principe, attraverso un’apertura nascosta da un quadro, si accede a un altro luogo, stavolta pubblico: il Salone dei Cinquecento. È una enorme opera d’arte: la stanza più grande e importante del palazzo. Lunga 54 metri e larga 23, risale al 1494. È stata costruita da Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca e Francesco di Domenico su commissione di Girolamo Savonarola.
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La grande sfida
Nel Salone dei Cinquecento, nel 1500, c’è stata una specie di gara all’ultima pennellata tra due autentici geni: su una parete Leonardo da Vinci, sull’altra Michelangelo Buonarroti. Siamo nel mese di aprile del 1503. Firenze ha da poco cacciato la famiglia dei Medici, i signori che l’hanno a lungo governata, per diventare una repubblica. Una repubblica giovane, che ha bisogno di simboli. Così il nuovo capo dello stato, Pier Soderini, affida a Michelangelo e a Leonardo il compito di decorare due pareti della sala del consiglio comunale. Gli artisti scelgono di raffigurare due battaglie dell’esercito repubblicano fiorentino. Leonardo sceglie quella di Anghiari, Michelangelo la battaglia di Cascina. La sfida di tutte le sfide, però, non avrà un vincitore. Michelangelo realizzerà solo il cartone preparatorio, poi lascerà 62
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Il corridoio vasariano Nel cuore di Firenze, un percorso d’arte che ha origine a Palazzo Vecchio e va oltre l’Arno
1. Ingresso. È da Palazzo Vecchio che parte il corridoio. Il percorso sopraelevato e protetto lungo la città serviva ai granduchi della famiglia Medici per spostarsi dal palazzo del governo alla residenza di Palazzo Pitti senza rischi per la propria incolumità. 2. Sala di Bartolomeo Manfredi. Nella Galleria degli Uffizi c’è uno spazio interamente dedicata al pittore vissuto tra il 1500 e il 1600. Del suo dipinto Il concerto musicale c’è solo una copia. L’originale è andato parzialmente
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distrutto nel 1993 dall’autobomba esplosa nella vicina via dei Georgofili.
collezione di ritratti e autoritratti, tra cui quello dello stesso Giorgio Vasari.
3. Costeggia l’Arno. È la parte più lunga del corridoio. Alle pareti c’è una ricchissima collezione di quadri di valore inestimabile. Affacciandosi dalle finestre i granduchi di Toscana vedevano il fiume.
5. Più recente. Nell’ultima parte c’è una galleria di artisti contemporanei realizzata da poco più di due anni. Anche qui ritratti, immagini, suggestioni e tanta arte.
4. Ponte Vecchio. Visto che era un passaggio obbligato, i mercanti posizionavano qui i propri punti vendita per fare affari. La galleria passa proprio sopra il piano viario. Alle pareti una
6. Uscita. Siamo arrivati sin nei pressi della Grotta del Buontalenti, una costruzione apparentemente naturale, ricca di simbologie, voluta da Francesco I de’ Medici.
Percorso Roberto Giacobbo ha potuto visitare il corridoio accompagnato dalle telecamere della nostra trasmissione grazie a un permesso speciale.
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Viaggi
Firenze
Firenze per andare a Roma. Leonardo comincerà ad abbozzare una straordinaria composizione di cavalli e cavalieri, ma anche lui abbandonerà l’opera incompiuta e più tardi tornerà a Milano. Il cartone di Michelangelo è andato perduto, mentre la parete dipinta da Leonardo da Vinci è rimasta per circa cinquant’anni visibile. Dopo il periodo della repubblica, una volta tornati a Firenze, i Medici hanno incaricato l’architetto Giorgio Vasari di ristrutturare completamente la sala. Di ridipingerla, di darle l’aspetto che oggi possiamo vedere. Sorge, dunque, un interrogativo: il Vasari ha cancellato e distrutto l’opera di Leonardo da Vinci, che lui considerava un maestro, oppure l’ha solo nascosta? Ha costruito, come alcuni pensano, un muro davanti a quello che già c’era per preservare, anche nascondendolo, il dipinto del grande genio toscano? La battaglia di Anghiari, insomma, è ancora a Palazzo Vecchio, ben occultata nel Salone dei Cinquecento?
Il percorso studiato dal Vasari
Con la fine della repubblica e il ritorno dei Medici, Palazzo Vecchio diventa sede del Granducato di Toscana. Dopo 15 anni, tuttavia, Cosimo I decide di cambiare residenza. Si trasferisce a meno di un chilometro di distanza, a Palazzo Pitti, oltre l’Arno. Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti sono collegati da
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una lunga galleria: il corridoio vasariano, un percorso sopraelevato che passa per la Galleria degli Uffizi e Ponte Vecchio. Il Vasari l’ha realizzato nel 1565 per volere proprio di Cosimo I. Il granduca ha deciso di farlo costruire con grande dispendio di mezzi. Oggi è una galleria veramente importante.
Salone dei Cinquecento È stato teatro della sfida tra Leonardo e Michelangelo.
Leonardo perduto L’ingegner Maurizio Seracini e il professor Carlo Pedretti sono convinti che il dipinto La battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci sia ancora nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio (nella foto a destra in alto una copia realizzata da Paul Rubens), protetto da un’intercapedine alle spalle della Battaglia di Marciano dipinta da Giorgo Vasari qualche anno dopo. Convinzione che ha avuto un impulso decisivo quando la sala è stata scandagliata con telecamere a infrarossi e radar: proprio in quell’occasione è stata scoperta l’intercapedine. Noi di Voyager eravamo lì, fra il 27 novembre e il 2 dicembre 2011, quando ha avuto inizio la ricerca sul campo (nella foto a destra Roberto Giacobbo con il team del professor Seracini). Tutte le operazioni si sono svolte sotto la supervisione dell’Opificio delle Pietre Dure, lo storico istituto di restauro fiorentino. Si è deciso di praticare alcuni microfori sulla parete della Battaglia di Marciano. Questo per raggiungere l’intercapedine e inserire una sonda endoscopica sottilissima con microtelecamera ad alta definizione. La parete assegnata a Leonardo nel
Salone dei Cinquecento era all’epoca, prima della ristrutturazione vasariana, di circa 20 metri di lunghezza per 10 di altezza. Sappiamo, inoltre, che ciò che è rimasto esposto per quarant’anni della Battaglia di Anghiari era la parte centrale dell’opera. Incrociando questi dati, si è capito dove cercare: sulla parete est del Salone, in un’area di circa tre metri e mezzo di altezza per quattro di lunghezza, per una superficie totale che va dai 12 ai 14 metri quadrati. Riportando questi dati sulla mappa dell’intercapedine, gli studiosi hanno stabilito le coordinate di 14 punti eventuali di sondaggio. Quando la sonda ha attraversato i mattoni della parete, sul retro si è sentito circolare dell’aria: questo ha confermato ulteriormente l’esistenza dell’intercapedine. Poi, una sorpresa: un pigmento di colore bianco, lucido. I ricercatori hanno prelevato alcuni campioni da sottoporre alle analisi di laboratorio. Oggi conosciamo le ricette usate da Leonardo per comporre le sue pitture: un’analisi chimica avrebbe, pertanto, potuto svelare se fosse stata proprio la sua mano a stendere le tracce di colore trovate nell’inter-
Passaggio Per un lungo tratto il corridoio vasariano costeggia l’Arno, per poi oltrepassarlo all’altezza di Ponte Vecchio.
La più grande raccolta di autoritratti esistente. Da Palazzo Vecchio, in un’area interdetta al pubblico, si entra in una prima zona – un museo non ancora aperto – che conduce al corridoio vero e proprio. In questo percorso, che attraversa Firenze e va oltre l’Arno, ogni ambiente è curato nel dettaglio. Tra capedine. Sei settimane dopo la fine dei lavori, i campioni raccolti nel Salone dei Cinquecento sono stati finalmente esaminati. Pedretti ha parlato di risultati confortanti. Il primo: l’individuazione di alcuni frammenti di materiale bianco di aspetto lattiginoso piuttosto fluido. Si tratta di carbonato di calcio e ricopre tutto quello che c’è sotto, una sostanza beige che si è rivelata essere materiale organico usato per la composizione dei colori. La seconda e più importante scoperta: l’individuazione di una superficie rossa che presenta una fluorescenza tipica della lacca, legante che è più assimilabile a una pittura su tela che a un affresco. E proprio una pittura muraria e non un affresco, era quello che Leonardo voleva realizzare e che, purtroppo, ha contribuito alla distruzione del dipinto. Sul materiale rosso, inoltre, sono state notate puntinature nere, tracce di materiale che è stato steso con il pennello. Questo nero ha una caratteristica particolare: il rapporto chimico fra manganese e ferro è invertito rispetto al normale. Ebbene, lo stesso rapporto è stato individuato in una recente pubblicazione del Louvre,
i numerosi dipinti, nella prima sala, nell’area della Galleria degli Uffizi, c’è un quadro simbolo: Il concerto musicale di Bartolomeo Manfredi dipinto indicativamente tra il 1610 e il 1620. Ebbene, si tratta di una copia: in occasione dell’attentato di matrice mafiosa con autobomba avvenuto nella vicina
risalente al 2010, sul Giovanni Battista e la Gioconda di Leonardo. Il laboratorio del museo parigino, in seguito ad alcuni esami in fluorescenza, ha concluso che dei sette dipinti di Leonardo, in due è riscontrabile questo anomalo rapporto fra manganese e ferro. Lo stesso nero trovato dietro La Battaglia di Marciano di Vasari, nel Salone dei Cinquecento. Un’altra coincidenza anima l’entusiasmo della comunità scientifica: la Gioconda è stata dipinta a Firenze negli stessi anni che videro Leonardo lavorare a Palazzo Vecchio. A questo punto è lecito domandarsi cosa ci faccia del materiale pittorico sulla parete. Un muro che, lo ricordiamo, appare coperto da un altro, distanziato da un’intercapedine di soli tre centimetri. Se quel materiale pittorico c’è – e c’è! – può essere solo opera di Leonardo: dai documenti storici non risulta assolutamente che sulla parete est del Salone dei Cinquecento abbiano dipinto altri. C’è un ulteriore dettaglio importante: a quel tempo ogni artista produceva da sé i propri colori conservandone, spesso segretamente, la ricetta. La battaglia di Anghiari, dunque, c’è, ormai è quasi certo.
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Viaggi
Firenze
Francesco I de’ Medici. Nel quadro del pittore fiammingo Giovanni Stradano Il laboratorio dell’alchimista è raffigurato da operaio con una padella, cosa insolita per un sovrano.
via dei Georgofili nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, l’originale è rimasto gravemente danneggiato, così come altre importanti opere. La fortissima esplosione ha coinvolto anche Palazzo Vecchio e il Salone dei Cinquecento. In quella occasione ci si è accorti che il Vasari aveva adottato una particolare tecnica per realizzare il tetto del corridoio: tutto in legno con le travi solo appoggiate, non fissate, ai muri perimetrali. Tra il legno e il muro, inoltre, c’erano tanti piccoli ossi di olivo. Nelle intenzioni del Vasari, dovevano dare la possibilità alle travi di fare piccoli movimenti in modo da evitare rigidità tra le due strutture. Per via dell’esplosione, nel 1993 tutto il tetto si è alzato per qualche istante ed è ricaduto su sé stesso, facendo notare la presenza di questi piccoli noccioli, ennesima dimostrazione della lungimiranza e del genio del Vasari. Dopo alcune centinaia di metri lungo l’Arno, che si vede dalle finestre, si arriva a incrociare Ponte Vecchio. Lungo il percorso ci sono numerosi dipinti. Opere d’arte meravigliose, come il celebre autoritratto dello stesso Giorgio Vasari. Quando il corridoio è stato realizzato, sul Ponte Vecchio c’erano tante botteghe. Nel periodo di Cosimo I c’erano soprattutto macellerie. Dopo la realizzazione del passaggio, le botteghe dei macellai sono state tolte per via del cattivo odore. Lungo il percorso, sempre all’altezza di Ponte Vecchio, ci sono tre enormi finestroni con vetrate che hanno una storia particolare. Nel 1938 Benito Mussolini ha accolto qui Adolf Hitler in visita alla città. 66
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Le tre finestre sono servite proprio per fargli vedere l’Arno e la splendida cornice d’arte in cui è incastonato. Chissà se il fascino della città non abbia colpito il fuhrer nazista al punto da fargli ordinare nel 1944, durante i bombardamenti, di salvare proprio Ponte Vecchio, l’unico che, in effetti, è stato risparmiato dall’attacco aereo. A un certo punto del corridoio, il percorso si fa tortuoso. In una zona il progetto originario del grande architetto non è stato rispettato. Una famiglia, i Mannelli, non ha dato l’autorizzazione al passaggio. Per questo il corridoio fa una breve deviazione, dopo la quale torna ad andare dritto nella parte finale fino alla chiesa di Santa Felicita, visibile da una finestra interna. Da qui Cosimo I poteva assistere silenziosamente alla messa. Camminare lungo la galleria che da Palazzo Vecchio porta a Palazzo Pitti è come fare un viaggio nel tempo: il corridoio comincia con opere del Rinascimento e, man mano, si avvicina sempre di più ai giorni nostri. Dopo circa un chilometro si arriva alla fine del percorso. Noi siamo usciti proprio di fronte alla Grotta del Buontalenti. È stata costruita dall’architetto Bernardo Buontalenti tra il 1583 e il 1593 con materiali naturali, come stalattiti, spugne e conchiglie. Il granduca Francesco I voleva creare un ambiente suggestivo e misterioso, che esprimesse in modo simbolico tutti i principi dell’alchimia, l’arte esoterica che egli stesso praticava. Uno dei tanti tesori d’arte racchiusi nei mille metri del Vasari che attraversano il cuore della città.
grotta del Buontalenti A sinistra nella foto si nota il percorso vasariano.
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La storia segreta della bomba atomica
Storia
“La vita spirituale degli uomini, i loro impulsi profondi, la loro spinta all’azione sono le cose più difficili da prevedere, ma proprio da queste dipende la morte o la salvezza della civiltà” Andrej Dmitrievic Sakharov
Disastro Il fungo atomico generato dalla bomba nucleare a Nagasaki. L’esplosione ha causato tra 60 e 80mila vittime.
Scienziati geniali, uomini misteriosi, esperimenti mai dichiarati. Cos’è stato tenuto nascosto dell’arma più pericolosa mai costruita? Cosa non è stato detto per decenni?
70 anni dopo Hiroshima e Nagasaki
La storia segreta de
bomba atom 68 Voyager
n’esplosione micidiale. Ogni forma di vita annientata. Ambiente contaminato in modo irreversibile per numerosi chilometri. Sono gli effetti della bomba atomica: il fungo nucleare che sale fino in cielo, con il suo carico di morte e distruzione. Sono passati esattamente settant’anni da quando l’aeronautica militare statunitense ha sganciato due ordigni sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Conosciamo bene gli effetti, dunque, ma non tutta la storia della bomba atomica, un progetto rimasto segreto per una decina di anni a un livello che mai si era visto prima.
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1945: ordigno di morte
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Quella delle armi nucleari è una storia che ha cambiato il corso del XX secolo. Per raccontarla, bisogna iniziare con una data, il 6 agosto del 1945 e con un orario, le 2 del mattino. Il bombardiere statunitense B-29 Superfortress Enola Gay decolla da una piccola isola dell’oceano Pacifico. Destinazione Hiroshima, Giappone. Ore 8, 15 minuti e 17 secondi. L’aereo, a quota novemila metri, sgancia la bomba atomica: 4.400 chilogrammi di morte. Effettua la manovra di disimpegno, una virata ripida con sessanta gradi d’inclinazione come
Deflagrazione Il 16 luglio 1945 l’esplosione di Trinity, test condotto nell’ambito del progetto Manhattan, un programma di ricerca e sviluppo Usa dedicato agli ordigni nucleari.
se fosse poggiato sull’ala. Little Boy, questo il nome dell’ordigno, viaggia veloce verso Hiroshima. Mancano 44 secondi alla detonazione. In città la gente è per strada. Un giovane è seduto nei pressi di un ponte in pieno centro. Aspetta la fidanzata. 29 secondi all’impatto. Un soldato scava una buca per nascondere qualcosa. 23 secondi. Lo speaker di una radio annuncia i bombardieri nemici. 15 secondi. Un’infermiera è sul treno che si avvicina a Hiroshima. 9 secondi. Little Boy ulula mentre corre verso l’ora zero. Per tanti il suo fischio sarà l’ultimo suono udito. La bomba detona a 580 metri da terra. Nel primo miliardesimo di secondo, la temperatura, nel punto dell’esplosione, è di 60 milioni di gradi, dieci volte più alta della superficie del suolo. Un lampo bianco avvolge tutto, nell’abbraccio mortale dell’energia termica. Migliaia di persone perdono la vita, ustionate dal calore primordiale. Corpi resi irriconoscibili, carbonizzati all’istante. Alcuni sono ridotti in cenere. Di altri rimane solo l’ombra. Le costruzioni in legno prendono fuoco, quelle in acciaio si fondono. Poi arriva l’onda d’urto. Corre a 11.600 chilometri l’ora: più di tremila metri al secondo. Percorre la città e abbatte ogni cosa. Voyager
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Storia La storia segreta della bomba atomica
Circa 60mila edifici vengono spazzati via. Muoiono altre decine di migliaia di persone, i cui corpi vengono orrendamente dilaniati. In tutto i morti sono circa 80mila. Altre 60mila persone perderanno la vita nei mesi successivi. Hiroshima non esiste più: è nascosta sotto un fungo alto 12mila metri. Tre giorni dopo scene simili saranno vissute dalla popolazione di Nagasaki, colpita dalla bomba nucleare Fat Man. I bombardamenti giapponesi, di fatto, chiudono la Seconda guerra mondiale.
1941: il primo test
La storia della bomba atomica era cominciata tre anni prima. Gli Stati Uniti, in guerra dal 1941 dopo aver subito una cocente sconfitta a Pearl Harbor, avevano messo insieme le più grandi menti del tempo per un progetto che doveva portare all’arma definitiva, quella in grado di risolvere il conflitto. Il 16 luglio del 1945, nel New Mexico, il primo esperimento nucleare in territorio americano. È l’inizio della catena di aventi che avrebbero portato agli attacchi in Giappone. Tutto comincia alle 5 e 29 del mattino. Il test Trinity prevede l’esplosione di una bomba al plutonio dello stesso tipo di quella che sarà utilizzata circa una mese dopo per distruggere Nagasaki. Secondo i testimoni, quel giorno il sole sorge due volte. Scienziati e militari assistono in un silenzio agghiacciante all’esplosione, in un bunker a dieci chilometri di distanza. L’impatto è mostruoso. Il fungo atomico sale
verso il cielo fino a 12mila metri. Il rumore fa pensare all’apocalisse. La luce accecante è visibile fino a 300 chilometri di distanza. Comincia, così, l’era delle armi nucleari: in soli quattro anni, il progetto Manhattan aveva portato alla realizzazione della prima bomba atomica.
1944: i nazisti e la bomba
A mettere fretta agli americani era stata una notizia scioccante: i tedeschi stavano lavorando a un ordigno bellico simile. Nel 1944 è chiaro che la fine dell’era nazista, che doveva durare dieci secoli, si stava avvicinando in modo inesorabile. Per anni i gerarchi avevano farneticato di nuove armi o, come le aveva etichettate il ministro della propaganda Joseph Goebbels, “le armi della vendetta”. Marchingegni nati dalla presunta superiorità tecnologica ariana, che sarebbero stati in grado di ribaltare le sorti del conflitto a vantaggio della Germania: aerei a reazione, missili V1, sommergibili a lunghissima autonomia. Ritrovati tecnologicamente straordinari che, tuttavia, non sembravano in grado di rovesciare l’esito di una guerra ormai compromessa. Eppure, forse, esisteva un’arma che avrebbe potuto cambiare tutto: la bomba atomica. La storia di una Germania nazista in possesso di ordigni nucleari fino a poco tempo fa sembrava priva di fondamento. Recentemente, però, alcune ricerche hanno rivelano uno scenario molto meno rassicurante: non solo i nazisti sarebbero arrivati molto più avanti di quanto
Joseph Goebbels Ministro della propaganda del Terzo Reich. È stato lui a coniare il termine “armi della vendetta”.
si pensava, ma avrebbero anche effettuato alcuni test nucleari con ordigni di piccole dimensioni. Aprile del 1944. Benito Mussolini e Adolf Hitler si incontrano nel castello di Klessheim, in Austria. La situazione militare è disperata. I tedeschi sono sulla difensiva dappertutto. Gli alleati avanzano in Russia e in Italia, dove Mussolini controlla ormai solo lo stato fantoccio della Repubblica di Salò. Inoltre, si aspetta da un momento all’altro l’apertura del secondo fronte: lo sbarco degli anglo-americani in Francia. Hitler, tuttavia, rassicura l’alleato italiano: la conclusione della guerra sarebbe stata senz’altro vittoriosa, poiché l’impiego delle nuove armi avrebbe sconvolto i piani del nemico. Aeroplani, sommergibili a immersione
La più potente È conosciuta con il nome Zar la bomba atomica più potente mai fatta esplodere. La Tsar Bomba o RDS220, era un ordigno all’idrogeno, nome in codice Big Ivan. È stata progettata in Unione Sovietica da un team di fisici guidati da Andrej Sacharov. Quando è stata fatta esplodere, il 30 ottobre del 1961, ha sprigionato una potenza di circa 57 megatoni: quasi 4mila volte più potente della bomba sganciata sulla città giapponese di Hiroshima.
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Zar. La copia dell’ordigno all’idrogeno sganciato nel Circolo polare artico è esposta al Museo Atomico di Sarov.
Le armi dei tedeschi Il giornalista Luigi Romersa, incaricato da Mussolini di svolgere un’indagine sulle armi segrete di Hitler, mentre è a colloquio con il ministro della propaganda tedesco Goebbels.
continua, artiglierie, carri colossali e una bomba il cui effetto avrebbe sbalordito il mondo. Mussolini vuole saperne di più. Invia a Berlino un giovane corrispondente di guerra, Luigi Romersa, con l’incarico di incontrare Hitler. In una testimonianza esclusiva rilasciata a noi di Voyager prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2007, Romersa ha raccontato i dettagli di quella missione. “Mussolini - ci ha detto - era rimasto impressionato da quella dichiarazione fatta dal fuhrer. Quando è ritornato in Italia, insoddisfatto perché ansioso di avere i particolari, mi ha convocato nel suo studio. Mi ha raccontato di Hitler, dei suoi scienziati e di quelle armi incredibili che stavano preparando. Mi ha detto di partire al più presto per la Germania e di realizzare una lunga inchiesta su queste formidabili armi segrete di cui mi ha parlato senza scendere nei particolari”. Mussolini fa consegnare al giornalista uno speciale salvacondotto per incontrare direttamente Hitler a Berlino.
Romersa e il fuher
Nell’ottobre del 1944 la situazione militare per i tedeschi peggiora ancora di più. Gli alleati, dopo essere sbarcati in Francia il 6 giugno, avanzano verso il Reno. Il giovane
Romersa parte immediatamente alla volta di Berlino. La capitale del Reich è sottoposta a continui bombardamenti, ma per Hitler non è ancora arrivato il momento di rinchiudersi nel bunker. Dopo essere arrivato in città, Romersa riesce a incontrare il leader nazista: per la prima volta il giornalista italiano si trova faccia a faccia con il dittatore. Il fuhrer decide di inviarlo nel centro di ricerche sperimentali di Peenemunde, sul Baltico. Così avrebbe avuto modo di osservare di persona gli ordigni e i macchinari che lì venivano sviluppati. Hitler, salutandolo, gli avrebbe detto: “Al vostro ritorno potrete riferire al duce di cose eccezionali”. A Peenemunde vengono sviluppate dai tedeschi le armi più segrete, il V1 e il caccia a reazione. Entrambi gli ordigni sono realizzati sotto la direzione di Verner Von Braun, non a caso, l’uomo che guiderà il programma spaziale americano. “La base di Peenemunde – ci ha detto a proposito Romersa – era davvero eccezionale. Corrispondeva alla capacità organizzativa di Hitler e dei suoi collaboratori, il generale Berger, per quanto riguardava la parte militare e Verner Von Braun, per quella scienti-
fica”. Romersa riesce a incontrare Von Braun e ha modo di vedere diversi prototipi. Nella notte tra il 12 e 13 ottobre del 1944, al giornalista è permesso di assistere a un esperimento ancora più segreto. Si tratta proprio del famoso ordigno citato da Hitler, che a Romersa viene presentato con l’inquietante nome di “bomba disgregatrice”. Scortato da due alti ufficiali, il giornalista italiano inviato dal duce viene accompagnato nella fabbrica di Rugen, pochi chilometri a nord di Peenemunde. È una località turistica molto nota, ma all’epoca era possibile accedervi solo tramite speciali salvacondotti. Il punto di osservazione dell’esperimento è un bunker in una zona boscosa. “Ricordo ben poco quei boschi”, ci ha raccontato Romersa. “L’ambiente era angusto nel bunker, nel quale sono stato accompagnato da due alti ufficiali. A una certa ora, verso le 11 e 45, è arrivata la
Gli esperimenti di Mururoa Atollo dell’arcipelago Tuamotu, nella Polinesia francese, Mururoa è stato teatro, dal 1966 al 1969, di diversi esperimenti nucleari realizzati dalla Francia. È stato scelto come sito per i test il 21 settembre del 1962. Il primo esperimento è datato 2 luglio 1966, quando è stato fatto esplodere Jacques Chirac un ordigno della potenza Presidente francese di 30 chilotoni. Nel 1968 è dal 1995 al 2007. toccato alla bomba H, con i suoi mille chilotoni. Nel 1974 la Francia, dopo aver ricevuto pesanti pressioni internazionali, ha abbandonato i test, ma ne ha iniziati di nuovi a livello sotterraneo, trivellando il terreno dell’atollo e facendo detonare il materiale nucleare nel sottosuolo. Nel corso degli anni, tuttavia, le polemiche sono aumentate fino a portare a diversi stop. Nel 1996, l’allora presidente francese Chirac, ha annunciato la fine della campagna e ha firmato il Trattato internazionale che vieta i test nucleari.
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Storia La storia segreta della bomba atomica
Andrej Dmitrievic Sakharov: un’intera vita al servizio della scienza e dell’umanità
1975. L’anno in cui ha vinto il Nobel per la pace.
comunicazione che l’esplosione era prossima. A un dato momento c’è stato quasi un terremoto. Il bunker ha sussultato e, dalla piccola feritoia, ho visto una luce accecante, fortissima. Seguita, poi, da una lunga colonna di fumo che è durata a
lungo, diverse ore, fino al momento in cui non siamo stati autorizzati a lasciare il bunker”. Subito dopo Romersa viene ricevuto dal ministro Goebbels: “Mi ha domandato se fossi rimasto contento. Mi ha raccontato di alcuni tentativi di sabotaggio e dei timori, da parte soprattutto degli alleati, di quanto stavano facendo i tedeschi e di quello che era accaduto in Norvegia tempo prima, quando i commandos erano entrati ed erano riusciti a sabotare una delle fabbriche di acqua pesante che, mi disse, era la materia indispensabile per la fissione dell’uranio. Mi ha detto: ‘Noi possediamo l’acqua pesante dal 1942. Da allora abbiamo trovato il sistema per disintegrare l’atomo. Abbiamo largamente battuto i nostri avversari’”. Alla luce del racconto di Romersa, è difficile capire esattamente quante possibilità ci fossero che i nazisti realizzassero la bomba atomica. Secondo numerosi studiosi che hanno partecipato al progetto Manhattan, nessuna: i tedeschi avrebbero abbandonato l’idea per le difficoltà di 72 Voyager
Andrej Dmitrievic Sakharov è diventato famoso per la messa a punto della bomba all’idrogeno e, successivamente, per la sua battaglia in favore dei diritti civili. Dopo aver studiato matematica e fisica, ha intrapreso ricerche sull’astrofisica applicata e sulla fusione nucleare. Fin quando, tra il 1948 e il 1953, ha partecipato al progetto e alla sperimentazione della prima bomba termonucleare. È stato membro dell’Accademia delle scienze dell’Urss e ha contestato gli esperimenti nucleari per scopi bellici. Negli anni 70
ha criticato gli aspetti repressivi del regime sovietico, tanto da essere perseguitato dal governo. Contrario all’entrata delle truppe sovietiche in Afghanistan, nel 1980 è stato arrestato e confinato a Gorkij. Riabilitato da Gorbaciov, è rientrato a Mosca nel 1986 ed è stato eletto deputato nel 1989. Durante i suoi studi, ha avuto anche l’intuizione dell’esistenza dell’asimmetria tra materia e antimateria nella composizione dell’universo. Tesi che l’ha portato a proporre alcune correzioni alla teoria della relatività di Albert Einstein.
metterla in pratica. Anche se a livello teorico erano più avanti degli Stati Uniti, nella pratica mancavano i soldi e gli stabilimenti industriali in grado di produrre l’acqua pesante, ingrediente necessario per costruire l’atomica. Inoltre, cosa ancora più importante, non possedevano uranio e non potevano realizzare plutonio per le loro bombe. Forse Romersa ha assistito a un esperimento per la realizzazione di un ordigno a metà tra convenzionale e atomico.
dica a qualcuno di toccare la sfera. Se fosse ferro, sarebbe fredda”. “Ed è sempre calda?”, chiede ancora Stalin. “Sempre”, risponde l’altro. Questa conversazione è stata possibile grazie alle informazioni che Mosca era riuscita a ottenere dalle spie infiltrate nel progetto Manhattan. Una di queste si chiamava Fiodor Ted Hall, un fisico americano. Con i suoi vent’anni scarsi, era il più giovane scienziato di Los Alamos. Faceva parte del team addetto alla verifica del funzionamento dell’implosione, il meccanismo di detonazione della bomba. Nell’ottobre del 1944 ha abbozzato su un foglio alcune informazioni sul progetto, in particolare sull’implosione. Poi, d’iniziativa propria ha contattato i sovietici. Ma Fiodor Ted Hall non è l’unica e la più importante fonte di informazioni dell’Urss. A fornire il maggior numero di dettagli è stato Klaus Emil
1949: il progetto dell’Unione Sovietica
Il 16 luglio 1945, dunque, gli americani hanno fatto esplodere la prima vera bomba atomica della storia. Non sapevano, però, che qualcosa era sfuggita al loro controllo. Iosif Stalin, capo dell’Urss, sapeva già tutto. Ad aggiornarlo sui progressi americani era un inglese. Il fisico a capo del progetto nucleare sovietico è Igor’ Vasil’evic Kurcatov. Kurcatov incontra Stalin al Cremlino, apre una scatola e gli mostra una sfera metallica del diametro di 10 centimetri. Plutonio. “Qui c’è una carica pronta per la bomba”, dice a Stalin, che colpito gli chiede: “Come posso sapere se si tratta di plutonio e non di un pezzo di ferro che brilla?”. “La carica è stata rivestita di nichel”, risponde Kurcatov, “perciò la può toccare senza rischi. Per convincersi che non è un pezzo di ferro,
Stalin Il dittatore sovietico era costantemente informato sui progressi del progetto Manhattan.
Jules Fuchs. Nato in Germania, con l’avvento dei nazisti era scappato in Inghilterra. Poi è stato chiamato nel progetto Manhattan. Grazie ai disegni della bomba che ha passato ai sovietici, nel 1949, anche i russi hanno ottenuto il loro ordigno atomico. Finita la guerra, però, Fuchs è stato intercettato dall’Fbi. Arrestato in Inghilterra nel 1950, ha confessato, ma è stato condannato a una pena relativamente leggera: 14 anni. Forse perché ha fatto i nomi di altre spie, fino agli americani Ethel e Julius Rosenberg, condannati a morte e giustiziati sulla sedia elettrica. È grazie a questi aiuti che l’Unione Sovietica è riuscita a far esplodere la sua prima bomba atomica nel 1949.
1961: nel Circolo polare
Dopo alcuni anni, è sempre l’Urss a far deflagrare il più grande ordigno nucleare di sempre, il 30 ottobre 1961. Un aereo opportunamente modificato vola su una baia a nord del Circolo polare artico. Alle 8 e 33 del mattino sgancia la più potete bomba atomica all’idrogeno: Zar. Era stata costruita da un gruppo guidato da Andrej Dmitrievic Sakharov, in poco più di sei settimane. Il suo potere esplosivo è di 57 megatoni: quasi 4mila volte più della bomba sganciata su Hiroshima. Il fungo causato dallo scoppio raggiuge l’altezza di 64 chilometri. Il lampo viene visto a mille chilometri di distanza e l’onda d’urto registrata a 700. Sono, addirittura, danneggiate le imposte di alcune case in Finlandia, a circa 900 chilometri dell’ipocentro. All’inizio degli anni Sessanta il pia-
neta, in piena guerra fredda, vive in costante stato di pericolo. Il rischio maggiore è stato corso nel 1962 quando i sovietici hanno piazzato rampe di lancio di missili atomici sull’isola di Cuba. La tensione tra i due blocchi era altissima. Washington e Mosca si fronteggiavano in un durissimo scontro politico. La storia è fatta da uomini, ma mai ci si sarebbe aspettati che a sventare il possibile conflitto più tragico di tutta la storia dell’umanità sia stato un solo uomo. A rivelare l’episodio è stato Vadim Orlov, durante un simposio organizzato a Cuba nel 2002. Il 27 ottobre del 1962 il mondo vive con il fiato sospeso la fase più calda della crisi di Cuba. Il sommergibile su cui è imbarcato Orlov cerca di forzare il blocco navale che gli americani hanno formato intorno all’isola. Una nave sgancia bombe di profondità. L’equipaggio del sottomarino sovietico viene sballottato dalle esplosioni e manca d’aria. Il comandante ordina di lanciare il siluro atomico: è sicuro che la guerra contro gli Stati Uniti e il blocco occidentale sia già cominciata. In base ai regolamenti, tuttavia, per il lancio occorre il “sì” dei primi tre ufficiali di bordo. Il terzo dice no. Si ignora che fine abbia fatto questo ufficiale. Si conosce solo il nome: tenente Arkhipov. Di certo ha sventato una catastrofe nucleare di portata planetaria.
L’aereo che ha lanciato la bomba Enola Gay è la scritta riportata sul bombardiere B-29 Superfortress che il 6 agosto del 1945 ha sganciato la bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. A guidare il velivolo era il colonnello Paul Tibbets, che l’ha scelto personalmente per la missione. Enola Gay era il nome della madre. Dopo il lancio, il veliVelivolo. Il colonnello volo è tornato senza problemi Paul Tibbets prima alla base. Tre giorni dopo, del decollo il 6 agosto un altro B-29, il Bockscar, del 1945. pilotato dal maggiore Charles Sweeney, si è levato in volo per sganciare un secondo ordigno su Nagasaki.
presa non solo per la scelta americana di piazzare testate nucleari in Turchia nell’ambito della Nato, ma anche per la presenza di armi simili in Italia, più precisamente in Puglia. Agli inizi degli anni Sessanta trenta missili Jupiter, con testate nucleari ciascuna 100 volte più potenti della bomba atomica esplosa a Hiroshima, erano state installate nelle campagne nei pressi di Gioia del Colle, in provincia di Bari. Tutto era avvenuto in gran segreto. Solo recentemente, con l’apertura degli archivi, si è scoperto com’è andata quella vicenda. Finita la crisi, le installazioni sono state smantellate e i missili hanno lasciato l’Italia. Alla fine del mese di giugno del 1963 non rimanevano che i ruderi.
Missili anche in Italia
Quello di Orlov non è l’unico segreto legato alla crisi cubana. Allora l’Italia ignorava che la decisione russa di posizionare missili atomici sull’isola caraibica era stata
Vicenda ancora aperta
John Kennedy e Nikita Chruscev Erano alla guida degli Stati Uniti e dell’Urss durante la crisi dei missili di Cuba.
Quella della bomba atomica è una storia relativamente breve, ma ricca di colpi di scena. Ha coinvolto persone in buona fede, ma anche autentici criminali. Cosa ci aspetta per il futuro? C’è ancora parecchio da scoprire. Molte cose vanno ancora capite a fondo. Sono numerosi i capitoli che devono essere scritti. Speriamo solo che non portino con loro una tragica scia di morte. Voyager
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Templari sotto le due torri
Segnala la tua storia C’è un tema di cui vorresti parlare? Un mistero che riguarda la tua città? Una vicenda inedita da raccontare? In queste pagine diamo spazio agli argomenti segnalati dai lettori. Scrivi a openvoyager@edmaster.it e parlaci della tua indagine. Le migliori saranno pubblicate.
Templari sotto le due torri A pochi metri di profondità, un georadar ha individuato un cunicolo nel centro storico di Bologna. La scoperta conferma le ricerche di un archeologo sull’esistenza in città di una grande casa dei Cavalieri del tempio di Anna Magli Zandegiacomo
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È
stata forte l’emozione per gli archeologi bolognesi nel momento in cui hanno capito che il tunnel scoperto per caso nel sottosuolo di una delle più importanti arterie della città aveva origine a Santa Maria del Tempio. Un cunicolo che permetterà agli studiosi di ottenere nuove informazioni sulla presenza in città dei templari, l’ordine religioso cavalleresco cristiano fondato in Terrasanta intorno al 1100.
Datazione incerta
ma dei suoi studi sulla sede della magione. La nuova scoperta, tuttavia, è molto importante: in base alla datazione del canale, di cui Bagni ha rinvenuto le mappe, sarà possibile ipotizzare quando sia stato fondato l’edificio templare bolognese. La data, al momento, è ancora molto incerta. Si può far risalire a dopo il Concilio di Pisa, nel 1135, quando Bernardo di Chiaravalle, teologo sostenitore dei templari, ha invitato, tra gli altri, l’arcivescovo di Ravenna Gualtiero, superiore nell’area emiliano romagnola, a fornire spazi alle magioni dei cavalieri. C’erano già testimonianze che nel 1140 fossero state edificate le case di Piacenza e Reggio Emilia, ma non è stato ancora pos-
L’esperto. L’archeologo Giampiero Bagni da anni si dedica alla ricerca storica in collaborazione con l’Università di Bologna e con quella inglese di Nottingham Trent nell’ambito di un progetto sui Templari a Bologna. Collaborano con lui importanti esperti locali come gli accademici Fabrizio Lollini, Paola Porta e Enrico Angiolini. È autore dei libri Pietro da Bologna. Il difensore dei templari (2008) e Templari a Bologna. Sulle tracce di frate Pietro (2013).
Durante i recenti lavori di paproprietà templari del terrivimentazione in Strada Magtorio di Bologna e provincia, giore, il tratto della via Emilia dislocate nella zona est, verche attraversa il centro storiso la Romagna. È singolare il co della città, gli operai, dopo fatto che gli ordini presenti in aver individuato un’anomala città all’epoca avessero stabilideformazione di una parte to una sorta di spartizione del territorio, a seconda del manto stradale, Dante Alighieri non ha nascosto mai della loro missione. hanno rilevato, sotto la simpatia verso l’Ordine templare i basoli appena posaC’erano, tra gli altri, per la sua opposizione al re di Francia i cavalieri gaudenti e ti, una cavità. Tramite il georadar gli archei crociferi. Fra i gauologi hanno accertato la pre- sibile definire una data certa denti famosi, si ricordano i senza di un tunnel che aveva per quella di Bologna. cavalieri messi da Dante nel origine nella magione templasuo Inferno: Loderingo degli re di Santa Maria del Tempio. Incrocio di ordini Andalò e Catalano de CatalaUn manufatto, una via di sco- In epoca alto-medievale non ni. Un altro ordine presente in lo del Canale di Savena, che ci sono informazioni precise città era quello degli ospitalietrasportava l’acqua al fossato sulla magione. Bagni, però, ri, conosciuti in seguito come delle mura della città. ha trovato l’inventario dei cavalieri di Malta, che occupaPer l’archeologo Giampiero beni, realizzato dall’Inquisi- vano la zona ovest della città. Bagni non si è trattato di una zione nel 1309. Il documento Dopo il concilio di Vienne e lo sorpresa, bensì della confer- è stato utile per mappare le scioglimento dei templari,
La dendrocronologia come metodo di indagine Per la datazione delle travi lignee della magione templare di Bologna, Giampiero Bagni si è avvalso di un metodo di indagine particolare. Si tratta della dendrocrologia, una branca della climatologia. È un metodo di datazione del legno che, per il suo standard di precisione e l’impiego di tecniche di campionamento non invasive, viene utilizzato anche per le opere d’arte e i manufatti di pregio. Si fonda sul principio secondo cui nelle zone temperate del pianeta, alberi della stessa specie legnosa che vivono nella medesima area geografica, danno origine, nello stesso periodo di tempo,
a una serie di accrescimenti con cerchi simili, dove ogni anello corrisponde a un anno del calendario. Nel caso di elementi lignei, come una trave, che conservano ancora traccia della corteccia o dell’ultimo anello sotto la corteccia, l’indagine permette di identificare l’anno e la stagione di taglio dell’albero da cui è stato ricavata. Per le travi della sala della magione templare si è deciso di aggiungere all’analisi dendrocronologia la datazione radiometrica al C14 di una serie di campioni, applicando una tecnica, la wiggle-matching, che riduce l’errore a più o meno sette anni.
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Templari sotto le due torri
Preziosa La campana della magione è tutt’ora visibile in una chiesa sull’Appennino.
Scoperta Il tunnel templare sotto Strada Maggiore a Bologna.
nel 1312 gli ospedalieri ne hanno acquisito i beni. Anche la magione in Strada Maggiore, dunque, ha cambiato proprietario. Dopo la scoperta del canale in pieno centro, Bagni ha interpellato il più autorevole esperto della Bologna sotterranea, Angelo Zanotti che, con l’aiuto delle mappe delle vie fluviali,
ha confermato la presenza del manufatto. I templari, però, non usavano il canale per l’approvvigionamento d’acqua ma come scarico per i materiali.
Interventi successivi
Dove una volta sorgeva il convento della magione, la Commenda, ora ci sono vari
edifici di epoca successiva. Rimane, comunque, una parte intatta, composta da una grande sala le cui travi sono state datate con il metodo della dendrocronologia: risalgono al 1200. All’angolo della strada dove si trovava la Commenda, è ancora presente una lapide che racconta lo spostamento della torre della
La doppia vita di Pietro da Bologna Alla fine del XIII secolo il regno di Filippo il Bello, re di Francia, è in una situazione economica disastrosa. Il sovrano volge, così, il suo sguardo verso i beni dei templari, in disgrazia dopo la caduta di Acri nel 1291, ultima roccaforte cristiana in Terrasanta. Fa arrestare i cavalieri presenti in Francia e, nel 1307, dà inizio a un processo inquisitorio. Nel 1310 Pietro da Bologna parte per Parigi ed entra a far parte del collegio difensivo. Dopo essere stato a sua volta imprigionato, scompare il 18 maggio del 1310. Le teorie sulla sparizione sono molte. Una lo vede lasciare furtivamente Parigi per raggiungere La Rochelle e poi la Scozia, dove avrebbe agito come tramite per collegare la “conoscenza” dei templari alla massoneria, con la creazione del grado scozzese templare. Un’affascinante ipotesi, senza reali prove documentarie. Dagli studi di Giampiero Bagni risulta, invece,
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che Pietro, quando comprende che a Parigi non gli sarà permesso di difendere i suoi compagni, torna a Bologna protetto dall’arcivescovo di Ravenna. Diventa ospitaliero e torna nella magione dove aveva vissuto prima della sua partenza. Qui viene sepolto nel 1329. Bagni è certo di averne trovato la tomba grazie a un disegno di Marcello Oretti, storico del 1700: Oretti nota la lapide di Pietro nella chiesa di Santa Maria del Tempio e la disegna. Oggi non esiste più, così come la chiesa sconsacrata in epoca napoleonica. Oretti lo raffigura in abito liturgico. L’iscrizione dichiara: “Qui giace l’intrepido difensore legale di Cristo, amato in seno all’Ordine. Sulla tunica portando lo spirito cui era dotato, e la croce”. Il difensore legale, la croce: tutto fa pensare che la tomba disegnata da Oretti sia quella del cappellano, fratello del tempio e poi ospitaliero, dottore in legge Pietro da Bologna.
magione, fatta dall’architetto Aristotele Fioravanti nel 1455: tramite rulli di legno, Fioravanti fece ‘camminare’ la torre per ben 13 metri perché, almeno ufficialmente, faceva ombra al commendatario dell’epoca. Nel 1825 viene definitivamente abbattuta da un ricco avvocato bolognese la cui famiglia aveva ottenuto dal governo napoleonico, a un costo irrilevante, i beni degli ordini cittadini. Nella sede templare, come conferma l’inventario trovato da Bagni, c’erano moltissimi oggetti di valore. I cavalieri erano non più di cinque che si alternavano con quelli che combattevano in Terrasanta. In gran parte venivano dalle famiglie nobili bolognesi, devote alla Chiesa. Con loro vivevano alcuni frati serventi che gestivano la proprietà e un cappellano che diceva messa. Fra questi, il personaggio forse più intrigante dell’intera storia: Pietro da Bologna, giurista, che fece parte del collegio difensivo dei templari messi sotto accusa dal re di Francia Filippo il Bello. I templari bolognesi, accusati di eresia, sodomia e altre efferatezze, grazie a una bolla papa-
Documento. L’esito dell’indagine che gli archeologi hanno fatto con il georadar dopo la scoperta della cavità sotterranea.
le, non furono giudicati a Parigi. Una fortuna per loro e per altri cavalieri del nord Italia: furono fra i pochi a non dover subire la tortura. Al ritorno a Bologna, in concomitanza con lo scioglimento, molti di loro diventarono Ospitalieri e rimasero nella loro magione passata al nuovo ordine.
Quando l’Inquisizione nel 1308 assalì la magione bolognese, trovò un enorme deposito di merci, fra cui 24mila litri di vino e 120 quintali di grano. Secondo i documenti
trovati da Bagni, in questa occasione vennero sequestrati anche 24 case, un palazzo, due chiese e terreni destinati alla costruzione e coltivabili. Un tesoro che i templari usavano per sovvenzionare i viaggi dei cavalieri reclutati in Italia e all’estero per le crociate, mentre il rimanente lo inviavano in Terrasanta. Trattenevano solo una minima parte per la magione e i loro ospiti. Fra le loro funzioni c’era anche quella di amministrare denaro. Lo facevano con una modalità che presto sarebbe diventata comune: quando un mercante o un pellegrino voleva recarsi in Terrasanta ma non poteva portare denaro con sé per paura di essere derubato lungo la strada, lo depositava in una magione templare e gli veniva rilasciata una lettera di cambio. Una
volta arrivato a destinazione, poteva esigere il denaro versato prima di partire. Un’ulteriore attività dei templari in città era legata all’università di Bologna, la più antica del mondo, in quel periodo già celebre per gli studi giuridici. Non è un caso che Pietro, che difenderà l’ordine nel processo di Parigi, fosse dottore in legge: probabilmente la magione templare era anche un luogo dove si indirizzavano i giovani allo studio. Secondo Bagni non è escluso che possano esserci altri spazi occulti, come il tunnel appena scoperto, che potrebbero nascondere pergamene o altri oggetti. Conoscere e approfondire la vita e la regola di questo ordine, ancora così misterioso, potrebbe rivelare un tesoro di conoscenza da cui attingere informazioni sulla storia della città.
Attivi in città
La missione principale dei templari bolognesi era raccogliere denaro e beni da inviare ai colegionari in Terrasanta impegnati nelle crociate. Le giornate erano, quindi, divise tra preghiere, gestione delle proprietà e accoglienza dei pellegrini e dei crociati di passaggio. I cavalieri, secondo Bagni, apparteneva quasi tutti a famiglie guelfe locali fedeli al papato. I rapporti tra i templari e la città erano di buona convivenza, così come con il governo che amministrava all’epoca il libero comune di Bologna. Fra i loro beni c’erano numerose proprietà terriere coltivate a vigna, grano e foraggio. Le rendite venivano dagli affitti dei terreni, coltivati da terzi ma anche da loro stessi e dalla produzione di vino.
Santa Maria del Tempio. La posizione rispetta tutti i canoni: fuori dalle mura di una città, su una via importante di comunicazione e nella zona est. Queste caratteristiche servivano a garantire ospitalità ai pellegrini ma anche a collocarsi nella giusta posizione di partenza verso il Mediterraneo orientale. Dalla Via Emilia era possibile muoversi verso Ravenna e, da qui, scendere l’Adriatico fino a imbarcarsi per la Terrasanta.
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Tech
Parrot Bebop Drone
Con lo smartphone tra le nuvole Un mini velivolo semiprofessionale con sistema di pilotaggio semplificato che può raggiungere anche i settanta chilometri orari
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efinire un drone non è semplice. Potrebbe essere etichettato come un “robot volante, in grado si scattare foto e girare video dall’alto”, ma gli appassionati avrebbero certo da ridire. Perché i droni sono capaci di fare molto di più. Ce ne sono di ogni tipo, forma, dimensione e per ogni fascia di prezzo. Bebop è una delle ultime proposte di Parrot, una delle prime aziende a commercializzare prodotti di questo tipo. 78
Voyager
Il Bebop Drone è caratterizzato dalla leggerezza, è ergonomico, facile da pilotare ed è capace di fotografare e catturare filmati ad alta risoluzione. È un quadricottero che si pilota attraverso smarphone e tablet, è dotato di sensori, videocamera, Gps, batterie e sistema di pilotaggio facilitato. Pesa 390 grammi che possono diventare 410 se si usa la carena che protegge le eliche. È molto stabile e raggiunge una velocità di 70 chilometri orari. La fotocamera è
Idale per il tempo libero: è possibile anche condividere le fotografie sui social network Facebook e Instagram
da 14 megapixel e scatta foto a 180 gradi. È dotato di una tecnologia di stabilizzazione dell’immagine completamente digitale che consente di scattare foto in volo, indipendentemente dai movimenti del quadricottero. Monta due antenne bibanda WiFi e genera da sé la propria rete secondo gli ultimi standard. Insomma, un drone semiprofessionale semplice da utilizzare: ottimo per chi si avvicina per la prima volta a questo mondo.
Gadget
Ma chi li compra? Pronto, centralino? Ah, i bei tempi andati!
Prezzo e disponibilità Costa 499 euro ed è da poco sullo store ufficiale del produttore: www. parrot.com.
I vecchi telefoni hanno e avranno sempre il loro fascino. Quei colori particolari, quelle caratteristiche uniche, le meravigliose cornette da avvicinare all’orecchio… Oggi, invece, sono i freddi smartphone a farla da padroni. E anche se qualcuno prova a riportare indietro le lancette del tempo, non sarà mai la stessa cosa! Proprio come con la cornetta retrò realizzata da Leicke, ad esempio. Un bel tentativo di rivivere i vecchi tempi, ma... www.amazon.it
Un suono indimenticabile… … da riproporre alle nuove generazioni
Freeflight 3 È questo il nome del software che consente di pilotare il Bebop Drone. Una volta installato sul proprio dispositivo mobile, permette al pilota di gestire il drone dalla schermata principale, attraverso la quale si accede alle funzioni di base: pilotaggio, fotografie, video e piano di volo. È possibile anche monitorare e impostare la velocità, l’altitudine e le modalità di pilotaggio. Il flusso delle immagini e dei video viene sincronizzato in tempo reale con lo smartphone.
Ricordate i fruscii del modem? Quelli che annunciavano fieri l’avvenuta connessione al Web? Beh, grazie al Music Modem oggi potete riascoltarli e non solo: anche mixarli e suonarli. Trasformarli, in altre parole, in vere e proprie melodie. Si tratta di un sintetizzatore dedicato ai vecchi dispositivi per Internet, con tre modalità, cinque toni e otto note. Un vero e proprio strumento musicale della tecnologia andata. Il costo è 20 euro circa. www.getdigital.eu
Qui è il comando che parla. Passo! Mi sentite? Passo! Rispondete. Passo!
Risoluzione. Registra video in qualità Full Hd e può essere pilotato da dispositivi con sistemi iOS e Android.
Volete sentirvi anche voi in un film poliziesco degli anni Novanta? Non vi resta che comprare, per dieci euro, la ricetrasmittente per smartphone Taxi Talk. Un concentrato di tecnologia d’altri tempi riproposta in chiave moderna. Un microfono che si collega alla presa jack da 3,5 millimetri vi trasforma in un agente (o in un taxista, visto il nome) pronto a entrare in azione. Un walkie-talkie compatibile con la maggior parte dei dispositivi sul mercato. www.giordanoshop.com Voyager
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domande&risposte
domande&risposte
Soddisfa le tue curiosità. Invia i quesiti alla redazione di Voyager: voyager@edmaster.it
curiosità
chi ha inventato l’aliscafo? ■ jacopo
È una particolare imbarcazione che, grazie alle caratteristiche ali che ha sotto lo scafo, quando prende velocità riesce a emergere dall’acqua e a evitare l’attrito con la superficie. Grazie a questa caratteristica tecnica, può arrivare a toccare i 50 nodi di velocità. L’inventore dell’aliscafo è l’italiano Enrico Forlanini che nel 1898 ha varato il primo prototipo di idroplano nella sua vasca idrodinamica e tra il 1904 e il 1905 ha realizzato una barca con lo scafo che si sollevava interamente dall’acqua una volta raggiunta una certa velocità. Nel 1909 il britannico John Thornycroft ha costruito alcuni prototipi che raggiungevano i 35 nodi, cioè i 65 chilometri all’ora. L’inventore Alexander Graham Bell, consultandosi anche con Forlanini, sul Lago Maggiore ha raggiunto con un aliscafo di sua progettazione la velocità di 87 chilometri all’ora. Poi, nel settembre del 1919, il modello HD-4 è arrivato ai 114 chilometri all’ora, record rimasto imbattuto per vent’anni. Nel 1952 la società svizzera Supramar ha utilizzato per la prima volta in una rotta commerciale civile l’aliscafo Freccia d’oro per il collegamento tra Svizzera e Italia sul Lago Maggiore. L’imbarcazione poteva portare 32 passeggeri e raggiungere i 65 chilometri all’ora.
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Storico. Idroplano di Forlanini in una foto del 1910.
psicologia
come funziona l’effetto Werther? ■ aurora
Quando la notizia di un suicidio è diffusa dai media, le persone che decidono di togliersi la vita aumentano per imitazione, soprattutto tra coloro che sono affini per età e situazione. È questo l’effetto Werther. Il termine è stato coniato dal sociologo americano David Phillips nel 1974. Prende il nome dal romanzo I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe, pubblicato nel 1774. La vicenda del protagonista, che si toglie la vita per amore, ha causato negli anni seguenti comportamenti di emulazione in numerosi giovani, al punto che il libro è stato vietato in diversi paesi.
perché è famosa la Michigan central station? ■ veronica
I dolori del giovane Werther. Il romanzo di Johann Wolfgang von Goethe.
astronoMia
Buco nero, di cosa si tratta? ■ vincenzo
Indirettamente. Non può essere osservato ma solo dedotto dal moto di altri corpi celesti.
curiosità
È una regione matematicamente definita dello spazio-tempo che presenta una forte attrazione gravitazionale dalla quale nessuna particella o radiazione elettromagnetica può sfuggire. La teoria della relatività generale prevede che una massa sufficientemente compatta possa deformare lo spazio-tempo per formare un buco nero. Il confine della regione, il bordo esterno senza ritorno, è chiamato orizzonte degli eventi.
È stata la stazione centrale della città statunitense di Detroit, nello stato del Michigan. Inaugurata il 26 dicembre 1913, dopo la Seconda guerra mondiale ha cominciato a perdere passeggeri in favore del traffico automobilistico, penalizzata anche dalla posizione non centrale. Nel 1967 è stata chiusa in parte per i costi di gestione troppo alti e il 5 gennaio 1988 è partito l’ultimo treno. Ora la torre di 18 piani è abbandonata, nonostante ci siano progetti di restauro e di riutilizzo, probabilmente tutti troppo costosi.
natura
cos’è l’ambrosia? ■ alessandro
L’Ambrosia artemisiifolia è una pianta aliena diventata invasiva in Europa e in Italia. Si adatta a varie situazioni ambientali e cresce nelle zone più aride. Produce grossi quantitativi di polline in fase di fioritura e causa nei soggetti allergici prurito agli occhi, starnuti e anche crisi respiratorie. Nelle regioni in cui si sta diffondendo più in fretta, si stanno sperimentando metodi di contenimento come lo sfalcio, la lotta chimica tramite diserbanti, l’estirpazione e la semina di colture antagoniste, tipo il trifoglio e l’erba medica.
Dal Nuovo mondo. È originaria dell’America settentrionale.
18 piani. Raggiunge i 70 metri d’altezza.
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domande&risposte
Sapevi che... Nella famosa scena della doccia del film Psycho del 1960, diretto dal maestro della suspense Alfred Hitchcock, il sangue era in realtà sciroppo di cioccolato fuso. Era una sostanza adatta a rendere bene il contrasto nelle pellicole in bianco e nero e con una consistenza simile a quella del sangue vero.
natura
cos’è un limulo? ■ antonello
È uno strano animale piatto, con un aspetto corazzato dovuto a un grosso carapace di colore scuro. Il suo habitat è la costa est dell’America del Nord, dal Maine fino allo Yucatan messicano. Si nutre degli organismi dei fondali marini. Si tratta di un fossile vivente, comparso sulla terra 210 milioni di anni fa. Senza avere mutamenti evolutivi è arrivato fino ai nostri tempi. È ancora uguale ai fossili del periodo del Triassico inferiore. Anche se per le sue abitudini marine può somigliare a un granchio, è un artropode chelicerato, imparentato con gli scorpioni, le zecche e i ragni.
Nome. Quello scientifico è Limulus polyphemus.
enigMi
in che consiste il mistero della fattoria di Hinterkaifeck?
Caratteristiche È tridimensionale e stereoscopico.
■ chrIStIan
È una strage che ha sconvolto la Germania negli anni Venti. Nella zona di Hinterkaifeck sorgeva la fattoria dei Gruber. Nel marzo del 1922 il capofamiglia Andreas ha trovato sulla neve alcune impronte che, dal bosco, arrivavano fino all’abitazione. Altro particolare inquietante, di tanto in tanto si sentivano provenire strani rumori dal soffitto, al punto che la cameriera, per paura che la casa fosse infestata, si era licenziata. Il 4 aprile i vicini hanno trovato morti Andreas, la moglie, i tre figli e la nuova domestica. Secondo l’autopsia erano cadaveri dal 31 marzo. Nulla era stato rubato e il bestiame era ben accudito.
curiosità
ologramma, di che si tratta? ■ SalVatore
È un’immagine che cambia a seconda del punto dal quale viene osservata. Un ologramma è creato con un laser indirizzato sull’oggetto di cui si vuole ottenere l’immagine, mentre un altro fascio di luce o di riferimento, dopo essere deviato da alcuni specchi, arriva sulla pellicola. Dato che è molto difficile e costoso da riprodurre, il maggior utilizzo è su carte di credito, banconote, documenti d’identità e marche da bollo come dispositivo anticontraffazione. 82 Voyager
storia
Qual è l’origine della compagnia delle indie? ■ maddalena
Euridice. La moglie di Orfeo viveva all’interno degli alberi.
Mitologia
chi sono le ninfe?
Era un insieme di associazioni mercantili che promuoveva il commercio con i territori d’oltremare e realizzava progetti di colonizzazione. Le compagnie sono sorte tra il 1600 e il 1700 in tutte le nazioni con grandi flotte commerciali in seguito allo sviluppo della navigazione e alla scoperta di nuovi territori. Gli stati concedevano loro monopoli commerciali, esenzione dalle tasse e la proprietà delle terre conquistate. Le due più famose Compagnie delle Indie sono quella olandese, che aveva il monopolio dei commerci tra il Capo di Buona Speranza e lo Stretto di Magellano e la Compagnia inglese delle Indie orientali, che aveva praticamente influenza sui mari di tutti i continenti.
■ VaneSSa
Sono divinità minori della mitologia greca. Hanno l’aspetto di bellissime ragazze sempre giovani. Si distinguono a seconda dell’ambiente naturale dove vivono: ad esempio, le naiadi sono le ninfe dei fiumi e dei laghi, le oreadi quelle dei monti e le driadi che vivono nei boschi, soprattutto quelli di querce. I ninfei sono i luoghi di culto di queste divinità, protettrici della natura e guaritrici. Spesso nelle storie mitologiche si innamorano di uomini mortali, generando semidei. Calipso è una delle più celebri, una nereide, o dea del mare, che ha tenuto sette anni Ulisse sull’isola di Ogigia. psicologia
Mi spiegate la psiconeuroimmunologia? ■ danIela
La Pni è lo studio delle interazioni tra processi psicologici e sistema nervoso e immunitario dell’uomo, con un approccio interdisciplinare. In particolare, vengono approfondite le interazioni tra il sistema nervoso e immunitario e le relazioni tra processi mentali e la salute, il funzionamento del sistema neuroimmune e i suoi disturbi che portano malattie autoimmuni, ipersensibilità e immunodeficienza. In termini meno tecnici, si occupa, tra l’altro, dello studio delle emozioni, dello stress e delle relazioni tra il corpo e la mente. Dal punto di vista farmacologico si stanno facendo grandi progressi nella psiconeurofarmacologia, lo studio dei meccanismi neurali di come i farmaci e anche le droghe agiscono per influenzare il comportamento umano.
Pni. Studia anche le funzioni cerebrali.
Sapevi che... Il gin è un’acquavite profumata con bacche di ginepro. Di origine olandese, dove si chiamava jenever che vuol dire “ginepro”. I francesi lo chiamavano genièvre che gli inglesi trasformarono in geneva e abbreviato, appunto, in gin.
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domande&risposte
personaggi
chi era georg cantor? ■ tIzIana
È stato un matematico tedesco di orgine danese, che ha fondato la teoria degli insiemi e ha introdotto un nuovo concetto di infinito. Ci sono diversi tipi di infinito: quello diretto dei numeri interi, dove per quanto si possa contare c’è sempre un numero in più e c’è l’infinito dei numeri pari, che ha la stessa dimensione di quello dei numeri interi. Tra ogni numero intero ce n’è uno infinito di numeri reali, cioè quelli con la virgola, e l’infinità dei numeri reali è più grande di quella dei numeri interi. Cantor introduce anche il concetto di infinito assoluto, che associava a Dio. Ammalato di depressione, è morto nel gennaio del 1918, con i colleghi matematici che giudicavano le sue innovative teorie prive di senso. curiosità
Materiale. Erano tipicamente costruiti in bronzo.
come funzionava il rostro di una nave? ■ manuela
Era un’arma di sfondamento situata a prua delle navi da guerra, prima greche e poi romane. Il rostro era situato sulla linea di galleggiamento dell’imbarcazione, tra il dritto di prua e la chiglia. In combattimento si lanciavano le navi, soprattutto le triremi, contro quelle nemiche alla maggiore velocità possibile in modo da colpirle e affondarle per via dei danni provocati dalla punta in bronzo che si staccava e rimaneva conficcata nella nave nemica. Al largo delle isole Egadi, recentemente, sono stati ritrovati alcuni rostri risalenti alla prima guerra punica ancora sepolti sotto la sabbia del fondale, mentre le imbarcazioni, costruite in legno, non si sono conservate.
Sapevi che... I primi uomini a volare su una mongolfiera per circa venti minuti erano francesi. Protagonisti dell’impresa, a Parigi, il 21 novembre del 1783, sono stati il marchese d’Arlandes e Pilâtre de Rozier.
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arcHeologia
Heilige lanze, di che si tratta? ■ aldo
In italiano lancia sacra, è una reliquia medievale e un tesoro simbolo del Sacro Romano Impero. Si tratta della punta di una lunga lancia, senz’asta in legno perché andata perduta, che raggiunge i 50 centimetri di lunghezza, con una lama rotta e un chiodo
Per Hitler. Era il simbolo della tradizione tedesca.
che, secondo la leggenda, è uno di quelli con cui Cristo è stato crocifisso. La lancia è stata anche identificata come quella di Longino, il legionario che ha accertato
la morte di Gesù. Adesso si trova all’Hofburg di Vienna, ma durante la Seconda guerra mondiale è stata portata a Norimberga da Adolf Hitler.
curiosità
In sanscrito È una parola che significa cerchio.
Mandala, cos’è? ■ gabrIele
È un disegno con cerchi concentrici e altri svariati simboli. Nella tradizione buddista e induista, creare un mandala favorisce la meditazione e la preghiera: indica le connessioni tra il cosmo e la divinità, rappresentando l’origine dell’universo. I mandala possono essere mentali oppure realizzati fisicamente con fili, disegni sulla sabbia, dipinti su stoffa e sulle pareti dei templi. Spesso anche i templi stessi hanno la pianta disegnata con cerchi concentrici. Una curiosità: i mandala di sabbia, poco dopo essere terminati, vengono distrutti anche se sono molto belli ed elaborati, per simboleggiare la caducità della vita e di ogni cosa.
Sapevi che... Il Canada è più grande della Cina. In effetti lo stato nord americano occupa 9.970.610 chilometri quadrati contro i 9.596.961 chilometri quadrati della nazione asiatica che, a sua volta, è più grande degli Usa (9.363.130 chilometri quadrati).
geografia
perché Big Major cay è conosciuta? ■ cInzIa
curiosità
cosa vuol dire chaff? ■ SIlVIa
Sono le contromisure militari per ingannare i radar nemici. Già durante la Seconda guerra mondiale gli inglesi lanciavano dai loro aerei pacchi di striscioline di carta ricoperte di alluminio per confondere la contraerea tedesca. Con lo sviluppo tecnologico degli apparati militari si è scoperto che più le striscioline sono sottili, più disturbano i radar e i sensori ottici delle armi. Attualmente, quindi, vengono utilizzate nuvole di chaff costituite da fili di nylon, fibra di vetro o plastica, rivestiti di materiale riflettente come l’alluminio o l’argento, che ingannano anche i missili balistici intercontinentali.
È un’isola disabitata delle Bahamas, ribattezzata Pig Beach: riscuote molto successo tra i turisti che la visitano, perché accoglie una colonia di una ventina di maiali, che vivono liberi tra la spiaggia e le onde, grazie anche a una sorgente d’acqua dolce. Sono un’inconsueta attrazione quando nuotano tra le barche in cerca di cibo. Varie leggende spiegano la presenza dei suini: alcuni dicono che sono stati lasciati da marinai come scorta alimentare, altri parlano di un naufragio al quale sono sopravvissuti nuotando verso l’isola, oppure di una fuga da un isolotto non distante. Dove si trova? Nel distretto di Exuma.
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Photogallery
Photogallery
Buddha Zhongyuan, Cina. La statua più alta del mondo, ben 128 metri, è nella contea di Lushan, provincia di Henan. È posizionata sopra il tempio buddista Spring Temple. La costruzione è terminata nel 2002.
Colossi
tri 153 me Arriva a si considera se a ba za se di altez cio che sta all l’edifi anche
Laykyun Setkyar, Myanmar A Monywa c’è un’altra gigantesca statua del Buddha. È la seconda più alta del pianeta, con i suoi 116 metri. I lavori di realizzazione, iniziati nel 1996, sono durati 12 anni.
llo iedista Con il p 30 metri 1 sfiora i
Guanyin statue, Cina Si chiama “Colei che osserva i suoni del mondo” il colosso che rappresenta una divinità femminile buddista a Foshan. È alta 61 metri e occupa il 17esimo posto in questa speciale classifica.
Statue gigantesche che hanno del miracoloso. Dall’Asia all’America Latina, dagli Usa all’Africa
Photogallery
African Renaissance Monument, Senegal. Statua di bronzo alta circa 50 metri situata a Dakar, capitale del paese. Ăˆ stata inaugurata nell’aprile del 2010.
nto asame Con il b ndantemente abbo supera i 90 metri
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Cristo redentore, Brasile. A Rio de Janeiro, in cima al Corcovado, a circa 700 metri sul livello del mare, c’è la più conosciuta statua di Gesù al mondo. È alta 39,5 metri compreso il piedistallo.
Statua della libertà, New York Miss Liberty è l’autentica icona della metropoli statunitense. Alta 46 metri, domina il fiume Hudson. Il suo nome completo è La Libertà che illumina il mondo.
ltre È alta o ri t 35 me
Alyosha monument, Russia. Gigantesco monumento ai caduti della Seconda guerra mondiale. È a Murmansk, nella parte nord occidentale del paese. Voyager
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mind training Rompicapo ed enigmi che impegnano la mente. Uno spazio dedicato ai giochi d’intelligenza che stuzzicano l’ingegno.
mind trainingPetrusCruciVoyager pasquale.petrullo@gmail.com Un terzo di VI
Il conto degli onorari
Lo statista Churchill
Vive nell'Isola che non c'è
Cosmè, Delfino dei pittore fiumi E' dipinta sul fondale ferrarese del Quat- La guidava trocento Arafat
Oftalmologia Gira a poppa
Riservato (abbr.)
Malvagi, cattivi
Chi la fa la allunga
Chi lo fa... finge
Il calcio
Se spento non fuma
Con Brahma e Siva
Metallo radioattivo
Chi lo dà fa partire
Percorsi... viziosi
Lo erano gli Asi
Piante grasse
Ruota su un fulcro
Asserviti, sottomessi
Morso, cavezza Sono esempi di forza e coraggio
Signore medievale
La città cretese con il Palazzo di Minosse
Lo scalarono per primi Hillary e Norgay
Lenti A Contatto
Prefisso rafforzativo
Cane inglese
Bilance con un peso misuratore detto romano
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Impegna più del dire
Neri, attore e imitatore
Il quarto caso latino abbreviato
Locale per assetati
Alberi dal Collegial- legno nero mente, in comune Precede il decimo
Piante da Privata del giardino pelo
Quello... Barberini è detto Satiro ubriaco
Ha tifosi ferraresi Faraone egizio
Se è nuova non si vede
Un po' di fame
Ilary, conFu costruita duttrice TV da Snefru a Dahshur Chicchi d'uva
Una Germania... che non c'è più
Uguali in Borgogna
Trova le differenze
Tra le due immagini vi sono sette differenze. Riesci a scovarle tutte?
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mind training
Mago del sudoku Come funziona Riempite le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo che in ogni riga, colonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni.
Kakuro Come funziona Inserite nelle caselle vuote un numero compreso tra 1 e 9 in modo che la somma delle cifre delle sequenze di numeri orizzontali coincida con i numeri riportati nei blocchi grigi che precedono e concludono ogni sequenza. Così come nel sudoku, in ogni sequenza non devono comparire numeri ripetuti.
Il labirinto dei numeri
Calcudoku
Come funziona Partendo dalla freccia verde, percorrete il labirinto muovendovi in orizzontale e in verticale in modo che la somma di tutti i numeri toccati sia uguale a 100. Non è possibile passare due volte sulla stessa casella.
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Come funziona Si gioca con i numeri da 1 a 4. In ogni riga e in ogni colonna le cifre si devono inserire una volta sola, esattamente come nel sudoku. Le celle con il bordo più spesso mostrano il risultato di un’operazione. Quest’ultima, applicata ai numeri contenuti nella cella, deve dare il risultato mostrato. Importante: la sottrazione e la divisione le cifre non hanno un ordine prefissato.
Nomi e anagrammi Siete in grado di individuare i nomi dei tre cantanti nascosti nel racconto che segue, sapendo che per trovarli occorre fare l’anagramma delle parole scritte con lo stesso colore?
Bridges Come funziona. Alcune celle della griglia iniziano con numeri da 1 a 8: queste sono dette “isole”. L'obiettivo è unire tutte le isole in un unico gruppo collegato da linee rette dette “ponti”. I ponti devono cominciare e finire in isole distinte, essere formati da una linea dritta tra le due isole, non devono passare attraverso altri ponti o altre isole, possono solo essere ortogonali tra loro, al massimo due ponti, cioè due linee, possono connettere un paio di isole tra loro e il numero di ponti che parte da ogni singola isola deve corrispondere al numero scritto su quell'isola.
“Stefano è in giro con la sua neonata. Sono vicini a casa. Stefano cerca, con degli inganni, di fargli fare la nanna: usa i peluche. Ma non riuscendoci, decide di tornare a casa. Arrivato, accende la caldaia e pensa, deluso: “È stato un eterno gironzolare”.
Kidoku
Jigsaw sudoku
Come funziona Riempite gli spazi vuoti in modo tale che ogni riga, ogni colonna e ogni blocco contengano tutte le cifre da 1 a 8.
Come funziona In questa variante del sudoku classico la matrice si presenta divisa in nove zone dalla forma irregolare, che si incastrano per formare un puzzle. Ciascuna delle nove zone conta nove caselle, e ognuna di queste deve contenere un diverso numero da 1 a 9. Voyager
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mind training
Signori, si pedala! In un piccolo villaggio cinese vivono 33 famiglie. Ogni famiglia ha una, due o tre biciclette. Il numero delle famiglie che possiedono una bicicletta è uguale al numero delle famiglie che ne possiedono tre. Quante sono in totale le biciclette nel villaggio?
Slitherlink Come funziona. L’obiettivo è tracciare una linea continua che sia priva di intersezioni e chiusa su se stessa, e che rispetti le indicazioni fornite dai numeri. Ogni cifra, che va da 0 a 3, indica il numero di segmenti che partono dai punti. I segmenti, naturalmente, formano la linea finale. La soluzione è unica.
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Killer sudoku Come funziona. Lo scopo è riempire gli spazi vuoti in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni blocco contengano tutte le cifre da 1 a 9. I numeri riportati in alcune celle sono indizi e corrispondono alla somma dei numeri da inserire nei quadrati.
Galaxy Come funziona Dovete collegare i punti per creare i bordi e fare in modo che ogni cerchio sia circondato da una forma simmetrica. Il puzzle alla fine sarà completamente piastrellato con galassie. È importante sapere che ogni forma deve essere a rotazione simmetrica, avendo un’apparenza identica se ruotato di 180 gradi.
Soluzioni
Bridges
Galaxy
Kakuro
Il labirinto dei numeri
Killer Sudoku
Slitherlink
Jigsaw Sudoku
Kidoku
Cruciverba
I W I N O P E T L U F I L C A F A C A R A A C S T F A U S
I S T O N C U L I S E R P A N N A E A I N F G N O R V I S N U U R I O L I E F C M A R A D E R E N O C N O G G I O
Mago del Sudoku
E S P A T I C R I B A N A M I R I D E L E V A R E C O R S E O S S G A T
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ha una bici, infatti, ce n’è una che ne ha tre. Quindi, in media, due. Restano le famiglie che ne hanno due, quindi due per 33.
Trova le differenze
Nomi e anagrammi “Giro e neonata” formano “Rino Gaetano”; “inganni, nanna e i” formano “Gianna Nannini”; “non, eterno e caldaia” formano “Adriano Celentano”.
Signori, si pedala! Le biciclette sono 66. Per ogni famiglia che Voyager
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I romanzi più letti, i saggi più consultati, le pellicole più attese legate al mondo della scienza, del fantasy e della fantascienza
in libreria romanzo
Cruel Un thriller avvincente e carico di suspense. È il nuovo romanzo di Salvo Sottile, un giornalista dalla grande esperienza nel mondo della cronaca nera Roma. Marta Luci, studentessa universitaria, viene ritrovata morta in un ex ospedale psichiatrico. Un posto abbandonato, isolato dal mondo. L’assassino, dopo averle squarciato la gola e svuotato il corpo dal sangue, l’ha messa a testa in giù e le ha fatto piccoli tagli sul ventre e sul petto: sembrano disegnare una croce rovesciata. Incaricato delle indagini è un commissario specializzato in omicidi rituali. Sulle tracce del killer c’è anche Mauro Colesani, inviato di Cruel, crime magazine di successo diretto da uno psichiatra famoso e carismatico. Mauro usa metodi poco ortodossi, ma ha talento. E un motivo speciale per scoprire la verità.
Titolo: Cruel Autore: Salvo Sottile Casa editrice: Mondadori Genere: Romanzo Anno: 2015 Pagine: 221 Prezzo: 17 euro ISBN: 9788804633556
app store Microsoft Word Gratis - Android L’applicazione di casa Microsoft per telefoni e tablet Android consente di editare testi con un’interfaccia semplice e, vista la diffusione, estremamente familiare. Asteroidi 3D Gratis – Android Gli spazi del cosmo più profondo in un’app: bellissime immagini da impostare sul display per personalizzare il proprio dispositivo tecnologico. Terremoto Gratis – iPhone/iPad Mostra i dati relativi agli eventi tellurici più recenti pubblicati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Molto utile per monitorare le scosse sismiche in Italia. Vero o falso Gratis – iPhone/iPad Il classico gioco con le risposte vero o falso a tempo. Ci sono innumerevoli livelli di difficoltà, non serve la registrazione e si possono fare sfide online.
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Voyager
d
saggio
L’ultimo segreto di Mussolini L’Italia annuncia l’armistizio: è l’8 settembre 1943. Qualcosa, però, si muove nell’ombra. Ci sono altre trattative in corso. Un tavolo non ufficiale, dove il governo continua a collaborare con i tedeschi. È in questo quadro, secondo Vincenzo Di Michele, che Mussolini viene sottratto agli Alleati il 12 settembre. L’agente Nelio Pannuti, addetto alla sorveglianza del duce, in un’intervista rilasciata all’autore del libro, sostiene che quell’incursione dei tedeschi, più che un’impresa, fosse in realtà un’azione concordata. Titolo: L’ultimo segreto di Mussolini Autore: Vincenzo Di Michele Casa editrice: Il Cerchio Genere: Saggio Anno: 2015 Pagine: 144 Prezzo: 12 euro ISBN: 9788884744227
al cinema e in home video
Aquarius
in sala
Il grande quaderno Le atrocità della guerra attraverso gli occhi di due fratelli, cresciuti con una donna spietata e abituati all’insensibilità Due gemelli abbandonati dalla madre vanno a vivere con “la strega”, una donna alcolista, inumana e crudele. È la fine della Seconda guerra mondiale e per vivere bisogna essere cinici. I fratelli decidono di affrontare il mondo tentando di essere il più insensibili e spietati possibile. Nel frattempo scrivono tutto quello che gli capita su un grande quaderno che gli ha regalato il padre.
Nelle sale: 27 agosto 2015 Distr.: Academy2
in sala
The Gallows L’esecuzione Un gruppo di ragazzi, vent’anni dopo un terribile e inquietante incidente mortale, avvenuto durante una recita scolastica, decide di rimettere in scena la stessa esibizione. Le intenzioni sono buone: onorare la memoria di un amico morto all’epoca. Ma in alcuni casi il passato deve restare tale e non tutte le cose possono essere cambiate. Un horror dati toni cupi e oscuri che mette alla prova anche i veri amanti della paura.
serie tv Kirsten è affetta da un patologia che le impedisce di percepire il passare del tempo e di sentire emozioni. Un giorno viene reclutata da un’agenzia governativa segreta per collegarsi alla mente di persone morte di recente. Lo scopo è quello di indagare su omicidi e decifrare misteri, utilizzando i ricordi dei defunti. Una nuova serie ispirata a Minority Report, il romanzo di fantascienza di Philip K. Dick, dal quale è stato tratto anche l’omonimo e noto film diretto da Steven Spielberg e interpretato da Tom Cruise, Colin Farrell e Samantha Morton. La serie Tv è stata scritta da Jeffrey A. Schlecter, che ne è anche produttore esecutivo insieme a Jonathan Baruch e Rob Wolken. In onda sulle emittente Abc Family, potrebbe arrivare presto in Italia dopo il buon consenso ottenuto negli Usa.
Nelle sale: 19 agosto 2015 Distr.: Warner Bros Italia
in dVd
The Water Diviner
Disponibile: 8 gennaio 2015 Distr.: Eagle Pictures
Joshua Connor, un agricoltore australiano, è rimasto solo. La moglie è morta e lui decide di partire per la Turchia. Da lì, e più precisamente da Gallipoli, non hanno fatto mai ritorno i suoi tre figli, partiti anni prima per combattere nell’Anzac, l’Australian and New Zealand Army Corps. Per la sua impresa, Connor dovrà superare gli ostacoli creati dalla struttura burocratica dell’esercito. Troverà un valido aiuto nel maggiore Hasan che, nel corso della guerra, si trovava sul fronte opposto.
Voyager
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Visioni
Marie Curie
premio Nobel per la fisica
Lo scienziato nel suo laboratorio non è solo un tecnico, è anche un bambino davanti a fenomeni della natura che lo affascinano come un racconto di fate”
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Voyager
ASUS consiglia Windows.
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