Parma 1945-2011 In un libro le trasformazioni urbanistiche della città

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MERCOLEDÌ 3 APRILE 2019

PRIMO PIANO

LA NOSTRA STORIA IDEE E PROGETTI

L'autore Zappavigna assessore dal '90 al '92

pPaolo Zappavigna, ingegnere, è stato professore ordinario di Costruzioni Rurali e territorio agroforestale all'Università di Bologna. Oltre all’attività di ricerca sui fabbricati agricoli, la pianificazione territoriale delle zone rurali, il recupero dell'edilizia rurale storica e la tutela del paesaggio, ha svolto attività urbanistica in collaborazione col Comune e con la Provincia di Parma. Consigliere comunale dal 1988 al 2004 e assessore all'Urbanistica, dal '90 al '92, nella giunta guidata da Mara Colla.

Parma 1945-2011 In un libro le trasformazioni urbanistiche della città Dal dopoguerra alla giunta Vignali: settant'anni di progetti e lavori ANTONIO BERTONCINI

pSessantacinque anni della

nostra storia, ricostruiti in migliaia di ore in emeroteca civica a sfogliare, con certosina pazienza, la Gazzetta di Parma dalla Liberazione ai giorni nostri, con l’animo dello studioso, del testimone e anche, in qualche tratto di strada, del protagonista. Da questo imponente lavoro di Paolo Zappavigna - ingegnere, docente all’Università di Bologna, consigliere comunale del PCI e assessore all’Urbanistica dal 1990 al 1992 – è nato il volume “Parma 1945 – 2011: genesi della città moderna – La politica urbanistica in un resoconto fra cronaca e storia”, edito da Diabasis, con la prefazione dell’attuale assessore all’Urbanistica Michele Alinovi. In 500 pagine il libro racconta l’evoluzione di Parma dalle macerie della guerra e dalla frenetica ricostruzione gestita da Giacomo Ferrari, fino al triste declino di Pietro Vignali, che suggella la fine di un’illusione che aveva altri padri prima di lui, di una città modello destinata ad una crescita esponenziale che non c’è mai stata. L’occhio del testimone si fonda con il rigore scientifico di una ricerca intellettuale onesta, senza forzature ed omissioni, che non lascia nulla al caso. Zappavigna racconta le furiose polemiche sulle demolizioni della città storica quando si litiga sui grattacieli, sull’allargamento di via Maz-

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LA COPERTINA Il volume di Zappavigna edito da Diabasis.

zini, sulla ricostruzione del Farnese. Baldassarre Molossi, già nel ’52 denuncia: «Il volto di Parma, un tempo così aristocratico, ha subito, per opera di voraci iconoclasti una lunga e penosa operazione di chirurgia plastica, che ne ha cambiato i connotati». Ma in questi decenni si litiga tanto su altri nervi scoperti come piazza della Pace, la Ghiaia, il forno inceneritore, il treno perso con la stazione Tav a Reggio Emilia, la tangenziale a zig zag con percorsi corretti a seconda di chi comandava. E si ricordano gli eventi felici come la conquista di Cibus con il trasferimento della Fiera a Baganzola, l’arrivo dell’Efsa, lo “sbarco” a Parma dei nomi più altisonanti dell’architettura nazionale (anche se e non sempre con buoni risultati). E in mezzo tanti, troppi, interventi della Magistratura, che hanno segnato svolte politiche radicali nel governo della città. Tutto iniziò con la famosa lenzuolata di Cristina Quintavalla e soci nel 1976, che diede il là ad uno scandalo urbanistico

che fece arrivare a Parma la stampa di mezzo mondo e che travolse la giunta socialcomunista di Cesare Gherri sotto le “macerie” del direzionale urbano, e indusse il segretario del PCI Enrico Berlinguer, in visita a Parma, a recarsi alla Fattoria di Mario Tommasini, anziché inaugurare il nuovo bunker della Federazione PCI. Alla fine quasi tutti la passarono liscia, ma il sindaco Gherri fu costretto a lasciare il campo ad Aldo Cremonini in accoppiata con Gianni Cugini, e Lionello Leoni divenne assessore all’urbanistica, imprimendo una svolta radicale sulla gestione delle aree edificabili e sulla normativa del centro storico, ferocemente contestate da opposizione, imprenditori e dallo stesso giornale, che parlarono di “urbanistica cubana”. Nel 1980 arrivò Lauro Grossi, chiamato a gestire eventi importanti come il post - terremoto e il trasferimento della Fiera a Baganzola, e, nella seconda legislatura, l’avvento del Pentapartito. Dopo la morte di Lauro Grossi, colpito da un infarto durante un infuocato incontro alla sezione Matteotti, e l’arrivo di Mara Colla (memorabili le sceneggiate sulla sua tribolata elezione in Consiglio Comunale), la seconda “puntata” della Magistratura arriva nel ’92, poco dopo l’insediamento di Stefano Lavagetto con la “tangentopoli parmigiana” sulla scia di Di Pietro, che travolse in un primo tempo i socialisti, culminando con l’arresto di Alfredo Stocchi , ma che poi si allargò all’intero arco costituzionale e al mondo imprenditoriale di ogni colore, un vento gelido che non risparmiò nessuno e che – non sempre a ragione –

LE FOTO STORICHE Alcune immagini storiche di Parma tratte dall'archivio di Roberto Spocci. In alto sopra il titolo, il teatro Reinach distrutto dalle bombe: sorgeva in quella che diventerà piazza della Pace e sarà poi abbattuto e la sua ricostruzione sarà al centro di lunghe polemiche. A fianco, una rara immagine di via Mazzini. Una veduta di piazza Garibaldi prima della guerra, dove si può vedere l'aspetto del lato ovest prima della realizzazione dei nuovi palazzi di via Mazzini. Il monumento a Verdi prima della demolizione e del trasferimento. Qui sopra, il palazzo del governo distrutto dai bombardamenti durante la guerra. FOTO ARCHIVIO ROBERTO SPOCCI

causò la rovina di molti. Lavagetto tornò in sella con la prima elezione diretta e fece opere importanti, ma, si fece anche troppi nemici (fra cui Mario Tommasini), fiorirono comitati contro le tangenziali che non trovarono ascolto, la stazione Tav “sbarcò” a Reggio Emilia, così fu sconfitto al ballottaggio da Elvio Ubaldi, con la sua “città cantiere” che cambiò i connotati di Parma. Lunghissimo l’elenco delle opere realizzate: fra queste il completamento delle tangenziali, il ponte De Gasperi, una cinquantina di rotatorie, le piste ciclabili, il restauro del Parco Ducale, il Duc, la Casa della Musica, la piscina di Cortile San Martino, il nuovo ponte De Gasperi. Nel secondo mandato, che si apre con il crack Parmalat, la musica cambia: arriva a Parma l’Efsa, fiore al’occhiello dell’amministrazione, ma la “grandeur” ubaldiana non produce i risultati sperati. L’ultimo atto da parte della Magistratura si consuma dopo i 9 indimenticabili (non tutti in positivo) anni di Elvio Ubaldi: quando il suo “delfino” Pietro Vignali decide di “mettersi in proprio” grazie ad un consenso straordinario, arriva la gelata della crisi che mette a nudo la fragilità delle spregiudicate operazioni del sindaco. Accantona il progetto della Metropolitana, nato durante l'era Ubaldi, scoppia la bolla immobiliare, le partecipate sprofondano per i bilanci in rosso, gli annunci rutilanti e i grandi progetti (come il Welfare Community Center” e i Palaeventi) cadono nel vuoto. Il 25 giugno 2011 arrivano i primi arresti e la maggioranza perde pezzi. Gli assessori civici se ne vanno, Vignali nomina una nuova Giunta, ma il 27 settembre viene arrestato l’assessore Giovanni Paolo Bernini. “Le Monde” scrive di “Parma città corrotta”, le pentole degli indignati risuonano sotto i Portici del Grano. Il 29 settembre 2011 Vignali getta la spugna, inseguito dalla Magistratura, lasciando un’eredità quantificata in 850 milioni di debiti fra Comune e partecipate. Tutto questo e molto altro Zappavigna scova nelle pagine della Gazzetta, aggiungendo testi, lettere, documenti, date, episodi, che messi insieme ricostruiscono quasi filologicamente l’evoluzione urbana di Parma, una storia che è di tutti noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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