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Watershed Group: rilevanza ed efficienza, per crescere nell’Europa delle etichette

Il gruppo irlandese combina buone prassi produttive con una flotta di sole macchine Mark Andy analogiche e ibride, e introduce la tecnologia VIVO Colour di Flint Group

di Lorenzo Villa

Fatta eccezione per il caso del gigante dell’ondulato Smurfit Kappa, l’Irlanda non è nota per aver dato natali ad aziende di stampa o trasformazione di imballaggi divenute rilevanti a livello internazionale. In ogni caso, già in passato ci eravamo spinti a Dublino per scrivere di innovazione nell’ambito della stampa. Poi lo scorso autunno, a Labelexpo, abbiamo incontrato Liz Waters, Managing Director di Watershed Group, e siamo rimasti rapiti dalla sua straordinaria energia e intraprendenza. Così abbiamo scelto l’azienda irlandese per tornare a raccontarvi di trasformazione digitale (stavolta nella produzione di etichette), nonché della costruzione di un business internazionale, basato su competenze, efficienza organizzativa, tecnologie all’avanguardia, lealtà verso i fornitori, e desiderio di offrire un vantaggio tangibile ai clienti.

L’industria delle etichette è composta da un numero relativamente piccolo di operatori (poche migliaia in tutto il mondo). Per lo più si tratta di aziende indipendenti. Solo di rado ci si imbatte in etichettifici che siano parte di organizzazioni sovranazionali, e le realtà presenti in più di un continente sono appena una manciata. Con fatturato che supera i 22 milioni di euro (2019), 130 collaboratori, e siti produttivi in Irlanda, Regno Unito, Germania e Polonia, Watershed Group è un “peso medio”, ma ambisce a ritagliarsi un ruolo rilevante come fornitore paneuropeo di brand globali e locali.

Il quartier generale di Watershed Group, a Dublino.

L’azienda viene fondata da Tom Waters nel 1992. Waters inizia la sua carriera nel settore creditizio e finanziario, per poi entrare nella Industrial Development Authority (IDA), l’agenzia governativa irlandese incaricata di attrarre gli investimenti nel Paese. A un certo punto, il manager realizza di voler avviare una propria attività, permeato dalla convinzione che la crescita e la rilevanza delle aziende irlandesi debba fondarsi sull’export e sul raggiungimento di una certa massa critica. Da questa intuizione derivano l’attitudine alle acquisizioni e l’amore per la diversità, che ancora oggi fanno parte del DNA di Watershed Group.

Al contempo, la moglie Liz – studi classici e un’esperienza come insegnante – cresce quattro figli, entra in Aer Lingus come sviluppatrice del segmento leisure in Europa, e nel 2005 acquisisce Malones Of Dublin, storico marchio irlandese di prodotti per la pulizia. Alla morte del marito, nel 2012, Liz entra in Watershed Group, e ne diventa CEO e azionista unico. Per l’azienda si apre così una nuova fase di crescita, di ampliamento del portfolio prodotti, e di investimenti nell’ammodernamento di tecnologie e processi.

In quest’ultimo campo rientrano l’inconsueta decisione di unificare l’intera flotta di macchine da stampa sulle tecnologie flexo e digitali di Mark Andy, e l’adozione del sistema di formulazione degli inchiostri VIVO Colour di Flint Group.

L’orgoglio di essere irlandesi, l’importanza di essere rilevanti

Più dei numeri, dei macchinari e delle referenze di marchi blasonati, Watershed Group è orgogliosa di ciò che è oggi, e concentrata su ciò che ambisce ad essere nel futuro. Riguardo il presente, l’azienda è anzitutto fiera di essere irlandese.

«L’irlandesità è un valore. Quando vivi in un territorio piccolo e isolato, la cui popolazione è insufficiente a farti crescere, devi essere inventivo. Devi guardare fuori», afferma Waters. «Nel nostro campo, guardare fuori significa essere flessibili, adattarsi a culture differenti, predisporti a fusioni e acquisizioni, avere una grande fiducia in te stesso. Gli irlandesi sono molto sicuri di sé, ed è una delle caratteristiche che ho inculcato a tutti i livelli dell’azienda».

La linea ibrida (inkjet+flexo) Mark Andy Digital Series.

La titolare di Watershed Group non incarna i retaggi e le consuetudini che caratterizzano gli imprenditori del printing di lunga data, né subisce l’influenza dei tanti costruttori che spingono i propri clienti a investire per emulazione. Al contrario, l’imprenditrice rifugge gli approcci “me-too” (cioè basati sull’emulazione) e punta a trasformare la sua azienda in un fornitore capace di distinguersi a livello internazionale per il suo carattere unico.

«Quello dell’etichetta è un settore resiliente, in cui molte aziende sono sopravvissute alla recessione e continuano a crescere perché operano in settori mainstream, come gli imballaggi per l’industria alimentare e la cura della persona. Eppure, il nostro mercato è cambiato e dobbiamo prepararci a nuovi scenari», spiega Waters.

Ogni giorno, l’azienda irlandese compete con operatori che antepongono la propria potenza di fuoco, le posizioni raggiunte, le specializzazioni vere o millantate a una chiara idea di come generare valore per i propri clienti. Anche in questo caso, la posizione di Watershed Group è anticonformista.

«Prima ancora di produrre, devi pensare a quanto vuoi essere rilevante per il tuo mercato. Successo e rilevanza sono due materie differenti, e tra le aziende del settore, specie in Regno Unito e Irlanda, la tendenza è più quella di fare soldi che acquisire rilevanza», afferma Waters. «Per questo abbiamo deciso di concentrarci su come essere rilevanti, anziché sul mero successo economico».

Un’etichetta nobilitata realizzata da Watershed Group per un produttore locale di whisky.

Un fornitore paneuropeo per una clientela internazionale

Una volta varcati i confini nazionali, per molte organizzazioni è complesso definire quale sia il limite tecnico al proprio processo di internazionalizzazione. C’è chi fa il passo più lungo della gamba, e cade. E c’è chi stenta a uscire dalla propria zona di comfort, o da una particolare area geografica o linguistica, e si preclude molte opportunità. Watershed Group, che già serve alcuni dei maggiori brand globali del beverage, ha abbattuto questo confine psicologico, e investe con fiducia per offrire servizi e approcci nuovi ai propri clienti.

In quest’ambito, la tendenza dominante è poter offrire un portfolio molto ampio di prodotti complementari – etichette, packaging, materiali POP, stampati commerciali – non importa se realizzati internamente o avvalendosi di partner e terzisti.

«Sempre più marchi cercano un mix di prodotti e servizi, ed è essenziale organizzarsi per offrirli», spiega Waters. «È possibile farlo tramite acquisizioni, joint venture, partnership. Ciò che conta, è che oggi i marchi sanno trattare coi fornitori, e il loro principale interesse è dialogare con soggetti capaci di combinare i pezzi, supervisionare i processi e garantire un’offerta completa ed efficace. Questa è l’area in cui vogliamo posizionarci».

Per crescere, Watershed Group ha messo a punto una strategia fondata su tre pilastri. Il primo è la crescita organica, che impone continui investimenti in nuove tecnologie, nell’efficientamento e nella digitalizzazione dei processi, così da generare valore per l’azienda.

«Investire è ineludibile, ma ci vuole intelligenza, ed è vitale capire cosa è davvero necessario», spiega Waters. «Grazie alla nostra solidità e al supporto delle banche, negli ultimi sei anni abbiamo investito nove milioni di euro in nuove tecnologie. Un approccio che sarebbe insostenibile per un piccolo operatore, con accesso limitato al credito».

Il secondo pilastro è l’aggiunta di nuovi settori e mercati, come quello delle bevande alcoliche, in cui Watershed Group è entrata solo tre anni fa, arrivando a fornire alcuni dei più prestigiosi produttori mondiali.

Alan Dunney, Shift Leader presso il sito Watershed Group di Dublino.

Ultima, ma non meno importante, è la crescita per acquisizioni. Una modalità che Watershed Group conduce nel pieno rispetto delle persone e delle culture aziendali preesistenti.

«Quando acquisiamo un’azienda, in genere ne salvaguardiamo il management, e revisioniamo le procedure solo dove strettamente necessario», spiega Waters. «Piuttosto, ci piace collaborare con il team locale per allineare modalità produttive e reportistica. Più che sulla crescita e su un rapido rientro dell’investimento, ci focalizziamo sui bisogni dei clienti».

Nel 2019 Watershed Group ha completato l’installazione del software gestionale Label Traxx, che consente all’azienda di governare i processi e pianificare le attività in tutti i suoi stabilimenti.

Uniformità tecnologica e la mission di consulenti

Se la quasi totalità degli etichettifici possiede un parco macchine eterogeneo, espressione di una pluralità di costruttori, Watershed Group ha scelto di basare la sua produzione su una flotta di macchine flessografiche Mark Andy. L’azienda irlandese ha identificato nella piattaforma P5E, ultima nata nella Performance Series del costruttore americano, la soluzione in grado di garantire alta qualità e produttività, ripetibilità e cambi di lavoro rapidi, senza pregiudicare la flessibilità necessaria a presidiare mercati e applicazioni molto diversi.

«Se vuoi coerenza nella produzione, devi utilizzare le stesse macchine, gli stessi inchiostri e la stessa carta», spiega Waters. «Usando solo tecnologia Mark Andy, inchiostri Flint Group e materiali Avery Dennison in tutti i siti produttivi, possiamo realizzare ovunque la stessa commessa, con la medesima resa qualitativa e cromatica».

La scelta di Mark Andy deriva dalla particolare attitudine del costruttore alla ricerca e sviluppo, alla personalizzazione e alla creazione di soluzioni uniche e user friendly.

«Mark Andy è un’azienda di ingegneri, che come tali amano fare le cose per bene. Quando li abbiamo approcciati erano più piccoli di oggi, e volevano crescere molto rapidamente», spiega Waters. «Questo li ha spinti ad essere estremamente flessibili e accessibili, e ad offrirci molte funzionalità aggiuntive, tra cui una potente interfaccia online di gestione dei dati e la piena predisposizione per l’Industria 4.0».

Per rispondere alle istanze di creativi e brand owner, l’etichettificio ha scelto di adottare la tecnologia di incisione dei polimeri Esko Full HD Flexo, e di equipaggiare le proprie linee di produzione con moduli per l’hot e il cold foiling, per l’embossing e per la verniciatura serigrafica.

Etichetta realizzata da Watershed Group per Guinness

«Tra marche, designer e stampatori c’è da sempre un gap, che cerchiamo di colmare sedendoci attorno al tavolo con loro in veste di consulenti», continua Waters. «Ad esempio, accade che i designer creino progetti complessi e costosi, che i clienti non vogliono pagare. In quella fase, alle nostre tecnologie affianchiamo le nostre competenze, elaborando soluzioni percorribili per ottenere lo stesso effetto, ma ad un prezzo più basso».

VIVO Colour per tenere il colore sotto controllo

Per qualsiasi produttore di imballaggi ed etichette, la gestione del colore e la riproduzione delle tinte piatte sono un tema cruciale, e un’area operativa intrisa di variabili, troppo spesso lasciate alla discrezionalità degli operatori sulle singole macchine da stampa. Watershed Group ha deciso di affrontare la questione con il proprio abituale approccio analitico e pragmatico.

«Assicurare a occhio una corretta corrispondenza cromatica è molto complesso», spiega Patrick Murphy, Chief Operating Officer di Watershed Group. «Puoi essere un ottimo stampatore, ma non avere competenze di colore, e commettere errori costosi».

Grazie alla relazione con Flint Group, a inizio 2019 l’azienda irlandese è stata tra le prime al mondo a testare VIVO Colour, l’esclusivo sistema di formulazione inchiostri basato sul web. VIVO Colour fornisce all’operatore, in qualsiasi parte del mondo, una formula e una procedura rigorosa di miscelazione, che gli consente di riprodurre con precisione il colore desiderato in base al tipo di inchiostro, tecnologia di stampa e supporto. Il sistema funziona indipendentemente dal target da eguagliare, sia esso un riferimento PANTONE o PANTONE LIVE, un valore Lab, un dato spettrale o un campione fornito dal cliente.

La piattaforma include i portali VIVO Colour Cloud, che ospita il database di formulazioni, e VIVO Colour Portal, presidiato da tecnici e dedicato alla creazione di nuove formulazioni on-demand, e all’esecuzione di test su nuovi supporti e tipologie di rulli anilox.

«È un’idea semplice ma geniale, che si sarebbe potuta elaborare vent’anni fa. Ed è un investimento ragionevole rispetto ai vantaggi che produce», continua Murphy. «Con VIVO Colour abbiamo raggiunto la piena coerenza nella corrispondenza cromatica, abbiamo ridotto il consumo di inchiostro del 5%, e stimiamo un risparmio di tempo in avviamento di cinque minuti e venti metri di materiale per ogni tinta piatta».

Per implementare rapidamente la piattaforma, Flint Group ha organizzato un programma di formazione rivolto a tutti gli operatori macchina e al personale di prestampa, che ha consentito loro di raggiungere in breve tempo le competenze necessarie a ottenere i migliori risultati. A pochi mesi dall’avvio del programma, VIVO Colour è stato unanimemente accettato come un sistema che facilita il lavoro e riduce i tempi di fermo macchina.

Etichetta realizzata da Watershed Group per River Brewing Co.

Watershed Group ha introdotto VIVO Colour presso il quartier generale di Dublino, dove vengono condotti i beta test su tutte le nuove tecnologie. Al termine del processo di validazione, previsto per la fine del 2021, l’azienda estenderà la tecnologia Flint Group a tutti gli stabilimenti europei del gruppo.

Verso la produzione digitale

Parallelamente alla digitalizzazione della prestampa flexo, Watershed Group ha investito in tecnologie per la stampa digitale. Anche in questo frangente, la relazione con i fornitori storici è stata determinante, e nel 2018 ha portato l’azienda a installare, per prima in Irlanda e Regno Unito, il sistema ibrido Mark Andy Digital Series. La configurazione scelta, pensata per soddisfare le esigenze del mercato delle bevande alcoliche d’alta gamma, prevede quattro unità flexo, il motore di stampa inkjet a cinque stazioni (CMYK+W), il modulo di laminazione e l’unità di fustellatura.

«Guardavamo al digitale già da un po’, ma la maggior parte delle tecnologie esistenti ci sembrava scarsamente differenziante e troppo costosa, sia in termini di hardware che di consumabili», afferma Waters. «Inoltre, realizzando in prevalenza prodotti di alto volume, faticavamo a capire dove poter applicare efficacemente la stampa digitale».

Fedele alla propria strategia di disallineamento dal “me-too”, Watershed Group ha identificato nella tecnologia ibrida di Mark Andy un fattore per diversificare la propria offerta agli occhi dei brand owner, oltre che un’opportunità di offrire etichette stampate con una qualità e un impatto visivo inediti, anche in quantitativi ridotti e in molteplici varianti.

«Il vantaggio del digitale non si limita a piccoli lotti e tempi di consegna ridotti. La qualità e la grande flessibilità che offre, ne fanno una tecnologia a prova di futuro. L’unica via di sviluppo possibile per i prossimi 3-5 anni», conclude Waters.

Con alle spalle sei anni di crescita a doppia cifra, forte di una clientela fidelizzata, e pronta ad aggredire nuovi segmenti di mercato, bisognosi di fornitori affidabili e qualità premium, Watershed Group sta concentrando ora i suoi sforzi su un ulteriore accrescimento della qualità della sua offerta. In particolare, entro la fine del 2020 l’azienda completerà l’adozione di tecnologie di ispezione automatica (sia del colore che del contenuto grafico) sul 100% delle proprie linee di produzione. Anche queste implementazioni rientrano nella raccolta di buone prassi a cui Liz Waters ha dato il nome di “The Watershed Group Way”: un insieme di rigorose linee guida create per permettere all’azienda di continuare a svilupparsi in maniera sostenibile e virtuosa.

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