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Packly riscrive le regole della produzione online di packaging d’alta gamma

Forte di 48.000 utenti, il web-to-pack italiano completa il suo workflow digitale con la seconda Highcon Euclid, una Scodix Ultra e una versione prototipale di HP Indigo 90K

di Lorenzo Villa

Sin dal suo esordio, nel 2015, Packly è sotto i riflettori di stampatori e converter, sia convenzionali che online. Molti osservano la startup italiana con crescente curiosità e invidia, cercando di seguirne le mosse, carpirne i segreti, allacciarvi relazioni e stringervi accordi.

La ragione di tanto interesse risiede nella mission stessa di Packly, nata come il primo servizio online di progettazione parametrica di packaging. Sin dai suoi primi vagiti, Packly ha permesso anche a grafici senza esperienza, tipografi e piccole cartotecniche di creare e vestire astucci e scatole in cartone teso, variando liberamente lo spessore del supporto, e ottenere un rendering 3D fedele e un tracciato fustella di precisione millimetrica. Parallelamente alla progettazione, Packly ha progressivamente accresciuto le opzioni d’acquisto di packaging in piccoli, medi e grandi quantitativi. Un servizio reso possibile dalla coabitazione con Pringraf, l’azienda cartotecnica fondata a metà degli anni Novanta dai fratelli Prioriello, di cui Packly è una costola.

Un dettaglio dell’inserto realizzato da Packly per la campagna su Italia Publishers.

Pringraf e Packly si sono distinte, rispettivamente, per l’adozione di alcune tra le tecnologie di stampa e converting digitale più innovative – nel 2014 il converter italiano è stato il primo utilizzatore mondiale di Highcon Euclid II – e per una crescita fulminea del numero di utenti online nei cinque continenti.

Il 2020 si è aperto con un ulteriore cambio di passo, che vedrà Packly introdurre la nobilitazione tra le opzioni, e il cartone ondulato tra i supporti selezionabili. Da parte sua Pringraf, ha installato la seconda Highcon Euclid, e adottato una versione modificata di Scodix Ultra e la prima HP Indigo 90K al mondo ottimizzata per stampare packaging in cartone teso.

Per scoprire il nuovo ecosistema produttivo di Packly, e seguire dal vivo la produzione di un inserto speciale realizzato per Italia Publishers, abbiamo visitato la sede di Pringraf e incontrato i suoi cofondatori e titolari, Giuseppe e Roberto Prioriello, insieme alle loro collaboratrici più strette, Mena Prioriello e Imma Romano.

Una fase della stampa del prodotto.

Fare packaging, offline e online

Basata tra le montagne del Molise, la seconda regione più piccola e meno popolata d’Italia, Pringraf ha lottato per creare un modello di business sostenibile e scalabile, in un’area ricca di eccellenze ma povera di committenti rilevanti. In oltre vent’anni di produzione cartotecnica, l’azienda ha investito in tecnologie e processi capaci di assecondare tanto le produzioni di alto volume per l’industria alimentare e farmaceutica, quanto i piccoli lotti. Pringraf, il cui layout produttivo è da sempre compatto e ultra-efficiente, utilizza le più avanzate tecnologie di Koenig & Bauer e BOBST per la stampa offset e il converting.

La trasformazione in chiave digitale inizia nel 2014, con l’introduzione di Highcon Euclid II, voluta per abbattere i tempi e i costi di realizzazione delle fustelle nelle lavorazioni just-in-time. La nascita di Packly, l’anno successivo, dà impulso a un ulteriore processo di digitalizzazione, che sfocia nell’introduzione di una macchina da stampa digitale a toner, e nel 2018, di due Zünd S3, adottate per assecondare il crescente flusso di micro-ordini generati da Packly. Poi, nel 2019, la definitiva svolta digitale in chiave produttiva.

La creazione dell’inserto stampato e nobilitato di questa uscita, sul portale di Packly.

Stampa offset e digitale, mondi (apparentemente) inconciliabili

Le macchine da stampa digitale in formato B1 e B2 per la stampa di packaging sono una manciata, e quasi tutte hanno in comune tecnologia di stampa inkjet e alimentazione a foglio. Desiderosa di fare una mossa dirompente, nel 2016 Pringraf ha iniziato ad analizzarle, concludendo che nessun sistema sul mercato offrisse il mix di flessibilità, formato, qualità ed economicità adatto ad affiancare la tecnologia offset, rimpiazzandola dove opportuno.

L’intuizione arriva nell’estate del 2018, osservando una HP Indigo 20000 in azione. Alimentata a bobina, con una larghezza di stampa di 760 mm e uno sviluppo massimo dell’immagine di 1.100 mm, la piattaforma HP è progettata per stampare packaging flessibile, ed è adatta applicazioni commerciali in formato B1. Tra i suoi plus, la riproduzione accurata di immagini, testi e tinte piatte, i neri profondi e uniformi, la precisione del registro e la produttività complessiva. Nonostante ciò, HP Indigo 20000 non può alimentare cartone teso fino a 600 micron.

Caricamento di una bobina di cartone su HP Indigo 90K.

I titolari di Pringraf non demordono, e provocano il team di R&D di HP Indigo, che accetta la sfida. Nasce così un progetto congiunto di sviluppo e integrazione, che dà vita a una linea produttiva originale e unica mondo.

«Le macchine digitali B1 sul mercato non ci sono parse sufficientemente mature. Nel formato B2 ci sono piattaforme stabili, ma una ci avrebbero precluso almeno la metà delle commesse. Così abbiamo scommesso su HP Indigo, che ha un numero rilevante di installazioni e una tecnologia di imaging consolidata», afferma Roberto Prioriello.

Il packaging digitale a bobina

Il cuore del sistema è il motore di stampa a 7 colori di HP Indigo, che integra un’unità di pretrattamento per la stesura di un primer dedicato, formulato per ottimizzare l’adesione dell’ElectroInk alla carta. A monte della macchina da stampa è installato uno speciale svolgitore per bobine jumbo, capace di alimentare fino a 2.200 metri di cartone da 300 g/m². A valle della macchina da stampa è installato un buffer della danese Grafisk Maskinfabrik, che adegua la velocità lineare della bobina stampata al resto della linea.

I fogli tagliati e impilati in uscita.

Il processo di finishing inizia con l’applicazione a tavola piena di una vernice protettiva, eseguita con un’unità di verniciatura flexo con racla a camera chiusa, prodotta dalla danese TRESU. Packly ha scelto una vernice acrilica a base acqua, che garantisce ecosostenibilità e compatibilità con le normative di sicurezza più stringenti. Sebbene non certificati per il contatto alimentare, tutti i prodotti del web-to-pack italiano sono compostabili e certificati con il marchio “OK compost” di TÜV Austria, sia Home che Industrial.

La bobina entra quindi nel modulo di asciugatura, equipaggiato con lampade IR ed elementi soffianti.

A fine linea, il cartone è pronto per il taglio in fogli e l’impilatura.

La prima operazione viene eseguita con un’unità di taglio a ghigliottina in linea, che consente di sezionare la bobina in fogli di lunghezza minima 400 mm e massima 1.200 mm. Dopo il taglio, i fogli vengono accompagnati su una tavola inclinata con nastri trasportatori gommati, e depositati sull’impilatore. L’esclusiva unità di converting è progettata e costruita dall’italiana Zandonai Albert. L’unità è dotata anche di un vassoio di raccolta ausiliario, utilizzabile sia per espellere singoli fogli da ispezionare, che eventuali lavorazioni urgenti inserite on the fly nella bobina. Il setup dei moduli di taglio e di raccolta è automatico, grazie alla lettura di speciali marchi, che vengono letti da un sensore ottico. La produttività della linea può raggiungere i 40 m/min., equivalenti a circa 2.400 fogli B1/ora. Il posizionamento dei lavori sulla bobina è eseguito attraverso un algoritmo proprietario, che consente di ottimizzare il formato del foglio in uscita.

La Scodix Ultra 101 installata da Pringraf e, sullo sfondo, la KBA Rapida 105.

«Potendo creare formati personalizzati, come il 700x800 o 700x900 mm, abbiamo ridotto drasticamente gli sfridi che avremmo usando carta in formato B1», spiega Roberto Prioriello.

Il controllo qualità è eseguito con il sistema di ispezione integrato di HP Indigo 90K, e a campione con spettrofotometri fuori linea.

La svolta del packaging digitale nobilitato, in piccoli, medi e grandi quantitativi

Da metà settembre 2020 gli utenti di Packly hanno visto comparire sul portale un nuovo servizio: la nobilitazione dei prodotti con verniciatura selettiva e foil a rilievo, oro e argento. Questa opzione rafforza la posizione di Packly nei mercati del lusso, della cosmesi e delle bevande alcoliche.

Attribuendo una tinta piatta agli elementi grafici da nobilitare, i designer possono caricare il proprio file grafico completo di nobilitazione, ottenendo un rendering tridimensionale ultra-realistico, completo degli effetti di riflessione della luce sulle parti verniciate e metallizzate.

«Volevamo permettere all’utente di ottenere un’anteprima del suo intero progetto, verificarne l’effetto e approvarlo», sottolinea Giuseppe Prioriello. «Negli ultimi 18 mesi abbiamo lavorato su un nuovo algoritmo di visualizzazione, più potente ma leggero e veloce da caricare su qualsiasi dispositivo».

Un dettaglio dell’inserto per Italia Publishers nobilitato con vernice spessorata sulla macchina Scodix.

Sul fronte produttivo, abilitare la nobilitazione di singoli pezzi e piccoli quantitativi ha richiesto l’introduzione di nuove tecnologie.

Scartata l’opzione di un sistema di nobilitazione digitale in formato B1, giudicato sovradimensionato per l’attuale mole di lavorazioni nobilitate, Pringraf ha identificato in Scodix Ultra 101 il sistema adatto alle proprie esigenze. Tuttavia, per non precludersi la possibilità di nobilitare fogli oltre il formato B2+, l’azienda ha chiesto e ottenuto dal costruttore israeliano una personalizzazione, che ha portato il formato carta a 600x815 mm. Tra i primi in Europa, Pringraf ha anche adottato Scodix Studio Station, il digital front end che semplifica le fasi di editing a bordo macchina, introduce le funzionalità di dato variabile, e velocizza le fasi di preparazione e rasterizzazione dei file.

Flessibilità e scalabilità, per servire un mondo dominato dall’e-commerce

Pringraf ha adattato i suoi processi produttivi alle mutate esigenze dell’industria del packaging, di cui Packly ambisce ad essere l’interprete. Emblematica è la coesistenza e interoperabilità tra stampa offset e digitale, e tra le linee di fustellatura BOBST, Highcon e Zünd.

Le due unità di fustellatura digitale Highcon di Pringraf.

«In base alle specifiche, al formato, alla quantità e alla resa sul foglio, il nostro software proprietario invia i lavori a una determinata linea di stampa o di fustellatura», spiega Roberto Prioriello. «Talvolta può essere conveniente fustellare centinaia di pezzi con Zünd anziché con Highcon, e nella scelta tra Highcon e BOBST un breakeven di 1.500-2.000 fogli può salire a 5.000 se la complessità dell’avviamento gioca a favore del digitale».

Piattaforme digitali sempre più performanti e affidabili si traducono per Pringraf in sostanziali tagli di tempi e costi per avviamenti e fustelle, maggiore ripetibilità e riduzione degli scarti. Un’efficienza che ha reso l’azienda il partner elettivo per marchi piccoli e grandi attivi nella vendita online.

«I nostri clienti vogliono spedire i loro prodotti con imballi resistenti, ma anche belli, ecosostenibili, riordinabili con facilità, in grado di arricchire l’esperienza di unboxing», spiega Giuseppe Prioriello. «Per aiutarli ad aderire alle linee guida di Amazon li ascoltiamo, facciamo ricerca e sviluppo, adottiamo nuovi materiali e nuove tecnologie di stampa, converting e nobilitazione».

Una family company che cresce in modo organico e trasversale

A luglio 2020 Packly ha superato i 48.000 utenti attivi, in crescita di circa 1.500 unità su base mensile. L’utenza è equamente suddivisa tra Italia ed estero, con in testa Germania e Paesi scandinavi. Il web-to-pack italiano elabora e spedisce oltre 300 ordini ogni giorno, provenienti da tutto il mondo.

La nuova Euclid III, installata a gennaio 2020.

«Riceviamo ordini da luoghi remoti come Australia, Isole Faroe, Madagascar, Malta, Cipro. Una dinamica che si spiega anche con una produzione locale non sempre tempestiva e qualitativa», spiega Prioriello. «Sempre più spesso, però, riceviamo ordini da decine di migliaia di pezzi dal Nord America, dove Packly sta guadagnando consensi tra designer e marchi che esigono tempi di consegna fulminei e precisioni al decimo di millimetro».

Trascorrendo una giornata tra produzione e logistica, ciò che colpisce è l’eterogeneità e la trasversalità delle commesse, che va dalle confezioni per granchi surgelati, al packaging per bacchette da mago, fino ai giochi di società, ai kit per il test del DNA, a prodotti alimentari ancora in fase di testing.

Per soddisfare un’utenza così variegata, nel 2019 Pringraf ha quadruplicato il suo sito produttivo di Campochiaro (CB), costruendo un edificio di 4.000 m² interamente climatizzato e dotato di impianti per il trattamento dell’aria, il recupero di calore, e il mantenimento di valori predefiniti di umidità relativa. L’azienda è inoltre certificata FSC, e ha ottenuto la certificazione BRC Packaging di livello AA per la produzione di packaging alimentare.

Per ridurre il proprio impatto ambientale, Pringraf ha installato nuovi autocompattatori per il macero di carta bianca e inchiostrata, e attivato un nuovo impianto fotovoltaico da 150 kW (in fase di espansione), che le conferisce parziale autonomia energetica.

Una fase della fustellatura laser dell’inserto realizzato da Packly per la campagna su Italia Publishers.

Sul fronte dei prodotti, da metà ottobre 2020 Packly introdurrà il cartone microonda tra le opzioni di scelta dei materiali. In un solo click, l’utente potrà adattare all’ondulato una fustella creata per il cartone teso, a condizione che la dimensione e la forma dell’oggetto siano compatibili. Per garantire la medesima qualità di stampa cui gli utenti di Packly sono abituati, Pringraf ha messo a punto un processo di accoppiatura dell’onda nuda con il cartone teso bipatinato, stampato in offset o su HP Indigo. Questo consentirà a Packly di approcciare segmenti di utenza ancora più ampi.

«Una cartotecnica tradizionale tende ad essere settoriale, a servire clienti per affinità», afferma Giuseppe Prioriello. «È bello sapere che, grazie a Packly, anche player di nicchia hanno la possibilità di emergere, realizzando il loro primo packaging con poche decine di euro».

Il team di Packly con il prototipo di HP Indigo 90K.

Nonostante le lusinghe di numerosi potenziali investitori, sia industriali che finanziari, Giuseppe e Roberto Prioriello hanno scelto di preservare l’integrità del loro progetto imprenditoriale e della loro family company.

«Packly è come un bambino piccolo, e desideriamo che cresca senza influenze esterne che potrebbero snaturarne la filosofia, e la visione», concludono i co-fondatori. «Tra qualche anno, forse, saremo pronti a valutare opzioni diverse».

Con l’attuale potenza di fuoco, Pringraf è pronta a soddisfare la crescita dei volumi di Packly per i prossimi 18 mesi. Tuttavia, la brama di realizzare packaging just-in-time da 1 a 100 mila pezzi, per qualsiasi cliente nel mondo, ha già riacceso in azienda il consueto e irrefrenabile impeto verso nuovi traguardi di innovazione tecnologica e di prodotto.

Il management team di Packly. Da sinistra, Mena, Giuseppe e Roberto Prioriello, e Imma Romano.

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