Margherita d'Austria e di Parma anteprima

Page 1


i muri bianchi



Carlo Fornari

Margherita d’Austria e di Parma Figlia, donna, moglie, madre, madama, governatrice, duchessa


Coordinamento editoriale Leandro del Giudice Redazione Muriel Benassi Giovanni Cascavilla In copertina Margherita d’Austria e di Parma ISBN 978-88-8103-881-7 Š 2017 Edizioni Diabasis Diaroads srl - vicolo del Vescovado, 12 - 43121 Parma Italia telefono 0039.0521.207547 - e-mail: info@diabasis.it www.diabasis.it


Indice

Prefazione 7 Premessa sull’incredibile mondo Rinascimentale Margherita d’Austria e di Parma Verso il Nero, Alessandro de’ Medici L’avventura, più che le nozze medicee Le complesse trattative delle nozze Farnese L’ardua gestione di un matrimonio critico Il forzato battesimo internazionale. Da Parma ai Paesi del Nord La Governatrice dei Paesi Bassi Un ritorno poco gioioso Ortona: l’ultima missione della Madama

9 15 21 33 51 61 79 95 113 131

Per meglio comprendere una donna difficile di Andrea Zanlari

145

Nota bibliografica

151



Prefazione

Margherita d’Austria, la figlia naturale dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, è stata duchessa di Firenze, duchessa di Parma e Piacenza, governatrice dei Paesi Bassi spagnoli e dell’Aquila. Il padre governava per la prima volta possedimenti estesi su tre continenti, dove non tramontava mai il sole: era Imperatore del Sacro Romano Impero, Duca di Borgogna, re di Spagna e di Napoli… tra le figure più importanti dell’intera storia d’Europa. Nel suo albero genealogico dominava l’avo Massimiliano I d’Austria: un’eccelsa figura di imperatore, educato con rigore nella città di Wiener Neustadt, nei pressi di Vienna. Qui, accanto alle sue passioni rappresentate dai duelli e dai tornei, era stato costretto a sopportare lunghe lezioni che lo portarono presto ad imparare, oltre al latino, tutte le lingue vive europee. Del resto, la corte asburgica non amava ostentare raffinatezza ed eleganza; ma i suoi rampolli, secondo le antiche usanze, erano subito formati per adempiere con onore ai doveri dinastici, nel ruolo a ciascuno assegnato. In un clima di conquiste e di sviluppo, la dinastia asburgica ha rappresentato il nucleo culturale originario della moderna Europa; e la stessa Margherita d’Austria, con la sua attività diplomatica non sempre gradita, a volte subita, ha contribuito avviare l’integrazione di tanti Stati e Comunità tanto diversi tra loro. Probabilmente se l’Italia fa oggi parte dell’Europa è merito un poco anche suo, quando ha cercato di creare legami politici e culturali prematuri nel XIV secolo. Oggi l’Unione Europea, grazie alla libera circolazione di persone, beni e servizi e alla moneta unica, è ormai una realtà concreta e visibile. Da tempo le decisioni del legislatore europeo, con le direttive e i regolamenti che ne derivano influenzano la nostra vita quotidiana, formando la cornice necessaria per una completa unità. Come esplicitato nella prima premessa del Preambolo al TFUE − Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea − il concetto di


8

integrazione europea indica l’unione sempre più stretta fra i popoli, non solo a livello economico, bensì anche nella politica interna ed estera, privilegiando la sicurezza, la sanità e la giustizia, fondamenti del vivere civile. Obiettivi questi raggiungibili unicamente attraverso una finalizzata politica che persegua, tra gli altri, l’obiettivo della cooperazione condivisa a livello transnazionale e interregionale. Di estremo interesse appare quindi la funzione assunta da EUREGIO: l’euroregione di lingua tedesca sorta per agevolare le relazioni frontaliere tra il Tirolo Alto e l’Adige Trentino nei settori più diversi – trasporti, agricoltura, insediamenti industriali – senza trascurare la cultura e i progetti di ricerca scientifica. In questo senso merita una particolare menzione MAGI EUREGIO: una cooperativa sociale per la diagnosi precoce e la cura della malattie genetiche e rare, tra le pochissime in Europa, e per certe patologie l’unica in Italia. Fondata nel 2006 dal medico genetista Matteo Bertelli, essa diffonde ovunque sia necessario i risultati delle sue ricerche, assieme a un messaggio di amicizia e di speranza. Già nel 1995 è stata istituita la rappresentanza dell’Euregio a Bruxelles: proprio nella città dove Margherita, quattro secoli e mezzo addietro, si era cimentata in un primo prematuro tentativo di cooperazione interregionale tra le varie comunità delle Fiandre non sempre amiche per tradizioni, interessi economici, religione… Per cui la Governatrice può essere a ragione considerata un’anticipatrice del processo che stiamo ancora perfezionando.


9

Premessa sull’incredibile mondo Rinascimentale

Una spedita comprensione di questa storia è possibile risalendo alla fine del Quattrocento, per conoscere Alessandro Farnese1: un ventenne svelto, come si diceva allora in mancanza di aggettivazioni più appropriate, impegnato a rincorrere ogni possibile affermazione in campo religioso e sociale. Un’impresa non facile, perché le provinciali origini maremmane e i recenti contegni poco esemplari, non erano le referenze migliori per essere accolto a nella cerchia curiale e tra la selettiva aristocrazia capitolina. Ma l’innato ottimismo lo aiutava: le vie del Signore sono infinite… soleva ripetere; le buone occasioni esistevano, bastava saperne approfittare. Forte di questo spirito, non esitò a curare le relazioni con l’alta gerarchia ecclesiastica utilizzando i mezzi del tempo, collocando l’adolescente sorella Giulia detta La Bella tra le favorite di Rodrigo Borgia, un cardinale spagnolo in carriera. La mossa si dimostrò presto vincente, perché l’illustre protettore, eletto Papa nel 1491, gli concesse a ventitré anni la berretta rossa, assieme a vari benefici religiosi e profani; e poco importavano le pasquinate che lo definivano il cardinale della gonnella, quando i suoi ritratti in nobili vesti facevano il giro delle Corti europee.2 Allo stesso tempo, essendo rimasto l’unico maschio della dinastia dopo la morte prematura del fratello minore Angelo e non essendo vincolato al celibato nelle vesti di cardinale diacono, aveva deciso di mettere

1. Alessandro Farnese – nato nel 1468 a Canino nel Viterbese, discendente da un’antica dinastia di proprietari terrieri ora emergente in ambito civile e religioso – era figlio di Pier Luigi signore di Montalto e di Giovannella Caetani, la famiglia di Gelasio II e Bonifacio VIII. Terzo di cinque figli e primo di due maschi, sarà il famoso papa Paolo III. 2. Cfr in proposito Carlo Fornari, Giulia Farnese, una donna schiava della propria bellezza, Parma, 1995.


10

su famiglia.3 Come consuetudine nelle unioni dei prelati, l’identità della donna è rimasta sconosciuta alle fonti ufficiali, lasciando spazio alle ipotesi; tra queste, recenti indagini storiche conducono alla nobildonna Silvia Rufina, o più modernamente Ruffini, vedova di Giovanni Battista Crispo da Tarquinia, che gli darà una femmina e tre maschi. La prima, Costanza, nata nel 1500, è rimasta priva di formale riconoscimento, a dimostrazione della scarsa importanza allora attribuita alle donne anche nelle migliori famiglie; seguita da Pier Luigi nel 1503, Paolo nel 1504 e Ranuccio nel 1509, tutti legittimati. Da allora, il cardinale Alessandro non fece più mistero di voler raggiungere il soglio pontificio; facendo di Pier Luigi un vero capofamiglia nel senso espresso dalla nobiltà rinascimentale romana, impegnata a rendere ereditarie le sostanze accumulate attraverso gli incarichi religiosi. Progetto tra l’altro confermato, quando i due figli minori si dimostreranno entrambi assai cagionevoli di salute: Paolo morirà bambino e Ranuccio giovanissimo, dopo essere stato avviato alla carriera cardinalizia. Anticipando i tempi – ormai veleggiava verso la cinquantina e non poteva attendere oltre – orientò Pier Luigi alle nozze con Gerolama Orsini: la figlia di Lodovico Conte di Pitigliano, idoneo a garantire ottime amicizie in ambiente non solo laziale. La premura di concludere l’affare è provata dal fatto che gli impegni matrimoniali furono fissati quando i nubendi avevano entrambi dieci anni, anche se le giovani età devono essere lette con riguardo alle usanze del tempo. Il rito fu celebrato sei anni più tardi nel castello di Valentano, tra i più sublimi luoghi storici della famiglia Farnese. Nonostante il matrimonio avesse avuto scarso riguardo per i sentimenti, la convivenza tra i giovani sposi si rivelò, se non proprio felice, almeno tranquilla, per merito soprattutto della moglie. Mentre lui non esitava a condurre una vita brillante e trasgressiva giustificata con gli impegni pubblici, lei, nel rispetto dei doveri muliebri, restò fedele, devotissima, disposta a sopportare con dignità certe stravaganze, spesso gli eccessi dell’uomo che il Signore le aveva destinato; 3. È forse il caso di ricordare come allora il titolo cardinalizio non era assegnato secondo le norme attuali, avviate solo dopo il Concilio di Trento. Esso garantiva rendite interessanti e permetteva l’accesso al governo della Chiesa, pur non essendo subordinato alla pronunzia dei voti sacerdotali. Di conseguenza esistevano i Cardinali diaconi vincolati ai soli ordini minori, e i Cardinali preti con obbligo di celibato: entrambi abilitati alle medesime funzioni in ambito del Sacro Collegio, compresa quella di partecipare all’elezione dei Pontefici.


11

compresa la lussuria in ambo, relegata dagli scrittori ottocenteschi tra la storiografia scandalistica4. Si giunse così al 13 ottobre 1534: data in cui il cardinale Alessandro fu assunto al soglio di Pietro col nome Paolo III, scatenando la gioia di quanti avevano legato a lui la loro carriera. Oggi nulla rende l’immagine di quanto avveniva nell’entourage dell’eletto. Può essere indicativa solo la frase, chiaramente di fantasia, attribuita vent’anni prima al pacifico Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, mentre con i famigliari entrava per la prima volta negli appartamenti pontifici: «Godiamoci il papato, perché ce lo ha concesso Iddio!».5 Da allora, Papa Farnese ebbe la mano libera per realizzare i suoi progetti sempre più palesi; e nel concistoro del 14 marzo 1537 istituì, proprio nelle vicinanze di Roma, il Ducato di Castro, infeudato in capo al figlio Pier Luigi assieme alle città di Nepi e Ronciglione. I quattro figli maschi di Pier Luigi – Alessandro, Ottavio, Ranuccio e Orazio – dimostrarono presto a loro volta di essere disponibili, secondo le rispettive attitudini, ad assecondare i progetti familiari del nonno; e in questo senso, può essere utile anticipare un cenno sul contributo fornito da ciascuno. Nel 1534, a quattordici anni, il primogenito Alessandro (1520-1589) ricevette la porpora di cardinale diacono dal nonno Paolo III assieme al sedicenne cugino Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora, figlio della zia Costanza. Ancora in vita, si meritò l’appellativo di Gran Cardinale, per la munificenza profusa nell’intento di rinnovare i fasti pontifici dell’omonimo avo; e se le vicende del tempo, solo in parte di natura religiosa, non glielo consentirono gratificando concorrenti meno meritevoli di lui, ha lasciato tesori che testimoniano di una mente eccelsa e, per i tempi, moderna. Nel 1538 Ottavio (1524-1586) fu condotto a sposare Margherita, la protagonista centrale di questa narrazione, figlia naturale di Carlo V d’Asburgo: il sistema migliore per consolidare l’amicizia dei Farnese con l’Imperatore del Sacro Romano Impero, un uomo di profonda fede cattolica e allo stesso tempo di ampie vedute, pure lui abituato a utilizzare con spregiudicatezza i legami familiari.

4. Cfr in proposito Emilio Nasalli Rocca, I Farnese, Milano, 1980, pag. 63. 5. Cfr. Joseph Gelmi, I Papi, Milano, 1995, pag. 154.


12

Carlo V d’Asburgo, volendone tracciare le coordinate essenziali, era nato nel 1500 a Gand, capitale dell’antica Contea delle Fiandre, figlio di Filippo detto il Bello Re di Castiglia e di Giovanna la Pazza, figlia del Re cattolico Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia. Senza entrare nel labirinto delle parentele, aveva ereditato infante dal padre la Borgogna e le Fiandre, e successivamente dalla madre la Spagna, Cuba, il Regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna; già una bella dote, cui alla morte del nonno Massimiliano I si erano aggiunti i domini austriaci, assieme al titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero, un agglomerato politico europeo fatto risalire dalla storiografia italiana a Carlo Magno. Divenne in tal modo titolare di un patrimonio enorme, che dopo le sue conquiste in Africa sarà esteso su tre continenti, donde l’affermazione attribuitagli di possedere un regno su cui non tramontava mai il sole. Nel 1543 Orazio (1531-1553), rispettando la politica di equidistanza con i grandi Stati nazionali auspicata da Paolo III, fu inviato dodicenne alla Corte di Parigi, per apprendere le tradizioni della cavalleria, dimostrare le sue doti e referenziare la Casa Farnese. Nel 1547, alla morte pressoché contemporanea di Pier Luigi e di Francesco I di Valois, il nuovo giovane Re di Francia Enrico II d’Orléans (1519-1559) agevolò la conclusione del contratto riguardante le nozze dell’ospite italiano con la propria figlia naturale Diana, già legittimata. Il nuovo matrimonio, celebrato nel febbraio 1553 con rito regale, avrebbe potuto rappresentare una bella tessera nel mosaico parentale farnesiano, se dopo appena cinque mesi Orazio non fosse morto vittima di un’archibugiata: in circostanze rimaste oscure, a dimostrazione delle trame esistenti ai vertici degli Stati europei, dove i Viterbesi si stavano insinuando troppo in alto. Nel 1545, quindicenne, Ranuccio (1530-1565) fu nominato cardinale da Paolo III che evidentemente, per evitare un eccessivo frazionamento del patrimonio e del potere, preferiva avere un prete in più e un politico di mestiere in meno. La sincera fede libera da ambizioni mondane, unita alle cagionevoli condizioni di salute, non consentirono al Cardinalino di Sant’Angelo – com’era conosciuto dal nome della diaconia ricevuta – di esprimere le sue attitudini. Sarà ricordato come esempio di moralità e rettitudine; il cardinale Carlo Borromeo, mai prodigo di encomi immeritati, lo celebrerà per la sapienza e la carità. Non può mancare all’appello l’unica figlia Vittoria, andata sposa nel 1548 a Guidobaldo della Rovere Duca di Urbino e madre di tre figli.


13

Una donna saggia, generosa, che in un ambiente di re, cardinali e uomini di Stato poco attenti alla famiglia, saprà portare una ventata di calore femminile facendo da madre un poco a tutti, in particolare ai più bisognosi di una parola di conforto nei momenti meno felici della vita. Sarà lei ad allevare la nipote Clelia, la bella figlia del Gran Cardinale Alessandro nata a Parigi nel 1556, con ogni probabilità da tale Claude de Beaume (1520-1568), dama d’onore della Regina di Francia.6 La dinastia Farnese appariva sulla buona strada per garantirsi un rapido sviluppo, conforme alla volontà del Papa che la dirigeva; ma sarà costretta a competere, come pochissime altre in Italia, contro due nemici uno più agguerrito dell’altro. Il patriziato romano, rappresentato dai clan Aldobrandini, Orsini, Barberini, Caetani, Cesarini, Odescalchi, Pamphili… solo per citarne alcuni tra i più attivi nel Sacro Collegio, dopo aver accettato obtorto collo un papa estraneo alla propria cerchia, non si mostrerà disposto a subire l’intromissione dei suoi successori: nuovi vicini di casa ambiziosi e spregiudicati, con i quali avrebbero dovuto spartire investiture, rendite, privilegi. Le relazioni dei Farnese si complicheranno sul piano internazionale, quando la loro vocazione europea, espressa dai matrimoni con principesse della Casa imperiale d’Austria e reale di Francia, inizierà a preoccupare le Signorie e i Ducati italiani, sempre pronti a ogni illecito pur di garantirsi, a danno di altri, le alleanze dei nascenti Stati nazionali. Non sarà necessario attendere la morte dei pionieri, primi fra tutti Paolo III e il figlio Pier Luigi, per accorgersi quanto spesso l’arroganza e l’oltraggio possano prevalere sulla retta intenzione e la diplomazia. Da quel momento, il potere dei Farnese transiterà nel firmamento delle nobili Casate italiane come una meteora; estinguendosi in meno di duecento anni, un tempo che non trova riscontro in altre analoghe realtà europee. Fu colpa indubbiamente loro, di alcuni loro errori; ma avendo avuto l’attenuante di essere stati i più grandi dei piccoli e i più piccoli dei grandi, con la conseguenza di possedere ambizioni eccessive, senza rassegnarsi a vivere da perenni comprimari.6

6. Cfr in proposito Carlo Fornari, La fine della dinastia Fanese, una tragedia annunciata, Fidenza, 2014




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.