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News
Edited by Paola Molteni
Editoriale
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Luoghi di lavoro/Workplaces
Franco Mirenzi
Architettura
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Gli archetipi di una nuova stagione industriale/ The archetypes of a new industrial season
Elviro Di Meo
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Rivoluzione industriale/Industrial revolution
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Trasparenze a sorpresa/Unexpected transparency
Francesca Tagliabue
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BC Passive House Factory
Paola Molteni
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Paesaggio lunare/Lunar landscape
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Il tempio del saper fare/The temple of ‘maker faire’
Paola Molteni
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La poetica del contenitore/ The poetic dimension of the container
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Disegnare il futuro/Designing the future
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Lo studio dentistico a domicilio/ When the dentist comes to you
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Tra passato e futuro/ Between the past and the future
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Design
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Alex Terzariol
Francesco Massoni
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Creative Campus
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Lavorare nel colore/Working surrounded by color
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Restyling in via Domenichino, Milan
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Il business del futuro/Business for the future
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New way of co-working
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kadawittfeldarchitektur, Düsseldorf (Ph: © Jens Kironher)
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SOMMARIO
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NEWS ARTE/ART
HOKUSAI, HIROSHIGE, UTAMARO
LA FINE DEL MONDO Inaugurato lo scorso ottobre, il rinnovato Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, frutto della riqualificazione dell’edificio originario di Italo Gamberini e dell’ampliamento a forma di navicella spaziale, realizzato a firma di Maurice Nio, presenta la mostra “La fine del mondo”, curata da Fabio Cavallucci, direttore del Centro Pecci . Attraverso le opere di oltre 50 artisti e con un allestimento che si estende sull’intera superficie espositiva del museo, la mostra si configura come una “presa di coscienza della condizione di incertezza in cui versa il nostro mondo e riflessione sugli scenari che ci circondano”, spiega il curatore. Il percorso presenta interventi di artisti ormai affermati internazionalmente, dal nativo americano Jimmie Durham al cubano Carlos Garaicoa, ai cinesi Qiu Zhijie e Cai Guo-Qiang, ma anche opere di artisti più giovani come il brasiliano Henrique Oliveira o lo svizzero Julian Charrière. Non mancano poi i lavori di maestri delle avanguardie novecentesche quali Marcel Duchamp, Pablo Picasso o Umberto Boccioni. Lungo il percorso espositivo tutte le espressioni e i linguaggi artistici si intrecciano in una trama fitta di suggestioni e richiami: la musica, il teatro, il cinema, l’architettura e la danza concorrono a comporre una narrazione immersiva e coinvolgente. (F.M.)
Icona indiscussa dell’arte giapponese di ogni tempo, “La Grande Onda” di Katsushika Hokusai attraversa il tempo e lo spazio, con il suo moto impetuoso e aggraziato, approdando a Milano, nella cornice di Palazzo Reale, e recando con sé altre preziose testimonianze di quel “Mondo Fluttuante” (l’ukiyoe) di cui il maestro nipponico è stato protagonista assieme ai colleghi Utagawa Hiroshige e Kitagawa Utamaro. Alle opere dei tre artisti è dedicata la grande mostra, curata da Rossella Menegazzo, allestita su progetto di Corrado Anselmi Architetto, con luci di Barbara Balestreri Lighting Design e grafica di Bruno Stucchi Dinamomilano. Promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, la retrospettiva offre al pubblico la visione di 200 tra silografie policrome e libri illustrati provenienti dalla collezione dell’Honolulu Museum of Art, mettendo in evidenza nelle sue cinque sezioni i temi ricorrenti del genere, tra suggestive vedute paesaggistiche, spunti poetici, raffigurazioni di fiori e uccelli, celebrazioni della bellezza e della sensualità femminile. Un’occasione, dunque, per (ri)scoprire questo raffinato filone artistico, sorto e sviluppatosi in epoca Edo (1615-1868), capace di riflettere gli aspetti sociali, culturali ed estetici di una civiltà dal fascino multiforme, nonché di influenzare lo sguardo e la pittura di artisti come Manet, Monet, Van Gogh, Degas e Toulouse-Lautrec, fra gli altri, proiettandosi nella contemporaneità. Come dimostra il successo di “manga” e “anime” che attingono la loro cifra stilistica dall’arte “fluttuante” e dalle sue visioni. (F.M.)
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The indisputable icon of Japanese art of all eras, ‘The Big Wave’ by Katsushika Hokusai, has survived time and space, thanks to its impetuous and graceful movement. It has traveled to Milan’s Palazzo Reale and has brought with it other invaluable artistic works such as the ‘Floating World’ (ukiyo-e) in an exhibition in which the Japanese Maestro was protagonist with his colleagues Utagawa Hiroshige and Kitagawa Utamaro. The important exhibition dedicated to the three Japanese artists was organized by Rossella Menegazzo. The staging was designed by Corrado Anselmi Architetto, lighting by Barbara Balestreri Lighting Design and graphic design by Bruno Stucchi Dinamomilano. Promoted and produced by the Culture Division of the Milan City Council, the Palazzo Reale and MondoMostre Skira, this retrospective exhibition offers the visiting public the vision of 200 polychrome wood-engravings and illustrated books
from the collection of the Honolulu Museum of Art. Recurrent themes are highlighted in the exhibition’s five sections: suggestive landscapes, poetic twists, images of flowers and birds, celebrations of beauty and feminine sensuality. It is the opportunity to (re) discover this elegant branch of art. It first appeared and developed during the Edo period (1615-1868), and reflects the social, cultural and esthetic aspects of the enchanting multi-faceted civilization. This style influenced the observation viewpoint and the painting styles of artists such as Manet, Monet, Van Gogh, Degas and Toulouse-Lautrec, among others, who transported it into the contemporary world. This has been demonstrated by the success of ‘manga’ (Japanese comic books) and ‘the soul eater’ that were inspired by the style of ‘floating’ art and its visions. (F.M.) Milano, Palazzo Reale, piazza del Duomo 12. Fino al 29 gennaio 2017/Until January 29, 2017.
A sinistra/Left, Katsushika Hokusai Abe no Nakamaro, dalla serie Specchio dei poeti giapponesi e cinesi, 1833-1834. In centro, dall’alto al basso/In the middle, from top to below, Utagawa Hiroshige, 3 – Kawasaki. Il traghetto di Rokugô, dalla serie Cinquantatré stazioni di posta del Tôkaidô, 1848-1849 circa; Kitagawa Utamaro, La ragazza precoce (Ochappii), dalla serie Varietà di fiori secondo il loro linguaggio, 1802.
Prato, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, viale della Repubblica 277. Fino al 19 marzo 2017/Until March 19th 2017.
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The refurbished ‘Luigi Pecci’ Center for Contemporary Art in Prato, Tuscany, was inaugurated in October 2016. The original building by Italo Gamberini was given a complete makeover and a spaceship-like extension, designed by Maurice Nio, was added. It is hosting the exhibition ‘The end of the world’, supervised by Fabio Cavallucci, director of the Pecci Center. Through works by more than 50 artists and a layout that extends across the entire exhibition area of the museum, the event has been devised – according to the curator - as a ‘test of awareness of the uncertainty in our world and reflections on the scenarios that unfold around us’. The exhibition pathway presents works by artists who are consolidated on the international panorama - the native American Jimmie Durham, from Cuba the artist Carlos Garaicoa, from China, the artists Qiu Zhijie and Cai Guo-Qiang; it also includes works by younger artists such as Henrique Oliveira from Brazil and Julian Charrière from Switzerland. There are works by Maestros of 20th-century avant-garde art, Marcel Duchamp, Pablo Picasso and Umberto Boccioni. Along the exhibition pathways, expressions and artistic languages entwine in a thick fabric of suggestions and references: music, theater, cinema, architecture and dance compete in the creation of a full-immersion and engaging narration. (F.M.)
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THE END OF THE WORLD
Nella pagina a fianco, in basso a destra/ Opposite, below in the right, Amigdala, Museo Fiorentino di Preistoria, courtesy of Paolo Graziosi. Qui sopra/Top Robert Ku mirowski, STRONGHOLD, 2013, wood, glue, pigments, paint, carton, rubber, plastic, glass, metal, curtains, paper, books, Lyon Biennale. In basso da sinistra a destra/Below, from left to right Umberto Boccioni, Forme uniche nella continuità dello
Spazio, bronzo, cm.120, 1913, courtesy of Roberto Bilotti; in alto/top, Ali Cherri, Paysages tremblants (Beirut), 2014,(not framed), Lithographic Print and Archival Ink Stamp – 4 frames of 70 x 100 cm, Edition of 7 + 2 AP, courtesy of the artist and Galerie Imane Farès; in basso/below, Ekaterina Vasilyeva and Hanna Zubkova Axe de revolution, Pavlov Projet Moscow 1, courtesy of Ekaterina Vasilyeva.
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NEWS ARTE/ART
PER KIRKEBY. I LUOGHI DELL’ANIMA DEL MAESTRO SCANDINAVO Pittore, geologo, viaggiatore, poeta, scultore, inventore di luoghi architettonici, saggista, uomo di teatro e di cinema – ha collaborato fra gli altri con il New York City Ballet e con Lars von Trier – l’artista danese Per Kirkeby è stato, assieme a Gerhard Richter, Sigmar Polke, A.R. Penck, Markus Lüpertz, Georg Baselitz, tra i protagonisti delle nuove tendenze espressive degli anni Settanta. A partire dal decennio successivo, egli ha avviato una ricerca pittorica più materica e informale, che lo ha condotto a sviluppare un linguaggio ispirato alla natura. La mostra a lui dedicata dal Museo d’arte di Mendrisio e curata dal direttore Simone Soldini, si concentra su quest’ultima fase della sua attività, dal 1983 al 2012, presentando 33 tele di grandi dimensioni, 30 opere su carta e 6 sculture. Dei vari aspetti della sua poliedrica produzione viene dunque privilegiata la stagione della piena maturità dell’artista, quella lirico-informale, strettamente legata ai paesaggi esplorati durante i suoi lunghi viaggi e caratterizzata da suggestivi dipinti di grande formato. La mostra di Mendrisio è frutto di una collaborazione con la Galerie Michael Werner di Berlino, la Bo Bjerggaard Galleri di Copenaghen e la Galerie Knoell di Basilea. Il catalogo presenta testi critici di Sigfried Gohr ed Erik Steffensen. (F.M.)
PER KIRKEBY. THE PLACES IN THE SOUL OF THE SCANDINAVIAN MAESTRO
Dall’alto in basso/from top to below, per Kirkeby, Senza titolo, 1999, courtesy Galerie Knoell, Basilea; per Kirkeby, Senza titolo (Groenlandia), 2011, Bo Bjerggaard Galleri, Copenaghen.
The Danish creative Per Kirkeby is a painter, geologist, traveler, poet, sculptor, inventor of architectonic sites, writer, a man of theater and cinema; he has worked with the New York City Ballet and with Lars von Trier. With Gerhard Richter, Sigmar Polke, A.R. Penck, Markus Lüpertz, Georg Baselitz, he was one of the protagonists of the new expressive trends that emerged in the Seventies. In the successive decade, he initiated a more textural and informal artistic research that led him to develop a language inspired by nature. An exhibition dedicated to the artist and his work has been organized by the Museum of Art in Mendrisio and supervised by the director Simone Soldini. It focuses on the final phase of his activity, from 1983 to 2012, presenting 33 large canvases, 30 works on paper and 6 sculptures. Of the various aspects of his polyhedral production, emphasis was given to the artist’s period of full maturity, the lyrical-formal phase, that is tightly connected with the landscapes he explored during his long travels and immortalized in large suggestive paintings. The exhibition in Mendrisio resulted from collaboration with the
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Michael Werner Gallery of Berlin, the Bo Bjerggaard Galleri of Copenaghen and the Knoell Gallery of Basle. The catalogue includes critique from Sigfried Gohr and Erik Steffensen.(F.M.) Mendrisio, Museo d’arte di Mendrisio, piazzetta dei Serviti 1. Fino al 29 gennaio 2017/Until January 29th 2017
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NEWS MOSTRE/EXHIBITION
LA LINEA DELL’ARTE Txt: Piero Trionfera “Ho conosciuto Tilak circa un anno fa, a una manifestazione per Bawa, insieme ad altri architetti dello Sri Lanka. Ero probabilmente l’unico architetto straniero presente. Iniziammo a chiacchierare, e scoprimmo di avere un passato comune: siamo pressoché coetanei e, negli anni ’70, lui viveva a Roma, la mia città. Era inevitabile ricordassimo entrambi il momento in cui il design d’avanguardia e l’architettura italiani erano divenuti un fenomeno di portata internazionale, soprattutto a Milano, focolaio di intellettuali e industriali illuminati, con cui Tilak intratteneva ancora contatti. Era dunque per me impensabile non partecipare alla retrospettiva per i suoi 50’anni come artista, curata proprio da lui. Non si tratta di una vera retrospettiva, bensì della proiezione di una prospettiva futuristica. La scelta della location – la galleria d’arte Lionel Wendt – sottende un desiderio esplicito di Tilak di presentarsi come parte di una moderna nicchia internazionale, e questa era la sede ideale per esporre le sue opere e il suo pensiero. Già durante l’anteprima della mostra, la sala è piena di persone interessanti e interessate, e io mi trovo immerso nel suo mondo. Non vedo l’ora di ammirarne i filmati, le sculture e i disegni. Il benvenuto che ricevo all’ingresso, la galleria, la gente, l’”Uccello leggendario’ di fronte a me – ogni cosa mi fa sentire a mio agio, a casa. Poi ci rifletto e penso che, certo, mi trovo a una mostra di portata internazionale, di quelle che non vedevo da molto in Sri Lanka. A sinistra, il pubblico seduto ammira e commenta le sue animazioni di una qualità senza tempo, e una serie di foto dell’artista da giovane. Sono incantato dall’ambientazione delle foto (perdonatemi, sono di parte). Esse sono una testimonianza storica dei suoi primi anni, e permettono di conoscere meglio la mia Roma. Giro qua e là per la mostra, in mezzo a intellettuali, gente di ogni tipo, persone di mezza età benvestite e giovani con abbigliamento casual, locali e occidentali. È fantastico quando a una mostra d’arte s’incontra gente eterogenea, con una formazione diversa: è la prova tangibile che si tratta di un evento di successo. Sui muri spiccano i disegni di Tilak; ne conosco la maggior parte, ma è sempre un piacere fisico e spirituale am8 mirare autentiche opere d’arte. La linea dell’arte, qui, è la linea sottile presente nei suoi schizzi, che delinea figure e situazioni fuori dal tempo e dagli schemi, tuttavia essa è fortemente ancorata alla terra: figure che sono chiare, sintetiche rappresentazioni di personaggi, stati della mente, momenti intensi. Lo sfondo è quasi sempre lo Sri Lanka, ma lo stile e le immagini vanno oltre. Un po’ come lui,
artista senz’altro legato alla terra d’origine, sebbene con uno spirito profondamente internazionale. Tilak presenta un mondo sospeso tra realtà e immaginazione nei suoi disegni, che raramente poggiano sul terreno, ma sono eterei al punto da levarsi in un mondo privo di forza gravitazionale, benché, al contempo, siano del tutto materiali. La sostanza e concretezza è data dalla raffigurazione delle unghie di mani e piedi dei suoi personaggi, simili ad artigli conficcati nel terreno: non dunque angeli, ma persone in carne e ossa. Figure sinuose, dolci e sensuali che chiamano come le sirene di Omero: “Vieni a noi!”. Nella parete più lontana dall’ingresso sono esposte le sue sculture – filiformi, oniriche, mosse appena dal movimento e dal respiro delle persone che le ammirano. Nulla d’immaginario: le sculture proiettano ombre, sono dunque reali. Tenui e leggere ombre prendono forma in basso alla parete, ed ecco che la parete si trasforma in un’opera d’arte, dentro l’opera d’arte. Non ho mai visto Tilak lavorare, ma mi piace immaginarlo come quei ballerini cinesi che fanno volteggiare in aria il bastoncino col nastro, disegnando i propri sogni nel vento”.
In alto, foto ritratto dell’artista Tilak, in queste due pagine le opere (filmati, sculture e disegni) presenti nella la galleria Lionel Wendt: le figure delle sue opere sono chiare, sintetiche rappresentazioni di personaggi, stati della mente e momenti intensi. Upper, the artist Tilak; these two pages, the works (films, sculptures and drawings) exhibited at the Lionel Wendt Gallery: figures he represents are clear, synthetic representations of characters, states of mind, and engaging moments.
THE LINE OF ART I met Tilak about a year ago, at a celebration for Bawa, together with other Sri Lankan architects. I was perhaps the only foreign architect there. We started to chat and I rediscovered some of my roots: there is not a large age difference between us, and in the 70’s he lived in Rome, my city. It was inevitable that we would have similar memories of when Avant-Garde Italian design and architecture had reached a level of international standing, especially in Milan, a hot bed of intellectuals and emancipated industrialists, where Tilak had maintained close relations and interests. So it was impossible for me not to be
are clear, synthetic representations of characters, states of mind, and engaging moments. The setting is nearly always Sri Lanka, but the style and representations go well beyond. Rather like him, an artist who is certainly bound to Sri Lanka, but who undeniably has international depth. Tilak offers us a world which is suspended between reality and fantasy in his drawings, which rarely have ground on which to stand, but are so ethereal to be able to soar in a gravityfree world, but are also material at the same time. Substance and reality radiate from the representation of the nails of the hands and feet of his figures, like claws clinging to the earth: they are not angels, but real people. Sweetness and sensuality in the roundish shapes which call you like Omero’s new mermaids come with us, too! On the furthest wall from the entrance are his sculptures - threadlike, continuous, dreamlike, imperceptibly
moved by the motion and breath of the people admiring them. But it is not your imagination; the sculptures project shadows, and are therefore real. Light, tenuous shadows appear on the wall below and the whole wall becomes itself a work of art, in the work of art. I have never seen Tilak at work, but I like to imagine him like those Chinese dancers who twirl rods with ribbons at the end in the air,drawing their dreams in the wind.
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commenting on the animated films of timeless quality as well as a series of photos of the artistin his youth. I am also enthralled by the backgrounds of the photos (I am biased, sorry). Besides being a historic testimony of his formative years, they are insights into “my” Rome. I wander around the exhibition, amongst intellectuals, people of all kinds, elegant and middle-aged as well as sporty youngsters, locals and westerners. It is wonderful that at an art exhibition you can meet all sorts of people with different backgrounds and this is a tangible indication that the exhibition was a success. On the walls, Tilak’s drawings stand out and I already know many of them, but it is always both a great spiritual and physical pleasure to admire the actual works of art. The line of art here is the thin line in his sketches,which outlines figures and situations outside of time and schemes, but is strongly anchored to the Earth, figures which
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present at his 50-yearretrospective as an artist, which he himself curated. It isn’t so much of a retrospective but a projection of a futuristic perspective. The choice of venue, the Lionel Wendt Art Gallery, implies a clear desire in Tilak to place himself in a modern, international niche, and this venue was absolutely perfect for his works and thoughts. Right from the preview of the exhibition, the hall is full of interested and interesting people and I find myself immersed in his world. I am ready to admire his films, sculptures and drawings. The welcome I receive at the entrance, the gallery, the people, the “Mythical Bird” opposite me, all bring up in me, a sensation of tranquil familiarity. Then, I reflect and think, but of course, I am at an international-style exhibition, a type I hadn’t seen for a while in Sri Lanka. To the left, an audience sits admiring and
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NEWS LIBRI/BOOKS
ATLAS La Fondazione Mies van der Rohe di Barcellona presenta ‘The Atlas of Contemporary European Architecture’, straordinaria mappatura dei progetti selezionati per il premio Mies van der Rohe nel corso delle sue ventiquattro edizioni (dal 1998 al 2015). Il volume, che raccoglie 2.881 lavori descritti attraverso fotografie, testi e disegni e ospita numerosi saggi critici di carattere storico-geografico, rappresenta un’importante testimonianza dell’architettettura europea contemporanea e delle sue più recenti declinazioni alle diverse latitudini. Osservando lo scorrere delle, immagini, e/o lasciandosi guidare dalle parole dei contributors (tra cui gli architetti Zaida Muxí e Joseph Maria Montaner e il geografo Francesc Muñoz) è possibile individuare percorsi tematici (come può essere quello dell’edilizia sociale), cogliere identità e differenze tra i diversi Paesi e provare a capire come il Vecchio Continente stia affrontando, nel suo insieme, il tema del costruire. Tenendo a mente che, come ci ricordano Diane Gray e Dietmar Steiner, da tempo tra i curatori del premio, “Le persone dovrebbero sapere che le idee che stanno dietro ad ogni intervento di architettura facilitano e migliorano la vita”. (Foto: Adrian Pedrazas Profumo) (F.D.P.)
LA CITTÀ SCRITTA The Mies van der Rohe Foundation in Barcelona presents ‘The Atlas of Contemporary European Architecture’, an extraordinary overview of the Projects selected for the Mies van der Rohe award down through the 24 editions of the competition (from 1998 to 2015). The book includes 2881 works that have been described through photographs, articles and designs. There are numerous articles that provide information on the historicalgeographical background to supply an important testimonial on contemporary European architecture and its most recent declensions at the different latitudes. By observing the sequence of the images and/or being guided by the writings of the contributors (including architects Zaida Muxí and Joseph Maria Montaner and the geographer Francesc Muñoz), it is possible to identify thematic pathways (for example the issue of social housing), perceive the identity and the diversities between the different countries and attempt to understand how the Western World is currently tackling the subject of building construction. As pointed out by Diane Gray and Dietmar Steiner who have supervised the prize for many years, the public should be aware that: “the ideas behind every project of architecture are geared to facilitating and improving life and living”. (Photo: Adrian Pedrazas Profumo)(F.D.P.)
Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Bernardo Secchi, Giancarlo De Carlo ‘La città scritta’ nasce dalla tesi di dottorato di Stefano Boeri rielaborata e ampliata in un saggio che affronta a distanza di trent’anni il pensiero e l’opera di Carlo Aymonino con il complesso del Monte Amiata nel Gallaratese, Vittorio Gregotti con l’Università della Calabria e Aldo Rossi con il Cimitero di Modena. Tre opere/manifesto, destinate però a una rapida decadenza rispetto alle intenzioni dei progettisti e perciò capaci di svelare la “schizofrenia di una disciplina che mai s’interroga sugli esiti fattuali delle proprie intenzioni”. Due ritratti inediti di figure cruciali dell’urbanistica italiana, quali Bernardo Secchi e Giancarlo De Carlo, completano il libro corredato da un puntuale apparato iconografico, in un accostamento personale che costituisce soprattutto un omaggio a due modi differenti di leggere e scrivere la città. Stefano Boeri (Milano, 1956) è docente di Progettazione urbanistica presso il Politecnico di Milano. È stato direttore delle riviste Domus e Abitare. Il suo studio di progettazione ha realizzato a Marsiglia, nel 2013, la Villa Méditerranée – centro espositivo e di ricerca sui temi del Mediterraneo – e a Milano, nel 2014, il Bosco verticale. (F.R.)
INSEGNARE E PROGETTARE L’ARCHITETTURA
Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Bernardo Secchi, Giancarlo De Carlo ‘The city in writing’ is a book that developed from the degree dissertation written by Stefano Boeri; it has been edited and expanded to examine, thirty years down the line, the thoughts and projects of Carlo Aymonino and his plans for the Monte Amiata complex near Gallarate, of Vittorio Gregotti with the University of Calabria and of Aldo Rossi with the Cemetery in Modena. Three projects / manifestos, destined for rapid decadence with respect to the intentions
Il volume indaga il ruolo della ricerca architettonica nell’attività di Giancarlo Priori. La ricerca, alla base di ogni attività intellettuale, è in architettura fondamentale. Nella storia molti architetti hanno teorizzato ricerche differenti, in diverse direzioni, che nel tempo sono divenute l’humus fondante della disciplina. Nel caso di Priori, la ricerca è stata un elemento nodale attorno al quale si sono sviluppate due delle attività principali che riguardano la figura dell’architetto, quella della trasmissione del sapere e quella della formazione delle giovani generazioni, ovvero l’insegnamento universitario e la sperimentazione didattica, strettamente legate all’opera dell’architetto stesso. Le diversità dei temi di ricerca, tra cui il luogo, la città, la piazza, il simbolo, la bellezza, la forma, hanno un carattere di trasversalità con radici nell’arte, nella natura e nelle scienze. Come fili finemente intrecciati, danno vita ad una metodologia che in Priori diventa tessuto poetico catalizzato nel progetto di architettura. Giancarlo Priori è professore di Composizione architettonica e urbana e si è formato alla scuola di Paolo Portoghesi. La sua visione teorica si fonda sull’ascolto dei luoghi, sul rapporto con la memoria e sui valori positivi della contemporaneità, visione che si riflette nella sua idea progettuale e nella didattica, documentata dalle numerose pubblicazioni di cui è autore. La ricerca recente è dedicata allo studio dei frattali raccolta nel suo Architetture Frattali (Roma 2008) e ai processi di
The Atlas of Contemporary European Architecture’, Fundació Mies van der Rohe
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of the designers and capable of revealing the ‘schizophrenia of a discipline that never questions the authentic results of its objectives’. Two previously unpublished portraits of crucial figures on the panorama of the Italian city planning – namely Bernardo Secchi and Giancarlo De Carlo - complete the book and include accurate iconographic information, in a personalized combination that pays tribute to two different interpretations of the city, immortalizing it in writing. Stefano Boeri (Milan, 1956) is a lecturer in Urban Planning with the Milan Polytechnic. In the past, he was editor-in-chief of the important design journals, Domus and Abitare. His studio designed Villa Méditerranée in Marseilles 2013 – an exhibition and research center focused on the Mediterranean area; it was also responsible for the Vertical Forest (Bosco Verticale) in Milan in 2014. (F.R.) La città scritta. Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Aldo Rossi, Bernardo Secchi, Giancarlo De Carlo di Stefano Boeri Quodlibet, collana Habitat, 2016
This book examines the role of architectonic research in the professional activity of Giancarlo Priori. Research is a fundamental ingredient of every intellectual activity and is essential in architecture. Down through history, many architects have suggested different research pathways that branch in various directions; however, over time they were transformed into the fertile terrain of the discipline. Where Priori was concerned, research was a core component around which two of the main activities developed from the architect – transmission of know-how and training of the younger generations, or rather university teaching and didactic experimentation, closely associated with the work of the architect himself. The range of research subjects – the location, the city, the square, the symbol, beauty, shape – are transversal in the roots of art, nature and sciences. Like finely woven threads, they give rise to know-how that is transformed into a poetic weave catalyzed in the Priori’s architecture project. Giancarlo Priori is a professor of Architectonic and Urban Composition; he trained in the school of Paolo Portoghesi. His theoretical vision listens to the locations, to the relationship with memories and the positive values of contemporary living; the vision is reflected in his design ideas and his teachings, documented by his numerous publications. His recent research is dedicated to the study of fractals grouped in his book Architetture Frattali (Rome 2008) and the processes of urban regeneration. Since 2009, he has been the editor-in-chief of the scientific journal Architetture e città del III millennio [Architecture and the city of the 3rd millennium]. (F.R.) Insegnare e progettare l’architettura” di Giancarlo Priori, FrancoAngeli
Nella ricerca di Francesco Cellini c’è una particolare considerazione per la storia dell’architettura, dei contesti, dei tipi e dei luoghi, priva però di ogni automatismo interpretativo o riproduttivo: il senso – inteso come l’insieme di valori che si è venuto accumulando sugli oggetti del mondo – è conoscibile per via d’indagine, ma mai, per la stessa via, resta deducibile o rievocabile; potrà invece esser riattivato o rinnovato soltanto attraverso una rischiosa reinterpretazione personale. Il modo di progettare di Cellini è funzionalista e testimonia una sincera apertura mentale nella convinzione che l’architettura “poi servirà a qualcuno, che altri uomini la useranno o l’abiteranno e che entrerà nella loro percezione e nella loro vita”: in ogni attenta e umanistica analisi del programma di un edificio sussiste un ineludibile obbligo etico, quanto un inesauribile fondamento poetico. Accompagnato da un saggio di Francesco Dal Co e da disegni e testi teorici di Francesco Cellini, questo volume – nelle cui pagine si srotola una racconto fatto in prima persona, assimilabile, per alcuni aspetti, al genere dell’autobiografia – esplora parallelamente l’evoluzione dei modi, dell’organizzazione e degli strumenti di lavoro, che nel periodo esaminato hanno vissuto una radicale trasformazione informatica. Gli esempi indagati – come il disegno a mano – illustrano la progressiva e forzata mutazione delle procedure impiegate e, nello stesso tempo, la sostanziale permanenza dei principi e delle opzioni di fondo: in sintesi dimostrano la solidità delle scelte e la tenacia di un mestiere. (F.R.)
Throughout Francesco Cellini’s research, special consideration has always been given to the history of architecture, the contexts, the genres and the locations, with no any interpretative or reproductive automatisms. Their meaning – intended as an ensemble of values that has accumulated in the articles of the world – is recognizable thanks to this investigation, but simultaneously cannot be deduced or revoked; it can be reactivated or renewed only through a risky personal reinterpretation. Cellini’s design method is functional and bears witness to his sincere open mind and the belief that architecture “will be useful
for someone at some stage, and other people will use it or will live it, and it will connect their perception and their lives”: every attentive and humanist analysis of the plans for a building is rooted in an inescapable ethical obligation, and an endless poetic foundation. This book includes an article written by Francesco Dal Co and drawings and theoretical descriptions by Francesco Cellini; the story unfolds in the first person and can be considered to be an autobiography in many ways. In parallel, it explores the evolution of the methods, the organization and the work instruments; and in the period examined these have demonstrated a radical computerbased transformation. The examples investigated – for example, the hand drawings – illustrate the progressive and forced mutation to the procedures used; at the same time, they demonstrate the substantial persistence of principles and basic options. In brief, they highlight the solidity of the choices and the tenacity of a skill. (F.R.) Francesco Cellini, Electaarchitettura
CASE UNIFAMILIARI. TEMI DI ARCHITETTURA Questo il titolo del volume con cui Giorgio Bersano analizza 56 edifici costruiti tra il 2002 e il 2014 in tutto il mondo con l’intenzione di indagare gli orientamenti internazionali dell’abitazione isolata. Concentrandosi sia sui nuovi progetti pensati per vivere nella limitatezza di spazio che è tipica delle città che su quelli che nascono per essere collocati in prossimità delle risorse naturali, “dove il paesaggio diventa un incentivo all’insediamento di residenze destinate a soddisfare il desiderio di libertà ed evasione dalla routine”. Il risultato è una panoramica che spazia dagli Stati Uniti all’Australia, evidenziando fin da subito alcune ‘densità’ di esempi sul tema della casa unifamiliare (pensiamo in particolare alla Spagna e al Giappone), e quindi suggerendo alcune prime riflessioni sulla correlazione tra necessità costruttive, scelte funzionali e luoghi. Il volume, che ha alle sue spalle l’analisi di 6000 progetti pubblicati da riviste di settore, libri e pagine web, ha il merito di accomunare personalità emergenti, archistar e professionisti all’inizio della carriera e di avere voluto dare spazio ad una sorta di ‘normalità del quotidiano’, indipendente e lontana dai modelli internazionali spesso dominanti. Vi si colgono infatti, soprattutto, istanze e motivi locali che sembrano reagire ai dettami di una pratica globale quanto uniformante, nello sforzo di dare vita a scritture originali per la loro capacità di rivalutare le diverse tradizioni. (F.D.P.)
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rigenerazione urbana. Dal 2009 è direttore della rivista scientifica Architetture e città del III millennio. (F.R.)
In this book, Giorgio Bersano analyzes 56 buildings constructed across the world between 2002 and 2014. He wanted to investigate the international orientations to the detached home. His research concentrated on new projects designed for restricted spaces typical of city living and those that have been constructed close to natural resources “where the landscape itself is an incentive to build homes that satisfy the desire for freedom and an escape from routine”. The result is an overview that spans from the United States of America to Australia. There are some evident areas where there is a greater ‘density’ of examples of detached homes (with specific reference to Spain and Japan). The book also examines the correlation between the construction requirements, the functional choices and the locations. The research analyzed 6000 projects published in design journals, books and web pages; it groups together the work of the emerging personalities, the architstars and the professionals at the dawn of their career. The aim was to give page space to a sort of ‘normality of the everyday’, that was independent and distant from the frequently dominant international models. The homes selected have the common denominator of absorbing the local demands and motivations that appear to react with the regulations of a standardized global practise. They power the writings that are original for their ability to examine and review different traditions. (F.D.P.) Case unifamiliari, temi di architettura. Giorgio Bersano, Aracne
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NEWS PREMI/AWARDS
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BUON COMPLEANNO AL PREMIO DEDALO MINOSSE
MANY HAPPY RETURNS TO THE DEDALO MINOSSE PRIZE
JUNYA ISHIGAMI VINCITORE AL BSI SWISS ARCHITECTURAL AWARD
A 20 anni dalla sua fondazione, ALAAssoarchitetti lancia la Decima Edizione del Premio Internazionale Dedalo Minosse – in collaborazione con la Regione Veneto - premio unico al mondo che riconosce l’importanza del Committente di Architettura. Le iscrizioni sono aperte dal 2 novembre 2016 al 17 febbraio 2017. Promosso dal 1997 da ALA-Assoarchitetti, il Premio, unico nel suo genere, riconosce il ruolo positivo e stimolante del committente di architettura e pone l’accento sul processo progettuale e costruttivo e sulle figure che determinano il successo dell’opera: l’architetto e il committente appunto, ma anche gli esecutori (le imprese) e i decisori (le pubbliche amministrazioni). L’iscrizione è gratuita ed aperta a committenti e architetti di tutto il mondo per opere private o pubbliche, purché realizzate negli ultimi 5 anni. Una giuria multidisciplinare valuterà il percorso che ha portato alla creazione di opere di qualità, attribuendo quattro premi e circa venti riconoscimenti speciali. Nella valutazione la Giuria rivolgerà una particolare attenzione a temi quali la sostenibilità economica, ambientale e sociale dell’opera, alle opere ispirate dal Design for All, al trattamento della luce naturale, all’uso sostenibile del territorio e delle risorse, alla valorizzazione e conservazione dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio architettonico, all’uso di tecnologie e materiali innovativi, all’uso di energie e risorse rinnovabili e alla valorizzazione delle tradizioni e dei linguaggi locali. In vent’anni si sono avvicendati sul palcoscenico del Teatro Olimpico, davanti ad un pubblico di oltre 500 persone, committenti pubblici e privati provenienti da oltre 30 paesi che hanno ricercato nell’opera che andavano
Twenty years from its foundation, ALA-Assoarchitetti has launched the 10th edition of the Dedalo Minosse International Prize – in collaboration with the Veneto Regional Government. This award is the only one of its kind and recognizes the importance of the Architecture Client. Nominations for the award can be presented from November 2nd 2016 and February 17th 2017. Promoted since 1997 by ALA-Assoarchitetti, this unique prize recognizes the positive and stimulating role of the clients who commission the architecture, emphasizing the design and construction process and the people who determine the success of the project: the architect and the client, the executors (the construction companies) and the decision-makers (public administration). There is no application fee and nominations are open to clients and architects from around the world with private or public works that have been realized within the last 5 years. The multidisciplinary jury will examine the pathway that led to the creation of quality works, assigning 4 prizes and approximately 20 high commendations. When making their decision, the Jury will pay special attention to issues such as the economic, environmental and social sustainability of the work, the projects inspired by Design for All, the attention to natural light, the sustainable use of the territory and the resources, the appreciation and preservation of the environment, the landscape and the architectonic heritage, the use of innovative technology and materials, the consumption of renewable energy and resources and the respect for local tradition and design languages. Over the twenty years, the Teatro Olimpico (Vicenza, Italy) has hosted an audience of more than 500 guests and welcomed public and private clients from more than 30 countries who aimed to provide something of value for their communities through the work that they had commissioned. The exhibition in Palazzo Chiericati (Vicenza, Italy) closed in September 2017, and has been followed by a traveling exhibition with a selection of the prize-winning projects. The traveling exhibition has been organized in collaboration with the Ministry of Foreign Affairs and in cooperation with Italian and international partners; it will travel to a number of different locations in Italy and around the world in the following two years. Over recent years, the traveling exhibition tour has included several Italian cities, including Bozen, Milan, Foggia, Rome, Trieste, Venice, Bologna, Turin – and international venues - Tokyo, Manila, Brussels, Vienna, Moscow, Berkeley, San Francisco, Hanoi, Kiev, Riga, Beijing and London. For information www.dedalominosse.org (P.M.)
Il BSI Swiss Architectural Award, giunto quest’anno alla quinta edizione, celebra i suoi primi 10 anni: un traguardo importante per uno dei premi più ingenti e prestigiosi al mondo e che si avvale di un comitato di advisor composto da architetti e critici di rinomanza internazionale. L’architetto giapponese Junya Ishigami ha vinto questa quinta edizione imponendosi tra 28 candidati provenienti da 17 paesi. La Giuria ha attribuito all’unanimità il premio BSI Swiss Architectural Award 2016 a Junya Ishigami per il Kanagawa Institute of Technology Workshop (Kanagawa, Giappone, 2004-2008), per l’intervento nel Padiglione giapponese alla XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (2008) e per la ‘Casa con piante’ costruita nei sobborghi di Tokyo per una coppia di giovani sposi (2010-2012). Secondo le motivazioni della Giuria, “gli edifici di Junya Ishigami creano spazi di grande bellezza e serenità, che s’impongono con una forza iconica inusuale”, offrendo al contempo risposte concrete a precise esigenze funzionali. Le tre opere presentate da Junya Ishigami sono caratterizzate, in particolare, “da una ricerca strutturale innovativa ma senza inutili eroismi, che conduce ad un’architettura di delicata raffinatezza” e da “un rapporto fecondo con l’elemento vegetale, interpretato e declinato in modi sempre diversi”: dall’edificio come metafora di una foresta, nel caso del Kanagawa Institute of Technology Workshop, alla completa integrazione della vegetazione nella ‘Casa con piante’. La giuria della quinta edizione è stata presieduta da Mario Botta (Svizzera) e composta da Jean-Louis Cohen (Francia), Marc Collomb (Svizzera - direttore dell’Accademia di architettura di Mendrisio), Bruno Reichlin (Svizzera) e José María Sánchez García (Spagna). www. bsi-swissarchitecturalaward.ch/it (P.M.)
a realizzare un valore per la comunità. Conclusa la mostra a Palazzo Chiericati, da settembre 2017 partirà la mostra itinerante di una selezione dei progetti premiati. La mostra itinerante, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri italiano e in cooperazione con partners nazionali e internazionali, toccherà diverse tappe in Italia e nel mondo nel biennio successivo. Il tour della mostra itinerante negli scorsi anni ha toccato diverse città italiane tra cui Bolzano, Milano, Foggia, Roma, Trieste, Venezia, Bologna, Torino – ed estere, tra cui Tokyo, Manila, Bruxelles, Vienna, Mosca, Berkeley, San Francisco, Hanoi, Kiev, Riga, Pechino e Londra. Per informazioni www.dedalominosse.org (P.M.)
JUNYA ISHIGAMI, WINNER AT THE BSI SWISS ARCHITECTURAL AWARD The BSI Swiss Architectural Award, now at its fifth edition, celebrates its first 10 years: it is an important achievement for one of the largest and most prestigious prizes in the world. It is judged by an advisory committee consisting of internationally-renowned architects and critics. The Japanese architect Junya Ishigami
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was the winner of this fifth edition, beating 28 other candidates from 17 different countries. Junya Ishigami won the BSI Swiss Architectural Award 2016 with a unanimous decision for the project of
the Kanagawa Institute of Technology Workshop (Kanagawa, Japan, 20042008), for the project for the Japan Pavilion at the 11th International Architecture at the Venice Biennial (2008) and the ‘House with plants’
built in the suburbs of Tokyo for a newly-married couple (2010-2012). The jury justified their decision by stating “the buildings designed by Junya Ishigami create spaces of enormous beauty and peace, that make an impression with unusual iconic energy” while offering appropriate answers for precise functional requirements. The three works presented by Junya Ishigami are characterized in particular “by innovative structural research without useless heroism, that lead to architecture of delicate elegance” and by “a fertile relationship with plant life, each time interpreted and declined in different ways”: from the building as a metaphor of a forest, as in the case of the Kanagawa Institute of Technology Workshop, to the complete integration of vegetation in the ‘House with plants’. The president of the jury for this fifth edition was Mario Botta (Switzerland) and the other jusry members were Jean-Louis Cohen (France), Marc Collomb (Switzerland – director of the Academy of Architecture in Medrisio), Bruno Reichlin (Switzerland) and José María Sánchez García (Spain). www. bsi-swissarchitecturalaward.ch/it (P.M.)
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NEWS CONCORSI/CONTEST
CONCORSO INTERNAZIONALE PER IL COMUNE DI VARESE: I PROGETTI VINCITORI Il Comune di Varese ha bandito nel dicembre 2014 il Concorso internazionale di progettazione per la riqualificazione urbanistica e funzionale del comparto di piazza della Repubblica. In questa occasione si è avviata una innovativa procedura concorsuale improntata alla massima semplificazione delle modalità partecipative e alla più ampia apertura al mondo professionale, con particolare attenzione ai giovani professionisti. Il primo ambito del bando a procedura aperta - rivolto ad architetti e ingegneri - riguardava il recupero e la riqualificazione funzionale della caserma e dell’intera Piazza della Repubblica come spazio pubblico, mentre il secondo ambito prevedeva la realizzazione di un nuovo polo culturale con il progetto del teatro cittadino e la costruzione di un nuovo complesso tra via Bizzozero e Via Ravasi. Il primo ambito del bando del concorso a procedura aperta - Piazza Repubblica ed ex Caserma - è stato vinto da Galantino Mauro, progettista (capogruppo) De Bettin Raffaele, progettista, Anna Braghini, progettista. Le motivazioni riconoscono al progetto la “capacità di ricomporre l’area pubblica delimitata dall’attuale piazza, proponendo uno spazio urbano caratterizzato da presenze alberate e da un’asse trasversale di connessione tra la biblioteca e l’area destinata al teatro. Le presenze volumetriche introdotte dal progetto risultano proporzionate e di pregio architettonico. La proposta per la caserma si pone in modo dialettico nei confronti dell’edificio preesistente conferendo, attraverso un volume vetrato a tutta altezza, un forte carattere di contemporaneità all’intervento”. Il secondo ambito del bando del concorso internazionale - nuovo Teatro e Complesso di via Ravasi - è stato vinto invece dall’architetto Fernando Pardo Calvo/ Estudio Pardo Tapia (Madrid) con le seguenti motivazioni: “L’intervento prevede un corretto inserimento morfologico nel contesto urbano del comparto e si caratterizza per la riproposizione di elementi costruttivi distintivi. Il rapporto tra teatro e piazza è risolto rendendo immediatamente percettibile il teatro e il suo spazio di pertinenza. Il teatro presenta un impianto funzionale di particolare 14 interesse con l’ingresso sulla piazza. I servizi pubblici previsti sulla via Bizzozero risultano correttamente articolati attorno a uno spazio comune facilmente accessibile. La prevista frammentazione dei volumi residenziali diminuisce notevolmente l’impatto sulla collina alberata retrostante. Il progetto si allinea correttamente con il piano economico e finanziario del masterplan”. (F.D.P.)
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INTERNATIONAL COMPETITION FOR THE CITY COUNCIL OF VARESE: THE WINNING PROJECTS In December 2014, the City Council of Varese ran an International design competition for the urban and functional requalification of the Piazza della Repubblica district. On this occasion, an innovative design procedure was initiated, marked by maximum simplification of the participation procedure and a broader aperture to the professionals with special attention paid to the young up-and-coming creatives. The first section of the open competition directed to architects and engineers – focused on the recovery and functional requalification of the barracks and the entirety of Piazza della Repubblica as a public space. The second section is oriented to the creation of a new cultural pole with the design of the
theater and the construction of a new complex, situated between the city’s Via Bizzozero and Via Ravasi. The first section of this open competition Piazza della Repubblica and the former barracks – was won by Galantino Mauro, designer (team leader), De Bettin Raffaele, designer, Anna Braghini, designer. The jury recognized the ‘ability to recompose this public area outlined by the square, and propose an urban space with trees and a corridor that runs between the library and the area allocated to the theater. The volumes of the project are well-proportioned and extremely valid in architectonic terms. The proposal for the barracks links to the existing building and, thanks to a floor-to-ceiling glass volume, gives a strong contemporary twist to the project’. The second section of the international competition – for the new theater and the complex in Via Ravasi – was won by architect Fernando Pardo Calvo/Estudio Pardo Tapia (Madrid) for the following reasons: ‘The project for the square involved a correct morphological inclusion in the
Sopra, il primo premio vinto da Mauro Galantino per il concorso della Piazza Repubblica ed ex caserma. Nella pagina a fianco, il primo premio Estudio Pardo Tapia per il nuovo Teatro e Complesso di via Ravasi. Top, the first prize won by Mauro Galantino for the competition Piazza della Repubblica and the barracks. On the opposite page, the first prize Estudio Pardo Tapia for the new Theater and the complex in via Ravasi.
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Via Bizzozero are correctly positioned around an easily accessible common space. The deliberate fragmentation of the residential volumes considerably reduces the impact on the wooded hillside behind. The project perfectly reflects the economic and financial masterplan’. (F.D.P.)
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urban context and is characterized by repeated and distinctive constructive elements. The relationship between theater and the square has been defined and is immediately identifiable. The theater has an interesting functional design with its entrance on the square. The public amenities on
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NEWS DALLE AZIENDE/FROM THE COMPANIES
LA NUOVA SEDE DELLA FONDAZIONE GIANGIACOMO FELTRINELLI Si tratta di un lavoro di squadra che ha unito le forze dello studio svizzero Herzog & de Meuron, che firma il primo edificio in Italia, e di aziende importanti come UniFor e Artemide. Fresco di inaugurazione il complesso Feltrinelli Porta dona un volto nuovo alla città di Milano. Per la nuova sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, UniFor ha fornito gli arredi e i sistemi di partizione degli ultimi tre piani con prodotti di serie e lavori su disegno eseguiti specificatamente per questo progetto. Il layout degli uffici è definito da postazioni operative a spazio aperto MDL System di Michele De Lucchi, le sale riunioni e gli uffici direzionali sono arredati con tavoli Naòs System di Studio Cerri & Associati e librerie a parete Naòs di Pierluigi Cerri, mentre l’organizzazione degli spazi è definita da pareti SC&A a tutta altezza fissate a scomparsa a soffitto e a pavimento sempre di Studio Cerri & Associati. Nella sala di lettura dell’ultimo piano, sulla parete di fondo della sala, si erge, in tutta la sua maestosità, una grande libreria in rovere tinto nero che riprende la sagoma a cuspide della copertura. I tavoli di lettura e consultazione sono stati eseguiti su disegno. Gli spazi sono completati da sedute e divani Vitra, mentre le zone break sono dotate di cucine Dada. Herzog & de Meuron collaborano anche con Artemide che per ognuno dei cinque piani dell’edificio ha saputo sviluppare specifiche soluzioni di luce capaci di dialogare con l’architettura e le differenti destinazioni d’uso degli spazi. La combinazione di Unterlinden, firmata dai due architetti nel 2014, con prodotti tecnici di ultima generazione come i proiettori Picto High Flux illumina l’ingresso al Foyer della Fondazione Feltrinelli, la libreria e la caffetteria al piano terra. Una versione speciale di Ourea nera con tige illumina l’ampio spazio a doppia altezza della sala conferenze. Negli ambienti degli uffici del terzo e quarto piano il sistema Algoritmo, integrandosi all’architettura, definisce un’illuminamento uniforme perfetto per gli spazi di lavoro dove ogni postazione è supportata anche dalle task light Demetra tavolo. Qui si inserisce anche Pipe terra led, aggiornamento della lampada Pipe, primo progetto sviluppato da Artemide con gli architetti 16 Jacques Herzog e Pierre De Meuron, già massima espressione, in termini di emozione e percezione scenica dell’edificio. Una cascata regolare di più di 100 Unterlinden anima con leggerezza lo spazio. Nella sala conferenze le sospensioni Unterlinden sono supportate dai proiettori Picto High Flux per una gestione avanzata delle scenografie luminose richieste. (P.M.)
THE NEW HEADQUARTERS FOR THE GIANGIACOMO FELTRINELLI FOUNDATION This project was a team effort that combined the efforts from the Swiss studio Herzog & de Meuron, that designed the first building in Italy, and other important companies such as UniFor and Artemide. The complex ‘Feltrinelli Porta’ was recently inaugurated and gives something new and appealing to the city of Milan. UniFor supplied the furnishings and the partition systems for the top three floors of the new headquarters for the Giangiacomo Feltrinelli Foundation. The products were a mixture of serial pieces and others that were custom-designed specifically for this project. The open-space layout of the offices defined the positions of the operative workstations, MDL System by Michele De Lucchi, the meeting rooms and the management offices were furnished with tables from the Naòs System by Studio Cerri & Associati and the bookcases Naòs were designed by Pierluigi Cerrito. The space was organized using SC&A floor-to-ceiling walls invisibly fitted to the ceilings and the floors – these were also designed by Studio Cerri & Associati. In the reading room on the top floor, a large black-stained oak bookcase stands proudly against the back wall. It has been designed to reflect the cusp-like outline of the roof. The reading and consultation tables were custom-designs. The various spaces have been furnished with Vitra seats and sofas, while the break and refreshment area has been equipped with Dada kitchen units. Herzog & de Meuron also worked with Artemide to develop solutions for the illumination of the five floors of the building, systems that would
interface with the architecture and the different destinations of use of the spaces. The combination of Unterlinden fittings, designed by the two architects in 2014, with the latest technical products, such as the projectors Picto High Flux, illuminates with elegance, excellent performance and versatility, the Foyer of the Feltrinelli Foundation, the library and the coffee bar on the ground floor. A special version of black Ourea standard-light fitting illuminates the spacious double-height conference hall. In the offices on the third and fourth floor, the Algoritmo system has been recessed in the architecture and provides the uniform lighting for the
work spaces. Each operative station has additional support lighting from the Demetra desk task lamp. There are also the Pipe floor-standing Led lights, the first project that Artemide developed with architects Jacques Herzog and Pierre De Meuron, and are the maximum expression of the emotional and scenographic perception of the building. A uniform cascade of more than 100 Unterlinden fittings unobtrusively animates the space. In the conference hall, the Unterlinden suspension lamps are joined by the Picto High Flux projectors and consent the advanced management of the lighting effects necessary. (P.M.)
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NEWS DALLE AZIENDE/FROM THE COMPANIES
MARGRAF AL WORLD FINANCIAL CENTER DI NEW YORK La ristrutturazione del nuovo World Financial Center di New York coinvolge Margraf che fornisce 10.000 mq di pregiati marmi, tagliati su misura e provenienti dalle sue cave di Botticino Classico e Fior di Pesco Carnico. Pelli Clarke Pelli Architects, lo studio che aveva realizzato il progetto originario nel 1988, si è occupato della ristrutturazione dell’edificio da quando il complesso fu edificato. Da poco è stata completata la Tower Four South Hall di Brookfield Place con una nuova imponente Lobby. Concepita con uno spazio di accesso più ampio, rispetto al progetto degli anni ’80, aperto e illuminato dalla luce naturale, ha una metratura complessiva di 24 m di larghezza, 21 m di profondità e quasi 6 m di altezza. La South Lobby si apre sia ad est, verso il centro di Brookfield Place, che a sud, con un ampio panorama di Battery Park City North Cove Marina. Il Botticino Classico e Fior di Pesco Carnico di Margraf rivestono rispettivamente la parete del nucleo principale, le pareti laterali e l’intera pavimentazione interna. Per evidenziare le qualità naturali del colore e le venature di ogni singolo materiale e per fornire maggiore luminosità a tutto l’ambiente, le lastre di Fior di Pesco Carnico e Botticino Classico sono state posate, su tutte le superfici, seguendo un ordine che vuole sembrare casuale, mescolando i colori, senza vena ricorrente. Il rimodellamento e la finitura della South Lobby si concretizza, quindi, in un nuovo ampio accesso alla Torre, arricchito con materiali naturali made in Italy. Per dare continuità storica alla realizzazione, lo Studio Pelli Clarke Pelli Architects ha deciso di utilizzare, in particola-
re, il Fior di Pesco Carnico, presente nel primo progetto degli anni ’80. Questo marmo pregiato, dalle tonalità che variano dal grigio, al rosa, al bianco, con venature di colore bianco avorio e grana grossolana, è estratto dall’unica cava al mondo di Forni Avoltri (UD), in esclusiva Margraf. www.margraf.it (F.R.)
MARGRAF AT NEW YORK’S WORLD FINANCIAL CENTER The World Financial Center in New York has been refurbished with help from Margraf, the supplier of 10,000 sq.m. of top quality marble, cut to measure and extracted from its quarries of Botticino Classico and Fior di Pesco Carnico stone . 18 Pelli Clarke Pelli Architects, the studio that designed the original project in 1988, has also been responsible for the restructuring procedures since the building was originally built. Recently, work on the Tower Four South Hall in Brookfield Place has been completed with a new impressive Lobby. The design produces a more generous space with respect to the one
from the 80s, and the space is open and illuminated with natural light. It is 24 meters wide, 21 meters long and has an almost 6-meter ceiling height. The South Lobby opens to the east towards the center of Brookfield Place, and to the south with a wide-angle view of Battery Park City North Cove Marina. The Margraf Botticino Classico and Fior di Pesco Carnico marble respectively covers the wall of the main core, the side walls and all of the interior flooring. In order to highlight the natural colors and veining of each individual material and to provide greater luminosity throughout the entire ambience, the
slabs of Botticino Classico and Fior di Pesco Carnico marble have been laid with an apparently casual arrangement, mixing the colors and without recurrent veining. The results of the makeover and the finish for the South Tower is the access lobby, embellished with natural materials “Made in Italy”. And to give a touch of design continuity to the ensemble, Studio Pelli Clarke Pelli Architects opted for the Fior di Pesco Carnico marble in particular. It was used in the original project back in the 80s. This luxurious gros-grain marble has natural hues of gray, pink and white interrupted with ivory-white veining; it is extracted from the world’s only quarry
for this type of stone, located in Forni Avoltri (UD), and is supplied exclusively by Margraf. www.margraf.it (F.R.)
Nuovo progetto in casa Finstral: Cristal, il nuovo serramento dal design a massima trasparenza. Oltre alla porta-finestra alzante scorrevole Cristal e le pareti vetrate vista analizziamo più nel dettaglio la portafinestra a libro. Design all’avanguardia, con superfici esterne completamente vetrate: la porta a libro Cristal diventa protagonista nella facciata dell’edificio, con un aspetto elegante e trasparente. Per smaltare i bordi del vetro si può scegliere fra nove colorazioni. Sul lato interno, telaio ed anta della porta a libro sono realizzati in versione complanare assicurando un effetto di grande uniformità estetica. L’anima in PVC della porta-finestra a libro Cristal e i tripli vetri sono garanzia di ottime proprietà di isolamento termico che raggiungono un valore Uw fino a 1,0 W/m²K. La soglia ribassata a taglio termico è particolarmente adatta per un abitare senza barriere architettoniche. www.finstral.com (F.R)
La nuova tecnologia Led sviluppata da Toshiba Materials con la collaborazione di TOL Studio riesce a produrre una luce bianca, simile a quella del sole, che rispetta il naturale equilibrio psicofisico e biologico dell’uomo. Grazie alle sue elevate performances, la luce ‘naturale’ di TRI-R è stata protagonista durante l’ultima fashion week milanese nell’ambito della mostra ‘Crafting the Future. Storie di artigianalità e innovazione’, organizzata al MUDEC da Camera Nazionale della Moda Italiana con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico e ICE. Curata da Franca Sozzani con Sara Maino e sotto la direzione artistica di Luca Stoppini, la mostra si è distinta per la qualità illuminotecnica delle sue scenografie. La luce prodotta dal nuovo Led TRI-R non altera i colori, conferisce nitidezza ai dettagli e alle textures senza abbagliare e mantiene la tridimensionalità nei tessuti, valorizzando l’estetica dei prodotti esposti. La tecnologia Led TRI-R è stata applicata con successo anche in ambito artistico museale, nell’industrial design, nell’architettura e in ambito sanitario. (Ph: Luca Mucci) (F.D.P.)
A new project from the company Finstral: it is Cristal, the new window designed with maximum transparency. In addition to the tilt and slide door Cristal and the glass walls, we will take a closer look at the side-hung glass doors. Thanks to the avant-garde design and the total glass external surfaces, the side-hung Cristal door becomes the protagonist in the building’s façade, giving it an elegant and transparent appearance. The edges of the glass can be enamelled in a selection of nine colors. On the inside, the side-hung glass door frame and panel have been produced in a coplanar version and guarantee a great effect of esthetic uniformity. The PVC soul of the side-hung Cristal glass door and the triple glazing guarantee excellent properties of heat insulation that achieve a Uw value of 1.0 W/m²K. The reduced thermal break is particularly suitable in living without architectonic barriers. www.finstral.com (F.R.)
The new Led technology, TRI-R, was developed by Toshiba Materials in collaboration with TOL Studio. It produces white light comparable to sunlight that respects Man’s natural psychophysical and biological equilibrium. Thanks to its high performance, the ‘natural’ light of TRI-R was one of the protagonists during the recent Milan Fashion week. It was used in the exhibition ‘Crafting the Future. Stories of Craftsmanship and Innovation’, organized at MUDEC (The Milanese Museum of Cultures) by the Camera Nazionale della Moda Italiana, supported by the Ministry for Economic Development and ICE (The Italian Institute for Foreign Trade). Organized by Franca Sozzani with Sara Maino, and the art direction of Luca Stoppini, one of the exhibition’s outstanding features was the high quality of the illumination technology for the stagings. The light produced by the new Led TRI-R
technology does not alter the colors; it gives glare-free sharpness to the details and the textures and maintains the three-dimensional aspect of the fabrics, exalting the esthetics of the products
presented. The Led TRI-R technology has also been successfully applied in art museums, in projects of industrial design, architecture and healthcare. (F.D.P., Ph: Luca Mucci)
AGAPE PER ARITA HOUSE, AMSTERDAM
AGAPE FOR ARITA HOUSE, AMSTERDAM
Promuovere gli scambi culturali tra l’Europa, e in particolare l’Olanda, e il Giappone. Questo lo scopo di Arita House, progetto sponsorizzato dalla Prefettura Giapponese di Saga curato dallo studio Scholten & Baijings e ospitato in alcuni edifici storici nei pressi del celebre Rijkmuseum Amsterdam. Tra le aziende selezionate per arredare gli oltre 645 metri quadrati destinati all’esposizione delle porcellane di Arita, ad uno shop e a spazi dedicate a conferenze e incontri, spicca l’italiana Agape. Presente, nella stanza da bagno principale, con la vasca Vieques, i sanitari Pear, il sistema piano lavabo EvoE1, completato da vassoio porta oggetti e accessori Surf, rubinetteria Fez e specchio Insegna. E negli altri ambienti bagno con il lavabo Handwash e gli accessori Bucatini. (Foto: Inga Powilleit). (F.D.P.)
Arita House was designed to promote cultural exchange between Europe, Holland in particular, and Japan. The project was sponsored by the Japanese Prefecture of Saga, and organized by studio Scholten & Baijings. It is contained in some historical buildings close to the famous Rijkmuseum Amsterdam. The Italian company Agape was one of the companies selected to furnish the more than 645 sq.m. destined to the exhibition of the Arita porcelain, the shop and spaces for conferences and meetings. Agape products are present in the main bathroom with the tub Vieques, the suite Pear, the vanity-basin unit Evo-E1, complete with Surface tray and accessories, Fez tap fittings and an Insegna mirror. And in the other
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TECNOLOGIA LED TRI-R
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FIN-PROJECT CRISTAL
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bathrooms with the Handwash basis and the Bucatini accessories. (Photos: Inga Powilleit). (F.D.P.)
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NEWS DALLE AZIENDE/FROM THE COMPANIES
CIOCCOLATERIA BRESCÓ, BARCELONA Da sempre l’obbiettivo di TheSize Surfaces è quello di offrire prodotti pionieristici dal punto di vista dell’innovazione e del design e un servizio di massima qualità che soddisfino le necessità e le esigenze del settore architettonico e di design di interni. Ecco perché lo studio Desafrá ha scelto le superfici compatte sinterizzate di alta gamma e totalmente naturali, Neolith by TheSize, per la cioccolateria Chocolates Brescó a Barcellona, a Casa Calvet di Gaudì. Avorio e Chocolate, della collezione di Neolith Colorfeel, sono stati selezionati per una pavimentazione di 200 mq e per il rivestimento di tutta la cioccolateria; i loro toni beige e marrone sono una perfetta allusione al cioccolato. Le aree ristrutturate comprendono l’entrata e le zone del caffè e spazio multimedia. Le lastre di Neolith sono state tagliate secondo la tecnica del ‘trencadís’ per ricreare un tipo mosaico diffuso nel Modernismo Catalano le cui tessere erano costituite da schegge di piastrelle spezzate. L’integrazione di Neolith senza soluzione di continuità nel restauro della struttura modernista della prestigiosa Casa Calvet di Gaudí, è testimonianza della versatilità di questo materiale. Duraturo, resistente a graffi e abrasioni, non poroso e dotato di caratteristiche cromatiche che impediscono ai colori di sbiadire, Neolith è idoneo per l’edilizia di interni ed esterni: ripiani per cucine e bagni, mobili, pavimentazioni e facciate. Il formato standard di Neolith è costituito da grandi lastre leggerissime che possono essere tagliate e conformate liberamente per adattarsi alle necessità del design di interni attuale. www.thesize.es (F.R.)
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tiles. The integration of Neolith in the restoration of the modernist structure of the prestigious Casa Calvet by Gaudi, highlights the versatility of this material. Thanks to its durability, its scratch- and damage-resistance, non-porosity and chromatic properties that prevent the colors fading, Neolith is ideal for indoors and outdoors: worktops for kitchens and bathrooms, furniture, flooring and facings. The standard format of Neolith is a large lightweight slab that can be cut and shaped freely to adapt to the current demands of interior design. www.thesize.es (F.R.)
THE BRESCÓ CHOCOLATE FACTORY IN BARCELONA The primary objective of TheSize surfaces has always been to offer pioneering products in terms of innovation and design, and a topquality service that satisfies the needs and the demands from the architectonic sector and the interior design specialists. This is why studio Desafrá opted for compact sintered and totally natural surfaces, Neolith by TheSize, for the chocolate factory Chocolates Brescó in Barcelona, in the Casa Calvet by Gaudì. Avorio and Chocolate belong to the Neolith Colorfeel collection and have been selected for the 200 sq.m.of the flooring and the interior surfaces of the entire facility; the beige and brown shades form the perfect allusion to chocolate. The areas restructured include the entrance, the coffee bar and the multimedia space. The Neolith slabs have been cut using the ‘trencadis’ technique to create a form of mosaic that is widespread in the local Catalan Modernism, with the tesseras created from pieces of broken