Campania della Conoscenza. Quaranta istantanee di realtà in rapida (e sapida) evoluzione

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Quaranta istantanee di realtĂ in rapida (e sapida) evoluzione


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SOMMARIO

INTRODUZIONE Giuseppe Zollo.......................................................................................................9 Ordinario di Ingegneria gestionale presso la “Federico II” di Napoli e Presidente di Campania Innovazione Spa

La bioetica per i più deboli

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Lorenzo Chieffi Direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (Cirb). Docente di Diritto pubblico generale e Diritto costituzionale presso la Sun

Cima, razionalizzare l’esistente

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Gianfranco Urciuoli Direttore del Centro Irpino per l’Innovazione nel Monitoraggio Ambientale (Cima). Docente di Fondamenti di Geotecnica e di Stabilità dei Pendii presso la Federico II di Napoli

Quando il Sud è multimediale

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Raffaele Schiavullo Fondatore della Dot Mind in Motion

Estetica della natura

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Mario De Stefano Premio “Science and Engineering Visualization Challenge” (Science). Docente di Botanica e Biologia Marina presso la Sun

I cacciatori di parassiti

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Giuseppe Cringoli Direttore del Centro Regionale per il Monitoraggio delle Parassitosi (Cremopar). Docente di Parassitologia e Malattie Parassitarie degli Animali presso la Federico II di Napoli

Ricerca, ora c’è la mappa dei bravi

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Maria Pia Cosma Group Leader presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem)

Russo, il film del cervello in 4 D

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Maurizio Russo Direttore dell’Istituto di Cibernetica “E. Caianiello” del Cnr di Pozzuoli

Il Santo Graal della longevità

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Geppino Falco Ricercatore dell’Isttuto Ricerche Genetiche Gaetano Salvatore (Biogem) di Ariano Irpino

Elettronica di potenza per il fotovoltaico: Salerno fa scuola

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Nicola Femia, Giovanni Petrone, Giovanni Spagnuolo e Massimo Vitelli Gruppo di ricerca di Power Electronics, Università di Salerno

Gli spazzini delle stelle all’Expo

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Raffaele Battaglia e Gianluca Ferrini Fondatori di Novaetech

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Vincere le sfide senza trucchi

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Gabriella Colucci Fondatrice e amministratore delegato della “Arterra Bioscience”

Tecnologia al servizio della vita. Dalla manifattura alla biomanifattura

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Lucio Pastore Group Leader presso il Ceinge. Docente di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica presso la Federico II di Napoli

Incipit, la cultura è un affare

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Ermelinda Federico Fondatrice di Incipit

Alchimisti dei nostri tempi

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Marina Faiella Premio “L’Oréal Italia Per le Donne e la Scienza” 2010

Ipad nello spazio? Perché no

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Francesco Sacerdoti Fondatore di e-voluzione

Lunga vita ai beni alimentari

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Gaetano Guerra Premio Nazionale Innovazione 2010. Docente di Chimica delle Macromolecole presso l’Università di Salerno

Mac, il portacenere globale

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Letizia Magaldi Consigliere d’amministrazione e responsabile relazioni istituzionali del Gruppo Magaldi

E il Sannio programma la mappa delle mappe

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Mario Marotta Fondatore e amministratore della “Cartesio Snc”

All’origine del gusto

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Paola Piombino e Danilo Ercolini “Premio Montana” 2010

Non chiamatemi “magnifico”

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Massimo Marrelli Rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II

Il miracolo cromatico dell’ecoserra

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Giuseppe Iachetta Fondatore e amministratore della Eulux

Lo spazio ha un cuore sannita

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Amedeo Lepore Amministratore delegato della Merlino Technology

Ridurre il traffico con un click Team “Error 404” Primo posto alla finale Italiana della “Microsoft Imagine Cup 2010”

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Guide angeliche per turisti curiosi

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Stefano Consiglio Ideatore della Travel Community “Angeli per Viaggiatori”. Docente di Organizzazione aziendale presso la Federico II di Napoli

Iperattività dei bambini, una terapia dal Ceinge

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Alessandro Usiello Group Leader presso il Ceinge. Docente di Biochimica Clinica e Biologia molecolare Clinica presso la Sun

Una musica così non l’avete mai vista

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Orlando Festa Responsabile della Roll Multimedia Design

Dal Sannio alla Intel il videogame che fa Bang

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Giovanni Caturano Presidente e direttore della software house SpinVector

Alla ricerca di fonti alternative

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Francesco Miccio Primo ricercatore presso l’Istituto di Ricerche sulla Combustione del Cnr di Napoli

Cira, ecco le meraviglie dell’ipersonica

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Gennaro Russo Dirigente del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (Cira). Responsabile dello Sviluppo delle Relazioni istituzionali

TechnologyBiz, innovare a occhi aperti

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Bruno Uccello Fondatore di Channel Management e coordinatore di TechnologyBiz

Campi Flegrei fonte di energia pulita

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Giuseppe De Natale Responsabile del progetto“Deep Drilling Project”. Dirigente di ricerca presso l’Osservatorio Vesuviano

Il biorisanamento: nuova vita alla terra

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Rosalia Scelza “Premio RemTech” 2010. Dottore di ricerca in Agrobiologia e Agrochimica presso la Federico II di Napoli

Uno scanner contro la droga

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Giulio Gambarota Ricercatore presso il Clinical Imaging Center del GlaxoSmithKline di Londra

Il biotech napoletano conquista i cinesi

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Carlo Pedone Presidente della Dfm scarl e direttore del Centro di Competenza Regionale in Diagnostica e Farmaceutica Molecolare

I cacciatori di Molecole

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Lucia Altucci “Premio Start Cup Campania” 2010. Docente di Patologia generale presso la Sun

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Strade colabrodo? Un gel copri-sella antishock

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Gialuca Vosa Caprioli Fondatore della “Bring Out”

A scuola di arti marziali (con Einstein)

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Attilio Sacripanti Fisico nucleare e Senior Prime Researcher presso l’Enea. Fondatore della Biomeccanica applicata al Judo

La macchina del futuro è targata Salerno

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Gianfranco Rizzo Docente di Macchine e Sistemi Energetici presso l’Università di Salerno

La potenza alchemica dell’opera arte

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Ciro Piccioli Presidente Associazione Italiana Esperti Scientifici (Aies)

Green Frame, edifici eco-sostenibili Giulia Bonelli Architetto. Docente di Tecnologia dell’Architettura presso la Federico II di Napoli

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INTRODUZIONE

Proprio un bel libro questo curato da Cristian Fuschetto. Che rilancia un’immagine inedita della Campania, diversa da quella a cui le cronache dei giornali ci hanno abituato. Sfogliatelo velocemente. Soffermatevi sulle foto. Osservate i volti dei giovani sorridenti, consapevoli, avidi di mettersi alla prova, di essere protagonisti di avventure intellettuali. Leggete le storie di piccoli gruppi che inseguono una visione, armati di entusiasmo, di progetti e di competenze. Scoprite luoghi sconosciuti ai più. Università, centri di ricerca e imprese dove sono incastonati laboratori che sviscerano argomenti dai nomi misteriosi, evocativi della complessità della ricerca scientifica: polimeri nanoporosi, diatomee, polveri spaziali, microrganismi, molecole, proteine, biomimetismo, algoritmi di compressione, gel antishock, composti epigenetici. Sarebbe sbagliato considerare queste aree di ricerca curiosità esoteriche degli scienziati. Perché vi è una verità inossidabile nella ricerca scientifica e nel progresso tecnologico. Se c’è una conoscenza disponibile che ha una validità scientifica, prima o poi qualcuno troverà il modo di sfruttarla per farci qualcosa di utile. Spesso seguendo vie del tutto imprevedibili. Un esempio. Nel 1962 Osamu Shimomura isolò la proteina causa della fluorescenza verde della medusa Aequorea Victoria. Una sostanza apparentemente inutile, denominata Gfp. Circa trent’anni dopo un altro ricercatore, Douglas Prasher, ne individuò il gene. Quindi Martin Chalfie dimostrò che il gene della Gfp attecchiva anche nei vermiciattoli. Nel 1995 Roger Tsien modificò il gene per renderlo compatibile con l’uomo. Oggi il Gfp è il marcatore perfetto, capace di illuminare il percorso di un singolo virus dentro una cellula, di seguire l’evoluzione delle cellule tumorali e di vedere i singoli neuroni del cervello. Un giorno se sconfiggeremo il cancro o l’Alzheimer sarà anche per merito della “inutile” proteina che rende luminosa una medusa. La possibilità che menti diverse, separate nel tempo e nello spazio, possano collegare tra loro fatti apparentemente estranei, dando luogo a risultati inattesi, è la forza motrice del-

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la scienza e della tecnologia. Questa forza ha un nome: si chiama serendipity. Che, alla fin fine, esprime nient’altro che la creatività dell’intelligenza collettiva. Potrei fare altre mille esempi di serendipity: i numeri primi di Eratostene che si trasformano in metodi crittografici che rendono sicure le comunicazioni su Internet. L’analisi formale dei processi di ragionamento di Boole che si trasforma nei circuiti dell’hardware e nei linguaggi del software con cui funzionano i calcolatori e, dunque, tutto il mondo contemporaneo. Soltanto uno stupido può bollare l’attività di ricerca come “fine a se stessa” o “lontana dalle esigenze del mondo reale”. O disquisire sulle differenze tra ricerca di base e ricerca applicata. Come ogni ricercatore sa, la vera differenza è tra buona e cattiva ricerca. Tra rigorose e documentate indagini o approcci dilettanteschi e approssimativi. Tra affrontare temi all’ordine del giorno nella comunità degli scienziati o affrontare problemi estemporanei. Tra essere inseriti a pieno titolo nella comunità internazionale di ricerca o essere isolati. Ogni buona ricerca, ogni ricercatore, ogni centro di ricerca è una fonte di energia che forgia nuove connessioni tra le idee. Una ricchezza a cui l’economia deve attingere a mani basse. Vogliamo fare una piccola stima di tale ricchezza? In Campania vi sono circa seimila professori universitari e ricercatori. A cui vanno aggiunti circa tremila dottorandi di ricerca e un altro migliaio di ricercatori che operano in centri di ricerca privati. In sostanza non siamo lontano dal vero nello stimare in circa diecimila coloro che operano nel mondo della ricerca. Organizzati in circa 1000, 1500 gruppi di ricerca. E ogni gruppo è un patrimonio di relazioni con analoghi centri di ricerca localizzati in ogni angolo del globo. Una rete di competenze preziosissima, su cui fondare il futuro della nostra regione. Tuttavia, un problema c’è. Come tradurre tale ricchezza di idee, di creatività e di competenze in ricchezza reale per la nostra regione? I gruppi di ricerca analizzati in questo libro-inchiesta hanno stretti e proficui rapporti internazionali e hanno generato validi spin-off aziendali. Ma solo in pochi casi possono vantare rapporti altrettanto profondi e produttivi col mon-

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do delle imprese locali. E senza un legame diffuso col mondo imprenditoriale locale la ricchezza di conoscenza e di competenza della regione viene sprecata, andando a fertilizzare altri territori. Realizzare tale collegamento non è banale. Il primo ostacolo è la dimensione delle imprese. Nella nostra regione prevalgono piccole e piccolissime imprese. Orientate più al mercato locale che ai mercati internazionali. Il piccolo imprenditore in genere non ha le competenze per entrare in contatto col mondo della ricerca. Non riesce a valutare i vantaggi di un piccolo investimento di denaro e di tempo nel mondo della ricerca. Teme che gli interessi e le competenze dei ricercatori siano troppo distanti da quelli della propria azienda. E perciò se ne allontana. In pochi casi l’imprenditore, spesso per un’occasione fortuita (un figlio laureato, un incontro, un tecnico curioso), è riuscito a vincere le diffidenze. E ne ha tratto benefici consistenti. Ma sono casi isolati. Che non riescono a egemonizzare la cultura prevalente delle associazioni datoriali. Che sono terribilmente carenti in servizi a sostegno dell’innovazione da proporre ai propri soci. Simmetricamente, le Università e i centri di ricerca sono prive di centri di trasferimento tecnologico effettivamente funzionanti. La conclusione è che ricercatori e imprenditori campani si ritrovano isolati. Ognuno a competere chiuso nel proprio mondo. I ricercatori a guadagnare prestigio nel mondo della scienza. Gli imprenditori a guadagnare quote di mercato nel mondo dell’economia. Ognuno riesce a progredire come può nel proprio mondo. Ma con difficoltà crescenti. I ricercatori hanno problemi a finanziare la propria ricerca. Gli imprenditori ad acquisire la conoscenza per sviluppare i propri prodotti. L’incontro tra i due mondi non solo è auspicabile ma è urgente. Va costruito il tessuto di mezzo tra i due mondi. Un sistema regionale capace di creare occasioni per progetti comuni, facilitare gli spin-off della ricerca, esplorare nuovi mercati, rendere facilmente accessibili le tecnologie e i mercati. Per sviluppare una dialogo sistematico tra ricerca e impresa vanno sostenute con continuità le iniziative di punta, comunicati i casi di successo, incentivati gli spin-off, sensibilizzati i finanziatori,

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trovati partner interessati, e tanto altro ancora. Il fine è creare una massa critica di relazioni e iniziative che riesca ad autosostenersi. Un sistema capace di rendere normale ciò che ora è occasionale. Citando l’artista svizzero Paul Klee, “ciò significa rinunciare ad azzeccarla una volta tanto, per caso: ché questo, se ai dilettanti reca la saltuaria gloria d’una singola opera riuscita, per il professionista può semmai esser solo motivo di vergogna”. In questo disegno le istituzioni locali sono indispensabili. Una richiesta unanime percorre le testimonianze raccolte nel libro: la politica e le istituzioni locali devono fare la propria parte. Solo la politica può accendere il motore con cui far decollare il sistema campano della ricerca e dell’innovazione. Ed è quello che tutti noi auspichiamo. GIUSEPPE ZOLLO Ordinario di Ingegneria gestionale presso la “Federico II” di Napoli e presidente di Campania Innovazione Spa

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La bioetica per i più deboli

Si può parlare di tutto, tranne che di bioetica. Questa è la regola aurea che i sedicenti costruttori di dialogo tra le due anime del nostro paese, quella laica e quella cattolica, ci invitano a osservare e a far osservare. E in effetti lo spettacolo di reciproche offese e accuse tra “nichilisti”, “relativisti”, “nemici della vita”, “dogmatici liberticidi” e tutto il repertorio di colorite etichette che la fantasia dei polemisti di questa e di quell’altra fazione amano sfornare, un giorno sì e l’altro pure, sembrano dare conferma all’avvertimento: se davvero si vuole costruire un dialogo tra i diversi orientamenti della nostra cultura, le questioni bioetiche è meglio lasciarle in disparte. Ma è davvero così? E poi, se non di discute delle cose che più dividono, che si discute a fare? A smentire i pavidi e a confermare che un autentico dialogo tra diversi non solo è possibile ma è necessario e salutare, opera a Napoli un centro di ri-

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cerca unico in Italia, il Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica (Cirb), che nel 2010 compie il suo quattordicesimo anno di attività. Nato dall’unione di ben sei atenei (la Federico II, la Sun, il Suor Orsola, la Parthenope, l’Orientale e la Facoltà Teologica), il Cirb testimonia già dal suo costituirsi la precisa volontà di confrontare le più diverse competenze e sensibilità su tematiche che, proprio per il loro altissimo impatto sociale, non possono certo restare appannaggio dei soli addetti ai lavori o, peggio ancora, dei fondamentalisti di turno. Lorenzo Chieffi, preside della Facoltà di Giurisprudenza della Sun e neo direttore del Cirb, è chiarissimo: “Il nostro è l’unico centro di studio sulla bioetica che unisce atenei laici con una Facoltà teologica, e posso assicurare che io di dogmatismi non ne ho mai visti. Può sorprendere, ma nelle nostre ricerche, nei nostri convegni e nelle nostre numerose riunioni, dell’aria polemica che si respira altrove non c’è traccia. Mi pare che la politica faccia oggi della bioetica l’uso che un po’ di tempo fa faceva della politica estera, vale a dire è un pretesto per risolvere problemi in realtà diversi da quelli su cui si finge di discutere. Insomma, si fa un uso strumentale delle questioni etiche al fine di raggiungere ben diversi obiettivi politici”. Allo scopo di neutralizzare sterili polemiche e di favorire uno scambio proficuo tra il mondo della ricerca e la società, Chieffi pensa di rendere presto accessibile online la mole di lavoro sviluppato in questi anni dal Cirb. “Grazie ai volumi, alle ricerche e ai documenti sin qui prodotti, potremmo diventare un punto di riferimento importante non solo in Campania, ma anche a livello nazionale. Presto il Cirb si doterà di un sito dove tutti potranno aggiornarsi sul nostro lavoro. Intanto abbiamo deciso di specializzare ulteriormente la nostre competenze istituendo gruppi di ricerca dedicati a tematiche complesse come il rapporto tra le biotecnologie e la salute umana, l’alleanza terapeutica tra medico e paziente e la biodiversità, guidati rispettivamente da esperti eccellenti come Emilia D’Antuono, Alberto Postigliola e Giovanni Aliotta”. “Un’al-

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

tra iniziativa attraverso cui miriamo a coinvolgere quanto più possibile l’opinione pubblica su queste tematiche – prosegue Chieffi – è il ciclo di presentazioni di volumi “Letture di bioetica”, con cui di volta in volta nelle varie università napoletane verranno chiamati esperti da tutta Italia per discutere delle loro ultime ricerche. Son numerosi gli incontri del 2010, come pure quelli del 2011. Nel 2011 avremo letture di Francesco De Sanctis, magnifico rettore dell’Università Suor Orsola, su “Sicurezza, libertà, felicità”, di Pietro Grassi su “Umanizzare la bioetica”, di Ilja Richard Pavone su “La Convenzione europea sulla biomedicina”. Oltre alle tante iniziative promosse presso i singoli atenei, ogni anno il Cirb si fa promotore di un convegno di ampio respiro che coinvolge i più autorevoli esperti nazionali e internazionali su singole questioni. “Il tradizionale convegno d’autunno – anticipa Chieffi - sarà quest’anno dedicato a un tema solitamente poco discusso. Invece che dei massimi sistemi, di problemi certo fondamentali come quelli di inizio e fine vita, di ingegneria genetica o dell’ibridazione tra uomini e macchine, parleremo del ‘normale’ problema della tutela del diritto alla salute di chi non ha voce, dei giusti criteri da seguire nell’allocazione delle risorse al fine di proteggere i soggetti più deboli, come gli anziani, i minori, i poveri e gli immigrati. La bioetica non può non occuparsi anche di questo. Noi almeno ce ne occupiamo”.

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LA CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Lorenzo Chieffi, nato a Highland Park (U.S.A.) il 23 agosto 1955, è docente di Diritto pubblico generale e Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università degli Studi di Napoli. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1979 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, diventa ricercatore universitario presso la Cattedra di Diritto Costituzionale dal 1983, poi vince il concorso per la Cattedra di Istituzioni di Diritto pubblico nel 1995. Coordinatore dal 1997 del Dottorato di ricerca in Governo dell’Unione europea, politiche sociali e tributarie, diventa Preside della Facoltà di Giurisprudenza della Sun nel 2004, carica che ricopre tutt’oggi. È stato Visiting Professor presso le Facoltà di Diritto della Universidade de São Paolo (Usp) e della Pontifícia Universidade Católica di São Paulo del Brasile negli anni 1999, 2002, dell’Università di Granada (Spagna) nel 2008 e 2010, di Luzern (Svizzera) nel 2008. È stato segretario dell’Associazione Italiana dei Professori di Diritto costituzionale. È condirettore della Rassegna di Diritto pubblico europeo (E.S.I., Napoli), componente del Comitato scientifico della rivista di Diritto costituzionale (Giappichelli, Torino) e della Revista Brasileira de Direito Civil Constitucional e Relações de Consumo (Fiuza Editore, Sao Paulo). È socio nazionale dell’Accademia Pontaniana. Attualmente dirige il Centro Interuniversitario di Ricerca Bioetica. È autore di oltre 70 pubblicazioni tra monografie e articoli. Ha curato la pubblicazione di 12 volumi collettanei.

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Cima, razionalizzare l’esistente

Chissà quante volte lo abbiamo sentito ripetere, soprattutto in questi ultimi periodi. L’Italia è una paese ad elevato rischio sismico e ad elevatissimo rischio idrogeologico. Insomma, il nostro è tutt’altro che un territorio sicuro e ogni volta che l’imponderabile forza della natura (sommata all’altrettanto imponderabile sciagurataggine dell’uomo) viene fatalmente a ricordarcelo, non ci rimane altro che contare i danni. I cittadini campani lo sanno benissimo. Sono passati trent’anni dal tragico sisma che colpì l’Irpinia, dodici dall’alluvione che sprofondò Sarno nel fango, e le immagini di quelle distruzioni rimangono vivide nella memoria di tutti. Eppure ogni volta la stessa storia. Terminate le puntuali gare della solidarietà ed elaborato il lutto collettivo, tutto ricomincia come prima. Si ricostruisce, quando si ricostruisce, senza tener presente che potrà succedere ancora. Si ricostruisce, quando si ricostruisce, pensando di vivere in un eterno presente senza futuro, come se alla fin fine fosse meglio nascondere ogni consapevolezza dei rischi provenienti dalle “bizze” della natura sotto la tranquillizzante cortina dei tabù. “Non c’è niente di più sbagliato di pensare che sicco-

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

me un evento è inevitabile o comunque imprevedibile, tanto vale far finta di niente. Eppure, quando si parla di terremoti o di alluvioni, agiamo ancora in questi termini, ancora non abbiamo una chiara cognizione del fatto che la conoscenza del rischio è il primo passo verso una sua adeguata gestione, e che il grosso della difesa dalle calamità naturali non lo si fa in condizioni di emergenza ma lo si fa in ‘tempo di pace’”. A evidenziare l’urgenza di costruire non solo case “a norma” ma di costruire innanzitutto una matura “cultura del rischio” è Gianfranco Urciuoli, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Geotecnica ed Ambientale della “Federico II” e direttore del Centro Irpino per l’Innovazione nel Monitoraggio Ambientale “Filippo Vinale” (Cima). Nato nel 2008 come sede distaccata del centro regionale di competenza nel settore dell’Analisi e del Monitoraggio del Rischio Ambientale (Amra), con sede nel piccolo centro irpino di S. Angelo dei Lombardi, il Cima è un centro di ricerca molto particolare perché, come sottolinea con orgoglio Urciuoli, esso ha sede in uno dei territori più esposti, “alla sorgente del rischio sismico”, e questo consente di raggiungere obiettivi che vanno al di là della pura ricerca. “Il Cima si sta rivelando un autentico laboratorio territoriale perché accanto alla normale attività di studio stiamo svolgendo un ruolo importante anche sul fronte della sensibilizzazione sociale e della innovazione industriale”. Non solo corsi di formazione altamente specializzati, a tal proposito partiranno a breve un corso sulla “Foto- interpretazione per il rilevamento delle frane” e la seconda edizione del corso post-laurea sulla “Gestione e mitigazione dei rischi naturali”, dedicato quest’anno all’approfondimento di tutte le nuove conoscenze in tema di rischio sismico, ma anche una “meno nobile ma altrettanto importante” disseminazione di conoscenza sul

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CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

territorio, e cioè formazione nelle scuole e nella comunità, “perché è da lì che comincia la più efficace attività di prevenzione”. “Formazione, sensibilizzazione e innovazione, queste sono le nostre priorità. Quindi – spiega Urciuoli – oltre al tessuto sociale poniamo una grande attenzione anche a quello produttivo. Abbiamo stabilito dei contatti con aziende locali e con delle multinazionali perché siamo convinti che il nostro patrimonio di conoscenza possa e debba essere trasformato in un prodotto spendibile in un mercato in forte crescita come quello altamente specializzato del monitoraggio ambientale”. E in effetti le collaborazioni avviate sono di tutto rispetto. Da segnalare quella con la “Geosystems” di Benevento, specializzata nello sviluppo di software per l’analisi e la trasmissione di dati, e soprattutto quella con quella con “Leica spa”, leader mondiale nel settore del monitoraggio delle grandi infrastrutture, che insieme ai ricercatori del Cima ha appena messo a punto un avanzatissimo prototipo per il monitoraggio della diga di Conza. In pratica si tratta di un allarme in grado di far scattare automaticamente segnali di allerta in caso vengano rilevati indicatori di pericoli di varia natura legati ad eventi naturali, quali terremoti, frane, alluvioni. Il sistema è inoltre anche in grado di valutare e quantificare in tempo reale il livello della minaccia. “È chiaro – sottolinea il direttore del centro di ricerca – che la nostra ambizione è di realizzare prodotti appetibili, così avremo sempre più partner “interessati” a collaborare con noi e di conseguenza sempre più fondi da destinare alla ricerca, a cominciare da borse di studio e assegni di ricerca per giovani laureati”. Ha quindi ragione da vendere quando Urciuoli ribadisce che “un centro di ricerca come il nostro, localizzato alla sorgente del rischio, è forse la migliore dimostrazione di come si possa fare di un contesto critico un’occasione di sviluppo”. Hanno invece decisamente meno ragione quelli che continuano a pensare che, nonostante siano ben 221 i comuni campani ad elevato rischio sismico, la cosa migliore da fare sia ancora quella di far finta di niente, di costruire e costruire piuttosto che pensare a “razionalizzare l’esistente”.

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LA CAMPANIA DELLA CONOSCENZA

Gianfranco Urciuoli è professore associato di Fondamenti di Geotecnica e di Stabilità dei Pendii presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. È coordinatore del corso di perfezionamento in Gestione e Mitigazione dei Rischi Naturali, istituito dalla Facoltà di Ingegneria. È Direttore del Centro Cima di Amra s.c.a r.l., con sede a Sant’Angelo dei Lombardi. La sua attività di ricerca si concentra sui problemi di rischio idrogeologico e in particolare di rischio di frane. Su questi temi, e più in generale sui problemi di difesa del territorio, ha prodotto circa cento pubblicazioni scientifiche. Ha tenuto relazioni ad invito ai maggiori convegni internazionali sulle frane, fra cui quelli promossi in Cina (2008) e in Brasile (2004).

Gruppo di lavoro del Cima - Inaugurazione 2001 Da sinistra: ing. Saverio Zarra, dott.ssa Mariagrazia Spatola, ing. Antonia Mitrione, dott. Augusto Penna, prof. ing. Gianfranco Urciuoli, prof. ing. Luca Pagano, prof. ing. Filippo Vinale (deceduto)

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