vieri cardinali
Il Teatro dell’Accademia dei Rassicurati di Montecarlo Valutazione delle prestazioni strutturali
tesi | architettura design territorio
Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “Il candidato ha dimostrato di aver sviluppato un percorso di analisi e di conoscenza del tema approfondito e completo. Tutti i principali aspetti della tematica sono stati affrontati ed assimilati esaustivamente. L’analisi ha inoltre evidenziato lucidità e rigore metodologico. La qualità dell’esposizione ha confermato il giudizio positivo e la competenza del candidato”. Commissione: Proff. P. Anzillotti, M. Carrà, A. Lauria, F. Pisani, T. Rotunno, M. Tanganelli, S. Van Riel, S. Viti, A. Volpe
Ringraziamenti Desidero ringraziare i miei relatori, il prof. M. Tanganelli e il prof. S. Van Riel per gli insegnamenti e gli stimoli che mi hanno dato nel corso dei miei studi e durante l’elaborazione di questa tesi di laurea. Li ringrazio per la disponibilità con cui mi hanno assistito e sono loro grato per la passione che sono riusciti a trasmettermi per questi argomenti. Ringrazio il mio correlatore, l’arch. F. Pisani per la cura e la pazienza con cui mi ha seguito in dall’inizio del lavoro, incoraggiandomi ad approfondire con studi che hanno arricchito il mio percorso di tesi e la mia persona. Desidero ringraziare il mio correlatore, l’arch. P. Anzilotti e tutta quanta l’Amministrazione del Comune di Montecarlo per la disponibilità che mi è stata offerta. Ringrazio l’arch. M. Lusoli per l’occhio critico con cui ha gentilmente revisionato questo testo, l’ing. Luca Lardani per i suggerimenti e le revisioni. Ringrazio gli storici S. Nelli e G. Tori per il contributo e le indicazioni, l’ing. S. Regoli per il materiale fornito riguardo i lavori al teatro da lui curati, il sig. G. Bianucci per la passione e l’amore con cui cura e mantiene il teatro ogni giorno.
in copertina Foto del cielo della platea del Teatro dell’Accademia dei Rassicurati.
progetto grafico
didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Gaia Lavoratti
didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2017 ISBN 978-88-3338-002-5
Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset
vieri cardinali
Il Teatro dell’Accademia dei Rassicurati di Montecarlo Valutazione delle prestazioni strutturali
Presentazione La fortunata ma anche meritata occasione di pubblicazione della tesi di laurea di Vieri Cardinali, che ha sviluppato la sua esperienza studiando l’architettura e la struttura del teatro dell’Accademia dei Rassicurati di Montecarlo, in provincia di Lucca, mi permette di affrontare alcune considerazioni molto personali. Per prima cosa va riconosciuto a Saverio Mecca, nostro direttore del DIDA, la volontà e la lungimiranza di premiare con la stampa realizzata direttamente all’interno della nostra Scuola di Architettura da Didapress, tesi di laurea che raggiungono la dignità di pubblicazione, quale strumento fondamentale di informazione esterna della qualità degli studi che caratterizzano l’attività di docenti e laureandi. L’Architettura Teatrale ha da sempre rappresentato, per chi scrive, uno specifico riferimento di studio architettonico e strutturale che ha permesso nel corso di tutti questi anni di indagare e sviluppare ricerche su di un numero considerevole di architetture teatrali, in numerose città italiane. L’architettura e la struttura dei teatri storici e moderni che caratterizzano il tessuto edilizio sia delle città così come quello di realtà municipali molto piccole, rappresenta un patrimonio che dai primi anni settanta del Novecento è stato scoperto e tutelato con programmi di studio e progetti di restauro. Due Regioni per prime, la Toscana e l’Emilia-Romagna, hanno sviluppato programmi di finanziamento per gli studi generali che per l’attivazione dei relativi progetti di restauro e messa in sicurezza statica e funzionale di siffatti “monumenti” che rischiavano fra gli anni Cinquanta e Sessanta di essere demoliti. A decretare la perdita di interesse verso questi edifici era stato l’avvento del cinema che dagli anni trenta del Novecento aveva sostituito, nel gusto del pubblico, la rappresentazione teatrale; molti di essi, specialmente nei centri minori, furono trasformati in sale cinematografiche per soddisfare la crescente richiesta del pubblico. Parallelamente, dall’ultimo dopoguerra, sono state definite norme per l’utilizzo di questi locali sempre più severe e restrittive al fine di ridurre pericoli dovuti all’incendio ed all’indiscriminata affluenza. Inoltre l’affermazione dell’architettura moderna, con in Italia i primi esempi nel Ventennio, hanno trasformato questi edifici in strutture obsolete che hanno subito l’onta della chiusura, dell’abbandono e, cosa più grave, dell’oblio. Nella memoria collettiva si era persa la valenza di questi edifici. L’architettura degli spazi teatrali è stata il risultato di una ricerca assidua e particolare che ha caratterizzato tre secoli della cultura italiana, dalle espressioni del primo Cinquecento, con gli esempi del Palladio e dello Scamozzi, fino alla definizione di un “prototipo” architettonico ad opera della famiglia dei Galli Bibiena, con l’opera di Ferdinando, per finire con quella di Antonio nel teatro di Bologna e di Lugo. Queste realizzazioni rappresentano la classica tipologia del teatro all’Italiana che nell’Ottocento ha avuto una diffusione a livello europeo. Oggi nessuno mette in dubbio la valenza storica e architettonica di questi edifici che, per le loro specifiche caratteristiche strutturali sono soggette a una nuova minaccia: il sisma. Gli esempi dei danneggiamenti di queste tipologie costruttive indagate negli ultimi vent’anni, hanno rivelato la loro vulnerabilità e la predisposizione al dissesto sismico. L’attuale normativa tecnica ha definito i criteri di analisi per la tutela statica e sismica dell’edilizia esistente, con la definizione di uno specifico percorso conoscitivo, sviluppata per la prima volta per il teatro dell’Accademia dei Rassicurati di Montecarlo, con qualità e capacità, in questo studio.
Silvio Van Riel Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
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pagina precedente Foto area della Fortezza di Montecarlo, da www.castellitoscani.com
Inquadramento territoriale, storico e urbanistico
Il fatto si è ch’io non posso raccontarvi come si faccia all’amore in Montecarlo. (N. Tommaseo) Il comune di Montecarlo (Mons Caroli, in onore di Carlo IV di Lussemburgo) si estende per poco più di 15 km nella provincia di Lucca. Situato nella parte sud-orientale della provincia, divide geograficamente la Valdinievole dalla Piana di Lucca. La zona conserva ancora il suo paesaggio rurale caratterizzato prevalentemente da dolci profili collinari alternati da aree pianeggianti. Storicamente interessata dal passaggio della via Cassia nell’antichità, fu la presenza della via Francigena a decretarne il successo nel periodo medievale. Ad oggi si trova vicina alle principali vie di comunicazione provinciali; attraversata direttamente dalla ferrovia Viareggio-Firenze, è situata al nord della autostrada Firenze-Mare, al di sotto della via Lucchese1. Come viene sottolineato nel libro Montecarlo “castrum pulchrum”, l’aver mantenuto il carattere rurale ha assunto oggi un nuovo particolare valore, proponendo il territorio comunale come una “pausa del sistema urbanizzato — ormai di dimensione metropolitana — che da Fi-
1 F. Fabbri, R. Gatteschi, G. Magi, I. Moretti, R. Stopani, E. Tomei, G. Marrano, A. Lugnani, La Toscana paese per paese, Firenze, Bonechi 1988, p. 291.
renze raggiunge la costa tirrenica”2. Oltre al capoluogo del borgo vero e proprio, nel territorio comunale si ritrovano diversi insediamenti urbani, quali le frazioni di San Salvatore e San Giuseppe. Il paese di Montecarlo sorge a 162 metri sul livello del mare, al di sopra di un’altura naturale che domina la campagna circostante; la sua posizione, sulla vetta della dorsale collinare si è rilevata storicamente strategica per la difesa dei territori e dei confini degli stati di cui entrò in possesso3. Il territorio di Montecarlo, come già abbiamo avuto modo di sottolineare, è caratterizzato dalla presenza di aree diverse tra loro; in particolare, è possibile dividere facilmente una porzione di territorio comunale di ambito collinare da un’altra fortemente pianeggiante. Questa scissione è stata recepita anche dal Piano Strutturale vigente che individua due sistemi territoriali distinti: il sistema territoriale della pianura nord-orientale e il sistema territoriale delle aree pedecollinari sud-occidentali. Il primo tra i due, confinante con i comuni della provincia di Pistoia è costituito da aree pedecollinari e aree prevalentemente pianeggianti. In quest’ultimo, le aree pianeggianti situate a valle della linea ferroviaria sono soggette a fenomeni di esondazio2 G. Tori, S. Nelli, G. Bedini, Montecarlo “castrum pulchrum “, Lucca, PubliEd, 2014, p.13. 3 F. Fabbri, et al., op. cit., p. 293.
ne dei corsi d’acqua che insistono sulla zona. Montecarlo si presenta ancora oggi isolata dalle campagne circostanti, innalzata su una collina e circondata dalle sue mura difensive. Quest’ultime si sviluppano per un’estensione di circa 850 metri; realizzate in muratura, risultano bene conservate e alternano lungo il loro sviluppo tre porte di accesso e nove torri4. La fortezza di Montecarlo che caratterizza lo skyline cittadino è localizzata in posizione nord-ovest rispetto al paese, nella parte più alta del crinale e ne costituisce anche il fulcro dell’intero sviluppo urbano. Il mastio, di impianto triangolare contiene la rocca del Cerruglio e costituisce la parte più antica del sistema monumentale. Tale struttura ha una forma cilindrica e rappresenta la testata nord occidentale del paese. Altre due torri a base quadrata delimitano e definiscono il mastio nella direzione del paese: la torre Santa Barbara e quella detta dell’Apparizione. La fortezza è stata nel tempo ampliata e modificata anche a causa delle novità strategiche introdotte dall’utilizzo di armi da fuoco. Alcuni interventi vennero condotti sotto il dominio dei Medici (a partire dal 1437): l’innalzamento dei bastioni, sebbene mai completati, disposti da Cosimo I e la realizzazione della 4
G. Tori, et al., op. cit., p. 28.
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Piazza d’Armi5 sono tra questi. Tra gli altri edifici significativi situati a Montecarlo sono l’ex monastero delle Clarisse, la Collegiata di sant’Andrea, il cui campanile è divenuto un segno forte di riconoscimento del borgo nel paesaggio circostante, e il Teatro dell’Accademia dei Rassicurati, di cui si occuperà questa ricerca. Storia di Montecarlo Sviluppato nel Medioevo, Montecarlo fu fondato ex novo dai lucchesi sul poggio del Cerruglio, laddove già sorgeva la Rocca, un importante elemento difensivo, baluardo di molte battaglie. Nel 1332 il principe Carlo di Boemia aiutò i lucchesi nel corso della guerra contro Firenze e per questo il paese ricorda il suo nome6. Nipote di Arrigo VII, divenuto imperatore, Carlo IV stesso ricorderà tale avvenimento nelle sue memorie7. Nel borgo si trasferirono le Ivi, pp. 27-28. Regione Toscana, La Toscana e i suoi confini. Storia, territorio, popolazione, stemmi e gonfaloni delle libere comunità toscane, Venezia, Marsilio Editori, 1994, p. 233. 7 Si legge infatti: “edificavimus castrum pulchrum cum oppido muris vallato in cacumine montis, qui distat decem miliaribus a Luca versum Vallem Nebule 5
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popolazioni del castello di Vivinaia e di San Lorenzo in Campo, due località
stare il paese, dopo un mese di assedio durante il quale non resistette l’opera
prossime8. Come sottolinea Gilberto Bedini, la posizione strategica di Montecarlo “ne ha permesso lo sviluppo come caposaldo militare posto tra il territorio della Repubblica di Lucca e quello fiorentino”9, anche grazie alla conformazione tipicamente difensiva. Fu così importante per la città di Lucca, lo divenne di rimando per Firenze quando fu conquistata da quest’ultima. In seguito Montecarlo si sviluppò con gli ampliamenti della fortezza, tra i quali quello della cinta muraria ad opera di Paolo Giunigi, a protezione del borgo sottostante. Il complesso fortificato risultò ben saldo e il suo valore militare è messo in evidenza dai tanti falliti assedi che subì nel corso degli anni10. Solamente nel 1437 Francesco Sforza riuscì nell’impresa di conqui-
di Paolo Giunigi11. Montecarlo entrò definitivamente tra i territori di Firenze a partire dal 1442, della quale, come abbiamo già ricordato, divenne un importante nodo strategico. L’assetto attuale del borgo risale fondamentalmente alla fine del XIV secolo, periodo durante il quale sono stati costruiti la maggior parte degli edifici all’interno della cinta muraria12. “Il quadro di vita quotidiana che emerge dall’elenco normativo dello statuto del 1388 — confermato anche nello statuto del 30 settembre 1442 — mostra il paese come operoso centro agricolo, luogo di produzione di vino, olio e frutta, oltre che di allevamento del bestiame. I cittadini erano obbligati alla cura di un orticello privato affinché ad ogni famiglia fosse garantito almeno il sostentamento”13. È sempre alla fine del XIV secolo che Montecarlo subì l’assedio da parte di
ed imposimus ei nomen Mons Karoli”. 8 Comune di Montecarlo, Piano strutturale, Relazione illustrativa, Montecarlo, 2002, p. 9. 9 G. Tori, et al., op. cit., p.13. 10 Tra i capitani di ventura tra i più famosi che tentarono di espugnare Montecarlo vi sono John Hawkwood, Pandolfo Malatesta, Jacopo del Verme, Niccolò Piccinino.
F. Fabbri, et al., op. cit., p. 292. Comune di Montecarlo, Piano strutturale, Relazione illustrativa, Montecarlo, 2002, p. 9. 13 G. Tori, et al., op. cit., p. 26.
Pisa, mentre nel 1554 fu occupato da Piero Strozzi durante la guerra di Siena14. Una volta che il paese tornò sotto Cosimo I, durante il periodo del Granducato, come già ricordato, furono eseguiti interventi soprattutto alla fortezza, in cui venne realizzata la Piazza d’Armi e vennero migliorate le strutture difensive. Montecarlo si avviava a un periodo di pace, dato dall’assestamento della situazione politica. Il progresso tecnologico inoltre, rendeva sempre meno utili le grandi mura del borgo, tanto che, nel 1775, il granduca Pietro Leopoldo mise in disarmo la fortezza15. Passata di proprietà comunale, quest’ultima fu ben presto venduta ai privati. Italo Moretti sottolinea come Montecarlo, “pur perdendo la sua importanza dopo il definitivo assestarsi degli equilibri politici in Toscana con la costituzione del Granducato mediceo, rimase un centro agricolo importante, con una vita culturale di un certo livello”16. Nel XVIII secolo furono si-
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F. Fabbri, et al., op. cit., p. 292. Ibidem. Ivi, p. 293.
pagina precedente Foto dello skyline di Montecarlo dalla pianura circostante. Il borgo antico di Montecarlo.
gnificativi gli interventi edilizi che il paese si accinse ad intraprendere. Nel 1783 veniva inaugurata la nuova chiesa di sant’Andrea, ricavata nello spazio della vecchia chiesa della collegiata e ricostruita mantenendo solamente le mura perimetrali della vecchia struttura17. Ancora sulla fine del secolo, l’Accademia dei Rassicurati (già Assicurati) chiamava un ingegnere fiorentino per realizzare un nuovo teatro, ampliato e rinnovato rispetto al precedente, costruito nello stesso secolo18. Negli stessi anni, vennero intrapresi molti interventi di ristrutturazione che previdero spesso l’accorpamento di più abitazioni. Montecarlo ha inoltre perso una buona parte del suo territorio nel 1882, quando quest’ultimo è andato a ricadere sotto l’amministrazione del Comune di Altopascio. Nel secolo scorso gli interventi hanno riguardato essenzialmente zone esterne al nucleo storico di Montecarlo. Tra questi citiamo i programmi di fabbricazione della seconda metà del Novecento, i quali hanno portato ad uno sviluppo delle località minori sparse nel territorio comunale19. Il centro storico ha conservato il suo antico volto, cercando un rinnovamento che fosse qualitativo piuttosto che stilistico. 17 Comune di Montecarlo, Piano strutturale, Relazione illustrativa, Montecarlo, 2002, p. 10. 18 M. Tori, Montecarlo e il Teatro dell’Accademia dei Rassicurati, Lucca, Tipografia Gemignani, 1968, p. 10. 19 Comune di Montecarlo, Piano strutturale, Relazione illustrativa, Montecarlo, 2002, p. 11.
Oggi il comune di Montecarlo si mostra come un territorio vivo, che è stato in grado di conservare il proprio impianto storico senza rinunciare alla produttività. Lo sviluppo delle località della piana, seppur talvolta in contrasto con il sistema antico dei poderi20, è in realtà riuscito nell’intento di costituire degli agglomerati urbani che rispettano le gerarchie territoriali. Tutto ciò ha avuto il duplice ruolo di far vivere il sistema urbanistico della piana, disimpegnan20
Ibidem.
do in tal modo il borgo antico che riuscito a sottoporsi ad interventi qualitativi he ne hanno aumentato l’iinteresse. Assetto urbanistico Dal punto di vista urbanistico l’impianto generale di Montecarlo è piuttosto atipico, soprattutto se considerata come città di fondazione. L’assetto dello sviluppo urbano si delinea infatti attorno a due coppie di strade parallele convergenti verso la for9 ma triangolare della fortezza.
Ciò è dettato principalmente dall’intenzione manifesta di seguire l’orografia del luogo, oltre che la forma della fortezza21. Nonostante questo elemento di difformità nei confronti della tradizionale pianta regolare tipica delle città di fondazione, è nella lottizzazione delle schiere che si assiste a un particolare ordine geometrico22. Divise in lotti rettangolari piuttosto regolari tra loro, le abitazioni sono disposte in schiere lungo le vie. L’immagine del paese è rimasta in buona parte quella medievale, nel caso specifico ciò sta a significare l’immagine omogenea di un tessuto di schiere in cui il decoro urbano dei fronti era controllato. Come sottolinea Bedini, “negli edifici era vietata la costruzione di balconi e di portici che sporgessero sulle vie pubbliche ad una altezza inferiore a sei braccia e che fossero costituiti solamente in legno”23. I blocchi compatti, in generale, occupavano l’intero spazio del lotto e venivano a creare piccoli chiassi di sfogo tra i retri delle abitazioni prospettanti su strade parallele24. Questo escludeva G. Tori, et al., op. cit., p. 26. Comune di Montecarlo, Piano strutturale, Relazione illustrativa, Montecarlo, 2002, p. 9. 23 G. Tori, et al., op. cit., p. 26. 24 Vale la pena sottolineare come ancora oggi, osservando gli edifici che prospettano sulle vie del borgo di Montecarlo, non si possa che rimanere stupiti per l’insolita brevità del passo con cui le abitazioni si susseguono. Non è un caso pertanto, che le residenze si siano sviluppate in alzato, generalmente su due o tre piani, con una rampa di scale che distribuisce su ogni piano agli ambienti. Stupisce ancora, una volta entrati in queste abitazioni, la loro profon21
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possibilità di avere orti a livello urbano, se non per alcune case situate lungo i lati Nord e Ovest delle mura. Ciò è visibile in una delle raffigurazioni più antiche di Montecarlo, la Tavola Romana in cui si evidenzia l’assetto agricolo della collina che circoscrive le mura25.Oggi le tracce storiche di queste coltivazioni sono almeno in parte andate perdute se si considera che una buona parte del tracciato murario è delimitato da aree boschive e a macchia. Inquadramento geo-morfologico Dal punto di vista geomorfologico, quasi il 70% del territorio è composto da rilievi collinari di modesta entità, con un valore compreso tra i 25 e i 75 metri al di sopra del livello del mare26. I profili collinari sono pertanto caratterizzati da declivi dolci, passando dalla quota di 190 metri di altezza (punto più alto nel comune di Montecarlo) alla zona pianeggiante generata dai depositi alluvionali di origini oloceniche dei rii presenti. Le carte litologiche allegate al Regolamento Urbanistico vigente mettono in evidenza tali difformità di substrato; si passa infatti dalle sabbie, sabbie limose e limi scarsamente addità e la percezione spaziale interna, assolutamente ariosa se messa a confronto con la strettezza del fronte urbano. 25 Ivi, p. 13. 26 Comune di Montecarlo, Documento preliminare di valutazione ambientale strategica, Montecarlo, 2013, p. 35.
densati nelle zone pianeggianti, ad argilli a argilli limose e sabbiose con livelli di sabbie addensate, per passare ad un terreno collinare caratterizzato principalmente da conglomerati e ciottoli di matrice argillo-sabbiosa addensati. Il borgo storico di Montecarlo risulta appartenere a questa ultima tipologia27. Dal punto di vista geologico, non si evidenziano particolari differenze; in particolare, quasi tutto il borgo antico non sembra interessato da instabilità, con una pericolosità di frana media. Tale problema risulta piuttosto nella porzione di territorio attorno alle mura storiche, dove si evidenziano fenomeni di instabilità provocati da falde attive e quiescenti. In generale comunque, il terreno risulta omogeneo per ampia parte della collina su cui Montecarlo si instaura. Infatti, il terreno dell’altura risulta essere costituito da “conglomerati e ciottoli arrossati ad elementi prevalenti di Verrucano, in scarsa matrice sabbiosa nella parte alta e di ciottoli in abbondante matrice argillosa — ambiente fluviale e lacustre” nella parte bassa28.
27 Comune di Montecarlo, Regolamento Urbanistico, GEO_A.2_Carta Litologica-tecnica_ Foglio 1, Montecarlo, 2009. 28 Comune di Montecarlo, Regolamento Urbanistico, GEO_A.1_Carta Geologica_ Foglio 1, Montecarlo, 2009.
Zone a maggiore pericolisità sismica locale, in R.U. del Comune di Montecarlo, 2009.
Classificazione e pericolosità sismica Dal punto di vista sismico, in considerazione della classificazione del territorio regionale approvata con D.G.R.T. n.878 del 26 maggio 2014, il territorio del comune di Montecarlo risulta sismico e collocato in “Zona 3”. Tale zona si colloca al terzo posto di quattro categorie in ordine decrescente di pericolosità sismica e con tale dicitura, si intendono zone in cui possono verificarsi forti terremoti, ma rari. Dal 1 luglio 2009 tuttavia, con l’entrata in vigore delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni del 14 gennaio 2008, per ogni costruzione si deve fare riferimento ad una accelerazione propria individuata dalle coordinate geografiche, dall’area di progetto e in funzione della vita nominale del fabbrica-
to. A tale fine, la normativa individua specifiche analisi di riferimento e in assenza di queste ultime prevede un approccio semplificato che si basa sull’individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento29. L’accelerazione ag viene definita mediante un approccio sito dipendente in cui la stima dell’azione sismica, intesa come accelerazione massima orizzontale su suolo rigido (ovvero caratterizzato da velocità delle onde sismiche trasversali Vs superiori a 800 m/s,), viene ora differenziata a partire da cinque categorie di sottosuolo. In base alle condizioni topografiche del contesto in cui si opera sono previste quattro categorie per la su29 Ministero Infrastrutture, Ministero Interno, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008, Norme Tecniche sulle Costruzioni, p. 16.
perficie del terreno, a sua volta basate sulla pendenza del lotto. È solo in seguito alla definizione della classe d’uso dell’opera oggetto di progetto ai sensi delle NTC (e di conseguenza del coefficiente d’uso Cu, da Tab. 2.4.II NTC), e della vita nominale (Tab. 2.4.I NTC) dell’intervento che è possibile ricavare l’azione sismica di progetto dai quali ricavare i coefficienti per le analisi agli Stati Limite. “L’accelerazione in superficie può tuttavia essere anche notevolmente amplificata dalle condizioni stratigrafiche e morfologiche di sito: dall’analisi e dalla valutazione integrata di tutti gli elementi geologico-stratigrafici e morfologici acquisiti e dalle indagini geofisiche e geotecniche disponibili o eseguite specificatamente per il territorio comu-
nale, possono essere qualitativamente evidenziate le aree ove possono verificarsi effetti locali o di sito”30. Ad oggi, non risultano effettuati tali approfondimenti sul territorio montecarlese, per cui un maggior grado di dettaglio nei confronti delle azioni sismiche di progetto è da aspettarsi solamente attraverso l’analisi mirata per i singoli interventi.
Comune di Montecarlo, Documento preliminare di valutazione ambientale strategica, Montecarlo, 2013, p. 34.
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Indagine documentale sul Teatro
pagina precedente Foto della sala del Teatro dopo gli interventi di restauro, 1973, Lucca, SABAP, Archivio Generale, F. 472.
Anche se il Teatro dell’Accademia, per assurda ipotesi, dovesse un giorno non servir più a nulla, la comunità di Monte Carlo avrebbe lo stesso il sacrosanto dovere di custodire e mantenere questo vecchio impareggiabile educatore, con il riguardo e l’affetto con cui, nelle società civili, si provvede alla vecchiaia d’un buon maestro passato in pensione. (M. Tori) Le origini dell’istituzione teatrale risultano incerte e disperse nella storia del paese. Il primo documento in cui viene manifestata l’intenzione di fare del teatro a Montecarlo è datato 10 dicembre 1639, quando venne proposto, al fine di elevare i ragazzi del paese, di “comprare o fare una scena e prospettiva per recitare comedie”, così da non dovere sempre “accattarla” dai comuni limitrofi1. Sembra però che la richiesta sia rimasta sulla carta ed è solamente con l’atto notarile del 17 febbraio 17022 in cui Bardi, Conte di Vernio, cede uno stanzone di sua proprietà situato in via Grande (l’attuale via Roma), al fine di costituirne un teatro, che viene anche costituita l’accademia montecarlese, che prenderà il nome di Accademia degli Assicurati. Nel documento vengono prescritte alcune norASCMo, Diversi, 17, c. 69. L’atto conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, è datato secondo il calendario fiorentino quindi si può far risalire al 1703, secondo l’attuale calendario.
me per gli accademici, nonché alcuni riti da praticare ogni anno. Il motto degli assicurati doveva essere Praesidium et Decus (Sicurezza e Vanto). La vita del teatro di via Grande (nell’edificio che oggi ospita la sede della Cassa di Risparmio) fu breve e probabilmente travagliata. Si ignorano le rappresentazioni che vi si svolsero e le uniche brevi frasi in cui viene citato il teatro di Via Grande sono costituite da ingiunzioni di riparazione dell’edificio, che costituiva un pericolo per il vicinato. Nel 1718, gli eredi del Conte Muzio dei Bardi, vedendo l’edificio in pessime condizioni e non funzionante nel rispetto di quanto sottoscritto nell’atto di cessione, richiedevano la decaduta dei diritti degli accademici sull’immobile3; nel 1729 è documentato che da molto tempo l’Accademia risulta scoperta di tettume e con le muraglie rovinate4. Per questo motivo l’edificio fu presto abbandonato e nel 1750 l’Accademia si trasferì in via di Pescheria. Mario Tori, studioso appassionato della storia di Montecarlo e diretto promotore del comitato contro la demolizione del teatro dei Rassicurati, di cui si era avviato il procedimento nel 1965, distingue brevemente in quattro fasi la storia del teatro e dell’Accademia,
alle quali possiamo aggiungere una ultima fase più recente: • dal 1703 al 1750: Accademia degli Assicurati e teatro di via Grande; • dal 1750 al 1796: teatro degli Assicurati con palchi a ringhiera in Pescheria; • dal 1796 al 1951: teatro dell’Accademia dei Rassicurati, ristrutturazione su disegno dell’ingegner Antonio Capretti; • dal 1973 al 2003: nuova vita del teatro dell’Accademia dei Rassicurati, ormai di proprietà comunale, dopo il restauro dell’ingegnere Domenico Giovannetti5; • dal 2004 ad oggi: nuovo ampliamento del teatro dell’Accademia dei Rassicurati con l’aggiunta degli ambienti di servizio allo spazio teatrale. La sede di via Pescheria Presso l’Archivio di Stato di Firenze e l’Archivio Comunale di Montecarlo si ritrovano due documenti del 1750, in cui si legge dell’acquisto da parte dei signori accademici di una casa posta in via Pescheria (l’attuale via Cairoli) e del comodo di un chiasso in adiacenza6. Il teatro viene dunque trasferito nella nuova abitazione, concludendo in questo modo il capitolo riguardante il teatro di via Grande. Nel nuovo edificio viene rinnovata la scena e vengono ac-
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G. Tori, et al., op. cit., p. 268. ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, c. 1. 5
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SASPe, AV 537. 4 SASPe, AV 543. 3
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quistati dei nuovi palchi a ringhiera. Si avvia così un primo periodo dell’Accademia degli Assicurati localizzata da adesso in poi in via Cairoli. Dei primi anni del teatro in via Pescheria non ci sono rimasti documenti e l’unica testimonianza (posta sul verso dell’atto di cessione conservato a Montecarlo della casa da adibire a sala di rappresentazione) riguarda un pagamento per le porte nuove del teatro. Le vicende del teatro di Montecarlo si intrecciano in questi anni con le ordinanze politiche della corte medicea. Infatti, il 29 marzo 1785 il Granduca ordinò la soppressione di tutti i teatri delle terre e castella del Granducato7. Furono risparmiati solamente i quattro maggiori teatri di Firenze e un teatro per le città di Pisa, Livorno, Siena, Arezzo e altri nove centri minori. I restanti, compreso il teatro degli Assicurati, furono così obbligati entro dieci mesi a chiudere. La fabbrica teatrale non fu però venduta o demolita, come si auspicava la legge e solo pochi anni dopo, con Ferdinando III Granduca, nel 1792, il teatro venne riaperto e lo rimase fino al 1795.
7 Mario Tori, Montecarlo, in “La Provincia di Lucca”, Anno VI, N. 2 Aprile-Giugno 1966, Lucca, Azienda Grafica Lucchese, 1966, p. 46.
L’Accademia dei Rassicurati e il Teatro di Antonio Capretti Da qui in poi si entra nella fase storica più significativa del teatro di Montecarlo; infatti dal 1795 i signori accademici manifestano la volontà di ingrandire il teatro e rimodernarlo secondo le consuetudini dell’epoca. Viene chiamato un ingegnere granducale, Antonio Capretti, che redige un progetto per il nuovo teatro, ampliato in seguito all’acquisto di altre due case poste in adiacenza. Tramite i documenti di questo periodo si evincono anche le pochissime informazioni che ci sono giunte sul teatro prima dei restauri della fine del Settecento. In un contratto del 17968 si legge l’intenzione di sostituire i palchi a ringhiera con due nuovi ordini di palchi, separati, in legno, da realizzarsi su pianta e disegno dell’ingegnere Antonio Capretti. Sulla composizione delle ringhiere del teatro perduto si possono solamente azzardare delle ipotesi. Mario Tori ritiene verosimile che tali ringhiere fossero piuttosto una balconata9. Data la limitata dimensione del teatro dell’epoca, è da ritenersi plausibile che tale ambiente fosse costituito da balconate poste in fondo alla stanza, frontali alla scena, anche se, esempi successivi come il teatrino di Vetria8 9
ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, c. 6. G. Tori, et al., op. cit., 2014, p. 273.
no, a nord-ovest di Lucca, dimostrano tuttavia che non è improbabile che la ringhiera si sviluppasse intorno alla platea. Il teatro dunque assume i suoi tratti più caratteristici in questo periodo; è infatti su progetto di Antonio Capretti che viene sviluppata la pianta a ferro di cavallo con i due ordini di palchetti che ancora oggi vediamo. Lo spazio della platea si apriva alla flessibilità di uno spazio chiuso, sicuro ed elegante da potersi utilizzare in molteplici rappresentazioni, mentre i palchetti riportavano all’interno dell’edificio quel rapporto esistente in ambiente urbano tra la piazza pubblica e i prospicienti palazzi. Il 3 dicembre del 1795 i restauri si potevano dire conclusi. I lavori in legno, affidati alla bottega della famiglia Bernardini furono terminati, così come le finiture, entro il 5 luglio dello stesso anno. Veniva dunque perfezionata la restaurazione e rimodernazione del Teatro a forma e secondo il disegno dell’ingegnere Antonio Capretti10. Nel Contratto di ripristinazione viene ricostruita la storia del teatro, con l’intenzione dei signori accademici di ingrandirlo fino al progetto dell’ingegner Capretti e si riscrive il Regolamento del teatro per gli anni a venire. Le cariche tra gli accademici duravano un 10
ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, c. 6.
CTR Regione Toscana, Planimetria di Montecarlo, localizzazione delle due sedi storiche del Teatro dell’Accademia. In blu la prima sede di via Grande, in rosso la sede teatrale dal 1750 ad oggi.
anno e venivano distribuite per estrazione. Il Presidente, o Principe dell’Accademia, era la figura più importante, rappresentava l’Accademia e convocava le adunanze degli accademici. Ogni anno il Presidente doveva nominare a sua volta un Camerlengo che tenesse conto delle spese affrontate nel corso dell’anno, nonché un Cavaliere, o scrivano, che registrasse tutto quello deliberato dall’Accademia11. È con questo contratto che si evidenzia anche il cambiamento di nome da parte dell’Accademia che, da Accademia degli Assicurati diviene Accademia dei Rassicurati. Questo passaggio è probabilmente una conseguenza della riapertura del teatro in seguito alla chiusura secondo l’imposizione granduca-
le12. Gli Assicurati, venivano così assicurati una seconda volta nello svolgimento delle proprie attività, riassicurati dunque, e, infine, per abbreviare Rassicurati. Antonio Capretti, ingegnere granducale Sul progettista del teatro, l’ingegnere Antonio Capretti di Firenze, si sono rinvenute poche informazioni. Assente dallo studio effettuato da Cresti e Zangheri e pubblicata nel 1978 dal titolo Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento13, dell’ingegnere del Granducato di Toscana, oltre che l’intervento attribuitogli al teatro dell’Accademia dei Rassicurati, ci restano soG. Tori, et al., op. cit., 2014, p. 269. C. Cresti, L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento, Firenze, Uniedit, 1978. 12
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lamente alcune informazioni legate ad esperienze di rilievo topografico. In particolare, il suo nome risulta presente nel libro di Anna Guarducci, L’utopia del catasto nella Toscana di Pietro Leopoldo14, dove è citato assieme ad altri tre ingegneri granducali, tutti di giovane età, nella campagna di rilevamento topografico dei beni fondiari e insediativi delle fattorie lorenesi di Pitigliano, Sorano, San Giovanni alle Contee e Castell’Ottieri. Si sa che questo lavoro durò dal 1781 al 1784, in un periodo di un decennio precedente al progetto del teatro e in una zona geograficamente opposta dei territori granducali. Il nome dell’ingegnere si trova nei docu14 A. Guarducci, L’utopia del catasto nella Toscana di Pietro Leopoldo: la questione dell’estimo geometrico-particellare nella seconda metà del Settecento, Borgo San Lorenzo, All’insegna del giglio, 2009, p. 296.
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menti a noi pervenuti a partire dal 1779 e del 1783 risulta la Redazione e pianta dell’acquedotto di Pitigliano, firmata dallo stesso15. Ancora, è testimoniato come Antonio Capretti fosse allievo del matematico Pietro Ferroni, su cui esiste una corposa biografia: dal 1770, all’età di soli venti anni, al Ferroni venne concessa la Cattedra di matematica dello Studio di Firenze perché istruisse coloro che volevano esercitare la professione di ingegnere e di architetto civile. Durante i suoi primi anni di insegnamento, nonostante l’età poco maggiore dei suoi studenti, ricevette premi salariali sia per il 1771 che il 1772 per il profitto che facevano sotto di lui i suoi scolari16. Questi scolari erano Neri Zocchi, Luigi Sgrilli, Stefano Diletti e Bernardino Della Porta fin dal primo anno, cui si aggiunsero Camillo Borselli, Salvatore Falleri, Domenico Puliti, Salvatore Piccioli, Pietro Anastasi, Antonio Capret15 A. Guarducci, Trame nello spazio. Quaderni di geografia storica e quantitativa, Vol. II, Firenze, All’insegna del giglio, 2006, p. 62. 16 P. Ferroni, Discorso storico della mia vita naturale e civile dal 174 al 1825, Firenze, Leo S. Holschki Editore, 1994, p.6.
ti e Verdiano Rimbotti nel secondo17. È dunque tra il 1771 e il 1772 che il Capretti si avviò allo studio delle Scienze Mattematiche con Ferroni nello Studio di Firenze, in un periodo addirittura precedente alla Cattedra Pisana del Professore (1773). È il periodo dell’Accademia Fiorentina, che precedette l’istituzione dell’Accademia delle Belle Arti18. Ivi, p.29. A questo proposito vale la pena sottolineare gli sviluppi storici della nuova figura dell’ingegnere e dell’immediato conflitto di competenze che questa assunse nei confronti dell’architetto. A partire dall’Ecole des Ponts et Chaussées del 1747 e dell’Ecole des ingénierus de Mèziéres del 1748 in Francia, anche in Italia si diffonde questo nuovo tecnico, specializzato su rigorose basi scientifiche. In Toscana, a differenza della tendenza generale degli altri Stati, in cui si tendeva ad affiancare alla tradizionale scuola di Architettura una nuova scuola di Ingegneria, fu deciso di rimodernare la struttura dell’Accademia del Disegno, istituita ai tempi di Cosimo I, istituendo una nuova Accademia di Belle Arti nel 1784. Quest’ultima fu divisa nelle sezioni di pittura, scultura e architettura e alla Cattedra di architettura fu posto Gasparo Maria Paoletti, architetto, tecnico con spiccate nozioni di idraulica e di meccanica. Egli adottò il trattato di Architettura Civile del Vignola come libro di base delle sue lezioni che si svolgevano tre volte la settimana: la domenica era tenuto il corso di Agrimensura, mentre altri due giorni erano destinati alla Geometria lineare e l’Architettura civile. Fu un periodo in cui si risentì del nuovo spirito culturale che stava giungendo dalla Francia, tanto che le scuole dell’Accademia furono aperte a tutti gratuitamente. Come ricorda Zangheri, l’istituzione della nuova Accademia non aveva cercato di trasformare le vecchie scuole artistiche ma aveva tentato di finalizzare l’insegnamento agli sbocchi professionali in forme concrete e positive.
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Tornando alla figura di Antonio Capretti, come sembrano dimostrare alcune carte conservate presso l’Archivio dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze, è ipotizzabile che da giovane abbia collaborato con il Ferroni nella redazione di alcune tavole; è il caso della carta dei mulini dell’Elsa del 177319. Nel 1787 Antonio Capretti risulta tra gli autori dei rilievi della Raccolta dei disegni delle fabbriche regie de’ bagni di Montecatini nella Valdinievole20 inoltre, nell’Archivio di Stato di Lucca sono conservate alcune carte redatte da Antonio Capretti. Sono del 1795 le Mappe relative al lago di Sesto21, del 30 aprile dello stesso anno è la carta con l’andamento del confine Giurisdizionale tra il territorio di Potesteria di Montecarlo e il Granducato di Toscana e il territorio di Villa Basilica, della Repubblica Lucchese22. 19 Documentazione conservata presso il fondo cartografico dell’Osservatorio ximeniano di Firenze 20 Antonio Capretti misurò e disegnò la planimetria generale dell’intervento, rilevando inoltre diversi edifici. 21 Conservato presso Archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra i Paduli di Sesto, busta 46. c. 24. 22 Conservato presso Archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra le differenze dei confini, filza 565, fascicolo 99, c. 26.
Del 1796 è datata ancora una carta riguardante i confini tra i due Governi23 mentre si hanno due carte del 1797 riguardanti sempre le zone di confine24. Il dato più significativo è la conferma della presenza dello stesso in quei terreni negli anni in cui fu incaricato del progetto riguardante il restauro del teatro dei Rassicurati. Tramite ricerche diverse, è possibile ritrovare il suo nome in luoghi differenti negli anni successivi, ma sempre per lavori di diretto incarico del Granducato. Ciò che manca, in tal senso, sono ulteriori notazioni archivistiche relative ad ulteriori interventi edilizi diversi dal Teatro dell’Accademia dei Rassicurati di Montecarlo. A tal riguardo, all’ipotesi che il Capretti abbia assunto il ruolo di progettista architettonico una sola volta nella vita nel paese di Montecarlo, risulta più probabile ritenere che i progetti si siano dispersi nella storia. A supporto di quest’ultima ipotesi, vi 23 Conservato presso Archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra le differenze dei confini, filza 565, fascicolo 163, c. 22. 24 Conservato presso Archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra le differenze dei confini, filza 565, fascicolo 99, c. 80.
pagina precedente D. Merli, A. Capretti, Andamento del confine giurisdizionale tra lo stato di Lucca e di Firenze, Archivio di Stato di Lucca, 1796. Vista della sala del Teatro con il sistema dei palchetti lignei.
sono le competenze tecniche raggiunte dagli ingegneri del periodo: nel caso specifico colpiscono ancora le qualità grafiche e rappresentative degli elaborati dei rilievi, sia topografici che architettonici, eseguiti dagli stessi. È dunque plausibile ritenere che tali tecnici, preparati a Firenze e mandati poi per tutta la Toscana, si presentassero nelle varie località del Granducato come professionisti affermati e competenti di cui le comunità locali approfittavano. La stagione dei Rassicurati Negli anni successivi non sono stati trovati documenti riguardanti l’edificio, né gli atti delle adunanze dell’Accademia. Fino agli anni Sessanta dell’Ottocento dunque, manchiamo di informazioni riguardo i Rassicurati, di cui ritroviamo carte d’archivio solamente con il 1866. Da tale momento, un esaustivo Protocollo delle deliberazioni contiene gli atti delle varie adunanze svolte e delle concessioni d’uso del teatro per le varie feste, veglioni, serate da ballo o rappresentazioni che fossero. È ancora Mario Tori il principale riferimento di questo periodo, che, nel suo studio ha tentato, tramite le locandine e la lettura dei documenti, di scrivere sulle rappresentazioni che si tenevano a teatro. Tra i contributi fondamen-
tali dal quale ha attinto lo storico vale la pena ricordare i taccuini di viaggio di Emilia Uccelli, gentildonna fiorentina andata sposa a Livorno, la quale scrive degli spettacoli che aveva visto a Montecarlo dal 186125. Dunque gli sviluppi del teatro e dell’accademia negli anni successivi al restauro dell’ingegner Capretti proseguono spediti senza particolari problematiche a livello di fabbrica edilizia. Nel 1881 l’Accademia prende atto di due M. Tori, Montecarlo, in “La Provincia di Lucca”, Anno VI, N. 2 Aprile-Giugno 1966, pp. 46-49.
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documenti della Prefettura in cui si invitano i possessori di teatri a prendere provvedimenti riguardo l’illuminazione interna; ancora, questi ultimi sottolineavano l’attenzione nei riguardi delle uscite che dovevano essere adeguate nel caso di incendio; una perizia, redatta dall’ingegnere comunale, propone di aprire una porta d’uscita sul Caffè e di sostituire l’illuminazione a petrolio con quella elettrica. L’Accademia vota però ad unanimità di non acconsentire né all’apertura della 17 porta — “che non pel motivo che i
proprietari della Bottega del Caffè e del vuoto adiacente non vogliono questa servitù — né [ad una modifica dell’illuminazione] — per ora non esser necessaria la luce elettrica essendo buoni e nuovi gli ottimi lumi a petrolio”26 — così che non si segnalano cambiamenti. È solo nel 1884 che gli Accademici, rifacendosi alla perizia di tre anni precedente, decideranno di aprire una nuova apertura, “sulla via di Pescheria fra la porta di ingresso e quella del Palcoscenico a metà circa della platea aprendo anche nelle fiarche delle corna un uscio corrispondente alla nuova porta”27. Nuovo restauro e inserimento delle barcacce Nell’euforia della straordinaria vitalità di questo periodo28, alcuni privati, a distanza di cento anni dal rimodernamento intrapreso da Capretti, presentano una istanza scritta per la richiesta di restauro del teatro dei Rassicurati. In particolare, nell’adunanza del 31 ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, Protocollo delle deliberazioni. 27 Ivi. 28 G. Tori, et al., op. cit., p. 274.
luglio 1892 si parla di ingrandire e abbellire tale spazio. L’Accademia risponde tuttavia di non poter prendere impegni formali poiché deve estinguere alcuni debiti e invita i privati a costituire un comitato per raccogliere i fondi sufficienti a tale restauro29. Risulta evidente che tali privati agiranno come loro suggerito se solo due anni dopo, grazie proprio all’istanza presentata dal Presidente del Comitato per il restauro e l’ingrandimento dell’accademico Teatro, il 17 gennaio 1894 viene approvata l’intenzione di acquistare alcune stanze da unirsi al teatro dagli adiacenti Macarini Carmignani30. Tre mesi dopo, nell’adunanza dell’11 aprile vengono approvati gli interventi promossi dal Comitato. In particolare: “Il Comitato si propone pertanto; Di restaurare il tetto del fabbricato; Di ampliare il palcoscenico mediante l’aggiunta del locale che il comitato ha già acquistato a tale scopo dalla signora Anna Macarini Carmignani ne Lavagna; Di costruire la bocca d’opera e quat-
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29 ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, Protocollo delle deliberazioni. 30 Ivi.
tro nuovi Palchi. Il Comitato medesimo non limitandosi ai sopra specificati lavori si prefigge inoltre d’eseguire a seconda de’ mezzi, altri ancora, quanto nell’esecuzione del restauro resultassero necessari”31. A luglio dello stesso anno, con il teatro quasi completamente restaurato, si dava inizio ai lavori di imbiancatura, alla decorazione dei palchi32 e all’acquisto di finiture quali lumi a olio e tappezzature33. Con questi atti possiamo dichiarare conclusi gli interventi del 1894. In definita il teatro, rinnovato nelle decorazioni e nelle finiture, risultava, rispetto a quando Capretti ne progettò il primo intervento, più lungo nella profondità della scena, dotato di più aperture e rinnovato nella parte del proscenio tramite l’inserimento delle barcacce.Il teatro proseguirà pertanto la sua storia, continuando ad essere uno dei centri più importanti della zona. Così, se ancora gli ultimi documenASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F.674, Protocollo delle deliberazioni. 32 Ivi. 33 ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, Protocollo delle deliberazioni. 31
ti del 1909 parlano di concessioni d’uso del teatro per spettacoli, il protocollo delle deliberazioni riprende solamente nel 1915 per decretarne la chiusura. “Preso atto che le condizioni statiche e igieniche del Teatro sono così deplorevoli da far con pieno fondamento ritenere che riaprendolo al pubblico possa colla massima facilità e nonostante la più accurata sorveglianza dove occasione di eventuali danni alle cose, o alle persone”, l’Accademia delibera di tenere irrevocabilmente chiuso il teatro per ogni genere di spettacoli34. Nonostante ciò, sembrerebbe, sia consultando i documenti successivi, sia leggendo quanto ha scritto Mario Tori sull’argomento, che il teatro abbia continuato la propria attività anche successivamente, quando passò di proprietà al Comune nel 192135. Nel 1929, come riassume brevemente Mario Tori, il Comune ricedette a 27 accademici (cioè i proprietari dei 26 palchetti e al proprietario del bar) la voce accademica del teatro e con essa, 34 ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674, Protocollo delle deliberazioni. 35 ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674.
pagina precedente Estratto N.C.E.U. del teatro di Montecarlo, Lucca, Archivi del Catasto, 1940. Foto dell’ing. Giovannetti attestante il crollo del cielo della platea in cannicciato. Articolo di giornale sul salvataggio del teatro, in La Nazione, Lucca, 31 agosto 1966.
di fatto, la proprietà. Tra gli accademici vengono nominati il Presidente, il vice e una commissione. Il Presidente, in questo periodo, sarà proprio quel generale Lavagna, già Podestà del Comune di Montecarlo. Nel 1931 seguono alcuni lavori che vengono eseguiti alla scala di accesso al primo ordine, insieme alla costruzione di nuove latrine. Oltre a questi, vengono deliberate alcune rimbiancature, vengono fatti gli sportelli alle finestre e rinnovato il quadro di distribuzione della corrente elettrica da legno a marmo36. Nel 1933 vengono cambiate le condutture del teatro e la Commissione di Vigilanza permette, fatte alcune osservazioni, l’agibilità del teatro37. 36 37
ASCMo, Diversi, “Teatro Accademico” F. 674. Ivi.
Chiusura del teatro e Atto di demolizione dell’immobile In una copia di un documento trascritto nel 1996 da Mario Tori e conservata nell’Ufficio Tecnico Comunale di Montecarlo, lo storico traccia attraverso poche date significative gli sviluppi storici del teatro dei Rassicurati38. Egli ne traccia l’attività fino al 1942, poiché a causa del conflitto mondiale il teatro sarà definitivamente chiuso se non per alcuni spettacoli. Nel 1945 la struttura riaprì, utilizzata per alcune feste da ballo. Problematiche tra presidenti e palchisti, unite al fatto che la guerra aveva reso l’edificio in condizioni disastrose, fecero sì che decadesse la necessaria stabilità di gestione, tanto da rendere indispensabile al nomina di un
commissario straordinario. “Dimenticato da tutti, chiuso ma non troppo, il povero teatrino fu progressivamente spogliato e disertato, tanto che in breve giro d’anni — squarciato il tetto e infradiciato il soffitto e le pareti — divenne soltanto una minaccia per la pubblica incolumità”39. È così che l’8 marzo 1965 il sindaco emette una ordinanza di demolizione notificata a tutti i palchisti e alla Prefettura40. Da qui in avanti la storia del teatro resta strettamente legata alla figura di Mario Tori, in qualità di cittadino montecarlese prima che di storico. Infatti, venuto nel 1966 a conoscenza del fatto che il teatro dell’Accademia stava per essere demolito, si mobilitò imme39
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ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro.
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G. Tori, et al., op. cit., p. 263. ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro.
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pagina successiva Foto della sala del Teatro, 1973, Lucca, SABAP, Archivio Generale, F. 472.
diatamente, formando, assieme ad un gruppo di cittadini, un Comitato per il Teatro. Fu interpellata l’associazione Italia Nostra, che assunse il patrocinio del teatro e si avviò una campagna di raccolta fondi che portò contributi da varie parti del mondo, con personalità di spicco che si schierarono a difesa dello stesso. Tra le figure illustri che contribuirono a sostegno dell’istituzione si ricordano Giuseppe Ungaretti, Piero Bargellini, Grace di Monaco, Milva, Miss USA. Negli archivi dell’Ufficio Tecnico Comunale sono conservati tutti i documenti di questo periodo, dagli ordini di demolizione del teatro sino al più piccolo dei bigliettini in cui sono annotate le donazioni. Restauro da parte dell’ingegner Giovannetti Con sopralluogo del 7 settembre 196541, l’ingegnere Domenico Giovannetti (già incaricato della relazione di staticità allegata all’ordine di demolizione) viene incaricato di proporre le prime soluzioni di messa in sicurezza dello stabile. L’ingegnere lucchese aveva già svolto alcuni lavori per l’amministrazione montecarlese, quali la redazione del progetto per l’estensione degli impianti elettrici nelle zone rurali del territorio42. SABAP, Archivio Generale, F. 472. M. Seghieri, Inventario dell’Archivio del Comune di Montecarlo, Montecarlo, 1981. 41
Nella relazione scritta a seguito di tale sopralluogo, egli individua nella copertura e nella parete laterale posta sul lato del chiasso le principali criticità della struttura esistente; soprattutto manifesta preoccupazione nei confronti della parete che, demolendo il tetto rischierebbe crolli in diverse parti. La situazione più problematica era infatti quella della copertura che, gravemente danneggiata, aveva causato danni anche alla cupola in cannicciato a copertura della platea. Le prime soluzioni prevedono di scaricare tale muratura con una nuova parete posta in adiacenza che disimpegnasse la struttura esistente. Si trattava di realizzare interventi in lotti separati, in modo da riuscire a concludere alcune parti delle lavorazioni nel caso in cui i fondi delle donazioni fossero terminati. Il primo lotto di interventi riguardava il rifacimento della copertura del teatro, il consolidamento dell’arco che divideva la platea dalle barcacce, gli interventi di rinforzo delle murature esterne e i lavori ai servizi igienici. Il secondo lotto ha invece interessato il consolidamento dei palchetti lignei. Trattandosi di interventi non previsti nelle prime indagini sul teatro, tali lavori sono parsi necessari al momento del completamento del restauro della cupola43.
Dopo aver effettuato la nuova copertura a cupola della sala con una struttura in cemento armato sorretta da travature reticolari, l’esiguità dei pilastrini lignei sorreggenti l’orditura lignea è stata ritenuta inopportuna a sorreggere tale carico. Per tale motivo i palchetti sono stati sospesi dall’alto, attraverso un sistema di travature reticolari che tengono sospesi i palchi. È stato progettato un sistema di travi reticolari nel piano sottotetto; questa struttura risulta in parte sorretta dalle murature esistenti e in parte interessante i nuovi pilastri che vanno a scaricare direttamente nel terreno. Alle due travi longitudinali inserite ex novo, sono stati collegati 10 tiranti in ferro piatto che hanno sospeso le strutture orizzontali dei palchi e dei corridoi. Tale sistema ha consentito agli elementi esistenti di rimanere a valenza decorativa e architettonica, nella propria morfologia fisica iniziale ma in una configurazione strutturale ben diversa. Infatti, come sottolinea l’ingegnere nella propria relazione a lavori terminati, le colonne di legno e gli architravi risultano interamente sospesi alle travi a traliccio contenute nel soffitto44. A seguito di questi lavori di cui è emersa la necessità solo a cantiere aperto, il Comitato ha rinunciato agli interventi di pulizia e ripristino degli intonaci di facciata.
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SABAP, Archivio Generale, F. 472.
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Ibidem.
Grazie al progetto di restauro eseguito dallo stesso ingegner Giovannetti in collaborazione con tecnici della Soprintendenza, l’edificio poté tornare in funzione nel 1973. Tra i cambiamenti più evidenti rispetto allo stato precedente (visibile nella planimetria catastale del 1940 redatta dall’ingegner Capocchi) vi è senz’altro il nuovo ingresso posto in una casa in via Carmignani acquistata per l’ampliamento del teatro. In questo modo congiungendo i due corpi confinanti tramite la chiusura di un chiasso, si è venuto a creare uno spazio foyer che il teatro dell’Accademia non aveva mai posseduto. I biglietti infatti venivano storicamente acquistati direttamente su via Cairoli (già via del Teatro, e prima ancora via Pescheria) attraverso uno spioncino dietro al quale sedeva, dentro l’edificio, un addetto alla biglietteria. Pertanto la fila veniva fatta all’esterno, accedendo direttamente nei corridoi delimitanti il palco. Il nuovo atrio, pertanto, garantiva uno spazio di biglietteria, guardaroba e un nuovo
servizio igienico45. Per quanto riguarda gli attori, fu inoltre ricavata una stanza al di sopra del palco, soppalcando la parte alta di struttura precedentemente facente parte all’edificio vicino dei Macarini-Carmignani e per questo più alto rispetto al resto della fabbrica teatrale. A livello architettonico, un’altra differenza significativa riguarda la struttura dei collegamenti verticali; infatti, viene demolita la vecchia scala accessibile dal chiasso esterno di pertinenza dei bagni per una nuova scala in linea arretrata nello spazio del chiasso stesso e chiusa in un nuovo volume di collegamento tra vecchio teatro e nuovo atrio46. La scala che fino al momento era stata la principale del teatro, più vicina all’ingresso immediatamente si trasforma nella più distante dal nuovo atrio, trovandosi così quasi completamente disimpegnata dal flusso degli spettatori. Una documentazione più accurata è stata trovata presso la Soprintenden45 46
SABAP, Archivio Generale, F. 472. Ivi.
za Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Lucca e Massa Carrara, in cui, a partire dall’intervento dell’ingegnere Giovannetti, sono conservati i vari interventi cui l’edificio è stato sottoposto. Nel settembre del 1973 il teatro fu restituito alla cittadinanza e da allora è rimasto sempre in funzione. Per quanto riguarda le decorazioni interne, eseguiti gli interventi di restauro, nell’ottobre del 1973, in seguito alla riapertura, il Comune scrive un documento alla Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie di Pisa con il quale chiede di contribuire per il restauro di queste ultime47. A questi documenti viene allegata una serie di immagini fotografiche che denunciano lo stato dei luoghi e che, con le fotografie scattate dall’ingegner Giovannetti, rappresentano i documenti iconografici più significativi della situazione in cui versava il Teatro dell’Accademia.
Attività teatrale post ripristino e progetto di restauro Il teatro restaurato dall’Ingegner Giovannetti riuscì così a ripartire con l’attività teatrale. Le vicende edilizie del teatro continuano negli anni successivi. Nonostante dunque, l’intervento completato negli anni Settanta fosse riuscito a restituire alla cittadinanza un’importante struttura e a farla rivivere dopo lunghi anni di decadenza ed abbandono, tra il 1978 e il 1979 viene sviluppato un nuovo progetto architettonico da parte dell’architetto Pietro Luigi Biagioni, con la consulenza del direttore artistico del teatro dei Rassicurati di quel periodo, Aldo Tarabella48. Il progetto, definito come Intervento di restauro e recupero funzionale, proponeva interventi mirati a livello del palco, soprattutto in funzione di un miglioramento qualitativo dell’acustica dello spazio teatrale. Infatti, allegata al progetto era stata redatta una Relazione
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SABAP, Archivio Generale, F. 472.
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ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro.
sulla sonorità e acustica del Teatro che sosteneva la necessità di intervenire per ripristinare una sonorità dello spazio perduta in seguito agli interventi di restauro del decennio precedente49. Per questo motivo veniva criticata una soletta in cemento armato posta a ridosso del palco in una posizione tale da non fare emergere il suono. Assieme a questa sostituzione, l’intero progetto verte sulla creazione di un Golfo Mistico a ridosso del palco. Per il resto il progetto riguardava fondamentalmente il recupero della soffitta e del palcoscenico, entrambi colpiti da infiltrazioni di acqua dalla copertura. Tutto questo sembra però esser rimasto sulla carta, se, ancora nel 1995, il comune scriveva alla Provincia di Lucca per ottenere il finanziamento necessario a tali lavori50. Sembra pertanto che gli unici lavori che vennero effettuati in tale occasione fossero quelli impiantistici, sia per la ventilazione che per l’impianto 49 50
ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro. Ivi.
elettrico. A livello architettonico questi ultimi non comportarono differenze significative, se non la creazione di un vano tecnico, ricavato sotto le vecchie scale laddove si trovava precedentemente lo spioncino della biglietteria. Gli altri documenti riguardanti il progetto architettonico mai realizzato, risultano comunque importanti, tanto per una comparazione tra lo stato di fatto a termine dei lavori e le tavole di progetto di Giovannetti conservate sia presso l’Archivio Tecnico Comunale che la Soprintendenza, quanto per una diversa analisi qualitativa e acustica sul fabbricato. Il progetto, soprattutto con la creazione del Golfo Mistico, sarebbe andato a caratterizzare in maniera imponente la spazialità del teatro dei Rassicurati, cambiandone in parte i connotati, oltre a ridefinirne chiaramente (assieme alla presunta qualità acustica) la distribuzione dei frequentanti. Per quanto riguarda il solaio in cemento armato, anche questo intervento sembra essere stato disatteso; infatti, anche se quello esistente og-
gi risulta in acciaio e tavelloni, la sezione dello stato attuale presentata tra gli elaborati del progetto del 1988 risulta corrispondente alla situazione odierna. Interventi di adeguamento sulle barriere architettoniche e ultime modificazioni I successivi interventi cui il teatro dei Rassicurati verrà sottoposto risalgono al nuovo millennio, tra il 2002 e il 2004. Quest’ultimi, coadiuvati dall’architetto Michele Panelli e realizzati da un gruppo di architetti e ingegneri tra i quali Ivano Bellandi e Simone Regoli, da una parte andavano a progettare un restauro delle pitture e delle decorazioni del teatro storico, dall’altra ampliavano e ridefinivano gli spazi accessori funzionali all’ambiente teatrale. “Il teatro dell’Accademia dei Rassicurati […] è risultato, fin dalla sua origine, privo di alcuni locali di relazione che generalmente, integrano e completano la dotazione di spazi funzionali tipici di un teatro. Il comune di Montecarlo, per ovviare a
questa mancanza, ha recentemente acquistato un edificio limitrovo al teatro, dove peraltro si trova l’attuale ingresso principale, per destinarlo interamente alle funzioni di cui il teatro è carente”51. Occorre far notare che l’articolazione e la percezione spaziale di chi visita il teatro sia notevolmente cambiata. Se, con l’innesto del corpo di fabbrica adibito a foyer, cambiavano in buona parte le dinamiche percettive rispetto a chi cento anni prima si fosse recato nello stesso ambiente, con l’ultimo intervento si è ancora ridefinita la configurazione architettonica definita da Giovannetti nel 1973. Vale la pena dire che lo stato di fatto delle opere a seguito del già citato intervento non rispettava le prescrizioni introdotte con la legge 13/1989 sull’abbattimento delle barriere architettoniche; il nuovo progetto intendeva prima di tutto risolvere anche questa questione. Così lo spazio di foyer è stato ridefinito con 51
ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro.
pagina precedente Piante in stato sovrapposto del progetto di Giovannetti per il restauro del teatro, Lucca, SABAP, Archivio Generale, F. 472.
l’inserimento di una vano ascensore attorno a cui ruota una scala perimetrale a servizio di tutti e tre i livelli del nuovo corpo del teatro. Da qui, passando attraverso il disimpegno che unisce i due edifici (in cui sono stati ricavati gli ambienti dei servizi igienici) si giunge allo spazio perimetrale che circonda i palchetti. La precedente scala perimetrale ad unica rampa, come abbiamo già detto, è stata dunque demolita e sono venuti a crearsi spazi di servizio di pertinenza di ogni piano. I dislivelli tra il corpo di fabbrica del teatro, che ha una altezza di vano molto bassa e non riproponibile in un nuovo progetto, sono stati risolti attraverso l’utilizzo di rampe, mentre sono stati riprogettati i solai dell’edificio prospettante su via Carmignani. Sopra il foyer inoltre, al primo piano, sono stati ricavati gli ambienti dei camerini per gli attori, con un corridoio di pertinenza privata che dà diretto accesso al palco senza interferire con il flusso degli spettatori. Al terzo piano è rimasta invece una sala di ampie dimensioni, adibita a sala per incontri o tavoli di discussione. In generale poi, sono stati rifatti tutti gli impianti, da quelli sanitari, all’impianto elettrico fino all’impianto di riscaldamento e di ventilazione. Nel quadro economico, le previsioni di spesa erano occupate per la maggior
parte da voci inerenti il corpo di fabbrica su via Carmignani, tanto che sul teatro vero e proprio sono state solamente rafforzate le murature del locale sottotetto e realizzati interventi locali su alcune travi della copertura. Sul restante corpo di fabbrica sono stati invece eseguiti pesanti interventi; su tutti i piani sono state consolidate le murature, sia con aggiunta di mattoni che con betoncino armato, mentre sono state trattenute le pareti prospicienti il chiasso e la strada attraverso degli incatenamenti. La fondazione è stata consolidata con un cordolo perimetrale ammorsato a quello esistente, è stato consolidato il solaio del primo piano, mentre quello del secondo è stato realizzato ex novo. Anche la copertura è stata rifatta per intero e collegata a un nuovo cordolo legato alla muratura esistente. Tra le due strutture è stata realizzata una nuova struttura di collegamento in acciaio isolata tramite giunti sismici, costituita da profilati tubolari e travi che vanno a sorreggere solai in acciaio e tavelloni. In generale, è stato portato un miglioramento dal punto di vista sismico per quanto riguarda il corpo del teatro, mentre si parla di adeguamento sismico in relazione al corpo di fabbrica del foyer52. (ricordiamo distinzione legisla52
ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro.
tiva tra i due termini). Trattandosi di un intervento recente, vi sono conservati tutti quanti i documenti, per cui è possibile ripercorrere non solo l’elenco dei lavori ma anche le varie spese sostenute. La spesa ha superato i 500 000 euro e il teatro, migliorato qualitativamente negli aspetti descritti, ha continuato la propria vita.
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Il rilievo geometrico architettonico, l’individuazione dei materiali e del loro stato di conservazione
pagina precedente Pianta del piano terra del teatro.
Il restauro guarda al futuro e non al passato, neppure è riservato al godimento di pochi eletti cultori dell’antico. Esso ha funzioni educative e di memoria, per le future generazioni, per i giovani; riguarda, in fondo, non il compiacimento per gli studi in sé ma la formazione d’ogni cittadino e la sua qualità di vita, intesa nel senso spirituale e materiale più esteso. (G. Carbonara) Come sottolineato nel C8.5 delle NTC 2008, un passaggio fondamentale nella acquisizione dei dati necessari alla valutazione della sicurezza di un edificio esistente è costituito dalle operazioni di rilievo geometrico, che permettono di redigere elaborati grafici quotati in grado di descrivere compiutamente lo stato di fatto di un manufatto edilizio1. Questa fase è correlata dall’individuazione dei materiali utilizzati nel manufatto architettonico e dall’analisi del loro stato di conservazione. In questa operazione è necessario effettuare un approfondimento di quelle che sono le cause delle varie forme di degrado che interessano i gli elementi, supportati da una conoscenza adeguata della caratteristiche fisico-chimiche dei materiali. Ministero Infrastrutture, Ministero Interno, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Circolare 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008.
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I rilievi sul teatro dell’Accademia dei Rassicurati sono stati condotti in modo diretto durante un adeguato numero di sopralluoghi che hanno permesso di ricostruire la geometria architettonica dell’edificio teatrale. Le misurazioni sono state effettuate con metri estensibili, rotella metrica e telemetro laser Disto 2D Leica 762200, i piani orizzontali e verticali sono stati tracciati con una Livella laser Leica Lino L2 e filo a piombo (per piani esclusivamente verticali). La restituzione è avvenuta in ambiente CAD. Le fotografie effettuate sono state realizzate con una macchina fotografica digitale Canon Eos 1100D, obiettivo Canon EFS 15-55 mm. I prospetti architettonici sono stati utilizzati come base per la costruzione dei fotopiani — previo fotoraddrizzamento del materiale fotografico raccolto — sui quali è stata effettuata l’individuazione dei materiali utilizzati e l’analisi delle principali forme di degrado. Il rilievo architettonico Questa fase è volta a rappresentare l’organismo edilizio attraverso un congruo numero di elaborati grafici (in pianta e in elevato) per quello che concerne le sue caratteristiche architettoniche intrinseche quali aspetti distributivi e spaziali, caratteristiche morfologiche e estetico-decorative.
Il teatro dell’Accademia dei Rassicurati risulta composto da due fabbricati, situati, uno, lungo la schiera di abitazioni su via Carmignani e l’altro lungo la schiera di via Cairoli; questi due edifici risultano connessi nello spazio dei chiassi tra le due abitazioni attraverso una struttura intermedia che li congiunge. L’accesso principale oggi è situato su via Carmignani, al numero civico 14. Planimetricamente e storicamente possiamo dividere i fabbricati come segue: l’edificio su via Carmignani, la recente annessione di spazi a servizio dell’attività teatrale (foyer, camerini, servizi) e l’edificio su via Cairoli, il teatro vero e proprio con la sala all’italiana. Entrati nel foyer dell’edificio, sulla immediata sinistra rispetto all’ingresso troviamo il desk della biglietteria, mentre lo spazio dell’ambiente si apre a destra e di fronte all’ingresso. Tale locale ha una altezza di 2,47 metri e presenta una controsoffittatura che costituisce delle cornici luminose sul soffitto del vano. La fonte luminosa è nascosta e l’illuminazione si diffonde sul soffitto per riflettersi nello spazio sottostante. La prima parte del foyer è costituito da uno spazio quadrangolare di circa 5 metri, arredato da un tavolo rotondo e un pianoforte verti25 cale a parete. Proseguendo ver-
so la sala del teatro, dal foyer si possono salire le scale (con il vano ascensore intercluso) per pervenire ai restanti piani. Andando avanti verso la platea, si entra in un disimpegno di limitate dimensioni in cui, attraverso un cambio di quota raccordato con una piccola rampa, si raggiunge la quota di imposta dell’edificio teatrale vero e proprio. Nello spazio di collegamento tra i due edifici troviamo un bagno con annesso anti-bagno per disabili che rappresenta l’unico servizio del teatro al piano terra. Salendo al primo piano, in prossimità del vano scale giungiamo ad un ampio disimpegno di altezza 2,71 metri, dal quale, attraverso una porta situata di fronte alle scale si accede allo spazio privato riservato agli attori. Tramite alcuni disimpegni si giunge a quattro camerini, ognuno dei quali dotato di una delle quattro finestre prospettanti via Carmignani. Ogni camerino risulta dotato di una scrivania con uno specchio e altri accessori quali sedie o appendiabiti. Di fronte alla porta di ogni camerino troviamo un sanitario di pertinenza,
dotato di doccia, wc e lavandino. Il corridoio risulta controsoffittato e consta di un’altezza di circa 2,53 metri. Da questo spazio degli attori, attraverso un corridoio separato dal flusso degli spettatori, si giunge dritti fino al palco del quale, attraverso cinque gradini, si recupera la quota per gli spettacoli. Tornando al vano ascensore e dirigendosi verso i palchetti del Teatro, troviamo un disimpegno che ospita i servizi igienici del piano; questi ultimi si strutturano in due servizi igienici (uomo-donna) e un servizio per disabili, tutti quanti distribuiti attorno ad un anti-bagno ad uso comune. L’altezza dei servizi igienici è assolutamente limitata, intorno ai 2 metri, andando a raccordarsi con quelle che sono le altezze degli ambienti dello spazio teatrale. Proseguendo in elevato, attraverso il vano scale che inizia nel foyer si giunge ad una sala conferenze di circa 52 metri quadrati, allestita con tavoli e sedie e destinata ad accogliere vari eventi. Il soffitto dell’ambiente è ricavato nella copertura a falde dell’edificio e lo spazio, illuminato da tutte
e quattro le finestre su via Carmignani e anche da una apertura sul chiasso, presenta una altezza media di circa 3,28 metri. A questo piano il passaggio da un edificio all’altro avviene sempre attraverso il corpo che collega e ospita i servizi igienici del piano, costituiti da due bagni di modeste dimensioni, di 2,15 metri di altezza. Tutti quanti gli ambienti descritti sono il frutto degli interventi di restauro svolti tra il 2003 e il 2004, per cui, anche dal punto di vista visivo presentano caratteristiche simili. Il piano terra con il foyer risulta probabilmente lo spazio maggiormente arricchito da tale ristrutturazione costituendo il primo accesso, l’accoglienza al teatro. Oltre alla controsoffittatura di cui abbiamo già parlato, al piano terra troviamo lungo la pavimentazione uno zoccolino in marmo bianco che conferisce al foyer una maggior luminosità in rapporto ai restanti ambienti del teatro. L’altro fabbricato è costituito dalla sala teatrale vera e propria. Quest’ultima è composta dalla platea al piano terre-
no e dai tredici palchetti che si affacciano lungo i due piani superiori. Tutto quanto lo spazio teatrale si presenta di dimensioni assai limitate costituendo, anche per questo motivo, un caso singolare di teatro all’italiana. La platea è circa 11 metri di lunghezza per 8,50 metri di profondità, mentre il palco, interrotto a circa metà della sua profondità da un arco in muratura, occupa una superficie complessiva di circa 63 metri quadrati. Il palcoscenico si imposta ad una quota di 1,40 metri rispetto al filo terreno della sala teatrale; ciò determina che gli occhi degli spettatori del primo ordine di palchi si trovino circa all’altezza di quelli degli attori in scena. Il palco è connesso ai palchetti da due grossi setti murari, che rappresentano le “barcacce” del teatro e ospitano quattro palchetti, due per lato, suddivisi sui due piani dell’edificio teatrale. Questi ultimi sono divisi dalla zona dei palchetti dall’arco di proscenio, che presenta una altezza totale di circa 7,20 metri. La sala teatrale ha parapetti e decora-
pagina precedente La volta di copertura delle barcacce di proscenio. La decorazione dei palchetti lignei della sala teatrale.
zioni lignee trattate a tempera che, in parte, sono originarie, risalenti al Settecento, restaurate e recuperate, in parte, copie e integrazioni posteriori. La platea consta di sessantotto sedute per gli spettacoli; lateralmente, al di sotto degli sbalzi dei palchetti e in continuità con quelli superiori e presenti ad ogni piano, troviamo dieci pilastrini lignei di sezione ottagonale di limitate dimensioni (circa 14x16 cm). Questi ultimi hanno una altezza di 2,40 metri e presentano delle decorazioni lignee che suggeriscono dei capitelli bidimensionali. Le pitture a tempera presenti su questi ultimi hanno motivi generalmente geometrici, con alcuni inserti vegetali e floreali. Alla base, invece, i pilastrini ottagonali riuniscono i propri spigoli per terminare in sezioni rettangolari, che poggiano su basamenti in pietra di circa 22x19 cm; quest’ultimi fuoriescono leggermente dalla pavimentazione in cotto che riveste la platea. Ai piani superiori i palchetti sono molto simili e paragonabili: le altezze dei due piani sono rispettivamente 2,05 m e 2,02 m, con i parapetti che presentano altezze di 75 cm. Un aspetto singolare del sistema dei palchetti messo in evidenza dal rilievo diretto del manufatto edilizio è l’andamento dei piani di calpestio. Questi ultimi infatti non sono “in bolla” nel creare un perfetto piano orizzontale bensì, par-
tendo dall’arcone del proscenio, presentano un dislivello di 8 cm misurato a partire dal palco centrale. I parapetti dei palchetti sono quelli settecenteschi in legno e presentano decorazioni pittoriche alterne; in alcuni palchi la raffigurazione al centro della cornice è floreale, con grandi composizioni di fiori e foglie, in altri sono presenti decorazioni geometriche, con forme simmetriche e ruote nell’asse centrale. Il colore dei palchi è il giallo, con le cornici delle decorazioni che as-
sumono tinte più scure tendendo all’arancio prima di passare al verde nello sfondo delle raffigurazioni centrali di ogni palchetto. Nelle varie pitture troviamo l’oro a dividere i cambi di colore, così come ancora sono dorate le decorazioni dei capitelli dei pilastrini. Anche ai piani superiori sono presenti pilastrini lignei, in continuità con quelli sottostanti, seppur a sezione rettangolare. Posti dietro il parapetto continuo che gira lungo tutta la sala teatrale, 27 risultano visivamente assai più
pagina precedente La sezione architettonica del teatro passante per il palcoscenico e la sala teatrale.
bassi di quelli della platea; presentano capitelli decorati con disegni geometrici in oro pendenti a goccia lungo la sezione. Una decorazione diversa, seppure coerente con l’impianto generale, è quella delle barcacce del teatro in cui, oltre alla differenza del colore di sfondo delle raffigurazioni che non è più verde ma celeste, cambia il tipo di raffigurazione proposta, da geometrica-vegetale diventa geometrica-antropomorfa. Nei palchi delle barcacce, nelle rappresentazioni centrali si riscontrano alcune maschere con lunghi baffi, mentre dietro a queste alcuni elementi geometrici si dipartono in due teste di serpente, una per lato, assieme a dei bastoni con particolari elementi in testata. Per quanto riguarda la copertura della sala teatrale, il cielo della platea copre tutta la sala fino al proscenio con una calotta in cemento armato di altezza massima di 7,35 metri, mentre il proscenio è coperto da una volta a botte ribassata, ugualmente in cemento armato, di altezza massima di circa 7,20 metri. Centrale rispetto alla sala, appeso alla cupola troviamo un grande lampadario con sfere di cristallo. Per quanto riguarda le decorazioni pittoriche del cielo della platea, eseguite a tempera, sono il frutto dei restauri degli an-
ni Settanta, ridisegnate seguendo un frammento non andato distrutto della vecchia copertura in cannicciato. Lo sfondo della decorazione è celeste, probabile richiamo del cielo al di sopra della volta, nel cui azzurro fluttuano sette cornici dorate ospitanti altrettanti volti di donna, quasi dei cammei con figure stereotipate al loro interno. Le cornici dorate di cui abbiamo parlato sono connesse tra loro attraverso dei festoni floreali che abbracciano tutta la cupola creando su di essa delle gigantesche ghirlande. Nella parte più bassa della volta, quattordici elementi geometrici decorati in oro e marrone costituiscono la decorazione di raccordo tra l’azzurro del cielo e il giallo di imposta della copertura continua. Realizzata recentemente è la decorazione pittorica dell’arco di proscenio che è diviso in tre fasce di cui la centrale di dimensioni maggiori. I fianchi della volta a botte sono decorati con raffigurazioni di strumenti musicali, chitarre, cetre e lire, mentre nello spazio centrale si staglia, nell’azzurro di sfondo l’insegna del comune di Montecarlo: il leopardo illeonito d’oro, impugnante con la zampa destra la spada d’argento. Anche i setti murari delle barcacce sono arricchiti da decorazioni, pittoriche e non. All’imposta della volta troviamo quattro capitelli pseudo-corinzi deco-
rati in oro che rendono il proscenio arricchito da lesene decorate lungo tutta la loro altezza. Nella parte retrostante la sala teatrale, una parete divisoria dal profilo curvilineo perimetra l’ambiente su tutti e tre i piani, isolando platea e palchetti dal corridoio distributivo che li circonda. A livello distributivo troviamo infatti, nell’angolo destro della parte alta del teatro un’altra rampa di scale, che risulta essere la più antica, localizzata storicamente vicino all’ingresso nel periodo in cui i biglietti venivano acquistati su via Cairoli. È tramite questo vano scale che si può salire al locale sottotetto del teatro. Oggi questo ambiente non si trova in un buono stato di conservazione, soprattutto per quanto attiene al manto di copertura del tetto: diverse infiltrazioni d’acqua hanno penetrato lo strato in calcestruzzo della cupola intaccando le decorazioni del cielo della platea sottostante. Il piano sottotetto presenta una altezza limitata, soprattutto nelle zone perimetrali, schiacciate dalla pendenza delle falde. In tali zone arriviamo infatti ad una altezza di circa 1,35 metri, mentre in prossimità del colmo di copertura troviamo una altezza di vano di circa 2,70 metri. Nel sottotetto, nella parte pros29 sima alla rampa di collegamen-
to sono ricavati i locali tecnici in cui si collocano la caldaia e alcuni impianti che sfruttano un cavedio attorno al vano scale per distribuirsi lungo l’altezza dell’edifici. Il resto dello spazio risulta di difficile fruizione, soprattutto per gli ingombri delle travi reticolari frutto degli interventi degli anni Settanta a sostegno degli sbalzi dei palchi sottostanti. Abbiamo già parlato di queste travi e del sistema strutturale progettato dall’ingegner Domenico Giovannetti2, per cui sarà sufficiente considerare le caratteristiche spaziali di questi interventi che hanno preservato l’immagine architettonica dell’edificato, andando ad interessare solamente gli ambienti del sottotetto. Nonostante le pessime condizioni in cui si trova la copertura, le strutture in acciaio sono in buono stato di conservazione. Tali travi reticolari in acciaio, oltre a caricarsi del peso dello sbalzo dei palchetti, sostengono in parte pure la cupola immediatamente sottostante. Quest’ultima infatti, risulta sorretta da dodi2 Vedi il capitolo “Indagine documentale sul Teatro”, Restauro da parte dell’ingegner Giovannetti.
ci piccole travi reticolari che ne seguono il profilo curvilineo andando a congiungersi l’una con l’altra scaricando la spinta orizzontale su un cerchio in acciaio al quale risultano saldati tutti gli elementi. Questo meccanismo funge in parte da chiave di volta della calotta, in cui la spinta di ogni elemento è equilibrata dalle spinte delle altre travi; oltre a tutto ciò, nella parte più esterna, queste piccole reticolari sono a loro volta connesse, attraverso un tirante, a travi reticolari principali, così da contribuire come abbiamo detto alla statica del tutto. Tornando a riferirci al locale sottotetto nel suo complesso, partendo dallo sbarco del vano scale, la dimensione complessiva longitudinale è di quasi 20 m. A sostegno del livello di copertura troviamo in successione: la parete perimetrale del teatro in adiacenza con l’edificio prossimo della schiera, una prima capriata in legno, l’arco in muratura del proscenio, la seconda capriata poggiante sui secondi setti del proscenio e delimitanti le barcacce, l’arco
in muratura che divide il palco del teatro, la parete perimetrale del lato opposto. La prima capriata che troviamo procedendo all’interno di questo unico ambiente è l’elemento che presenta oggi maggiori criticità in termini sia di conservazione del materiale che di geometria degli elementi. Prima di tutto occorre considerare come i due puntoni siano costituiti da un unico tronco di legno curvilineo con sezione particolarmente irregolare, con il monaco che va a appoggiarsi con il suo peso sulla catena sottostante. La capriata manifesta oggi i segni di alcuni rinforzi in acciaio con i quali sono stati consolidati gli incastri tra gli elementi esistenti in modo da garantirne l’allineamento. Questa prima parte della sala risulta essere quella maggiormente colpita da infiltrazioni per cui, avendo già fatto riferimento alla vetustà degli elementi costituenti la capriata, ugualmente le travi e i travicelli delle orditure lignee presentano stati di conservazione non ottimali. Anche l’arco a tutto sesto di chiusura del proscenio risulta essere stato
consolidato negli anni Settanta e non sembra lavorare più come una struttura spingente: incatenato da due travi di acciaio del tipo UPN 180, ha la parte in chiave sostenuta da un piccolo pilastro in muratura che va a gravare direttamente sulle catene in acciaio. Le strutture che incontriamo proseguendo nel locale sottotetto sono conservate meglio; la capriata poggiante sui setti che dividono il proscenio dal palcoscenico risulta infatti di buona fattura dal punto di vista geometrico e non interessata da fenomeni di degrado. Percorrendo la sala nella direzione longitudinale, arrivati a questo punto della sezione, ci troviamo nel vuoto generato tra la copertura del proscenio e l’arco sul palcoscenico. A questa altezza infatti lo spazio risulta libero da ingombri ed è occupato solamente dalla presenza del graticciato ligneo su cui scorrono i binari dei tendaggi del sipario e degli altri drappeggi presenti. Giunti in prossimità dell’arco sul palcoscenico si assiste ad un cambio di quota tra le due parti del teatro, con una
pagina precedente Particolare delle travi in acciaio che sorreggono l’arco di proscenio, in SABAP, Archivio Generale, F. 472. Foto della capriata lignea del sottotetto. Foto del sottotetto della sala teatrale con la presenza del sistema di travi reticolari a sorreggere il sottosistema dei palchi.
variazione di circa 2 metri tra colmo e colmo. Questo avviene perché storicamente, la parte successiva a tale arco in muratura faceva in realtà parte della proprietà vicina3. Anche nell’osservazione del prospetto su via Cairoli questo fatto risulta evidente, con il salto in elevato che compie la struttura dell’edificio teatrale per raccordarsi con la quota della residenza in adiacenza e lo sfalsamento della linea di colmo che non segue neppure planimetricamente la medesima direzione. A ulteriore conferma di questo si sottolinea ancora il cambio di quota che subisce il terreno nel sottopalco del teatro, dove, sotto la muratura dell’arco del palcoscenico ritroviamo uno sfalsamento Le informazioni sugli sviluppi architettonici del teatro nel corso dei secoli risultano scritte in maniera più dettagliata nel secondo capitolo.
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verticale nella terra battuta costituente la fondazione dei setti murari. Il palco, come è già stato detto, risulta intervallato da una divisione che ne rende più complessa l’azione scenica. Raggiungibile direttamente dal primo piano con il passaggio esclusivo che collega i camerini alla scena, il palco è anche collegato al piano terra da un passaggio posto sotto la barcaccia esterna, tra la parete su via Cairoli e il muro che divide la platea dal corridoio perimetrale della sala. Salendo dal palcoscenico verso i camerini, è possibile, piuttosto che entrare nel corridoio per gli attori, continuare l’ascesa con una scala perimetrale al palcoscenico, la quale porta ad un ambiente di sfogo ricavato al di sopra dell’ultima parte della scena. Questo spazio, oggi di risulta e destinato a magazzino, si im-
posta a più di 7 metri di altezza, sfruttando il cambio di quota della sezione. In questo modo non ostacola la vista del palcoscenico, che riesce comunque a mantenere una altezza superiore ai 5 metri nel punto più basso, sfruttando in maniera più efficace la volumetria del piccolo teatro. Tale locale di sfogo si affaccia direttamente attraverso una botola al di sopra del graticcio scenico, collegandosi visivamente con tutto il locale sottotetto di cui è già stato argomentato. La copertura di questo spazio risulta in pessime condizioni, con travi in legno che in alcuni casi sembra non abbiano subito finiture prima della messa in opera e con coppi e tegole ammalorati che producono alcune infiltrazioni d’acqua nel caso di pioggia. Lungo le scale che portano a questo ambiente viene ancora a rica-
varsi un piccolo servizio igienico che si affaccia direttamente nel chiasso prospiciente. Individuazione dei materiali e analisi delle principali forme di degrado Per quanto riguarda i prospetti del teatro è necessario chiarire che data la conformazione urbana l’edificio presenta solamente due facciate, una su via Carmignani con l’accesso al foyer e l’altra su via Cairoli con le uscite di sicurezza connesse alla sala teatrale. L’edificio di ingresso non palesa la funzione interna presentandosi con una facciata anonima, finita ad intonaco civile, con aperture incorniciate da elementi architettonici in pietra serena. Al piano terra troviamo due accessi separati di cui il principale è 31 sormontato da un arco con lan-
terna che ne segnala la presenza sulla strada. Tale apertura presenta dimensioni maggiori e una altezza di 2,40 m. Il secondo ingresso è caratterizzato da una porta rettangolare situata nella parte più in declivio del prospetto e di dimensioni minori. Ad entrambi i piani superiori troviamo quattro aperture che costituiscono le finestre dei camerini degli attori; rettangolari, omogenee tra loro, queste sono incorniciate in pietra serena e con davanzali del medesimo materiale. Al piano primo le aperture sono caratterizzate da proporzioni più snelle, dovute alla maggiore altezza degli architravi, mentre quelle del secondo piano, con architravature più basse, presentano rapporti dimensionali tali da farle apparire quadrate. La strada presenta una discreta pendenza pertanto dalla quota di imposta del terreno tra il limite destro e il limite sinistro del prospetto vi è un dislivello superiore ai 90 centimetri, con l’altezza della facciata che dal punto più basso raggiunge il valore di 8,92 m. La copertura aggetta di circa 40 cm rispetto al filo della muratura, con i tra-
vicelli lignei che sporgono rastremando la mensola in decorazioni curvilinee. Il prospetto su via Cairoli presenta caratteristiche diverse, sia in termini architettonici che di conservazione. La struttura risulta fortemente eterogenea lungo l’intera estensione della facciata sulla pubblica via, a testimonianza della storia di aggregazioni e sviluppo che l’edificio teatrale ha subito nel corso degli ultimi tre secoli. Via Cairoli, come via Carmignani, presenta un notevole dislivello, non costante nello svolgimento della facciata ma con un cambio di quota tra la parte più a monte e quella più a valle di quasi 2,50 m. Da sinistra verso destra, proseguendo verso la Rocca Montecarlese, la prima parte del prospetto presenta l’ingresso alla centrale termica, ricavata in un locale seminterrato, nel sottoscala. In prossimità di tale accesso sono presenti due nicchie che accolgono la terminazione dell’impianto del gas, con sportello e con la tubazione che passa esterna alla muratura, in prossimità del pluviale che scende dalla copertura. Sul prospetto è ancora presente
una apertura in laterizio di dimensioni 32x54cm che ha costituito la biglietteria dell’edificio teatrale nei tempi passati. Nella parte sovrastante troviamo due aperture di dimensioni omogenee, le quali portano luce ai pianerottoli delle scale. La parte successiva del prospetto risulta maggiormente uniforme, trattandosi probabilmente di una abitazione nella schiera urbana riadattata in seguito alla nuova destinazione. Tale porzione di facciata ospita le scale di emergenza in acciaio che collegano il primo ordine di palchi a via Cairoli. Queste sono caratterizzate da tre colonne circolari di diametro 22 cm che costituiscono due campate di dimensioni simili all’interno delle quali, non allineate, si trovano due uscite di emergenza del piano terra. Il pianerottolo della scala è formato da due corpi in acciaio ruotati tra loro e ruotati leggermente per adeguare la forma della struttura alla parete che non presenta un profilo lineare. Proseguendo lungo via Cairoli arriviamo alla porzione di prospetto che fa
riferimento alla parte delle barcacce, con i due setti costituenti il proscenio. Questa risulta essere la parte della facciata più scarna dal punto di vista architettonico, è caratterizzata nella parte alta da quattro archi in muratura che dovevano appartenere a altrettante aperture tamponate nei vari interventi che si sono succeduti nel tempo. Di seguito a questi, troviamo ancora due finestre rettangolari, sviluppate in altezza e non allineate con nessun’altra apertura del fronte. La parte sottostante è caratterizzata da fenomeni di degrado particolarmente evidenti soprattutto per quanto riguarda la presenza di mancanze dell’intonaco. L’ultima porzione del prospetto è quella che si riferisce all’abitazione ceduta dalla proprietà confinante con la quale è stato ampliato il palcoscenico teatrale. Le aperture ai piani superiori ad arco ribassato presentano caratteristiche geometriche e allineamenti coerenti con l’ipotesi di un proseguimento degli spazi nell’abitazione contigua. Anche le tinteggiature adoperate sugli intonaci dividono questa porzione di
pagina precedente Fotopiano del prospetto più antico del Teatro, oggi destinato a “retro”, su via Cairoli.
prospetto dalla parte precedente, riunificandola piuttosto alla proprietà vicina, contribuendo così a dare un senso maggiore di uniformità alla schiera edilizia. Dal rilievo dei materiali impiegati sui prospetti dell’edificio si può notare l’assoluta prevalenza dell’intonaco, steso su tutto l’apparato murario delle facciate, e della pietra serena, utilizzata per l’apparato decorativo del fronte su via Carmignani e per una decorazione su via Cairoli. Per la definizione e l’analisi dei materiali sono stati approntati dei fotopiani su cui è stata poi redatta una mappatura dei fenomeni di degradi presenti. Il fronte di ingresso al teatro, sia per l’importanza che assume per i fruitori della struttura che per i restauri che ha subito nel decennio scorso, è il prospetto che si presenta nel migliore stato di conservazione. Il fronte su via Cairoli presenta i tipici fenomeni di degrado delle facciate finite ad intonaco; inoltre tale facciata risulta esposta a nord e mai caratterizzata da una piena esposizione solare che possa limitare gli effetti dell’umidità permanente che risale dal sottosuolo: la presenza di un evidente fronte di risalita e della colonizzazione biologica è testimonianza di quanto asserito in precedenza, unitamente agli ef-
fetti prodotti dall’acqua battente e di rimbalzo dalla strada. Per quanto riguarda gli intonaci inoltre, sono presenti diverse mancanze, anche di dimensioni considerevoli, nonché depositi superficiali di materiale incoerente (guano di uccelli) e colature dagli elementi decorativi delle aperture e dalla copertura. Le altre forme di degrado principali riguardano la pietra serena utilizzata per le cornici esterne. Tale arenaria, caratterizzata da una forte scistosità presenta fenomeni di degrado del materiale a contatto con l’ambiente esterno. Tra le forme di degrado presenti sui prospetti del teatro si segnalano fenomeni di erosione e esfoliazione, in alcuni casi dovute ad azioni antropiche, in altri casi all’interazione con gli agenti esterni. Nelle parti in pietra serena che non hanno subito erosione o esfoliazione dello strato più esterno, spesso il materiale lapideo ha subito alterazioni cromatiche che ne hanno modificato la colorazione. Un’altra forma di degrado che si segnala in ampie parti dei prospetti, soprattutto sul fronte di via Cairoli, è il degrado antropico dovuto a applicazioni improprie di materiali e elementi eterogenei.
Per quanto concerne i fenomeni di degrado analizzati, vengono avanzate delle proposte di intervento migliorativo dello stato di conservazione; si tratta di interventi di manutenzione ordinaria, di ripulitura delle facciate al fine di restituire loro la facies originaria. Tali operazioni consistono nel rimuovere i prodotti del degrado senza produrre modificazioni sostanziali ai supporti. Per gli intonaci, si propone l’esportazione di depositi superficiali, delle colature e dei graffiti vandalici attraverso azioni di spazzolatura o di rimozione con un panno previo spolvero del materiale o tramite l’uso di prodotti chimici. Le parti prive di intonaco saranno integrate con materiale di analoga natura e composizione, dalla colorazione omogenea in modo tale da ripristinare lo stato di completezza della facciata. Per quanto concerne la ruggine dovuta all’ossidazione dei metalli e presente in minime parti sui paramenti murari dell’edificio, si propone l’utilizzo di reagenti chimici in grado di solubilizzarla.
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INSERIRE IMMAGINE A TUTTA PAGINA
pagina precedente Esploso assonometrico dello schema strutturale della sala teatrale.
Il rilievo geometrico strutturale con l’analisi dei nodi e dei collegamenti
Dovete imparare a pensare nel modo in cui pensano le strutture. (H. Cross) Completata la fase del rilievo geometrico architettonico e acquisite quelle informazioni ottenute dal percorso metodologico esemplificato nella normativa tecnica, si procede con la redazione del rilievo geometrico strutturale. Questa fase è particolarmente importante per la comprensione dell’organismo strutturale e l’individuazione degli elementi resistenti dell’edificio che potrebbero rimanere celati durante la fase del rilievo architettonico. Inoltre, il rilievo geometrico strutturale risulta imprescindibile per la conoscenza delle proprietà meccaniche dei materiali, degli elementi impiegati e delle possibili criticità dei nodi strutturali; tutti questi aspetti risultano alla base della definizione dei livelli di conoscenza ai fini della valutazione della sicurezza delle strutture esistenti. La redazione del rilievo strutturale si sviluppa per impalcati, evidenziando le tecnologie costituenti le strutture portanti dell’edificio e facendo particolare attenzione all’analisi dei nodi strutturali e delle connessioni. Questa fase è anche la base su cui effettuare il rilievo dello stato fessurativo corredato dall’analisi dei dissesti principali. Le indagini documentarie sul fabbri-
cato hanno permesso una buona comprensione degli interventi messi in opera sul teatro. In particolare, riguardo ai restauri dell’ingegner Domenico Giovannetti sono state rinvenute documentazioni e schemi tipo di intervento che hanno reso chiara la concezione statica dell’edificio1. Dalla documentazione rinvenuta presso gli archivi della Soprintendenza delle Belle Arti e del Paesaggio di Lucca, sia nelle relazioni scritte che negli elaborati grafici, risultava l’intenzione di restaurare il teatro procedendo al consolidamento dei solai lignei esistenti; le indagine non distruttive operate in situ tramite apparecchiature termografiche e pacometriche sono andate verificare lo stato dei luoghi, con l’intenzione di alzare qualitativamente il livello dell’indagine sul manufatto. Indagini termografiche Le indagini termografiche svolte sulla fabbrica del teatro sono state eseguite con la primaria intenzione di analizzare la stratigrafia interna dei solai costituenti i palchetti lignei della sala teatrale che risultavano consolidati, secondo le indicazioni di intervento redatte dallo stesso ingegner Giovannetti, con una soletta armata posta al di sopra della vecchia pavimentazione. 1
SABAP, Archivio Generale, F. 472.
Tale soletta doveva poi essere sospesa dall’alto tramite l’inserimento di alcuni tiranti agganciati direttamente alla reticolare posta nel locale sottotetto. Le termofoto sono state effettuate nel mese di ottobre, con una termocamera modello Flir T4xx (Laboratorio Ufficiale Prove Materiali e Strutture dell’Università degli Studi di Firenze). Tali operazioni sono state svolte in mattinata, dopo una notte in cui è stato attivato l’impianto di riscaldamento in modo che la dispersione del calore mettesse in evidenza i diversi coefficienti di scambio termico dei materiali; tali analisi hanno in realtà mostrato una situazione diversa da quella documentata negli Archivi della Soprintendenza di Lucca. Dalle termografie si è riscontrata la totale sostituzione di tutti i solai lignei e il rifacimento ex novo degli impalcati con travi di acciaio e tavelloni. Ciò che non si riusciva a mettere in evidenza con lo scambio termico era la presenza o meno delle barre verticali che ancorate al sistema di travi reticolari nel sottotetto avrebbe dovuto sorreggere i solai dei palchetti. Si è trattata di una indagine significativa per la determinazione delle caratteristiche meccaniche degli impalcati attuali che ha avuto conseguenze pratiche importanti. Per quanto riguarda i prospetti, 35 la termografia ha ottenuto scar-
si risultati nel rinvenire ulteriori tracce delle abitazioni che precedentemente occupavano lo spazio della sala teatrale; questo a causa della omogeneità del coefficiente di scambio termico dei paramenti murari, così che non sono stati identificabili quei varchi murari tamponati che si ipotizzava potessero interessare le pareti e che rappresentavano testimonianze delle preesistenze. L’impiego dell’indagine termografica sulle pareti esterne, di cui non sono pervenute testimonianze storiche grafiche o iconografiche, ha permesso una migliore comprensione dell’evoluzione storica del fabbricato del teatro; questa è effettivamente possibile a partire dall’intervento dell’ingegner Antonio Capretti, alla fine del XVIII secolo. Indagini pacometriche Considerato il dato trasversale importante ottenuto con le indagini termografiche, la difformità esistente tra elaborati grafici di intervento e realtà di cantiere, sono state effettuate valutazioni maggiormente cautelative sullo schema strutturale che avrebbe do-
vuto reggere gli sbalzi dei palchetti. In effetti, negli elaborati rinvenuti, si documentava la realizzazione di quel sistema di travature reticolari presenti in copertura con lo scopo di agganciare e sospendere i palchetti esistenti. Tutto ciò, come già spiegato precedentemente, tramite dieci coppie di barre in ferro ammorsate ai nuovi getti di calcestruzzo con rete a livello degli impalcati. Al di là delle travi reticolari nel sottotetto facilmente raggiungibili e visibili, la termografia aveva messo in evidenza le travi in ferro dei nuovi solai, ma non la presenza delle coppie di barre verticali che avrebbero dovuto sostenere gli sbalzi dei palchi. Per risolvere l’incertezza è stata effettuata una campagna di indagini pacometriche, le quali, oltre a ricercare la presenza dei suddetti ferri, ha riguardato tutte quante le strutture in cemento armato del teatro. Le indagini sono state effettuate con un pacometro serie 331 H della ditta Elcometer (Laboratorio Ufficiale Prove Materiali e Strutture dell’Universi-
tà degli Studi di Firenze); queste hanno immediatamente messo in evidenza la presenza delle coppie di barre in ferro come e dove indicato negli elaborati grafici conservati presso gli Archivi. In effetti, la presenza delle travi reticolari in copertura sarebbe stata giustificata solamente da questi tiranti, anche se, prima di tutto era da accertarne il numero effettivo. Inoltre, un maggior dubbio nel merito veniva offerto dal fatto che la cupola in cemento armato e rete, realizzata precedentemente, è stata allo stesso modo ancorata alle travature reticolari tramite dei connettori che collegano le piccole reticolari della calotta alle connessioni delle travi del sottotetto. L’indagine col pacometro ha ancora permesso la misurazione puntuale delle dimensioni delle travi in ferro che sostengono i solai dei palchi del teatro, nonché la loro posizione puntuale nello spazio, grazie alla quale è stato possibile facilmente redigere uno sfogliato strutturale accurato.
Il rilievo strutturale Alla luce delle indagini effettuate sull’edificio, della documentazione rinvenuta, dai sopralluoghi e i dai rilievi effettuati in situ, è stata possibile la redazione del rilievo geometrico strutturale. Partendo dalle fondazioni e analizzando i vari impalcati, tale fase mira alla comprensione della geometria della struttura e dei nodi costruttivi. Questa operazione ha il fine di identificare l’organismo resistente della costruzione. Lo studio compiuto in questa fase pone particolare attenzione a quello che è l’aspetto dei nodi caratterizzanti l’edificio, in pianta e in elevato. I disegni, debitamente quotati, mettono in evidenza la parte resistente del teatro; degli elementi strutturali viene analizzato il passo e il sistema delle connessioni che li solidarizza, in pianta e in sezione, nelle varie forme possibili (connessioni a T, a L, a croce), valutandone criticamente le qualità e identificando eventuali carenze costruttive, strutturali o geometriche. Si può osservare come i corpi costi-
pagina precedente Analisi termografiche effettuate sull’edificio. Individuazione tramite pacometro delle barre verticale a sostegno dei palchi. Il rilievo geometrico strutturale, pianta del primo piano del teatro.
tuenti il fabbricato siano diversi tra di loro per caratteristiche intrinseche delle strutture, in primis, ma ancora per i diversi interventi che questi hanno avuto. Eterogenea risulta la qualità delle informazioni reperite per i diversi volumi: le parti del fabbricato che hanno subito interventi nel nuovo millennio sono correlate da accurate documentazioni tecniche in grado di condurre la redazione del rilievo strutturale verso un grado di indeterminatezza fortemente ribassato2. È evidente che il margine di aleatorietà risulti invece più significativo laddove la documentazione correlata risulta di minore quantità, più antica, di minori dettagli, non perfettamente corrispondente allo stato attuale dell’edificato. L’edificio della sala teatrale presenta caratteristiche diverse dai precedenti già analizzati. Non abbiamo particolari informazioni sulla profondità delle strutture murarie di fondazione data l’impossibilità di fare saggi esplorativi. L’unica informazione che abbiamo proviene dalla documentazione dei lavori di restauro effettuati dall’ingegner Giovannetti, il quale, come abbiamo già ricordato nel capitolo 2, elimina dalle voci delle opere da eseguire la Nella relazione tecnica per i lavori del 2003 e 2004 i tecnici confermano l’adeguamento sismico dell’edificio di ingresso e della struttura in acciaio connettente i due corpi del teatro.
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realizzazione di un vespaio come sottofondo per il nuovo pavimento della sala teatrale, con lo scopo di destinare quei fondi alla realizzazione delle strutture in acciaio di sostegno dei palchetti. Da ciò si evince (e risulta essere confermato ad alcune fonti orali di Montecarlo) che la pavimentazione cambiata nel corso dei restauri tra il 1967 e il 1973 sia stata appoggiata direttamente sul terreno costipato sottostante. L’altra fondazione che troviamo nella sala, ma di cui resta alla
stessa maniera un ampio margine di aleatorietà, è quella puntuale dei pilastrini lignei della platea. Questi poggiano sulle basi lapidee già ricordate di dimensioni 22,5x19 cm che probabilmente costituiscono l’emergenza della fondazione ma senza ulteriori indagini non è possibile approfondire ulteriormente l’argomento. Esterna rispetto alla sala e impostata ad una quota inferiore è la centrale termica, accessibile da via Cai37 roli, realizzata successivamente
all’intervento di Domenico Giovannetti e documentata dai progetti architettonici che ne descrivevano seppure sommariamente la stratigrafia strutturale di impianto. Da queste informazioni si evince che la centrale termica sia stata realizzata su di un vespaio, il quale è servito da sottofondo per una platea in calcestruzzo armato dello spessore di 30 cm. Le scale che congiungono e si sviluppano ai vari piani risultano rivestite in pietra e solamente quelle del piano terra sembrano essere state consolidate duranti i precedenti lavori. Dalla centrale termica è infatti chiaramente visibile il sistema in calcestruzzo armato all’intradosso delle scale conducenti ai piani superiori. Ai piani superiori si presume siano state effettuate operazioni analoghe. Ai piani superiori troviamo il sistema di solai di travi in acciaio e tavelloni di cui abbiamo in parte già parlato, visto e documentato in seguito alle indagini sul fabbricato. I solai dei palchetti sono realizzati con travi in acciaio del tipo IPE 120 e tavel-
loni in laterizio. Il passo delle travi è variabile a seconda della geometria del palco, andando ad aprirsi verso l’esterno nella parte curva dei palchi. Le travi in acciaio vanno a connettersi nella parte della platea ad un cordolo perimetrale costituito da una UPN 120 che ingloba la struttura. Questo sistema di orditure è lo stesso per tutti e tre gli impalcati del teatro. In tutti i casi un getto in calcestruzzo completa il pacchetto del solaio, sul quale, ai piani primo e secondo è presente la pavimentazione. Nel locale sottotetto, come già ricordato, sono localizzate le travature reticolari di sostegno del sistema dei solai sottostanti. Tra queste, la trave principale ha dimensioni maggiori e scarica sui pilastri laterali presenti ad ogni piano. Su tale reticolare grava il carico delle travature di dimensioni minori, in parte ancorate alla suddetta trave, in parte sull’arco del proscenio e sulla muratura laterale. Il sistema principale è costituito da una trave reticolare di altezza 1,20 m, mentre l’orditura secondaria ha una altezza di 0,75 m. Le
pagina precedente Dettagli tecnologiche dei tiranti che dal sottotetto sorreggono gli sbalzi dei solai sottostanti, in ACMo, Ufficio Tecnico, Teatro. Foto delle fasi realizzative del solaio e della calotta di copertura della sala teatrale,SABAP, Archivio Generale, F. 472. Vista assonometrica dei solai dei palchi del teatro.
travi sono costituite da profilati in acciaio ad L accoppiati; nelle reticolari di dimensioni minori i profili hanno dimensioni 55x60 mm, mentre l’orditura primaria è caratterizzata da profilati 70x100 mm e vanno a caratterizzare tutti quanti gli elementi costituenti la reticolare, dalle ali alle aste interne. Le connessioni tra questi ultimi sono realizzate tramite saldatura, con l’inserimenti di fazzoletti in acciaio per la coesione degli stessi. La struttura della cupola costituente il cielo della platea è stata realizzata in calcestruzzo e rete, sorretta da tirantature costituite da travi reticolari che vanno a rastremarsi lungo la profondità della cupola per chiudersi in un cerchio in ferro saldato nella sommità di quest’ultima. Questi tiranti reticolari sono formati da profilati in acciaio ad L di dimensioni 30x30 mm accoppiati con le ali verso l’esterno. Gli elementi di supporto tra queste ultime sono costituiti da barre di dimensioni 25x10 mm ad altezza variabile a seconda della posizione lungo la cupola. Gli elementi diagonali di tali elementi sono costitu-
iti da barre in acciaio ø10. Queste strutture, le quali, come già detto vanno in parte a autosostenersi sorreggendosi nella parte centrale della cupola con spinte contrapposte nelle varie direzioni, fungono anche da tiranti per la cupola, venendo connessi alla travatura reticolare attraverso la saldatura di barre piatte in acciaio. Per quanto concerne il sistema di copertura della sala teatrale, questo è caratterizzato da una copertura a capanna sostenuta da travi lignee. Quest’ultime sono ordite lungo la direzione longitudinale della sala e poggiano sulle capriate e sulle murature trasversali presenti. Le travi di legno hanno sezioni variabili con spessore medio di 25 cm, seppur prive di una geometria definita, sono disposte tra loro ad un passo di circa 1,10 m. Al di sopra di tale orditura principale troviamo una orditura secondaria di travicelli lignei di dimensioni 7x7 cm caratterizzati da passi diversi lungo la pendenza della falda. Nella parte centrale dell’ambiente infatti, in prossimità del colmo
della copertura i travicelli si raddoppiano e presentano un passo al netto di 23 cm, i quali vanno a raddoppiarsi in 46 cm nelle due campate che si sviluppano da ogni lato, in prossimità della linea di gronda. Al di sopra della piccola orditura è presente un piano inclinato in pianelle di cotto, sormontato dal manto di copertura in coppi e tegole. Nella parte alta, nella porzione di edificio al di sopra del palcoscenico, in cui è ricavato un ambiente di sfogo, il sistema strutturale, seppur impostato ad una quota diversa presenta le stesse caratteristiche, con 7 travi in legno che vanno ad ancorarsi alle murature trasversali evitando la presenza di capriate. Per quanto concerne la muratura su cui poggiano tali travi, la parete al di sopra dell’arco che divide il palcoscenico è di spessore limitato (16 cm) per cui presenta dei ringrossi esterni puntuali nelle zone laddove vanno ad appoggiarsi gli elementi lignei di supporto della copertura.
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pagina precedente Visualizzazione dei risultati dell’analisi statica sul modello strutturale del Teatro; analisi degli spostamenti allo Stato Limite Ultimo.
Caratterizzazione meccanica dei materiali e valutazione strutturale
Per concepire o progettare le strutture o, in via generale, le costruzioni, è necessario anzitutto riflettere per valutare le cause profonde, la ragione d’essere della loro maggiore o minore attitudine resistente. (E. Torroja) Completate la fase del rilievo geometrico architettonico e strutturale è stata effettuata la modellazione strutturale dell’edificio al fine di studiarne le prestazioni a fronte degli stati limite individuati dalla normativa tecnica. L’approfondimento oggetto di questo studio di tesi ha interessato la porzione della sala teatrale vera e propria comprendente platea, proscenio, il sistema dei palchi e della copertura con le travature reticolari inserite nel sottotetto. Questo per molteplici motivi; da una parte infatti vi sono gli interventi recenti che hanno riguardato gli altri due corpi della struttura del teatro, sufficientemente vicini dal punto di vista temporale e ampiamente documentati, con tanto di dichiarazione di adeguamento antisismico secondo le normative dell’epoca. Dall’altro lato vi era un elevato grado di indeterminatezza per quello che concerneva gli interventi dell’ingegner Giovannetti sulla sala teatrale, indeterminatezza svelata solo in parte grazie a indagini
termografiche e pacometriche. Fino a questo momento infatti lo schema strutturale era risolto solamente dal punto di vista concettuale; una scatola muraria all’interno della quale è inserita una struttura mista in acciaio e calcestruzzo che sorregge gli sbalzi sospesi dei palchi. Inoltre, la qualità storica e architettonica di questa parte del Teatro, la parte più significativa sia dal punto di vista temporale che per l’apparato decorativo ha fatto sì che lo studio e l’analisi andassero a interessare questa porzione di fabbricato. È stata dunque valutata la scatola della sala teatrale prospiciente su via Cairoli, partendo dal muro ultimo del disimpegno perimetrante la platea e in adiacenza con un’altra proprietà fino all’altezza del palcoscenico, laddove si chiudono le barcacce del proscenio attraverso il dispositivo dell’arco scenico. La redazione della valutazione strutturale, l’analisi dei nodi e dei particolari costruttivi dell’edificio esistente ha come finalità la realizzazione di un modello strutturale da sottoporre a verifica secondo le combinazioni di carico proposte dalle Normativa Tecnica. In questo modo, in seguito ad analisi statiche e dinamiche è possibile verificare la presenza o meno di
eventuali carenze e vulnerabilità non direttamente percepibili da una valutazione delle caratteristiche strutturali dell’organismo. Lo studio ha effettuato anche una analisi locale, come suggerito in normativa, al fine di verificare gli eventuali sottosistemi entro cui la struttura reagisce al sisma. Determinazione delle caratteristiche meccaniche dei materiali Al fine di produrre un modello strutturale della porzione di edificio proposta, sono state assegnate le caratteristiche meccaniche ai vari materiali che compongono l’edificio. La determinazione dei valori utilizzati nell’analisi deriva da una valutazione che ha riguardato i dati presenti in letteratura sull’argomento, i valori tabellari indicati in normativa e la documentazione tecnica pervenuta delle strutture esistenti presso gli archivi. Le proprietà delle strutture murarie sono state valutate utilizzando i valori presenti nella tabella C8A.2.1 — Valori di riferimento dei parametri meccanici (minimi e massimi) e peso specifico medio per diverse tipologie di muratura1. Nel caso specifico, per 1 Ministero Infrastrutture, Ministero Interno, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Circolare 2 febbraio 2009, n. 617, Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” di cui al decreto ministeriale 14 41 gennaio 2008.
l’edificio teatrale sono stati utilizzati i seguenti valori: per la muratura in pietrame disordinata (ciottoli, pietre erratiche e irregolari) è stato assegnato un modulo di elasticità E pari a 1000 MPa, un ν pari a 0,18 e un peso specifico di 1900 kg/m³, per la muratura in mattoni pieni e malta di calce è stato assegnato un modulo di elasticità E pari a 1800 MPa, un ν pari a 0,18 e un peso specifico di 1600 kg/m³. Come si può notare confrontando tali parametri con i dati della tabella di riferimento, per quanto riguarda i moduli di elasticità abbiamo fatto riferimento ai valori massimi per la categoria di materiale. Questo è stato possibile a seguito di numerose prove sperimentali documentate in letteratura nelle quali per le murature sono stati riscontrati valori tendenzialmente superiori a quelli presente nella normativa tecnica vigente. Per quanto riguarda le strutture in cemento armato, di quest’ultimo in alcuni particolari costruttivi rinvenuti presso l’Ufficio Tecnico Comunale era emerso che tali strutture fossero costituite da un cemento tit. 730 e da ferri omogenei A00 in barre lisce. Mentre il primo dato faceva riferimento al titolo del cemento (ll.pp. 1042.1961), con la dicitura A00 si faceva riferimento a ferri di cui il produttore indicava
la tensione di rottura, pur senza garantirla. Si devono pertanto ritenere tali armature non della migliore qualità esecutiva, se consideriamo che negli anni in cui sono state realizzate le strutture nel conglomerato armato, esisteva una precisa classificazione di ferri (Aq42, Aq50, Aq60, normati dal ll.pp. 1472/1957)2. Alla luce di tali considerazioni nelle strutture in cemento armato è stato assegnato un modulo di elasticità E pari a 25000 MPa, un coefficiente ν pari a 0,2 e un peso specifico di 2200 kg/m³. Solamente nella struttura del cielo della platea e della volta del proscenio è stata applicata una densità minore pari a 2000 kg/m³, valutata la conformazione geometrica e la realizzazione esecutiva della struttura. I solai sono costituiti da travi IPE 120 con tavelloni e getto di completamento che vanno ad inglobare completamente il pacchetto nella dimensione dell’altezza della trave. Gli impalcati sono stati modellati come una soletta unica in calcestruzzo armato, delle medesime dimensioni. Tale valutazione è stata condotta ricercando l’altezza equivalente della sezione in G.M. Verderame, P. Ricci, M. Esposito, F. C. Sansiviero, Le caratteristiche meccaniche degli acciai impiegati nelle strutture in c.a. realizzate dal 1950 al 1980.
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calcestruzzo e osservando che, essendo il pacchetto di calcestruzzo alto quanto la trave, risultava una corrispondenza dei baricentri geometrici. È stato dunque valutato direttamente il pacchetto attuale omettendo la presenza della trave in acciaio (a causa della sua limitata dimensione) e considerando come tutta la sezione in calcestruzzo armato. Non aver considerato il tavellone sottostante a questo proposito costituisce un fattore cautelativo a favore di sicurezza, poiché si analizza un modello strutturale con solai più pesanti che va a gravare in maniera più significativa sulle strutture di sostegno. Negli elementi in acciaio sono state considerate le seguenti caratteristiche meccaniche: un modulo di elasticità E pari a 20600 MPa, un coefficiente ν pari a 0,29 e un peso specifico di 7860 kg/m³. Gli elementi lignei strutturali del teatro sono stati realizzati in legno di castagno, del quale sono state assunte le seguenti proprietà meccaniche dalla manualistica tecnica3: modulo di elasticità E pari a 11000 MPa e un peso specifico di 490 kg/m³.
M. Piazza, R. Tomasi, R. Modena, Strutture in legno. Materiale, calcolo e progetto secondo le nuove normative europee, Milano, Hoepli, 2005.
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Modello strutturale della sala teatrale rrealizzato su Straus7.
Modellazione strutturale del teatro Lo studio del modello è stato effettuato attraverso il software Straus7, un programma di calcolo strutturale in grado di studiare la risposta delle strutture secondo il metodo degli elementi finiti. Sull’edificio è stata condotta una analisi elastica lineare con la quale siamo andati a ipotizzare le condizioni statiche allo stato limite ultimo e agli stati limite di esercizio così esemplificato in normativa tecnica. La modellazione degli elementi che compongono la struttura è stata in gran parte realizzata in ambiente CAD, mentre sul software Straus7 sono state assegnate le caratteristiche meccaniche dei materiali, nonché i dimensionamenti delle sezioni rinvenute dal rilievo geometrico strutturale. L’analisi è stata effettuata ai soli carichi verticali, in considerazione di alcuni fattori; essendo il teatro inserito in un isolato urbano di ampie dimensioni e direttamente affacciato su due strade diverse infatti, sottoporre ad analisi dinamiche solamente la porzione nostro oggetto di studio avrebbe potuto condurre verso risultati non corrispondenti al dato reale. Nella determinazione del comportamento di una struttura in caso di sisma è di primaria rilevanza l’interferenza tra le varie parti che compongono l’edificio nella sua completezza e in seconda battuta, la rispo-
sta delle unità strutturali costituenti l’aggregato urbano4. Si sottolinea inoltre come il comune di Montecarlo, situato in zona sismica 3 non sia ancora dotato di una microzonazione in grado di fornirci dati più accurati in merito alla pericolosità sismica locale 5. Le combinazioni di carico cui è stato sottoposto il modello strutturale sono descritte al 2.5.3 delle NTC 2008. Dove G rappresenta i carichi permanenti: “azioni che agiscono durante tutta la vita nominale della costruzione, la cui variazione di intensità nel tempo è così piccola e lenta da poterle considerare con sufficiente approssimazione costanti nel tempo” (G1 rappresenta i carichi permanenti strutturali, G2 il peso degli elementi non strutturali, P rappresenta pretensione e precompressione). Q indica i carichi variabili: “azioni sulla 4 La metodologia procedurale di studio degli aggregati edilizi (la quale esce dall’ambito di studi di questa tesi di laurea) è descritta al 8.7.1 delle NTC.2008 e al C8A.3 della relativa Circolare n. 617. 5 I Risultati delle indagini e studi di Microzonazione Sismica condotti a livello regionale sul proprio territorio nel rispetto delle Linee Guida Nazionali per la Microzonazione Sismica sono consultabili sul sito della Regione Toscana.
struttura o sull’elemento strutturale con valori istantanei che possono risultare sensibilmente diversi fra loro nel tempo”. Nel caso specifico del nostro edificio, per quanto riguarda i carichi strutturali permanenti i valori fanno riferimento alle proprietà intrinseche dei materiali e già descritti nel paragrafo della caratterizzazione meccanica. Dalla tabella 2.6.1, calcolato lo stato limite di resistenza della struttura compresi gli elementi di fondazione (STR) i coefficienti sono γG1 pari a 1,3, con γG2 e γG3 pari a 1,5. Per i carichi permanenti non strutturali G2 come si legge nella Normativa Tecnica: “Per gli orizzontamenti degli edifici per abitazioni e uffici, il peso proprio di elementi divisori interni potrà essere ragguagliato ad un carico permanente portato uniformemente distribuito g2k, purché vengano adottate le misure costruttive atte ad assicurare una adeguata ripar43 tizione del carico”.
Pertanto a tale coefficiente è stato dato il valore di 0,4 kN/m², come riportato al punto 3.1.3.1 per elementi divisori con G2 <1,00 kN/m. Il peso degli elementi di copertura è stato considerato al m² e diviso lungo il passo dei travicelli lignei, pari a 50 cm. Su una campata di copertura di 1 m²: Tale valutazione è andata a favore di sicurezza nella parte centrale della copertura, laddove il passo dei travicelli raddoppia. Peso degli elementi di copertura: 0,8 kN/m² n. travicelli lignei: 2. Peso portato dai travicelli: 0,4 kN/m. Per quanto riguarda i carichi accidentali, questi sono in funzione della categoria d’uso dell’edificio secondo la tabella 3.1.II — Valori dei carichi d’esercizio per le diverse categorie di edifici. L’edificio oggetto di questo lavoro di tesi appartiene alla categoria C2, la quale comprende balconi, ballatoi e scale comuni, sale convegni, cinema, teatri, chiese, tribune con posti fissi. Per tale destinazione la normativa
prevede un sovraccarico accidentale di 4 kN/m². Nel locale sottotetto è stato applicato un sovraccarico di 0,5 kN/m² rispondente ai valori tabellati per i locali accessibili per la sola manutenzione (categoria H.1) Infine, in riferimento al carico variabile della neve gravante sulla copertura, questo è stato calcolato secondo il paragrafo 3.4.1 delle NTC. Facendo riferimento al comune di Montecarlo, la provincia di Lucca è classificata in zona II, con un qsk pari a 1,00 kN/m². La falda ha una inclinazione inferiore a 30° per cui il coefficiente di forma dà un valore di 0,8. Essendo l’edificio inserito in un contesto urbano in una configurazione planimetrica né particolarmente esposta né riparata, il coefficiente di esposizione si assume pari a 1,00, così come il coefficiente termico, sempre pari a 1,00 secondo la normativa a meno di ulteriori indagini per cedimento di calore dalla copertura. qs = 0,8 x 1,00 [kN/m²] x 1,00 x 1,00 = 0,8 kN/m².
In seguito a tali analisi, le combinazioni di calcolo inserite nel solutore del software Straus7 sono state così combinate: Fondamentale (SLU) 1,3×G1 + 1,5×G2 + 1,5×Qk + 0,75×Qs Rara (SLE) 1,0×G1 + 1,0×G2 + 1,0×Qk + 0,5×Qs Frequente (SLE) 1,0×G1 + 1,0×G2 + 0,7×Qk + 0,0×Qs Quasi permanente (SLE) 1,0×G1 + 1,0×G2 + 0,6×Qk + 1,0×Qs Risultati dell’analisi elastica lineare in campo statico I risultati delle analisi condotte sul modello strutturale hanno portato a valori tensionali accettabili rispetto a quelle che sono le caratteristiche meccaniche dei materiali utilizzati. Per quanto concerne le strutture in acciaio del sistema di travi del locale sottotetto, per la combinazione fondamentale agli stati limite ultimi queste raggiungono valori tensionali di circa 90 MPa nelle fibre più stressate, rientranti nel range elastico del materiale. In generale, tutti quanti i
pagina precedente Tabella comparativa tra i valori tensionali alle varie conigurazioni di carico (SLU e SLE) per i dversi materiali utilizzati nel teatro.
materiali presentano valori accettabili, sia per trazione che per compressione, il che si mostra coerente con il metodo di calcolo delle tensioni ammissibili, alla base dei calcoli statici sulla struttura effettuati dall’ingegner Giovannetti, metodo che si basava sulla verifica delle strutture per valori tensionali inferiori a un terzo rispetto alla tensione di snervamento del materiale stesso. In termini di spostamenti, la parte che subisce variazioni più considerevoli è la volta di chiusura del proscenio con spostamenti in valore assoluto che per lo stato limite ultimo non superano i 5 mm. Una valutazione aggiuntiva è stata fatta sul sistema della copertura lignea della sala del teatro. I valori tensionali presenti nelle fibre infatti, coerenti con le proprietà dei materiali sono stati qualitativamente comparati con il grado di degrado e vetustà degli elementi. In questo senso, si segnalano diverse travi e travicelli ammalorati dalle infiltrazioni d’acqua derivanti dalla copertura sovrastante, con casi puntuali di degrado ben evidenti e che potrebbero compromettere la statica del tetto. In relazione agli sforzi di trazione presenti nelle murature, questi sono il risultato di una analisi di tipo elastico;
in generale tali valori tensionali risultano concentrati in zone di limitata dimensione della strutttura e accettabili per quanto riguarda le capacità meccaniche. Analisi locale dei meccanismi di collasso per azioni sismiche del prospetto di via Cairoli L’approfondimento di questo paragrafo mira a studiare il comportamento sismico dell’edificio oggetto della tesi, considerando in particolare uno degli aspetti maggiormente problematici, vale a dire il controllo dei fenomeni di crisi localizzata. Viste le motivazioni precedentemente esposte per cui non è stato sottoposto il modello strutturale ad azioni dinamiche, siamo andati a considerare i meccanismi locali di collasso delle strutture murarie. Il D.M. 14 gennaio 2008 e la relativa Circolare 2 febbraio 2009 n. 617 infatti, al Punto C8.7.1.1 riguardanti gli edifici esistenti indicano che la valutazione della sicurezza sismica degli edifici in muratura va eseguita, oltre che con riferimento al comportamento sismico globale, anche con riferimento all’analisi dei meccanismi locali di collasso6. Questo, anche a seguito di numeroMinistero Infrastrutture, Ministero Interno, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008, Norme Tecniche sulle Costruzioni, cap. 8.
se manifestazioni di crolli in seguito a sisma, i quali hanno dimostrato di essere in buona parte riconducibili a fenomeni di tipo locale se non a problemi di qualità muraria. Per fare questo, su di un elemento murario, accertatone il grado di monoliticità e individuati i vincoli e le forze agenti sul cinematismo, aumentando progressivamente le azioni orizzontali sismiche attraverso un moltiplicatore viene compiuto il procedimento fino a quando non si ha l’attivazione della catena cinematica. In questa maniera è possibile valutare numericamente il livello della sicurezza della porzione muraria esaminata rispetto all’attivazione di quello specifico meccanismo7. Determinazione dello spettro di risposta La determinazione dello spettro di risposta del sito in cui è localizzato l’edificio è stata effettuata con il foglio di calcolo SPETTRI-NTC fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il quale fornisce gli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticale) delle azioni sismiche di progetto per tutto il territorio nazionale.
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G. Cangi, M. Caraboni, A. De Maria, Analisi strutturale per il recupero antisismico, Dei, Roma, 2010, pp. 21-22.
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pagina precedente Schemi dei possibili cinematismi della facciata del teatro posta su via Cairoli.
Trattandosi di una costruzione esistente è stata assegnata una vita nominale VN dell’edificio pari a 50 anni. In relazione alla classe d’uso secondo la 2.4.2 delle NTC2008, la categoria teatro rientra in Classe III: “Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi.” cui corrisponde un coefficiente d’uso della costruzione cu pari a 1,5. Analisi cinematica lineare della facciata Tra le analisi che è possibile effettuare per valutare il livello di sicurezza di una costruzione in muratura attraverso i meccanismi locali, una di queste è l’Analisi Cinematica Lineare. Tale modello matematico serve per valutare l’azione sismica in grado di attivare il cinematismo, ma non si interessa degli sviluppi del cinematismo stesso. Con tale studio infatti, ci prefiggiamo di calcolare l’azione sismica per cui si raggiunge la condizione di equilibrio limite oltre la quale si innesca la catena cinematica8. I passi nei quali si sviluppa l’Analisi cinematica lineare sono: individuazione del meccanismo, modellazione del meccanismo, valutazione del moltiplicatore orizzontali dei carichi che comporta l’attivazione del meccanismo, calcolo dell’accelera8
G. Cangi, et al., op. cit., p. 103.
zione sismica spettrale che comporta l’attivazione del meccanismo, verifica semplificata con fattore di struttura q. Le verifiche sismiche dei meccanismi di collasso locali fuori dal piano sono state effettuate mediante analisi cinematica lineare facendo uso dell’applicativo C.I.N.E. (Condizione di Instabilità negli Edifici) realizzato dalla Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS). La porzione di muratura che è stata studiata fa parte del prospetto su via Cairoli e si diparte dall’arco in muratura del proscenio fino al primo pilastro in cemento armato. Sono state assegnate le caratteristiche geometriche e meccaniche della configurazione esistente e siamo andati a valutare le due tipologie di meccanismi possibile per la nostra porzione di riferimento: il ribaltamento semplice e la flessione verticale. Il ribaltamento semplice si manifesta attraverso la rotazione rigida di intere facciate o porzioni di pareti rispetto ad assi in prevalenza orizzontali alla base di esse9. Tra le cause principali scatenanti tale meccanismo e risconL. Milano, A. Mannella, C. Morisi, A. Martinelli, Schede illustrative dei principali meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli cinematici di analisi, Allegato in, M. Dolce, G. Manfredi, a cura di, Linee guida per riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni, Napoli, Doppiavoce, 2011.
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trabili nella porzione di muratura da noi analizzata si segnalano l’assenza di cordoli o tiranti a livello dei solai, la presenza di impalcati mal collegati alla muratura e intersezioni murarie di cattiva qualità. Il meccanismo della flessione verticale si innesta con la formazione di una cerniera che divide la parete compresa tra due solai in due blocchi distinti, i quali ruotano reciprocamente per azioni fuori dal piano. È il caso tipico di edifici che presentano solai appoggiati ed un cordolo nella parte sommitale delle strutture. Per eseguire tale valutazione, al fine di verificare le accelerazioni dinamiche necessarie per l’innesco dei meccanismi sopracitati sono state definite le caratteristiche meccaniche dei paramenti murari come da modellazione strutturale. Per quanto riguarda i carichi trasmessi dai solai per la porzione di riferimento individuata sono stati calcolati i seguenti valori10. Impalcato primo piano: Peso specifico 2200 kg/m³ 10 I solai sono stati considerati composti dal materiale omogeneo definito anche per la modellazione strutturale.
Area solaio: 2.53 m² Altezza solaio: 0.12 m Carico non strutturale 40 kg/m² (2.53x0.12)x(2200+40)= 680.064 kg Impalcato secondo piano: Peso specifico 2200 kg/m³ Area solaio: 2.37 m² Altezza solaio: 0.12 m Carico non strutturale 40 kg/m² (2.37x0.12)x(2200+40)= 637.05 kg Impalcato terzo piano: Peso specifico 2200 kg/m³ Area solaio: 3.55 m² Altezza solaio: 0.12 m Carico non strutturale 40 kg/m³ (3.55x0.12)x(2200+40)= 954.24 kg Spinta statica della copertura Peso specifico legno: 490 kg/m³ n. travicelli lignei: 10 area travicelli: 0.0049 m² lunghezza travicelli: 1.40 m Carico non strutturale: 80 kg/m² Angolo della falda: 24° [(0.0049*1.40)*10*490]+ (1,40*80)= 145.63 kg carico verticale 1.45 N x sin(66°)= 1.33 N Per quanto concerne la tipologia di sottosuolo, questo è stato classificato a partire dalla Tabella 3.2 47 II delle NTC come tipologia C:
pagina precedente Schema di ribaltamento semplice del prospetto di via Cairoli. Risulta essere il cinematismo più critico.
“Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250 kPa nei terreni a grana fina)”. La valutazione dei valori delle accelerazioni ha messo in evidenza criticità della struttura soprattutto in merito al ribaltamento semplice, che risulta essere la prima tipologia di cinematismo ad innescarsi nella struttura. Ribaltamento semplice monolitica 0.05/0.151 < 1 0.046/0.151 < 1 0.072/0.151 < 1 0.119/0.151 <1
dal ribaltamento di tutta la porzione muraria del prospetto a partire dal solaio del primo impalcato. La valutazione qui condotta ha tenuto conto di una azione di trattenuta dei solai pari a 0 kN per impalcato, non riscontrando la presenza in opera di tiranti né essendo in grado di dare giudizi qualitativamente validi sul grado di connessione che esiste tra i solai in acciaio e tavelloni e il paramento murario. Come sottolineano Cangi, Caraboni e De Maria, in molti casi le carenze manifestate dagli edifici si manifestano per uno sbilanciamento fra le capacità di contrasto e quelle di trattenuta dei vincoli11.
di parete non sicuro non sicuro non sicuro non sicuro
Flessione verticale di cinematismo verticale (cinematismi a due piani) 1.339/0.151 >1 sicuro 0.173/0.151 >1 sicuro 0.129/0.151 <1 non sicuro Risulta pertanto che i meccanismi del ribaltamento si inneschino per valori dinamici decisamente più bassi, con il caso più critico di tutti rappresentato
Pertanto, anche in considerazione di soluzioni migliorative rivolte a migliorare la capacità di trattenuta della struttura, siamo andati a valutare l’azione minima necessaria ai vari impalcati affinché si garantissero accelerazioni dinamiche di progetto superiori a quelle di sito. Trattandosi del caso più critico, la verifica dei valori di cinematismo per ribaltamento ha garantito la sicurezza anche per quanto riguarda la flessione verticale. In particolare, per garantire la capacità della parete di non attivarsi in cinema11
G. Cangi, et al., op. cit., p. 61.
tismi è stata valutata necessaria una azione di 13 kN in tiranti per gli impalcati interpiano, con un valore di 1 kN necessario al nodo parete-copertura. Questi valori numerici sono da mettere in relazione in con la qualità della connessione tra gli elementi strutturali esistenti nelle attuale strutture di cui, in assenza di saggi esplorativi abbiamo poche informazioni a riguardo. Anche per questo motivo è stata considerata una capacità di trazione della connessione odierna pari a 0 kN, valutato come caso peggiore di cui effettuare le analisi. La determinazione dell’azione di trazione in questi elementi è stata calcolata con il medesimo foglio di calcolo C.I.N.E. andando a considerare la presenza di due tiranti per metro lineare di facciata della dimensione ϕ16. In questo caso si è verificato che sono sufficienti due barre di questa dimensione ancorate per mezzo di un capochiave dalla dimensione di 15x15 cm per trattenere la parete impedendone fenomeni di innesco dei cinematismi.
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Progetto di restauro e riabilitazione strutturale
pagina precedente Fotografia del prospetto su via Cairoli, 1973, Lucca, SABAP, Archivio Generale, F. 472.
Restauro come processo critico e restauro quale atto creativo sono dunque legati da un rapporto dialettico, in cui il primo definisce le condizioni che l’altro deve adottare come proprie intime premesse, e dove l’azione critica realizza la comprensione architettonica, che l’azione creatrice è chiamata a proseguire ed integrare. (R. Bonelli) Il percorso metodologico e procedurale prescritto nelle attuali norme tecniche sugli edifici esistenti, unito alle istanze conservative della pratica del restauro, ha come finalità la preservazione del bene culturale garantendone al tempo stesso una adeguata sicurezza. Il progetto è lo scopo ultimo successivo alla valutazione e deve tener conto di tutte quante le analisi effettuate in precedenza; deve essere compatibile con la struttura, il più possibile reversibile e afferente alla logica del minor intervento sul manufatto. La valutazione della sicurezza deve essere in grado di stabilire se un manufatto edilizio è in grado di assolvere alle proprie funzioni senza interventi edilizi, oppure sia necessario proporre declassamenti o cambi di destinazione d’uso (tali per cui la normativa impone valori di sicurezza minori o coefficienti di calcolo più bassi) oppure si debba procedere aumentando o ripristinando la capa-
cità portante della struttura1. Le verifiche statiche e sismiche devono essere eseguite tanto per lo stato attuale del fabbricato, quanto per lo stato di progetto, definendo in entrambi i casi il livello di sicurezza raggiunto. È proprio in funzione del livello di sicurezza infatti che le norme classificano l’intervento strutturale, distinguendo tra: • interventi di adeguamento, laddove si raggiungono i livelli di sicurezza previsti dalle normative vigenti; • interventi di miglioramento, quando se ne attesti il miglioramento pur senza raggiungere i livelli di sicurezza previsti per le nuove costruzioni. Infine la normativa fornisce una classificazione per riparazioni o interventi locali, vale a dire per quegli interventi che interessano porzioni o elementi di edificio isolato che comportino un miglioramento puntuale delle condizioni di sicurezza preesistenti. L’analisi svolta sul teatro oggetto di studi ha individuato le criticità dell’edificio ed è stato pertanto possibile andare a definire un quadro degli interventi necessari per il consolidamento e il restauro del fabbricato. In questo senso possiamo dividere gli interventi tra interventi di restauro architettonico e interventi di consolidamento strutturale. 1 Ministero Infrastrutture, Ministero Interno, Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008, Norme Tecniche sulle Costruzioni, cap. 8.3.
Interventi di restauro architettonico Questa tipologia di interventi, non riguarda aspetti strutturali dell’edificio, bensì mira alla conservazione del bene culturale in quanto tale. A questo scopo possiamo dividere gli interventi da attuarsi sull’edificio tra quelli inerenti ai prospetti dell’edificio e interventi di restauro dell’apparato decorativo interno. Per quanto concerne i primi si propongono interventi atti all’eliminazione delle principali forme di degrado e delle loro cause scatenanti, tali da evitare che il mantenimento e il prolungarsi del degrado materico superficiale vada a provocare fenomeni di dissesto statico. Tra questi si segnalano le esportazioni, con azioni di spazzolatura, rimozioni con panno o con trattamenti chimici, dei depositi superficiali e colatura, e ancora, rimozione degli elementi incoerenti di degrado antropico. Tra questi ultimi si evidenzia il caso delle bocchette per l’aerazione del teatro, delle quali si propone una sostituzione con elementi che si integrino in maniera più oculata alla facciata. Per quanto riguarda lo stato di conservazione dell’apparato decorativo della sala teatrale si propone il restauro delle decorazioni su supporto ligneo e su intonaco. In particolare, la struttura dei parapetti dei palchi, formata 51 da tavolati di legno curvati pre-
Rifacimento della copertura Consolidamento delle strutture murarie
senta diverse lesioni, le quali sono andate si sono propagate parimenti sul velo pittorico, con la decorazione che presenta oggi fenomeni di distacco dal supporto ben evidenti. Le lavorazioni per il restauro di quanto descritto sopra devono essere eseguite da professionisti del settore operanti nel mondo del restauro pittorico, i quali valutino criticamente lo stato di conservazione del manufatto, la tipologia di intervento e proponendo l’utilizzo di materiali e prodotti compatibili con quest’ultimo. Interventi di riabilitazione strutturale In riferimento alle strutture murarie esistenti, possiamo individuare alcune criticità fondamentali, le quali sono composte dall’arco sul palcoscenico, l’arco di divisione tra il proscenio e la platea, le pareti costituenti i prospetti esterni, tra cui la porzione di cui sono stati valutati i cinematismi. Per il consolidamento delle murature si propone l’utilizzo di tecnologie che vanno ad incrementare le caratteristiche meccaniche degli elementi, quali il sistema CAM e il Reticola.
Il sistema CAM, il cui acronimo sta per Cuciture Attive per la Muratura o Cerchiaggio Attivo dei Manufatti, è una tecnologia che utilizza un sistema tridimensionale di cuciture per ricompattare la massa muraria confinando la muratura2. Viene realizzato attraverso nastri di acciaio pretesati di spessore 0.75-0.8 mm e larghezza 18-20 mm che, connessi attraverso elementi speciali costituiscono un sistema di tirantatura continuo lungo le due direzioni. Grazie alla pretensione questa tecnologia comporta un miglioramento significativo lungo la direzione trasversale della parete, imprimendo nella muratura uno stato di precompressione che ritarda la formazione di lesioni e fessurazioni. La tecnologia comprende su ambedue le facce delle pareti delle piastre di dimensioni 125x125 mm dotate di foro imbutato entro cui far passare i collegamenti trasversali dei tiranti. La maglia, costituita dai nastri in acciaio inox è flessibile e può essere 2 M. Dolce, R. Marnetto, Il rafforzamento delle strutture murarie: il sistema di Cuciture Attive per la Muratura CAM, Quaderni Edil Cam Sistemi, 2000.
posta in opera secondo trame regolari, quadrate, rettangolari o triangolari, ma anche secondo disposizioni irregolari che si adattano alla parete. Questo sistema, non invasivo e reversibile permette l’utilizzo di intonaci tradizionali in malta di calce in grado di far traspirare la muratura, mentre, la presenza dell’acciaio inox garantisce un buon livello di duttilità cui è in grado di attingere la struttura nelle condizioni limite di sicurezza. Il sistema Reticola è una tecnologia similare a quella del CAM, di minore impatto soprattutto se utilizzata per il miglioramento delle caratteristiche meccaniche di murature da mantenere a vista3. Tale sistema consiste in una ristilatura armata dei giunti murari, la quale viene operata con l’inserimento di una maglia di trefoli in fibra di acciaio inossidabile all’interno dei giunti delle strutture. Questo avviene andando a scarnificare le stilature esistenti per Fibrenet, Quaderno tecnico sistema Reticola, ristilatura armata.
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una profondità circa 6 cm in cui collocare i trefoli in acciaio, i quali vengono fissati al paramento murario attraverso delle barre trasversali orizzontali. I trefoli sono disposti lungo una maglia quadrangolare e tale inserimento, leggero e reversibile contribuisce ad un miglioramento meccanico diffuso e omogeneo. La minimizzazione dell’impatto dell’intervento permette inoltre il mantenimento del materiale murario a vista, andando a dare una successiva mano di malta di calce (la ristilatura) solamente in presenza dei trefoli. In questo caso si è proposto l’utilizzo del sistema Reticola Plus, combinante la ristilatura armata della facciata esterna ad un intonaco in malta di calce armato con fibre GFRP nella parte interna. Le due facce della parete con le diverse applicazioni sono collegate attraverso connettori in acciaio inox ancorati ai trefoli dalla parte della ristilatura e ad un fazzoletto di ripartizione in GFRP che va a distribuire la connessione sulla rete dello stesso materiale dall’altra. Tale combinazione permette di migliorare in modo significativo
pagina precedente Individuazione delle principali criticità del teatro. Schemi di applicazione della tecnologia Reticola alle strutture murarie.
le caratteristiche meccaniche delle murature. Così come per quanto avviene con la tecnologia CAM, l’utilizzo di fibre GFRP (Glass Fiber Reinforced Polymer) permette l’utilizzo di malte a base di calce compatibili con la struttura esistenti e che lasciano le murature libere di traspirare. Il consolidamento delle connessioni verticali parete-solaio risulta essere particolarmente importante per andare a contrastare quei fenomeni locali di cinematismo analizzati nel capitolo precedente. A questo fine si propone l’inserimento di barre in acciaio sagomate a 45° all’interno della soletta esistente, impedendo così lo sfilamento degli elementi nei confronti delle azioni dinamiche orizzontali. I riempimenti delle porzioni di soletta in calcestruzzo demolite, così come il foro nella muratura eseguiti per l’inserimento degli spezzoni in acciaio sono poi richiusi attraverso un riempimento a matrice cementizia additivata. Sopra il livello della soletta inoltre si propone la posa di
una rete preformata in GFRP annegata in una soletta di spessore variabile tra i 2 e 4 cm che serve a ripartire l’azione delle forze sismiche orizzontali all’interno del piano. Riguardo alla copertura della sala teatrale, in fase di intervento è necessario andare a visionare puntualmente il grado di vetustà degli elementi lignei costituenti le orditure del sistema, così da valutare se di questi è necessaria o meno la sostituzione integrale. In caso negativo, in letteratura sono descritti diverse tipologie di intervento che possono essere adoperate sulle strutture portanti in legno al fine del loro reimpiego nell’edilizia. Operativamente, gli interventi sulla copertura riguardano: • smontaggio del manto di copertura e pulitura degli elementi in laterizio da agenti patogeni; • smontaggio e rimozione delle pianelle e delle tavelle in laterizio; • sostituzione delle travi e dei travicelli ammalorati; • pulitura e consolidamento degli elementi lignei;
• trattamenti con sostanze ignifughe delle strutture in legno; • miglioramento delle connessioni tra orditure primarie e secondarie con l’inserimento di viti metalliche; • inserimento di barre in acciaio tra le travi lignee e le strutture murarie; • ripristino del sistema di copertura. Per il consolidamento delle travi si può intervenire con l’inserimento di lamine metalliche nelle porzioni danneggiate. Laddove le parti degradate abbiamo dimensioni considerevoli, rimosse con lo scalpello e regolarizzatene le cavità è possibile effettuare dei riempimenti con mattoncini di legno con l’iniezione di resine epossidiche; dopo di ciò è possibile ancora eventualmente inserire lamine metalliche di irrigidimento. Sulle aree fratturate è possibile intervenire attraverso l’inserimento di viti ortogonali alla frattura e staffe di cerchiatura che evitino la rottura degli elementi. Riguardo alle teste della trave, queste costituiscono la parte che maggiormente presenta fenomeni di degra-
do a causa del diretto contatto con la muratura. A questo proposito si può intervenire con la ricostruzione delle teste stesse utilizzando mattoncini di legno legate con resine epossidiche o con barre in acciaio e resine. Ripristinate le orditure portanti delle travi è necessario rimettere in opera lo strato di copertura del tetto fedeli ai principi del restauro architettonico. In questo senso la proposta mira a recuperare la forma originaria della copertura andando a realizzare una soluzione più performante. Per fare questo si propongono due tipologie di intervento compatibili con il manufatto esistente. Non riscontrando elementi di pregio storico-artistico nella disposizione delle pianelle e delle tavelle che costituiscono la posa del sistema di copertura se ne propone la completa sostituzione andando a realizzare un sistema completamente ligneo in grado di ridurre i pesi portati propri della struttura. Questa soluzione con53 siste nell’inserimento di un cor-
pagina precedente Ipotesi di intervento sulla copertura. Soluzione con il tetto ligneo: planimetria e nodo tecnologico. Soluzione con il mantenimento delle pianelle in laterizio: nodo tecnologico.
dolo ligneo al di sopra della struttura muraria, ancorato tramite barre in acciaio e riempimenti a matrice cementizia alla muratura. Al di sopra di questo vi sono, saldamente connessi con viti in acciaio inox i travicelli esistenti, su cui viene posato un doppio tavolato ligneo incrociato che va a costituire il piano rigido di impalcato. Quest’ultimo è poi a sua volta collegato alle orditure portanti del tetto4. Il doppio tavolato consente di diminuire i carichi gravanti sulle travi e permette l’utilizzo di connessioni a secco preferibili per la messa in opera e la reversibilità del manufatto. Al di sopra di questo viene realizzata una copertura isolata e ventilata costituita da: strato coibente in poliuretano espanso, listelli lignei per la ventilazione, tavolato in pannelli di faesite, doppia guaina bituminosa ardesiata, manto di copertura in tegole. La copertura isolata e ventilata è particolarmente performante per quanto concerne il regime estivo, andando a creare una microventilazione al di sotto del manto di copertura che evita il surriscaldamento degli strati sottostanti. Inoltre, la ventilazione al di sopra dello strato coibente consente di evitare la formazione di fenomeni di umidità, comunque non frequenti nelle coperture realizzate a secco. La dop-
pia guaina bituminosa è dotata di un rivestimento ardesiato per la messa in opera del manto di copertura, con i due strati che vengono collegati ogni circa cinque filari di tegole così da evitare lo scoperchiamento causato dalle azioni del vento. Lo strato di ventilazione è realizzato con listelli lignei di dimensioni 8x8 cm, andando a predisporre il colmo in laterizio della falda in modo tale da permettere l’uscita dell’aria. L’altra soluzione proposta è quella del riutilizzo del manto di copertura in pianelle e tavelle esistenti. La connessione alla muratura sottostante viene effettuata attraverso un cordolo in muratura armata. Questa tecnologia consente la messa in opera di un intervento più soft rispetto al posizionamento di un cordolo in cemento armato a coronamento della struttura, maggiormente compatibile e comunque in grado di garantire una distribuzione dei carichi lungo la parete.5 Operativamente viene effettuata la rimozione dell’ultima porzione di muratura, la quale viene sostituita con la muratura armata nel cui interno viene realizzato il vero e proprio cordolo. Gli elementi in laterizio costituenti le facce della struttura evidenziano la presenza di elementi diatonali che consolidano il tutto. I travicelli lignei A. Avorio, A. Borri, G. Cangi, Riparazione degli Edifici in Muratura: il “Manuale” della Regione dell’Umbria, atti del IX Convegno ANIDIS di Torino, 1999.
5
Gli elementi in laterizio smontati non vengono demoliti ma sono recuperati per utilizzi alternativi. 4
vi si collegano passando direttamente all’interno, mentre gli elementi in ferro della muratura armata salgono su fino a collegarsi con la soletta che viene realizzata al di sopra dello strato di pianelle. Questa soletta è in calcestruzzo alleggerito con rete al fine di ripartire le azioni e costituire il piano rigido. Al di sopra di questo viene realizzata una copertura isolata composta da: barriera al vapore, strato coibente in poliuretano espanso, doppia guaina bituminosa ardesiata, manto di copertura in tegole. Entrambe le soluzioni tecnologiche proposte permettono un aumento delle prestazioni termiche dell’edificio, nonché la creazione di un piano rigido ben collegato alle strutture murarie sottostanti, compatibile con l’esistente e in grado di migliorare il comportamento strutturale dell’edificio. In risposta al gravoso problema delle infiltrazioni che storicamente ha riguardato gli ambienti interni del teatro, il doppio strato di guaina posto al di sotto del manto di copertura garantisce una piena impermeabilità dei locali sottostanti.
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Appendice
Postfazione
Le competenze richieste all’architetto sono diventate, in questi anni, sempre più complesse ed articolate. L’architetto deve essere capace non solo di proporre nuove architetture, ma anche di comprendere il valore degli edifici esistenti, di ottimizzarne le potenzialità e di garantirne la sicurezza. La valutazione della sicurezza strutturale, talvolta considerata appannaggio di ingegneri e strutturisti, è quindi entrata a pieno titolo nel novero di competenze di cui l’architetto si deve occupare. E tale competenza passa per un percorso formativo di tipo tecnico che porta a confrontarsi con la meccanica, la scienza e la tecnica delle costruzioni. In questi anni la Scuola di Architettura di Firenze ha affrontato un importante processo di rinnovamento, che ha portato alla messa a punto di percorsi formativi più attuali e al passo con i tempi. Questo processo ha coinvolto tutti gli attori della Scuola, e deve il suo buon esito alla capacità di tutti i docenti di capire l’importanza dell’interdisciplinarità e dei contenuti specifici propri delle discipline dei colleghi. Grazie a questa sinergia, il percorso formativo tecnico si è rafforzato, riuscendo a fornire una preparazione tecnica adeguata alla sfida che il mondo della professione ci pone. L’esperienza del dott. Cardinali è la conferma dell’efficacia dell’offerta formativa della Scuola di Architettura di Firenze. Nel suo lavoro di Tesi ha infatti mostrato di saper comprendere e valorizzare un’opera di architettura valevole e suggestiva, ancorché considerata “minore”, e di saperne, al contempo, valutare la vulnerabilità strutturale. L’analisi eseguita per rappresentare la prestazione sismica del teatro “dell’Accademia dei Rassicurati di Montecarlo” dimostra infatti il conseguimento della capacità critica e della lucidità procedurale che il percorso formativo della Scuola si proponeva di conferire. Marco Tanganelli Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
59
Bibliografia
Avorio A., Borri A., Cangi G. 1999, Riparazione degli Edifici in Muratura: il “Manuale” della Regione dell’Umbria, atti del IX Convegno ANIDIS di Torino. Cangi G., Caraboni M., De Maria A. 2010, Analisi strutturale per il recupero antisismico, Dei, Roma. Cresti C., Zangheri L. 1978, Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento, Uniedit, Firenze. Fabbri F., Gatteschi R., Lugnani A., Magi G., Marrano G., Moretti I., Stopani R., Tomei E. 1988, La Toscana paese per paese, Casa editrice Bonechi, Firenze. Farneti F., Van Riel S. 1975, L’architettura teatrale in Romagna 1757-1857, Uniedit, Firenze. Ferroni P. 1994, Discorso storico della mia vita naturale e civile dal 1745 al 1825, Leo S. Holschki Editore, Firenze. Guarducci A. 2006, Trame nello spazio. Quaderni di geografia storica e quantitativa, All’insegna del Giglio, Firenze, vol. II. Guarducci A. 2009, L’utopia del catasto nella Toscana di Pietro Leopoldo: la questione dell’estimo geometrico-particellare nella seconda metà del Settecento, All’insegna del Giglio, Borgo San Lorenzo. Milano L., Mannella A., Morisi C., Martinelli A. 2011, Schede illustrative dei principali meccanismi di collasso locali negli edifici esistenti in muratura e dei relativi modelli cinematici di analisi, allegato in Linee guida per riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni, a cura di M. Dolce, G. Manfredi, Doppiavoce, Napoli.
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61
Indice
Presentazione Silvio Van Riel
5
Inquadramento territoriale, storico e urbanistico
7
Indagine documentale sul Teatro
13
Il rilievo geometrico architettonico, lâ&#x20AC;&#x2122;individuazione dei materiali e del loro stato di conservazione
25
Il rilievo geometrico strutturale con lâ&#x20AC;&#x2122;analisi dei nodi e dei collegamenti
35
Caratterizzazione meccanica dei materiali e valutazione strutturale
41
Progetto di restauro e riabilitazione strutturale
51
Postfazione Marco Tanganelli
59
Bibliografia
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Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze Novembre 2017
Il presente studio di tesi ha come oggetto la valutazione delle prestazioni strutturali di un teatro settecentesco, vero e proprio monumento della comunità in cui è inserito. L’edificio, inserito in due schiere urbane collegate dai cortili interni, è stato realizzato a partire dal XVIII secolo all’interno di abitazioni preesistenti, su progetto dell’ingegnere granducale Antonio Capretti. Nel corso dei secoli il teatro ha subito interventi e ampliamenti soprattutto alla ricerca di nuovi spazi di servizio alla funzione principale. Tra il 1967 e il 1973 la sala teatrale è stata oggetto di opere che hanno interessato il sistema dei palchi e la volta della platea e che hanno portato all’inserimento di strutture in acciaio di sostegno. Lo studio ha approfondito la valutazione delle prestazioni dell’edificio che ospita la sala teatrale, in quanto rappresenta la parte più antica del teatro e quella dove gli interventi del secolo scorso hanno determinato un maggior grado di incertezza. Vieri Cardinali, Firenze, 1992. Formazione musicale, Laurea in Architettura (2017) con una tesi dal titolo Il Teatro dell’Accademia dei Rassicurati: valutazione delle prestazioni strutturali premiata con lode e dignità di pubblicazione; il progetto è stato segnalato in occasione del terzo Premio Carlo Pucci nella categoria restauro architettonico. Attualmente partecipa al programma di Dottorato in Architettura presso il DIDA (XXXIII ciclo, curriculum Strutture e restauro dell’Architettura e del patrimonio culturale), e svolge attività di ricerca sia in ambito accademico, su tematiche relative a restauro ed analisi strutturale, che musicale, nella costante ricerca di un punto di equilibrio tra background classico ed esplorazione di linguaggi moderni.
ISBN 978-88-3338-002-5
9 788833 380025