Storia del '900: Personalità che hanno rifondato il Paese In «Da Murri a Zaccagnini» lo storico parmigiano Giorgio Campanini offre un quadro del ruolo giocato dai cattolici della regione nell’antifascismo e nella rinascita democratica «Da Murri a Zaccagnini». E’ il titolo dell’ultima fatica letteraria di Giorgio Campanini, sociologo e storico parmigiano, che racconta la Chiesa e il movimento cattolico nell’Emilia Romagna del ‘900 attraverso i suoi protagonisti. Edito da Diabasis, il volume, di 244 pagine, offre un quadro di insieme dell’importante ruolo giocato dai laici cattolici nell’antifascismo e nella rinascita democratica del nostro Paese. Campanini si sofferma su importanti personalità come Giuseppe Dossetti, Francesco Luigi Ferrari, il parmigiano Giuseppe Micheli, Benigno Zaccagnini, don Zeno Saltini (fondatore di “Nomadelfia”), il tutto sullo sfondo dell’impulso al rinnovamento della Chiesa offerto da Romolo Murri, marchigiano ma attivamente operante anche in Romagna. In particolare, il capitolo relativo a don Saltini mette in luce il carattere utopico di Nomadelfia, la comunità che si trova nelle vicinanze di Grosseto da lui fondata nel ‘48. In questa realtà la proprietà privata non esiste e si vive seguendo le orme delle prime comunità cristiane. Ad esempio, la famiglia tradizionale è sostituita da un tipo di famiglia comunitaria estesa, non legata ai soli vincoli di sangue. Secondo Campanini, il senso complessivo di Nomadelfia è da racchiudersi nel «tentativo di creare le premesse di una nuova società attraverso il superamento della proprietà privata e, insieme, della famiglia “borghese”. Non a caso la Costituzione di Nomadelfia afferma che i suoi cittadini “non posseggono beni a qualsiasi titolo e di qualsiasi natura”». Nel libro è inoltre riportato uno scritto unico nel suo genere. Si tratta del «Documento programmatico dei cattolici nella Resistenza sull’Appennino Parmense» (uno dei più significativi tra quelli elaborati negli anni intercorsi tra la caduta del regime fascista e l’avvento della Repubblica) scritto da Achille Pellizzari, importante esponente della Resistenza - nome di battaglia «Poe»- che guidò la lotta partigiana sulle montagne parmensi. Il documento, come scrive Campanini, «appare di notevole interesse soprattutto per le sue aperture in campo sociale (si vedano, in particolare, i cenni sulla partecipazione operaia alla gestione dell’impresa e sull’accesso dei contadini alla proprietà della terra)». Significativa anche la forte ispirazione etica del documento, «insieme con la presa di posizione per la salvaguardia del Concordato – aggiunge Campanini – nonché l’opzione per un bicameralismo fondato su una camera elettiva e su una seconda, il senato, espressione dei corpi sociali». Più in generale, dall’analisi storica compiuta da Campanini emerge che il movimento cattolico nella nostra regione si è caratterizzato per l’essere fortemente progressista e laico. «E’ una costante – scrive Campanini- lungo il vasto arco che va dalla Piacenza di Scalabrini alla San Marino di Romolo Murri, il rifiuto del clericalismo e, conseguentemente, la rivendicazione di uno spazio di autonomia ai laici. Ma un altro “filo rosso” che lega fra loro le esperienze condotte localmente dai cattolici emiliano-romagnoli è rappresentato dalla forte e persistente ansia riformatrice». «Non sono certo mancati in regione i cattolici fortemente legati alla tradizione e inclini al conservatorismo –prosegue – ma l’anima profonda del movimento cattolico dell’Emilia Romagna è stata socialmente aperta e avanzata». L’autore riflette anche sul futuro del movimento cattolico. Quello del Novecento si è caratterizzato per la varietà e, a volte, contraddittorietà delle esperienze vissute. Quella del XXI secolo, secondo Campanini, «potrebbe e dovrebbe essere la stagione propizia per la stesura di un profilo unitario, favorito dall’ormai lunga e consolidata esperienza unitaria della regione Emilia Romagna. Ma sarà, questa, un’altra storia da scrivere». «Da Murri a Zaccagnini» di Giorgio Campanini ed. Diabasis, 244 pagg., 18 euro