ANDREA ARRIGHETTI
Rocca San Silvestro Archeologia per il restauro
La collana Ricerche di architettura, restauro, paesaggio, design, città e territorio, ha l’obiettivo di diffondere i risultati della ricerca in architettura, restauro, paesaggio, design, città e territorio, condotta a livello nazionale e internazionale. Ogni volume è soggetto ad una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata al Comitato Scientifico Editoriale del Dipartimento di Architettura ed al Consiglio editoriale della Firenze University Press. Tutte le pubblicazioni sono inoltre open access sul Web, favorendone non solo la diffusione ma anche una valutazione aperta a tutta la comunità scientifica internazionale. Il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e la Firenze University Press promuovono e sostengono questa collana per offrire il loro contributo alla ricerca internazionale sul progetto sia sul piano teorico-critico che operativo.
The Research on architecture, restoration, landscape, design, the city and the territory series of scientific publications has the purpose of divulging the results of national and international research carried out on architecture, restoration, landscape, design, the city and the territory. The volumes are subject to a qualitative process of acceptance and evaluation based on peer review, which is entrusted to the Scientific Publications Committee of the Department of Architecture (DIDA) and to the Editorial Board of Firenze University Press. Furthermore, all publications are available on an open-access basis on the Internet, which not only favors their diffusion, but also fosters an effective evaluation from the entire international scientific community. The Department of Architecture of the University of Florence and the Firenze University Press promote and support this series in order to offer a useful contribution to international research on architectural design, both at the theoretico-critical and operative levels.
ricerche | architettura design territorio
Coordinatore | Scientific coordinator Saverio Mecca | Università degli Studi di Firenze, Italy Comitato scientifico | Editorial board Elisabetta Benelli | Università degli Studi di Firenze, Italy; Marta Berni | Università degli Studi di Firenze, Italy; Stefano Bertocci | Università degli Studi di Firenze, Italy; Antonio Borri | Università di Perugia, Italy; Molly Bourne | Syracuse University, USA; Andrea Campioli | Politecnico di Milano, Italy; Miquel Casals Casanova | Universitat Politécnica de Catalunya, Spain; Marguerite Crawford | University of California at Berkeley, USA; Rosa De Marco | ENSA Paris-La-Villette, France; Fabrizio Gai | Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Italy; Javier Gallego Roja | Universidad de Granada, Spain; Giulio Giovannoni | Università degli Studi di Firenze, Italy; Robert Levy| Ben-Gurion University of the Negev, Israel; Fabio Lucchesi | Università degli Studi di Firenze, Italy; Pietro Matracchi | Università degli Studi di Firenze, Italy; Saverio Mecca | Università degli Studi di Firenze, Italy; Camilla Mileto | Universidad Politecnica de Valencia, Spain | Bernhard Mueller | Leibniz Institut Ecological and Regional Development, Dresden, Germany; Libby Porter | Monash University in Melbourne, Australia; Rosa Povedano Ferré | Universitat de Barcelona, Spain; Pablo Rodriguez-Navarro | Universidad Politecnica de Valencia, Spain; Luisa Rovero | Università degli Studi di Firenze, Italy; José-Carlos Salcedo Hernàndez | Universidad de Extremadura, Spain; Marco Tanganelli | Università degli Studi di Firenze, Italy; Maria Chiara Torricelli | Università degli Studi di Firenze, Italy; Ulisse Tramonti | Università degli Studi di Firenze, Italy; Andrea Vallicelli | Università di Pescara, Italy; Corinna Vasič | Università degli Studi di Firenze, Italy; Joan Lluis Zamora i Mestre | Universitat Politécnica de Catalunya, Spain; Mariella Zoppi | Università degli Studi di Firenze, Italy
ANDREA ARRIGHETTI
Rocca San Silvestro Archeologia per il restauro
Il volume è l’esito di un progetto di ricerca condotto dal Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del Dipartimento DIDA con il sistema di blind review. Tutte le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura DIDA sono open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale. Al progetto di restauro conservativo del Lotto 1 della Rocca di San Silvestro, Campiglia Marittima (Livorno), hanno collaborato: la Dott.ssa Silvia Guideri in qualità di Responsabile Parchi e Musei per la società Parchi Val di Cornia Spa; il Geom. Massimo Bellucci in qualità di Responsabile del Procedimento (RdP); l’Arch. Alessandro Grassi in qualità di Responsabile Unico del Procedimento (RUP); l’Arch. Marco Sani in qualità di progettista e direttore dei lavori (per il primo stralcio); l’Arch. Ph.D. Giovanni Minutoli in qualità di progettista e direttore dei lavori (per il secondo stralcio); la società SISMA – Sistemi Integrati di Monitoraggio Architettonico Srls in qualità di coordinatrice del progetto così strutturata: Prof. Arch. Stefano Bertocci (coordinamento scientifico), Arch. Ph.D. Giovanni Minutoli (coordinamento della parte architettonica), Dott. Ph.D. Andrea Arrighetti (coordinamento della parte archeologica); l’Università degli Studi di Firenze in qualità di coordinatrice del rilievo architettonico e archeologico (coordinamento scientifico: Prof. Arch. Stefano Bertocci; collaboratori: Arch. Ph.D. Andrea Pagano, Dott. Riccardo Rubegni; Pier Paolo Lagani); l’Università degli Studi di Siena in qualità di responsabile scientifico per le indagini archeologiche (coordinamento scientifico: Prof.ssa Giovanna Bianchi; collaboratori: Dott. Ph.D. Andrea Arrighetti, Dott. Ph.D. Alessandro Fichera); Il Dott. Massimo Fanti in qualità di responsabile per le indagini geologiche. Si ringraziano inoltre Sara Marchi, Andrea Lumini e Marco Repole per il materiale fotografico e per il supporto all’editing del presente volume. in copertina Vista prospettica della nuvola di punti di Rocca San Silvestro.
progetto grafico
didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Gaia Lavoratti
didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2017 ISBN 978-88-3338-000-1
Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset
indice
Presentazione Silvia Guideri
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Prefazioni Stefano Bertocci Giovanna Bianchi Emanuele Romeo
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Introduzione Andrea Arrighetti
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Linee guida per il progetto di restauro
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Indagini preliminari del sito di Rocca San Silvestro
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Tavole di inquadramento
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Analisi per l’intervento
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Tavole di analisi
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L’utilizzo di SICaR per il progetto di restauro di Rocca San Silvestro Conclusioni
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Appendice 141 “Architecture & Archeology. The lost work”. La documentazione video di una “pratica dimenticata” Riccardo Rudiero
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Bibliografia 149
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
presentazione Silvia Guideri
Parchi Val di Cornia SpA
Il progetto per il restauro del villaggio medievale di Rocca San Silvestro (finanziato dal Programma Operativo Regionale FESR 2007-2013 per un importo complessivo di € 800.000,00), è il frutto di un lavoro multidisciplinare che, come Andrea Arrighetti ci illustra nel suo volume, ha rappresentato un momento di riflessione per considerare il restauro non soltanto come un’operazione indispensabile per la conservazione del patrimonio, ma anche come opportunità di conoscenza e sperimentazione, oltreché come doverosa occasione per trasmettere e ‘rendere fruibile a tutti (addetti e non addetti ai lavori) ciò che stiamo conservando’. Questo progetto ha rappresentato anche una preziosa opportunità per riprendere, insieme al Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università di Siena e al Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, il filo rosso della ricerca alla Rocca di San Silvestro. Del resto, l’intero progetto del parco archeominerario nasce da una precisa esperienza di ricerca condotta dal professor Riccardo Francovich negli anni Ottanta proprio a partire dallo scavo della Rocca di San Silvestro: un sito la cui monumentalità, cristallizzatasi nel momento del suo abbandono e passata immune attraverso le profonde e talvolta drammatiche trasformazioni del paesaggio circostante, offriva innumerevoli spunti di analisi (Francovich, Buchanan, 1994). La ricerca scientifica sta dunque alla base del processo che qui ha fatto emergere la ricchezza culturale insita nella storia e nelle viscere del territorio e, contemporaneamente, il potenziale che poteva avere per la riconversione dell’economia in uno dei primi momenti in cui l’industria siderurgica, per decenni traino predominante dell’economia e dell’occupazione della zona, manifestava segnali di una crisi che sarebbe stata irreversibile. Come ci ricorda Giovanna Bianchi nella sua prefazione, e come lo stesso Arrighetti illustra attraverso il suo lavoro, la ricerca scientifica genera conoscenza, amplia gli orizzonti della responsabilità e della consapevolezza in chi è chiamato a governare il territorio e induce ad attivare processi di tutela e conservazione che sono i passaggi imprescindibili per la sua valorizzazione sociale ed economica. Non sempre accade. Spesso il circuito virtuoso s’interrompe e la ricerca esaurisce la sua funzione nell’acquisizione di nuove conoscenze. Fattore di grande rilevanza in sé, ma non sufficiente per sprigionare i potenziali insiti nel patrimonio culturale e generare ricadute sociali. A San Silvestro questo è accaduto a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Sin dal suo concepimento la ricerca scientifica a Rocca San Silvestro fu orientata verso la fruizione
pagina a fronte Il sito archeologico di Rocca San Silvestro.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
pubblica del patrimonio con l’obiettivo di trasformare un’area mineraria abbandonata, in una straordinaria opportunità di crescita culturale e di rigenerazione economica. È stato necessario il coinvolgimento delle amministrazioni locali e l’interazione con le politiche urbanistiche, ma senza quell’approccio metodologico e la determinazione nel perseguire l’obiettivo strategico, ovvero l’utilità sociale della ricerca scientifica, il parco di San Silvestro non sarebbe potuto decollare (Guideri, 2003). Grazie ad una straordinaria stagione di pianificazione territoriale coordinata che aveva preso avvio alla metà degli anni ’70, i Comuni della Val di Cornia si erano già posti l’obiettivo di dar vita ad un sistema integrato di parchi naturali ed archeologici (Zucconi, 2003), ma l’inclusione del parco archeominerario di San Silvestro in quel sistema, nel momento stesso cui si consumava la crisi irreversibile della vecchia miniera di Campiglia, lo si deve solo alla ricerca condotta dal nostro comune maestro Riccardo Francovich. Proprio a partire dall’esperienza di San Silvestro, in un lucido contributo di quegli anni scriveva: Un’incisiva indagine archeologica non coinvolge soltanto gli addetti ai lavori, ma interessa complessivamente la politica del territorio e fuori dalla materia urbanistica non può esistere alcuna politica in difesa o per la valorizzazione della risorsa archeologica. In questo contesto quindi non si può immaginare di eseguire uno scavo archeologico, che non sia di mero salvataggio, senza aver predisposto o comunque previsto di realizzare un progetto. Senza la cultura del progetto qualsiasi intervento archeologico pianificato è un non senso. (Francovich, 2003)
È con questo spirito, e consapevoli di questa eredità, che abbiamo continuato ad operare in questi anni. Il Sistema territoriale integrato dei beni culturali e paesaggistici della Val di Cornia è questo: un progetto che ha preso forma grazie alla ricerca scientifica, all’innalzamento della consapevolezza del valore del patrimonio culturale, alla tutela disposta direttamente da una pianificazione urbanistica sovracomunale e che infine, con l’attivazione di un efficace strumento per la gestione integrata dei beni culturali e paesaggistici, ha potuto restituire alla comunità concreti benefici sociali. Non tutto è sempre stato lineare, ma questo resta il tratto distintivo e tangibile del sistema dei parchi della Val di Cornia: un progetto che ha contribuito a conservare la memoria e a definire l’identità stessa di questi territori, orientando così l’insieme delle strategie di governo e di rigenerazione della sua economia nel vivo di mutamenti epocali, spesso drammatici. È in questo scenario che si colloca il progetto di restauro della Rocca di San Silvestro, da tempo atteso per garantire l’integrità del villaggio medievale che è luogo simbolo del parco. In continuità con questo modello, il restauro non è stato soltanto il consolidamento strutturale del sito archeologico, ma un’occasione per implementare le conoscenze facendo agire insieme diverse discipline e professionalità. Si tratta di una modalità integrata e diversificata di lavoro che considera la Rocca e il suo contesto paesaggistico come unicum inscindibile, un ‘precipitato’ di risorse all’interno del quale trovano spazio anche attività di archeologia sperimentale che, in questo caso, hanno offerto un prezioso contributo all’intervento di restauro. Proprio nell’ambito del cantiere di restauro è stato infatti possibile portare a compimento un progetto già avviato di archeologia sperimentale riguardante le tecnologie produttive e l’edilizia di età Medieva-
presentazione • silvia guidieri
le, che ha visto operare in sinergia archeologi, architetti, maestranze del settore e professionisti dedicati alla fruizione. Il progetto “Medioevo in corso”, frutto della ininterrotta collaborazione tra la società Parchi Val di Cornia e il Laboratorio di Archeologia dell’Architettura e dell’Urbanistica Medievali dell’Università di Siena, ha permesso di realizzare, nell’area esterna alla cinta muraria della Rocca di San Silvestro, un cantiere di Archeologia Sperimentale, unico nel suo genere in Italia, dove sono stati riprodotti i cicli produttivi legati alla lavorazione della pietra, alla produzione della calce e alla costruzione di una casa realizzata sul modello delle abitazioni presenti all’interno della Rocca (Fichera, 2011). Era chiara fin dall’inizio la volontà di trasformare il cantiere di archeologia sperimentale in un vero e proprio laboratorio che potesse avere ricadute pratiche nella sfera del restauro architettonico e conservativo grazie, ad esempio, alla produzione di malte pienamente compatibili, per materie prime e aggregati, con quelle originarie di epoca medievale. Il bagaglio di saperi storico-archeologici, ma anche tecnici e pratici, acquisiti e affinati nel corso degli anni sono stati messi a frutto con la produzione di malte per il restauro di un settore della Rocca, al fine di testarne la durata e la qualità e consentire il confronto con i prodotti premiscelati di produzione industriale. Il cantiere di archeologia sperimentale avviato con il progetto “Medioevo in corso” si è così configurato come luogo di studio e di sperimentazione delle antiche tecniche costruttive e nello stesso tempo, proseguendo le attività didattico-divulgative, come strumento per la diffusione delle conoscenze sulla storia e la vita del villaggio di Rocca San Silvestro (Guideri, 2015). Seguendo la strada maestra che sta alla base dell’esperienza dei parchi della Val di Cornia, con i lavori di restauro della Rocca (che stanno giungendo a termine e saranno inaugurati nella prossima primavera) si è nuovamente determinata quella feconda interazione tra ricerca scientifica, sperimentazione, restauro, gestione e fruizione pubblica del patrimonio culturale che si conferma come il processo più efficace per restituire concretamente alla comunità valore sociale e benefici economici.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
prefazioni Stefano Bertocci
Università degli Studi di Firenze
Rocca San Silvestro, un campo di sperimentazione di modelli per la conservazione di siti archeologici Colgo con piacere l’invito alla presentazione del presente lavoro perché è legato ad una lunga frequentazione di questi luoghi, che hanno costituito per diversi anni una importante sede di sperimentazione di metodologie e tecniche di rilevamento per gli studenti di architettura grazie all’interessamento ed alla disponibilità ed alla lungimiranza della direzione del parco. Per salvaguardare e conservare occorre infatti conoscere e studiare a fondo il patrimonio che ci è stato tramandato ed in particolar modo quello a rischio sul quale si è chiamati ad intervenire. L’analisi e la conoscenza di un sito archeologico non può prescindere dal rilievo e dalla documentazione grafica/infografica. Senza avere la pretesa di esplorare criticamente l’ampio dibattito che da anni si svolge sull’argomento della conservazione del Patrimonio, crediamo sia doveroso sottolineare quali siano gli aspetti fondamentali del problema, nel momento in cui ci poniamo l’obbiettivo di parlare di interventi di conservazione e restauro, che in qualche modo costituiscono modificazioni del sito anche semplicemente dal punto di vista del percorso di visita, ponendo ovviamente l’accento sul punto di vista di rilevatore e documentatore dello stato di fatto. La rilevazione del patrimonio di interesse storico e archeologico è di conseguenza una delle principali attività, il fondamentale passaggio preliminare per individuare corrette strategie di intervento: la adeguata conoscenza dei dati quantitativi, della morfologia e della forma dei reperti, la costituzione di ipotesi relative all’organizzazione funzionale del sito e della consistenza complessiva dell’oggetto di tutela a qualsiasi livello, oltre che delle singole unità strutturali che lo compongono e delle relative dinamiche evolutive, costituisce la base conoscitiva fondamentale che allinea a guida le successive fasi operative a gli interventi da realizzare. L’atto del rilievo critico, della rappresentazione grafica dei fenomeni analizzati, unitamente all’analisi delle fonti storiche e della documentazione di scavo, costituisce un passaggio obbligato nelle operazioni che tendono ad individuare procedure e metodiche di studio, finalizzate alla documentazione e trasmissione dei valori specifici del sito oggetto di indagine, al fine della conservazione del Patrimonio e della necessaria attuazione di interventi, per poterne favorire la fruizione e la visitabilità come richiesto, nello specifico, dalla gestione dei Parchi della Val di Cornia. Si sta rendendo sempre più evidente la necessità di impiegare tecniche di rilievo digitale, ad esempio
pagina a fronte Sviluppo verticale delle architetture presenti all’interno del sito.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
l’impiego di laser scanner terrestri e/o sistemi di rilevamento, anche maggiormente speditivi, quali Laser Scanner Mobile e sistemi fotogrammetrici terrestri o aerei a bassa quota (tipo drone), che possono produrre mappe, cartografie e modelli altamente affidabili. Il rilievo metrico costituisce quindi la base per realizzare “mappe” per il supporto di applicazioni e sistemi per la georeferenziazione delle informazioni e dei dati qualitativi (tipo GIS) e per rappresentazioni digitali tridimensionali (tipo BIM o modelli immersivi) utili per la gestione e la progettazione degli interventi o la fruizione e la divulgazione delle conoscenze, anche in remoto. Si sottolinea in questa sede l’importanza, nella acquisizione della documentazione digitale, del raggiungimento di criteri condivisi per la certificazione dei dati ottenuti con tali tecnologie e che si stabiliscano e, soprattutto, si seguano protocolli metodologici di lavoro che assicurino criteri adeguati di affidabilità al database risultante. Appare con evidenza la necessità di porre in stretta relazione discipline complesse come l’indagine archeologica, il rilievo e il restauro per comprendere pienamente la natura di un sito archeologico ed il relativo contesto e programmare adeguati interventi. Le odierne metodologie di rilevamento permettono una relativa velocità di raccolta dati per la stesura del rilievo, ma le successive elaborazioni dei dati informatici, se non sono accompagnate da una attenta campagna di sopralluoghi che permetta di entrare in empatia con la materialità del sito, fornirà solo informazioni metriche (e non e completamente esaustive) senza acquisire livelli di conoscenza adeguati: come ricorda Pietro Sampaolesi “Il rilevamento architettonico distingue i conoscitori da coloro che restano alla superficie, anche così detta colta, della conoscenza”. Tutte queste fasi di approfondimento, che il presente lavoro ben documenta, sono frutto delle capacità del rilevatore di leggere e interpretare il manufatto e le patologie di cui esso soffre. Altro tema di grande interesse è quello della possibilità della conservazione dei dati digitali e della manutenzione dei database realizzati. Conservare l’immagine digitale del monumento, e del Patrimonio in generale, costituisce oggi una delle sfide principali, atteso che un database tridimensionale (sotto forma di nuvola di punti, di modello ecc.) può costituire, a seconda del grado di affidabilità, una sorta di ‘doppio’ del monumento stesso sottoposto a rischio, naturale o antropico. Una documentazione come quella realizzata in questo caso, con l’impiego delle più avanzate metodiche e conoscenze nel settore del rilievo digitale integrato, costituisce senza dubbio un fondamentale passo per la conservazione dell’immagine del Patrimonio di Rocca San Silvestro sotto forma di Virtual Heritage. L’utilizzo delle tecnologie sopra descritte costituirà inoltre una efficace base dati per il monitoraggio futuro del complesso archeologico documentato proprio in funzione della protezione dal rischio naturale ed antropico. Cogliamo quindi l’opportunità di far diventare le campagne di rilievo archeologico di Rocca San Silvestro una occasione utile, oltre che per la conservazione dell’immagine del sito ed il suo restauro, per la futura costituzione di un ulteriore passo per la valorizzazione del Patrimonio della Parchi Val di Cornia con l’obiettivo di renderlo fruibile anche in termini di “museo digitale”.
Giovanna Bianchi
Università degli Studi di Siena
Delle volte le date in cui avvengono importanti avvenimenti sembrano non legarsi al caso. Questa considerazione acquisisce particolare valore se pensiamo ai tempi connessi a questa rilevante operazione di restauro che ha riguardato le aree sommitali di Rocca San Silvestro. Il finanziamento è stato ottenuto negli ultimi mesi del 2016, a seguito di un importante lavoro di sinergia tra Regione Toscana, Comune di Campiglia Marittima, Parchi Val di Cornia ma anche grazie alla tenacia di Silvia Guideri direttrice del Parco Archeominerario. Siamo, quindi, venti anni dopo l’apertura dello stesso Parco Archeominerario, il primo in Italia dedicato a queste tematiche. I lavori di restauro sono stati effettuati nel corso del 2017 quando ricorreva il decennale della scomparsa di Riccardo Francovich. Mentre in molte sedi, oltre l’Ateneo senese, si ricordava la figura di uno dei principali fondatori della moderna Archeologia Medievale la Rocca di San Silvestro era, quindi, di nuovo animata dalla presenza di archeologi, architetti e tecnici di varia formazione impegnati nel risanamento delle più significative architetture di quello che, senza ombra di dubbio, può essere definito come il più noto castello italiano ed uno dei più conosciuti a livello europeo all’interno della comunità scientifica dei medievisti. Per molti di questi studiosi la Rocca di San Silvestro è anche il contesto più rappresentativo del pur ricchissimo percorso di studio di Francovich. Se, infatti Guideri nella prefazione a questo volume, ricorda come il nome di Francovich sia legato all’ancora oggi unica esperienza di formazione della Parchi Val di Cornia, non bisogna dimenticare che le indagini archeologiche a Rocca San Silvestro hanno segnato un punto di arrivo e di ripartenza nello studio della signoria rurale e dell’incastellamento. I lavori in questo sito furono, infatti, avviati poco dopo la chiusura delle indagini nella Rocca di Scarlino ed in contemporanea a quelle nel castello di Montarrenti. Fu solo però a Rocca San Silvestro che, tra il 1984 e la prima metà del decennio successivo, fu realizzato il primo scavo estensivo in Italia di un sito fortificato. Tramite queste nuove ricerche, Francovich riuscì a proiettare una ricostruzione storica locale su di un più ampio scenario internazionale, evidenziando per la prima volta l’importanza della gestione dello sfruttamento delle risorse minerarie nel processo di affermazione politica della stessa signoria feudale attraverso la costruzione di una verticistica iniziativa ‘imprenditoriale’, definendo così le linee base di un modello interpretativo individuato in altri contesti successivamente indagati da Francovich (Francovich 1991; Francovich-Wickham 1994). Ma il cantiere scuola di Rocca San Silvestro, in cui si formò la maggioranza dei suoi allievi di ‘prima generazione’ fu pionieristico anche per molti altri aspetti non solo relativi alle metodologie applica-
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
te, frutto di un continuo dialogo interno ad uno dei primi gruppi di lavoro interdisciplinari. Per Francovich, infatti il nesso tra ricerca, tutela e valorizzazione era già a quel tempo estremamente chiaro. Il processo di creazione della Parchi Val di Cornia, da lui fortemente voluto e partecipato fu l’esito di una serie di passaggi avviati sin dalla fine degli anni Settanta dello scorso secolo in concomitanza con la formazione, appunto, della moderna Archeologia Medievale. Siena, infatti, fu uno dei primi centri, insieme a Genova, dove si svilupparono le premesse metodologiche dell’Archeologia dell’Architettura e San Silvestro fu una formidabile palestra in cui per la prima volta, dopo le più puntuali esperienze realizzate a Montarrenti, si procedette ad una analisi globale di tutte le architetture del castello indagate nella loro sequenza stratigrafica e nei procedimenti costruttivi con l’obiettivo di ricostruire le caratteristiche delle diverse organizzazioni di cantiere succedutesi nel corso dei secoli (Parenti 1992; Bianchi 1995). La traduzione per il grande pubblico di queste diverse fasi di vita furono le ricostruzioni grafiche di Paolo Donati, un esempio pionieristico nel panorama scientifico del tempo, che furono poi utilizzate nel percorso di visita del museo del Temperino, aperto nel 1996. Lo studio delle antiche tecnologie di lavorazione dei minerali ebbe come esito i workshop di archeologia sperimentale collegati alle diverse summer school organizzate da Francovich negli anni (per tutte Francovich 1993), illuminanti primi esempi di una pratica oggi ampiamente diffusa. L’impossibilità a quel tempo di attivare un ampio progetto di restauro, risolto solo con interventi puntuali e relativamente coordinati, gli impedì di applicare ad ampia scala quei principi da lui fortemente ribaditi in varie sedi di edizione già molti decenni fa. Per Francovich, infatti, l’intervento di restauro rappresentava un’occasione unica e irrepetibile per la conoscenza strutturale del manufatto, ben conciliabile con la nuova apertura negli studi archeologici verso le stesse architetture con le recenti metodologie di studio. In più occasioni assunse un atteggiamento estremamente critico verso quei restauri aventi come obiettivo solo la destinazione d’uso dello stesso monumento, indipendentemente dalla sua complessa storia. Allo stesso tempo individuava come fondamentale e assolutamente necessaria la preliminare fase conoscitiva che doveva, conseguentemente, essere associata ad un progetto di restauro flessibile, in grado di prevedere consistenti modifiche in corso d’opera, nell’ottica dell’abbattimento delle vecchie divisioni disciplinari e di competenze. Contemporaneamente, Francovich metteva anche in evidenza tematiche legate alla conservazione degli stessi resti archeologici in situ, anticipando alcune problematiche, in seguito affrontate da altri studiosi, del rapporto tra restauro architettonico propriamente detto e restauro archeologico (Francovich 1979; 1981; 1982). Questa primo step di restauro, a cui si lega la stesura di questo volume, organizzato e realizzato a cavallo di questi due topici e simbolici anni, il 2016 ed il 2017, riprende e sviluppa tutte queste tematiche. Lo stesso titolo di questo volume Archeologia per il restauro riflette il forte legame con queste passate esperienze e l’insieme delle attività collegate a questo cantiere dimostrano il loro legame diretto od indiretto con questa scuola: l’attenzione ad un dialogo continuo tra archeologi e restauratori; il progetto
prefazione • giovanna bianchi
di restauro come occasione unica per tornare a fare ricerca con indagini archeologiche nel sottosuolo e con riflessioni sulle tecniche costruttive individuate e classificate ormai oltre venti anni fa; l’archeologia sperimentale collegata alla realizzazione di leganti poi utilizzati per il restauro dei lacerti di muro sommitali nell’ U.T.3. Arrighetti di fatto rappresenta quella figura di archeologo pensata da Francovich come indispensabile nell’attuazione di un restauro riguardante in particolare il rudere archeologico. Fa piacere che proprio nel cantiere di Rocca San Silvestro ci sia stato un dialogo così serrato tra archeologi e restauratori sin dalle fasi progettuali, che Arrighetti ha svolto con competenza e passione. Al tempo stesso i fortunati esiti di questo dialogo, espressi in questo volume, fanno rimpiangere i numerosissimi cantieri di restauro della nostra penisola in cui questo scambio non solo non c’è mai stato, ma non è stato nemmeno valutato nell’impianto progettuale. Sono questi i paradossi delle nostre politiche di tutela, così come rimane uno stupefacente paradosso l’attuazione di un così ben progettato restauro di parte di un sito ancora oggi a confine con una grande cava, i cui lavori continuano ad interferire inesorabilmente con le normali attività di un parco archeologico. Anche in questo caso sono passati dieci anni dalla scomparsa di Francovich e dalla stesura dei molti articoli da lui scritti a difesa del sito sino a poco tempo prima della sua scomparsa (in ultimo si veda l’articolo uscito nella cronaca di Firenze di Repubblica il 2 febbraio 2007). Ma questa ricorrenza purtroppo ancora non è salutata da novità rilevanti su questo fronte che speriamo possano arrivare in un prossimo futuro.
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Emanuele Romeo
Politecnico di Torino
Già nel titolo Rocca San Silvestro, archeologia per il restauro Andrea Arrighetti vuole chiarire quali sono gli obiettivi della sua opera: indagare, grazie all’occasione di un intervento di restauro, il sito archeologico nella sua essenza di presidio difensivo e complesso urbano; ma anche analizzarlo in rapporto al territorio del Campigliese, rispetto alle sue innumerevoli mutazioni, all’interno di un palinsesto paesaggistico di cui lo stesso sito è in parte artefice, sicuramente spettatore, ma anche protagonista indiscusso. Il suo attuale valore non esclusivamente archeologico, è evidenziato e analizzato tramite attenti studi e indagini finalizzate alla conservazione non solo del manufatto ma di quanto esso ha rappresentato per secoli dal punto di vista politico e ideologico, economico e sociale, antropologico e artistico; principalmente attraverso l’esame di ciò che Rocca San Silvestro ha significato un tempo per il territorio e per i cittadini, ma anche per come viene percepito oggi dalla popolazione, dalle istituzioni e dai turisti che, viaggiando per la Toscana, non sono attratti soltanto dai grandi centri urbani ma amano assaporare la bellezza di contesti meno noti ma di indubbio fascino. Andrea Arrighetti nella sua opera fornisce un valido aiuto nella lettura di questo contesto archeologico sia per gli addetti ai lavori sia per quanti apprezzano i valori di un territorio ricco di storia e di tradizioni millenarie. Un insieme di qualità e di sensazioni, che l’autore descrive nel dettaglio e che emergono grazie a un’attenta conoscenza dell’oggetto, facilitando nel lettore/visitatore un’interpretazione critica di questo bene culturale nei diversi anni della sua esistenza: dalla fondazione, alle principali trasformazioni, sino all’attuale stato di conservazione. Un lavoro che può essere definito di educazione alla comprensione dei valori intrinseci che l’opera possiede. E il merito sta proprio nell’aver offerto a un pubblico colto, di tecnici o di semplici estimatori, differenti chiavi di lettura multidisciplinari che possano soddisfare le esigenze di chi desidera conoscere la storia del territorio e degli insediamenti fortificati della Toscana. Ma la carta vincente giocata dall’autore, per far emergere l’originalità dello studio, sta proprio nell’osservazione tecnica dei fenomeni costruttivi, architettonici e insediativi, osservazione affiancata da un’analisi sociologica, antropologica, culturale del bene; una lettura che riassume storicamente e materialmente la vita antica e presente dell’opera esaminata. Tale processo di interpretazione del bene è evidenziato già nell’introduzione quando Andrea Arrighetti afferma che “ogni intervento, seppur di sola manutenzione ordinaria, rischia infatti di compromettere il valore documentale dell’oggetto di studio”. Infatti
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
se l’attenzione viene rivolta soltanto al necessario intervento di restauro del bene, è altamente probabile che esso […] si allontani dal fine ultimo della conservazione anche dei valori immateriali che l’opera intrinsecamente possiede. In questo modo si otterrebbero risultati disastrosi e il più delle volte irreversibili, eliminando o nel migliore dei casi, modificando importanti pagine della storia e della vita del manufatto; da ciò deriverebbe anche la soggettiva interpretazione del modus operandi, nel campo dell’architettura, delle persone che hanno contribuito a costruire il monumento, lo hanno abitato e lo hanno, nel corso del tempo, modificato per ragioni funzionali, economiche, sociali, culturali.
Tale dimensione culturale dello studio e del progetto, a cui fa riferimento l’autore, è esplicitata nei capitoli e nei paragrafi che suddividono la trattazione utilizzando interessanti rimandi tra la lettura del passato e la risoluzione delle problematicità interpretative e operative del presente. L’analisi delle fonti storiche diventa fondamentale per ricostruire la storia attuale di Rocca San Silvestro; l’interpretazione, precisa e puntuale, del sedime archeologico e degli elevati chiarisce di continuo l’importanza del presidio fortificato all’interno del palinsesto paesaggistico; l’indagine condotta attraverso i rilievi architettonici e sui reperti archeologici è il punto di partenza per la comprensione delle criticità dell’intero sistema e, al tempo stesso, fonte di ispirazione per il progetto di conservazione e valorizzazione. Ma non solo, le classiche indagini propedeutiche al restauro sono affiancate da più aggiornate misurazioni, eseguite con sofisticati sistemi di rilevamento e utilizzati come base grafica per produrre tavole tematiche sulla forma, la geometria, la matericità, lo stato di conservazione dell’organismo urbano nella sua complessità. Alla correttezza di approccio scientifico dell’indagine storico-archeologica si aggiunge l’abilità di analizzare problematiche di carattere tecnico, con la consapevolezza di suggerire metodi di sperimentazione in campo archeologico grazie alla capacità di rielaborare principi e regole, guardando con occhio critico ad altre esperienze nella convinzione che l’intervento presso la Rocca San Silvestro non può che considerarsi un work in progress suscettibile di continue revisioni critiche e implementazioni conoscitive. Il volume è strutturato con chiarezza attraverso la suddivisione in capitoli riguardanti gli ambiti di ricerca e di azione che hanno interessato l’intervento presso la Rocca San Silvestro: le Linee guida per il progetto di restauro in cui Andrea Arrighetti espone il necessario iter metodologico che sottende l’intervento di conservazione, le metodiche applicate e la strutturazione del progetto. Segue il capitolo riguardante le Indagini preliminari del sito di Rocca San Silvestro in cui sono analizzati criticamente gli studi diagnostici e conoscitivi necessari affinché si possa progettare un intervento di restauro in campo archeologico: l’inquadramento storico-archeologico e il rilievo dell’area di studio con la conseguente lettura dell’impianto e degli elevati; l’individuazione, campionamento e analisi dei materiali costruttivi e la mappatura e analisi dei degradi delle superfici murarie. Si aggiungono a ciò interessanti proposte per l’utilizzo di piattaforme online per la registrazione dei dati raccolti. Un approfondimento dei temi trattati in precedenza è riportato nel successivo capitolo Analisi per l’intervento in cui Andrea Arrighetti approfondisce gli aspetti legati al contesto, alle murature e alle pavi-
prefazione • emanuele romeo
mentazioni in pietra. Analogamente nell’ultimo capitolo L’utilizzo di SICaR per il progetto di restauro di Rocca San Silvestro l’autore descrive nel dettaglio l’uso di innovativi strumenti per l’archiviazione e la divulgazione dei dati raccolti durante tutto l’intervento di restauro. Fondamentali per la lettura dell’intero volume sono le tavole tematiche di analisi e di inquadramento che arricchiscono i capitoli, ma anche la scelta di inserire uno specifico focus su quanto è avvenuto, presso Rocca San Silvestro, durante le fasi di conoscenza e di realizzazione del progetto. L’autore di tale approfondimento è Riccardo Rudiero che presenta un saggio dal titolo Architecture & Archeology. The lost work in cui si propongono strategie di valorizzazione che, in sintonia con quanto l’autore del volume suggerisce, ribadiscono l’importanza di strumenti divulgativi finalizzati alla conoscenza del sito e all’intervento di restauro già durante la fase del cantiere. Ciò viene affidato allo strumento filmico che, come afferma Riccardo Rudiero, consente di mettere in atto una pubblicizzazione — secondo la declinazione di ‘dominio pubblico’ — da compiersi in ogni fase del processo di tutela. In tal modo non si scinderebbe l’operatività finalizzata alla conservazione dalla valorizzazione: esse sono, infatti, azioni sinergiche ineludibili per un’efficace tutela dei Beni Culturali, sviluppate entro il bacino della conoscenza.
Pertanto si deve condividere lo spirito critico che sottende l’intero volume e concordare con Andrea Arrighetti quando, nelle conclusioni, afferma che “le attività di restauro svolte a Rocca San Silvestro hanno assunto allo stesso tempo una funzione tecnica e pubblica, divenendo per la Parchi Val di Cornia un’ampia operazione di conoscenza, tutela e divulgazione”. Un intervento che ha assicurato la conservazione e la valorizzazione di un monumento medievale, attraverso la sua totale fruibilità nel più ampio contesto del parco di San Silvestro e degli altri parchi della Val di Cornia. L’incompletezza spesso presente in altre trattazioni analoghe, a volte concentrate soltanto sul dato storico, altre su informazioni unicamente archeologiche, lascia il posto, in questo volume, alla multidisciplinarietà in cui gli approfondimenti proposti abbracciano tutti i saperi necessari affinché si possa attuare un corretto e sostenibile progetto di conservazione e valorizzazione. In ultima analisi il libro di Andrea Arrighetti rappresenta un riferimento, un modello a cui i ricercatori potranno guardare (anche grazie alla ricca e aggiornata bibliografia di riferimento e al ben motivato corredo di immagini) nel momento in cui si vorranno presentare alla critica studi analoghi riguardanti i complessi sistemi di architetture medievali ruderizzate inserite in particolari contesti paesaggistici.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
introduzione Andrea Arrighetti
Università degli Studi di Siena
Il restauro di un bene culturale, ed in particolare di un’area archeologica, non pone soltanto problematiche relative agli interventi di conservazione da realizzarsi successivamente allo scavo ed allo studio dello stesso, ma, se il fine è quello della musealizzazione e della fruibilità da parte del pubblico, pone notevoli problemi legati da un lato ad una sua valorizzazione mirata e ad una corretta fruizione e dell’altro alla realizzazione di un congruo programma gestionale per gli inevitabili interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da effettuarsi nel corso del tempo (Della Torre, 2013, 2014a e 2014b). Risulta dunque essenziale in fase di progettazione prevedere, oltre a tutte quelle operazioni tecniche volte alla messa in sicurezza e al restauro del bene, strategie di tutela e sistemi integrati di conoscenza; questi faciliteranno, in futuro, programmi di comunicazione e valorizzazione del bene stesso. Tali aspetti devono essere valutati attentamente ed inseriti in ogni punto della programmazione, per considerare il restauro non solo come un’operazione indispensabile per la conservazione del patrimonio, ma anche come occasione di riflessione critica su come potenziarne la conoscenza, trasmettendo a tutti (addetti e non addetti ai lavori) ciò che stiamo conservando. Si vuole, infatti, ricordare quanto sia fondamentale, in un corretto intervento di restauro avere come principale obiettivo il rispetto del genius loci, il mantenimento dell’identità e autenticità storica del manufatto (sia esso un bene mobile o immobile, materiale o immateriale) e la sua conseguente valorizzazione. Ogni intervento, seppur di sola manutenzione ordinaria, rischia infatti di compromettere il valore documentale dell’oggetto di studio1. Pensiamo ad esempio alle consuete operazioni di pulitura e stilatura dei giunti, interventi operati ciclicamente sulle murature degli edifici storici; se l’attenzione viene rivolta soltanto al necessario intervento di restauro del bene, è altamente probabile che esso, svolto in maniera massiva e utilizzando calci moderne che nulla hanno in comune con quelle utilizzate in antico, si allontani dal fine ultimo della conservazione anche dei valori immateriali che l’opera intrinsecamente possiede. In questo modo si otterrebbero risultati disastrosi e il più delle volte irreversibili, 1 Per il settore del restauro numerose sono le pubblicazioni che affrontano i temi dell’intervento di restauro e del mantenimento della leggibilità stratigrafica, e dunque della storia, di un manufatto. In particolare fra i maggiori contributi del settore si possono citare, a titolo di esempio, le numerose pubblicazioni di Anna Boato, Giovanni Carbonara, Francesco Doglioni, Paolo Faccio, Donatella Fiorani, Tiziano Mannoni, Luigi Marino, Stefano Musso, Roberto Parenti, Paolo Torsello, Emanuele Romeo, Rita Vecchiattini e di molti altri studiosi che per questioni di spazio non sono stati inseriti nella presente nota. Si segnalano inoltre i recenti contributi di Gianluigi De Martino (De Martino, 2004), Giovanni Minutoli (Bertocci-Minutoli, 2016) Emanuele Romeo (Romeo, 2014, Romeo et al., 2017) e Andrea Ugolini (Ugolini, 2010 e 2017) che inquadrano in modo molto attento e specifico le metodologie e le applicazioni del restauro in aree archeologiche.
pagina a fronte Immagine da drone del sito di Rocca San Silvestro (Foto: Sara Marchini).
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eliminando o nel migliore dei casi, modificando importanti pagine della storia e della vita del manufatto; da ciò deriverebbe anche la soggettiva interpretazione del modus operandi, nel campo dell’architettura, delle persone che hanno contribuito a costruire il monumento, lo hanno abitato e lo hanno, nel corso del tempo, modificato per ragioni funzionali, economiche, sociali, culturali. Risulta dunque indispensabile una approfondita e consapevole conoscenza dell’oggetto; conoscenza propedeutica all’intervento di restauro e resa possibile solo attraverso un approccio multidisciplinare che, grazie a differenti saperi e approcci, produca una ricca e specifica documentazione e analizzi il manufatto e il contesto nel quale esso si situa. Questo processo diviene dunque strumento indispensabile per tracciare a priori le linee guida per le operazioni di restauro sul bene svolgendo anche, a posteriori, un ruolo attivo nella pianificazione del processo di tutela (conservazione, trasmissione alle generazioni future, pubblicizzazione e valorizzazione). L’intervento di restauro, dunque, può e deve essere un momento di riflessione non solo per preservare un bene archeologico, ma anche per progettarne una sua funzione pubblica. Spostando dunque l’attenzione al concetto di funzione pubblica di un bene archeologico, le recenti esperienze effettuate nel campo della valorizzazione e comunicazione archeologica hanno cercato di seguire molteplici strade, condividendo la necessità di integrare gli aspetti meramente tecnici dell’intervento, sia esso di scavo archeologico o di restauro, con quelli più “filosofici” legati alla comunicazione consapevole, semplice e diretta del bene culturale su cui si interviene. In tal modo, il manufatto archeologico o architettonico non rimane soltanto una testimonianza delle civiltà antiche, trasmessa al pubblico attraverso “muti” pannelli (collocati lungo il percorso o all’interno del sito archeologico) o semplici visite guidate, ma, mediante una pianificazione attenta e mirata, diventa motore di sviluppo per un territorio vasto, inserendosi in un sistema integrato di offerta turistica che sia compatibile con l’identità dei luoghi e che rappresenti il volano per una valorizzazione sostenibile. La grande attenzione, scientifica e mediatica, che sta ottenendo l’Archeologia Pubblica in Italia in questo ultimo decennio si muove proprio in questo senso. Accanto ad accurate ricostruzioni storiche2, prodotti realizzati con strumenti digitali3, alcune sperimentazioni artistiche come quelle condotte nel sito archeologico di Siponto4 (dove l’archeologia ha incontrato l’arte contemporanea per valorizzare e comunicare una parte importante di un sito archeologico complesso), rappresentano i primi passi concreti caratterizzati dalla chiara volontà di rendere l’archeologia comprensibile e accessibile ad un più vasto pubblico e maggiormente integrata nel territorio. La conoscenza di un bene culturale, dun-
2 Ricordiamo ad esempio il grande successo che sta ottenendo l’Archeodromo di Poggibonsi sotto la direzione scientifica del prof. Marco Valenti dell’Università degli Studi di Siena. 3 La grande espansione del digitale dell’ultimo decennio permette di visitare in remoto o di ampliare l’offerta direttamente sul posto di qualsiasi sito e museo del mondo attraverso tour virtuali, realtà aumentata, modelli tridimensionali e così via. 4 Il sito archeologico di Siponto ha ricevuto recentemente il prestigioso “Premio Riccardo Francovich 2016” destinato al museo o al parco archeologico che, a livello nazionale, rappresenta un caso di best practice di allestimento museografico, attività didattico-comunicative e qualità scientifica in grado di rappresentare adeguatamente le tematiche dell’archeologia post-classica.
que, diretta non solo a rendere più incisive le strategie di conservazione o più agevoli le future ricerche, aspetti ovviamente indispensabili, ma anche concepita affinché diventi strumento di fruizione collettiva e, nel caso sia necessario, strumento per implementare e migliorare la sua divulgazione, che sia diretta non solo agli addetti ai lavori, ma soprattutto ad un pubblico ampio ed eterogeneo. Il lavoro effettuato sul sito archeologico di Rocca San Silvestro è stato l’occasione per sperimentare una nuova forma di comunicazione, racchiudibile sotto il nome di live restoration, ovvero un sistema multidisciplinare di “progettazione” della comunicazione prima, durante e dopo l’intervento. In questo senso, in collaborazione con i responsabili del Parco, sono stati organizzati due Workcamp con studenti dell’Università di Firenze e di Pavia, nei quali i ragazzi hanno potuto progettare in prima persona il restauro di alcune strutture architettoniche e partecipare attivamente ad alcune operazioni (come la costruzione di una casa, dalla produzione della malta alla messa in opera di una muratura), che sono state utilizzate per il restauro di una specifica area della Rocca. La collaborazione con l’Università degli Studi di Torino ha offerto inoltre la possibilità di realizzare un piano di comunicazione video dell’intero processo, utile per la progettazione e per la divulgazione mirata dell’esperienza condotta.
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Ricostruzione in situ di una macchina per miscelare la malta.
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Il sito archeologico di Rocca San Silvestro Il Parco di San Silvestro venne inaugurato nel luglio del 1996 a seguito di una precisa esperienza di ricerca condotta dal 1984. Dalla metà degli anni Ottanta si sono svolte una serie di campagne di scavo archeologico annuali condotte dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Siena in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Campiglia Marittima e con numerosi dipartimenti universitari europei. La ricerca archeologica ha seguito due obiettivi principali: a. la ricostruzione dell’insediamento di San Silvestro attraverso un’integrazione fra lo studio delle fonti materiali e di quelle storiche, indispensabile a comprendere sia le fasi di sviluppo del castello in relazione alle trasformazioni economiche che hanno caratterizzato la Toscana medievale, sia la vita quotidiana dei suoi abitanti e l’organizzazione produttiva, legando questo dato ai fenomeni di approvvigionamento e trasformazione delle risorse minerarie presenti nel territorio; b. la valorizzazione di un sito cristallizzato nel momento del suo abbandono, passando immune attraverso le profonde trasformazioni del paesaggio circostante. Proprio l’eccezionale stato di conservazione dell’insediamento ha reso lo scavo un’occasione unica per poter ricostruire una storia sociale delle tecnologie e per meglio interpretare alcuni aspetti della realtà medievale (Guideri, 2006). Lo scavo, che ha interessato circa un terzo dell’estensione del sito, ha messo in luce la complessa “pianificazione urbanistica” del villaggio ed ha permesso di individuare l’organizzazione funzionale dell’abitato. La distribuzione interna degli spazi, con la presenza di aree specializzate per la produzione metallurgica, contribuisce a caratterizzare Rocca San Silvestro come un centro la cui nascita, sviluppo e declino, ruotano intorno al lavoro minerario ed alla capacità che i suoi signori avevano di organizzarlo (Guideri, 2009). Le conoscenze acquisite mediante il lungo processo di analisi storico-archeologica hanno fatto sì che il sito archeologico di Rocca San Silvestro rappresentasse dunque un’eccezionale vettore di trasmissione al pubblico e alla comunità scientifica degli elementi essenziali che caratterizzavano la società, ed ogni aspetto ad essa legata, per i secoli centrali e finali del Medioevo. Questo bagaglio di conoscenze è divenuto passo dopo passo un sistema integrato di comunicazione, che ha fatto dell’archeologia sperimentale un suo punto di forza. Il parco infatti integra alla consueta visita guidata, un’attività di archeologia pubblica tesa a far comprendere come si costruiva e si abitava nel Medioevo nel sito di Rocca San Silvestro. A partire dal 2010 nell’area esterna alla cinta muraria della Rocca ha preso vita un cantiere di archeologia sperimentale volto alla ricomposizione dei cicli costruttivi connessi all’edilizia di età storica, in stretta collaborazione tra la società Parchi Val di Cornia e dipartimenti universitari italiani e stranieri specializzati nell’analisi delle architetture. Nello specifico sono stati riprodotti i cicli produttivi legati alla lavorazione della pietra, alla produzione della calce e alla costruzione di una casa realizzata sul modello delle abitazioni presenti all’interno del sito. In questo modo al visitatore viene spiegato, attraverso
esempi pratici, come veniva prodotto il materiale costruttivo e viene offerta la possibilità in prima persona di sperimentare l’intero processo produttivo e la messa in opera di una muratura (Fichera, 2011). Il progetto di restauro di Rocca San Silvestro, come già introdotto in precedenza, ha cercato di integrare agli interventi sulle murature, in fase progettuale, anche un sistema di comunicazione e valorizzazione delle attività già in essere ed in corso di svolgimento. Dunque il progetto di live restoration non poteva trascendere dall’importante attività divulgativa espressa dall’archeologia sperimentale. In questo senso sono state dunque pianificate due attività con finalità diversificate:
• attraverso l’esperienza maturata nel corso degli anni e le analisi condotte sulle malte del sito (approfondite nel capitolo 2) è stata prodotta una malta utilizzata per la stilatura dei giunti e delle creste di un’area della Rocca, definita “UT3 — Sperimentale”, dove la possibilità di lavorare su strutture murarie di dimensioni ridotte permetteva una sperimentazione controllata dell’intero processo produttivo, della messa in opera e della capacità di presa del legante;
• durante il restauro sono stati organizzati una serie di Workcamp universitari e alcuni specifici eventi dove il lavoro di attività sperimentale ha trovato ampia divulgazione ad un pubblico di studenti, di ricercatori e di non specialisti. Tali eventi hanno inoltre offerto la possibilità di progettare e realizzare uno specifico materiale promozionale digitale del parco e delle attività in esso realizzate. In linea generale, dunque, l’attività di restauro svolta a Rocca San Silvestro ha assunto allo stesso tempo una funzione tecnica e pubblica, divenendo per la Parchi Val di Cornia un’ampia operazione di conoscenza, tutela e divulgazione.
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Veduta della costa dalla torre centrale (Foto: Sara Marchini).
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linee guida per il progetto di restauro
Linee guida per il progetto di restauro
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linee guida per il progetto di restauro
Il castello di Rocca San Silvestro si trova nel cuore dei monti del Campigliese, propaggini livornesi delle Colline Metallifere; qui, in un territorio ricco di emergenze storico-archeologiche e naturalistiche, è stato realizzato il Parco Archeologico Minerario (Guideri, 2017). Il progetto pilota del Parco risale al 1989 quando, su incarico dell’amministrazione locale, furono definite per la prima volta le sue linee generali (Francovich-Buchanan, 1995). L’obiettivo non era soltanto quello di valorizzare e musealizzare un singolo monumento, ma un intero paesaggio storico, frutto di secoli di lavorazione mineraria, coniugando la valorizzazione delle risorse locali con la salvaguardia dei beni ambientali e storici. Il Parco di San Silvestro rappresenta oggi uno dei rari esempi di musealizzazione di grandi contesti territoriali archeologico-minerari in ambito nazionale ed ha richiamato, in questi anni, un numero consistente di visitatori (Guideri, 2008a, 2008b, 2008c). La vastità territoriale, la capillare ed ampia diffusione delle emergenze storico-monumentali e la distanza tra i vari servizi del Parco sono elementi che rappresentano con tutta probabilità le maggiori criticità rispetto alle quali si delineano notevoli fattori di complessità organizzativa e, conseguentemente, di costo e di manutenzione. Fra questi, il più rilevante, veniva rappresentato dalla necessità di sottoporre ad un restauro conservativo le strutture fuori terra che compongono il monumentale sito del Castello di San Silvestro; la principale urgenza risiedeva nel consolidamento delle strutture murarie, sottoposte ormai da anni (dal momento in cui sono state riportate in luce con lo scavo) ad un continuo processo di usura e degrado dovuto agli agenti meteorici ed alla continua frequentazione dell’area da parte dei visitatori. Proprio l’usura legata alla esposizione agli agenti atmosferici, accompagnata da quella inevitabile indotta dai consistenti flussi di turisti, hanno reso necessaria ed urgente la pianificazione di un intervento di consolidamento delle strutture e di ripristino delle creste murarie, ad integrazione degli interventi di restauro già effettuati in vista dell’inaugurazione del Parco avvenuta negli anni 1994-96. Puntuali interventi erano già stati eseguiti prima di oggi; alcuni anni fa, ad esempio, mediante il finanziamento dell’accordo di programma erano stati effettuati i primi lavori, all’interno del quadro della messa in sicurezza dal punto di vista geologico dell’area, di consolidamento dell’intero sperone roccioso. Inoltre furono realizzati i primi interventi di progettazione e di messa in sicurezza del percorso didattico.
pagina a fronte Veduta aerea del sito archeologico di Rocca San Silvestro (Foto: Sara Marchini).
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Planimetria generale del sito con individuazione dei tre Lotti (L) di intervento.
A margine di queste esperienze, nel corso del 2016 è stato strutturato il progetto di restauro descritto in questa sede, realizzato attraverso un team di lavoro multidisciplinare indispensabile a fornire una visione diversificata degli interventi necessari. Alla luce delle risorse economiche a disposizione, degli interventi già messi in opera e delle strette tempistiche per la progettazione e realizzazione dello stesso, è stato previsto un intervento caratterizzato principalmente da due linee specifiche: • la regimazione delle acque reflue meteoriche dell’intera area della Rocca, principali responsabili degli indebolimenti strutturali;
linee guida per il progetto di restauro
• gli interventi di vero e proprio consolidamento delle murature del castello, della chiesa e di altre porzioni dell’abitato mediante un intervento mirato sulle strutture di fondazione, sul corpo stesso delle murature e sulle creste scoperte. L’intervento ha garantito la conservazione di uno straordinario monumento medievale, consentendo di mantenere attiva la sua fruibilità e, con essa, quella del parco di San Silvestro che, insieme agli altri parchi della Val di Cornia, concorre alla diversificazione dell’economia dell’area, con particolare riferimento alla cultura e al turismo. Linee guida del progetto di conservazione Il progetto di conoscenza dell’area, preliminare a quello di conservazione, è stato articolato seguendo le indicazioni dettate dai vari settori scientifico disciplinari che si occupano, mediante l’integrazione delle reciproche conoscenze, della ricerca archeologica, della diagnostica, della conservazione e del restauro. La finalità è stata quella di formare un complesso integrato di dati per la gestione delle varie fasi della progettazione, del cantiere durante le lavorazioni, della conservazione e della manutenzione nel tempo dell’area monumentale, ponendo in risalto la valorizzazione del patrimonio culturale e le strategie operative che tali processi producono. Il sito archeologico, in previsione di un finanziamento ripartito in diverse tranche dilatate nel corso del tempo, è stato suddiviso preliminarmente in tre parti: • Lotto 1: area signorile, chiesa, cimitero, abitazioni ad est e a sud dell’area signorile; • Lotto 2: abitazioni e muro di cinta; • Lotto 3: area di produzione e lavorazione dei materiali estrattivi.
Le tempistiche strette e la quantità di fondi a disposizione hanno imposto un focus della prima parte del progetto di restauro su un’area che comprendesse l’analisi e l’intervento specifico sul Lotto 1. In linea generale, il progetto preliminare all’intervento è stato strutturato seguendo un iter che permettesse di integrare il materiale già elaborato nel corso di precedenti lavori effettuati sulla Rocca, a quello prodotto durante le attuali operazioni di restauro. Nello specifico, per la stesura delle linee guida del progetto preliminare, si è proceduto in primis alla realizzazione di una campagna di rilievo topografico, diretto, laser scanner e fotogrammetrico dell’area dell’insediamento di Rocca San Silvestro interessata all’intervento di restauro. In seconda battuta è stata dunque condotta un’analisi stratigrafica delle strutture murarie, utilizzando come base i dati delle ricerche archeologiche precedentemente condotte, finalizzata all’individuazione della distribuzione delle varie tipologie ed apparecchiature murarie reperite nel sito ed all’individuazione delle interfacce costruttive indispensabili a ricostruire le fasi storiche di sviluppo dell’insediamento e a determinare le tecniche di intervento più idonee e compatibili.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
Per quanto riguarda l’assetto geologico dell’area monumentale si è fatto espresso riferimento agli studi condotti nel 2001 con il “Progetto esecutivo per gli interventi di consolidamento dello sperone roccioso di Rocca San Silvestro” su commissione della Parchi val di Cornia s.p.a. di Piombino (LI) società di gestione del Parco Archeominerario. Particolare attenzione è stata inoltre riservata allo studio dell’assetto idraulico dell’area, conducendo una attenta analisi relativa all’attuale stato del sistema di deflusso delle acque meteoriche finalizzato alla comprensione di tutta una serie di attività di dilavamento ed erosione, questi ultimi responsabili dei principali fenomeni di degrado. Sono stati inoltre evidenziati tutta una serie di fenomeni di degrado e di alterazione dello stato di conservazione delle murature mediante uno studio diagnostico e una classificazione delle varie concause, elementi indispensabili a consentire la formazione di una corretta cornice di inquadramento delle problematiche per la progettazione dei corretti sistemi di intervento durante i successivi approfondimenti progettuali definitivi ed esecutivi. Metodologie di intervento Il progetto ha previsto la realizzazione di tutti gli interventi ammissibili, compatibilmente con i caratteri dell’area compresa nel Lotto 1, che hanno seguito le indicazioni metodologiche del restauro scientifico e che si sono mostrate atte a risolvere le emergenze emerse dal sintetico quadro diagnostico riportato in precedenza. In primo luogo è stato effettuato un quadro generale di interventi relativi alla sistemazione dell’assetto idraulico dell’intera zona di intervento mediante la captazione e l’allontanamento con vari metodi, compatibili con le esigenze di conservazione del sito monumentale, delle acque reflue meteoriche. Inoltre, tutte le strutture murarie in elevato sono state consolidate, ove possibile, mediante iniezioni di malte fluide appositamente predisposte per interventi di restauro scientifico e a seguito di un’analisi specifica dei leganti utilizzati nelle diverse fasi costruttive che caratterizzano il sito; per la realizzazione di tale intervento si è previsto inoltre la stilatura dei contatti fra gli elementi lapidei del paramento mediante malte compatibili a quelle antiche. Le sommità e le creste delle murature sono state fermate ed impermeabilizzate mediante l’intasatura dei giunti con le malte sopracitate. In alcuni casi isolati sono stati previsti interventi di parziale integrazione delle murature, in particolare dove la situazione di sicurezza per i visitatori imponeva un intervento di ricostruzione. Le ricostruzioni sono state progettate e realizzate con caratteristiche, materiali e finiture assolutamente simili a quelle limitrofe ma ben identificabili da quelle antiche per la presenza nei punto di contatto fra le due murature di un giunto di malta più spesso di quelli esistenti.
Le porzioni di intonaco e le porzioni di pavimentazioni originarie, localizzate in punti particolarmente importanti del sito, sono state sottoposte ad interventi di consolidamento e conservazione, adottando in caso di necessità tutti quegli accorgimenti che si sono ritenuti opportuni ai fini della conservazione stessa. Strutturazione del progetto Il progetto è stato articolato per Unità Tecniche (UT). In particolare il Lotto 1 è stato suddiviso in 7 UT che hanno permesso di proporre un’analisi ed un intervento mirato ad ogni singola esigenza. Seguendo questi criteri, le Unità Tecniche sono state a loro volta suddivise in:
• UT1: Torre e Basamento; • UT2: Palazzo Signorile e Cisterna; • UT3: Area Signorile — Corte; • UT4: Chiesa; • UT5: Cimitero; • UT6: Abitazioni in prossimità dell’area signorile sul lato est; • UT7: Abitazioni in prossimità dell’area signorile sul lato sud.
Il progetto di restauro è stato inoltre strutturato attraverso tavole tematiche e metodologiche che permettessero di analizzare con precisione le maggiori problematiche che coinvolgono il sito, le analisi necessarie e i criteri metodologici da utilizzare per l’intervento di restauro. Sono state dunque realizzate 17 tavole di inquadramento corredate da 19 tavole metodologiche. In particolare, le tavole di progetto esecutivo dalla 1 alla 7 inquadrano tutto il complesso di Rocca San Silvestro e riprendono in gran parte le tavole realizzate per la stesura del progetto preliminare. La tavola 8 è una tavola di rilievo mentre la tavola 9 individua le Unità Tecniche all’interno del primo stralcio funzionale. Dalla tavola 10 si evincono le zone di intervento (tav. 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17) e la prassi operativa individuando le categorie di intervento con relativa documentazione metodologica (tavole identificate con le lettere).
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Planimetria del Lotto 1 con individuazione delle sette Unità Tecniche (UT) di intervento.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
Di seguito viene proposto l’elenco delle tavole realizzate nel progetto: Tavola 10 | Pulitura generale dei percorsi e delle aree 10A | Metodologia di pulitura di aree archeologiche con e senza sorveglianza Tavola 11 | Aree di scavo archeologico Tavola 12 | Pulitura e restauro delle murature 12A | Linee metodologiche di intervento 12B | Linee metodologiche di intervento per le aree di particolare interesse 12C | Metodologia UT3 sperimentale 12D | Verticalizzazione murature 12E | Forature 12F | Ricostruzioni a secco 12G | Diatoni Tavola 13 | Pulitura e restauro delle creste 13A | Linee metodologiche di intervento (pulitura e reintegro/ ricostruzione completa) 13B | Metodologia UT3 sperimentale Tavola 14 | Restauro e reintegro delle pavimentazioni 14A | Linee metodologiche di intervento 14B | Restauro cocciopesto / sostegno e nuovo cocciopesto Tavola 15 | Passerelle 15A | Interventi di rinnovo 15B | Nuove realizzazioni Tavola 16 | Regimentazione delle acque 16A | Particolari costruttivi Tavola 17 | Restauro 17A | Individuazione ed eliminazione degli interventi di restauro più recenti e non compatibili 17A1 | Linee metodologiche di intervento 17B | Particolari costruttivi Sono state dunque realizzate una serie di operazioni di supporto alle specifiche attività edilizie costituite in primo luogo dalla pulitura dell’area dai detriti e dai piccoli crolli di murature con e senza sorveglianza archeologica (tav.10, tav.10A); dall’esecuzione di indagini archeologiche, che si sono concentrate sulle zone interessate dalla realizzazione delle strutture di drenaggio e smaltimento delle acque meteoriche o che sono andate ad integrare il quadro delle aree di scavo precedente-
linee guida per il progetto di restauro
mente indagate (tav.11). Sono stati effettuati inoltre interventi relativi al consolidamento di tutte le strutture murarie in elevato (tav.12, tav.12A), mediante inserimento di diatoni ad espansione (tav.12G), verticalizzazione delle murature soggette a ribaltamento (tav.12D), iniezioni di malte fluide appositamente individuate, ripresa delle stilature delle murature realizzando la pulitura dei giunti e realizzazione di nuove stilature in profondità con malte idonee (tav.12A); in sporadici casi sono stati previsti inoltre interventi mirati di parziale ricostruzione delle murature (tav.12F). Le creste delle murature (tav.13) sono state pulite (tav.13A), fermate ed impermeabilizzate mediante l’intasatura dei giunti con apposite malte dotate di caratteristiche materiche e cromatiche compatibile con le malte antiche in opera (tav.13B). Le porzioni di pavimentazioni originarie sono state sottoposte ad interventi di consolidamento e conservazione, adottando in caso di necessità tutti quegli accorgimenti che si sono ritenuti opportuni ai fini della conservazione stessa (tav.14, tav.14A); nella chiesa è stata realizzata una nuova pavimentazione in cocciopesto (tav.14B). Successivamente al consolidamento delle murature sono stati realizzati sistemi di deflusso delle acque meteoriche mediante la captazione e l’allontanamento con vari metodi, compatibili con le esigenze di conservazione del sito monumentale (tav.16, tav.16A). Infine è stata prevista la revisione e l’integrazione delle passerelle in “tubi innocenti” presenti nell’area (tav.15, tav.15A, tav.15B). Di seguito l’elenco delle principali lavorazioni previste dall’intervento di restauro suddivise nelle diverse Unità Tecniche: UT 1 | Torre e Basamento
• Scavo archeologico dell’interno della torre con svuotamento dal terreno. • Canaletta di drenaggio intorno alla torre sfruttando il distacco fra i due muri. • Ripulitura delle testate delle murature dal terreno vegetativo e consolidamento delle creste ed impermeabilizzazione mediante intasatura dei giunti fra gli elementi lapidei.
• Revisione delle stilature dei giunti del paramento della torre. • Pulitura del basamento e realizzazione di iniezioni di malta fluida consolidante. • Realizzazione di un sistema di copertura, in tubi innocenti e lamiera piegata per la raccolta delle acque meteoriche interne alla torre e lo scarico nella canaletta posta tra i due muri (torre e basamento). UT 2 | Palazzo Signorile e Cisterna
• Canaletta di drenaggio intorno alla pavimentazione interna. • Drenaggio interno con fori per fuoriuscita dei canali di scolo delle acque meteoriche. • Iniezioni per consolidamento del sacco della muratura con malte speciali.
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• Ripulitura delle testate delle murature dal terreno vegetativo e consolidamento delle creste ed impermeabilizzazione mediante intasatura dei giunti fra gli elementi lapidei.
• Riprese e ripulitura delle stilature dei giunti del paramento restaurato negli interventi precedenti e successiva stilatura sottosquadro e stuccatura.
• Consolidamento e restauro conservativo delle porzioni di pavimento in lastrine di marmo. • Sistemazione e integrazione del sistema di parapettature in tubi innocenti. • Restauro del cocciopesto e consolidamento delle pareti interne delle cisterne. UT 3 | Area Signorile — Corte
• Unità tecnica sperimentale, gli interventi previsti sono stati coordinati del responsabile archeologico del parco. UT 4 | Chiesa
• Posa di catene e tiranti per il consolidamento delle strutture in elevato della chiesa (tre chiodature/catene basamentali e cinque catene nelle zone sommitali) per ricreare l’effetto scatolare.
• Iniezioni per consolidamento del sacco della muratura con malte speciali. • Ripulitura delle testate delle murature dal terreno vegetativo e consolidamento delle creste ed impermeabilizzazione mediante intasatura dei giunti fra gli elementi lapidei.
• Riprese e ripulitura delle stilature dei giunti del paramento restaurato negli interventi precedenti e successiva stilatura sottosquadro e stuccatura attenzionando tutte quelle porzioni di paramento con stilature antiche.
• Scala esterna da consolidare. • Canaletta di drenaggio. • Drenaggio interno con fori per fuoriuscita dei canali di scolo delle acque meteoriche. • Rifacimento del pavimento in cocciopesto a seguito dello scavo archeologico. UT 5 | Cimitero
• Consolidamento della fondazione mediante chiodatura/catene e verticalizzazione del palinsesto murario.
• Iniezioni per consolidamento del sacco della muratura con malte speciali. • Ripulitura delle testate delle murature dal terreno vegetativo e consolidamento delle creste ed impermeabilizzazione mediante intasatura dei giunti fra gli elementi lapidei.
• Riprese e ripulitura delle stilature dei giunti del paramento restaurato negli interventi precedenti e successiva stilatura sottosquadro e stuccatura.
• Consolidamento dei gradini. • Sistemazione dei drenaggi con canalette di scolo delle acque. • Drenaggio interno con fori per fuoriuscita dei canali di scolo delle acque meteoriche.
linee guida per il progetto di restauro
UT 6 | Abitazioni in prossimità dell’area signorile sul lato est
• Consolidamento della fondazione mediante chiodatura. • Iniezioni per consolidamento del sacco della muratura con malte speciali. • Ripulitura delle testate delle murature dal terreno vegetativo e consolidamento delle creste ed impermeabilizzazione mediante intasatura dei giunti fra gli elementi lapidei.
• Riprese e ripulitura delle stilature dei giunti del paramento restaurato negli interventi precedenti e successiva stilatura sottosquadro e stuccatura. UT 7 | Abitazioni in prossimità dell’area signorile sul lato sud
• Verticalizzazione del palinsesto murario. • Iniezioni per consolidamento del sacco della muratura con malte speciali. • Ripulitura delle testate delle murature dal terreno vegetativo e consolidamento delle creste ed impermeabilizzazione mediante intasatura dei giunti fra gli elementi lapidei.
• Riprese e ripulitura delle stilature dei giunti del paramento restaurato negli interventi precedenti e successiva stilatura sottosquadro e stuccatura.
• Consolidamento dei gradini. • Sistemazione dei drenaggi con canalette di scolo delle acque. • Drenaggio interno con fori per fuoriuscita dei canali di scolo delle acque meteoriche.
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indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
Indagini preliminari del sito di Rocca San Silvestro
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indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
Il castello di Rocca San Silvestro, posto nelle vicinanze di Campiglia Marittima (LI) e nell’immediato entroterra costiero, rappresenta uno degli insediamenti medievali meglio conosciuti della Toscana meridionale; il sito è stato infatti caratterizzato da estese campagne di indagini archeologiche, accompagnate da un’analisi delle fonti scritte edite ed inedite, operate dall’Università degli Studi di Siena dal 1984 al 19961, che hanno permesso di ricostruire la sua complessa ed affascinante storia. L’insediamento si sviluppa fra le quote di 281 e 309 metri sul livello del mare occupando un’area, all’interno del perimetro fortificato sinora noto, pari a 7.090 mq (considerata secondo lo sviluppo in proiezione planimetrica). Il sito si presenta come un’area ben fortificata che racchiudeva, seguendo grosso modo l’andamento naturale del livello del terreno, tutto l’aspro sperone omonimo, posto fra la valle dei Manienti ed il monte Rombolo, costituito da affioramenti di calcare chiaro (marmo locale) che presenta un complesso sistema di faglie di fessurazione. L’insediamento, così come risulta dalle murature affioranti, dai ruderi e dalle murature emerse nel corso degli scavi archeologici, presenta una complessa struttura urbanistica caratterizzata da una grande cinta fortificata in cui si apre la porta, da strutture residenziali e produttive dominate dalla mole dell’area signorile, con il torrione o cassero, e dalla chiesa. Generalmente tutte le strutture esistenti, che conservano per buona parte le murature in elevato, si presentano in precario stato di conservazione, poiché, tranne per pochi interventi realizzati d’urgenza con murature a secco o con interventi di ricostruzione e consolidamento in muratura di pietrame di recupero, tutto è rimasto nello stato in cui si presentava alla fine delle operazioni di scavo (condotte in maniera estensiva per circa un terzo della superficie complessiva dell’area fortificata ai fini della comprensione dell’urbanistica del castello e della messa a disposizione del pubblico dell’area monumentale). Nessun controllo è stato operato fino al 2016 per quanto riguarda l’assetto idrogeologico dell’area, gravemente alterato successivamente dalle grandi modificazioni introdotte con le operazioni di scavo e con la rimozione dei grandi volumi di inerti derivanti dai crolli e dal terreno vegetale che da secoli ricoprivano il sito. Anche l’assetto della vegetazione dell’area, una volta coperta dal bosco (composto da tutte le essenze tipiche della macchia mediterranea), non risulta essere stato tenuto sotto controllo, se non con annuali operazioni di diserbo condotte con antivegetativi chimici. 1 Gli scavi sono stati condotti dalla Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Siena sotto la direzione scientifica del Prof. Riccardo Francovich.
pagina a fronte Particolare di un prospetto di un edificio presente nell’area del borgo (Foto: Sara Marchini).
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L’insediamento di Rocca San Silvestro durante la prima fase di occupazione (ca. X secolo) (Guideri, 1995).
pagina a fronte L’insediamento di Rocca San Silvestro durante la seconda fase di espansione (XII-XIII secolo) (Guideri, 1995).
Questi fattori, unitamente all’intenso sfruttamento turistico dell’area monumentale, che vede la frequentazione annuale di una media di oltre 25.000 presenze, hanno portato ad una situazione di grave dissesto delle strutture murarie superstiti che sono soggette ad inesorabili agenti di degrado, permanendo la situazione attuale di assenza di interventi organici e coordinati all’interno di un quadro di metodologie operative che tengano conto del quadro complessivo dei fenomeni di degrado dell’area. Inquadramento storico-archeologico Nel Medioevo grazie all’iniziativa signorile dei Conti Della Gherardesca vengono fondati nell’area delle Colline Metallifere, in quella porzione attualmente compresa nel territorio provinciale di Livorno, alcuni castelli dediti quasi esclusivamente all’attività estrattiva come Rocca San Silvestro (Rocca a Palmento), Biserno ed il castello situato sul Poggio del Romitorino. Lo sfruttamento minerario dei minerali di rame, piombo ed argento in età medievale si concentra in particolari zone, nei pressi dei castelli minerari (Valle dei Lanzi, Valle dei Manienti, Vallin Lungo, Valle delle Rozze). La lavorazione del rame e del piombo argentifero in questo periodo è finalizzata alla fornitura di metallo prezioso — argento — per la produzione di monete. Proprio la presenza di metalli “monetabili” ha determinato sia la fortuna di questo territorio che il definitivo abbandono, quest’ulti-
indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
mo probabilmente legato al passaggio a più facili fonti di approvvigionamento ed ai mutamenti socio economici dei periodi successivi. Rocca San Silvestro è dunque un castello di nuova fondazione che si formò grazie all’impulso di una importante famiglia aristocratica, i Della Gherardesca, probabilmente durante il X secolo, con lo scopo di sfruttare le risorse metallifere del territorio. Si deve altresì identificare l’attuale insediamento con il toponimo di Rocca a Palmento riportato dalle fonti medievali. A sostegno di questa ipotesi vi è un documento2 del 1310 che ne riporta la posizione geografica ed i confini delle pertinenze e che permette di verificare la corrispondenza perfetta con quella dell’attuale insediamento di Rocca San Silvestro. Con il nome Rocca a Palmento compare per la prima volta in un diploma di Enrico VI del 1191 che lo colloca nel comitato pisano. Per la giurisdizione ecclesiastica faceva parte della Diocesi di Populonia e Massa (Francovich, 1991). Dal confronto dei dati di scavo archeologico e della documentazione storica, quindi, il castello risulterebbe fondato intorno all’anno Mille su iniziativa signorile dei Conti Della Gherardesca. Nell’XI secolo il castello fu provvisto di una cinta sommitale ed una più bassa a chiusura di un primo abitato di cui 2
ASF, Diplomi della Gherardesca, 243 bis, ad annum 1310, riportato da Francovich, 1991.
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indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
furono rivenute scarse tracce archeologiche. È però solo nel XII secolo che il castello fu sottoposto ad una completa ridefinizione che comportò la ricostruzione delle cinte e del borgo con edifici in pietra. Tale ricostruzione venne attentamente progettata nei minimi particolari, con area signorile, chiesa, aree abitative, aree adibite alla lavorazione del minerale e strutture produttive di uso comunitario. Ciò rivela in questo un preciso progetto di sfruttamento delle risorse del territorio che fu condotto dai Della Gherardesca attraverso i suoi visdomini appartenenti alla famiglia dei Della Rocca. Nel corso del XIII secolo si ha il momento di massimo sviluppo del castello che coincide con il rialzamento di tutte le case del borgo ed una loro nuova organizzazione degli spazi. Lo sfruttamento delle risorse del territorio si concluse nel corso del XIV secolo e portò ad un graduale abbandono del castello, legato oltre che ad un disinteresse maggiore dei Della Gherardesca, anche alla generale crisi delle signorie. Struttura del sito archeologico L’insediamento di Rocca San Silvestro è circondato da una cinta muraria di circa 400 m di lunghezza ed ha una espansione di circa 1 ettaro. Si accede alla porta attraverso un corridoio di accesso acciottolato delimitato dalla cinta muraria e da un muro merlato su cui si aprono alcune feritoie strombate. La cinta muraria è realizzata in muratura a sacco con conci in calcare locale disposti su filari ben apparecchiati, ed è generalmente fondata sulla roccia affiorante. Dall’unica porta, realizzata in bicromia con conci di marmo bianco e marmo grigio bardiglio, partiva la via principale del villaggio in direzione nord/sud che divideva in due parti il borgo e che collegava la via di accesso con la chiesa e l’area signorile. L’ingresso presentava da un portale ad arco con una luce di m 2,20 di cui restano gli stipiti, le mazzette in grossi blocchi, gli alloggi per i cardini, l’alloggio del chiavistello, la soglia con la parte centrale ribassata per il transito degli animali e il deflusso delle acque. La via è caratterizzata da scalinate in parte tagliate nella roccia e in parte costruite con risultati a volte imponenti. La struttura del castello, facendo riferimento alle sue parti funzionali, può essere suddivisa in sette aree3: 1. Area Signorile L’area signorile è costituita da due pianori concentrici. In quello superiore è situata la torre e il palazzo per la residenza del signore. La torre misura 4 x 5 m e sorge sul luogo più alto. Il palazzo è caratterizzato
3 La suddivisione degli ambienti è quella proposta nelle pubblicazioni e nelle guide riguardanti il sito realizzate nel corso degli anni (una delle più complete è Guideri, 1995).
pagina a fronte L’area signorile, la torre e la cisterna.
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La chiesa e, immediatamente prospiciente l’ingresso, l’area adibita a cimitero.
dalla presenza di pavimento in lastre di marmo che lo distingue da tutte altre costruzioni del castello che presentano una pavimentazione in terra battuta (case) e cocciopesto (chiesa). Nel pianoro inferiore sono presenti vari ambienti di servizio, magazzini e cisterne che si aprono su un ambiente aperto. Nella porzione nord del Palazzo erano poi presenti due cisterne gemelle per la raccolta dell’acqua, impermeabilizzate con uno spesso strato di cocciopesto, delle quali resta ben conservata solo quella ovest. La cisterna est risulta infatti quasi del tutto crollata a causa del naturale scivolamento del costone roccioso a valle. Tutta l’area era circondata da una possente cinta muraria e l’accesso era permesso solamente da una porta. 2. Chiesa La chiesa, situata subito sotto l’area signorile e strettamente connessa con questa4, è un edificio ad aula a pianta trapezoidale, orientata nord-sud, mono-absidata, di cui resta l’intero elevato, privo soltanto della copertura (probabilmente realizzata a capriate con tetto a doppio spiovente). Oltre ad una connessione sociale vi è una connessione fisica tra la chiesa e il muro di cinta che racchiudeva l’area signorile. La struttura religiosa si presenta infatti appoggiata al muro di cinta e conseguentemente risulta costruita in un momento successivo a quest’ultimo.
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indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
Le murature della chiesa lasciano leggere perlomeno due fasi edilizie (Francovich-Parenti, 1987):
• la prima fase costruttiva, probabilmente di fine XI secolo, ad aula mono-absidata con unico portale di accesso;
• la seconda fase, dei primi decenni del XIII secolo, ha comportato un allungamento di 2,5 m dell’aula verso nord, con il relativo spostamento dell’abside e con l’apertura di un portale laterale sul prospetto est. 3. Cimitero Il cimitero, disposto di fronte alla facciata della chiesa e stratigraficamente addossato a quest’ultima, ha restituito circa 300 individui che si riferiscono alle deposizioni del XIII e XIV secolo, quando la chiesa divenne della comunità e non più cappella signorile. Precedentemente a questa fase si riferiscono soltanto tre tombe in muratura, polisome, probabilmente pertinenti alle figure di rango del castello. 4. Frantoio La presenza di un frantoio, posto nell’area residenziale ad est della chiesa, giustifica anche il nome medievale del castello di Palmentum. La struttura appare costituita da un vano che accoglie al centro una vasca circolare con relativa macina che veniva azionata a mano o con l’aiuto di un piccolo animale. La pasta di olive così macinata veniva pressata e successivamente separata dall’acqua in un torchio che doveva essere situata accanto alla struttura molitoria. 5. Borgo La definizione dell’abitato, nella forma che è visibile oggi, risale alla seconda metà del XIII secolo. In quel periodo, infatti, per le accresciute necessità di spazi edificabili, il borgo si sviluppò su tutto il versante orientale dell’insediamento. Le abitazioni erano disposte su uno o due piani ed avevano una superficie media di 27 metri quadrati. Il tetto era realizzato in lastre di calcare scistoso. Vi era talvolta
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Il frantoio.
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Veduta aerea di una porzione dell’area del borgo.
una suddivisione interna dei locali. Gli ambienti erano dotati di pavimenti in terra battuta, di focolari di argilla o malta e di nicchie ricavate nei muri. 6. Area Industriale Sui terrazzi artificiali dell’area occidentale del castello, originariamente utilizzati come cava di materiale da costruzione, erano situate le strutture di trasformazione del rame e del piombo argentifero. Un muro divisorio separava l’area di produzione dal borgo e uno stretto sentiero permetteva il controllo di chi accedeva all’area più importante del castello. Le strutture fusorie erano costituite da pietra porfirica e argilla ed erano estremamente deperibili e per questo riparate e coperte da tettoie in legname. 7. Area Artigianale La produzione di ferro e di calce, anch’essa sotto controllo signorile, era destinata all’autoconsumo, al contrario del rame e piombo argentifero ed era situata fuori dalle mura del castello.
Rilievo dell’area di studio Il rilievo dell’architettura e dell’ambiente urbano, oltre che del territorio in senso lato, si propongono come fondamentale strumento di indagine per la registrazione, la lettura e la discretizzazione di tutto un universo di dati e segni prodotti dalla storia e dalla cultura in una determinata area geografica. Operazioni di rilevazione attenta costituiscono altresì la base conoscitiva fondamentale per l’esercizio di attività critiche ed interpretative legate alla formazione ed allo sviluppo di un determinato sito, insediamento, città o territorio, oltre che per la previsione dei necessari interventi di conservazione, restauro e valorizzazione del sito stesso. Le esperienze condotte, in ambito scientifico ed in particolare nel settore dell’archeologia medievale, hanno consentito la messa a punto di metodologie operative per indagini finalizzate alla corretta comprensione delle architetture, dei complessi di interesse storico ed archeologico, degli ambienti urbani, del territorio e dei contesti storici, culturali ed ambientali rilevati, fornendo strumenti essenziali per la lettura critica e la valutazione attenta degli interventi di conservazione e restauro. Il rilievo per il progetto di restauro di Rocca San Silvestro è stato strutturato seguendo due diverse scale di approfondimento. Accanto alla realizzazione di rilievi planimetrici dell’intera area e delle singole Unità Tecniche di riferimento, indispensabili per georeferenziare gli interventi proposti, sono stati
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Veduta aerea di una porzione dell’area industriale.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
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Particolare di un momento durante le operazioni di rilievo mediante laser scanner.
effettuati rilievi di dettaglio in verticale delle singole strutture al fine di riportare ogni informazione relativa alle caratteristiche dimensionali, materiche e tipologiche delle strutture stesse. Questo materiale ha permesso di costruire una banca dati relativa alle tipologie delle apparecchiature murarie storiche nel primo periodo costruttivo e delle relative varianti messe in opera durante gli ampliamenti e i restauri operati in periodi successivi. Si è scelto dunque di utilizzare tecnologie che permettessero di restituire un dato affidabile, preciso ed implementabile nel caso di progetti futuri e che a sua volta potessero essere impiegate per il progetto di restauro e per quello di valorizzazione. La scelta è dunque ricaduta sull’utilizzo del laser scanner e degli strumenti fotogrammetrici e di fotomodellazione. Tali strumenti sono stati impiegati in particolare per la realizzazione di planimetrie generali e di dettaglio, fotopiani per la documentazione delle strutture e per il controllo, in fase di ripristino, dei risultati delle operazioni di recupero e conservazione ed infine per il monitoraggio, nel tempo, dei risultati delle strategie di recupero messe in atto. Lettura dell’impianto e degli elevati Rocca San Silvestro rappresenta un classico esempio di insediamento dove una pluri-decennale attività archeologica si è basata sull’integrazione di dati emersi da un’indagine sotto la “quota zero” del piano di campagna e da quelli prodotti dall’analisi stratigrafica delle murature in elevato. È questo uno dei maggiori contesti dove si è strutturato il settore disciplinare dell’Archeologia dell’Architettura, muovendo passi concreti verso una più piena consapevolezza del suo valore nel campo della ricostruzione storica. Sotto il coordinamento del Prof. Roberto Parenti e della Prof.ssa Giovanna Bianchi dell’Università degli Studi di Siena sono state infatti condotte dettagliate letture stratigrafiche tese all’analisi dei sistemi costruttivi adottati nei diversi periodi storici. Ogni struttura architettonica è stata analizzata e
registrata nel dettaglio secondo le piĂš minute differenze che la caratterizzavano, arrivando a definire tipologie costruttive per archi cronologici di riferimento e collegando questo dato alle dinamiche sociali, economiche e politiche che hanno interessato il sito nel corso del tempo5. Nel progetto di restauro della Rocca effettuato nel 2016 non sono state dunque elaborate analisi archeologiche a fini storici (le vicende che riguardano la nascita, lo sviluppo ed il declino del sito sono ormai ben note), bensĂŹ prettamente tecnici. Sono state dunque realizzate una serie di letture stratigrafiche sui paramenti dove era necessario proporre un intervento di restauro, seguendo una duplice ottica: 5
Per maggiori dettagli si può far riferimento a Bianchi, 1996.
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Planimetria completa del sito di Rocca San Silvestro ottenuta dalla digitalizzazione del rilievo.
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Prospetto con lettura stratigrafica di un’abitazione presente nell’Unità Tecnica 7.
• scegliere i punti migliori, ovvero le Fasi Costruttive maggiormente rappresentative, dove effettuare i prelievi di malta da analizzare;
• mettere in evidenza le interfacce costruttive fra le diverse Unità Stratigrafiche (US) per operare un restauro attento e consapevole, con l’obiettivo di non cancellare le tracce della vita del manufatto ma, all’opposto, cercare di valorizzarle. Seguendo dunque queste prerogative sono state effettuate analisi stratigrafiche speditive per US6 delle porzioni murarie visibili del Lotto 1, utilizzando come basi grafiche i fotopiani prodotti attraverso la fotomodellazione ed il rilievo laser scanner. La lettura per US ha svolto un ruolo attivo nella progettazione del restauro e nella fase di intervento. Da un lato ha permesso il riconoscimento delle diverse Fasi Costruttive che sono state impiegate per la costruzione e la modifica del sito nel corso del tempo, elementi indispensabili, ad esempio, per delineare i criteri di prelievo e di intervento per le malte7; allo stesso tempo, l’individuazione e la caratterizzazione delle principali Tecniche Costruttive Murarie ha fornito dati essenziali per proporre integrazioni compatibili con le compagini murarie utilizzate nei diversi periodi cronologici. Un esempio in tal senso proviene dalla cisterna dove la lettura archeologica dei paramenti murari ha permesso di individuare e caratterizzare due strati di intonaco in cocciopesto sovrapposti, messi in opera in due fasi costruttive diverse, che necessitavano di un restauro puntuale che non cancellasse il rapporto fisico e cronologico fra questi due elementi. Attraverso la lettura archeologica dei paramenti è stato inoltre possibile comprendere se alcuni accorgimenti utilizzati in fase di realizzazione delle murature erano originari oppure se potevano essere inclusi nelle superfetazioni dovute ai restauri moderni. È il caso delle stilature presenti nelle murature interne della chiesa, dove, durante la prima fase di costruzione dell’edificio, le maestranze che si sono occupate della stesura della malta di allettamento fra le pietre, hanno lasciato l’impronta caratteristica 6 Per quanto concerne la metodologia e la modalità grafica di rappresentazione di lettura stratigrafica adottata sul sito si può far riferimento a Arrighetti, 2012. 7 Vedi paragrafo 2.4.1Malte di allettamento.
indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
della cazzuola in fase di finitura, materialmente rappresentata da una linea orizzontale che ripercorre i giunti in tutta la loro lunghezza. Questo elemento, tanto quanto una decorazione o un affresco, rappresenta una testimonianza delle culture costruttive di chi ha operato in quel contesto e, di conseguenza, impone un’attenzione particolare in fase di intervento tesa alla sua preservazione, tutela e valorizzazione. Individuazione, campionamento e analisi dei materiali costruttivi Malte di allettamento Nelle operazioni di restauro e reintegro di murature e di creste murarie risulta indispensabile utilizzare malte, e più in generale materiali costruttivi, che presentino caratteristiche compatibili, per composizione e colore, rispetto a quelle utilizzate durante la loro costruzione. Per ottenere questo risultato appare quanto mai indispensabile programmare e realizzare un intervento di recupero che tenga conto dei materiali e delle tecniche presenti nell’intera area di intervento. Il progetto, in linea generale, dovrà dunque prevedere una serie di operazioni consequenziali così strutturate:
• analisi archeologica dei paramenti, indispensabile per individuare i punti più idonei dove effettuare i prelievi;
• prelievo e campionamento delle malte, operazione che, in relazione alle risorse economiche a disposizione, deve essere ottimizzato al meglio dal punto di vista quantitativo e qualitativo;
• ulteriore sopralluogo sul sito per la verifica del colore dei campioni prodotti, operazione preventiva alla produzione e messa in opera della malta. In particolare, il primo passo da compiere risulta l’individuazione delle diverse fasi costruttive che compongono i singoli Corpi di Fabbrica (CF). Tale operazione, per la quale si rende indispensabile la presenza sul campo di un archeologo specializzato in architettura, prevede una lettura stratigrafica
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A sinistra, un particolare della stilatura presente nelle murature della chiesa. A destra, la sovrapposizione degli intonaci che rivestono i paramenti interni della cisterna.
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delle murature a vista, seguita da un prelievo per ogni fase costruttiva individuata di campioni di malta (dimensioni minime di 2 x 2 cm) successivamente imbustati, fotografati ed etichettati. Per evitare di dover analizzare un enorme quantità di leganti, in alcuni casi, l’operazione di campionamento può essere effettuata valutando la fase costruttiva maggiormente caratterizzante un CF o un setto murario, in termini di quantità di superficie visibile, e prelevando un campione di quella porzione di muratura da utilizzare per l’intervento sull’intera struttura. Nell’area di Rocca San Silvestro interessata dal restauro, successivamente alla lettura archeologica dei paramenti, sono stati previsti i prelievi di sedici campioni di malta: A. un campione di malta dalla torre (Campione 1); B. un campione di malta dal terrapieno della torre (Campione 2); C. un campione di malta dalle murature interne dell’abitazione signorile (Campione 3); D. tre campioni di malta dalla cisterna (uno dalla muratura esterna e due dai diversi strati di intonaco in cocciopesto presenti all’interno) (Campioni 4, 5 e 6); E. un campione di malta dalle strutture della corte dell’area signorile (Campione 7); F. un campione di malta dalla cinta muraria dell’area signorile (Campione 8); G. tre campioni di malta dalla chiesa (due dalle murature interne, uno per ogni fase costruttiva, ed uno dalla pavimentazione in cocciopesto) (Campioni 9, 10 e 11); H. due campioni di malta dal cimitero (uno per ogni fase costruttiva) (Campioni 12 e 13); I. un campione di malta dalle abitazioni ad est dell’area signorile (Campione 14); J. due campioni di malta dalle abitazioni con corte a sud dell’area signorile (uno per ogni fase costruttiva) (Campioni 15 e 16). Le analisi sui campioni Una volta effettuati i prelievi, i campioni di malta sono stati dunque inviati a specifici laboratori8 che si sono occupati di effettuare analisi colorimetriche, caratterizzazioni petrografiche in sezione sottile ed indagini mineralogiche. Le analisi hanno permesso di ottenere una caratterizzazione specifica di ogni singolo campione, in funzione della realizzazione di una malta compatibile per colore e composizione con quella antica. In particolare, i risultati delle analisi petrografiche hanno mostrato che in tutti i campioni analizzati il legante è riconducibile a calce aerea carbonatata, quasi sempre contenente più o meno grandi calcinaroli (calce mal carbonatata). Sulla base dell’aggregato si possono fondamentalmente distinguere quattro tipologie di impasti: 8
I laboratori sono stati indicati dalla Direzione Scientifica e dalla Direzione Lavori.
indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
• Campioni 1, 3, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15 e 16. Si tratta di impasti di colore bruno con sfumature grigiastre in cui la carica risulta costituita per la quasi totalità da frammenti carbonatici riconducibili a calcite policristallina sgranata e talora con qualche granulo di calcare marnoso e di calcare micritico, mentre la parte silicatica è presente praticamente in tracce data da argilliti e raro quarzo. Da notare che la matrice presenta diffuse dispersioni di materiale ocraceo giallo e in netto subordine rossastroaranciato che determina la cromia degli impasti. Tale colorazione non risulta presente all’interno dei calcinaroli (di colore bianco), fatto che testimonierebbe quindi che il legante non conteneva in origine la parte ocracea, ma che questa è stata aggiunta in maniera omogenea all’atto della confezione dell’impasto (malte colorate in pasta). Il rapporto aggregato/legante è sempre molto sfavorevole a quest’ultimo con valori compresi tra 3,5/1 e 4/1. Si nota inoltre una certa omogeneità nelle dimensioni della carica, con i frammenti arenaceo fini che risultano quelli meglio rappresentati (dimensioni comprese tra 1/4 e 1/8 di millimetro). La porosità risulta talora attestata su valori medioelevati (campp. 1, 3, 7 e 8) che quindi possono presentare problemi di friabilità, mentre per i restanti campioni essa risulta più contenuta, su valori medio-bassi che quindi testimonierebbe un sufficiente stato di conservazione.
• Campioni 5, 6 e 11: si tratta di impasti che contengono tra i granuli della carica del cocciopesto o come aggregato principale e quasi unico (campp. 5 e 6) o comunque presente in media quantità (camp. 11). I primi due impasti risultano del tutto simili, con oltre al cocciopesto minime quantità di
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Planimetria del Lotto 1 con l’individuazione dei punti di prelievo dei campioni di malta per le analisi.
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frammenti carbonatici (calcite policristallina), e con un rapporto aggregato/legante intorno a valori di 2,5/1 quindi meglio proporzionati delle malte del primo gruppo. La carica presenta dimensioni meno omogenee che nei campioni del primo gruppo, con anche frammenti conglomeratici micro. Il legante risulta di colore biancastro, con la cromia rossastra che deriva dall’utilizzo del cocciopesto. La porosità è attorno a valori medi e quindi si può stimare che gli impasti siano sufficientemente conservati. Il campione 11, come già affermato, pur contenendo cocciopesto risulta diverso in quanto questa carica è presente in medie quantità, determinando un colore rosato, ma la parte preponderante della sabbia è di natura carbonatica (calcite policristallina). Inoltre il rapporto aggregato/legante è di circa 4/1 quindi con una quantità eccessiva di carica. Peraltro la porosità è stimabile su valori bassi e quindi lo stato di conservazione può ritenersi più che sufficiente.
• Campione 2: in questo caso la sabbia risulta quasi totalmente di natura silicatica, data da argilliti e quarzo, con solo una piccola quantità di frammenti carbonatici. La cromia anche in questo caso leggermente giallognola deriva dal colore proprio delle argilliti e non da una diffusa presenza di materiali ocracei nel legante. Il rapporto aggregato/legante è attorno a valori di 2/1, mentre la porosità si attesta su valori medi (sufficiente stato di conservazione).
• Campione 4: pur avendo un rapporto aggregato/legante di 2/1, quindi simile al campione 2, in questo caso la carica è sia di natura carbonatica (in quantità meglio rappresentata) sia silicatica (argilliti, quarzo, arenarie, feldspati), quindi diversa da quella del campione 2. La sabbia presenta dimensioni anche conglomeratico fini (8-4 mm), quindi un po’ troppo assortita e la porosità risulta elevata, testi-
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Particolare di un campione di malta prelevato in sito e della sua sezione sottile.
moniando uno stato di conservazione non ottimale. L’analisi diffrattometrica ha evidenziato che in tutti i campioni analizzati il minerale presente in prevalenza è la calcite seguita dal quarzo. Si tratta di minerali che sono compatibili con la malta analizzata anche per via petrografica. Dall’analisi diffrattometrica emergono alcune peculiarità:
• Tra i minerali silicatici secondari si riscontra la presenza di plagioclasio, muscovite, clorite. • Si riscontra la presenza di alite nei campioni 5 e 6. Si tratta di cloruro di sodio proveniente dagli aerosol marini.
• Nei campioni 5, 6 e 11 è presente in tracce ematite. L’ematite è da collegare al cocciopesto, riscontrato solo in questi campioni.
• Il carbonato di calcio è presente quasi esclusivamente sotto forma di calcite ad eccezione del campione 5 dove si riscontra la vaterite, una forma metastabile di carbonato di calcio.
indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
Cocciopesto per intonaco e pavimentazioni Il procedimento operativo per il prelievo e l’analisi del cocciopesto ricalca in buon parte quello descritto in precedenza; si differenzia invece dalla malta di allettamento nelle fasi di riproduzione in laboratorio e nella messa in opera, operazioni che richiedono personale altamente specializzato. Per il sito di Rocca San Silvestro si è deciso di utilizzare un nuovo cocciopesto per intervenire su due aree specifiche che necessitavano di interventi puntuali:
• nella cisterna dove l’intonaco impermeabilizzante si stava staccando dal supporto murario e quindi risultava indispensabile intervenire con iniezioni di malta come consolidante;
• nella chiesa dove lo scavo archeologico aveva previsto la rimozione del vecchio pavimento in cocciopesto, del quale permanevano labili tracce, per riprodurre, una volta concluse le indagini, una nuova pavimentazione. Tale operazione è stata necessaria per veicolare il flusso delle acque piovane al di fuori dell’ambiente, seguendo un percorso stabilito in fase di progettazione ed evitando ristagni di acqua all’interno dell’edificio. Entrambe queste operazioni sono state effettuate a margine di un attento prelievo di materiale costruttivo all’interno dei due corpi di fabbrica e di una puntuale analisi delle caratteristiche chimico-fisiche e colorimetriche dei campioni (le fasi del prelievo e delle analisi dei campioni di malta sono stati trattati nel paragrafo precedente). Materiali litici Rocca San Silvestro è stato realizzato interamente in pietra (ad eccezione di alcuni puntuali restauri moderni che hanno previsto l’utilizzo, seppur sporadico, del laterizio). Il sito si presenta come un’area ben fortificata che racchiudeva, seguendo grosso modo l’andamento naturale del livello del terreno, tutto l’aspro sperone omonimo, posto fra la valle dei Manienti ed il monte Rombolo, costituito da affioramenti di calcare chiaro microcristallino appartenenti alla Formazione del Calcare Massiccio della serie Toscana. Questo materiale costruttivo è stato utilizzato per la costruzione della quasi totalità del sito archeologico e, a seguito dei risultati delle analisi condotte sui campioni di malta, ha trovato impiego anche per la produzione degli inerti presenti nei leganti. Come materiale da costruzione il calcare microcristallino presenta caratteristiche molto interessanti. Alla non facile lavorabilità si contrappone la possibilità di realizzare ottimi elementi costruttivi costituiti da conci perfettamente squadrati e spianati che, quando non presentano situazioni particolarmente aggravate da fenomeni di degrado antropico o naturale, mantengono tali caratteristiche immutate nel corso del tempo. Il calcare utilizzato a Rocca San Silvestro in alcuni casi presenta problematiche legate alla sua struttura. L’affioramento di materia prima visibile al di sotto del sito archeologico presenta un complesso sistema di faglie di fessurazione che hanno necessitato nel corso del tempo di interventi di chiodatura mirati alla prevenzione di distacchi. Questa dinamica si ripercuote sui singoli materiali costruttivi che
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Particolare dell’intonaco in cocciopesto che rivestiva i paramenti interni della cisterna.
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Particolare di un concio squadrato con finitura esterna operata con subbia e scalpello (nastrino).
presentano molto spesso estese fessurazioni lungo le venature naturali delle pietre; queste ultime, con il passare del tempo, tendono a sfaldarsi e, di conseguenza, a provocare estesi distacchi, indebolendo l’intera compagine muraria. Mappatura e analisi dei degradi delle superfici murarie Nel corso del progetto di restauro di Rocca San Silvestro è stata realizzata una completa indagine diagnostica atta a fornire un quadro sufficientemente completo delle varie tipologie di degrado materico che sono state riscontrate nell’analisi delle strutture murarie del Lotto 1 del sito archeologico. I singoli paramenti sono stati dunque mappati e registrati attraverso un’analisi autoptica delle murature utilizzando come base grafica i rilievi fil-di-ferro e i fotopiani prodotti dal rilievo fotogrammetrico e laser scanner delle strutture.
indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
Proposte per l’utilizzo di piattaforme online per la registrazione dei dati: SICaR SICaR — Sistema Informativo per i Cantieri di Restauro, è un sistema web-based nato per trasferire alle piccole e medie imprese tecnologie avanzate per la diagnostica, il restauro e la documentazione dei Beni Culturali. Lo scopo è quello di gestire i documenti raccolti durante il processo di restauro (dalla diagnosi al progetto, all’intervento e alla documentazione finale) e di mappare e di riferirli a un modello ‘iconometrico’ dell’opera d’arte, sostenendo in tal modo la cooperazione tra Istituzioni e professionisti per una migliore comprensione dei dati e la loro condivisione in tempo reale. Il Sistema, sviluppato con software Open Source, è completamente accessibile via web, sia per la consultazione che per l’inserimento dei dati e in tal modo può essere utilizzato direttamente, da tutti i professionisti coinvolti dal loro luogo di lavoro (sia esso un ponteggio o un laboratorio). SICaR si configura dunque come un GIS web-based per la gestione di una grande quantità di informazioni di vario genere (vettoriali, alfanumeriche e raster) collezionate durante l’analisi e la progettazione di un intervento di restauro. Tali informazioni possono essere mappate e georeferenziate su un modello geometrico 2D del bene. Agli utenti è permesso un accesso trasversale a tutte le categorie di dati gestiti — informazioni geometriche, raster, documenti testuali, ipertesti (HTML) o testi semistrutturati (XML) — garantendo ricerche incrociate tra gli stessi ed estrema facilità di consultazione. SICaR è stato scelto come sistema informativo di riferimento per i cantieri di restauro nell’ambito del progetto ARTPAST — Applicazione informatica in Rete per la Tutela e la valorizzazione del Patrimonio culturale nelle aree Sottoutilizzate, coordinato dal MiBAC con il supporto scientifico della Scuola Normale Superiore, finanziato con le delibere CIPE 17/2003 e 83/2003.Nel progetto di restauro di Rocca San Silvestro si è scelto di utilizzare questa piattaforma che, grazie alla sua struttura gerarchica di immissione dei dati e alla possibilità di interazione fra schede alfanumeriche e apparato grafico, ben
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Particolare degli affioramenti di materiale litico utilizzato come terreno fondale e materia prima per la costruzione degli edifici.
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Alterazione cromatica Patina biologica
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Prospetto di un’abitazione presente nell’Unità Tecnica 7 con registrazione delle principali forme di degrado materico.
si adattava al lavoro realizzato nel sito archeologico. È stato dunque pianificato un sistema di inserimento dati che permettesse di rispettare la diacronia dell’analisi effettuata, basata su una serie di rilievi, restituzioni e analisi a diversi livelli di approfondimento. In linea generale le strutture gerarchiche utilizzate durante il lavoro e successivamente adottate da SICaR sono state le seguenti:
• Sito Archeologico; • Lotto; • Unità Tecnica; • Corpo di Fabbrica; • Paramento murario; • Sistemi costruttivi (dalle tecniche costruttive murarie ai campioni di malta).
indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
Per ogni struttura, come descritto dettagliatamente nel capitolo 4, sono state immesse nella piattaforma una serie di basi grafiche, siano esse raster o vettoriali, che permettessero di inserire e visualizzare nel dettaglio le analisi effettuate su superfici verticali e orizzontali. A questa tipologia di informazioni
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Particolare della nuvola di punti realizzata da rilievo laser scanner.
sono state poi allegate una serie di schede (in parte già presenti sulla piattaforma ed in altri casi inserite come allegato in PDF) che approfondissero l’analisi e che permettessero un collegamento incrociato fra i dati. Un esempio viene fornito dall’analisi dei campioni di malta indispensabile sia in fase di analisi archeologica delle architetture, che in fase di scelta dei leganti più idonei per l’intervento di stuccatura dei giunti dei paramenti murari.
pagine seguenti Immagine prospettica della nuvola di punti.
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indagini preliminari del sito di rocca san silvestro
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tavole di inquadramento
Tavole di inquadramento
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UT4 Planimetria rilievo
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UT4 Planimetria fotopiano
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UT4 Sezione AA’ rilievo e fotopiano
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UT4 Sezione BB’ rilievo e fotopiano
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UT4 Sezione CC’ fotopiano e rilievo
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UT4 Sezione DD’ fotopiano e rilievo
tavole di inquadramento
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UT2 Sezione AA’/Sezione BB’ rilievo
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UT2 Sezione AA’/Sezione BB’ fotopiano
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UT1 Planimetria rilievo
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UT1 Planimetria fotopiano
tavole di inquadramento
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UT2 Planimetria rilievo
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UT2 Planimetria fotopiano
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UT7 Planimetria rilievo
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UT7 Planimetria fotopiano
tavole di inquadramento
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UT6 Planimetria rilievo
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UT6 Planimetria fotopiano
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UT6 Sezione AA’/Sezione BB’ rilievo
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UT6 Sezione AA’/Sezione BB’ fotopiano
tavole di inquadramento
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UT7 Sezione AA’/Sezione BB’ rilievo
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UT7 Sezione AA’/Sezione BB’ fotopiano
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UT7 Sezione CC’ rilievo
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UT7 Sezione CC’ fotopiano
tavole di inquadramento
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UT1 Sezione AA’ rilievo e fotopiano
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UT1 Sezione BB’ rilievo e fotopiano
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UT5 Sezione AA’ rilievo
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UT5 Sezione AA’ fotopiano
tavole di inquadramento
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UT2 Sezione AA’/Sezione BB’ rilievo
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UT2 Sezione AA’/Sezione BB’ fotopiano
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analisi per l’intervento
Analisi per l’intervento
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analisi per l’intervento
Contesto Il restauro di Rocca San Silvestro è stato strutturato seguendo una doppia concezione: da un lato combattere i fenomeni di degrado presenti e gli elementi che potevano causare criticità alle strutture architettoniche; dall’altro proporre interventi compatibili e meno invasivi possibile con la struttura materiale degli edifici, cercando di evitare di denaturare l’identità storica del sito archeologico. Per questi motivi il progetto ha previsto un attento esame da parte di un team multidisciplinare, composto da archeologi, architetti restauratori, ingegneri e geologi, che si sono confrontati sui criteri metodologici da utilizzare e sugli interventi di restauro più idonei. Attraverso questi presupposti è stata dunque proposta, in fase di progetto, una linea di intervento caratterizzata da una prospettiva diacronica di analisi e rappresentazione. Una prima tranche di analisi è stata caratterizzata da un approccio generale, incentrato sulla messa in evidenza di criticità ed interventi ad ampio raggio, che riguardasse dunque l’intera area d’indagine (es. pulitura, aree di scavo archeologico, regimentazione delle acque, etc.). In questo caso si è scelto di rappresentare graficamente i dati in planimetria, attraverso retini e simboli che andassero ad identificare le aree analizzate e le tipologie di intervento proposte. Un secondo livello di approfondimento è stato utilizzato per le analisi e gli interventi di dettaglio (ad esempio quelli effettuati su murature, creste e pavimentazioni) dove le tipologie di analisi condotte richiedevano rappresentazioni con un dettaglio maggiore (es. letture stratigrafiche, analisi del degrado materico, etc.). In questo caso si è scelto di utilizzare piante particolareggiate e sezioni verticali che permettessero di apprezzare in modo sufficientemente chiaro ed esaustivo le analisi condotte sulle singole aree. Pulitura La pulitura è un processo necessario nella fase preliminare di un progetto di restauro di un sito archeologico. Le pavimentazioni, le murature, le creste, gli ambienti necessitano di un’attenta eliminazione del materiale residuo superficiale e della polvere che potrebbe influire negativamente su alcune specifiche lavorazioni (pensiamo ad esempio alla stilatura dei giunti e delle creste murarie o alla realizzazione di canalette e superfici drenanti). Ovviamente la pulitura deve prevedere un attento esame preliminare delle aree soggette a questo tipo di intervento; diverse infatti sono le precauzioni che devono essere adottate nella pulitura di un’area valutata a rischio archeologico, da un terreno archeologicamente sterile.
pagina a fronte Particolare di una muratura vista in sezione con un evidente dissesto strutturale
Per quanto concerne l’intervento di restauro sul sito di Rocca San Silvestro sono stati previsti due siste-
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Planimetria del Lotto 1 con l’individuazione delle aree sottoposte a pulitura. Pulitura aree con alta sorveglianza Pulitura aree senza alta sorveglianza
mi di pulitura: • pulitura e rimozione di materiale dai piani di calpestio (escluse le pavimentazioni) e dalle aree già scavate, non interessate da strutture murarie o dove viene valutato un rischio potenzialmente nullo di impatto archeologico; • pulitura e rimozione di materiale a contatto con aree ad alto potenziale archeologico (crolli moderni che ricoprono aree non ancora interessate da indagini archeologiche). Nel primo caso le operazioni sono state caratterizzate da interventi massivi, realizzati a mano o con mezzi meccanici. Attenzione particolare è stata conferita alle aree in prossimità di manufatti archeologici (come ad esempio quelle adiacenti alle pavimentazioni antiche o alle murature) dove sono state utilizzate tutte le cautele necessarie ad evitare danneggiamenti alle strutture antiche. Le pietre di medio-grandi dimensioni ricavate attraverso questa operazione sono state conservate in spazi appositamente dedicati all’interno dell’area di cantiere e sono state successivamente utilizzate per le integrazioni delle murature crollate o di altri elementi di interesse. Nel caso di rimozione di materiale a contatto con aree con alto potenziale archeologico, l’operazione è stata eseguita da personale specializzato, utilizzando prevalentemente attrezzatura pesante, quale pala e piccone, e solo per piccole quantità la cazzuola, sotto il controllo di un operatore archeologo qualificato ed in base alle indicazioni della Direzione Scientifica, della Soprintendenza territoriale e della Direzione Lavori. La presenza dell’archeologo ha garantito il corretto lavoro di pulizia in relazione alla preservazione delle aree di interesse archeologico.
Aree di scavo In fase di progettazione è stata individuata l’esigenza di effettuare una serie di operazioni di supporto alle specifiche attività edilizie, collegate principalmente alla realizzazione di strutture interrate necessarie al drenaggio delle acque. Tali operazioni hanno dunque richiesto mirate attività di indagine archeologica che hanno interessato aree completamente da scavare e zone in parte già indagate, che necessitavano di ulteriori verifiche. In particolare, all’interno dell’area archeologica di Rocca San Silvestro sono state individuate tre aree specifiche dove sono stati condotti scavi archeologici: • l’interno della torre: l’intervento è stato necessario per inserire le strutture di sostegno di un elemento indispensabile alla protezione dagli agenti atmosferici; • l’interno della chiesa: in parte già scavato dall’Università degli Studi di Siena, presentava ancora zone non interessate da indagini archeologiche. La rimozione del terreno è risultata necessaria per l’inserimento di alcune catene e per la nuova costruzione della pavimentazione interna in cocciopesto; • il forno localizzato nei pressi dell’UT7: in questo caso si tratta di una piccola porzione di terreno che era già stata per buona parte indagata durante gli scavi universitari e che necessitava solo di completamento. Gli scavi sono stati eseguiti in base alle indicazioni fornite dalla Direzione Scientifica1 e dalla Direzione Lavori, fino al raggiungimento del livello archeologicamente sterile.
1 Gli scavi archeologici sono stati condotti sotto la Direzione Scientifica della Prof.ssa Giovanna Bianchi dell’Università degli Studi di Siena.
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Planimetria del Lotto 1 con l’individuazione delle aree sottoposte a scavo archeologico. Aree di scavo
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Planimetria del Lotto 1 con l’individuazione delle diverse tipologie di intervento per le murature.
Pulitura e consolidamento murario con iniezioni di malta e stilatura giunti A | inserimento diatoni B | smontaggio e rimontaggio paramenti murari Ricostruzione muratura Revisione stilature Pulitura e consolidamento murario, integrazione stilatura giunti e restauro stilature antiche Pulitura e consolidamento murario con materiali sperimentati e stilatura giunti (UT. 3)
Murature Tipologia murature Uno degli interventi di restauro che caratterizzano la quasi totalità delle architetture messe in luce a seguito di scavi archeologici è la messa in sicurezza ed il consolidamento degli apparati murari. Nel sito di Rocca San Silvestro, da un attento esame autoptico delle murature a vista, sembrano coesistere diverse situazioni che impongono interventi specifici sulle murature:
• murature che presentano un’assenza della stilatura dei giunti a causa del degrado; • murature già restaurate che necessitano di piccole integrazioni di malta di allettamento; • murature restaurate che si presentano in buono stato di conservazione. Sebbene per le murature ben conservate l’intervento si è concentrato semplicemente su una pulitura delle superfici senza andare ad intaccare l’equilibrio del setto murario, per gli altri due casi menzionati in precedenza si sono resi necessari interventi più o meno incisivi, tesi al consolidamento di apparati attualmente instabili o che potrebbero risultare tali nel breve, medio o lungo periodo. Per questa seconda casistica di murature è stato previsto un processo operativo ampiamente sperimentato e consolidato, basato su una puntuale integrazione di malta nei giunti lacunosi, affiancata da un generale consolidamento e rinforzo delle stesse murature mediante iniezioni di malta iper-fluida. Il passo essenziale è stato comunque l’utilizzo di un legante più compatibile possibile in termini di colore e di resistenza al degrado alla malta originariamente utilizzata.
Stato di conservazione delle murature Una prassi comune di analisi, necessaria alla valutazione dello stato di conservazione delle murature viene rappresentata dalla documentazione delle forme di degrado materico presenti sui paramenti. Dopo un’attenta mappatura e schedatura dei fenomeni visibili su tutti i prospetti del Lotto 1 del sito archeologico, i risultati delle indagini sono stati combinati per ottenere una sintesi delle principali forme di degrado materico riscontrate. In particolare, gli elementi presenti con maggiore frequenza sembrano essere i seguenti: A. dilavamento delle strutture di fondazione direttamente a contatto con il substrato roccioso interessate da fenomeni di sfaldamento degli antichi leganti a causa della percolazione delle acque meteoriche; B. presenza di vegetazione e apparati radicali di grandi e piccole dimensioni di essenze autoctone che nel corso del tempo si sono sviluppate sulle murature stesse; alcune essenze sono in crescita e provocano un lento e continuo degrado per il naturale espandersi dell’apparato radicale; alcune essenze sono state tagliate e gli apparati radicali non rimossi marciscono lentamente lasciando vacui e lacune, anche di considerevoli dimensioni, all’interno del corpo dalla muratura stessa; C. patine biologiche di dimensioni variabili che alterano il colore del substrato roccioso; D. fratture interne ed erosione delle pietre utilizzate in fase di costruzione nella maggior parte dei casi causate dei cambiamenti climatici, dall’azione degli agenti atmosferici e della compressione a cui i materiali sono sottoposti; E. alterazione cromatica dei paramenti murari; F. incrostazioni e croste nere; G. efflorescenze; H. alveolizzazione caratterizzata dalla presenza di cavità di dimensioni eterogenee e di distribuzione non uniforme sulle superfici delle pietre; I. presenze di lesioni (documentate nel dettaglio per comprendere al meglio gli interventi necessari al consolidamento delle strutture).
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Esemplificazione di una muratura che necessita di stilatura dei giunti.
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Sebbene per alcune di queste forme di degrado siano state utilizzate opportune tecniche di rimozione e/o intervento tese ad arrestare o eliminare il problema2, in altri casi dove il fenomeno di degrado non andava ad alterare le caratteristiche strutturali dei manufatti, come ad esempio nel caso delle patine biologiche o delle alterazioni cromatiche, si è scelto di non intervenire per non alterare la stabilità acquisita dalle strutture nel corso del tempo. Individuazione e analisi delle aree di interesse L’area archeologica di Rocca San Silvestro presenta alcuni ambienti caratterizzati da superfici ed elementi di particolare interesse che hanno reso necessarie, in fase di intervento, specifiche precauzioni. Sono questi i casi della chiesa e della cisterna dove il restauro delle murature ha tenuto in considerazione alcuni espedienti indispensabili per consolidare e allo stesso tempo preservare elementi che un intervento errato o troppo invasivo avrebbe rischiato di cancellare. Per quanto riguarda la chiesa, le iniezioni di malta iper fluida e l’integrazione della malta nei giunti delle murature ha tenuto in considerazione la presenza di tecniche di stilatura antiche molto particolari, caratterizzate da tracce impresse dalle maestranze nella finitura della posa in opera dei filari, nello specifico da un segno orizzontale lasciato dalla cazzuola sui letti di posa della malta di allettamento. Questo particolare espediente, comune nelle murature medievali, è un tratto specifico che merita, prima di una valorizzazione, una sua preservazione durante gli interventi di restauro. Sono state dunque previste specifiche cautele che hanno permesso di non danneggiare questa importante testimonianza (per le iniezioni di malta sono stati scelti, ad esempio, i punti in cui la stilatura antica non era presente). La cisterna o, per meglio dire, le cisterne hanno presupposto invece un intervento ben specifico, incentrato sulla preservazione e consolidamento degli intonaci in cocciopesto e dei loro strati preparatori ancora presenti e ben visibili in situ. Per quanto riguarda la cisterna coperta sono ben visibili due strati di intonaco nella muratura interna settentrionale e molti lacerti di intonaco e dei suoi strati preparatori in tutte le murature interne. In particolare l’intonaco sembra concentrarsi nella parete settentrionale per tutta la sua lunghezza, mentre in quelle est ed ovest nell’attaccatura con il pavimento in cocciopesto fino all’altezza di 1.20 / 1.50 m. Il resto dei paramenti si presenta invece con muratura a faccia-vista dovuta al crollo dello strato coprente. Dove l’intonaco era ancora presente si è deciso di intervenire ricomponendo l’adesione fra gli strati costitutivi attraverso un metodo standard di consolidamento suddiviso in due fasi operative ben distinte: un’indagine preliminare non invasiva (noccatura della superficie) che permette di valutare i “vuoti” che corrispondono ai punti di distacco sia tra i vari strati che tra gli strati e la muratura; il risarcimento dei distacchi, un’operazione delicata, non reversibile e difficilmente controllabile poiché non si può osservare direttamente ma si agisce all’interno del sup-
2 Per una disamina sulle modalità di intervento in riferimento ai degradi materici delle murature è possibile fare riferimento alla pubblicazione del secondo volume su Rocca San Silvestro a cura di Giovanni Minutoli, attualmente in corso di stampa.
analisi per l’intervento
porto. Per quest’ultimo intervento si è operato mediante l’esecuzione di micro-iniezioni localizzate di un consolidante prodotto ad hoc a partire dai risultati ottenuti dall’analisi mineralogico-petrografiche e colorimetriche dei campioni di cocciopesto prelevati in fase preliminare (l’operazione viene descritta nel dettaglio nel capitolo 2). L’intervento sugli intonaci appena descritto è stato accompagnato dal consolidamento delle murature della cisterna lasciate a vista dal crollo dell’intonaco, effettuato anche in questo caso con malta preparata ad hoc. Integrazioni Uno degli aspetti maggiormente dibattuti nel campo del restauro archeologico è la re-integrazione delle murature in rapporto al mantenimento dell’identità delle architetture storiche. Nell’area archeologica di Rocca San Silvestro si è deciso di operare quattro ricostruzioni mirate di piccole porzioni di muratura in aree che, per ragioni di sicurezza, fino ad oggi erano parzialmente o totalmente chiuse al pubblico. Le quattro murature sono collocate in punti chiave dell’area signorile (due all’interno dell’edificio signorile e due nella corte di quest’ultimo) in prossimità di dirupi o di aree particolarmente
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Particolari delle principali forme di degrado presenti nel sito archeologico.
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Una porzione di muratura da re-integrare presente nell’area signorile.
problematiche per la sicurezza del visitatore. Se non fosse stato effettuato l’intervento le aree sarebbero continuate a rimanere inaccessibili, limitando la completa fruibilità del sito archeologico.Quando si parla di re-integrazione, l’incognita maggiore risulta la scelta dell’intervento da adottare. Per queste porzioni di muratura si è scelto di operare utilizzando pietre e materiali prelevati durante le operazioni di pulitura del sito archeologico (quando possibile in prossimità o nelle aree sottostanti le murature oggetto di intervento), ed utilizzando come malta di allettamento quella utilizzata nelle risarciture dei giunti delle porzioni di muratura attigui a quello ricostruito. Unico espediente previsto per mettere in luce la modernità degli interventi è stata la posa in opera di un giunto di malta più spesso (di circa 3 cm) in corrispondenza della linea di contatto fra la parte antica e quella re-integrata. In questo modo la percezione globale del manufatto risulterà intatta e la re-integrazione apparirà ben visibile agli occhi di un addetto ai lavori ma “nascosta” a quelli del visitatore, che potrà inoltre godere in pieno della fruizione dell’intero sito archeologico. Tipologia delle creste Fra i problemi maggiormente critici che riguardano l’area archeologica di Rocca San Silvestro svolge un ruolo centrale lo stato di conservazione delle creste murarie. Mancando infatti in molti casi la finitura delle sommità dei muri, il nucleo interno si trova esposto agli agenti atmosferici. Le infiltrazioni d’acqua all’interno delle murature, con il perdurare del dilavamento, danneggiano le capacità dei leganti della malta di allettamento ed inoltre, in seguito al fenomeno del gelo e disgelo, producono fessurazioni e fratture che favoriscono l’attecchimento di piante. Per quanto riguarda il sito archeologico di Rocca San Silvestro l’analisi condotta ha permesso di identificare tre tipologie di creste murarie, suddivise in base allo stato conservazione in cui versano:
analisi per l’intervento
• creste murarie che hanno subito un intervento di restauro e che si trovano in buono stato di conservazione;
• creste murarie che hanno subito un intervento di restauro ma che necessitano di puntali integrazioni; • creste murarie che mostrano un’assenza di un qualsiasi tipo di intervento conservativo. Per quanto riguarda le tre casistiche, sebbene nel primo punto descritto in precedenza l’intervento sia stato caratterizzato dalla sola pulitura superficiale, nel caso delle creste da integrare e da stilare sono stati eseguiti interventi puntuali tesi a migliorare lo stato di conservazione delle stesse, proteggendo il nucleo delle murature dall’azione degli agenti atmosferici e dei cambiamenti climatici. Sebbene le modalità di scelta del legante e della messa in opera del nuovo materiale siano in buona parte le stesse descritte in precedenza per le murature, unico accorgimento è stato la messa in opera del legante superficiale attraverso piani inclinati verso l’esterno della muratura. Un espediente che permette di evitare la presenza di ristagni interni delle acque piovane e, conseguentemente, eventuali infiltrazioni. Stato di conservazione delle creste Anche per le creste murarie, così come per le murature, sono state effettuate mappature del degrado tese a valutare lo stato di conservazione delle stesse e ad effettuare la scelta degli interventi più idonei in relazione alle problematiche riscontrate. Le principali forme di degrado riscontrate sembrano essere le seguenti:
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Planimetria del Lotto 1 con l’individuazione delle diverse tipologie di intervento per le creste murarie.
Revisione creste Realizzazione creste Realizzazione creste con materiali sperimentali (UT. 3)
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A sinistra un esempio di muratura che necessita di stilatura dei giunti. A destra una muratura recentemente restaurata che non necessita di intervento.
pagina a fronte In alto, planimetria del Lotto 1 con l’individuazione delle diverse tipologie di intervento per le pavimentazioni. In basso, un esempio di pavimentazione in pietra presente nell’area signorile.
A. presenza di vegetazione e apparati radicali di grandi e piccole dimensioni di essenze autoctone che nel corso del tempo si sono sviluppate sulle creste; alcune essenze sono in crescita e provocano un lento e continuo degrado per il naturale espandersi dell’apparato radicale; altre sono state tagliate e gli apparati radicali non rimossi marciscono lentamente lasciando vacui e lacune, anche di considerevoli dimensioni, all’interno del corpo dalla muratura stessa;
Rifacimento pavimentazione in cocciopesto
B. patine biologiche di dimensioni variabili che alterano il colore del substrato roccioso;
Restauro pavimentazione in marmo
D. mancanze e decoesione di materiale costruttivo.
Restauro pavimentazioni e pareti in cocciopesto Restauro scale in pietra
C. alterazione cromatica; Come descritto per le murature, anche per le creste murarie si è cercato di adottare il criterio di un intervento mirato ad eliminare i soli degradi che potevano causare danni alle strutture. Sono state dunque adottate misura specifiche per la vegetazione e per le mancanze e decoesione3. Pavimentazioni in pietra Le pavimentazioni storiche in pietra, sebbene ad oggi conservate solo in piccole porzioni di alcune aree, rappresentano uno dei tratti caratteristici del sito archeologico di Rocca San Silvestro. Costruttivamente si vedono costituite da lastre dello stesso calcare micro-cristallino utilizzato per la costruzione degli edifici, di dimensione eterogenea, regolarizzato e posto in opera attraverso uno spesso strato di legante sul fondo e sui giunti. Lo stato di conservazione attuale delle pavimentazioni, dove visibili, appare decisamente buono. In molti casi l’unica problematica riscontrata sembra essere la mancanza di
3 Per una disamina sulle modalità di intervento in riferimento ai degradi materici delle creste è possibile fare riferimento alla pubblicazione del secondo volume su Rocca San Silvestro a cura di Giovanni Minutoli, attualmente in corso di stampa.
legante fra le pietre, dovuto al dilavamento e all’erosione causata dagli agenti atmosferici, che talvolta porta al distaccamento della pietra dal letto di malta. L’assenza di legante nei giunti è causa di infiltrazioni d’acqua che danneggiano le capacità dei leganti e, in seguito al fenomeno del gelo e disgelo, ne provocano fessurazioni, fratture e distacchi. Per questo motivo si è deciso di operare con un intervento puntuale che ha permesso da un lato di pulire le pavimentazioni e dall’altro di consolidarle per poterle rendere fruibili al pubblico senza limiti. Per quanto concerne i leganti utilizzati nel restauro, come per le murature e le creste, sono state scelte malte che per cronologia e caratteristiche macroscopiche meglio rispondevano a quelle utilizzate durante la costruzione delle pavimentazioni.
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analisi per l’intervento
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tavole di analisi
Tavole di analisi
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Legenda degli elaborati alle pagine 98-111.
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UT4 Sezione AA’ Degrado
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UT4 Sezione AA’ Diatoni
Degradi superficiali (Rif. UNI NORMAL-1/88)
Inserimento diatoni
Analisi qualitativa dei giunti
Patina biologica
Deposito superficiale
Tre diatoni/m2
Buona conservazione malta di allettamento
Vegetazione
Erosione
Due diatoni/m2
Parziale conservazione malta di allettamento
Frattura
Incrostazione
Alterazione cromatica
Crosta
Assenza malta di allettamento
tavole di analisi
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UT4 Sezione BB’/Sezione CC’ Degrado
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UT4 Sezione BB’/Sezione CC’ Diatoni
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UT4 Sezione BB’/Sezione CC’ Stratigrafia
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UT1 Sezione AA’/Sezione BB’ Degrado
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UT1 Sezione AA’/Sezione BB’ Diatoni
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UT1 Sezione AA’/Sezione BB’ Stratigrafia
tavole di analisi
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UT1 Sezione CC’/Sezione DD’ Degrado
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UT1 Sezione CC’/Sezione DD’ Diatoni
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UT1 Sezione CC’/Sezione DD’ Stratigrafia
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UT2 Sezione AA’ Degrado
•
UT2 Sezione AA’ Diatoni
tavole di analisi
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UT2 Sezione BB’/Sezione CC’ Degrado
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UT2 Sezione BB’/Sezione CC’ Diatoni
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UT2 Sezione BB’/Sezione CC’ Stratigrafia
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UT6 Sezione AA’/Sezione BB’ Analisi dei giunti/Degrado
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UT6 Sezione AA’/Sezione BB’ Diatoni
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UT6 Sezione AA’/Sezione BB’ Stratigrafia
tavole di analisi
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UT7 Sezione CC’/Sezione DD’ Degrado
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UT7 Sezione CC’/Sezione DD’ Diatoni
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UT7 Sezione CC’/Sezione DD’ Stratigrafia
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UT7 Sezione DD’ Degrado
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UT7 Sezione DD’ Diatoni
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UT7 Sezione DD’ Stratigrafia
tavole di analisi
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UT7 Sezione EE’/Sezione FF’ Degrado
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UT7 Sezione EE’/Sezione FF’ Diatoni
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UT7 Sezione EE’/Sezione FF’ Stratigrafia
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UT7 Planimetria Degrado
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UT7 Planimetria Analisi dei giunti
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UT7 Planimetria Stratigrafia
tavole di analisi
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UT2 Planimetria Degrado
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UT2 Planimetria Diatoni
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UT2 Planimetria Analisi dei giunti
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UT1 Sezione EE’/Sezione FF’ Degrado
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UT1 Sezione EE’/Sezione FF’ Diatoni
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UT1 Sezione EE’/Sezione FF’ Stratigrafia
tavole di analisi
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UT1 Sezione GG’/Sezione HH’ Degrado
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UT1 Sezione GG’/Sezione HH’ Diatoni
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UT1 Sezione GG’/Sezione HH’ Stratigrafia
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l’ultilizzo di sicar per il progetto di restauro di rocca san silvestro
L’utilizzo di SICaR per il progetto di restauro di Rocca San Silvestro
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l’ultilizzo di sicar per il progetto di restauro di rocca san silvestro
SICaR (Sistema Informativo per i Cantieri di Restauro) è un sistema open-source e on-line dedicato al restauro, che permette di geo-referenziare la documentazione grafica, fotografica, alfanumerica — organizzata in un data-base, ma anche presente in altri data-base on line — su basi misurabili dell’oggetto di studio. Creato, testato e approvato, in un percorso ultradecennale di progressivo affinamento dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT), SICaR si sta oggi perfezionando per agevolare la presentazione ufficiale della documentazione di restauro, sia in fase di progetto che di consuntivo scientifico a fine lavori (Fabiani, Grilli, Musetti, 2016). La scelta di utilizzare il software SICaR per il restauro realizzato nel sito archeologico di Rocca San Silvestro è stata dettata principalmente dalla necessità di avere a disposizione un sistema digitale che integrasse e mettesse a disposizione in tempo reale tutti i dati prodotti prima e durante il progetto. Le analisi condotte in fase preliminare e durante i lavori hanno prodotto infatti un’enorme quantità di dati, la cui gestione poneva serie difficoltà sia di archiviazione che di utilizzo ed interrogazione degli stessi in modo integrato. Questi sono stati i presupposti nella scelta di SICaR, un programma che ha rappresentato, durante ogni fase del lavoro, uno strumento di grande utilità per l’archiviazione e la gestione del dato. La prima fase del lavoro si è concentrata nell’elaborazione di uno schema concettuale che si rendesse funzionale al complesso di analisi realizzate in una porzione importante di un grande sito archeologico, indispensabile per ottimizzare l’inserimento dei dati in modo gerarchico ed integrato. Era infatti fondamentale, data l’interfaccia del software, riuscire ad adattare il suo scheletro alle esigenze che emergevano in ogni passo del lavoro. Lo schema concettuale elaborato per l’immissione dei dati in SiCaR è stato quindi pensato e realizzato in progress con il lavoro, cercando di creare un prodotto che potesse essere utilizzato per il Lotto 1 di Rocca San Silvestro, ma che fosse facilmente implementabile con i dati ottenuti da eventuali futuri ampliamenti del lavori da realizzare nei Lotti 2 e 3. Di seguito viene descritto lo schema elaborato per l’immissione dei dati in SICaR. L’approccio utilizzato per la registrazione dei dati ha previsto una prima visione generale del sito archeologico ottenuta mediante una planimetria complessiva dell’area, sulla quale sono state referenziate le varie operazioni di carattere generale (es. pulitura, analisi del verde, scavi archeologici, regimentazione delle acque, etc.) e sono stati individuati i tre lotti di suddivisione dell’insediamento. Per il Lotto 1, oggetto dell’intervento di restauro, è stata dunque inserita una planimetria dove è possibile visualizzare ed interrogare le operazioni realizzate sulle singole porzioni di sito (scavo archeologico, pulitura, restauro e re-
pagina a fronte Particolare della nuvola di punti del sito di Rocca San Silvestro ottenuta dal rilievo laser scanner.
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L’immissione dei dati in SICaR: la planimetria del sito con i tre Lotti di intervento.
gimentazione delle acque). Da Lotto 1 è poi possibile aumentare il livello di dettaglio interrogando le singole Unità Tecniche (U.T.), ad eccezione dell’Unità Tecnica 3, sperimentale e a cura della Parchi Val di Cornia, dove non sono stati inseriti dati relativi al progetto. Per ogni U.T. è stato previsto l’inserimento della documentazione relativa alle analisi e agli interventi realizzati sia in pianta, attraverso planimetrie e fotopiani, che in elevato (analisi dei giunti, analisi stratigrafica, analisi del degrado) visualizzabili ed interrogabili mediante fotopiani e fil-di-ferro delle strutture verticali. Ad ogni prospetto sono stati infine correlati tutti i documenti prodotti attraverso le analisi specifiche condotte su quella porzione di sito (es. analisi mineralogico-petrografiche sulle malte e sugli intonaci, schede USM per la lettura archeologica dei paramenti, etc.). Schema concettuale 1. Area generale d’intervento | background: planimetria generale Rocca San Silvestro 1.1 Analisi del verde 1.1.1 Analisi del verde 1.2 Stralci funzionali di progetto 1.2.1 Lotto 1 | collegamento al sistema di riferimento “Lotto 1” 1.2.2 Lotto 2 1.2.3 Lotto 3 2. Lotto 1 | background: planimetria generale Lotto 1
pagina a fronte L’immissione dei dati in SICaR: Il Lotto 1 suddiviso nelle sette Unità Tecniche di intervento.
2.1 Unità Tecniche 2.1.1 U.T. 1 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 1” 2.1.2 U.T. 2 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 2”
l’ultilizzo di sicar per il progetto di restauro di rocca san silvestro
2.1.3 U.T. 3 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 3” 2.1.4 U.T. 4 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 4” 2.1.5 U.T. 5 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 5” 2.1.6 U.T. 6 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 6” 2.1.7 U.T. 7 | collegamento al sistema di riferimento “Unità Tecnica 7” 2.2 Aree di scavo archeologico 2.2.1 Aree di scavo archeologico 2.3 Pulitura aree archeologiche 2.3.1 Pulitura aree con sorveglianza archeologica 2.3.2 Pulitura aree senza sorveglianza archeologica 2.4 Pulitura e restauro creste murarie 2.4.1 Realizzazione stilatura creste 2.4.2 Realizzazione stilatura creste con materiali sperimentali (U.T.3) 2.4.3 Revisione stilatura creste 2.5 Pulitura e restauro murature 2.5.1 Inserimento di diatoni 2.5.2 Pulitura e consolidamento murario con iniezioni di malta e stilatura giunti 2.5.3 Pulitura e consolidamento murario con integrazioni stilatura giunti e restauro stilature antiche 2.5.4 Pulitura e consolidamento murario con materiali sperimentali e stilatura giunti (U.T.3) 2.5.5 Revisione stilature 2.5.6 Ricostruzione stilatura 2.5.7 Smontaggio e rimontaggio paramenti murari
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L’immissione dei dati in SICaR: la planimetria del Lotto 1 con il progetto di regimentazione delle acque.
2.6 Restauro 2.6.1 Intervento di consolidamento mediante inserimento di catene 2.6.2 Intervento di consolidamento mediante inserimento di catene alle chiodature della roccia 2.6.3 Sistema inclinato di copertura 2.7 Restauro e reintegro delle pavimentazioni 2.7.1 Restauro pavimentazione in marmo 2.7.2 Restauro pavimentazioni e pareti in cocciopesto 2.7.3 Restauro scale in pietra 2.7.4 Rifacimento pavimentazione in cocciopesto 2.8 Sistema di regimentazione delle acque 2.8.1 Creazione foro di deflusso delle acque meteoriche — Tubi in PVC Ø100mm, 62ml 2.8.2 Deflusso superficiale delle acque meteoriche su pavimentazione in pietra — Tubi in lamiera zincata Ø100mm, 81,5ml 2.8.3 Flussi di scolo 2.8.4 Inserimento pluviali nelle buche pontaie — Tubi in PVC Ø100mm, 81,5ml 2.8.5 Pavimentazione impermeabile 2.8.6 Pavimentazione permeabile 2.8.7 Pluviali di deflusso a terra — Tubi in PVC Ø100mm, 81,5ml
pagina a fronte L’immissione dei dati in SICaR: La planimetria dell’Unità Tecnica 1 con l’individuazione dei prospetti verticali sottoposti ad analisi.
2.8.8 Pluviali di deflusso acque meteoriche — Tubi in lamiera zincata Ø100mm, 81,5ml 2.8.9 Pluviali di deflusso interrati — Tubi in PVC Ø100mm, 62ml 2.8.10 Pluviali di deflusso sotto la passerella — Tubi in PVC Ø100mm, 81,5ml 2.8.11 Tubi di drenaggio in polietilene tipo GREENDRAIN Ø16mm
l’ultilizzo di sicar per il progetto di restauro di rocca san silvestro
3. Unità Tecnica 1 | background: pianta U.T. 1 quotata — pianta U.T. 1 fotopiano 3.1 Prospetto Esterno Est | collegamento al s.r. “UT1 — Torre — Prospetto Esterno Est” 3.2 Prospetto Esterno Nord | collegamento al s.r. “UT1 — Torre — Prospetto Esterno Nord” 3.3 Prospetto Esterno Ovest | collegamento al s.r. “UT1 — Torre — Prospetto Esterno Ovest” 3.4 Prospetto Esterno Sud | collegamento al s.r. “UT1 — Torre — Prospetto Esterno Sud” 3.5 Prospetto Interno Nord | collegamento al s.r. “UT1 — Torre — Prospetto Interno Nord” 3.6 Prospetto Interno Ovest | collegamento al s.r. “UT1 — Torre — Prospetto Interno Ovest” 3.7 Prospetto Terrapieno Ovest | collegamento al s.r. “UT1 — Terrapieno Torre — Prospetto Esterno Ovest” 3.8 Prospetto Terrapieno Sud | collegamento al s.r. “UT1 — Terrapieno Torre — Prospetto Esterno Sud” 4. Unità Tecnica 2 | background: pianta U.T. 2 quotata — pianta U.T. 2 fotopiano 4.1 Prospetto Area Signorile Interno Est | collegamento al s.r. “UT2 — Area Signorile — Prospetto Interno Est” 4.2 Prospetto Area Signorile Interno Sud | collegamento al s.r. “UT2 — Area Signorile — Prospetto Interno Sud” 4.3 Prospetto Cisterna Interno Est | collegamento al s.r. “UT2 — Cisterna — Prospetto Interno est” 4.4 Prospetto Cisterna Interno Ovest | collegamento al s.r. “UT2 — Cisterna — Prospetto Interno Ovest” 4.5 Prospetto Cisterna Interno Sud | collegamento al s.r. “UT2 — Cisterna — Prospetto Interno Sud”
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L’immissione dei dati in SICaR: La planimetria dell’Unità Tecnica 2 con l’individuazione dei prospetti verticali sottoposti ad analisi.
5. Unità Tecnica 4 | background: pianta U.T. 4 quotata — pianta U.T. 4 fotopiano 5.1 Prospetto Esterno Est | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Esterno Est” 5.2 Prospetto Abside Esterno | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Abside Esterno” 5.3 Prospetto Esterno Ovest | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Esterno Ovest” 5.4 Prospetto Facciata Esterno | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Facciata Esterno” 5.5 Prospetto Interno Est | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Interno Est” 5.6 Prospetto Abside Interno | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Abside Interno” 5.7 Prospetto Interno Ovest | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Interno Ovest” 5.8 Prospetto Facciata Interno | collegamento al s.r. “UT4 — Chiesa — Prospetto Facciata Interno” 6. Unità Tecnica 5 | background: pianta U.T. 5 quotata — pianta U.T. 5 fotopiano 6.1 Prospetto Interno Est | collegamento al s.r. “UT5 — Cimitero — Prospetto Interno Est” 6.2 Prospetto Interno Sud | collegamento al s.r. “UT5 — Cimitero — Prospetto Interno Sud” 7. Unità Tecnica 6 | background: pianta U.T. 6 quotata — pianta U.T. 6 fotopiano 7.1 Muro di Spina Nord prospetto Nord | collegamento al s. di r. “UT6 — Muro di Spina Nord — Prospetto Nord” 7.2 Muro di Spina Nord prospetto Sud | collegamento al s. di r. “UT6 — Muro di Spina Nord — Prospetto Sud”
pagina a fronte L’immissione dei dati in SICaR: La planimetria dell’Unità Tecnica 4 con l’individuazione dei prospetti verticali sottoposti ad analisi.
7.3 Muro di Spina Sud prospetto Nord | collegamento al s. di r. “UT6 — Muro di Spina Sud — Prospetto Nord” 7.4 Muro di Spina Sud prospetto Sud | collegamento al s. di r. “UT6 — Muro di Spina Sud — Prospetto Sud”
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7.5 Muro Perimetrale Ovest prospetto Est | collegamento al s. di r. “UT6 — Muro Perimetrale Ovest — Prospetto Est” 8. Unità Tecnica 7 | background: pianta U.T. 7 quotata — pianta U.T. 7 fotopiano 8.1 Muro Est prospetto Esterno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Est — Prospetto Esterno” 8.2 Muro Est prospetto Interno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Est — Prospetto Interno” 8.3 Muro Ovest prospetto Esterno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Ovest — Prospetto Esterno” 8.4 Muro Ovest prospetto Interno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Ovest — Prospetto Interno” 8.5 Muro Nord prospetto Interno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Nord — Prospetto Interno” 8.6 Muro Sud prospetto Esterno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Sud — Prospetto Esterno” 8.7 Muro Sud prospetto Interno | collegamento al s. di r. “UT7 — Muro Sud — Prospetto Interno” 9. UT1 — Torre — Prospetto Esterno Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A09 | Deposito Superficiale A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq
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L’immissione dei dati in SICaR: La planimetria dell’Unità Tecnica 6 con l’individuazione dei prospetti verticali sottoposti ad analisi.
10. UT1 — Torre — Prospetto Esterno Nord | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A14 | Efflorescenza A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 11. UT1 — Torre — Prospetto Esterno Ovest | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A06 | Incrostazione A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica
pagina a fronte L’immissione dei dati in SICaR: La planimetria dell’Unità Tecnica 7 con l’individuazione dei prospetti verticali sottoposti ad analisi.
A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq
l’ultilizzo di sicar per il progetto di restauro di rocca san silvestro
12. UT1 — Torre — Prospetto Esterno Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A06 | Incrostazione A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 13. UT1 — Torre — Prospetto Interno Nord | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A12 | Crosta A14 | Efflorescenza A15 | Patina Biologica A17 | Erosione A19 | Alterazione Cromatica A20 | Alveolizzazione
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L’immissione dei dati in SICaR: il prospetto esterno sud della torre (UT1) con l’individuazione dei punti di inserimento dei diatoni.
Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 14. UT1 — Torre — Prospetto Interno Ovest | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A04 | Macchia A10 | Disgregazione A14 | Efflorescenza A15 | Patina Biologica A17 | Erosione Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 15. UT1 — Terrapieno Torre — Prospetto Esterno Ovest | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation Map Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A15 | Patina Biologica
pagina a fronte L’immissione dei dati in SICaR: il prospetto ovest dell’abitazione signorile (UT2) in fil-di-ferro.
A17 | Erosione A20 | Alveolizzazione A21 | Vegetazione Spontanea
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Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 16. UT1 — Terrapieno Torre — Prospetto Esterno Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation Map Degrado A10 | Disgregazione A15 | Patina Biologica A17 | Erosione A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 17. UT2 — Area Signorile — Prospetto Interno Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A13 | Distaccamento A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq
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18. UT2 — Area Signorile — Prospetto Interno Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A13 | Distaccamento A15 | Patina Biologica A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 19. UT2 — Cisterna — Prospetto Interno Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato Degrado A03 | Lacuna A05 | Fratturazione o Fessurazione A13 | Distacco A22 | Umidità di Risalita Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 20. UT2 — Cisterna — Prospetto Interno Ovest | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato Degrado A03 | Lacuna A05 | Fratturazione o Fessurazione A13 | Distacco A22 | Umidità di Risalita Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 21. UT2 — Cisterna — Prospetto Interno Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A10 | Disgregazione A12 | Crosta
22. UT4 — Chiesa — Prospetto Facciata Esterno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A01 | Pitting A05 | Fratturazione o Fessurazione A17 | Erosione Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 23. UT4 — Chiesa — Prospetto Facciata Interno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A06 | Incrostazione Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 24. UT4 — Chiesa — Prospetto Esterno Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A17 | Erosione A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq
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L’immissione dei dati in SICaR: il prospetto ovest interno della chiesa (UT4) con la lettura stratigrafica.
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L’immissione dei dati in SICaR: il prospetto interno est del cimitero (UT4) con la caratterizzazione degli interventi per i giunti.
25. UT4 — Chiesa — Prospetto Interno Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A04 | Macchia A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 26. UT4 — Chiesa — Prospetto Abside Esterno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A15 | Patina Biologica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 27. UT4 — Chiesa — Prospetto Abside Interno | background: Fotopiano — Fil di Ferro QuotatoGiunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A15 | Patina Biologica
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Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 28. UT4 — Chiesa — Prospetto Esterno Ovest | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A03 | Lacuna A13 | Distaccamento Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 29. UT4 — Chiesa — Prospetto Interno Ovest | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 30. UT5 — Cimitero — Prospetto Interno Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A17 | Erosione A19 | Alterazione Cromatica 31. UT5 — Cimitero — Prospetto Interno Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A05 | Fratturazione o Fessurazione A17 | Erosione A19 | Alterazione Cromatica
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
32. UT6 — Muro di Spina Nord — Prospetto Nord | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 33. UT6 — Muro di Spina Nord — Prospetto Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 34. UT6 — Muro di Spina Sud — Prospetto Nord | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 35. UT6 — Muro di Spina Nord — Prospetto Sud | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A13 | Distacco A15 | Patina Biologica
A20 | Alveolizzazione A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 36. UT6 — Muro Perimetrale Ovest— Prospetto Est | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 37. UT7 — Muro Nord — Prospetto Interno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A10 | Disgregazione A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq
•
L’immissione dei dati in SICaR: un prospetto delle abitazioni dell’UT6 con l’individuazione delle forme di degrado materico.
•
L’immissione dei dati in SICaR: un prospetto delle abitazioni con corte (UT7) con la caratterizzazione delle deformazioni mediante elevation map.
38. UT7 — Muro Est — Prospetto Esterno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 39. UT7 — Muro Est — Prospetto Interno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A15 | Patina Biologica A19 | Alterazione Cromatica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 40. UT7 — Muro Ovest — Prospetto Esterno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione
l’ultilizzo di sicar per il progetto di restauro di rocca san silvestro
Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 41. UT7 — Muro Ovest — Prospetto Interno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica A20 | Alveolizzazione A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 42. UT7 — Muro Sud — Prospetto Esterno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia Degrado A10 | Disgregazione A15 | Patina Biologica A21 | Vegetazione Spontanea Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq 43. UT7 — Muro Sud — Prospetto Interno | background: Fotopiano — Fil di Ferro Quotato — Giunti — Stratigrafia — Elevation map Degrado A12 | Crosta A15 | Patina Biologica Diatoni 3 Diatoni al mq 2 Diatoni al mq
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
conclusioni
Conclusioni
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
conclusioni
Parlare di buone pratiche nel restauro archeologico corrisponde molto spesso ad identificare una serie di operazioni che, in base alle specificità dei singoli contesti, mirano alla progettazione e alla realizzazione di interventi di carattere multidisciplinare, le cui modalità vengono per lo più dettate dall’esperienza e dal buon senso dei professionisti coinvolti. Sebbene in ambito accademico i dibattiti circa la teoria e i metodi del restauro siano ancora un elemento centrale di discussione a livello nazionale ed internazionale1, in campo professionale, e dunque locale, le esperienze e le capacità maturate dai singoli professionisti portano a risultati diversificati nella qualità dei progetti e degli interventi messi in opera. Il progetto di restauro del Lotto 1 di Rocca San Silvestro ha costituito l’occasione per creare un team multidisciplinare che ha collaborato sinergicamente in tutte le fasi del lavoro, dalla progettazione alla realizzazione degli interventi. L’apporto interdisciplinare è stato indispensabile in fase conoscitiva, tanto quanto in quella progettuale; il continuo scambio di idee ha permesso di valutare con attenzione ogni singolo passo nella strutturazione degli interventi, valutando dove, come e quanto intervenire nonché la compatibilità e la necessità di ogni singola operazione. Il restauro è stata inoltre l’occasione per conoscere a livello storico-archeologico ancora più in profondità un sito archeologico ampiamente indagato in passato. Sono stati infatti ottenuti risultati interessanti nella documentazione delle tecniche costruttive impiegate nelle diverse fasi di costruzione dell’insediamento, attraverso un’analisi macro- e micro-stratigrafica delle architetture e degli elementi architettonici conservati. L’approfondimento nella conoscenza dei modi di costruire (es. attraverso lo studio mineralogico-petrografico delle malte, la nuova registrazione e documentazione delle tecniche costruttive, etc.) ha permesso di aggiungere nuovi elementi relativi alle società che hanno vissuto e modificato l’insediamento nel corso della sua storia e, al contempo, ha fornito una base di conoscenze indispensabili per progettare gli interventi di restauro più idonei. La possibilità, ad esempio, di effettuare
1 L’esempio più interessante e attuale in tal senso proviene dal recente convegno della Società Italiana per il Restauro dell’Architettura (SIRA) edito in più volumi a cura di Donatella Fiorani (Fiorani, 2017); una pubblicazione che, come sottolinea la curatrice, raccogliendo una numerosa quantità di saggi “…si propone come una sorta di ‘istantanea’ della ricerca oggi in corso nell’ambito del restauro architettonico in Italia..” (Fiorani, 2017, p.13).
pagina a fronte L’interno della chiesa.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
piccoli scavi archeologici nei punti dove era prevista la messa in opera di canalette di drenaggio o di altri sistemi atti a regolamentare il deflusso delle acque, ha offerto la possibilità di indagare piccoli settori ancora sconosciuti o solo parzialmente analizzati in passato. In questo senso lo scavo completo della chiesa, ad esempio, effettuato in occasione della realizzazione di una nuova pavimentazione interna dell’edificio, ha chiarito alcuni nodi essenziali sulle trasformazioni della stessa, sulle sue fasi di edificazione ed ampliamento e su possibili pre-esistenze presenti al di sotto delle fondazioni2. Il libro, ovviamente, non costituisce un passo finale nella ricerca. La pubblicazione si pone infatti come un primo passo, potremmo definirlo un work in progress, verso una piena consapevolezza del potenziale informativo espresso, e ancora da indagare, ad oggi presente nel sito di Rocca San Silvestro. Uno step teso a migliorare la conoscenza dell’insediamento sotto il profilo storico, che ha accompagnato la strutturazione dei necessari interventi di restauro e consolidamento. Dunque un passaggio importante per prolungare la vita del manufatto e conservarlo nella sua integrità, ma anche un secondo “piccolo” progresso nella conoscenza, un contributo limitato se messo in rapporto al ventennio di scavi archeologici effettuati dall’Università degli Studi di Siena, fondamentale per comprendere meglio ed aggiornare la conoscenza di una serie di elementi (tecniche costruttive murarie, leganti, intonaci, pavimentazioni, etc.) già indagati e documentati in passato, seppur con altro tipo di strumenti e mentalità. Nel progetto hanno svolto un ruolo importante gli aspetti legati alla comunicazione e alla valorizzazione dei processi di indagine, delle attività svolte e dei risultati ottenuti. I dati ottenuti attraverso queste operazioni sono stati un elemento centrale per implementare e testare il materiale divulgativo e le attività già presenti nel sito e per strutturare nuove forme di comunicazione, realizzate attraverso video e prodotti digitali direttamente correlati ai rilievi eseguiti in situ. In tal senso l’esempio più interessante è legato alle esperienze di archeologia sperimentale, svolte a cura della Dott.ssa Silvia Guideri e del dott. Alessandro Fichera; questo particolare tipo di attività, consistente in Rocca San Silvestro nell’analisi, sperimentazione e riproduzione dei cicli produttivi medievali nella realizzazione degli edifici, ha rivestito una doppia utilità: a livello didattico, come attività proposta nel programma di esperienze professionali inserite nei work camp universitari per studenti di architettura, e a livello pratico, contribuendo in modo concreto al restauro del sito archeologico. In quest’ultimo caso, l’Unità Tecnica 3, caratterizzata da murature di piccole dimensioni e da situazioni non critiche dal punto di vista strutturale, è stata un banco di prova per la messa in opera di leganti e di materiali costruttivi realizzati attraverso l’archeologia sperimentale. In questa area del sito, infatti, a seguito di un campionamento delle malte e ad una fase conoscitiva parificata a quelle delle altre UT, sono state realizzati leganti attraverso cicli produttivi “medievali”, successivamente messi in opera sulle strutture con interventi mirati, la cui efficacia è ancora in fase di valutazione. 2
I risultati degli scavi archeologici saranno pubblicati a breve a cura della Direzione Scientifica.
conclusioni
Concludendo, dal punto di vista editoriale questo libro costituisce una prima uscita di un progetto più ampio; a questo volume, incentrato sulla fase preliminare, diagnostica e conoscitiva del lavoro eseguito a Rocca San Silvestro, seguirà un’altra pubblicazione a cura di Giovanni Minutoli che affronterà nello specifico l’intervento di restauro operato sull’insediamento. Alle analisi descritte in questa sede, è seguito un iter operativo caratterizzato da una progettazione e una pianificazione mirata degli interventi, realizzata attraverso l’impiego di elementi architettonici e materiali costruttivi strutturalmente necessari e compatibili con la cultura materiale del sito. È stata dunque privilegiata la realizzazione di operazioni non invasive, in alcuni casi perfettamente reversibili e che ben si adattavano alle caratteristiche morfologiche e litologiche dei materiali e delle strutture già esistenti.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
titolo saggio • nome cognome
Appendice
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“architecture & archeology. the lost work”. la documentazione video di una “pratica dimenticata” Riccardo Rudiero Politecnico di Torino
Recentemente, nel campo delle discipline legate al Cultural Heritage si riscontra un rinnovato interesse nei confronti della valorizzazione intesa non solo come momento conclusivo rispetto alle operazioni di conservazione, ma come processo in itinere che accompagni le tappe dell’intervento di restauro. Ciò apre la possibilità di ripensare il cantiere che, non più inteso tradizionalmente, impegna i responsabili a sperimentare sistemi di comunicazione e divulgazione del work in progress. Tutto questo comporta un diretto coinvolgimento dei partecipanti, delle istituzioni sul territorio e dei cittadini. Il Workcamp di Rocca San Silvestro, oltre a prevedere un rilievo generale, le analisi degli elevati, dei degradi e dei dissesti e la proposta di soluzioni per i restauri, è stato occasione per impegnare i partecipanti in un’esperienza di archeologia sperimentale volta alla realizzazione di un muro tramite le tecniche costruttive medievali. Il processo è stato sovrinteso scientificamente e operativamente dal dott. Giuseppe Alessandro Fichera1, ed è stato documentato attraverso un video — realizzato dagli studenti, montato e post-prodotto dal videomaker Francesco Calabrò2 — finalizzato alla diffusione di procedure scientifiche attraverso un linguaggio comprensibile a un vasto pubblico. Il prodotto finale, della durata di 7’ 22’’, risponde alla duplice esigenza documentaria e disseminativa, e sottende diverse istanze di ordine teorico-metodologico. Tale approccio ha tentato di introdurre un nuovo concetto di valorizzazione che, come anticipato, si compia non solo una volta terminati gli interventi di restauro (con la conseguente esclusione dall’azione conservativa di coloro i quali risultano non propriamente addetti ai lavori), ma che abbia inizio con l’apertura del cantiere stesso. È per questo motivo che si ritiene fondamentale mettere in atto una pubblicizzazione — secondo la declinazione di “dominio pubblico”3 — da compiersi in ogni fase del processo di tutela. In tal modo non verrebbe scissa l’operatività finalizzata alla conservazione dalla valo1 Archeologo da anni impegnato a Rocca San Silvestro in un progetto di ricostruzione dei cicli produttivi di un cantiere edilizio medievale, volto alla costruzione di una casa in pietra sul modello di quelle presenti nel castello e risalenti alle fasi di XII-XIII secolo. Cfr. Fichera G.A. 2011, Archeologia Sperimentale alla Rocca di San Silvestro (LI). Dal ciclo di produzione della calce alla costruzione di una casa, «Archeologia dell’Architettura», XVI, pp. 86-95; Fichera G.A. 2010, Archeologia Sperimentale alla Rocca di San Silvestro. Ricomposizione del ciclo di lavorazione della malta, «Restauro Archeologico», 2/2010, pp. 42-45; Fichera G.A. 2015, Learning by doing. “È tutto mestiere che entra…”, in Archeostorie. Manuale non convenzionale di archeologia vissuta, a cura di C. Dal Maso, F. Ripanti, Monduzzi editore, Milano, pp. 27-35. 2 http://www.francescocalabro.com 3 Dal termine russo glasnost. Cfr. Valenti M. 2012, La live excavation, in Atti del VI Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, L’Aquila, 12-15 settembre 2012, a cura di F. Redi, A. Forgione, All’insegna del giglio, Firenze, p. 49.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
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La schermata introduttiva dell’ipotetico videogioco “Architecture & Archeology. The lost work”. La schermata introduttiva del livello 1, contenente l’elenco degli strumenti e dei materiali da impiegarsi e la descrizione della lavorazione.
rizzazione: esse sono, infatti, azioni sinergiche ineludibili per un’efficace tutela dei Beni Culturali, sviluppate entro il bacino della conoscenza; si potrebbe quindi parlare di una valorizzazione in progress, figlia di una diffusione della cultura in tempo reale4. In seconda battuta, la comunità scientifica si sta da tempo interrogando sul ruolo che riveste il patrimonio immateriale, ivi comprese “le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il knowhow — come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi — che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale”, secondo l’enunciato dell’UNESCO (2003)5. A tal proposito, trovo significative le parole di Donatella Fiorani: “se l’immateriale accoglie pensieri, narrazioni e azioni risulta improprio ragionare su di essi come oggetti di conservazione o di restauro: i pensieri, le narrazioni e le azioni non si conservano, semmai si trasmettono, si ‘mandano oltre’, in uno sforzo che è innanzitutto dinamico e di propagazione, che si serve di strumenti di promozione e comunicazione riguardanti l’operato dei soggetti e non l’esistenza degli oggetti”6. Perciò, se è necessario agire sugli oggetti per perpetuarne la memoria attraverso interventi di restauro, i processi produttivi non possono che essere praticati, documentati e diffusi. Ecco quindi che l’archeologia sperimentale, come anche la sua attestazione e disseminazione attraverso canali che attivino differenti modalità di apprendimento (il video è uno di questi), devono essere considerati strumenti preferenziali7. A tal proposito, la comunicazione dei Beni Culturali come atto indispensabile per una loro corretta valorizzazione è un’attività che ha assunto negli ultimi decenni un ruolo fondamentale nella prassi conservativa: la conoscenza è infatti basilare per la tutela, e quest’ultima non può esercitarsi senza una reale consapevolezza del più largo strato sociale che del patrimonio è detentore e responsabile. Nella Con-
4 Cfr. Rudiero R. 2014, Dalla conoscenza alla valorizzazione: metodi innovativi per la conservazione del patrimonio archeologico, in Riflessioni sulla conservazione del patrimonio archeologico, di E. Romeo, E. Morezzi, R. Rudiero, Aracne, Roma, pp. 126-144. 5 Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, Parigi, 2003, art. 2. 6 Fiorani D. 2014, Materiale/immateriale: frontiere del restauro, «Materiali e strutture. problemi di conservazione», n. 5-6, Edizioni Quasar, Roma, p. 20. 7 L’uso del video come strumento parimenti di ricerca e divulgativo era già stato utilizzato tra gli altri da Roberto Pane e Carlo Ludovico Ragghianti, che lo consideravano tra i mezzi più adeguati per la diffusione di conoscenza. A riguardo, cfr. Russo Krauss G. 2016, Dal “critofilm” all’“ambiente”: il cinema di Carlo Ludovico Ragghianti e Roberto Pane come strumento di lettura e tutela dell’architettura e del paesaggio, in Delli aspetti de Paesi. Vecchi e nuovi Media per l’Immagine del Paesaggio, a cura di A. Berrino, A. Buccaro, CIRICE 2016 — VII Convegno Internazionale di Studi, Napoli, 27-29/10/2016; Giusti M.A. 2010, “Una strada come opera d’arte”. Visioni, montaggi, valori di paesaggio nella ricerca di Roberto Pane, in Roberto Pane tra storia e restauro. Architettura, città, paesaggio, a cura di S. Casiello, A. Pane, V. Russo, Marsilio, Venezia, pp. 490-497.
“architecture & archeology. the lost work”. la documentazione video di una “pratica dimenticata” • riccardo rudiero
venzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, elaborata a Faro nel 2005 e firmata dall’Italia nel 2013 si sottolinea come il Patrimonio Culturale sia “un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione”8. Parimenti alla Convenzione Europea del Paesaggio del 20009, anche in questa formulazione normativa emerge lo stretto rapporto tra conservazione e identificazione della cittadinanza nei Beni Culturali, che presuppone un’ampia consapevolezza: l’Eredità Culturale comprende infatti “tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi”10. Pare evidente, in una prospettiva di questo tipo, la grande utilità di una mediazione, la quale dev’essere propugnata e alimentata dai soggetti preposti alla salvaguardia dei Beni Culturali: dalle pubbliche amministrazioni agli organismi di tutela, passando attraverso le istituzioni universitarie, le organizzazioni e le associazioni che hanno fatto della custodia del patrimonio il loro valore fondante. Focalizzando ora l’attenzione sull’azione di pubblicizzazione riguardante il processo di archeologia sperimentale di Rocca San Silvestro, è importante dire che esso s’inserisce in un più ampio disegno di live restoration (locuzione mutuata da una pratica impiegata in campo archeologico dal Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale — LIAAM dell’Università di Siena, e definita live excavation)11, ossia un sistema multidisciplinare di progettazione e comunicazione volto a rendere evidenti non solo gli effetti del restauro, ma l’intera processualità tecnica di esecuzione e le istanze teoriche che sottendono l’intervento. Per la sua attuazione — progettata ma, in questa prima fase, non finalizzata — si era previsto l’utilizzo di telecamere montate sui ponteggi, che avrebbero reso fruibile le progressioni del restauro attraverso un apposito canale web; a questa fornitura di dati “in tempo reale” si sarebbero poi affiancati specifici approfondimenti settimanali sui lavori effettuati. Tale sistema integrato avrebbe potuto somministrare una serie di informazioni — le prime ad accesso libero, le seconde mediate da un’interpretazione scientifica — favorendo il processo di consapevolizzazione e conseguente partecipazione del pubblico tanto auspicato dalla Dichiarazione di Amsterdam12. È parso neConvenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, Faro, 2005, art. 2. Convenzione Europea del Paesaggio, Firenze, 2000, art. 1. 10 Convenzione di Faro, art. 2. 11 Cfr. Valenti M. 2012, La live excavation, in Atti del VI Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, L’Aquila, 12-15 settembre 2012, a cura di F. Redi, A. Forgione, All’insegna del giglio, Firenze. 12 Carta Europea Del Patrimonio Architettonico, Amsterdam, 1975 (in particolare, l’articolo 5). 8 9
•
Attuazione del processo produttivo del livello 3, ossia quello inerente la produzione della malta. In alto a sinistra vengono indicati gli strumenti in uso, mentre la barra in basso a destra segnala la progressione del lavoro. La schermata di selezione del livello, che contestualizza attraverso un’ortofoto il sito archeologico.
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rocca san silvestro. archeologia per il restauro • andrea arrighetti
cessario abbinare i due metodi onde ovviare a quella che Steven Sloman e Philip Fernbach definiscono “illusione della conoscenza”, salvaguardando l’utenza da un superficiale nozionismo o, ancor peggio, da errori interpretativi13. Entrando nel merito del prodotto che illustra la sperimentazione archeologica, è necessaria una premessa indispensabile: l’idea di documentare l’esperienza utilizzando la cinepresa (o, visti i tempi, i suoi surrogati sempre a portata di mano, come smartphone, fotocamere digitali e go-pro) è sopraggiunta prendendo coscienza del grande valore formativo e didattico che l’esposizione per immagini di un cantiere edilizio poteva rivestire14; ecco quindi che il video è parso essere il miglior mezzo per descrivere e diffondere una processualità altrimenti difficilmente coglibile in tutte le sue componenti e sfumature. Perciò, tutte le riprese del primo giorno (produzione del grassello) sono state effettuate senza una precisa sceneggiatura e solo successivamente sono state pianificate secondo un canovaccio che ha consentito di stabilire un ordine utile al montaggio e alla post-produzione. La narrazione è stata pensata per un pubblico appartenente al secondo grado della scuola secondaria e al mondo universitario, compresi quegli studenti che con molta probabilità non hanno mai avuto esperienze legate all’architettura e all’archeologia. La piattaforma di diffusione preventivata è quella di Youtube — la più largamente utilizzata da un pubblico generalista — quindi anche la durata del video rispecchia i canoni di questo tipo di fruizione. La sceneggiatura fa perno sull’idea che l’esperienza di archeologia sperimentale possa interpretarsi come una sfida, da completarsi per successivi step: da qui l’intuizione di un ipotetico videogioco (dal significativo titolo Architecture & Archeology: the lost work, a sottolineare come il processo produttivo in questione, senza ricerca e sperimentazione, avrebbe potuto essere completamente obliato) che preveda, per il superamento della prima “missione”, la realizzazione di un muro con le tecniche costruttive medievali. I livelli rappresentano le lavorazioni principali per ottenere il manufatto finito: quattro sono legati alla produzione della malta e alla preparazione della pietra; l’ultimo, invece, sintetizza la posa in opera del muro. In ogni livello sono poi illustrati i materiali e gli strumenti necessari per il processo produttivo, e la voce narrante riassume il procedimento per finalizzare l’operazione. Questo dev’essere attuato attraverso l’uso corretto delle dotazioni di sicurezza, che ha influenza sulla “vita utile” del giocatore (indicata da una barra posta centralmente nella schermata in cui si attuano le lavorazioni). Il linguaggio impiegato ha tentato di rendere comprensibile ogni passaggio a un qualsiasi fruitore, descrivendo in maniera semplificata il processo ma avendo cura di non mortificare il valore scientifico dell’azione. L’ambiente in cui si sviluppa la vicenda non è un semplice contenitore: esso è contestualizzato storicamente e territorialmente, e sono fornite indicazioni che permettono una ricerca più approfondita a chi Sloman S., Fernbach P. 2017, The Knowledge Illusion: the myth of individual thought and the power of collective wisdom, Pan Macmillan, Londra. 14 Quella che Françoise Choay definisce “competenza di edificare”. Cfr. Choay F. 1995, L’allegoria del patrimonio, Officina Edizioni, Roma, pp. 163-164. Sull’importanza della riacquisizione del sapere artigianale, cfr. Sennet R. 2008, L’uomo artigiano, Feltrinelli, Milano. 13
“architecture & archeology. the lost work”. la documentazione video di una “pratica dimenticata” • riccardo rudiero
ne fosse interessato. Le sequenze che lo ritraggono si soffermano sia su panorami suggestivi, sia su dettagli, assecondando lo schema narrativo; sono state utilizzate anche immagini planimetriche affinché si potesse apprezzare lo scavo, e riconoscere il luogo deputato alla sperimentazione archeologica secondo la settorializzazione del lavoro. Concludendo, l’esperienza di archeologia sperimentale ha sicuramente permesso agli studenti di acquisire nuovi saperi e ha sollecitato modalità di apprendimento esperienziali solitamente inespresse. Divulgarla attraverso il video mira quantomeno a stimolare curiosità rispetto alla tematica, facendo assaporare al pubblico le procedure di cantiere concretizzate secondo una metodologia scientificamente comprovata, ma attraverso un linguaggio comprensibile e tutt’altro che tecnicistico. Un primo passo per consapevolizzare anche i non addetti ai lavori al valore materiale e immateriale e alla cura del patrimonio culturale!
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Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze Novembre 2017
Il volume affronta il tema del restauro archeologico attraverso la descrizione di un’esperienza diretta effettuata nel corso del 2016 presso il sito di Rocca San Silvestro (Campiglia Marittima, Livorno). Il progetto, descritto in ogni sua fase, si sviluppa attraverso un’ottica multidisciplinare nella quale architetti, archeologi, geologi ed ingegneri si sono confrontati, creando un filo conduttore comune che ha veicolato le scelte d’intervento effettuate sulla porzione sommitale dell’insediamento. Ampio spazio è dedicato alla fase di documentazione e di analisi del manufatto, attività che hanno prodotto una cospicua quantità di dati, organizzati e registrati mediante l’utilizzo della piattaforma SICaR. II libro rappresenta dunque il primo passo di un grande progetto di restauro, che ha previsto l’intervento diretto sul bene e al contempo ha fornito le basi per una valorizzazione e comunicazione consapevole delle grandi potenzialità di uno degli insediamenti medievali più affascinanti del sud della Toscana.
Andrea Arrighetti è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arti e Spettacolo dell’Università degli Studi di Firenze, Docente a Contratto di Archeologia dell’Architettura presso il Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Siena e Dottore di Ricerca in Archeologia Medievale presso il Dipartimento di Storia e Metodologie Comparate dell’Università degli Studi dell’Aquila. Specializzato in archeologia dell’architettura, archeosismologia e rilievo, i principali interessi sono rivolti allo studio dei sistemi costruttivi dell’edilizia storica, in particolare quella medievale, in Italia e all’Estero e alla sperimentazione delle applicazioni fotogrammetriche e SfM per la registrazione della struttura materiale e per il rilievo dei Beni Culturali mobili ed immobili. Dal 2006 ha partecipato a scavi archeologici proposti dall’Università di Firenze e di Siena e ha svolto e coordinato una nutrita attività di letture stratigrafiche degli elevati e di rilievi in campo nazionale ed internazionale in collaborazione con Università italiane, enti di ricerca e società per conto di soggetti pubblici e privati. Dal 2011 ha svolto attività didattica teorica e pratica all’interno di corsi universitari triennali e specialistici, Soprintendenze, Master e Scuole di Dottorato in Archeologia e in Architettura in Italia, in Spagna ed in Francia, inerenti l’Archeologia dell’Architettura e le tecnologie per il rilievo dell’edilizia storica e più in generale dei Beni Culturali. Ha partecipato in qualità di relatore a numerosi convegni e conferenze nazionali ed internazionali incentrati sui temi dell’Archeologia Medievale, dell’Archeologia dell’Architettura e delle Nuove Tecnologie applicate a Beni Culturali.
ISBN 978-88-3338-000-1
€ 25,00