Amleto Ragazzi
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DALLA VECCHIA REGGIO AL MONDO NUOVO
DALLA VECCHIA REGGIO AL MONDO NUOVO
ECONOMIA, SOCIETÀ E PRIMO SOCIALISMO A REGGIO EMILIA 1886-1901
STATI DI LUOGO DIABASIS
Amleto Ragazzi (Reggio Emilia 1886-1972) iniziò a lavorare bambino come garzone presso diversi artigiani finché divenne, a quattordici anni, pittore, decoratore, stuccatore. Fu in quel periodo che diventò attivista del partito socialista, propagandista della Camera del Lavoro, sostenitore del movimento cooperativo, fautore e promotore delle Società di Mutuo Soccorso, assumendo in tutti i settori varie cariche importanti. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu tra i milioni di uomini coscritti. Al ritorno dalla guerra riprese la sua attività di pittore dedicandosi anche a un’intensa vita politica e collaborando con riviste e giornali fra cui «La Giustizia» dell’amico Camillo Prampolini. Nei vent’anni del regime fascista fu un sorvegliato speciale. Aderì alla Resistenza. Nel secondo dopoguerra ricoprì diversi incarichi fra cui la presidenza della colonia «Luigi Roversi», della Croce Verde, del Consorzio Cooperative Ferrovie Reggiane e fu assessore e consigliere comunale nel capoluogo.
AMLETO RAGAZZI
A cura di Alberto Ferraboschi e Olga Ragazzi
Amleto Ragazzi ha sempre vissuto con il culto per la sua Reggio Emilia. Nato fra i disagi economici del suo tempo, ha dovuto lottare, fin dall’infanzia, per aiutare la sua famiglia a sopravvivere, e durante tutta la sua esistenza ha poi contribuito con passione alla lotta per il raggiungimento di dignitose condizioni di vita dei suoi concittadini, soprattutto di quelli più poveri. Animato da spirito altruistico, ha dedicato tutta la sua vita agli altri, prodigandosi in una intensa e continua attività sindacale, cooperativistica e politica. Questa forte sensibilità sociale ed etica lo ha portato a ricerche analitiche rigorose sulle condizioni di vita dei reggiani. Il lavoro che qui si propone è dunque una oggettiva, rigorosa e critica esposizione di dati e di fatti e disegna, con umana partecipazione, un quadro sociale ed economico di Reggio di fine Ottocento ai limiti della sopravvivenza. Nella seconda parte viene esaminata invece la situazione politica della città con significativi riferimenti anche alla politica nazionale. Amleto Ragazzi era un socialista che credeva nella lotta per affermare il diritto dei lavoratori a una vita dignitosa, al lavoro sicuro e onestamente retribuito e alla libertà. Il suo impegno concreto, appassionato e costante si volse soprattutto alle Società di Mutuo Soccorso, alla Cooperazione e anche alla collaborazione assidua con il quotidiano dei socialisti «La Giustizia». (o.r.)
STATI DI LUOGO DIABASIS REGGIO EMILIA
30-03-2010 17:52:35
Il volume è realizzato in collaborazione con
Circoscrizione Sud
Le note sono a cura di Alberto Ferraboschi e Olga Ragazzi. Le immagini sono tratte dalla fototeca della Biblioteca “Antonio Panizzi” di Reggio Emilia, che si ringrazia per l’autorizzazione alla pubblicazione. Le immagini di Amleto Ragazzi provengono dall’Archivio di Olga Ragazzi. Si ringrazia Marco Marzi per la collaborazione all’editing del volume. Coordinamento editoriale Giuliana Manfredi Editing Glauco Bertani Redazione Sara Vighi Progetto grafico, impaginazione e copertina Pietro Mussini In copertina Amleto Ragazzi, Mercuri, Magni e Arturo Bellelli in una fotografia degli anni Venti ISBN 978-88-8103-683-7 © 2010 Edizioni Diabasis via Emilia S. Stefano 54 I-42100 Reggio Emilia Italia telefono 0039.0522.432727 fax 0039.0522.434047 www.diabasis.it info@diabasis.it
Amleto Ragazzi
Dalla vecchia Reggio al mondo nuovo Economia, societĂ e primo socialismo a Reggio Emilia 1886-1901 A cura di Alberto Ferraboschi e Olga Ragazzi
STATI DI LUOGO DIABASIS REGGIO EMILIA
3
Amleto Ragazzi nel 1922.
Amleto Ragazzi Dalla vecchia Reggio al mondo nuovo Economia, società e primo socialismo a Reggio Emilia 1886-1901
9 11 13 17
Il «sì» della Circoscrizione, Giordano Biancolini, Elvira Lusenti, Gianni Prati Prefazione, Natalia Maramotti Presentazione, Olga Ragazzi Introduzione, Alberto Ferraboschi
27 Premessa, Amleto Ragazzi
Prima parte 29 ATTIVITÀ COMMERCIALI, INDUSTRIALI, ARTIGIANE NELLA VECCHIA
REGGIO E NEL SUO SUBURBIO. 1886-1901
Cenni demografici 31 Attività industriali e commerciali in sede alimentare 30
31 32 33 36 37 38 41 43 46 47 48 51 51 52 58 58 59 60 60
Cereali e legumi Macinazione cereali Pastifici, panifici e forni, pasticcerie e simili Macellazione di carne bovina Lavorazione delle carni suine Allevamenti e commercio di ovini e animali da cortile Prodotti caseari e olio Ortaggi e frutta Pesce Vino Drogherie e bottegai
Attività di ristorazione e alloggio Caffè Alberghi, locande, trattorie, friggitorie, osterie
Condizioni di vita operaia. 1886-1901 Categorie operaie soggette a disoccupazione stagionale Prospetto del costo della vita (anni 1886 e 1901) Valore calorico di una razione alimentare Costo medio giornaliero alimentare per alcune categorie di operai
62 64 64 65 69 70
Mercati, piazze e vie adiacenti
74 75 78 79 81 81
Industrie agricole e piccole aziende industriali e artigiane
83 89 92 93 95 95 97 97 100 100 102 102 102 103 104 104 105 105 105
Attività industriale, commerciale e artigiana nei pressi del mercato della verdura Mercato della legna Piazze e mercati Mercato bestiame bovino (foro boario) Mercato suini, equini, bozzoli Industria agricola Aziende industriali Industria edile, fabbrica laterizi e mattonelle Industria di acqua gassata Aziende artigiane
Esercizi commerciali Traffico e mezzi di trasporto Officina gas, servizio illuminazione cittadina Acquedotto «Ulderico Levi» Scuole Scuole elementari e asilo Scuola di disegno Scuole musicali
Opere di carità Ricovero di mendicità Opera pia della carità Istituto Artigianelli Orfanotrofio maschile Istituto regionale «Garibaldi» per ciechi
Luoghi di culto in città e suburbio Chiese cattoliche Cimiteri cattolici Culto ebraico Culto protestante
Pulizia urbana e spazzini 108 Pompieri 109 Norme di igiene e polizia mortuaria 106
109 111
Norme di igiene Polizia mortuaria
112 112 113 113 115 115 117 120 121 122
Viabilità, edilizia, abitazioni Viabilità Edilizia Abitazioni
L’abitato Ville signorili Palazzi Palazzotti Case signorili Casette, casupole, topaie
Il suburbio 129 Reggio Emilia e i suoi giornali 124
Seconda parte 133
DALL’ALBA DEL SOCIALISMO ALLA NASCITA DELLA CAMERA DEL LAVORO. 1886-1901
134
Cooperazione di lavoro Le società di mutuo soccorso Ospedale Santa Maria Nuova Uno sciopero significativo Periodo elettorale Restrizioni della libertà, leggi restrittive e leggi eccezionali Statuto della Camera del Lavoro Conclusioni Note
137 139 141 142 156 172 175 178
181
Appendice Percorsi di ricerca, a cura di Alberto Ferraboschi
Presentazione Olga Ragazzi
Amleto Ragazzi: onestà, altruismo, lavoro Quando devo parlare di mio nonno (1886-1972), le prime parole che mi vengono in mente sono: onestà, altruismo e lavoro. La sua attività lavorativa, cominciata all’età di sei anni, lo vide garzone presso diversi artigiani finché, a quattordici anni, divenne apprendista imbianchino (attività che poi ha perfezionato diventando di professione pittore, decoratore, stuccatore, prima come dipendente poi come artigiano in proprio. Attività che continuerà a svolgere finché non gli sarà impedita da un infortunio sul lavoro). Fu in quel periodo che cominciò ad ascoltare con attenzione e ad assimilare come problema sociale i discorsi di disagio economico ed esistenziale dei suoi colleghi di lavoro, che rispecchiavano la sua stessa situazione familiare. Questa nuova consapevolezza lo avviò verso quella intensa attività sociale e politica che lo guidò poi per tutta la vita. Gli sembrarono validi il pensiero socialista, quello sindacale e quello socioassistenziale. Per questi ideali diventò attivista del partito socialista, propagandista della Camera del Lavoro, sostenitore del movimento cooperativo, fautore e promotore delle società di mutuo soccorso, alle quali dedicò molto impegno, assumendo in tutti i settori varie cariche importanti.
L’impegno prima del fascismo Dal 1912 divenne volontario della p.a. Croce verde, poi presidente della Società di mutuo soccorso fra i volontari della Croce verde di Reggio Emilia, stilandone il primo statuto1. • Per la Circoscrizione provinciale di Reggio, Parma e Modena, fu vicepresidente del comitato direttivo della Cassa nazionale per le assicurazioni sociali. • Segretario della «Federazione provinciale Società di Mutuo Soccorso» e delle «Casse di Previdenza e della Mutua Assistenza Sanitaria». • Membro della Federazione nazionale della mutualità e della previdenza, organismo aderente alla Confederazione generale del lavoro. • Promotore e segretario della Mutua assistenza sanitaria aderente alla Federazione mutue e casse di previdenza. 13
Amministratore delle seguenti Casse di previdenza e resistenza aderenti alla Camera del Lavoro: Magazzino sociale addetti ai lavori; Ozola; Sindacato operai chimici; Sindacato calzettaie; Arte bianca; Spazzettaie; Edili. • Membro esecutivo della Camera del Lavoro. • Segretario del Sindacato provinciale pittori e affini e della Federazione provinciale edile. • Direttore dell’ufficio di collocamento. • Gerente della Cooperativa diffusione stampa socialista. • Segretario del circolo educativo «E. De Amicis». • Assessore comunale. •
La vita personale Per quanto riguarda la sua vita personale, si può dire che le continue difficoltà economiche lo maturarono precocemente e lo resero indipendente. Anche se saltuariamente, riuscì a frequentare la scuola elementare poi, conscio dell’importanza dell’istruzione in un periodo in cui la maggior parte della popolazione era analfabeta, frequentò alcuni corsi serali di disegno e contabilità, che gli sarebbero serviti per la sua attività di pittore e di amministratore. Si sposò all’età di diciott’anni ed ebbe quattro figli, due dei quali morti a pochi mesi per miseria e carenze alimentari. In seguito a questi due tragici avvenimenti, maturò lo spirito per lottare in campo assistenziale e del mutuo soccorso. Durante la guerra del 1915-18, fu costretto al servizio militare. A questo proposito, credo che mio nonno sia stato fra i primi obiettori di coscienza nella realtà del suo tempo. Infatti, ci teneva a fare sapere di non avere mai ucciso o sparato a nessuno. Affermava che il cosiddetto nemico – lui non lo conosceva – non gli aveva mai fatto niente di male, perciò non capiva perché avrebbe dovuto sparargli per ucciderlo. La guerra non l’aveva voluta, lui che era un autentico pacifista. Suggeriva che in guerra avrebbero dovuto andarci coloro che l’avevano dichiarata e voluta. Al ritorno dalla guerra riprese la sua attività di pittore dedicandosi anche a una intensa vita politica. Fra i suoi amici c’erano Camillo Prampolini, Nino Prandi, Luigi Roversi, Arturo Bellelli, Manlio Bonaccioli, col quale scrisse un libro sulla cooperazione reggiana, e tante altre personalità. Si dedicò anche ad altre pubblicazioni, in particolare sui problemi della mutualità, cooperazione, ufficio di collocamento; fu collaboratore di riviste e giornali fra cui «La Giustizia» di Camillo Prampolini. Con l’avvento del fascismo, l’attività politica di Amleto fu fortemente contrastata. Il suo deciso rifiuto a iscriversi al partito fascista (rifiuto caparbiamente sostenuto per tutto il ventennio) aveva messo in serio pericolo la sua vita e quella della sua famiglia. Era costantemente controllato e perseguitato, costretto sovente a 14
nascondersi per evitare pestaggi, rappresaglie e anche il carcere. Per farlo uscire allo scoperto, una volta, al suo posto i fascisti arrestarono suo figlio diciassettenne. Distrussero anche l’orto della madre fiorista, in via Porta Brennone, presso il quale, insieme a Prampolini, si incontrava con altri compagni per le loro riunioni clandestine. Il lavoro gli era impedito, considerato che era vietato fare lavorare chi non era iscritto al fascismo. Per questo la situazione economica della sua famiglia subì un grosso tracollo che la riportò a uno stato di povertà che riteneva ormai in parte superato. Per la sopravvivenza della sua famiglia si vide costretto a rallentare i suoi movimenti, a rinunciare ai comizi che teneva in provincia, ad agire con cautela nelle iniziative di protesta e sollecitazione. Durante la seconda guerra mondiale, fece parte degli organismi del CLN che operava clandestinamente.
Il secondo dopoguerra Finalmente, dopo la Liberazione, poté riprendere apertamente l’attività politica che aveva dovuto soffocare e perseguire di nascosto per tanto tempo. Da questo momento, i suoi incarichi si succedettero e intersecarono in varie direzioni: • Vicepresidente e poi presidente della o.p. «Luigi Roversi» (colonia climatica per bambini)2. • Dal 1946, in tempi successivi fino al 1972, fu consigliere, vicepresidente, presidente, presidente onorario della p.a. Croce verde. • Assessore e consigliere comunale. • Reggente della direzione dell’INAM di Reggio Emilia. • Presidente del Consorzio cooperative ferrovie reggiane e poi della Cassa soccorso dello stesso. • Vicepresidente della cooperativa unificata «A. Strozzi» di Rivalta. Nonostante la sua intensa lotta rivolta al benessere dei lavoratori e alla loro copertura assistenziale e previdenziale, non percepì mai alcuna pensione di vecchiaia. La sua vita e la sua attività furono sempre ispirate dal pensiero dettato dai primi socialisti della storia, dispiacendosi per quelle ideologie che se ne allontanavano in cerca di variazioni o ammodernamenti più o meno attinenti al modello iniziale. Per lui, il socialismo era proteggere i poveri, senza nulla chiedere in cambio.
La «sua» Reggio Emilia Amleto Ragazzi ha sempre vissuto con il culto per la sua Reggio Emilia. Nato fra i disagi economici del suo tempo, dovette lottare, fin dall’infanzia, per aiutare la sua famiglia a sopravvivere, e durante tutta la sua esistenza contribuì poi con 15
passione alla lotta per il raggiungimento di dignitose condizioni di vita dei suoi concittadini, soprattutto di quelli più poveri. Animato da spirito altruistico, non solo vedeva e capiva i disagi dei poveri, ma volle costantemente tentare di porvi rimedio; dedicò così tutta la sua vita agli altri, prodigandosi in un’intensa e continua attività sindacale, cooperativistica e politica. Questa forte sensibilità sociale ed etica lo portò a ricerche analitiche rigorose sulle condizioni di vita dei reggiani, primo fra tutti l’aspetto economico: i prezzi dei beni di consumo, i salari inadeguati dei lavoratori, il confronto dei redditi delle diverse categorie sociali. Il lavoro che qui si propone non è dunque una patetica rassegna delle condizioni di indigenza dei lavoratori e dei derelitti, ma una oggettiva, rigorosa e critica esposizione di dati e di fatti, che non si risolve però in fredde note statistiche di dati e numeri: soprattutto la prima parte disegna con umana partecipazione un quadro sociale ed economico di Reggio ai limiti della sopravvivenza. Nella seconda parte viene esaminata la situazione politica della città con significativi riferimenti anche alla politica nazionale. Amleto Ragazzi era un socialista che credeva intensamente in quel socialismo il cui primario ideale era la tutela dei lavoratori, credeva nella lotta per affermare il loro diritto a una vita dignitosa, al lavoro sicuro e onestamente retribuito, e alla libertà, che navigava in quel periodo in acque assai precarie. Il suo impegno concreto, appassionato e costante si volse soprattutto alle società di mutuo soccorso, alla cooperazione e anche alla collaborazione assidua con il quotidiano dei socialisti «La Giustizia». Come nipote ne sono orgogliosa, come cittadina reggiana lo ringrazio di tanta dedizione alla sua e alla mia città. Note 1. L’impegno alla Croce verde lo appassionò sempre molto. Fino dall’idea iniziale, nel 1912, dell’allora sindaco Luigi Roversi, si interessò al problema di questo importante servizio e, nel 1914, quando il sodalizio fu costituito e ufficialmente presentato alla popolazione, entrò a fare parte dei militi volontari. In linea con il suo pensiero, il 21 luglio 1917, collaborò per costituire la Società di mutuo soccorso tra militi volontari della Croce verde, diventandone presidente e predisponendo il primo statuto mutualistico della categoria. 2. Alla colonia «Luigi Roversi» dedicò molto del suo impegno, al fine di creare una struttura moderna e accogliente, sia pure temporanea, per bambini bisognosi di un periodo di benessere, per alleviare le difficoltà economiche del dopoguerra. Anche l’aspetto ricreativo dei bambini era per lui molto importante. Nel piccolo teatro della colonia i bambini recitavano commedie e operette che lui stesso adattava per loro. In seguito cominciò a scrivere lui stesso commedie e operette che il maestro di musica Alfredo Mamoli musicava.
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Prima parte ATTIVITÀ COMMERCIALI, INDUSTRIALI, ARTIGIANE NELLA VECCHIA REGGIO E NEL SUO SUBURBIO 1886-1901
Attività industriali e commerciali in sede alimentare
Cereali e legumi I centri di contrattazione dei cereali erano, di consuetudine, in Via Farini e nella Piazzetta della Frumentaria. In tale piazzetta esisteva un’apposita costruzione, ampia e servita da un comodo piano caricatore e da un vasto locale, utile come deposito dei cereali e dei legumi. I contratti più importanti si concludevano nel Caffè della Borsa, sito in Via Farini. Era il recapito di non pochi mediatori qualificati. Da segnalare i fratelli Berti, i fratelli Baracchi, Salvatore Landini. L’ingerenza dei mediatori rappresentava un inutile balzello, una specie di tributo o pedaggio sul costo dei cereali e specialmente del frumento e frumentone. Funzionava anche un grande magazzino di granaglie in Via Due Gobbi gestito da un certo signor Levi. L’attività di quel magazzino era notevolissima, lo si notava per il continuo movimento di carico e scarico. I prezzi medi praticati al minuto erano i seguenti: Genere fagioli ceci fave
Legumi prezzo al kg. Prezzo in lire Anno 0,20 1901 0,25 1901 0,21 1901
Anno 1886 1886 1886
Genere frumento farina di frumento frumentone farina di frumentone riso
Anno 1886 1886 1886 1886 1886
Cereali prezzo al q. Prezzo in lire 22,59 26,79 16,30 20,92 39,00
31
Anno 1901 1901 1901 1901 1901
Prezzo in lire 0,24 0,26 0,20
Prezzo in lire 26,06 29,51 15,39 20,03 42,50
Macinazione cereali 1 Mulino Nave Mancasale: Forti; mulino Santa Caterina (Santo Stefano); mulino della Rosta: Morini. La macinazione dei cereali avveniva non troppo regolarmente. Tale industria non era abbastanza sviluppata. I mulini privati erano azionati da forza idrica e a palmenti2 ed erano situati nel suburbio. Si ricordano i mulini della Rosta, di San Claudio, della Veza, il mulino di Forti e un mulino fuori porta Santo Stefano, ecc. Comunque si difendevano alla meno peggio anche perché fornivano il mezzo di trasporto dei cereali. Oltre che dell’industria molitoria, si occupavano dell’estrazione dell’olio di vinaccioli3 e della lavorazione dei pannelli e delle formelle da ardere4 (mulino Morini, Via Santa Liberata). Genere farina frumento di 1a qualità farina frumento di 2a qualità
Qualità di 1a qualità di 2a qualità
Anno 1886 1886
Costo farina al mulino al q. Anno Prezzo in lire 1886 26,79 1886 20,20 Costo del riso al q. Prezzo in lire 43,00 39,00
Il mulino della Veza (1920).
32
Anno 1901 1901
Anno 1901 1901
Prezzo in lire 29,51 20,03
Prezzo in lire 49,21 42,50
Pastifici, panifici e forni, pasticcerie e simili Le fabbriche di pasta alimentare erano poche, ma abbastanza ben attrezzate e molto apprezzate. La piÚ quotata era il pastificio Marconi, fondato nel 1887 e già in grado di produrre pasta raffinata e altri tipi ben qualificati. La fabbrica aveva sede in Via del Torrazzo nei pressi di Via Ponte Besolario. Il pastificio Marconi vendeva anche una piccola ciambella a base di farina di frumento molto leggera e quindi di buona digestione. Ne vendeva in quantità assai notevole. Costava da cinque a dieci centesimi, secondo grossezza. Altro pastificio in via di sviluppo era sito in Piazza del Mercato Ortofrutticolo5, ed era gestito da Corradini. Non è escluso che esistessero altri piccoli pastifici, ma di poca rinomanza. Anno 1886 1901
Prezzi medi pasta al kg. Prezzo in lire 0,34 0,40
Il mulino della Rosta (1960).
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Panifici e forni I panifici non erano molti e i forni in numero sufficiente al bisogno. Era costume molto diffuso, specialmente alla periferia della città, di panificare in casa. Ci si serviva del fornaio solo per la cottura. Serviva bene la farina acquistata a tempo debito, anche per garantirsi della sua genuinità. Premeva molto anche la giusta lievitazione. Il pane, specialmente per la povera gente, era la base dell’alimentazione. Anche i proprietari di poderi, residenti in città o nel suburbio, si avvalevano per la fornitura del pane dei loro contadini, magari a giorni alternati, per le stesse considerazioni. Dopo tutto, il pane ben confezionato si mangiava bene anche un giorno o due dopo la cottura. Si mangia male quando è troppo acquoso, mal lievitato ecc. I panifici esistenti e quotati, oltre al pane, vendevano anche pasta, riso e simili ed erano i seguenti: Coscelli in Via del Torrazzo, angolo Via Toschi; Ficarelli (detto «Bugìn») in Piazza San Prospero; panificio San Carlo in Via San Carlo; panificio del Torrazzo in Via Ponte Besolario; L’Assenzia in Via Toschi, angolo Via Fontanelli; Forno della Vite, in Via della Vite; Forno di Via Berti. Altri ottimi panifici esistevano in Via Santa Croce, San Pietro e Santo Stefano, dei quali non mi sono noti i nomi. I forni, come detto, erano parecchi. Uno in ogni piccola frazione. Poca vendita di pane, ma un discreto lavoro per cottura di pane e altro. Cito le località periferiche: Porta Castello (Domenico Manzini); San Pellegrino; Mancasale (Follo); Ospizio; Buco del Signore; Roncina; Delizie, ecc.
Anno 1886 1901
Prezzo medio pane di farina di frumento Prezzo in lire 0,34 0,40
Pasticcerie e simili L’industria dolciaria a Reggio Emilia, in quel tempo, non era molto sviluppata. Esistevano solo due pasticcerie di una certa entità: la pasticceria Nazzani, che aveva sede in Via Emilia San Pietro, nello stabile che fa angolo con Via Vittorio Veneto. Era un ambiente lussuoso frequentato da una clientela di benestanti, quindi i costi erano molto elevati6. La pasticceria Benevelli, situata in Via Blasmatorti, vendeva poco al minuto. Forniva i suoi ottimi prodotti a quasi tutti i caffè, ai venditori ambulanti della città e ai privati in occasione di matrimoni, feste familiari, ecc. I prezzi erano miti. Da cinque a dieci centesimi per ogni pasta. La ditta fabbricava anche, in notevole quantità, savoiardi buonissimi, una specie di biscotti molto leggeri, a base di farina, uova e zucchero. Esercitavano l’industria dolciaria nuclei familiari specializzati in ottimi prodotti di facile smercio e minimo costo. Le «chizze», ad esempio, si vendevano in quantità considerevole. Erano di tale bontà da essere ben giudicate anche da forestieri. 34
La pasticceria Nazzani (1900).
Erano a base di farina di frumento, burro, zucchero e forse un po’ di formaggio. Costo dieci centesimi. Erano una specialità della famiglia Salamini, con sede in Via dell’Aquila7. Altro buon prodotto dolciario era la ciambella di «Piupéin», un’autentica specialità che i vecchi chiamavano bussilàn. Era composta di farina di frumento, zucchero, uova e burro. Si vendeva a peso. I «bastonetti» venduti dalla famiglia Alai trovavano credito facile nelle osterie, perché ottimi inzuppati nel vino. Erano composti di farina di frumento e un po’ zuccherati. Costo: cinque centesimi l’uno. «Frutti canditi» (mandorle, prugne, fettine di limone, marroni, ecc.) rivestiti di zucchero cotto e fuso. Costo: cinque centesimi. «Polentine» a base di farina di granoturco, zucchero e burro. Ottime. Costo: cinque centesimi. I «croccantini» erano la gioia dei bambini. Erano di forma varia, fabbricati a base di zucchero fuso e colorato. Costo: da uno a due centesimi.
Macellazione di carne bovina Le macellerie di carne bovina erano funzionanti in buon numero e dislocate in modo da servire bene i quattro quartieri della città e dell’immediata periferia. Alcune macellerie situate in centro storico macellavano, a loro dire, unicamente buoi, di modo che la carne era più quotata. Comunque, non vi era una regolare classificazione in categorie da parte degli uffici competenti, per cui la preferenza derivava solamente dalle simpatie. La bontà della carne consiste, così parlavano gli esperti, non dal sesso, ma dall’età del bovino, dal suo stato di salute e di nutrizione. Contribuisce anche la capacità di macellare, dai mezzi di conservazione della carne e dal modo di saperla dividere in pezzi. Serve, dicevano, di ogni pezzo fissarne il valore e
Il macello municipale (1900).
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saperne ben suggerire l’impiego in cucina. È certo che anche i macellai di quell’epoca erano tutti uomini capaci e ne davano buona prova. Provvedere a conservare la carne nei mesi più caldi era compito faticoso e difficile. La ghiacciaia era scomoda e inadeguata, e serviva anche per la conservazione di altre derrate. Tale ghiacciaia consisteva in una montagnola, probabilmente ultimo resto di un bastione di fortificazione, nella quale esisteva una specie di sotterraneo a volta. Sulla montagnola vegetavano arbusti sempreverdi. Si può anche pensare che si trattasse di un’apposita costruzione rivestita da un alto spessore di terra come isolante. In quella «tana», i macellai dovevano ogni giorno, col carretto, ritirare e riportare la carne invenduta. Ritirarla nelle prime ore del giorno e riportarla prima di mezzogiorno. La ghiacciaia era ubicata in un angolo dei giardini pubblici. Il macello comunale (in Via Bergomi? In Via del Vescovado?) non era sufficiente né igienicamente adatto. Le macellerie quotate erano le seguenti: Ferretti in Piazza Piccola8, Bergomi in Via Emilia Santo Stefano, Govi in Via San Carlo, Benelli in Via Emilia San Pietro, Salvarani in Via del Torrazzo, Galloni Strada maestra Santa Croce, Forghieri a San Pellegrino.
Anno 1886 1901
Prezzo medio carne bovina kg. Prezzo in lire 1,30 1,35
Lavorazione delle carni suine Attività industrialmente quasi nulla. Solo la ditta Arduini, fondata nel 1890, cominciava ad esercitare una discreta attività a carattere industriale. In parte, la lavorazione delle carni suine insaccate avveniva per conto di alcune salumerie ben quotate, e fra queste si ricordano: la ditta Bonezzi in Piazza Piccola, Lasagni in Piazza Grande9, Arduini Giovanni nei pressi della chiesa di San Prospero, Bondavalli ai Portici di San Pietro. Il fabbisogno della città e suburbio veniva colmato dall’apporto delle lavorazioni di carne suina effettuate da contadini, piccoli bottegai, casanti, giornalieri di campagna, i quali allevavano i maiali per utilizzarne il grasso e vendevano la carne rossa da insaccare, o già insaccata, a bottegai, a raccoglitori e stagionatori. La lavorazione casalinga veniva effettuata da macellai ben qualificati e le carni (cotechini, fiorentini, coppe, ecc.) erano molto ricercate anche da privati consumatori. I prosciutti, di difficile stagionatura, venivano ceduti a chi era in grado di effettuarla, magari fuori provincia. Un fabbricato utilizzato per la stagionatura dei salumi, mi sembra fosse quello dove aveva sede la locanda Roma, (fratelli Barani?), situata a Porta San Pietro. 37
Anno 1886
Prezzo carne suina Prezzo in lire Anno 1,49 1901
Prezzo in lire 1,55
Anno 1886
Prezzo medio salumi Prezzo in lire Anno 2,13 1901
Prezzo in lire 2,28
lardo strutto
Anno 1886 1886
Prezzo dei grassi suini Prezzo in lire Anno 1,45 1901 1,14 1901
Prezzo in lire 1,45 1,20
Allevamenti e commercio di ovini e animali da cortile Pecore La vendita di carne di pecora a Reggio, e anche in periferia, era pressoché nulla. Qualche minimo quantitativo importato dall’alta montagna o da zone della collina non trovava facile smercio. Il prezzo al chilogrammo praticato per la carne di pecora lo dimostra: Anno 1886
Prezzo in lire 0,35
Anno 1901
Prezzo in lire 0,43
Produttori e venditori «Gigét al briccàr» (Gigetto il pecoraio); «Bagnétt» (Bagnetti); Motta; Carlo Arduini. Agnelli da latte Gli agnelli da latte, invece, riuscivano ben accetti nel periodo pasquale sia per sentimento religioso sia per abitudine. In quell’occasione il prezzo della carne d’agnello saliva a prezzi elevati, giudicati tali dai cittadini. Galline L’allevamento delle galline avveniva molto empiricamente da parte di contadini, casanti, giornalieri di campagna e anche di cittadini domiciliati alla periferia della città e in diverse vie della città più povere d’abitato. A raccogliere le galline, e tutti gli animali da cortile, provvedevano alcuni pollaioli grossisti, i quali li fornivano ai dettaglianti che sostavano in discreto numero in Piazza Piccola o in negozietti situati nei diversi quartieri della città. Non era consuetudine vendere carne di animali da cortile nelle macellerie e nei negozi di vendita di generi alimentari vari. Si ricorda la ditta Motti. 38
Venditore ambulante di pollame.
Le galline si vendevano comunemente a numero. Il prezzo variava secondo il periodo dell’anno e secondo l’attività di mercato. Il cliente aveva la possibilità di contrattare. Un pollo da spiedo o d’arrosto lo si pagava da lire 0,75 a lire 0,90. Una gallina da brodo costava da lire 1,50 a lire 1,75. Conigli Il prezzo dei conigli era unico. Si vendevano a numero. Lire 0,70, piccoli o grossi che fossero. I più grossi erano i meno graditi, perché meno teneri di carne. Ad accostarsi ai più grossi erano, naturalmente, i clienti più poveri, perché… di dentatura più robusta. Anche per i conigli, si ricorda la ditta Motti. Oche, anitre, faraone, tacchini, piccioni Allevamenti in misura minima, per questi animali da cortile, la cui carne era gradita poco o non conveniente per essere portata al mercato. Chi allevava le oche, lo faceva per ingrassarle col barbaro sistema d’impinguamento con l’imbuto per ottenere molto grasso ad uso di condimento. Era un genere di grasso poco piacevole che non poteva essere smerciato sulle piazze di Reggio. Anche le anitre erano poco richieste per l’eccessiva quantità di grasso che contenevano e, quindi, utilizzabili solo come carne da arrostire. Faraone Il prezzo delle faraone era un po’ alto e i raccoglitori stentavano a procurarle. Tacchini Animali di peso molto sproporzionato al fabbisogno di una famiglia, erano utilizzati per confezionare salami e quindi poco ricercati sul mercato cittadino. Il tacchino trovava buon impiego solo presso alcune ditte specializzate nella confezione di tale genere di salumi. Piccioni Allevamento discreto per il piccione da carne. Non facile reperire piccioni di razze pregiate che erano ricercare per attività sportive e gare di orientamento10. Sul mercato non era difficile trovare piccioni vittime delle gare di tiro al volo.
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Scuole
Scuole elementari e asilo Le scuole elementari gestite dall’amministrazione del Comune di Reggio Emilia, negli anni 1886-1901, erano tre fra città e suburbio. La più spaziosa delle tre era la scuola maschile ubicata in Via Guasco. La costruzione era capace di far posto a un buon numero di aule, tutte ben illuminate e arieggiate. Le aule erano, in complesso, ben attrezzate, anche se banchi, cattedra, lavagna, pallottoliere, ecc. accusavano visibilmente non poco senso di stretta economia. Un vasto cortile, con porticato, serviva per la ricreazione degli alunni, i quali usufruivano anche di un bel salone attrezzato ad uso palestra. Ne era direttore il maestro Fulloni. La scuola comunale femminile occupava i locali già goduti dai Padri minori osservanti. L’ingresso della scuola era in Corso Garibaldi. Locali vasti e anche discretamente illuminati e attrezzati. Alla direzione provvedeva la maestra. La terza scuola, gestita dal Comune, in città, era situata in Via Farini, e più precisamente, nello stabile annesso alla chiesa di San Giorgio. Si trattava di poche aule, non troppo arieggiate. La scuola godeva di un piccolo cortile per la ricreazione degli scolari. Era diretta dal maestro Chilloni. Come funzionavano tali scuole comunali? Tutte abbastanza bene. Tutte estendevano l’insegnamento fino alla quinta classe. Erano in gran parte frequentate da figli di impiegati, commercianti, artigiani e piccoli proprietari. Pochi, pochissimi erano i figli di operai poveri. I figli di operai si notavano molto facilmente; mal vestiti, spesso mancanti dei libri più costosi e il loro cartoccio di alimenti per la colazione era assai povero. Mancava la refezione scolastica, la sola atta a correggere certe grossolane differenze sociali, specialmente fra bimbi. La refezione scolastica la godevano i fanciulli che frequentavano l’asilo Manodori, asilo-scuola fondato da Pietro Manodori nel 185928. Il fondatore dell’asilo era presidente del Monte di pietà. Morì nel 1877. La proprietà e l’onere della spesa dell’asilo furono così assunti dalla Cassa di risparmio.
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Quella ben ordinata scuola era frequentata unicamente da figli di poveri operai. I ricchi accompagnavano i figlioli alle poche scuole private o si procuravano un maestro per lezioni in famiglia. Un’altra buona scuola (scuola serale) era la «Ferrari Bonini». Essa usufruiva di alcuni locali offerti gratuitamente dall’amministrazione dell’Opera pia Istituto Artigianelli. L’ingresso della scuola era in Via dell’Abate ed era diretta dal maestro Baroni. A fine corso, gli alunni meritevoli venivano pubblicamente premiati e conseguivano un diploma di frequenza equivalente a un certificato di prosciogli-
L’asilo-scuola Manodori (1910).
mento della quinta elementare. La scuola era molto utile a volenterosi giovani apprendisti. Sostanzialmente le scuole elementari erano cinque. Gli analfabeti erano molti. Il suburbio era pressoché privo di scuole e alla povera gente, ai paria, mancava anche il pane. I figli erano, in gran numero, costretti a procurarselo lavorando. Non avevano che sei o sette anni di età. Le scuole funzionanti nelle frazioni del Comune erano site in case private, anche umide, anguste, senza luce e malsane. Erano molto scomode, per distanza, a scolari e a insegnanti. 96
Seconda parte DALL’ALBA DEL SOCIALISMO ALLA NASCITA DELLA CAMERA DEL LAVORO 1886-1901
Cooperazione di lavoro
Le cooperative di lavoro, costituitesi nel Comune di Reggio Emilia nel periodo 1886-1901, erano tredici: 1. La più vecchia, costituitasi nel 1886, risulta la Muratori e manovali. Ne fu il primo presidente il signor Paterlini, il quale venne sostituito nel 1888 da L. Corradini, a sua volta sostituito, nel 1890, da Giovanni Morini, che restò in carica fino al 1900, nel quale anno assunse la presidenza Giovanni Bolognesi. Nel 1886, si era costituita di fatto, ma la costituzione legale fu ritardata fino all’8 dicembre 1889. Il numero dei soci era di n. 896, tra muratori e manovali. Bolognesi ebbe come efficace collaboratore Enrico Gandolfi, dal 1888 in poi. 2. Cooperativa Braccianti (comunale), tale cooperativa si costituì il 17 novembre 1889, con n. 935 soci. Manteneva ottimi rapporti con la cooperativa Muratori, specialmente per il collocamento della mano d’opera. Dovendo però limitare la sua attività al solo collocamento della mano d’opera, con contratti di lavoro poco remunerativi, non arrivava che stentatamente a chiudere bilanci in pareggio. I proventi dei contratti delle pubbliche amministrazioni erano compilati sulla base dei prezzi unitari e quindi non lasciavano un margine sempre sufficiente. Ne fu per molti anni ottimo presidente Valentino Pozzi. 3. Cooperativa Birocciai, costituitasi legalmente il 19 gennaio 1890, con 92 soci. Chiudeva costantemente la gestione con buoni profitti. Ne era presidente Rinaldi Domenico. 4. Cooperativa Carrozzai, si costituì legalmente nel 1900, in settembre, con l’adesione di quindici soci. Presidente era Carlo Grassi. 5. Cooperativa Pittori, la sua data di nascita: 5 novembre 1890, aveva 31 soci. Ebbe, fin dall’inizio della sua gloriosa attività, come presidente un valoroso artista: Luigi Belpoliti. Ebbe tra i suoi soci uno dei più chiari artisti italiani: Augusto Mussini, che fu premiato con diploma d’onore a Parigi, nel 1900. Ebbe come direttore artistico il prof. Cirillo Manicardi. 134
6. Cooperativa Marmisti, statuto omologato il 4 marzo 1890; soci n. tredici. Ne fu presidente Learco Vezzani. 7. Cooperativa Falegnami, si costituĂŹ legalmente il 29 marzo 1890, con 53 soci. Primo presidente della cooperativa fu Giuseppe Valli. Seguirono Arturo Bellelli, Sante Iori, Pasquale Meglioli, Giacomo Vezzani. 8. Cooperativa Sarti e Sarte, numero sedici tra sarti e sarte. Si costituirono in cooperativa in data 22 ottobre 1889. Ne fu presidente Pietro Bedogni. 9. Cooperativa Fabbri Ferrai, si costituĂŹ in cooperativa il 4 febbraio 1900. Vi aderirono 41 soci. Ne fu presidente Guglielmo Baldi.
Operai della Cooperativa Fabbri Ferrai (1910).
10. Cooperativa Tipografi, la cooperativa fra lavoranti tipografi ed esercenti arti affini di Reggio Emilia venne legalmente costituita il 16 dicembre 1900, con rogito dottor Carlo Predelli. Vi aderirono 28 soci. Della Coop. fu fondatore, presidente e direttore Alfredo Pinotti. 11. Cooperativa Decoratori e riquadratori in Cemento, fu costituita il 26 dicembre 1901. Vi aderirono n. 26 soci. Ne fu presidente Claudio Gatti. 12. Cooperativa fra Lavoranti Lattonieri, si costituĂŹ il 12 gennaio 1901. Legalmente, nel 1902. Soci n. quindici. Presidente Ercole Sassi. 13. Cooperativa Selciatori, fu omologata nel maggio del 1901. Vi aderirono diciotto soci. Presidente Virgilio Verzelloni.
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Anche in altri Comuni della provincia di Reggio erano sorte cooperative di lavoro nel periodo 1886-1901 e più precisamente: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.
Muratori di Bagnolo in Piano Birocciai di Bagnolo Muratori di Bibbiano Braccianti di Cadelbosco Sopra Muratori di Cavriago Braccianti di Cadelbosco Sotto Braccianti di Correggio Muratori di Guastalla Muratori di Gualtieri Muratori di Novellara
Evidentemente la cooperazione di lavoro era la forma di organizzazione più efficace per risolvere, almeno in parte, il grande contrasto di natura sociale tra operai evoluti e artigianato. Si trattava di due sistemi inconciliabili. L’artigianato, una forma di lavoro esercitata dai singoli a suo esclusivo vantaggio o a vantaggio familiare, la cooperazione, basata sulla collaborazione e il profitto per tutti i soci. Per gli artigiani, una forma di individualismo, per i cooperatori, una aspirazione al meglio, e ciò a vantaggio della comunità. Per la cooperazione era però necessario che la coscienza dei soci non si orientasse in norme di gretto egoismo corporativo. Alla prova dei fatti, in qualche piccola cooperativa, qualche fatterello si verificò. Si cercava di limitare troppo il numero degli apprendisti. Si chiedevano diversi anni di garzonaggio non coperto da adeguato guadagno. Era fissato da regolamento il numero degli anni di apprendistato. Era anche necessario sostenere un esame per essere assunti in qualità di soci. Tali limitazioni furono seriamente osteggiate dai giovani e dalle cooperative di lavoro più numerose e anziane. Si reclamò e si impose a tutte le cooperative il dovere delle «porte aperte» a tutti gli aspiranti, anche se ciò cagionava qualche turno di lavoro. Tutto ciò era anche necessario per indebolire il movimento artigiano e per evitare, ostacolare agli artigiani più evoluti ed economicamente capaci di abbandonare la loro qualifica per assumere quella di «impresari» e agire in base alla libera concorrenza, nelle gare promosse specialmente dalle amministrazioni.
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Amico di Prampolini Prandi Roversi Bellelli e Bonaccioli protagonista e frutto di quel socialismo padano che seppe costruire le magnifiche municipalità solidali – il mondo nuovo gli operosi uomini nuovi di una feconda generatività sociale – e mai iscritto al Partito Nazionale Fascista Amleto Ragazzi ci ha lasciato una memoria viva e ragionata della sua città dal 1881 al 1906 letta con la sensibilità del quotidiano che muta ora stampata nel carattere Simoncini Garamond su carta Arcoprint delle Cartiere Fedrigoni dalla tipografia SAGI di Reggio Emilia per conto di Diabasis nel marzo dell’anno duemila dieci