Antonio Andreucci
premio di laurea
dida
Antonio Andreucci premio di laurea
Premio di laurea Antonio Andreucci
promosso da
Cerimonia di premiazione Sabato 21 marzo 2015 Complesso della Biblioteca Malatestiana, Cesena Aula Magna Piazza Bufalini, 1 Mostra 21 marzo-19 aprile 2015 Galleria Comunale d’Arte del Ridotto Piazza Almerici, Cesena
con il patrocinio di
Organizzazione del Premio di laurea e segreteria scientifica Camilla Andreucci, Marco Antonelli, Maria De Santis, Paolo Felli, Giulia Pellegrini, Leonardo Zaffi Testi schede progetto Cristina Donati Foto Pietro Savorelli Foto Villa Canziani Camilla Andreucci e Marco Foto pp. 16, 18-19 Antonio Andreucci Disegni CSPE
con il sostegno di al di sotto dei 5 cm usare:
Disegno p. 23 Giulio Vinci Schizzi Antonio Andreucci
progetto grafico
dida labs
Laboratorio Comunicazione e Immagine Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
© 2015 DIDA Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 14 50121 Firenze ISBN 9788896080276
stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni X-Per
ACID FREE
In copertina Dettaglio Sede uffici Paresa Foto Paolo Belvedere
Si ringraziano i docenti della commissione giudicatrice: proff. Pierangiolo Cetica, Gabriella Peretti, Mariarita Pinto e tutti i docenti che avevano dato la loro disponibilità a prenderne parte: proff. Alfonso Acocella, Romano Del Nord, Maria Cristina Forlani, Giorgio Giallocosta, Rosario Giuffrè, Giovanni Guazzo, Anna Maria Giovenale, Fabrizio Schiaffonati, Alberto Sposito, Nicola Sinopoli, Graziano Trippa, Giuseppe Turchini. La famiglia ringrazia inoltre gli amici e tutti coloro che, con il loro contributo, hanno reso possibile lo svolgimento del Premio di laurea, il convegno e la relativa mostra, con particolare riconoscenza alla Paresa.
Antonio Andreucci premio di laurea
Architetture nel tempo Dialoghi della materia, nel restauro • Maurizio De Vita
6
Ricordare Antonio con un premio per giovani laureati è sembrato a tutti noi – che in modo diverso abbiamo avuto l’opportunità di condividere con lui anni di impegno nell’attività professionale, nella didattica universitaria e nella ricerca architettonica – il modo migliore per rappresentarlo nella sua città dopo la sua scomparsa. Antonio, che ha trascorso gran parte della sua vita in una continua spola fra Cesena e Firenze, era legatissimo alla sua Romagna, alla sua città con tutte le sue emergenze, in particolare alla splendida Biblioteca Malatestiana. Organizzare quindi la giornata in suo ricordo proprio nei locali del Complesso che ospita la Malatestiana è stata una preziosa opportunità condivisa da subito con l’Amministrazione Comunale, nella speranza che ciascuno dei partecipanti, visitandola, pensi di essere guidato dalla figura di Antonio, architetto e artista, ma soprattutto particolarissimo personaggio che purtroppo oggi non è con noi, ma che certamente sarebbe stato felice di essere ricordato con i giovani nella sua città. La mostra ospitata nella Loggia del Capitano vede come protagoniste le 10 tesi vincitrici del Premio di laurea, circondate dagli ultimi quadri a firma di Antonio Andreucci e dalle architetture realizzate a Cesena con il suo studio. Nella convinzione di aver interpretato la maniera in cui Antonio avrebbe gradito essere ricordato, speriamo di esserci meritati un suo affettuoso sorriso.
Camilla Andreucci Marco Antoneli Maria De Santis Paolo Felli Giulia Pellegrini Leonardo Zaffi
Presentazione
7
Siamo fieri di ospitare, nella prestigiosa sede della Galleria Comunale d’Arte del Ridotto, l’importante manifestazione che la Scuola di Architettura di Firenze e lo studio fiorentino e cesenate del CSPE (Centro Studi Progettazione Edilizia) hanno ideato per onorare la figura del Professor Antonio Andreucci. Come Cesenate, Andreucci era particolarmente or-
dute due commissioni che hanno individuato una
goglioso della Biblioteca Malatestiana per la quali-
graduatoria che ha previsto premi graduali per i pri-
tà del suo spazio architettonico e per il valore uma-
mi tre e per i successivi sette vincitori. Dare un’op-
nistico del patrimonio artistico e culturale che de-
portunità di visibilità a giovani valenti progettisti è
tiene. Era meta frequente di visite insieme ad ami-
sembrato il miglior modo di ricordare un appassio-
ci e colleghi che, in questa occasione ideale, si ritrovano di nuovo insieme in sua memoria. La Galleria, che tradizionalmente celebra artisti all’apice della loro carriera e importanti autori del passato, in pochi mesi e per la seconda volta, ospita architetti cesenati. Il Premio in memoria del Professor Andreucci coinvolge anche giovani neo–laureati selezionati tra tutte le sedi universitarie Italiane. Una
partecipazione unanime che ha raggiunto cento-
8
settanta Tesi concorrenti, tra cui sono stati selezio-
nato Maestro come Antonio Andreucci il cui stu-
proprio ingegno e gli apprendimenti acquisiti du-
nati dieci vincitori provenienti da dieci diversi Ate-
dio fiorentino, fondato insieme ai colleghi di ac-
rante i loro studi. La volontà di affiancare le opere
nei. Una scelta difficile, resa possibile dall’impegno
cademia Paolo Felli e Romano Del Nord, è sempre
di Andreucci ai progetti delle Tesi premiate ricorda
e dal coinvolgimento di docenti dell’area tecnolo-
stato una sorta di “bottega rinascimentale”, dove
e rafforza il legame di stima e di affetto condiviso
gica su tutto il territorio nazionale. Si sono succe-
molti giovani hanno potuto mettere alla prova il
con gli studenti che riflette un amore per la didatti-
Paolo Lucchi sindaco di Cesena
Christian Castorri assessore alla cultura
ca come valore umanistico e valorizzazione dei me-
stinto per la qualità umana e culturale del suo lavo-
logie per l’Edilizia Sanitaria TESIS, allievo del gran-
ritevoli. Ed è proprio lo spirito umanistico dei gran-
ro, che ha riguardato anche un ambito così crucia-
de decano Pierluigi Spadolini (titolare della pri-
di Uomini del passato che hanno reso immortale Fi-
le e delicato come quello dell’architettura sanitaria.
ma cattedra di Disegno Industriale in Italia), com-
renze che rivive nella sensibilità eclettica di Anto-
Una dedizione riconosciuta da importanti Istituzio-
pagno di strada dell’architetto romano Ludovico
nio Andreucci che lo ha portato a spaziare, con flui-
ni internazionali come la Comunità Europea, l’Or-
Quaroni.
dità estrema, dalla progettazione edilizia, al design
ganizzazione Mondiale della Sanità e l’Unesco. Ce-
Quale miglior modo per celebrarlo che passare il
di oggetti di uso quotidiano, alla pittura. Un indi-
sena è da sempre orgogliosa dei suoi figli eccellen-
testimone di tanto impegno ai giovani architetti
stinto amore per l’arte e l’architettura caratterizza-
ti ed è un piacere onorarli e rivivere la loro memoria.
partecipanti al Concorso che porta il suo nome!
va la sua personalità di accademico e professioni-
È questa la volta di ricordare Antonio Andreucci,
sta con matita e pennello sempre in mano, ma so-
Professore Ordinario di Tecnologia dell’Architettu-
prattutto, con la missione di reclutare giovani ta-
ra presso il Dipartimento di Architettura e Design
lenti per trasmettere loro la passione creativa in-
«Pierluigi Spadolini» dell’Università di Firenze e
dispensabile ad una progettazione in cui la com-
membro del Centro di Ricerca sui Sistemi e Tecno-
ponente architettonica, tecnologica e funzionale trovano un’unica risposta nella visione di uno spazio globale. In mostra sono presenti anche i quadri dei paesaggi che hanno accompagnato la sua ricerca pittorica per circa mezzo secolo. Atmosfere che evocano la campagna romagnola e toscana, scenari dei viaggi settimanali che lo portavano a spostarsi regolarmente fra Cesena e Firenze: la prima, casa natale e degli affetti familiari; la seconda, luo-
Schizzi per il progetto di Villa Bonaretti a Cesena 2001
go di lavoro e di rinnovate scoperte culturali. Questo rapporto tra Cesena e Firenze, consolidato da un faticoso pendolarismo tra due amate città, senza preferenza alcuna, è testimonianza di un amore e di un attaccamento alle radici e alla sua terra di origine. Una condizione che ricorda quella dell’illustre Dott. Maurizio Bufalini, che nacque a Cesena nel 1787 e dedicò a Firenze i suoi impegni di ricerca e indagine medica. Fondò una nuova Scuola di pensiero e si fece promotore di valori etici che aprirono nuove frontiere all’insegnamento della medicina. Firenze lo ricorda ancora con una strada del centro storico che porta il suo nome. Cesena è lieta quindi di onorare il concittadino Andreucci che si è di-
9
Saverio Mecca Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze
Schizzo per la Sede degli uffici Paresa a Cesena, 2007 pagina a fronte Schizzo di studio per una seduta
Penso che Antonio Andreucci apprezzerebbe questo premio dedicato ai laureati in Architettura. In questo premio si uniscono due grandi passioni di Antonio, il progetto, di architettura o di design, e l’insegnamento. Ho conosciuto Antonio nello studio che condivideva
Il premio Andreucci che il Dipartimento di Architet-
le prime dieci non è stata facile dovendo escluder-
con Paolo Felli e Romano del Nord poco dopo esser-
tura ha avuto l’onore di promuovere, può ricordare
ne molte valide e interessanti. Le dieci tesi che qui
mi laureato: Antonio si distingueva in studio, aveva
nel modo migliore il nostro Antonio Andreucci, ar-
presentiamo, e fra queste le premiate, nella loro va-
un modo suo e diverso di progettare, seguiva un suo
chitetto, pittore, insegnante, per la sua passione per
rietà di temi e di approcci al progetto penso rappre-
percorso di ricerca, un dialogo serio e scherzoso con
la didattica e la formazione dei giovani architetti sul
sentino la ricchezza di interessi e di sogni che Anto-
il disegno, con lo schizzo, con il colore, con la carica-
progetto, per il suo legame con gli allievi.
nio Andreucci ha sempre coltivato nella sua vita di
tura, la parola non contava, seguiva il disegno, non
È anche un’occasione per stimolare le diverse scuo-
architetto.
lo precedeva.
le italiane a confrontarsi nei vari ambiti dell’architet-
Un ringraziamento alla famiglia di Antonio e a tutti i
Antonio è stato un architetto che ha progettato e
tura, delle tecnologie, del design, della sostenibilità
colleghi che hanno partecipato e hanno reso possibi-
costruito molto, ha pensato, disegnato esplorato ar-
ambientale, del restauro. Ne emerge l’immagine di
le il concorso e la mostra.
chitetture in un gioco incessante.
una scuola italiana che cambia, che – pur nelle diffi-
Antonio è stato un pittore nel senso più ampio,
coltà di una crisi, di una forte riduzione delle risorse
un’attività sempre presente e forse dominante con
e soprattutto di una chiusura alle nuove generazio-
cui esprimeva la sua passione per la natura, per il co-
ni – riesce a cogliere le nuove domande della società.
lore per le persone e la sua ricerca formale.
Le molte tesi inviate da tutte le scuole di architet-
Antonio è stato un insegnante, attento a trasmet-
tura italiane mostrano l’impegno e la vitalità del-
tere agli studenti la passione per l’architettura, per
le nuove generazioni di architetti, la selezione del-
il progetto e per la sua costruzione, li seguiva con attenzione, curava che acquisissero il senso della responsabilità del mestiere di architetto, responsabilità nei confronti del cliente, della società, dell’ambiente, dei materiali.
11
Il Bando promosso dal Dipartimento di Architettura (DIDA) dell’Università degli Studi di Firenze per conferire il Premio di laurea Antonio Andreucci costituisce un’occasione importante e meritoria. In primo luogo essa permette di ricordare la figu-
Il Premio di laurea Antonio Andreucci permette co-
A fronte di un progressivo distacco tra gli speciali-
ra di Antonio Andreucci, architetto e professore,
sì di sottolineare il ruolo culturale delle Università
smi del mondo del lavoro e la necessaria universali-
la cui attività didattica e professionale si è svolta
nella formazione dei giovani architetti, ovvero di
tà delle conoscenze del mondo accademico, un ten-
nell’arco di una vita nella continua ricerca di un ap-
quelle figure professionali alle quali una comuni-
tativo evidenziato da questo premio è quello di ri-
profondimento dei temi inerenti la progettazione,
tà demanda la costruzione dei luoghi privati e col-
cucire questa sempre più problematica dicotomia,
con particolare attenzione alle questioni tecnologi-
lettivi dell’abitare e del vivere civile. La linea di ten-
mettendo in relazione queste realtà e dimostran-
che connesse all’ideazione di edifici complessi nel
denza e di ricerca che esso propone, inoltre, ben si
do la necessità di continuare a riflettere non solo
settore terziario e dell’edilizia sanitaria. Allo stesso
sposa con la centralità che il nostro tempo pone al-
sui problemi da affrontare e risolvere ma anche sul-
tempo Andreucci ha unito a questo filone di ricer-
le questioni della sostenibilità ambientale, dell’uso
le questioni apparentemente acquisite che inevi-
ca una costante sensibilità nei confronti della cul-
attento e razionale dell’energia, della riconversione
tabilmente necessiteranno di approfondimenti ed
tura dei luoghi con uno sguardo particolare ai terri-
del patrimonio edilizio e della risoluzione di questi
elaborazioni.
tori dell’Emilia Romagna, dove la sua opera ha tro-
temi in termini tecnologici e architettonici; diven-
Questi lavori di giovani neo–laureati costituiscono
vato modo di instaurare relazioni significative e du-
ta infatti decisiva una conoscenza capace di tene-
una prima occasione per costruire il proprio e l’al-
rature.
re insieme le questioni tecniche del progetto con i
trui futuro e per misurare la propria adeguatezza
Allo stesso tempo il Premio di laurea Antonio An-
valori formali e ambientali dell’architettura. E que-
all’alto compito e al ruolo civile che l’architetto do-
dreucci offre la possibilità di mettere in mostra, al
sta interazione di saperi, che sta alla base dell’ar-
vrebbe svolgere nella società. Esse cioè si configu-
di là del risultato finale che ha opportunamente in-
chitettura stessa, non può che avvenire in un luo-
rano come un primo banco di prova sul quale misu-
dividuato un vincitore, una serie di progetti e tesi
go di condivisione e sintesi delle conoscenze qual
rare le proprie fatiche e mostrare le proprie capaci-
di laurea che hanno sviluppato un approccio origi-
è l’Università. La consapevolezza degli obiettivi da
tà. Un’opportunità importante per i giovani archi-
nale e innovativo ai temi attinenti alla Tecnologia
perseguire, unitamente alla conoscenza delle tec-
tetti per condividere una visione del mondo e pro-
dell’Architettura e del Design. Ciò pone in eviden-
niche e degli strumenti metodologici e progettuali
porre utili idee alla sua incessante trasformazione.
za il grande lavoro che si fa nelle nostre Universi-
delle discipline dell’architettura, costituiscono ne-
Le tesi di laurea cercano dunque, nei differenti ap-
tà, nelle quali il rapporto di arricchimento reciproco
cessari presupposti ai lavori selezionati nel premio.
procci metodologici e nei diversi temi che affron-
tra professori e studenti produce ancora la possibi-
Le tesi rappresentano chiaramente questo scam-
tano, di suggerire una strada percorribile, capace
lità di formare e ri–formare i saperi. L’aggiornamen-
bio; esse costituiscono un esempio di un modo di
di istituire una profondità di senso al reale basata
to delle conoscenze, tanto più necessario in un pe-
leggere, interpretare e proporre ipotesi progettua-
sullo studio e la costante applicazione e sperimen-
riodo di così importanti cambiamenti economici e
li, attente alla complessità del reale, dimostran-
tazione di un’idea. L’architettura diventa in que-
sociali, muove qui i propri primi passi.
do un’attenzione paziente alle esigenze concrete
sto modo un’avventura della conoscenza persegui-
dell’uomo. La progettualità infatti non può anco-
ta con intelletto e passione e, come suggeriscono
rarsi solo alla fede nella costruzione fine a se stes-
le tesi di laurea, traccia l’orizzonte di un mondo al
sa, ma deve accompagnarsi a un fare etico, a un
quale continuamente aspirare.
senso di responsabilità che saldi a ogni fare progettuale valori condivisi e riconoscibili.
12
Andrea Boeri Gino Malacarne Dipartimento di Architettura UniversitĂ di Bologna
Schizzo di studio per il camino di Villa Canziani a Cesena, 2013
Paolo Marcelli presidente Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di ForlĂŹ-Cesena
Messaggio della Comunità degli Architetti. L’occasione di questa pubblicazione ci chiama ad un esercizio di memoria ed insieme di sintesi, in un contesto di ricordi personali, professionali ed umani. Ringrazio i curatori della mostra che ci consegnano
Ci sono colleghi che hanno ritenuto di promuovere la
Con la sua scomparsa la nostra comunità ha perso
uno spazio e che mi onora nel ruolo che esercito qua-
figura dell’Architetto con la propria attività profes-
un componente importante e il nostro Ordine Pro-
le rappresentante dell’Ordine degli Architetti della
sionale e con l’impegno all’interno delle istituzioni
fessionale un sicuro riferimento e risorsa certa nella
Provincia di Forlì-Cesena.
predisposte alla tutela degli stessi.
nuova stagione di innovazione e crescita professio-
Antonio Andreucci, iscritto all’Ordine degli Architet-
Altri hanno avuto la capacità di affermare l’apparte-
nale alla quale siamo chiamati.
ti di questa Provincia e prima ancora all’Ordine Re-
nenza a questa professione oltre che con l’indubbia
Ci rivolgiamo quindi con fiducia a coloro che hanno
gionale, è stato Architetto attento alla qualità della
qualità professionale, con l’impegno alla divulgazio-
avuto la fortuna di condividere con lui la professio-
propria attività e sempre attivo testimone e promo-
ne ed all’insegnamento dell’Architettura ponendo al
ne, le esperienze e le qualità umane; perché sappia-
tore di una forte deontologia professionale indiriz-
centro la qualità del progetto, l’innovazione e la ri-
no essere testimoni attivi in una azione divulgativa
zata al progetto.
cerca, Antonio Andreucci era tra questi.
che ne faccia memoria e racconti a noi che l’abbiamo
È stato docente, guida ed esempio per molti proget-
conosciuto, ma soprattutto alle nuove generazioni,
tisti suoi allievi e tra questi tanti Architetti di questa
il senso dell’impegno di un così prezioso collega.
Provincia. Molti colleghi hanno avuto la possibilità di
Fiducia ben riposta, ne siamo certi, e questa pubbli-
muovere i primi passi professionali con lui, la città di
cazione ne è prima e solida testimonianza.
Cesena custodisce alcuni esempi della sua attività e della sua ricerca progettuale e tecnica.
Schizzo per il progetto del Nuovo Stadio Comunale Dino Mannuzzi di Cesena (progetto non realizzato), 1988
15
Francesco Calogero
Antonio Andreucci: artista, architetto, amico. Era un grande amico di mio cugino Paolo Comandini, cui io ero molto legato; anche se a distanza, io romano e lui, come Antonio, cesenate. Paolo ha passato tutta la sua vita a Cesena. Antonio
Naturalmente fu la professionalità di Antonio a su-
Né mi sento – in presenza di professionisti di storia
se ne è staccato per insegnare e lavorare a Firenze,
pervedere gli aspetti tecnici di questa operazione,
dell’arte – di azzardare valutazioni e giudizi sull’ope-
ma mai completamente, per buona parte della sua
compresi poi – in seguito – i lavori di ammoderna-
ra di Antonio Andreucci pittore; eppure mi sento di ri-
vita adulta – anche durante la lunga stagione di in-
mento del casale – divenuto di mia moglie e mio – e
cordare, da dilettante, la felice esperienza di ammira-
segnamento e lavoro a Firenze – generalmente rien-
di costruzione accanto a tale abitazione di una nuo-
re la larga serenità dei suoi paesaggi, e di aver qualche
trava in famiglia a Cesena ogni fine settimana. An-
va casa, proprietà di Antonio e Marina; operazione
volta avuto l’occasione e il privilegio di vederli nasce-
tonio e Paolo erano coetanei, di qualche anno più
ovviamente progettata ed effettuata rispettando le
re in qualche visita nella casa sua e di Marina a Cese-
giovani di me, e mi pesa dover ricordare l’uno e l’al-
rigide norme edilizie della Toscana, che hanno il pre-
na, dove talvolta – nella stessa stanza dove mia mo-
tro dopo che sono scomparsi, sento che non è pro-
gio di impedire gli scempi paesaggistici che hanno
glie ed io eravamo ospitati, o in una stanza contigua
prio nella natura delle cose.
funestato tante altre regioni italiane, ma che limita-
– erano visibili dei quadri su cavalletto in corso d’ope-
La mia amicizia con Antonio è stata all’inizio me-
rono grandemente la creatività architettonica di An-
ra. E ricordo il piacere di Antonio nel raccontarmi tal-
diata da Paolo, ma è successivamente fiorita quan-
tonio, costringendolo a trasformare un suo proget-
volta anche qualche dettaglio tecnico del suo lavoro,
do abbiamo condiviso – negli ultimi decenni – un ca-
to iniziale che a me sembrava bellissimo – una casa
per esempio negli ultimi anni di aver scoperto dei pa-
sale in Toscana. L’operazione dell’acquisto – a un’a-
ad un solo piano distesa sull’erba – in un casale a due
stelli ad olio che si adattavano perfettamente alle sue
sta giudiziaria – venne effettuata congiuntamente
piani che conservasse le caratteristiche morfologi-
preferenze di pasta e di colore per la realizzazione dei
dalle nostre rispettive mogli, Marina Bisulli e Luisa
che della “tipica architettura maremmana”.
suoi quadri... ed il condiviso piacere di guardare in cer-
La Malfa; e successivamente – dopo qualche anno di
Non è compito mio parlare qui dell’attività architet-
te stagioni i prati maremmani colorarsi di azzurro e di
condivisione – il negoziato e le pratiche per dividere
tonica di Antonio Andreucci; altri potranno farlo con
giallo, e sui bordi del rosso dei papaveri... e immagina-
la proprietà vennero gestiti da me e da Antonio.
una competenza specifica che io non ho. Del resto mi
re come riprodurli su tela o su carta...
aspetto e spero che, in un futuro non troppo lontano, la sua opera – e quella dello studio architettonico cui ha legato buona parte della sua vita professionale – verrà studiata come lo merita un’attività che ha fatto e fa onore alla professione architettonica, in Italia e nel mondo.
pagina a fronte e pagine seguenti viste del paesaggio maremmano in due scatti di Antonio Andreucci
17
Antonio era un uomo ben piantato nella vita concre-
Ma al di là di tutto questo Antonio godeva del feli-
La sua casa di Capalbio è piena di mobili e arredi co-
ta, sociale e produttiva. Faceva con coscienza e sen-
ce gusto dell’artigiano e del pittore: era capace e gli
struiti con le sue mani e le pareti sono illuminate dai
so di responsabilità il mestiere di professore univer-
piaceva costruire, con le sue stesse mani, mobili e
suoi quadri con gli splendidi paesaggi della “Marem-
sitario – mai lo ho sentito lamentarsi dei suoi rappor-
quant’altro completasse l’arredamento di una casa;
ma solatia”. Ho inoltre scoperto dopo la sua morte
ti con gli allievi, anzi direi che – per quel tanto che ne
e specialmente – ritorno a quella che immagino fos-
le geniali caricature dei suoi colleghi che si diverti-
parlavamo, chiacchierando di comuni esperienze di
se la più amata delle sue plurime vocazioni – lui cer-
va a fare per alleviare la noia dei Consigli di Facoltà –
insegnamento – sembrava godere l’aspetto più im-
cava e trovava sempre il modo di ritagliarsi qualche
grazie al libretto postumo curato dai suoi amici che
portante e piacevole di questo mestiere, il contatto
tempo da dedicare alla pittura.
raccoglie una mirabile collezione di tali disegni. An-
con i giovani e la felice esperienza dell’insegnamen-
tonio aveva l’occhio, e la mano, e l’ironia, e la fanta-
to. E sapeva certamente ben gestire quell’intreccio
sia dell’artista; ed esprimeva nelle sue opere quel-
di fantasia creativa, concretezza progettuale e pre-
la tranquilla felicità interiore che mi sembra fosse la
senza imprenditoriale che caratterizza chi come lui
principale caratteristica della sua personalità.
ha svolto un ruolo cruciale nella progettazione e re-
E così – nonostante lo strazio della sua morte im-
alizzazione con successo sia di residenze private che
provvisa – preferisco che il suo ricordo abbia il colo-
di grandi opere pubbliche quali sono gli ospedali.
re della serenità anziché della tristezza; per noi suoi amici e per i suoi cari.
18
19
Autoritratto
Romano del Nord
Non è facile parlarne al passato! Antonio Andreucci, così vivo, così amante della bellezza e della natura, del permanente e del transeunte, della vita e del buon vivere: un buon vivere fatto di semplicità e bonomia. Arguto e geniale nei suoi giudizi, simili a diagnosi e
Tra le caratteristiche che maggiormente connotano
Quando si iscrive alla Facoltà di Architettura di Fi-
perciò privi di coinvolgimenti personali, ma formu-
la personalità di Antonio Andreucci non si può non
renze – nel 1956 – guidata da Fagnoni, i suoi pun-
lati con la obiettiva, serena e rassegnata valutazio-
ricordare la sua trascinante emotività nel rapporto
ti di riferimento diventano, prima, i maestri Libera
ne di un artista. Vedeva l'arte in ciò che respirava, in
interpersonale con i suoi interlocutori: studenti in
e Quaroni e, successivamente, Ricci, Savioli, Koenig
ciò che viveva nel piccolo e nel grande del quotidia-
primis, colleghi e docenti, collaboratori e professio-
fino a Spadolini, del quale diverrà stretto collabora-
no. Il quotidiano era la sua soddisfazione e la sua
nisti.
tore insieme a Paolo Felli.
malinconia di poeta ironico, di inguaribile gioioso e
Un rapporto che superava il principio di gerarchia
Il rapporto con Savioli contribuisce a plasmare la
nostalgico interprete di ciò che quotidianamente
tra docente e discente, tra accademico e apprendi-
sua personalità di progettista creativo, libero da
sperimentava: con i suoi colori esorcizza l'effimero,
sta architetto e che vedeva, nel dialogo supporta-
schematismi precostituiti e appassionato dell'e-
riesce ad esprimere la ricerca e il desiderio di sere-
to costantemente dal disegno e dallo schizzo della
spressività del disegno. Il fascino esercitato su di
nità in quello che fa e con le sue visioni progettuali
sua mano felice, un modo di comunicare e di coin-
lui da Leonardo Savioli, ancorché docente di una di-
si rende interprete delle attese di un’utenza spesso
volgere sempre stimolante e seduttivo al punto di
sciplina “complementare”, lo spinge a frequentare
spodestata dei propri diritti.
far lievitare, in chi lo ascoltava, la passione per l’ar-
detto corso e ad apprendere la maieutica del dia-
Ho iniziato proprio così "non è facile parlarne al pas-
chitettura come emozione, da cui far discendere la
logo supportato dalla pregnanza comunicativa del-
sato" perché la sua malinconia si avverte – oggi –
creatività progettuale.
lo schizzo, dell'appunto grafico che riesce a mate-
come assenza, solo temporanea, di chi ha pervaso il
Un modus operandi e docendi che trova le sue origi-
rializzare la fisicità dell'idea architettonica. Termi-
quotidiano dei suoi parenti, amici, colleghi, renden-
ni negli anni della sua formazione universitaria ed
nata l’era Fagnoni, con l’avvento del maestro Go-
doli partecipi delle sue intuizioni, della sua creati-
accademica oltre che nell'ambiente che ha forgia-
ri, Andreucci si trova coinvolto nella contestazione
vità fantasiosa. L'entusiasmo di conoscere e coin-
to la sua sensibilità nei confronti dell’architettura e
del '68 e ritrova nuovi riferimenti culturali rappre-
volgere le persone che viveva nel suo quotidiano gli
della progettazione che la genera.
sentati da figure fortemente legate alla "fiorentini-
permette ora di tornare nei nostri ricordi cancellan-
Formatosi nella seconda metà degli anni “50 in una
tà". Ed è proprio in quel contesto che Andreucci vie-
do la sua mancanza da una vita da lui intensamen-
facoltà che poteva contare non più di 50 studenti
ne attratto dalla visione più aperta e più sperimen-
te vissuta.
per corso (e non più di 300 iscritti complessivi), la
tale di Pier Luigi Spadolini che, nel contempo, in-
E ci ritorna con la rimembranza della sua vita acca-
limitata dimensione dei frequentanti favoriva un
tesse rapporti culturali ed operativi al di fuori del ri-
demica e professionale, a partire dagli anni della
rapporto docente/studente basato sul dialogo di-
stretto ambito fiorentino: con Milano (Triennale ed
sua formazione fino a quelli della maturità espres-
retto, sul confronto stimolante quasi dialettico, ar-
industrie manifatturiere) e con Roma (industrie di
siva architettonica ed artistica, vissuta con l’atteg-
ricchito dalla gestualità grafica dei maestri che, at-
Stato).
giamento del saggio consapevole di arricchire, co-
traverso tale coinvolgimento partecipativo, espri-
munque, il suo bagaglio di conoscenze in ogni con-
mevano la loro tensione per il progetto, per l'archi-
fronto di natura professionale.
tettura, per l'invenzione della forma, per l'interpretazione e la visualizzazione dello spazio: ciascuno con le proprie peculiarità ed i propri atteggiamenti culturali.
21
disegni a mano libera che anticipano l’idea architettonica non solo sotto il profilo estetico ma nelle modalità per garantire la costruibilità tecnica dell'architettura. Le ricerche portate avanti da Spadolini con Cetica,
A coronamento di tali entusiasmanti occasioni di
Alla ricerca rivolta, con i suoi soci di studio, verso la
Maioli e poi con Paolo Felli sul design per una pro-
sperimentazione, nel 1975 Antonio Andreucci fon-
tecnologia dell'architettura e alle sue applicazioni
duzione industriale a servizio della collettività sti-
da, con Paolo Felli e con Romano Del Nord, il Centro
in opere come l'Università di Modena, quella di Ca-
molano in Andreucci un interesse sempre più mar-
Studi Progettazione Edilizia CSPE, volutamente in-
tanzaro, gli ospedali di Montepulciano, di Foligno,
cato verso la tecnologia costruttiva e produttiva
terpretato come luogo di riflessione culturale, di ri-
di Piombino, associa – costantemente – la proget-
per un'architettura rivolta al sociale.
cerca sperimentale e di progettazione rivolta pre-
tazione di ville e di edifici pubblici e privati realizzati
Il luogo fisico, dove qualche anno dopo sarebbe na-
valentemente alle strutture di servizio per la col-
nel contesto cesenate e la vasta produzione di qua-
to lo studio fiorentino del CSPE, diventa così il labo-
lettività. Il ruolo e il contributo progettuale di An-
dri di natura prevalentemente paesaggistica.
ratorio presso cui si approfondiscono e si sperimen-
dreucci si affina e si precisa sempre più fino a di-
Tra le opere più impegnative sotto il profilo del-
tano nuove idee di prodotti e sistemi industrializ-
venire l’essenza del portato architettonico di varie
la complessità tecnologica si ricordano il comples-
zati. In collaborazione con Spadolini, Guido Ferrara
opere progettate dal CSPE.
so della Paresa e la sede dell’Amga entrambe in Ce-
e Paolo Felli sviluppa il progetto per il Piano Urba-
Il modo di esprimersi e di materializzare le sue ri-
sena. Per sottolineare il suo interesse nei confron-
nistico Comprensoriale per la candidatura di Firen-
flessioni sui problemi progettuali da affrontare e ri-
ti della sua Cesena decide di istituire una sede de-
ze alle Olimpiadi del 1976, con l’architetto Quaroni
solvere trova costante e sistematico supporto nei
centrata del CSPE presso cui sviluppare i progetti
e con il professor Clemente viene sviluppato il pro-
disegni a mano libera che anticipano l’idea archi-
locali.
getto per la riorganizzazione dell’Università di Fi-
tettonica non solo sotto il profilo estetico ma nel-
La sua passione e la sua voglia di esplorare nuo-
renze, proponendo un metaprogetto su base pre-
le modalità per garantire la costruibilità tecnica
vi paesi di differenti culture, lo spinge ad occupar-
stazionale. Tale esperienza troverà ulteriori occa-
dell'architettura.
si, nell’ambito del CSPE, di progetti per ospedali da
sioni di sperimentazione nel concorso dell'Universi-
Atteggiamento culturale – questo – che vediamo
costruire in Sud America (Cile), in Sud Africa (Preto-
tà di Salerno ed in quello dell'Università di Cosenza.
trasparire nei progetti di architettura complessa,
ria) e nell’area medio orientale.
In tutte queste esperienze la componente profes-
nel design di camper, di barche e di arredi comples-
Il progressivo incremento di dimensione del CSPE,
sionale si integra con quella accademica che, attra-
si, nello studio di componenti e sistemi da produr-
che vede emergere in esso nuove giovani figure
verso gli Istituti universitari formalmente coinvol-
re in serie.
professionali, attratte e stimolate da quanto tra-
ti, ne sostanziano la valenza fortemente culturale e
mite lui appreso, desiderose di confrontarsi con le
marcatamente proattiva.
nuove sfide e diversificate nelle loro competenze, lo portano – negli anni più recenti – ad assumere un ruolo orientato verso un counseling sempre più maturo, ricco e denso di ricchezza espressiva e di inventività tecnologica, che oggi viene a mancare e che tutto lo studio CSPE avverte come un incolmabile vuoto.
22
Una caricatura di Antonio Andreucci
Theo Zaffagnini
Antonio Andreucci: paesaggi interiori di vera architettura. Per raccontare Antonio Andreucci non mi posso avvalere di un incontro particolare o casuale che data l’inizio di un rapporto intellettuale o empatico in quanto lui era già attivo nelle mie dinamiche familiari sin da poco dopo la mia nascita. Non ho mai frequentato un suo corso istituziona-
Mi accettò di buon grado e non solo. Dopo un lungo
Letture di storia dell'architettura contemporanea,
le – forse per casuali ripartizioni anagrafiche a me
colloquio per conoscere il mio percorso e le mie am-
riviste specializzate, pubblicazioni d'interesse loca-
sfavorevoli – ma ho avuto il piacere di affiancarmi
bizioni mi propose lui di sviluppare un tema speci-
le sulla storia di Bologna e sulla tradizione costrut-
a lui per definire, prima, e sviluppare poi, la mia tesi
fico. Si trattava di un modulo polifunzionale e au-
tiva locale, trovarono improvvisamente collocazio-
di laurea in architettura.
tosufficiente da addossare a strutture ospedaliere
ne in contiguità, l’una con l’altra, quasi logicamen-
Non ricordo il titolo del convegno in cui capitai in Di-
esistenti – in caso di fisiologici momenti manuten-
te compenetrate. Era la strada. Era il “finalmente
partimento Processi e Metodi della Produzione Edi-
tivi – capace di compensare la temporanea perdita
terra” del naufrago. Mi ritrovai in Piazzale Donatel-
lizia, ma da uditore casuale, tra i relatori attirò la
di volumetrie funzionali. Ricordo tra le tante paro-
lo un sabato mattina e con il dito sul campanello
mia attenzione proprio il suo intervento.
le ricorrente la sua similitudine funzionale alla Mi-
mi tornò improvvisamente in mente la precedente
In quella sede egli delineò una visione del proget-
gnatta (o sanguisuga), ma con inverse facoltà ri-
conversazione e fui sopraffatto dall'inadeguatez-
to come percorso multidisciplinare ed evocativo.
spetto alla pulsante struttura ospedaliera in eser-
za al momento. E della Mignatta che gli dico pen-
Un percorso fortemente orientato dalla ricerca pro-
cizio; doveva addizionarsi, non sottrarre.
sai, ma non ci fu tanto da ragionare, la Signora Felli
gettuale e da attuare attraverso scelte tecnologi-
Il tema, per me assolutamente nuovo e fascinoso,
aprendo mi fece un gran sorriso indirizzandomi a lui
che anche sperimentali. Nella sua descrizione d’ef-
impose ricerche immediate in più direzioni facen-
che aspettava al tavolo e tutto svanì.
fetto, queste ultime – pur rigorose in ottica di ri-
domi scoprire un mondo che non conoscevo affat-
Meravigliosamente si misero a posto i pezzi con
spondenza a logiche esigenziali prestazionali – era-
to. Dopo un pò, quasi pronto per il secondo di una
un’armonia che ricordo ancora con stupore e con il
no influenzate da serrati “dialoghi” di natura cultu-
serie di molti altri consulti, mi trovai a rileggere bra-
calore intimo delle cose fatte per bene. Andreuc-
rale, paesaggistica o artistica introdotti dalla lettu-
ni già affrontati, ma con ottiche nuove. Tra i primi
ci generosamente colse il mio iniziale imbaraz-
ra del campo specifico di applicazione del progetto
obiettivi c'era l'individuazione di possibili soluzio-
zo per aver in definitiva disatteso le sue aspetta-
di architettura.
ni tecnologiche per sospendere o elevare in quota
tive, ma allo stesso tempo capì al volo la fitta tra-
Tono pacato con accento romagnolo, barba esube-
queste volumetrie aggiuntive senza occupare trop-
ma di rimandi alle sue indicazioni, pur in traiettorie
rante ed espressiva, sorriso talvolta sornione, e una
po spazio a terra o addirittura senza occuparne af-
inattese. Capii con le nostre frequentazioni che, il
matita da favola.
fatto. Da bolognese (di origini romagnole anch'io
matching – oggi si direbbe così – tra noi due era giu-
È da atmosfere come questa che lo connotavano di
come A.A.) mi riferii quasi subito a quella cultura
sto e a tutto tondo.
certo come un relatore “giusto”, che si radicarono in
muraria medievale capace di torri, sbalzi, strutture
me buone speranze di successo nell’impresa di tro-
lignee a graticcio e che ora rielaboravo nell'essenza
vare il giusto relatore.
per usi contemporanei. pagina a fronte e pagine seguenti Alcuni disegni della tesi di laurea La città ponte di Theo Zaffagnini Relatore: Antonio Andreucci A.A. 1992-1993
25
Non utopia, ma architettura viva e gioiosa La tesi prese corpo come un sistema di torri di co-
A ripensarci ora mi vengono i brividi. Mi ha riversa-
municazione verticale e di impianto strutturale or-
to ciò in cui lui credeva in un modo così puro da es-
ganizzate su maglie ortogonali a dimensione d'iso-
sere quasi invisibile. C’era alla guida l’Andreucci dei
lato capaci di relazionarsi tridimensionalmente l'un
paesaggi di memoria contadina, delle fantastiche
l'altra attraverso corpi lineari di diverso spessore
prospettive e delle apparenti scultoree complessi-
e contraddistinti da funzioni variabili (residenzia-
tà tecnologiche dei progetti, in quella che risultò la
li e terziario). Il tutto lasciando continuità spazia-
mia prima occasione di confronto con un pubblico
le al terreno. S'intitolò La Città Ponte. Una organiz-
più esteso.
zazione flessibile e una attenta ricerca tecnologica
Un maestro che ho sempre considerato un amico e
tesa alla reinterpretazione dei morfemi e delle tra-
che ho il rimpianto di non aver mai ringraziato a pa-
dizioni costruttive locali.
role, ma solo con un sorriso e una stretta di mano.
Flessibilità, tipizzazione degli elementi costruttivi
Ma questo era per me Antonio, un artista che lavo-
e dei manufatti per una possibile industrializzazio-
rava “da dentro” le persone e che viveva l’architet-
ne del progetto, controllo ambientale, integrazione
tura come un armonico intimo dialogo con gli altri.
con la viabilità, e determinazione del sistema come strumento di controllo per la realizzazione di comparti urbanistici omogenei, i tratti peculiari. Ogni passo fu condiviso e non vi fu volta che un’osservazione di Andreucci non avesse una ricaduta progettuale efficace. Poche parole, qualche schizzo e molti ragionamenti da me intesi talvolta a scoppio ritardato, ma potente. La sua richiesta di attenzione agli aspetti semantici dei materiali, l’invito a una visione d’insieme a scala d’uomo, l’inserimento di citazioni e rimandi alla cultura del luogo (alle sue trame percettive, alla sua arte), fu continua al pari di richiami al controllo formale dei vuoti e dei pieni, di leggerezza contrappesata da suggestioni massive. Non utopia, ma architettura viva e gioiosa.
26
27
Gianni Pettena
Terra madre. La Firenze degli anni Sessanta, la vitalità di quegli anni, la musica, il mondo anglosassone, i colori, l’immaginazione al potere, la contaminazione fra le discipline, le trasgressioni disciplinari..anzi, a cavallo delle discipline. Il mondo reale che sembrava potesse divenire un
Anche a livello nazionale, e internazionale, attra-
Con questo clima dialoga buona parte del lavo-
parco giochi della mente, una materializzazione di
verso riviste (ad esempio Domus o A.D.) e mostre
ro di Antonio Andreucci che, specialmente nell’a-
fantasie oniriche, una fisicizzazione di sogni, di de-
(Italy: the new domestic landscape), il virus radicale
rea di Cesena, acquista una funzione “antologica”
sideri, una terapia di gruppo, una strategia di supe-
di origine fiorentina si estende a Milano, a Vienna,
della sua produzione più brillante. Cesena diventa
ramento delle leggi della fisica e della chimica. Un
a Londra. E mentre tutto ciò avviene sotto l’atten-
per Andreucci ciò che è stata Terni per Ridolfi (e più
racconto come in un romanzo, un film, una compo-
zione dei media sedotti dal clima dei figli dei fiori,
tardi Valencia per Calatrava). Il luogo d’origine che
sizione musicale, una vertigine (e basta con la forza
ancora a Firenze c’è chi lavora, oltre che sulla tra-
offre al proprio figlio l’occasione di svolgere esem-
di gravità e il punto di fuga).
dizionale evoluzione del movimento moderno, an-
plarmente il proprio pensiero in forma compiu-
E questo clima assume poi in Firenze caratteristi-
che su quella evoluzione di attenzione al costante
ta, non, come sempre succede, per episodi, spes-
che originali in termini di architettura, intesa co-
sviluppo delle tecnologie del costruito, evoluzione
so in luoghi e contesti i più dissimili. E puntualmen-
me comunicazione di un pensiero, alla ricerca di
diretta di un’orgogliosa “ingegneria” che racconta
te Andreucci rivela, in un ventennio, tra il 1990 e il
una formalizzazione di questo. È un’architettu-
delle sue origini e come, dal Crystal Palace alla Tour
2010, gli elementi concettuali, storici e linguistici
ra, un linguaggio, che assume rare fisicizzazioni: il
Eiffel, ai primi grattacieli di Chicago e di New York,
acquisiti in Firenze, sia negli anni della sua forma-
più sono fotomontaggi, al massimo degli interni, o
l’evoluzione tecnologica abbia donato all’architet-
zione alla facoltà di architettura che in quelli della
dei mobili, o dei film, ma anche tanti scritti teori-
tura caratteristiche fino ad allora impensabili: fac-
iniziale attività professionale e accademica (insie-
ci. L’esperienza radicale fiorentina, per metà teoriz-
ciate “appese” a travi di copertura, curtain walls in-
me spesso a Pier Luigi Spadolini e Paolo Felli), pro-
zata per scritti, per metà con disegni spesso visio-
finite, ponti di cemento armato precompresso, la
seguita poi nella fondazione, sempre a Firenze, in-
nari, privilegia la comunicazione di pensiero, è “cibo
“prefabbricazione” applicata a interi edifici, non
sieme a Paolo Felli e Romano Del Nord, dello studio
per la mentè, per chi desidera immaginare un futu-
solo a pareti e dettagli costruttivi. Da Fuller a Mo-
CSPE caratterizzato, dal ’76 a oggi, dallo “sviluppo
ro “altro’: un’architettura insomma che per il mo-
randi, a Nervi, un nuovo linguaggio, un capitolo es-
di ricerche sull’industrializzazione edilizia, di pro-
mento da forma al “divenire delle arti’, e al comuni-
senziale dell’architettura moderna e contempora-
gettazione di sistemi e componenti e di consulenza
care tutto ciò.
nea. E accanto a questo, altri filoni di ricerca nel do-
nel settore della sanità e del sociale”.
poguerra e, in Italia e non solo, un minimalismo di chiara derivazione razionalista e, per contro, un’attenzione ai linguaggi “vernacolari” da rivisitare e riportare nella evoluzione della contemporanea ricerca architettonica.
29
30
A Cesena tutto questo suo mondo si sintetizza per
Così è per Villa Palladino, la cui consonanza con il
Ma è con Villa Bonaretti che in qualche modo ci si
quanto riguarda la residenza, nelle ville e nei palaz-
vernacolo rurale è quanto di più rigoroso e attento
emancipa, quasi, da questo atteggiamento di dia-
zi urbani, e per quanto riguarda l’industrializzazio-
sia possibile e in cui, con ironico accento, anche un
logante rapporto, per affermare come una matu-
ne, nella sede dell’azienda Paresa, specializzata in
occhio-oblò (con tanto di sopracciglio) si definisce
rità raggiunta, di rispetto per la tradizione ma al
impianti di carpenteria metallica di grande scala.
come guardiano/spettatore di una natura, da ama-
medesimo tempo di diritto di affermare il linguag-
Ed è soprattutto nelle residenze di collina, attorno
re e conservare e difendere, così come da un oblò,
gio del proprio tempo. Ed ecco quindi questa pare-
al tessuto della città, che il progettista si raccon-
dalla stazione spaziale di oggi, si contempla l’intero
te inclinata, e soprattutto il ponte, passerella, luo-
ta nella maniera più equilibrata e distesa, fornendo
nostro pianeta. Analogo atteggiamento si rileva in
go di controllo, contemplazione di percorsi verso e
quasi un contrappunto critico-strategico, da archi-
Villa Sabbatini, ove la consonanza con il contesto,
da una natura da cui si assume la consapevolezza
tetto che sente il dialogo con un contesto conosciu-
rurale e naturale, si arricchisce di percorsi esterni e
del ruolo, della preesistenza, ma contemporanea-
to e amato, che sente “sotto pelle”, under his skin,
dettagli d’arredo di sicura mano, nella citazione di
mente, della necessaria emancipazione da questa.
come materno, già tante volte descritto nei suoi
memorie razionaliste (la scala elicoidale che ricor-
È come il ponte di una nave, da cui il capitano (non
splendidi quadri, il tessuto delle coltivazioni…Una
da quella di Muzio alla Triennale di Milano) quanto
a caso Andreucci e Bonaretti sono appassionati di
natura, la sua, che vede il lavoro dell’uomo, e le con-
quelle di percorsi di contemplazione, uno sguardo
navigazione a vela) deduce, senza invertire la rot-
seguenze estetiche di questo, integrarsi, commen-
dal di fuori, un lasciarsi descrivere nella contempla-
ta, le leggi di una natura forte. Sarà poi con il con-
tando un brano di paesaggio così “costruito” da ciò
zione della mano dell’uomo, del costruito e la sua
dominio Valzania, immerso nel tessuto urbano del-
che la mano ha lasciato intatto e da ciò che ha tes-
integrazione-immersione nel contesto di una natu-
la città, che Andreucci integrerà in un contesto non
suto con le coltivazioni, le strade, i colori, la luce, le
ra accogliente e generosa.
fortemente storicizzato un edificio che, se da un la-
ombre. Antonio Andreucci pittore si completa con
to legge il linguaggio e la storia del luogo, dall’al-
l’architetto che, a sua volta, dedica il suo lavoro al
tro riesce a raccontare il proprio tempo scegliendo
paesaggio, a quanto può, questo, dialogare, acco-
maniere e vertiginosi tagli volumetrici fino a cita-
gliere la sua proposta, con tenerezza e benevolen-
re con sapienza le pure geometrie di un tempo lon-
za. La natura madre, appunto. Di cui si sente, in-
tano (quali quelle delle fortificazioni), e facendo ri-
tensamente, figlio.
ferimento a una storia più recente, come è avvenu-
to nel corso di questi anni anche nelle mani di Za-
E infine, come non sottolineare l’ampia conoscen-
ha Hadid. Con la sede della Paresa si parla la lingua
za, e originalità nell’uso dei materiali da costruzio-
più alta della tecnologia contemporanea. Le strate-
ne, i più diversi e nelle più diverse scale. Innanzi-
gie operative, la costruzione dell’ampliamento av-
tutto la innovazione, e sensibilità, nell’uso del cot-
venuta senza interferire con le funzioni della parte
to, le infinite filigrane e tessuti, usati da Andreuc-
esistente, l’uso del ferro cor-ten a sottolineare co-
ci nel rivisitare antiche maniere donando a queste
me il metallo sia da sempre materia di costruzione,
una contemporanea inaspettata vitalità. La quali-
anzi architettura, da almeno un secolo e mezzo. E
tà, espressa soprattutto negli interni, dello svilup-
ancora, l’uso del ferro come linguaggio di pieno di-
po del linguaggio, nell’uso del legno come materia
ritto, di un’architettura contemporanea, la più evo-
strutturale e linguistica dell’architettura ma anche
luta tecnologicamente e linguisticamente.
come materia principale negli interni e nell’arre-
in alto e a pagina 28 Villa Bisulli a Cesena in alcuni scatti di Antonio Andreucci alla fine dei lavori
do, una ricchezza di formulazioni tale da suggerire, per tutto ciò, uno studio indipendente del lessico di Andreucci come designer tout court. L’Andreucci architetto, tecnologo e designer, che incessantemente inventa soluzioni linguistiche e tecnologiche nelle più diverse scale, fino ai dettagli e alle invenzioni di yacht design per la barca a vela SLY61.
31
32
Villa Paladino Tipano, Cesena 1993
In un’area pianeggiante prossima alle prime colline
Una realizzazione dove si fondono le competenze
L’articolazione dei blocchi è altrettanto chiara e de-
di Cesena, sorge Villa Palladino che nasce sulla ve-
dell’architetto, dell’artista e dell’artigiano che si ri-
cisa con il corpo centrale che si innesta nel volume
stigia di una antica casa colonica. Il progetto rivisita
trovano nella raffinata rivisitazione tipologica, nelle
di testa che si sviluppa in senso orizzontale per dare
la tipologia rurale attraverso alcuni significativi ele-
scelte cromatiche delle texture, nel disegno e nella
solidità al contatto con il terreno e comunicare pre-
menti compositivi che ripropongono l’impostazio-
lavorazione dei dettagli di arredo.
senza nel paesaggio. La porzione di facciata centrale
ne tipica delle coloniche cesenate come, il profondo
I materiali sono quelli della tradizione locale e cioè
è timpanata con finestra a rosone che viene propo-
portico prospiciente l’ingresso, la razionalità della di-
il legno, l’intonaco, il cotto per il pavimento e per il
sta in entrambi i lati per consentire alla luce di attra-
stribuzione interna, l’orientamento secondo l’asse
manto della copertura rivestita, nella parte superio-
versare, come il fascio di un laser, l’intero spazio in-
eliotermico.
re, con i vecchi coppi in memoria dell’antica preesi-
terno.
Così, la villa aggiorna la costruzione contadina, im-
stenza rurale.
Una villa di pregio grazie ad un’architettura che ag-
preziosendola con soluzioni di trattamento mate-
Dal punto di vista planimetrico, la villa ripropone lo
giorna il linguaggio della tradizione con rinnovati ob-
rico e di design che rivelano un amore per l’artigia-
schema distributivo della tradizione locale con l’in-
biettivi espressivi e ambientali.
nalità, espressa negli elementi di arredo, nei detta-
gresso, a sud, sotto il portico e in posizione centrale
gli della scala interna, nelle porte e nelle finestre, ar-
come la scala della distribuzione, affiancata, al pia-
ricchite con preziosi bandelloni a mosaico damasca-
no terra, ad ovest, dalla cucina e, ad est, dalla sala da
to in legno di olmo.
pranzo. Al piano superiore si trova la zona notte con tre camere e servizi.
33
34
35
36
37
38
Villa Sabbatini Cesena 1996
Il rapporto che l’architetto instaura tra ambiente e
L’articolato svolgersi dello spazio interno è raziona-
Le due unità residenziali sono collegate da un per-
costruzione, cioè tra naturale ed artificiale, è il primo
lizzato dal disegno delle coperture che dichiarano la
corso sospeso che taglia i tetti, domina la vallata e
atto del progettare. Riuscire a innestare un dialogo
divisione trasversale della villa in due unità abitati-
prosegue in camminamenti e zone di sosta fino a
spaziale ed emotivo tra architettura e territorio si-
ve separate.
raggiungere gli ingressi delle due unità residenzia-
gnifica trasformare una collina, una distesa di vigne-
Elementi come la copertura a falde con struttura li-
li. Questa sorta di promenade tra costruito e natura
ti o di campi fioriti in elementi reali del progetto per
gnea e rivestimento in coppi, la torre della distribu-
inizia dalla “grotta’, un belvedere panoramico protet-
stabilire un nuovo equilibrio fra l’uomo, il tempo e il
zione in forma di silos sono immediati riferimenti ti-
to da un pergolato in ferro, per proseguire lungo una
suo ambiente. L’architettura di Villa Sabbatini ruota
pologici alla casa rurale che vengono però rivisitati
terrazza che conduce alla torre della distribuzione
intorno a questa aspirazione di continuità.
con spirito culturale di ampio respiro. I profondi por-
all’abitazione sud e ad una leggera struttura in fer-
L’idea di progetto è generata dalla configurazione
tici che caratterizzano le testate dei due corpi di fab-
ro che costituisce il belvedere di ingresso all’abita-
del terreno su cui si adagiano i corpi di fabbrica asse-
brica, con le loro colonne intonacate e dado di raccor-
zione nord.
condando la naturale morfologia collinare del luogo:
do con la trabeazione in c.a. e capriata in legno, ricor-
Il progetto esprime anche una profonda presenza
così l’architettura esprime il suo voler appartenere al
dano le antiche ville del mediterraneo dove anche lo
tettonica in cui l’arte del costruire è enfatizzata da
paesaggio con cui intesse un dialogo fatto di scorci e
spazio di transizione con le sue ombre profonde ha
inedite soluzioni di design e da innovativi sistemi co-
panoramiche, materiali e colori, luci e ombre.
un significativo valore architettonico.
struttivi. In particolare, il cilindro che contiene la sca-
La villa, ubicata sulle prime colline di Cesena, in pros-
La solidità della muratura che comunica protezione
la a spirale è stato realizzato con una struttura me-
simità di Paderno, su un declivio orientato verso
e radica la costruzione al terreno, è interrotta da su-
tallica tinteggiata colore “verde mela” con gradini a
ovest, si svolge su due livelli sfalzati che seguono i
perfici vetrate che proiettano l’interno verso l’ester-
sbalzo. Lungo la muratura del cilindro sono stati inca-
naturali dislivelli del terreno: nella parte bassa si tro-
no in un confronto continuo tra ambiente e costru-
stonati alcuni blocchetti di vetro che, di notte, la luce
va la zona giorno orientata ad ovest, mentre la zona
zione. Il progetto rivisita quindi tipologie archetipe
artificiale trasforma in suggestivi punti luminosi.
notte, collocata nella parte alta, è rivolta verso est, a
e temi moderni come quello del percorso che si insi-
Così, Villa Sabbatini affronta i valori eterni dell’abi-
ridosso della collina.
nua dentro l’architettura per renderla maggiormen-
tare con un’architettura che aggiorna modelli arche-
te partecipe del paesaggio ma anche per valorizzare
tipi e si impone nel territorio con una gravitas che
l’esperienza narrativa dello spazio.
dialoga con la natura.
39
40
41
42
43
44
Villa Bonaretti Cesena 2001
Un frammento di costruzione Seicentesca ed un for-
Villa Bonaretti sorge dalle rovine di una antica casa
I fattori ambientali divengono quindi elementi di
te legame con il paesaggio sono i presupposti su cui
colonica di cui è stato conservato il nucleo più anti-
progettazione fino a prevede di rendere la casa au-
si sviluppa Villa Bonaretti che affronta il tema dell’a-
co anche perché impostato su di una cantina piccola
tosufficiente anche dal punto di vista energetico.
bitare sostenibile dove il luogo, l’orientamento, il
ma fresca e ben costruita, che è servita da impianto
Il lato nord è quindi quello più massivo della costru-
percorso solare, la direzione dei venti e le tradizio-
fondale del primo modulo insediativo.
zione dove il laterizio svolge la sua funzione primaria
ni locali sono elementi integrati nel progetto, secon-
La villa, costituita da due corpi di fabbrica, si arti-
di protezione dagli agenti atmosferici: un muro for-
do una concezione olistica della disciplina architet-
cola su due piani: uno aggregato al nucleo origina-
temente coibentato e con minime aperture che illu-
tonica.
rio dove sono concentrate tutte le attività residen-
minano spazi “filtro” cioè scale, servizi igienici, spo-
La villa occupa un lotto collinare a San Vittore di Ce-
ziali, l’altro adibito a garage, attrezzeria e lavande-
gliatoi e ripostigli. A sud invece si impone la vetrata
sena, situato su una delle prime colline che si incon-
ria al piano terreno e studio-laboratorio al piano pri-
che, dal piano terra sale continua fino al sottotetto e
tra percorrendo da Cesena la E45 verso Roma, ap-
mo. I due volumi sono uniti da una passerella che al
va a saturare i moduli strutturali costituiti da pilastri
pena sopra la linea di “nebbia” che consente di ave-
primo piano mette in contatto la zona notte con lo
e travi in legno lamellare.
re una quindicina di giorni di sole in più all’anno ri-
studio-laboratorio e al piano terreno protegge il per-
I fattori ambientali divengono quindi elementi di
spetto a chi abita in pianura. Il progetto dialoga con
corso che dai servizi (lavanderia-attrezzeria-garage)
progettazione fino a prevede di rendere la casa au-
l’ambiente e con la morfologia del poggio a partire
porta all’ingresso.
tosufficiente anche dal punto di vista energetico.
dall’orientamento che segue l’asse del percorso del
L’analisi dell’esposizione solare con le conseguen-
Il contributo energetico dell’effetto serra della pare-
sole, fino alla considerazione per la vegetazione esi-
ti scelte sulla distribuzione spaziale degli interni va-
te vetrata è già stato verificato in ripetuti cicli sta-
stente che viene strategicamente inserita nel dise-
lorizza l’inserimento ambientale e migliora le condi-
gionali: l’apporto solare è regolamentato da un fran-
gno del costruito oppure incorniciata negli scorci del-
zioni di comfort interno e di risparmio energetico. Il
gisole in legno di abete canadese esterno alla vetra-
le aperture. Un “dialogo” che diventa “legame” con
lato nord è quindi quello più massivo della costruzio-
ta che orizzontalmente può scendere fino alla tota-
l’aggetto della passerella, simbolo di un ideale “cor-
ne dove il laterizio svolge la sua funzione primaria di
le chiusura e nello stesso tempo può essere orienta-
done ombellicale” con la natura, che sembra aver
protezione dagli agenti atmosferici: un muro forte-
to in modo da mantenere, nel periodo estivo, il vetro
generato il costruito e che prosegue all’interno gra-
mente coibentato e con minime aperture che illumi-
sempre in ombra.
zie alla spettacolare cascata di vetro del fronte prin-
nano spazi “filtro” cioè scale, servizi igienici, spoglia-
cipale che permette un continuo contatto visivo con
toi e ripostigli. A sud invece si impone la vetrata che,
il paesaggio.
dal piano terra sale continua fino al sottotetto e va a saturare i moduli strutturali costituiti da pilastri e travi in legno lamellare.
45
La totale chiusura del frangisole è utile in inverno
Questo programma sottolinea la consapevolezza
de forza materica sia all’esterno che all’interno dove
per il contenimento delle dispersioni di calore nelle
dell’emergenza ambientale e l’affermarsi di una co-
un prezioso pavimento palladiano regala luminosi-
ore notturne.
scienza progettuale che non può più prescindere dal
tà agli ambienti che non necessitano più di eccessivo
Per quanto riguarda la produzione energetica, il pro-
dare una qualità ecologica al costruire che indirizzi i
arredo, grazie alla modellazione delle pareti ed al ca-
getto prevede inoltre che tutta la parte superiore
consumi energetici verso nuovi modelli ecocompati-
lore dei diversi materiali.
alla vetrata, in corrispondenza del sottotetto, ospi-
bili.
L’ingresso è sottolineato dall’aggetto della passerel-
ti pannelli fotovoltaici. Pannelli solari per la produ-
Villa Bonaretti è quindi un esempio di grande valo-
la che ricorda l’essenzialità dei ponti delle navi remi-
zione dell’acqua calda per l’impianto idrico sanita-
re innovativo dove la tecnologia è integrata nelle so-
niscenza della vicinanza del mare, la cui voluta es-
rio, sono stati collocati sulla copertura del corpo di
luzioni architettoniche: la geometria dell’impianto
senzialità è ancora un modo per non interferire con
fabbrica dell’attrezzeria: con questo sistema si rag-
planimetrico è sintetica e chiara; le volumetrie sono
il paesaggio che si insinua tra i sottili cavi di acciaio
giungere l’autosufficienza energetica per otto mesi
sottolineate dalle scossaline in rame della copertura
della balaustra.
all’anno con un contributo garantito anche nel-
che rimane “a filo” con il laterizio che traccia una li-
le giornate soleggiate del periodo invernale. L’im-
nea sicura a contatto con il cielo. Lo slancio dei cami-
pianto di riscaldamento è a pannelli radianti a bassa
ni regala verticalità ed enfatizza il valore materico e
temperatura di esercizio.
la qualità del paramento laterizio che scorre uniforme sulle facciate, interrotto solo da fasce di ricorsi di mattoni posti “di taglio”, inclinati o arretrati secondo giochi geometrici come in occasione della canna fumaria, dei marcapiano e dell’imposta degli infissi. Il materiale è trattato con grande cura ed afferma la sua importanza con accostamenti puri: il mattone, il legno, il rame, il vetro valorizzano l’essenza della propria natura con attacchi minimalisti ma di gran-
46
47
48
49
50
51
52
Villa Morganti Cesena 2006
Una villa urbana che dialoga con la Natura: un dialo-
L’intorno ha quindi una connotazione di residenza
Un piano taglia la pianta per creare gli aggetti dei
go fatto di scorci e rapporti visivi che sfumano i con-
diffusa da cui emergono gli scorci del parco e qual-
terrazzi triangolari che affiancano l’angolo vetra-
fini tra “dentro” e “fuori”. Quattro querce da sughe-
che emergenza storica come la chiesa della Madon-
to della serra bioclimatica incapsulata nel prisma di
ro segnano il centro generatore del progetto e crea-
na della Rose costruita nel Settecento in laterizio
vetro che dematerializza l’angolo sud, lasciando in-
no un microcosmo autonomo regolato dalla natura e
faccia a vista. Sono queste le tracce culturali ed am-
travedere la ricca vegetazione delle querce e l’esube-
dal suo ordine referenziale. L’angolo sud viene enu-
bientali con cui si relaziona il progetto nella scelta
ranza dei colori della buganvillea. La struttura in le-
cleato per ospitare la serra che corre per tutta l’altez-
del materiale e nell’inserimento del nuovo edificio,
gno lamellare della serra esalta lo sviluppo vertica-
za del fabbricato, contribuendo al dialogo tra volumi
orientato per “catturare” le viste sulla ricca vegeta-
le del volume ed enfatizza la scelta di una materiali-
e superfici materiche, ma anche al fabbisogno ener-
zione limitrofa dalle ampie superfici vetrate dell’e-
tà naturale che viene riproposta nel rivestimento dei
getico e alla strategia bioclimatica globale.
lemento d’angolo, che cede il suo spazio domestico
terrazzi.
L’area si trova a nord dell’edificato di Cesena, tra il
per trasformarsi in elemento generatore del sistema
L’arte del costruire sostenibile, secondo gli imperati-
centro storico e la ferrovia, in una zona in cui perma-
naturalistico ed energetico.
vi dell’innovazione contemporanea, guida il proget-
ne uno stato di generale degrado. Il lotto presenta
La pianta a forma di rettangolo irregolare si svilup-
to dalle soluzioni d’impianto ai dettagli. Così, le scel-
quindi fronti diversificati: tre lati si affacciano lungo i
pa su quattro livelli collegati da ascensore: il piano
te dello sviluppo delle facciate rispondono alla logica
retri degli isolati di confine, il quarto, separato da un
interrato contiene la stanza degli ospiti, la lavande-
degli orientamenti e del contesto ambientale ed ur-
muro di 6 mt, divide il terreno di proprietà dal parco
ria ed uno spazio gioco; il piano terra, l’ingresso prin-
bano. Il fronte principale, a sud, valorizza i passag-
della villa limitrofa.
cipale e la zona notte con tre camere e doppi servizi;
gi volumetrici ribaditi dalle diverse tessiture mate-
il piano primo, la zona giorno ad open plan in cui è in-
riche: la cascata di vetro a tutta altezza dell’ango-
serito il tecnologico elemento di arredo in ferro e vetro della scala a chiocciola di collegamento alla mansarda che si sviluppa nella zona centrale della pianta e si affaccia sul doppio volume del soggiorno.
53
lo collega interno ed esterno in un dialogo costante
Il fronte laterale, ad ovest, comunica la volontà pro-
coraggi a vista, l’acciaio della scala, il parquet in iroko
e continuo con il verde del parco adiacente su cui si
gettuale di estraniarsi dal contesto e chiudersi con
scuro, la tinteggiatura color magnolia intenso, le su-
aprono generose visuali; alla trasparenza del vetro si
una solida muratura in laterizio alleggerita da tessi-
perfici vetrate, il legno cassonettato o con pittura a
accosta la massività del laterizio che sottolinea il di-
ture a traforo e modulata da parti ad intonaco e da
stencil dei soffitti concorrono a creare una ricchez-
segno geometrico dell’angolo e riveste la torre del-
scatti di volume. A nord, il fronte ripropone il prota-
za di variazioni dello spazio che necessita di minimo
la distribuzione da cui fuoriescono gli sbalzi dei ter-
gonismo del laterizio che, ad est, incontra nuova-
arredo, come alcune scaffalature e lo scultoreo pia-
razzi. Un caratteristico pluviale “fuori scala” enfa-
mente l’elemento vetrato, tagliato dagli aggetti dei
no cucina, per comunicare tutto il suo elegante calo-
tizza la punta del triangolo del terrazzo e della so-
terrazzi.
re domestico.
vrastante copertura, dichiarando l’importanza della
I materiali rivestono un ruolo importante: all’ester-
Design ed architettura caratterizzano, in un ge-
regimentazione delle acque nella cultura della casa
no, connotano l’identità compositiva del progetto
sto unico, il progetto che trasforma l’abitare in una
mediterranea.
e sottolineano il suo valore sostenibile; all’interno,
esperienza sensoriale in sintonia con la città, la na-
scolpiscono gli spazi domestici che non necessitano
tura ed i suoi elementi.
più di eccessivo arredo. La vegetazione, le travi lamellari con gli elementi tecnologici dei dadi degli an-
54
55
56
57
58
59
60
Villa Canziani Cesena 2014
Affrontare il tema dell’abitare implica rivisitare il si-
Villa Canziani esprime questa ricerca in un contesto
Il lato sud dell’abitazione è caratterizzato da un per-
gnificato primordiale tra l’uomo ed il suo ambien-
paesaggistico privilegiato, come le prime propaggini
golato, realizzato con le vecchie travi recuperate da-
te che, nel modello archetipo del “riparo”, coniuga
collinari del medio basso Appennino Romagnolo, in
gli impalcati dell’edificio esistente. Per valorizzare
la funzione di protezione con quella di avvicinamen-
una zona di crinale e fondovalle che offre vedute sul-
ulteriormente l’unitarietà del complesso, le superfi-
to agli elementi cosmici: l’orizzonte, il ciclo solare, il
la città di Cesena.
ci esterne sono trattate ad intonaco bianco, fatta ec-
susseguirsi delle stagioni, la luna, le stelle connota-
Il progetto riguarda la demolizione e ricostruzione in
cezione per il resede dove sono stati riutilizzati i la-
no e dialogano con l’architettura fin dalle sue origini.
sagoma di un edificio esistente e dei suoi edifici di
terizi dell’edificio esistente. La struttura è intelaia-
L’impulso primario del costruire è quindi anche
servizio adiacenti. L’abitazione preesistente consi-
ta con pilastri in c.a., mentre gli impalcati orizzontali
espressione di una volontà di comunicazione con la
steva in un parallelepipedo con copertura a due falde
hanno orditura lignea, compreso il solaio di copertu-
Natura che diviene elemento integrato alla costru-
e un volume più basso con tetto a padiglione sem-
ra isolato e ventilato.
zione. Restituire questi valori all’esperienza dell’abi-
pre in lamiera, a cui si affiancavano i volumi più bas-
Una tensione dinamica contraddistingue questa Vil-
tare contemporaneo significa ridare un senso all’ar-
si dei servizi. Questi, che internamente costituisco-
la che instaura un dialogo con il terreno e con gli ele-
te del costruire per ricondurre la casa a spazio in cui
no un nuovo spazio unico, hanno dovuto mantene-
menti primari dell’ambiente: le colline, i colori della
l’uomo afferma la sua centralità ma anche la sua ap-
re inalterata le loro coperture originali, che sono sta-
campagna, il cielo, il paesaggio antropizzato.
partenenza al cosmo.
te visivamente unificate tramite un parapetto alto in muratura.
61
62
63
64
65
66
Centro Valzania Cesena 2001
Il complesso si inserisce in un lotto d’angolo lungo la
Gli snodi d’angolo sono segnalati da un paramen-
La volontà di mitigare l’impatto ambientale e di re-
prima fascia che lambisce il centro storico di Cesena.
to in laterizio che costituisce una evidente citazione
lazionarsi con la città, guida lo sviluppo del progetto
L’area costituisce una cerniera urbana che si affac-
del Bastione lungo la fortificazione che corre davanti
che presenta terrazzamenti verdi che ne ridefinisco
cia lungo le antiche Mura e si apre verso l’espansione
al complesso. Questi terminali materici chiudono le
la scala in sintonia con le preesistenze e la memo-
del primo edificato periferico. Questa peculiare po-
parti centrali dei prospetti che adottano tecnologie
ria storica. La cura nel disegno e nella lavorazione dei
sizione genera un progetto che dialoga con la storia
leggere con superfici continue in vetro. Così, legge-
dettagli concorre a valorizzare l’architettura con ele-
e con la modernità attraverso soluzioni morfologi-
rezza e gravitas simboleggiano le istanze di moder-
menti di design come, le modanature dei cornicioni
che, materiche e tecnologiche che rispettano la tra-
nità e tradizione presenti nella stratigrafia del ge-
e le linee dei pluviali in rame preossidato che scandi-
dizione e, al tempo stesso, si configurano come nuo-
nius loci del contesto.
scono il ritmo dei prospetti.
ve sperimentazioni.
La forte valenza urbana del Centro Valzania si esprime anche nella sua identità multifunzionale e nella composizione volumetrica, che si integra con il tessuto circostante attraverso tagli e attraversamenti che rendono permeabile il piano terra. Dal punto di vista funzionale, il Centro si articola in un interrato adibito a parcheggi, un piano terra e cinque piani che ospitano le seguenti attività: negozi e servizi al piano terra, uffici al piano primo e secondo, residenze al piano terzo, quarto e quinto. I primi tre piani a destinazione pubblica e terziaria costituiscono il basamento del complesso da cui emerge la torre arretrata delle residenze.
67
68
69
70
Sede AMGA Azienda municipalizzata Gas e Acquedotto Cesena 1992
Edifici, vi salverà l’automazione1: è il titolo del sag-
Con questo spirito di indagine, sebbene progetta-
La sede dell’AMGA interpreta l’immagine dell’azien-
gio sui così detti “nuovi argomenti del progetto’, che
ta verso i primi anni ’90, la sede dell’AMGA antici-
da con uno spazio pubblico a forte presenza urbana,
propongono lo sviluppo delle tecnologie informati-
pa l’attuazione di sistemi di controllo compiuteriz-
aperto verso la città. La soluzione progettuale na-
che e telematiche nel settore delle costruzioni. Un
zato che diventeranno uno degli imperativi negli in-
sce dalla commistione dell’idea di cittadella protet-
trasferimento di know-how e di tecnologie per speri-
terventi dei decenni successivi. La missione istitu-
ta e dalla volontà di apertura e coinvolgimento civico
mentare quella integrazione di impianti e servizi che
zionale ed etica dell’azienda, centrata sulla valoriz-
consono ad una azienda di ultima generazione. Così,
sta alla base del concetto di edificio intelligente.
zazione delle risorse energetiche, sollecita la propo-
alla solidità della muratura che circoscrive la zona
La diffusione sempre più evoluta delle nuove tec-
sizione di un complesso che enfatizzasse la filoso-
privata fa da contrappunto la trasparenza della ve-
nologie informatiche nelle tipologie edilizie a più
fia dell’edificio intelligente, preannunciando la logi-
trata degli spazi pubblici: questo accostamento tra
sofisticata fornitura di servizi, sollecita lo svilup-
ca del costruire sostenibile.
tecnologie leggere e pesanti, con le loro diverse con-
po di ricerche e di sperimentazioni sulle potenzia-
Gli obiettivi di potenziare il benessere degli utenti,
notazioni d’uso degli spazi, è una costante che An-
lità dell’automazione, intesa come ulteriore stru-
l’efficienza del servizio, il risparmio nel tempo dei
dreucci approfondirà in diverse soluzioni di proget-
mento di controllo sulla qualità architettonica. Que-
costi di gestione, rispettando al tempo stesso, alcu-
ti futuri.
sti sono gli anni in cui Antonio Andreucci, insieme al
ni principi come la compatibilità ambientale, la mo-
CSPE, affronta la progettazione delle prime strut-
dularità e flessibilità della struttura genera un pro-
ture ospedaliere e degli insediamenti per il terziario
getto integrato che si avvale di innovativi sistemi di
avanzato che divengono occasioni per valutare l’im-
automazione e monitoraggio computerizzato per la
patto delle nuove tecnologie sugli edifici complessi,
regolazione bioclimatica, la protezione antincendio,
fino a modificare progressivamente la metodologia
il controllo degli accessi e la rivelazione di presenze.
di approccio alla progettazione.
L’integrazione tecnologica, criterio fondante dell’e-
L’esigenza di maggior integrazione tra competenze
dificio intelligente, nel caso dell’AMGA, non si limita
specialistiche determina la revisione dell’interfac-
a l’ortodossa integrazione tra sistemi di rete e siste-
cia tra componentistica edilizia ed impiantistica fino
ma edilizio, ma coinvolge la più complessa relazione
all’aggiornamento delle tipologie e dei modelli or-
tra uomo ed ambiente, sia in termini di inserimen-
ganizzativi: queste sperimentazioni generano nuo-
to urbano che di comfort interno: igrotermico, acu-
vi linguaggi e nuove modalità di interscambio di in-
stico e luminoso. Non è un caso che l’AMGA sia uno
formazioni, da cui scaturiscono soluzioni progettua-
dei primi centri ad impiegare l’analisi illuminotecni-
li innovative.
ca per ottimizzare le condizioni di lavoro al computer senza rinunciare all’illuminazione naturale ed alla vista dell’esterno.
71
72
La composizione è concepita come un’articolazione
per valorizzare il design dell’arredo e degli elemen-
zione, fino alla cura del design dell’arredo, conferma
di blocchi figurativamente autonomi su cui emerge
ti portanti che consistono in reticolari a tubo tondo
la volontà di affrontare l’architettura “senza pregiu-
un volume interamente vetrato con funzione di cer-
tinteggiate di bianco. All’ingresso, una vasca racco-
dizi di scala”, secondo quella logica unitaria su cui si
niera di distribuzione e spazio di accoglienza. Questo
glie l’acqua che scorre su lastre in marmo verde per
fonda l’approccio globale alle componenti creative e
pionieristico atrio gioca quindi un ruolo importante
ribadire la missione istituzionale dell’azienda. Il pro-
produttive del progetto che, attraverso l’innovazio-
all’interno della composizione, sia dal punto di vista
getto è un’armonia tra leggerezza e gravitas: la tra-
ne tecnologica, mirano a migliorare la qualità della
funzionale, espressivo che tecnologico: ospita l’uf-
sparenza del vetro si contrappone alle texture del
vita dell’uomo.
ficio utenti e si trasforma in foyer per l’attigua sala
mattone faccia a vista, arricchito di espressività at-
convegni; spezza come una “lama” leggera i volumi
traverso gli effetti chiaroscurali prodotti da lesene in
massivi in laterizio ed, al tempo stesso, coadiuva la
facciata e dal disegno decorativo delle fasce di de-
regolazione climatica interna, agendo da innovati-
marcazione orizzontale e verticale. La particolare at-
vo filtro bioclimatico. Fulcro del complesso, l’atrio è
tenzione alla definizione degli spazi esterni, integra-
uno spazio ricco di vegetazione ed inondato di luce
ta al disegno delle volumetrie degli edifici di produ-
A. Andreucci, R. Del Nord, P. Felli, in: «Modulo», 147/1988, p. 1658. 1
73
74
75
76
Stabilimento PARESA Cesena 2007
I procedimenti costruttivi adottati per lo stabilimen-
La planimetria dell’ampliamento è composta da due
Logiche tecnologiche ma anche semantiche diverse:
to PARESA hanno un valore di sistema per le tecni-
unità: un volume sopraelevato con impianto “a cor-
il cort-en connota la forza di una “corazza” protet-
che di assemblaggio “a secco”, che si rivolge alla car-
te” dove si svolgono le attività con funzioni analo-
tiva; la maglia in acciaio è invece una ideale filigra-
penteria metallica per sperimentare un telaio, com-
ghe al piano terreno già esistente e un contenitore
na per l’ombreggiamento. Così con un gesto unico e
posto da quattro pilastri, due travi reticolari a sezio-
per i percorsi verticali, scala e ascensore, che distri-
coerente si risolvono le diverse identità dei fronti in
ne circolare e due piastre per solaio e copertura, che
buiscono sia i due piani fuori terra che il piano inter-
funzione delle potenzialità espressive e tecniche dei
può essere montato ovunque nell’arco di due giorni.
rato, dove trovano posto la sala riunioni e il deposito.
materiali.
All’origine privo di riferimenti, il sistema si può arric-
La soluzione che caratterizza l’intervento è sta-
Tra i due rivestimenti esterni e la facciata in acciaio e
chire di connotazioni fino a divenire progetto esclu-
ta quella di sospendere “a ponte” il nuovo edificio
vetro rimane uno spazio che esalta il gioco di piani e
sivo ed unico.
sul preesistente con un sistema costruttivo “sche-
materiali riflessi, oltre a costituire un percorso tecni-
La ricerca scientifica propedeutica al progetto, è sta-
letro-pelle” che consiste in due portali composti da
co per la manutenzione.
ta generata anche dalla richiesta di rappresentanza
quattro pilastri fondati all’esterno del fabbricato su
L’arte del costruire è enfatizzata dalla valenza scul-
della committenza che ha messo a disposizione la
cui poggiano le due grandi travi reticolari in tubola-
torea di alcuni elementi come i quattro pilastri d’an-
sua esperienza nell’utilizzo di macchinari ed attrez-
ri d’acciaio a tutta altezza che funzionano da “spine
golo e il volume a forma di tronco di cono dove sono
zature speciali di cantiere che sono diventate par-
dorsali” di tutta gabbia strutturale portante forma-
contenuti i collegamenti verticali. È questo volume,
te integrante del processo progettuale. La ditta PA-
ta dalla maglia delle travi ipe.
omaggio all’opera dell’artista Richard Serra, che in-
RESA, che ha realizzato direttamente il sistema co-
L’involucro è una doppia pelle in vetro-acciaio scher-
terpreta maggiormente l’immagine dell’Azienda
struttivo, è infatti specializzata in carpenteria me-
mata sulla corte interna da reti in acciaio inox, men-
e i suoi grandi contenitori che costruisce in tutto il
tallica ed in particolare in grandi contenitori per idro-
tre sui fronti esterni, da un frangisole in doghe di cor-
mondo. Il rivestimento è in lastre di acciaio cort-en
carburi-gas metano e condotte d’acqua forzata.
ten. La scelta di accostare due tipi di acciaio è guida-
accostate quasi come due “carte da gioco” in equi-
Il coinvolgimento attivo dell’azienda si unisce ad
ta dall’appropriatezza nell’impiego dei due materia-
librio dinamico: un guscio che racchiude uno spazio
un secondo fattore condizionante e cioè la presen-
li: non è casuale infatti che il sistema-facciata ed il
luminoso grazie al lucernario di copertura.
za dello stabilimento esistente che doveva rimane-
sistema-finestra non siano entrambi in cor-ten, ma-
Il rapporto diretto con la committenza ha potenzia-
re funzionante durante la realizzazione del nuovo
teriale che non si presta, sicuramente quanto l’inox,
to l’integrazione tra design ed industrializzazione,
fabbricato. Il progetto doveva quindi essere conce-
a diventare infisso.
unicità e prefabbricazione: temi che oggi, dopo qua-
pito come una costruzione il più possibile autonoma
si una generazione dalla loro comparsa nel dibatti-
in grado, al tempo stesso, di riqualificare l’intero or-
to architettonico, vengono riletti con rinnovati ob-
ganismo.
77
biettivi figurativi ed ambientali. Nonostante il deciso carattere industriale dell’opera, traspare infatti la volontà di dialogare con la natura ed il territorio: un rapporto che si sostanzia nella scelta di un materiale “intenso” come il cort-en, reminiscente del colore della terra e del paesaggio, incorniciato dalle sicure linee di fuga del costruito che tagliano l’orizzonte e definiscono nuovi quadri prospettici.
78
79
80
81
82
83
84
Antonio Andreucci premio di laurea
Premio di laurea Antonio Andreucci
Le tesi di laurea presentate nell’ambito del bando
I temi del processo e della metodologia di approc-
I criteri seguiti dalla commissione sono stati definiti
Premio dedicato ad Antonio Andreucci e promos-
cio al progetto, tradizionalmente a fondamento del-
in relazione all’obiettivo del concorso: premiare «te-
so dalla famiglia di Antonio Andreucci e dai colleghi
la disciplina della Tecnologia dell’Architettura, sem-
si di laurea che abbiano sviluppato tematiche e me-
del dipartimento DIDA della Scuola di Architettura
brano, viceversa, essere scarsamente praticati con
todologie attinenti alla Tecnologia dell’Architettura
dell’Università degli Studi di Firenze sono state 173.
esiti non positivi sulla chiarezza e sul rigore dei per-
e del Design» e interpretando la figura e il ruolo che
Di queste 41 sono della sede di Firenze e 40 di Ro-
corsi di tesi proposti.
Antonio Andreucci ha rivestito all’interno dell’area
ma, 13 di quella di Milano e da 11 a 3 quelle delle sedi
I casi applicativi riguardano una casistica tipologica
tecnologica.
di Venezia, Ascoli Piceno, Palermo,Torino, Napoli, Pe-
di edifici ampia: musei, alberghi , edifici sportivi, re-
Nella valutazione degli elaborati sono stati presi in
saro, Bologna, Cesena, Catania, Genova, Pisa, Ferra-
sidenze per anziani, biblioteche, scuole, chiese, can-
esame i seguenti elementi:
ra. Le restanti tesi sono pervenute dalle sedi diPa-
tine, mercati, centri culturali, strutture sociosani-
• specificità dell’approccio della Tecnologia dell’Ar-
via, Ancona, Alghero, Enna, Parma, Trieste, L’Aquila,
tarie e in misura consistente il social housing. In ri-
chitettura
Reggio Calabria.
ferimento a tali tipologie, sono stato sviluppati al-
• correttezza del percorso metodologico
La maggior parte gli elaborati sono collocabili nel
cuni temi specifici quali l’architettura per i non ve-
• qualità dei risultati conseguiti
settore ICAR12, un consistente numero nel settore
denti, l’architettura per gli utenti anziani, l’architet-
I percorsi formativi all’interno dell’ICAR12, restitui-
della composizione ed alcuni nel restauro e nel de-
tura temporanea, la vertical farm, la certificazione
ti attraverso l’elaborazione delle tesi di laurea, dise-
sign.
energetico-ambientale. Qualche spunto innovativo
gnano la mappa delle competenze che i futuri laure-
Nel complesso restituiscono un interessante quadro
è emerso quando l’attenzione è stata rivolta a ma-
ati porteranno nella professione e, per questo moti-
degli ambiti tematici affrontati dal nostro settore,
teriali quali il bambù, la carta, la pietra o nel proget-
vo, è risultato di grande utilità il monitoraggio otte-
che mette in luce una polarità verso il progetto con
to di una bicicletta elettrica, affrontato in una tesi
nuto in occasione del premio per la verifica dei per-
attenzione all’ambiente costruito, soprattutto in in-
di design.
corsi che la Tecnologia sviluppa all’interno delle spe-
terventi di riuso e nella riqualificazione in riferimen-
cifiche tematiche declinate. La tesi di laurea costi-
to a casi applicativi reali.
tuisce, infatti, il momento di sintesi e validazione di una capacità acquisita nel formulare, condurre e verificare il tema svolto, restituendo un percorso metodologicamente corretto, che, fondato sull’adattività a situazioni specifiche, possa anche risultare ripetibile.
86
Agostinelli Silvia Aiello Marco Angeloni Stefano Angioli Mauro Anselmo Andrea Apreda Carmela Astone Manuela Baccari Elena Bacci Barbara Bagnoli Lorenzo Baldini Elena Balduzzi Giulia Ballan Livia Ballotti Fanny
Bargiacchi Stefania Basso Martina Bellassai Vittoria Benazzi Alessandro Benedetti Antonio Benfante Angela Berloco Lucia Bertocci Eugenia Bevilacqua Gianfranco Bocca Chiara Bontempi Giulia Bonyab Parnaz Borrione Mattia Brando Mariangela
Caldararo Ylenia Camilletti Letizia Camilluzzi Viola Campagna Laura Capannolo Luisa Cappellacci Paolo Cardi Martina Carello Maria Caruso Alessia Casciano Sara Castellini Gloria Cavallari Alberto Cecchi Lorenzo Cencetti Vanessa
Ciampolini Francesco Cittadin Silvia Coccimiglio Daniela Colangeli Marco Comune Licia Condo’Stefania Contestabile Silvia Conti Federico Conti Riccardo Coppari Valentina Coppola Giuseppe Coscia Lucia Curletto Giulia Cutarelli Laura
De Luca Daniela Decataldo Fabiola Cosima Di Marino Luigi Di Paola Annalisa Di Perna Marco Di Pieri Silvia Duranti Costanza Eusebietti Stefania Maria Fadda Gavino Faga Roberta Fanciullacci Alessandra Ferrante Giovanna Ferrari Chiara Ferrari Margherita
Ferretti Francesco Flammini Antonella Fluchino Raissa Fornaci Francesca Frascerra Lucia Frezza Ludovica Gasparri Sara Gaudiosi Alba Gentili Lorenzo Gerli Beatrice Gherardi Giosue' Gioja Silvia Giuliani Chiara Gnocchi Massimo
Gramaccia Chiara Gualandris Marco Gualtieri Monica Guerriero Alessandro Hamzeian Boris Haramincic Tanja Incitti Gildo Jencinella Maria Laura Komaromy Podner Alice Giada La Chioma Valentina Lacaita Paola Laerzio Luana Lattarini Emiliano Lattero Simona
Laurieri Marta Laviola Vincenzo Limiti Arianna Lisci Emanuele Lomagno Bruna Luciani Ludovico Luconi Laura Luzi Filippo Malalan Cristina Maltinti Andrea Mandas Emanuela Mangiatordi Anna Manzardo Alberto Marconi Lorenzo
la commissione: Pier Angiolo Cetica Gabriella Peretti Maria Rita Pinto Una prima selezione ha escluso oltre il 50% delle te-
nologie solari e ambientali innovative (di seconda o
lità, materiali, energia. Questi temi rientrano in mo-
si in quanto di carattere progettuale, ma con appro-
terza generazione), oltre ai temi del processo edilizio
do equilibrato nelle tesi: nel complesso un segnale
fondimenti limitati a tematiche strutturali o del re-
e della manutenzione programmata che potrebbe
che l’architettura e il suo progetto stanno riprenden-
stauro e senza particolari specificità nell’ambito del-
essere affrontata in una nuova visione del progetto
do il campo come luoghi di sapere complesso e inte-
la Tecnologia dell’Architettura.
estesa, per esempio, all’intero ciclo di vita.
grato. Infatti, il lavoro che confluisce negli elabora-
Successivamente sono state selezionate le tesi che,
In generale negli elaborati presentati sono sviluppa-
ti di laurea affronta ed intreccia i molteplici aspetti
oltre all’aderenza ai temi propri della disciplina della
ti soprattutto strumenti in grado di rispondere alla
delle tematiche prese in esame, anche se appare ne-
Tecnologia, rientranti per lo più nella complessità del
risoluzione dei problemi posti dal caso studio all’in-
cessario migliorare la capacità del laureando di met-
progetto, proponevano un corretto sviluppo meto-
terno di uno scenario noto e non alla capacità critica
tere a “sistema” le conoscenze acquisite durante il
dologico e restituivano un buon livello di qualità de-
di delineare un nuovo orizzonte per le azioni da pro-
percorso formativo, di valutare alternative di pro-
gli esiti raggiunti.
porre nel progetto
getto e di individuare il potenziale che l’innovazio-
Tuttavia un segnale positivo che emerge dal pano-
ne tecnologica può esprimere nei confronti del caso
Dall’esame delle tesi presentate, si osserva che il te-
rama delle tesi presentate è quello di un’attenzione
studio sviluppato.
ma della sostenibilità ambientale, molto presente
alle diverse tematiche prese in considerazione senza
Il Premio Antonio Andreucci ha dimostrato l’utili-
negli elaborati , pur rappresentando, senza dubbio,
specifiche “polarità” o privilegi di specializzazione.
tà di creare occasioni per monitorare le tesi di lau-
un orientamento caratterizzante il percorso forma-
Gli studenti non sembrano partecipare con forti ca-
rea quale esperienza finale di un percorso di forma-
tivo degli studenti degli ultimi anni, viene sviluppa-
ratterizzazioni su temi che fino qualche anno fa era-
zione, e per stimolare una riflessione nell’area della
to, soprattutto nelle applicazioni progettuali, senza
no, invece, connotazioni dominanti: riuso, sostenibi-
Tecnologia dell’Architettura, in grado di collocare le
però, spesso, il necessario approfondimento meto-
forti frammentarietà rappresentate dagli elabora-
dologico e critico, né il pieno controllo dell’integrabi-
ti provenienti dalle diverse sedi in uno scenario co-
lità delle tecnologie innovative rispetto all’ambiente
erente, per farne punti di forza nell’ambito della no-
costruito. Come, sono assenti , quasi totalmente, le
stra disciplina; per questo, siamo grati alla famiglia
tematiche oggi presenti in diversi contesti di ricerca
di Antonio Andreucci e ai colleghi del Dipartimento
relative alla smart city, al riciclo di materiali, alle tec-
che l’hanno promosso.
Mares Federica Mari Caterina Mariani Francesco Marinai Valentina Mascotto Nicola Massidda Federica Mazza Martina Mazzocchi Michela Mazzoni Sergio Meinardi Michele Melegari Elena Mennella Alessandra Merrina Francesca Milanta Eleonora
Mini’Chiara Mistri Francesco Monari Victoria Montani Tania Mori Ada Moscardi Martina Moschetti Federica Mossetto Alice Nuti Patrizio Ortolani Cecilia Paci Cristina Palazzi Alessandro Pani Maria Michaela Paoloni Francesca
Paolucci Chiara Paolucci Federica Pappalardo Vincenzo Paradisi Susanna Pascucci Michela Pazzaglia Valentina Pezza Claudio Piccardi Vania Pierotti Paola Pinto Ilaria Pintori Claudia Pisano Maria Giorgia Pisillli Rossella Pollastrini Elena
Polverini Alice Pomarico Paola Pomili Monica Radogna Valentina Ragni Alessia Ravaldi Miriam Rebez Erika Remedios Romanetti Ginevra Ricciardi Claudia Riviera Elisa Rocchelli Lucia Romano Manuela Rosini Carolina Ruberto Vincenzino
Ruggeri Maria Laura Sacconi Vanni Sambo Martina Sambuco Alessandra Sang Eun Lee Sartori Matteo Scalese Francesca Scarsella Ambra Scarvaglieri Stefania Schiatti Chiara Ophelia Schiavarello Francesco Schiavo Fiorella Schioppa Giada Scotucci Cosimo
Secchi Tommaso Semeraro Fabio Seminara Flavia Senese Manuela Sichi Andrea Siciliano Martina Simoncini Daniela Sonoro Veronica Sorgato Michael Spione Martina Splendiani Mila Squizzato Alberto Tanci Andrea Tannino Simona
Tesei Davide Toldo Paolo Tomasi Tiziana Toroghi Abolhassani Arian Tozzi Silvia Troiani Eleonora Tronchin Francesco Tronci Francesco Trovato Luisa Turchi Andrea Ulivieri Filippo Valentini Lucia Valguarnera Alberto Valvano Francesca
Vendramin Nicola Viglianisi Stella Vinciguerra Salvatore Zanarini Maria Laura Zandona’Eugenia Zonzin Diletta Zuanigh Daniela
87
Ricordare. Mostrare. Parlare
88
Esistono eventi talmente grandi che sfuggono al no-
Un cubo bianco: Un cubo che stona, sembra quasi
stro controllo. La più grande ondata migratoria dopo
piombato dal cielo, un cubo che nessuno vuole.
la II Guerra Mondiale è una di queste.
Proprio come le ondate di migranti.
All’isola di Lampedusa, piccolo puntino di terra a ca-
Il cubo bianco emerge dalla distesa di barche, e la
vallo tra Africa e Europa, è stato affibbiato il compi-
spaccatura che genera nel terreno crea un luogo ca-
to di Porta d’Europa.
pace di riparare dal bruciante sole africano. All’inter-
Qual è il ruolo dell’architettura?
no gli oggetti recuperati dai naufragi, dalla discarica.
Esistono luoghi magici a Lampedusa.
Oggetti, semplici oggetti. Nudi portatori di storie e
Il cimitero dei barconi, luogo involontario di memo-
vite.
ria, è uno di questi. Riprendo le parole di Davide Ca-
Un dammuso: Lampedusa però non è solo migranti.
marrone e indago il concetto di monumento, di me-
È anche una piccola popolazione da sempre percepi-
moria, di parola. Mi chiedo se ci sia e quale sia il ruolo
ta come gli ultimi italiani, caricata di responsabilità
dell’architettura in tutto questo.
troppo grandi e non risarcita come meriterebbe.
3 semplici elementi dialogano nello spazio:
Nella distesa di barche un “Dammuso della Cultura”
un muro, un cubo e un dammuso, costruzione arche-
instaura rapporti con il museo.
tipica delle isole siciliane.
Una silenziosa costruzione in pietra che ospita una
3 elementi che affiorano in un mare di barche.
piccola biblioteca e spazi per attività culturali. Un
Un muro: un lungo muro in pietra che divide e allo
contenitore di proposte e attività. Un luogo di incon-
stesso accoglie, a differenza del perimetro chiuso
tro, discussione, accoglienza.
e impenetrabile del Centro di “Accoglienza”.
Una scintilla di speranza.
Alberto Cavallari
Politecnico di Milano Scuola di Architettura e Società
89
90
91
Un ecovillaggio per lo sport
92
La tesi sviluppa il progetto di un ecovillaggio per la
centro congressi e una sala esposizioni, per garanti-
Cittadella degli Sport nella località di Roffia, situa-
re una fruizione continua nel corso dell’anno. L’edifi-
ta nel cuore della Toscana, tra Pisa e Firenze, e facil-
cio ha tre piani fuori terra e presenta una configura-
mente raggiungibile dai principali snodi viari. L’area
zione ad anello che cinge una piazza centrale aperta
di progetto si affaccia a ovest sul Bacino Remiero ed
verso il lago, dove i canottieri possono ritrovarsi e or-
è delimitata dal Rio Dogaia, mentre a nord è in pros-
ganizzare eventi collettivi. I pilotis, oltre a risponde-
simità del fiume Arno. Gli obiettivi sono il recupero
re al problema idrogeologico, sono progettati per in-
ambientale di un paesaggio alterato da operazioni di
vitare all’attraversamento o alla sosta, e accolgono
scavo avvenute nel lago e la risposta alle esigenze ri-
gli attraversamenti pedonali che connettono le aree
cettive dell’attività di canottaggio praticata nel baci-
attrezzate del piano terra. Il piano primo comprende
no. L’area di intervento è inserita nella carta CT5 del
gli spazi collettivi e al piano secondo si trovano le ca-
RU comunale, per cui è prevista una riqualificazione
mere. Il complesso delle residenze si sviluppa invece
con finalità sportive. Considerando il flusso di arri-
a nord su due livelli.
vi legati all’attività di canottaggio e il beneficio che
La scelta di materiali naturali e legati alla tradizio-
il progetto può apportare al turismo locale, la strut-
ne toscana come il legno e il cotto, nonché il ricorso
tura include sia camere di hotel per soste brevi, che
a fonti di energia rinnovabile, aspirano alla realizza-
residenze per permanenze prolungate, oltre ad un
zione di un progetto ecosostenibile.
Melissa Giacomelli
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
93
94
95
Bike Break electric trike
Il Bike Break è un veicolo a trazione umana.
Il ciclista porta con sé sempre lo stretto necessario e
La sua progettazione nasce dall’esigenza di porre
per l’essere umano una necessità fondamentale è il
uno sguardo preferenziale al tema della mobilità so-
proprio lavoro.
stenibile, imposta dalla conversione eco-sostenibi-
Dal dialogo tra necessità, tradizione e innovazio-
le delle città.
ne deriva la progettazione di un chiosco mobile, che
La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, ma
unisca la ciclabilità al mestiere.
un vero e proprio stile di vita per chi ha conformato
Il Bike Break è quindi un triciclo che fonda la sua
le proprie esigenze ad un approccio diverso alla cit-
struttura sulla cultura delle Cargo bike per evolver-
tà e all’ambiente. Inoltre, nell’excursus storico preso
si in un veicolo che punta il suo valore sulle energie
in esame, si afferma il suo ruolo della bici quale mez-
alternative e sulla trazione umana, assistite dalla
zo di lavoro. Alle due ruote sono legati, infatti, i me-
tecnologia del fotovoltaico che, insieme alla frena-
stieri più antichi e, di conseguenza, buona parte di
ta rigenerativa e alla pedalata assistita, permettono
questi sono – a loro volta – legati al cibo. È da que-
la realizzazione di un veicolo totalmente autosuffi-
ste premesse che ha preso vita un’analisi sul concet-
ciente dal punto di vista energetico.
to di street food, presente in ogni cultura e tempo, che unisce le tradizioni più radicate nella società alle due ruote.
96
Chiara Minì
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Palermo
97
98
99
An interim place. Residenze e Servizi
100
“L’architettura è vuoto, tocca a te definirlo” (L.
Un tema influente sulla nascita del progetto risie-
Snozzi). L’idea progettuale alla base della tesi
de nella similitudine tra le residenze studentesche
emerge dal desiderio e dalla necessità di eliminare
e i monasteri. Come un monastero è assimilabile
un grave vuoto urbano presente a Firenze. La scel-
a una sorta di città, con spazi e strade, allo stesso
ta di collocare una residenza studentesca in questa
modo può essere interpretato uno studentato. La
complessa situazione urbana si deve sia alla posi-
complessità degli spazi, la necessità di differenti
zione ottimale dell’area in città sia alla speranza
ambienti con funzioni diverse, con la presenza di
che la presenza di una tipologia di questo genere
spazi più intimi e privati, lascia proprio pensare che
possa ridare linfa vitale al luogo e risolverne i con-
le affinità tra queste due tipologie architettoniche
flitti dovuti allo stato attuale.
siano molteplici; ed è proprio a partire da questa
Forte e assoluto vuole infatti essere il significato e
convinzione che si immagina questa residenza
il ruolo di questo edificio che non si accontenta di
studentesca, in cui il tema della corte che diviene il
essere solo un semplice contenitore di residenze.
motivo che percorre l’intero progetto.
Sara Bucci
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
101
102
103
Housing sociale metaprogetto e applicazione progettuale
104
Lo spunto per la definizione dell’argomento studia-
La costituzione di famiglie unipersonali è in crescita
to è tratto dal Concorso Internazionale di Progetta-
in tutto il mondo e le variazioni demografiche, degli
zione HOME, bandito dall’organizzazione Building
stili di vita e delle strutture sociali porterà a una fu-
Trust International per acquisire un progetto di resi-
tura ulteriore domanda di abitazioni per singoli oc-
denze urbane, a basso costo, sostenibili, finalizzate
cupanti.
a “famiglie unipersonali”.
Tuttavia la mancanza di abitazioni adatte ad acco-
Le “famiglie unipersonali” sono composte da una
glierli comporta spesso che essi siano destinati a
sola persona: single giovane, di mezza età divorzia-
vivere in condizioni qualitativamente inferiori agli
ta, o anziana. Infatti c’è tra i giovani una tendenza
standard auspicabili. Infatti le famiglie unipersona-
crescente a ritardare il matrimonio; allo stesso tem-
li occupano più spazio pro capite e consumano più
po, l’aumento del numero di divorzi ha contribuito
energia e risorse rispetto alle famiglie composte da
alla crescita delle “famiglie uniparentali”. Infine, con
quattro persone. Ciò incide negativamente sulle di-
l’invecchiamento della popolazione, molte più perso-
sponibilità economiche di queste persone che quindi
ne anziane vivono da sole dopo la morte del coniuge.
si avvicinano sempre più alla soglia di povertà.
Laura Campagna
Sapienza Università di Roma
105
106
107
Un sistema costruttivo reversibile per abitazioni temporane
Questo lavoro di tesi si pone nell’ottica di risponde-
L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di stu-
re al bisogno abitativo che si creerebbe se, degli edi-
diare un sistema costruttivo che permetta la rea-
fici residenziali pubblici, fossero interessati da inter-
lizzazione di moduli abitativi reversibili (ovvero con
venti di riqualificazione o di demolizione e ricostru-
più cicli di vita), tali da garantire velocità di montag-
zione dell’esistente. In questi casi, le pubbliche am-
gio, economicità del progetto e possibilità di riutiliz-
ministrazioni sono tenute a predisporre modalità di
zo, senza tralasciare criteri quali sostenibilità, sicu-
alloggio alternative per gli abitanti, come, ad esem-
rezza, comfort e fruibilità degli ambienti, necessari
pio, gli “alloggi volano”, cioè manufatti a carattere
a garantire un’elevata qualità abitativa, tentando di
temporaneo, la cui costruzione è dovuta a necessità
superare l’ormai datato luogo comune che associa la
contingenti e circoscritte nel tempo, cessate le quali,
“temporaneità” con la “precarietà”.
non hanno più ragione di esistere.
Dal sistema costruttivo reversibile per abitazioni temporanee così definito, la ricerca di tesi è proseguita con la progettazione di un “prototipo” di 24 alloggi, atti ad ospitare gli abitanti del blocco di Via Canova 25 a Firenze, che sarà prossimamente oggetto di opere di ristrutturazione da parte dell’amministrazione comunale.
108
Alessandra Fanciullacci Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
109
110
111
Edifici scolastici temporanei in contesti emergenziali
Il lavoro è finalizzato a prefigurare il processo
il numero dei nuclei funzionali, definire i modelli
attuativo di edifici temporanei ad uso scolastico da
spaziali connotanti e identificare, anche attraverso
realizzarsi in contesti emergenziali.
la ridefinizione di alcuni standard minimi prescritti
Un’indagine preliminare sulle attività intraprese in
dalla normativa, i requisiti dimensionali, tecnologici
seguito agli eventi sismici che si sono verificati nei
e impiantistici associabili a ciascuna tipologia. Tali
territori abruzzese ed emiliano è stata orientata
informazioni, a carattere descrittivo e prestazionale,
a individuare i programmi procedurali attivati nei
sono state organizzate in una serie di schede
due contesti. L’attenzione si è poi concentrata
tecniche finalizzate a fornire ai progettisti un
sugli edifici realizzati e precisamente asilo nido,
repertorio di suggerimenti che, predisposti in
scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola
maniera preventiva rispetto al determinarsi delle
secondaria di primo grado. L’analisi ha riguardato
necessità contingenti, hanno la precisa funzione di
principalmente assetti tipologici, indicatori
accelerare le procedure di definizione delle soluzioni
dimensionali e rispondenza delle soluzioni in termini
progettuali mediante la semplificazione delle
di soddisfacimento dei requisiti. Una successiva fase
consuete prassi operative.
di sistematizzazione ha consentito di razionalizzare
112
Vania Piccardi
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
113
114
115
Formula E Mobile Building
116
Il Formula E Mobile Building è un edificio tempora-
copertura, le lamelle in vetro che ne regolano la per-
neo dedicato ad ospitare i locali per la Formula E, un
meabilità in base al clima. Ogni elemento è legge-
campionato automobilistico con vetture a motore
ro, assemblabile rapidamente e facilmente smonta-
elettrico, la cui gara inaugurale si è svolta il 13 set-
bile.
tembre 2014 sul circuito urbano di Pechino.
Poiché la Formula E si presenta come un nuovo tipo
Il Formula E Mobile Building è destinato a contene-
di gara automobilistica eco-sostenibile, il Mobile Pit
re le funzioni vitali del campionato: i box delle scu-
Building deve rispondere all’imprescindibile requisi-
derie, l’area vip e gli uffici della direzione. Esso vie-
to di eco-sostenibilità: oltre alle pratiche solitamen-
ne trasportato e montato di volta in volta in contesti
te adottate, come l’utilizzo di materiali riciclabili e
urbani differenti, i suoi requisiti fondamentali sono:
l’integrazione di fonti di energia rinnovabili, è stata
temporaneità, leggerezza, reversibilità, flessibilità,
condotta una analisi del ciclo di vita dell’edificio (life
trasparenza.
cycle analysis), per quantificare la sua effettiva so-
L’edificio è costituito da pochi, ma semplici e precisi
stenibilità, mettendo inoltre a paragone due possi-
elementi: la struttura reticolare, la membrana della
bili soluzioni logistiche.
Alice Guada Podner Komaromy
Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura Corso di Laurea Magistrale in Architettura per la Sostenibilità
117
118
119
Rigenerazione urbana di un quartiere degradato
120
L’azione progettuale mira a riconnettere il tessu-
ti sul patrimonio edilizio. In seguito, sono stati ve-
to dell’area ERP di Rovezzano, un quartiere popo-
rificati i vantaggi e la fattibilità della riqualificazio-
lare altamente degradato localizzato nella periferia
ne edilizia rispetto ad un processo di sterile demo-
sud-est fiorentina. In primo luogo, è stato approfon-
lizione e ricostruzione. La scelta di modellare l’esi-
dito il tema della rigenerazione urbana, osservan-
stente, una volta verificatone il sistema strutturale,
do il complesso delle dinamiche e delle problemati-
comporta determinati vantaggi, analizzabili in chia-
che funzionali, sociali ed ambientali proprie dell’area
ve economica ed ambientale. La riqualificazione, in-
in esame. La strategia scelta mira al potenziamen-
fatti, permette la distribuzione delle risorse princi-
to di nodi strategici attraverso la pedonalizzazione
palmente sul territorio, preservando l’identità del
di ampie aree e il potenziamento del trasporto pub-
complesso residenziale e riducendo notevolmen-
blico su ferro, in un quadro di sviluppo sostenibile dei
te l’impatto ambientale dell’intervento. L’interven-
rapporti di quartiere e tra periferia e centro. Il supe-
to sul comparto si rivela quindi totale, dalla scala di
ramento delle debolezze che caratterizzano il tessu-
quartiere a quella del singolo edificio, dimostrando
to costituisce il punto di partenza fondamentale per
l’effettiva possibilità ed efficacia della riqualificazio-
poter determinare la riuscita di successivi interven-
ne delle periferie.
Chiara Ophelia Schiatti
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Ferrara
121
122
123
Teatro Bellini. Riqualificazione e riuso
Acireale fu uno dei principali centri in Sicilia con una
L’obiettivo che si pone questo studio è quindi quello
vita economico-culturale molto vivace, che ne ha de-
di offrire uno spazio nel quale sia possibile, per arti-
terminato, col tempo, l'evoluzione architettonica e
sti e pubblico insieme, indagare e sperimentare in-
urbanistica.
novazioni e defezioni performative della performan-
Oggi la città ha perso in parte quel fascino e quella
ce contemporanea attraverso modificazioni ed evo-
vivacità culturale che la contraddistinguevano a ca-
luzioni architettoniche di un edificio-simbolo che ha
vallo tra il XIX e XX secolo.
sempre ricoperto un elevato valore in ambito socio-
Il centro storico racchiude e nasconde, nell'ormai ab-
culturale, pur nella sua rigida configurazione di tea-
bandonato Teatro Bellini, un'occasione unica che po-
tro “all'italiana”.
trebbe restituire lustro e innovazione culturale alla
La riqualificazione e il riuso di tale monumento di-
città, attraverso il recupero e il riuso, indirizzati ver-
venta così un'occasione unica di rinnovamento cul-
so le nuove forme stilistiche ed espressive delle arti
turale della città.
contemporanee.
124
Stella Viglianisi
Scuola di Architettura di Sircusa Università degli Studi di Catania
125
126
127
128
Antonio Andreucci dipinti
130
Francesco Guerrieri Presidente della Classe di Architettura dell’Accademia delle Arti del Disegno
Antonio cinque anni dopo. Esattamente cinque anni or sono, nella Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, in quella piazza San Marco a Firenze che Antonio conosceva bene in ragione dei suoi studi universitari, si teneva la mostra intitolata Incantamento. Esattamente cinque anni or sono, nella Sala delle
Il “disegno”, si sa, è alla base delle arti: architettu-
Ma, così come Andreucci è andato intensamente
Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, in
ra, scultura e pittura – secondo Giorgio Vasari e, più
avanti nella sua ininterrotta e personalissima per-
quella piazza San Marco a Firenze che Antonio co-
tardi, Filippo Baldinucci – non esisterebbero se non
cezione e restituzione del paesaggio, anche il nostro
nosceva bene in ragione dei suoi studi universitari,
avessero comuni radici nel disegno. È qualcosa di de-
apprezzamento critico deve spostarsi adeguata-
si teneva la mostra intitolata Incantamento. Era fe-
terminante che negli ultimi decenni si era un po’di-
mente avanti. Intanto recuperando quanto filologi-
lice e commosso Antonio nel vedere tante sue opere
menticato, con i risultati di decrescente qualità che è
camente possibile di questa traiettoria creativa; poi
così ben esposte: e non era difficile capire quanto te-
stato possibile constatare. Per fortuna, a ricordarci il
cercando di descrivere la sua “cifra” artistica e poeti-
nesse ai quei quadri che aveva amato non meno del-
ruolo fondamentale del disegno vi sono artisti come
ca più in generale.
le architetture che aveva immaginate per tutta in-
Lorenzo Bonechi, Giuliano Vangi, Robert Morris, Ro-
L’apparire del “pastello” quale tecnica artistica per
tera la vita.
berto Barni – solo per citarne alcuni – che nella nobi-
la definizione di un’opera d’arte (e non per gli studi
Nella ulteriore distanza del tempo che a noi è sta-
le continuità plurisecolare sono a garantirci una inin-
preparatori) appare ragionevolmente tardi sullo sce-
ta concesso, quelle opere sono ancora più importan-
terrotta fede in questo strumento universale, tra-
nario della cultura artistica: ricordiamo, ovviamen-
ti e ancora di più ci dicono quanto quella “terrestri-
sversale ad ogni cultura, ad ogni geografia, ad ogni
te, Rosalba Carriera; ma poi, via via, tutti gli “appun-
tà” del loro Autore fosse intensamente vissuta. Vor-
linguaggio artistico.
ti” degli intellettuali dei Grand Tour (che alternavano
rei evocare, per quella sensibilità, un passo di Mario
Alberto Savinio seppe testimoniare come pochi altri
l’acquarello), come Ruskin o Viollet-le-Duc o lo stes-
Luzi (di cui si è appena celebrato il centenario della
quanto l’arte, in generale, dovesse al buon disegno.
so Sthendal. E poi, più tardi, protagonisti dell’im-
nascita) che ben si addice alla sensibilità di Antonio:
Fra le ultime presentazioni del lavoro di Andreucci
pressionismo francese e dei nostri pittori della mac-
«Poeta è colui che, al di sopra del frastuono snervan-
c’è quella, assai efficace, di Orlando Piraccini ( Cese-
chia (tutti grandi disegnatori). E poi ancora, gigan-
te del ritmo quotidiano, sa ascoltare una foglia che
na, 1998 ); a Firenze, timidamente e solo su mia insi-
ti come Lorenzo Viani, Kirkner o Ghiglia. Insomma, il
cade. Ne è testimone e la raccoglie in nome dell’uo-
stenza, il nostro Artista aveva esposto nel “95, in oc-
nostro Andreucci, si è ben nutrito di questi maestri,
mo assente».
casione della mostra Architectural Drawings in Flo-
anche se il suo è stato un lavoro fecondato nell’umil-
rence, Now 4. Delle sue opere si è detto di un possi-
tà del silenzio.
bile “neovedutismo”, di un “incanto dell’attimo colto en plein air”; e forse è tutto vero, compresa quella «visione naturale percepita impressionisticamente... stravinta dall’emozione» (Piraccini).
pagina a fronte Stoppie Pastelli a olio su carta cm 100x70 Dettaglio pagina 28 Quadro pirografato sul legno cm 125x104,4 Dettaglio
131
Andreucci, bravissimo architetto nello staff del
Ci si fermi, ad esempio, sul vigore di quei folti ste-
C’è infine dell’altro che va detto. Antonio Andreuc-
CSPE, non ha mai rinunciato a disegnare e a lavora-
li di avena che tutto invadono, lasciando solo uno
ci si è formato in una stagione della Facoltà di Archi-
re con i suoi amati pastelli, percorrendo la campagna
spessore sottile di verde intenso a segnare profon-
tettura di Firenze che tanti ci invidiavano, educato
toscana (la Maremma e la Val d’Orcia, soprattutto)
dità e prospettiva; o sulla “Pioppeta” fermata qua-
ad un mestiere che forse non esiste più: ove la rifles-
o la sua cara Romagna. E in quanto alla sua perso-
si raso terra che evoca così intensamente quell’ope-
sione e la pratica dell’arte si integrava con la scien-
nalissima “cifra” poetica basta fermarsi su alcune
ra giovanile di Mondrian (della Scuola dell’Aia, prima
za e la tecnica, secondo una visione umanistica ere-
sue opere: sulla Veduta di Capalbio, sul “Pino di Ca-
dell’astrattismo), prospettata diversi anni fa proprio
didata dall’Alberti, dal Vasari, da Palladio. Disegna-
palbio” (vero e proprio universale segno topico), sul-
a Firenze, dall’Istituto Olandese di Storia dell’Ar-
re, progettare e persino calcolare una struttura era
le “Infiorate di fiori settembrini” per cogliere quan-
te del viale Torricelli; o ancora su quelle composizio-
pane quotidiano. In quelle aule, con altri, si incontra-
to intensa e personalissima sia questa “traduzione”,
ni ove il profilo cupo dei cipressi e delle case coloni-
vano Claudio Ponis, Gianfranco Di Pietro, Renzo Pia-
questa “apostatizzazione” della natura che ci riporta
che si staglia nelle masse collinari virate al violaceo
no, Nanni Guazzo, Andrea Branzi, Gianni Pettena,
ad un a priori biblico che l’uomo sembra aver dimen-
del tramonto che ne esalta i profili lontani: impagi-
Adolfo Natalini, Paolo Felli; e i colloqui si consuma-
ticato. E forse è proprio qui il momento magico del-
nazioni tutte, suggestive e personalissime che evo-
vano con Gianni Koenig, Leonardo Ricci, Leonardo
la pittura di Andreucci: un atto d’amore, esclusivo,
cano le cromìe forti del grande Morlotti o del più vici-
Savioli, Italo Gamberini, Pier Luigi Spadolini. Certo,
senza mediazioni, che ci viene restituito e regalato
no Scaramucci. Per alcune opere mi verrebbe di dire
ogni individuo e ciascuna generazione porta il pro-
perché anche noi ne possiamo godere.
che ogni tratto descrittivo e interpretativo del pastel-
prio “immaginario” con sé sembrando quello il mi-
lo di Andreucci sembra evocare la pennellata dell’er-
gliore del mondo, e a volte, pur raramente, è proprio
ba dei prati di Arles: a qualcuno ciò potrebbe sembra-
così. Aule, modalità esistenziali, vita di relazione as-
re retorico, ma non ha importanza. Ha importanza,
solutamente diverse, oggi irreversibilmente muta-
invece, l’intensità che l’Artista infonde al suo tratto:
te. E in codeste aule, in codesto clima e codesta pas-
qualcosa che si conficca nell’animo e ti fa sentire di-
sione, c’era anche Antonio Andreucci: un architetto/
verso, riconciliato con la natura “naturale”.
artista che ha saputo conservare, come pochi altri, quell’isotropo insegnamento “vasariano” fra le arti.
132
Contrasti Pastelli a olio su carta cm 100x70
133
Val d’Orcia Pastelli a olio su carta cm 100x70
134
Terra di Siena Pastelli a olio su carta cm 100x70
135
Paesaggio maremmano Pastelli a olio su carta cm 70x100
136
Case in Maremma Pastelli a olio su carta cm 70x100
137
Le ombre lunghe Pastelli a olio su carta cm 100x70
138
Il poggio Pastelli a olio su carta cm 100x70
139
Trame Maremmane Pastelli a olio su carta cm 100x70
140
Lago di Burano Pastelli a olio su carta cm 100x70
141
Maggese Pastelli a olio su carta cm 70x100
142
Maggese Pastelli a olio su carta cm 100x70
143
Maggese Pastelli a olio su carta cm 100x70
144
Maggese Pastelli a olio su carta cm 100x70
145
Olivi in Maremma Pastelli a olio su carta cm 70x100
146
Torre antica Pastelli a olio su carta cm 70x100
147
Maremma Pastelli a olio su carta cm 70x100
148
Settembrini Pastelli a olio su carta cm 100x70
pagine 150 | 155 Quadri pirografati su legno cm 85x85
149
150
151
152
153
154
155
156
157
158
Indice
Presentazione Camilla Andreucci, Marco Antoneli, Maria De Santis, Paolo Felli, Giulia Pellegrini, Leonardo Zaffi Contributi istituzionali Paolo Lucchi, Christian Castorri Saverio Mecca Andrea Boeri, Gino Malacarne Paolo Marcelli Antonio Andreucci: artista, architetto, amico Francesco Calogero Antonio Andreucci Romano del Nord Antonio Andreucci: paesaggi interiori di vera architettura Theo Zaffagnini
6
8 11 12 15
17 21
25
Terra madre Gianni Pettena
29
Progetti di architettura
33
Premio di laurea Antonio Andreucci
85
Antonio Andreucci. Dipinti
129
dida