Il Liceale Ottobre 2010

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Liceo Scientifico, Classico, Scienze della Formazione “G. De Rogatis�; San Nicandro G. co (FG) - Anno X n.1


Cover Story

Il ritorno!

IL LICEALE

10, vi dice niente questo numero? 10 come il numero di Del Piero (o Totti, o meglio ancora Sneijder), 10 come il primo giorno di scuola, 10 come il voto che non si prende mai, 10 come il decimo anno del Liceale! In onore di questo importante traguardo, abbiamo pensato di rendere questo nume‐ ro “speciale”; come potrete notare, la grafi‐ ca è un po’ diversa, specialmente la coper‐ tina, ci sono nuove e divertenti rubriche e altre sorprese. Inoltre, la “festa di comple‐ anno” del nostro giornalino si estende a tutta la cittadinanza, infatti avremo uno spazio tutto nostro per un paio di giorni per distribuirlo ai nostri compaesani. La reda‐ zione si è rinnovata anche quest’ anno e questo è un ottimo segno perché vuol dire che continua ad esserci partecipazione da parte dei liceali; un saluto va anche ai vec‐ chi membri della redazione, che adesso sono felici e contenti, si spera, all’università (ciao ragazzi!). A proposito di partecipazio‐ ne, vi rinnoviamo l’invito a partecipare alle uscite, mandandoci articoli, vignette e altro materiale! A inizio mese si è svolta la prima assemblea d’istituto in cui si è parlato, soprattutto e molto animatamente, dello sciopero dell’8 ottobre, che è stato fatto nonostante non ci fosse stato concesso; poi c’è stata la can‐ didatura dei rappresentanti d’istituto e infine c’è stato il fuggi‐fuggi generale per andare al mercato (ma per favore!). Pur‐ troppo, anche questa assemblea è stata molto caotica e con una scarsa partecipa‐ zione, perciò vi rinnoviamo l’invito ad esse‐ re più partecipi perché è un momento di dialogo molto importante tra noi studenti (e professori) su argomenti che ci riguarda‐ no molto da vicino, sperando in un miglio‐ ramento. Ma cambiamo completamente argomento, il 25/5/2010 si è svolta la Finale Provinciale di Beach ‘nd School a Siponto, in cui hanno gareggiato Nunzia Conte (IIAC) e Mariachia‐ ra Facchino (3B), piazzandosi al 2° posto. Complimenti ragazze! Complimenti anche al prof Fini e alla prof Ciaccia, i quali hanno preparato in maniera eccellente e molto professionale le ragazze (e non solo), grazie prof! Ma ovviamente, ringraziamo anche il Preside, perchè ogni anno permette a tutti noi studenti di partecipare ai Giochi Sporti‐ vi Studenteschi e ai tornei interclasse. Concludendo, auguriamo un buon anno scolastico a tutti e diamo il benvenuto alle classi prime e ai nuovi prof. In boc‐ ca al lupo a tutti! :) La redazione

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Dieci anni. Finalmente! di Daria Bucci Con tutti i numeri a portata di mano, am‐ miro il lavoro, a mio parere splendido, che si è riusciti a fare in un decennio. Era il novembre 2001 quando usciva il primo numero de “Il Liceale”, dove sul primo editoriale si leggeva che «non è uno stru‐ mento per mettere a conoscenza di tutti gli studenti le news riguardanti la nostra scuola, […] ma la voce di tutti gli studenti, che dal fondo dei nostri banchi non verrà mai ascoltata». Chissà a chi è venuta l’idea di far nascere questo giornalino, se ai do‐ centi o agli studenti, fatto sta che ogni “generazione” di redattori ha percorso quasi gli stessi passi, cercando notizie che potessero interessare i lettori, spronando‐ li a scrivere qualche articolo, lottando per far sì che il giornalino uscisse, inserendoci novità, facendolo arrivare a come è oggi, perché, naturalmente, negli anni è cam‐ biato parecchio (partito con otto pagine, col passare del tempo ha visto la nascita del The Wall, della Crazy Page, con l’immancabile Hit Parade e tutte le altre sezioni, nate specialmente dal VI anno in poi). Ci sono stati tempi duri, immagino, quan‐ do Il Liceale “appariva” solo un paio di volte all’anno, con una redazione compo‐ sta da un paio di persone che “elemosinavano” articoli agli studenti, oppure quando non era presente nemme‐ no il docente referente e Il Liceale non era annoverato tra i progetti della scuola. In diversi editoriali, poi, ho letto della diffi‐ coltà dei redattori di coinvolgere tutto il corpo studentesco a partecipare all’uscita del giornalino. Il problema è presente ancora oggi, forse per un’eccessiva timi‐ dezza, o per il timore di “mettersi a nu‐ do”, oppure ancora perché, attraverso i social network, ora le notizie possono arrivare all’attenzione di tutti in tempo reale, così che Il Liceale resti solo alla re‐ dazione (che, almeno, negli ultimi anni è un po’ più vasta dei precedenti). Io, co‐ munque, resto convinta che questo gior‐ nale, frutto dell’impegno di un gruppo di studenti che magari in comune hanno solo la passione per lo scrivere, sia uno dei più potenti strumenti di comunicazione che ci siano in questa scuola, in cui ognuno è libero di esprimere le proprie idee

(sempre nei limiti della decenza) e tutti dovrebbero provare a contribuirvi, anche scrivendo articoli di un certo peso, dato che, anche se non vi farà piacere leggerlo, questo giornalino non esiste solo per la crazy page. Delle volte mi capita di sentir‐ mi rivolgere pesanti critiche sull’ultimo numero uscito, a cui rispondo sempre con “Che ne dici di aiutarci tu a migliorare, allora?”. La frase viene quasi sempre inte‐ sa come una minaccia, di fronte alla quale il critico di turno chiude la bocca e va via, però essa è una proposta seria: potendo migliorare qualcosa, perché non rigirarsi le maniche e mettersi al lavoro? Perché mai creare il divario tra redazione e il re‐ sto degli studenti? Comunque, tornando al resoconto del decennio, quello che più mi rallegra è ve‐ dere come negli anni il giornale sia cre‐ sciuto, migliorato e diventato parte della storia del liceo (e c’era chi, nei primi anni, si chiedeva se esso sarebbe sopravvissu‐ to!) e sono davvero orgogliosa di parteci‐ pare all’uscita di questo numero, speran‐ do che, magari, tra qualche anno anche io potrò tornare a scrivervi e ricordare “ai miei tempi Il Liceale com’era”. Scrivo que‐ sto perché, proprio per via del suo com‐ pleanno, si è voluto rendere questo nu‐ mero “speciale”, raccogliendo le “testimonianze” di alcuni redattori di ogni generazione, che sono tornati a scrivere sul giornalino proprio per festeggiarne il compleanno e raccontarne la storia dal loro punto di vista (e mi scuso se non si è potuto contattarli tutti, ma per ragioni di “numero di pagine” si è dovuto sceglierne solo alcuni)! È stato bellissimo poter leggere i racconti di ognuno dei “vecchietti”, con tutto quel‐ lo che hanno passato, poter constatare come Il Liceale sia stato, da dieci anni a questa parte, il punto cardine dell’istituto: anche solo sfogliando i vecchi numeri, che si sia frequentato o meno il liceo in quegli anni, si può ripercorrere una storia che lega e accomuna tutti noi studenti, ren‐ dendo ancora più prezioso quel vecchio pezzo di carta che si ha tra le mani. Ora sta solo a noi, “nuove generazioni”, far sì che questo giornale possa continuare il suo cammino.


La storia

C'era una volta il Lice@le. di Alessandra Pacilli zione del Lice@le: sotto la guida della Prof.ssa Berardi (alla quale, cogliendo l'occasione, vanno i miei saluti più ca‐ ri), la 3a e 4a B si affaccendavano per dare una forma concreta agli articoli. Si ponevano, intanto, diversi problemi: non solo sul contenuto delle varie le pagine, ma anche sul come stamparle. Il nostro pensiero iniziale era quello di un giornale tutto a colori ma, scoprii, per ogni colore in più, sarebbe aumen‐ tato il costo di stampa (in maniera proibitiva). Carichi dell'euforia iniziale, comunque, curavamo il Progetto che cresceva e andava avanti. E crescendo, diventava una realtà. Sorrido, pensando al profumo dell'in‐ chiostro di quel vecchio ciclostile che rimettemmo in funzione, apposita‐ mente per stampare le prime duecen‐ to copie del primo numero del Li‐ ce@le... La carta era quella classica da fotocopie, la qualità di stampa... un po' meno di quella standard. Ma "il giorna‐ lino" era comunque uno spettacolo, ai nostri occhi: reggevamo, tra le mani, qualcosa che avevamo ideato, scritto, impaginato, stampato interamente da noi. A poco a poco il Lic@le si fece co‐ noscere e, al "noi" della 3a e 4a B, si aggiunsero tanti altri "articolisti". Ovviamente, non sono state tutte "rose e fiori". Abbia‐ mo conosciuto pe‐

riodi di alti e bassi; e nei periodi "bassi", quando quasi tutti dimentica‐ vano gli impegni presi, mi chiedevo ‐ classicamente ‐ "chi me lo fa fare?". Eppure, insieme ai "fedelissimi", ci but‐ tavamo ugualmente nell'avventura di un nuovo numero. Certo, non riusciva‐ mo a pubblicare con cadenza periodi‐ ca, però, insomma: non potevamo cer‐ to lasciare ai posteri un giornale che funzionasse già alla perfezione! Quasi dieci anni dopo… Sfoglio una copia del Liceale dell'anno scorso, mi è capitata tra le mani a casa di mio cugino (ciao Fra!). La prima cosa che mi salta all'occhio è che la chioc‐ ciola si è persa con il tempo; ma non è proprio "persa", si è semplicemente smarrita fra i tasti di qualche tastiera perché, in realtà, il Liceale è decollato, è sbarcato sul web ed è ora una realtà che raggiunge davvero tutto il popolo del Liceo. Scopro che è diventato un vero periodico e passeggio fra le oltre venti pagine di carta lucida, bianchissi‐ ma e le foto a colori: ma allora, ci siete riusciti ad arrivare là dove avremmo voluto noi! Mi viene in mente la storia di quell'uo‐ mo che piantava alberi in una terra desolata, nella quale non cresceva niente. Piantò semi per anni, pur sa‐ pendo che non avrebbe avuto l'oppor‐ tunità di veder cre‐ scere ogni singolo albero. Ma lui lo faceva lo stesso. E così, molti dei se‐ mi si trasformaro‐ no in foresta; e così, vedendo dove è arri‐ vato, per merito vostro, il Liceale, trovo ancora una risposta all'ormai lontano "chi me lo fa fare?".

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IL LICEALE

30/09/2010 Sapienza – Università di Roma, Facoltà di Ingegneria. Una suoneria tanto allegra, quanto poco accademica, mi avvisa che qual‐ cuno, da San Nicandro, vuole mettersi in contatto con me: 0882491038. Mmm…, penso, questo numero mi ri‐ corda qualcosa.  Pronto?  Alessandra?[…] A rispondere ‐ che strano! ‐ è “il Presi‐ de” (ché, saranno anche passati anni, ma per antonomasia il prof. Scalzi è rimasto e rimarrà “il Preside”). E’ così che, telefonicamente, ho il piacere di conoscere Daria:  Stiamo contattando tutti i capi re‐ dattori del Liceale in occasione del decimo anno dal primo numero [..]. La proposta di scrivere di nuovo per il Liceale mi rapisce: era un piccolo so‐ gno nel cassetto, dopotutto. (Confesso però che, dopo la piacevole sensazione iniziale, devo confrontarmi con il tem‐ po che è passato: uno, due, tre… dieci anni! Ma sono tantissimi!). All'incirca dieci anni prima ‐ C'era una volta il Lice@le… La chiocciola, @, voleva sottolineare il nostro (ambizioso) tentativo di dar vita a un giornale che fosse aperto al mondo: al mondo della scuo‐ la e del nostro Liceo, a quello di Internet e della musica. Voleva es‐ sere uno strumen‐ to per imparare a guardarci in‐ torno e ad interro‐ garci un po' più spesso su tutto ciò in cui eravamo immersi. C'era una volta la prima Reda‐


La storia

Confessioni dell'Anno Terzo, numeri 1, 2 e.. 3! ! di Michele Torella

IL LICEALE

«Porca miseria, ci risiamo! Credevo mi avrebbero lasciato in pace dopo l’estate, ma questi sono tornati più incazzati di prima! Ma chi si credono di essere? Non bastava che mi appioppassero quei ridi‐ coli cappelli da Babbo Natale, i sondaggi con premio finale (mai consegnato al vincitore!), i cruciverba copiati e pure sballati e Navarra come docente respon‐ sabile insieme a Berardi??? Pensavo che con Pacilli e Borrelli avessi già visto tutto, ma questi qua sono ancora peggio…si credono di essere Tom&Jerry, Starsky&Hutch, Nip&Tuck, Dol‐ ce&Gabbana. Sono nessuno, ecco chi sono! Questo è quello che pensavo a set‐ tembre del 2003, ma oggi, nove mesi dopo, è persino peggio. Dal principio mi sono dovuto sopportare Mimmo, che prima si è lagnato dicendo che per l’esame di stato non gliene sarebbe fre‐ gato niente di me, poi intanto ha preso a fare daccapo quelle parole crociate del cavolo che avevano sempre qualcosa che non andava. E allora chi mi sono ritrova‐ to col fiato sul collo per un anno intero? Un altro pazzo, ecco chi! Quello che si spacciava con il nick di Alex, Axel, manco me lo ricordo! Ora ve ne racconto qual‐ cuna delle sue. Il preside a settembre disse che non c’erano fondi a sufficienza per pubblicarmi per il terzo anno, e come se non bastasse Berardi si era già chia‐ mata fuori causa. Quindi? Me ne vado in vacanza? NO! Power to the people! Co‐ me se già non fosse bastato quel Good morning Vietnam! che mi aveva annun‐ ciato più forte che mai. Quei due pazzi che hanno fatto? Se ne sono andati in giro per le classi a racimolare tutti i “bronzini” che i ragazzi avevano in tasca e potevano sacrificare alla causa. Hanno riempito un bel sacchetto di plastica e lo hanno portato in presidenza. Capirai! L’obolo per farmi pubblicare e passare per uno straccione! Allora un giorno me li sono chiamati da parte e gliene ho cantate quattro: “Ma che cavolo vi siete messi in testa? Così non andia‐

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mo da nessuna parte!”. Eppure mi hanno ficcato prima in un computer, poi mi hanno fatto passare per quella dannata fotocopiatrice e si sono messi a dire che ero anche venuto bene. E questa gliel’ho fatta passare. Qualche mese più tardi, peggio ancora! Hanno prima aspettato di consumare i gemellaggi in Germania e le gite di primavera, e poi mi hanno usa‐ to come una vecchia battona per rifarsi il capello davanti a tutto l’istituto! Il risul‐ tato? Una mattina mi trovo sul tavolo della presidenza, con Scalzi e Russo in‐ cazzati come faine. Quelli avevano man‐ dato a chiamare Annamaria, Simona e Maria Pia per ridurle a brandelli, poi si sono resi conto che non avevano scritto loro i pezzi che avevano ri‐ cevuto in commis‐ sione. Ma indovina‐ te chi? Quel deficien‐ te con il falso nome! Axel (o Alex!). In cin‐ que minuti hanno scoperto il segre‐ to di Pulcinel‐ la e hanno fatto il giro di valzer, con tutte le me‐ nate del caso sul fatto che Il Liceale stava diventando una specie di Fruff’cia pre‐ universitaria. Però, a quello con il falso nome della Goliardia già non gliene fre‐ gava niente, e tantomeno delle lavate di “capa” del preside e del prof di inglese, e questi che dovevano fare di più??? Sape‐ te chi ha pagato? Io! Non sono andato in Germania, al Maristen Gymnasium, co‐ me mi avevano promesso, a farmi legge‐ re dai crucchi. E la rabbia è che i miei detrattori sono stati quelli che dovevano promuovermi. Logico che per l’ultimo numero la censura sarebbe stata alle stelle! Scalzi mi ha detto: “Tu non esc(i) più!”. Alex (o Axel!) se n’è venuto con: “Tu invece esci!”. E mentre loro giocava‐ no a braccio di ferro io mi sono ritrovato

fotocopiato su una carta color puffo. Complimenti per i titoli di coda! Sotto censura c’erano gli articoli di quello con lo pseudonimo e la satira politica, in ver‐ si, di Gino “Bosciù Babbò” (by Vincenzo Colino, ndr) Pertosa. Non sarei mai usci‐ to, ma quello con il falso nome mi ha infilato nella sua Cinquecento rossa e mi ha portato al Cinema Italia (‘kkata Sciòr), dove c’era la prima e ultima di Grease, e mi ha distribuito insieme a Simona con tanto di dedica lagnosa! E quale posto migliore, se non un teatro, potevano scegliere quelle sagome per far calare il sipario?». In quei giorni ci porta‐ rono a vedere Che ne sarà di noi, e mai film fu più azzec‐ cato per un momento del gene‐ re. Finora, acido, Il Liceale vi ha detto la sua. Riletta adesso la storia andò veramente così e quando ci ricordiamo di certi aned‐ doti ancora oggi ce la passiamo a ridere da morire. Non lo sapevamo davvero cosa sarebbe stato di noi, e alcuni per emulazione adolescenziale o per curiosità l’estate seguente an‐ dammo veramente in Grecia, co‐ me Muccino. Solo che noi siamo tornati proprio come eravamo partiti, e la risposta non l’avevamo trovata laggiù. Allora, senza più nessuno della vecchia guardia in redazione, per noi Il Liceale sarebbe finito e, forse, sarebbe rimasto un mito. Ma forse eravamo troppo ego‐ centrici e abbiamo perso la scommessa. Sei anni dopo sono contento di saperlo, leggendovi dalla città che mi ospita. Il Liceale ha retto anche al 2.0 e a Facebo‐ ok, e anzi proprio grazie a loro è tornato per un po’ a farsi strada nel mio presen‐ te, ormai lontano da quei giorni. Oggi sappiamo cosa è successo a noi e al Lice‐ ale, e salutandovi dalla capitale auguro a tutti voi di ribaltare i vostri pronostici e vincerla, quella scommessa!


La storia

Un foglio, mille ricordi . Tanti auguri Vecchio mio! di Luca "fumarsi" il Nostro Affezionato. Quell'an‐ no fu introdotta la "Crazy Page" che, a quanto vedo, con il tempo è diventata un pilastro del giornalino. Ma quello fu anche l'anno delle prime grandi manifestazioni, quelle vere, con tanto di forum finale. Io l'ho sempre considerato l'anno della svol‐ ta, non solo per Il Liceale. Le matricole di quegli anni trovarono infatti un ambiente attivo, impegnato dal punto di vista extra scolastico. Per il giornalino fu comunque un anno difficile, la redazione era strimin‐ zita e la partecipazione, che pur era pre‐ sente, non era così elevata da permetterci più di due numeri annuali. Se nel primo numero l'apertura era tutta dedicata a se stesso, nel secondo Il Liceale tornò alla sua funzione originaria di informatore e osservatore dei fatti d'istituto. Tra le sue pagine infatti si poteva leggere della festa della musica e del derby di beneficenza organizzato tra i ragazzi del liceo. In quella occasione, e in occasione della preceden‐ te manifestazione per la Pace e contro la fame nel Mondo, furono raccolti fondi affidati a suor Carmina Marsano, suora missionaria in Tanzania. L'anno V (a.s. 2005/06) fu quello del gran ritorno. L'entusiasmo attorno al Liceale era cresciuto, la redazione ritornò ad af‐ follarsi, tutti aspettavano con ansia l'usci‐ ta del prossimo numero. Per noi era come una sorta di giro di boa e, personalmente, all'epoca sognavo di poter festeggiare un giorno i dieci anni del nostro giornalino e, se tutto questo si è avverato, devo ringra‐ ziare voi che ci avete creduto come aveva‐ mo già fatto noi prima. Sarà stata l'emo‐ zione o forse la solita concitazione che accompagna l'uscita di ogni nuovo nume‐ ro, fatto sta che il quinto anno si aprì con una gaffe clamorosa. Il titolo, ben visibile, recitava: "Il Liceale anno IV!". Mea culpa, non so spiegarmelo visto che nell'articolo allegato ripeto più volte che si tratta del quinto anno di vita per il Nostro Affezio‐ nato. Poi, come un fulmine a ciel sereno, Il Lice‐ ale si ritrovò suo malgrado protagonista nel raccogliere il dolore, la rabbia, i ricordi e l'incredulità di tutti noi in occasione

dell'assassinio, perché, anche se ancora oggi ripensandoci sembra assurdo, fu pro‐ prio di assassinio che si trattò, di Giorgio Palazzo. Chi c'era ricorderà l'atmosfera surreale di quel lunedì in cui tornammo a scuola (il fattaccio successe il sabato). Ricorderà anche l'impegno che ci mettem‐ mo nel chiedere ad alta voce, seppure con una fiaccolata silenziosa, giustizia per Giorgio. Ricorderà le difficoltà che affron‐ tammo, noi, semplici liceali, nel fronteg‐ giare un vero e proprio circo mediatico, televisioni da tutta Italia e poveri politi‐ canti subito pronti a buttarsi a capofitto per strumentalizzare la tragedia. Senza dubbio alcuno fu la pagina più triste che Il Liceale dovette raccontare, ma anche in quell'occasione lui c'era e ne fu all'altezza. Ci sarebbero tanti altri aneddoti da rac‐ contare, come ad esempio la prima festa dell'arte e della creatività nello spiazzo della palestra, la manifestazione anti Mo‐ ratti e il concerto degli A'676, ma non essendo di certo questo il mio primo arti‐ colo per Il Liceale, so bene di essermi di‐ lungato già troppo. E poi mi metto nei panni di Daria che dovrà impaginarlo, im‐ maginando tra l'altro i papiri che avranno scritto i miei colleghi. Li capisco, perché quando parli di qualcosa che ami le parole vengono fuori da sole e non ti bastereb‐ bero cento fogli bianchi per riempirle. Il bello de Il Liceale è proprio quello di cui sopra: lui c'era sempre. Attraverso le sue pagine e attraverso la sua storia posso ricostruire la mia avventura da liceale, e, come me, tutti quelli che sono passati dal "G. de Rogatis" possono dirlo. Questi dieci anni sono la nostra festa, ci riuniscono tutti. Sono passate sei o sette generazioni di ragazzi attraverso il nostro giornalino. Alcuni dei primi redattori oggi hanno su‐ perato i venticinque anni e voi, che fate parte della redazione attuale, ne dovete ancora compiere diciotto. Generazioni che a volte si sono semplicemente sfiora‐ te nei corridoi del nostro istituto, altre nemmeno mai incrociate. Eppure lui, il nostro Vecchio Liceale, c'era sempre e c'è ancora.

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IL LICEALE

Quando mi trovai ad avere in mano le redini de "Il Liceale" la situazione non era certo delle più rosee. L'anno scolastico era il 2004/05, anno IV per il Nostro Affe‐ zionato, ormai orfano della redazione di primo corso. Avevo iniziato a scrivere sul giornalino l'anno precedente, sotto la direzione di Michele Torella, alias Alex, debuttando con un articolo che parlava niente di meno che di Roberto Baggio. Ricordo ancora quando consegnai il mio floppy disk (allora la sigla USB era qualco‐ sa di sconosciuto), tutto contento e orgo‐ glioso di essere ufficialmente parte della redazione de "Il Liceale". In parole povere, quello fu il mio anno di praticantato. Ap‐ presi i trucchi del mestiere per così dire, i segreti dell'impaginazione e, soprattutto, vissi la vita di redazione: le riunioni, le discussioni, le ore passate alla fotocopia‐ trice. Era chiaro però che il bello doveva ancora arrivare. A settembre 2004, tornati tra i banchi di scuola, Il Liceale, e per un certo senso anch'io, si ritrovò orfano dei suoi redattori. Senza un docente referente, senza una redazione stabile, il giornalino scolastico rischiava di non rientrare più nei progetti dell'istituto. In tanti, ma in tanti davvero, vociferavano che il ricam‐ bio generazionale in redazione non ci sa‐ rebbe stato e che Il Liceale era destinato a morire. Per noi, quei terribili ragazzi della 4^A, da sempre osteggiati da tutto e tutti, questa cosa non era possibile. Ci rimboc‐ cammo le maniche e decidemmo di for‐ mare una nuova redazione. Le difficoltà iniziali furono molte, io ero l'unico ad aver già fatto parte di una redazione in passa‐ to, per molti era la prima volta nella scrit‐ tura di un articolo di giornale (compiti della prof.ssa Grana a parte!), ma, anche grazie al fatto che Matteo Trapani era stato eletto come rappresentante al Con‐ siglio d'Istituto e io e quel folle di Marzio Sassano come rappresentanti dell'istituto stesso, riuscimmo a superarle. Il primo numero dell'anno IV riportava in prima pagina la splendida notizia: "è ancora vi‐ vo!". Memorabile la vignetta di Marzio che raffigurava un Rastaman intento a


La storia

CRONACHE DI UNA FANTASTICA ANNATA Sesto anno del Liceale di Domenico Maria Mascolo

IL LICEALE

Ciao a tutti, per chi non dovesse cono‐ scermi, sono Domenico Mascolo e so‐ no stato rappresentante d’istituto ne‐ gli anni scolastici 2005/2006 e 2006/2007, anno in cui ho conseguito la maturità classica. Durante l’anno scolastico 2006/2007 ho fatto parte della redazione del “Liceale” e in que‐ sta sede intendo raccontarvi alcuni aneddoti che riguardano proprio quel periodo. Inizierò ringraziando l’attuale redazione del “Liceale” per avermi da‐ to la possibilità di narrarvi alcuni ricor‐ di graditi in merito al sesto anno di vita del liceale. L’anno scolastico 2005/2006 finiva con la brutta parentesi della morte del no‐ stro caro amico Giorgio Palazzo, il 2006/07 iniziava con la bellissima vitto‐ ria dei mondiali di calcio da parte della nostra nazionale. Proprio nel primo numero del sesto anno noi, senza mai dimenticare Giorgio narravamo le av‐ venture capitateci durante l’escalation degli azzurri guidati da capitan Canna‐ varo (che di lì a poco avrebbe vinto il pallone d’oro). Quasi tutta la redazione del liceale aveva vissuto l’emozione dei mondiali presso la tavernetta di casa mia, lì avevamo gioito per tutte le par‐ tite, tranne che per quella sfortunata contro gli U.S.A. che avevamo deciso di vedere altrove. Il 12 Giugno 2006 la nazionale vinceva con il Ghana e qui a San Nicandro Costantino Squeo veniva eletto sindaco (cosa molto importante per la redazione del “Liceale”, ma lo scoprirete dopo). Il ricordo più bel‐ lo che ci è rimasto, e che abbiamo

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raccontato sul liceale, è sicuramente quello che perviene dalla semifinale contro la Germania. Eravamo in circa cinquanta in tavernetta, ognuno con una bandiera o un oggetto che potesse identificarlo come tifoso, ognuno con un mezzo di trasporto pronto a fare i caroselli. Io con la mia bandiera e con il mio tamburo, rubato a Matteo Ciava‐ rella, ero tutto emozionato e pronto a festeggiare insieme ad uno dei miei amici di sempre, Alfonso Ruberto, sul suo Aprilia Sr “Spiderman” (per via del‐ le sue carene colorate stile uomo ra‐ gno). La partita si svolge con molte emozioni, ma senza nessun gol; si an‐ drà ai tempi supplementari… ovvia‐ mente noi avevamo tutti la paura dei tempi supplementari, avevamo vissuto la finale dell’europeo in Olanda e ave‐ vamo visto vincere la Francia. Inoltre avevamo molta paura anche dei rigori, perché molte volte ci erano stati sfavo‐ revoli. Non sapevamo che la storia sta‐ va per cambiare ed era in procinto di donarci la più grande emozione della nostra vita. Minuto 117 Pirlo si guada‐ gna un calcio d’angolo. Lo batte del Piero, palla in mezzo, un tedesco la mette fuori, Pirlo la recupera la passa a Grosso il quale con un tiro incredibile batte Lehman. Putiferio in tavernetta, bandiere in aria, birre per terra, ab‐ bracci, baci, scappiamo tutti fuori in largo santa Maria. Felicissimi iniziamo a saltare sulla macchina di “Cuscetta” senior, neanche il tempo di rientrare che esce da dentro la tavernetta Diego di Leo che ci dice che ha segnato del

Piero… vi lascio immaginare cosa non è successo quella notte. La gioia più grande doveva ancora arrivare; la fina‐ le della coppa del mondo si giocava il 9 luglio 2006, due giorni dopo aver fe‐ steggiato il mio primo compleanno da maggiorenne. Quella con la Francia è stata la partita più sofferta di tutta la mia vita da tifoso, ma alla fine abbia‐ mo vinto e abbiamo festeggiato per un’estate intera al suono del po‐po‐po‐ po‐po‐po‐po dei ”seven nation army” con “white stripes”. Il secondo numero del “liceale” di quell’anno fu dedicato alla manifesta‐ zione per il diritto allo studio organiz‐ zata dalla redazione del “liceale” e dal‐ la “rappresentanza d’istituto” il 17 no‐ vembre (giornata internazionale per il diritto allo studio). Quella fu una delle manifestazioni più riuscite che io ricor‐ di. Effettivamente un corteo fatto per bene non lo si organizzava dall’era del mio ginnasio. Forse qualcuno di quelli che quest’anno fa il quinto ricorda an‐ cora il corteo organizzato con gli alto‐ parlanti sulla Fiat Panda di Serena di Sipio e con le bandiere e gli slogan fatti dalla redazione del “liceale”. A fine manifestazione ci incontrammo tutti in piazza per discutere delle tematiche della riforma varata dall’allora ministro Fioroni, che nonostante tutto non era così incidente come quell’attuale vara‐ ta dalla Gelmini (ma questa è un'altra storia). All’interno di questo numero iniziarono i primi attacchi ironici perso‐ nali tra amici e compagni di scuola. Ci fu un articolo storico, che diede inizio


La storia

ragazzi si organizzavano la loro festa. Il primo veglio‐ ne di Natale si svolse al “Texano” ed ebbe un suc‐ cesso incredibile (e forse alcuni di voi ancora se lo ricorda‐ no) tanto da indurre me e Alfonso Ruberto ad orga‐ nizzarne subito un altro a Car‐ nevale, nel quale bissammo il successo del primo e met‐ temmo in difficoltà an‐ che i “mostri sacri” del Carnevale sannicandrese co‐ me le parrocchie; ma questa è un'altra storia. Il quarto numero del liceale fu stampa‐ to ad un anno dalla morte del caro Giorgio, per questo molte pagine par‐ larono di lui. Ma accadde una cosa strana, per certi versi straordinaria; proprio in quel periodo il nuovo sinda‐ co Squeo prese contatto con la reda‐ zione del “liceale” e la redazione della “talpa del Fioritto” per proporci di or‐ ganizzare congiuntamente una manife‐ stazione. Per la prima volta il mondo politico, grazie all’apporto del nostro giornalino, aveva interpellato i giovani e aveva proposto loro di organizzare il dibattito con Don Luigi Ciotti, Presiden‐ te di “Libera” (associazione che da anni si batte contro tutte le mafie). Il “Cineteatro Italia” era strapieno, c’era un sacco di ragazzi, ma anche molti

adulti, giornalisti, carabinieri e anziani. L’onore di presentare don Ciotti e di aprire il dibattito era, come rappresen‐ tante d’istituto e di membro della re‐ dazione, il mio. Con don Ciotti parlam‐ mo della mafia in generale e di quella sannicandrese in particolare. Parlam‐ mo dell’assassinio di Giorgio, della dro‐ ga presente in “Terravecchia”, della malavita del “Bronx”, dell’assenza e in certi casi connivenza delle forze dell’ordine e della speranza di alcuni di noi di voler cambiare faccia al proprio paese. Decidemmo di percorrere una strada in comune e da li nacque un mio articolo: “Noi Gente che Spera!”. Un articolo che v’invito a leggere, perché credo che possa farvi comprendere le bellezze del nostro territorio e la spe‐ ranza di un futuro migliore che è legata solamente alle nostre scelte. L’incontro con don Ciotti ci aveva pro‐ fondamente cambiati, ci aveva dato fiducia e attaccamento al territorio. Dopo don Ciotti capimmo che poteva‐ mo fidarci delle istituzioni e della giun‐ ta comunale, che in più di una volta ci era stata vicina. Capimmo che erava‐ mo diventati uomini e donne e che il futuro, e tutto ciò che ne comportasse; eravamo pronti per affrontare l’esame di stato. Tra l’altro quelli erano gli anni dei film “Notte prima degli esami” e “Notte prima degli esami oggi” e noi tutti ci sentivamo un po’ Vaporidis, perciò alcuni tra noi non furono am‐ messi agli esami per aver girato un vi‐ deo nel bagno della scuola, ma questa è un'altra storia…

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IL LICEALE

ad una fecondissi‐ ma parentesi del “liceale” dove ognu‐ no poteva e voleva scrivere la sua per far ridere gli altri. L’articolo di apertura di questo periodo fu: “La vera storia dell’uomo incompreso” in cui Diego di Leo e Lucia Serena Piz‐ zarelli prendevano in giro sar‐ casticamente e senza malizia Alessandro Torella, che era il suddetto uomo incompre‐ so. In quell’articolo Diego e Lucia Serena raccontavano la giornata tipo di Torella enfatiz‐ zando i suoi vizi scolastici (vi con‐ siglio di leggere quell’articolo perché è veramente fantastico). La risposta non si fece attendere ed uscì nel terzo numero del nostro gior‐ nalino. Alessandro infastidito dall’articolo decise di rispondere a Die‐ go con un altro contro‐articolo dal no‐ me: “L’uomo incompreso Vs L’uomo scimmia”; vi lascio immaginare chi fos‐ se l’uno e chi l’altro… nel frattempo il Natale si avvicinava e nella redazione si sentiva il bisogno di organizzare qual‐ cosa per rendere uniche quelle ultime vacanze invernali da studenti. Nacque così, per caso, la voglia di riprendere una tradizione ormai sparita dal liceo “De Rogatis” ovvero di organizzare il veglione liceale di Natale che mancava, ormai, dal 1994. Quest’evento ebbe molto spazio sul “liceale”, perché ora i


La storia

NOSTALGIA NOSTALGIA CANAGLIA.. di Chiara Di Lella Risulta difficile scrivere dei mie anni, i nostri anni, al Liceale, quando sei fuori da tutto quello che per anni è stato naturalmente parte della tua vita, anzi è stato ragione delle tue giornate da “scolaro molto poco scolaro”... È diffi‐ cile perché è stato talmente difficile non pensarci più e realizzare che “era meglio quando si stava peggio”,che quasi hai voluto cancellare tutti quei momenti così apparentemente sconta‐ ti che ora pagheresti per rivive‐ re...Oddio ho 20 anni, sono solo all'ini‐ zio del mio secondo anno di università e parlo già così???!!! Vergognoso, ma vi giuro che purtroppo quando si va verso nuovi orizzonti, inconsapevole di cosa aspetta, ci sono due alternative: ‐mollare tutto, e cancellare quasi per non soffrire di malinconia; ‐rimanere attaccati al resto, senza riuscire ad an‐ dare avanti. Io ahimè o non ahimè, ho scelto la pri‐ ma con tutto ciò che ne consegue, che

può essere negativo e positivo, e che non vuol dire dimenticare tutto e di‐ menticare le origini, ma cercare di an‐ dare avanti senza farsi ammazzare dalla “nostalgia canaglia” di Al Bano (chi vi ricorda RAGAZZ?)...Dato sfogo a questo sprazzo esistenzialista che mi porto dietro da sempre, direi che piano piano, scrivendo scrivendo, sto di nuo‐ vo entrando nella parte, quasi quasi scendo in presidenza a chiedere la stampa a colori, a litigare con qualcuno che probabilmente potrebbe essere il preside o giù di lì e sento il telefono squillare con qualcuno che mi ricorda che, come al solito (come oggi del re‐ sto), sono in ritardo con l'artico‐ lo...Perché poi io su queste cose non sono mai stata responsabile come Va‐ leria Bizzari (mamma Valeria) che riga‐ va dritto sul Liceale, ma era più tutto il “torno torno” che mi piaceva, era tutto l'organizzare, il prendere iniziativa, il litigare (quello mi riusciva benissimo),

che non l'articolo in sé. Insomma ci ho messo sempre tutta me stessa, ci man‐ cherebbe, ma forse ora da qui, imma‐ gino tutto un po' sfuocato e vedo solo il bello, solo il dolce e il divertente… Ma so e ricordo che non è così, so e sono convinta che il Liceale deve esse‐ re altro per chi ha ancora la possibilità di stare al Liceo, e spero che tutti: da chi gestisce, all'alunno più giovane, possano usufruirne in piena libertà e senza caporedattore, o vice redattore perché nei mie/nostri anni, ci abbiamo messo l'anima per rendere sempre partecipi tutti, e sapere che qualcosa è cambiato mi dispiacerebbe molto... Spero non sia così, e spero che tutti continuino a sapere l'importanza di questo strumento così alto che abbia‐ mo avuto e avete la possibilità di gesti‐ re, tutti, dal basso...O almeno spero. Grazie per la possibilità che mi avete dato di tornare a dirvi qualche cazzata, come sempre.

SENZA TITOLO di Emanuela Stoduto

IL LICEALE

Tornare a scrivere per il Liceale fa un certo effetto. Il problema è non ricicla‐ re le parole, essere sempre uguali a sé stessi senza essere ridondanti. Dieci anni sono davvero tanti per un periodi‐ co scolastico! Quale progetto è più difficile di quello che viene portato avanti, da così tanti anni, sempre da gruppi di persone e non dal singolo? Riunire decine di teste, organizzarsi per le scadenze, avere una responsabi‐ lità che ci si assegna da soli, è stata da sempre la magia della Redazione de Il Liceale. Parlo come se la redazione fosse stata sempre una, perché le teste sono cambiate negli anni, il contesto anche, ma tutti quelli che ci sono pas‐ sati e si sono impegnati anche solo una volta per il giornale, avevano qualcosa in comune: la voglia di comunicare qualcosa e di tenere in vita un mezzo di

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comunicazione importante. A ripensare adesso ai miei anni tra‐ scorsi al liceo, alle prese con giornalino e non solo, mi viene una gran voglia di tornarci. L’università è una realtà enor‐ me e variegata, ci si perde dentro da quanto è bella. E allo stesso tempo ti fa ricordare quanto era forte, però, il sa‐ pore delle piccole cose, dei progetti locali, delle piccole vittorie, come la pubblicazione di quelle pagine scolasti‐ che! Ripetere all’infinito che Il Liceale è l’unico mezzo amplificatore delle vo‐ stre voci di studenti è inutile, se non siete prima coscienti del potere che la carta stampata ha e continuerà ad ave‐ re. Ogni volta che penso al Liceale mi viene sempre in mente anche la tivù, al baratro enorme che c’è tra la comuni‐ cazione a senso unico, in cui noi non siamo partecipi ma solo spettatori, e la

realtà meravigliosa ed aperta di un giornale in cui ogni voce dovrebbe es‐ sere ben accolta. Credo che dopo dieci anni l’unica cosa che posso dire è che spero che resti sempre un giornale libero, in cui ognu‐ no è chiamato a dire la sua, ovviamen‐ te nel rispetto degli altri, anche con delle critiche, quando sono costruttive. Possa anche esso a volte essere più smilzo, per mancanza di articoli o di idee, cosa che umanamente può suc‐ cedere, possa anche Il Liceale diventa‐ re un volantino, l’importante è la sua presenza autentica, e spero mai rigon‐ fiata e falsificata giusto per crearne un numero. Con tanto affetto (ed ancora più malin‐ conia) faccio gli auguri a Il Liceale per i suoi dieci anni e spero che continui a vivere nel tempo! La cosa meravigliosa è che dipende solo da voi!!!


La storia

Col senno di poi.. di Valeria Bizzarri Quando ho saputo che quest’anno “Il Liceale” compie 10 anni mi sono emo‐ zionata e mi sento davvero lusingata di avere la possibilità di scriverci di nuovo, questa volta da testimone del‐ la sua storia. Devo ammettere che è strano, perché mi sembra sia passata una vita da quando ho distribuito il mio ultimo numero da redattrice, mentre è pas‐ sato solo un anno e mezzo! Ed è dura parlare de “Il Liceale” senza essere nostalgica o ridondante. Per questo, più che raccontare degli aneddoti, voglio parlare di quello che mi ha la‐ sciato quest’esperienza. Era prevedibile che dopo tre anni pas‐ sati a impaginare il nostro caro gior‐ naletto sarei finita in una scuola di grafica e di fatti così è stato. Ieri ero a lezione, l’argomento era “gli elementi

dell’impaginazione” e mi sono tornati in mente i vecchi tempi, quando per impaginare usavo il Publisher, che se lo sapesse il mio prof di Computer Grafica malato di Appleite acuta mi prenderebbe a tastierate in faccia! Ma poi pensavo che, infondo, tutto il tempo e le energie spesi per scrivere gli articoli, fare l’impaginazione, anda‐ re alle riunioni e portare tutto in stampa non sono stati sprecati. Mi hanno fatto scoprire che la mia pas‐ sione per l’arte poteva diventare un mestiere, mi hanno permesso di con‐ dividere la mia passione per la scrittu‐ ra e soprattutto di instaurare dei bei rapporti che durano ancora oggi. Far parte della redazione de “Il Licea‐ le” è stata un’esperienza meravigliosa e ripensarci mi fa venire voglia di tor‐ nare al liceo, cosa che mai per nessu‐

na altra ragione, se non quella di far baldoria con i compagni di classe, mi verrebbe in mente. Spesso mi è capi‐ tato di vedere professori e soprattut‐ to alunni sminuire questo giornale e mi dispiace, perché, se usato con cri‐ terio, è la più potente valvola di sfogo per i ragazzi, che attraverso di esso possono condividere le proprie pas‐ sioni con i loro coetanei e comunicare in maniera diretta con gli adulti. Personalmente sono orgogliosa di aver fatto parte della storia de “Il Li‐ ceale” e spero di aver contribuito, insieme ai miei colleghi, a renderlo migliore. Ma più di tutto spero che possa crescere e migliorare ancora grazie al lavoro e alla passione di voi ragazzi e quelli che verranno dopo di voi.

Attualità

INTERVISTA DOPPIA. .STRIZZANDO GLI “STRIZZACERVELLI” di Marilena Donatacci e Mariangela De Rogatis 3) ANNI? a) 30 b) 27 4) IN COSA SI È LAUREATA? a) Psicologia clinica con specializzazio‐ ne in psicoterapia cognitivo ‐ com‐ portamentale b) Psicologia clinica con specializzazio‐ ne in psicodiagnostica 5) HA DEI SOGNI NEL CASSETTO? a) Si, tanti da interpretare b) Tutti sognano; il segreto è capire cosa ci vogliano dire 6) COSA AMA DI PIÙ DEL SUO LAVO‐ RO? a) Ascoltare, parlare, prendermi cura, sostenere, cambiare con l’altro

b) L’essere d’aiuto e vedere le perso‐ ne migliorare la propria vita 7) LA COSA CHE SOPPORTA DI ME‐ NO? a) Essere considerata un alieno. b) Chi pensa che andare dallo psicolo‐ go sia un limite 8) PERCHÉ LO PSICOLOGO A SCUO‐ LA? a) Perché i pazzi migliori sono nella scuola...docenti inclusi intendo! b) Perché ci sono tante giovani menti da manipolare...scherzo… è im‐ portante fruire di un sostegno in una fascia d’età così delicata, lo so bene, perché anche io a‐ lunna in questa scuola!

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IL LICEALE

Salve ragazzi, quest’anno a scuola c’è una novità: a scuola troverete due giovani strizzacervelli che “si prende‐ ranno cura di voi”! Non sarete più soli ad affrontare la giungla esistenziale, ma vi potrete avvalere del sostegno professionale di chi, come voi, è stato adolescente in questo liceo! Ecco un’intervista che ci siamo fatte per permettervi di conoscerci: 1) NOME? a) Marilena b) Mariangela 2) COGNOME? a) Donatacci b) De Rogatis


Attualità

SICUREZZA NELLE SCUOLE: HELP, HELP, HELP! di Camilla Mastrosimone

IL LICEALE

L’incolumità fisica della persona, che si annovera tra i diritti inviolabili dell’uomo e, in quanto tale, richiede particolari protezioni e garanzie, è se‐ riamente compromessa nelle strutture edilizie che ospitano le scuole dove ci rechiamo ogni mattina per imparare ad apprendere il “mestiere di vivere” civilmente e responsabilmente nella società di oggi, ma soprattutto in quel‐ la di domani, delle cui sorti saremo i principali artifici. La situazione è davve‐ ro disastrosa e poco incoraggiante. Basta leggere l’ultimo (l’VIII in ordine di tempo) Rapporto “Sicurezza, qualità e comfort a scuola” presentato a Roma il 17 settembre u.s. da Cittadi‐ nanzAttiva per rendersi conto delle precarietà delle condizioni in cui, noi studenti, siamo costretti trascorrere la maggior parte del nostro tempo. Sul totale di 82 edifici monitorati, circa il 16% è risultato inadeguato ad accogliere la numerosa popola‐ zione scolastica e chi “strappa” la sufficienza, ossi‐ a una scuola su cinque, lo fa a fatica, spesso salvan‐ dosi grazie all’impegno per migliorare aspetti legati alla qualità e al comfort. “In sicurezza, rite‐ niamo che non sia tol‐ l e r a b i l e strappa‐ re la suf‐ ficienza. Nessuno, infatti, salirebbe su un aere‐ o ipertecnologico ma rattoppato. Ep‐ pure per le scuole accade”, dice Adria‐ na Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di CittadinAnzattiva. Naturalmente, e come al solito, in

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testa a questa classifica , troneggia l’Italia del Sud, comprese le Isole, an‐ che se l’insicurezza scolastica non ri‐ sparmia nessuna regione della Peniso‐ la. A mancare sono soprattutto i certificati di agibilità statica (il 63% delle scuole ne è privo) ed igienico‐sanitaria (qui il dato sale al 75%) e quello di prevenzio‐ ne incendi (posseduto solo dal 31% delle scuole campione) . Senza parlare delle uscite di emergenza che, nella m i g l i o r e delle ipotesi sono ostruite, quando non sono assen‐ ti del tutto, delle scale di sicu‐

ni pericolanti! In tal senso, la nostra scuola potrebbe far la parte del leone! Basta vedere i tanti cartelli (stampati anche non molto bene su un foglio for‐ mato A4) che, all’inizio dell’anno, sono stati attaccati alla meno peggio in alcu‐ ni punti, all’esterno del complesso, per segnalare il “pericolo di caduta massi”. Anche le aule avrebbero bisogno di una “radicale” risistemata e, male non si farebbe, se venissero corredate da idonei armadietti dove mettere gli zai‐ ni che, posizionati dietro gli schienali delle traballanti sedioline o, peggio ancora, buttati per terra, di fianco ai banchi antidiluviani, rappresentano davvero un’insidia per l’incolumità di alunni e docenti. E noi ragazzi? Probabilmente perché poco sensibilizzati, il più delle volte rimaniamo impassibili, dinanzi a questi problemi di “ordinaria insicurezza” a‐ spettando, forse, che ci piova la manna dal cielo. Ma già da quest’anno, per esempio, potremmo partecipare all’VIII Giornata Nazionale della Sicu‐ rezza nelle scuole che sarà cele‐ brata il 25 no‐ vembre per farci attiva‐ m e n t e partecipi di iniziative che potrebbero quantomeno scuo‐ tere (almeno ce lo auguriamo) le anime e le menti rezza….latitanti, della presenza di bar‐ degli organi preposti alla risoluzione riere architettoniche che, in certi casi, concreta di tali questioni . sono dei veri e propri muri insormon‐ Non aspettiamo che accada tabili. l’irreparabile: prevenire è meglio che E che dire di intonaci che si scrostano, curare!!! di calcinacci che cadono e di cornicio‐


Attualità

COSA VUOL DIRE SKINS? di Betta Mascolo e Daria Bucci Abbiamo iniziato a guardarlo per caso, dopo aver letto una recensione dove ci si chiedeva se la vita degli adolescenti fosse realmente quella: sesso, droga, alcol, gravi‐ danze indesiderate, famiglie incasinate, anoressia e il resto è meglio non scriverlo qui. Scritto e prodotto da giovani inglesi, po‐ trebbe sembrare un telefilm americaneg‐ giante per tredicenni sognatrici e, invece, ci ha totalmente tolto dalla testa il mito degli inglesini perfettini. La storia racconta di un gruppo di normalissimi (e un po’ in‐ casinati) adolescenti di Bristol (scordatevi più di l’Upper East Side), che vivono notte che di giorno, af‐ frontando senza la mi‐ nima censura ogni tipo di problematica che succede ad ognu‐ no di noi in quegli anni. I protagonisti non sono giovani mo‐ delli usciti da Vogue, ma dei semplici ra‐ gazzi che possono essere strafottenti, occhialuti quanto sfi‐

gati, senza un briciolo di valore (le solite papere non mancano mai), profondi e ri‐ servati, bisessuali e quant’altro. Per non parlare delle famiglie: genitori separati, altri che non ci sono proprio, alcuni che tradiscono davanti ai propri figli e altri che ci sono, ma è come se non ci fossero. Il bello della serie, poi, è che ogni personag‐ gio viene analizzato nel profondo, senza tralasciare momenti di massima privacy, in modo che ognuno possa riconoscersi in un soggetto. Si potrebbe pensare questa sia una serie tratti solo di sballoni, invece lo spettatore si immerge completamente nei problemi di ogni personaggio (e no, non sono vestiti strappati e feste sal‐ tate), rendendosi conto che la vita non è quella che si descrive negli stupidi tele‐ film americani, ma a volte c’è un genitore che ti lascia con mille sterline e va via, abbandonando‐ ti al mondo, oppure uno che ti riempie di soldi, ma mai di attenzioni. Delle volte le storie raccon‐ tate sembrano inverosimili,

ma la serie non si focalizza tanto su quelle quanto sui personaggi, gente che non è ignorante, ma non ha una strada da segui‐ re, quasi non sa cosa farsene della vita, andando avanti per inerzia. Anche se enfa‐ tizzati, si parla di problemi comuni, ognuno si sente solo a modo suo e ripiega con un suo metodo (che in questo caso sono pa‐ sticche e droghe)! In più, la serie ci mostra anche la visione che il mondo adulto ha di noi: povera gente ignorante che preferisce lo sballarsi all’affrontare la vita a testa alta. Nella serie si ripete però più volte che la visione che il mondo ha degli adolescenti è sfasata, vengono sempre raccontate bugie su di loro e sul loro modo di vivere. Quei ragazzi non vengono mai raffigurati come un modello da seguire, suscitano anzi com‐ passione, facendo riflettere su quanto sia fortunato colui che crede di avere proble‐ mi, ma che non ha la minima idea di come possa andare ad altri la vita. Il telefilm dunque è un vero specchio della vita giovanile moderna, che si concentra‐ sugli aspetti meno conosciuti! PS: Skins, oltre a “pelli”, significa cartine!

MEGLIO ESSERE O… SCOPPIARE? di Rita Iannone uso di sostanze “stimolanti”, come steroidi anabolizzanti etc..) di ave‐ re un corpo più muscolo‐ so. Questo chiodo fisso porta all’alterazione dei rapporti sociali,a un pe‐ renne stato d’angoscia e a disturbi dell’umore. Come le anoressiche, i bigoressici sono prigio‐ nieri dello specchio: non perdono mai l’occasione di osservarsi per con‐ trollare se i bicipiti sono abbastanza “pompati” o se un filo di gras‐ so occulta la tartarughina tanto sognata e con tanta fatica ottenuta. Proprio per que‐ sto motivo la malattia viene chiamata an‐ che “complesso di Adone” (Adone rappre‐ sentava l’ideale di bellezza maschile nella mitologia greca). L’ironia della sorte è che la maggior parte delle donne ammette che gli uomini troppo muscolosi sono ben lon‐ tani dall’ essere considerati degli “adoni”,

anzi alcuni di loro sono considerati addirit‐ tura ripugnanti. È inutile nascondere che una del‐ le cause principali della nascita di questa nuova patologia (oltre ai modelli sbagliati che vengono proposti dai mass media) è la cre‐ scente indipendenza ed emancipa‐ zione femminile. Attualmente so‐ no ben poche le cose che le donne non possono fare rispetto agli uo‐ mini, per questo gli uomini, per ribadire il concetto “sono ancora io quello che porta i pantaloni”, si devono accontentare di dimostrare la loro ”superiorità” attraverso un corpo che e‐ sprima forza e virilità. Quindi donne, facciamo capire ai nostri ometti che non è sicuramente un fisico alla Big Jim che rende un uomo degno di essere chiamato in questo modo e che alla fine “ogni difetto ci dà più sti‐ le” (grazie Alessandro Aleotti )

IL LICEALE

Carissime studentesse, chi di voi non si è mai sentita insoddisfatta del proprio aspetto fisico? Credo pratica‐ mente nessuna. Sappiamo benissimo che il dare troppa importanza a questo senso di insoddisfazione può portare all’anoressia o alla bulimia. Quello che invece non si sa è che non siamo le uniche a “complessarci”: da poco anche i maschietti sono colpiti da questo tipo di patologie, la più diffusa è la bigoressia. Il termine bigoressia (dall’inglese big=grande, dal latino o‐ rex=appetito) sta per “fame di grandezza”; i soggetti affetti da questa patologia sono, infatti, ossessionati dal desiderio di au‐ mentare la propria massa muscolare. Gli esperti hanno coniato anche un altro ter‐ mine, ovvero anoressia inversa: infatti, mentre l’anoressica cerca in tutti i modi di dimagrire, attraverso il rifiuto del cibo, il bigoressico cerca in tutti i modi (allenamenti estremi in palestra o nella corsa, alimentazione iperproteica, abuso di integratori alimentari, come le proteine,


Attualità

Fanno bene i genitori a schierarsi con i figli contro i prof ? Occorre collaborazione. di Leo Caputo Tanti genitori difendono i figli a scuola, anche quando risulta chiara qualche nega‐ tività sia a carattere disciplinare che di comportamento. Questo atteggiamento è un fatto abbastanza recente, emerso negli ultimi due decenni. Diverse sono le cause; in linea generale, si è incrinato il rapporto di collaborazione tra famiglia e scuola, ba‐ sato sul riconoscimento che la società, attraverso la scuola, ha il dovere di inter‐ venire nell’educazione dei discenti. In un passato non lontano esisteva un patto im‐ plicito tra la famiglia e la scuola, che com‐ portava l’accettazione dei rimproveri e anche delle punizioni date dagli insegnanti a scuola. Ma ciò che maggiormente ha contribuito alla difesa dei figli è una accen‐ tuata esasperazione dell’individualismo, che ancora porta a considerare la scuola un’istituzione dalla quale, in prevalenza, si

esigono dei diritti – come quello dell’ammissione e della promozione “comunque” – e non un luogo in cui si han‐ no dei doveri precisi da rispettare. A ciò si aggiunga un eccessivo senso di amore‐protezione da parte dei genitori che si traduce in un eccesso di identificazione nei propri figli, oramai considerati da molti quasi come un prolungamento di sé; per cui ogni critica mossa al figlio viene inter‐ pretata come un attacco personale a se stessi e alla propria famiglia. Tale atteggia‐ mento non rispetta affatto l’autonomia dei ragazzi e non è utile al loro sviluppo socia‐ le. I genitori non devono mai dimenticare che i figli non sono un loro possesso esclu‐ sivo, con cui dovranno convivere tutta la vita, piuttosto devono continuamente te‐ nere presente che i loro figli devono sba‐ gliare, modificare i loro atteggiamenti ne‐

gativi, eliminare i difetti, insomma, impara‐ re a vivere, a raggiungere la propria auto‐ nomia e a realizzarsi nella società, di cui la scuola è espressione e primo banco di pro‐ va. Pertanto, si consiglia a questi genitori di concordare e favorire la collaborazione stretta e costante tra famiglia e scuola, stabilendo regole precise di comportamen‐ to per loro stessi, per i loro figli e gli inse‐ gnanti, i cui giudizi devono essere conside‐ rati con attenzione e rispetto, in quanto frutto di esperienza professionale. Non è bene parlare di dubbi e critiche davanti ai ragazzi, ma esclusivamente con i professori e, specialmente, con garbo, serenità e o‐ biettività. I figli amano vivere una loro vita individuale e sociale e non sempre accetta‐ no, se non per opportunismo, che i genito‐ ri si intromettano.

Sport

ma il cielo non è poi tanto blu di Francesca Pacilli

IL LICEALE

È andata come doveva andare, ma c’era chi in questo mondiale ci credeva davvero. Non sono bastati i muri di Mastran‐ gelo, gli ace di Savani, le schiacciate di Fei, né le urla di Anastasi; e dopo aver let‐ t e r a l m e n t e fatto fuori la Germania (3‐1), i campio‐ ni olimpici, gli Stati Uniti (3‐1) e la tanto odiata Francia (3‐1), l’Italia è crollata a causa dei campioni del mondo, il Brasile (3‐1) non pas‐ sando, così, in finale e ,successivamente, con la Serbia (3‐1) guadagnandosi un misero 4° posto. Beh siamo una delle quattro squa‐ dre più forte del mondo. Tecni‐ camente è così, ma quella non era la vera Italia. Infatti nelle ultime due partite

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(quella contro il Brasile e contro la Serbia), gli azzurri non ne hanno az‐ zeccata una, facendo errori sia in attacco che in ricezio‐ ne, ma, soprattutto, man‐ cava di concentrazione. 4° posto a parte, bisogna dire che questo mondiale è servito molto alla no‐ stra nazione, infatti lo scopo era quello di “rafforzare il movimento pal‐ lavolistico in Italia e nel mon‐ do, puntando a collocare l'Ita‐ lia come luogo d'eccellenza per l'organizzazione di g r a n d i e v e n t i sportivi”, infatti “la pallavolo è uno sport di valori e il Mondiale è un evento che serve al sistema Italia”. Inol‐ tre, questo mondiale ha avuto anche uno scopo di volontariato, collaborando e sostenendo i volontari di Operation Smi‐ le, i quali curano ogni anno migliaia di

bambini nati con gravi malformazioni al volto e collaborano con le istituzioni e il personale medico locale per favorire lo sviluppo di un sistema sanitario autosuffi‐ ciente a vantaggio dell'intera comunità. Hanno partecipato a questo mondiale an‐ che i Subsonica, che si sono occupati dell’inno ufficiale, partorendo, così, Su‐ bvolley. Ed è pro‐ prio sulle note di Subvolley che si scatenava Volly, una rondinella azzurra che è stata la mascot‐ te del mondia‐ le. Questo mondiale, che è stato vinto dal Brasile, è stato un po’ una delusione ma i ragazzi sapranno sicu‐ ramente rifarsi; una cosa è certa però, nel‐ la nazionale non rivedremo più Fei, perché ha deciso di lasciare. Ad ogni modo, ci pen‐ serà la nazionale femminile a tener alta la reputazione dell’Italia nel mondiale che si terrà in Giappone a partire dal 24 Novem‐ bre. Concludendo, auguro un buon anno scola‐ stico (già inoltrato) a tutti!!


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Musica

Lennon legend

Il 9 ottobre 1940 nasceva al Maternity Ho‐ spital di Oxford street a Liverpool un uomo che avrebbe scrit‐ to la storia musica‐ le (e non solo) della seconda me‐ tà del XX secolo, un uomo di nome John Lennon. Do‐ po un'infanzia al‐ quanto tormenta‐ ta a causa della separazione dei genitori, con con‐ seguente affida‐ mento alla zia, e la successiva morte della madre, il John adolescen‐ te iniziò a occuparsi di m u s i c a dopo aver ascoltato cantare Elvis Presley e da allora la sua vita si incentrò tutta attor‐ no al rock'n'roll . Fondò un gruppo che dopo vari cambiamenti sia nel nome che nei componenti assunse l'assetto definitivo di quella che poi sarebbe diventata la rock band più famosa della storia , “The Beat‐ les” , con George Harrison (chitarra e vo‐ ce), Paul Mc Cartney (basso e voce), Ringo Starr (batteria) e, ovviamente, John Len‐ non (chitarra e voce). Dopo alcuni anni passati a esibirsi nei locali tra Inghilterra, Germania e Irlanda arrivò il successo, era il 1963. Subito i Beatles furono amati e ap‐

di Enzo Panizio prezzati in tutto il mondo perchè le loro canzoni davano speranza in un tempo in cui con la guerra in Vietnam era tornato vivo il ricordo del conflitto mondiale e la paura che scaturiva da esso. Tuttavia dopo un periodo molto frenetico che vide oltre alla produzione di dischi molte tournée in giro per il mondo i Fab 4 (così li avevano soprannominati i media) smisero di esibirsi in pubblico, fatta eccezione di qualche apparizione televisiva e del celebre “Rooftop Concert”, e le loro canzoni diven‐ nero più calme e riflessi‐ ve. John subi‐ sce molto questo cam‐ biamento e con “A Hard Day's Night” inizia a scrivere una lunga serie di brani a sfondo filosofico‐esistenziale‐politico‐sociale e non a caso i suoi libri (perchè Lennon scri‐ veva anche dei libri) in quel periodo otten‐ nero premi e riconoscimenti un po' ovun‐ que. La bellissima esperienza con i Beatles, però, non poteva durare in eterno, infatti nel marzo del 1970 , un mese prima dell'u‐ scita loro ultimo album “Let it be”, Paul dichiarò in un intervista che avrebbe la‐ sciato il gruppo e a lui seguirono gli altri tre. Così Lennon iniziò una brillante carrie‐ ra da solista con l'appoggio della seconda moglie Yoko Ono. Negli anni che seguirono John si impegnò molto nell'ambito civile

per la lotta contro la guerra e la violenza diventando con le sue canzoni (prima fra tutte Imagine) un simbolo del pacifismo. Morì l'8 dicembre 1980 mentre tornava a casa al Dakota Building di New York nella 72esima strada dopo un lungo pomeriggio passato nello studio di registrazione, lo uccise un folle di nome Mark Chapman, da allora in prigione, con quattro colpi di pi‐ stola. Il 9 ottobre scorso, quindi, Lennon avrebbe compiuto settant'anni e in occa‐ sione di questa data speciale Ono ha deci‐ so di realizzare “Gimme Some Truth”, un cofanetto contenente 8 album del cantan‐ te inglese il cui materiale è stato rimaste‐ rizzato dalla vedova insieme a una squadra di ingegneri del suono presso i mitici Ab‐ bey Road Studios di Londra. Questa e altre iniziative come la costruzione di un monu‐ mento a Liverpool in suo onore, il concerto dei “Quarrymen” (composizione primitiva di “The Beatles”) a New York , vari tributi su moltissimi siti Internet, compresi Goo‐ gle e You Tube, e questo articolo stesso nascono per commemorare un' autore che i più esperti critici musicali (e io concordo appieno) collocano tra i più grandi della storia contemporanea la cui musica riesce ad emozionare anche a distanza di parec‐ chi anni con quel fascino e quella intensità che caratterizzano i grandi artisti, e per chi non la pensasse così : “...I hope someday you'll join us...”.

“COSA RESTERÀ?” DEGLI EIFFEL 65 di Pietro Iannacone e Michele Giovanditto se durante la loro esibizione il picco massi‐ mo di ascolti. Dopo aver composto il terzo album (Eiffel 65, nel 2003), Gabry Ponte, impegnato fin dal 2001 in un progetto solista, e per via di una varia‐ zione di sonorità annunciata dalla band, decide di ab‐ bandonare il gruppo nel 2005. Nel 2006, l’ormai duo, decide di cam‐ biare il nome alla band in “Bloom 06”. Il 17 giugno 2010 Maury e Jeffrey an‐ nunciano che gli Eiffel 65 si riuniranno e comporranno un quarto album. Ora noi tutti ci chiediamo: ci riusciranno i mitici Eiffel 65 a tornare al successo?

Brani più ascoltati: Back In Time Move Your Body Cosa Resterà Una Notte e Forse Mai più Voglia di Dance All Night Blue (Da Ba Dee) Lucky Quelli Che Non Hanno Età

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IL LICEALE

Nel 1998 nacquero gli Eiffel 65, un gruppo italiano di origine piemontese, apparte‐ nente al genere dance/elettro‐pop. Pren‐ dendo nome in un modo del tutto casuale, il gruppo fu fondato dal trio: Gianfranco Randone (in arte Jeffrey Jey, vocalist), Maurizio Lobina (Maury, pianista), Gabrie‐ le Ponte (Gabry Ponte, CDJ). Iniziando la loro scalata con il singolo “Blue (Da Ba De‐ e)”, la band, dopo un deludente inizio, ri‐ scosse grande successo in tutto il mondo. Dal punto di vista musicale, seguirono anni di grandi rivincite, grazie all’incisione degli album Europop, nel 1999, e Contact!, nel 2001, presentati nei vari tour internaziona‐ li. Nel 2003 gli Eiffel parteciparono al Festi‐ val di Sanremo (un ambiente estraneo al loro genere di musica) e, seppur criticati dalla giuria e dai media, salvarono l’audience della trasmissione, che raggiun‐


Musica

Janis Joplin: ode to the red-hot mama of rock di Manuela Gabriele

IL LICEALE

15 agosto 1969, Bethel, contea di Sullivan. Per la prima volta nella storia si svolgono i tre giorni di pace, amore e musica che sarebbero diventati un evento mondiale, passando alla storia sotto il nome di “Festival di Woo‐ dstock”, richiamando gente da ogni dove. Alcuni dei migliori artisti del tempo si sus‐ seguirono su quel palco che in seguito sa‐ rebbe stato calcato ogni 10 anni dagli arti‐ sti contemporanei, per rispettare un'usan‐ za, una sorta di patto segreto suggellato dai musicisti di tutto il mondo, per offrire ad un pubblico composto da quasi un mi‐ lione di persone uno spettacolo indimenti‐ cabile. Tra questi c'era una cantante che sfidò le convenzioni della società, andò oltre ogni limite, se ne infischiò dei canoni di bellezza e passò alla storia come la prima donna bianca che faceva blues e rock: signori e signore, ecco a voi Janis Joplin. Di annata 1943, come tutti i grandi prota‐ gonisti della scena rock e hippie degli anni '60, condusse una vita sregolata, all'inse‐ gna di alcol e droghe che hanno portato via prematuramente altri grandi personag‐ gi della musica come Jimi Hendrix, il leader dei Doors Jim Morrison, oppure un batteri‐ sta dal genio irrefrenabile quale John Henry Bonham, parte degli storici Led zep‐ pelin e, purtroppo, anche lei. Andata via dalla sua “prigione Nata‐ le” [cit.], Point Arthur in Texas, a soli 17 anni, per seguire le orme delle sue benia‐ mine (Odetta, Leadbelly e Bessy Smith) e realizzare le sue aspirazioni musicali, si esibisce prima in vari locali del Texas riu‐ scendo infine ad arrivare a San Francisco . Nel 1966 viene proposta dall'amico Chet Helms come vocalist del gruppo rock “Big Brother and the Holding Company”: il suc‐ cesso è garantito. Lo stile della band fuso con la voce acida e meravigliosa insieme della cantante crea un mix esplosivo che porta notorietà al complesso che fu poi chiamato a partecipare al Rock Festival di Monterey, nel'67, dove si ricorda una ver‐ sione del brano Ball and Chain, di Big Mama Thornton, eseguita in modo impareggiabile da Janis. In seguito avviene la pubblicazione del

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loro primo album, intitolato semplicemen‐ te con il loro nome, cui seguì una serie di concerti negli Stati Uniti. Grazie al grande successo ottenuto dalla band, appena dopo la pubblicazione del secondo album, Janis si con‐ vinse a iniziare la carriera da solista, scegliendo un nuovo gruppo d'accompagnamento, la “Kozmic Blues Band” col quale incide il suo primo disco con la Co‐ lumbia, “I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama!”, album contenente pezzi dalla carica interpretativa elevatissima, come Little Girl Blue, Maybe, Kozmic Blues e Work Me Lord. Questa è una svolta per la sua vita: decide di dare un taglio a uno stile di vita confu‐ sionario, piena di amori trovati e perduti, abusi di droghe e alcol; trova un uomo che la ama finalmente e che forse può dare fondo a quelle voragini piene di insicurez‐ ze, dovute alle sue forme tonde e al suo viso non perfetto. Problemi da sempre presenti nella sua esistenza e che hanno un ruolo di primo piano nella sua dipen‐ denza dall'eroina. Nel 1969, dopo un concerto, la cantante viene fermata e schedata dalla polizia che la denuncia per “linguaggio volgare e osce‐ no”, ma per fortuna esce vittoriosa dal processo. Arriviamo così al 1970, anno in cui, il 4 ottobre, viene ritrovata nella stan‐ za di un motel di Hollywood, vittima di un'overdose acciden‐ tale di eroina. Quello stesso anno Janis aveva formato la Full‐tilt Boogie Band, col quale incise “Pearl” l'ultimo sensa‐ zionale album, pubblicato il giorno seguente alla sua mor‐ te, avvenuta ad appena 15 giorni di distanza da quella di Jimi Hendrix. Nello stesso periodo si spegnevano due personalità della musica rock che sarebbero diventa‐ te immortali. Nella sua vita Janis si dedicò anche a batta‐ glie sociali, come quella per l'uguaglianza tra bianchi e neri; provvide prima della sua morte ad acquistare una più dignitosa lapi‐ de per la tomba della cantante Bessie Smith, una delle sue muse, morta in un incidente stradale perché soccorsa in ritar‐

do, in quanto “negra”. Partecipò inoltre al concerto tenutosi in onore di Martin Lu‐ ther King in seguito alla sua morte. In sintesi, sono passati quarant'anni ormai dalla sua scomparsa, ma a tutt'ora Janis Joplin costituisce un simbolo del mondo del rock al femminile, motivo per cui si è meritata l'appellativo di “red‐hot mama of rock”, ed è stata ispirazione di intere gene‐ razioni di donne nella musica, da Patti Smith a PJ Harvey, da Annie Lennox a Skin. Grazie ai suoi album ha vinto tre dischi d'oro, e il magazine Rolling Stone l'ha posi‐ zionata al 28esimo posto nella classifica dei 100 cantanti più importanti di tutti i tempi. Ascoltando i live di questa grande artista si riesce a percepire come in sottofondo re‐ gni il silenzio più assoluto, anche in quei tratti dove la musica è assente; non un urlo, un battito di mani da parte del pub‐ blico, che attonito, riesce solo a farsi rapire da una voce da brivido, piena di miele e al tempo stesso del più profondo struggi‐ mento. Una cosa che ti rapisce l'anima. Perché in quel momento era come se Janis sparisse, annullasse se stessa, e fosse la musica a prendere il suo posto, facendole esprimere attraverso le sue canzoni ogni singola emozione che l'animo umano rie‐ sce a provare. Quel che questa grande donna oggi ci ha lasciato è più dei suoi album e delle sue esibizioni, è un esempio, forse non da se‐ guire completamente, ma di certo da tener presente, nella rappresentazione di una vita piena, del conforto che la musica può dare. Margaret Mazzantini scrive di lei «Ogni tanto Dio punta qualcuno dal cielo e dice tu, vieni con me. Non puoi dire di no a Dio. Si piazza nel tuo corpo, ti squarcia l'anima.» e forse questo è l'unico modo in cui possiamo spiegarci co‐ me mai tante grandi persona‐ lità come lei, siano andate via così pre‐ sto. Forse Dio è solo un gran mecenate che raccoglie gli artisti in un circolo privato, da qualche parte lassù: Janis e Jim Morrison in un duetto sognato da molti, sulle note indimenticabili di Hen‐ drix, mentre John “Bonzo” Bonham fa un sacco di casino con la sua Ludwig.


Cari studentuoli, benvenuti in una delle novità di quest'anno del nostro giornalino! It’s music time è la rubrica musicale creata per voi dalla redazione, dove un piccolo team di “esperti” raccoglie notizie dal mondo della musica! Sperando di riuscire ad accontentare i gusti di tutti, chiediamo anche il vostro aiuto! Se siete a cono‐ scenza di novità che riguardano i vostri artisti preferiti e non, oppure avete qualche particolare richiesta, fatecelo sapere! Cercheremo di scovare più informazioni possibili per voi! Dunque senza ulteriori indugi schiacciamo il tasto play a questo lettore musicale “cartaceo” e iniziamo...Enjoy! Per questa uscita i nostri “esperti” hanno selezionato per voi:

Tra le novità in uscita abbiamo “The Soltice Bare”, il nuovo EP niente popò di meno che dello storico gruppo degli Smashing Pum‐ pkins, capitanato da Billie Corgan. Di notizie se ne hanno ancora poche, persino la data di uscita resta sospesa tra l'11 e il 20 novembre, dato che il gruppo non l'ha ancora dichiarata ufficialmente. The Solstice Bare è il secon‐ do degli undici EP che sa‐ ranno estratti dall'album progetto “Teargarden by Kaleidysco‐ pe” (l'ottavo per Corgan e compagni), la cui uscita era prevista per l'annno 2009, in forma gratuita, ma che in seguito è stata rimandata dal gruppo che ha deciso di pubblicare l'al‐ bum in “pezzi”, ovvero in undici EP ciascuno da quattro canzoni. Il primo è stato rilasciato il 25 maggio scorso e la sua prima traccia, “A Song for a Son”, è stata eseguita dal gruppo in occasione dello “The Smashing Pumpkins 20th Anniversary tour” del 2008. La decisione di dividere l'album è determina‐ ta anche dalla volontà di Corgan di seguire la linea del “the Fool's Journey” (il viaggio del matto), storia spiegata nei tarocchi, dividen‐ do quindi il viaggio della vita in quattro fasi rappresentate da altrettanti personaggi: il Bambino, il Matto, il Mistico, lo Scettico (the Child, the Fool, the Mystic,the Skeptic). La prima e la seconda traccia di the Soltice Bare, rispettivamente “Freak” e “Spangled”, sono state pubblicate sul sito ufficiale il 6 luglio e il 14 settembre 2010; il resto delle tracce in arrivo, come tutte, saranno disponi‐ bili gratuitamente on line, mentre a opera compiuta tutti gli EP saranno raccolti in un mini box deluxe a edizione limitatissima, pen‐ sate, solo 10.000 copie in tutto il mondo e appena 500 nel Regno Unito! Via, la corsa alla musica è aperta!

Coming soon... Signori e donzelle tenetevi forte perché le novità non sono affatto finite! Il 26 agosto 2010 a New York è arrivato in ante‐ prima il nuovo album del gruppo che ha segnato intere generazioni fino ad arrivare a noi (oh an‐ diamo, quanti non hanno cantato almeno una volta a squarciagola It's my life??). Sto parlando dei Bon Jovi! Infatti il 9 novembre è in arrivo in Italia il loro più grande GREATEST HITS, che ripercorrerà l'intera carriera del gruppo grazie ai pezzi celebri che li hanno resi icone della musica e, allo stesso tempo ci daranno un assaggio dei Bon Jovi di oggi grazie alla presenza di quattro tracce inedite. Ma non è finita qui! Infatti l'al‐ bum sarà disponibile in due versioni, una singola, contenente 14 tra le canzoni più famose del gruppo, più due inediti, e una doppia, che oltre ai brani già citati contenuti nel primo disco, includerà un secondo disco con due inedi‐ ti e le tracce direttamente scelte dai fans! Il singolo What do you got?, il primo estratto dall'album, è una tipica ballata rock irresistibile (avete presente Al‐ ways?), tipicamente alla Bon Jovi e che è già stata usata in America per spot Tv. Presagio di grande successo quindi! Vi dico i nomi degli altri inediti?? Naaa.. Vi lascio col dub‐ bio! Correte dunque e informatevi! Bon Jovi are waiting for you!

Made in Italy Non potevano di certo mancare notizie da casa nostra, quindi scavando un po' in giro mi è capitato di trovare un certo uomo, riccioluto, con i baffetti e che incanta con la forza delle sue parole e la magia del suo basso: Max Gazzè. Recentemente molto ascoltato in radio, con il singolo “Mentre dormi”, colonna sono‐ ra del film Basilicata Coast to Coast, di cui lo stesso cantautore è attore protagonista, Gazzè ritorna con una nuova traccia estratta dall'ultimo album intitolato “Quindi?”, scritto a due mani con l'amico Gimmi Santucci che ha contribuito a dare un approccio più poetico ai testi. “A cuore scalzo” è un pezzo che ispira a vivere i sentimenti di emozione e dolcezza liberandosi di corazze e muri di ogni genere, lasciando così possibilità all'animo di coglierli in piena spontaneità; un nuovo singolo che di certo piace già agli amanti dei versi di Gazzè, anche se la linea seguita nell'ultimo album si allontana dai clas‐ sici canoni testuali dei precedenti lavori (tipo: “ciao sono quello che hai incontrato alla festa...”[cit.]), ma che volete farci, quando è amore, è amore.

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Fresh news from the world


It’s Music Time Live only for you!

A quanti è capitato di perdersi il concerto del gruppo per cui vanno pazzi? Tanti immagino... Che fare in questi casi? Niente può rimpiazzare gli spintoni della folla, scritte enormi formate da migliaia di persone che reggono un foglietto e l'interagire coi nostri beniamini ,tuttavia per chi non è esattamente atto alla vita da “groupie” o è semplicemente sfortunato o in ritardo con l'acquisto dei biglietti, ha come fedeli paladini della giustizia i Live Concert in cd‐dvd, pronti a intervenire! Sono questi che ci permettono di apprezzare tutta la magia del gruppo dal vivo anche stando seduti in poltrona davanti alla tv (non che qualcosa vi impedisca di pogare o cantare a squarciagola eh!). In questa sezione seguiremo insieme l'uscita di lavori del genere, per questa uscita abbiamo: “The Rockumentary”: diviso in due sezioni, “the Video‐ mentery” e “the Photomentary”, questo lavoro celebra lo straordi‐ nario concerto tenuto dai Muse a San Siro l'8 giugno 2010. Un vero e proprio documentario sul rock e omaggio alla band, creato da Indipendente Concerti, per l'incredibile successo ottenu‐ to negli ultimi anni sulla scena della musica rock mondiale. Da non perdere.

Tour of the Universe: il CD‐DVD del tour 2009 del datato, ma mai passato, gruppo dei Depeche Mode arriverà dalle nostre parti l'8 novembre in varie edizioni. Quella standard, formata da un DVD e un CD, conterrà i 21 brani registrati durante i vari concerti tenu‐ ti al Palau St Jordi di Barcellona il 20 e 21 novembre scor‐ si,più quattro inediti. Vi troveremo il documentario sul tour, “Inside the Univer‐ se”, ma anche brani tratti dalle prove del concerto a New York, filmati esclusivi ,video promo per alcuni pezzi dell'al‐ bum Sound of the Universe e perfino i montaggi video e gli effetti speciali usati durante i concerti! Tutto, tutto quello che mai ci saremmo aspettati! Fan grandi e “piccoli” di tutto il mondo unitevi dunque! Questi grandi detentori della musica stanno lavorando (e hanno lavorato) per voi!

Da tener d'occhio

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Ragazzi ricordate la pubblicità di quest’estate del Maxibon Bite More? Ricordate anche la canzoncina di sottofondo? Sicuramente no, ma ci sono io a rinfrescarvi la memoria perché… ne vale la pena! Il singolo utilizzato come “colonna sonora” dello spot è “I can talk” dei Two Door Cinema Club, segnalati dall’autorevolissima BBC Radio come gruppo emergente da tenere d’occhio. Facce da innocentini, taglio di capelli impro‐ ponibile e una grinta pazzesca: ecco come si presenta la band for‐ mata da tre ventenni irlandesi: Alex Trim‐ ble, voce, chitarra e sintetizzatori, Kevin Baird, basso e cori, Sam Halliday, chitar‐ ra e cori. Il mix tra indie‐rock e musica da dancefloor promette be‐ ne. Da ascoltare, oltre a “I can Talk” ovviamente, “Cigarettes in the Theatre” e” Something good can work”. Rita Iannone 5^B

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I concerti che ci attendono! Shakira Scissor Sister Prince Alessandra Amoroso Ligabue Fistful of Mercy Simply Red

27 novembre 10 novembre 11 Novembre 2 novembre 3 novembre 20 dicembre 22 dicembre 7 dicembre 11 dicembre 9 dicembre 10 dicembre 20 novembre

Torino Milano Roma Roma Milano Roma Milano Pesaro Caserta Milano Modena Milano

Bene, cari lettori vi ricordo che la vostra partecipazione è sempre gradita e attesa, quindi se avete richieste e notizie non esitate a riferire mi raccomando! Concludo con una frase di un pezzo da novanta della musica e vi do “appuntamento” alla prossima uscita, augurandomi che tornerete a sfogliare queste poche pagine ricche di novità per voi, sempre qui sul nostro amato Liceale! Stay Rock!

Rubrica a cura di Manuela Gabriele 5^B


Delitti perfetti od imperfetti? Chissà cosa ci aspetta … di Giuseppe La Piscopia Mikkel Birkegaard è uno scrittore danese nato nel 1968 e, nonostante sia un appas‐ sionato informatico e nuove tecnologie, è un bibliofilo. Il suo romanzo di debutto fu “I libri di Luca”, uno dei best seller internazionali, di cui fa seguito anche “I delitti di uno scrittore imperfetto”. Diver‐ samente da ciò che la critica ritiene riguardo agli scrittori danesi e comunque che non siano italiani e inglesi, que‐ sto romanzo è uno dei più avvincenti e, oserei definir‐ lo “oscuro”, riguardanti il genere thriller. Frank Fons è uno scrittore del tutto squat‐ trinato, disordinato, spesso con la testa tra le nuvole e con la mancanza totale di sen‐ so dell’ordine e della serietà; in attesa dell’uscita del suo prossimo romanzo, egli si ritrova praticamente in una situazione del tutto nuova : una ragazza viene uccisa proprio come nei suoi libri horror e con delle torture da lui stesso descritte. L’unica compagnia di questo personaggio, dopo la

s e p a r a z i o n e d a l l a m o g l i e e l’allontanamento dalle figlie, è il whisky, che veniva considerato da lui steso il nettare degli dei. Nel libro lui ricorda di come, un tem‐ po, con i propri ex‐amici, uno chiamato mortis a causa del‐ la sua statura alta e del suo fisico magrolino, e l’altro Bjar‐ ne, grosso e paffuto, sempre sorridente ed una voglia pazza di scrivere ed inventare. La loro musa ispiratrice era l’alcool di cui ogni giorno ne bevevano barili pieni e che solo grazie a ciò riuscivano ad ali‐ mentare il proprio cervello. Fonks lo definiva la pappa reale del cervel‐ lo e la benzina di una macchina tanto com‐ plessa e misteriosa. Un altro dei personag‐ gi principali del romanzo è il commissario Vernel, uomo sudicio e grande amico di Frenk; è considerato in tutto il libro un maniaco, pazzo di sesso, la cui abitudine è quella di trovare prostitute bionde, molto giovani, sempre di nazionalità danese, e di farne ciò che vuole. È proprio lui che fa

notare al protagonista che viene effettuato un omicidio identico a quello descritto nel suo manoscritto “zona pericolo”, che è ancora in casa editrice e ancora non viene pubblicato, era un libro molto cruento, nel quale si parlava di uno psichiatra forte‐ mente malato, la cui passione era uccidere i propri pazienti sfruttando le proprie fobie (per esempio un uomo con la paura degli aghi veniva ucciso con delle siringhe, oppu‐ re una donna del fuoco veniva arsa viva, oppure ancora una donna con la fobia dell’acqua veniva uccisa annegata) ed è proprio quest’ultimo esempio che viene presentato al protagonista: una donna morta in mare, annegata perché legata con una gamba ad un masso e gettata in ac‐ qua. Naturalmente questa è solo parte della trama di tutto il libro, che è ricca di descrizioni dettagliate, passioni, amori, intrighi e tradimenti che caratterizzano ancora di più il clima di suspense e ambi‐ guità del’opera. La lettura è una cosa im‐ portante, non importa il genere o l’autore e neanche il periodo storico, ma pochi so‐ no i nostri libri preferiti, e magari questo ne potrebbe far parte.

Un enigma “au vin blanc-sec” di E.V. scrittrice di romanzi d'appendice, che in quel momento si trova in Egitto per recuperare il sarcofago con‐ tenente la mummia di un importante medico alla corte del faraone. L’ “Adèle” di Besson, tratta dalla serie a fumetti omonima di Jacques Tardi, è un originale mix tra il carattere ironico e carismatico dei fumetti del disegna‐ tore francese e lo spirito avventuriero di un India‐ na Jones al femminile. Luc Besson, già regista di film come “Giovanna d’arco” e “Arthur e il po‐ polo dei minimei”, è riuscito a dare com‐

pletamente sfogo alla propria vena artisti‐ ca, nella rappresentazione audace e sarca‐ stica della Parigi degli inizi del ‘900; in par‐ ticolar modo colpiscono sia le figure ma‐ schili , piatte e caricaturali, che le poche figure femminili, leggermente più comples‐ se, ma comunque molto stereotipate. Molto bella e intrigante la trama, che spazia egregiamente tra storia antica, medicina, bioetica ed amore, così come pure gli effetti spe‐ ciali che trascinano nella Francia di inizio secolo scorso, peccato manchi ancora il 3D che avrebbe reso il tutto ancora più coinvolgente. Buona visione.

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Nelle sale dal 15 ottobre, il nuovo film di Luc Besson “Adèle e l’enigma del faraone” si prospetta come uno dei più attesi e graditi film approdati sul grande schermo in questo mese. La sera del 4 novembre 1911 avvengono fenomeni strani a Parigi. Da una delle finestre degli appartamenti di Place des Pyramides si irradia una strana luce e, nei dintorni, uno pterodattilo fuoriuscito dal museo del Jardin des Plantes attac‐ ca la vettura che trasporta un'importante figura politica facendola precipitare nella Senna. Tutta questa serie di eventi è miste‐ riosamente collegata ad Adèle Blanc‐Sec (Louise Bourgoin), intrepida avventuriera e


Una “nuova Terra”? di E.V. Un’attenta osservazione durata circa undici anni, tramite i telescopi del Keck Observatory, situato sulla cima del Mau‐ na Kea, nelle Hawaii, e dell'Osservatorio di Ginevra, ha por‐ tato ad una nuova importante scoperta nel mondo dell’astronomia. Due importanti gruppi di ricercatori guidati da Nader Haghi‐ ghipour ed Eugenio Rivera (Keck Observatory), da Stépha‐ ne Udry e Michel Mayor (Osservatorio di Ginevra) hanno scoperto l’esistenza di un sistema planetario relativamente vicino al nostro. Tale sistema, senza considerare quello so‐ lare, è il più numeroso di tutti gli altri scoperti fino ad ora. Esso è composto da ben sei pianeti che fanno riferimento alla stella Gliese 581, detta anche nana rossa, relativamente piccola, distante da noi 20 anni luce (pari circa a 1.9*1013 Figura 2: i pianeti di “Gliese 581” in rapporto alla zona abitabile

Figura 1: il sistema planetario Gliese 581

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Km), nella costellazione della Bilancia. Dei sei corpi celesti che ruotano attorno a Gliese, in partico‐ lar modo ha attirato l’attenzione dei ricercatori un pianeta di costituzione rocciosa, denominato Gliese 581 d, già os‐ servato nel 2007, che sembra abbia le caratteristiche per accogliere forme di vita. Su di esso, infatti, è stata ipotizzata la presenza di acqua liquida e di oceani. Inoltre, la struttura rocciosa dell’astro lascia supporre la presenza di un’atmosfera molto simile a quella terrestre. Individuato grazie alla tecnica della velocità radiale (in base alla quale dimensione e massa del corpo celeste sono poste in relazione con le perturbazioni create dalla forza

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di gravità del pianeta sulla propria stella), Gliese 581 d ri‐ sulta dotato di una massa stimata tra 5,6 MT e 8,4 MT (dove Mt indica la massa della Terra), di un periodo di rotazione attorno alla nana rossa di soli 37 giorni terrestri e di un’orbita pari a quella di Mercurio attorno al Sole. Inoltre, la particolare rotazione sincrona di Gliese 581 d e della stel‐ la Gliese 581 fa si che su una faccia del pianeta vi sia costan‐ temente la luce, mentre sull’altra il buio. In pratica questo nuovo pianeta può essere considerato una sorta di primitivo Marte, ma con un destino ben diverso da quello del Pianeta Rosso. Infatti, l’ingente massa di Gliese (classificato tra le super terre), permetterebbe il manteni‐ mento della densità atmosferica e, di conseguenza, un futu‐ ro insediamento della vita. Tuttavia, sebbene sia completamente inserito nella fascia della zona abitabile (figura 2), Gliese 581 d risulterebbe an‐ cora poco adatto ad un insediamento umano, a causa delle fredde temperature di equilibrio, della scarsa luce, della notevole distanza dalla Terra, e delle incertezze riguardanti l’atmosfera, che potrebbe non essere sufficientemente den‐ sa per bloccare le radiazioni provenienti dall’esterno. Pertanto, sebbene dall'Agenzia Spaziale Europea e dalla Terrestrial Planet Finder della NASA siano già partiti i pre‐ parativi per una missione di esplorazione su Gliese 581 d, è indubbiamente ancora presto per parlare di una “Nuova Terra”, ma in futuro, chissà…


In questi ultimi tempi è scoppiata una nuova moda, chiamata anche Tokidoki mania! Ormai in giro si vedono borse, magio felpe tutte firmate da questa nuova marca sbarcata da qualche tempo nel nostro Paese. Dobbiamo ringraziare tutti Simone Legno, creatore della nostra ama‐ ta firma Tokidoki, nata nel 2003. Non tutti sanno però che Tokidoki, in giapponese significa “qualche volta”. Simone ha scelto questa parola perché tutti aspettano quei momenti che possono cambiare il proprio destino; Tokidoki rap‐ presenta appunto ,questa speranza. Partendo da t‐shirt, il mondo Tokidoki è andato via via sempre aumentando fino ad arrivare alla creazione di innumerevoli prodotti tra cui skateboard, bi‐ giotteria, giocattoli in vinile, orologi e così via fino ad arrivare a una collaborazio‐ ne con grandi icone fashion come Fornarina, Tiger e Hello Kitty. Il mondo Tokidoki è formato da tanti personaggi che vanno da un piccolo cartone del latte e un piccolo cactus a forma di personcina. Quindi ragazzi, ora che conosciamo bene tutta la storia di questa famosa e marca, affrettiamoci ad andare da Sephora e da Combo per acquistare tutti i prodotti firmati Tokidoki!

Rubrica a cura di Alessia Stefania 1^C e Laura Zaccagnino 1^A

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Care ragazze, iniziate a preparare limetta e forbicine, perché ritorna a tutta birra la moda degli smalti colorati! Da questa estate sulle unghie delle ragazze con stile si vedono solo colori strani e vivaci... Il nero lo lasciamo ai punk, e facciamo il pieno di fuxia, blu e giallo! L’ultima moda per mani e piedi perfetti sono un‐ ghie corte e squadrate, insieme alle fantastiche ricostruzioni che rendono le mani di chi le porta dei veri capolavori. Le ricostruzioni migliori sono, però, quelle con il gel, che non rovinano le nostre unghie naturali e permettono di creare spettacolari disegni. I colori sono tanti e tutti a dir poco bellissimi, quindi perché scegliere quando possiamo metterne uno diverso per un‐ ghia?! Ragà lasciate libera la fantasia e diventate anche voi nail‐artists, mi‐ schiate i colori e create svariati disegni per cambiare stile ogni giorno. Ultima novità in campo dell’arte delle unghie: smalti “Perfect Formula”,che cambiano colore in base al vostro umore. Girano sul web diverse notizie su questi “magici” smalti che, con una reazione chimica, diventano chiari e brillanti se siamo felici e rilassate, ma se cam‐ bia il nostro stato d’animo di conseguenza cambia anche lo smalto, che diventa di tonalità più calde e intense. Bello no?! Ultima raccomandazione: abbinate lo smalto al vostro modo di essere, ma senza strafare! :)


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MORDIMI

SMOKE ON THE WATER—DEEP PURPLE

Maria Pia Pacilli 5^C

Tutto il triennio

DOTTOR HOUSE (IL RITORNO)

LA TORTURA—SHAKIRA

Prof. Rizzo

La sesta ora

UP (IL MINI SCOUT)

GRAZIE MILLE—883

Pisco

5^B alla prof.ssa La Piscopia

NON APRITE QUELLA PORTA

ALEJANDRO (DON’T CALL MY NAME) ‐ LADY GAGA

Aula Magna

L’interrogazione

L’ERA GLACIALE

BRAIN DAMAGE—PINK FLOYD

La scuola a termosifoni spenti

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Lucia Pia Viced om A: Quale ragaz ini 2° za di San Nicandro vorr este picchiare a sangue ?

PeGiuseppe °A: 3 trucci prof Quale più? stimate di

Pietro Iannacone 4°B: Quale prof vorreste strangolare?

Federica Monaco 5°B: Quale tecniche usereste per evitare l’esame di stato?

Nicola Veneziani 5°A: Qual è vostro gruppo il mu sicale preferito ?

Professoressa Anna Ciaccia: Quanti liceali si interessano di politica e quanti no? Quanti preferiscono la destra e quanti la sinistra?

Caruso 4° o r d n a s s le A personaggio C: Quale toon vorar dei pornoc e? reste esser Pietro Iannac one 2, la vendetta 4° B: stro parere, A voch professoressa i è le p ducente e tra iù sesc dell’istituto? inatrice

A n g e l o Guerrieri 5° A: Qual è la vostra modella preferita?

rdi II AC: Angela Lomba chi è la Secondo voi generosa” ragazza più “ ? del De Rogatis

Flena Raffaela 5°B: Non voglio più sondaggi nel liceale!

Enzo P an B: dove izio 3° un 10? vorreste

Maria L garo II etizia FulI vi imma AC: Come g dieci an inate tra ni?

Benedetta Mascolo, Sara Cruciano II AC: Sapete cos’è succes so l’11 ottobre 2010 alle ore 14:00/15:00?

Angela Monaco, Maria Chiara Ciavarrella, Sabrin a Di Lella 1°B: Secondo voi qual è il prof più sexy dell’istituto?

Marco Gaeta 4° A: Secondo voi chi vincerà la Champions?

Nazario Di Na poli 3°B: Q uale prof vorr e ste eliminare ?

A cura di Rita Iannone

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Fabiano Del Cocchio 5° B: Con quale prof vorreste andare su un’isola deserta? hihihi


ARIETE: Se avete in mente di fare dei cambia‐ menti nella vostra vita, Novembre sarà il mese adatto, anche perché con la fortuna che vi ritrovate a Dicembre avrete poco di cui gioi‐ re… pertanto Nettuno vi consiglia di essere rivoluzionari, Marte vi darà il coraggio di cambiare la scuola mentre Saturno vi garantisce che per voi la porta della presidenza sarà sempre aperta. TORO: La vita vi sorride, avete il vento in poppa, ma molto presto avrete dei problemi nella vostra vita sentimentale, infatti a causa degli influssi di Plutone, le stelle vi consiglia‐ no di tenervi stretti il vostro partner, bhè, ma alla fine chi meglio di voi del toro ne capisce di più a proposito di corna. GEMELLI: Quest’anno dal Sole arriveranno influssi positivi, mentre da Plutone e Marte tanta energia e dinamicità, così che sarete pieni di determinazione. Anche quando sarete distrutti, senza l’alluce destro e avrete la fac‐ cia “quand e na stagnera ptriata”, avrete il coraggio, e c’è ne vuole, di sorridere alla vita. CANCRO: Se avrete intenzione di togliere di mezzo il vostro miglior amico, di rapinare una banca e dare la refurtiva al primo che passa, con i capelli afro, rossi e affetto da nanismo, di prendere un gommone a Lampedusa per essere profughi in Albania, non vi preoccupate è tutto normale, non siete pazzi è semplicemente colpa della Luna che vi renderà così diciamo... esuberanti……..!

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LEONE: Il vostro è un segno che rappresenta la forza e la passionalità, ma la vostra indole vi porta spesso ad essere in conflitto con gli altri, inoltre sul vostro cammino troverete una persona che vi darà del filo da torcere,le stelle per voi del Leone consigliano di essere pacati, per evitare che il re della foresta fac‐ cia la fine di un chihuahua. VERGINE: Marte e Mercurio porteranno pro‐ blemi economici, Saturno problemi nei vo‐ stri affari, Giove e Venere problemi nella vostra vita sentimentale e mentre Urano, Plutone e Nettuno sono in ferie vi consiglio di correre nell’agenzia di viaggi più vicina, biglietto di sola andata, destinazione Lour‐ des.

BILANCIA: L’anno 2010‐2011 sarà il migliore di tutta la vostra vita, pieno di avventure, di nuove amicizie e nuovi incontri, fortuna, soldi e tanto amore…no…scusate non è il vostro questo è dello Scorpione, per voi dell’Ariete le stelle consigliano di rivolgervi ad un buon psichiatra. SCORPIONE: Vedi sopra… (‐.‐)”

SAGGITTARIO: Quest’anno scolastico per voi si presenta ricco di novità e di svolte nell’ambito economico … ma sfortuna in amore, se pensavate che avreste potuto incontrare la persona della vostra vita, le stelle vi consiglia‐ no di fare un bel viaggio in Africa, una nuotata nel Tamigi, un giro in mongolfiera sulla Costa d’Avorio, di visitare “quel ramo del lago di Como” e di riprovarci l’anno prossimooo!!! CAPRICORNO: Se la vostra vita fino ad ora vi è sembrata un disastro, non avete vi‐ sto ancora niente, con Giove e Marte che influiscono sul vostro destino c’è poco da fare. Se fossi in voi lascerei subito il Licea‐ le. Sfonderei la porta della classe a testate e correrei per tutto il corridoio urlando: “Libertè, Egalitè, Fraternitè”, prima di arri‐ vare al cancello principale fare l’autostop, desti‐ nazione ignota, e non farmi più rivedere! ACQUARIO: La vostra vita sarà stravolta dai pro‐ blemi legati al vostro strabismo convulsionale da astinenza da nicotina, ma non vi preoccu‐ pate Marte consiglia che TNWEç£/ IK $% &hj OPUTR(? E Giove DTRUI£^ JTU$|\*§, quindi, non c’è niente da temere, seguite i consigli delle stelle e tutto andrà bene.

PESCI: Marte vi da influssi positivi, e con la Luna nuova la vostra vita sarà tempestata di novità, avrete i voti più eccellenti, il par‐ tner migliore del mondo e farete invidia a tutti… ma solo se vostro padre ha più o meno una ventina di pozzi di petrolio, ge‐ stisce un’azienda di cotonfioc di ultima gene‐ razione e ha un conto in banca da capogi‐ ro……(a buon intenditore poche parole).

E anche quest’anno scolastico è ormai iniziato tra interrogazioni, compiti e quant’altro spero che le stelle vi siano d’aiuto. Pertanto auguro a tutti voi un buon anno scolastico!!!

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A cura di Nicola Marrocchella


Orizzontali: 1.Cagliari ‐ 3.Prospetti pieni di nu‐ meri ‐ 11.Lo è Shrek ‐ 13.Voce del Poker ‐ 15.Rivedute autorizzate ‐ 17.Iniziali della Theron ‐ 18.Rools‐ Royce ‐ 19.E’ terribile quel di denti ‐ 20.Il far del giorno ‐ 23.Fra Turchia e Grecia ‐ 25.Telefoni portatili ‐ 28.Si tiene nel carniere ‐ 29.Ripara la grondaia ‐ 30.Agrigento ‐ 31.Un...pò tanto ‐ 32.Tribunale del di discorse ‐ 33.I padri dei vitelli ‐ 35.Stabilimento siderurgico ‐ 38.Sovrano ‐ 39.L’ultima nota ‐ 40.I peccatori di Dante ‐ 43.Un forte si‐ garo ‐ 47.La protesta....seduti ‐ 48.Può originarlo una svista ‐ 49.Lo Zinedine del calcio ‐ 50.Si conciano ‐ 51.Dolorose avversità ‐ 52.Sono doppie nei colossi

Verticali: 1.L’universo intero ‐ 2.Si suona pizzicandola ‐ 3. Chi lo sente va ad aprire ‐ 4. Diamante sfaccettato ‐ 5.Iniziali di Iacchetti ‐ 6.Fanno di una via, una villa ‐ 7.Il lago in Francia ‐ 8.Ha gli indirizzi....www. ‐ 9.Non Classificato ‐ 10.L’Irlanda con Dublino ‐ 12.Il footbal indoor ‐ 14.Ci sono quelli al quarzo ‐ 16.Ha la fronte spaziosissima ‐ 21.Falso...menzognero ‐ 22.Fa parte del Maghreb ‐ 24.Appunto! ‐ 26.Un cantante....John ‐ 27.La “France” che decolla ‐ 28.La fine della contesa ‐ 29.Ai lati dei letti ‐ 30.La zona di Montevarchi ‐ 34.Ottimo pesce ‐ 35.Sboccia dal calice ‐ 36.Quaderni dei diari ‐ 37.Timore ‐ 39.Pedana da pa‐ lestra ‐ 41.Ricoveri sotto la gronda ‐ 42.Un nome da señorita ‐ 44.Un tipo di società ‐ 45.Assieme al.... ‐ 46.Nemmeno ‐ 49. Mezzo.....zulù.

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Il secolo, 1921

Il Bianco muove e matta in due mosse. A cura di Arianna Mimmo ed Emanuele Vocale

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IL LICEALE

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La Redazione: Bucci Daria, Ciavarrella Incoronata, De Rogatis Simona, Di Leo Nunzia, Gabriele Manuela, Giagnorio Deborah, Guerrieri Alessandro, Iannone Rita, La Piscopia Giuseppe, Lombardi Angelo, Marrocchella Nicola, Mascolo Benedetta, Mastrosimone Camilla, Mimmo Arianna, Pacilli Francesca, Panizio Enzo, Stefania Alessia, Tancredi Matteo , Vocale Emanuele, Zaccagnino Laura.

Docente referente: Prof. Giovanni Mascolo Impaginazione e grafica a cura di Daria Bucci


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