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Italia Publishers - Anno XXVIII - n° 03/2016 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
SPECIALE
drupa 2016: il digitale è pronto a sostituire l’analogico? WHAT’S INSIDE?
Flatbed: il piano che non passa di moda Numero realizzato con carte Fedrigoni - Copertina: Stucco Old Mill - Interno: Splendorgel EW
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Monitor o realtà? Non riuscite più a distinguere la differenza? Allora state utilizzando sicuramente uno dei nuovi monitor grafici EIZO da 24 pollici. L’impareggiabile capacità di differenziazione cromatica consente ai modelli ColorEdge CG2420 e CS2420 di riprodurre i colori e i dettagli in maniera straordinariamente realistica e accurata. Qualità e produzione made in Japan sono elementi che rendono unici e inconfondibili i monitor EIZO. Senza contare i 5 anni di garanzia. Ulteriori dettagli sui monitor ColorEdge sono disponibili sul sito www.eizo.it
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Italia Publishers - Anno XXVIII - n° 03/2016 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
SPECIALE
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Automazione e Controllo dei Processi di Produzione
B+B INTERNATIONAL s.r.l. Vicolo Boccacavalla 3/F - 31044 Montebelluna (TV) - ITALY +39 0423 1951110 - info@bbinfo.com - www.bbinfo.com
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Italia Publishers - Anno XXVIII - n° 03/2016 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI
SPECIALE
drupa 2016: il digitale è pronto a sostituire l’analogico? WHAT’S INSIDE?
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Automazione e produttivitĂ Robot e stampante lavorano insieme non presidiati, producendo copie multiple o pezzi unici con precisione ed affidabilitĂ .
World premiere Drupa 2016, Padiglione 9, stand C04
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Distribuito da www.fenixdigitalgroup.com
www.swissqprint.com
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26 TECNOLOGIE
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OKI ColorPainter M-64s è la scelta di Q&B Grafiche per competere sugli alti volumi
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Colorzenith sceglie Protek per un finishing hi-end senza compromessi
sommario 03
EDITORIALE Shopping a drupa? Visionari e innovatori digitali fanno il pieno
NEWS
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Novità, tecnologie e tendenze dai player del mercato digitale
STRATEGIE
12 |
Dal design al finishing, ecco come Esko e B+B hanno semplificato il packaging
24 |
SmartColor è l’inkjet visionario e democratico, che non smette di stupire
WHAT’S INSIDE?
14 |
Stampanti ibride: le crossover inkjet
52 |
Flatbed: il piano che non passa di moda
DRUPA HIGHLIGHTS
26 |
drupa: il digitale è pronto a sostituire l’analogico?
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SPECIALE 44 |
Perché gli stampatori sembrano tutti uguali, e competono sul prezzo
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Questione di strumenti, di profili, o solo... di occhio?
FOCUS 60 |
Dalla startup a Dover, i visionari dell’aqueous inkjet disegnano ancora il futuro
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Agfa Jeti Tauro mostra tutta la sua produttività
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inserzionisti B+B International Digitalia Edigit EIZO Eurmoma Eurotech Fenix Digital Group FESPA
pag. 2 pag. 19, 57 pag. 9 pag. 76 pag. 31 pag. 45 pag. 3 pag. 47
Fotoba HP Italy IMI Europe International Paper JK Group Kiian Digital Manifattura del Seveso Neolt Factory
pag. 11 pag. 6 pag. 23 pag. 59 pag. 21 pag. 29 pag. 69 pag. 5
Nimax Pixartprinting Protek Reed Exhibition SD SmartColor Sprint Solution Valiani
pag. 39 pag. 74 pag. 75 pag. 62-63 pag. 49 pag. 32-33 pag. 71 pag. 17
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SISTEMA DI TAGLIO A FRESA ELETTRICA E MULTIUTENSILE 210/250/310 210/250/310
Soddisfare le esigenze di stampa specifiche per l’architettura, l’ingegneria e l’edilizia (AEC) Come la nuova tecnologia consente di produrre stampe di alta qualità in modo più efficiente e conveniente
Thomas Valjak, EMEA Head of Large Format Printing HP Inc, Graphics Experience Center - Barcelona, Spain
I centri stampa svolgono un ruolo decisivo nella riproduzione di disegni tecnici e altri documenti di elevata qualità per i clienti del settore AEC. Si tratta di cianografie e rendering di progetti di architettura e ingegneria e dei set di disegni per gare d’appalto che contengono tutti i disegni e gli esecutivi necessari per completare un progetto. Sebbene tradizionalmente un numero elevato di documenti tecnici per il settore AEC sono realizzati in bianco e nero, le stampe a colori stanno diventando sempre più un requisito fondamentale. Il passaggio al colore può essere attribuito alla convinzione che migliori la comunicazione, la leggibilità e, indirettamente, faccia risparmiare tempo e denaro durante tutto il processo della gara d’appalto, del progetto e della fase costruttiva.
Eliminazione di complessi flussi di lavoro Molti centri stampa utilizzano una stampante LED per le tirature in monocromia e una stampante a getto d’inchiostro per il colore.Gestire la stampa sia in monocromia che a colori, insieme a set di disegni per le gare d’appalto che sono costituiti da un insieme di pagine di piccolo e grande formato, significa doversi affidare a una vasta gamma di hardware e software di stampa. Spesso, ciò ha portato a processi poco efficienti, dove i costi sono più elevati e i flussi di lavoro possono includere un numero maggiore di passaggi. Poiché i clienti AEC devono completare i progetti in tempi sempre più stretti, anche i centri stampa sono sottoposti a una pressione sempre maggiore per realizzare stampe di alta qualità a bassa tiratura con tempi rapidi di lavorazione. L’automazione è uno dei fattori chiave di un processo di stampa più semplice e veloce. Una tecnologia che includa software di gestione del flusso di lavoro end-to-end, e dispositivi come le piegatrici on-line, rende più efficiente la gestione della stampa. Inoltre, il rilevamento e la correzione automatici dei PDF, la selezione automatica di pagine di formato piccolo e grande e la prova a schermo possono contribuire a ridurre il tempo di preparazione dei lavori anche del 50%. Ciò permette di avere più tempo per svolgere più incarichi. Anche l’impiego di software per il flusso di lavoro facile da usare come HP SmartStream può consentire a un centro stampa di fronteggiare meglio l’avvicendarsi degli operatori, poiché riduce al minimo la necessità di formare nuovi operatori per lo svolgimento di operazioni complesse.
Quando la velocità è importante Semplificare i flussi di lavoro è uno dei modi per velocizzare i tempi di lavorazione ma anche aumentare la velocità delle stampanti è fondamentale. Nel 2015 HP ha portato la velocità da record della tecnologia HP PageWide alla stampa per grandi formati. La tecnologia HP PageWide utilizza migliaia di piccoli ugelli in una barra di stampa fissa invece di una testina di stampa che percorre ripetutamente l’area da stampare. Ciò consente di ottenere velocità di stampa fino a 30 pagine A1 al minuto. Invece di utilizzare due dispositivi separati, è possibile installare una sola stampante sia per le stampe in monocromia che a colori ed è possibile realizzare stampe a colori allo stesso costo di quelle in bianco e nero. Inoltre, nuove applicazioni grafiche, come poster e mappe temporanei per i punti vendita possono essere aggiunte all’offerta. Basate sulla consolidata tecnologia HP Thermal Inkjet, le testine di stampa HP PageWide sono progettate per durare a lungo. L’affidabile processo di espulsione della goccia riduce i difetti di stampa derivanti dagli ugelli. L’assistenza e la calibrazione automatizzata della testina di stampa, inclusa la compensazione degli ugelli, assicura un funzionamento uniforme e un numero minimo di interventi di manutenzione. Barra di stampa
Stampa in un’unica passata
Stampa in un’unica passata
Testina di stampa HP 841 per HP PageWide XL
Costi sotto controllo Per i fornitori di servizi di stampa che cercano di soddisfare le esigenze dei clienti AEC, i tempi in cui si lavorava avendo la stampante a LED accanto a quella a getto d’inchiostro sono ormai un ricordo. Sarà possibile realizzare stampe sia a colori che in bianco e nero a un costo molto inferiore rispetto a prima. Ciò renderà più semplice soddisfare le aspettative sempre crescenti dei clienti e al tempo stesso ottenere un risultato positivo sul saldo economico. Per maggiori informazioni visitare il sito hp.com/go/pagewidexl
Registrazione: Tribunale di Milano n. 74 del 12/2/94 Anno XXVIII - n° 03 2016 Direttore responsabile Silvia Guglielmi Co-editore Lorenzo Villa - lorenzo@densitymedia.com Redazione Roberto Bonsignore - roberto@densitymedia.com Elena Panciera - elena@densitymedia.com Consulente tecnico: Gabriele Lo Surdo - gabriele@densitymedia.com Pubblicità Deborah Ferrari - marketing@densitymedia.com Amministrazione Manuela Spatola - manuela@densitymedia.com Grafica di copertina Genuine Roman Art - info@genuineromanart.com Collaboratori Marco Olivotto - marco@marcoolivotto.com Matthew Parker - print@printandprocurement.com Stampa Unigrafica srl - Gorgonzola (MI) - www.unigrafica.it Tiratura 5.000 copie
Italia Publishers è stampato utilizzando energia elettrica green, proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili. Una copia: euro 10,00 Arretrati: euro 15,00 Abbonamento 6 numeri: euro 60,00 Abbonamento estero 6 numeri: euro 120,00 Ufficio abbonamenti: abbonamenti@densitymedia.com I pagamenti possono essere effettuati a mezzo bonifico bancario sul conto intestato a Density srl IBAN IT21S0100501660000000001211 Density srl Via Carlo Torre, 29 - 20143 Milano ITALY +39 329 7874378 / redazione@densitymedia.com Socio di:
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editoriale di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
Shopping a drupa? Visionari e innovatori digitali fanno il pieno Premetto che non intendo tessere le lodi di certi operatori del printing - magari solo un po’ più noti e visibili - rispetto alle migliaia di membri della nostra community. Né tantomeno distribuire stellette e diplomi. E neppure celebrare questo o quel produttore solo perché a drupa ha conseguito o dichiarato numeri da capogiro. Il fatto è che solo qualche settimana fa da questa stessa pagina ho voluto condividere con voi un pensiero sulla spiccata attitudine della nostra industria a presentarsi a drupa con il portafoglio spalancato e una voglia matta di fare shopping. Ebbene, mi sarebbe parso irriguardoso non dare seguito a quella piccola provocazione con un feedback più concreto e articolato. Ad essere onesti i riscontri spontanei pervenuti in redazione su “cosa mi sono comprato a drupa” sono stati pochini, ma la cosa non deve stupire. Già durante lo show e poi nelle settimane successive, tuttavia, ho raccolto più di una testimonianza di amici, imprenditori e partner che da Düsseldorf sono tornati con un carico di strette di mano “impegnative”, o ancor meglio con la copia di un ordine d’acquisto siglato. Così, mentre il gigante Cimpress ha annunciato che da Landa potrebbe acquisire fino a 20 macchine da stampa nanografiche S10, un sempre ispirato e innovativo Davide Salvo della torinese TechArt ha ammesso che: “Non avevamo ordini da siglare a giugno, ma d’altra parte da drupa non si torna mai senza aver speso dei soldi. E il nostro danno l’abbiamo fatto”. Vi racconteremo di più nelle prossime settimane, ma più di una conferma viene dalla crescente popolarità (con qualche vendita già confermata) di brand un tempo considerati eccentrici come Scodix, Highcon, MGI e parecchi altri. Tutte o quasi tecnologie dalla forte connotazione digitale, innovative e talvolta visionarie. Così come visionari e innovatori sono gli imprenditori che stanno investendo e promettono di cambiare la nostra industria. E voi come vi sentite?
news Nuove sinergie nel Nord-Est: Spandex acquisisce Bibiemme Lo storico distributore di soluzioni per la grafica e la comunicazione visiva da oggi è ancora più forte nel Nord Italia grazie all’acquisizione di Bibiemme, azienda padovana dalla storia ventennale. Dopo anni di fruttuosa collaborazione con Spandex, Simone Morbiato, ex-titolare di Bibiemme e ora responsabile della filiale di Padova, è certo che questo passo permetterà di rafforzare il rapporto con i propri clienti. «Sento Spandex come una scelta naturale per lo sviluppo del nostro business» - spiega. Dal canto suo Alessandro Lanfranconi, General Manager di Spandex Italia, commenta così l’investimento: «Bibiemme riflette gli stessi valori di Spandex. Con questa acquisizione Spandex rinforza la propria quota di mercato in Italia, specialmente nel Nord-Est». Nei prossimi mesi non ci saranno significative variazioni, ma presto i clienti di entrambe le società potranno accedere ad una gamma di prodotti ancora più ampia e a servizi ancora più efficaci. www.spandex.com - www.bibiemme.it
|| Alcune applicazioni realizzate grazie alla stampa digitale: stoffe usate per l’home decoration e, sullo sfondo, tessuti stampati e pronti da tagliare
FESPA Textile Conference a Milano, capitale del Fashion
|| La stretta di mano che suggella l’accordo tra Simone Morbiato (ex titolare di Bibiemme) e Alessandro Lanfranconi (Spandex Italia)
Quale luogo meglio di Milano – capitale del fashion e confinante con alcuni dei più importanti distretti tessili italiani – per ospitare una conferenza sul digital textile? E già che ci siamo, quale miglior periodo della settimana della moda? A questo devono aver pensato gli organizzatori della FESPA Textile Conference, che quest’anno si terrà all’hotel nHow di Milano venerdì 30 settembre. Un’intera giornata dedicata ad esplorare le novità e le potenzialità della stampa digitale applicata al settore tessile: abbigliamento, arredamento d’interni, automotive, ma anche sign & display e direct-to-garment. A presentare il programma esperti internazionali del calibro di Ron Gilboa, direttore della divisione Functional Printing & Packaging di InfoTrends, Andrea Barbiani, Marketing Manager di MS Italy e Fulvio Alvisi, presidente dell’Associazione Italiana Disegnatori Tessili. Sono già aperte le registrazioni online. dtc.fespa.com
Caldera celebra 25 anni di successi e si regala una nuova sede Sono accorsi a festeggiare il suo quarto di secolo da tutta Europa rivenditori, amici e molti dei protagonisti della scena inkjet mondiale: tra gli altri Mike Horsten di Mimaki, Jos Notermans di SPGPrints, Reto Eicher e Maurus Zeller di swissQprint, oltre naturalmente al team di Italia Publishers. A dimostrazione che Caldera è molto più che un semplice fornitore di software di stampa: un partner affidabile, un punto di riferimento per la ricerca e sviluppo e anche una fonte di ispirazione, grazie alla visione del fondatore e CEO, Joseph Mergui. Durante i due giorni di celebrazioni abbiamo visitato l’azienda e assistito al taglio del nastro del nuovo edificio, che sarà dedicato al training e ai servizi post-vendita. La cena è stata un’occasione informale per festeggiare insieme, mentre durante la giornata successiva è stato dato spazio al racconto della storia di Caldera e dei suoi progetti per il futuro, che sarà sempre più legato alla gestione di tutte le sfide derivanti dalla stampa digitale, compreso l’high-speed inkjet. www.caldera.com
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|| Al centro nella foto, Joseph Mergui festeggia il quarto di secolo di Caldera insieme ad amici, partner e collaboratori davanti alla nuova sede in fase di costruzione
news
IMI Europe Summer School: dove imparare tutti i segreti dell’inkjet 80 ore suddivise tra 6 diversi corsi, tenuti da 13 docenti provenienti sia dal mondo accademico che da quello industriale, 120 partecipanti da più di 10 paesi e da tutte le principali aziende che ruotano attorno al mondo inkjet: questi sono solo alcuni dei numeri della Summer School organizzata da IMI Europe presso la Print Media Academy di Heidelberg dal 20 al 24 giugno. La Inkjet Summer School, nata nel 1999 da un’idea di Mike Willis per supportare la crescita del settore e creare opportunità di networking per gli addetti ai lavori in un ambiente informale, si è arricchita via via di collaborazioni prestigiose. I corsi di quest’anno, oltre all’Inkjet Academy – ormai un classico per coloro che si avvicinano al mondo dell’inkjet – e al Digital Textile Printing, corso dedicato alla stampa digitale tessile, si sono focalizzati sullo studio degli inchiostri, dalla realizzazione alla caratterizzazione. Buone notizie per chi si fosse perso quest’occasione: la Summer School diventa annuale, e – per chi proprio non può aspettare – il prossimo corso Inkjet Academy si terrà ad Amsterdam, dal 28 novembre al 1 dicembre, in occasione del congresso Digital Print Europe 2016. www.imieurope.com
|| In alto, i numerosi partecipanti del corso Inkjet Academy. In basso, tutti pronti per la visita ai laboratori R&D di Heidelberg.
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news Xerox abbraccia e premia i suoi Best-of-the-Best partner Ci sono più di 500 aziende, là fuori, che si sentono “parte della famiglia” e si identificano profondamente nello Xerox Premier Partners Global Network. Ebbene, tutte si sono date appuntamento prima dell’inizio di drupa per una giornata di formazione, festa, confronto e incontro, accompagnate dalle scatenate percussioni dei Drum Cafe. Durante lo Xerox Global Forum sono stati premiati i vincitori dei 2016 Best-of-the-Best Awards, che hanno visto trionfare l’idea di Printagraph tra i 90 progetti pervenuti. Lo stampatore britannico offre la possibilità ai propri clienti di personalizzare con foto o messaggi un kit di mattoncini LEGO, realizzando una sorta di puzzle verticale: è il perfetto esempio della filosofia di Xerox e della sua “sorella” Fuji Xerox. Usare creatività e tecnologia per aumentare il valore della stampa digitale. Conoscere il proprio cliente, personalizzare il prodotto “apposta per lui”, grazie ad un uso integrato di stampa digitale e strumenti web, emozionarlo: in questo modo il prodotto finale acquista un valore che va oltre il prezzo della semplice stampa. www.xerox.com
|| Un’impressionante veduta dall’alto degli oltre 640 partecipanti allo Xerox Forum, a Düsseldof, che ha riunito Xerox e Fuji Xerox
|| Uno dei bus promozionali di The Angry Birds Movie, prodotto da Sony: il personaggio tridimensionale è realizzato con la tecnologia di Massivit
Massivit 3D sbarca in America e la colora di Angry Birds Si è fatto un gran parlare di Massivit 3D a drupa. Per i pochi che ancora non la conoscessero è un’azienda israeliana che sta portando il mondo della stampa 3D a dimensioni XXL – nella fattispecie 180x150x120 cm – ma anche maggiori se si lavora in sezioni. Questo è possibile grazie a una macchina estremamente veloce e versatile, Massivit 1800, che usa la tecnologia brevettata GDP (Gel Dispensing Printing) basata su un esclusivo materiale plastico chiamato Dimengel. Carisma è l’azienda newyorkese che si è conquistata il ruolo di beta tester della superstampante 3D. Specializzata nel marketing e nella pubblicità esperienziale, il suo titolare Moshe Gil ha dichiarato di essersi innamorato di Massivit 1800 a prima vista, intuendone le potenzialità nel proprio settore. Ci ha sicuramente visto giusto, a giudicare dalle foto e dal video che racconta la produzione e l’esito della campagna promozionale del nuovo film prodotto da Sony, The Angry Birds Movie: lo trovate sul canale Youtube di Massivit 3D Printing. www.massivit3d.com
Il nuovo cling trasparente di Guandong raggiunge nuove vette Ben 140 centimetri di altezza per il nuovo arrivato nella gamma Spot Déco di Guangong, il cling elettrostatico trasparente in PVC monomerico da 150 micron, ideale per la window decoration, che finora era disponibile solamente nella misura di 107 cm. Per garantire loro una maggiore planarità e quindi facilitare le operazioni di stampa e applicazione, entrambi i prodotti verranno presentati con un liner in carta più spessa (150 g/m²). Nel corso del 2016 verranno annunciate altezze ancora maggiori, per andare incontro ad un mercato che chiede sempre più versatilità ai prodotti pensati per l’allestimento dei punti vendita. Per questo Guandong offre una gamma di cling in varie misure, sia trasparenti che bianchi, con performance e stampabilità migliorate: non solo inchiostri eco-solvent, ma anche UV curable per garantire la migliore qualità e flessibilità nelle applicazioni outdoor, indoor e anche backlit. www.guandong.eu
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|| Il nuovo cling elettrostatico trasparente in PVC di Guandong è ora disponibile anche nel nuovo formato da 140 centimetri
news Ricoh, un tuffo nella natura tra vini d’eccellenza e inchiostri ecologici Cos’hanno in comune gli inchiostri latex Ricoh e gli stupendi vini della cantina Bersi Serlini in Franciacorta? Apparentemente nulla. In realtà molte cose. L’acqua, innanzitutto, ingrediente dei preziosi acini di uve nobili (Chardonnay, Pinot Bianco e Nero) che danno origine alle bottiglie di Franciacorta e base dei nuovi inchiostri AR latex Ricoh. La passione per le cose belle, che ha convinto i titolari della cantina a intraprendere i lavori di ristrutturazione che vedono le installazioni realizzate con Ricoh Pro L4160 eclettiche protagoniste. L’amore per la natura e l’ambiente, che per Bersi Serlini significa sfruttamento non
intensivo del territorio e per Ricoh ricerca e sviluppo di prodotti sempre più sostenibili. La nuova roll-to-roll è il risultato di questa ricerca, che si traduce in un sistema di asciugatura LED e in una nuova composizione chimica degli inchiostri, più pigmentati e quindi in grado di asciugarsi con meno energia. Altra novità, gli imballaggi in cartone riciclato a zero impatto ambientale. Ecco perché Ricoh Italia e Screenservice Brescia, il suo distributore per la Lombardia, hanno ambientato nella cantina Bersi Serlini la loro open house del 15 giugno. www.ricoh.com
|| A sinistra l’ingresso delle cantine Bersi Serlini a Provaglio d’Iseo in Franciacorta; qui sopra una delle stanze allestite con una carta da parati che riproduce le bottiglie dell’azienda vitivinicola, stampata con la latex Ricoh Pro L4160
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tecnologie L'imponente presenza di Esko a drupa, dove il team di B+B International ha accolto gli stampatori italiani, è stata un concentrato di innovazione e ispirazione
Dal design al finishing, ecco come Esko e B+B hanno semplificato il packaging
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on follower ma inventori: questo è lo spirito che da sempre anima il brand tecnologico belga, che nell'ultimo decennio si è affermato agli occhi della nostra industria tra i pochi innovatori capaci di definire standard solidi e funzionali. Ogni singola acquisizione effettuata da Esko è stata interpretata come un nuovo tassello di una strategia organica anziché, come spesso avviene, diluita in un'offerta frammentata. Le stesse partnership locali sono state alimentate, valorizzate con orgoglio e rese via via più strategiche. Emblematica è infatti la collaborazione per il mercato italiano con B+B International, un'azienda che ha accolto Esko nel proprio DNA, al punto da saperne raccontare i valori e incarnare lo spirito a tutti i livelli. A riprova di questa unione inscindibile, a drupa il team tecnico/commerciale guidato da Davide Dal Col ha accolto centinaia di professionisti italiani delle arti grafiche e del packaging
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su uno stand da sogno, che si è concretamente trasformato in fonte di ispirazione, apprendimento e aggiornamento tecnologico. Come sa bene chi legge Italia Publishers, da sempre Esko e B+B considerano vitale l'integrazione dei singoli moduli hardware e software in un unico workflow integrato, in grado di controllare e gestire tutte le funzioni, i processi e le risorse umane e tecnologiche coinvolte. Anche lo stand di drupa, infatti, ha visto interconnesse tutte le fasi necessarie a produrre packaging in modo vincente e redditizio, dalla gestione complessiva del progetto al design, dall'editing del file all'incisione dei polimeri flexo, dall'ottimizzazione della stampa analogica o digitale fino alla prototipazione e alla produzione di piccoli e grandi lotti con piattaforme di taglio, cordonatura e fustellatura digitale. || A sx, Esko a drupa ha ribadito il proprio forte legame con l'industria mondiale del packaging. A dx il nuovo sistema di automazione del carico e scarico su Kongsberg
tecnologie
intervista a Davide Dal Col Sales Manager di B+B International
"I processi di preparazione del file, il carico e lo scarico delle macchine rubano tempo alla produzione..."
"Packaging Simplified" è il tema scelto da Esko per drupa. Possiamo affermare che con "Formula Digitale" B+B lo abbia profetizzato già anni fa? È vero, in un certo senso abbiamo anticipato Esko, con cui da sempre condividiamo una visione di piena sintonia e perseguiamo strategie simmetriche. Per dirla in sintesi, Esko ottimizza processi tecnici legati alla creatività, alla prestampa e al post-stampa, mentre noi ci concentriamo sugli aspetti gestionali dei nostri clienti. L'automazione è stato uno degli argomenti di punta, dal software a Kongsberg. Molti stampatori puntano a ridurre così i costi del personale... Chi vede l'automazione come un modo di ridurre i costi delle risorse umane sbaglia. Piuttosto è un modo per evitare di aumentarli e per incrementare, a parità di base hardware installata, i volumi e le marginalità. In qualsiasi azienda la prima fase di investimenti è legata alle macchine, ma quando uno stampatore ha una o due stampanti e uno o due
plotter da taglio che lavorano 10 ore al giorno, si accorge che sebbene siano performanti lavorano per il 50% del loro tempo di accensione. Di fatto i processi di preparazione dei file, il carico e lo scarico delle macchine rubano tempo alla produzione e diminuiscono l'uptime delle macchine. Quello che insieme a Esko cerchiamo di fare con il software e con la robotizzazione dei cutter è massimizzare l'impiego degli investimenti dei clienti. Il software è sempre più il cuore di qualsiasi azienda, eppure sono pochi gli operatori in grado di comprenderne il valore. Come colmare questo gap? È molto semplice ed è legato alla cultura d'impresa. Il primo processo evolutivo dell'azienda digitale è concentrato sulla produzione, sull'avere le migliori macchine da stampa e da taglio, oltre ad un workflow di prestampa. Lo step successivo è l'automazione, slegata dall'evoluzione delle macchine e che vede nel gestionale l'asset chiave dell'impresa. Il nostro approc-
cio è quello di costruire dei workshop con il cliente in cui siano coinvolte le figure chiave di entrambe le organizzazioni: momenti in cui analizzare lo stato di fatto e valutare come automatizzare i processi. Quindi creiamo un piano industriale, di poche settimane o di mesi, costruiamo un Gantt di processo e definiamo chi fa cosa. Da quel momento, ci togliamo le rispettive magliette e inizia il lavoro di squadra. Quando questo accade otteniamo risultati straordinari.
|| Shqipron Spahija, insieme a Davide Dal Col, coordina le attività commerciali di B+B ed Esko sul mercato italiano
Kongsberg, Enfocus, Pantone, X-Rite e molto altro: tutto questo è il "packaging simplified" di Esko Chi non frequenta abitualmente casa Esko potrà essere rimasto sbalordito dalla quantità di brand, soluzioni e integrazioni presenti sui 900 metri quadrati dello stand di drupa. Eppure tutto fa parte del disegno di Esko e della grande famiglia di società sue controllate o consociate. Le soluzioni X-Rite sono pensate per i brand-owner e i creativi, che
|| Il corner dello stand Esko dedicato a Switch: il software di Enfocus dedicato all'automazione dei processi
esprimono l'esigenza di precisione e ripetibilità del colore, a beneficio della riconoscibilità del marchio: qui è ovviamente Pantone (che ha allestito anche un piccolo shop) a dettare le regole e ad offrire swatchbook e strumenti di gestione anche online. Insieme a X-Rite e Pantone nell'area dedicata ai progettisti, ovviamente anche il leggendario software di progettazione parametrica ArtiosCad. Enorme interesse anche per le soluzioni Enfocus: Switch gestisce il transito dei file all'interno dell'azienda. Può riceverli dall'esterno, indirizzarli verso software specifici che pilota tramite i "connector", raccogliere il file risultante e inviarlo al reparto successivo fino all'arrivo in stampa. Nel mentre può fornire reportistica, interfacciarsi con un MIS, aggiornare il cliente sullo stato della sua lavorazione. Ultima in ordine di processo, ma prima per dimensioni e per effetto scenico, la piattaforma di taglio digitale Kongsberg C completamente automatizzato per il carico e lo scarico grazie ad un nuovissimo braccio robotizzato in grado di prelevare e depositare pannelli e fogli di cartone teso e ondulato dai bancali.
B+B International srl Vicolo Boccacavalla 3/F, 31044 Montebelluna - TV T: +39 0423 289090 F: +39 0423 1912102 info@bbinternational.eu www.bbinternational.eu
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What’s inside
Di taglia Small, Large o XXL, hanno in comune la capacità di gestire materiali rigidi e flessibili
Stampanti ibride: le crossover inkjet
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cegliere una stampante ibrida può essere un’operazione complessa, specie se non si è preparati a prendere in cosiderazione e analizzare un’ampia gamma di variabili. Bisogna avere ben chiaro in mente cosa si desidera stampare, con quali caratteristiche – formato, qualità attesa, varietà di supporti, produttività – e naturalmente con quale livello di investimento. Esistono infatti stampanti totalmente differenti l’una dall’altra, che combinano in maniera diversa i quattro principali plus di queste piattaforme: versatilità, scalabilità, formato e qualità di stampa. Ci sono modelli di formato superwide in grado di lavorare 24/7 a velocità elevate, stampando anche cartone ondulato e materiali critici, magari equipaggiabili con sistemi di carico e scarico automatici, ma al tempo stesso capaci di gestire bobine jumbo fino a oltre 200 Kg. Parliamo di macchine che superano le logiche produttive del display graphics e contemplano un grande ventaglio di opzioni. Proprio le opzioni sono parte integrante della scelta di una stampante ibrida. Si può infatti optare per soluzioni più “ovvie” ma estremamente versatili e scalabili, capaci quindi di gestire anche picchi di elevata produttività. Oppure si possono scegliere modelli in grado di realizzare applicazioni innovative e di nicchia. O ancora puntare su prezzi d’acquisto molto aggressivi per esplorare il mercato, rimandando di qualche tempo investimenti più rilevanti. Ora non vi resta che scoprire qual è la inkjet ibrida che fa per voi.
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Un’ampia scelta di opzioni per configurazioni ai limiti del tailor-made Le stampanti ibride sono spesso caratterizzate dalla disponibilità di accessori e configurazioni standard e opzionali. La funzione roll-to-roll è certamente la più comune e tutte le ibride (lo dice il nome) ce l’hanno di serie o come optional. Va da sé che le piattaforme di fascia alta sono le uniche in grado di gestire bobine jumbo, oltre ad una serie di opzioni di automazione. Tra le più interessanti, per esempio, troviamo le guide laterali, montabili e smontabili con facilità, che garantiscono la perfetta adesione del cartone ondulato al conveyor belt, sempre dotato di aspirazione. Ci sono poi pin di registrazione e altre soluzioni per semplificare il posizionamento dei materiali, aiutando ad allinearli perfettamente. Alcune ibride, su richiesta, sono in grado di incrementare lo spessore massimo e il peso dei materiali alimentabili, mentre più in generale la logica costruttiva di queste stampanti le rende perfettamente integrabili in workflow complessi.
what’s inside La movimentazione sta alla base di un buon lavoro
Carico e scarico: quando serve l’automazione?
L’architettura di una stampante ibrida prevede che lo shuttle di stampa, su cui sono montate teste e lampade, si muova su un solo asse mentre il materiale, trasportato da pinch roller o da un conveyor belt con piano aspirante, viene stampato. I pinch roller sono adatti a pannelli leggeri, mentre il tappeto riesce a trascinare con precisione anche lastre di materiali industriali. Molti operatori tendono a sottovalutare limpatto che il sistema di movimentazione (più o meno potente e preciso) può avere sulla qualità finale delle lavorazioni e sull’affidabilità complessiva del sistema. E’ altrettanto ovvio che per produrre tanto e bene, riducendo i rischi di crash, aumentando l’uptime del sistema e garantendosi la possibilità di gestire picchi di produzione, è opportuno dotarsi di un sistema più solido e produttivo.
Nell’ambito delle stampanti ibride l’automazione è per lo più correlata ad applicazioni di medio e alto volume su pannelli e fogli di cartone ondulato, per cui la velocità della stampante e la ripetitività delle operazioni di carico e scarico renderebbero gravoso e costoso l’impiego degli operatori. Questo spiega perché i moduli di carico e scarico automatici e semi-automatici – cosiddetti sistemi “3/4” – sono disponibili unicamente per i modelli hi-end e in alcuni casi possono essere prodotti da terze parti (per esempio Elitron con il suo Heleva). Ma l’automazione non è solo utile a limitare l’intervento umano: essa risulta fondamentale per prevenire errori, ridurre i fermi macchina, garantire ripetibilità e quindi sfruttare appieno le potenzialità di una stampante che può avere costi di acquisto e di gestione importanti.
Si sceglie prima la stampante o la testa di stampa? Sebbene scelte alla fonte da ogni costruttore in base alle performance volute e alle chimiche in uso, le teste di stampa possono fare la differenza all’interno di una stampante. E’ quindi opportuno imparare a conoscere i paradigmi di base comuni a qualsiasi testa, così da poter approcciare in modo maturo e critico questo delicato (e costoso, quando è da sostituire) elemento chiave. Ci sono teste “grandi” e con tanti ugelli e teste più compatte: questo determina il loro numero, la loro efficacia e il loro costo. C’è poi la dimensione di goccia, da cui dipende la qualità ottenibile, cui si correla l’eventuale tecnologia di goccia variabile, o “greyscale”. Infine la manutenzione: ci sono teste che ne richiedono di più e altre di meno, con evidenti ricadute sull’operatività.
Software: il fattore chiave che tutti (o quasi) omettono Inks & curing: inscindibili La versatilità delle ibride fa puntare su inchiostri in grado di stampare sia su supporti rigidi che flessibili, altrimenti si corre il rischio di avere un cattivo aggrappaggio o di incorrere in rotture dell’ink. L’asciugatura, soprattutto per le stampanti ad alta produttività, è fondamentale. Gli inks devono lavorare in combinazione con sistemi di curing adeguati che, ad oggi, utilizzano prevalentemente lampade UV ai vapori di mercurio, anche se la tecnologia UV LED si sta diffondendo rapidamente, grazie alla stabilità delle prestazioni e alla lunga durata degli elementi di illuminazione.
Un sistema di stampa è parte inscindibile di un workflow: un processo regolato in ogni sua parte dal software. Nel caso di una stampante ibrida, specie se mediamente produttiva o automatizzata, le variabili da tenere sotto controllo vanno oltre le funzioni base di qualsiasi RIP. Importante è per esempio la capacità di correzione delle possibili distorsioni causate da un trascinamento entry-level del materiale flessibile. Un altro punto focale è la velocità di rasterizzazione del file di stampa, che oltre ad equalizzare il flusso di dati con la velocità della stampante consente di rielaborare velocemente un file errato. Altre funzionalità chiave sono quelle di imposition per le applicazioni di packaging e POP, di nesting tra differenti file e naturalmente una gestione efficace dei marchi di registro per i differenti cutter, sia roll-to-roll (es. Fotoba) che in piano.
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What’s inside
Agfa :Jeti Tauro
EFI VUTEk serie GS
Pensata per volumi di produzione medio/alti – con una velocità massima di 275 m²/h – :Jeti Tauro è una piattaforma, basata su tecnologia UV, che non scende a compromessi in termini di qualità, anche grazie alle teste di stampa Ricoh Gen5 da 7 pl con 4 livelli di greyscale e risoluzione massima di 725x1.200 dpi. Con luce di stampa di 2.540 mm, Tauro è molto versatile e può alimentare materiali in bobina spessi fino a 3,2 mm, mentre per i pannelli lo spessore sale a 50 mm e i formati utili dal più piccolo 297x420mm fino ai 2.540x4.000 mm per il caricamento manuale, mentre la lunghezza si ferma a 1.700 mm con il feeder semiautomatico. Da 6 a 8 i canali colore disponibili: CMYK, Lc e Lm, cui si possono aggiungere bianco e primer. Quest’ultima opzione è particolarmente importante per stampare su acrilici e polipropilene. Grazie al software per la gestione del workflow :Asanti, il primer può inoltre essere usato come un inchiostro, gettandolo solamente dove è richiesta una maggiore adesione e ottenendo consumi ridotti. Analogo risparmio è reso possibile dagli inchiostri ad alta pigmentazione realizzati appositamente da Agfa, che permettono a Tauro di depositare spessori ridottissimi (a tutto vantaggio dell’effetto ottico e tattile) preservando un’eccezionale brillantezza e cromie sature. www.agfa.com
Da sempre tra i protagonisti del mercato delle stampanti ibride di fascia alta, il brand EFI VUTEk ha conseguito importanti successi dapprima con la serie QS e negli ultimi anni con la più potente GS. Il plus dell’offerta EFI è senz’altro la trasversalità applicativa, che offre risposte valide alle esigenze della maggior parte degli stampatori. Destinata prevalentemente al display graphics, estremamente scalabile e versatile, VUTEk GS è disponibile in larghezze di stampa da 2 metri (GS2000) e 3,3 metri (GS3250). La presenza di 8 canali colore consente agli utilizzatori di scegliere la configurazione più idonea tra una quadricromia estesa per la massima qualità (CMYK, Lc, Lm, Ly, Lk) oppure raddoppiare la velocità sfruttando due canali per ciascun colore. Capace di alimentare materiali rigidi spessi fino a 51 mm, la serie GS può essere equipaggiata sia con lampade UV tradizionali che UV LED (versioni LX Pro), con il vantaggio di ridurre i consumi, aumentare la vita delle lampade e poter stampare in modo efficace cartone e materiali termosensibili. La velocità massima di GS2000 è pari a 186 m²/h, mentre GS3250 arriva a 223 m²/h. VUTEk GS declinata in versione LX Pro può montare teste di stampa da 7 pl con tecnologia di goccia variabile proprietaria UltraDrop e una risoluzione massima di 1.000 dpi. www.efi.com
La tecnologia di curing UV LED ha numerosi vantaggi, a partire dalla durata delle lampade, senza per questo sacrificare la produttività e l’asciugatura dell’inchiostro. La bassa temperatura consente di alimentare con più facilità tanto i film plastici sottili quanto il cartone ondulato, che tende naturalmente a incurvarsi ad ogni variazione di umidità e temperatura.
L’automazione ¾ è dedicata prevalentemente alla gestione dei fogli di cartone per applicazioni di packaging e POP. Il sistema prevede un feeder ABF (Automatic Board Feeder) e un’unità di scarico. Tutto il processo è gestito dal software :Asanti che, pilotando i pin di registrazione che si sollevano automaticamente, permette il posizionamento rapido e preciso dei pannelli.
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Optima
MatProUltra80
What’s inside
Durst Rho P10
HP Scitex FB550 e FB750
La serie Rho, bestseller di casa Durst nel segmento grafico/cartotecnico, rappresenta da oltre tre lustri un punto di riferimento nell’ibrido high-end. Le ultime nate di questa famiglia sono le Rho P10 che utilizzano teste di stampa – con tecnologia proprietaria Quadro Array – con goccia da 10 pl e risoluzione massima di 1.000 dpi. Tre sono i formati disponibili – con luce da 1.600, 2.050 e 2.500 mm – mentre le velocità di produzione vanno dai 100 ai 400 m²/h, a seconda del modello e della configurazione scelta. In base al tipo di impiego desiderato, Durst propone diverse famiglie di inchiostro UV, tutte create dai laboratori della ricerca e sviluppo interna, per ottenere risultati di alta qualità anche in applicazioni in cui siano richieste proprietà particolari (flessibilità, adesione, economicità, etc.). Dotata di una struttura industriale, Rho P10 può gestire senza difficoltà materiali in fogli/pannelli, anche molto pesanti, e naturalmente materiali flessibili. Per applicazioni cartotecniche Durst propone inoltre un’opzione dedicata, che migliora il fissaggio del materiale durante il trasporto mediante delle speciali guide. I canali colore disponibili su Rho P10 sono 7 e possono accogliere la quadricromia tradizionale, due colori light o due tinte piatte (esacromia) e il bianco. Tra le numerose opzioni disponibili per la serie P10, particolarmente interessate, per un sistema con queste produttività, è il carico e scarico automatico. www.durst.it
HP ha presentato lo scorso anno due nuovi modelli della fortunata famiglia Scitex: FB550 e FB750. Entrambe basate su tecnologia UV-curable, le nuove FB nascono con l’idea di offrire agli stampatori uno strumento competitivo e qualitativamente ineccepibile per entrare nel mercato delle applicazioni realizzate con supporti rigidi. I due modelli sono entrambi molto compatti e permettono di lavorare materiali con uno spessore massimo di 64 mm. Gli inchiostri pigmentati UV-curable formulati da HP consentono di realizzare efficacemente applicazioni ad alto valore aggiunto come stampa fronte/retro, effetti opaco e lucido, tramature, oltre a lavori realizzati con inchiostro bianco. CMYK, oltre a Lc, Lm e bianco opzionale sono i colori gettabili dalle 12 teste di stampa a bordo della stampante, configurabili 2 per colore oppure 1 per colore più 4 per il bianco. La capacità di lavorare fino a 4 o 6 fogli contemporaneamente (a seconda del modello) e la possibilità di scegliere tra numerose modalità di stampa, fino alla velocità massima di 85 m²/ora per FB750, rendono le due piccole ibride di HP strumenti semplici ma in grado di supportare all’occorrenza anche discreti volumi produttivi. Insieme alle stampanti è disponibile il software HP Scitex Onyx Thrive 211 RIP. www.hp.com
Il supporto per bobina da tavolo opzionale, disponibile sia per HP Scitex FB550 che per la FB750, è un significativo passo avanti in termini di flessibilità. Consente infatti di soddisfare immediatamente le commesse una tantum su materiale flessibile, abbattendo i tempi di avviamento e permettendo di iniziare subito a stampare.
I “mechanical front stops” sono un optional fondamentale per migliorare l’alimentazione dei materiali (sia essa manuale che automatica). Posto in prossimità dell’ingresso del materiale in macchina e composto da una fila di pin comandati pneumaticamente, questo dispositivo permette di allineare perfettamente fogli e pannelli multipli prima dell’introduzione nell’area di stampa, escludendo la possibilità di errori di da parte dell’operatore.
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what’s inside
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What’s inside
Gandy SL8TE Hybrid UV
Fujifilm Acuity LED II
SL8TE Hybrid UV è una stampante ibrida di fascia media, sviluppata e prodotta da Gandy Digital. Estremamente versatile, può essere impiegata per stampare materiali rigidi spessi fino a 65 mm e 20 kg/m² di peso in modalità flatbed, con l’aggiunta di un tavolo posteriore e uno anteriore. La modalità roll-to-roll è disponibile per i supporti flessibili in bobina. Questo modello è prodotto in quattro diverse misure, rispettivamente con luce di stampa 1.600, 2.200, 2.600 e 3.200 mm. La funzione di stampa “edge to ege” (da bordo a bordo) consente di produrre immagini al vivo. SL8TE Hybrid UV è configurabile sia in CMYK più bianco che con 6 canali colore, con l’aggiunta di varnish e bianco. Un’elevata qualità di stampa, unita a produttività e affidabilità del sistema sono garantiti dalle teste di stampa Ricoh Gen4 da 6 picolitri, con 2 o 4 teste per ciascun colore. Gandy Digital propone per questa macchina la propria serie di inchiostri UV ad alta densità, che secondo il produttore permettono di produrre 200 m² a 4 colori con un solo litro di inchiostro: valori che posizionano SL8TE Hybrid UV tra i sistemi più economici in termini di costi di gestione. Insieme alla stampante viene fornito il RIP PhotoPRINT, ma SL8TE è compatibile anche con i pacchetti Caldera, ColorGATE e ONYX. www.gandydigital.com
Fujifilm ha recentemente aggiornato la propria serie ibrida da 1.600 mm, ottenendo risultati importanti, tra cui spicca l’aumento del 50% della velocità di stampa rispetto alla versione precedente. Acuity LED II riesce raggiunge infatti i 33 m²/h ed è particolarmente adatta per realizzare piccole produzioni di altissima qualità di materiali per il sign & display, l’allestimento POP e l’interior decoration, ma anche per la prototipazione di packaging. Il passaggio dalla stampa di materiali in bobina a quella di supporti rigidi fino a 13 mm richiede pochi minuti. Le teste di stampa Dimatix Q-class con tecnologia di goccia variabile proprietaria VersaDrop producono una risoluzione massima di 1.200x1.200 dpi, concorrendo ad una perfetta riproduzione di dettagli fini e testi leggibili anche nei corpi più piccoli. In combinazione alle teste Dimatix, Acuity LED II utilizza gli inchiostri Uvijet ad alta pigmentazione, caratterizzati da un gamut cromatico esteso e un’elevata brillantezza dei colori. La presenza di 8 canali colore (CMYK, Lc, Lm, Bianco e Clear) consente l’impiego di Acuity LED II per applicazioni ad alta creatività, sfruttando le potenzialità dei software Caldera e ColorGATE, che Fujifilm raccomanda di utilizzare, specie per effettuare stampe multilayer. www.fujifilm.eu
Il sistema di curing con lampade UV LED al posto delle tradizionali lampade ai vapori di mercurio rende Acuity particolarmente adatta alla stampa su fogli di cartone e cartoncino teso (suscettibili di incurvamenti) e film plastici, per esempio nell’ambito della prototipazione di packaging flessibile di alta qualità, e altri supporti termosensibili.
Per rilevare e misurare con estrema precisione lo spessore del supporto, Gandy Digital ha messo a punto un sensore automatico che facilita le operazioni di cambio materiale. Questo sensore aiuta anche a prevenire eventuali crash delle teste di stampa, che si alzano e abbassano con estrema precisione a seconda dello spessore del materiale.
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What’s inside
Roland VersaUV LEJ-640
Mutoh ValueJet VJ-1638UH
L’ibrida UV LED di casa Roland DG è ormai da anni un punto di riferimento nel segmento entry-level. Con la sua capacità di gestire materiali in bobina fino a 40 kg di peso e materiali rigidi fino a 12 kg, è perfetta per applicazioni che vanno dalle insegne di grande formato agli espositori, dai prototipi di imballaggi alla decorazione d’interni. A seconda del tipo di produzioni che si intende affrontare, VersaUV LEJ-640 può essere equipaggiata con due tipologie di inchiostro differenti: ECO-UV, per le applicazioni standard, o ECO-UV S, per applicazioni in cui sia richiesta particolare flessibilità. Le configurazioni colori disponibili sono tre: CMYK, bianco e vernice, per affrontare un’ampia gamma di applicazioni; CMYK e doppio bianco, per un bianco estremamente coprente; CMYK e doppia vernice, per effetti a rilievo complessi e particolarmente spessi. Grazie alle teste di stampa Epson DX4, VersaUV LEJ-640 raggiunge una produttività massima di 13 m²/ora, e una risoluzione massima di 1.440 dpi. Come tutti i sistemi Roland, anche questa piattaforma viene fornita con il RIP Roland VersaWork. È infine importante ricordare che, per chi muove i primi passi nel wide format, Roland DG offre ricchi appuntamenti formativi presso la Roland DG Academy e un costante supporto post-vendita per guidare l’utente nell’utilizzo della tecnologia. www.rolanddg.it
La nuova ValueJet VJ-1638UH presentata a drupa, sorella maggiore della VJ-1626UH, presenta quattro canali colore standard, cui si possono aggiungere bianco e varnish opzionali, che consentono due diverse configurazioni: doppio CMYK per maggiore velocità (fino a 9,5 m²/ora) oppure CMYK con doppio bianco e doppio varnish per ottenere speciali effetti o stampare su materiali particolari o trasparenti, in questo caso la velocità massima raggiungibile è di 2,7 m²/ora. Sebbene posizionata nella fascia entry-level, quella di Mutoh è una ibrida molto versatile, sia per la possibilità di lavorare numerosi materiali rigidi e flessibili, che per le applicazioni realizzabili grazie alle diverse configurazioni. Dotata di doppia lampada UV LED, ValueJet VJ-1638UH usa inchiostri UV LED Mutoh, disponibili in cartucce e sacche degassate VOC free. I confini entro cui opera la nuova VJ-1638UH sono i 161,5 cm della luce di stampa, che consente di stampare supporti flessibili con una larghezza massima di 162,5 cm e 30 kg di peso (100 Kg con lo svolgitore/ riavvolgitore), oltre che pannelli fino a 162,5x120 cm con uno spessore fino a 1,5 cm. Il tavolo anteriore e quello posteriore, che abilitano la funzione flatbed, sono leggeri e facilmente agganciabili alla stampante: quando non sono necessari si possono piegare e riporre, guadagnando spazio. www.mutoh.eu
ValueJet VJ-1638UH è la prima stampante ibrida UV LED ad alta risoluzione di casa Mutoh con tecnologia “dual head”, ovvero due teste di stampa montate sfalsate che garantiscono una produttività doppia rispetto al modello a testa singola ValueJet 1626UH. La qualità è eccellente grazie ai 1.440 dpi di risoluzione e ad una goccia da 3,8 picolitri.
Per una gestione ottimale dei materiali VersaUV LEJ-640 è dotata di due accessori molto importanti: una speciale guida frontale, che aiuta l’operatore ad allineare correttamente i pannelli durante il caricamento, e un’asta, posizonata in corrispondenza con l’uscita del materiale dalla zona di stampa, per garantirne la perfetta planarità.
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IMI Europe facilita l'apprendimento e la collaborazione nell'ambito della community degli sviluppatori di tecnologia inkjet e degli utilizzatori finali delle applicazioni di stampa digitale e decorazione.
IMI Europe facilitates learning and collaboration within the community of inkjet technology developers and users for digital printing and deposition applications.
Organizziamo conferenze e corsi di alta qualità rivolti a manager in posizioni strategiche e commerciali, così come a sviluppatori tecnici nell'industria della stampa digitale.
We organise high quality conferences and courses aimed at strategic and commercial executives as well as technical developers in the digital printing industry.
Prossimi eventi:
Upcoming events:
28 Novembre – 1 Dicembre 2016 Amsterdam | Paesi Bassi
28 November – 1 December 2016 Amsterdam | Netherlands
IMI Europe Digital Print Europe
IMI Europe Digital Print Europe
Comprende la conferenza strategica IMI Europe Digital Printing Conference e gli eventi a supporto.
Including the flagship strategic IMI Europe Digital Printing Conference and supporting events.
Visita www.imieurope.com per altre informazioni e ulteriori eventi.
See www.imieurope.com for more information and further event announcements.
strategie Giunta ormai alla terza generazione delle sue stampanti open source, l’azienda di Montesilvano ribadisce la propria visione “smart” del grande formato
SmartColor è l’inkjet visionario e democratico, che non smette di stupire
E
ssere Smart in un mercato maturo come quello dell’inkjet wide format è combinare le migliori tecnologie già disponibili, aggiungendo inventiva, capacità di ascolto e competenza costruttiva. Contando su questo mix di fattori, dal 1994 SmartColor prospera e cresce, talvolta cambiando i paradigmi della decorazione digitale. Nate, sviluppate e trasformate in prodotti realmente disponibili dalla visione chiara del fondatore Davide Catalano, ogni giorno le piattaforme Smart permettono a stampatori e artigiani di dare risposte ai clienti, aprire nuovi business e realizzare applicazioni che arrivano a soddisfare esigenze industriali. Grazie all’esclusivo engineering dei piani di lavoro Smart – la base tecnica del sistema – alla disponibilità di un range sempre più ampio di chimiche e al crescente livello di automazione, i sistemi di stampa SmartColor installati nel mondo spaziano dalla plastica alla pelle, dal legno al vetro, dal metallo alla ceramica. FESPA è stata l’occasione per tornare da SmartColor.
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|| In alto e a sinistra, la nuova SmartTwin presentata nel corso di FESPA Digital 2016 nella versione con piano da 800x1.400 mm. A destra la SmartFlat HS-160 equipaggiata con engine Mutoh reingegnerizzato e dedicata alla stampa diretta su tessuto.
strategie
intervista a Davide Catalano R&D Manager di SmartColor
“Cerchiamo sempre le migliori soluzioni per ciascun cliente, partendo da una solida base di conoscenze e tecnologie, sfruttando il nostro DNA smart”
Com’è nata l’idea di un’azienda ad oggi unica nel suo genere? Se hai in mente qualcosa, puoi realizzarlo. Questa convinzione mi ha spinto a cogliere una sfida affascinante: ho capito che sul mercato delle stampanti per applicazioni specialistiche c’erano i presupposti per superare l’arte nota. SmartColor ha iniziato a prendere forma in quel momento. Una profonda conoscenza delle tecnologie già disponibili sul mercato mi ha convinto che fosse possibile sfruttarne le potenzialità inespresse in maniera intelligente e funzionale. Bisognava rivoluzionare tutto il resto, dalla gestione del materiale all’estetica delle piattaforme. Così è nata la prima SmartFlat.
ventate più specifiche. Al punto che è stato necessario dotarci di un laboratorio in cui effettuare test approfonditi sulle combinazioni tra chimiche d’inchiostro, pretrattamenti, materiali e tecnologie di stampa. Ad oggi abbiamo clienti in tutto il mondo, con oltre 500 piattaforme installate. Dal piano fisso al conveyor belt, fino al doppio ponte di stampa. What’s next?
Il tappeto permette lavorazioni di materiali extra formato, mentre SmartTwin nasce dall’esigenza di realizzare lavori complessi, in cui è necessario avere a bordo più colori spot, primer o varnish che spesso richiedono l’utilizzo di due tipi di teste di stampa. Ma anche dalla frequente necessità di avere due stampanti indipendenti nei medesimi spazi. Il cliente ci confida il proprio desiderio e sta a SmartColor trasformarne i sogni in realtà.
Come è mutata, negli anni, la domanda da parte dei clienti? Abbiamo innescato un processo straordinario, realizzando i sogni dei nostri clienti. Abbiamo costruito macchine in grado di decorare una gamma di materiali sempre più ampia. E le richieste sono di-
Tre piattaforme. Un’unica idea di modularità SmartFlat è la serie di stampanti flatbed configurabili con i più evoluti motori di stampa Mimaki, Roland o Mutoh in base alle necessità del cliente, che può decidere anche quale chimica di inchiostro utilizzare. Il piano di lavoro personalizzabile può misurare fino a 2.600x4.000 mm, è disponibile con o senza piano aspirante e grazie al ponte di
stampa con altezza variabile è in grado di alimentare materiali fino a 500 mm di spessore. SmartBelt, anch’essa disponibile con vari engine di stampa, prevede invece un conveyor belt abbinato al piano aspirante, con il vantaggio di poter alimentare supporti di lunghezza virtualmente infinita. Infine SmartTwin, ultima nata, abbina due motori di stampa sul-
lo stesso piano di lavoro. Questa architettura abilita a lavorazioni complesse sullo stesso materiale, per esempio gettando due diverse chimiche d’inchiostro. Ma consente anche di alternare due produzioni diverse, come per esempio la stampa UV su lastre acriliche e – mediante l’utilizzo di apposite dime – la stampa diretta waterbased su tessuto.
SmartColor Via Verrotti c/o Espansione 2 65015 Montesilvano (PE) www.smartcolor.it info@smartcolor.it T: +39 085 4451443
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drupa highlights Chiusi i battenti del megashow, l’industria del printing e del packaging si interroga per la prima volta sulla definitiva migrazione all’inkjet e alle tecnologie di finishing e nobilitazione digitale per bassi, medi e alti volumi.
drupa: il digitale è pronto a sostituire l’analogico? a cura della redazione // redazione@densitymedia.com
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e drupa 2000, con l’emblematico spiegamento di forze di Xerox e Heidelberg, ha sancito il primo vero debutto in società della stampa digitale nelle arti grafiche, le edizioni 2004 e 2008 sono state occasione di conferma e consistente ampliamento del numero di player coinvolti. Un trend riconfermato nel 2012, con il debutto di Landa, il consolidamento di brand e piattaforme tecnologiche legate all’inkjet, ma anche un’evidente e ormai endemica carenza di idee da parte dei player dell’analogico. Le migliori premesse perché quest’anno succedesse ciò che di fatto è successo. “Tutto quello che può diventare digitale diventerà digitale e la stampa non farà eccezione”- affermava Benny Landa in tempi non sospetti. E a prescindere che il magnate israeliano ci sia simpatico o no, aveva ragione da vendere. Se avete trovato
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qualche giorno per visitare drupa ve ne sarete accorti senza bisogno di altri suggerimenti, ma parlando con lettori e interlocutori vari ci siamo resi conto che la quantità e la portata delle innovazioni digitali della fiera non è stata colta da tutti nella sua interezza. E come sarebbe stato possibile altrimenti? A volerci dedicare la giusta attenzione il solo padiglione 9 avrebbe richiesto un paio di giorni. E lo stesso per la mega-hall di HP e per i due padiglioni gemelli che hanno ospitato giganti come Ricoh, Konica Minolta, Agfa, Xerox, Canon, Fujifilm ed Esko. Nell’impossibilità di raccontarvi tutto e subito, ecco qualche corposo assaggio di alcune tra le novità più rilevanti che promettono di rendere il nostro mercato al 100% (o quasi) digitale. È difficile fare pronostici, ma questa volta lo switch sembra davvero a portata di mano e la tecnologia digitale, una volta tanto, ha messo d’accordo tutti.
drupa highlights HP propone di “reinventare le possibilità” partendo da packaging ed etichette Con il motto “reinvent your possibilities” il gigante mostra i muscoli. Chi era lì se n’è accorto: quella di HP a drupa è stata una prova di forza fatta di oltre 50 diverse macchine installate, lo stand più grande dell’intera fiera (tutto il padiglione 17, circa 6.200 m²), ordini ciclopici (tra cui 25 macchine per Shutterfly e 20 per Cimpress) e 3 EDP Awards conquistati (con i software HP SmartStream Mosaic, HP PrintOS e con la wide format HP DesignJet T830). Anche HP ha focalizzato l’attenzione sui settori che nel digitale sono stati unanimemente riconosciuti come i più promettenti, a partire da imballaggi ed etichette. HP ha presentato a Düsseldorf la propria visione del futuro, introducendo in anteprima le macchine che ne saranno protagoniste: l’imponente PageWide C500 per la stampa diretta su cartone ondulato, che si prevede sarà disponibile in commercio dal 2018, e la Indigo Digital Combination Press, che riunirà in una sola macchina i processi di stampa e nobilitazione. Altre stampanti, invece, sono già realtà: la nuova Indigo 8000, che con i suoi 80 m/
min è una delle narrow-web per etichette più produttive sul mercato, ha annoverato i primi acquirenti proprio durante drupa, così come ottimi sono stati i riscontri per Indigo 30000 dedicata al cartone teso. Grande il focus sul piccolo formato, che ha visto importanti successi commerciali per Indigo 7900, (evoluzione della 7800) e Indigo 5900, presentati proprio in quest’occasione. Entusiasmo anche per la nuova Indigo 12000 in formato B2 a 7 colori, che sostituisce la bestseller Indigo 10000. È stato reso noto poi il primo cliente beta per la roll-fed Indigo 50000, pensata per stampare ad alta velocità su qualsiasi tipo di carta: è la statunitense Digital Lizard, che ha investito altri 5,2 milioni di dollari nell’acquisto di 6 Indigo 7900. E sul versante wide format? Ovviamente HP ha raccontato e venduto moltissimo su questo fronte, insieme ai propri dealer, con tre nuovi modelli di PageWide Web Press (T490 HD, T490M HD e T240 HD) e due new entry della gamma Latex (Latex 560 e 570) accompagnate dalla superwide Latex 1500 da 3,2 metri. www.hp.com
|| In alto, la HP Indigo Digital Combination Press, che durante la fiera ha mostrato le proprie potenzialità. Al centro l’iperproduttiva HP Indigo 50000 e sotto un’impressionante, seppur parziale, vista dall’alto dello stand.
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drupa highlights “Let the work flow”: Xerox fa del flusso di lavoro un’arte totale, integrando marketing, gestione e processo di stampa Brenva HD come una batteria. Trivor 2400 come maracas. iGen4 come piatti. Ci avete mai pensato? Le stampanti hanno un loro suono, un loro ritmo. È proprio questa loro vocazione musicale che Xerox ha scelto di sfruttare a drupa, trasformando il proprio stand in un concerto sotto la guida della dj Lovra, lasciando fluire le attività di stampa a tempo di musica. Le novità presentate descrivono un’azienda sempre più rivolta all’inkjet: la tecnologia di Paul Morgavi, General Manager di Impika, entra nella solida architettura iGen, ed ecco a noi
la sheet-fed Brenva HD. Impika tallona l’offset e prende la forma della continuous feed Trivor 2400. Secondo Xerox il mercato non ha bisogno di compiere una scelta tra stampa tradizionale e digitale – alle quali, peraltro, va aggiunto anche il mondo del web – perché il segreto sta nella coesistenza e nell’integrazione di questi tre mondi, così da creare valore per il consumatore, al quale non si vende semplicemente un prodotto, ma si fa vivere un’esperienza. Per esempio con cataloghi personalizzati, che integrano parti stampate in offset
e sezioni create ad hoc in digitale, che dialogano con contenuti web disegnati per il cliente. Non è fantascienza: è già realtà grazie a XMPie, software house sussidiaria di Xerox che aiuta lo stampatore a creare contenuti mirati su ciascun consumatore, costruendone e gestendone il profilo sulla base delle sue abitudini e delle sue esperienze d’acquisto e integrandoli direttamente nel workflow di stampa. Proviamo a declinare questo scenario anche nel mondo del packaging (Xerox ha presentato il progetto della KBA VariJET 106 Powered by
Xerox per il mercato del cartone ondulato) e della stampa directto-object (a Düsseldorf abbiamo visto in azione il prototipo di una stampante inkjet per la stampa tridimensionale su oggetti). Il mercato di valore del futuro è fatto di prodotti disegnati direttamente sul cliente, che non paga più il loro effettivo valore (la carta, l’inchiostro, la stampa), ma la loro unicità. E a proposito di unicità, RIALTO 900 è stata premiata nell’ambito degli EDP Awards come miglior stampante inkjet A4+ roll-to-cut sheet. www.xerox.it
|| In alto a sinistra, la nuova Trivor 2400 che consente di produrre cataloghi con resa offset su carte non pretrattate anche grazie ai nuovi inchiostri ad acqua Xerox High Fusion Ink, in commercio dal 2017; a destra, un esempio di catalogo con sezioni personalizzate stampato in offset (la pagina sinistra) e in digitale (la destra). Sotto a destra, la tecnologia Impika usata all’interno della KBA VariJET 106 Powered by Xerox; a sinistra, una vista dello stand, animato da tre spettacoli musicali quotidiani.
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drupa highlights Tre, due, KM-1, via! Konica Minolta scatta alla conquista del segmento industriale con una nuova fuoriserie e investimenti strategici Grande fermento tra gli spalti, pardon, all’interno dello stand di Konica Minolta: moltissimi sono accorsi a vedere la nuova AccurioJet KM-1, lanciata ufficialmente a drupa e già vincitrice agli EDP Awards come miglior macchina digitale a foglio a colori in formato B2 (altra vincitrice la bizhub PRESS C71hc). L’azienda giapponese fa sul serio:
aveva dichiarato di voler entrare anche nel segmento industriale e l’ha fatto in grande stile, con una serie di azioni e partnership strategiche. Innanzitutto ha presentato il nuovo brand Accurio, che raggruppa tutte le macchine inkjet e le soluzioni per il flusso di lavoro digitale. Ha poi annunciato di aver acquisito nuove quote della francese MGI Digital
Technology, presente nello stand con la JETvarnish, che ha interagito anche con la KM-1 per creare applicazioni di valore secondo la filosofia aziendale “The Creation of New Value”. L’intenzione di Konica Minolta per il futuro è quella di raggiungere nel mercato industriale la posizione consolidata che oggi ha nel mercato commerciale. Per farlo il produt-
tore è sicuro che la via sia cosparsa di etichette e imballaggi: nello stand abbiamo visto la bizhub PRESS C71cf, ma soprattutto il prototipo della KM-C, primo sistema di stampa UV sviluppato interamente da Konica Minolta in grado di stampare fino a 2.200 fogli all’ora di cartone standard e micro-ondulato in formato B1. www.konicaminolta.it
|| A sinistra la nuova AccurioJet KM-1; qui sopra un esempio di sinergia ben riuscita: gli effetti tridimensionali che si ottengono con JETvarnish 3D Evolution e iFOIL L di MGI su stampati Konica Minolta.
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drupa highlights
Landa: lo showdown sul tavolo di drupa svela un poker d’assi in grado di cambiare il mondo della stampa di produzione e del packaging Landa ha presentato in anteprima mondiale quattro soluzioni per la stampa di produzione digitale. Tutte le piattaforme sono basate sulla tecnologia nanografica, svelata per la prima volta da Landa nel 2012 proprio a drupa, e utilizzano i NanoInks a base acqua prodotti dal brand israeliano. Le S10 e W10 sono destinate rispettivamente al mondo del cartone teso e del packaging flessibile. S10P e W10P, invece, sono pensate per la produzione su differenti stock di carta e possono stampare in bianca e volta. La prima si rivolge alla stampa
commerciale e pubblicitaria, alla realizzazione di cataloghi, volantini e magazine hi-end, mentre W10P è dedicata alla realizzazione di giornali e riviste. S10 e S10P stampano su substrati in formato B1 (707x1.050 mm), sia coatizzati che privi di pretrattamento. S10 con spessori da 0,06 a 0,8 mm, mentre S10P si ferma a 0,6 mm e può alimentare anche carta riciclata. Entrambe hanno una velocità massima di 13.000 fogli/ora (6.500 in bianca e volta per la S10P) in modalità highspeed e possono essere equipaggiate con un modulo colore OVG,
gestendo di fatto una eptacromia che estende notevolmente il gamut senza utilizzare colori spot, ad ogni modo previsti: sia S10 che S10P possono infatti gestire fino a 8 stazioni colore. W10 e la W10P sono macchine continuous feed da 200 metri/ minuto di velocità massima (100 per la W10P in bianca e volta), entrambe alimentano materiali in bobina con una larghezza di 1.050 mm e sfruttano un’architettura che utilizza due motori di stampa. W10 può alimentare materiali con spessori tra 0,03 e 0,35 mm, affiancando al packa-
ging flessibile anche materiali plastici. W10P, invece, alimenta praticamente ogni tipo di carta tra i 30 e i 350 g/m², con la possibilità di effettuare produzioni decisamente economiche ma dalla grande qualità, in grado di competere con l’offset. Tutte le piattaforme sono equipaggiate con teste di stampa Fujifilm Dimatix Samba con goccia da 2 pl e 4 livelli di greyscale, con risoluzione massima di 1.200x1.200 dpi. Nel 2017 prime installazioni presso i beta tester, in attesa della commercializzazione a fine anno. www.landanano.com
|| Le piattaforme Landa sfruttano un sistema inkjet che deposita i NanoInks su un conveyor riscaldato. Il vettore acqueo evapora e il pigmento polimerico si essicca, venendo trasferito sul supporto, senza permeare, con uno spessore di 0,0005 mm.
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drupa highlights Heidelberg e la stampa digitale: un nuovo binomio nel segmento packaging. Tra tecnologie a marchio “fire” e inks waterbased Heidelberg è per la stampa un po’ quello che Mercedes e BMW sono per le automobili: teutonica affidabilità, ecologia, potenza, eleganza e qualità. Se tuttavia il produttore tedesco deve la propria fama alle macchine da la stampa offset, a partire da drupa 2016 Heidelberg ha scelto di legare a doppio filo la propria storia alla stampa digitale, da cui si era allontanata dopo un’ingresso precoce alla fine degli anni ‘90. L’ha fatto con un portfolio di macchine nuove di zecca – se non di fatto almeno di nome – grazie appunto ad una potente
azione di renaming che evoca il fuoco e che da oggi accomuna tutte le sue piattaforme digitali. Già note agli addetti ai lavori, a drupa abbiamo visto la sheet-fed a toner Versafire CV, sviluppata ormai qualche anno fa insieme a Ricoh e di cui si sono festeggiate le 1.000 vendite targate Heidelberg proprio a Düsseldorf; Gallus Labelfire 340, la narrow web da 50 metri al minuto per etichette flessibili con finishing inline; Omnifire 250, presentata a InPrint 2015 e vincitrice di un EDP Award, progettata per stampare direttamente su og-
getti tridimensionali (4D) fino a 300 mm di diametro. L’attesa novità è stata però Primefire 106, sviluppata in meno di due anni insieme a Fujifilm, che ha contribuito con la propria expertise e con la tecnologia delle teste inkjet Samba, scelte per la loro resistenza e precisione (supportano una risoluzione nativa di 1.200 dpi) e per gli inchiostri waterbased. Una delle sfide di Primefire 106 è infatti riuscire a produrre una stampa di qualità paragonabile all’offset per il settore degli imballaggi, che sappiamo essere governato da leggi molto rigide
in materia di sicurezza: proprio per questo gli inchiostri a base acqua, conformi alla severa normativa svizzera, sono stati l’opzione prescelta. Da parte sua il produttore tedesco ha lavorato a una meccanica e ad un sistema di trasporto del foglio (formato B1, in cartone ondulato) di altissima precisione, anche mutuando l’esperienza maturata nell’inkjet. Il prossimo appuntamento con Heidelberg è a Milano, all’InPrint di novembre, dove vedremo in azione la Omnifire 1000 e il suo nuovo braccio robotico su 6 assi. www.heidelberg.com
|| In alto, la nuova Primefire 106, strutturata in modo da avere il minor impatto ambientale possibile dal punto di vista delle emissioni di CO2. A sinistra, una pallina da golf stampata con Omnifire 250. Qui sopra, un particolare della Gallus Labelfire.
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drupa highlights
Komori Impremia NS40 e IS29, partnership eccellenti e la promessa mantenuta di una qualità offset nel digitale Per i decani delle arti grafiche, Komori è una garanzia da quasi un secolo. Quest’anno a drupa il produttore di tecnologia offset nipponico ha deciso di “aprire nuove pagine” e di riempirle con storie di passione per la tecnologia, sempre qualitativa e affidabile, ma soprattutto di idee inedite e innovazione. E le ha stampate (anche) in digitale. Una delle pagine più interessanti da questo punto di vista è sicuramente la stampante UV LED a foglio Impremia IS29, sviluppata con Konica Minolta, che riesce a lavorare una gamma estesa di substrati anche non pretrattati e raggiunge la considerevole velocità di stampa di 3.000 fogli/ora, con una risoluzione massima di 1.200x1.200 dpi. Ancor più produttiva (fino a 6.500 fogli/ora in formato B1) è Impremia NS40, che sfrutta la stampa nanografica sviluppata da Landa e i suoi NanoInk, che Komori ha presentato in anteprima a Düsseldorf. Non è un
caso che entrambe queste “nuove pagine” siano state scritte a quattro mani: l’azienda giapponese sta perseguendo una strategia di collaborazioni eccellenti per garantire alla propria clientela performance di altissimo livello. Il tema secondario presentato a drupa è stato infatti “Connected Print”: connessione tra offset e digitale, tra hardware e software, tra clienti e azienda produttrice attraverso il cloud. Komori si sta evolvendo da produttore specializzato a “print engineering service provider” (PESP), letteralmente “fornitore di servizi di engineering di stampa”. L’obiettivo è garantire al cliente un servizio sempre più completo, sfruttando tutte le potenzialità offerte dall’integrazione di offset, digitale e printed electronics (PE), in modo da accompagnarlo nell’apertura di nuove strade, nuovi modelli di business, nuove idee applicative, magari proprio nei settori in forte crescita del packaging e dell’etichetta. Ma
la strada dell’integrazione passa anche dal software: Komori ha infatti lanciato a drupa il nuovo KP-Connect, una soluzione pensata per aiutare gli stampatori a condividere file in cloud, oltre
ai software K-Station 4 per automatizzare il flusso di lavoro e K-ColorSimulator per la gestione della corrispondenza cromatica tra stampa offset e digitale. www.komori.com
|| In alto, la nuova macchina da stampa Impremia NS40, che integra la tecnologia nanografica di Landa; qui sopra, un foglio stampato con Impremia IS29
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drupa highlights
“Per vincere bisogna credere di poter fare bene. Stiamo già lavorando per il 2020.” Guy Gecht, CEO EFI
EFI conferma la leadership nel software e irrompe nel packaging di alto volume con la single-pass UV LED Nozomi C18000 Suscitando per l’ennesima volta un grande effetto sorpresa sul mercato, EFI ha introdotto sul palcoscenico dorato di drupa il suo nuovo grande gioiello, che si pone al vertice del portfolio di macchine dell’azienda: è Nozomi C18000, la prima single-pass UV-LED prodotta da EFI per il mercato del cartone ondulato. Una macchina che, fugando ogni dubbio sugli intendimenti di EFI, mutua il proprio nome da quello del famoso treno giapponese da oltre 300 km/h. Il sistema nasce con lo scopo di intercettare la crescente domanda di medie tirature nel packaging, anche con personalizzazioni spinte. Un seg-
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mento che, stando alle ricerche e ai trend di mercato, rappresenta un’enorme opportunità di business. Un mercato agli albori, le cui curve di crescita puntano dritto verso l’alto. Quindi un contesto in cui Nozomi C18000 potrà certamente dire la sua. In attesa di poter assistere a una vera “prova su strada” con i primi beta tester, possiamo tuttavia analizzare alcuni dati: la luce di stampa massima è di 1.800 mm, con una produttività massima di 75 m/ min. Ciò vuol dire che in un’ora Nozomi è in grado di stampare 8.100 m². Può alimentare cartone teso con spessore di 0,35 mm, così come il cartone ondulato tri-
pla onda. Il singolo foglio misura da 610x610 mm fino a un massimo di 1.800x3.000 mm, con risoluzione massima di stampa di 360x720 dpi e 4 livelli di grayscale. I moduli colore a bordo sono 7 (CMYK, O, V, W) per garantire un ampio gamut cromatico, mentre il sistema di feeding e stacking, prodotto da un’azienda partner, è totalmente automatizzato e integra un’unità di controllo – anche questa di terze parti – che analizza ogni singolo pezzo alimentato. Oltre alla stella indiscussa dello stand, che dovrebbe essere disponibile sul mercato a partire dal prossimo anno, EFI ha presentato anche altre novità,
tra cui la piattaforma di digital front-end Fiery XB, studiata per gestire la nuova generazione di macchine inkjet single-pass ad alte prestazioni. Al debutto assoluto anche AquaEndure, tecnologia di stampa inkjet a base acqua che in un imminente futuro EFI applicherà a nuove piattaforme in diversi settori. www.efi.com || In alto, EFI Nozomi 18000 con curing UV LED. In basso il sistema di trasporto dei materiali che conduce allo scarico automatico. A destra è possibile notare la presenza di una rulliera motorizzata, destinata alla movimentazione dei pallet.
drupa highlights Durst Rho 130 SPC: la Water Technology di Durst diventa single-pass e sferra l’attacco finale a flexo e offset nel packaging L’annuncio, dato a pochi giorni dall’inizio di drupa, è andato oltre le aspettative dei fans di Durst. La debuttante Rho 130 SPC ha inaugurato un nuovo segmento nell’offerta dell’azienda italiana, spalancandole le porte del packaging di alto volume. La scalabilità è certamente la caratteristica più interessante di una soluzione come Rho 1300 SPC, in grado di effettuare lavorazioni just-intime e on-demand, con una produttività massima dichiarata di 9.350 m²/h. Caratteristiche fondamentali per entrare in modo efficace in un mercato – quello
del corrugated packaging – finora feudo esclusivo della flexo e dell’offset, tarata per una produttività complessiva di circa 2 milioni di m²/anno. Completamente progettata e realizzata nell’avveniristico centro produttivo di Lienz, la stampante utilizza la stessa tecnologia single pass già proficuamente implementata da Durst a partire dal 2006, sia in ambito industriale – nella stampa ceramica – che per la fortunata serie di narrow-web Tau, destinata alla produzione di etichette. Una tecnologia consolidata, con più di 700 installazioni comples-
sive nel mondo, che Rho 1300 SPC utilizza per stampare con una luce massima di 1.300 mm su cartone teso o cartone ondulato con spessore massimo di 12 mm (fino a 20 mm su richiesta). La macchina può essere configurata con un numero massimo di 6 moduli colore, ciascuno equipaggiato con 22 teste di stampa. Attualmente è disponibile la quadricromia estesa, ma entro un anno Durst dovrebbe introdurre le opzioni Orange, Violet e Green, puntando a un’estensione considerevole del gamut per riprodurre in modo più efficace le tinte spot
e le cromie richieste dai brand owner. Le teste di stampa, in grado di produrre una risoluzione di 800 dpi, sono sviluppate da Durst partendo dal nozzle plate della tecnologia Dimatix, ma le componenti elettroniche che le gestiscono sono realizzate totalmente dal costruttore italiano. Infine, la possibilità di utilizzare inks basati sulla Durst Water Technology è un importante punto a favore della SPC, perché le permette di stampare packaging alimentare, in linea con gli elevati standard richiesti dal mercato. www.durst.it
|| Qui sopra e a destra, un particolare del sistema di trasporto a tappeto di Rho 130 SPC e lo stacker affiancato da una pila campioni in cartone ondulato stampati in pochi minuti. Qui sotto, il modulo centrale di Rho 130 SPC.
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Elitron Kombo TAV-R infrange i limiti del taglio digitale nel packaging con nuovi livelli di produttività, modularità e automazione Non è eccessivo affermare che Kombo TAV-R ridefinisce, in una certa misura, i paradigmi del digital cutting. Per la prima volta il mondo del taglio digitale si trova di fronte ad una piattaforma 100% industriale, sia per stazza che per prestazioni. Dedicata espressamente al mercato cartotecnico, Kombo TAV-R sfrutta una configurazione con doppia testa di taglio – tecnologia introdotta da Elitron nel 2011 – che permette un notevole incremento di velocità (fino a 102 m/min) e sfrutta il software proprietario TwinCut per ottimizzare le lavo-
razioni. La totale automazione dei processi è, però, il punto fondamentale. La movimentazione dei materiali può avvenire su pallet tramite rulliere motorizzate, sfruttando una modularità totale in grado di adattare il flusso di lavoro a ogni tipo di struttura produttiva. Più buffer possono stoccare i materiali in attesa della lavorazione, mentre il cutter – dotato di conveyor belt e aspirazione fino a 32 zone indipendenti – provvede ad effettuare lavorazioni di taglio e cordonatura 24/7, avvalendosi del sistema di alimentazione automatica che
può sollevare bancali alti fino a 1.500 mm con un peso di 4.000 Kg. Il sistema è in grado di gestire un carico multifoglio organizzando contestualmente la coda di lavorazione e precaricando i file, riducendo i tempi di setup. Prima di passare alla lavorazione i pannelli caricati vengono messi a registro senza alcun intervento umano. Dopo il taglio, che si avvale del sistema di controllo ottico proprietario Seeker System, avviene lo scarico grazie ad AiroPanel, un tavolo aspirante brevettato che preleva il materiale dal piano di lavoro e lo deposita
nell’area di scarico, sullo stesso pallet di provenienza, trasportato su rulli al di sotto della piattaforma. Se previsto, un ulteriore sistema di trasporto agevola la successiva logistica in base alle necessità aziendali. Elitron ha inoltre presentato in anteprima assoluta – e in abbinamento al sistema di alimentazione automatico Heleva – il nuovo Kombo SDC+, versatile cutter dotato di conveyor belt che, rispetto al modello SDC da cui deriva, può gestire materiali con larghezza di 3.100 mm anche in bobina. www.elitron.com
|| Kombo TAV-R (nella foto in alto) è disponibile con due differenti dimensioni del piano di lavoro: 3.100x1.600 mm e 3.200x2.200 mm, rispettivamente con 24 o 32 zone di aspirazione. Qui sopra il nuovo Kombo SDC+ abbinato al feeder Heleva.
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drupa highlights Pensiero laterale e tecnologia allo stato dell’arte, Highcon a drupa incanta e stupisce con la carta Se potessimo dare un premio alla bellezza, il vincitore di drupa sarebbe Highcon, che al grido di “Liberiamo il potere della carta” ha fatto spalancare migliaia di occhi per lo stupore con installazioni poetiche e potenti, a cominciare dalla nuvola di carta che ha accolto i visitatori all’ingresso nord e dall’allestimento del drupa cube nella hall 6. Highcon ha svelato tutte le doti camaleontiche della carta, che di volta in volta si è fatta stoffa e legno, pizzo e perfino fiori e foglie. Ancora una volta abbiamo scoperto che la creatività va di pari passo con la capacità di pensare “out of the box”. Nella fattispecie, quella di una squadra di visionari che 7 anni fa ha deciso di provare a portare il finishing digitale in un’altra dimensione. E ci è riuscita. La precisione del laser e una produttività mainstream sono le idee alla base delle tre macchine presentate a drupa: Highcon
Euclid III, che usa la tecnologia brevettata DART per realizzare le fustelle di cordonatura in-line, Highcon Pulse, che lavora fino al formato B2, e la produttiva Highcon Beam da 5.000 fogli/ora in formato B1. Queste idee sono l’alfabeto con cui scrivere infinite applicazioni, sfruttando le possibilità del digitale. Fustellature estremamente intricate e con un livello di precisione difficilmente raggiungibile anche in analogico, diversi livelli di intaglio (grazie al modulo opzionale Variable Data Cutting, disponibile per Highcon Euclid III e Highcon Beam) e perfino oggetti 3D. Già, perché nello stand abbiamo visto il prototipo di una quarta macchina, in commercio dal 2019, l’avveniristica Highcon Shape 3D, che impilando strati di carta tagliata ad altissima velocità realizza oggetti tridimensionali con la tecnologia Rapid Layer Manufacturing. www.highcon.com
pubblicazione
|| In alto il prototipo della Highcon Shape 3D disegnata da Padwa Design; qui sopra, tre abiti realizzati in carta intagliata.
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drupa highlights Esko ispira e stimola attraverso sei zone tematiche, accompagnando il visitatore verso un nuovo concetto di “packaging semplificato” Un percorso circolare per accompagnare il visitatore attraverso un’offerta integrata per il mondo del packaging, dalle soluzioni software al finishing: questo il concept dello stand di Esko a drupa, che ha presentato anche i prodotti dell’azienda sorella X-Rite/Pantone e delle sussidiarie Enfocus e MediaBeacon. Sei tappe, sei “aree d’ispirazione”, dal briefing al finishing, passando per la progettazione e lo studio dei colori degli inchiostri. Lo scopo? Creare l’imballaggio semplificato, fluidificando il workflow in un modo mai visto
prima grazie a una perfetta integrazione di soluzioni software e hardware. Integrazione che ha consentito tra l’altro un aumento della produttività dei tavoli da taglio dell’80%. L’azienda belga è sicura che il cuore di questo processo sia la comunicazione (tra designer, clienti e produttori, ma anche tra macchine e software), che deve essere immediata, intuitiva ed esauriente, senza essere ridondante. Per questo ha presentato tutti i propri prodotti focalizzandoli su questo obiettivo. Tra le proposte software c’è WebCenter, la piattaforma
web per gestire il ciclo delle specifiche di pre-produzione, delle approvazioni e dei progetti di imballaggio. ArtiosCAD 16 propone invece una nuova libreria per la progettazione di applicazioni POP disponibile su www. artioscad.net, sviluppata dall’italiana B+B International; Studio Store Visualizer 16, con cui si può simulare in 3D la presenza del proprio prodotto imballato all’interno del punto vendita, valutandone l’efficacia in rapporto al posizionamento e alla concorrenza. Tra le soluzioni hardware, oltre al debutto ufficiale delle due
nuove famiglie di piattaforme per il taglio digitale Kongsberg X e Kongsberg C – entro cui sono raggruppate e riorganizzate tutte le macchine esistenti secondo un approccio “kaizen” – ha sicuramente impressionato il braccio robotico per il carico e lo scarico automatizzato del materiale che ha debuttato proprio a Düsseldorf. Con un’estensione di 2,8 metri gestisce con precisione assoluta, grazie a un sistema di scanner laser agli infrarossi, più pallet e fino a 2 diversi cutter. www.bbinfo.com www.esko.com
|| A sx, l’impressionante braccio robotico presentato a drupa abbinato alla piattaforma Esko Kongsberg C24; sopra alcune applicazioni realizzate con i plotter Esko; sotto, Kongsberg X24 configurato con il feeder automatico i-BF20
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drupa highlights Zünd svela la nuova D3 dotata di doppio braccio, modulare e votata a lavorazioni di alta produttività La piattaforma di taglio presentata da Zünd inaugura un nuovo interessante capitolo nella ricca storia del player svizzero. Vincitrice agli EDP Awards 2016 come miglior soluzione di finishing wide format, Zünd D3 è caratterizzata da una produttività che eccede gli standard di mercato, grazie al sistema di taglio a doppio braccio. Il raddoppio della velocità è certamente il fattore più visibile, ma non l’unico. A drupa la D3 è stata fatta debuttare, non a caso, in abbinamento
al sistema BHS (Board Handling System) per mostrare come Zünd intenda recitare un ruolo da protagonista anche in settori a vocazione industriale come quello del packaging, mostrando una soluzione in grado di gestire lavorazioni 24/7 che abbinino l’automazione ad un’elevata produttività. Dotata di conveyor belt e sviluppata sulla base della G3, la nuova D3 è come quest’ultima in grado di alimentare materiali usati in cartotecnica, materiali plastici e schiume, oltre
|| Zünd D3 è dotata di un sistema automatico di inizializzazione (qui sopra) che permette il controllo e la regolazione degli utensili, per stabilirne l’efficienza prima di procedere all’avvio delle lavorazioni sulla piattaforma
ai compositi e ai tessuti, grazie ad un efficace sistema di trasporto e aspirazione. È possibile equipaggiare ciascun braccio – in grado di tagliare fino a 50 mm di spessore – con un numero massimo di tre utensili, decidendo se duplicare la stessa configurazione su entrambi i bracci oppure adottarne di differenti per lavorazioni più complesse, in un’ottica di modularità totale. Proprio la modularità è la chiave di lettura di questa piattaforma, a partire dalle 4 differenti configurazioni – dalla L (1.800x3.200 mm alla 3XL (3.210x3.200 mm) – fino alla possibilità di personalizzare costantemente il sistema con
aggiornamenti ed estensioni. Un ruolo fondamentale nell’ottimizzazione dei processi spetta all’ormai celebre software ZCC (Zund Cut Center), che grazie al suo database di profilazione dei materiali e al sistema di gestione del workflow rappresenta un tassello fondamentale. Lo ZCC permette alla D3 di sfruttare appieno le sue caratteristiche, azzerando i tempi morti e permettendole di essere il cuore tecnologico e intelligente di flussi di lavoro end-to-end complessi. Il tutto con un investimento che è solo del 25% superiore rispetto a quello della serie G3. www.zund.com
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tecnologie Distribuita da Digitalia, la stampante wide format eco solvent può contare sul sistema di alimentazione di inchiostri ad alta capacità LCIS da 4,5 litri per colore
OKI ColorPainter M-64s è la scelta di Q&B Grafiche per competere sugli alti volumi
L
e PMI rappresentano da sempre il cuore pulsante dell'industria del printing in Italia, composta da realtà virtuose e dinamiche operanti sia nei comparti tradizionali che (sempre più) nella stampa digitale. La veneta Q&B Grafiche, prossima a raggiungere il traguardo dei 25 anni di attività, rientra certamente in questo novero. Presente sul mercato dal 1991, l'azienda ha esordito come tipografia con la stampa offset, già animata da un approccio "smart" e aperto al mercato. La mentalità propositiva di Q&B Grafiche ha portato ben presto alla realizzazione di un reparto di stampa digitale wide format che, allargando l'offerta di prodotti, ha contribuito in maniera tangibile a una crescita costante, arrivando ad offrire una gamma di lavorazioni in linea per soddisfare ogni esigenza di personalizzazione. La scelta di allargare il modello di vendita all'online ha rappresentato poi un ulteriore stimolo alla ricerca di tecniche di stampa in grado di offri-
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re prodotti su richiesta, tempi di produzione estremamente brevi e prezzi competitivi. Così on-demand e just-in-time sono rapidamente diventate due prerogative irrinunciabili per Q&B Grafiche. È stato subito evidente il bisogno di implementare il proprio parco macchine con soluzioni in grado di effettuare lavorazioni su carta di alta qualità con buona produttività. Grazie anche alla consulenza di Digitalia, la scelta è stata quella di puntare su due stampanti OKI ColorPainter M-64s configurate con LCIS. Le due stampanti eco solvent – ancora a marchio Seiko in quanto acquistate poco prima dell'acquisizione della divisione digitale Seiko da parte di OKI – si sono subito distinte per la propria capacità di produrre elevati volumi di stampe per la comunicazione visiva in modo economico e affidabile, contribuendo a porre le basi per un'ulteriore crescita di Q&B Grafiche verso nuovi traguardi. || A destra, Armando Bernardi e Massimo Quaggiato accanto alla M-64s LCIS
tecnologie
intervista
a Armando Bernardi Amministratore di Q&B Grafiche
"La nostra attività cresce costantemente grazie alla capacità di soddisfare quasi in tempo reale le richieste dei clienti"
Quanto ha contribuito la stampa digitale alla continua crescita della vostra azienda? Senza dubbio la tecnologia digitale ha avuto un impatto notevole sulla nostra attività. Ci siamo avvicinati al mondo del wide format in maniera graduale, spinti da un mix di curiosità e opportunità. Curiosità perché siamo naturalmente predisposti a guardare al di là dell'ordinario, cercando costantemente nuove idee e tecnologie all'avanguardia. Opportunità perché, ovviamente, il nostro obiettivo resta quello di ottenere un beneficio tangibile dall'introduzione delle innovazioni. In questo senso, avere a disposizione le stampanti OKI ci ha permesso di immettere sul mercato una gamma ampliata di prodotti, con un grande appeal nei confronti del pubblico. Quali sono le caratteristiche della ColorPainter M-64s LCIS che vi hanno portato ad acquistarne due unità? Avevamo già scelto la versione con cartucce, ma ben presto la mole crescente di lavoro ci ha portati a valutare il rimpiazzo con il mo-
dello dotato di Large Capacity Ink System. In questo modo siamo stati in grado di sfruttare appieno le potenzialità del sistema in termini di affidabilità e competitività sulle tirature medio/alte di banner e manifesti su carta blueback. Oltre alla produttività, i plus di OKI sono la qualità di stampa, l'ottima risoluzione e i colori brillanti. Perché avete puntato su una soluzione con inks eco solvent? Gli inchiostri eco solvent per noi sono i più stabili e performanti sul mercato. Hanno un ottimo rapporto qualità/prezzo e, grazie ai perfezionamenti a livello chimi-
co, adesso l'impatto ambientale è ridotto. In più sono praticamente imbattibili per le applicazioni in outdoor, sia in termini di cromia che di durata della stampa. Quanto ha influito sulla vostra scelta il rapporto con Digitalia? Sono nostri fornitori da anni, come dimostrano i precedenti acquisti di macchine Seiko. La nostra fiducia nei loro confronti è notevole, ma è ampiamente meritata e riconfermata ogni giorno. Il team Digitalia ci affianca in modo costante e ci fornisce materiali di qualità e un'assistenza competente e puntuale.
|| Il team di Q&B Grafiche all'opera all'interno della sede dell'azienda
OKI ColorPainter M-64s LCIS: autonomia produttiva, grande affidabilità e costi operativi ridotti Ideale per chi desidera ampliare la propria capacità produttiva, così come per chi si vuole avvicinare al mondo della stampa digitale senza stress finanziario e al tempo stesso senza puntare su un'entry-level. OKI ColorPainter M-64s LCIS è una stampante inkjet eco solvent con luce di stampa da 1.616 mm, in grado di accontentare ogni tipologia di stampatore. Grazie a una sapiente combinazio-
|| Le due ColorPainter M-64s LCIS acquistate da Q&B Grafiche
ne di prestazioni e costi, che la rende adatta a una fascia di lavorazioni estremamente ampia, ColorPainter M-64s risulta perfetta per la stampa di PVC, pellicole adesive e carta. Robusta e affidabile, è dotata di 6 canali colore (CMYK, Lc, Lm), raggiunge una velocità massima di 49,7 m²/h ed è equipaggiata con teste di stampa che producono risoluzioni fino a 900 dpi con tecnologia a goccia variabile DDP (Dynamic Dot Printing). L'autonomia produttiva è decisamente alta, avvicinandosi a quella di soluzioni di una superwide format. Il modulo LCIS (Large Capacity Ink System) prevede infatti taniche da 4,5 litri per ciascun colore, che consentono di lavorare senza continui refill. Per ridurre al minimo le interruzioni dovute ad eventuali occlusioni degli ugelli, la M-64s dispone del sistema di compensazione SNM2 (Smart Nozzle Mapping), che permette di mantenere inalterate velocità e qualità della stampa. Gli inchiostri eco solvent WX utilizzati sono forniti da OKI e presentano un elevato color gamut, risultando particolarmente adatti alle lavorazioni destinate all'outdoor grazie alla notevole resistenza agli agenti atmosferici.
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speciale Prezzi furbi, servizio al top, stampa green, macchine di ultima generazione e gestione famigliare da tre generazioni: grandi storie da raccontare ma pessime argomentazioni di vendita
Perché gli stampatori sembrano tutti uguali, e competono sul prezzo di Matthew Parker // matthew.parker@printandprocurement.com
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el mio ultimo articolo ho promesso di raccontare il Principio TPD. Prima di fare questo, tuttavia, considero essenziale affrontare un altro importante argomento. Se si capisce questo aspetto del com-
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portamento dell’acquirente, si capisce che è davvero possibile impostare un approccio di vendita che si distingue dalla concorrenza e non si concentra sul prezzo. Come vi ho già accennato in passato, nella mia carriera ho ricevuto più di 1.400 approcci di vendita da stampatori, che si sono avvicinati a me cercando di
vendermi i loro servizi. E’ un pezzo della mia vita che non posso cancellare. Dal momento che così tanti stampatori hanno parlato con me, potreste pensare che ho un sacco di storie da raccontarvi riguardo grandi approccidi vendita, mentre purtroppo temo di dovervi dire che è vero il contrario. La maggior parte di questi
Matthew Parker opera attraverso il suo brand Profitable Print Relationships. Matthew ha oltre 20 anni di storia nell’ambito dell’acquisto di stampa e tra le altre esperienze ha gestito gli acquisti di stampa di Future Publishing, uno dei principali editori di riviste consumer nel Regno Unito. Nel corso della sua carriera ha gestito oltre 1.400 trattative con aziende di stampa e oggi mette a frutto la sua esperienza di buyer come formatore e mentore in grado di aiutare le aziende di stampa a vendere di più e con maggiori marginalità. Potete scaricare gratuitamente l’e-book di Matthew “Dieci errori comuni nella vendita di stampa e cosa fare in proposito” dal sito profitableprintrelationships.com.
POP UP ROLL
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approcci non hanno affatto catturato il mio interesse. Mi sono trovato spesso a riflettere sul perché così tante aziende di stampa mi avessero contattato e in molti casi l’impressione è che i venditori stessero solo recitando la propria parte, senza credere veramente che avrebbero acquisito la mia commessa. Molti di quei venditori di stampa avrebbero indubbiamente avuto bisogno di molta formazione per avere successo! Ma la cosa che più mi ha colpito è quanto i messaggi di vendita fossero simili e si focalizzassero esattamente sugli stessi temi. Ecco la mia lista degli argomenti più graditi ai venditori:
Molte aziende di stampa parlano del proprio servizio
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FLAG SYSTEM
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Anche in questo caso, come acquirente, mi aspetto una buona qualità. E anche in questo caso se penso a lavorare con voi, mi accerterò che la qualità sia buona come dite. Tuttavia neppure parlare della vostra ottima qualità in un approccio di vendita mi eccita: dopotutto è il lavoro di uno stampatore mettere inchiostro su carta secondo i giusti standard. Di questi tempi la maggior parte degli stampatori sono in grado di produrre lavori con standard elevati e gli scompensi qualitativi che esistevano solo alcuni anni fa sono quasi del tutto scomparsi. E’ davvero piuttosto difficile stampare male e al contrario gli attuali flussi di gestione del colore rendono semplice produrre stampati commerciali di buona qualità. Alcune aziende di stampa sosterranno che esse producono lavori di uno standard molto più alto di una stampa commerciale di buona qualità. Che hanno investito nel più recente software per la gestione del colore. Che hanno speso un sacco di tempo a fare in modo che tutti i profili di colore siano ottimizzati e spendono un sacco di tempo concentrandosi sul colore. E’ fuor di dubbio che queste aziende producano stampe di un livello leggermente superiore rispetto a molti dei loro concorrenti, ma è anche vero che la maggior parte dei buyer non sono interessati a questo ulteriore livello di qualità. Ricordiamo che per un gran numero di prodotti una stampa commerciale di buona qualità è tutto ciò che è necessario. Prodotti come il direct mail, i volantini dei supermercati, le riviste di settore e molti, molti altri articoli non necessitano di aziende di stampa pienamente conformi agli standard ISO 12647. E ora, qual è il prossimo argomento gradito ai venditori di stampa nella mia lista?
A BOARD
Molte di esse amano dire che offrono un servizio fantastico. Tuttavia, come acquirente, è naturale che mi aspetti un grande servizio e se sto cercando di lavorare con una tipografia controllerò che mi possa fornire il servizio che mi serve. Ma quando qualcuno mi approccia, suppongo che possa fornirmelo. Discutere di un buon servizio non mi eccita e non ho intenzione di proseguire una conversazione con un venditore solo perché offre un ottimo servizio. C’è anche un altro aspetto legato al servizio. Secondo un articolo che menziona una ricerca (Mind The Gap survey 2014) l’80% delle aziende ritengono di offrire un servizio al cliente superiore alla media, ed è evidente che questo è statisticamente impossibile. Tuttavia vi è una statistica di gran lunga più inquietante inclusa nella stessa ricerca: il fatto che solo l’11% dei clienti in realtà crede di ricevere un servizio superiore alla media. Se avete intenzione di vendere sul servizio, quindi, è importante che vi accertiate che il vostro servizio sia realmente buono come ritenete. Potreste ricevere un brutto colpo. Ma ora passiamo ad un altro argomento di cui moltissimi stampatori parlano.
La maggior parte degli stampatori mi dice che produce un’ottima qualità
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I venditori non vedono l’ora di raccontare la storia della propria azienda Ci sono molte aziende di stampa che sono sul mercato da moltissimo tempo. A queste aziende spesso piace parlare della storia della loro organizzazione e alcuni dei loro rappresentanti potrebbero raccontarvi tutto ciò che è accaduto in azienda, anno per anno. A queste aziende piace anche evidenziare di essere gestite o controllate da una famiglia. E’ fantastico che aziende come queste siano orgogliose del proprio patrimonio storico, tuttavia potrebbe non essere così interessante per un potenziale cliente. Al cliente poco interessano i successi conseguiti dal fondatore dell’azienda, al punto che alcuni potrebbero non amare l’idea di lavorare con un’azienda tradizionale e sul mercato da molto tempo. Potrebbero infatti ritenere di avere a che fare con una cultura antiquata, che potrebbe avere difficoltà ad adeguarsi alle pratiche di lavoro moderne. Questa è spesso una percezione impropria dell’azienda, tuttavia è possibile che alcuni acquirenti si attacchino alla propria visione di un fornitore senza scoprire se è quello giusto o no. Alcuni potrebbero addirittura preferire una società che è stata costituita di recente, considerandola più moderna. Qual è il prossimo sulla mia lista?
Spesso le aziende di stampa amano parlare dell’ambiente Ho la fortuna di vivere in un piccolo villaggio in Inghilterra. Dalla finestra del mio ufficio domestico posso vedere i boschi locali. Se
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dovessi credere a tutti gli approcci green alla vendita di stampa che ho visto nel corso degli anni, questi boschi sarebbero pieni di stampatori ogni fine settimana. Girerebbero abbracciando gli alberi perché amano l’ambiente oltre ogni immaginazione. Tuttavia, con poche eccezioni, le pratiche ambientali di un’azienda di stampa potrebbero non essere così convincenti. Spesso i venditori fanno discorsi impressionanti sull’ambiente, ma in realtà la loro azienda ha semplicemente una certificazione FSC o poco più. Per essere onesti, questa è ciò di cui la maggior parte degli stampatori hanno bisogno. Molti buyer amano apparire ecologici, ma tutto ciò che stanno facendo è essere rispettosi dell’ambiente a parole: finché possono mettere una frase adeguata sul proprio sito web e nella loro brochure che li qualifica come aziende a basso impatto ambientale, sono felici. Ma un vero e proprio impegno ambientale dei loro fornitori solitamente non è necessario. Il prossimo punto della lista è molto diverso.
I venditori sono orgogliosi di snocciolare la lista delle loro macchine Molte aziende di stampa sono molto entusiaste di tutte le attrezzature su cui hanno investito e non vedono l’ora di raccontare a prospect e clienti tutto quanto sui loro macchinari: vogliono raccontare loro perché quella particolare attrezzatura li distingue dalla concorrenza. Purtroppo di questi tempi ciò non significa nulla per il buyer medio. Gli acquirenti di oggi solitamente non sanno nulla degli aspetti tecnici del processo di stampa e non vedono alcuna differenza tra una mac-
china e l’altra: spesso non sono nemmeno a conoscenza dei diversi processi di stampa. Raccontare a un acquirente di questo tipo delle vostre macchine da stampa non lo entusiasmerà ed è anzi probabile che lo induca a mettervi da parte, per utilizzare al più presto un fornitore meno tecnico. Qualcuno capace di gestire la stampa senza essere tecnico è molto meno spaventoso per molti buyer. Ed ecco un altro selling point comune che può essere spaventoso per i buyer.
Alcuni stampatori amano parlare delle proprie soluzioni innovative e all’avanguardia Ci sono un certo numero di aziende di stampa che offrono soluzioni più complesse ai propri prospect e clienti, che spesso combinano la stampa ai canali digitali, ruotando attorno all’essere più coinvolti nella gestione dei dati del cliente. Alcuni venditori di queste società amano provare ad impressionare i propri prospect e clienti, tentando di mostrare che sono al passo con gli ultimi sviluppi del printing. Così si trovano a parlare ai buyer del fatto che offrono soluzioni innovative e all’avanguardia. Tuttavia la maggior parte degli acquirenti ha un’idea minima di cosa siano queste soluzioni e ciò che capiscono è che, a prescindere da ciò che viene offerto, è nuovo. E sono molti i buyer che non vogliono provare qualcosa che percepiscono come non testato: non vogliono essere la cavia per i nuovi servizi di uno stampatore. Parlare di nuovi servizi in questi termini può portare prospect e clienti a non utilizzarli. Infine c’è un’altra cosa di cui i venditori di stampa parlano. Ed è qualcosa che va dritto al cuore della vendita sul prezzo.
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speciale Molti venditori garantiscono ai prospect che hanno prezzi competitivi Questi venditori sentono il bisogno di rassicurare i nuovi potenziali clienti lavorando con loro avranno prezzi bassi, sperando di avere l’opportunità di fare un preventivo in virtù di questa economicità. In realtà, questo incoraggia unicamente il buyer a parlare di prezzo. Ma ricordiamoci che questa conversazione sul prezzo è stata avviata dal venditore di stampa, non dall’acquirente.
Anche se i venditori non parlano di prezzo a questo punto, sono ancora in difficoltà Circa il 98% del 1.400 approcci di vendita che mi hanno coinvolto nel corso della mia carriera di print buyer sembrava fossero stati sviluppati semplicemente scegliendo tra i punti di questo elenco. Verso la fine della mia carriera ho addirittura iniziato a giocare ad un gioco che mi piaceva: fare una sorta di spunta mentale. Quando un’azienda di stampa mi contattava, verificavo come si sarebbero posizionati in questa lista. La maggior parte delle aziende si sarebbe concentrata su una selezione degli argomenti di questa lista e sentirò parlare di servizio, qualità, storia dell’azienda, ambiente, lista di macchine, soluzioni all’avanguardia e innovative e ancora prezzi competitivi, all’infinito. Non importa come uno stampatore mi approccia. Può usare il telefono, la mail, il networking, il direct mail, i social media o una lettera: se il suo messaggio si basa su questa lista, sarà simile a tutti i suoi concorrenti. Cercare un canale di comunicazione insolito non fa emergere uno stampatore se il contenuto del messaggio è lo stesso di tutti gli altri. Devo dire che è stato
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incredibilmente raro che vorrei sentir parlare di qualcosa che non fosse in questa lista.
Ed è qui che sta il problema Se tutte le aziende di stampa che mi approcciano sembrano uguali, mi trovo di fronte ad una sfida. Come diavolo faccio a scegliere tra loro? La maggior parte dei venditori che hanno approcciato credevano che qualcosa sulla loro lista li rendesse diversi da altre aziende di stampa: sembravano ignari che quasi ogni altro venditore avesse le loro stesse argomentazioni. Ricordiamo inoltre che pressoché qualsiasi tema sulla lista non è entusiasmante per il buyer, o addirittura non rilevante. Alcuni di essi possono addirittura indurre il potenziale cliente a non scegliere il fornitore. Non solo tutti sembrano uguali, ma falliscono anche nell’approccio con molti prospect e clienti. Alcuni venditori si sono accorti che suonavano la stessa musica di tutti gli altri: mi ricordo di un venditore che mi ha telefonato per cercare di convincermi a provare la sua azienda. Gli ho chiesto ciò che rendeva la sua azienda diversa dalle altre e dopo una lunga pausa mi ha risposto: “Oh, è la stessa di tutti gli altri, immagino. E’ servizio, qualità e prezzo”. Sembrava avesse esaurito l’energia e l’entusiasmo necessari per vendere la sua azienda al meglio. Probabilmente avete ormai capito che apparire come tutti gli altri può provocare un solo risultato.
Vendere in questo modo porta i buyer a scegliere sul prezzo Immaginate di vedere tre barattoli di fagioli in un supermercato. Sembrano tutti più o meno uguali ed è difficile percepire una grande differenza tra di loro. Quale scegliereste? Quasi ogni acquirente sceglierebbe la più convenien-
te: perché spendere di più. È esattamente lo stesso parlando della vendita di stampa. Se come acquirente trovo difficile distinguere tra un certo numero di aziende, come posso operare una scelta? Agirò come il cliente del supermercato che compra il prodotto più economico perché non ha motivo di spendere di più. Naturalmente, alcune aziende di stampa si perderanno per strada: non tutti possono effettivamente essere in grado di mostrare come offrono il fantastico servizio che promettono. In generale, tuttavia, la maggior parte delle aziende di stampa è abbastanza brava a fare ciò che fa. L’acquirente medio di solito fatica a trovare un motivo per non lavorare con un’azienda di stampa, a meno che non sia insolitamente esigente. Quando le aziende di stampa si presentano così, il più economico è solitamente good enough.
Allora, qual è l’alternativa? Le aziende di stampa hanno bisogno di cambiare il modo in cui vendono ai loro prospect e clienti. Hanno bisogno di interagire con loro in modi nuovi. Nel mio prossimo articolo vi parlerò quindi del Principio TPD. Si tratta di un potente strumento per distinguersi dalla concorrenza e rendere gli acquirenti vogliosi di ascoltare il vostro messaggio di vendita. E questo vale anche se il concorrente utilizza lo stesso sistema TPD. Vi spiegherò il Principio TPD vi mostrerò come usarlo nel prossimo numero di Italia Publishers. Inoltre condividerò con voi come un’azienda ha utilizzato questo sistema con grande successo. Non solo si è conquistata un incontro con me e ha mi ha persuaso ad avvalermi dei suoi servizi: mi ha anche offerto un messaggio di vendita che ricordo ancora dieci anni dopo. Il che è davvero forte! Leggete il prossimo numero e restate connessi: stiamo pensando per voi a qualcosa di veramente speciale nella seconda metà dell’anno.
pubbliredazionale Tre soluzioni per il taglio e la fresatura offrono un range completo di lavorazioni: dalla grafica al packaging fino ai pannelli compositi di alluminio e al 3D grazie a tecnologie hi-end, componenti di qualità e grande esperienza in ambito industriale
SD mostra i cutter Augusta, dotati di un cambio utensile automatico unico al mondo a cura della redazione // redazione@densitymedia.com
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on oltre vent’anni di esperienza nel mondo industriale, circa 6 anni fa la SD ha deciso di realizzare una linea di piattaforme estremamente versatili, dedicate al mondo della grafica ma non solo. Sfruttando appieno la profonda conoscenza nell’ambito CNC e della movimentazione dei materiali, è stata quindi realizzata la serie Augusta, composta attualmente da 3 piattaforme, destinate a differenti settori produttivi. Augusta F50 è un cutter adatto alle tipiche lavorazioni del mondo grafico, dedicato principalmente al cartone, sia teso che ondulato ma in grado di lavorare materiali come vinili, pelle, tessuti e schiume con spessore massimo di 50 mm. Può ospitare a bordo contemporaneamente due moduli di taglio ed è dotato di un cambio utensili a 4 posizioni automatico brevettato in grado di gestire, unico al mondo, lame e cordonatori. Questa caratteristica permette alla soluzione di lavorare i materiali in maniera più rapida, azzerando la possibilità di errori e ottimizzando i tempi degli operatori. Ha un piano aspirante con zone di vuoto
indipendenti ed è disponibile sia in versione a piano fisso che con conveyor belt, in due formati: 2.800x2.800 mm o 2.800x1.600 mm. La F150 integra un potente mandrino e ha di serie un cambio utensili automatico a 13 posizioni in grado di gestire cordonatori, lame e frese sia per sagomatura che per lavorazioni speciali. Ai materiali lavorabili dalla F50 aggiunge compositi di alluminio, legno, PMMA e in generale plastiche rigide. Fino a tre moduli di taglio a bordo, con mandrino disponibile con potenza fino a 3,7 kW, con 7 differenti misure del piano di lavoro aspirante (fino a 15.000x2.100 mm). Augusta F300 è, infine, destinata prettamente alla fresatura, e offre le prestazioni dei 5 assi, indispensabili nelle lavorazioni 3D complesse come quelle destinate ad allestimenti POP di alto livello o all’interior decoration, in legno, materiali plastici e compositi. Disponibile anche con 3 o 4 assi, può gestire anche lame rotanti sul mandrino con potenza a partire da 11 kW, per lavorazioni ancora più complesse. || In alto Augusta F150, in basso il cambio utensili automatico a 13 posizioni e una fase di lavorazione
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tecnologie Il produttore toscano a drupa colleziona collaborazioni prestigiose: sui megastand di Konica Minolta, Policrom Screens e Ricoh ben 5 suoi plotter da taglio
Il digital cutting italiano by Valiani protagonista a drupa tra foglio e wide format
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ra le rivoluzioni più evidenti emerse da drupa - show da sempre legato a filo doppio alle arti grafiche tradizionali - c'è quella della stampa a foglio, comparto ormai fortemente digitalizzato, in cui l'inkjet sta guadagnando importanti fette di mercato accanto al toner e all'electroink. Un contesto estremamente favorevole a nuove forme di finishing, sia nei grandi volumi che nelle tirature medie e piccole e nelle lavorazioni prototipali. Questo segmento applicativo si affianca, ovviamente, al finishing digitale abbinato al wide format. Pensiamo al valore di una lavorazione esclusiva per un punto vendita o un evento privato o aziendale: un packaging speciale o un kit di cartelline personalizzate per un congresso. Ecco che, di fronte a una stampante di media produttività, quale che sia il formato, una soluzione di finishing digitale compatta ed economica può aprire interessanti possibilità alle tipografie che realizzano piccole e medie tirature. A
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drupa abbiamo tratto ispirazione dalle applicazioni realizzate grazie ai plotter da taglio Valiani presenti negli stand di Ricoh e Konica Minolta, che hanno sfruttato le possibilità di taglio e cordonatura per applicazioni di piccola cartotecnica, oltre che nello stand di Policrom Screens, specializzata nelle lastre per la verniciatura offset. Valiani ha presentato due diverse serie di plotter piani, entrambe disponibili in tre diverse misure: l'economica Ultra V, con utensile singolo intercambiabile, perfetta per lavorare materiali fino a 100x150 cm spessi fino a 5 mm, e Optima V, più potente e veloce, capace di tagliare e cordonare nello stesso passaggio grazie alla testa con doppio utensile. Questo la rende ideale per piccoli e medi lotti in formati fino a 123x250 cm, con spessori fino a 20 mm se è installata la lama opzionale per il taglio oscillante. || A sinistra, la piattaforma Valiani Optima V 80 sullo stand Konica Minolta e l’Ultra V 150 sullo stand Policrom Screens
tecnologie
intervista ad Angelo Mandelli Product Manager di Ricoh Europe
"Abbiamo scelto le soluzioni Valiani perché sono flessibili, versatili, attinenti al nostro portafoglio prodotti e vicine al nostro target internazionale"
Come nasce la collaborazione tra Ricoh Europe e Valiani? Il rapporto con Valiani si inserisce all'interno della strategia globale di Ricoh per quanto riguarda le proprie partnership: abbiamo scelto l'azienda italiana per la flessibilità delle sue soluzioni, la loro attinenza al nostro portafoglio prodotti e la loro versatilità in abbinamento sia alla stampa a foglio che al wide format. Consideriamo i cutter Valiani un prodotto valido a livello internazionale, non da ultimo per la loro vicinanza al tipo di investimento che i nostri clienti sono abituati ad affrontare per integrare la loro macchina Ricoh. Come funziona questo connubio? Nel tempo abbiamo costruito una rete di partner internazionali “certificati”. In concreto, questo significa che se un nostro cliente ci chiede un consiglio per realizzare un'applicazione, valutiamo quali tra le soluzioni validate da Ricoh possano rispondere meglio all'esigenza. Nel contesto del rapporto consulenziale che abbiamo con il cliente, gli suggeriamo l’azienda
partner o addirittura il prodotto che potrebbe fare al caso suo, a prescindere che questo sia o meno nel nostro listino, come nel caso di Valiani. Siamo entusiasti di questo binomio, al punto che le macchine Valiani sono installate anche nel nostro demo center europeo di Telford in UK. Quali sono le applicazioni chiave per i cutter Valiani con le stampanti Ricoh?
A drupa abbiamo abbinato una Valiani Optima V 160 alla Ricoh Pro C7100X e alla Ricoh Pro C9100, a dimostrazione delle potenzialità delle nostre stampanti sheet-fed per produrre packaging di alta qualità, specie se affiancate dal giusto sistema di taglio e cordonatura. Abbiamo poi moltiplicato le già numerose applicazioni realizzabili con la nostra serie Ricoh Pro L4100 latex con Valiani Mat Pro Ultra V 80.
|| Il plotter Valiani Optima V 160 ha dato prova di eclettismo nello stand Ricoh a drupa
Due serie di cutter per le applicazioni più diverse, dal packaging alla verniciatura, fino al wide format L'italiana Policrom Screens ha mostrato in fiera come un plotter Valiani Ultra V 150 possa migliorare la qualità della verniciatura spot. «Quando lo stampatore offset deve verniciare con riserva, come nel caso del packaging, spesso intaglia manualmente, con il rischio di rovinare la lastra» - spiega la titolare Federica Bisutti - «per questo
|| Uno dei numerosi sample realizzati con Valiani Optima V 80 sullo stand di Konica Minolta a drupa
abbiamo studiato con Valiani una versione configurata per realizzare lastre di verniciatura con riserva. Il risultato è talmente soddisfacente che alcuni stanno prendendo in considerazione l’idea di usare le nostre lastre insieme al plotter Valiani anche per verniciare dettagli ultrasottili, al posto della lastra fotopolimerica». Ugualmente soddisfatto della partnership con Valiani è Giacomo Rocchi, marketing manager di Konica Minolta Business Solutions Italia: «La nostra strategia, sancita dal recente ingresso nell'industrial printing, vuole offrire al mercato dei professionisti delle arti grafiche una serie di soluzioni mirate all’espansione del business verso produzioni ad alto valore. Le applicazioni di stampa presentate a drupa esemplificano questo concetto negli ambiti più vari, coniugando la qualità e la velocità di stampa dei sistemi Konica Minolta con la possibilità di usare supporti diversi e integrare i flussi di lavoro con i più avanzati sistemi di finitura e taglio fuori linea. Per la produzione di materiali POP e packaging abbiamo scelto di collaborare con Valiani, abbinando ai nostri sistemi wide format il plotter da taglio Optima V 80».
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What’s inside
Per alcuni le flatbed sono solo una valida alternativa alle ibride, ma in realtà hanno caratteristiche diverse e decisamente preziose. Scopriamole insieme.
Flatbed: il piano che non passa di moda
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ome si sa, gli stampatori italiani, legati a doppio filo con le tecnologie tradizionali e noti per il loro vasto know-how in materia, hanno spesso e volentieri manifestato scetticismo nei confronti dei sistemi digitali. Specialmente in ambito serigrafico, le tecnologie true flatbed sono state tra le prime a far breccia nei cuori di questi professionisti, che hanno riconosciuto nei sistemi digitali di stampa a piano fisso una naturale evoluzione di quelli che già conoscevano. Il metodo di lavoro infatti assomiglia molto a quello adottato in serigrafia con macchine semiautomatiche; il materiale da stampare viene posizionato su un piano aspirante e rimane immobile durante tutta la lavorazione, mentre ciò che si muove sono il carrello di stampa e il ponte a cui esso è ancorato. Questa modalità produttiva permette di raggiungere risultati di elevatissima qualità, senza la necessità di un complesso e accurato sistema di movimentazione materiale; inoltre è perfettamente compatibile con lavorazioni a registro su supporti prestampati con altre tecnologie (ad esempio analogiche), su supporti con forme particolari e/o molto piccoli la cui movimentazione sarebbe estremamente complessa altrimenti. I sistemi a piano fisso, sono inoltre spesso dotati di canali supplementari, dedicati a bianco, primer e vernice, per poter affrontare brillantemente anche applicazioni frutto di scelte creative o necessità particolari. Ma qual è la flatbed che fa per voi? Scopritelo con noi!
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L’importanza del piano fisso aspirante Il piano di lavoro è, per queste tecnologie di stampa, un elemento fondamentale. La sua struttura e quella del telaio che lo sostiene determinano l’efficacia di fissaggio dei pezzi da stampare e il peso massimo che questi potranno avere; un dato marginale in ambito grafico, che però diventa chiave laddove si decidesse di impiegare la tecnologia per produzioni dedicate a mercati particolari (arredamento, industria, etc.). Oltre a sostenere il peso dei materiali da stampare, il piano è coinvolto nel loro fissaggio; la sua superficie infatti è forata e collegata a dispositivi aspiranti in grado di generare una depressione sufficiente a impedirne il movimento anche qual’ora esso sia parzialmente traspirante. Nei sistemi più evoluti il piano è suddiviso in numerose aree indipendenti che l’operatore può escludere selettivamente concentrando l’aspirazione nelle zone interessate dal processo di stampa. Infine, alcune piattaforme extra large (3x2 m) prevedono un’opzione – cosidetta “tandem” – per lavorare in maniera alternata sul fronte e sul retro della macchina, azzerando i tempi morti dovuti al carico e scarico del materiale.
what’s inside Inchiostri e dintorni
Le opzioni fanno la differenza
La maggior parte dei sistemi flatbed disponibili sul mercato utilizza inchiostri UV-curable. Questa tecnologia, nota per la sua versatilità, è compatibile con un’ampia gamma di materiali e permette dunque all’utilizzatore di affrontare efficacemente produzioni su supporti particolari come, ad esempio, oggetti della vita quotidiana, tastiere a membrana per l’industria, pannelli per utilizzi architettonici, vetro, etc. Altro plus di questa tecnologia, capace di donare allo stampanto un notevole valore aggiunto, è la possibilità di lavorare “a livelli”, depositando cioè più strati di inchiostro, gli uni sopra gli altri, fino a formare vari effetti tattili e visivi. Oltre alla quadricromia standard e ai colori light, molte flatbed prevedono canali supplementari per gestire colori spot, bianco, primer e varnish; un ennesimo chiaro segnale della natura “eclettica” di questi sistemi.
Le piattaforme flatbed più evolute si distinguono per la vasta gamma di opzioni disponibili, capaci di incrementarne funzionalità e produttività. Tra le più importanti ricordiamo: il piano “tandem” (vedi box a pag. 52) in grado di aumentare considerevolmente l’efficienza del sistema di stampa, ottimizzando le fasi di carico e scarico del materiale, e l’opzione roll-to-roll che abilita alla lavorazione di materiali flessibili, un po’ come accade nei sistemi ibridi. Nello scegliere la configurazione della propria flatbed è bene non trascurare le possibilità di upgrade a macchina installata: da una parte infatti non ha senso investire in una soluzione full optional “per principio”, dall’altra non tutte le opzioni si prestano a essere integrate in un secondo momento e non tutte le piattaforme sono progettate per rendere questa operazione possibile. Modularità e aggionabilità sono quindi dei plus da non sottovalutare.
Teste di stampa: come essere sicuri che sia quella giusta? Le teste di stampa vengono generalmente scelte dai costruttori e solo in rari casi viene offerta al cliente la possibilità di operare una scelta. È però importante essere consapevoli di come esse incidano, in maniera determinante, nel rendere efficace o meno un sistema di stampa. Oltre che per la “famosa” risoluzione, le teste di stampa si distinugono tra loro per caratteristiche molto importanti quali robustezza, affidabilità e capacità di gettare fluidi difficili come bianco, vernice e primer. Poter ottenere una definizione elevatissima è senza dubbio un plus ma per gestire, ad esempio, medi volumi la stabilità e la ripetibilità del processo di stampa sono altrettanto importanti.
Il software RIP: un alleato prezioso per lavorazioni al top La qualità è (anche) questione di scelte meccaniche Il braccio o trave è un elemento decisivo per ciò che riguarda la qualità e la precisione della stampa. La movimentazione avviene tramite sistemi pignone/cremagliera o a cinghia dentata. La sua struttura deve poter garantire un supporto ottimale allo shuttle – contenente teste di stampa, elettronica e sistema di curing – permettendogli di affrontare senza problemi le continue accelerazioni e frenate necessarie durante il processo di stampa. Al contempo la sua rigidità deve essere tale da non permettere torsioni, oscillazioni o vibrazioni, indipendentemente dall’ampiezza del piano (che in alcuni modelli raggiunge i 3,2 m) e dalla velocità di movimento delle parti coinvolte.
Può un software fare la differenza? Certamente. La qualità finale dello stampato dipende infatti anche da come vengono fornite le informazioni alla piattaforma di stampa; allo stesso modo l’economicità di una produzione dipende anche da quanto efficacemente è stato sfruttato il materiale. È il RIP a occuparsi di questi aspetti. Tra le sue funzionalità più importanti ci sono infatti la gestione del file a livello qualitativo (corrispondenza cromatica, morbidezza dei passaggi tonali, definizione, etc.) e la gestione della produzione in base a volumi richiesti, formati, tipologie di supporto, etc. Le soluzioni entry level permettono, con un investimento minimo, di affrontare lavorazioni semplici e volumi di produzione piccoli; se però si intende rivolgersi a un clientela qualitativamente e quantitativamente esigente è indispensabile investire in un RIP evoluto. In tal senso il mercato propone diverse soluzioni che però vantano punti di forza anche molto differenti; prima di effetuare la propria scelta, vale dunque la pena studiarne con cura pro e contro.
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What’s inside
swissQprint Generation 2
Canon Océ Arizona 2200
La seconda generazione di flatbed firmate swissQprint si distingue per una velocità di stampa nettamente superiore e una gamma di optional ancora più ampia. I formati disponibili sono 2,5x2 m, per Oryx 2 e Impala 2, e 3,2x2 m, per Nyala 2. Quest’ultimo sistema – oltre a raggiungere una velocità 206 m²/ora – permette di gestire bobine fino a 3,2 m, dimostrandosi all’altezza delle tipologie di produzione più disparate. Tutte e tre le piattaforme danno il meglio di sé nella realizzazione di applicazioni ad altro valore aggiunto grazie alla possibilità di effettuare lavorazioni particolari come la stampa bifacciale, con soggetti differenti su fronte e retro, o il droptix che crea straordinari effetti di tridimensionalità sugli stampati. Oltre alla quadricromia standard, questi sistemi sono predisposti per accogliere fino a 5 canali supplementari (tra cui primer e varnish) grazie ai quali è possibile accrescerne ulteriormente le potenzialità applicative. La ricca dotazione di opzioni permette infine di sfruttare al meglio le dimensioni del piano e la produttività nominale. Grazie al “Tandem”, ad esempio, è possibile affrontare, nel medesimo tempo, volumi di produzione maggiori di oltre il 70%; mentre con la “Board Option” è possibile stampare pannelli di dimensioni fino a 3,2x4 m. Insomma, se questa seconda generazione di swissQprint ha dei veri limiti, va detto che sono tutt’altro che facili da raggiungere. www.swissqprint.com
Canon a drupa ha sorpreso tutti, lanciando la serie Océ Arizona 2200, ideale per i PSP di medio volume alla ricerca di una soluzione per realizzare applicazioni di alta qualità. Versatilità e produttività: queste le parole d’ordine, grazie a una velocità massima di stampa di oltre 63 m²/ora, che consente di gestire in modo ottimale i picchi di lavoro, e la possibilità di stampare fronte retro e edge-to-edge substrati rigidi anche di forma irregolare, spessi fino a 50,8 mm, ma anche flessibili. Inoltre, grazie alla Roll Media Option le Océ Arizona 2200 possono lavorare giorno e notte, ottimizzando l’efficienza della macchina, anche bobine larghe fino a 2,2 m. Océ Arizona 2260 è ideale per applicazioni di alta qualità, fotografiche e decorative, grazie alla tecnologia Océ VariaDot, che permette di stampare con goccia variabile (da 6 a 42 picolitri) a 6 colori: quadricromia, light ciano e light magenta. Océ Arizona 2280 ha 2 ulteriori canali per il bianco e il varnish, che si possono aggiungere anche alla 2260, aprendo la strada a ulteriori nuove applicazioni e garantendo la protezione del proprio investimento nel tempo. La serie presenta un sistema di aspirazione del piano più potente, diviso in zone e ottimizzato per i formati standard dei supporti rigidi, e pin pneumatici automatici, per una precisione assoluta nel posizionamento dei substrati. www.canon.it
Rob, ultima creatura di swissQprint presentata in anteprima durante lo scorso drupa, è un braccio robotico che automatizza le operazioni di carico e scarico del materiale; riesce a sollevare pannelli 70x100 cm, spessi fino a 50 mm e pesanti fino a 7 kg, gestendo pile alte fino a 50 cm. Operativo 24/7, Rob riduce al minimo la necessità di interventi dell’operatore e, quando non serve, può essere facilmente staccato dalla macchina.
Le novità nello shuttle: un nuovo sistema di polimerizzazione UV che garantisce una riduzione del 15% del calore sulle superfici, aprendo la possibilità di lavorare materiali ancora più fini e delicati, e l’Automated Maintenance System (APMS), che pulisce le teste di stampa in modo veloce e automatico in meno di 25 secondi per colore.
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what’s inside Agfa Jeti Mira
Mimaki JFX500-2131
Reduce dalla vittoria dell’EDP Award 2016 a drupa, Jeti Mira impressiona per versatilità e produttività. Dotato delle performanti e affidabili teste di stampa Ricoh Gen5 da 7 pl, questo sistema di stampa raggiunge, nella versione HS, una velocità massima di 227 m²/h. Esso è inoltre in grado di offrire una qualità elevata – fino a 720x1.200 dpi – su ogni tipo di substrato rigido con spessore massimo di 50 mm. Le 8 stazioni colore permettono di affiancare alla qualdricomia estesa (CMYK, Lc, Lm) il bianco e, opzionalmente, varnish o primer. Una possibilità quest’ultima che abilita la stampante a lavorazioni particolarmente interessanti: il primer infatti permette di lavorare su materiali solitamente problematici da decorare con tecnologia UV, come polipropilene, PMMA/acrilico, polistirene, ecc. Il varnish apre, invece, a lavorazioni con un alto valore aggiunto, soprattutto per quanto riguarda effetti 3D e nobilitazioni, particolarmente interessanti per gli allestimenti POP e nel mondo dell’interior decoration. Per migliorare la produttività di questo sistema è disponibile la funzione “Print & Prepare”, che permette di stampare senza interruzioni, sfruttando alternartivamente le metà anteriore e posteriore del tavolo. È inoltre disponibile un modulo roll-to-roll opzionale configurabile con telecamera per lavorazioni fronte-retro per retroilluminabili. www.agfa.com
Ormai tra i bestseller nel mercato flatbed, JFX500-2131 è una soluzione molto equilibrata, apprezzata per la capacità di coniugare le buone prestazioni, con una velocità di picco di 60 m²/h, a un prezzo decisamente competitivo. Le teste di stampa da 4 pl, con tecnologia a goccia variabile, permettono di affrontare senza difficoltà anche lavorazioni in cui sia richiesto un livello di dettaglio molto elevato. Al contempo, il piano da 2,1x3,1 m, con una portata di 50 kg/m², e la possibilità di stampare su supporti spessi fino a 50 mm rendono questo sistema ideale per applicazioni in ambito sign & display. Mimaki JFX500-2131 è inoltre uno dei pochi sistemi flatbed a utilizzare lampade UV LED per il curing; un chiaro segnale di attenzione ai dettagli da parte del produttore nipponico. Con questa tecnologia infatti è possibile contenere i costi di esercizio dell’intero sistema, eliminando la necessità di sostituzione delle lampade (le LED durano fino a 5 volte di più rispetto alle tradizionali) e riducendo sensibilmente i consumi elettrici. Dal punto di della semplicità d’uso Mimaki ha dotato JFX500-2131 di un sistema di registrazione basato su pin, che permette di allineare perfettamente i supporti da stampare, e ha corredato questa piattaforma con l’ultima versione del RIP proprietario, RasterLink6, ottimizzata proprio per gestire applicazioni di stampa in piano. www.bompan.it
La generazione di inchiostri UV utilizzata da :Jeti Mira asciuga rapidamente, ha un’ottima adesione e colori brillanti, ma soprattutto sfrutta quella che Agfa chiama “Thin Ink Technology”. È la capacità di gettare uno strato particolarmente sottile di inchiostro senza limitazioni nella saturazione e brillantezza dei colori, ottenendo nel contempo un grande risparmio.
Oltre ai canali standard di quadricromia, Mimaki JFX500-2131 dispone di due canali supplementari per bianco e primer, grazie ai quali è possibile nobilitare le proprie stampe, migliorare l’adesione su superfici “difficili” (es. PMMA) e ottenere effetti particolari su supporti trasparenti o colorati. Sono inoltre disponibili inchiostri con capacità di allungamento fino al 150% per lavorazioni su supporti flessibili.
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What’s inside
SmartColor SmartFlat
NoeCha DOT1
Questa stampante interpreta il mondo flatbed in una chiave di lettura del tutto originale. Open source per concezione – come ogni piattaforma realizzata da SmartColor – SmartFlat rappresenta il perfetto connubio tra la capacità ingegneristica propria del tailor made e la tecnologia dei migliori plotter per stampa inkjet. Il risultato è una piattaforma in grado di decorare qualsiasi tipo di materiale, dal vinile alla pelle, passando per il vetro, il legno e i metalli, con uno spessore massimo che su richiesta arriva fino a 500 mm. Il piano di lavoro è realizzato interamente dal reparto di carpenteria di SmartColor, con una struttura estremamente robusta e un sistema di fori di aspirazione creato appositamente per i materiali che si desidera gestire. Le misure del piano vanno da 800x1.400 mm fino a 2.600x4.100 mm, anche se in realtà la lunghezza può essere modificata su richiesta. Questa combinazione di tecnologie di stampa e chimiche d’inchiostro, in abbinamento a un piano di lavoro estremamente robusto, rende SmartFlat uno strumento di accesso al settore industriale, generalmente riservato a piattaforme che richiedono investimenti ben più importanti. Un vero e proprio fenomeno di democratizzazione della stampa inkjet, possibile grazie alla lungimiranza e alla capacità innovativa che contraddistinguono SmartColor. www.smartcolor.it
NoeCha, azienda bergamasca, nota per il sistema industriale NoeCha1, ha presentato a drupa NoeCha DOT1, una nuova flatbed dedicata a chi desidera realizzare applicazioni di altissima qualità, senza rinunciare a una produttività di tutto rispetto. Le teste di ultima generazione – con goccia variabile da 1,5 a 3,5 picolitri e risoluzione nativa di 1.200x1.200 dpi – permettono di raggiungere un livello di dettaglio unico, mantenendo velocità di stampa ideali per affrontare i piccoli e medi volumi (fino a 115 m²/ora). Il piano ha una dimensione di 3,2x1,6 m ed è suddiviso in ben 21 aree di aspirazione indipendenti; un particolare quest’ultimo che assicura una potenza e un’efficacia di fissaggio ottimale anche in situazioni difficili (es. supporti dalla forma irregolare o di piccole dimensioni). NoeCha DOT1 utilizza inchiostri UV-curable ed è configurata di base con quattro canali colore (CMYK) ai quali si può aggiungere opzionalmente il bianco. A rendere questo sistema ulteriormente competitivo ci pensano le lampande UV con tecnologia LED adottate per il curing: DOT1 può dunque vantare un costo di esercizio contenuto e un’ecosostenibilità al di sopra della media. Ancora in fase di sviluppo, ma presto disponibili sul mercato, due optional che aggiungeranno a questa piattaforma ulteriori punti in termini di flessibilità: un modulo roll-to-roll e un sistema per il carico e scarico semi-automatico dei supporti rigidi. www.noecha.com
NoeCha DOT1 è compatibile con materiali spessi fino a 40 mm e pesanti fino a 40 kg/m². Il suo piano di lavoro è studiato appositamente per garantire un perfetto fissaggio di tutte le tipologie di supporto indipendentemente da formato e dimensioni.
SmartFlat conta su un ampio range di chimiche d’inchiostro, ottimizzate dal laboratorio interno di SmartColor. Si va dai sublimatici per stampa sui tessuti agli inks acidi. È possibile scegliere inchiostri reattivi o pigmentati. A solvente per un’ottima resa in outdoor, oppure a base acqua per l’interior decoration, senza ovviamente tralasciare gli inks UV LED.
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what’s inside
Via Polonia, 27 - 35127 Padova - Italy - Tel. 049.89.99.111 Via Magenta, 77 - 20017 Rho Milano - Italy - Tel. 02.93.07.178 www.digitaliaspa.com info@digitaliaspa.com
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What’s inside
Roland VersaUV LEJ-640F
InkTec Jetrix KX7
Ideale per affrontare piccoli volumi di produzione in cui sia richiesta un qualità elevatissima, Roland VersaUV LEJ-640F monta teste da 4 pl, capaci di raggiungere una risoluzione di 1.440x1.440 dpi e una velocità di stampa di poco superiore a 12 m²/ora. Per adattarsi perfettamente alle diverse tipologie di utilizzo possibili, questa piattaforma è disponibile con luce di stampa fissa di 160 cm e tre divese profondità: 200, 250 e 320 cm. Grazie a una struttura decisamente solida, tutti i modelli sono in grado di stampare su supporti con uno spessore massimo di 15 cm e un peso complessivo entro i 200 kg. Per migliorare il fissaggio dei pezzi il piano è suddiviso in 4 o 6 zone indipendenti (a seconda del formato complessivo). L’unità di stampa è composta di sei testine, ciascuna delle quali gestisce un singolo colore; a seconda delle necessità produttive è possibile scegliere tra 3 diverse configurazioni inchiostri: CMYKGLWH, CMYKGLGL, CMYKWHWH (dove GL sta per vernice lucida e WH per bianco). Anche in questo caso, che abbiate bisogno di produrre molti m² nobilitati con vernice o che vi occorra un bianco extra coprente, Roland ha una buona risposta per voi. A livello di inchiostri, questa flatbed è compatibile sia con i Roland ECO-UV “standard” che con i Roland ECO-UVS, specifici per applicazioni in cui sia necessaria maggiore elasticità. www.rolanddg.it
Potremmo definire l’ammiraglia della coreana InkTec una “flatbed senza compromessi”. Utilizza inchiostri UV curable, ha un’area massima di stampa di 2.500x3.060 mm e monta teste di stampa Konica Minolta da 6 pl, per una stampa veloce – fino a 60 m²/h – e molto definita, con una risoluzione massima di 1.440x720 dpi. Grazie alle 4 configurazioni possibili la KX7 può gestire fino a 7 stazioni colore per un numero massimo di 14 teste (2x CMYK, 4x bianco, 2x primer/varnish). La possibilità di gettare anche il primer o la vernice rende ancora più versatile questa flatbed, in grado di stampare praticamente su ogni tipo di materiale, con spessore massimo di 70/100 mm, compresi substrati acrilici, legno, metallo e vetro, senza necessità di ulteriori post trattamenti protettivi. È inoltre disponibile un modulo roll-to-roll opzionale che dà la possibilità di gestire materiali in bobina come banner o vinili, con larghezza massima di 2.190 mm. Il piano di lavoro è molto robusto ed è diviso in 6 zone di aspirazione indipendenti. Il sistema di lampade UV è efficiente e permette un warm-up rapido che in circa 60 secondi rende la stampante operativa e pronta a effettuare lavorazioni di alta qualità, grazie anche alla possibilità di sfruttare le potenzialità di software RIP come Onyx e Caldera. www.digitaliaspa.com
Uno dei plus di Roland VersaUV LEJ-640F è la possibilità di stampare direttamente su pannelli e oggetti con uno spessore fino a 15 cm. Per semplificare la preparazione alla processo, Roland ha introdotto uno speciale sensore capace di determinare automaticamente lo spessore di tutti i materiali (ad eccezione dei trasparenti) e impostare di conseguenza la posizione delle teste di stampa affinché non si verifichino crash o inceppamenti e la qualità sia sempre ottimale.
Gli inchiostri di Jetrix KX7 sono formulati per offrire consumi ridotti, tempi di essiccazione rapidi e un’ottima resa in termini di brillantezza, saturazione e gamut. Anche i test di resistenza all’esterno hanno dato ottimi risultati, superando senza alterazioni evidenti 3 anni di esposizione.
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what’s inside MuchColours Practika K86 Presentata nel corso di FESPA 2016, la nuova Practika K86 è una stampante estremamente versatile, pensata per produzioni sia in ambito grafico che industriale (in particolare per l’interior decoration). La peculiarità principale di questo sistema è l’utilizzo di speciali inchiostri denominati NanoInks, frutto dalla ricerca e sviluppo MuchColours e caratterizzati dalla presenza di nanoparticelle di pigmenti in grado di aggrappare efficacemente anche su superfici difficili come vetro, metallo o acrilici. Va inoltre sottolineato come questa adesione straordinaria si ottenga esclusivamente con il riscaldamento dei materiali, senza l’impiego di primer o altri pretrattamenti. Practika K86 è in grado di gestire fino a 8 canali colore (CMYK, metal, clear, bianco e silver) e, in base alle necessità dei clienti, può essere configurata con teste di stampa Ricoh Gen4 o Gen5. Il sistema è in grado di lavorare su materiali spessi fino a 250 mm con una velocità massima di 73 m²/h. A completare l’offerta, sono disponibili accessori canonici, come il modulo roll-to-roll, e alcune opzioni particolari come Airdry Pro – un sistema di asciugatura ad aria calda posizionato direttamente sullo shuttle per lavorazioni critiche come quella del vetro – e DecoRoll, un modulo specifico per la stampa su oggetti cilindrici. www.muchcolours.com
The easy and effective Brand
facile da scegliere, facile da usare La conformazione del piano di lavoro di Practika K86 rispecchia la logica modulare delle altre componenti del sistema, offrendo all’utente un livello di flessibilità unico per plotter true flatbed. Alla struttra base di dimensioni 2.200x1.800 mm possono infatti essere aggiunti moduli da 1.800 mm di lunghezza, fino a portare l’area di lavoro alle dimensioni desiderate.
Rey ha creato una gamma di carte per l’ufficio per rispondere a tutte le esigenze di stampa. Siamo sempre alla ricerca di nuove 59 idee per offrire al consumatore prodotti e soluzioni facili da usare.
tecnologie Dal tessile alle applicazioni industriali, dall'after market alla produzione OEM, da 13 anni J-Teck3 inventa, produce e porta nel mondo i suoi inchiostri inkjet
Dalla startup a Dover, i visionari dell'aqueous inkjet disegnano ancora il futuro
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e è stato un orgoglio essere tra i primi magazine mondiali ad accogliere con un abbraccio una neonata J-Teck3 nel 2003 - il tempo vola! - è una soddisfazione ancora più grande continuare a raccontarvi di un'azienda sana, che rappresenta l'eccellenza italiana in un mercato maturo e internazionale. E' stata la fortuna di trovarsi nel mercato giusto al momento giusto? Beh, quella non guasta mai. Ma dato che siamo più propensi a credere nel valore delle competenze e nella potenza delle visioni, pensiamo che ciò che ha guidato J-Teck3 verso il successo globale risieda piuttosto nell'attitudine dei propri fondatori a creare attorno all'azienda e ai prodotti un'aurea speciale. Una ricetta unica che include la capacità di inventare quando altri seguono le correnti, il desiderio di ascoltare mentre tutti parlano, la voglia di emergere per merito, anzitutto consegnando al mercato chimiche funzionanti e performanti. Rigorosamente base acqua, come non si stanca di ribadire Enrico Grasselli, l'anima scien-
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tifica dell'azienda. Non si può dire che il primo decennio di vita di J-teck3 non sia stato vissuto in modo avventuroso, ma sempre col sorriso sulle labbra e con uno stile inimitabile. Una classe innata e scanzonata, che nel 2014 ha portato l'azienda all'inattesa alleanza con Kiian Digital e la nascita di JK Group. Quindi, nel 2015, l’acquisizione di JK Group da parte di Dover Corporation che ha costituito un ulteriore grande cambiamento. Da un lato la nostra curiosità e dall'altro il timore che il trio di enfants terribles dell'inkjet comasco potesse essersi snaturato, ci ha riportati in J-teck3 per un recap con i tre pilastri dell'azienda: l'istrionico Italo Mariani, il sempre ispirato Enrico Grasselli e la solida e onnipresente Rosaria Pozzoni. La buona notizia? Anche in un gruppo da 26.000 dipendenti, i visionari (quelli veri) non perdono il gusto di fare la differenza. || Da sinistra Enrico Grasselli, Italo Mariani, e Rosaria Pozzoni, fondatori di J-Teck3 e ancora oggi alla guida delle aree tecnica, commerciale e operativa dell'azienda
tecnologie
intervista a Rosaria Pozzoni Marketing Manager di J-Teck3
"l’inkjet è sempre meno il regno di chi migra dall’analogico al digitale, ma piuttosto di chi parte in un garage e si evolve a realtà industriale rilevante"
Nel dubbio se partire dal passato o dal futuro, partiamo da drupa… Abbiamo visto macchine singlepass impensabili solo fino a un paio d’anni fa, basate su teste ad altissime prestazioni come Fujifilm Samba, Ricoh, Xerox, Konica Minolta. C’è un grande movimento e tutto depone a favore della bontà del lavoro che, insieme a tanti colleghi e concorrenti, portiamo avanti da vent'anni. Ma ci piace tenere i piedi per terra e per J-Teck3 il mercato si esprime ancora al 90% sul wide format e su teste Epson in particolare. Il mondo industriale è ancora sospeso tra la realtà e il sogno: è un mercato promettente e dinamico, ma esiste perché dietro c’è la solidità di business consolidati come il display graphics e il soft signage, che generano il cashflow necessario per sviluppare il futuro. Quali saranno i driver che contribuiranno a sviluppare l’industria dell’inkjet? Non è bello dirlo, ma a fare la differenza saranno sempre meno le piccole azienda isolate e sempre più le multinazionali: quando Apple ha voluto entrare nel cinema lo ha fatto con la Disney. Il fatto che la grafica si muovesse verso la digitalizzazione era un fatto scontato e atteso, che oggi corrisponde a livelli di performance e di sicurezza da mercato maturo. I prossimi segmenti potrebbero essere il packaging e le materie plastiche: parliamo di centinaia di milioni di litri, con spazi enormi per personalizzazioni e
utilizzi specifici. Ma ancora una volta, questo non è il nostro focus di oggi. Noi continueremo a dare un contributo in settori specialistici, magari quelli in cui non c’è solo la quadricromia base e in cui conta molto la formulazione e meno il prezzo. J-Teck3 è sin dall’inizio sinonimo di waterbased. Acqua fino alla morte? Siamo legati a filo doppio al waterbased, con una vocazione particolare su grafica e tessile. Ma non escludiamo di declinarlo in settori nuovi e diversi, specie quelli in cui l’impatto ambientale gioca un ruolo decisivo. E’ inutile negare che per certi materiali con determinate caratteristiche il solvente e l’UV sono ancora vincenti, ma vediamo che sempre più costruttori di teste e altro hardware si stanno muovendo per essere compatibili con il base acqua. Più inchiostri OEM o chimiche after market? Osservando l’orientamento del mercato, specie nell’industria, le collaborazioni OEM rappresentano una conseguenza naturale. Se in una stampante industriale larga parte del costo è rappresentato dall’hardware della macchina, sarebbe folle per un cliente mettere a rischio centinaia di migliaia di euro di teste per provare un altro inchiostro. L’after market resterà comunque qualificante, specie per produttori come noi in grado di aderire ai più rigidi protocolli applicativi, tossicologici e di conformità alle specifiche più rigide.
|| Le attività di R&D di J-Teck3 includono test severi delle chimiche sulle più diffuse ed evolute piattaforme e teste di stampa
Qual è il risultato più rivoluzionario che credete di aver prodotto in questi anni? Abbiamo spostato l’equilibrio di mercati chiusi e consolidati come quello del sublimatico. Con il lancio di J-Next Subly abbiamo reso possibile la stampa di tessuti su hardware economico destinato al CAD: questo ha consentito a centinaia di piccoli imprenditori, dal Sud America all’India, di far partire le proprie startup, contribuendo a una polverizzazione positiva del mercato. Molti hanno solo trasformato un hobby in un lavoro, ma altri sono cresciuti e hanno installato macchine più grandi: è la dimostrazione che l’inkjet è sempre meno il regno di chi migra dall’analogico al digitale, ma piuttosto di chi parte in un garage e si evolve a realtà industriale rilevante. Cosa rappresenta J-Teck3 nella famiglia allargata di Dover Corporation? Siamo una divisione nella divisione, ma godiamo di una grande indipendenza. Ovviamente dialoghiamo e cerchiamo sinergie con Kiian Digital, MS e Markem Imaje, ma continuiamo a fare bene ciò per cui siamo nati e cresciuti: formulare, testare, produrre e vendere chimiche efficaci a chi stampa tessuti in poliestere per abbigliamento sportivo, moda e bandiere. Certamente aver accesso a un engineering di prima classe come quello di MS ci regala una visione tecnologica molto più ampia e chiara. Insomma, un punto di vista privilegiato.
J-Teck3 | JK Group spa SP 32 Novedratese, 33 22060 Novedrate (CO) www.j-teck3.it info@j-teck3.it T: +39 031 428102 F: +39 031 4290102
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pubbliredazionale Tante le novità in cantiere per il prossimo Viscom Italia, dal nuovo Viscom Rock Cafè al programma dei Viscom Talks, dai display del concorso DIVA ad Elementaria, la mostra dei prototipi di hi-design per il Food&Beverage
La comunicazione visiva al centro di un grande evento a cura di Reed Exhibitions Italia // info@reedexpo.it
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iscom Italia 2016 sarà un concentrato di creatività, innovazione e business per i professionisti della comunicazione visiva. Sono più di 16.500 i visitatori attesi, non solo operatori professionali, ma anche aziende e professionisti alla ricerca di idee e nuove applicazioni per personalizzare i materiali più diversi, comunicare con nuovi prodotti e cogliere spunti concreti. Lo show, che si terrà dal 13 al 15 ottobre nei padiglioni 8/12 di Fiera Milano, segue questa evoluzione proponendosi come un evento nel quale sperimentare nuove applicazioni, parlare con i testimonial, vivere un’esperienza di confronto e di crescita tra esperti e professionisti. Apre il nuovo Rock Café Una location dimostrativa con un menù tutto da provare per far conoscere l’intera gamma di applicazioni possibili nella comunicazione visiva. I visitatori potranno imparare come sono state realizzate le stampe su mobili, tessuti, gadget promozionali, espositori per il punto vendita, capi d’abbigliamento, dispositivi per il digital signage, insegne tanto altro. Il Rock Café
promette un’esperienza visiva e tattile, in un mix di creatività, tecnologia, processo realizzativo e nuove opportunità di business. Viscom Talks: storie di successo Realizzati con il coordinamento scientifico di Personalive, azienda incubata del POLIHUB del Politecnico di Milano, i Viscom Talks rappresentano una piattaforma divulgativa, uno spazio di pensiero, un luogo di idee che pongono al centro la creatività, i nuovi modelli di business, le strategie di marketing, i nuovi linguaggi visivi come fondamentale crocevia di cultura, economia e professionalità del nostro tempo. L’edizione di quest’anno è pensata come un dibattito sul tema del “ripensare il proprio business”, tra contaminazioni della comunicazione visiva e stimoli su come innovare e vincere la competizione, reinventandosi in un momento di evoluzione del settore. Display Italia Viscom Award Torna come ogni anno il concorso internazionale dedicato al mondo del retail, in cui i visitatori sono chiamati ad eleggere le migliori soluzioni espositive per il punto vendita, realizzate da converter, studi
di progettazione, agenzie creative e aziende committenti nelle diverse categorie: display durevoli, non durevoli, Digital Signage, Packaging, Vending, Shop Fitting. Elementaria: la materia prima di tutto Dopo il successo del 2015 torna Elementaria, la mostra di prototipi di hi-design concepita per presen-
tare un nuovo modello di business nella produzione di arredi espositivi per l’industria di marca nel settore Food&Beverage. La seconda edizione della mostra si propone di mettere l’accento verso le aziende produttrici di materie prime di origine polimerica, metallica, lignea e cartotecnica. I prototipi saranno espositi all’interno dello spazio speciale Viscom Awards.
Reed Exhibitions Italia Via Marostica 1 20146 Milano www.viscomitalia.it viscomitalia@reedexpo.it +39 02 4351701
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tecnologie Grazie al prezioso lavoro del distributore Euroscreen, la storica azienda milanese, da decenni sinonimo di qualità estrema, ha scelto una piattaforma Protek Unico TT per il taglio e la fresatura
Colorzenith sceglie Protek per un finishing hi-end senza compromessi
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l successo nel lungo periodo di una grande azienda non è mai casuale. Il segreto è restare fedeli alla qualità del proprio prodotto, riuscendo, tuttavia ad evolversi costantemente. Colorzenith, da oltre 40 anni sulla cresta dell’onda nel mercato della comunicazione visiva, è una chiara conferma di questa teoria. La storica azienda milanese, nata come fotolaboratorio professionale, ha sempre creduto e investito nelle tecnolo-
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gie all’avanguardia. È stata tra le primissime aziende italiane, all’inizio degli anni ‘90, a stampare in superwide format fino a 5 m, collaborando con player europei. Non si è tirata indietro quando, un decennio più tardi, le stampanti digitali di grande formato hanno iniziato a a rimpiazzare l’analogico sugli alti volumi, acquistando una VUTEk che sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di stampanti hi-end. Grazie alla tecnologia digitale Colorzenith ha realizzato e continua a realizzare
prodotti di qualità assoluta, destinati a un vasto elenco di clienti d’eccezione, tra cui brand della moda come Armani. Installazioni di formati spesso extra-large, come backlit da 17x5 metri, ma anche lavorazioni estremamente ricercate sui materiali più disparati. Per questo motivo Colorzenith ha deciso di acquistare una piattaforma di finishing che coniugasse la grande qualità delle sue stampe con versatilità ed estremamente precisione. Unico TT è risultata la soluzione da taglio e fresatura più
adatta a rispondere alle esigenze dell’azienda milanese. Un concentrato di potenza, precisione e versatilità che da marzo è entrato a far parte della divisione di finishing di Colorzenith. Un’operazione resa possibile grazie alla qualità offerta dalle tecnologie Protek e al proficuo lavoro di Euroscreen, distributore sul mercato italiano della serie Unico TT. || In alto, lo stabilimento Colorzenith. A destra la Unico TT all’interno della divisione finishing dell’azienda
tecnologie “Le nostre lavorazioni hanno degli standard estremamente elevati. Per questo abbiamo scelto la Unico TT”
intervista a Aldo Neri Responsabile vendite di Colorzenith
Perché Colorzenith ha sentito la necessità di dotarsi di una soluzione come Unico TT? Il nostro mercato è sempre più esigente e pretende di coniugare una qualità di stampa eccellente con applicazioni e materiali che prevedono una particolare attenzione nel corso della lavorazione. Eravamo alla ricerca di una soluzione da taglio che integrasse anche una fresa con elevate prestazioni, non solo a livello di potenza, ma anche per quanto riguarda la precisione. Protek ha dimostrato di avere una grande esperienza, certamente maturata grazie a decenni spesi
nel settore industriale. Inoltre, anche se per noi non era un fattore determinante, il rapporto qualità/ prezzo è davvero vantaggioso. Qual è stata la caratteristica del plotter da taglio che l’ha maggiormente impressionata? Ho visto per la prima volta la Unico TT al Viscom 2015 e mi ha colpito immediatamente. Stavamo cercando una piattaforma con le sue caratteristiche, ma fino a quel momento la ricerca era stata infruttuosa. L’evento che ci ha fatto rompere ogni indugio è avvenuto, però, durante una demo svolta nello showroom Protek a Pescara. Avevo portato con me una lastra di Plexiglas stampata, spessa 10 mm. Ho chiesto di scontornarla e la macchina non ha scheggiato affatto l’inchiostro, effettuando una lavorazione perfetta al primo colpo. Era la prova del nove, un
test fallito da altre piattaforme visionate ma che la Unico TT ha effettuato senza batter ciglio. Quanto ha influito la mediazione di Euroscreen sulla scelta finale? Euroscreen è uno dei nostri partner storici per la fornitura di materiali e tecnologie. Ci siamo detti che se loro avevano deciso di rappresentare Protek voleva dire che quell’azienda meritava la fiducia di Euroscreen e, quindi, la nostra. Non ci siamo sbagliati e ad oggi, a circa 4 mesi dall’acquisto, sappiamo di poter contare sulla grande qualità di Unico TT e sull’assistenza offerta dal rivenditore, che ha provveduto alla formazione dei nostri tecnici e ci segue costantemente. Finora tutto è andato per il meglio: il plotter sta lavorando egregiamente e, viste le prerogative, credo non si tratti di un caso.
Unico TT, il cutter all-in-one che combina potenza industriale e precisione da arti grafiche Progettata per effettuare lavorazioni di estrema precisione nel mondo della comunicazione visiva, Unico TT è una soluzione per taglio, fresatura e cordonatura che non scende a compromessi. La presenza di una struttura costituita da parti in acciaio elettrosaldate conferisce alla piattaforma un’estrema stabilità. In grado di lavorare materiale cartotecnico, vinili, schiume e pelle, è naturalmente a suo agio anche nel caso di lavorazioni di livello industriale, come quella di alluminio, Plexiglas, legno o Dibond, con uno spessore massimo di 50 mm. Uno dei segreti di questa soluzione da taglio è il suo mandrino, dotato di una potenza massima di 3,5 kW che, grazie anche alla frequenza di rotazione di 50.000 giri/min, è in grado di affrontare anche i materiali più resistenti. Il piano di lavoro realizzato in materiale innovativo è suddiviso in 12 zone di bloccaggio, il tutto supportato da 3 turbine utilizzate per l’ottimizzazione tra tenuta
e risparmio energetico. Unico TT conta su un cambio utensili automatico a 6 posizioni (12 opzionali) che ne evidenzia ancor più la versatilità, soprattutto in abbinamento al software proprietario. La preparazione delle lavorazioni è facilitata da Visiotek, sistema automatico di
controllo sviluppato da Protek per leggere i crocini su materiale prestampato e verificare la posizione degli oggetti sul piano di lavoro. Visiotek è composto da un puntatore laser e una telecamera che, utilizzati contestualmente, inviano i dati al sistema CNC per azzerare la possibilità di errori.
|| Un particolare del cambio utensili automatico a 12 posizioni della Unico TT
Protek Zona Industriale C.da Congiunti 65010 Collecorvino (PE) www.protek.it protek@protek.it T: +39 085 8208888 F: +39 085 8206685
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speciale La caratterizzazione delle periferiche di visualizzazione e di stampa resta a tutt’oggi l’oggetto di guerre di religione e pratiche discutibili
Questione di strumenti, di profili, o solo... di occhio?
fonte: datacolor.com
di Marco Olivotto // marco@marcoolivotto.com
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o spazio colore di un dispositivo è l’insieme di tutti i colori che esso è in grado di riprodurre. Un profilo colore è invece un file che descrive uno spazio colore. Uno spazio colore non è dissimile da una stanza, ovvero una porzione di spazio tridimensionale delimitato da pareti. Nell’ipotesi che la stanza abbia la forma di un parallelepipedo, possiamo specificarne le dimensioni per mezzo di tre numeri – larghezza, lunghezza e altezza. L’interno di una chiesa, magari con una cupola, è più difficile da descrivere perché la forma è più complessa. Potremmo però utilizzare un sistema di riferimento con tre assi cartesiani (o di altro tipo) ai quali riferire ogni punto dello spazio. Misureremo le
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dimensioni in metri, centimetri o altre unità di misura appropriate. Uno spazio colore ha a sua volta tre dimensioni, di norma: uno spazio colore RGB, ad esempio, utilizza le tre coordinate che gli danno il nome per esprimere i colori. I numeri hanno però poco significato, a meno che non specifichiamo alcuni parametri che caratterizzano quello specifico spazio colore. Un modo sofisticato per esprimere il concetto è questo: i numeri RGB non sono coordinate colorimetriche. Semplificando, significa che una terna RGB da sola non definisce con precisione un colore. Serve una conversione che traduca i numeri della terna in valori che, al contrario, definiscono un colore in maniera univoca. Questi valori prendono il nome di coordinate colorimetriche.
Dopo la formazione classica, la laurea in fisica e vent’anni di produzione musicale, nel 2007 Marco Olivotto scopre le opere di Dan Margulis, padre della correzione del colore in Photoshop, e diventa suo allievo. Da sempre dedito all’insegnamento in diversi ambiti presso strutture private e pubbliche, dal 2011 dedica i propri sforzi alla diffusione delle tecniche della correzione del colore in Photoshop. Da allora organizza campus, workshop, attività formative on-demand in ambito fotografico e grafico, è speaker di FESPA, collabora con realtà didattiche di livello nazionale ed è autore di ben 25 videocorsi e seminari sulla correzione del colore. Da quest’anno è collaboratore di Italia Publishers.
speciale Uno spazio colore si rappresenta in un sistema di riferimento i cui assi sono basati su coordinate colorimetriche. LAB (o meglio, CIELAB) è uno dei metodi utilizzati a questo scopo, ma non è il solo: CIE XYZ o CIE xyY sono altre possibilità. Se cambiamo le coordinate, la forma della rappresentazione cambia: ad esempio la figura 1 mostra lo spazio colore sRGB rappresentato in coordinate XYZ (a sinistra) e LAB (a destra). Questo è un discorso delicato. Alcuni spazi colore, come sRGB o Adobe RGB, sono device-independent, ovvero indipendenti da dispositivo. Questo significa che non descrivono alcun monitor, stampante o dispositivo reale, perché sono generati matematicamente. Quando si sente dire che un monitor copre lo spazio Adobe RGB, non significa che Adobe RGB descriva alla perfezione il suo comportamento. Per descriverlo, ci serve un profilo colore che descriva il suo spazio colore, e per costruirlo dobbiamo effettuare delle misure che prendono il nome di caratterizzazione del dispositivo.
Più sono i punti (e le patch), maggiore è la precisione C’è una questione da affrontare prima di esaminare la tipologia degli strumenti hardware a disposizione. Appurato che per descrivere lo spazio colore di un dispositivo dobbiamo misurarne il comportamento, la domanda è quante misure convenga fare. È intuitivo che più ne faremo, più accurato sarà il risultato, ma nella pratica dobbiamo porci un limite. Il concetto è illustrato in figura 2. Il cerchio tratteggiato rappresenta schematicamente lo spazio colore effettivo di un dispositivo. Se lo caratterizziamo con tre sole misure, otterremo un triangolo che non potrà descriverlo bene, perché è troppo approssimato. Il punto contrassegnato dal cerchietto verde, ad esempio, verrà rappresentato come quello contrassegnato dal cerchietto rosso: una differenza enorme. In
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pratica, il profilo ci fornirà la descrizione di un colore molto diverso dal colore reale. Già otto punti di caratterizzazione cambiano significativamente le cose (figura 3). Intuitivamente possiamo dire che l’ottagono che si viene a formare è assai più simile al cerchio rispetto al triangolo visto poco fa, quindi approssima meglio lo spazio colore: i due cerchietti sono distinti, ma più vicini. Quando i punti salgono a venti (figura 4), l’approssimazione è ancora migliore: i due cerchietti quasi coincidono. Il numero di punti utilizzato in questi esempi non va preso alla lettera, perché uno spazio colore è ben più complesso di un cerchio: anzitutto è tridimensionale; inoltre è irregolare, talvolta in maniera marcata, a differenza del cerchio che è perfettamente simmetrico. Se aumentiamo il numero di punti al massimo, giungiamo a un paradosso: si potrebbe caratterizzare alla perfezione un dispositivo misurando il colore prodotto in corrispondenza di tutte le possibili terne che è in grado di rappresentare. Lavorando a 8 bit in RGB potremmo costruire in questo modo circa 17.000.000 di combinazioni. Fatti due conti, il profilo colore finale dovrebbe ospitare circa 100 MB di dati. Un’immagine jpeg di buona qualità e media dimensione difficilmente supera i 10 MB di peso, quindi finiremmo per allegare al file un
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dizionario cromatico dieci volte più pesante dei dati d’immagine. Ovviamente questo è improponibile. Il numero medio di misure utilizzato per caratterizzare un dispositivo è variabile. Una fotocamera si caratterizza spesso con poco più di 20 misure; un monitor può arrivare a poche centinaia; una stampante parte da qualche centinaio ma può arrivare alle migliaia. In questo caso il numero di campioni da misurare suggerisce l’utilizzo di un sistema automatico: lo strumento viene dotato di un sistema motorizzato in grado di esplorare le patch utilizzate in fase di caratterizzazione. Questo fa risparmiare tempo e minimizza gli errori di lettura dovuti all’azionamento manuale del dispositivo di misura.
Colorimetro e spettrofotometro Gli strumenti utili alla creazione dei profili colore si dividono in due grandi categorie: colorimetri e spettrofotometri. Su questa distinzione esiste una certa confusione: si sente spesso dire che uno spettrofotometro legge la luce riflessa (ad esempio dei campioni stampati) e un colorimetro legge la luce emessa da una sorgente (ad esempio un monitor); che i colorimetri sono più economici; che gli spet-
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speciale trofotometri forniscono misure più accurate. Nessuna di queste affermazioni è necessariamente vera e bisogna usare cautela. La differenza tra i due strumenti risiede nella tecnica usata per misurare il colore. Uno spettrofotometro divide la luce in componenti per mezzo di un reticolo di diffrazione (figura 5): quando un fascio di luce incontra una serie di sottilissime fessure di larghezza opportuna, separa il fascio in componenti spettrali che vengono analizzate da una serie di sensori. La misura genera dati spettrali: se vogliamo analizzare lo spettro di emissione di una sorgente luminosa questo metodo è l’ideale. Un colorimetro utilizza invece di norma tre filtri ottici colorati per separare la luce in componenti, e applica alle misure di queste componenti funzioni che simulano ciò che l’occhio umano vedrebbe. Quando è necessario ottenere una corrispondenza con la visione umana questo metodo funziona bene, ma ha un limite: ignora i dati legati a fenomeni che l’occhio umano non è in grado di percepire. Ad esempio, non è in grado di distinguere picchi di emissione molto stretti che possono manifestarsi nello spettro di taluni illuminanti, come i tubi a fluorescenza. Esistono anche strumenti di altro tipo: almeno un modello molto diffuso sul mercato usa una tecnologia ibrida, per sfruttare i vantaggi di entrambi gli approcci, e viene denominato spettrocolorimetro inverso. 4
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A ciascuno il suo strumento e ad ogni strumento il suo prezzo La maggiore ricchezza di informazioni fornita da uno spettrofotometro non è sempre un vantaggio: l’elaborazione dei dati è più lenta e ricostruire un dato di luminanza a partire da un gran numero di dati spettrali non produce sempre risultati accurati: per questo compito è più indicato un colorimetro. Se invece dobbiamo valutare con precisione colori che non ricadano in uno schema controllabile, è più adatto uno spettrofotometro. La scelta dello strumento andrebbe dunque fatta in base a un’analisi delle esigenze reali più che attenendosi a paradigmi rigidi: esistono colorimetri che leggono la luce riflessa così come spettrofotometri che leggono l’emissione di un illuminante; colorimetri assai più costosi di certi spettrofotometri; sull’accuratezza, come si comprende dalla breve analisi appena svolta, in generale non si può dire molto. Esistono diversi produttori di strumenti di misura, e chi produce colorimetri di solito offre ai suoi clienti anche spettrofotometri. Tre marche diffuse sono X-Rite, che produce la ben nota serie dei Colormunki, assieme alla più sofisticata denominata “i1” (si legge eyeone); Datacolor, che produce la serie Spyder assieme a prodotti più specialistici; Barbieri, i cui strumenti sono principalmente destinati al mondo professionale. I prezzi dei modelli entry-level partono sotto i 100€, ma i modelli più evoluti possono costare cento volte di più, a seconda del tipo di prodotto, della qualità e di eventuali sistemi di automazione a corredo. Naturalmente uno strumento da 1.000€ sarà in generale più affidabile e accurato di uno da 100€, altrimenti non si capirebbe l’enorme forbice di prezzi, ma la realtà è che certi modelli sono indicati per compiti specifici, altri meno – e questa, prima ancora del prezzo, dovrebbe essere una discriminante della scelta. Nella maggioranza dei casi, i monitor vengono caratterizzati per mezzo di un colorimetro. Il software di gestione si occupa di creare il profilo colore e installarlo nel sistema operativo. La scelta dei parametri di calibrazione (punto di bianco, luminanza, gamma ed eventualmente altri parametri secondari) è fondamentale, ma bisogna anche prestare attenzione a possibili sorprese spiacevoli. Alcuni sistemi hanno emissioni particolari che possono falsare significativamente le letture di certi colorimetri economici, generando risultati al di sotto delle aspettative. Ho visto personalmente casi in cui due monitor della stessa marca ma di diverso modello, profilati con lo stesso strumento e lo stesso software, installati sullo stesso computer e pilotati da
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un’unica scheda grafica, apparivano diversi a parità d’impostazioni. I risultati presentavano una discrepanza di circa 1.000K in termini di temperatura colore. Tuttavia, la validazione software dichiarava ugualmente buoni i profili colore realizzati in questa maniera, anche se l’occhio notava una differenza improponibile. Diagnosi: quel particolare strumento non interpretava i dati misurati in maniera simile al nostro sistema visivo. Altrettanto spesso, si utilizza uno spettrofotometro per creare i profili colore di periferiche per la stampa. Non si ribadirà mai abbastanza che non esiste il “profilo stampante” così come non esiste il “profilo carta”. Ha senso parlare del profilo di una stampante accoppiata a un certo tipo di carta, perché le prestazioni della macchina dipendono moltissimo da come gli inchiostri interagiscono con il substrato utilizzato. Detto questo, la figura 6 mostra quanto labile possa rivelarsi la nozione di “colore” laddove non siano ben delimitato il campo da gioco. Le due fotografie sono state scattate durante FESPA Digital lo scorso marzo. L’unica differenza tra le due immagini è la natura dell’illuminante utilizzato nella cabina di controllo per esaminare le stampe. La temperatura colore nominale è identica, ma nel caso della fotografia superiore era stata aggiunta al normale illuminante D50 la componente ultravioletta necessaria a simulare la luce diurna. Si vede chiaramente che i diversi fogli di carta hanno un aspetto abbastanza omogeneo sotto l’illuminante D50 standard (foto in basso), ma mostrano discrepanze notevoli in luce diurna (foto in alto). Questo è particolarmente vero per i due fogli più a destra, che rientrano nelle carte ammesse dalla nuova caratterizzazione FOGRA51 ma non dalla precedente, FOGRA39. Sembra che questo non abbia molto a che fare con le problematiche di misura, ma non è così. Le carte di destra contengono una quantità rilevante di sbiancanti
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fonte: barbierielectronic.com
ottici, noti come OBA. Il loro scopo è quello di far apparire brillante la carta e questo si ottiene convertendo la componente ultravioletta, invisibile all’occhio, in luce visibile di colore bluastro. Il risultato è che la carta appare più chiara e il nostro sistema visivo ne compensa il colore facendola apparire bianca; la misura, però, rivela che il colore tende in realtà al blu. Le carte commerciali contengono in media quantità notevoli di sbiancanti ottici, ma la caratterizzazione FOGRA39 prevede l’utilizzo di carte con basse quantità di OBA, in particolare per la produzione delle prove di stampa. Detto in chiaro, certe carte non sono utilizzabili in prova perché non sono a norma. Il risultato è che le carte utilizzate per le prove di stampa e quelle utilizzate per la stampa non si comportano necessariamente allo stesso modo. Lo standard FOGRA51 espande la tipologia di carte utilizzabili in sede di prova, ma introduce anche tipologie diverse di misura denominate M0, M1, M2 ed M3. Uno spettrofotometro di solito utilizza una lampada a incandescenza che emette luce a una temperatura colore standard. La luce contiene però una certa quantità di ultravioletto che mette in azione gli OBA presenti nel materiale da caratterizzare. Questa è la condizione M0, che di fatto lascia indefinita la quantità di ultravioletto emessa, con il risultato che spettrofotometri diversi producono risultati diversi a parità di condizioni. Serve pertanto un nuovo metodo di misura, denominato M1, che si basa su un illuminante D50. Il problema è che non tutti gli strumenti, al momento, sono in grado di utilizzare questa modalità: spesso è necessario sostituire l’apparato. Lo stesso vale per gli spettrofotometri in linea presenti su alcune stampanti: ne esiste una versione M1, ma talvolta è richiesta la sostituzione dell’elemento fotosensibile. Le due modalità restanti, M2 ed M3, non hanno una rilevanza diretta nella produzione di prove di stampa e quindi non ne parleremo in questa sede.
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Come uscirne? Quando gli standard vengono aggiornati dobbiamo verificare la compatibilità del nostro hardware, e anche che il software utilizzato sia in grado di pilotarlo. Nel caso descritto, uno strumento in modalità M0 tenderebbe a rilevare una dominante blu, che neutralizzerebbe in fase di creazione del profilo colore spostando tutti i colori verso il giallo, che del blu è complementare. Potremmo quindi ritrovarci con dati formalmente corretti, ma percettivamente sbagliati – e una dominante gialla ben visibile all’occhio nello stampato finale. Tutto questo vale, naturalmente, per la stampa offset su carta, un processo che conosciamo bene. La vertiginosa moltiplicazione di tecnologie e substrati che ha caratterizzato la stampa digitale in questi casi ha complicato non poco le cose: in assenza di uno standard rigoroso, si procede spesso per tentativi. Il paragone, forse azzardato, è con una battaglia: se il nemico è ben visibile, un colpo preciso lo può neutralizzare; se è mimetizzato l’unica soluzione sensata è sparare a caso, ma seguendo una logica. A titolo esemplificativo, in passato ho fatto una consulenza presso un’azienda che produce riproduzioni fotografiche di campioni di materiali, il cui risultato dev’essere quindi più aderente possibile all’originale: ma non era così. Per due giorni interi ho analizzato il flusso di lavoro, che era ineccepibile, ma dava luogo a risultati di stampa del tutto insoddisfacenti dal punto di vista dell’accuratezza cromatica, rendendo necessarie almeno una ventina di prove prima di avvicinarsi al risultato desiderato. Come detto, però, i profili colore erano però a posto e non c’erano falle apparenti nella procedura di stampa. In una procedura, se un passaggio non funziona e non si trova il problema, questo va rimosso, anche se con un certo tremore. Il mio suggerimento in un caso limite fu di bypassare la gestione del colore, elaborando un sistema logico e sensato
per raggiungere la corrispondenza visiva tra campione e prodotto finale, intervenendo in maniera mirata e ragionata sul file da stampare. Questo aveva senso, perché (e questo è cruciale) i documenti non uscivano mai all’esterno e tutto restava all’interno del reparto di produzione. Il risultato fu che le prove si ridussero da venti a quattro o cinque – ovvero circa il 25% rispetto a prima, con enorme risparmio di tempo e risorse umane e materiali: ovvero di denaro.
Meglio un approccio strumentale o uno empirico? Non sto in alcun modo suggerendo che questa sia strada sia corretta in generale: non lo è praticamente mai, ma quella specifica volta lo fu. Lo ripeto al fine di evitare fraintendimenti: una corretta gestione del colore è un passo essenziale per ottenere dei risultati di elevato livello qualitativo, e da essa non si può prescindere. L’esempio serve per far comprendere che questa disciplina non è di per sé infallibile: le misurazioni sono essenziali, ma un aspetto assai meno tecnologico è imprescindibile. In tre parole soltanto: ricordiamoci di usare anche gli occhi. “Solo gli occhi” sarebbe un enorme errore; “anche gli occhi” è una necessità. Il nodo è che la fede cieca nei risultati prodotti da uno strumento quando questi sono palesemente sbagliati è assai pericolosa per la qualità del prodotto. La parola chiave è “flessibilità”: niente preconcetti, né partiti presi, né credo religiosi. In loro vece, un approccio pragmatico: ciò che conta è il risultato finale, non come lo otteniamo. Se il protocollo standard ci vincola al punto di darci dei problemi, dobbiamo adattarlo alle nostre esigenze. Questo ha naturalmente una ricaduta sulla scelta delle attrezzature da utilizzare e delle procedure da adottare. Partiamo quindi dall’analisi di ciò che ci serve, dalla verifica del budget, e consideriamo anche la possibilità di acquisire la consulenza di un esperto, perché la materia è spinosa e irta di difficoltà. A mio parere, un consulente esterno non deve però diventare il responsabile on-demand della qualità del colore prodotta da un’azienda: un buon consulente analizza il flusso di lavoro, implementa modifiche e soluzioni ma soprattutto forma i responsabili interni in maniera da renderli indipendenti nella gestione dei problemi. Il responsabile della qualità del colore, che io amo chiamare “cromista digitale” dovrebbe essere una figura interna specializzata. Magari ne parlerò in un prossimo articolo, cercando di delineare quelle che dovrebbero essere la sua preparazione e competenza.
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La versatile ibrida UV da 2,5 m raggiunge una velocità di 275 m²/h e automatizza le lavorazioni grazie al feeder ABF e al capiente stacker, che si uniscono al workflow Asanti
PRODUTTORE Agfa
NOME Jeti Tauro
LUCE DI STAMPA 2.540 mm
RISOLUZIONE 725x1.200 dpi
VELOCITÀ fino a 275 m2/h
SUPPORTI STAMPABILI Carta, pannelli plastici, pellicole mono e polimeriche, cartone, compositi d’alluminio, legno, polistirene, metacrilato
TIPO DI INCHIOSTRO Inchiostro UV ad alta pigmentazione prodotto da Agfa
APPLICAZIONI Allestimenti POP, sign & display, interior decoration, packaging
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A poco più di un anno dal suo lancio, Jeti Tauro può dire di aver fatto breccia tra gli utilizzatori finali grazie a un mix azzeccato di formato, produttività, qualità e automazione. Si tratta di una stampante con luce 2.500 mm destinata a lavorazioni hi-end per allestimenti POP e sign & display sia indoor che outdoor, ma anche alla decorazione e a una gamma di lavorazioni cartotecniche. La possibilità di utilizzare fino a 8 canali colore (CMYK, Lc, Lm, bianco e primer) rappresenta un plus fondamentale di Jeti Tauro, soprattutto in abbinamento all’elevata risoluzione di stampa e alle prestazioni degli inchiostri UV ad alta pigmentazione studiati ad hoc da Agfa. La configurazione con automazione 3/4 mostrata per la prima volta nel corso di drupa 2016 ha dato un’ulteriore prova delle enormi possibilità di questa piattaforma, che è in grado di alimentare materiali rigidi con spessore fino a 50 mm e in bobina da 0,2 a 3,2 mm. Un notevole contributo alla produttività di Jeti Tauro è dato dal software proprietario Asanti per la gestione del workflow. Asanti rende le lavorazioni veloci e precise, riducendo drasticamente sia i tempi di setup che le possibilità di errore da parte dell’operatore.
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intervista a Daniele Vergani Marketing Manager Agfa Graphics Italia
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Vi aspettavate un così grande interesse per il debutto del sistema di automazione ¾ in abbinamento a Jeti Tauro? Sapevamo che questa soluzione avrebbe compiaciuto gli estimatori della Tauro, ma non che avrebbe attratto così tanto l’attenzione di chi fino a questo momento non ne aveva forse compreso appieno le potenzialità. A partire naturalmente da chi lavora prevalentemente materiali rigidi, anche per la cartotecnica. Tauro può effettuare una gamma vastissima di lavorazioni, sempre garantendo la massima produttività e senza mai scendere a compromessi sulla qualità di stampa.
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Quali sono i pregi di Jeti Tauro più apprezzabili da uno stampatore? Il plus che mi sento di sottolineare è la Thin Ink Technology, che permette di stampare uno strato estremamente sottile di inchiostro UV ad alta pigmentazione, garantendo tuttavia un livello di saturazione e una qualità dei colori fuori dal comune. Stiamo per installare la seconda Tauro in Italia e l’abbinamento tra qualità di stampa e risparmio è sicuramente un elemento fondamentale per chi la acquista. Inoltre Agfa è tra i pochi vendor a realizzare sia la piattaforma di stampa che gli inchiostri e il software: un altro vantaggio enorme per i clienti.
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Quanto influisce sulle prestazioni di Jeti Tauro la presenza di un software come Asanti? Asanti rappresenta una soluzione fondamentale che, sviluppata interamente da Agfa, permette alla stampante di esprimere appieno le proprie potenzialità. Il software gestisce l’intero workflow, ottimizzando tutti i processi, facilitando in maniera estrema il lavoro e azzerando le perdite di tempo e le possibilità di errore. Asanti, naturalmente, gestisce anche il feeder ABF, controllandone i pin di registro e guidando in maniera corretta l’operatore nella fase di carico dei materiali da stampare.
Una ibrida UV-curable che non ama i compromessi Jeti Tauro è una stampante UV ibrida di fascia alta decisamente poliedrica, che riesce a combinare una straordinaria produttività ad una qualità adatta ai palati più fini. Tauro è disponibile in 4 differenti configurazioni, da 6 canali colore (CMYK, Lc, Lm) fino a 8, con l’aggiunta del bianco e del primer. Le teste di stampa, che secondo la personalizzazione scelta possono variare da 24 a 32 unità, sono le solide e affidabilissime Ricoh Gen5. Montate all’interno di moduli estraibili, che ne facilitano la manutenzione, queste teste generano una goccia da 7 picolitri con 4 livelli di greyscale, che permettono a Tauro di produrre una risoluzione massima di 725x1.200 dpi. La stampante può alimentare materiali in bobina con uno spes-
sore compreso tra 0,2 e 3,2 mm, con larghezza massima di 2.540 mm, mentre per quanto riguarda la gestione dei materiali rigidi le misure variano in base alla configurazione. In modalità manuale la piattaforma può alimentare pannelli con dimensioni da 500x700 mm fino a un massimo di 2.540x4.000 mm, mentre in modalità semiautomatica la lunghezza è limitata a 1.700 mm. Il sistema di feeding ABF (Automatic Board Feeder) sfrutta un insieme di pin retrattili, comandati da Asanti, che allineano i pannelli posizionati dall’operatore sul piano. Un sistema di sfere rotanti permette la movimentazione dei materiali pesanti in combinazione con il conveyor belt e il sistema di aspirazione che, nel contempo, garantisce massima precisione.
l’azienda Nata in Germania nel 1867, Agfa realizza inizialmente prodotti chimici per il trattamento delle pellicole fotografiche. Si fonde nel 1964 con la belga Gevaert, produttrice di carta per fotografie, creando la Agfa-Gevaert AG. Oggi è una
multinazionale specializzata in tecnologie legate al settore dell’imaging, con tre divisioni principali: Agfa Graphics, Agfa Healt Care e Agfa Materials. Presente direttamente o indirettamente in 120 paesi, ha circa 13.600 dipendenti nel mondo.
|| Il sistema di allineamento automatico sullo stacker di Agfa Jeti Tauro è basato su pin di registro retrattili, gestiti dal software Asanti in base ai materiali alimentati
Per la produzione di packaging rigido su cartone ondulato sono inoltre disponibili guide opzionali che migliorano il livello di aderenza e planarità del
materiale lungo il percorso di stampa, con una tecnologia di controllo che previene il rischio di crash delle teste di stampa contro il materiale.
Agfa Graphics NV Via Gorki 69 20092 Cinisello Balsamo (MI) T: +39 02 300881 F: +39 02 30088807 www.agfa.com agfagraphics.it@agfa.com
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