Coordinamento editoriale Leandro del Giudice Redazione Giovanni Cascavilla Grafica Anna Bartoli In copertina Gerti Frankl
ISBN 978-88-8103-896-1 Š 2018 Edizioni Diabasis Diaroads srl - str. San Girolamo, 17/b - 43121 Parma Italia telefono 0039.0521.207547 - e-mail: info@diabasis.it www.diabasis.it
Waltraud Fischer
Gerti, Bobi, Montale & c. Vita di un’austriaca a Trieste Prefazione di
Elvio Guagnini
diabasis
Indice
7.
Prefazione, Elvio Guagnini
13. Una giovane austriaca a Trieste 24. Bobi Bazlen, il postillon d’amour 37. Gli amici: Piero Rismondo 46. Sandro, l’amico genovese 52. Tobò e Frombolo 64. Il salotto di Elsa Dobra 71. Linuccia Saba 77. Trieste, una carta moschicida 92. La vita è molto più letteraria di noi... 108. Un Capodanno a Firenze 127. Dora Markus 139. Il paradosso, l’unica verità erotica… 160. Anni difficili 178. Dopo la guerra – in un mondo cambiato 190. Gerti, testimone di un mondo passato 202. Note ai capitoli
Prefazione
È da diversi anni che l’autrice di questo libro si occupa di Gerti Frankl. Ha collaborato attivamente a una mostra (Il viaggio di Gerti) organizzata nel dicembre 2005 – gennaio 2006 dall’associazione Archivio e Centro di Documentazione della Cultura Regionale; ha tradotto molte lettere e documenti presenti nel Fondo relativo che ora fa parte del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Trieste (Archivio degli Scrittori e della Cultura Regionale); ha pubblicato importanti pagine di ricostruzione biografica dedicate ad alcuni dilemmi relativi all’identità della Dora Markus di Montale. Questo libro è – perciò – una specie di esito naturale e necessario di una lunga attività di ricerca intorno alla figura della «giovane austriaca» approdata a Trieste (per un amore che poi l’avrebbe delusa) negli anni Venti, entrata a far parte di quella sorta di Bloomsbury dell’alto Adriatico coagulatasi intorno a Bobi (Roberto) Bazlen, divenuta personaggio letterario in séguito alla pubblicazione delle poesie Il Carnevale di Gerti e Dora Markus nella raccolta Le occasioni di Montale (e della poesia Dall’altra sponda, ora in Quaderno di quattro anni). Il racconto di Waltraud Fischer risulta fittamente tramato di testimonianze e di documenti epistolari: relativi al rapporto di Gerti con Bobi Bazlen, ma anche – tra gli altri – con Piero Rismondo (traduttore di Svevo in tedesco), con Carlo Gruber, con Dušica Slavik, con Drusilla Tanzi Marangoni (poi moglie di Montale), con Eugenio Montale, con Italo Svevo, con Dora Markus, con il proprio marito Carlo Tolazzi (poi risposatosi con Dušica 7
Slavik), con Guido Lopez, con Armando Tipaldi. In un discorso che coinvolge parole, testimonianze e presenze come quelle – tra le più notevoli – di Giani Stuparich, Umberto Saba, Linuccia Saba, Alessandro Psyllàs, Aurelia Gruber Benco, Pino Menassè (uno dei collaboratori triestini di «Solaria»), Daniele Del Giudice. Sono solo i nomi più ricorrenti di un panorama molto più affollato di figure e di problemi; parte di una storia con risvolti vari: sentimentali, scherzosi, drammatici, tragici (la persecuzione antiebraica; la morte nei lager dei genitori di Gerti – il padre era proprietario di una banca a Graz – arrestati a Vienna dalla Gestapo; la delazione di una vicina di casa – a Trieste – che denuncia Gerti alle SS in quanto ebrea; la fuga di Gerti). Il libro racconta anche una storia di rapporti di amicizia e di sentimenti inquieti con tratti, talvolta, di ambiguità, non sempre decifrabili dietro il colloquio epistolare spesso in gergo, apparentemente scherzoso e l’uso dei “Lei” intrecciato a quello del “Tu”. Una storia di ricerche di amicizia difficili, di solitudini, di depressioni e di sconforti, di momenti di euforica tensione. Rapporti sempre filtrati da uno sguardo critico (anche dietro l’esuberanza sentimentale, talvolta magari occultata) e di ironia (spesso usata per temperare o mascherare i sentimenti stessi). L’autrice di questo libro cerca soprattutto di far parlare gli attori della storia, dando loro la parola in diretta, e talvolta commentandola parcamente e acutamente. E fornendo sempre al lettore informazioni dettagliate, e dando in anticipo risposte alle possibili curiosità pure su aspetti minuti delle situazioni narrate. E offrendo un quadro problematico degli attori e dei contesti di questa storia, compreso il loro rapporto con Trieste, città necessaria, e talvolta invadente e incombente rispetto alle 8
loro vite, una sorta di «carta moschicida» come la considerava Bazlen (suggerimento musiliano?) secondo la testimonianza di Carlo Gruber. Trieste, città complessa con tratti enigmatici e contraddittori (spesso fa capolino anche Freud) ma anche maliosi. Città “periferica”, come la rappresentava Saba (che però ne rivendicava tutto il potenziale di originalità), ma anche crocevia culturale europeo. Luogo al quale i personaggi di questa storia rimangono attaccati anche a distanza, pure a dispetto dei tentativi di evasione e di fuga. Sicché questo libro (e la storia che racconta) – anche per merito della narratrice oltre che per l’interesse in sé dei documenti e dei personaggi – sono una lente preziosa per seguire uno dei “fili” più affascinanti e problematici che compongono l’intreccio (la “tela”, direbbe Ariosto) di questo contesto triestino. Elvio Guagnini
9
Nota al testo
Le carte e i documenti lasciati da Gerti Frankl e gentilmente donati dalla signora Maria Cecconi sono raccolti nel Fondo Gerti Frankl Tolazzi e conservati nell’Archivio degli Scrittori e della Cultura regionale dell’Università di Trieste. Una prima interpretazione delle lettere di Bazlen è stata offerta dal contributo di Eva Masel per la mostra documentaria Gerti, pubblicato in «Quaderni dell’Archivio», n. 2, Trieste 1995. Dieci anni dopo si è tenuta una seconda mostra che presentava i documenti più importanti di quella precedente e le nuove acquisizioni del fondo, con il catalogo Il viaggio di Gerti. Gerti Frankl Tolazzi (1902-1989), «Quaderni dell’Archivio», 12, Trieste, 2005. La parte più cospicua del fondo consiste nelle missive di Bobi Bazlen; si tratta di 70 lettere, scritte tra il 1923 e il 1930, e 15 cartoline illustrate e biglietti, scritti tra il 1952 e il 1962. Tutte le lettere a Gerti sono scritte in tedesco, talvolta con alcuni inserti in italiano, francese o inglese; le poche missive a Carlo Tolazzi sono invece in lingua italiana. Ho tradotto alla lettera (se possibile) gli originali. Le lettere sono, in parte, senza data e ho cercato di ordinarle secondo il contenuto, anche con la lettura traversale delle missive ma ho dovuto inserire – in modo approssimativo –alcuni dei messaggi che erano privi di ogni riferimento. Siccome gran parte del fondo è in tedesco (madrelingua di Gerti) ho deciso di mettere la mia traduzione italiana in tondo nel testo; invece le parti scritte in italiano (o in altra 10
lingua) nell'originale – per distinguerle – sono trascritte in corsivo. Tutte le citazioni da articoli di giornali e riviste italiani e da testi già tradotti e pubblicati in italiano, per esempio gli Scritti di Bazlen, sono trascritte in tondo. Le foto inserite nel volume vengono pubblicate su concessione dell'Università degli Studi di Trieste, smaTs, Archivio degli Scrittori e della cultura regionale.
Ringraziamenti I miei ringraziamenti vanno innanzitutto a Maria Cecconi (alla memoria), amica di Gerti e generosa donatrice del Fondo ora dell’Università di Trieste. Ringrazio sentitamente Anna Foà, che mi ha gentilmente concesso la pubblicazione delle lettere di Roberto Bazlen. Grazie anche a Elvio Guagnini e Anna Storti per aver sostenuto il mio lavoro, a Maria Cristina Pinzani dell’Archivio degli Scrittori e della cultura regionale dell’Università di Trieste, inoltre a Riccardo Cepach del Museo Sveviano di Trieste.
11