Coordinamento redazionale Leandro del Giudice Grafica Anna Bartoli Redazione Giovanni Cascavilla Muriel Benassi In copertina Piano regolatore Parma 1887 ISBN 978-88-8103-911-1 Š 2018 Edizioni Diabasis Diaroads srl - Stradello San Girolamo 17/b - 43121 Parma Italia tel. 00 39 0521 207547 - info@diabasis.it - www.diabasis.it
Paolo Zappavigna
Parma 1945-2011 genesi della cittĂ moderna La politica urbanistica in un resoconto fra cronaca e storia
A mio fratello Giovanni, e a quelli che come lui hanno avuto a cuore il bene comune
Indice Prefazione 7 Michele Alinovi Dal Neoclassicismo ducale al Manierismo hi-tech del ponte Nord Mario De Blasi
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Nota dell’autore
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Primo capitolo (1945-49) La ripresa dopo le distruzioni
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Secondo capitolo (1950-55) La ricostruzione
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Terzo capitolo (1956-61) La città cresce
69
Quarto capitolo (1962-68) La stagione delle riforme e della nuova urbanistica
105
Quinto capitolo (1969-74) Le alterne vicende dell’urbanistica “progressista”
131
Sesto capitolo (1975-80) Il trauma dello scandalo edilizio
159
Settimo capitolo (1981-85) Crisi dell’alleanza di sinistra e avvento del pentapartito
205
Ottavo capitolo (1986-90) Ascesa e declino del pentapartito
241
Nono capitolo (1991-94) La pesante eredità del pentapartito e la tangentopoli parmigiana
279
Decimo capitolo (1995-98) Dalla giunta “tecnica” di Lavagetto alla “città cantiere” di Ubaldi
309
Undicesimo capitolo (1999-2002) La “città cantiere” di Ubaldi
351
Dodicesimo capitolo (2003-07) Fine dell’“epoca d’oro” di Ubaldi e passaggio di consegne al “delfino” Vignali
379
Tredicesimo capitolo (2008-11) Vignali sindaco. Drammatica fine di un’illusione
421
Postfazione
487
Indice dei nomi
491
Prefazione
Questa lunga cronaca delle vicende politico amministrative, che hanno deciso il destino del nostro territorio dal dopoguerra a oggi, ci restituisce un prezioso documento che, grazie al racconto vivo dei suoi protagonisti e nonostante la necessaria complessità narrativa, riesce a spingersi oltre la dimensione della semplice disciplina urbanistica e della trasformazione del territorio, cogliendo quegli aspetti più profondi, a volte contradditori, che stanno alla base dell’identità culturale ed antropologica cittadina. Un territorio mai rassegnato alle sconfitte e che non sempre ha saputo far tesoro dei propri errori, ma che sicuramente è sempre stato capace di attivare quegli anticorpi che gli hanno dato la possibilità di rialzarsi e proseguire il proprio cammino con determinazione e caparbietà, diventando un laboratorio politico spesso anticipatore delle questioni e delle evoluzioni di carattere nazionale, riproducendo in piccolo anche quella dimensione tutta italiana, a volte contraddittoria e conflittuale, che nonostante tutto riesce comunque a esprimere eccellenza e innovazione. È proprio da qui che partirei: Parma come territorio degli opposti, orgogliosa nella difesa della propria identità e tradizione, per certi versi resistente al cambiamento ed a volte rinchiusa in un pensiero provinciale, ma allo stesso tempo tesa all’innovazione ed alla modernità, con il rischio di restare accecata dalla mania di grandezza a cui non sempre corrispondono risultati di qualità, ma la semplice bulimia di un pensiero quantitativo. Già dal primo dopoguerra al titolo della Gazzetta “Parma avrà finalmente il suo grattacielo” fa eco, su altre questioni legate alla febbre dell’edilizia, l’architetto Gigiotti Zanini che afferma: “assolutamente necessario rinunciare a balorde manie di grandezza, più dannose della cocaina, rieducarci ed educare i nostri figli all’ordine, al rispetto del passato, alla modestia, alla gentilezza e all’amore delle cose semplici e belle”. Questo continuo dibattito tra la difesa della tradizione e la ricerca del cambiamento, ha generato in più di un’occasione una condizione di stallo, come nel caso emblematico di Piazza della Pace, questione irrisolta per oltre quarant’anni, che Bruno Gabrielli stigmatizza affermando che il blocco decisionale è colpa di “una città intollerante dove la verità soggettiva ha eliminato la decisione collettiva”. 7
La lentezza nelle decisioni e la necessità di programmare e pianificare il lungo periodo, appare in alcuni casi in contraddizione con la sempre crescente richiesta negli anni, da parte dei cittadini verso gli Amministratori, di dinamismo e rapidità, premiando dal punto di vista del consenso elettorale, l’intuizione per le migliori decisioni e la capacità politico-amministrativa nel metterle in atto, anche a scapito di un quadro generale d’insieme. Questo ha consentito in taluni casi di cogliere importanti occasioni per il territorio, come è il caso della sede EFSA, ma anche di perderne altre come a esempio la fermata dell’Alta Velocità, frutto di errate valutazioni pagate duramente anche in termini politici. Si può però dire che con approcci diversi e con alterne fortune risultati di valore si sono consolidati nel tempo, restituendoci oggi una città con un buon grado i servizi al cittadino diffusi sul territorio, centri di aggregazione e luoghi dedicati alla cultura e allo sport, che costituiscono l’ossatura di una città policentrica dotata di una funzionale rete infrastrutturale anche di mobilità dolce, capace di mettere in connessione elementi diffusi sul territorio. Questo non significa che non vi siano ancora numerose questioni aperte nell’agenda urbana cittadina, questioni che la città ha affrontato da molti anni e che meritano ancora dedizione e lavoro. La questione urgente dell’adattamento ai cambiamenti climatici, che pone i temi ambientali necessariamente al centro delle politiche cittadine dei prossimi anni, dove alla riduzione del consumo di suolo dovrà corrispondere una sempre maggiore spinta alla riqualificazione urbana, alla valorizzazione del territorio agricolo e del verde urbano. La mobilità sostenibile e la conseguente riduzione dalla dipendenza dal mezzo di trasporto privato, rappresentano la prosecuzione di una sfida che la città ha già affrontato negli anni, riappropriandosi faticosamente di porzioni di spazio pubblico sottratto alle auto e riconsegnato ai pedoni, riscoprendo una dimensione sociale ed estetica dei luoghi, apparentemente perduta. La rivitalizzazione del centro storico, conservato in molte sue parti ma provato da anni di crisi economica e oggetto di fenomeni di periferizzazione, dovrà essere oggetto di politiche dedicate al suo rilancio, anche grazie al recupero dei grandi complessi storico-monumentali, luoghi di cultura ed interpreti di una vocazione turistica sulla quale la città sta scommettendo. La dimensione sociale, che la città non ha di fatto mai perso e sulla quale ha da sempre investito, deve essere oggi più che mai governata, sia per le mutate condizioni economiche globali, sia per intercettare le necessità dei nuovi cittadini provenienti da altre culture, sia per la crescente fascia di popolazione anziana. 8
Il tema dei servizi al cittadino diventa quindi, insieme all’ambiente, l’altra sfida principale che la città dovrà affrontare, per non perdere in qualità della vita, perché il “diritto alla città” è forse il valore più grande che può essere tramandato alle future generazioni. Michele Alinovi Assessore alle Politiche di Pianificazione e Sviluppo del Territorio e delle Opere Pubbliche del Comune di Parma
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Dal Neoclassico Ducale al Manierismo hi-tech del Ponte Nord
La cifra urbanistica, utilizzata per descrivere l’evoluzione della città di Parma dalla Liberazione alla fase finale dell’Amministrazione Vignali, ci consente di allargare lo sguardo su uno scenario più ampio che diviene politico, sociale e culturale. Le vicende urbanistiche che sono ricostruite in modo dettagliato in questo libro sono immerse in un dibattito ricco e aspro, espressione di una comunità attenta, partecipe e vivace, però percorsa da divisioni profonde e da polemiche accese senza mai giungere a certezze condivise. L’ambivalenza di fondo sembra fondarsi sulla contraddittorietà di una città che vuole conservare l’estetica della piccola capitale, ereditata dalla storia Ducale, e che d’altra parte, e nello stesso tempo, ambisce a un ruolo importante da svolgere nell’Italia del processo postbellico in rapida trasformazione industriale. Parma coltiva il suo passato, dai Farnese ai Borbone, con una particolare nostalgia per il periodo napoleonico/asburgico di Maria Luigia, e sicuramente soffre l’unità d’Italia come momento di declassamento in una regione dove capitale diviene Bologna. La perdita del ruolo istituzionale è compensata da un protagonismo in campo economico, grazie al decisivo apporto dell’industria connessa all’agroalimentare, con lo sviluppo delle tecnologie nel campo della trasformazione dei prodotti alimentari e della meccanica a questa connessa. Conservazione e modernizzazione coesisteranno e si scontreranno nella vita della città e saranno i paradigmi che incideranno per anni sulle scelte urbanistiche. L’Amministrazione comunale del primo dopoguerra, paradossalmente, porta a compimento il PRG di modernizzazione ereditato dal passato ordinamento (confezionato sotto la guida di Mario Mantovani primo podestà fascista) e simboleggiato dall’ampliamento di via Mazzini per migliorare il flusso del traffico; da insediamenti d’uso collettivo nell’Oltretorrente; dalle nuove prestigiose periferie a sud della città. Un vibrante articolo di Antonio Marchi sulla «Gazzetta di Parma »attacca “la rovina democratica” di via Mazzini e via Farini: nostalgia e furore riescono ancora una volta a coesistere. Il nuovo PRG dell’Amministrazione Comunale viene di nuovo accusato di essere di “marca piacentiniana” da intellettuali ed artisti che difendono la conservazione dell’assetto storico della città. Questo PRG (adottato nel 1957 e ria11
dottato nel 1961) imprime una forte spinta all’espansione della città, in dodici anni si sono costruiti 60.000 vani, delineando un grande ampliamento delle aree abitative, con il conseguente consumo di suolo agricolo. La storia urbanistica dell’Amministrazione comunale è innervata dal sogno del grande sviluppo demografico, i 300.000 abitanti sono il traguardo più volte sognato, ma mai raggiunto. In realtà la città continua a espandersi in tutti gli anni successivi, ma gli abitanti non crescono in modo proporzionale, mentre inizia il fenomeno del traferimento di nuclei familiari nei comuni limitrofi, alla ricerca di abitazioni più economiche in contesti migliori sotto il profilo ambientale e dei servizi. Le scelte urbanistiche successive esprimono la tensione a dotarsi di infrastrutture che rispondano all’ambizione di essere un centro di importante valenza nazionale. La prima scelta significativa è lo spostamento della Fiera dal contesto urbano allo stabilimento Salvarani posto in liquidazione, proposta avanzata nel 1983. La collocazione totalmente extraurbana individua un futuro di espansione, che troverà nella manifestazione “Cibus” la sua effettiva realizzazione. Nel 1990 inizia l’ampliamento dell’aeroporto, nella speranza di un accordo preferenziale con Bologna per intercettare lo sviluppo del traffico aereo regionale. Nel 1991 inizia la predisposizione di un nuovo PRG che si accompagna allo studio di un piano generale della mobilità, in una città che poneva la viabilità ed il traffico come questioni fondamentali e irrisolte dalle precedenti amministrazioni. Il 1993 è dominato dalle vicende della tangentopoli parmigiana con arresti e dimissioni che colpiscono le forze politiche tradizionali, si arriva a 60 indagati in 14 filoni di inchiesta. L’ondata giudiziaria determina il Commissariamento del Comune nel 1994, poi Lavagetto vince il ballottaggio ed è il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini. L’amministrazione Stefano Lavagetto riesce a definire la soluzione per Piazzale della Pace dopo anni di incessanti polemiche. La battaglia fra i sostenitori del “come era e dove era” ed i fautori della costruzione di un auditorium moderno si conclude con il progetto minimale dell’Architetto Botta che riconosce l’impossibilità di andare al di là della sistemazione “tutta a verde” in una città divisa e incerta sul piano estetico e culturale. Tracciato delle tangenziali, nuovo forno inceneritore, stazione medio-padana della TAV, lotta puntuale all’evasione fiscale sono tutti elementi di duro scontro in città fino a quando il centrosinistra viene sconfitto alle elezioni del 1998 a favore del “civismo” di Elvio Ubaldi, alleato di fatto a Forza Italia . L’amministrazione Ubaldi si trova a gestire un periodo straordinario di risorse provenienti da TAV, 7 miliardi dalla Fondazione Cassa di Risparmio per 12
il restauro del Palazzo Ducale, 33 miliardi da Stato e Regione per il Centenario della Morte di Verdi. Nel 2000 la Benetton compra le azioni AMPS per 145 miliardi, cifra superiore alle previsioni precedentemente calcolate. Si impostano progetti di riqualificazione urbana che interessano la zona stazione, il complesso di S. Francesco, l’area ex-Manzini e il Campus. Sempre nel 2000 viene pubblicata la proposta di realizzazione di una linea metropolitana in città, costo previsto 500 miliardi con l’ipotesi di realizzarla in project financing. L’idea di dotare Parma di una o più linee di metropolitana diviene simbolo dell’ambizione di Ubaldi e dei Parmigiani, ma rimarrà un sogno irrealizzabile. La “città cantiere” di Ubaldi si lancia in progetti sempre più imponenti, facendo diventare il Comune di Parma un grande investitore immobiliare. Nel 2001 partono i progetti di ristrutturazione della zona nella stazione ferroviaria, con un costo previsto di 170 miliardi secondo le linee presentate dall’architetto Bohigas, a questo si associa il piano di ristrutturazione del comparto via Palermo-via Pasubio. Nel 2006 viene presentato il progetto del ponte Nord, oltre al ponte carrabile, a quattro corsie, con ciclopista e passeggiata con tapis roulant, prevede una seconda campata che sorregge una catena di sei edifici, mentre sulla riva di Via Reggio è previsto un albergo di 16 piani con due parcheggi sotterranei da 330 posti. Metropolitana e ponte Nord sono ereditati dal Sindaco Vignali con tutte le società partecipate STU Authority, STU Stazione, STU Pasubio, Metroparma, SPIP, Casadesso, ParmAbitare . Il compito è sempre quello di uno sviluppo impetuoso e scintillante per una città autonoma da Bologna e di caratura nazionale. Crisi economica e guai giudiziari porteranno al tracollo dell’amministrazione Vignali e a un nuovo commissariamento del Comune. I cittadini di Parma riconsegneranno a una giunta di natura civica il compito di risanare la situazione, eleggendo e rieleggendo il Sindaco Federico Pizzarotti. I temi aperti restano quelli costanti della storia recente, da una parte si rincorre il modello di una città dotata di aereoporto, collegamenti autostradali, ricca di grandi centri commerciali, ma coesiste l’opzione di valorizzare la città d’arte, che investe sulla conservazione del centro storico e privilegia le funzioni culturali e turistiche connesse ai teatri, ai musei, alla presenza dell’Università. La conoscenza della storia urbanistica di Parma non deve servire a esprimere giudizi drastici o a emettere sentenze sul passato, ma può e deve aiutare a evitare nuovi errori nella progettazione del futuro di questa comunità. Mario De Blasi 13
Nota dell’autore
Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello di un’altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l’altra, diventata come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne una città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro. Calvino, Le città invisibili
Le parole di Calvino esprimono, in maniera poetica, il senso del lavoro che mi ero ripromesso di fare in tempi ormai lontani, e che mi ha impegnato per vari anni. Svolgere una ricerca tesa a ricostruire le vicende che hanno influito sull’evoluzione della città di Parma e il ruolo che i diversi attori, sia i protagonisti che semplici cittadini, hanno svolto nelle complesse e controverse fasi di trasformazione attraverso le quali il sistema urbano si è modificato nel corso del tempo fino ad assumere la fisionomia attuale. Mi ha mosso inizialmente una voglia di verità, di ristabilire non solo il corretto svolgimento dei fatti, ma anche le diverse responsabilità che spettano ai principali attori di alcune importanti vicende urbanistiche che hanno segnato il volto della città e delle quali chi scrive è stato in vario modo testimone diretto in un periodo che va all’incirca dalla metà anni Settanta alla fine anni Novanta. Poi ha prevalso il desiderio di perseguire un obiettivo più ambizioso, ossia di ricostruire una sorta di storia urbanistica di Parma relativa a un arco temporale più ampio, che va dal secondo dopoguerra al crollo delle Giunte civiche, il periodo nel quale la città ha subito le sue più importanti e radicali trasformazioni. Cercando non solo di riportare alla luce gli eventi che hanno prodotto effetti tangibili nella realtà urbana, ma anche, e ancor meglio, di rievocare il substrato ideale del continuo, spesso duro e tumultuoso, confronto di culture, ideologie, aspirazioni, bisogni, coscienze civiche, che ai fatti urbani ha dato alimento e forma. In questo modo si può offrire una viva e pregnante rappresentazione di una 15
parte importante della storia della comunità che nello spazio cittadino agisce, costantemente adattandolo alle proprie esigenze e aspirazioni, e così promuovere una migliore consapevolezza del valore della città come bene comune, dal quale dipende, in una misura che a molti sfugge, la nostra identità più autentica. A tale scopo mi è parsa più adeguata una esposizione dei fatti in forma di cronistoria. Non una “storia”, e nemmeno un racconto, che pure sarebbero stati entrambi più agevoli per il lettore. Nel primo caso vi è la consapevolezza che per redigere una storia mancano all’autore lo spessore culturale e, soprattutto, l’approfondimento documentale; nel secondo caso, una più sintetica e scorrevole narrazione avrebbe lasciato fuori molte informazioni su aspetti pur secondari, ma indispensabili per ricostruire il contesto nel quale i fatti si sono svolti e l’effettivo ruolo degli attori in gioco. Inoltre, privo del supporto di una dettagliata documentazione di base, il resoconto avrebbe rischiato l’accusa di omissione, oppure di rappresentazione “di parte” degli avvenimenti. Invece una cronistoria, e a Parma non mancano esempi illustri, ha il pregio di associare ai fatti il contorno degli eventi concomitanti e del clima politico-culturale in cui essi si sono svolti, fornendocene una più illuminante interpretazione. Mi ha aiutato in questa impresa la disponibilità di una fonte ricchissima di informazioni costituita dalle cronache del quotidiano locale Gazzetta di Parma; una fonte a mio avviso particolarmente adatta allo scopo, in quanto molto dettagliata, sufficientemente oggettiva, di facile consultazione, riguardante non solo i fatti, ma anche ai loro prodromi e i presupposti, Sono consapevole delle critiche, anche giustificate, che potrebbero essere rivolte a questo metodo, ma non ritengo sia il caso di premunirmi da siffatte obiezioni. Mi basta sottolineare che l’attenta consultazione di tutti i numeri del giornale usciti nel periodo considerato ha rivelato non solo una ricchezza inaspettata di informazioni pertinenti proprio al lavoro proposto, nelle quali peraltro è risultato abbastanza facile separare i fatti dalle opinioni, ma ancor più ha palesato un patrimonio prezioso di contributi di notevole valore ideale e culturale, scritti in prima persona da cittadini con diversi ruoli e posizione sociale, ai quali il giornale per molti anni (e purtroppo sempre meno nel tempo) ha dato spazio, funzionando da palestra di discussione e di libero confronto di idee. Alla pubblicazione testuale degli interventi di maggior pregio e significato ho quindi felicemente attinto, riportandone in sintesi i passaggi più interessanti. Come si potrà constatare, il materiale informativo raccolto è imponente e non è stato semplice trasformarlo in una esposizione il più possibile organica e completa. Ho per questo adottato due criteri ordinatori, uno cronologico e uno tematico, che operano in modo incrociato. 16
La cronologia determina l’ampiezza dei capitoli, che sono tredici e coprono periodi relativi a fasi particolarmente significative dello sviluppo urbano, sempre più coincidenti con gli intervalli fra due successive elezioni comunali. Inoltre ogni capitolo è suddiviso in sottocapitoli tematici che contengono i fatti riguardanti ambiti specifici dell’agire amministrativo, sostanzialmente indipendenti tra loro e internamente omogenei, in cui le notizie sono riportate in ordine cronologico. Nei primi quattro capitoli, la scarsa quantità di articoli ha indotto a seguire un ordine più libero, mentre a partire dal quinto capitolo la ripartizione degli argomenti diviene più strutturata secondo tematiche predefinite: la pianificazione in generale; il centro storico (con specifici paragrafi su vicende ricorrenti come quella di piazzale della Pace); la viabilità e il traffico; il verde e l’ambiente; la casa. Ogni capitolo si apre con una introduzione che vuole rievocare sinteticamente il quadro politico amministrativo in cui i fatti si sono svolti. Gli eventi sono ricostruiti, per la quasi totalità, in base alle notizie riportate sul giornale e seguono perciò l’ordine cronologico con cui compaiono sul quotidiano; per cui le date riportate sono solitamente quelle del giorno di pubblicazione. La frequente citazione delle date può indubbiamente risultare pedissequa, ma ha una duplice necessaria funzione: attestare la veridicità della notizia, e permettere, a chi fosse interessato, di risalire alla fonte. Alcuni estratti testuali di interventi particolarmente significativi o di pregio sono riprodotti come allegati, col titolo “Riferimenti”, e segnalati nei relativi paragrafi col simbolo (*). Ogni capitolo presenta, alla fine, una “cronologia complementare” che integra la cronistoria con i fatti di minore rilevanza o solo episodici. Infine, alcune notizie di contenuto spurio o di interesse marginale rispetto al piano dell’opera sono riportate, in taluni capitoli, come Appendice. Al termine di questo lungo e piuttosto faticoso lavoro non posso esimermi dal ringraziare alcune persone che mi hanno fornito un particolare aiuto. In primo luogo l’amico Antonio Bertoncini che ha svolto per me un prezioso e impegnativo lavoro di revisione dando un apporto importante all’impostazione del testo. In secondo luogo il validissimo personale dell’Emeroteca comunale, tutti i numerosi operatori che si sono alternati nell’arco di quasi un decennio e che mi hanno assistito con grande disponibilità e spirito di servizio.
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Architettato in tredici capitoli Parma Genesi della città moderna è un atto d’amore per un luogo che ha subito traversie ed evoluzioni in questo libro stampato per conto di Diabasis dalla Star-Log nel febbraio duemiladiciannove