SPECIALE DI DOC DI ORIGINE CALABRESE REG.TRIBUNALE DI CS - N.1 - 2014
Calabria Per Expo 2015 MAGAZINE
PRODOTTI, IMPRESE E STORIE CH E NUTRONO IL PIA NETA , E N E RGIA P E R LA VI T A
Calabria
in questo numero Storie di Slow Food di Nicola Fiorita
A Slow Festival 2014 per essere felici, l’armonia
LUNGO I SENTIERI DEI SAPORI E DEI SAPERI DEL PARCO NAZIONALE DELLA SILA
“U Sacchiettu” di Longobucco
di Antonio Blandi
I Palmenti di Ferruzzano di Fausta Comite
Il Pane Calabrese di Walter Cricrì
I Sacri Cedri
di Maurizio Rodrighiero
In Viaggo con l’Abate Gioacchino di Antonio Mancuso
P E R C H È L ' E X P O 2 0 1 5 S I A U N M O M E N T O D I R I P A R T E N ZA E N O N D I A R R I V O www.calabriaperexpo.it
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10 NEWS DAI COMUNI
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EVENTI NELLA PROVINCIA
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LA FORRA DEL CASTIGLIONE
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LA PROVINCIA NEL PIATTO IL PANE
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LA PROVINCIA NEL PIATTO “U’MELI DI FICHI”
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LA PROVINCIA NEL PIATTO I POMODORI DI BELMONTE
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MUSEO MACA VIGLIATURO A ACRI
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NEWS DAI COSENTINI NEL MONDO
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LO SCAFFALE DEI LIBRI
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RACCONTA IL TUO VIAGGIO, SCRITTI
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CIASPOLE CHE NEVE
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RACCONTA IL TUO VIAGGIO, FOTORACCONTO
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LA BELLA TERRA
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Cosenza 503 anni dopo telesio
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In Viaggio con Gioacchino Da Fiore pag.
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SPECIALE COSENTINI NEL MONDO
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Verso Serra delle Ciavole pag.
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Il santuario di Madonna delle Armi
Editoriale Salve, a tutti, cominciamo questa nuova avventura editoriale con grande entusiasmo, ma anche con la consapevolezza che l’expo può essere un momento importantissimo per la Calabria e non solo perchè si parla di cibo ma soprattutto perchè si parla di sviluppo sostenibile. Nutrire il Pianeta energia per la vita, enunciato che la Calabria deve sposare appieno per costruire un futuro che sia buono, pulito e giusto e soprattutto produttivo.
eventi eventi
EXPO 2015 l’esposizione universale
L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE
È possibile assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana, sufficiente e sostenibile? Con questa domanda si apre la sfida dell’Esposizione Universale di Milano 2015. Il Tema di Expo Milano 2015 si propone di affrontare il problema della nutrizione per l’Uomo, nel rispetto della Terra sulla quale vive e dalla quale attinge le sue risorse vitali ma esauribili. Alimentazione, sostenibilità, ricerca e sviluppo sono i focus su cui si concentra l’Evento per trovare il modo di garantire cibo e acqua a tutta la popolazione mondiale. Ad Expo Milano 2015 i Paesi Partecipanti portano le loro competenze nei settori dell’agricoltura, della produzione industriale, del commercio dei prodotti e della ricerca scientifica. Prendendo spunto da queste expertise, lo scopo è quello di trovare dei modelli di sviluppo per assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona, sana e sostenibile capace di tutelare la biodiversità indispensabile per la salute del Pianeta. Expo Milano 2015 non si conclude il 31 Ottobre 2015. Il risultato del semestre di lavori, incontri, seminari lasceranno come legacy il know-how in grado di ottimizzare la catena alimentare proponendo nuove prospettive, riducendo gli sprechi, aumentando la sicurezza alimentare e recuperando il
I temi dell’esposizione Per far vivere in prima persona il Tema “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita” Expo Milano 2015 si è posta l’obiettivo di “mettere al centro” il visitatore e la sua esperienza. Questa è la base del Modello di Partecipazione dei Cluster che rappresentano uno degli elementi più caratteristici dell’Esposizione Universale di Milano e costituiscono uno straordinario valore aggiunto per lo sviluppo del Tema. I Cluster sono spazi espositivi innovativi che sapranno raccogliere e organizzare numerosi Paesi all’interno di uno stesso progetto architettonico sviluppato intorno a un tema centrale condiviso da tutti e rappresentativo di ciascuno. L’esito di questo nuovo approccio alla progettazione e alla collaborazione ha portato all’individuazione di nove Cluster.
In viaggio con
Gioacchino da Fiore Testo di Fausta Comite - Foto di Antonio Blandi e Antonio Mancuso
MONACO, PROFETA, TEOLOGO AUTORE DEL LIBRO DELLE FIGURE LA PIÙ BELLA ED IMPORTANTE OPERA DI TEOLOGIA FIGURALE E SIMBOLICA DEL MEDIO EVO , GIAOACCHINO DA FIORE È UNO DEGLI SCRITTORI MEDIEVALI PIÙ STUDIATI IN ASSOLUTO A LIVELLO INTERNAZIONALE
La storia di quest’uomo del XII sec., nato a Celico, teologo della storia, esegeta biblico e riformatore monastico, è caratterizzata da momenti di vita straordinari che vanno dalla rinuncia a questo mondo per servire il re Celeste, all’esperienza cistercense, iniziata nel Da San cenobio della Sambucina di Luzzi, continuaGiovanni in fiore a ta con la guida del monastero di Corazzo, Luzzi nele conclusa con la separazione dall’ordine la abazia di Santa di Citeaux per vivere più intensamente l’eMaia della sperienza della regola di San Benedetto - in Sambucina Petra che dicono Lata -, per finire con la fondazione di un nuovo monastero e la progettazione di un nuovo ordine monastico, quello Florense, sui monti dell’altopiano silano in Jure Vetere. Ma anche l’atteggiamento di profeta d’ Israele nei confronti dei potenti di questo mondo, in un momento delicato del Regno di Sicilia, fatto dal passaggio tra potere normanno e monarchia sveva. Jure Vetere, inter frigidissimas alpes, situato sulle altissime montagne silane, è il luogo scelto nell’autunno del 1188, dall’abate calabrese e chiamato Flos, affinchè in Nazareth fosse annunciato il nuovo frutto dello Spirito Santo. Un monumento che, dopo la sua distruzione, avvenuta nell’estate del 1213
Gioacchino si recò sulla Sila, alla ricerca di un sito sul quale avrebbe costituito la sua nuova comunità, e lo lo individuò nel luogo ove oggi sorge l’abitato di San Giovanni in Fiore.
non fu mai ammirato da altri e che grazie al Centro Internazionale di Studi Gioachimiti è stato, da poco tempo localizzato e riportato in luce. In uno scorcio incantevole di natura silana si ascol- In seguito si stabilì tava, nel cantico denel monagli uccelli ed il vento, stero di il rumore di due fiumi, Santa Mauno il bene e l’altro ria di Corazzo, di il male, uno l’Arvo e fondazione l’altro il suo affluente, benedettitorrente Pino Bucato. na ma che Giunta la sua ora, du- aspirava a seguire la rante quello che sarà regola ciil suo ultimo viaggio stercense terreno, che volgeva verso Pietrafitta, dedicato alla realizzazione di un’altra dipendenza del monastero di Fiore, si ammala e il 30 marzo del 1202, lascia la vita terrena per approdare nella Gerusalemme Celeste. Cosi, i Florensi, a causa dell’evento distruttivo ma anche per il clima rigido, decidono di trasferire la casa madre del loro ordine ed in località un tempo, Faradomus/Faraclonus realizzano il più grande edificio sacro a navata unica della Calabria, l’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore, Capitale della Sila, che oggi al suo interno custodisce le spoglie del beato Abate Gioacchino. Nella quinta absidale di fondo, che un tempo adornava anche il protoceno-
L’Abate Gioacchino La storia di un uomo del XII sec., nato a Celico (CS), teologo, esegeta biblico e riformatore monastico,
bio di Fiore, si riecheggiano i temi trinitari presenti nella figura del Salterio dalle dieci corde del Liber Figurarum, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’originalità e l’importanza di questo cammino prende corpo con alcuni sentieri allo studio della Sezione di Cosenza del Club Alpino Italiano che, partendo da uno dei luoghi sopra citati, dovrà in un certo senso ripercorrere quelle che sono le tappe fondamentali della figura dell’ Abate di Fiore. Il percorso, in fase di realizzazione, rende ancor di più immenso il pensiero gioachimita, poiché si accosta a quell’atmosfera di pace e amore che l’Abate praticava e professava con assoluto rigore. Un percorso che nel suo passaggio è attraversato dalla natura silana del lago Arvo in Lorica, sede del Parco Nazionale della Sila e dei villaggi rurali di Rovale e Ceraso. L’originalità e l’importanza di questo cammino prende corpo con alcuni sentieri allo studio della Sezione di Cosenza del Club Alpino Italiano che, partendo da uno dei luoghi sopra citati, dovrà in un certo senso ripercorrere quelle che sono le tappe fondamen-
Il pane calabrese Testo di Walter CricrĂŹ - Foto di Antonio Blandi
Non si può parlare di pane, ma di «pani», in quanto ne esistono decine di tipologie e ogni tipo presenta le sue varianti che derivano dalle diverse qualità di farina, dalle modalità di lavorazione e dai tempi di cottura: un vero esempio di «biodiversità a limentare»
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uattro case ed un forno. L’unità di misura della popolazione. Una misura per definire il minimo comune multiplo di una società. Ogni forno un tipo di prodotto, che racconta la storia di quel territorio, le produzioni agricole che si coniugano, le particolarità gastronomiche che accompagnano, con il companatico: il pane. Farina, acqua, lievito e sale: principali componenti naturali che danno vita ad un prodotto di utilizzo orizzontale, da sempre uguale nella sua essenza, comprimario in cucina, ma coniugato in mille declinazioni, che racconta in tutta Italia la natura, la cultura e la storia di ciascun territorio. In ambito Nazionale, vengono annoverate circa duecento tipologie di pane, riconoscibili dal punto di vista della tradizionalità. Ogni regione viene identificata attraverso le peculiari produzioni da forno, legate alla
La lavorazione tradizionale
storia, ai costumi, alle abitudini Il nostro caro alimento ci ha accompagnato per millenni in tutta la nostra “evoluzione”, evolvendo anch’esso secondo i gusti, le necessità e le abitudini dei vari popoli, soprattutto del bacino del mediterraneo; pur mutando le abitudini ed i consumi dei giovani contemporanei, in Calabria possiamo affermare di vivere in un’isola felice. C’è una relazione tra la conservazione della panicazione tradizionale e la produzione locale; ma la faccenda va oltre e si scopre, grazie all’assaggio guidato di alcuni pani locali, che anche il patrimonio identitario e culturale intuisce sulla produzione tipica di pani semplici piuttosto che “cunzati” (ripieni o speciali). Acqua, fuoco, aria, terra, tempo, tradizioni e manualità sono gli ingredienti che, in sinergia, costituiscono la base della produzione del pane. Un «impasto» di fattori naturali e di gesti della memoria che accompagnano la storia dell’uomo di un territorio. Un legame culturale, sociale, economico ma anche paesaggistico e ambientale, che oggi più che mai, va sottolineato e promosso dentro e fuori questo territorio.
Finalità di questo interesse culturale è cercare di affrontare l’argomento “Pani e d’intorni” in modo ampio e variato per avvicinare diversi settori della società e “Raccontare” tutta la ricchezza di una cultura antica ma in continua evoluzione. Giusto per fare un esempio di continuità tra i territori, prendiamo come pretesto la «pitta», la troviamo a forma di ciambella schiacciata e bucherellata, a volte anche ripiena di sarde, zucchine, peperoni, pomodori e olive. In questi ultimi casi prende il nome di «pitta chìna». Comuni sono anche i «taralli», modellati ad anello o intrecciati o a semplice bastoncino e con numerose varianti aromatizzate: col sesamo, al peperoncino, al finocchio, al miele, al mosto cotto, alle spezie dolci. Dunque, non si può parlare di pane, ma di «pani», in quanto ne esistono decine di tipologie e ogni tipo presenta le sue varianti che derivano dalle diverse qualità di farina, dalle modalità di lavorazione e dai tempi di cottura: un vero esempio di «biodiversità alimentare», legata spesso alla biodiversità colturale, dovuta alle granaglie utilizzate.
“u’Meli” di
Fichi
Testo di Walter Cricrì - Foto di Antonio Blandi
U’ Mele fichi Ingredienti: Fichi, con 3 kg di fichi si ottiene circa 1/2 litro di melassa Procedimento Tagliare a pezzi i fichi nella quantità desiderata. Metterli in una pentola capace (non di alluminio) e coprirli abbondantemente di acqua. Farli cuocere a fuoco lento fino a ridurli in poltiglia. Mettere questa poltiglia in un sacchetto di tela e raccogliere il succo in una pentola appendendo il sacchetto e, quando si raffredda, stringerlo con le mani fino a fare uscire tutto il succo. Mettere a cuocere il succo a fuoco lento fino a raggiungere la consistenza del miele. Metterlo in vasi o bottiglie e conservare in luogo fresco. E’ ottima sui formaggi morbidi, sui gelati, sulla panna e i dolci in genere.
i Pomodori di
Testo di Walter Cricrì - Foto di Antonio Blandi
Belmonte
I pomodori di Belmonte Calabro Un esemplare di pomodoro di Belmonte può variare da un peso di 400 grammi a 1 chilogrammo e mezzo. La pianta non determinata può superare agevolmente i due metri di altezza. Il frutto si presenta a maturazione di colore rosa tenue, con accenno di colorazione più marcata verso la parte inferiore, mentre le costolature rimangono quasi sempre verdi.Le costolature non molto marcate dal peduncolo scendono fino alla parte terminale. In altri casi si presentano marcate come nel marmande. La forma tipica è oblunga con accenno a goccia, ingrossato nel mezzo, spesso con umbone evidente; In questo caso ricorda nella forma la cultivar cuore di bue. Caratteristiche di pregio sono la serbevolezza, la colorazione e la consistenza della polpa che non è mai acidula[senza fonte]. Sembra che la varietà sia un ibrido tra le cultivar Marmande e Cuore di bue[senza fonte], infatti si osservano caratteristiche intermedie tra le due cultivar.In commercio si trova una cultivar a frutto rosso, ma non presenta le caratteristiche tipiche del “belmonte” infatti questo e da ritenersi una ibridazione con i caratteri dominanti del Marmande. Il pomodoro detto belmonte rosso si presenta con pezzature inferiore rispetto alla cultivar tipica, con acquosità abbondante e mancanza di turgore. Quest’ultima varietà è stata scelta per la riproduzione commerciale, soprattutto per la ridotta pezzatura dei frutti,( fino a 350 gr.) certo la qualità è molto distante dal rappresentare la cultivar tipica di “Belmonte”
SANTUARIO MADONNA DELLE ARMI Testo di Paolo Franzese- Foto di Antonio Blandi e Paolo Franzese
Il SANTUARIO MADONNA DELLE ARMI ABBARBICATO SU UNO SPERONE DI ROCCIA CHE DOMINA LA PIANA DI SIBARI, LUOGO DI FEDE MA ANCHE COME PUNTO DI RIFERIMENTO PER ESCURSIONI SUL MONTE SELLARO. UN LUOGO DOVE LO SPIRITO PUÒ RICONGIUNGERSI CON LA NATURA.
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l santuario sorge su un antico sito monantisco bizantino, alle pendici del monte Sellaro, anche noto come monte santo. Già nel X secolo si ha notizia nella Vita di san Saba di un monachus ascetarii Armon (un monaco proveniente dall’ascetario delle Armi) e, poco distante, dell’esistenza del celebre monastero bizantino di Sant’Andrea, guidato dagli abati (egùmeni) Pacomio e san Gregorio da Cerchiara. Nel 1192 una ricca donazione in greco di un facoltoso cerchiarese, Gervasio Cabita, menziona, tra gli altri beneficiari, il monastero femminile di Santa Maria delle Armi e la sua chiesa. Nel corso del XV secolo, dopo un probabile periodo di abbandono, la chiesa è di nuovo meta di pellegrinaggio. Nel 1517 il vescovo di Cassano, Marino Tomacelli di Napoli,
con bolla ufficiale, dona il giuspatronato della chiesa alla Universitas Civium Circlarii (l’allora comune di Cerchiara) per aver eseguito importanti lavori di ristrutturazione. Da allora anche i signori di Cerchiara, i principi Sanseverino di Bisignano e i Pignatelli di Cerchiara, incrementarono con le proprie offerte il com- Il santuario plesso monumentale sorge su (da un edificio loggiato un antico agli altari settecente- sito monastico biìschi, dagli affreschi alla zantino alle cappella della Madon- pendici del na). Il santuario è stato monte sellaro una Pia Casa di Carità sino ai primi decenni del XIX secolo, dedito soprattutto ad accogliere e istruire orfanelli e persone indigenti (da qui i cognomi Dell’Armi e Cerchiara). L’antica leggenda vuole che nel 1450 alcuni cacciatori di Rossano videro una cerva infilarsi in una piccola grotta del monte Sellaro. Giunti al suo interno non videro più la cerva ma due icone lignee raffiguranti i Santi evangelisti. I cacciatori, meravigliati del prodigio, portarono le tavolette nella loro città, a Rossano. Qui però le tavolette sparirono ripetutamente per essere poi sempre ritrovate nel luogo del loro rinvenimento. Si decise quindi di edificare una piccola cappella che le custodisse. Durante i lavori, un fabbro indispettito da una pietra ovale, inservibile al suo scopo, la quale gli capitava sempre tra le mani, la ruppe con un colpo deciso. Questa si aprì in due: da un lato l’immagine della Ma-
MACA-Museo arte contemporanea di Acri • un museo con due anime Un maestoso palazzo del Settecento, trenta stanze, tremila metri quadrati di spazio espositivo: questi sono i numeri del MACA - Museo d’Arte Contemporanea di Acri che a giugno del 2006 ha aperto i battenti nelle sale del Palazzo Sanseverino Falcone. Sono anche le misure concrete di un coraggioso e ambizioso progetto; quello di dare alla Calabria un importante spazio dedicato all’arte contemporanea. Un museo con due anime: scrigno prezioso per le opere di Silvio Vigliaturo e
spazio da cui volgere lo sguardo al contemporaneo. Il MACA ospita, infatti, la collezione di uno dei più importanti e creativi esponenti internazionali della vetro-fusione ed è, inoltre, un centro espositivo, un laboratorio per l’arte, oltre che un luogo di incontro e di scambio per il pubblico, gli artisti e i critici del settore. Il MACA attualmente ospita, in undici sale, la collezione delle opere di Vigliaturo. Si tratta di ben duecentotrentasette lavori donati dall’artista stesso, che, oltre a rappresentare un importante patrimonio, sono anche un significativo ritorno alla terra natia, ai suoi paesaggi e alle sensazioni che sono in grado di suscitare, a cui Vigliaturo, simbolicamente, restituisce quei colori di cui è forte de-
bitore. Le opere donate sono l’esito di una selezione della produzione di Vigliaturo dal 1961 ad oggi e segnano le tappe fondamentali della sua ricerca artistica, dagli esordi sino alla più raffinata elaborazione della tecnica della vetrofusione. Cuore del percorso espositivo è una grande installazione dal titolo Battaglia fuori dalle mura realizzata da Vigliaturo in occasione dell’inaugurazione del museo -, nella quale confluiscono alcune delle tematiche più care all’artista e in cui la sua abilità tecnica raggiunge il livello più alto. Il Palazzo Sanseverino è dunque uno spazio per conservare e tramandare l’arte del vetro e per narrare una vicenda artistica iniziata proprio in Calabria e approdata di recente alle Olimpiadi invernali di Torino 2006,
in occasione delle quali Vigliaturo è stato nominato unico rappresentante artistico della Provincia di Torino. Nel 2008 l’artista è stato nominato testimonial nel mondo dell’UNICAL - Università della Calabria. Il coreografico cortile interno, il giardino e parte delle restanti diciannove sale del palazzo, tra cui la maestosa Sala delle Colonne, ospitano periodicamente mostre, incontri, workshop e iniziative didattiche dedicate all’arte contemporanea.
Foto racconto
Dolci emozioni di Antonio Blandi
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Calabria
ASPETTANDO SLOW FESTIVAL E IL SALONE DEL GUSTO
distinguiti
non
estinguerli SAPORI, COLTURE, VECCHI MESTIERI