Autism friendly design | Balisha

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junik balisha

Autism friendly design Centro per adulti autistici a Tirana



tesi | architettura design territorio


UN IVERSITÀ DEGLI STUD I

FlRENZE

DIDA DIPARTIMENTODI ARCHITETTURA

Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “La tesi affronta un argomento complesso con un forte coinvolgimento emotivo e un disegno metodologico rigoroso. Il progetto tiene conto dei vincoli di diversa natura posti dal luogo di intervento evidenziando una positiva coerenza con le strategie progettuali defnite nella parte introduttiva della tesi. Il progetto, inoltre, garantisce la creazione di ambienti terapeutici capaci di unifcare i disagi delle persone autistiche e un inserimento ambientale accurato”. Commissione: Proff. R. Del Nord, P. Felli, A. Lauria, S. Carrer, F. Fabbrizzi, P. Giorgieri, R. Nudo, A. Baratelli

florence a ccessibility lab

Ringraziamenti Ai Proff. A. Lauria, P. Felli, A. Como, per il prezioso supporto in questo percorso. Alla Fondazione Bambini Albanesi per la collaborazione. A Klenisa che con amore e fducia mi ha sostenuto in questi anni. Alla mia famiglia, a cui dedico questo lavoro.

in copertina Ideogramma di una casa che accoglie l’intero spettro esigenziale delle persone autistiche (disegno dell’autore).

progetto grafco

didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Gaia Lavoratti

didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2017 ISBN 978-88-9608-096-2

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junik balisha

Autism friendly design Centro per adulti autistici a Tirana


Dustin Hofman, Rain Man, 1989, < https://www.sundaypost.com/in10/chat/ autistic-will-not-stop-acting-career-says-holby-citys-jules-robertson/>


Prefazione

Per me scrivere la presentazione di questo libro ha un particolare signifcato. Conosco il suo autore da quando iniziò a frequentare il corso di Materiali ed Elementi Costruttivi. Successivamente ho seguito il suo percorso universitario come docente del Laboratorio di Tecnologia dell’Architettura e, poi, come relatore della sua tesi di laurea. Attualmente sono il tutor della sua tesi dottorale. In questo lungo periodo di tempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare i suoi talenti, il suo rigore, la sua determinazione, la sua correttezza nei rapporti interpersonali. Tutte queste qualità si ritrovano in questo libro tratto dalla sua tesi di laurea. Un libro che afronta un argomento ‘diffcile’ con un atteggiamento empatico e delicato, probabilmente l’unico atteggiamento possibile e fruttuoso in casi come questo. La ricognizione sulla letteratura scientifca, l’organizzazione delle informazioni e l’assunzione di una posizione culturale chiara sono fnalizzati ad una esperienza progettuale condotta con creatività e senso di responsabilità. Il mio auspicio è che anche in futuro egli possa continuare, con la stessa tensione e gli stessi risultati, quel percorso verso la conoscenza che ha sempre desiderato compiere. Da parte mia, posso semplicemente dire che sono contento che mi abbia chiesto di accompagnarlo per un tratto di questa bellissima avventura. Antonio Lauria Professore ordinario Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

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Progetto di ricerca Il testo descrive una ricerca sull’architettura per le persone affette dal disordine dello spettro autistico che si concentra sull’“Autism-Friendly Design”. La ricerca nasce dall’esigenza di realizzare un centro per adulti autistici a Tirana. 1. Parole chiave Ho pensato di porre alla base di questa ricerca alcuni concetti e alcune defnizioni: Progettazione esigenziale — L’uomo è il fulcro della progettazione, gli input del progetto sono le sue esigenze e la qualità del progetto è espressa dalla misura in cui tali esigenze sono soddisfatte. Autismo — È un gruppo di disordini complessi del cervello. Questi disordini sono caratterizzati, in vari gradi, da difcoltà nelle interazioni sociali, nella comunicazione verbale e non verbale e nei comportamenti ripetitivi. Ambiente terapeutico — Essendo ormai sempre più condiviso il contributo terapeutico dell’ambiente fisico, con il quale interagiscono persone affette da patologie in qualche modo disabilitanti, diventa fondamentale in fase di progettazione, non limitarsi a fattori semplicemente funzionali, ma coinvolgere anche altre discipline come la prossemica, la comunicazione visiva, la psicologia ambientale, ecc. Accessibilità — Per un’architettura, l’essere alla portata di tutti gli utenti significa essere realmente funzionale. Far sì che ognuno senta che l’opera è stata dedicata a lui, signifca dare all’opera architettonica una qualità sociale, quella della inclusività.

2. Obiettivi L’obiettivo principale di questo lavoro è la progettazione di un centro residenziale che darà la possibilità di alloggio, temporaneo e/o permanente, ad adulti autistici quando i loro genitori non ci saranno più o saranno incapaci di assisterli. Essendo consapevoli che progettare un luogo in cui vivranno gli uomini signifca innanzitutto partecipare alla loro avventura e condizionare le azioni, i desideri, le relazioni che intratterranno tra loro, con gli ambienti e con gli oggetti, diventa fondamentale conoscere le persone autistiche. Che cos’è l’autismo? Qual è la dimensione del fenomeno? Quali disturbi provoca? Che origini ha, e quali sintomi presenta? Come interagiscono le persone autistiche con familiari ed estranei? Come si relazionano con l’ambiente e come quest’ultimo infuisce il loro benessere? Queste sono le prime domande da porsi nella ricerca, nel tentativo di conoscere i soggetti autistici. Bisogna capire come si potrà intervenire sull’ambiente al fne di controllare e ridurre lo stress, oltre che promuovere la salute fsica e psichica degli utenti e migliorare le condizioni di lavoro del personale, individuando gli elementi di forza e di debolezza sui quali intervenire. Ciò aiuta alla defnizione del quadro esigenziale delle persone autistiche e del contributo dell’architettura nel loro percorso terapeutico. Successivamente, è necessario individuare un approccio progettuale che permetterà l’elaborazione delle indicazioni guida alla progettazione di strutture per le persone autistiche.

3. Approccio metodologico Per raggiungere gli obiettivi prefssati, il lavoro è stato organizzato in tre fasi: Analisi La prima fase riguarda la conoscenza delle persone autistiche, soprattutto in termini di fabbisogni e di rapporto con l’ambiente. Uno dei problemi più eminenti è l’unicità di ogni persona autistica, la loro reazione atipica agli stimoli sensoriali. Perciò si parla di spettro autistico ed è per questo motivo che bisogna studiare in specifco il range dei possibili disordini. Questa fase sarà, a sua volta, divisa in due parti: Analisi indiretta — Sfruttando la letteratura scientifca per dare un inquadramento generale del disordine dello spettro autistico, per capire la dimensione del fenomeno, la diagnosi e le specifcità del disturbo. Analisi diretta — Per provare a dare delle risposte efcaci alle domande di ricerca sul rapporto tra le persone autistiche e l’ambiente. È necessario fare sia delle osservazioni sul loro comportamento in varie situazioni, sia coinvolgere i caregiver come potenziali referenti delle relazioni e delle reazioni di queste persone. Ho scelto di analizzare e conoscere la realtà albanese per quanto riguarda le persone autistiche e le strutture a loro dedicate, facendo dei sopralluoghi in due strutture per bambini autistici ed organizzando un focus group, coinvolgendo il personale delle due strutture e i familiari delle persone autistiche.

Proposta Dopo aver costruito un panorama generico e specifico dell’autismo, l’ultima parte della ricerca è volta a capire quale potrebbe essere il contributo terapeutico dell’architettura, come la progettazione degli spazi può aiutare, può stimolare, può creare condizioni di comfort migliorando la vita delle persone autistiche. Su questi argomenti non c’è uniformità di vedute tra studiosi e progettisti, perciò risulta utile una valutazione critica dei possibili approcci progettuali, ai fni di trovare una soluzione vantaggiosa. Il feedback di questa parte della ricerca dovrà permettere l’elaborazione di una serie di indicazioni di progetto per le strutture dedicate alle persone autistiche, come output della ricerca sulla progettazione “Autism-Friendly”. Sperimentazione In questa fase verranno preliminarmente esposte le richieste da parte della committenza (Fondazione Bambini Albanesi). Segue una lettura del contesto circostante, una programmazione progettuale e dei riferimenti architettonici presi in considerazione. Si conclude con la presentazione dell’ipotesi progettuale elaborata. Si tratterà di una progettazione che riguarda prevalentemente gli aspetti ambientali, il rapporto dell’uomo con lo spazio progettato, mentre approfondirà limitamente il sistema tecnologico. Bisogna non dimenticare che la famiglia è per noi tutti il centro di sentimenti forti, di affetto, di riferimento sicuro; la nostra casa non è solo un posto dove dormire. Ciò signifca che un adulto autistico non è solo un corpo da assistere nei suoi bisogni primari, ma una persona che ha bisogno di essere valorizzata per le sue potenzialità nell’ottica dell’inclusione sociale.


PRIMA PARTE AUTISM-FRIENDLY DESIGN


1 I disturbi dello spettro autistico 1.1 Defnizione dell'autismo

Che cos’è l’autismo? Il Disturbo Autistico è una complessa condizione neuro-comportamentale dell’età evolutiva, caratterizzata dalla compromissione qualitativa dell’interazione sociale, della comunicazione verbale e non verbale, dell’immaginazione e dalla presenza di interessi ed attività ristretti, stereotipati e ripetitivi. È stato descritto per la prima volta nel 1943 dallo psichiatra Leo Kanner (1943, pp. 217-250) e da allora sono stati usati molti termini per defnirlo: autismo infantile, schizofrenia infantile, psicosi autistica. Attualmente con la pubblicazione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders V edizione (DSM V, maggio 2013), tutti i disordini autistici sono stati raggruppati in un unico spettro di condizioni, Disturbi dello Spettro Autistico (in inglese “Autism Spectrum Disorders” da cui deriva l’acronimo universalmente utilizzato “ASD”). Non si parla più di autistici, ma di persone autistiche, in quanto ognuno di essi è unico.

Qual è l’epidemiologia? Lo spettro dell’autismo è un gruppo di disordini complessi del cervello. Studi internazionali forniscono un preciso quadro evolutivo del disordine dello spettro autistico. Principalmente negli Stati Uniti, sono stati fatti importanti passi avanti in questa direzione. Qui da anni si preparano e si aggiornano le statistiche sulla difusione e le caratteristiche relative all’autismo. La prevalenza dell’ASD a livello mondiale è di circa l’1% della popolazione. Recenti stime del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) indicano che circa 3 milioni di persone sono affette dal disordine dello spettro autistico negli Stati Uniti e circa 60 milioni nel mondo. Inoltre le statistiche provenienti dagli Stati Uniti, mostrano che i tassi di incidenza sono aumentati di circa il 15% ogni anno: se nel 1975 l’autismo colpiva una persona su 5 mila, oggi si manifesta un caso ogni 68 neonati. Questi dati, necessitano di essere considerati con prudenza, tenendo conto sia del miglioramento della diagnostica che di una maggior consapevolezza da parte dei genitori. In ogni caso, le cifre sono allarmanti ed il disturbo dello spettro dell’autismo è diventato un’emergenza sociale ed economica. Secondo le statistiche del CDC, l’autismo, è inoltre presente con una fre-

Prevalenza dell’incremento dei casi con autismo negli U.S.A. (rielaborazione da Autism Speaks) pagina a fronte Tavola dei sintomi dell’autismo (rielaborazione da <www.abaieonlus.it> (12/15))

1 in 5000

1975

quenza di 4 volte maggiore nei maschi rispetto alle femmine. Questa maggiore prevalenza di disordini autistici nei maschi si è mantenuta stabile nel tempo ed è stata confermata nel corso dei numerosi rilevamenti condotti negli ultimi settanta anni. Riferendosi sempre alla stessa fonte statistica, 1 ragazzo ogni 42 ed 1 ragazza ogni 189 sono stati diagnosticati afetti dal disordine dello spettro autistico. In altri Paesi si verifcano situazioni simili: nel Regno Unito, 1 bambino ogni 86; in Giappone, 1 ogni 62; in Francia, 1 ogni 100; in Germania, 1 ogni 72; in Norvegia, 1 ogni 115 e mentre in Australia, circa il 0.5% della popolazione è afetta dal disordine dello spettro autistico1. In Italia non esistono dati ufciali epidemiologici e le stime di prevalenza disponibili sono basate esclusivamente su sistemi informativi sanitari o scolastici. Ad esempio, in Piemonte, i dati ricavati dal sistema informativo NPI.net indicano una prevalenza di ASD nella fascia di età fra i 6 e 10 anni pari a

3.7‰ nel 2008 e 4.2‰ nel 2010 mentre in Emilia-Romagna, dai dati del sistema ELEA, emerge che la prevalenza di ASD nella fascia di età 6-10 anni oscilla dal 2,4‰ del 2010 al 2,5‰ nel 2006 e 2009, fno al 2.8‰ negli anni 2008 e 2011. L’incidenza non risente delle diversità socio-economiche ed ha una distribuzione geografca uniforme. L’età di insorgenza, anche se spesso è difcile da determinare, è tra il primo ed il secondo anno di vita; mentre l’età di riconoscimento avviene a circa 2 anni e mezzo2. Cosa causa i disturbi dello spettro autistico3? “Non esiste una singola causa dell’autismo così come non esiste una sola tipologia di autismo. Sono stati identificati geni codificanti per una serie di proteine probabilmente implicate nell’eziologia dell’autismo, tutte coin<www.autismspeaks.org> (12/15). Traduzione dell’autore da: “What Causes Autism?” dell’ Autism Speaks. 2

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Dati ripresi dalle statistiche ufciali di ogni Paese.


volte nel neuro sviluppo e molte con un ruolo nell’ambito della funzionalità sinaptica. Negli ultimi anni gli scienziati hanno evidenziato solo un esiguo numero di mutazioni genetiche, associate all’autismo, che da sole sono in grado di spiegare il disturbo. Nella maggior parte dei casi, è una combinazione di fattori genetici e ambientali ad influenzare una precoce alterazione dello sviluppo cerebrale che, di conseguenza, determina l’autismo. In presenza di una predisposizione genetica, un numero considerevole di ‘variabili’ ambientali possono giocare un ruolo, come fattore di rischio, nello sviluppo dell’autismo. Tra queste, si possono ad esempio citare l’età genitoriale avanzata (sia materna che paterna) e la presenza di malattie materne durante i primi mesi della gravidanza”. Che sintomi ha4? “Le persone autistiche rappresentano una condizione clinica estremamente eterogenea; tutti presentano lo stesso nucleo di deficit a carico dell’interazione sociale, della comunicazione verbale e non verbale, con un repertorio di comportamenti e di interessi ristretti e ripetitivi. Tuttavia, in essi, è riscontrabile una marcata variabilità dell’espressione della sintomatologia da paziente a paziente, associata a livelli di funzionamento cognitivo variabili che vanno, dalla grave compromissione ad uno sviluppo superiore ai valori medi per le diverse fasce di età di riferimento”. Ci sono patologie associate5? “Raramente il disturbo autistico si presenta isolato, ma è prevalentemente associato ad altri disturbi neurologici o condizioni mediche più generali. Circa nel 70% dei casi è presente il ritardo mentale, che corrisponde ad un 4 Rielaborazione da: “Quali sono i sintomi principali?”, <www.airautismo.it> (12/15). 5 Patologie associate, <www.airautismo.it> (01/16).

mostra indiferenza

partecipa solo con l'aiuto dell'adulto

interazione a senso unico

per chiedere si serve della mano dell'adulto

non gioca con altri bambini

parla sempre dello stesso argomento

assenza di immaginazione nel gioco

nessuncontatto oculare

fa ruotare gli oggetti

valore di IQ inferiore a 70. Il ritardo tende a rimanere stabile nel tempo, a prescindere dall’evoluzione della sintomatologia autistica. L’epilessia è un’afezione abbastanza frequente che si associa al disturbo autistico. Circa un terzo dei bambini presentano crisi epilettiche. Nella maggioranza dei casi è presente il disturbo dell’attenzione associato ad una signifcativa distraibilità, e spesso anche ad un’iperattività. Si osservano bambini che passano da un’attività ad un’altra ma che riescono ad avere tempi eccessivamente lunghi di attenzio-

ride senza motivo

rr

non ama i cambiamenti

ripete le parole a pappagallo

si comporta in modo strano

dimostra talvolta abilità e destrezza particolari

ne su quegli oggetti o su quelle attività che li interessano. Spesso si verifca anche un’instabilità dell’umore e dello stato afettivo sino a manifestare vere e proprie crisi di collera, quando avvengono modifcazioni ambientali o vengono apportate variazioni alla routine”. Qual è la prognosi6? “Il disturbo autistico è un disturbo non evolutivo, con sintomi che si modifcano e che possono migliorare con il pasTraduzione dell’autore da: “How is Autism Treated?”, <autismspeaks.org> (12/15).

sare degli anni grazie ad un mirato intervento ri/abilitativo ed educativo. Sarebbe opportuno precisare che l’autismo non è una malattia da cui si può guarire, è una condizione neuro-comportamentale che accompagnerà il soggetto autistico per tutta la vita. Solo pochissime persone autistiche fanno un progresso fno ad arrivare al punto di uscire fuori dallo spettro”.

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1.2 Specifcità dell'autismo Fanno parte del disordine dello spettro autistico bambini e adulti afetti da uno dei cinque disordini seguenti: Autismo, Disturbo di Rett, Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza, Disturbo di Asperger e il Disturbo Generalizzato dello Sviluppo. Mentre i sintomi delle persone autistiche variano in ogni individuo — motivo per il quale si parla di spettro come ampio range di occorrenza e severità degli sintomi — sono tre gli aspetti che li caratterizzano: A | Difcoltà nell’interazione sociale La maggior parte delle persone autistiche hanno difcoltà nell’interagire quotidianamente con le persone. Evitano il contatto con gli occhi, sembrano indifferenti e spesso sembra che preferiscano stare da soli. I bambini con ASD sono piÚ lenti nell’imparare ad interpretare cosa pensano e sentono gli altri e possono avere difcoltà a vedere le cose da un’altra prospettiva. Alcuni hanno problemi nel controllo delle emozioni, diventando perturbati e a volte aggressivi, rendendo ancora piÚ difcile coltivare le relazioni sociali. B | Difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale Alcune persone autistiche rimangono non verbali per l’intera vita; altri sviluppano un linguaggio piÚ tardi dei coetanei, tra i cinque e i nove anni. Quelli che parlano usano un linguaggio talvolta strano. Possono non essere in grado di combinare parole in modo logico. Alcuni parlano con singole parole, mentre altri ripetono la stessa frase continuamente. Le conversazioni sono quasi impossibili, mentre possono fare un

monologo su un tema preferito per ore e ore. Può essere difficile capire il loro linguaggio corporeo come: espressioni del viso, movimenti e gesti, e che spesso non corrispondono a quello che stanno dicendo. Non potendo parlare correttamente, oppure con dei gesti, spesso si trovano in difcoltĂ ad esprimere i propri bisogni. C | Comportamenti, interessi e attivitĂ ristretti e ripetitivi I movimenti ripetitivi sono quelli che in genere distinguono gli autistici dalle altre persone. Alcuni battono le mani ripetutamente oppure camminano sulle punte dei piedi. Altri si fermano improvvisamente. C’è una forte resistenza al cambiamento. Fare le stesse cose — guardare lo stesso video, mangiare lo stesso cibo, ballare nello stesso modo nello stesso luogo — giorno dopo giorno, è il modello comportamentale che si può riscontrare facilmente nelle persone autistiche. Spesso i bambini chiedono e vogliono mantenere un’invariabilitĂ assoluta dell’ambiente. Questa esigenza si nota meno negli adulti, in quanto possono essere piĂš allenati a misurarsi con il cambiamento grazie all’esperienza. Ma qual è la causa della comparsa di questi sintomi nelle persone autistiche? Carl H. Delacato, uno psicologo statunitense, si occupò negli anni 1960 di come l’ambiente influenzi il sistema nervoso centrale. Si dedicò particolarmente ai bambini con autismo, elaborando una teoria semplificata sul disordine autistico.

Diagramma del defcit del ASD Bambino autistico, <www.townpress.co.za> (01/16)

Comportamenti, interessi e attivitĂ ristretti e ripetittivi

ASD Di coltà nell’ interazione sociale

Di coltĂ nella comunicazione verbale e non verbale


Teoria di Delacato1 “I problemi delle persone autistiche — scrive Delacato — non sono psicologici, ma organici, specifcatamente di origine neurologica. Questi bambini hanno dei problemi percettivi e quindi il mondo reale viene distorto nel suo complesso cammino dal ricettore al cervello. Il comportamento anormale è il loro tentativo di normalizzare le vie sensoriali lese. Il sistema nervoso si sviluppa con l’uso. Quando l’uomo non può trovare abbastanza nutrimento sensoriale, si sente frustrato e il suo comportamento degenera. Il bambino autistico è il cacciatore di segnali più fanatico e più frustrato di tutti, deve cacciare per vivere, ma la sua capacità è limitata. L’uomo è istintivamente un esploratore; siamo esploratori non perché siamo curiosi, ma perché siamo acquisitivi. Siamo avidi di sensazioni, che soddisfno i nostri bisogni in termini di frequenza, intensità e durata. L’uomo ha come meta l’acquisizione di nuove e più numerose sensazioni. La sensazione è il nutrimento del cervello e la sua spinta a cambiare. Il bambino autistico esplora in continuazione, ma il suo sistema sensoriale inattendibile crea molte difcoltà. Di conseguenza il bambino autistico esplora solo ciò che può controllare; non si avventura in territori nuovi perché ne ha paura. Una delle funzioni principali del cervello, è il creare un’apparenza di ordine nel caos delle sensazioni che ci circondano. A causa dell’input ambiguo fornito al suo cervello, da un sistema sensoriale inattendibile, il bambino autistico non può instaurare quest’ordine, può soltanto immagazzinare dati sensoriali ambigui. Perciò controlla gli input, facendo entrare solo quelli che controlla da solo, e respinge gli altri come caos”. 1

Rielaborato da Delacato (1975).

Processo percettivo (rielaborazione da Lauria (2003))

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emissione di stimoli :

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ricezione

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PROCESSOPERCETTIVO

Difcoltà nella percezione La percezione è un processo dinamico e complesso basato su due fasi distinte: la ricezione sensoriale e l’interpretazione. Afnché l’uomo possa recepire un segnale, è necessario che la struttura energetica del segnale ricada all’interno dei suoi campi sensoriali, specifci per ciascun senso; per poterlo interpretare, occorre che sia discriminabile e identifcabile. La discriminazione si basa sul confronto tra segnali e sulla possibilità di distinguere una cosa da un’altra in base al loro rapporto di contrasto; l’identifcazione presuppone che si operino delle valutazioni

secondo sistemi di riferimento formatisi con il consolidarsi dell’esperienza, al fne di attribuire ad ogni segnale un valore e un signifcato (Lauria, 2003). Nelle persone autistiche, la distorsione percettiva può avvenire nella parte ricettiva e in quella cognitiva. Ovviamente, la parte cognitiva è strettamente legata e subordinata alla parte ricettiva, ciò implica che la maggior parte della distorsione, è dovuta alla mancanza della qualità delle informazioni ricevute nel tempo e che degrada la formazione e lo sviluppo di questa parte durante l’infanzia.

La distorsione sensoriale nelle persone autistiche, può avvenire in uno o in più sensi contemporaneamente. Oltre i cinque sensi tradizionali (vista, udito, tatto, gusto, olfatto), occorre considerare i cinque sensi esterocettivi come, l’equilibro, la temperatura, la cinestetica, il dolore ed un debole senso di orientarsi, i sensi enterocettivi, che ricevono le sensazioni degli organi interni, e il chronoception, il senso che non si basa su un organo specifco, ma che riferisce come il passare del tempo viene percepito e vissuto.

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Bambino autistico, <www.clinicaladvisor.com> (12/15)

La distorsione ricettiva2 A parte ciò, possono essere individuati tre categorie di distorsioni: Ipersensibilità Un sistema sensoriale a innesco rapido, è ipersensibile quando lascia passare troppa parte del messaggio al cervello, spesso causando sovraccarico di stimolo sensoriale. In risposta, le persone ipersensibili scelgono di calmarsi o distrarsi dal dolore dondolandosi, oscillandosi, colpendo, pressando, coprendosi gli occhi o le orecchie, battendo le mani, oppure ruotando su se stessi. Quando il cervello non è in grado di fltrare le informazioni sensoriali irrilevanti, anche una piccola cosa nell’ambiente può causare un sovraccarico sensoriale. Le persone autistiche ipersensibili, talvolta, hanno difficoltà nel camminare sulle superfici ruvide, rifutano i vestiti ruvidi, non possono sopportare grandi variazioni di temperatura e pressione, non possono sopportare il dolore e rifutano il 2

Rielaborato da Delacato (1975).

contatto tattile. Alcuni di loro hanno capacità olfattive superiori alla media; odori forti come quelli dei rifuti provocano il vomito. Il bagno e la cucina sono i due luoghi della casa generalmente più spiacevoli per loro. Una persona autistica ipersensibile si allontanerà dal rumore e dai suoni, o respingerà completamente il suono ‘spegnendolo’ nel suo cervello. Spesso dà l’impressione d’essere sordo. Ascolta solo i rumori che fa lui stesso. Sente molti suoni che le persone con un udito normale non sentono. Ha un sonno leggero ed è infastidito dal rumore acuto di alcuni elettrodomestici che noi non possiamo sentire. Tende ad avere paura dagli animali. È terrorizzato dalla folla, dalle gallerie, dal trafco e dalle sirene. Anche il vento presenta un problema, poiché non riesce a vedere da cosa è provocato. La pioggia può rappresentare un problema: il picchiettare della pioggia sul tetto è, per lui, un rumore amplifcato. Essi non amano i rumori costanti nel loro ambiente, come un condizionatore d’aria o un sistema di riscaldamento rumoroso. Se la persona

autistica è ipervisiva, riceve una quantità enorme di stimoli, quindi, anche un granellino di polvere può catturare la sua attenzione visiva. Queste persone amano ruote, orologi, dischi in movimento, tutto ciò, insomma, che osservato a lungo e continuamente provoca illusioni ottiche. Hanno una fantastica memoria visiva e spesso leggono eccezionalmente bene. In genere non amano gli specchi ed i colori forti. In genere, hanno paura del buio, di fasci improvvisi di luce, dei lampi e non amano la luce brillante del sole. Per loro, anche lo spazio e il territorio non sono costanti, fniti, misurabili e, quindi, comprensibili. Lo spazio e il territorio, sono così ambigui e insicuri. Iposensibilità Un sistema sensoriale lento, che lascia passare una parte troppo piccola del messaggio al cervello, è detto iposensibile. Le persone autistiche iposensibili, sembrano quasi inconsapevoli delle sensazioni del loro corpo. Si mordono, piantano spilli nella loro pelle, si colpiscono, pizzicano le parti più car-

nose del loro corpo. In inverno si spogliano mentre in estate si vestono con indumenti pesanti. Amano la pressione, i forti abbracci ed amano le sollecitazioni quasi violente. Hanno una sensibilità al dolore molto inferiore al normale. Hanno bisogno di tanto massaggio fsico e cercano gli odori intensi. Il comportamento più drammatico è l’imbrattare con le loro stesse feci un muro, un oggetto o se stessi. Trovano nelle feci l’odore di rifiuto più potente, più piacevole. Provano gioia quando sono circondati da odori forti e familiari. Vanno in giro annusando ogni oggetto, ogni persona. Amano stare in bagno e in cucina, ambienti con odori particolarmente intensi. Per bambini autistici iposensibili il mondo è troppo quieto, perciò sbattono violentemente la testa sui muri e gridano. Essi cercano rumori forti e ritmici e si muovono verso di loro; possono stare seduti per ore ad ascoltare una lavatrice o un aspirapolvere. A volte diventano distruttivi nella ricerca di suoni, per esempio sbattendo le porte. Amano la folla e i rumori del trafco. Inoltre que-


Bambino autistico, <www.shutterstock.com> (12/15)

ste persone possono presentare un pericolo per loro stessi, perché portano alla bocca qualunque cosa, anche sostanze tossiche o pericolose come benzina, vernici, ecc. Hanno una scarsa capacità di discriminare i gusti. Spesso dondolano cercando di vedere meglio gli oggetti. Sono attratti dalle sorgenti luminose. Hanno bisogno di una gran quantità di luce solare, di contrasto e di stimoli visivi. Hanno paura dell’altezza, delle scale, delle gallerie buie e spesso sono terrorizzati dalla velocità. Spesso lanciano degli oggetti per vederli cadere. Anche per le persone autistiche iposensibili, il senso dello spazio e del territorio è distorto, ma la distorsione è di natura espansiva, perciò sono sempre alla ricerca di angoli dove nascondersi. Rumore bianco (percezione Gestalt) Un sistema sensoriale che opera con così poca efcienza, che la sua stessa attività crea un’interferenza o rumore nel sistema. Questa distorsione spiega la difcoltà di alcune persone autistiche nello sviluppare dei sistemi ge-

rarchici di apprendimento che li aiutino a fltrare il primo piano dallo sfondo. Le persone che mancano della percezione Gestalt, possono essere soggetti ad ‘esplosioni tattili’, che comportano il colpire se stessi o gli altri. Spesso rabbrividiscono come se qualche oggetto li toccasse in quanto non sono capaci di distinguere gli stimoli di varie intensità. Inoltre hanno una debole capacità nel distinguere gli stimoli forti e deboli di olfatto e gusto. Queste persone sembrano preoccuparsi dei loro rumori interni, stanno seduti ad ascoltare il battito del loro cuore, il loro respiro. I gatti sono amici ideali. Stare in equilibrio su posizioni strane, fa sì che la percezione dei loro suoni interni cambi, aiutandoli a discriminarli. Spesso guardano attraverso le persone e le cose. Si comportano come se osservassero qualcosa con molta attenzione, ma qualcosa che è dentro il loro bulbo oculare. La loro attenzione è costantemente rivolta ad un mondo che non c’è.

La distorsione cognitiva Come osservato, la distorsione, nella parte cognitiva della percezione, è in parte causata da disturbi sensoriali, in quanto il sistema nervoso si sviluppa con l’uso. Quando al cervello vengono forniti dei dati sensoriali ambigui, il sistema nervoso non può instaurare un ordine e rifuta queste informazioni. Secondo Piaget3, il sistema nervoso dei bambini passa attraverso degli stadi di sviluppo senso-motorio. Se durante questo processo uno degli stadi di sviluppo fallisce, questo comporterà la formazione di un disordine. Ciò spiega alcune delle caratteristiche della persona autistica, come per esempio: La permanenza di un oggetto nello spazio | Per lui, un oggetto esiste soltanto quando lo vede nel suo posto abituale; in altri termini, ha una ridotta capacità di adattamento. Il deficit nell’interazione sociale | Una persona autistica, avendo problemi Jean Piaget (1896-1980) psicologo, biologo e filosofo svizzero. Fondatore dell’epistemologia genetica, ovvero dello studio delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo, e si dedicò molto anche alla psicologia dello sviluppo.

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nella ricezione degli stimoli del mondo esterno, ha dei problemi maggiori ad interpretarli, diventando così incapace di capire l’intorno, ciò che sta fuori da se stesso. L’incapacità di capire i desideri, le espressioni, le intenzioni, i messaggi degli altri, spiegano il suo deficit sociale, la comunicazione verbale caotica, la perdita della coscienza. Le difficoltà nel funzionamento esecutivo | Le persone autistiche hanno difficoltà nel risolvere problemi, concentrarsi ed organizzarsi. Il funzionamento esecutivo, si riferisce alla capacità del cervello di rilevare informazioni, analizzarle, interpretarle e prendere decisioni in base ad esse. Tutta la nostra vita è mediata dal nostro sistema esecutivo, in quanto, ogni singolo atto della vita quotidiana determina un insieme di regole, necessarie per vivere. Questo defcit, può causare dei problemi nella quotidianità, nel vivere in maniera autonoma, come camminare, mangiare, prestare attenzione, concentrarsi, ecc.

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1.3 Sopralluogo nel Centro Regionale per l’Autismo di Tirana

Secondo l’impostazione esigenziale, la qualità di un progetto, è espressa dal livello di soddisfacimento di determinate esigenze relative ai fruitori. La soddisfazione di quest’ultime riguarda e dipende anche da cose apparentemente piccole. Le persone che non riescono a svolgere le attività quotidiane, con le stesse modalità delle persone normodotate, rappresentano circa il 20% della popolazione (Laurìa, 2003). Anche i più piccoli dettagli possono rendere la vita estremamente difcile ad una persona autistica, portandola ad avere un impatto psicologico negativo con gli altri e con l’ambiente. Perciò, occorre cercare di conoscere ogni esigenza, riguardante i fruitori, attribuendo ad ognuna di esse un valore concreto in fase di progettazione. Parlando di soddisfacimento di esigenze, è inevitabile afrontare la valutazione dell’ambiente. Quest’ultima è costituita sia da informazioni fsiche e oggettive, sia da componenti soggettive e immateriali. L’uomo percepisce e/o concepisce lo spazio, ma al tempo stesso lo spazio determina o circoscrive il suo comportamento. Nel caso di soggetti autistici, la valutazione si complica, in quanto diventa difcile trarre informazioni dirette sulla qualità degli ambienti a loro dedicati. In queste condizioni, l’operazione si basa sull’osservazione del loro comporta-

mento in un dato ambiente, tenendo conto delle difficoltà dovute alla loro reazione atipica agli stimoli sensoriali. Potenziali fonti informative afdabili di queste osservazioni rimangono i caregiver, che convivono con i soggetti autistici e che conoscono, più di chiunque altro, i loro bisogni. Tra l’altro, essi vivono la cura di tali persone con un impatto emotivo altissimo e pertanto, devono essere considerati come ‘utenti’ a pieno titolo. All’inizio di ogni progetto, è utile fare riferimento ad esperienze precedenti simili. Uno degli aspetti più importanti riguarda l’efcacia funzionale dell’intervento. Conoscere quest’aspetto richiede una verifica abbastanza complessa da svolgere sul campo, con il coinvolgimento di fgure di diversi ruoli e competenze. Tale analisi è riconosciuta come la valutazione post-occupativa dell’edifcio (acronimo in inglese POE — Post Occupancy Evaluation). Il motivo per cui si fa quest’operazione, è di ofrire degli input attendibili ai futuri interventi: per far sì che non si ripetano gli stessi errori fatti precedentemente; per usufruire delle soluzioni più efficaci; per cercare soluzioni migliorative ai problemi. Ai fni di questa ricerca, vista la complessità di realizzare un POE, sono stati programmati dei sopralluoghi nelle due strutture dedicate ai bambini au-

tistici a Tirana, realizzate dalla Fondazione “Bambini Albanesi”. Per ogni struttura il sopralluogo è stato organizzato nelle due fasi di seguito descritte. 1. Analisi del luogo ed osservazioni dei modelli comportamentali Il 29 ottobre 2015 ho fatto una visita presso i due Centri Regionali (guidati, dalla Coordinatrice della Fondazione, sig.ra Ariela Shingjini), in tutti gli ambienti, sia esterni che interni, di ogni struttura, per fare una prima valutazione della loro qualità architettonica. Infne, ho partecipato ad una delle terapie occupazionali osservando di persona il comportamento del bambino autistico.

Terapia occupazionale (Fondazione Bambini Albanesi) pagina a fronte Vista panoramica del Centro Regionale per l’Autismo di Tirana, progettato dall’arch. Marin Bicoku

2. Focus group Il 30 ottobre 2015 è stata realizzata una riunione con il personale delle strutture, soggetti aventi competenze in varie discipline: • Fisioterapisti • Psicologi • Neuropsichiatri • Pediatri • Logopedisti • Sociologi • Familiari di autistici • Manutentori • Personale delle pulizie. Il loro contributo conoscitivo ha fornito degli input molto efcaci nella reinterpretazione dell’ambiente terapeutico, in termini di qualità di stimolazione, di creatività, di piacevolezza, di soddisfazione e di comfort.


Il patrimonio dei dati raccolti, ha indirizzato e guidato il miglioramento continuo dell’azione progettuale, costituendo la base di partenza per la messa a punto di suggerimenti progettuali puntuali e il più possibile generalizzabili per la realizzazione di questi tipi di strutture. Di seguito verranno riportate solo le informazioni relative al sopralluogo di una delle due strutture visitate (Centro Regionale per l’Autismo di Tirana). Centro Regionale per l’Autismo I Il Centro Regionale per l’Autismo I è stato costruito nel 2011 dalla Fondazione “Bambini Albanesi” con il sostegno fnanziario di donatori privati. Questo centro è una struttura complementare alle altre strutture/istituzioni che nel paese ofrono servizi simili per bambini autistici. Questo nuovo centro ha avuto un impatto positivo a livello nazionale essendo focalizzato solo sull’autismo ed in stretta collaborazione con associazioni e professionisti a livello internazionale.

L’edifcio è un centro di: • Diagnostica e valutazione; • Cura dei bambini da 3-7 anni; • Sostegno e consulenza ai familiari; • Formazione dei giovani specialisti; • Consulenza per i professionisti; • Ricerca sul disordine dello spettro autistico. L’edifcio è situato a Farka, nei dintorni di Tirana, a solo 6 km dal centro della città. È un edifcio di 3 piani e di circa 1 500 m2. Ofre 16 ambienti clinici per la valutazione e le varie terapie con le appropriate attrezzature. All’interno è presente una sala conferenze con una capienza di oltre 100 persone, una biblioteca, una sala riunioni, postazioni per specializzandi e ricercatori, ufci per l’amministrazione e per i medici. Inoltre ha a disposizione un giardino per le terapie all’esterno. Presso questa struttura, ricevono assistenza durante l’anno più di 150 bambini e le loro famiglie. Ofre consulenza a più di 50 professionisti e formazione a più di 50 giovani studenti e specialisti.

Commenti positivi Contesto È stata valutata positivamente l’ubicazione di questo centro, fuori dal centro abitato di Tirana. Le attività che si svolgono hanno bisogno di ambienti silenziosi, lontano dai vari rumori della città, come trafco, folla, sirene, ecc. Inoltre, l’area a verde circostante ofre un paesaggio gradevole e stimolante anche per le attività all’esterno. L’unico svantaggio che si può riscontrare è legato al trasporto dei bambini, ma è stato risolto dalla Fondazione che ha messo a disposizione delle navette per il trasporto degli utenti dal centro di Tirana, con delle fasce orarie che rispettano i vari corsi.

giorno per i genitori; il piano terra destinato alle varie terapie; il primo piano destinato all’amministrazione, alla ricerca e alla diagnosi.

Distribuzione degli spazi La distribuzione degli spazi è ritenuta efcace. L’edifcio si sviluppa su tre piani, ognuno destinato a funzioni ben determinate: il piano interrato destinato a conferenze, area tecnica e sog-

Arredi Gli arredi presenti nei vari ambienti, sia terapeutici che di lavoro, sono stati scelti attentamente e sono di una buona qualità. Negli ambienti terapeutici, gli arredi sono a misura dei bambini, con angoli stondati, spostabili per garantire l’adeguata fessibilità. 15

Dimensioni degli spazi La stanza per la terapia occupazionale è uno spazio molto importante che deve avere delle caratteristiche spaziali particolari, perché è qui, che tramite l’ausilio di giochi e attrezzature, il bambino viene stimolato ed incoraggiato ad agire nel proprio ambiente, al fine di incoraggiare l’indipendenza e recuperare certe funzioni fondamentali. Tali spazi sono funzionali, adeguatamente alti e spaziosi per le terapie individuali o di piccoli gruppi.

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Stanza per la fsioterapia Bagno a misura di bambino Stanza per la terapia occupazionale

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Telemedicina Le sale di terapia sono attrezzate con gli strumenti di telemedicina. Questo sistema è a supporto del lavoro del personale e permette un migliore monitoraggio della salute del paziente da parte dei specialisti all’estero. Illuminazione L’illuminazione naturale è adeguata. L’illuminazione è importante, in quanto deve rendere le cose ben visibili, ma non deve abbagliare perché potrebbe essere la causa di crisi per alcuni soggetti. Bagni I bagni dedicati ai bambini hanno una buona funzionalità, non presentano ostacoli e sono a misura di bambino.

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Corridoio del pian terreno Cambiamento di pavimentazione Impianti di climatizzazione/riscaldamento

Commenti negativi Corridoio La distribuzione del pian terreno, basata su lunghi corridoi, è ritenuta dal personale generatore d’ansia per i bambini autistici, anche se di facile orientamento per gli utenti normali. La percezione visiva di alcuni bambini è disturbata e fa sì che essi percepiscano il corridoio come uno spazio molto profondo difcile da limitare. Questo crea in loro una condizione di paura e d’ansia che impedisce loro di orientarsi nello spazio. Bisognerebbe cercare di evitare i corridoi lunghi. Porte L’adozione di porte totalmente opache, non permette al personale e ai famigliari di sorvegliare i bambini, che in alcuni momenti possono anche essere lasciati soli, al fne di favorire l’interazione tra di loro senza la presenza fsica del terapeuta. Acustica Si è rilevato un problema di scarso isolamento acustico tra i vari ambienti. Per le sedute di terapia è molto importante che il bambino non si distragga a causa di rumori provenienti dalle altre stanze.

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Ventilazione La ventilazione nella maggior parte degli ambienti è realizzata sia tramite il ricambio d’aria naturale che mediante impianti di ventilazione. Il ricambio d’aria forzato, però, è molto rumoroso e distrae i bambini durante le terapie. Impianti di climatizzazione/ riscaldamento La produzione dell’aria climatizzata (riscaldata o rafrescata) avviene tramite la macchina frigorifera di tipo chiller,

collocata all’esterno ed isolata dall’edifcio, mentre la difusione avviene tramite i ventilconvettori a parete oppure a softto. Il chiller funziona anche per il riscaldamento come opzione alternativa alla caldaia a gasolio. Anche se gli impianti sono efficienti, essi producono un eccessivo rumore per le stanze di terapia. Inoltre, con i ventilconvettori a parete si verifcano delle situazioni problematiche dal punto di vista degli infortuni, poiché alcuni bambini tendono ad inflare le dita nel-

le bocchette d’aria ed altri, ipersensibili al tatto, provano un senso di fastidio nel sentire i fussi d’aria e si spostano da un lato della stanza all’altro. Pavimentazione La pavimentazione degli spazi interni è in piastrelle di gres porcellanato di dimensioni 60x60 cm, con una superfcie rifettente che spesso dà noia ai bambini. Le stanze sono rivestite in moquette, molto piacevole per i bambini, oltre che confortevole ed im-

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portante afnché non si facciano male nei momenti di aggressività. D’altro canto, però, di difcile pulizia, tenendo conto anche del fatto che i bambini autistici vomitano spesso a causa di interferenze di vari stimoli sensoriali. Colori In tutti gli ambienti, i colori adottati sono troppo chiari, quasi sul bianco, e molto rifettenti. Il bianco delle pareti, abbinato alla pavimentazione di colore chiaro e agli infssi, interni ed esterni, bianchi, rende l’ambiente sostanzialmente monocromatico. Il contrasto di luminanza tra superfici e tra componenti di arredo è troppo basso, cosa che crea molti problemi ai bambini autistici con problemi visivi.

Oscuramento fnestre Per l’oscuramento delle fnestre sono state adottate delle tende interne a flo muro. Questo tipo di tenda, non permette un oscuramento totale dell’ambiente nel caso si volesse creare uno spazio sensoriale per la calibrazione dei sensi. Tra l’altro i bambini tendono a tirare il flo della tenda rischiando che esse si sflino dalla guida e caschino. Piscina La struttura è dotata anche di una piscina per l’idroterapia. L’uso dell’idroterapia per bambini con disordini neurologici, fa parte delle terapie che mirano al recupero e allo sviluppo della motricità globale, della sensibilità, della capacità comunicativa e sociale. Però finora non si è tratto un grande vantaggio da quest’ambiente terapeuti-

co, a causa di vari problemi tecnici avuti con la copertura non traspirante. Si è verifcata, inoltre, la caduta di una parte del controsoftto. Impianti di sicurezza Si sono rilevate carenze nell’impianto di protezione antincendio. È stato previsto un sistema di rilevamento di fumo in ogni stanza ed un sistema d’allarme nei corridoi che è stato spesso rotto dai bambini. Il sistema d’allarme a sirene è collocato all’esterno dell’edificio, senza però un supporto visivo dello stato d’allarme in tutti gli ambienti, delle uscite d’emergenza e delle vie di fuga. Per lo spegnimento degli incendi sono stati previsti degli estintori sulle pareti dei corridoi. Non sono state previste scale di sicurezza.

Tende di oscuramento nelle stanze di terapia Piscina per l’idroterapia


1.4 Defnizione del Quadro Esigenziale

La casa deve piacere a tutti. A diferenza dell’opera d’arte che non ha bisogno di piacere a nessuno. Adolf Loos, Parole nel vuoto.

Lo studio comportamentale delle persone afette dal disordine dello spettro autistico, in rapporto con l’ambiente e con le persone con i quali interagiscono, descritto nel paragrafo precedente, aiuta ad evidenziare le loro esigenze. Ovviamente non esiste un modello perfetto di fabbisogni, come non esiste una soluzione ideale per tutti. Inoltre sarebbe opportuno soddisfare i casi di maggiore gravità. Questo approccio a prima vista potrebbe sembrare una soluzione inclusiva, in realtà non aiuta le persone autistiche a tirare fuori tutte le loro capacità. A questo punto, si dovrà trovare un range di possibilità tali che possano accomodare bisogni, inclinazioni e casistiche individuali. La costruzione del quadro esigenziale, tende a fornire una piattaforma solida e coerente con i bisogni e gli obiettivi terapeutici dei soggetti autistici, che può essere usata nella formulazione delle indicazioni che guideranno l’esperienza progettuale. Riferendosi all’analisi comportamentale e alla letteratura scientifca relativa alle persone autistiche, sono state individuate le principali problematiche esigenziali. Queste sono state poi raggruppate negli ambiti esigenziali che ogni ambiente che ospita persone autistiche dovrebbe soddisfare.

Integrazione con il contesto Ogni intervento fa parte di un contesto e come parte di esso dà il suo contributo in termini qualitativi. È particolarmente importante la scelta del sito dove ubicare le strutture dedicate alle persone autistiche, viste le loro diffcoltà nei riguardi dell’interazione sociale. Ovviamente non è il caso di scegliere l’opzione che potrebbe apparire più facile, quale quello di allontanarli in zone fuori dai centri abitati, in quanto si rischia di non poter garantire un certo grado di permeabilità sociale. Comunque anche il caso di cercare di integrarli nei centri urbani sembra altrettanto discutibile, in quanto può essere una fonte continua di sovraccarichi sensoriali che causano stress, ansia e paura. L’intervento dovrebbe essere collocato preferibilmente nei dintorni di città, con facile accesso ed in condizioni di sicurezza dei trasporti pubblici e dei servizi comunitari come negozi, ufci, bar, ecc. Il nucleo abitativo/di servizio dovrebbe essere pensato non solo come un luogo di assistenza, anche come una risorsa per il contesto. Potrebbe essere utile la condivisione controllata di alcuni spazi con gli abitanti della zona, per garantire un certo grado di integrazione sociale.

Lavorare sulle capacità e l’autostima Minimizzare il sovraccarico degli stimoli sensoriali — Molte persone autistiche sofrono dal sovraccarico sensoriale e possono reagire male a ciò che non appare loro come uno stimolo ordinario, come, ad esempio, le pareti rivestite da carta da parati con grafche molto elaborate, il ronzare del frigorifero oppure la luce fuorescente tremolante. Considerando la ricchezza potenziale percettiva dell’uomo ed i rapporti intensi con lo spazio, nella sua essenza fsica e immateriale (luce, vuoto, suono, odori, tessiture, ecc.), la conformazione degli spazi, gli arredi e le attrezzature dovranno cercare di armonizzare le sensazioni percettive. Occorre in altri termini, cercare di correggere la distorsione percettiva, lavorando sulla qualità dell’emissione degli stimoli sensoriali. Offrire la possibilità di scelta — Avere la possibilità e la capacità di scelta, di controllare gli eventi ed essere autonomi, aiuta a rinforzare il senso di indipendenza. Spesso però, le persone autistiche si sentono spaventate e non sicure davanti ad una scelta. Perciò, bisogna che siano guidate nel capire ciò che gli piace e le fa stare bene. Lo spazio fsico dovrà essere disegnato in modo tale da ospitare varie funzioni, poche in numero, ma fessibili e capaci di essere adattate nel tempo a seconda delle necessità degli utenti.

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Ofrire benessere Favorire situazioni familiari e stabili — Una delle caratteristiche tipiche delle persone autistiche è la difcoltà di adeguarsi a nuove situazioni ed ambienti. Gli spazi progettati dovranno cercare di massimizzare la consapevolezza e facilitare l’orientamento. Più gli spazi sono semplici e chiari, più gli ambienti e le funzioni che ospitano sono familiari, minore sarà il rischio di esperienze traumatiche. Minimizzare le condizioni di stress — La conformazione degli spazi, i materiali usati e le caratteristiche fsiche, devono essere progettate e selezionate in modo tale da ridurre le condizioni di stress e scomodità. Ofrire il benessere visivo — A causa della possibile distorsione visiva dei soggetti autistici, bisogna tenere in particolare considerazione alcune questioni come: l’illuminazione naturale e artifciale, il contrasto e il colore. È preferibile l’illuminazione naturale, evitando condizioni di abbagliamento e fasce improvvise d’ombra. Anche la scelta dell’illuminazione artifciale è molto importante, in quanto certi tipi di lampade, tipo neon, non sono consigliabili. Inoltre è opportuno prevedere un livello di illuminamento minimo costante, con un contrasto visivo adeguato dei percorsi e dei dislivelli. Ofrire il benessere acustico — Bisogna tenere conto che alcuni soggetti hanno un udito ipersensibile, perciò è necessario stare molto attenti a scegliere e ubicare gli impianti tecnici e privilegiare materiali di fnitura fonoassorbenti. Inoltre anche gli elettrodomestici dovranno essere molto silenziosi. L’involucro dovrà avere un adeguato isolamento acustico, perché anche il vento e il ticchettio della pioggia pos-

sono causare delle condizioni d’ansia e di stress. Particolare attenzione va posta alle camere, ai bagni e alla cucina. Ofrire il benessere tattile — La gradevolezza al tatto può sembrare un requisito marginale, ma per le persone autistiche è fondamentale. Con riguardo di coloro che sono ipersensibili al tatto, bisogna stare attenti alla scabrosità dei materiali usati; le superfci ruvide o spigolose rappresentano un problema. Per coloro che sono iposensibili, i quali sembrano inconsapevoli delle sensazioni del loro corpo, si dovranno, viceversa, prevedere degli stimolatori esterni, come massaggiatori, piante e superfci di varia scabrosità. Ofrire il benessere olfattivo — È necessario che gli ambienti dedicati alle persone autistiche siano ben aerati. Per evitare l’esposizione delle persone autistiche a odori forti (ad esempio, di rifuti), spesso causa di vomito, è necessario sia prestare particolare attenzione all’aerazione del bagno e della cucina, sia trascorrere più tempo possibile all’aperto. Offrire il benessere termo-igrometrico — Gli spazi dedicati alle persone autistiche necessitano di particolari accorgimenti per quando riguarda il controllo della temperatura e la ventilazione. A causa della loro difcoltà di percepire correttamente le condizioni termo-igrometriche, è necessario un controllo automatico della temperatura. I componenti per la difusione degli impianti di climatizzazione, devono essere a bassa temperatura e silenziosi. Inoltre tutti gli ambienti dovranno essere ben ventilati, preferibilmente tramite la ventilazione naturale per evitare l’uso di impianti, in quanto fonti di rumore.

Massimizzare la fruibilità Ambienti comunicativi — La difcoltà di orientarsi nello spazio nelle persone autistiche spesso è aggravata dalla incapacità di comprendere le informazioni ambientali. Nella progettazione si dovrà lavorare con attenzione per massimizzare la consapevolezza e l’orientamento delle persone nel loro ambiente fisico e sociale. La disposizione degli ambienti dovrà essere di facile lettura in modo da favorire la capacità della persona di orientarsi e muoversi in autonomia. A livello progettuale è possibile intervenire con segnali intenzionali che facilitino il fondamentale processo di formazione delle mappe cognitive. Il progettista può e dovrà agire su alcune variabili fsico-ambientali, come quelle di natura visiva — il colore, l’illuminazione, il trattamento grafco delle superfci, l’uso di immagini, la segnaletica; di natura tattile — l’uso di diverse caratteristiche materico-textuali dei materiali; di natura sonora; e di natura olfattiva. Può essere utile la presenza di una serie di elementi di riferimento riconoscibili per segnare punti notevoli dell’edifcio consentendo agli utenti di orientarsi (landmark). Prevedere varietà di spazi di socializzazione e di privacy — L’interazione sociale è un’attività terapeutica fondamentale. Essa, tuttavia, può essere percepita come una sfda dalle persone autistiche, data la loro difcoltà nel relazionarsi con gli altri. Le strutture possono ofrire una varietà di spazi dove diversi modi di interazione sociale possono avvenire, permettendo agli utenti la libertà di scelta, sulla base delle proprie necessità e capacità. Per quelli che hanno dei problemi nella comunicazione verbale, si potrebbe attrezza-

re, i vari spazi comuni con strumenti di assistenza vocale. Si dovrà pensare a spazi comuni che favoriscano la socializzazione e altri spazi ‘di fuga’ dove gli individui possano avere la possibilità di rifugiarsi. In questo modo si ofre alla persona autistica la possibilità di scegliere e di controllare le interazioni sociali desiderate e non. Ofrire spazi adattabili a varie necessità — Le persone autistiche hanno spesso una percezione alterata dello spazio. Uno spazio che può essere confortevole per alcuni potrebbe non esserlo per altri. In merito a questo, bisogna cercare di progettare spazi flessibili che tramite arredi e attrezzature possano in qualche modo adattarsi a varie necessità. In un certo modo la personalizzazione dello spazio può animare l’ambiente personale, agendo anche come terapia per raforzare la propria autostima. Facile supervisione delle attività da parte dello staf — I caregiver ed il personale medico e paramedico hanno bisogno di interagire efcacemente con i residenti. La capacità di monitorare visivamente i residenti, senza invadere i loro spazi personali può aiutare a ridurre lo stress. Favorire il rapporto con la natura — L’accesso agli spazi esterni, giardini e cortili, aiuta a migliorare le capacità motorie, incoraggia la socializzazione, stimola i sensi e migliora il benessere. La connessione con l’esterno dovrà essere controllata e sorvegliata. Poiché il verde e gli animali domestici sono delle efcaci strategie di coping, bisogna cercare di integrarli in modo consapevole negli interventi dedicati a queste persone.


Garantire la sicurezza d’uso Protezione da cadute — La conformazione e la disposizione degli spazi e degli elementi tecnici dovrà proteggere la persona autistica da eventuali cadute, evitando che inciampi o che scivoli. Per queste ragioni, gli ambienti devono essere possibilmente privi di dislivelli e di barriere, liberi da ostacoli, adeguatamente illuminati, con cambiamenti di livello segnalati ed aperture di infssi o parapetti senza possibilità di sporgersi. Protezione dalla fuga — Occorre prevedere soluzioni progettuali in grado di prevenire ogni possibilità di fuga da parte delle persone autistiche. I punti di accesso alla struttura devono essere controllati, in modo tale che gli utenti non possano allontanarsi dalla struttura. Protezione da urti — La conformazione e la disposizione degli spazi, degli elementi tecnici, degli arredi e delle attrezzature dovrà proteggere gli utenti da urti e da collisioni. Gli ambienti devono essere liberi da ostacoli o, in subordine, tali ostacoli devono essere segnalati adeguatamente. Gli elementi di arredo devono essere privi di spigoli vivi. Sicurezza d’uso degli oggetti — Gli arredi e le attrezzature dovranno poter essere usati con sicurezza da parte delle persone autistiche. Bisogna cercare le soluzioni più semplici e familiari possibili e con il minor rischio di incidenti. Gli elettrodomestici che potrebbero presentare qualche pericolo dovranno essere evitati o, in subordine, usati sotto la supervisione dei caregiver. Accessibilità limitata di spazi e di oggetti potenzialmente pericolosi — Gli ambienti dovranno poter essere fruiti in modo da evitare che le persone autistiche incorrano in situazioni pericolo-

se. Pertanto è necessario interdire alcune unità spaziali quali i depositi per le attrezzature di pulizia, i locali tecnici, ecc., e monitorare le porte dei locali riservati al personale. Controllo degli accessi — Ogni punto di accesso alla struttura può essere considerato anche come punto d’uscita, perciò, per evitare fughe da parte degli utenti autistici, è necessario che gli accessi vengano controllati. In questo modo si potrà limitare anche il rischio di ingressi da parte di estranei non autorizzati, che potrebbero causare disagio alle persone autistiche. Si ritiene, dunque, necessario ridurre al minimo i punti di accesso, dotandoli di adeguati sistemi di controllo, con l’accortezza di occultare il cancello di ingresso alla struttura e la recinzione del giardino. Ridurre l’esposizione alle sostanze tossiche — Le sostanze tossiche possono causare l’aggravarsi delle condizioni e dei comportamenti delle persone autistiche. Perciò, bisogna porre particolare attenzione nello specifcare i prodotti ed i materiali in modo da ridurre l’esposizione alle sostanze tossiche. Protezione antincendio — Per la protezione antincendio, al di là delle disposizioni generiche, negli interventi per persone autistiche bisogna tenere conto della difcoltà di comunicare loro l’allarme in caso di emergenza. Nella progettazione dei sistemi d’allarme si dovranno cercare attrezzature tecnologiche efcaci per stimolare le capacità residue delle persone autistiche. Indipendentemente dal grado di vulnerabilità delle persone autistiche, il sistema dovrà garantire la massima copertura del segnale e una sua univocità di comprensione da parte di tutti.

Integrare gli impianti Prevedere tecnologie compensative — Nelle strutture dedicate alle persone autistiche, l’integrazione delle facilities tecnologiche aiuta a migliorare le capacità di comunicazione tramite tantissime applicazioni disponibili: può servire come stimolo visivo; può aiutare nel prendere una decisione; è uno strumento di motivazione per lo svolgimento di particolari compiti; può essere uno strumento di assistenza vocale; può garantire una maggiore sicurezza. Monitorare le attività degli utenti tramite le telecamere e i sensori — La conformazione degli spazi dovrà permettere al personale di monitorare visivamente le attività quotidiane o terapeutiche svolte dalle persone autistiche, senza invadere il loro spazio personale. Quando ciò non è possibile in tutti gli spazi, si deve ricorrere all’uso di telecamere oppure, per garantire la privacy, all’uso di sensori. Scegliere con attenzione gli impianti — Per quanto riguarda gli impianti elettrici, occorre, se possibile, nascondere gli apparecchi illuminanti. Le lampade devono essere di intensità regolabile ed illuminare in modo difuso. Occorre escludere le lampade fuorescenti, a causa della luce tremolante. Per gli impianti idrici occorre scegliere componenti idrosanitari resistenti, poco rifettenti, facili da pulire, silenziosi. Per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento/condizionamento e di ventilazione ci sono alcune questioni da tenere in considerazione: 1) devono essere particolarmente silenziosi; 2) possibilmente devono essere posizionati in posti non raggiungibili e preferibilmente non a vista.

Prevedere una gestione economica adeguata Garantire la manutenibilità di arredi e di attrezzature — Alcuni utenti autistici in particolari situazioni possono manifestare comportamenti aggressivi nei riguardi di oggetti, arredi e attrezzature. Prevedere materiali e arredi resistenti e di facile manutenzione è fondamentale non solo per quanto riguarda il benessere e la sicurezza dei residenti, ma anche per minimizzare i costi di manutenzione della struttura nel lungo periodo. Integrare attività che permettono l’autogestione e finanziamento — Principalmente per quanto riguarda le strutture residenziali è necessario pensare ad attività che non solo assistano le persone autistiche nei loro bisogni primari, ma che in qualche modo, possano impegnarli durante la giornata. Da un lato si tratta di un metodo terapeutico efcace ad avvicinarli al mondo del lavoro ed integrarli nella società, dall’altro può essere un modo per abbassare i costi di gestione e garantire alle persone autistiche una fonte di reddito. Ci sono anche possibilità di autofnanziamento, ad esempio: invitare artisti che possano realizzare opere pittoriche o sculture insieme alle persone autistiche da mettere successivamente in vendita.

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Albert Einstein, <www.wikipedia.org>


2 Linee di ricerca ed indicazioni di progetto 2.1 Contributo terapeutico dell’architettura Mi viene in mente una scena del flm Awakenings (Marshall, 1990), dove una signora affetta da catatonia, una lesione cerebrale dovuta a un virus non ancora identifcato, camminando verso la fnestra nella hall dell’ospedale, all’improvviso si ferma, e anche se il dottor Sayer provava ad aiutarla, lei si rifutava di andare oltre un limite, che sembrava corrispondere al cambiamento di aspetto della pavimentazione. Per verifcare questa ipotesi, il dottor Sayer si mise a disegnare le mattonelle come una continuazione della tessitura ed il giorno dopo vide la reazione della signora. La signora continuò con il suo passo sereno verso la fnestra dimostrando che quel cambiamento di pavimentazione le dava un senso di insicurezza. Ciò mi ha fatto rifettere sull’impatto dell’architettura nella vita delle persone. Un cambiamento nell’aspetto della pavimentazione si è reso così importante per questa signora da permetterle di affacciarsi alla fnestra dopo tanto tempo. Questa scena mi ha ricordato una frase di Le Corbusier: “Tu impieghi la pietra, il legno ed il calcestruzzo, e con questi materiali costruisci case e palazzi; questo è costruzione. L’ingegno è al lavoro. Ma all’improvviso tu tocchi il mio cuore, mi fai bene, io sono contento e dico

‘Questo è bello’. Questo è architettura. Lì entra l’arte”. Ognuno di noi sente l’impatto dell’ambiente che ci circonda e che influenza il nostro comportamento. Un ristorante rumoroso che ci fa parlare ad alta voce per essere ascoltati, una stanza non ben illuminata, oppure un edifcio con un layout a labirinto dov’è facile perdersi, ci fanno sentire a disagio ed aumentano l’ansia, lo stress, la paura. Nel caso delle persone affette dal Disordine dello Spettro Autistico, la cui sensibilità è molto più elevata della nostra, la frustrazione e l’ansia si traducono anche in comportamenti aggravanti e aggressivi. Come conseguenza, le persone autistiche si sentirebbero molto più a loro agio in un edifcio disegnato con una maggiore attenzione verso i loro bisogni. Questo riduce il loro stress, favorisce un comportamento più adeguato e facilita anche il lavoro dei caregivers nell’ofrire loro assistenza. Ormai è sempre più difusa la consapevolezza del contributo terapeutico dell’ambiente fsico con il quale interagiscono le persone afette da patologie disabilitanti. Essendo condiviso il fatto che l’ambiente, in tutte le sue dimensioni e connotazioni, genera sollecitazioni sensibili agli organi di percezione, non si può fare a meno di considerare, nell’assunzione di decisioni

Signora afetta da catatonia accompagnata da R. Williams nel ruolo di dottor Sayer (scena dal flm Awakenings, 1990)

a carattere progettuale e gestionale, aspetti che vanno al di là della pura e semplice ‘funzionalità spaziale’. A questo punto si tratta di capire meglio quale potrebbe essere il contributo dell’architettura e quali sono i parametri da controllare nella progettazione delle strutture dedicate alle persone autistiche. La risposta va cercata nelle radici del problema del Disordine dello Spettro Autistico. Mentre i sintomi del DSA variano in ogni individuo — motivo per cui si parla di spettro come ampio range di occorrenza e severità dei sintomi — sono tre gli aspetti di carattere generale:

• comportamenti, interessi e attività ristretti e ripetitivi; • difcoltà nell’interazione sociale; • difficoltà nella comunicazione verbale e non verbale. Per questo motivo bisogna ragionare di questi tre aspetti nella ricerca del rapporto delle persone autistiche con l’ambiente. Comportamenti, interessi e attività ristretti e ripetitivi L’uomo percepisce lo spazio attraverso i sensi; l’ambiente genera degli stimoli che vengono ‘catturati’ dai ricettori sensoriali ed interpretati dal cervello. Nel caso delle persone autistiche, come già detto precedentemente, abbiamo a che fare con un defcit sensoriale e cognitivo e il comportamento 23

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anomalo è il loro tentativo di normalizzare le vie percettive lese. Volendo diminuire il disagio percettivo di queste persone, si deve lavorare sulla qualità degli stimoli che l’ambiente emette. Quali sono gli stimoli prodotti dall’ambiente? La conformazione e le caratteristiche degli elementi componenti/delimitanti dello spazio sono degli emissori. Attraverso i sensi si percepiscono caratteristiche come dimensioni, forma, colore, illuminazione, rumore, odore, rifessione, ruvidezza, ecc. Perciò vi è la necessità di controllare questi parametri e capire come la loro variazione potrebbe alterare il comfort. Ordine e semplicità A causa dell’input ambiguo fornito al cervello, da un sistema sensoriale inaffdabile, la persona autistica non può instaurare un ordine, perciò la complessità può causare stress se non composta in armonia. Se un edifcio è progettato in modo semplice e chiaro, gli utenti necessitano di poco sforzo per usufruire e benefciare dell’edi-

fcio. Uno schema distributivo e un’organizzazione degli spazi chiari, possono aiutare le persone a muoversi all’interno dell’edifcio con facilità, oltre ad avere un efetto calmante sugli utenti autistici, perché riduce la stimolazione sensoriale. “La persona autistica — scrive Grandin (1995) — è incapace a portare l’ordine nel suo mondo. Tu devi portare l’ordine nel suo ambiente”. Prossemica Di quanto spazio ha bisogno un individuo per sentirsi bene e a proprio agio? La quantità di questo spazio personale che circonda il corpo, varia in ogni persona. Quasi tutte le persone autistiche hanno dei problemi con le funzioni esecutive, propriocezione, integrazione e coordinazione. In altre parole hanno difcoltà nel capire la relazione del loro corpo con l’ambiente, organizzarsi e muoversi. Perciò, si ipotizza che per le persone autistiche lo spazio personale debba essere più grande e più sensibile. Durante la giornata questo spazio potrebbe essere compromesso, aumentando involontariamente il livello

di stress. Ofrire uno spazio di circolazione più generoso in un edifcio, può aiutare a ridurre l’impatto di restrizione che talvolta l’architettura determina. Bisogna tenere presente che anche troppo spazio, potrebbe generare l’effetto contrario, quello di isolamento.

Sunfeld School, <www.ga-architects.com> Distribuzione curva, <https://st.hzcdn.com/simgs/ 7411df806277a8e_4-2955/home-design.jpg> Sunfeld School, <www.ga-architects.com> pagina a fronte Great Beginnings Early Childhood Education | Lee’s Summit, MO, <http://aciboland.com/great-beginnings> photo©michaelspillers Bambino autistico, <http://aklat.net/cdn/fles/1a/5b86a560da.png>

Particolari e materiali La complessità nei dettagli di un edifcio può causare delle distrazioni visive e a volte delle ossessioni. Le persone autistiche possono essere attratte da questi dettagli, perciò bisogna fare attenzione nel minimizzare questi punti di distrazione limitando la varietà dei materiali, prevedendo delle soluzioni più rilassanti. La riduzione dei materiali usati, aiuta nella chiarezza spaziale e a realizzare degli spazi rilassanti. Conformazione La conformazione degli spazi è un altro elemento importante. Sono valutate positivamente delle geometrie semplici e ben proporzionate. Un punto di debolezza sono gli angoli vivi, in quanto danno un senso d’incertezza ed in-

staurano paura; perciò, si preferiscono muri curvilinei che permettono una visuale più ampia ed un controllo migliore dell’ambiente. Colore I colori hanno una grande capacità stimolante, aiutano a capire meglio lo spazio circostante. È stato notato che le persone autistiche si comportano meglio in un’ambiente visivo attenuato. Ciò suggerisce l’uso di colori tenui. Altra notazione è la preferenza dominante di tonalità di blu e verde. Inoltre il contrasto è un’altra caratteristica da tenere di conto. Il contrasto cromatico, in particolare, può essere stimolante


se usato in maniera consapevole, però è facile superare il limite del sovraccarico degli stimoli. Restringere il campo dei contrasti può aiutare a creare ambienti più calmi e sereni. Illuminazione “La chiave è la luce, e la luce illumina le forme, e le forme hanno una capacità emotiva” (Le Corbusier). La luce naturale che entra in un edifcio anima lo spirito. Il gioco luce-ombra aiuta la relazione tra lo spazio e l’individuo. Quando si parla di persone autistiche bisogna pensare con attenzione all’introduzione della luce all’interno degli ambienti. Grande varietà di illuminazione può spaventare e può dare luogo a stimoli visivi eccessivi. La luce diurna splendente crea un efetto abbagliante e compromette le prestazioni delle persone autistiche. L’intensità e il contrasto possono essere distraenti e irritanti. Un’illuminazione più omogenea, più difusa e meno distraente può mitigare i problemi. Acustica “A volte sentivo e capivo ed altre volte suoni e discorsi arrivavano nel mio cervello come il rumore insopportabile di un treno ad alta velocità. Il rumore e la confusione della folla schiacciava i miei sensi” (Grandin, 1995). Le persone autistiche hanno difcol-

tà nel distinguere e fltrare i suoni. Un edifcio deve rispondere a questo defcit in termini di isolamento acustico e tempi di riverbero. Difcoltà nell’interazione sociale Socializzazione Uno dei defcit più invalidanti delle persone autistiche deriva dalla difcoltà di socializzazione. Il contributo dell’architettura su questo aspetto potrebbe riguardare la varietà di spazi, il numero delle persone ammesse, la tipologia delle camere e dei servizi igienici, l’organizzazione degli spazi comuni ecc. Oltre a queste non bisogna dimenticare l’interazione delle persone autistiche con i caregiver. La loro presenza è fondamentale e per alcuni è necessaria anche 24 ore su 24. Osservazione Bisogna essere capaci di osservare e sorvegliare i movimenti delle persone autistiche per la loro sicurezza e benessere, ma è importante che essi non si sentano osservati. Contenimento È importante che le persone autistiche si sentano libere. “Ognuno di noi — scrive Grandin (1995) — ha bisogno di un luogo privato. Anche i bambini autistici hanno bisogno del loro posto segreto, nel quale pos-

sono nascondersi e rilassarsi. Alla fne l’autismo è una disabilità di chiusura in sé stessi e perciò i bambini hanno bisogno di una sicurezza, del loro rifugio. Io avevo il mio, ed era un luogo di pensiero e ricarica di me stesso”. Difcoltà nella comunicazione verbale e non verbale Le persone autistiche cercano di comunicare, ma il loro sistema sensoriale e cognitivo inattendibile crea molte difficoltà. Così spesso vengono visti come estranei. Alcuni di loro per esempio hanno difficoltà anche nell’esprimere i loro desideri, i loro stati d’animo, le condizioni di salute, ecc. Con dei particolari stimoli e strumenti si può cercare di mitigare anche questo defcit. Tecnologia La tecnologia è un mezzo molto potente per le persone autistiche. Essa può aiutare a diventare più autonomi, lavorare sulle sfde e migliorare le proprie capacità. Usando delle applicazioni disponibili su degli apparecchi elettronici, si possono migliorare le capacità di comunicazione delle persone autistiche. Spesso i caregiver non hanno la pazienza necessaria per aiutarli a superare questa sfda, la tecnologia invece, è sempre disponibile. Delle schede visuali o delle agende visive, possono aiutare queste persone a svolgere an-

che le attività quotidiane più semplici, in maniera più autonoma. La tecnologia può essere anche uno strumento di motivazione per completare dei compiti, come può fare anche da assistente vocale aiutando a superare la difcoltà nella comunicazione. Conclusioni Come dice il famoso architetto Richard Rogers “non si può pensare all’architettura senza pensare alla gente”. L’architettura non è solo un posto dove dormire, mangiare o lavorare, ma molto di più, per questo, è ragionevole credere che gli architetti che daranno forma agli spazi, debbano in qualche modo aiutare le persone a vivere meglio e in armonia con l’ambiente che li circonda, specialmente quando si tratta di persone con particolari bisogni. Spesso, dei piccoli accorgimenti, possono cambiare la vita delle persone, è quindi necessario, sofermarsi a valutare come le scelte infuenzano la qualità della vita.

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2.2 Approcci progettuali

Quali sono gli approcci più adottati dagli architetti negli interventi dedicati alle persone autistiche? Come si affrontano i problemi legati al contributo terapeutico dell’architettura? Qual è l’attendibilità delle soluzioni proposte? Sono queste alcune delle domande che mi sono posto prima di individuare alcune soluzioni progettuali. Tanti architetti come 3XN, James Vance & Associates Architects, Fletcher Thompson, GA Architects, Simon Humphreys, Haverstock Associates, Penoyre & Prasad, si sono occupati di studiare e progettare strutture per persone autistiche. Le loro visioni sull’approccio progettuale da applicare e le soluzioni proposte sono diverse, talvolta antitetiche. Alcuni dicono che bisogna limitare la luce naturale e le viste verso l’esterno, tenere i controsofftti bassi ed i volumi contenuti, usare minimi dettagli, colori tenui e ridurre il livello acustico. Altri, al contrario, sostengono l’utilità di avere controsofftti alti, grandi volumi, alti livelli di luce naturale ed ampie aperture verso l’esterno (Henry, 2011a).

Neuro-Tipicità vs. Sensibilità Sensoriale L’approccio detto della neuro-tipicità è sostenuto da quei progettisti (come GA Architects, Simon Humphreys, Haverstock Associates e Penoyre & Prasad), che credono che le persone autistiche debbano essere trattate sul piano architettonico come tutti gli altri. Le strutture loro, dedicate, devono essere il più possibile simili al mondo reale, così da favorire il processo di adattamento nell’ambiente per quello che è. Un esempio pratico di questo approccio, è la scuola per bambini autistici “Developmental Learning Center”. Questa scuola — progettata da USA Architects — ha un impianto simile alle altre scuole, il corridoio centrale è attrezzato con pannelli colorati, foto, immagini e lavori artigianali degli studenti. I genitori di alcuni bambini ipersensibili spesso chiedono alla direttrice della scuola se c’è troppa stimolazione, e lei risponde che i suoi studenti hanno bisogno di vivere con le stesse condizioni che troverebbero nel mondo reale, così da poter applicare le competenze acquisite a scuola anche al di fuori, se ne avranno la possibilità (Henry, 2011d). L’altra ipotesi sostenuta da altri progettisti come 3XN, J. Vance & Associates Architects, Fletcher Thompson, è l’approccio detto della sensibilità sen-

soriale. Partendo dal fatto che le persone autistiche hanno una difficoltà nel generalizzare e nell’adattare comportamenti a nuove situazioni, essi, credono che un ambiente sovra stimolante, simile a quello che ci circonda, possa aggravare il loro comportamento piuttosto che aiutarli. Un esempio applicativo di questo pensiero è la scuola “Langagerskölen” progettata dallo studio 3XN. In questa scuola ci sono pochissimi spazi con fnestre che guardano verso l’esterno (e, tra questi non sono le aule), perché essi credono che le aperture verso l’esterno e l’illuminazione naturale forte possano essere controproducenti. Per portare la luce naturale nelle aule e nei corridoi, sono stati introdotti dei lucernari o pareti vetrate opache, che illuminano lo

spazio senza distrarre gli studenti. Non si sa quale delle due ipotesi sia da preferire, ci sono pro e contro in tutti e due gli approcci. Il primo argomento in favore dell’approccio di neuro-tipicità, è relativo alla prevalenza della distorsione sensoriale nelle persone autistiche. I sostenitori di questo approccio, credono che tale distorsione non sia universale per tutte le persone autistiche e perciò che non si possa adottare un approccio di sensibilità sensoriale, in quanto limitante per lo sviluppo delle capacità della persona autistica ad adattarsi e a generalizzare le conoscenze acquisite. Per esempio, se una persona autistica impara ad utilizzare uno specifco bagno, lui/lei potrebbe avere delle grandi difcoltà ad utilizzare adeguatamente un altro bagno.


Netley School Autistic Resource Base, Londra (foto © Dennis Gilbert) pagina a fronte Developmental Learning Center, New Jersey USA Architects (foto © Rob Faulkner)

Inoltre, occorre sottolineare un rischio: la maggior parte dei sistemi cognitivi umani hanno una tendenza di crescita, ovvero cercano di acquisire nel tempo un range di stimoli, per poi generalizzarli in un contesto più ampio. Le persone autistiche hanno difcoltà a vedere le somiglianze ad un livello più astratto e spesso falliscono nel mettere ordine negli stimoli della stessa categoria, anche quando diferiscono nel minimo dettaglio. Ovviamente, se sono incapaci di adattarsi in nuove situazioni, diventano prigionieri di specifci ambienti dove hanno acquisito quelle capacità (Henry, 2011d). I difensori dell’approccio di neuro-tipicità, come lo studio degli USA Architects, hanno adottato la loro ipotesi di generalizzazione nel loro progetto

per la scuola “Development Learning Center”. In questo intervento propongono degli ambienti e delle situazioni sociali che tendono a rappresentare la vita quotidiana fuori dal campus. Nel corridoio centrale hanno cercato di riprodurre una strada tipica americana, includendo una banca di commercio, un’infermeria, un laboratorio manifatturiero, una serie di appartamenti, ecc. Avvicinandosi il più possibile al mondo reale, pensano che la transizione di questi ragazzi all’esterno sarà più facile. Questo però non è del tutto vero. I sostenitori dell’approccio sensitivo, affermano, infatti, che le persone autistiche hanno bisogno di un ambiente che li aiuti ad acquisire le capacità e che gli ambienti neuro-tipici tendono

ad essere più distraenti che educativi. Un ulteriore argomento contro l’approccio neuro-tipico, si pone da un punto di vista della responsabilità sociale nei confronti delle persone autistiche. Devono per forza queste persone imparare a vivere negli standard ‘tipici’, per essere accettati nella comunità, oppure è la società, che deve adatttare gli ambienti ai loro specifci bisogni? Perché per le persone con disabilità motorie si richiede un adattamento ambientale (per esempio l’uso di rampe/ascensori) e per le persone autistiche no? L’abbattimento delle barriere architettoniche, se si riflette bene, è un gesto di inclusione delle persone disabili nella società (Henry, 2011d). Per questo, può essere utile richiamare l’art. 10 della Convenzione sui diritti

delle persone con disabilità che aferma il diritto alla vita delle persone disabili: “Gli Stati membri riaffermano che il diritto alla vita è connaturato alla persona umana ed adottano tutte le misure necessarie a garantire l’efettivo godimento di tale diritto da parte delle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri”. (Nazioni Unite, 2006) Chi ha ragione e chi ha torto? La verità è che non lo sappiamo, tutti e due gli approcci hanno dei motivi per essere ritenuti vantaggiosi, ma anche dei limiti. Fondamentalmente la tendenza degli architetti su questo argomento è basata sul trasferimento di conoscenze da diverse discipline (medicina, psicologia ambientale). Con così poca ricerca architettonica in quest’area e senza il confronto di studi sperimentali con campioni e dati parametrici adeguati, è difcile individuare quale approccio sia preferibile.

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2.3 Strategie di design

Diversi, ma non meno abili Mi chiamo Temple Grandin. Io non sono come le altre persone. Io penso per immagini e faccio la connessione. Grandin, 1995 In tutto questo qual è la mia posizione? Quale dei due approcci ofre prospettive di vita migliore alle persone autistiche? Sinceramente penso che la risposta stia in un certo senso nel mezzo. Io propongo una ipotesi alternativa che connette le altre due. È vero che è solo un’ipotesi: fnché non si sperimenta sarà difcile dimostrarne l’effcacia. Essa, tuttavia, non è basata su suggestioni, ma sui principi terapeutici usati anche nei corsi di abilitazione/ riabilitazione. La mia ipotesi si ispira alla teoria postulata dallo psicologo Carl Delacato da lui chiamata “cura della sopravvivenza” (Delacato, 1975). Fondamentalmente, Delacato riteneva che la terapia per i bambini autistici dovesse essere fatta in due fasi: 1. Stadio di sopravvivenza — nel quale si dovrà cercare di eliminare gli atteggiamenti sensoriali atipici, determinando un cambiamento nel comportamento del bambino. Questo passo, gli permetterebbe di prestare più attenzione alle attività dello stadio successivo. 2. Cura centrale — in questa fase, in-

vece, si dovrà intervenire sullo sviluppo del bambino in modo tale che possa essere integrato nella società, per quanto possibile, sia dal punto di vista comportamentale che educativo. È importante evidenziare che la maggior parte dei bambini fallisce nello stadio di sopravvivenza. Solo capendo il motivo di questo fallimento si potrà dare loro un adeguato supporto. Il disagio sensoriale delle persone autistiche può essere diminuito intervenendo sull’ambiente. Penso che questa teoria terapeutica possa essere applicata anche all’approccio progettuale. Le persone autistiche hanno bisogno di un ambiente che li aiuti in un primo momento ad acquisire le capacità, per poi successivamente generalizzarle. Questo può accadere solo in un ambiente capace di ofrire un disturbo sensoriale ridotto, con basso livello di ambiguità degli stimoli emessi. Cosi c’è una speranza che possano essere liberati dalle prigioni dei loro corpi, per cercare di integrarli, nella fase successiva, nella società e nel mondo reale. Ciò signifca che nelle strutture per persone autistiche l’ambiente progettato dovrà permettere il graduale passaggio da un ambiente basato sui principi sensoriali ad ambienti più rappresentativi della realtà esterna. In altri termini, si mira alla

fessibilità degli spazi. Dovrà essere lo spazio che si adatta alla persona e non il contrario. La flessibilità degli spazi è un argomento delicato quando si parla di persone autistiche, visto le loro difcoltà ad adattarsi a nuove situazioni. Perciò bisogna stare attenti a non superare il limite tra adattabilità e disagio. Il rischio maggiore è nelle zone comuni, dove la confuenza di soggetti autistici, con esigenze completamente diverse, rende più difcile l’adattamento ai singoli bisogni. In queste aree, si dovrà cercare di mantenere un equilibro tra la ‘stabilità’ (per non compromettere le condizioni di familiarità degli spazi) e il ‘cambiamento’ (per poter adattarsi a diverse situazioni). Per quanto riguarda gli spazi residenziali, il problema è meno complesso, in quanto bisogna adeguarsi ad una sola persona. Nel caso delle persone autistiche, l’altra questione che si pone accanto alla fessibilità è l’accessibilità. Generalmente nella progettazione per le persone disabili, si tende ad abbattere le barriere architettoniche, ma spesso e volentieri l’obiettivo degli architetti si ferma ai limiti della persona disabile, cioè a ciò che non possono fare. Com’è possibile creare un’ambiente ispirante e motivante partendo da ciò? Questo approccio negativo spesso è più deviante che utile. Gli architetti devono fare sentire le persone più capaci, non meno disabili. Sembra un gioco di parole, ma conoscere cosa può fare o ama fare una persona, aiuta a capire come la si può assistere meglio e come potrebbe essere motivata (Henry, 2011b). Questo approccio, dove applicato, ha dato dei risultati positivi. Per esempio, la Bittersweet Farms, una struttura residenziale per adulti autistici, ha abbracciato quest’approccio. Al personale è richiesto di conoscere le preferenze delle persone (ciò che ama o non ama

fare), le loro capacità e incapacità, dando priorità ai desideri ed alle capacità. In questo modo, il personale sa come ogni persona potrebbe essere motivata e meglio assistita. Adottare un approccio di prevenzione e controllo, è molto importante per ridurre ogni rischio, ma se aggiungiamo anche una dose di motivazione, diamo all’architettura una qualità superiore, migliorando la vita degli utenti. Per esempio, alcune persone autistiche hanno delle capacità visive straordinarie. In tanti programmi educativi per autistici si usano una serie di supporti visivi, istruzioni visive per aiutarli a compiere specifche operazioni. Gli architetti possono sfruttare queste capacità usando dei particolari stimoli visivi, ofrendo delle informazioni riguardanti il wayfnding. Non bisogna agire solo per limitare, per esempio, le distrazioni visive, ma anche per raforzare queste capacità. Anche se la vita delle persone autistiche è una sfda difcile, ognuno di loro ha delle capacità che possono essere valorizzate. L’approccio di rendere le persone autistiche più capaci e non meno disabili sembra un approccio promettente. Temple Grandin, una signora autistica, in una conferenza sull’autismo disse: “La natura è crudele, ma noi non dobbiamo esserlo. Tutti meritano rispetto”. Credo intendesse dire che siamo venuti in questo mondo e siamo così come siamo non per scelta nostra, ma siamo responsabili per le relazioni umane che si instaurano in una società.


2.4 Indicazioni per la progettazione delle strutture per persone autistiche

Progettare per le persone autistiche è un compito difcile, a causa della loro reattività atipica a tutti gli stimoli sensoriali. Trovare una soluzione che vada bene per tutti non è possibile. Comunque, si possono adottare una serie di strategie capaci di migliorare la qualità della loro vita. Progettare per un range di esigenze, avendo in mente la possibilità di personalizzare gli spazi e renderli fessibili, potrebbe rappresentare una soluzione. Le indicazioni riportate di seguito sono frutto di una ricerca sulla letteratura scientifca, sopralluoghi presso strutture specializzate, analisi e valutazione del disturbo e condivisione delle esperienze del personale medico e dei caregiver, probabilmente i referenti più affidabili. Come base di partenza per la redazione di queste raccomandazioni, sono state sfruttate delle linee guida, elaborate nell’“Advancing full spectrum housing” da Sherry Ahrentzen e Kimberly Steele (2009) e studi di GA Architects (Beaver, 2010), (Beaver, 2011a,b), (Beaver, 2012) e dell’arch. Simon Humphreys (2005) (2011) (2012). L’obiettivo è fornire un panorama il più completo possibile delle aree potenziali dove l’intervento architettonico può migliorare il benessere ed il comfort degli utenti afetti dal disordine autistico.

Visto che la fnalità di questa fase della ricerca era l’elaborazione di un quadro conoscitivo che mi potesse servire come base di partenza e di controllo per il successivo compito progettuale, le indicazioni sono riferite particolarmente alla progettazione di strutture residenziali. Comunque, esse possono essere adottate, a seguito di un adeguamento, anche per altri contesti applicativi come scuole, servizi riabilitativi, centri diurni, ecc., poiché le strutture residenziali spesso comprendono anche tali funzioni. Le indicazioni sono state organizzate in una lista di facile lettura e divise in base alla scala di intervento, con riferimento ai tre livelli progettuali: preliminare, defnitivo ed esecutivo. Le scale di intervento adottate sono: 1) le strategie generali; 2) organizzazione degli spazi interni ed esterni; 3) soluzioni di dettaglio. Inoltre, le indicazioni cercano di ofrire delle soluzioni alle diverse richieste nel quadro esigenziale (vedi par. 1.4 Quadro esigenziale). Nelle liste sono riportate alcune indicazioni che possano aiutare nella ricerca delle soluzioni architettoniche. Si ofrono anche dei suggerimenti diretti di soluzioni progettuali, accompagnate da schizzi.

Seduta di terapia (Fondazione Bambini Albanesi)


Strategie generali La struttura, se possibile, dovrà essere progettata su un unico livello. Anche l’esterno dovrà essere progettato come un’estensione dell’interno, cioè senza differenze di quota.

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La morfologia della struttura, dovrebbe assomigliare il più possibile a quella domestica, senza riferimenti all’edilizia sanitaria. Dovrebbe, inoltre, essere ben integrata con l’architettura locale e il contesto circostante.

Prevedere degli spazi esterni di facile accesso dall’interno, capaci di offrire agli utenti la possibilità di socializzare e di svolgere delle attività terapeutiche. Si dovrà prevedere una zona a cielo aperto e una aperta coperta, per garantirne la libera fruizione nelle diverse situazione meteorologiche.

Cercare di mantenere gli spazi residenziali e terapeutici il più lontano possibile dalle fonti di rumore, per es. la strada, il parcheggio.

Offrire dei punti fissi identificabili (landmark) che possano essere dei riferimenti per l’orientamento ed il wayfnding sia all’interno che all’esterno dell’edifcio.

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Prevedere degli spazi dove si possa svolgere la pet-therapy.

Prevedere una transizione ‘fluida’ tra gli spazi e senza angoli nascosti per facilitare gli spostamenti. I muri curvilinei possono aiutare a mitigare l’ansia.

Ofrire una varietà di spazi che aiutino le persone autistiche a trovare l’ambiente più appropriato ai propri bisogni in ogni istante, accogliendo i fabbisogni degli utenti e fornendo una serie di servizi che possono necessitare di diversi tipi di spazi.

Per evitare la possibilità di fuga degli utenti della struttura, prevendere un’adeguata recinzione che non dia, tuttavia, un senso di restrizione e chiusura. Forme naturali come piante alte, oppure pareti verdi o in legno possono garantire la delimitazione senza generare oppressione.


Organizzazione degli spazi Dare agli ospiti la possibilità di personalizzare gli spazi privati, anche con oggetti della loro infanzia.

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Prevedere una varietà di spazi comuni collegati l’un l’altro, per lo svolgimento di diversi tipi di interazione, ofrendo ad ogni ospite della struttura, la possibilità di scegliere le condizioni di socializzazione e le attività preferite.

Prevedere degli ambienti che aiutino la ricalibrazione sensoriale e portino alla diminuzione dell’ansia e dello stress.

Collocare gli spazi dove si svolgono delle attività che producono rumore (es. soggiorno, la cucina, la lavanderia, la camera sensoriale, ecc.), il più distanti possibile dalle camere. Se non possibile, prevedere un isolamento acustico adeguato, oppure prevedere degli spazi di fltro acustico (es. deposito, ripostiglio, servizi igienici).

Se possibile, bisogna cercare di evitare i dislivelli di quota. Se necessari, potrebbe essere utile usare le scale come possibili luoghi di socializzazione, prevedendo, ad esempio, delle sedute nei pianerottoli. Ofrire spazi con delle viste verso l’esterno, in modo tale da permettere un senso di orientamento temporale (‘accesso visivo’).

Gli spazi devono essere ben identifcabili nella funzione e nell’accesso. Adeguati cambiamenti di colore o di pavimentazione potrebbero essere usati per segnalare il cambiamento di funzione.

Prevedere spazi dove i residenti possano incontrare i loro familiari, separati dal soggiorno centrale.

Prestare particolare attenzione al progetto delle scale. Ad esempio: prevedere un’adeguata illuminazione naturale e artifciale; evitare fenomeni di abbagliamento; prevedere corrimano comodi da impugnare; prevedere marcagradino per evidenziare la geometria della scala.

Cercare di evitare condizioni di abbagliamento nel passaggio dallo spazio interno all’esterno e nei vani scala, se presenti.

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Soluzioni di dettaglio Nella progettazione del verde, scegliere delle piante stagionali perché esse ofrono degli stimoli sensoriali (visivi, olfattivi e tattili) ed un migliore orientamento temporale.

Cercare di difondere la luce naturale per evitare la possibilità di creazione di fasce d’ombra. Usare vetri sabbiati, schermature, brise-soleil, lucernari verso nord, fnestre poste in altezza oppure superfci defettive.

Installare pavimenti antisdrucciolevoli in condizioni asciutte e bagnate per evitare rischi di scivolamento e garantire la facile pulitura. Un buon esempio negli ambienti non residenziali è rappresentato dalla pavimentazione in gomma.

Prevedere un adeguato contrasto visivo tra la pavimentazione e le pareti; tra le pareti e le porte; tra le porte e le maniglie; tra lo sfondo e gli apparecchi idrosanitari.

Per gli impianti di riscaldamento e di condizionamento, bisogna cercare di evitare l’uso dei ventilconvettori (a causa del rumore che producono), oppure dei radiatori per evitare il rischio di scottature. Sono da preferire impianti di tipo radianti a sofftto o a pavimento.

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Evitare l’uso di troppi materiali differenti oppure di texture per le fniture che potrebbero generare il rischio di sovraccarico sensoriale.

Prevedere un’illuminazione con sensori di presenza e timer, con accensione e spegnimento graduale nei bagni, cucina, scale, lavanderia, ecc. ma sempre con un’illuminazione minima quando non in uso. Sono da preferire le luci a LED anche ai fni della gestione, perché hanno un basso consumo energetico ed una durata maggiore.

Scegliere materiali con basso indice di riflessione luminosa per la pavimentazione, per il rivestimento, per gli apparecchi idrosanitari, le maniglie degli infssi.

Usare tappeti o moquette solo nelle camere sensoriali, in quanto sono di difcile pulitura e possono causare allergie. Nelle camere sensoriali sono particolarmente utili perché permettono alle persone autistiche di sdraiarsi per terra senza farsi male.

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SECONDA PARTE CENTRO PER ADULTI AUTISTICI A TIRANA


a sinistra Disegno dell’area di intervento a destra Adulto autistico, <https://www.pinterest.se/ pin/235664992981352786/> (09/17)


3 Briefng di progetto 3.1 L’autismo in Albania

Per studiare un fenomeno, è importante capirne la sua ampiezza. In questo modo, anche per programmare e realizzare gli interventi necessari al sostegno delle persone autistiche, è necessario conoscere la difusione del fenomeno ed i relativi servizi oferti nel luogo di intervento: nel nostro caso, l’Albania. Il Dr. Ariel Como1 sostiene che in Albania non ci sono degli studi e statistiche ufficiali sul numero delle persone affette dal disordine dello spettro autistico ma che, con molta probabilità, la difusione del disordine autistico dovrebbe seguire il trend degli altri Paesi. Questo a causa della natura dell’autismo che secondo gli ultimi studi riportati su Autism Speaks, non dipende dalla cultura o ricchezza di un Paese. La mancanza di dati sull’epidemiologia dell’autismo in parte è dovuta alle grandi difcoltà diagnostiche del disordine ed alla realtà culturale albanese. La conoscenza del disordine dello spettro autistico è bassa, spesso anche a livello professionale. Ciò comporta che potrebbe passare tanto tempo, prima che la famiglia di una persona autistica riconosca il problema. Spesso queste famiglie devono percorrere molta strada prima di avere una risposta adeguata e corretta, a causa di Psichiatra infantile e Direttore Scientifco del Centro Regionale per l’Autismo di Tirana. 1

una difusione debole e disomogenea dei servizi specializzati. Non sono poche le famiglie che ‘negano’ il disturbo (problema molto difuso nella cultura di tanti Paesi dove la disabilità è vissuta come una vergogna), oppure non sono in grado di riconoscerlo e, conseguentemente, di curarlo. Lo studio della dimensione del fenomeno in Albania, oggigiorno si riferisce ad alcune indagini ad hoc. Le ultime statistiche si devono alla dottoressa Deborah Fein, del Dipartimento di Psicologia e Pediatria dell’Università del Connecticut, che ha condotto uno studio sull’autismo in Albania nel 2014, esaminando 2 597 bambini di età media di 24 mesi. Dalla prima indagine, il 9% dei bambini sono risultati positivi al test. Dopo un’osservazione ed un controllo con una certa frequenza, del tipo “Autism phone follow up”2 solo il 17% (40 bambini) continuava ad avere i sintomi principali dello spettro autistico. Tali soggetti sono poi stati diagnosticati con una valutazione completa. Da tale verifca, il 60% di loro rientra nel disordine dello spettro dell’autismo, mentre il restante 40% risulta con sviluppo ritardato. Cercando di generalizzare la difusione del fenomeno secondo i dati di queste statistiche, 2 Strumento di screening basato sull’intervista dei genitori in due fasi e che si usa per valutare il rischio per il disordine dello spettro autistico nei bambini.

si potrebbe dire che l’autismo colpisce circa 1 bambino ogni 108 nati. Tale statistica mostra dei dati molto simili alle esperienze nel mondo, dove circa l’1% dei neonati è afetto dal disordine dello spettro autistico. Mentre per i bambini autistici in Albania ci sono degli studi e delle statistiche, la situazione dei adulti invece è un enigma. Non si sa niente nei loro riguardi, non si sa quanti sono nel territorio albanese, la loro età, dove vivono e dove fniscono quando i loro genito-

ri vengono a mancare. È come se loro sparissero una volta compiuti i 18 anni. Probabilmente la carenza di dati è legata alla carenza di servizi loro dedicati. Questa carenza si rifette anche nella ricerca.

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La rete dei servizi sociosanitari Come accennato precedentemente, l’autismo non è una malattia da cui si può guarire. Tuttavia le persone autistiche possono trarre benefici da terapie capaci di ridurre i sintomi e di incrementare le capacità. Una rete di servizi sociosanitari, dedicati alle persone autistiche include un range di servizi, che comprendono, servizi pediatrici di base esperti nell’identificazione del disordine dello spettro autistico, centri di diagnosi, servizi di abilitazione ed educazione, centri diurni e residenziali, servizi di sostegno e consulenza alla famiglia. L’Albania è davanti ad una grande sfda contro l’autismo. A diferenza di dieci anni fa, oggi l’Albania ha fatto grandi passi in avanti nell’erogazione di alcuni servizi fondamentali, ma nonostante ciò, dalle ricerche efettuate, non si può ancora parlare di una rete di servizi efcace, ma di singole realtà ancora disomogenee. Per questo, davanti ad una domanda sempre più crescente ed in assenza di una risposta coordinata, spetta ai familiari la presa in carico della problematica. Associazioni private come la Fondazione “Bambini Albanesi”, in stretta collaborazione con l’associazione internazionale “Autism Speaks”, hanno dato un contributo straordinario all’iniziativa del completamento e coordinamento della rete dei servizi. Ad oggi non esiste un’indagine ufciale sui servizi disponibili. Ai fni di questa ricerca, mi sono riferito ad alcuni dati macroscopici per creare una mappatura dei servizi erogati in Albania. I pediatri di base, esperti nell’identifcazione del disordine dello spettro autistico, sono presenti in tutti gli ospedali principali delle provincie albanesi. La valutazione e la diagnosi specializzata, vengono fatte nei centri diagnostici di alcune città come: Tirana, Tepelena, Argirocastro, Berat, Valona, Librazhd, Elbasan, Lushnje, Durazzo e Scutari.

I servizi abilitativi diurni sono i seguenti: Argirocastro | Centro Comunitario Polifunzionale Ofre il servizio di terapia per 40 bambini dai 2 agli 8 anni provenienti dalla provincia di Permet, Argirocastro e Tepelena. Lushnje | Centro dell’Autismo Ofre il servizio di terapia per bambini dai 2 agli 8 anni. Elbasan | Centro dell’Autismo Ofre il servizio di terapia per bambini dai 2 ai 7 anni. Tirana 1. Centro Nazionale per la Crescita, Sviluppo e Riabilitazione dei Bambini. Offre il servizio di diagnostica specializzata, di terapia occupazionale per bambini dai 2 ai 18 anni e residenziale con 30 posti letto. 2. Centro Multidisciplinare. Ofre il servizio di terapia occupazionale per bambini dai 2 ai 7 anni e di permanenza diurna. 3. Centro di Cura per Bambini Autistici dei Militari dello Stato. Ofre il servizio di terapia occupazionale per bambini dai 2 ai 7 anni e di permanenza diurna. 4. Autism Albania Center. È un centro privato di valutazione e diagnostica. Inoltre offre dei corsi terapeutici per bambini dai 2 ai 7 anni. 5. Ndihmo për jetën. È un’associazione privata che ofre la permanenza diurna dei bambini autistici fno a 18 anni. 6. Pëllumbat. È un’associazione privata che funge da centro diurno per bambini autistici fno a 18 anni. 7/8. Fondazione “Bambini Albanesi”. È un’associazione non governativa, no proft. Attraverso la costruzione di due Centri regionali per l’autismo (I e II), nelle vicinanze di Tirana, riesce ad offrire una serie di servizi come: • prima valutazione dei bambini; • diagnostica specializzata; • cura e corsi di terapia dei bambini della fascia d’età da 3 a 7 anni nel Centro I e da 8 a 14 anni nel Centro II;

Mappa dei servizi oferti in Albania pagina a fronte Lago di Farka, Tirana

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• sostegno morale e fnanziario, consulenza alle famiglie; • formazione del personale proveniente da tutta l’Albania. Queste strutture, anche se molto probabilmente non coprono al 100% i fabbisogni di tutti i bambini autistici, bene o male sono disponibili ed ofrono un’alternativa per i bambini e adolescenti fno a 18 anni. I servizi per le persone affette da disordine dello spettro autistico, dovrebbero riguardare però l’intero arco della vita. Purtroppo, invece, la situazione delle persone adulte afette da autismo, è fortemente condizionata dalla grave carenza di servizi, di progettualità e di programmazione per il futuro, producendo spesso un carico esagerato per le famiglie. Principalmente,

Riabilitazione dei Bambini +2 Centro Mult idisciplinare +3 Centro di Cura per Bambini Autistic i dei Militari dello Stato x4 Autism Albania (en t er xs Ndihmo p!!rjet!!n x6 P!!llumbat xl Centro Regionale per l'Autismo I x8 Centro Regionale per l'Autismo Il

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si registra una forte carenza di: centri di supporto all’impiego; insegnanti di supporto alle scuole professionali; centri residenziali; servizi diurni, ecc. In mancanza assoluta di un’istituzione dedicata agli adulti autistici, la Fondazione “Bambini Albanesi” si è impegnata a dare priorità a questo tema e ha colto questa tesi di laurea come un’occasione di approfondimento, per soddisfare il proprio intento di costruire un centro residenziale e diurno per adulti autistici a Tirana, facendo un passo importante nella sfda contro l’autismo.


3.2 Analisi del contesto

Nella prospettiva di questo intervento, la Fondazione ha già previsto la possibile area di realizzazione del centro per adulti autistici. L’area di intervento si colloca nel villaggio Piccola Farka del Comune di Farka, provincia di Tirana. Il Comune di Farka si estende ai piedi del Monte Dajti, a Sud-Est della città di Tirana. Il suo territorio sorge su un rilievo collinare con un dislivello altimetrico che varia dai 150 ai 400 m. I resti archeologici suggeriscono che il luogo è stato abitato fn dal III secolo a.C. Il territorio era stato scelto per questioni strategiche, poiché qua passava la strada che collegava in direzione NordSud la parte centrale dell’Albania (Balla e Plaku, 2011). Il Comune, con una superficie di circa 3.700 ettari, è diviso in sei villaggi: Grande Farka, Piccola Farka, Sauk, Mjull-Bathore, Selita e Lunder. Circa il 30% del terreno è destinato all’uso agricolo. La viticoltura, l’arboricoltura e l’allevamento del bestiame costituiscono la fliera principale dell’economia degli abitanti della zona. I prodotti (principalmente frutta e verdura, carne, latte e prodotti lattiero caseario), forniscono i mercati di Tirana. Secondo i dati del Comune, nel 2014 la popolazione residente era di 12.900 persone. Negli ultimi vent’anni si è verifcato un incremento degli abitanti, solo in parte dovuto alla crescita naturale.

Durante questi anni c’è stato, una forte migrazione interna versola capitale, visto che Tirana ofre più possibilità di lavoro ed una vita migliore. Questo movimento non controllato ha comportato l’edificazione abusiva che tuttora i centri abitati sofrono. Solo nel comune di Farka oggi ci sono circa 1.400 abitazioni in fase di legalizzazione. Situata nella zona centrale dell’Albania, l’area ha un clima tipico mediterraneo, con l’inverno moderato e umido ed estate calda, soleggiata e secca. Durante l’inverno, le temperature raramente scendono sotto lo zero e generalmente accade durante le ore notturne. Si verificano molto raramente fenomeni nevosi che, comunque, non durano più di una giornata. Statisticamente le temperature sotto zero, non si verifcano più di 5-6 giorni all’anno. Le piogge si manifestano principalmente in inverno e verso la fne di autunno ed inizio primavera, mentre l’estate è lunga e senza precipitazioni. Le ore di soleggiamento sono abbastanza alte e variano mediamente da undici ore al giorno, a luglio, a tre ore al giorno a dicembre. La temperatura media annua è di circa 15°C. La temperatura massima raggiunta in questa zona è di 41.5°C, invece quella minima registrata è di -8°C1. 1 Dati forniti dall’Istituto Meteorologico dell’Albania e riferiti all’anno 2014.

L’area dove è ubicato il comune è classificata a rischio sismico medio-basso. In questa zona si sono verificati raramente dei terremoti e sempre di una magnitudo inferiore a 5 della scala Richter2. Recentemente il Comune ha dato particolare attenzione alla riqualifcazione del Lago di Farka. Il piano regolatore ha previsto la realizzazione di un parco nazionale intorno al lago, per favorire lo sviluppo dell’agriturismo. Il Lago di Farka, il lago artifciale più grande dell’Albania è stato creato nel 1980 ai fni dell’irrigazione dei terreni agricoli. L’area intorno al lago ofre un paesagSecondo la classifcazione del Dipartimento di Sismologia albanese.

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gio bellissimo con sullo sfondo il Monte Dajti, che sta diventando un’attrazione turistica per gli abitanti di Tirana. In questo comune c’è un’antica tradizione della produzione di vasellame che ritroviamo anche nel simbolo del Comune di Farka. Questa tradizione è legata alla presenza in quest’area della materia prima (argilla e tufo) di alta qualità. Principalmente si producono tazze, tegami e fornelli, usati per la cottura e per servire i cibi. La qualità dei manufatti ceramici è modesta, perché i vasai seguivano criteri di praticità e di puro utilitarismo, senza ricercare la qualità estetica. Ad oggi è rimasto solo un centro artigianale per la produzione del vasellame,

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condotto da una delle famiglie storiche della zona. Per la realizzazione dell’intervento è stata prevista un’area di circa 1.7 ettari in un terreno con una pendenza di circa 10% e circondato da un terreno più ripido come mostra la cartografa d’inquadramento. L’area si raggiunge tramite una strada privata, una deviazione di 300 m dalla strada principale che collega il villaggio Piccola Farka con gli altri villaggi. Questo consente di dire che l’area di intervento è molto tranquilla e si adatta bene al tipo di intervento per quanto riguarda la qualità acustica. Il terreno fnora è stato utilizzato a fni agricoli, come la maggior parte del terreno di questo comune. Il Piano Regolatore, però prevede per quest’area, la possibilità di edifcazione. L’area dista solo 6 km dal centro di Tirana, circa 12 min se percorso in macchina. Purtroppo non è collegata bene con il trasporto pubblico. La fermata più vicina è a 1 km. Per il momento la Fondazione ha messo a disposizione un trasporto privato per facilitare il raggiungimento della struttura. L’ospedale più vicino è il Sanatorio “Dr. Shefqet Ndroqi” che dista 1.3 km. Invece l’Ospedale Universitario di Tirana “Madre Teresa” dista 5 km (circa 14 min). Il centro del Comune di Farka e degli altri Comuni limitrof si trovano a circa 1 km di distanza. Nella zona ci sono va-

ri ristoranti e un percorso panoramico lungo il lago artifciale di Farka. Fortunatamente questo lago è a pochi passi dall’area di intervento e potrebbe essere sfruttato in vari modo, sia per fare passeggiate, sia per picnic. Non molto distanti ci sono anche due strutture per il tempo libero: un centro commerciale dotato di una serie di negozi, bar, ristoranti, supermercato, cinema, ecc.; e un centro per il divertimento con un parco giochi, bowling, biliardo, ecc. che possono essere utili per organizzare delle uscite. La Fondazione “Bambini Albanesi” ha scelto quest’area con l’obiettivo di espandere i servizi per le persone autistiche, già forniti dal Centro Regionale per l’Autismo I (descritto nel par. I.3). Questa struttura oltre ad essere in adiacenza del lotto dell’intervento, appartiene alla stessa proprietà, quindi potrebbe avere tanti punti di connessione con il nuovo centro. È perciò importante capire come l’inserimento della nuova struttura si relazionerà con l’esistente e quale sarà la loro infuenza reciproca. Il Centro Regionale per l’Autismo I è un edifcio di 3 piani e di circa 1 500 m2 di superfcie. L’ingresso principale avviene sul lato Ovest del primo piano. Per chi viene in macchina, il parcheggio è situato a Sud allo stesso livello del piano inferiore. Dal parcheggio una sca-

la esterna porta all’ingresso principale. Appena si entra dentro troviamo la hall principale e la reception. La distribuzione delle funzioni è abbastanza semplice e segue una certa logica. Il collegamento verticale avviene tramite il corpo scala e l’ascensore collocati in posizione centrale corrispondente alla hall d’ingresso. Il piano superiore è dedicato particolarmente all’amministrazione. C’è una piccola biblioteca che viene usata anche come sala riunioni; ci sono due ufci medici, un uffcio con 6 postazioni di lavoro dedicato alla ricerca e l’ufcio della presidentessa della Fondazione. Al primo piano sono collocati tutti gli ambienti clinici per la valutazione e le varie terapie. In particolare, al primo piano c’è anche la piscina che viene usata per l’idroterapia. In asse con l’entrata c’è un’uscita verso il giardino dedicato alle terapie all’esterno o per il divertimento dei bambini mentre aspettano la loro visita. Il piano inferiore, invece, è parzialmente interrato e scavato nei due lati Est-Ovest. All’interno si colloca una sala conferenze con una capienza di oltre 100 posti. Ha conformazione e arredo fessibili, ofrendo la possibilità di essere sfruttata in vari modi. Prima di entrare in questa sala, c’è un bar al servizio dei vari eventi.

Laboratorio di ceramica pagina a fronte Tavola di inquadramento dell’area di progetto

Questa breve analisi del contesto, tende ad orientare e a fornire degli spunti per la costruzione del progetto. Vitruvio nel suo trattato De Architectura, evidenziava tre requisiti o componenti essenziali, di ogni edifcio: “Tutte le costruzioni devono avere requisiti di solidità, utilità e bellezza”, mentre Adolfo Natalini aggiunge un quarto componente signifcativo, ‘l’inserimento nel contesto’, che completa il quadro. Ogni progetto architettonico si dovrebbe adeguare al contesto, così come i nostri comportamenti quotidiani dovrebbero adeguarsi alle varie situazioni nella vita.


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3.3 Feedback study: richiamo alle indicazioni di progetto

Ad un passo dal progetto, dopo una lunga ricerca sull’argomento dell’architettura per le persone autistiche e un’analisi del contesto, è arrivato il momento di mettere insieme le cose. È necessario stabilire degli obiettivi da raggiungere e redigere un programma del progetto, ovvero un piano per orientare il tema progettuale. Obiettivi Si deve progettare una casa di cura per adulti autistici. Come deve essere questa struttura? Sembra quasi scontato che debba avere un design “Autism-Friendly”. Ma ci dobbiamo accontentare di ciò? Ovvio che no. Viviamo in un periodo ove la questione del rispetto della natura è emergente e sta acquistando l’attenzione che merita, perciò bisogna pensare ad un intervento ecosostenibile, che tenga conto principalmente di quattro elementi fondamentali: terra, acqua, soleggiamento e ventilazione. Dall’altra parte le persone autistiche non hanno bisogno solo di un posto letto e dell’assistenza per compiere gli atti minimi quotidiani. Hanno anche l’esigenza di rinforzare l’autostima, di rendersi più autonomi, di migliorare le loro capacità, di essere integrati nella comunità e di sentirsi parte di questo mondo. È necessario, quindi, pensare a come ofrire i servizi terapeutici, oc-

cupazionali e vocazionali a queste persone, ma anche a come esse possano contribuire alla vita della comunità e viceversa. A tale proposito, un ulteriore obiettivo, sicuramente di non minor importanza, è costituito dall’adeguata integrazione del nuovo intervento al Centro Regionale per l’Autismo I, ragionando sulle possibili interazioni tra le due strutture. Programmazione progettuale La progettazione è fnalizzata alla realizzazione di una casa di cura per adulti autistici a Farka, provincia di Tirana. Da parte della committenza è stata richiesta una struttura residenziale che permetta la permanenza sia temporanea che a lungo termine di adulti autistici quando i loro genitori non saranno più in condizioni di assisterli. Allo stesso tempo, tale struttura dovrebbe funzionare anche come centro diurno. In questi tipi di strutture, la capienza è abbastanza contenuta, vista la particolare assistenza richiesta e le caratteristiche dei pazienti. Perciò, anche grazie al confronto con la Presidente della Fondazione, si è concordato che questo centro ofrisse circa venti posti letti. Considerato il range dello spettro del disordine, è opportuno organizzare il centro mediante unità funzionali in modo che essa possa adattarsi il più possibile alle esigenze di ognuno.

1 — Autism-Friendly Design Volendo ofrire un ambiente il più possibile appropriato alle esigenze particolari e controverse delle persone autistiche, ed essendo convinti del contributo terapeutico dell’ambiente, il design degli spazi seguirà le indicazioni defnite nel secondo capitolo della prima parte di questo lavoro. “Autism-Friendly Design” fornisce una serie di indicazioni su come lavorare sulla qualità degli stimoli.

3 — Programmazione funzionale Prima di iniziare la progettazione di tali strutture, bisogna capire gli spazi necessari per la loro relazione. L’approccio da utilizzare dovrebbe essere orientato verso la ricerca di una nuova idea di progetto, evitando di ricorrere a soluzioni che evochino gli edifci sanitari; potrebbe essere opportuno organizzare, come detto il centro in unità funzionali che sviluppano delle relazioni come mostrate nel diagramma di fanco.

2 — Architettura ecosostenibile Si parla molto di eco sostenibilità o di sviluppo sostenibile e lo si fa in riferimento all’ambiente in cui viviamo, che dobbiamo custodire per le future generazioni; perché ciò sia possibile si deve creare una comunicazione diretta e continua tra le risorse del territorio e le esigenze economiche, sociali e culturali di chi lo abita, evitando sprechi inutili e dannosi. Anche l’intervento in questione dovrà così rispecchiare questo concetto. Fondamentalmente, il nuovo edifcio dovrà inserirsi nel contesto, alterando il meno possibile la conformazione del terreno e la rete idrografca; dovrà sfruttare le convenzioni naturali dell’aria per la ventilazione e dovrà essere, infne, orientato in modo tale da sfruttare l’energia solare (in termini di illuminazione e riscaldamento) nel miglior modo possibile.

4 — Integrazione nella comunità La partecipazione controllata degli abitanti di zona nello svolgimento delle attività quotidiane del Centro potrebbe avere dei risultati positivi sia in termini di miglioramento delle capacità di socializzazione dei residenti autistici che per l’efcace integrazione del Centro nella comunità. Siccome nell’area d’intervento l’agricoltura e l’artigianato sono i motori principali dell’economia locale, si potrebbe cercare di sfruttare la collaborazione degli abitanti locali in attività come l’orticultura e il giardinaggio, la cura degli animali, esperienze artigianali nella lavorazione della ceramica che, fra l’altro, è un prodotto tradizionale di questa zona dell’Albania. Del resto ciò diviene anche una buona opportunità per l’impiego delle persone autistiche. Potrebbe, inoltre, prefgurarsi un nuovo me-


Diagramma delle relazioni tra varie unità funzionali

AMMINISTRAZIONE

SPAZI DI SUPPORTO deposito locale tecnico s alti ento rifiuti

reception stanza del edico area di riposo archivio sala riunioni spogliatoi servizi igienici

SPAZI AUSILIARI ‘fa ily roo ’

PARCHEGGIO riservato al personale per i visitatori spazio protetto

SPAZI ALL’ESTERNO ‘playground’ orto terapia ‘pet-therapy’

AREA COMUNE

AREA RESIDENZIALE ca ere (singole o doppie) bagni personali sala da pranzo soggiorno cucina lavanderia ripostiglio postazione del personale

todo di fnanziamento attraverso cui i prodotti realizzati o coltivati possano essere esposti e venduti nei mercati della zona. 5 — Interconnessione con il Centro Regionale per l’Autismo I Dall’elenco delle funzioni da inserire nel nuovo centro si potrebbero verifcare molteplici situazioni di sovrapposizione che debbono essere imprescindibilmente considerate: da un lato occorre, infatti, non-ripetere ambienti con funzioni simili già a quelle pre-

laboratorio di cucina sala da pranzo soggiorno/sala TV libreria servizi igienici

SPAZI AUSILIARI ‘quiet roo ’ ca era sensoriale giardino sensoriale

disposte nel Centro esistente; dall’altro serve pensare a nuovi spazi o settori in grado di soddisfare entrambe le utenze, in modo da distribuire al meglio le risorse economiche, evitando di costruire ciò che non serve e valutando una connessione funzionale delle due strutture. Un primo elemento in comune fra i due centri è costituito dal parcheggio che, dato il numero contenuto dei visitatori e dei pazienti, viene usato soprattutto dal personale e quindi dovrebbe essere solo ampliato. Inoltre, sarebbe ne-

SERVIZI TERAPEUTICI postazione per il personale terapia occupazionale/sensoriale laboratorio delle attività quotidiane stanza delle visite ca era giochi palestra spazi per idroterapia servizi igienici depositi

cessario un ingresso controllato al parcheggio che potrebbe essere realizzato anche mediante telecamere a circuito chiuso. Il nuovo centro potrebbe usufruire degli spazi dedicati all’amministrazione all’ultimo piano dell’edificio esistente, in quanto qui gli ufci sono sovradimensionati rispetto al carico di lavoro svolto. Non vi è pertanto la necessità di costruire un’altra unità per i trattamenti dei dati, le riunioni e quant’altro serva ai fni della documentazione medica.

La sala delle conferenze della struttura esistente è un altro spazio di cui potrebbero fare uso anche gli utenti del nuovo centro, vista la sua flessibilità organizzativa e la sua collocazione al piano terreno facilmente raggiungibile dal lotto di intervento. Dall’altra parte, i bambini autistici del primo centro potrebbero partecipare alle attività di pet-therapy che saranno svolte nel nuovo progetto.

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3.4 Riferimenti progettuali

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4 Ipotesi progettuale 4.1 Concept

“Volumi e spazi — scrive Le Corbusier (1923) — insieme trasformano l’ambiente (il territorio) e suscitano emozioni”. In questa prospettiva i due punti di fuga sono, l’attenzione per l’uomo e l’inserimento nel contesto. Per quanto riguarda la prima, la sensibilità per l’uomo di Alvar Aalto ci insegna che “rendere l’architettura più umana” signifca fare architettura migliore e signifca anche allargare il concetto di funzionalismo oltre il limite della tecnica. La sua missione è ancora di armonizzare il mondo materiale con la vita. Per quanto, invece, riguarda la contestualizzazione dell’intervento, Eliel Saarinen (1956) ci dice: “progetta sempre una cosa considerandola nel suo più grande contesto: una sedia in una stanza, una stanza in una casa, una casa nell’ambiente, l’ambiente nel progetto di una città”. Tali visioni dell’architettura dei tre grandi maestri hanno ispirato la progettazione del nuovo centro residenziale per adulti autistici. La mia idea di intervento prende forma dal suo inserimento nel paesaggio collinare della zona, mediante un impatto minimo sul territorio, e si esplicita nella dimensione ‘domestica’ distributiva di spazi e volumi. La sensibilità verso aspetti formali che richiamassero la collocazione del lotto in un’area rurale albanese, che rispettassero la natura del

disordine dello spettro autistico e che valorizzassero la parte di vita che queste persone vi trascorrono, mi ha spinto verso un progetto che ricomponesse, al suo interno, una parte di città. Circostanze che hanno suggerito un’inedita lettura compositiva della struttura architettonica: la disposizione di più unita funzionali, separate fisicamente ma collegate da percorsi pedonali, esprime l’idea di quartiere, dove le case sono distinte dall’area comune, dove quest’ultima è distinta dall’area terapeutica e dall’area di lavoro, e così via. In tale contesto, le linee del disegno offrono il limite dello spazio non occludendone la visione ed il movimento possibile, bensì ampliandone la continuità e la comunicazione interne ed esterne. D’altra parte, questo tipo di intervento mi permette di inserire meglio i nuovi edifci nel terreno in declivio contribuendo, talvolta, alla dissoluzione dei confni tra interno ed esterno. A dare vita a questo progetto è stato proprio il diagramma della defnizione dell’autismo. È stato questo diagramma ad indicarmi la geometria della disposizione degli spazi e la loro distribuzione. Una geometria abbastanza semplice che racconta come, nell’ampio spettro del disordine autistico, ciò che lega queste persone è la compresenza di tre caratteristiche: la diffi-

coltà nella comunicazione; la difcoltà nell’interazione sociale; i comportamenti, le attività e gli interessi ristretti e ripetitivi. Un triangolo equilatero, dai vertici del quale si aprono dei cerchi con un raggio uguale o multiplo del lato del triangolo, descrive la forma, quasi a voler trascrivere la metafora del disordine autistico e, contemporaneamente, ordine e proporzione fra le parti. A tale proposito, il processo di chiarifcazione dei principi, elaborato nella fase istruttoria, ha guardato alla purezza dei riferimenti geometrici coniugandola alle contaminazioni provenienti dalla realtà, dal recupero di materiali della tradizione e di ‘tipologie locali’ fno alla scoperta di nuovi rapporti. La confusione con cui è cominciata l’attività progettuale è stata superata gradualmente attraverso una costante ricerca volta a raggiungere quella semplicità, attraverso cui la forma non è più “il fne del nostro lavoro — come ci racconta Mies van der Rohe — ma il risultato”. Benché la morfologia del sito in cui si inserisce il progetto — ovverosia un’area di circa 17000 mq (a Farka, in provincia di Tirana) in cui il terreno, in declivio, presenta una pendenza media di circa il 10% — non fosse delle più adatte al tipo di intervento necessario per soddisfare le particolari esigenze degli utenti fnali, la ricerca verso soluzioni di sintesi equilibrate ha consentito di

sopperire alle difcoltà. Inizialmente, ho dovuto pensare a delle sistemazioni del terreno tali che potessero ofrire una zona pianeggiante dove collocare il ‘fulcro’ del progetto, ovvero gli edifci e le funzioni principali, ma, allo stesso tempo, garantissero una minima alterazione del paesaggio circostante. Per tale motivo sono intervenuto con dei controllati movimenti di terra: ho scelto di scavare lungo i bordi Nord-Est dell’area, per poi trasferire il terreno rimosso verso il lato Sud-Ovest, creando così un’area quasi pianeggiante. Qui ho sistemato dei terrazzamenti ed un percorso pedonale con una pendenza inferiore al 6%, in modo tale da soddisfare ampiamente le esigenze di accesso all’area a persone con età e capacità variabili. Così, l’equilibrio con cui sono stati trasferiti scavi e riporti di terreno, permettendo che non venisse tolto o aggiunto niente, ha caratterizzato la progettazione fino ad ottenere una sistemazione architettonica particolarmente integrata. Le piante, diferenziate a seconda delle unità funzionali, sono organizzate in modo lineare come fossero degli spazi domestici. La successione degli ambienti, da NordOvest a Sud-Est, non appena superato il Centro Regionale per l’Autismo I, che ne introduce per primo il percorso, è scandita attraverso l’essen- 45

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zialità geometrica del gioco circolare entro cui i vari elementi si animano di espressione intima, ma al tempo stesso percettibile e comunicativa. Gli studi di sezione sono stati volti ad individuare l’idonea collocazione degli edifci, afnché seguissero la direzione verso cui il terreno degrada e afermassero la massima permeabilità fra interno ed esterno. Ciò mi ha indirizzato, inevitabilmente, verso scelte struttura-

li e formali le quali agevolassero la vista ampia e bella che, dal lotto, è possibile godere. A partire dalle inclinazioni ‘quasi’ piane delle loro coperture forate, lo sviluppo orizzontale delle volumetrie, che non supera il primo livello, corrobora la forza con cui il territorio circonda l’intero organismo architettonico. Qui il sincretismo del disegno sottende una strategia intenta ad annullare le distanze fra la natura ed il co-

struito, come — al contempo — fra intimità e condivisione, definendo una soluzione progettuale grazie alla quale ciascuna scelta dipenderà — oltre che dai suoi aspetti funzionali più generali fno a quelli costruttivi di dettaglio — dall’intenzione di giungere ad un’essenziale semplicità.

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Vista a volo d'uccello dell'intervento con l'indicazione delle scelte progettuali pagina a fronte Masterplan del progetto scala 1:500


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Requisiti distributivi Nella distribuzione degli spazi all’interno dell’organismo, il confronto con molteplici fattori, ha implicato un notevole sforzo di sintesi per giungere all’esito ottimale. In tal modo, i requisiti considerati, più che essere vincoli condizionanti l’intervento e la defnizione della sua morfologia architettonica, sono divenuti stimoli concreti verso la ricerca di soluzioni sempre più coerenti ed integrate: • integrare la struttura con l’architettura locale e il contesto circostante; • fare in modo che la morfologia della struttura assomigli il più possibile a quella domestica senza riferimenti all’edilizia sanitaria; • prevedere uno sviluppo orizzontale degli edifici su un unico livello in modo da facilitare gli spostamenti di utenti con problemi motori;

• calcolare un’opportuna distanza fra la strada ed il parcheggio rispetto alle abitazioni ed agli ambienti terapeutici per limitare disturbi e rumori; • offrire una varietà di conformazione di spazi per aiutare le persone autistiche a trovare l’ambiente più appropriato ai propri bisogni in ogni istante, accogliendo i loro fabbisogni spettrali e fornendo una serie di servizi che necessitano di diversi tipi di spazi. • assicurare un’organizzazione semplice afnché sia agevolata la mobilità interna ed esterna e, in particolare, la supervisione da parte del personale; • disporre aree e/o zone ove sia possibile incoraggiare rapporti costanti con il mondo esterno; • prevedere dei punti fssi identifcabili (landmark) che possano essere dei riferimenti per l’orientamento ed il wayfnding sia all’interno che all’esterno dell’edifcio.

L’esito progettuale viene descritto mediante la disposizione delle parti del complesso che risulta caratterizzata dal gioco iconico delle tre circonferenze centrali; infatti tramite le loro impronte esterne ed i prolungamenti differenziati dei loro raggi si impostano rispettivamente: l’edifcio di accesso (a Nord-Est), quello della terapia (a Sud) e quello delle residenze (a Nord-Ovest). La diferente lunghezza dei raggi rappresenta, in un certo senso, l’escamotage grazie al quale il complesso perde la simmetria geometrica, disegnandone una diversa estensione lungo le tre direzioni. La discontinuità accentuata dai due settori lineari ad Ovest e a Sud-Ovest — che si restringono via via che si allontanano dal centro — si inserisce in modo così deciso sul verde circostante che contraddistingue il proflo di apertura verso l’esterno dell’intero complesso.

Sezioni ambientali del progetto scala 1:200 pagina a fronte Planimetria del progetto scala 1:200


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a_ingresso 1_entrata 2_sala d’attesa 3_reception 4_bar self-service 5_area riposo 6_stanza del medico 7_ufcio 8_sala riunioni

9_archivio 10_servizi igienici 11_spogliatoi personale 12_ripostiglio 13_locale tecnico 14_deposito

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b_area comune 1_sala tv/soggiorno 2_biblioteca 3_cucina 4_sala da pranzo 5_servizio igienico 6_deposito 7_locale tecnico

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c_ residenza 1_entrata 2_soggiorno 3_cucina 4_cortile interno 5_stanza personale 6_servizio igienico p. 7_lavanderia 8_ripostiglio

9_camera da letto 10_bagno 11_cabina armadio 12_terrazza

d_area terapeutica 1_entrata 2_reception 3_connettivo 4_camera sensoriale 5_terapia musicale 6_sala di pittura 7_sala multifunzionale 8_terapia vocazionale

9_idromassaggio 10_piscina terapeutica 11_doccia esterna 12_locale tecnico 13_ripostiglio pulizie 14_deposito 15_servizi igienici 16_spogliatoi

e_lab. di ceramica 1_hall 2_sala espositiva 3_lavorazione 4_deposito 5_servizi igienici 6_locale tecnico 7_ripostiglio

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4.2 Distribuzione degli spazi Schizzi di progetto Vista dell’ingresso pagina a fronte Vista dal cortile dell’edifcio d’ingresso

Accesso L’ingresso all’area è consentito attraverso un unico accesso, ovvero da una strada privata il cui tratto, appena superata la rotonda, indica l’orientamento dell’intero progetto, seguendo l’articolazione del percorso distributivo alle varie zone. La strada inizialmente lambisce, in modo lineare e non invasivo, il limite settentrionale dell’area, diventando a sinistra il confine all’area prospicente al Centro I, mentre a destra il fltro interlocutore con la natura circostante mediante un agevole parcheggio ed alberature. Proseguendo su quest’ultimo lato, l’incontro con una struttura in acciaio corten, che circonda un olivo autoctono, raccorda — vista la quota maggiore — la vista sul panorama alla dimensione materica e ‘umana’ dell’organismo architettonico fno a volerne rappresentare l’icona. Inoltre, tale scultura — opposta al nuovo centro — ne indica l’accesso. Ci troviamo così di fronte ad un edifcio — dedicato all’accoglienza ed agli ufci amministrativi — la cui copertura piana è sostenuta da una serie di pilastri snelli. Essa presenta un forte aggetto e si innalza come un guscio rispetto al corpo più basso, quasi come se fosse attirato dall’inerzia circolare del movimento verso il ‘fulcro’ dell’organismo. Infatti, nonostante l’aggetto della copertura, forato con strette sezio-

ni rettangolari nella parte terminale, abbia la funzione immediata di copertura per l’entrata all’edifcio inferiore — uno spazio dove le persone che arrivano o che vanno via possano aspettare in un’area protetta dalle condizioni climatiche — esso è sotteso dalla fnalità comunicativa fra l’edifcio esistente. Si instaura un dialogo tra il vecchio e il nuovo, il quale è reso percettivamente attivo mediante la ripetizione di dimensioni, conformazione e linguaggio simili. Il collegamento fra questi due edifici, posti a due quote diverse con un dislivello di 4,5 m è garantito mediante scala. L’interazione che si estende su entrambi i piani è segnata da una differente pavimentazione, che accompagna l’utenza ad entrare nella parte di nuova costruzione. Quest’area di fltro si esplicita come un area di sosta: un parcheggio con 21 posti auto di cui 14 coperti, inseriti nel terreno scavato sotto il parcheggio del Centro I, ed altri 7 all’aperto. La previsione di ulteriori 9 posti auto a raso, lungo la strada, è tesa quindi a garantire un’adeguata capienza — in termini di posto auto — nel caso di particolari eventi, poiché lo standard di funzionamento della struttura pare essere ampiamente soddisfatto. La facciata principale del nuovo edifcio di accoglienza ha un trattamen-

to particolare, in quanto essa assume il ruolo di rappresentanza per l’intero centro. Nella parete curva che conduce al parcheggio, il ricorso ad una scansione ritmata di pieni e vuoti, seguendo il principio della serie di Fibonacci1, consente che, a partire dall’entrata, le aperture si restringano verso il parcheggio. All’interno dell’edifcio, con una superfcie di circa 340 m2, sono collocate una 1 Cioè ogni apertura o chiusura è il risultato della somma delle due aperture o chiusure precedenti.

serie di funzioni dedicate all’accoglienza dei parenti, per la visita agli ospiti del centro, piuttosto che a quella di parenti e ragazzi che frequentano il centro diurno. Inoltre, ci sono alcuni ufci dedicati all’amministrazione, sia per la documentazione e l’archiviazione che per il riposo del personale.


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Area comune Lo sviluppo orizzontale con cui sono descritte le volumetrie su un unico livello fa sì che, una volta attraversato l’edifcio di accesso, venga percepita subito l’organizzazione funzionale e spaziale del progetto. Percezione, questa, che si esplicita attraverso i caratteri di una logica distributiva centralizzata, la quale percorre lo spazio attorno ad un elemento nodale che funge da vero e proprio landmark sia ai fni dell’orientamento che del wayfnding. A questo scopo il cortile diviene l’ambiente entro cui gli utenti si orientano e si appropriano dello spazio fsico, agevolati da percorsi che suggeriscono lo spostamento e la comunicazione fra i vari edifci, fra questi ed il verde circostante, quasi a sottendere una strategia dinamica verso la percezione sensoriale degli ambienti e delle loro stesse condizioni qualitative. Attorno al cortile, infatti, la diferente tipologia dei percorsi pedonali che distribuiscono alle varie parti — se si considerano anche quelli che, occasionalmente carrabili, circondano gli edifci e distribuiscono alle altre zone del lotto — non si traduce in una rigida gerarchia di linee, bensì nella continuità del gioco ‘iconico’ di circonferenze.

L’intersezione formale, così, non solo si esprime in termini di tensione geometrica, ma si prefigura anche come strumento funzionale per l’azione distributiva, facendo in modo che l’elemento centrale, ovvero l’area comune, divenga il fulcro del progetto. Dal momento in cui essa attira a sé tutti gli edifci che la circondano — sebbene sia l’origine da cui partono i percorsi pedonali è anche la meta verso cui i medesimi rientrano — l’area comune costituisce un punto di riferimento così importante da differenziarsi anche nel linguaggio architettonico, oltre che nelle caratteristiche tecnologiche e nei materiali adoperati. È stata pensata come una struttura leggera, semitrasparente, uno scheletro con travi lamellari ed un involucro vetrato; nella parte superiore la superfcie vetrata è anche pannello fotovoltaico, mentre nelle pareti verticali essa è schermata da brise soleil in listelli di legno. Con una superfcie di circa 230 m2, tale struttura centrale ofre uno spazio di ritrovo e condivisione, un’area comune appunto, dove gli ospiti residenti possono stare insieme, oltre che socializzare con gli ospiti del centro diurno. All’interno, una grande sala da pranzo, ‘quasi’ triangolare, viene delimitata rispet-

tivamente da tre pareti leggermente concave, dietro alle quali si trovano, in senso orario, i seguenti ambienti: uno spazio di lettura; un ampio soggiorno che funge anche da sala TV; la cucina terapeutica dove, oltre alla preparazione dei cibi, viene insegnato alle persone autistiche ad acquisire sempre maggior autonomia nel cucinare.

Schizzi di progetto Vista dal cortile dell’area comune pagina a fronte Vista dall’alto dell’area comune


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Residenza Sul lato Nord-Ovest del cortile, i maggiori prolungamenti dei raggi definiscono i limiti dell’arco entro cui si estende la parte residenziale per circa 1580 m2. Questa è organizzata in una serie di cinque unità rispettivamente di 320 m2 circa, ciascuna delle quali accoglie quattro adulti autistici ed un caregiver. Il trattamento delle abitazioni cerca di riprendere il linguaggio storico dell’architettura locale: nella provincia di Tirana le strutture residenziali si sviluppano generalmente su un unico piano, con un corpo più alto rispetto agli altri, dove si colloca il soggiorno con il camino, un ingresso arretrato e coperto. Nel mio progetto tale tradizione è raforzata: la sfalsatura degli alzati si può leggere anche in pianta, dove sui lati interni, gli accessi alle residenze si inseriscono, di volta in volta, nel ritmo tripartito di pieni e vuoti (quest’ultimi usati come piccoli resedi), quasi ad annullare l’efetto della curvatura di prospetto. La cadenza precisa entro cui si ripete il ritmo, accennata dentro le abitazioni attraverso un primo prolungamento interno delle pareti della facciata, viene mantenuta anche nella logica distributiva dove, una volta entrati nelle residenze, la presenza di una cor-

te centrale determina l’orientamento spaziale — e, direi, anche temporale — degli stessi abitanti. Tale spazio, oltre ad ofrire grandi fnestre che divengono veri e propri bow window, in grado di accogliere all’interno comode sedute di arredo, fornisce agli abitanti un’ambiente integrato, ben illuminato, ma allo stesso tempo intimo. Non a caso la necessità di mantenere il rapporto con la natura e con l’esterno, all’interno delle residenze, fa sì che la corte sia l’elemento preponderante attorno al quale le altre stanze si dispongono: l’ingresso, il soggiorno sulla sinistra e la cucina sulla destra, I due corridoi laterali, che conducono ai servizi ed alle camere con i bagni, comunicano direttamente con essa. In ciascuna abitazione emerge, così, una doppia tripartizione interna degli spazi: il ritmo annunciato nei prospetti si incrocia con le tre parti distributive interne, mantenendone di fatto una coerenza funzionale. Ad esse, infatti, corrispondono i livelli di interazione con cui gli ospiti condividono la quotidianeità: dagli spazi comuni dell’ingresso, del soggiorno e della cucina fno agli ambienti più personali delle camera, passando per i corridoi fltro. Questi collegano sulla destra ad

una lavanderia e ad un deposito, mentre sulla sinistra alla camera dedicata al personale. Questa è utile per il monitoraggio delle attività degli utenti, soprattutto durante la sera e la notte. La progettazione delle residenze ha risposto all’idea per cui ogni persona si trovasse a proprio agio, potendo scegliere il tipo di interazione da instaurare con gli altri, ed ha guardato verso la socializzazione e la comunicazione. In tale contesto, infatti, il riconoscimento dell’esigenza comunicativa si ripete costantemente. L’apertura verso l’esterno, ad esempio, caratterizza il soggiorno e la cucina (mediante un bow window che accoglie e protegge le persone autistiche, permettendo loro di partecipare visivamente alle attività nella corte comune) e le quattro camere da letto posteriori, dove grandi portefinestre conducono a comode terrazze. La progettazione di quest’ultime, riguarda anche gli aspetti dimensionali degli spazi di riposo individuali. Infatti, l’esigenza che ciascuna residenza avesse quattro camere singole, munite di bagno riservato, oltre che di una comoda cabina armadio, ha dovuto tenere conto della previsione delle attività di assistenza quotidiana svolte dal personale e della per-

sonalizzazione degli ambienti. Questo per garantire agli ospiti di stare fuori, anche in situazioni di pioggia, da soli o in compagnia, senza sentirsi osservati, ma in un contesto familiare. D’altronde, la possibilità di prendersi cura delle piante, oppure semplicemente di rilassarsi guardando il paesaggio circostante, può avere anche un ruolo terapeutico.

Schizzi di progetto pagina a fronte Vista dall’area residenziale


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Terapia A Sud della struttura centrale si trova il corpo dedicato ai vari corsi terapeutici. All’edifcio, che si sviluppa per una superfcie di 730 m2, si accede tramite un unico ingresso centrale segnato in facciata con il diverso trattamento del ritmo dei pieni e vuoti. Davanti all’entrata c’è la reception e poi uno spazio connettivo distribuisce i vari ambienti, quali la idroterapia, la palestra, uno spazio multifunzionale, la sala di pittura e quella di musica. Questi spazi sono abbastanza fessibili nell’ottica di dare la possibilità di adattamento alle più disparate esigenze degli ospiti. Gli ambienti hanno un’altezza superiore rispetto al connettivo, permettendo di ricavare delle aperture in alto e di garantire, di conseguenza, una maggiore illuminazione e ventilazione naturali, riducendo, così, il ricorso ad impianti tecnologici. Ai fini di offrire ambienti che aiutino alla ricalibrazione sensoriale e per ridurre lo stress, sono stati previsti: una camera sensoriale in continuità con la sala di musica, in caso in cui una persona volesse avere uno stimolo maggiore senza disturbare gli altri; degli spazi di ritiro dove le persone autistiche possono rifugiarsi.

Laboratorio di ceramica In continuità con il parcheggio si trova il laboratorio della ceramica, di circa 430 m2. La lavorazione dell’argilla è una tradizione tipica di questa zona; la previsione di questo spazio fa in modo che artigiani locali possano collaborare con gli ospiti della struttura attraverso l’insegnamento della lavorazione della ceramica. In tale corpo, interrato ed inserito nel paesaggio verde, ci sono degli spazi sia per l’esposizione degli oggetti prodotti che per le varie lavorazioni e depositi dei materiali. L’edifcio si presenta con una facciata vetrata continua che si ripete anche sul retro, dove lo scannafosso è stato trattato come una parete verde, ofrendo maggiore illuminazione e ventilazione trasversale. La scelta della collocazione del laboratorio è stata condizionata dalla vicinanza col parcheggio, in modo da facilitare il raggiungimento da quest’ultimo, in quanto si è pensato di dare la possibilità ad ospiti esterni di visitare lo spazio espositivo. A destra dell’ingresso del laboratorio (una gradinata che potrebbe essere sfruttata per vari eventi teatrali) si inserisce nel terreno seguendone l’andamento.

Verde tematico Il confne dell’area ha un recinto verde. Tale scelta è dovuta, oltre che a ragioni funzionali, alla volontà di smorzare il senso di restrizione e chiusura e all’intenzione di favorire l’inserimento nel paesaggio circostante. Sempre all’interno dell’area sono state previste delle zone da dedicare alla cura del verde, dove verrà offerta agli ospiti l’opportunità di rapportarsi quotidianamente con il mondo delle piante. Dietro la parte residenziale è stato previsto un frutteto. In continuità, nella parte sistemata con i terrazzamenti, sono stati previsti anche degli orti. Verso il confine Sud-Ovest dell’area è stata lasciato uno spazio a verde dedicato allo svolgimento del pet-therapy. I due terrazzamenti principali, oltre al contenimento del terreno, possono essere sfruttati come depositi o stalle per i cavalli allevati per l’ippoterapia.

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j Schizzi di progetto pagina a fronte Vista dall’area terapeutica


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Scelte tecnologiche connotanti Per quanto riguarda le scelte tecnologiche, si potrebbe dire che si è cercato di garantire l’illuminazione naturale ed una ventilazione trasversale grazie alla contrapposizione delle aperture. In questo modo, limitando l’uso degli impianti, è possibile contenere i consumi energetici. Per l’illuminazione artifciale si è pensato di usare lampade a LED per il basso consumo e la durata, ma, soprattutto, per la qualità dell’illuminazione offerta, gradita alle persone autistiche. Per quanto riguarda, invece, il riscaldamento e il rafrescamento si è pensato ad una soluzione di tipo radiante a pavimento, la quale ofre maggiore benessere agli utenti, garantendo una distribuzione migliore del calore o del rafrescamento dal basso verso l’alto. Inoltre questi impianti non hanno problemi acustici ai quali le persone autistiche sono molto sensibili. Ai fni di ridurre i disturbi acustici, l’involucro degli edifci avrà un adeguato isolamento con l’uso di infissi di alte prestazioni acustiche. Per ridurre l’impatto del picchiettare della pioggia sulla copertura, si è utilizzato il tetto verde che tra l’altro migliora anche le pre-

stazioni termiche e favorisce l’inserimento nel contesto. Le scelte delle pavimentazioni esterne sono state guidate dal principio generale del minor impatto sul terreno e sul ciclo delle acque. Per avere sempre dei pavimenti drenanti è stato scelto di usare elementi in doghe di legno di abete (materiale che si produce nelle vicinanze della zona) per i percorsi attorno al cortile e nell’ingresso del laboratorio. Una pavimentazione in resina, invece è stata prevista per tutti gli altri percorsi pedonali. Relativamente ai sistemi di pavimentazione interna, nelle residenze è stato scelto di usare il parquet il quale ofre una superfcie piacevole al tatto. Negli altri edifci, invece, si è pensato ad una pavimentazione in vinile usando colori leggermente diversi per l’identifcazione delle varie funzioni degli ambienti. La pavimentazione in vinile oltre ad offrire la sensazione di una pavimentazione continua, non è rifettente ed è di facile pulitura. I materiali usati per la costruzione sono comuni e in gran parte vengono prodotti nelle vicinanze della zona. Gli edifci hanno una struttura a telaio in calcestruzzo armato con murature di

DETTAGLIO DEL SISTEMA COSTRUTTIVO 1_solaio controterra pavimento in parquet industriale 15 mm massetto di posa con impianto di riscaldamento/ rafrescamento radiante pannello isolante 80 mm massetto in cls armato con rete casseforme a perdere in plastica riciclata magrone 150 mm terreno ben costipato 2_pavimentazione terrazza pavimentazione in doghe di abete 20 mm sistema di supporto in listelli di legno su ghiaia membrana impermeabilizzante massetto per la formazione della pendenza 3_pavimentazione lavanderia pavimentazione in vinile 4_solaio di copertura strato di ghiaia 50 mm tessuto non tessuto pannello isolante 80 mm membrana impermeabilizzante soletta in cls armato di spessore variabile per la formazione della pendenza 200 mm 5_giardino pensile terreno vegetale 150 mm tessuto non tessuto, strato drenante 50 mm pannello termoisolante 80 mm membrana impermeabilizzante massetto delle pendenze solaio in latero-cemento 200 mm intonaco 15 mm 6_parete divisoria intonaco 15 mm forati in laterizio 120 mm intonaco 15 mm 7_muratura esterna intonaco interno 15 mm blocchi in laterizio 200 mm pannello isolante 80 mm mattoni pieni faccia a vista

tamponamento e partizioni in blocchi o mattoni di laterizio. Le fniture degli edifci sono altrettanto semplici e si è cercato di avere sempre un linguaggio comune. Nella copertura del corpo delle terapie sono stati posizionati dei pannelli fotovoltaici e dei pannelli solari per la produzione dell’acqua calda. Anche il corpo dell’area comune cerca di sfruttare l’energia solare con il suo involucro superiore in vetro fotovoltaico. Per quanto riguarda l’irrigazione degli orti, sono state previste delle vasche per la raccolta delle acque piovane.

Schizzi di progetto pagina a fronte Esploso assonometrico dell’unità abitativa scala 1:50




Postfazione

Ho seguito con grande attenzione lo svolgersi della tesi di Junik Balisha nella fase di presa di coscienza del difcile problema che si poneva di risolvere, sia nella scelta del metodo dell’approccio esigenziale-prestazionale come strumento di ricerca, che nella defnizione delle scelte progettuali; in questa ultima fase credo di essere stato anche un po’ troppo intransigente mettendo in discussione e suggerendo modifche a soluzioni che potevano già risultare consolidate. L’esperienza maturata con il lavoro in comune con psicologi ambientali nella defnizione degli spazi destinati alla cura ed al mantenimento della salute, le verifche sul campo con gli operatori del settore, mi hanno fatto capire quanta serietà ed impegno occorra per dare anche solo un piccolo contributo attraverso il progetto di architettura, al miglioramento dell’ambiente in cui vivono persone particolarmente sensibili e soferenti e quindi ritengo che il compito del progettista sia quello di non dare libero sfogo alla sua creatività ma di metterla al servizio di una realtà molto complessa che non consente soluzioni banali. Rivedendo le bozze del libro che raccontano il suo impegno, di cui ho apprezzato la qualità, devo scusarmi con Junik di aver più volte chiesto di approfondire temi progettuali forse oltre i confni di una ricerca per una tesi di laurea, spero che la fatica e il piacere del risultato ottenuto possano averlo strutturato e fatto crescere per afrontare con il necessario impegno il cammino della ricerca e della progettazione in architettura, che penso debbano essere in assoluta continuità. Paolo Felli Professore emerito Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

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Indice Prefazione Antonio Laurìa

5

Progetto di ricerca

6

Prima parte | AUTISM-FRIENDLY DESIGN 1 Disturbi dello spettro autistico 1.1 Defnizione dell’autismo 1.2 Specifcità dell’autismo 1.3 Sopralluogo nel Centro Regionale per l’Autismo di Tirana 1.4 Defnizione del Quadro Esigenziale

8 8 10 14 19

2 Linee di ricerca ed indicazioni di progetto 2.1 Contributo terapeutico dell’architettura 2.2 Approcci progettuali 2.3 Strategie di design 2.4 Indicazioni per la progettazione delle strutture per persone autistiche

23 23 26 28 29

Seconda parte | CENTRO PER ADULTI AUTISTICI A TIRANA 3 Briefng di progetto 3.1 L’autismo in Albania 3.2 Analisi del contesto 3.3 Feedback study: richiamo alle indicazioni di progetto 3.4 Riferimenti progettuali

35 35 37 40 42

4 Ipotesi progettuale 4.1 Concept 4.2 Distribuzione degli spazi

45 45 50

Postfazione Paolo Felli

61

Riferimenti bibliografci

62


•••

Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Novembre 2017



Il disturbo dello spettro autistico è una complessa condizione neuro-comportamentale dell’età evolutiva caratterizzata dalla compromissione qualitativa dell’interazione sociale, della comunicazione verbale e non verbale, dell’immaginazione e dalla presenza di interessi ed attività ristretti, stereotipati e ripetitivi. Le persone autistiche, con i loro comportamenti strani e di apparente rifuto, sembra che cerchino l’isolamento, ma in realtà cercano disperatamente di liberarsi dalle loro prigioni interiori. Alla luce delle più recenti statistiche si può dire che l’autismo rappresenta un’emergenza sociale ed economica che la società non può più permettersi di trascurare. La carenza di servizi loro dedicati, d’altra parte, si traduce in un impegno e in un carico di soferenza talvolta insopportabile per le famiglie. L’autismo è una condizione che dura tutta la vita, tuttavia le persone autistiche possono trarre vantaggi da terapie capaci di ridurre i sintomi ed elevare le capacità. Anche l’architettura può svolgere un ruolo importante per aiutare le persone autistiche a vivere meglio, mitigando i loro confitti con l’ambiente e incoraggiando processi di autonomia e di integrazione con gli altri. Questo libro parla proprio di quale potrebbe essere il contributo terapeutico dell’architettura per aiutare le persone autistiche. Junik Balisha. Architetto. Laureato nel 2016 con lode e dignità di pubblicazione presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze con la tesi: “Autism-Friendly Design”. Dal 2016 è dottorando in Architettura, XXXII ciclo (curriculum in Tecnologie dell’Architettura) e cultore della materia di discipline tecnologiche presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Collabora con l’Unità di Ricerca Interdipartimentale Florence Accessibility Lab. Si occupa di progettazione degli spazi per la salute e di progettazione urbana.

ISBN 978-88-9608-096-2

9 788896 080962

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