la bauakademie come debito di forma
Il principio dialettico è il vero principio formativo dell’opera di Schinkel, è questo il primo insegnamento che se ne può trarre. È l’unità spirituale delle cose nella loro formale diversificazione. (O.M. Ungers. 1981)
Quando nel 1832 Karl Friedrich Schinkel1 posiziona l’ingombro del nuovo edificio che ospiterà la scuola berlinese di architettura, ed altre funzioni connesse all’ufficio edilizia della municipalità, all’interno della planimetria urbana da lui stesso affinata nei piani del 1817 e del 1823, compie un’operazione di esercizio della memoria. Questo esercizio si concretizza nell’edificio come sintesi e momento culminante di un percorso in forte evoluzione, che l’architetto tedesco ha avuto modo di affrontare in virtù di una maturata riflessione teorica esplicitata e misurata attraverso la costruzione nelle principali realizzazioni berlinesi compiute nei quindici anni precedenti. Il contributo di Schinkel al panorama architettonico europeo viene analizzato in questo breve saggio secondo tre principali elementi: l’attenzione alle modalità costruttive prima ancora che ai canoni linguistici; la costante riflessione tipologica sugli edifici; l’esercizio della memoria come materiale da composizione. È grazie allo studio presso il maestro Alois Hirt ed ai suoi racconti di viaggio, ed al poderoso influsso di David e Friedrich Gilly che il giovane Schinkel intraprende nel 1803 il primo viaggio di due anni in Italia, seguito venti anni dopo da un secondo viaggio alla ricerca di un affinamento sul ruolo del museo vista la coeva costruzione dell’Altes Museum sul Lustgarten. Questi due viaggi imprimono nella memoria dell’architetto tedesco, grazie anche al ruolo di Johann Wolfgang Goethe e del pittore vedutista Jakob Phillip Hackert, una conoscenza diretta delle architetture italiane classiche sia di influsso greco, che quelle romane attraverso le rovine, che medievali, che rinascimentali. Questa formazione, che viene a completare quella accademica, Schinkel la costruisce attraverso un minuzioso studio anatomico degli edifici e dei paesaggi visitati, svolto attraverso disegni dal vero e dipinti, disegni immaginari posti nel contesto o con architetture reali poste fuori contesto2. È appunto il ruolo del fuori contesto ad essere tra gli aspetti più rilevanti del viaggio che l’architetto compie insieme al collega Johann Gottfried Steinmeyer a ventidue anni, sebbene il radicamento dell’opera nel contesto sia uno dei principali insegnamenti appresi da David Gilly. Secondo Oswald