-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------GIOVEDÌ 26 LUGLIO 2018
CULTURA
A SETTEMBRE
pEventi, letture, proiezioni, mostre e laboratori: si terrà dal 28 al 30
LIVORNO, IL FESTIVAL SUL SENSO DEL RIDICOLO
settembre a Livorno la terza edizione del festival «Il senso del ridicolo» su umorismo, comicità e satira, diretto da Stefano Bartezzaghi (nella foto). Fra i protagonisti degli incontri del programma, Paola Cortellesi, Bianca Pitzorno, Rocco Tanica, Fabrizio Gifuni, Loredana Lipperini, Giuseppe Civati, Lucia Poli. Non è un caso che un appuntamento dedicato all’umorismo si svolga a Livorno, città dell’ironia per eccellenza, in cui si sublima lo spirito toscano, notoriamente caustico. Un esempio per tutti, la beffa dei falsi Modigliani, il clamoroso scherzo ordito da tre giovani livornesi nell'estate del 1984.
La Fiamma Una rivista fascista e il ruolo dei letterati parmigiani «Un dì, quando le veneri», da Attilio Bertolucci a Pietro Bianchi: il saggio di Massari edito da Diabasis analizza il clima politico, ideologico, sociale e culturale tra il '41 e il '43 GIUSEPPE MARCHETTI PARMIGIANITÀ 1 FRONTE La Città del Battistero e dei Farnese, dell’Antelami e del Correggio, del Parmigianino e del grande Bussetano, la città dello Studio Universitario vecchio e glorioso, dell’eroe di Daga-Roba ansioso di nuovi mondi, la capitale dell’ illuminismo, la dorata sede neo-classica di Maria Luigia, non poteva mancare all’appello. Per questo abbiamo voluto – ora che un anno si compie dalla pubblicazione del primo fascicolo della nostra «Fiamma» – raccogliere in un numero speciale tutte le energie, tutte le forze dello spirito che, intorno alla nostra rivista, direttamente od indirettamente gravitano. Il vecchio foglio squadrista, ancor giovane ed ardente malgrado gli anni numerosi e le vicissitudini e le trasformazioni – dimostrazione questa di indubbia vitalità – rinnova oggi, nell’incontro fra scrittori e pittori nostri, del “sasso” e d’adozione, l’alleanza naturale, quanto il mondo antica.
SAGGISTA Giuseppe Massari, autore del libro; a fianco la copertina del volume.
Addio dolci brigate d’amici Partiti insieme, lungi dalla patria, Diverse strade vi riporteranno
Catullo, Carmina, 46, 9-11 (Trad. di Mario Colombi Guidotti, «La fiamma», 31 gennaio 1943)
PARMIGIANITÀ 2
Un dì, quando le Veneri
CELEBRAZIONI CENTENARIE PARMENSI
Racconto al presente di una rivista fascista A cura di Giovanni Ronchini Con un saggio di Elvio Guagnini
Vittorino Ortalli
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€ 15,00
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Guagnini che «Giuseppe Massari possiede, per formazione scientifica e professionale e per interessi personali, le chiavi necessarie per affrontare un tema così complesso. E anche la giusta passione per la valutazione della sismografia politica e culturale degli anni in cui si è svolta la sua maturazione». Si aggiunga, inoltre, il lavoro di ricostruzione che l'autore del «Racconto al presente di una rivista fascista» ha elaborato per dare proprio a quel «presente» il senso storico del suo «passato» e per rimettere in circolazione gli apporti di quella schiera di collaboratori che portavano negli anni ormai declinanti e disastrosi dell'ultimo Fascismo il senso, il sentimento e le vibrazioni inquietanti di un destino giunto al proprio termine ine-
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quivocabile. Nella storia delle riviste novecentesche italiane «La fiamma» abbina vita, caratteri, idee, sospetti, speranze e programmi ad una eletta schiera di pubblicazioni «di fronda» che vanno da «L'Anima» di Papini e Amendola, alla «Unità» di Salvemini, a «Solaria» di Carocci a «Primato» di Bottai sino a «Campo di Marte» di Pratolini e Gatto, tanto per citare qualche titolo famoso e per dar conto dello spirito con il quale i giovani di quegli anni immaginavano il loro più immediato futuro. Giuseppe Massari analizza questo futuro tenendo sempre presente che il suo «racconto è di un'avventura giornalistica di successo, sperimentale e d'avanguardia» un po' dentro il partito fascista e un po' fuori verso «una presa d'atto della scon-
Fantascienza, dopo il successo di «The Martian», Andy Weir propone il seguito
pLo si legge come si guarde-
rebbe un film. E del resto c’era da aspettarselo: dopo il successo (anche cinematografico) di The Martian, Andy Weir strizza l’occhio ai lettori/spettatori con un necessario seguito. Che però è un seguito ma non un sequel. Sempre fantascienza, certo, ma questa volta sottesa a un minor rigore scientifico e più vicina – così come l’ambientazione lunare
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Esiste anche una cultura parmense, che, fin dal remoto medioevo, con la scuola dei glossatori, si precisa con un carattere prevalentemente linguistico ed esegetico; porta, cioè, un interesse particolarmente acuto ai problemi dell’espressione, alla meravigliosa meccanica interna degli atti creativi. A volgere tale interesse sui fatti artistici, in modo perentorio, è nel Cinquecento l’episodio correggesco, in grazia del quale Parma si porta o si riporta ai sommi gradi della civiltà italiana. Mentre a Ferrara il mito metafisico dileguava nelle luci sulfuree dei tramonti di Dosso, a Parma s’inaugurava il mito della sapienza tecnica: ma non è pratica, manualità artigiana, empirismo di tradizioni di bottega, bensì è la tenica come dialettica, come tormentata ricerca della forma pura, modulo astratto della realtà, come riflessione critica riattivata e sublimata in un nuovo èmpito d’ispirazione. Del miracolo dell’espressione, di questo sostanziarsi del sentimento particolare nell’universalità della forma, è anche più stupefacente il fatto che di quella metamorfosi miracolosa sia possibile seguire i momenti e le fasi, e senza che il miracolo cessi d’esser fatto soprannaturale, ma proprio perchè il cielo da cui discende l’apparizione formale ha tanta persuasiva forza d’attrazione, che ogni spirito, anche soltanto curioso, è tentato d’avventurarsi, sui fili sospesi della tecnica prodigiosa, alla scoperta dell’impossibile. Giuseppe Bottai
fitta del regime» come scrive Guagnini. Chi sono gli intellettuali - usiamo a ragion veduta questa definizione - che resero importante e incisiva la presenza della rivista nell'ambiente parmigiano? Sono una bella schiera d'ingegni, verrebbe da scrivere, gli uomini della «civiltà dei caffè» che tra gli anni Trenta e Quaranta innervò la cultura parmigiana attirando su di essa le attenzioni di quella nazionale: le «veneri» di questi artisti, scrittori, pittori e giornalisti non furono di certo vane tant'è vero che Ronchini nella conclusione del saggio sottolinea il fatto «che lo studio di Massari rimane perfettamente valido, efficace, coerente, proprio come vent'anni fa, senza risentire, in alcun modo, dello scorrere del tempo». Pietro Bianchi, Lorenzo Bocchi, Attilio Bertolucci, Antonio Marchi, Oreste Macrì Francesco Squarcia, Pietro Viola, Mario Colombi Guidotti, Gian Carlo Artoni, Carlo Mattioli, Italo Petrolini, Lino Bertozzi, Vincenzo Cuccurul-
Artemis Sbarcare il lunario sulla luna tra colpi di scena e intrighi internazionali RITA GUIDI
lo, Carlo Mezzadri, Aldo Borlenghi, e l'elenco potrebbe allungarsi ancora di più se potessimo citare anche le altre «veneri» attirate dai parmigiani sul loro territorio, «veneri» di lusso, da Spagnoletti a Luzi, da Carlo Bo a Bruno Romani: personaggi di valore, non comprimari o giovani spensierati in cerca di qualche vantaggio di lavoro o letterario, come diceva Ugo Guanda che li conosceva tutti. Giuseppe Massari ha percorso, dunque, questo cammino con una precisione e un tatto di scrittura ammirevoli, arricchendo il volume di un corredo puntualissimo e preciso di note che, anche da sole sarebbero già un vasto patrimonio di ricerche e osservazioni oltre che una indagine bibliografica di valore documentale di prima mano. Un valore che «La fiamma» diretta con bonaria saggezza da Alessandro Minardi e Giorgio Bernardini, ha consegnato al futuro, al nostro futuro, se, come scrisse Carlo Bo citato da Emilio Taverna, Parma è «una città che ha rappresentato una parte di primaria importanza nella storia della nostra cultura fra il '35 e il '45, mentre si maturava il volto della nuova Italia». E una «Fiamma» che Giuseppe Massari ci ha criticamente e narrativamente restituito in questo saggio così ricco di umanità e di ironia.
Giuseppe Massari
Un dì, quando le Veneri
tempo avrà fugate,/ Fia presto il tedio a sorgere.../ Che sarà allor... pensate...» Non avrei mai pensato di iniziare con questi versi famosi e popolarissimi di Francesco Maria Piave per la Traviata di Verdi un articolo di critica su una rivista di costume e società letteraria e politica. E invece dovendo scrivere con molto piacere e molto interesse de «La fiamma» (giugno 1941-maggio 1943) eccomi a riprendere l'imperativo di papà Germont a Violetta Valéry. Le «veneri» della rivista parmense son state studiate e commentate tra il '97 e il '99 su «Aurea Parma» da Giuseppe Massari con un'attenzione particolarmente acuta e documentata che ha proposto all'attenta verifica dei fatti e dei commenti non solo l'importante periodico di Parma e i suoi collaboratori, ma tutto il clima politico, ideologico, sociale e letterario della rivista, prima quale Foglio d'ordine della Federazione dei Fasci di Combattimento di Parma e in seguito Settimanale del Fascismo parmense. Adesso «Un dì quando le veneri» è diventato un libro, un bel libro di storia, di analisi e di commento delle nostre cronache culturale recenti, edito da Diabasis con un'ampia prefazione di Elvio Guagnini e a cura di Giovanni Ronchini: un libro che ben si inserisce in quella storia delle riviste che ha compiuto l'iter più complesso, vivace e provocatorio della cultura italiana contemporanea. Sottolinea opportunamente
MONTEFALCONE STUDIUM STUDI e RICERCHE
Giuseppe Massari
p«Un dì, quando le veneri/ Il
- a un’avventura di fantasia. Protagonista la giovanissima e spregiudicata Jazz, la ragazza vive di un lavoretto saltuario e rischiosi espedienti per sbarcare il lunario (si potrà dire anche qui?) ad Artemis, prima città sulla luna. Un luogo che Weir ci lascia immaginare con cura: le descrizioni sempre attente al possibile, a quel suo futuribile/documentato al quale ci ha piacevolmente abituati. Artemis, dunque. Meta ambita per facoltosi turisti e
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ARTEMIS Il romanzo di Weir.
per ancor più facoltosi residenti, ovviamente riflette nelle sue strade le solite gerarchie sociali: per questo Jazz – che pure vive in una sorta di minuscola capsula – per pa-
garsi l’affitto sfida le rigorose leggi lunari per contrabbandare i sigari che le commissiona un amico magnate. Perché i sigari? Ovvio: dove anche un piccolo incendio potrebbe significare l’apocalisse, ogni brace è vietatissima. Ma il nostro miliardario sa come prendere precauzioni e soprattutto ha una cosa in mente: appropriarsi del monopolio della fornitura di ossigeno su Artemis. E con la complicità dell’astuzia di Jazz – alla quale propone un ‘innocente’ sabotaggio in cambio di un più che lauto compenso – sa che potrebbe ottenerlo.
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Un dì, quando le veneri. Racconto al presente di una rivista fascista di Giuseppe Massari Diabasis ed., pag. 169, A 15,00
Va da sé che le cose si complicano (se no che film sarebbe?), e dunque accanto al parterre di divertenti e strampalate amicizie di Jazz, è l’azione a diventare protagonista. E tra imprevisti e colpi di scena, i toni si colorano di mistero e si complicano in intrighi internazionali con tanto di eco mafiose. Come sulla Terra? Già…se anche i progetti nati con le migliori intenzioni diventano il solito torbido business… Però è una cornice soltanto: dominano i colori brillanti e sbarazzini di Jazz, a volte chiassosi ma sempre stemperati di ironia. Come deve essere per un buon libro (film) d’intrattenimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Filosofia L'eterna «Arte» di Dino Formaggio Il volume esce a dieci anni dalla scomparsa dell'autore MAURETTA CAPUANO
p«L’arte è tutto ciò che gli
uomini chiamano arte. Questa non è, come qualcuno potrebbe credere, una semplice battuta d’entrata, ma, piuttosto, forse, l’unica definizione accettabile e verificabile del concetto di arte». Così Dino Formaggio, filosofo dell’arte, formatosi alla scuola di Antonio Banfi, fra i principali esponenti dell’Estetica italiana, spiega l’arte in questo libro che esce, a dieci anni dalla sua scomparsa, nella sua quarta edizione, curata dal professor Elio Franzini, neo rettore dell’Università Statale di Milano. Il filosofo spiega che «L’arte nel suo concreto divenire è sempre e nello stesso tempo arte-non arte-più che arte. E questo vuole dire che essa è carne del mondo, e che è essa, l’arte, che in ogni momento fa trasalire e trascolorare in una continua fioritura di nuovi sensi e di nuovi significati, perché non muoia, il fragile e forse altrimenti insensato tessuto dei giorni e delle esistenze». Questo libro, ormai un classico, la cui prima edizione è del 1973, alla quale ne è seguita una seconda nel 1977 e una terza nel 1981 negli Oscar Studi di Mondadori, inizia con il racconto - affascinante nella sua sintesi - delle grandi figure fenomenologiche della coscienza artistica, dove particolarmente evidente è l’intreccio tra Hegel e la tradizione husserliana. Attraverso un linguaggio ricco e metaforico, Formaggio intende cogliere nelle sue concrete attività l’arte: non una forma vuota, chiusa in se stessa, ma la radicale scoperta del senso del possibile. In conclusione della sua premessa il professor Franzini spiega che «a dieci anni dalla sua morte si comprende come Formaggio avesse visto lontano. Arte, oltre a essere un libro fondamentale per l’estetica contemporanea, è un monito e, al tempo stesso, un farmaco. Monito - osserva inoltre - a tenersi ben lontani, perseguendo una lucida prospettiva teorica, dalle banalità sociologiche in cui a volte l’estetica crede oggi di doversi immergere». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Artemis
L’arte come idea e come esperienza
Andy Weir Newton Compton, pag. 382 A 10,00
di Dino Formaggio Morcelliana, pag. 284, A 23,00