Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
Susanna Cerri
It is necessary to understand the role played by form and content and to be aware that graphic design is also comment, opinion, point of view and social responsibility. Designing is much more than assembling, ordering or modifying: it is about adding value and meaning, illuminating, simplifying, clarifying, changing, elevating, staging, persuading and even entertaining. Design is the beginning and the end, the process and the fruit of the imagination. Paul Rand
Contenuto e Forma
Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
Susanna Cerri con i contributi di Jacopo Ammendola Gianluca Buoncore Silvia Cattiodoro Giacomo Dallatorre Gaia Lavoratti Vittoria Niccolini Maddalena Rossi Alice Trematerra
Contenuto e Forma
Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale Susanna Cerri con i contributi di Jacopo Ammendola Gianluca Buoncore Silvia Cattiodoro Giacomo Dallatorre Gaia Lavoratti Vittoria Niccolini Maddalena Rossi Alice Trematerra
Il volume è l’esito di un progetto di ricerca condotto dal Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del Dipartimento DIDA con il sistema di double blind review. Tutte le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura DIDA sono open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale. Tutto il materiale presentato in questa pubblicazione scaturisce della ricerca portata avanti dal 2012 al 2020, all’interno del Didacommunicationlab. La pubblicazione è frutto di una riflessione dell’autore, condivisa con tutti coloro che a vario titolo – borsisti di ricerca, assegnisti di ricerca, tirocinanti – hanno collaborato ai progetti. A questo fine l’autore ha concepito un volume dove a fianco del proprio contributo trovano spazio i contributi dei dottorandi che coniugano ricerca e pratica all’interno del Laboratorio. Ai fini dell’attribuzione accademica sono segnalati i nomi degli autori dei singoli contributi. Gli articoli sono illustrati, oltre che dalle foto funzionali ai singoli testi, da una narrazione documentaria a cura dell’autrice, che illustra i lavori realizzati all’interno del Laboratorio, abbinandoli ai temi di ricerca dei singoli dottorandi. Si ringraziano tutti coloro che a vario titolo hanno partecipato ai progetti e alla loro documentazione: Dario Borruto, autore della quasi totalità delle foto pubblicate, Benedetta Bizzarri, Donatella Cingottini, Giulio Emanuele Fusco, Nicola Garruccio, Federica Giulivo, Alessanda Marianelli, Ambra Quercioli, Lorenzo Quercioli e Vanessa Staccioli. Un ringraziamento particolare a Stefano Franci,Giuseppe Gulizia, Giuseppe Lotti, Giulia Maraviglia, Saverio Mecca e Carlo Sorrentino il cui contributo a vario titolo è stato fondamentale per la nascita del Laboratorio di Comunicazione.
L’immagine di copertina è stata gentilmente concessa per l’uso dal 35esimo premio internazionale alla miglior sceneggiatura “Sergio Amidei” (www.amidei.com) Visual identity and Graphic Design by Think Work Observe (www.t-wo.it)
progetto grafico Susanna Cerri
didacommunicationlab
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze
La carta “Africa” pubblicata alla pagina xx appartenente alla Biblioteca Riccardiana è stata gentilmente concessa per la riproduzione dalla direttrice Francesca Gallori Le fotografie alle pagine 446, 448 e 449 sono di Itaca Freelance tratte dal volume Lotti G., Debora Giorgi (2017), Le cose degli altri. Racconti migranti attraverso gli oggetti, Didapress, Firenze. Le fotografie alle pagine 468, 470-471 sono di Maurizio Buscarino, realizzate per lo spettacolo Eineide della Compagnia della Fortezza di Volterra.
Stampato su carta Fedrigoni Arena Rought
didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2020 ISBN ISBN 978-8833-38-104-6
Tutti contenuti del volume sono stati redatti rispettandone le fonti, che sono accuratamente citate. Nei casi in cui non è citata la fonte si tratta di immagini largamente diffuse su internet, ritenute di pubblico dominio.
Tutto il materiale scritto è disponibile sotto la licenza Creative Common Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 4.0. Significa che può essere riprodotto a patto di citare l’autore, di non usarlo per fini commerciali e di condividerlo con la stessa licenza. Le immagini utilizzate rispondono alla pratica del fair use (Copyright Act, 17 U.S.C., 107) essendo finalizzate al commento storico critico e all’insegnamento.
Indice Introduzione 9 Saverio Mecca Presentazione 15 Giuseppe Lotti Didacommunicationlab. Un cantiere di sperimentazione interdisciplinare tra teoria e pratica della comunicazione Susanna Cerri
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La cultura del progetto tra comunicazione visiva e architettura Jacopo Ammendola
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Fare spazio con le parole. Dalla costruzione dello spazio allestito alla sua rappresentazione in forma editoriale Silvia Cattiodoro
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Sintassi del wayfinding: spazi, contenuti e nuove sfide Vittoria Niccolini
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Spazio costruito/spazio percepito 300 Gianluca Buoncore La passeggiata nel Campus 336 Giacomo Dalltorre Disegno dell’architettura e grafica editoriale. Il disegno comunica, ma come si comunica un disegno? Gaia Lavoratti
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Identità migrante. Nuove narrazioni per territori ospitali Maddalena Rossi
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La città e i segni. Il ruolo del design nella costruzione del linguaggio delle città Alice Trematerra
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Design is the method of putting form and content together. Paul Rand
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saverio mecca
Il laboratorio come ambiente creativo
direttore dipartimento di architettura università di firenze
The laboratory as a creative environment
Spesso pensiamo che la creatività sia un dono naturale, ma la ricerca ha dimostrato che la creatività è un’abilità che può essere insegnata, praticata e sviluppata. Il mondo ha bisogno di penWe often believe that creativity satori creativi in tutte le discipline, persone is a natural gift, yet research has in grado di affrontare sfide complesse e sviproven that creativity is a skill that can be taught, practiced and de- luppare soluzioni innovative e il progetto è il veloped. The world needs creative thinkers in all disciplines, people luogo umano, cognitivo e sociale dedicato. capable of addressing complex Il pensiero progettuale ad architettura è sochallenges and develop innovative solutions, and design is the hu- stenuto da una metodologia complessa che man, cognitive and social activity guida gli studenti attraverso un processo di devoted to this. Project-related thought in archi- studio dei problemi incentrato sull’uomo, tecture is supported by a com- dall’immaginazione e generazione di idee atplex methodology which guides students through a process of traverso un ragionamento basato su casi, un studying problems which is human-centred, from the conception processo ricorsivo di ‘prove ed errori’ e una and generation of ideas through sperimentazione metodica e critica per defia reasoning process that is casebased and follows a system of ‘trial nire e risolvere i problemi in modo creativo. and error’, as well as critical and methodical experimentation for defining and solving problems in a creative manner. Our department’s educational system has traditionally focused on developing in students a ‘divergent thought’, aimed at the conception of open-minded innovative projects, as well as at finding multiple solutions to open and non-formalised problems and to assess them through reflection: these are the types of open and complex problems which they will have to address in their future careers as architects, designers, urban planners or landscape architects.
Il sistema educativo del nostro dipartimento si concentra tradizionalmente sulla formazione degli studenti ad un ‘pensiero divergente’, a concepire progetti innovativi open minded, a come trovare soluzioni multiple a problemi aperti e non formalizzati, valutarle riflessivamente: sono questi i tipi di problemi aperti e complessi che dovranno affrontare nelle loro future carriere come architetti, designer, urbanisti, paesaggisti e più generalmente progettisti.
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In order to strengthen this objective, during these first years in the life of the department we have worked to create and offer to the students and teachers a system of laboratories understood as a vast and articulated creative environment, an ecosystem of innovation-oriented knowledge capable of supporting students and young researchers, as well as the academic staff of the University of Florence in their search to explore, conceive and design the future world. Our aim is to stimulate the innovative capacity of the young architects, designers, architects, urban planners and landscape architects not only through courses, both theoretical and applied but also, increasingly, through the network of laboratories of the DIDALABS system with the support of teachers and researchers. These laboratories offer an environment of collaboration and interaction between peers, as well as the technological resources necessary to the research projects and to knowledge-transfer, in accordance with the public engagement principles that characterise the Department. In 2012 we began with the construction of a system of laboratories which would be active in parallel to the academic courses, with the purpose of providing support to the courses and to complete and almost substitute them towards the end of the academic programmes. Laboratories understood as places where research, educational training and knowledge transfer are combined in proportions that vary depending on the requirements of both education and research. To this day the DIDALABS system includes more than 30 laboratories focused on a series of basic and specific research topics, both in support of technology and of project-related research: of these, the Communications Lab, to which Susanna Cerri, Giuseppe Lotti and myself have dedicated passion and commitment, is perhaps the
Per rafforzare questo obiettivo abbiamo lavorato in questi primi anni del dipartimento per creare ed offrire agli studenti e ai docenti un sistema di laboratori inteso come un grande e articolato ambiente creativo, un ecosistema di conoscenza orientato all’innovazione che fosse capace di sostenere gli studenti e i giovani ricercatori e i docenti dell’Università di Firenze nella loro ricerca di esplorare, immaginare e progettare il mondo futuro. L’obiettivo che stiamo perseguendo è stimolare la capacità innovativa dei giovani architetti, designer, architetti paesaggisti e urbanisti non solo con i corsi disciplinari e applicativi, ma, in misura crescente, con la rete di laboratori del sistema DIDALABS animati da docenti e ricercatori, che costituisca un ambiente di collaborazione e interazione tra pari con le risorse tecnologiche necessarie nell’ambito di progetti di ricerca, di trasferimento di conoscenze in un orientamento di public engagement che caratterizza il Dipartimento. Dal 2012 abbiamo avviato la costruzione di un sistema di laboratori paralleli ai corsi con l’obiettivo di sostenerli e integrarli e quasi sostituirli nelle fasi finali dei percorsi formativi, laboratorio come
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most fully achieved, also in terms of its scope and range, thanks to its interaction and collaboration with the University. The experience of these years has confirmed to what extent training in creativity and innovation and the valorisation of individual talents requires both project-oriented knowledge and education, as well as an open environment where connection and collaboration, the sharing of visions and of the different competences are the key words. We believe that when we are capable of creating and managing such a ‘fluid’ community which brings together the right blend in terms of the diversity of people, knowledge and cultures, with shared intentions and similar values, we also open the possibility for generating innovative and effective projects and for training good designers.
luoghi in cui ricerca, formazione e trasferimento di conoscenze sono integrati con una proporzione che varia in base alle esigenze formative e di ricerca. Ad oggi il sistema di laboratori DIDALABS è composto da oltre 30 laboratori su tutti gli argomenti di ricerca di base e specifici, sia a supporto delle tecnologie che della ricerca progettuale: il Laboratorio di Comunicazione, a cui Susanna Cerri, Giuseppe Lotti ed io abbiamo dedicato passione e impegno, è forse In creating the Communications il più compiutamente realizzato, anche per la Laboratory we attempted to provide all the necessary support dimensione che ha raggiunto, grazie all’inteto innovation, including physical razione e collaborazione con l’Ateneo. safety, transparency, empathy, compassion, connection and op- L’esperienza di questi anni ci ha confermato portunities for creative production, for valorising the individual talents quanto la formazione in materia di creatività e which can have a deep impact on innovazione e di valorizzazione dei talenti inthe world and on the young people who are trying to construct and in- dividuali abbia bisogno sia della conoscenza novate it. e della formazione orientate al progetto, sia In the field of the project, experimentation and training cannot be di un ambiente aperto in cui connessione e separated from the profession collaborazione, condivisione di visioni e delle itself and from the qualities it demands: the laboratories, both due diverse competenze siano le parole chiave. to the inseparable intertwining of research, education and knowl- Pensiamo che quando riusciamo edge transfer, and to the strategic a creare e gestire una tale comuorientation toward cooperation with society at large and with pub- nità ‘fluida’ che riunisca il giusto lic institutions from a standpoint of insieme di diversità di persone, public responsibility, are places of di conoscenze, di culture, con inhigh professionalism. tenzioni condivise e valori simili, allora apriamo la possibilità che nascano progetti innovativi ed efficaci e si formino buoni progettisti. Nel creare il Laboratorio di Comunicazione abbiamo cercato di fornire tutto il supporto necessario per l’innovazione, inclusi sicurezza fisica, trasparenza, em-
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
This volume gathers the results of this adventure. We produce it with the purpose of sharing it with our readers, to reflect, each and every one of us and those who contributed to the projects undertaken, so as to offer a critical evaluation of the work carried out. All of us, teachers, fellows and research assistants, wish to express our gratitude and appreciation to Susanna Cerri for her exceptional contribution, for her constant generosity, and for motivating every moment and every project undertaken over these years with professionalism, a passion for research and a desire for continuous improvement.
patia, compassione, connessione e opportunità per la produzione creativa, per valorizzare i talenti individuali che possono avere un profondo impatto sul mondo e sui giovani che quel mondo stanno cercando di costruire e innovare. Nell’ambito del progetto, la ricerca, la sperimentazione, la formazione non può separarsi dalla professione e dalla qualità che si richiede: i laboratori, sia per l’inscindibile intreccio di ricerca, formazione e trasferimento sia per l’orientamento strategico di cooperazione con la società e le istituzioni pubbliche prioritariamente in una visione di responsabilità pubblica, costituiscono anche luoghi di professionalità alta. Questo volume raccoglie i risultati di questa avventura, lo produciamo per condividerlo con i nostri lettori, per riflettere noi stessi e tutti coloro che hanno contribuito ai progetti realizzati, per consegnare un bilancio, anche critico del lavoro svolto. Tutti noi, docenti e assegnisti e borsisti, penso che dobbiamo esprimere la nostra gratitudine e apprezzamento per l’eccezionale contributo di Susanna Cerri, che ha animato ogni momento e ogni progetto di questi anni, con professionalità, passione di ricerca e di continuo miglioramento e incessante generosità.
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giuseppe lotti
direttore scientifico Didacommunicationlab
DidacommunicationLab. Un racconto DidacommunicationLab: a narrative
Over 10 years ago, together with
Mecca we began to reflect Più di 10 anni fa con Saverio Mecca abbiamo comincia- Saverio on the necessity to strengthen the to a riflettere sulla necessità di rafforzare l’identità e la identity and communication of the recently created Department of comunicazione del Dipartimento di Architettura dell’Uni- Architecture of the University of versità di Firenze appena creato. Erano gli anni dell’ap- Florence. Those were the years in which the Gelmini reform was beplicazione della riforma Gelmini che, tra l’altro, ha porta- ing implemented, defining, among things, the central role of to a definire il ruolo centrale dei dipartimenti all’interno other departments within universities, delle strutture universitarie, ma anche gli anni dell’affer- but also the years of affirmation of private schools, especially in some marsi, soprattutto in alcuni settori, delle scuole private, fields, with their high communicacon la loro capacità elevata di comunicazione spinta da- tion capacity fostered by large investments. gli ingenti investimenti. It is thus that we began to look Così abbiamo cominciato a guardarci intorno, abbiamo around us and determined benchmarks in terms of communication definito un benchmarking di strutture di riferimento in efficiency among other institutions reference, especially foreign termini di efficacia comunicativa, soprattutto all’estero, of project-oriented schools, such as con le università del progetto su tutte – dalla Ual - Uni- the University of the Arts of London and the Design Academy of versity of the Arts London alla Design Academy di Ein- Eindhoven. Our intuition found immediate supdhoven. port and encouragement from the La nostra intuizione ha trovato appoggio e rilancio im- former Communications Director mediato da parte dell’allora Delegato alla Comunicazio- for the University of Florence, Carlo Sorrentino. It was immediately ne dell’Università di Firenze, Carlo Sorrentino. È subi- clear that the communication of the would necessarily be to apparso chiaro che la comunicazione del Dipartimen- Department part of the revision and strengthto non poteva che rientrare all’interno di una revisione ening of the communication of the university as a whole, which was e rafforzamento della comunicazione dell’intero Ateneo, also undergoing a process of reorimpegnato nella riorganizzazione implicata dal Decreto ganisation in order to comply with the above-mentioned reform. sopra ricordato. Based on this initial benchmarkwe organised a first design Muovendo dal benchmarking di riferimento abbiamo or- ing, workshop aimed at determining ganizzato un primo workshop progettuale finalizzato a possible intervention scenarios – the restyling of the logo, internet definire possibili scenari di intervento – restyling del lo- communication, the role of social go, comunicazione internet, ruolo dei social, wayfinding, media, wayfinding, merchandismerchandising… – con il coinThere are no formulas in creative volgimento di studenti dei Corsi di Lauwork. I do many variations, which is a question of curiosity. I arrive at rea in disegno Industriale e Magistrale in many different configurations-some Design.
just slight variations, others more radical-of an original idea. It’s a game of evolution. Paul Rand
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
ing, etc. - with the participation of the students in the undergraduate courses of Industrial Design and the MA in Design. The complexity of the subjects involved immediately revealed the need to create a structure capable of intervening in a systematic and organic manner on the various scales of communication. It is thus that in 2012 the Communications Laboratory, later to be rechristened as Didacommunicationlab, came into existence under the technical coordination of Susanna Cerri, an experienced graphic designer, guided by a spirit of curiosity that is always open to experimentation and research. We began slowly, with a few research fellows and gradually the group increased until reaching the current numbers of over 20 people among research fellows, assistant researchers, PhD students and trainees who form the various levels of the didactic and research organisation. Researchers and designers with different training and skills: from communication design to product design; from architecture to urban planning and landscape design, thus representing the various ‘souls’ of the Department, ‘covering’ the complexity of
La complessità delle tematiche coinvolte ha reso subito evidente la necessità di creare una struttura in grado di intervenire in maniera sistematica ed organica alle diverse scale della comunicazione. Nel 2012 è nato così il Laboratorio di Comunicazione, poi diventato Didacommunicationlab, il cui coordinamento tecnico è stato affidato a Susanna Cerri, graphic designer di esperienza collaudata, ma anche progettista curioso sempre aperto alla sperimentazione e ricerca. Siamo partiti piano, con pochi borsisti di ricerca e, via, via il gruppo si è fortemente consolidato fino ad arrivare al numero attuale di più di 20: assegnisti di ricerca, borsisti, dottorandi, stagisti, a ricreare i diversi livelli dell’organizzazione di ricerca e didattica. Ricercatori e progettisti con formazione e competenze diverse: dal communication design al design di prodotti; dall’architettura all’urbanistica, all’architettura del paesaggio, a rappresentare le diverse anime del Dipartimento, “coprendo” la complessità della tematica. Una varietà di figure, non così scontata, ma che, nella interdisciplinarietà, rappresenta una grande ricchezza sul piano scientifico e in relazione alla capacità di intervento. E, al tempo stesso, un modello di trasmissione delle conoscenze: nel tempo chi continuerà a lavorare al Laboratorio accrescerà le proprie competenze, acquisendo incarichi e ruoli; chi affronterà il mondo del lavoro lo farà con una base di coscienze ef-
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ficacemente spendibile. Attualmente il DIDAcommunicationlab opera sui diversi aspetti della comunicazione: • l’editoria con la promozione delle collane del Dipartimento – DIDApress - che ad oggi hanno visto la pubblicazione di più di 100 libri, ma anche il collegamento a livello di Ateneo con Fup – Firenze University Press; • la comunicazione dei tanti eventi promossi, quasi ogni giorno, dal Dipartimento a livello di convegni, seminari, workshop, mostre… e le iniziative centrali come i Dottorati, la DIDAresearchweek, stradESIGN; • la comunicazione internet e social del Dipartimento. E a livello di Ateneo: • la comunicazione relativa all’orientamento, gli open day, con la produzione dei booklet delle diverse Scuole e del relativo merchandising; • l’immagine di tutti i siti e dei social; • il wayfinding dei 4.000 spazi di didattica e ricerca; • la comunicazione complessiva del Sistema Museale di Ateneo. Tutto questo in rapporto strettissimo con gli Uffici di Comunicazione di Ateneo, in ottica di assoluta condivisione e complementarietà. Ma Didacommunicationlab svolge anche lavori per l’esterno: dal Ministero dell’Università e della Ricerca, ad ammi-
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Susanna Cerri Il DidacommunicationLab. Un cantiere di sperimentazione interdisciplinare tra teoria e pratica della comunicazione
themes. A remarkable variety of figures which as a result of their inter-disciplinary nature, represent a great asset both in scientific terms and in relation to the capacity for intervention. And, at the same time, a model of knowledge-transfer: with the passage of time, those who continue working in the Laboratory will increase their skills, acquiring responsibilities and roles; and those who enter the labour market will do so with a knowledge and awareness which can be efficiently put into practice. DIDACommunicationLab currently operates on several aspects related to communication: • publishing, with the promotion of the Department’s series - DIDApress - which to date has resulted in the publication of more than 100 books, but also the connection, at the University level, with FUP - Firenze University Press; • the communication of numerous events, almost on a daily basis, promoted by the Department and including conferences, seminars, workshops and exhibitions, as well as of core initiatives such as the PhD programmes, the DIDAresearchweek, and stradESIGN; • the Department’s internet and social media communication. And at the University level: • communication regarding vocational orientation and open days, through the production of booklets for the various Schools and their respective merchandising; • the image of all sites and social media; • the wayfinding system for the 4,000 educational and research spaces; • the overall communication apparatus for the University Museum System. All of this undertaken in close connection with the Communication Offices of the University in a spirit of sharing and complementarity. However, Didacommunicationlab also carries out work for external clients: for the Ministry of Education, Universities and Research,
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FEBBRAIO AULA 401
Santa Teresa via della Mattonaia 8, Firenze
DIDA RESEARCH PREVIEW
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nistrazioni locali come il Comune di Prato, fino a realtà nazionali come Minit, Cluster nazionale del Made in Italy, o culturali come Il Festival dei Popoli. Ciò lavorando su un difficile confine, quello tra ricerca e professione che, da una parte, permette di tenere allocal administrations such as the to il livello di sperimentazione, di collegamento con Municipality of Prato, national entities such as Minit (Cluster nazio- le esperienze più avanzate a livello internazionale e, nale del Made in Italy), as well as dall’altra, garantisce concretezza, velocità di riposta, cultural institutions like the Festival operatività, sempre più richieste. dei Popoli. All of which is accomplished while working on the difficult boundary Questo è quello che abbiamo fatto in questi anni, between research and the pro- con risultati interessanti. fession itself, which, on the one hand, allows us to maintain a high Altre sfide aspettano il DIDAcommunicationlab: la level of experimentation, as well necessità di un continuo aggiornamento di fronte as of connection with the most advanced experiences at the in- all’evoluzione tecnologica; il contributo del design e, ternational level and, on the other in particolare della comunicazione alle nuove ed imensures concreteness, swiftness of response and operativeness, pellenti sfide sociali ed ambientali; gli scenari di Imaspects which are increasingly in presa 4.0, dall’internet of things alla realtà aumentata demand. e virtuale, con un mix più evidente tra comunicazioThis is what we have done over these past few years, with interest- ne, prodotto e servizio ancora da sperimentare nella ing results. sua complessità. Other challenges await the DIDAcommunicationlab: the need for a Su tutto ciò il laboratorio si confronterà nei prossicontinuous updating and upgradmi anni; altri docenti e ricercatori daranno il loro coning as a result of technological evolution; the contribution of design tributo nel coordinamento, ricerca e progetto, conand in particular of communication to the new and impelling social and tinuando a praticare l’approccio sperimentale, maenvironmental challenges; the En- turo e critico che ha contraddistinto fino ad oggi DIterprise 4.0 scenarios, from the internet of things to augmented and DAcommunicationlab. Ricordando con Massimo Vivirtual reality, with an increasingly gnelli che “Non c’è design senza disciplina. Non c’è evident blend between communication, product and service, yet to disciplina senza intelligenza.” be tested in its overall complexity. The Laboratory will confront itself with all of this over the coming years, and although other teachers and researchers will contribute to the coordination, research and project-related activities, the DIDAcommunicationlab will continue to put into practice the experimental, mature and critical approach that has distinguished it to this day. As Massimo Vignelli succinctly put it: “There is no design without discipline. There is no discipline without intelligence.”
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Perché mai il design dovrebbe essere neutrale? Il design trasforma, ed ogni atto di trasformazione porta in sé la propria responsabilità culturale, ecologica, sociale e dunque fondamentalmente politica. La neutralità è l’espressione politica della sottomissione del design all’ideologia del marketing e del liberalismo, dunque a modi di vivere nei quali noi non siamo considerati altro che consumatori. Non è questo il mondo che m’interessa, non è il mondo per cui lavoro. Ruedi Baur
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“La cultura di un paese si misura dalla cultura dall’ultimo uomo di quel paese, è la media che conta. Compito e dovere di ogni persona è di fare pubblicità alla cultura”. A.G. Fronzoni
Didacommunicationlab. Un cantiere di sperimen interdisciplinare tra teor della comunicazione
. ntazione ria e pratica
susanna cerri
Didacommunicationlab. An inter-disciplinary experimental worksite between theory and practice of communication
Il volume restituisce una panoramica dei lavori portati avanti dal Didacommunicationlab del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, che opera per la ricerca, la formazione e il trasferimento di conoscenze nell’ambito della comunicazione visiva. È necessario, prima di descrivere le attività portate avanti dal Laboratorio, compiere una operazione preliminare, tentando di profilare l’oggetto della sua riflessione e pratica. Il Laboratorio si occupa, come il suo stesso nome denuncia, di comunicazione, intendendo qui con tale locuzione quell’attività volta ad organizzare e strutturare le informazioni in modo che le stesse riescano a comunicare La preparazione dello studente di grafico sinteticamente e velocemente un messaggio oggi deve essere culturale per poter progetThis book presents an overview of definito ed intenzionale. tare modelli validi per domani […] Grafici non the work undertaken by the Dida- All’interno del panorama più educati come artefici delle Arti, non più indirizzati al progetto ispirato “al bel pezzo” communicationlab of the Department of Architecture of the Uni- del design, per indicare la come il pittore di cavalletto, non più come il versity of Florence, which oper“designer” che attraverso il bell’oggetto conates in support of research, ed- disciplina che si occupa forta la società ammalata, […] ma grafici che ucation and knowledge transfer specificamente di comusentano responsabilmente il valore della coin the field of visual communication. It is necessary, however, be- nicazione, sono state for- municazione visiva come mezzo che contrifore describing the activities carbuisce a cambiare in meglio le cose peggiori. ried out by the Laboratory, to de- giate, in diversi tempi e in Grafici modesti, lavoratori tra masse di gente lineate the purpose of its reflection diversi contesti cultura- semplice che ha il diritto di partecipare alla and practice. The Laboratory is involved, as its name clearly puts it, li, varie definizioni, spes- comunicazione, alla cultura, al sapere, alla gestione sociale. Grafici che sentano che la with communication, understood so indistintamente utiliz- tecnica è un mezzo per trasmettere cultura as those activities aimed at organising and structuring information in zate dai maggiori profes- e non strumento fine a se stesso per giustisuch a way that the intended and contemporanei ficare la sterilità del pensiero o peggio per specific messages are concisely sionisti and swiftly communicated. With- del settore. Graphic de- sollecitare inutili bisogni, per continuare a progettare macchine, teorie, mostre, libri e in the field of design, several definitions, often used indistinctly by sign, communication de- oggetti inutili. the top professionals in the sector, Albe Steiner have been coined at different mo- sign e visual design sono ments in time and different cultural formule e locuzioni che, aldilà delle specifiche inflessioni, contexts to indicate the discipline that deals specifically with com- indicano comunque, in generale, pratiche e strumenti al munication. Graphic design, communication servizio della comunicazione, che servono per persuadedesign and visual design are all re, informare, identificare, motivare, migliorare, organizformulas and terms which, beyond their specific inflections, in- zare, coinvolgere, trasportare o trasmettere molti livelli di dicate those practices and tools significato e che, attraverso la gerarchizzazione dei conat the service of communication which are used to persuade, inform, identify, motivate, enhance, organise, involve, carry or transmit numerous levels of meaning and which, through a hierarchic ordering of contents, manage to
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
tenuti, riescono ad enfatizzare alcune informazioni piuttosto che altre, per aiutare la comprensione del messaggio o la navigazione nel racconto. Possiamo forse meglio chiarire l’ambito di intervento e applicazione del Didacommunicationlab rifacendosi alle parole di Giovanni Anceschi, designer e accademico italiano: “forse semplicemente ordinare le parole in una sequenza può essere d’aiuto. Prima, appunto, grafica (col suo richiamarsi al laboratorio pre e protostorico della nascita della scrittura, del tracciare e dello scrivere), poi graphic design (che potrebbe essere la definizione dell’attività sistemica a partire da Gutenberg, da Manuzio, da Griffo), poi il termine visual design (che significa un’estensione della disciplina della progettazione di tutti gli artefatti, non più solo scritti, ma in generale destinati ad una funzione visiva) e inÈ necessario comprendere il ruolo svolto da fine, subito dopo, l’espressione comunicazioforma e contenuto ed essere consapevoli che ne visiva, che oramai non designa più una prola grafica è anche commento, opinione, punfessionalità progettuale ma un campo, il camto di vista e responsabilità sociale. Progettare è molto più che assemblare, ordinare o modi- po sterminato della pro- emphasise some information over ficare: significa aggiungere valore e significa- duzione e servizi della co- other, so as to help understanding the message or navigating the narto, illuminare, semplificare, chiarire, cambiare, elevare, portare in scena, persuadere e perfino municazione, dell’emis- rative. The field of application and intervention of the Didacommunidivertire. Il design è l’inizio e la fine, il processo sione e della ricezione dei cationlab can perhaps be better e il frutto dell’immaginazione. messaggi. Comprenden- clarified by referring to the words of the Italian designer and acado inoltre tutte le strategie demic Giovanni Anceschi: “perPaul Rand simply ordering the words in e tutte le tecniche, tutti gli artifici e tutti i semilavorati che haps a sequence can be of help. First of concorrono alla loro realizzazione” (Anceschi, 2010). È in all, graphics (with its reference to the pre- and proto-historical laboquest’ultima declinazione che possono rientrare le mol- ratory from which tracing and writoriginated), then graphic deteplici attività portate avanti all’interno del Didacommu- ing sign (which could be the defininicationlab, di cui meglio diremo più avanti, ma che so- tion of the systemic activity initiated by Gutenberg, Manutius and stanzialmente si confrontano con la grafica intesa come Griffo), followed by visual design la materia della raffigurazione e della configurazione, tra- (which means an extension of the discipline which concerns the desversale e funzionale rispetto a tutte le discipline del pro- sign of all artefacts, not only written but also destined to a visual getto. In tale ottica risulta comprensibile come l’aumento function) and finally and immedidi complessità della realtà contemporanea imponga al- ately following, the expression visual communication, which no lonla comunicazione visiva un ampliamento del proprio rag- ger designates a skill but rather field, the boundless field of the gio di azione, andandosi ad occupare di fotografia, illu- aproduction and services of comstrazione e grafica editoriale, come pure di ambienti vir- munication, of the emission and reception of messages. Including, tuali e di interfacce web, di video, di motion graphic e furthermore, all the strategies and the techniques, all the tricks and animazione 3D; ma anche orientandosi ad accompagna- all all the semi-finished products that re la narrazione di contesti territoriali e culturali (attraver- contribute to their realisation” (Anceschi, 2010). It is in this last defiso operazioni di place branding e wayfinding), a semplifi- nition that the many activities carout by the Didacommunicacare la comprensione di fenomeni e processi complessi ried tionlab, to which we will return lat-
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er on, but which substantially regard graphics understood as the subject matter of the representation and configuration, transversal and functional to all project-related disciplines, can be included. From this point of view it is understand-
La scelta di iniziare accompagnando i primi paragrafi di questo articolo con le immagini di lavori di A.G. Fronzoni, testi di Albe Steiner, e Tomàs Maldonado è derivata dal riconoscimento del loro innegabile ruolo all’interno della definizione stessa della disciplina del Communication design, unita al riconoscimento, documentato dal loro percorso personale, di quanto sia fondamentale il ruolo del designer all’interno dell’iter formativo degli allievi. Un percorso dove Contenuto e Forma si innestano e valorizzano reciprocamente senza pregiudizio, permettendo alla professione di alimentare la ricerca e viceversa. “Nella scuola-bottega in cui insegno vengono spesso giovani a chiedermi dei consigli. Innanzi tutto dico loro che il progettare non deve essere inteso come semplice attività professionale, ma soprattutto, e principalmente un modo di mettersi in relazione con la vita, una scelta di comportamento. Il senso più profondo del progettare non è tanto di costruire una casa, quanto quello di costruire noi stessi. E dico anche a questi giovani che progettare la propria esistenza è un impegno che deve costituire la loro principale preoccupazione: e questo impegno deve essere continuo e totale, non saltuario e relativo” A.G. Fronzoni, «Domus», marzo 1995 25
The choice to begin by accompanying the first paragraphs of this article with images of works by A.G. Fronzoni, texts by Albe Steiner, and Tomàs Maldonado is derived from the recognition of their undeniable role within the very definition of the discipline of Communication Design, combined with recognition, documented by their personal path, how fundamental is the role of the designer within the educational process of the students. A path where Content and Form are grafted and enhance each other without prejudice, allowing the profession to nurture research and vice versa. “In the school-shop where I teach, young people often come to ask for advice. First of all, I tell them that planning must not be understood as a mere professional activity, but above all, and above all a way of relating oneself to life, a choice of behaviour. The deepest meaning of designing is not so much to build a house as to build ourselves. And I also say to these young people that planning their own existence is a commitment that must be their main concern: and this commitment must be continuous and total, not occasional and relative” A.G. Fronzoni, «Domus», March 1995
Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
A livello internazionale, Paula Scher si innesta autorevolmente in questo percorso di relazione professione-formazione e rappresenta una fonte di ispirazione nella relazione tra grafica e spazio pubblico. Internationally, Paula Scher is authoritatively involved in this path of professional-training relationship and represents a source of inspiration in the relationship between graphics and public space.
able how the increase in complexity of contemporary reality imposes on visual communication an expansion of its range of action, involving other fields such as photography, illustration, editorial graphics, as well as virtual environments, web interfaces, video, motion graphics and 3D animation; but also aimed at accompanying the narration of territorial and cultural contexts (through place branding and wayfinding operations), at simplifying the understanding of complex processes and phenomena (through structured infographic tools) and finally at generating relevant impacts on the lives of people (social design) through its actions,. The Laboratory was created in 2012 and throughout the years has undergone a process of growth and progressive shaping and expansion, not only concerning its subject matters and intervention areas, but also its own nature and mission, which has brought it to be what it is today: a space for experimentation that is unique in the Italian context, in which academics, professionals and young researchers meet and interact. The theoretical hub which characterises the reflection and production of the Laboratory regards the relationship between Theory and Practice, a key element in the field of design, which concerns the virtuous circle between thinking and doing, generating a professional and reflective practice based on the virtuous interaction between concrete on-field experience and its theoretical systematisation, thus transforming the knowledge generated by research into knowledge that is useful in terms of production, as well as of the cultural development of society as a whole.
(attraverso strutturati strumenti di infografica) e, infine, a generare, con la propria azione, impatti rilevanti sulla vita delle persone (social design). Il Laboratorio nasce nel 2012 e, negli anni, ha perseguito un processo di crescita e progressiva delineazione e dilatazione, oltre che dei propri oggetti di riflessione e ambiti di intervento, anche della propria natura e missione, divenendo, attualmente, uno spazio di sperimentazione unico in Italia nel suo genere, in quanto concepito come luogo di incontro e confronto tra personalità accademiche, professionisti e giovani ricercatori. Il nodo teorico che caratterizza la riflessione e la produzione del Laboratorio riguarda il rapporto tra Teorica e Pratica, elemento chiave della disciplina del design, che concerne la circolarità virtuosa tra pensare e fare, sollecitando una pratica professionale e riflessiva basata sul virtuoso intreccio tra esperienza concreta sul campo e la sua sistematizzazione teorica, trasformando la conoscenza prodotta dalla ricerca in conoscenza utile ai fini produttivi e al potenziamento culturale della società.
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Susanna Cerri Il DidacommunicationLab. Un cantiere di sperimentazione interdisciplinare tra teoria e pratica della comunicazione
You want people to learn from you if they’re your students and your staff, and you don’t want to cripple them from getting ahead. You want to do your own work and succeed and grow, and you want everyone else around you to do the same thing. Paula Scher
Le parole di Paula Scher, grafica statunitense di fama internazionale, riassumono in poche righe lo stato d’animo di un professionista del graphic design quando si trova a confrontarsi con le logiche e le processualità della ricerca: due mondi, pratica e riflessione scientifica, che, per molte ragioni, non sono necessariamente uno la conseguenza dell’altro. The words of the renowned American I progettisti della generazione di Paula Scher, ma graphic designer Paula Scher sumanche della persona che ha scritto questo contri- marise in a few phrases the state of mind of a professional graphic debuto, non hanno ricevuto un approccio accademi- signer when confronted with the logic and processes of research: two co nell’educazione alla cultura del progetto e la lo- worlds, practice and scientific reflecro formazione è stata in gran parte personale, occa- tion which, for many reasons, are not necessarily one the consequence of sionale, essendo il risultato di incontri e opportuni- the other. The designers from Scher’s to which I myself belong, tà in ambito professionale. Gli uomini e le donne che generation, did not approach the study of the culhanno dato inizio al design grafico negli anni ’40-’50 ture of the project academically and their (our) education was greatly pererano in gran parte autodidatti: questo lavoro pio- sonal, intermittent, and mostly the reof encounters and opportunities nieristico ha dato le basi a una disciplina che è frutto sult found in the professional sphere. The tangibile di una insaziabile curiosità non solo di ar- men and women that started graphic design during the Forties and Fifte e design, ma anche di cultura, scienza, politica e ties were to a great degree self-taught: pioneering work set the bases for storia. L’esperienza sviluppata all’interno del Dida- this a discipline that is the tangible prodcommunicationlab è, in un certo senso, un tentativo uct of an insatiable curiosity regarding not only art and design, but also di colmare il divario tra due mondi, quello della te- science, politics and history. The exoria e quello della professione, non solo attraverso periences developed at Didacommunicationlab are in a certain sense an la formazione (corsi, workshop e seminari), ma an- attempt to bridge the gap between worlds, theory and professional che e soprattutto attraverso la creazione di un ‘luo- two practice, not only through education go’ adeguato dove sviluppare un’esperienza molto (courses, workshops and seminars), but also and especially through the concreta di fecondazione incrociata e vitale tra ri- creation of an adequate ‘place’ for deflessione e pratica. Il Laboratorio è infatti pensato veloping a very concrete experience of come uno spazio in cui teoria critica e scientifica ed esperienza pratica sono correlati da una costante tensione ricorsiva, che permette ai professionisti e ai ricercatori di generare soluzioni progettuali e situate, ovvero calate in contesti concreti, ma originali, in quanto frutto di ponderate riflessioni scientifiche. Questa tensione ricorsiva può essere sintetizzata
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Vittoria Niccolini
Giulio Fusco
Vanessa Staccioli
Gianluca Buoncore
Scienze Estate 16-20 DIDAPRESS 5x1000 UNIFI
Silvia Cattiodoro
Letizia Dipasquale
Dida Research Week 2020
Incontri con la città 15-20
UNIFI corporate identity
Restyling logo UNIFI
Nicola Garruccio
Maddalena Rossi
Benedetta Bizzarri
Simone Spellucci
Ghibertiana
Ruskin
Kickoff
Leonardo Da Vinci
Winter School 2020
Flying Domes
Federica Giulivo
Case. Atlante possibile 88-18
Stradesign
Dida Research Week 2017
Inhabiting modernity
Letterpress workshop
Confini Movimenti Luoghi
Open Session on Landscape
Week zero
Archivia
Alessandra Marianelli
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Ambra Quercioli
Giacomo Dalla Torre
Lorenzo Quercioli
Dario Borruto
Luis Gatt
Jacopo Ammendola
Alice Trematerra
Gaia Lavoratti
Esporre Le Corbusier
DIDA corporate identity
Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
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Salvatore Zocco
Sara Basile
Leonardo Caraffini
Giada Ionà
Luisa Di Pasquale
Nadia Monte
Paola Frascerra
Irene Franzese
Cecilia Marcheschi
Silvia Favero
Daniela Ciampoli
Stefania Aimar
Matteo Zambelli
Francesca Oddo
Filippo Corretti
Ester Iacono
Sara Caramaschi
Susanna Cerri
Michela Bidetti
wayfinding Prato centro
Festival dei Popoli
Ricci 100
Pista ciclopedonale Prato
wayfinding UNIFI
MINIT
EM ADU corporate identity
wayfinding Orto botanico
SCIFOPSI eventi
TEMA legno
progetto MEDICI
Toscana verso EXPO
Natura collecta. Natura exhibita
SMA
Orientamento UNIFI
SITI Scuole
Nuovi siti Dipartimenti
Nuovo sito UNIFI
Inaugurazione Anno Accademico DATE
La notte del Bolero. La scienza svela Ravel
Creatività, conoscenza, cultura.
L’origine della Specie musicale
BRIGHT, La notte dei ricercatori 2016-20
Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
grafico tratto da, graphic from
Trematerra A., Anticipare, Facilitare, Connettere, Orientare. Quando il Communication design governa il processo identitario dei luoghi. Tesi di dottorato in Archittetura, Università di Firenze, 2020.
in uno schema di flusso metodologico articolato secondo il seguente schema: ricerca-apprendere; analisi-elaborare; concept-agire; progetto-realizzare. Il flusso di informazioni e azioni circola all’interno di questo schema molteplici volte all’interno della stessa esperienza progettua- a vital cross-fertilisation between and practice. The Lable. Essere costretti a analizzare i propri processi creativi, reflection oratory is in fact envisaged as a far capire le motivazioni, spiegare i riferimenti, racconta- space where critical and scientific theory on the one hand, and pracre quello che sempre più spesso viene fatto per ‘mestie- tical experience on the other, are re’, costringe ad intraprendere un percorso di riflessione connected by a constant recursive tension which allows both profese quindi di analisi inaspettato e a tratti sorprendente. E sionals and academics to generate design solutions applied to conquotidianamente i vantaggi osmotici di questo rapporto crete contexts, yet also original, in tra teorica e pratica si concretizzano in progetti stimolan- the sense that they are the result of pondered scientific reflections. ti, innovativi, imprevisti, che alimentano la crescita con- This recursive tension can be summarised in an articulated methodThere are so many things that involve design. tinua del progetto. È fon- ological flow chart along the folVirtually everything, if you think about it. I’ve damentale comprende- lowing lines: research-learn; analbeen involved in the public sign commission in re quanto la progettazio- ysis-elaborate; concept-act; project-realise. The flow of information New York City, and everything from the smaland actions within this chart circulest curb to making judgments about neigh- ne continua basata sul- lates many times during the same borhoods and buildings and parks involves de- la ricerca apra le porte a design experience. Being forced to analyse one’s own creative prosign. For me, that was spectacular. If you take progetti nuovi in cui pos- cesses, to make our motives unthat approach and attach it to the whole world, sano confluire tutte le sin- derstood, to explain the referencthere’s really everything, isn’t there? es, narrate what is increasingly doI think the contribution and goal of design is gole esperienze passa- ne as ‘part of the job’, compels really to raise the expectation of what the desius to undertake a process of regn could be. So if you’re thinking about a curb te rigenerando energie e flection, and therefore of an unexand have a prescribed notion of what a curb motivazioni, e quanto tut- pected and occasionally surprisis, there might be a better solution. If you’re to questo sia la base di un ing analysis. And the advantages of this relationship between theodrawing water in an an environment that doery and practice crystallise on a daisn’t have a good methodology for doing it, the- nuovo rapporto tra teoria ly basis in stimulating, innovative, and unexpected projects which re may be a better one that one can conceive e pratica. fuel the continuous growth of the of that solves the problem. That’s the goal. If Attualmente il Laborato- project as a whole. It is essential it’s designing a website for a bank, there can to understand how continuous debe the easiest one to use that hasn’t been de- rio è composto da 22 per- sign based on research opens the signed yet. All those things are the goal. sone tra ricercatori, bor- door to new projects into which all the individual experiences from sisti, professionisti e tiro- the past can flow, regenerating enPaula Scher cinanti, caratterizzati da una pluralità di profili scientifi- ergies and motivations, and how all of this lies at the basis of a new co-disciplinari, comunque interni alla cultura del proget- relationship between theory and practice. to. Esso accoglie infatti visual designers, architetti, pae- There are currently 22 people saggisti, urban planners, esperti in comunicazione e in working in the Laboratory, including researchers, fellows, profesingegnerie telematiche, al fine di sviluppare lavori e ricer- sionals and interns, representing a of scientific and disciplinary che caratterizzati dalla prospettiva dell’interdisciplina- variety profiles, all of which however relatrietà. L’attività del Laboratorio è infatti caratterizzata da ed to the culture of the project. The Laboratory in fact involves the paruna costante dimensione interdisciplinare, che cerca di ticipation of visual designers, arlandscape designers, urassumere una tensione progettuale. L’utilizzo di tale ap- chitects, ban planners, and experts in communication and telecommunication engineering, with the aim of developing work and research that is characterised by an inter-disciplinary approach. The activities of the Laboratory are character-
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fase esplorativa, approfondimento delle conoscenze exploratory phase • Ricerca attiva e consapevole deepening of knowledge
• Ricerca sperimentale: valutazioni visionarie di progetto • Analisi di casi studio di portata internazionale inerenti al brief • Benchmarking su progetti di design interessanti, anche non pertinenti alla stessa domanda di ricerca • Costruzione di un quadro analitico e di prospettiva
Susanna Cerri Il DidacommunicationLab. Un cantiere di sperimentazione interdisciplinare tra teoria e pratica della comunicazione
1. ricerca \ research
• Active and conscious research • Experimental research: visionary project evaluations • Analysis of international case studies related to the brief • Benchmarking on interesting design projects • even if not relevant to the same research question • Construction of an analytical framework and perspective
2. contesto \ context definizione del campo d’azione acquisizione di info dall’esterno
• Chi è il committente, qual è la sua immagine pubblica? • Individuazione delle profesisonalità di cui avvalersi: coinvolgimento delle persone più pratiche della committenza • Valutazione dei vincoli determinati dallo spazio d’intervento e dei fattori da cui sono generati • Valutazione del contesto ambientale: scelta dei materiali da utilizzare • Definizione di tutti i casi d’uso, esistono delle eccezioni? • Monitoraggio
definition of the field of action acquisition of information • Who is the client, what is their public image? • Identification of the skills to be used: involvement of the most practical people in the client’s organisation. • Assessment of the constraints of the intervention • space and the factors that generate them. • Evaluation of the environmental context • choice of materials to be used • Definition of all use cases, are there exceptions? • Monitoring
3. progetto \ project acquisizione di consapevolezza, analisi e interpretazione dei dati raccolti • Combinazioni possibili di composizione dei team di lavoro • Inquadramento dell’utenza • Inquadramento degli obiettivi • Definizione di una sola soluzione o più proposte, oppure di una soluzione con più declinazioni • Fotoinserimenti per trasmettere concretezza • Valutazione di massima dei costi di produzione
acquisition of awareness, analysis and interpretation of collected data • Possible combinations of team composition • Classification of users • Framing of objectives • Definition of a single solution or several proposals • or one solution with several variations • Photo-inserts to convey concreteness • Preliminary evaluation of production costs
4. prodotto \ product concretizzazione del processo • Valutazione dei costi dei materiali e definizione degli stessi • Prototipazione • Modifica eventuale delle previsioni sviluppate • Valutazione interna e proposta definitiva alla committenza • Definizione dell’esecutivo di progetto da consegnare alla ditta che si aggiudica l’appalto della produzione • Assistenza nella messa in opera
process materialisation • Material cost assessment and definition • Prototyping • Possible modification of developed forecasts • Internal evaluation and final proposal to the client • Definition of the executive design to be delivered to the • to the company that wins the production contract 31 • Assistance with implementation
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Susanna Cerri Il DidacommunicationLab. Un cantiere di sperimentazione interdisciplinare tra teoria e pratica della comunicazione
proccio vuole riferirsi alla necessità, per troppo tempo trascurata dalle diverse culture del progetto, di trovare un dialogo effettivo che consenta loro di porre un’attenzione ai progetti, trasversale rispetto alle scale in cui gli stessi si manifestano e contemporaneamente ibridati dalle diverse professionalità e sensibilità. L’interdisciplinarietà è d’altronde una caratteristica storicamente determinata e immanente all’interno delle diverse culture del ised by a constant inter-disciplinary progetto. Basta pensare a figure come Vasari o Vitruvio approach which attempts to take on per comprendere come anche l’attività di teorico e co- a design-oriented stance. The use of this approach relates to the need, too dificatore facesse spesso parte della formazione cultu- long neglected by the various project-related fields, to find an effective rale del progettista e come altrettanto spesso quest’ul- dialogue that permits them to pay an timo rappresentasse una sintesi professionale in grado attention to projects which is transverse in terms of the scales in which di gestire gli aspetti umanistici della progettazione, uni- they manifest themselves, and hybrid terms of the various professional tamente a quelli ingegneristici, operativi e tecnici, come in profiles and sensibilities involved. Inben rappresentato dalla figura di Filippo Brunelleschi ter-disciplinarity is a historically determined feature which is immanent (Amadori, 2014). to the various cultures of the project. and Vitruvius are good examTutto questo è tremendamente attuale e costitui- Vasari ples for understanding how the activsce una nota distintiva nel lavoro del Didacommu- ities of a theoretician or codifier were often part of the cultural training of a nicationlab, che, opponendosi alla parcellizzazio- designer and how this also often repne del sapere e alla segmentazione verticale del- resented a professional synthesis capable of managing the humanist asle competenze in ambito progettuale, propone un ap- pects of design, together with those of an engineering, operative or techniproccio interdisciplinare caratterizzato da una for- cal nature, as well represented by the tissima specificità, che cerca di tenere insieme il mi- figure of Filippo Brunelleschi (Amadori, 2014). cro e il macro, incrocia grandi visioni con il dettaglio a All of this is of great topical interest constitutes a distinguishing trait scala 1:1 e così coniuga, al contempo, come già ab- and in the work of the Didacommunica-
tionlab which, opposing the parceling out of knowledge and the vertical segmentation of the competences involved in the field of design, proposes an inter-disciplinary approach that is characterised by a strong element of specificity, which attempts to hold together the micro and the macro, inter-
40%
University
of Florence
25% extra
35% 33
Department of Architecture, Florence
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Mescolare discipline, provenienze formazioni e approcci nella ferma convinzione che solo dalla differenza possa crecere un’idea, svilupparsi un progetto, costruire qualcosa di nuovo. Mixing disciplines, backgrounds, formations and approaches in the firm belief that only by difference can an idea be created, a project develop, build something new..
Silvia Cattiodoro Vanessa Staccioli
graphic design publishing&exhibition
Gaia Lavoratti Susanna Cerri
publishing
creative director
urban planning
Maddalena Rossi Nicola Garruccio
web development graphic design
Ambra Quercioli product design
Lorenzo Quercioli
architecture&landscape
Giacomo Dallatorre Jacopo Ammendola architecture&landscape
Donatella Cingottini
administration
Giuseppe Lotti Vittoria Niccolini motion design scientific director
Alessandra Marianelli
visual art
Benedetta Bizzarri Simone Spellucci publishing
publishing graphic design
Federica Giulivo communication design
Alice Trematerra Giulio Fusco Gianluca Buoncore wayfinding design UX/UI design
photography
Dario Borruto 34
biamo detto, il ‘saper immaginare’ con il ‘saper fare’. Perseguendo in questo un approccio e muovendosi sul crinale tra ricerca e pratica professionale il Laboratorio svolge attualmente lavori per una molteplicità di committenti interni ed esterni all’Ateneo fiorentino. Come già detto, il Didacommunicationlab è una struttura interna all’Università di Firenze, incardinata dentro il Dipartimento di Architettura. Ateneo e Dipartimento di Architettura rappresentano, attualmente, i suoi principali committenti. Tuttavia, specialmente negli ultimi cinque anni della sua attività, il panorama dei suoi committenti si è notevolmente amplificato, andando a comprendere pubbliche amministrazioni, musei, fondazioni culturali e teatri. Tale tendenza ha permesso al Laboratorio di divenire un cantiere operativo in cui è possibile trasformare in patrimonio comune la produttività interna dell’Ateneo, dimostrando come la struttura accademica, pur assolvendo a compiti istituzionali, possa avere un importante impatto sul territorio, contribuendo in questo modo a rinsaldare il rapporto di scambio paritario con la comunità cittadina. In questo modo il Laboratorio è divenuto un attore strategico nel panorama fiorentino nell’attuazione della terza missione dell’Università, così come definita dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), in termini di capacità dell’istituzione accademica di entrare in contatto con il proprio territorio e la propria società di riferimento, favorendone la crescita economica, attraverso la trasformazione della conoscenza prodotta dalla ricerca in conoscenza utile a fini produttivi o al potenziamento culturale della società.
Susanna Cerri Il DidacommunicationLab. Un cantiere di sperimentazione interdisciplinare tra teoria e pratica della comunicazione
sects large visions with the detail of a 1:1 scale, and thus simultaneously combines, as we said earlier, ‘knowing how to imagine’ with ‘knowing how to do’. Following this approach and moving along the crest that separates research from professional practice, the Laboratory currently carries out work for a varied series of clients, both internal and external to the University of Florence. As said earlier, Didacommunicationlab is part of the Department of Architecture of the University of Florence, and these two entities, the Department and the University, are also currently its main ‘clients’. However, during the past five years of activity the range of the clientele has expanded to include public administrations, museums, cultural foundations and theatres. This trend has permitted the Laboratory to become an operative worksite in which it is possible to transform the production of the University into a common heritage, thus showing how the academic structure can have a strong impact on the territory even while performing institutional tasks, and contribute to strengthening an equal exchange relationship with the city’s community. In this way the Laboratory has become a strategic player in the Florentine panorama regarding the enactment of the third mission of the university, as defined by the National Agency for Assessing the University and Research System (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario
The idea of design and the profession of the designer has to be transformed from the notion of a specialist function into a generally valid attitude of resourcefulness and inventiveness which allows projects to be seen not in isolation but in relationship with the need of the individual and the community. […] There is design in organization of emotional experiences in family life, in labor relations, in city planning, in working together as civilized human beings. Ultimately all problems of design merge into one great problem: “design for life”. Moholy Nagy 35
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Didapress nasce nel 2015 come editore per le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze. Didapress was founded in 2015 as a publisher for publications of the Department of Architecture of the University of Florence. Il Dipartimento di architettura DIDA ha scelto di pubblicare, attraverso varie serie di libri e cinque riviste, i risultati delle attività di ricerca e insegnamento del personale accademico del Dipartimento di Architettura, al fine di renderli disponibili a un pubblico più ampio attraverso un accesso aperto, mostrare la loro qualità e varietà, partecipare all’ampio dibattito e scambio con altri dipartimenti e accademici e offrire un contributo alla comunità scientifica nazionale e internazionale. Attraverso didapress il Dipartimento di Architettura persegue l’obiettivo di qualità e originalità dei contenuti dei libri pubblicati, nonché la cura e l’attenzione per il materiale pubblicato. Per essere degni di pubblicazione, tutti i libri devono superare una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata su un sistema di revisione paritaria cieca affidato al Comitato scientifico del Dipartimento di architettura DIDA. The Department of Architecture DIDA has chosen to publish, through various series of books and five magazines, the results of the research and teaching activities of the academic staff of the Department of Architecture, in order to make them available to a wider public through open access, show their quality and variety, participate in the broad debate and exchange with other departments and academics and make a contribution to the national and international scientific community. Through didapress the Department of Architecture pursues the objective of quality and originality of the contents of the published books, as well as the care and attention to the published material. To be worthy of publication, all books must pass a procedure of acceptance and qualitative evaluation based on a system of blind peer review entrusted to the Scientific Committee of the Department of Architecture DIDA.
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research
teaching
essais
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Comunicare l’identità delle istituzioni Essendo l’ateneo il principale committente del Laboratorio la definizione e la costuzione del percorso identitario delle istituzioni è stato da subito un tema di ricerca privilegiato. Quando si affronta il tema dell’immagine di un ente o di una istituzione, è necessario tenere conto dell’insieme dei messaggi che vengono percepiti, e quindi potenzialmente giudicati più o meno consapevolmente, da parte di un ipotetico ‘pubblico’ sia questo abituale, interessato, direttamente coinvolto o semplicemente casuale. L’identità di una istituzione sviluppa necessariamente un legame diretto con tutti gli aspetti storicizzati, i comportamenti acquisiti, espressi e codificati nel tempo e non si limita alla sua percezione visuale, ma coinvolge e viene fortemente influenzata dalla qualificazione dei servizi erogati. L’immagine è una realtà che può essere governata, indirizzata verso obiettivi specifici, ottimizzata se non addirittura rifondata, ma è necessario sottolineare che coordinare l’immagine di una istituzione significa applicare una filosofia coerente che si innesta su una chiarezza organizzativa. Il graphic designer può contribuire al miglioramento dell’immagine per quel che con-
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e della ricerca, Anvur), in terms of the capacity of the academic institution to come in contact with the societies they belong to, favouring their economic growth through the transformation of the awareness produced by the research into knowledge that is useful in terms of production and of the cultural development of society. Communicating the identity of institutions Since the University is the Laboratory’s main commissioner, the definition and construction of its institutional identity immediately became a fundamental research topic. In addressing the subject of the image of an entity or institution, it is necessary to consider the overall ensemble of messages that are perceived, and on which therefore judgment is potentially passed, more or less consciously, by a hypothetical ‘public’, whether habitual, interested, directly involved or merely occasional. The identity of an institution necessarily develops a direct link with all the historicised aspects, the acquired behaviours, expressed and codified through time, and is not limited to its visual perception but involves and is strongly influenced by the qualification of the services provided. Image is a factual reality that can be governed, oriented toward specific objectives, optimised or even founded anew, yet it is necessary to underline the fact that coordinating the image of an institution means applying a coherent philosophy that derives from an organisational clarity. The graphic designer can contribute to the enhancement of the image in terms of that which regards its visual communication, yet the internal organisation, the bureaucratic simplification, the professionalism and efficiency of the personnel regard the institution exclusively and directly contribute to the definition of the perceived identity. Although visual identity and organisational identity are not synonyms, an attempt is made to make the expected image, the one by which the institution would wish to be perceived, the image as seen by the public, and the disseminated image, the one transmitted by the adopted
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2012
2013 2013
assegnisti di ricerca research fellow
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2018
2019
2020
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borsisti di ricerca scholars
tirocini formativi training stages
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cerne la sua comunicazione visiva, ma l’organizzazione interna, lo snellimento della burocrazia, la professionalità e l’efficienza dei dipendenti riguardano solo l’istituzione e contribuiscono direttamente alla definizione dell’identità percepita. Sebbene identità visiva e identità organizzativa non siano sinonimi, il tentativo è far sì che immagine attesa, quella che l’istituzione vorrebbe le fosse attribuita, immagine percepita, quella che viene recepita dal pubblico, e immagine diffusa, quella che i materiali e gli strumenti adottati veicolano, collaborino affinché non ci siano distanze tra ciò che l’istituzione è, ciò che dice di essere e il modo in cui viene percepita. A fronte della sempre maggiore importanza dell’identità quale strumento capace di influenzare scelte e decisioni, anche le istituzioni universitarie hanno iniziato a mettere in campo processi di costruzione e rafforzamento del proprio percorso identitario. Gli Atenei si interessano sempre più delle percezioni e della reputazione presso il proprio pubblico di riferimento, analizzandole attraverso ricerche di mercato, avviando strategie di branding, veicolando con chiarezza la propria offerta formativa, tentando di differenziarla da quella dei possibili competitors italiani e stranieri.
Communication design
tools and materials, collaborate so as to bridge the gap between what the institution is, what is declares itself to be, and the way in which it is actually perceived. In view of the increasing importance of identity as a tool capable of influencing choices and decisions, also academic institutions have began to put into play processes for the construction and strengthening of their identity. Universities are increasingly aware of their reputation and of the way they are perceived among their public of reference, which they analyse through market research, and for which they implement branding strategies, transmitting their educational offer with clarity while trying to differentiate it from that of possible competitors, both domestic and foreign. The Laboratory soon began to play a role in this area of Communication design, contributing directly to the reconstruction and definition of the visual identity of the University of Florence, helping to make it recognisable, to affirm its credibility and reputation through presenting its activities and operations to the public opinion. In detail, the activities carried out by the Laboratory are related to several sectors of intervention and reflection. First and foremost is the creation of tools in support of the visual identity of the University and of the system of Departments and Schools established by the Gelmini reform. For the first time in the history of the University of Florence it was decided to develop a corporate identity project which would unify and coordinate what until then had been a series of disharmonious voices, attempting to ascribe value to the common traits between disciplinary and organisational areas
Il Laboratorio si è inserito da subito in questa area del Communication design contribuendo in prima persona alla ricostruzione dell’identità visiva dell’Ateneo Fiorentino nell’intento di costruire e definire l’identità stessa dell’istituzione, renderla riconoscibile, affermarne la credibilità e la reputazione rendendo conto all’opinione pubblica del suo operato. Nel dettaglio, le attività portate avanti dal Laboratorio sono riconducibili ai diversi settori di intervento e riflessione. Possiamo definire «immagine» di un ente, di un or- Primo fra tutti, la creazione di strumenti ganismo, di una persona o di una azienda, la som- per l’identità visiva dell’Ateneo e del sistematoria delle manifestazioni percepibili e perciò ma di Dipartimenti e Scuole istituito con la suscettibili di giudizio, consio o subconscio, da parte di un osservatore esterno, sia abituale che Legge Gelmini. Per la prima volta nella stofortuito. Il termine immagine indica tutto ciò che ria dell’Ateneo Fiorentino si è pensato ad un caratterizza o identifica un ente, tanto che spesso può essere direttamente sostituito con il termine «identità». Tomàs Maldonado 40
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progetto di corporate identity che desse unità e coordinamento a quelle che fino ad allora erano state voci del tutto scoordinate cercando di valorizzare i tratti in comune fra aree disciplinari e organizzative non abituate ad intraprendere percorsi in comune. Lo si è fatto tramite la creazione di strumenti comunicativi coordinati ma che tenessero conto delle variabili disciplinari nel tentativo di rafforzare con questa operazione anche il senso stesso di appartenenwhich were unaccustomed to working za di tutte le parti coinvolte, del personale, dei dotogether. This was carried out through centi e degli studenti. the creation of coordinated communication tools which took into consider- Il primo elemento da affrontare è stato necessariaation the disciplinary differences while strengthening the sense of belonging mente l’elemento primario dell’identità, il logo e la of all parts involved, including person- conseguente decisione se operare una scelta ranel, teachers and students. The first aspect to be addressed was dicale di abbandono del vecchio, oppure concenthat of the primary identity-ascribing element, the logo, which involved de- trarsi sul restyling degli elementi caratterizzanti. La ciding whether to abandon the old one decisione è stata quella di operare un restyling raentirely, or else to carry out a restyling operation of its identifying features. dicale basato su un’analisi oggettiva dei punti di The final choice was to undertake a forza e dei punti di debolezza del logo originario radical restyling based on an objective analysis of the stronger and weak- visto che abbandonare totalmente il vecchio loer points of the original logo, since its abandonment would have also meant go avrebbe significato rinunciare per intero a tutgiving up everything that the institu- to quello che l’istituzione, pur con linguaggi scotion, albeit in an uncoordinated manner, had built in the collective memory. ordinati, aveva costruito nella memoria collettiva. A coordinated image handbook was drafted, which codifies all the basic È stato definito il manuale d’immagine coordinata, elements of communication and their contenente tutti gli elementi base della comunicausage. The Logo is the fundamental element for ascribing to a university a zione di cui ne codifica l’uso. Il Logo è di fatto l’eluniform, characterising and coherent image. Yet it is not enough on its own. mento indispensabile per conferire ad una UniverPrinted material, websites, signage sità un’immagine uniforme, connotata e coerenand all other forms of communication must reflect the identity and style of an te. Ma da solo non basta. Materiali a stampa, siti organisation and this is possible only web, segnaletica e ogni altra forma di comunicaif they present a coherent application of the institutional brand, logo, colours zione devono riflettere l’identità e lo stile di una orand features. Following the publication of the hand- ganizzazione e ciò è possibile solo se presentano book, logos and letterheads were pro- un’applicazione coerente di marchio, logotipo, covided to all of the University structures, and in collaboration with the lori e caratteri istituzionali. Communication Area new departmental, school and course websites were In seguito alla pubblicazione del manuale, sono designed. stati forniti loghi e carte intestate a tutte le strutture Research in the area of museology was also included as part of the insti- dell’Ateneo e, in collaborazione con l’Area Comututional communication strategies. The first commission in this field goes nicazione sono stati progettati i nuovi siti web di back to the year 2015 with the mount- dipartimento, scuola e corsi di studio. ing of the itinerary for the visit to the Botanical Garden, which is part of the University of Florence’s Museum System. Mounting the itinerary for the visit to a plant collection raises issues which are similar to those of a termporary exhibition, with which it shares
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Identity is more than mark-making. It’s how you create a visual language and teach someone else how to speak it. Paula Sher
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Elemento centrale della nuova immagine dell’Università di Firenze è la figura del Salomone, depositario dell’identità dell’Ateneo e fondamentale elemento di continuità. The hearth of the new image of the University of Florence is the figure of Solomon, depositary of the identity of the University and fundamental element of continuity.
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Declinazione del brand UNIFI su materiali didattici. Extention of the brand UNIFI for training aids.
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All’interno delle strategie di comunicazione istituzionale messe in campo per l’Ateneo si è inserita anche la ricerca in ambito museale. Il primo incarico in questo campo risale al 2015 con l’allestimento del pecorso di visita all’interno dell’Orto Botanico, afferente al Sistema Museale dell’Università di Firenze. Allestire il percorso di visita di una collezione vegetale, solleva problematiche simili a quelle di un allestimento temporaneo di cui condivide il lato effimero, la periodicità dell’esposizione. La narrazione di una collezione mutevole come quella di un orto botanico ha caratteristiche completamente diverse da quella statica museale e il linguaggio si deve adattare e compensare le specificità della natura: cambiamenti di forma, cromatici, spaziali in una messa in scena mai ferma. La materia vegetale in quanto organismo vivente è mutevole, diversa in ogni momento e la difficoltà è proprio quella di contrapporre a questa motilità, la fissità dei dispositivi che presiedono alla narrazione. Le scelte progettuali si sono quindi indirizzate verso una strategia di racconto mai invasiva, una semplice legenda cromatica posta all’ingresso del giardino, che ritorna nelle singole aiuole come supporto discreto all’esperienza fisica del passeggiare in un
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Immagini del percorso museale realizzato all’interno dell’Orto Botanico. Images of the museum path realized inside the Botanical Garden.
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pp. 46-53 the ephemeral nature, the periodicity of the display. The narrative of a changing collection such as that of the botanical garden has features which make it completely different from a static exhibition in a museum, and the language must adapt and compensate for nature’s specificities: formal, chromatic and spatial mutations in a mise-en-scène which is never fixed. Vegetable matter as a living organism is in a constant state of transformation and the difficulty lies precisely in opposing to this motility the fixity of devices which carry the narrative. The design choices were therefore aimed at a non-invasive narrative strategy, a simple coloured caption at the entrance to the garden, which returns in the individual flowerbeds as a discreet support to the physical experience of strolling through a ‘garden of earthly delights’, providing guidance and reassurance to the visitor. Simple vertical structures with basic information in Italian and in English, accompanied by symbolic images of botanical species. And recalling the explosion of colours and scents of the garden at the moment of greater florescence, a photographic memory, also located inside the flowerbeds, modern visual surrogate of the vitality and chromatic variety of the plant heritage, as well as simple narrative of the scientific peculiarities and of the educational vocation of the current curators of the Botanical Garden. Also in this case minimal, non-invasive structures, capable however of evoking through the use of photographic images the richness of colours and forms that charaterise the moment of full bloom, even when not in season. To communicate culture is, without a doubt, one of the duties of institutions towards the citizens, so that they’re able to come in contact with an heritage, museums for example, of which they are both users and owners.
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‘giardino delle delizie’, che accompagna e rassicura nel semplice girovagare all’interno dell’Orto. Semplici strutture verticali con essenziali indicazioni in italiano e in inglese accompagnate da immagini simboliche delle specie botaniche. E a ricordo dell’esplosione dei colori e dei profumi di cui è colmo il giardino nel momento della massima fioritura, una memoria fotografica, posta sempre all’interno delle aiuole, moderno surrogato visivo della vitalità e della varietà cromatica di cui è capace il patrimonio vegetale e semplice racconto delle peculiarità scientifiche e delle volontà didattiche degli attuali curatori dell’Orto Botanico. Anche in questo caso strutture minime, non invasive, From this, comes the necessity of on the importance that ma capaci di evocare attraverso l’immagine fotografi- reflecting the visual identity in our culture. ca la ricchezza di colori e di forme tipiche della massi- Unfortunately, we often consider the role of the graphics discipline ma fioritura anche nei momenti in cui la stagionalità lo secondary, or even unnecessary. The common misunderstanding impedisce. is to confuse communication with Comunicare la cultura è senza dubbio uno dei dove- commercials, this leads to some sort of distrust towards a disciri delle istituzioni nei confronti dei cittadini che in que- pline that prioritizes the “selling” sto modo hanno la possibilità di entrare in contatto con aspect to the informative one. So we forget a specific part of graphun patrimonio, quello museale per esempio, di cui sono ics design, the so called “of public utility”, developed in 1970’s Itcontemporaneamente fruitori e proprietari. aly, before anywhere else, it mainDa qui è nata la necessità di riflettere sull’importanza tains the bond between graphics and culture thanks to Albe Stainer, del ruolo che può assumere il progetto dell’identità visi- massimo dolcini and more recently Andrea Rauch. va in ambito culturale. In a simplistic and superficial way, Purtroppo spesso si considera il ruolo della disciplina branding always has been considered as a pseudo-science congrafica come accessorio, secondario e in ultima analisi nected with shopping. It’s importnon necessario. Il comune misunderstanding che por- ant instead, to understand how, still necessarily talking about sellta a confondere comunicazione con pubblicità fa si che ing, buying and promote, in reality we intend philosophical matters si alimenti, all’interno delle istituzioni, una sorta di diffi- much more profound such as perdenza verso una disciplina che privilegia l’aspetto del- ception of reality, the relation between object and its representala “vendita” a quello dell’informazione dimenticando in tion, collective psychologic pheand so on. We struggle to questo modo un’area specifica della grafica, quella co- nomena translate on the field a word trasiddetta “di pubblica utilità”, che si sviluppa in Italia fin ditionally associated to goods, to imagine vitality, and at the dagli anni ’70, in anticipo rispetto al panorama interna- same time it’s hard to be able to about it as a collective herzionale, e che mantiene il legame tra grafica e cultura think itage, not a simple representation attraverso lavori di personaggi quali Albe Stainer, Mas- of power. All of this fueled by the remora of diffidence that always simo Dolcini o più recentemente Andrea Rauch. “belongs to the factious forms of urban tradition. Leading to In modo semplicistico e superficiale il branding è sem- Italian jealousy between different instipre stata considerata una pseudo-scienza imparenta- tutions”. Diffidence towards any form of public communication, ta con lo shopping. È importante invece comprende- often fueled by radical forms of
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spending review that in a generalized way put vetoes in advance to any communication activity, With this premise, a new brand for the museum section of the university of Florence has been designed. It involves scientific, historical-scientific, historical-artis-
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pp. 55-62 Immagini del nuovo brand progettato per il Sistema Museale dell’Ateneo Fiorentino Images of the new brand designed for the Museum System of the University of Florence
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mostre e eventi
attività e
il museo di storia naturale sistema museale di ateneo università degli studi di firenze
vi
LA Q
TE
paleontologico antropologico la specola orto botanico
tickets 60
educative
ricerca
le ville e i palazzi
illa
A QUI E E
sistema museale di ateneo università degli studi di firenze
villa la quiete villa galileo
sostienici 61
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link video https://vimeo.com/350130800
tic collections deployed in different venues of the university. This brand presents every collection in the same way, keeping in mind the goal of keeping together all this variety of content and venues and to reinforce the SMA presence on the city. The visual part that recalls the xilographic technique, takes on the role of forming the bond between collections so different from each other. Each collections is identified with a name, another essential distinctive mark, a way to reinforce the connection between location and collection, preserving the uniqueness and at the same time prioritizing a personal relationship between person and museum, in contrast with the formal approach that favors the institutional diction.
re come, per quanto si parli necessariamente di vendere, comprare e promuovere, in realtà si sottendano questioni filosofiche più profonde quali la percezione della realtà, la relazione tra l’oggetto e la sua rappresentazione, i fenomeni di psicologia collettiva, la cultura, la coesione sociale a così via. Si fatica a traslare sul territorio una parola associata tradizionalmente a beni di consumo, a immaginarne la vitalità, e allo stesso tempo è difficile riuscire a The Laboratory, in collaboration with the University’s Computer pensarla come un patrimonio colletti- Services, has actively worked on design, updating and implevo, popolare, non semplice rappresen- the menting of the University, Departtazione del potere. Il tutto alimenta- mental, School and Course websites; on the management of social to anche dalla remora della diffidenza networks in which the Department che da sempre “appartiene alle forme is present: Facebook, Behance and Issuu, and in the creation of faziose della tradizione urbana italiana. the UNIFI magazine, the online journal of the University, a digiContrade, consorterie, appartenenze a tal instrument for narrating the reciò che si chiama «sistema delle rap- search and its results, the relationship with the territory, the ideas, presentanze», fino alla gelosia tra isti- projects and people that make the of Florence a reference tuzioni diverse, alle difficoltà di giocare University for the academic community, both partite comuni”. Diffidenza verso qual- national and international. siasi forma di comunicazione pubblica, alimentata spesso anche da forme radicali di spending review che in modo generalizzato pongono veti ‘a priori’ ad ogni attività comunicativa. on questa premessa è stato progettato il nuovo brand per il Sistema Museale di Ateneo afferente all’Università degli Studi di Firenze che contiene collezioni scientifiche, storico-scientifiche e storico-artistiche, dislocate in diverse sedi dell’Università. Il brand racconta ogni collezione con lo stesso tono di voce nell’ottica di tenere insieme questa varietà di contenuti e di luoghi e con l’intento di rafforzare la presenza di SMA sul territorio cittadino. La parte visual che cita la tecnica xilografica, ricordando le riproduzioni tecnico-scientifiche ottocentesche, assume il ruolo di trait d’union tra collezioni tanto diverse.
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Immagini delle grafiche realizzate in occasione della mostra “Natura collecta, Natura exibita” realizzata per il Sistema Museale dell’Ateneo Fiorentino Images of the graphics created for the exhibition “Natura collecta, Natura exibita” realized for the Museum System of the University of Florence
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Restyling sito web dell’Università di Firenze Restyling University of Florence website
Ciascuna collezione viene identificata con un “nome proprio”, un ulteriore segno essenziale di riconoscimento, un modo per rafforzare il rapporto tra luogo e collezione e salvaguardarne l’unicità, privilegiando contemporaneamente una relazione “personale” tra utente e museo in antitesi all’approccio formale che privilegia la diThe research carried out in the zione istituzionale. Laboratory on themes concern-
Interaction design Il Laboratorio in collaborazione con i Servizi Informatici di Ateneo ha lavorato attivamente sulla progettazione, l’aggiornamento e l’implementazione dei siti dell’Ateneo, Dipartimento, Scuola e Corsi di Laurea; nella gestione dei social network in cui il Dipartimento è presente: Facebook, Behance e Issuu, e nella creazione dell’UNIFI magazine la testata online dell’Ateneo, uno strumento digitale per raccontare la ricerca, i suoi risultati, i rapporti con il territorio, le idee, i progetti e le persone che rendono l’Università di Firenze un punto di riferimento per la comunità accademica nazionale e internazionale.
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ing the student-university relationship, with special attention to foreign students, or simply to students residing out of town, has determined a direct relationship with the Ministry of Education, University and Research (MIUR). The mobile application YUNI was devised, designed and developed as part of a research project undertaken by the Department of Architecture of the University of Florence for MIUR. The aim of the project was experimenting with innovative technological tools for testing and studying the possibility of using mobile apps for enhancing the relationship between students and institution. The main challenge underlying the project was that of designing a tool that would be autonomous from the main commercial platforms, entirely managed by the educational institution, orienting experimentation toward the creation of smart communities. The role of Didacommunicationlab has grown with time, to the point where it has taken on responsibility roles in the conception and design of materials for the promotion and dissemination of scientific results and educational initiatives of both the University and the Department of Architecture: a structure within the university that is in
La ricerca portata avanti nel Laboratorio sui temi della relazione studente-università, con particolare attenzione allo studente straniero o semplicemente fuori sede ha generato la relazione diretta con il MIUR. L’applicazione mobile YUNI è stata ideata, progettata e sviluppata nel contesto di un progetto di ricerca portato avanti dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze su incarico del MIUR. L’obiettivo del progetto è stata la sperimentazione di strumenti tecnologici innovativi per testare e studiare le possibilità dei dispositivi mobili che migliorino la relazione tra istituzione e studenti.
Il design delle interfacce consiste in prima istanza nel dar forma alla metaforica membrana osmotica che separa oggetto e utilizzatore. Esso consiste insomma nel configurare opportunamente le superfici, le zone e anche oseremo dire le atmosfere dell’adattamento tra corpo dell’uomo e apparecchiatura. 71
G. Anceschi
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Temi Corsi Il seminario si propone di fornire una lettura complessiva del fenomeno artisticooccidentale. Registrodalle Attività Partendo Lettere sull’educazione estetica dell’uomo di Schiller, il seminario intende…
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Giovedì, 21 Febbraio | 17.00 1 marzo 2019
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Il seminario si propone di fornire una lettura complessiva del fenomeno artisticooccidentale. Partendo dalle Lettere sull’educazione estetica dell’uomo di Schiller, il seminario intende…
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Per la chiusura della manifestazione, ha avuto luogo un concerto di musiche da film eseguito Lia Giannini ha creato un post in dall’Ensemble dell’Università degli Studi di del disegno Industriale Storia Firenze, guidata dal Direttore d’orchestra… “Quando apro il documento su word lo vedo…
Arie d’Estate: Musiche da film
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Giardino de l’Orticultura
Lia Giannini ha creato un post in Storia del disegno Industriale “Quando apro il documento su word lo vedo…
Lia Giannini ha creato un post in Storia del disegno Industriale “Quando apro il documento su word lo vedo… Giardino dell’Orticoltura di Firenze è uno spazio verde molto speciale in via Bolognese, nato a metà dell’Ottocento, quando la SocietàLia Giannini ha creato un post in Storia del disegno Industriale dell’Orticoltura Toscana realizzò in questo… “Quando apro il documento su word lo vedo…
Auditorium di Sant’Apollonia | Firenze Per la chiusura della manifestazione, ha avuto luogo un concerto di musiche da film eseguito dall’Ensemble dell’Università degli Studi di Firenze, guidata dal Direttore d’orchestra…
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Schermate della applicazione mobile YUNI mobile application.
Lia Giannini ha creato un post in Storia delScreenshoot disegno IndustrialeYuni “Quando apro il documento su Plesso didattico Santa Verdiana | Firenze word lo vedo… Lia Giannini ha creato un post in Storia del disegno Industriale “Quando apro il documento su word lo vedo…
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Pubblicazioni realizzate all’interno del Laboratorio per le collane sviluppate da Didapress Publications produced within the Laboratory for the collections developed by Didapress
charge of the university’s communication, an idea for a Laboratory that is unique in Italy. Didapress was created in 2015. It is the scientific publishing house that collects the results of the research and educational activities of the Department of Architecture in a series of scientific magazines and collections, devised and edited by Didacommunicationlab itself. All publications undergo a procedure of acceptance and qualitative assessment based on a system of blind peer review, and are offered through open access on the site www.didapress.it, which was created specifically for favouring an effective assessment process open to the entire international scientific community. The sector of architecture is characterised by various disciplinary fields: technology of architecture, design, architectural design, history of architecture, materials and structures, restoration, urban and regional planning and landscape architecture. Each of these fields has specific communication needs depending on the annual planning of academic activities. Conferences, conventions, seminars, exhibitions, open days, outreach programmes, are all initiatives which require the design of a communication plan that crystallises in digital and printed materials useful for the promotion of the scientific results of the Department, such as area booklets, presentation brochures, as well as handbooks to the school, its services and initiatives. An important task of the university is that of disseminating and making available to the greatest possible number of users the results of the research, investigation and development that it carries out on a daily basis. To Communicate Research thus appears to be one of the main institutional missions. It is with this purpose that a double publishing line was created: one that is institutional and produces
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La sfida principale alla base del progetto è stata quella di progettare uno strumento autonomo rispetto alle grandi piattaforme commerciali, gestito interamente dall’istituzione formativa, indirizzando la sperimentazione verso la creazione di smart communities.
Editorial design Il ruolo del Didacommunicationlab, è cresciuto notevolmente di anno in anno, assumendo ruoli di responsabilità nella ideazione e progettazione di materiali utili alla promozione e divulgazione dei risultati scientifici e delle iniziative didattiche sia dell’Ateneo che del Dipartimento di Architettura: una struttura interna all’Università che si occupa di comunicazione per l’Università, un’idea di laboratorio unica nel suo genere in Italia. Nel 2015 nasce Didapress, l’editore scientifico che raccoglie gli esiti dell’attività di ricerca e didattiche del Dipartimento di Architettura in diverse collane e riviste scientifiche, ideate e curate dal punto di vista editoriale dal Didacommunicationlab stesso. Tutte le pubblicazioni sono oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari con il sistema di blind review e sono open access sul sito www.didapress.it. creato appositamente per favorire una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale Il settore dell’architettura è caratterizzato da vari ambiti disciplinari: si parla di tecnologia dell’architettura, design, progettazione architettonica, storia dell’architettura, materiali e strutture, restauro, urbanistica e pianificazione del territorio e architettura del paesaggio. Ognuno di questi campi ha determinate esigenze di comunicazione a seconda della pianificazione annuale delle attività accademiche. Conferenze, convegni, seminari, mostre, openday, attività di formazione esterna, sono tutte iniziative che prevedono la progettazione di un piano di comunicazione che si concretizzi in materiali digitali e cartacei utili alla promozione dei risultati scientifici del Dipartimento quali per esempio booklet di area, brochures di presenta-
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zione, guide della Scuola, dei suoi servizi e delle sue iniziative. Compito importante che una Università è chiamata ad assumersi è quello di divulgare e mettere a disposizione del maggior numero di persone possibile il lavoro di ricerca, indagine e sviluppo che quotidianamente essa porta avanti. Comunicare la Ricerca appare quindi una delle principali mission istituzionali. Con questo intento è stata creata una doppia linea editoriale: di carattere istituzionale con la produzione di brochures e booklet che illustrino le offerte formative e dei corsi di studio da un lato; dall’altro, una serie di collane e riviste che presentino e diano rilievo all’attività scientifica dei docenti, i risultati che gli studenti producono durante i corsi di studio, nonché la pubblicazione delle tesi più brochures and booklets illustrating the educational offer, and an- importanti elaborate durante il corso dell’another characterised by a series of collections and journals that pres- no accademico. Il Progetto editoriaent and highlight the scientific ac- le così articolato e realizzato ha ottetivities of the academic personnel, the results produced by students nuto la Menzione d’onore del AWDA, during their courses, as well as by Aiap Women in Design Award 2017, the publication of the most noteworthy theses produced during “per aver saputo coordinare, all’inthe academic year. This publishing project obtained an Honour- terno di un unico sistema, l’identità able Mention by the AWDA, Aiap editoriale del Dipartimento di ArchiWomen in Design Award 2017, “for knowing how to coordinate, tettura dell’Università degli Studi di within a single system, the editorial and publishing identity of the Firenze. Il progetto, realizzato coinDepartment of Architecture of the volgendo junior graphic designer, si University of Florence. The project, carried out involving junior pone con autorevolezza nel panoragraphic designers, stands with authority in the publishing panora- ma editoriale legato a una istituzioma connected to a public institu- ne pubblica, per essere riuscita a cotion, since it managed to construct several levels, and especially var- struire diversi livelli e soprattutto difious communication registers, although acting within a single and ferenti registri di comunicazione pur strongly characterised system”. muovendosi all’interno di un sisteIn order to fulfill the identity-as- ma unico e fortemente connotato”. cribing policies of the University, the Laboratory proposed a re-structuring of the signage located inside and outside of the educational complexes. A project which, beginning from the practical need to update them as a consequence of legislative and organisational changes – many of the old signs still carried the denomination ‘Faculty’ which, although still strongly present in the common usage, had in fact been
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Immagini del nuovo wayfinding system progettato per l’Ateneo Fiorentino Images of the new wayfinding system designed for the University of Florence
supplanted by the binary department-school structure – responded to a much wider and articulated vision which involved the strengthening of the identity of the University itself in its relation to the territory while also providing tools for the orientation of students, teachers and guests who visited the university. The University of Florence, like many other Italian universities, does not have a spatially defined campus structure, but is rather articulated in a vast series of locations which are different in terms of architectural features, placement within the urban space and intended use. The University of Florence includes a system of museums of Natural History divided into three different buildings, two villas and historical dwellings, thirty historical buildings protected by the Superintendence, with an additional fifty-six buildings devoted to educational activities and student services, for a total of one hundred and seventy-four structures distributed throughout the cities of Florence (144), Prato (1), Sesto Fiorentino (26), Calenzano (1), Empoli (1), and Pistoia (1). Strengthening the identity therefore also means giving greater visibility to the presence of the University within the urban and extra-urban fabric, and reinforcing the sense of belonging and relationship with the city that houses it. The project began with the assignment of the first feasibility study from the Administrative Council in 2016. Benchmarking, material analysis, the graphic expressions of the guidelines in accordance with the new corporate image, the possible modularity of objects, all resulted in the design of a series of ad hoc material prototypes: the aim was that of designing a system of devices capable of responding to all the orientation needs of the University of Florence which could be replicated in all branches, yet also unique and adapted to every individual space; not a standard signage product which can be selected in a supplier’s catalogue, but rather a set of objects designed by the University
Environmental design
A completamento delle politiche identitarie messe in campo dall’Ateneo, il Laboratorio ha proposto una ristrutturazione di tutta la segnaletica presente all’interno e all’esterno dei plessi didattici. Un progetto che partendo da un’esigenza pratica di aggiornamento in seguito ai cambiamenti organizzativi e legislativi – i vecchi dispositivi riportavano ancora in molte sedi la vecchia dicitura di ‘facoltà’, che seppur rimasta forte nell’uso verbale comune, è di fatto stata superata dalla struttura binaria dipartimenti-scuole – rispondeva ad una visione molto più ampia e articolata quale quella di rafforzare l’identità stessa dell’Ateneo nella sua relazione con il territorio fornendo contemporaneamente strumenti per l’orientamento all’utenza di studenti, docenti e ospiti che quotidianamente frequentano le sedi universitarie. L’Università di Firenze, come molte università italiane non ha una struttura di campus spazialmente definito, ma si articola in una miriade di spazi difformi per caratteristiche architettoniche, collocazione nello spazio cittadino e destinazioni d’uso. L’Ateneo fiorentino, contiene un sistema museale di Storia Naturale ripartito su tre edifici, due ville e dimore storiche, trenta edifici storici vincolati dalla soprintendenza, a cui si aggiungono cinquantasei edifici per la didattica e il servizio agli studenti per un totale di centosettantaquattro strutture dislocate tra la città di Firenze (144), Prato (1), Sesto Fiorentino (26), Calenzano (1), Empoli (1), Pistoia (1).
I’m interested in the narrative of place. How do we connect people to place and give them a sense of ownership? How do we reveal a place to be rich in meaning and potential and how do we make a place legible and informative?.
Richard Wolfströme
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valorises the common names given to the structures by the users. The denomination is not etymologically univocal. Sometimes it is an odono-
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Rafforzarne l’identità, dunque, significa anche dare maggiore visibilità alla presenza dell’Università all’interno del tessuto urbano ed extraurbano e fortificare il senso di appartenenza e relazione con la città che la ospita. Il progetto è partito con l’affidamento del primo studio di fattibilità al Didacommunicationlab da parte del Consiglio di Amministrazione nel 2016. Il benchmarking, l’analisi dei materiali, le declinazioni grafiche delle linee guida coerenti con la nuova corporale image, la possibile modularità degli oggetti, hanno portato alla progettazione di una serie di prototipi fisici, pensati ad hoc: l’obiettivo è stato quello quello di progettare un sistema di dispositivi capaci di rispondere a tutte le esigenze di orientamento dell’Ateneo di Firenze, replicabili sede per itself, which are capable of identifying characterising, from the point of sede, ma allo stesso tempo uniche pensa- and view of design, while also being usete e adattate ad ogni singolo spazio; non un ful as support to the orientation of users and visitors. prodotto standard di segnaletica, acquista- The project was not limited to the suband updating of the existbile su un catalogo di un qualunque forni- stitution ing devices: an analysis of circulation tore, dunque, ma un set di oggetti in grado flows was carried out, as well as of materials, their possible updating and di essere caratterizzanti e identificativi dal implementation, and finally a series of were produced, mounted punto di vista del design, oltre che utili come prototypes in three different locations which were supporto di orientamento, progettati dall’U- used as testing grounds for the study and assessment of the new devices. niversità per l’Università. A characterising element of the project Il progetto non si è di fatto limitato alla so- as a whole is related to the nomenclature of the different university branchstituzione e all’aggiornamento dei dispositi- es. The project for the construction of the identity of the University of Florvi già in essere: sono state fatte analisi dei ence, in the creation of its overall arflussi, analisi e ricerca sui materiali, sulla lo- chitecture brand, configured a system of hierarchies and visual relationships ro possibilità di aggiornamento e messa in between the main brand – University Florence – and the administrative, opera, sono stati realizzati prototipi e allesti- of educational and research contexts of te tre sedi per lo studio per la verifica dei di- which it is composed: for every structure, department, school, section, etc. spositivi. a series of combinations were deteras well as their relative weights Elemento caratterizzante del progetto nel mined, in a relationship which is both ‘politsuo insieme è anche quello della nomencla- ical’ and graphic, so as to highlight, in the said relationships, the identity tura delle sedi. Il progetto indentiario dell’U- of the University itself. In the exterior niversità di Firenze nella creazione della sua identification of the various locations a choice was made which, in addition brand architecture complessiva, ha configu- to the institutional nomenclature, also
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rato un sistema di gerarchie e di relazioni visive tra il brand principale – Università degli Studi di Firenze – e le realtà amministrative, didattiche e di ricerca che di fatto la costituiscono: per ogni struttura, dipartimento, scuola, sezione…, sono stati definiti gli abbinamenti, i loro pesi in una relazione sia ‘politica’ che grafica in modo da esaltare, nel loro rapporto, l’identità stessa dell’Ateneo. Nella identificazione esterna delle sedi è stata operata una scelta che, in aggiunta a quella istituzionale, è volta a valorizzare la dicitura più comunemente in uso tra i fruitori. La denominazione non è etimologicamente univomastic choice, as in the case of Novoli, where the toponym for an entire ca. In alcuni si tratta di una scelta odonomastica district also became the name of the university campus; in the case of Mor- come nel caso di Novoli, in cui il toponimo di un ingagni the name derives from the bou- tero quartiere è diventato anche il nome del camlevard – Viale Giovanni Battista Morgagni – that links Piazza Dalmazia to pus universitario che è ospitato al suo interno; per Careggi Hospital, and which houses a total of 8 university structures; the quanto riguarda Morgagni il nome deriva dal viaRectorate, instead, is commonly re- le – Viale Giovanni Battista Morgagni – che colleferred to as San Marco, from the name of the square where it is located, while ga Piazza Dalmazia all’Ospedale di Careggi e che in other cases the denomination derives from the name of the building it- ospita su questo lungo percorso ben 8 sedi uniself: Santa Teresa and Santa Verdiana versitarie; il Rettorato invece viene comunemenare both abbreviations of Ex monastero di Santa Teresa and Ex monastero te chiamato San Marco dal nome della piazza su di Santa Verdiana. The choice of using a heterogeneous cui si affaccia, mentre in altri casi la denominazionomenclature, yet already in use in ne deriva dal nome proprio dell’edificio: Santa Tethe common language, is aimed on the one hand to the consolidation of resa e Santa Verdiana sono rispettivamente abbrethe process of bringing together and viazioni delle diciture Ex monastero di Santa Terefostering in the users a sense of belonging to the physical and institution- sa e Ex monastero di Santa Verdiana. al place, and on the other to increase the rooting and interaction of the Uni- La scelta di utilizzare una nomenclatura eterogeversity with the city of Florence. nea, ma già in uso nel lessico comune, è rivolta da Wherever possible, this process was fostered by the adding of a second un lato a consolidare quel processo di aggregaziodenomination, graphically less visible, yet capable of encompassing a se- ne e senso di appartenenza al luogo fisico e istiries of buildings under one name: in tuzionale da parte degli utenti, dall’altro a rendeNovoli the seven buildings that house the departments of Economics, Law re più condivisa con la città lo sviluppo rizomatico and Political Sciences, as well as the Library, canteen and halls of res- dell’Ateneo Fiorentino. idence, all fall under the denomina- Laddove possibile questo processo è stato incention of Campus delle Scienze Sociali. In other cases the grouping of var- tivato dall’inserimento di una dicitura secondaria, ious buildings under the term cam- graficamente meno visibile, in grado di raccogliere pus is more geographical than conceptual: at Morgagni, for example, the più edifici sotto un’unica denominazione: a Novoli eight university structures house departments and schools which cannot i sette edifici che ospitano i dipartimenti di Econoeasily be grouped under a single func- mia, Giurisprudenza e Scienze Politiche, insieme tional term; however, no better form of identification could be found for the con la Biblioteca, la mensa e gli alloggi universitacoexistence of numerous educational spaces, laboratories, halls of residence and libraries in a three-hundred meter linear space.
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in which the point of view of the designer combines with that of the user, adapting design solutions to the territorial and cultural context of reference, thus giving life to a responsive, sensible, relational and interacting project.
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ri, sono riuniti dal sottotitolo Campus delle Scienze Sociali. In altri casi il raggruppamento di più edifici sotto il termine campus è una scelta più geografica che concettuale: a Morgagni, ad esempio, le otto sedi universitarie ospitano dipartimenti e scuole difficilmente raggruppabili sotto un’unica dizione funzionale; tuttavia la convivenza di più luoghi didattici, laboratori, segreterie, studentati e biblioteche in uno spazio lineare di trecento metri non potrebbe essere meglio identificato. Il primo progetto a seguito dell’aggiudicazione della gara di appalto portata a termine nel 2019, ha riguardato il Campus delle Scienze The first project, which came after the awarding of the tender which took Sociali di Novoli. place in 2019, involved the Social SciCon Novoli è stato realizzaences Campus in Novoli. An urban project was undertaken in to un progetto urbano, penNovoli, devised as a narrative of signs in which the varied design of the de- sato come una narrazione di vices that link the itinerary in Via delle Pandette permits an easy reading segni, nel quale il design vathat enhances orientation in the us- rio dei dispositivi che coner. This project had to come to terms and interact with a complex of rele- nettono l’intero percorso in vant architectural structures designed in 1993 by Adolfo Natalini: the backlit Via delle Pandette, consenweathering steel plaque on the side of te una sintassi di lettura utile the building announces the presence of the Social Sciences Campus on Vi- all’orientamento, un progetale Guidoni; six totems narrate at the to che ha dovuto confrontarmain intersections of the blocks the functions housed in each building; si e relazionarsi con un comthe entrances are identified by prominent white cubes on the pathway plesso di edifici di rilievo nel along the street and by backlit steel panorama architettonico, disegnati nel 1993 da Adoland glass plaques along the portico, placed next to the main access gate. fo Natalini: la targa in corten retroilluminata sul fianEach device replicates the square and its repetitions in two- or three-dimen- co dell’edificio annuncia la presenza del Campus delsional form; each device refers to the le Scienze Sociale su Viale Guidoni; sei totem racconothers in terms of graphics and colours; each device, although differ- tano nei principali snodi dell’isolato le funzioni accolent in shape and function, represents an element of the same grammatical te in ciascun edificio; gli ingressi vengono identificati syntax (Trematerra, 2020). da prominenti cubi bianchi sul percorso lungo la strada e da targhe retroilluminate in vetro e acciaio lungo il Communication and public space The relationship between graphics, porticato, queste ultime posizionate di fianco alla porinformation and public space was also at the base of other important ta principale di accesso. Ciascun dispositivo replica il commissions, on this occasion external to the university, which bear wit- quadrato e le sue reiterazioni in modo bidimensionale ness to the validity of the relationship o tridimensionale; ciascun dispositivo richiama a sé gli between research and action carried out by the Laboratory in pursuit of the altri nella grafica e nei colori; ciascun dispositivo, sepculture of the project, characterised by a flexible design, strongly linked pur diverso per forma e funzione, rappresenta un eleto the context, which takes into con- mento della stessa sintassi grammaticale (Trematerra, sideration differences so as to valorise them in the work undertaken, and 2020).
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Comunicazione e spazio pubblico La relazione tra grafica, informazione e spazio pubblico è stata alla base anche di altre importanti commissioni questa volta esterne all’università a testimonianza della validità della relazione tra ricerca e azione portata avanti all’interno del laboratorio perseguendo cultura della progettazione, caratterizzata da un design flessibile, fortemente legato al contesto, che tiene conto delle differenze per valorizzarle all’interno del lavoro, dove il punto di vista del progettista si integra con quello dell’utente, adattando le soluzioni progettuali al contesto territoriale e culturale di riferimento, dando così vita ad un progetto reattivo, sensibile, relazionale ed interagente.
Ruedi Baur è uno dei punti di riferimento più importanti del Laboratorio. Non solo per la sua collocazione teorica e le applicazioni nei suoi progetti, ma anche per la sua vicinanza di pensiero e soprattutto per il suo rapporto diretto con il laboratorio che abbiamo instaurato negli ultimi anni
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The Municipality of Prato entrusted Didacommunicationlab in 2018 with the creation of an integral project for the communication and valorisation of the architectural, artistic and environmental heritage of the city through the production and installation of physical informative devices in the urban space. The objective of the project was that of exploring the idea of blending the narrative of the place with the research of the path, in the attempt to create a sort of urban planning in terms of signage, of the writing of the city. Signage, especially when devoted to the valorisation of the historical and cultural heritage, cannot and must not only be limited to providing indications and orienting peo-
Ruedi Baur is one of the most important reference points of the Laboratory. Not only for its theoretical location and applications in its projects, but also for its closeness of thought and especially for its direct relationship with the laboratory established in recent years
Il Comune di Prato nel 2018 affida al Didacommunicationlab il progetto per l’ideazione e la realizzazione di un sistema integrato di comunicazione e valorizzazione del patrimonio architettonico, artistico e ambientale della città mediante la produzione e l’installazione di dispositivi fisici informativi nello spazio urbano. L’obiettivo del progetto è stato quello di esplorare l’idea di fondere la narrazione del luogo con la ricerca del percorso, nel tentativo di creare una sorta di urbanistica dei segni, di scrittura della città. La segnaletica, specie quella destinata alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale, non può e non deve semplicemente limitarsi a fornire le indicazioni o a orientare le persone, siano questi turisti, cittadini o semplicemente city-users. È anche e sopratutto un problema di identità: dare espressione visiva a uno spazio, significa permettere ai luoghi di ispirare e promuovere il senso di comunità. L’identità del luogo crea la connessione con le persone che lo usano e che lo attraversano e il progetto non può e non deve prescindere dal suo contesto, dalla creazione di un’identità strettamente connessa al suo genius loci dato chè è solo attraverso la progettazione della differenza che questa potrà sussistere nella propria contemporaneità, al di fuori della logica patrimoniale della museificazione. L’attività di ricerca è stata articolata su tre livelli: presentare, raccontare e connettere. A seguito di una strutturata raccolta e analisi di casi studio e best practices internazionali sul tema della segnaletica pedonale e sulla valorizzazione del patrimonio mediante sistemi di comunicazione integrata e dispositivi fisici di orientamento spaziale, dello studio delle caratteristiche specifiche della realtà urbana di Prato, attraverso l’individuazione e la mappatura e delle emergenze che costituiscono il patrimonio architettonico, artistico e ambientale della città, per evidenziare e mappare le relazioni tra gli oggetti e i luoghi, è stato creato un modello astratto di sistema della rete costituita dai luoghi individuati e dai percorsi che li connettono, che ha fatto da base per le fasi operative della progettazione.
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ple, whether they be tourists, inhabitants or simple city-users. It is also, and especially so, a question of identity: to give visual expression to a space means to allow places to inspire and promote the sense of belonging in the community. The identity of the place generates a connection with the persons that use it and traverse it, and the project cannot, and must not disregard context in the process of the creation of an identity that is strictly linked to its genius loci, given the fact that it is only through the design of the difference that it may subsist in its own day and age, beyond the heritage-related rationale of musealisation. The research activity was articulated into three levels: to present, narrate and connect. Following a structured collection and analysis of international case studies and best practices on the subject of pedestrian signage and the valorisation of heritage through integrated communication systems and physical devices of spatial orientation, as well as of the study of the specific features of the urban context in Prato, through the identification and mapping of the structures that constitute its architectural, artistic and environmental heritage, so as to highlight and
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Stazione Porta al Serraglio
pp. 104-107 Sviluppo del progetto per un sistema integrato di comunicazione e valorizzazione del patrimonio architettonico, artistico e ambientale della città di Prato Development of the project for an integrated system of communication and enhancement of the architectural, artistic and environmental heritage of the city of Prato
Piazza Duomo
Piazza
Piazza
del Comune
S.Domenico
Piazza
S.M
Piazza
Piazza
S.Francesco
del Cardinale Niccolò
Piazza del Collegio Parco Centrale
P
Piazza dei Macelli
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Centrale
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Stazione
P Piazza Mercatale
a
Maria delle
Piazza
Carceri
S.Marco
Cimatoria Campolmi
Museo
Giardino
Pecci
Infanzia
pp. 108-113 Progetto per il nuovo sistema integrato di percorsi ciclabili realizzato nella città di Prato Project for the new integrated cycle path system in the city of Prato
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L'identità di un luogo "culturale" è fortemente determinata dal sito, dall'architettura, dalla programmazione e dal patrimonio in esso custodito. Il ruolo svolto dalla disciplina del graphic design nei migliori esempi progettuali, è quello di agire come una sorta di cintura di sicurezza tra questi elementi, owero tra il contenuto e il contenitore, tra la collezione permanente e gli eventi temporanei. Il graphic design è inoltre, in grado di tradurre la specificità di un luogo in un linguaggio visivo che gli conferisce identità e può essere successivamente adoperato su differenti media. Paesaggio, architettura, oggetto e graphic design formano in tal senso, un unico elemento, un tutto inscindibile
Ruedi Baur
Dalla relazione tra il Laboratorio e il Comune di Prato ha preso il via anche un altro progetto che si innesca pienamente in uno dei più recenti ambiti di riceca affrontati dal laboratorio, quello del social design, che porta avanti la riflessione sui temi della città più giusta e vivibile e sulla necessità di operare scelte sostenibili dal punto di vista sia ambientale che produttivo. Su quest’ultimo punto in particolare la ricerca è portata avanti anche in stretta connessione con un altro dei laboratorio appartenenti al sistema dei Dida-Labs, il Laboratorio di Design per la Sostenibilità, con cui tra l’altro convide la direzione scientifica di Giuseppe Lotti.
map the relationships between objects and places, an abstract model was created of the network composed by the identified places and the pathways that connect them, which served as the basis for the operative design phases.
Another project which originated from the relationship between the Laboratory and the Municipality of Prato is fully related to one of the most recent research areas addressed by the Laboratory, that of social design, which concerns the reflection on the theme of a more fair and livable city and on the need to make choices that are sustainable from both the environmental and the productive points of view. Concerning the latter, research was carried out in close connection with another Laboratory belonging to the Dida-Labs system, the Design for Sustainability Laboratory, which is also headed by Giuseppe Lotti. As part of the Municipality of Prato’s Urban Plan for Sustainable Mobility (PUMS), and in particular in connection with the principle of the City accessible to all as new vision of the public space destined to collective usage and to the principle of Zero risk city, zero victims of road accidents through the widespread reduction of speed aimed at the compatibility of different usages of public space, the
All’interno delle scelte operate dal Comune di Prato con il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) e più in particolare al principio della Città accessibile a tutti, quale nuova visione dello spazio pubblico da destinare alla fruizione collettiva e al principio della Città a rischio Zero, zero vittime di incidenti stradali attraverso la moderazione diffusa della velocità per rendere compatibili i diversi usi dello spazio pubblico, il compito affidato al Didacommunicationlab è stato quello di comunicare all’utente il nuovo sistema integrato di percorsi ciclabili istituiti, al fine di disincentivare l’uso del mezzo privato. Ancora una volta il segno grafico è stato usato per la narrazione visiva dello spazio pubblico, mediante la costruzione di un sistema di icone e di frasi che stimolano la condivisione degli spazi e la convivenza tra i diversi attori che quotidianamente ‘popolano’ i marciapiedi trasformati in piste ciclabili. Una striscia animata e friendly dunque che propone e suggerisce comportamenti virtuosi senza l’uso di divieti o sbarramenti, mirando a costruire una città popolata di spazi realmente condivisi.
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dispositivi direzionali
la scelta fondamentale è stata quella di suggerire una narrazione della città che non si articolasse sulla la singola emergenza architettonica, ma al contrario mirasse a valorizzare lo spazio pubblico su cui le opere si affacciano creando parallelamente un dialogo su vecchio e nuovo, su arte e architettura su interno ed esterno
descrizione del luogo e delle strutture presenti sulla piazza percorso arte contemporanea: nome opera e artista
lamiera di metallo
stampa fotografica su supporto rigido spessorato
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#connettere
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task entrusted to Didacommunicationlab was that of communicating to the user the new integrated system of cycle paths established with the purpose of discouraging the use of private motor vehicles. Once again graphic signs were used for the visual narrative of public space, through the construction of a system of icons and phrases that stimulate the sharing of spaces and the peaceful coexistence between the various types of users that ‘populate’ the footpaths which were transformed into cycle paths. An animated and friendly crossing which proposes and suggests virtuous forms of behaviour without the need to resort to bans or barriers, aimed at fostering a city made of truly shared spaces.
Social design
Sul tema del social design si innesta anche l’ultimo ambito di ricerca sviluppato all’interno del laboratorio. Parlare di design spesso confonde ed è per questo che è diventato indispensabile giustapporre al termine design un termine qualitativo che permetta di riportare il dibattito su questioni concettuali (Baur, Baur, 2018). Da qui, l’uso di categorie quali il Social Design, il Design Civico o l’Eco-design, che in contrapposizione al Design-Marketing, riconfigurano il senso delle diverse attitudini concettuali e plurali. Il design trasforma e ogni atto di trasformazio- The topic of social design is also related to the last research area ne porta in sé la propria responsabilità culturale, ecologi- developed at the Laboratory. The ca, sociale e dunque fondamentalmente politica. La neu- term design often generates confusion, and it is for this reason that tralità è l’espressione politica della sottomissione del de- it became necessary to juxtapose the word design to an additional sign all’ideologia del marketing e dunque a modi di vivere qualitative term which would bring nei quali noi non siamo considerati altro che consumato- back the debate to conceptual issues (Baur, Baur, 2018). This reri: ogni progetto in cui il designer non sia altro che un ese- sulted in the use of categories such as Social Design, Civic Decutore non ha nulla a che fare con il design. sign or Eco-design, which in opIn questa direzione il Laboratorio ha attivato una relazio- position to Design-Marketing, reconfigure the sense of many of ne diretta con i gruppi di ricerca Civic City e Dix–Millard– the various conceptual stances. transforms them, and evHumains coordinati da Ruedi e Vera Baur che hanno fo- Design ery act of transformation carries calizzato la propria ricerca su tre aggettivi fondamentali: its own cultural, ecological, social, and therefore also fundamentaldesign contestuale, design delle relazioni e design civi- ly political responsibility. Neutralico, individuando con questi approcci sia individuali che ty is the political expression of the submission of design to the ideolcombinati e cumulativi. Dalla condivisione della ricerca ogy of marketing and therefore to ways of living in which we are conè nato il progetto Identità Migranti, presentato a Parigi sidered exclusively as consumers: all’interno del Convegno Inscriptions en relation. Des tra- every project in which the designer is exclusively an executor has ces coloniales aux expressions plurielles, realizzato con il nothing to do with design. sostegno del Ministère de la Culture (Direction générale de la création artistique et délégation générale à la langue française et aux langues de France) e co-prodotta con il Musée national de l’histoire de l’immigration, in partenariato con l’Istituto di ricerca Design will change as its practitioners develop Dix—milliards—humains, la città di Montreuil e new consciousness […] Design must disengage itself from consumer il corso di Exil et migrations del Collège d’étudculture as the primary shaper of its identity es mondiales Fmsh. Gli esiti dei lavori delle 24 and find a terrain where it can bea new power Università e Scuole di arte, design, urbanistifor the designer to partecipate in project for the welfare of humankind both inside and outside the market economy
Victor Margolin 122
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It is in this sense that the Laboratory activated a direct relationship with the research groups Civic City and Dix–Milliards–Humains, coordinated by Ruedi and Vera Baur, who have focused their research on three fundamental concepts: contextual design, relations design and civic design, identifying in them approaches which are either individual or combined and cumulative. It is from this shared research that the project Identità Migranti originated, presented in Paris at the Conference Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles, with the support of the Ministère de la Culture (Direction générale de la création artistique et délégation générale à la langue française et aux langues de France) and co-produced with the Musée national de l’histoire de l’immigration, in partnership with the research institute Dix—milliards— humains, the city of Montreuil and the course entitled Exil et migrations of the Collège d’études mondiales Fmsh. The results of the work carried out by 24 participating Universities and Schools of art, design, urban planning, architecture, linguistics, anthropology, sociology, geography and political sciences from all over the world were presented at the Palais de la Porte Dorée in Paris in February of 2020. Historically in Italy the theme of the project as tool for democratic life found expression and foundation in one of the main figures of the 20th century, the Milanese designer Albe Steiner, who already in the Seventies had identified the figure of the graphic designer not so much as the designer who comforts a sick society with a beautiful object, not as an elegant, worldly, smiling, skeptical, egotistical, narcissist person who loves formalism, but rather as a subject who feels “responsibly the value of visual communication as a means that contributes to better
ca, architettura, linguistica, antropologia, sociologia, geografia e scienze politiche di tutto il mondo partecipanti sono stati presentati al Palais de la Porte Dorée a Parigi nel Febbraio 2020. In Italia storicamente il tema del progetto come strumento della vita democratica ha avuto espressione e fondamento in una delle principali figure del secolo scorso, il progettista milanese Albe Steiner che già negli anni Settanta individuava la figura del progettista grafico non tanto come il designer che attraverso il bell’oggetto conforta la società ammalata, non più come uomo elegante, mondano, sorridente, scettico, egoista, narcisista, amante dei formalismi, bensì come soggetto che sente “responsabilmente il valore della comunicazione visiva come mezzo che contribuisce a cambiare in meglio le cose peggiori” (Steiner, 1978, 207). Inserirsi in questo ambito di ricerca non è quindi un’operazione solo finalizzata alla realizzazione di un progetto internazionale, se pur estremamente “Et soudain, la Terre fut immobilisée” Ruedi Baur en dialogue avec Susanna Cerri interessante e coinvolgente, quanto quello di riportare al centro del progetto un design della cosa pubblica che miri a aumentare la consapevolezza usando gli strumenti della partecipazione proponendo nuovi sistemi di interazione nella definizione e costruzione della cosa pubblica stessa (Mincolelli, 2018).
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the worse things” (Steiner, 1978, 207). To be active in this field of research is therefore not only an operation aimed at the undertaking of an international project, however interesting and attractive, but rather at bringing back to the centre of the project a design of the public thing whose purpose is to increase awareness by using the tools of participation, proposing new systems of interaction for the determination and construction of the public thing itself (Mincolelli, 2018). Didacommunicationlab has been involved with many other projects over the years, research projects, but also projects involving workshops, sites, and exhibition mounting and installations. To work concretely on important projects is an opportunity which younger people rarely have in other contexts, as well as an occasion for experiencing group work, for taking on responsibility in the creation of products while being perfectly clear as to the motivations behind the work, attaining immediate understanding that design for visual communication is a profession which has precise rules and methods and does not only rely on creativity or intuition. By taking advantage of the possibilities offered by the University, the newly graduated who are selected through competitions for grants and research fellowships stay with the Laboratory for relatively long periods: on average 18 months in the case of the grants and 6 years for the fellowships. Yet there is another, far more personal, aspect to be considered, which regards those professionals who in their different capacities collaborate with the Laboratory, and who find themselves having to analyse their own creative processes, to explain their motives and references, to narrate what they usually do as part of their job. This compels them to carry out an unexpected process of analysis which sometimes results in surprising outcomes. A research-based continuous education and training opens the door to new projects in which all the individual past experiences can flow together, thus regenerating energy and motivation.
Molti altri progetti hanno popolato la quotidianità del Didacommunicationlab in questi anni, progetti di ricerca, ma anche progetti di allestimenti, workshop, mostre, siti. Lavorare concretamente su progetti importanti è un’opportunità che i più giovani raramente riescono ad avere in altri contesti e contemporaneamente è un’occasione per sperimentare il lavoro di gruppo, per assumersi responsabilità nella realizzazione dei prodotti ed essere chiari nelle motivazioni, imparando da subito che il design per la comunicazione visiva è un mestiere che ha regole e modalità precise, non solo creatività o intuizione. Sfruttando le possibilità che l’università offre, i giovani neolaureati selezionati attraverso concorsi per borse e assegni di ricerca rimangono all’interno del laboratorio per periodi
The contributions to this book are the work of PhD graduates and candidates who pursue their education and training at the Laboratory, and concern some of the design experiences developed
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pp. 108-113 progetto Identità Migranti, presentato a Parigi all’interno del Convegno Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles project Identità Migranti, presented in Paris during the Conference Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles
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in it, including a presentation of the main theoretical reflections which have guided them. The contributions are divided into two sections, identified by two key words: Identity and Space, which also represent the two keystones for the reflections developed throughout these eight years of activity of the Didacommunicationlab. It is useful to point out how, in fact, the projects described in the various texts find their operative tension always at the crossroads of these three words. They were therefore divided based upon the predominant interpretative key used by the authors.
relativamente lunghi che vanno in media dai 18 mesi delle borse di ricerca ai 6 anni degli assegni. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, molto più personale, vale a dire quanto questa esperienza sia fondamentale anche per i professionisti che a vario titolo collaborano con il laboratorio. Essere costretti a analizzare i propri processi creativi, far capire le motivazioni, spiegare i riferimenti, raccontare quello che sempre più spesso viene fatto per mestiere, costringe ad intraprendere un percorso di analisi inaspettato e a tratti sorprendente. Una formazione continua basata sulla ricerca apre le porte a progetti nuovi in cui possano confluire tutte le singole esperienze passate rigenerando energie e motivazioni.
Presentazione del progetto “Identità migranti” all’interno di “Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles”, Parigi, Palais de la Porte Dorée, 2020 Presentation of the project “Identità migranti” within “Inscriptions en relation. Des Traces coloniales aux expressions plurielles”, Paris, Palais de la Porte Dorée, 2020
Nous sommes conscients que le monde pluriel que nous appelons de nos vœux ne passera pas par le repli égoïste des sociétés sur elles-mêmes. Dans le contexte de l’interdépendance croissante de nos cultures, comme dans celui de la disparition massive des langues de notre planète, il paraît nécessaire de mieux connaitre les relations mais également les différences entre les modes d’expression à la fois visuels et verbaux. Celles émanant de cultures éloignées se rencontrant à présent sur de mêmes supports de communication. Celles qui permettent de percevoir des alternatives à nos modes de pensée dominants.
Ruedi Baur 128
I contributi che seguono in questo volume sono opera dei dottrandi e dottori di ricerca che proseguono la loro attività formativa all’interno del Laboratorio, entrano nel dettaglio di alcune di queste esperienze progettuali sviluppate all’interno, presentandone, di volta in volta, le principali riflessioni teoriche che hanno guidato la loro elaborazione. Essi sono suddivisi in due sezioni, identificate da due parole chiave: Identità e Spazio, che rappresentano anche le due chiavi di volta delle riflessioni portate avanti in questi otto anni di attività del Didacommunicationlab. È utile rilevare come, in realtà, i progetti narrati nei diversi testi, trovino la loro tensione operativa sempre all’incrocio di queste tre parole. Sono stati quindi qui suddivisi in base alla chiave interpretativa prevalente che gli autori hanno dato agli stessi.
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Identity is a multifaceted and topically urgent concept. Much has been written about it in the fields of philosophy, anthropology, sociology, history, urban planning, political science and, of course, also of design and marketing, placing the said term on the crest of the wave and at the crossroads of many disciplines. Scientists, designers and philosophers have addressed the challenges presented by identity, highlighting both its dangerous limits and its undisputed virtues. It is therefore necessary, from an epistemological point of view, to blend the interpretations that this concept has had in the field of design with those derived from other disciplines, an action upon which Didacommunicationlab is focusing much of its efforts and reflections. Without entering into this debate, which lies beyond the scope of this contribution, we wish however to present a brief reflection on the concept of identity within the discipline of visual design. Although the question of identity has developed, in fact, as part of a vast scientific and philosophical debate, it has also always been accompanied by its representation in sign form, from some initial archetypal manifestations of personal identity, to commercial and institutional identity and finally to the great variety of sign systems which we define through terms such as: brand, emblem, symbol and logo (Sinni, 2018). In a complex society such as ours, which is highly competitive yet also strongly tending toward standardisation, the process of creating a strong identity lies at the basis for the growth of any type of enterprise, whether public or private (Lotti, 2017). The construction of a solid and attractive identity which truly reflects the nature of the structure itself and of
Identità
L’identità è un concetto poliedrico quanto urgentemente attuale. Di esso molto è stato scritto in campo filosofico, antropologico, sociale, psicologico, storico, urbanistico, politico e, naturalmente, nel dominio del design e in quello del marketing, collocando tale termine sul crinale e all’incrocio di molte discipline. Scienziati, progettisti e filosofi hanno nel tempo affrontato le sfide poste da questo termine, evidenziandone pericolosi limiti e indiscusse virtù. È quindi necessario, da un punto di vista epistemologico, ibridare le declinazioni che tale concetto ha e ha avuto nel campo del design con quelle prodotte in altri contesti disciplinari, azione sulla quale il Didacommunicationlab sta concentrando molti dei suoi sforzi e riflessioni. Senza entrare qui nel merito di questo dibattito, che esulerebbe dai fini del presente contributo, presentiamo una nostra breve riflessione sulla declinazione del concetto di identità all’interno della disciplina del design visuale. La questione dell’identità, infatti, se da un lato si è sempre sviluppata all’interno di un vasto dibattito scientifico e filosofico, dall’altro è da sempre stata accompagnata dalla sua rappresentazione segnica, a partire da alcune prime manifestazioni archetipiche rappresentate dall’identità personale, dall’ identità commerciale e dal quella istitu-
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zionale, fino ad arrivare a quell’ampia casistica di sistemi its users/clients, is increasingly important, as well as essential segnici che definiamo oggi con i termini: marchio, stem- for achieving any determined ecopolitical, social or cultural ma, simbolo, logo e brand (Sinni, 2018). nomic, objectives. The contributions preIn una società complessa come quella sented in this section participate in this debate based on solid sciattuale, altamente competitiva, ma an- entific grounds derived from some che, al contempo, fortemente omolo- of the design experiences developed in the Laboratory. gante, la creazione di un percorso iden- In this section Jacopo Ammendola reflects upon the relationship titario forte è alla base della crescita di between the discipline of visual ogni tipo di azienda, sia pubblica che communication and other cultures of the project. Pondering in particprivata (Lotti, 2017), per le quali diventa ular on the link that connects arand visual communicasempre più importante la costruzione di chitecture tion, the author seems to propose un’identità solida, attraente, utile per il an inter-disciplinary approach to the project as essential to the proraggiungimento di ogni tipo di obietti- duction of projects capable of efficreating spaces and buildvo, economico, politico sociale o cultu- ciently ings with a strong identity. rale che sia e che rifletta in modo reale Silvia Cattiodoro’s contribution carries the discourse on identity le caratteristiche della struttura stessa into the field of publishing, reflecte dei suoi fruitori/clienti. All’interno di questa riflessione si ing on the nature and form of the catalogue as publishing product collocano i contributi presentati in questa sezione che, a and revealing, through the work carried out by the Laboratory in partire da una solida base scientifica, declinano tale con- the construction of the catalogue cetto in base ad alcune esperienze progettuali sviluppa- for the exhibition Leonardo Ricci 100. Scrittura, pittura e architettuti nel Laboratorio. ra: 100 Note a margine dell’Anonimo del XX secolo, how it has beIn questa sezione Iacopo Ammendola riflette sul come necessary that this tool, especially in the case of great exhiLa cultura del progetto rapporto che intercorre tra la disciplina della co- bitions mounted in symbolic plactra comunicazione municazione visiva e le altre culture del proget- es, be one of the vertices of a hypothetical triangle formed at the visiva to. Riflettendo in particolar modo sul legame che crossroads of space, work (and e architettura lega architettura e comunicazione visiva, l’auto- therefore contents) and memory, Jacopo Ammendola re sembra proporre un’approccio progettuale in- capable of offering to those who visit them an empathetic impresof the exhibition space and terdisciplinare come elemento indispensabile al- sion giving the opportunity to potential la produzione di progetti in grado di plasmare ef- users to understand the interpretation of the work which underlies ficacemente spazi ed edifici di carattere forte- the mounting of an exhibition. Vittoria Niccolini’s contribution mente identitario. is a reflection on the necessity Il contributo di Silvia Cattiodoro, trasporta il di- of an inter-disciplinary approach Fare spazio con scorso dell’identità nel campo dell’editoria, ri- to wayfinding which includes the action, at the same time, of varile parole. Dalla flettendo sulla natura e sulla forma del prodotto ous design-related fields (urban costruzione dello editoriale del catalogo con ciò rivelando, attraspazio allestito alla sua rappresentazione verso il lavoro effettuato dal Laboratorio nella costruzione del cataloin forma editoriale go della mostra Leonardo Ricci 100. Scrittura, pittura e architettura: Silvia Cattiodoro 100 Note a margine dell’Anonimo del XX secolo, come sia ormai nepp. 120-124 Allestimento mostra Festival dei Popoli 2019 Exhibition staging Festival dei Popoli 2019
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cessario che tale strumento, soprattutto nella logica delle grandi mostre allestite in luoghi simbolo, divenga uno dei vertici di un ipotetico triangolo formato all’incrocio tra spazio, opera (e quindi dai contenuti) e memoria, in grado di restituire a chi l’ha vissuta l’impressione empatica dello spazio espositivo e dando l’opportunità ai nuovi potenziali fruitori di compren- planning, architecture and graphic communication) aimed at the dere l’interpretazione dell’opera che stava alla production of a type of signage that is capable of entering into a base di un allestimento. dialogue with, and valorising the Sintassi del Il contributo di Vittoria Niccolini, riflettendo sul- identity of places, and an inquiwayfinding: la necessità di un approccio interdisciplinare al ry, through the reinterpretation of the signage project carried out by spazi, contenuti Laboratory for the University wayfinding, includente l’azione contemporanea the of Florence, concerning the methe nuove sfide odology to be used in those cases Vittoria Niccolini di diverse culture del progetto (urbanistica, ar- where the project is introduced in chitettura e comunicazione grafica) al fine di pro- places which already exist. Buoncore retraces some durre segnaletiche in grado di dialogare e valo- Gianluca wayfinding projects developed rizzare l’identità dei luoghi, indaga, attraverso by the Didacommunicationlab, and inquires into the relationships la rilettura del progetto di segnaletica realizzato these projects establish with the dal Laboratorio per l’Università di Firenze, la pro- architectural spaces in which they are located. The paper reflects on spettiva metodologica da utilizzare nei casi in cui how a wayfinding project, through its effects on the overall perforil progetto si innesti su spazi già esistenti. mance of the building, contributes Spazio costruito/ Gianluca Buoncore, ripercorrendo alcuni pro- not only to the reshaping of the volumes, but also, and especially, spazio percepito getti di wayfinding sviluppati all’interno del Di- of the empty spaces, thus deeply Gianluca Buoncore dalabcommunication, indaga il rapporto che es- influencing user perception. si intrattengono con gli spazi architettonici nei The theme of space, and particularly of urban space, is a challengquali si collocano. Il contributo riflette su come ing topic in the field of visual comThe reflection on visuil progetto di wayfinding incidendo sul funziona- munication. al communication in urban spacmento dell’edificio, contribuisca non solo a ripla- es undertaken by Didacommunicationlab, originates in the obsmarne i volumi, ma anche e soprattutto, gli spa- servation of the fact that the inzi vuoti incidendo profondamente sulla perce- dividual who moves in the (interior and exterior) spaces of cities is bombarded by countless visual zione degli utenti. and extra-visual information. Cities have in fact become extremely complex places from numerous points of view, including that of their potential in terms of communication. These constructions are not always characterised by a coherent syntax, on the contrary, they increasingly present themselves as disjointed narratives resulting from choices of linguistic codes and categories that lack a systematic and balanced arrangepp. 130-135 Identità per l’Ecole Euro-Méditerranéenne d’Architetcture de Design e d’Urbanisme Brand design for the l’Ecole Euro-Méditerranéenne d’Architetcture de Design e d’Urbanisme
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Il tema dello spazio, e in particolar modo dello spazio urbano, è un tema fortemente sfidante nell’ambito della comunicazione visiva. Il percorso di riflessione sulla comunicazione visiva nello spazio urbano, portato avanti all’interno de Didacommunicationlab, nasce dalla constatazione che oggi l’individuo che si muove nello spazio (interno ed esterno) delle città è bombardato da un’infinità di informazioni visive ed extra-visive. Le città sono infatti divenute luoghi estremamente complessi sotto molteplici punti di vista, non ultimo quello relativo al loro potenziale comunicativo. I contesti urbani contemporanei producono una pluralità di segnali visivi, che danno luogo a stratificate costruzioni narrative. Tali costruzioni non sempre sono caratterizzate da una sintattica coerente, al contrario, sempre più spesso esse si presentano come racconti disarticolati, frutto di scelte di codici e generi linguistici prive di una orchestrazione sistemica ed equilibrata, ma ancorate a razionalità individuali e diversificate, spesso tra loro sovrapposte, contraddittorie o male organizzate. Il risultato sono spazi urbani caratterizzati da incomunicabilità e altamente disorientanti. La questione che si pone alla cultura del progetto in generale, e a quella della comunicazione visuale in particolare, riguarda la necessità di sviluppare un modo diverso di concepire e di organizzare la narrazione della e nella città e dei suoi spazi pubblici, in termini di sistemi dinamici di comunicazione e di espressione in grado di favorire l’orientamento e il contatto tra i suoi fruitori e, contemporaneamente, di esaltare il senso proprio e profondo dei luoghi, rendendoli complessivamente più sostenibili. In tale prospettiva il Laboratorio ha sviluppato alcuni progetti altamente significativi, orientati ad indagare e a sperimentare approcci e metodi finalizzati a capire come la grafica visuale, in accordo con altre discipline del progetto (architettura, urbanistica e paesaggio), possa contribuire a strutturare spazi semanticamente riconoscibili. I contributi presentati nella sezione Segni rendono conto di questa ricerca in evoluzione.
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Spazio
ment, and which are usually anchored on individual and diversified rationales, often overlapping, contradictory or badly organised. This results in highly disorienting and incommunicable urban spaces. The question that must be addressed by the culture of the project in general, and by visual communication in particular, regards the need to develop a different way of conceiving and organising the narrative of the city and its public spaces based on dynamic communication and expression systems which are capable of favouring orientation and interaction among its users and, at the same time, of exalting the deep meaning of places, thus increasing their sustainability. From this perspective, the Laboratory developed some highly significant projects which involved investigating and experimenting with approaches and methods aimed at understanding how visual graphics, together with other project-related disciplines (architecture, urban planning and landscape), can contribute to the shaping of semantically recognisable spaces. The contributions included in the section Signs describe this ongoing research. In his contribution, Giacomo Dallatorre proposes an innovative methodological approach to wayfinding design, tested by the Laboratory in the revision of the University of Florence’s signage system, based on an analytic phase centred on experiential learning, taken and modified from the field of landscape design and carried out by way of exploratory strolls in the places of the project, aimed at focusing the attention on a much wider set of considerations ascribable both to a narrative linked to the exploration en plein air, as well as to the relationship between project-related disciplines and orientation in space as perceived in movement. Gaia Lavoratti’s contribution, which retraces some significant experiences involving the editorial activities of the Didacommunicationlab,
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La passeggiata nel Campus Giacomo Dallatorre
Disegno dell’architettura e grafica editoriale. Il disegno comunica, ma come si comunica un disegno? Gaia Lavoratti
Identità migrante Nuove narrazioni per territori ospitali Maddalena Rossi
addresses the theme of the relationship between the design of architectural space and editorial graphics, highlighting how the challenge faced by architectural publishing today is that which concerns the production of objects with a strong communicative component, yet capable at the same time of preserving intact the individual and specific contents of every representation and of the space from which it derives. Maddalena Rossi, through her description of the project Identità migranti. Segni per una nuova geografia dell’accoglienza, presented by the Laboratory at the international conference entitled Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles, which was held in Paris between 14th and 16th of February, 2020, analyses a field of work which has been scarcely explored in Italy by the various design-related disciplines, namely the inter-disciplinary collaboration between the field of visual design and that of urban planning, aimed at the creation of hybrid design codes and languages capable of creating territories, places and public spaces which are plural, welcoming, inclusive and open to diversity, and therefore essentially more ‘democratic’. Alice Trematerra’s contribution, which reflects upon the tourist-related signage project developed
Giacomo Dallatorre, nel suo contributo, propone un approccio metodologico innovativo di wayfinding design, sperimentato dal Laboratorio nella revisione del sistema della segnaletica dell’Università di Firenze, basato su una fase analitica incentrata sull’apprendimento esperienziale, mutuato dalla tradizione paesaggistica, agito attraverso passeggiate esplorative nei luoghi del progetto, finalizzate a collocare l’attenzione progettuale all’interno di un insieme molto più vasto di considerazioni, riconducibili sia ad una narrativa legata all’esplorazione en plein air che alla relazione tra discipline progettuali ed orientamento nello spazio percepito in movimento. Il contributo di Gaia Lavoratti, ripercorrendo alcune esperienze significative delle attività editoriali del Didalabcommunication, affronta il tema del rapporto tra il disegno dello spazio dell’architettura e la grafica editoriale, evidenziando come la sfida che l’editoria di architettura oggi raccoglie sia proprio quella relativa alla produzione di oggetti di una forte componente comunicativa, ma al tempo stesso in grado di preservare intatti i contenuti singoli e specifici di ogni rappresentazione e dello spazio da cui deriva. Maddalena Rossi, attraverso la narrazione del progetto Identità migranti. Segni per una nuova geografia dell’accoglienza, presentato dal Laboratorio alla Conferenza internazionale Inscription en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles, tenutasi a Parigi dal 14 al 16 febbraio 2020, analizza un ambito di lavoro attualmente poco esplorato nel panorama italiano dalle diverse culture del progetto, che è quello di una collaborazione interdisciplinare tra il campo del visual design e quello dell’urban planning, finalizzato alla creazione di codici e linguaggi progettuali ibridi capaci di creare territori, luoghi e spazi pubblici plurali, ospitali, inclusivi e aperti alla diversità, e quindi, sostanzialmente, più ‘democratici’.
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La città e i segni. Il ruolo del design nella costruzione del linguaggio delle città. Alice Trematerra
Il contributo di Alice Trematerra, riflettendo sul progetto di segnaletica turistica realizzata dal Laboratorio per la città di Prato, indaga il modo in cui architettura e design, in una prospettiva di interdisciplinarietà, possono accompagnare i processi di trasformazione dello spazio pubblico, suggerendo un approccio me- by the Laboratory for the city of inquires into the way in todologico basato sull’osservazione dei luoghi, Prato, which architecture and design can l’ascolto delle loro necessità, il disegno del ser- accompany, from an inter-disciplinary perspective, the processes vizio prima che del prodotto agendo nell’ottica di of transformation of public space, suggesting a methodological apuna continua evoluzione. proach that is based on the observation of places, on listening to their needs, and on the design of the service rather than of the product, operating from the perspective of a continuous evolution.
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jacopo ammendola
architecture, landscape, urban planning: notes for a dialogue.
Provenendo da una formazione in architettura e da un percorso professionale orientato, seppur con modalità aperte e sperimentali, in quella disciplina, ho iniziato nel 2016 una collaborazione con il Didacommunicationlab prendendo parte a processi di ricerca e progetto intorno ai temi del wayfinding design, dell’environmental graphics, della Having studied architecture and worked professionally in that same comunicazione e valorizzazione del 1 Più recentemente, a partire dal 2018, ho field, although in an open and experimental manner, I began my patrimonio architettonico e urbano. integrato queste attività con progetti di comunicazione digitale e interaction design. collaboration with Didacommuni- In tutti questi progetti la dimensio- Questo percorso di studio, ricerca, progetto, cationlab in 2016 in research and che è per me ancora in gran parte da esplodesign projects involving the top- ne della comunicazione visiva si in- rare, condurrà certamente all’elaborazione ics of wayfinding design, environdi diverse riflessioni rispetto a quelle espomental graphics, and the commu- terfacciava con dimensioni proprie ste in questo testo. Si rimanda per questi nication and valorisation of the ar- dell’architettura o dell’architettura approfondimenti ad un’altra sede, che auchitectural and urban heritage. In spico prenda corpo presto. all of these projects visual commu- del paesaggio, e il mio ruolo è sta- More recently, starting in 2018, I integrated nication interacted with elements to, almeno inizialmente, quello di these activities with digital communication belonging to the fields of architecand interaction design projects. This path of ture or landscape architecture and fornire competenze specifiche1 in study, research, project, which for me is still my role, at least initially, was that of largely to be explored, will certainly lead to providing specific competences1 in questi settori. the elaboration of different reflections than these areas. those set out in this text. We refer for these Lavorare in questo contesto è stata insights to another place, which I hope will Working in this context was an opportunity for getting to know bet- un’occasione per conoscere me- take shape soon. ter, from within, the world of visual communication and to study, in vi- glio, dall’interno, il mondo della covo, the existing relationships be- municazione visiva e studiare in vivo le relazioni che tween this discipline and the other areas involved in the design of intercorrono tra questa disciplina e le altre disciplispace: architecture, interior architecture, landscape architecture, ne di progetto dello spazio: architettura, architettura and urban planning. d’interni, architettura del paesaggio, pianificazione. Working in multi-disciplinary teams led me to reflect on the limits of my Lavorare in team multidisciplinari mi ha portato a riskills and capacities. In addition to a series of purely technical capac- flettere sui limiti delle mie competenze e capacità. ities (understanding and interpre- Oltre ad una serie di competenze puramente tecnitation of the structures and documents related to the above men- che (comprensione e lettura dei manufatti e dei dotioned disciplines, a baggage of cumenti relativi alle discipline di cui sopra, patrimohistorical and theoretical knowledge, and an overview of the on- nio di conoscenze storiche e teoriche, sguardo sulle going evolutionary processes in the fields in question), I came to evoluzioni in corso nei rispettivi campi) mi sono reso the realisation that I also had skills conto di possedere competenze di altro tipo, più geof a different type, of a more general order, which were related to neraliste, quelle relative alla gestione di processi artithe management of articulated processes, not entirely predicta- colati e non del tutto prevedibili che portano dall’ideble, which lead to the conception and production of something that involves a large amount of stakeholders and several disciplinary fields. The process that surrounds the creation of a mobile app has
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azione alla realizzazione di qualcosa coinvolgendo una grande quantità di stakeholders e integrando più campi disciplinari. Il processo che si crea intorno alla produzione di un’app per dispositivi mobili ha più affinità di quanto si creda con quello che va dall’ideazione, alla cantierizzazione e alla gestione di un edificio. Parallelamente a questo percorso di ricerca e di lavoro ho avuto l’occasione di entrare in contatto con esperienze didattiche relative ai diversi settori della progettazione dello spazio. In alcune di queste esperienze il tema della relazione visiva era esplicito, in altre era implicito, ma comunque presente al mio sguardo allertato dal lavoro nel laboratorio. L’intersezione di tutte queste attività mi ha condotto a più riprese a farmi delle domande sulle relazioni — esistenti o potenziali, immaginate o reali — tra queste discipline: • Qual è la relazione tra communication design e architettura e architettura del paesaggio? In che modo questa relazione è mutata nel corso degli ultimi decenni? • Per un architetto è importante conoscere il mestiere del communication designer? Se sì, è sufficiente che ne abbia un’infarinatura, magari solo teorica, o è preferibile che sia in possesso anche di capacità pratiche? I corsi di laurea in architettura dovrebbero includere insegnamenti di comunicazione visiva? Come dovrebbero essere strutturati? • In un team di progettazione di architettura, di architettura del paesaggio, di urban design, o di pianificazione, è opportuno includere dei graphic designer? Che senso può avere includere un architetto in un team che progetta e realizza applicazioni mobili? Cercherò nei prossimi paragrafi di abbozzare delle risposte a queste domande.
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more things in common than one may initially believe with the processes involving the design, construction and management of a building. Parallel to these research and work processes I had the opportunity to come in contact with educational experiences concerning the various sectors of spatial design. In some of these experiences the theme of the visual relationship was explicit, in other implicit, yet always evident to my observation, made attentive through my work in the laboratory. The intersection of all these activities led on several occasions to ask myself about the relationships – existing or potential, imagined or real – among these disciplines: • What is the relationship between communication design and architecture, and between communication design and landscape architecture? In which way has this relationship changed over the past few decades? • Is it important for an architect to have an understanding of communication design? If the answer is yes, is it enough for him to have only a superficial, perhaps theoretical knowledge, or is it preferable to acquire practical capacities as well? Should degree courses in architecture include the teaching of visual communication? And if so, how should they be structured? • Is it useful to include a graphic designer in a team involved in architecture, landscape architecture, urban design or urban planning? Would it be useful to include an architect in a team that designs and produces mobile apps? I will attempt in the following paragraphs to find answers to these questions. A controversial relationship “From a conventional approach, the theme of the relationship between architecture and graphic design immediately reveals its negative connotations. Negative for architecture, which seems to confess in the pairing a certain guilty condescension regarding the adoption of decorative superstruc-
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Una relazione controversa “A un approccio convenzionale il tema architettura-grafica mostra subito le sue connotazioni negative. Negative per l’architettura, che sembra confessare nel binomio una certa colpevole accondiscendenza verso l’adozione di sovrastrutture decorative, ma negative anche per la grafica che sembra cercare un sostegno più strutturato alla sua temuta debolezza programmatica” (De Rubertis, 1999, 28). La relazione tra architettura grafica può essere studiata da una serie di punti di vista: quello che comunque tende ad emergere è in tutti i casi una relazione controversa. Le due discipline procedono nella storia in modo parallelo intrecciandosi senza mai del tutto fondersi. I punti di vicinanza sono molteplici, eppure c’è anche una reciproca diffidenza, una distanza continuamente sottolineata. Sono diversi gli studi mettono in relazione le due attività fin dall’esordio delle loro accezioni modertures, and also negative for graphne2, sottolineando come le due discipline procedano ic design, which seems to be in 2 Si veda a questo poposito ad in qualche modo insieme, condizionan- search of a more structured supesempio Carpo 2001. port to its feared programmatic dosi a vicenda in modo molto significa- weakness” (De Rubertis, 1999, 28). See for example Carpo 2001 relationship between architivo. Si noti ad esempio che il primo uso The tecture and graphic design can be attestato di un carattere bastone si trova in un disegno studied from a series of perspectives: yet what tends to emerge di progetto del 1779 di John Soane, uno dei più im- in all cases is a controversial relaThe two disciplines proportanti architetti inglesi del XIX secolo, oltre che col- tionship. ceed historically in a parallel manlezionista eclettico e professore alla Royal Academy ner, intertwining yet never entirely blending together. The points (Mosley, 1965). O, nel senso opposto, che l’architet- in common are many, yet there is reciprocal diffidence, a continuto che forse ha avuto il peso maggiore nella nascita aously underlined distance. Various dell’architettura contemporanea, Peter Beherens — studies2 have highlighted the relationship between the two activities non solo per le sue opere ma per aver formato nel suo since the early days of their modstudio la maggior parte dei protagonisti della prima ern definition, underlining the fact that both disciplines have somegenerazione di architetti del movimento moderno, tra what developed together, influencing each other significantly. It cui Le Corbusier, Mies van der Rohe, Meyer, Gropius is worth noting, for example, that (Tafuri, Dal Co, 1992) — fosse originariamente, per the first known use of a sans serif character dates back to a 1779 formazione, un tipografo. project drawing by John Soane, of the most important English Nonostante la presenza di molteplici punti di contatto, one architects of the 19th century, who come evidenzia, tra gli altri, Roberto de Robertis nel- was also an eclectic collector and professor at the Royal Academy la citazione posta in apertura a questo paragrafo, nel (Mosley, 1965). Or, in the opposite that the architect who had mondo dell’architettura italiana contemporanea la vi- sense, the greatest influence in the origins cinanza con il mondo dei media e della comunicazio- of contemporary architecture, Peter Beherens — not only as a rene visiva è spesso percepito con disagio. La comuni- sult of his works, but especially for cazione visiva è sentita dagli architetti come qualcosa having trained in his studio most of the major figures of the first gendi estraneo e addirittura pericoloso. eration of architects of the modern
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movement, including Le Corbusier, Mies van der Rohe, Meyer, Gropius (Tafuri, Dal Co, 1992) — was a trained typographer. Despite the presence of many elements in common, as highlighted, among others, by Roberto de
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Non sarà inutile a questo proposito citare il volume dal titolo Lo spettacolo dell’architettura. Profilo dell’archistar pubblicato nel 2003 dalle storiche dell’architettura Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli. Questo volume, oltre Robertis in the quoted passage ad avere ottenuto una certa notorietà per aver introdotabove, in the context of contemporary Italian architecture the af- to nel dibattito italiano il termine archistar, traducendolo finities with the world of media dall’analogo inglese starchitect ha il merito di registraand visual communication are often perceived with discomfort. re in modo precoce alcune sostanziali trasformazioni in Visual communication is regarded corso nella relazione tra architettura e media. as something extraneous or even dangerous. “Parlare oggi di architettura contemporanea implica neIn this context it is worth mentioning the volume entitled Lo spet- cessariamente la consapevolezza dell’esistenza, accantacolo dell’architettura. Profilo to alla critica tradizionale, della cultura consumistica e dell’archistar, published in 2003 by the architecture historians Gabriel- mediatica che ci circonda” (Lo Ricco, Micheli 2003, VII). la Lo Ricco and Silvia Micheli. This book, in addition to have acquired Si noterà tuttavia come, fino da questo primo passaggio, a certain notoriety for having intro- che apre il libro, la comunicazione (la cultura mediatica) duced the term archistar, an adaptation of the English term starchi- sia immediatamente accostata ad una cultura ‘consumitect, into the Italian debate, also deserves credit for having record- stica’, termine che ha un’accezione fortemente negatied at an early stage certain sub- va. La contaminazione del mondo dell’architettura con stantial transformations which are taking place in the relationship be- questa realtà è vissuta in questo caso, dall’interno della tween architecture and media. disciplina, come una violenza e come un’invasione. “To speak of contemporary architecture today necessarily implies Nei due decenni passati dalla pubblicazione del testo ad awareness of the existence, side by side with traditional criticism, oggi si può riscontrare con una certa chiarezza l’acceleof the consumer and media cul- razione del processo descritto. L’architettura è sempre ture that surrounds us” (Lo Ricco, Micheli 2003, VII). più connessa al tema dell’identità e dell’immagine d’imIt will be noted, however, how from this first passage, with which the presa, e sempre più spesso gli studi di architettura che book begins, communication (me- non hanno integrato tra le loro competenze quelle legate dia communication) is immediately placed side by side with a ‘con- alla comunicazione si trovano ad avere come commitsumer’ culture, a term that has a strongly negative connotation. The tenti grandi agenzie di comunicazione: l’architettura in contamination of the world of ar- questo caso non è che uno dei media attraverso i quali chitecture by this ‘culture’ is immediately felt as a sort of violence or si esprime il brand. La transizione è rilevata sia in testi invasion. che guardano al processo dal punto di vista della comuIn the two decades that have elapsed since the publication of nicazione d’impresa (Melewar & Saunders 2000, Huppatz, this text, the acceleration of the described process can be iden- 2005) sia da articoli che lo guardano da quello dell’architified with a certain clarity. Archi- tettura e del design (Sisson, 2017). tecture is increasingly connected to the them of corporate identity Questa vicinanza è temuta non solo dal punto di vista or image, and architectural studios which have not included the field of teorico, ma anche da quello professionale. communication among their com- “L’architettura, al pari delle altre discipline, ha dovuto petences increasingly find themselves to have large communica- constatare lo sgretolamento dei confini entro cui si è tion agencies among their clients: architecture in this case is simply tenuta integra fino a pochi decenni fa, per cedere alle another medium through which the brand expresses itself. This transition has been pointed out both in texts which analyse the process from the point of view of corporate
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influenti e aggressive pressioni di altre dimensioni della contemporaneità” (ivi, 28). L’immagine dell’architettura come arte integra e pura che cede suo malgrado, addirittura capitola, alle pressioni di forze estranee è emblematica della relazione conflittuale che lega, in questa visione, queste due aree di sapere teorico e pratico. Lo scontro viene addirittura portato su una dimensione morale, resa esplicita dalla contrapposizione di aggettivi quali ‘integro’ e ‘aggressivo’. La scelta di questa dimensione morale nell’interpretazione dei fenomeni può suggerire le ragioni di una sostanziale marginalizzazione della comunicazione visiva nel campo esteso dell’architetcommunication (Melewar & Sauntura italiana. Di fronte ad un progressivo sfocarsi dei ders 2000, Huppatz, 2005) and by confini tra ambiti di sapere pratico, attinenti alla sfera articles that study it from the perspective of architecture and dedel progetto e ad un sempre maggiore coinvolgimento sign (Sisson, 2017). proximity is feared not only degli specialisti della comunicazione nella definizione This from the theoretical point of view, delle strategie aziendali, una parte del mondo dell’ar- but also from a professional standpoint. chitettura ha preferito, piuttosto che confrontarsi con “Architecture, like other discihas witnessed the dissole trasformazioni in atto, arroccarsi su posizioni difen- plines, lution of the limits that enclosed it sive, nella speranza di salvaguardare il piccolo orto until a few decades ago, as a result of the influential and aggresrappresentato dagli incarichi pubblici o privati. sive pressure from other areas of contemporary era” (ibid, 28). La traccia dello slittamento delle reciproche posizioni our The image of architecture as a tra architettura e comunicazione si ritrova però in molti pure and complete art which gives in, even surrenders, to the presluoghi con accezioni e prospettive del tutto diverse, sure of extraneous forces is emquasi opposte. Ad esempio, nelle parole di Micheal blematic of the conflicting relationship that links, in this vision, these Rock, uno dei fondatori di un importante studio di co- two areas of theoretical and practical knowledge. The clash hapmunicazione newyorkese diventato celebre, tra le altre pens on a moral dimension, made explicit by the opposition of adjec3 Il titolo fa riferimento ad un celebre ar- cose, per aver più volte collabotives such as ‘integro’ and ‘aggresticolo di Rosalynd E. Krauss nel quale la rato con architetti e in particolare sive’. The choice of this moral dicritica statunitense propone una drastica ridefinizione del campo della scultura e del- con lo studio Oma. In un’intervista mension in the interpretation of phenomena can suggest the reale sue relazioni con i campi dell’architettura apparsa nel 2011 sul journal Per- sons for a substantial marginalisae del paesaggio. tion of visual communication in the The title refers to a famous article by Rospecta con il significativo titolo extended field of Italian architecsalynd E. Krauss in which the American critics propose a drastic redefinition of the Graphic Design in the Expanded ture. In view of a progressive blurring of the boundaries between arfield of sculpture and its relations with the Field3, Rock racconta dal suo eas of practical knowledge which fields of architecture and landscape. concern the sphere of the project punto di vista la transizione che and an increasing involvement of ha ridefinito le posizioni reciproche di architettura e communication specialists in the definition of corporate strategies, design negli ultimi due decenni. La collaborazione a part of the architectural world, rather than coming to terms with con gli architetti nasce all’inizio della loro attività nei these transformations, has preprimi anni ’90, come aiuto per l’impaginazione degli ferred to take on defensive positions, in the hope of safeguarding elaborati di concorso. In questa fase la relazione era their small share of public and pri-
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vate commissions. The trace of the shift in the reciprocal positions between architecture and communication can be found in many places with com-
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chiaramente orientata e il graphic designer aveva un ruolo sussidiario rispetto all’architetto. Nel corso dei successivi venti anni, però le cose sono pletely different, almost opposing, cambiate: connotations and perspectives, for “Our own transformation as a studio is emblematic of example, in the words of Micheal Rock, one of the founders of an im- dramatic changes in the way in which architecture interportant New York communications studio who became well-known faces with graphic design. This change has been driven for his collaborations with archi- by advances in technology — print and digital display — tects, and in particular with studio Oma. In an interview which ap- and the development of branding as a dominant compeared in 2011 in the architectur- mercial discourse. Now every team in a major architecal journal Perspecta with the telling title Graphic Design in the Ex- ture competition enlists an ‘important’ graphic designer panded Field3, Rock narrates from his point of view the transition that to deal with the visual identity of the entry, possible redefined the reciprocal positions graphic and digital interventions in the project, and the of architecture and design during the past two decades. The collab- articulation of the communication potential of the projoration with architects began in the early Nineties, providing support in ect for the potential client. That wasn’t true when we the layout of architectural compe- started. In general, I think architects have become much tition presentations. In this phase the relationship was clearly orient- more strategic in the way they market their projects, and ed and the graphic designer had a subsidiary role vis-à-vis the archi- how they use design to distinguish themselves from their tect. Over the past twenty years, competition. The composition of competition boards, however, things changed: “Our own transformation as a stu- for instance, now involves a discussion about language, dio is emblematic of dramatic rhetoric, identity, and brand. It’s all much more self-conchanges in the way in which architecture interfaces with graphic de- scious than in the past” (Rock, 2011, 169). sign. This change has been driven by advances in technology — print Se da una parte la comunicazione visiva viene integrata and digital display — and the de- nel processo di produzione dell’architettura, dall’altra velopment of branding as a dominant commercial discourse. Now è l’architettura che diventa medium, o supporto, per il every team in a major architecture competition enlists an ‘important’ graphic design. Grazie ad innovazioni tecnologiche e graphic designer to deal with the il conseguente abbattimento di costi nelle tecniche di visual identity of the entry, possible graphic and digital interventions in produzione delle immagini (stampa in grande formathe project, and the articulation of the communication potential of the to, stampa UV, intaglio di pellicole adesive) la ‘grafica’ project for the potential client. That rappresenta ad oggi un’alternativa molto valida rispetto wasn’t true when we started. In general, I think architects have be- all’uso di materiali di rivestimento. Negli ultimi decencome much more strategic in the ni si è assistito alla nascita di un settore ibrido, di fatway they market their projects, and how they use design to distinguish to quasi completamente nuovo, al quale ci si riferisce themselves from their competition. The composition of competition con la locuzione environmental graphics, cioè grafiche boards, for instance, now involves ambientali. Ben più rilevante ai fini della definizione a discussion about language, rhetoric, identity, and brand. It’s all dell’identità degli spazi del semplice wayfinding design, much more self-conscious than in questa modalità di interazione tra grafica e architettura the past” (Rock, 2011, 169). If visual communication, on the sta progressivamente divenendo una cifra distintiva dei one hand, is integrated into the process of architectural produc- progetti contemporanei, soprattutto in campo pubblition, on the other architecture becomes a medium, or support, for graphic design. Thanks to technological innovations and the consequent cost reduction in the pro-
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co. Tommaso Empler rileva questo processo in un testo del 2012: “Nella progettazione contemporanea l’integrazione tra grafica (nelle sue mutevoli forme) ed architettura è una soluzione, come visto anche nella storia della sua evoluzione, che viene sempre più frequentemente utilizzata. La grafica diventa supergrafica, assume caratteristiche tridimensionali o multimediali e consente di connotare in maniera specifica ed univoca duction of images (large format prints, UV prints, self-adhesive vi- spazi che potrebbero avere una qualsiasi destinazione nyl film cutting) ‘graphics’ now- d’uso” (Empler 2012, 56). adays represents a valid alternative to the use of cladding mate- Torniamo a Micheal Rock per leggere nelle sue parole rials. The past decades have witnessed the birth of a hybrid sec- l’esperienza del IIT McCormick Tribune Campus Center, tor, almost entirely new, which is un progetto dello studio Oma nel quale la sperimentazioknown as environmental graphics. Even more relevant in terms of the ne dell’uso di grafiche ambientali su grande formato è definition of the identity of spaces than simple wayfinding design, this stata spinta particolarmente innanzi. form of interaction between graph- “This injection of the graphic into the spatial was couics and architecture is increasingly becoming a distinctive feature of pled with another development: the general downward contemporary projects, especially in the public sector. Tommaso pressure on costs. The graphic could be a substitute Empler refers to this process in a for detail and material. I think [Rem] Koolhaas was very text from 2012: “In contemporary design the integration of graphics explicit about this at I IT [McCormick Tribune Campus (in its many forms) and architecture Center]: This is a big blank wall, this is only wallpaper, is an increasingly used solution, as can be observed throughout its this is fake. So the graphic allowed us to activate spacevolutionary history. Graphics becomes supergraphics, takes on 3D es, sometimes temporarily, and to affect large spaces or multi-media features and per- at seven dollars a square foot. Because it was more or mits ascribing specific qualities to spaces which could have any us- less temporary there was a certain license. As opposed age destination” (Empler 2012, 56). Let us return to Micheal Rock in or- to the seeming permanence of architecture, wall- paper der to read in his own words about could be peeled off and discarded after a year or two. the experience of the IIT McCormick Tribune Campus Center, a The graphic became a way to signify newness because project of studio Oma in which experimentation with the use of large it was something that would be constantly shifted and format environmental graphics changed” (Rock, 2011, 169). was particularly thrust forward. “This injection of the graphic in- Questi aspetti, uniti ad una continua evoluzione delle to the spatial was coupled with possibilità offerte dalla riproduzione digitale delle immaanother development: the general downward pressure on costs. gini, provocano un continuo scivolamento delle reciproThe graphic could be a substitute for detail and material. I think che posizioni di communication designers e architetti. [Rem] Koolhaas was very explic- “As we’re now being asked to get involved in projects it about this at I IT [McCormick Tribune Campus Center]: This is in a deeper way, our relationship with the architect has a big blank wall, this is only wallpaper, this is fake. So the graph- changed. We now bring an architect into a project as ofic allowed us to activate spaces, ten as we’re brought into a project by an architect. That sometimes temporarily, and to affect large spaces at seven dollars a balance has shifted, resulting in a new way of working square foot. Because it was more or less temporary there was a cer- and a new way of figuring out problem” (ibidem). tain license. As opposed to the seeming permanence of architecture, wall- paper could be peeled off and discarded after a year or two. The graphic became a way
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Di questa nuova relazione se ne trovano le tracce anche in altre collaborazioni tra architetti e communication designer. È paradigmatica in questo senso la posizione dello studio Oma, che fino dagli esordi ha messo al centro della sua ricerca l’ibridazione tra i due campi. L’esempio classico è la strettissima collaborazione con Bruce Mau per la realizzazione della prima monografia sullo studio (Oma, Mau, 1994). Ma il rapporto tra Oma e il libro va ben oltre questo caso to signify newness because it was something that would be constantparticolare. Per decenni infatti lo studio ha collabora- ly shifted and changed” (Rock, 2011, 169). to con la book designer olandese Irma Boom per la These aspects, together with a realizzazione di contest books, libri ‘privati’creati per continuous evolution of the possibilities offered by the digital reprocomunicare progetti di concorso. Questa relazione è duction of images, generate a conshifting in the reciprocal finalmente diventata pubblica nel 2014 con la realizza- tinuous positions between communication zione del catalogo alla Biennale di Venezia diretta da designers and architects. “As we’re now being asked to get Rem Koolhaas, edito una prima volta con Marsilio nel involved in projects in a deepway, our relationship with the 2014 e poi in una versione completa e rivista con Ta- er architect has changed. We now schen nel 2018 (Koolhaas e Al., 2018). Non ci sembra bring an architect into a project as often as we’re brought into a proinutile segnalare, come momento di autoriflessione su ject by an architect. That balance questo tema, un’esposizione dal titolo OMA Book Ma- has shifted, resulting in a new way of working and a new way of figurchine: The Books of Oma organizzata alla AA Gallery ing out problems” (ibidem). The traces of this new relationdi Londra nel 2010, in cui l’opera principale è costitu- ship can be found in other collabita dalla raccolta di tutti i volumi stampati o pubblicati orations between architects and communication designers as well. dallo studio in 35 anni di attività, per un totale di oltre The position of studio Oma, which from the beginning focused its re40.000 pagine (Warmann, 2010). search on the hybridisation of both Non stupisce, alla luce di queste osservazioni, che nel fields, is in this respect exemplary. The classical example is the close lavoro di studi quali Mvrdv o Big, che hanno con Oma collaboration with Bruce Mau for creation of the first monograph un rapporto quasi di filiazione, la comunicazione rive- the on the studio (Oma, Mau, 1994). Yet the relationship between Oma sta un ruolo assolutamente centrale. and books goes well beyond the scope of this particular case. For decades, in fact, the studio collaborated with the Dutch book designer Irma Boom in the creation of contest books, ‘private’ books designed for communicating competition proposals. This relationship finally became public in 2014 with the production of the catalogue for the Architecture Exhibition of the
Un campo ancora più allargato Ho fin qui considerato a grandi linee i modi in cui la comunicazione visiva interferisce, nell’epoca contemporanea, con l’architettura intesa come disciplina di progetto. Questa riflessione andrebbe affiancata e ulteriormente approfondita considerando le relazioni che intercorrono tra altre discipline che si occupano di progettazione spaziale, come l’architettura del paesaggio, l’urban design, la pianificazione urbana e territoriale. Questa analisi è molto promettente e potrebbe costituire un terreno fertile per ulteriori indagini. In questa sede mi
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limiterò a considerare, in forma di appunti, una serie di convergenze a mio parere significative. In primo luogo, si possono trovare analoghe convergenze anche in altri campi del progetto spaziale. Un primo esempio lo troviamo nella concezione e nella realizzazione di molti dei progetti di architettura del paesaggio dello studio SvizzeroTedesco Topotek1. Qui la relazione con il graphic design è più che evidente, si potrebbe dire 4 http://landezine.com/index. php/2011/02/playgrounds-and-schoaddirittura ostentata. È il caso del celebre Superkilen, olyards-by-nippaysage/ <ultima visita realizzato con il collettivo di artisti e graphic designer maggio 2020>. Venice Biennale directed by Rem Superflex e lo studio di architettura Koolhaas, edited first by Marsilio in Big, ma anche di progetti come il Kaiak Market Parking 2014, and later in a complete and revised edition by Taschen in 2018 a Köpenick e il parcheggio condominiale di Fläming(Koolhaas e Al., 2018). It seems worth mentioning, as a moment of strasse, a Berlino. Lungi dall’essere appannaggio di self-reflection on the subject, an Topotek1, queste modalità ricorrono nella landscape exhibition entitled OMA Book Machine: The Books of Oma, organ- architecture contemporanea. Alcuni esempi sono Fuised at the AA Gallery in London in 2010, in which the main piece turium, Juca architektur + landschaftsarchitektur (2017), was a collection of all the volumes o i playgrounds realizzati per vari istituti scolastici del printed or published by the stu4 dio throughout 35 years of activi- Quebec da Nippaysage a partire dal 2004 . Alcuni lavori ties, for a total of over 40,000 pag- riescono poi ad integrare con ancora maggiore intenes (Warmann, 2010). It is not surprising, in light of these sità architettura, landscape e comunicazione visiva. Ci observations, that in the work of studios such as Mvrdv or Big, sembra utile citare a questo proposito due casi. Il primo which are in a certain sense affili- è rappresentato dal lavoro della graphic designer olanated to Oma, communication plays an absolutely central role. dese Hansje van Halem, che con le sue installazioni, ad esempio quelle per il festival musicale Lowlands, inteAn even wider field I have to this point considered in gra elementi grafici ed elementi architettonici intervebroad terms the forms in which visual communication interferes, nendo a scala paesaggistica (Daniel, 2018). Il secondo è in our contemporary day and age, with architecture understood as a un progetto dello studio JaJa Architects, Rama Studio, project-oriented discipline. This Rasmus Hjortshøj nel quale i progettisti sono riusciti reflection should be placed alongside others and further analysed, ad integrare un playground con una forte componente considering the relationships that grafica sul tetto di un edificio per parcheggi multipiano exist between other disciplines involved in spatial design, such as (Walker, 2014). landscape architecture, urban design, as well as urban and territo- Questo tipo di operazioni, in cui la grafica è protagonista, rial planning. This analysis is very dialogano con, e in parte anticipano, recenti modalità di promising and could constitute a fertile ground for further inquiry. intervento sugli spazi pubblici urbani, in particolare suThe scope of this paper, however, will be limited to considering, in the gli spazi classicamente dedicati alla mobilità veicolare, form of notes, a series of seeming- conosciute con il fortunato nome di Tactical urbanism. ly significant convergences. Similar points of convergence can be found in other fields of spatial design. The conception and realisation of many landscape architecture projects by the Swiss-German studio Topotek1 offers a first example. Here the connection with graphic design is more than evi-
JAJA Architects, Park ‘n’ play, Copenhagen, Danimarca, 2016
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pp. 186-187 PENTAGRAM, Titletown, Green Bay, Wisconsin
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Questo termine, diffuso nel 2015 da un libro di Mike Lydon and Anthony Garcia, ha funzionato da cappello per una serie di esperienze di riorganizzazione rapida e temporanea degli spazi urbani che hanno come cifra condivisa il fatto di sottrarre spazio alle auto per darlo alla mobilità alternativa o ad altre attività collettive da svolgere nello spazio pubblico. Un agente cruciale per l’elaborazione dei modelli di intervento è la statunitense National Association of City Transportation Officials (Nacto) che promuove l’utilizzo innovativo e sperimentale della segnaletica orizzontale al fine di promuovere usi alternativi e migliori degli spazi urbani (Nacto, 2013; Nacto, 2016). Anche in questo caso vediamo come l’utilizzo innovativo e sapiente della comunicazione visiva modifichi le discipline del progetto in molteplici modi. Sarebbe auspicabile che gli studenti di architettura, architettura del paesaggio, pianificazione, avessero una maggiore conoscenza della comunicazione visiva nelle sue varie componenti, teoriche ma soprattutto pratiche, per poter meglio comprendere il ruolo di questa disciplina nel loro lavoro di progettisti e per poter meglio coinvolgere e dialogare con i designer della comunicazione in tutti i frangenti in cui questo si riveli utile o vantaggioso.
dent, almost flaunted. This is the case of the famous Superkilen, produced together with the collective of artists and graphic designers Superflex and the architecture studio Big, but also of other projects such as the Kaiak Market Parking in Köpenick and the Flämingstrasse condominium car park in Berlin. Far from being an exclusive of Topotek1, these forms are recurrent in contemporary landscape architecture. Other examples are Futurium, Juca architektur + landschaftsarchitektur (2017), or the playgrounds created for various schools in Québec by Nippaysage since 20044. Some of these projects manage to combine architecture, landscape and visual communication with an even greater degree of intensity. Two cases are worth mentioning in this context: the first is the work of the Dutch graphic designer Hansje van Halem, who with her installations, for example those for the music festival Lowlands, combines graphic and architectural elements, thus intervening at the scale of the landscape (Daniel, 2018); the second is a project by studio JaJa Architects, Rama Studio, Rasmus Hjortshøj, in which the designers managed to create a playground with a strong graphic component on the roof of a multi-level car park (Walker, 2014). These types of operation in which graphics plays a central role, enter into a dialogue with, and partly anticipate, recent forms of intervention on urban public spaces, in particular on spaces traditionally devoted to vehicle mobility, that are fittingly referred to as Tactical urbanism. This term, popularised in 2015 by a book by Mike Lydon and Anthony Garcia, has served as an umbrella for a series of experiences concerning the swift and temporary re-organisation of urban spaces having in common the fact that they take space away from private motor vehicles so as give it to alternative mobility or other forms of collec-
La comunicazione visiva nelle scuole di architettura Alla luce delle riflessioni fin qui esposte non risulterà inutile domandarsi qual è il ruolo della comunicazione visiva nelle scuole di architettura italiane. Partiamo da un fatto: la comunicazione visiva è posizionata all’interno del campo del design. Questo deriva certamente da una serie di stratificazioni storiche in parte arbitrarie la cui ricostruzione meriterebbe certamente una trattazione più approfondita. Ad ogni modo, pur non essendo dotata di un settore disciplinare autonomo, alla comunicazione visiva è riconosciuta una certa centralità quando viene vista come uno dei quattro sub-settori del design, insieme a prodotto, interni e moda (Miur, 2007). Questo sub-settore non gioca certamente un ruolo centrale: sul totale di
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cinquantuno corsi offerti dagli atenei italiani solo otto includono nel titolo del corso la parola comunicazione o media. Inoltre, dei trentuno atenei che offrono corsi di studio in architettura e design solamente tre prevedono dei corsi dedicati e solo il Politecnico di Milano prevede un percorso di studio completo, cioè laurea di primo livello + laurea di secondo livello (fonte: universitaly.it). Nel contesto dei corsi di architettura, pianificazione e architettura del paesaggio l’insegnamento della comunicazione visiva tive activities undertaken in public come disciplina autonoma è controverso. Pur essen- spaces. An entity that plays a fundo vero che alcuni dei temi propri della comunica- damental role in the design of intervention models is the American zione visiva (rudimenti di layout, illustrazione tecnica National Association of City Transportation Officials (Nacto), which come infografica) vengono generalmente affrontati encourages the innovative and exnegli insegnamenti di Icar/17. Disegno e che una certa perimental use of horizontal signage for promoting better and alcultura grafica è propria del contesto della progetta- ternative uses of urban spaces acto, 2013; Nacto, 2016). Also zione architettonica e del paesaggio, ma è altrettanto (N in this case we see how the innovero che si riscontra la quasi totale assenza di veri e vative and knowledgeable use of visual communication is capable propri insegnamenti di comunicazione visiva nei cor- of modifying project-related disciin many ways. It would be si di laurea in architettura, architettura del paesaggio, plines desireable for students of architecture, landscape architecture, and pianificazione. urban planning, to have a greatQuesto tende a dar luogo ad un curioso sbilancia- er knowledge of visual communimento: a ottime competenze nel disegno, sia tecnico cation in its various components, theoretical but especially practical, che artistico, si affianca una rudimentale competen- in order to better understand the role of this discipline in their work za nell’uso di software specifici di produzione grafica as architects and designers, and (innanzitutto i pacchetti Adobe), e una quasi completa to better involve and interact with communication designers in all inignoranza dei fondamenti del communication design. stances in which this may be useI laureati in architettura spesso sono totalmente a di- ful or profitable. 5 La rilevanza della comunicazione vi- giuno di impaginazione, tipografia, Visual communication in architecture schools siva nelle scuole di altri paesi è in alcuni casi molto diversa. A titolo di esempio tecniche di stampa, identità visiva, In light of the reflections made so far it is worth asking ourselves citiamo la Architectural Association branding, marketing5. what role visual communication di Londra, dove Communication and Media Studies è identificata come una Il Didacommunicationlab è, tra le al- may play in Italian schools of architecture. Let us begin with a given delle cinque aree fondamentali di studio nelle quali si articola il programma tre cose, un esperimento mirabile di fact: visual communication is part di bachelor, insieme a Environmental the field of design. This certainintegrazione transdisciplinare. Non of and Technical Studies, History and ly derives from a series of historical Theory Studies ed Professional Practi- resta che auspicare che esperienze stratifications which are partly arce, Speculative Studies. bitrary and whose reconstruction The relevance of visual communication simili fioriscano al più presto anche would deserve a more in-depth in schools in other countries is in some in altri atenei italiani, a rinsaldare e analysis. In any case, although not cases very different. For example, the an autonomous disciplinary sector, Architectural Association in London, approfondire le relazioni che lega- a certain importance is ascribed to where Communication and Media Stuvisual design since it is recognised dies is identified as one of the five core no la comunicazione visiva con le as one of the four sub-sectors, toareas of study in which the bachelor’s gether with product, interior and programme is articulated, together with discipline del progetto dello spazio.
fashion design (Miur, 2007). This sub-sector, however, clearly does not have a central role: of
Environmental and Technical Studies, History and Theory Studies and Professional Practice, Speculative Studies.
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a total of fifty-one courses offered by Italian universities, only eight of them include the words communication or media in their course title. Furthermore, out of the thirty-one universities that offer degrees in architecture and design, only three include specific degree courses, and only the Milan Polytechnic offers a full programme in visual communication, that is including undergraduate and graduate degrees (source: universitaly.it). In the context of courses in architecture, urban planning and landscape architecture, the teaching of visual communication as an autonomous discipline is controversial. Although it is true that some of the topics concerning visual communication (the basics of layout, technical illustration as infographics) are generally addressed in the context of the Icar/17 – Design scientific sector, and that both architecture and landscape design involve a certain knowledge of graphic design, it is also true that in the degree courses in architecture, landscape architecture and urban planning, there is an almost total absence of specific teachings concerning visual communication. This generates a curious imbalance: the student will generally have an excellent level of drawing skills, both technical and artistic, yet a rudimentary knowledge in the use of specific software for graphic production (beginning with the Adobe packages), and an almost absolute ignorance of the basics of communication design. Graduates in architecture often know nothing of layout, typography, printing techniques, visual identity, branding or marketing5. Didacommunicationlab is, among other things, an admirable experiment of trans-disciplinary integration. It would be desirable for similar experiences to occur in other Italian universities in the near future, thus helping to bridge the gap and tighten the relationships that connect visual communication to the disciplines involved in spatial design.
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pp. 193-215
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Immagini del nuovo wayfinding system progettato per l’Ateneo Fiorentino / backstage Images of the new wayfinding system designed for the University of Florence / backstage
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Fare spazio con le parol Dalla costruzione dello s allestito alla sua rappres in forma editoriale
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Cesare Fiori, incisione raffigurante il Wunderkammer Settala
pp. 220-251
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Immagini dell’allestimento e del catalogo della mostra “Leonardo Ricci. Scrittura pittura e architettura. 100 note a margine dell’Anonimo del XX secolo”. Images of the exhibition layout and catalogue of the exhibition “Leonardo Ricci. Scrittura pittura e architettura. 100 note a margine dell’Anonimo del XX secolo”.
le. spazio sentazione
silvia cattiodoro
Making space with words. From the construction of the mounted space to its editorial representation Madamina, il catalogo è questo... (Don Giovanni)
Da catalogo a wunderkammer Il catalogo per definizione è «l’elenco sistematico di più oggetti» ordinati all’interno di un libro, un registro o uno schedario secondo un determinato metodo. Come ci racconta Umberto Eco nel lungo saggio Vertigine della lista per secoli sono stati composti elenchi di nomi, di elementi, di oggetti, anche se «i pochi libri dedicati alla poetica della lista 6 Se la definizione per essenza prende in considerazione elementi scientifici che si limitano prudentemente alle liste verbali, perché è ar- sono conosciuti e limitati, una definizione duo dire in quale modo un quadro possa per proprietà prende in considerazione ogni possibile accidente: «se un bambino chiede presentare delle cose eppure suggerire alla mamma che cosa e come sia una tigre, la mamma difficilmente risponderebbe che un ‘eccetera’, come se ammettesse che è un mammifero dei placentalia o un carnifissipede […] La realtà è che noi non i limiti della cornice lo obbligano a tacere voro diamo, se non raramente, definizioni per esdi un resto immenso» (Eco, 2009, 7). Non senza, ma più sovente per lista di proprietà. Ed ecco che pertanto tutti gli elenchi che si è mai trattato semplicemente del fa- definiscono qualcosa attraverso una serie non finita di proprietà, anche se apparentescino ipnotico della ripetizione in forma mente vertiginosi, sembrano approssimarsi al modo in cui nella vita quodi litania, né solo di una primitiva tasso- maggiormente tidiana (e non nei dipartimenti scientifici) nomia del mondo, ma del suo sistema di definiamo e riconosciamo le cose» (Eco, 2009, 218-221). rappresentazione, che attraverso la lista If the definition by essence takes into acdefinisce le cose non per la loro essenza count scientific elements that are known and limited, a definition by property takes ma per le proprietà sensibili con cui pos- into account every possible accident: «If a child asks his mother what and how a tiger sono essere descritte6: la lista delle belle is, the mother would hardly answer that it is placental mammal or a fissionable carniamate da Don Giovanni fatta a un’inge- avore [...] The reality is that we do not give, nua Donna Elvira da Leporello indica che if not rarely, definitions by essence, but more often by list of properties. And so, all la quantità e alcune caratteristiche co- the lists that define something through an unfinished series of properties, even if apmuni (o piuttosto, accomunanti) sono gli parently dizzying, seem to be closer to the way in daily life (and not in the scientific deFrom catalogue to wunderkammer elementi fondativi del catalogo dove partments) we define and recognize things» A catalogue is by definition «the l’interesse non si trova nell’intessere (Eco, 2009, 218-221). systematic listing of several objects» ordered within a book, a reg- relazione tra gli elementi, ma piuttoister or a card file following a spesto nel nominarli, enumerarli e delinearne per sommi cific method. As Umberto Eco tells us in his long essay The Infinity of capi le caratteristiche più evidenti. Esistono però ‘cataLists, for centuries lists of names, elements, or objects have been loghi aperti’, continuamente implementabili in grado di produced, even if «the few books suggerire un infinito generando un sistema di relazioni devoted to the poetics of the list have prudently limited themselves complesse tra gli elementi della lista. Se per una mento verbal lists, since it is difficult to say in what way a picture can present things and yet suggest an ‘etcetera’, as if admitting that the limits of the frame oblige it to be si-
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te scientifica questo genere di archiviazione fatta di voli pindarici sembra inefficace e farraginosa, essa d’altra parte era il modello per eccellenza di rappresentazione artistica nel mondo antico che, per esempio, nella ripeti7 Spesso questo genere di cataloghi è tività formale di elenchi lunghissimi riusciva a far percepistato fondamentale per ricostruire l’entità delle collezioni o per tentare di riunirle in re concetti complessi, come l’infinito, epoca moderna dopo che i singoli elementi lent about an immense remainder» rendendoli materici. erano stati dispersi, mentre una difficoltà (Eco, 2009, 7). It was never simply molto maggiore viene affrontata da curatori Tra i cataloghi più affascinanti e miste- a question of the hypnotic fascinae allestitori sia nel caso di ricostruzioni filotion of repetition in the form of a litlogiche della stanza che conteneva la col- riosi di questo tipo ci sono quelli che any, nor only a primitive taxonomy lezione, sia della ratio organizzativa interna of the world, but rather its system tutt’altro che casuale, che rimanda anzi descrivono gli oggetti presenti nelle of representation, which through strettamente al pensiero e all’orientamento Wunderkammers tardo-rinascimentali, the list defines things not in terms culturale del collezionista. of their essence but through the come quella a Innsbruck dell’Arciduca Often this kind of catalogue was fundamensensible properties by which they tal to reconstruct the size of the collections can be described: the list of the del Tirolo Ferdinando II nel Castello di or to try to bring them together in modern beauties6 loved by Don Giovanni times after the individual elements had Ambras. Una prima evoluzione – non which Leporello names to a naive been dispersed, while a much greater diffiElvira, indicates that quannell’espediente narrati- Donna culty is faced by curators and fitters both in indifferente tity, as well as certain common the case of philological reconstructions of the room that contained the collection, both vo della lista – è la trasformazione da (or rather, combined) features, are the founding elements of the catof the internal organizational ratio anything semplice elenco in caratterizzazione alogue, where the interest lies not but casual, which in fact closely refers to the thought and cultural orientation of the di ciascun elemento. L’enumerazione in the weaving of relationships between the elements, but in naming collector 8 Ci si riferisce qui alla definizione di e la descrizione degli oggetti volta a and enumerating them, in outlining Sergio Polano per la parola ‘allestimento’ catturare la curiosità dei lettori riempie in a nutshell their most evident features. There are, however, continucome «una forma d’arte applicata: precipuamente arte di architettare interni per il a tal punto l’interesse del descrittore ously applicable ‘open catalogues’ that can suggest infinity by gendimorare di oggetti temporaneamente raccolti in quell’unicum che dovrebbe essere che non si fa accenno in questi catalo- erating a system of complex relabetween the various elela mostra» (Polano, 1988, 131). ghi allo spazio occupato dagli oggetti tionships ments of the list. Although this kind We refer here to the definition of Sergio Polano for the word ‘preparation’ as «a form of nell’edificio, né come essi siano dispo- of archival work based on flights of fancy seems ineffective and applied art: mainly art of interior architectu7 re for the dwelling of objects temporarily sti se non con modi estremamente cumbersome for a scientific mind collected in that unicum that should be the it was the model of artissuperficiali. La relazione tra loro, così seems, exhibition» (Polano, 1988, 131). tic representation par excellence in 9 La collezione della Wunderkammer è come quella con lo spazio ostensivo, the ancient world, and was capadescritta nel volume intitolato Dell’historia ble, for example through the formal naturale di Ferrante Imperato Napolitano li- che nella definizione ‘per proprietà’ repetitiveness of very long lists, to bri XXVIII nella quale ordinatamente si tratta dovrebbe avere un significato tutt’altro perceive complex concepts, such della diversa conticion di miniere, e pietre. as infinity, by ascribing to them Con alcune historie di piante et animali; sin che secondario, spesso non viene af- material consistency. hora non date in luce (Napoli, Costantino Among the most fascinating and Vitale Stamperia Stigliola, 1599) che rap- fatto considerata. La lista è specimen mysterious catalogues of this type presenta una sorta di antesignano del forare those which describe the obtunato genere letterario sei-settecentesco dell’irrapresentabile – essendo la Wun- jects found in late Renaissance che fu il catalogo museale. Tale catalogo derkammer opera d’arte applicata8 – e Wunderkammern, such as the one era corredato di una grande tavola fuori at Ambras Castle, in Innsbruck, formato che mostrava due uomini (proba- di conseguenza desiderio contemplabelonging to the Archduke of Tyrol bilmente Ferrante e il figlio, curatore del tivo e auto-contemplativo della poten- Ferdinand II. A first evolution – not volume) all’interno dello spazio del museo. indifferent in terms of the narrative The collection of the Wunderkammer is de- za nobiliare: come nell’Odissea o nei device of the list – is the transforfrom a simple list into a detesti medievali, enumerare dava vita a un immaginario mation scription of each element included fatto di forme certamente sfumate, ma, proprio per es- in it. The listing and describing of the object, aimed at capturing sere state nominate, appartenenti alla sfera del reale. the attention of the reader, fills
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the interest of he who describes to such an extent that there is no mention in these catalogues of the space the objects occupy within the building, nor how of they are arranged, except in an extremely
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superficial7 manner. The relation between them, as well as the relationship with the space, which should play a central role, is often not considered at all. The list is a specimen of the unrepresentable – since the Wunderkammer is an applied work of art8 – and consequently an instance of the contemplative and self-contemplative desire of the power of nobility: as in the Odyssey or in Mediaeval texts, listing gave life to an imaginary made of shapes which certainly were blurred yet, precisely because they had been named, belonged to the sphere of the real. During the 17th century, the separation of the various fields of knowledge completely changed the way of cataloguing, especially in the sciences: a greater adherence to reality and greater precision were sought. The narrative apparatus is supported by images that reproduce the so-called ‘wonders’ set in space, and it is precisely these drawings that are able to reveal the relationship between the objects: in the Wunderkammer of Ferrante Imperato9 (1599) or in that of Manfredo Settala10, the association of the list with a perspective view of the interior made it possible to develop an insight of the structure of the process that Giulio Camillo called the Theatro della Memoria, which presided over the construction of the collection in a spatially precise form.
Nel Seicento la separazione dei saperi cambia completamente il modo di catalogare, soprattutto in ambito scientifico: si cerca una maggiore aderenza alla realtà e una maggiore precisione. L’apparato di stampo narrativo viene supportato da immagini che riproducono le cosiddette ‘meraviglie’ ambientate nello spazio e proprio questi disegni riescono a svelare il rapporto degli oggetti tra loro: nella Wunderkammer di Ferrante Imperato9 (1599) o in quella di Manfredo Settala10 l’associazione dell’elenco a una vista prospettica dell’interno permetteva di intuire la struttura di quel processo che Giulio Camillo aveva chiamato Theascribed in the volume entitled Dell’historia tro della Memoria e che presiedeva naturale di Ferrante Imperato Napolitano XXVIII in which it neatly deals with the la costruzione della collezione in una libri different conticion of mines, and stones. With some histories of plants and animals; precisa forma nello spazio.
Esposizione come wunderkammer La necessità di vincolare collezione e spazio nell’analisi delle Wunderkammern è la medesima che gli studiosi hanno quando approcciano importanti esposizioni e mostre del passato, anche recente, il cui spazio Exhibition as wunderkammer per sua natura effimero rimane solo The need to link collection and space in the analysis of the Wun- nelle fotografie – ufficiali o ufficiose – derkammern is the same that scholars have felt when approaching im- o in rari disegni progettuali ed è, nelportant shows and exhibitions from la maggior parte dei casi, completathe past, also recent, whose naturally ephemeral space remains only mente scollegato dalla produzione in photographs – whether official or informal – or in occasional project del catalogo relativo inteso come la drawings and is, in most cases, lista descrittiva degli elementi precompletely disconnected from the production of the relevant cata- senti in mostra, ma privati dei raplogue, understood as the descripporti reciproci o con lo spazio in cui tive list of the elements present in the exhibition, yet lacking their vengono esposti. reciprocal relationships, as well as those between them and the space Infatti, pur determinando talvolta un in which they are exhibited. progresso importante nella disciplina In fact, while sometimes resulting in degli allestimenti ed essendo magari una milestone nell’interpretazione del tema curatelare, il progetto dello spazio dell’esposizione raramente è stato
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until now not given in light (Naples, Costantino Vitale Stamperia Stigliola, 1599) which represents a sort of forerunner of the lucky literary genre of the seventeenth-eighteenth century that was the museum catalogue. This catalogue was accompanied by a large out-of-format table showing two men (probably Ferrante and his son, curator of the volume) inside the museum space. 10 Canonico milanese, viaggiatore e figlio di un medico dal quale aveva ereditato l’interesse scientifico, Manfredo Settala aveva voluto riunire in un vasto ambiente foderato di madie, cassettiere e contenitori una moltitudine di oggetti di cui pareti e soffitto erano quasi per intero ricoperti. Quasi mai ordinati con criterio scientifico di catalogazione i fenomeni reali assumevano talvolta contorni non ben definiti, quasi mistici e l’occhio si perdeva nella profusione di meraviglia. Che la narrazione prevalesse sulla volontà di informazione specificatamente tecnica o scientifica è chiaro anche nel catalogo a stampa di questo museo personale, in cui si descrive minuziosamente in 67 capitoli tutto il contenuto di questo scrigno di meraviglie e dove si trova l’incisione di una allungatissima prospettiva centrale dell’interno realizzata da Cesare Fiori (1664): la sensazione di infinito che doveva dare la visita della sterminata collezione viene esaltata nella rappresentazione quasi eccessiva dello spazio reso vertiginoso dalla profondità. Milanese canon, traveller and son of a doctor from whom he had inherited the scientific interest, Manfredo Settala wanted to reunite in a vast environment lined with cupboards, drawers and containers a multitude of objects whose walls and ceiling were almost entirely covered. Almost never ordered with scientific criteria of cataloging the real phenomena sometimes assumed outlines not well defined, almost mystical and the eye was lost in the profusion of wonder. That the narrative prevailed over
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considerato abbastanza centrale da essere inserito nell’unico manufatto in grado di perpetuare le ragioni di tale interpretazione: il catalogo. Eppure «creare una collezione ed esporla corrisponde a costruire una cartografia del mondo e della sua storia» (Peressut, 2014, 19). Accade the will of specifically technical or scientific information is also clear in the printed cata- invece che spesso la struttura contenutistica del volume logue of this personal museum, in which all the contents of this treasure chest of won- che accompagna la realizzazione di una mostra proceda ders are described in detail in 67 chapters and where there is the engraving of a very per enumerazione di oggetti o al massimo di temi, certo colong central perspective of the interior made erenti per contenuti con l’esposizione a major advance in the field of exhiby Cesare Fiori (1664): the feeling of infinity that was to be given by the visit of the in questione, ma spesso privi di un re- bition mounting and perhaps even representing a milestone in the inendless collection is exalted in the almost excessive representation of the space made ale collegamento con la struttura spa- terpretation of the curatorial theme, the design of the exhibition space dizzying by the depth. ziale progettata e, quel che è peggio, has rarely been considered central enough to be included in the only neppure con la grafica utilizzata. artefact capable of perpetuating Appaiono evidenti, quindi, due scollamenti: da una par- the reasons for that interpretation: catalogue. And yet «creating a te la veste grafica del manufatto cartaceo fatica a se- the collection and exhibiting it is equivguire il progetto della mostra, dall’altra l’impaginazione alent to a process of mapping the world and its history» (Peressut, si sovrascrive senza continuità d’intenti alla struttura 2014, 19). On the contrary, it often that the structure of the contenutistica curatelare allontanandosi da tutto ciò happens contents of the volume that accomche nella mostra è ‘hic et nunc’ e che renderebbe il vo- panies the production of an exhibition proceeds by enumerating the lume davvero emanazione di una precisa esposizione objects or, on some occasion, the of the exhibition, in a cer(e di conseguenza di una determinata interpretazione themes tainly coherent manner, yet it often del tema), con tutte le implicazioni socio-culturali che lacks a real connection with the planned spatial structure and, what potrebbero farne un oggetto determinante dal punto di is worse, with the graphics used. vista storico. Molto diverso infatti è allestire, per esem- This lack of connection appear quite clearly: on the one hand, the pio, una mostra sull’opera di Picasso oggi in Italia o graphic design of the volume struggles in following the project of the 40 anni fa in Spagna, nonostante il genio del pittore exhibition, on the other, the page rimanga lo stesso: l’interpretazione, infatti, cambia con layout overwrites the curatorial content structure without any conl’interprete (curatore e allestitore), oltre che con il pro- tinuity, distancing itself from everythat in the exhibition is ‘hic et gredire della società in cui siamo immersi. Se accet- thing nunc’, and which would make the tiamo il fatto che la mostra sia espressione di un tempo volume a faithful representation of a precise exhibition (and consee di una storia, essa deve portare con sé di necessità quently of a specific interpretation the theme), with all the socio-culun poderoso ragionamento sui rapporti tra attualità e of tural implications which could turn tema affrontato, evitando di rimandare o delegare, po- it into a determinant object from a historical point of view. It is very nendosi domande culturalmente elevate, uscendo dal- different, for example, to design an la comfort zone di stampo banalmente didattico che la exhibition on Picasso’s work today in Italy, or 40 years ago in Spain, vedrebbe asettica e, perciò, impermeabile alla critica. although the genius of the artist remains unchanged: the interpreSi tratta di una questione di natura comunicativa, più tation, in fact, changes with the che semplicemente editoriale, che offre agli organiz- interpreter (curator and exhibition designer), together with the develzatori dei grandi eventi culturali l’opportunità di fare opment of the society in which we
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happen to live. If we accept the fact that an exhibition is the expression of a time and of a history, it should therefore necessarily carry with it a powerful reflection on the relationship between present events and the theme in question, avoiding any
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The catalogue as atlas Handing over to images the time they represent, while transmitting to the viewer who looks at them, not only in an abstract manner, the ecstasy of what they conceal, as
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postponing or delegating, asking itself high-brow questions and escaping the trivially didactic comfort zone that interprets it as being aseptic, and therefore impervious to criticism. This is a communications issue, rather than a simply editorial one, which offers the organisers of large cultural events the opportunity of using exhibition design as a metaphor capable of «intensifying our lives» (Mies van der Rohe , 1928, 121). As with the theatre staging of classical plays, also the project for setting up an exhibition requires not only a deep knowledge of the subject matter (the collection or topic), but also an original reflection regarding the space of the work and its enjoyment. As it is now well established, the mounting of an exhibition is the medium that is capable of binding together the work and the container in an interpretation, it «narrates the relationships between formal events: between exhibits and support systems, and between them and space» (Pastor, 1988, 133). As in a Wunderkammer, an exhibition can gather the intuition of both the curator and the exhibition designer, who filter the knowledge of a subject through their experiences and their being actively immersed in history and society. In order for all of this not to be limited to the ephemeral time of the exhibition, a great relevance is placed on the object that is produced as a result, and which lasts through time: the catalogue, precisely. Although it is worth thinking of the possible reproducibility, in the sense given to the term by Benjamin, of an exhibition in different contexts, and of whether one should, therefore, «follow the text (and consequently the catalogue - Author’s note) as if it were a music score»11, it is also evident that its outward expression – precisely as in a live performance – is always different and presents continuous changes during its fruition. In this, graphic design is capable not only of identifying the most adequate frame for the editorial artefact, but also of communicating through visual and textual contents the experiences registered by the immediacy of the installation and of handing them down to history through a product that, having lost its enumerative connotation, can now become a tool in support of scientific dissemination, development and in-depth analysis.
dell’allestimento una metafora capace di «intensificare la nostra vita» (Mies van der Rohe , 1928, 121). Al pari delle regie teatrali di opere classiche, anche il progetto di un allestimento richiede infatti non solo una conoscenza profonda del soggetto (la collezione o l’argomento), ma anche un ragionamento originale in merito allo spazio dell’opera e alla sua fruizione. Com’è ormai assodato, l’allestimento di una mostra è il medium in grado di legare opera e contenitore in un’interpretazione, esso «racconta le relazioni tra eventi formali: tra oggetti esposti e sistemi di supporti, tra essi e lo spazio» (Pastor, 1988, 133). Come in una Wunderkammer, l’esposizione è in grado di raccogliere intuizioni del curatore e dell’allestitore che filtrano la conoscenza di un soggetto attraverso le loro esperienze e il loro essere attivamente immersi nella storia 11 F. Purini, “Le parole dello spazio”, Lectio Magistralis, Politecnico di Bari 26 e nella società. settembre 2008, pubblicata in http://www. Perchè tutto ciò non rimanga confina- francopurinididarch.it/testi.html. to solo al tempo limitato dell’esposizione, una grande rilevanza va data all’oggetto più rappresentativo che viene prodotto e che dura nel tempo: il catalogo, appunto. Se è bene pensare all’eventuale replicabilità benjaminiana di un’esposizione in contesti diversi e se si dovrebbe, perciò, «eseguire il testo (e quindi, il catalogo, N. d. A.) come se fosse uno spartito musicale»11, è altrettanto evidente che la sua veste – proprio come in una esecuzione dal vivo – è sempre diversa e registra i continui cambiamenti nell’atto della fruizione stessa. In questo il graphic design è in grado non solo di individuare la gabbia più adatta all’artefatto editoriale, ma comunicare attraverso contenuti visivi e testuali le esperienze registrate dall’immediatezza dell’allestimento e consegnarle alla storia attraverso un prodotto che, perso il suo connotato enumerativo, possa essere strumento di supporto divulgativo e di sviluppo e approfondimento scientifico.
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well as the power and concerns that characterise our age, should be the challenge of any publication that accompanies an exhibition. If, on the one hand, the paper form determines the duration of a reflection that would otherwise remain completely ephemeral, losing part of its depth, on the other hand, the more exhibitions flourish and become a common occurrence in the everyday life of an advanced society, the more it is necessary that such objects should not be configured merely as more or less descriptive lists of the works exhibited, nor as sequences of theoretical contributions linked to the works shown, but rather released from the space in which they exist. «Museums (and exhibitions in general - Author’s note) are, as affirmed by Christopher Whitehead (2009), a map through which we move, building traces, paths and connections between objects that come from different times and places»12: in this sense, Mnemosyne Bilderatlas, by Aby Warburg13, can represent an exemplary reference, thanks to the method used, which is based on the relationships constructed by the curator between the elements present in a given collection. If these relationships are rendered on paper, the result must be an atlas of the subject matter in question, rather than a catalogue as it is usually understood: the images guide the text and not the opposite, and consequently the path established between them – whether physically within the exhibition, or theoretical, within the volume that renders its spatial intentions – guides the interpretation of the author and the learning process of the user. It has become clear by now that the tool known as the ‘catalogue’, especially from the perspective of the great exhibitions mounted in places laden with symbolism, must constitute one of the vertices of the hypothetical triangle formed by the space, the artwork (and therefore of the contents) and the ‘memory’ as apex of the perceptive sequence that consists in discovering, viewing/reviewing and remembering (Borsotti,
Catalogo come atlante Consegnare alle immagini il tempo che rappresentano e a chi le guarda non solo astrattamente l’estasi di ciò che nascondono, ma anche il potere e le inquie12 L. Basso Peressut, “L’invenzione dell’antico. Architetti, archeologi, musei”, tudini che percorrono la nostra epoca cit., p. 19. Il riferimento è alla ricerca di dovrebbe essere la sfida di ogni pubC. Whitehead intitolata Museums and the Construction of Disciplines: Art and Archa- blicazione che accompagna un’espoeology in 19th century Britain, Duckworth Academic, London 2009, secondo cui il sizione. museo è «an ‘undrawn’ map whose spaSe da un lato la forma cartacea deces, collections and itineraries are indexed to travel, to other places and to collecting». termina la durata di un ragionamento L. Basso Peressut, “L’invenzione dell’antico. Architetti, archeologi, musei”, cit. , p. 19. che altrimenti resterebbe completaThe reference is to C. Whitehead’s researmente effimero perdendo parte della ch entitled Museums and the Construction of Disciplines: Art and Archaeology in 19th sua ricchezza, d’altra parte quanto più century Britain, Duckworth Academic, London 2009, according to which the museum le esposizioni fioriscono e diventano is «an ‘undrawn’ map whose spaces, collections and itineraries are indexed to travel, un accadimento comune nella quotito other places and to collecting». dianità di una società avanzata, tan13 Nato ad Amburgo da un’importante famiglia ebrea di banchieri, Aby Warburg to più è necessario che tale oggetto (1866-1929) fu uno storico della cultura e dell’arte. Fin dagli studi universitari a Bonn non si configuri solo come la lista più il suo interesse si concentrò sulla storia o meno descrittiva delle opere espodell’arte, l’archeologia, l’antropologia e la storia delle religioni; a quel periodo risale ste, né come una sequenza di contrianche il rapporto privilegiato con l’Italia e l’arte rinascimentale. L’ampiezza dello buti teorici legati alle opere mostrate, spettro degli interessi di Warburg risconma svincolata dallo spazio in cui esse trabile nei suoi studi (dalla tradizione astrologica arabo-persiana nei grandi cicli pit- insistono. «Il museo (e le esposizioni torico-astrologici alla la persistenza in età moderna di miti e riti ancestrali) si riflette in generale, n.d.A.) è come ha scritnella struttura della biblioteca da lui creata (portata a Londra da un suo discepolo to Christopher Whitehead (2009), una nel 1933 e divenuta il nucleo fondativo del mappa in cui ci muoviamo costruenWarburg Institute), basata sulla ‘regola del buon vicinato’ – l’affinità tematica e concet- do tracciati, percorsi e connessioni tra tuale – fra i testi. Il Bilderatlas Mnemosyne è l’ultimo progetto dello studioso. A partire oggetti provenienti da tempi e luoghi dalle raccolte di immagini preparate in vista diversi»12: in questo senso, Mnemosydi conferenze ed esposizioni, egli approntò l’opera in forma di atlante figurativo con ne Bilderatlas di Aby Warburg13 può una serie di tavole, costituite da montaggi fotografici che dovevano essere corredati essere un riferimento esemplare, per da testi esplicativi. Circa un migliaio di fotografie nei 63 pannelli dell’ultima versione il metodo basato sui rapporti costruiti rappresentano, insieme all’abbozzo di in- dal curatore tra elementi di una data troduzione e una serie di appunti, il menabò incompleto lasciato da Warburg al momen- collezione. to della morte. Secondo la rivista «Engramma» (cfr. www.engramma.it) che dal 2000 Se tali rapporti vengono esplicitati su carta il risultato non raccoglie gli studi sull’argomento con la può che essere un atlante della materia trattata più che pubblicazione online degli esiti della ricerca, l’Atlante Mnemosyne (oggetto dell’o- un catalogo comunemente inteso: le immagini guidano il monima esposizione a Venezia nel 2004 a cura della rivista) è una sorta di gigantesco testo, non viceversa, e di conseguenza, il percorso fatto condensatore: «la giustapposizione di immagini, impaginate in modo da tessere più fili tematici attorno ai nuclei e ai dettagli di maggior rilievo, crea campi di energia e provoca lo spettatore a un processo interpretativo aperto: ‘la parola all’immagine’ (zum Bild das Wort)».
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2007, 79). Conversely, the choice of inserting a map of the mounted space as memorandum of a fact whose power of persuasion consists in being temporary, can be reductive, and above all be delegated to the specialised capacity of reading a technical drawing, in the same way as referring the said contribution to the photographic representation of the already mounted exhibition unequivocally determines a delay in the production of the catalogue, and delegating to other methods of representation (such as video, online sites, etcetera) only means relocating the theme to different channels. If the purpose of the ‘catalogue’-object is to bring home a portion of the knowledge acquired in an experience that is limited in time, in order to make it more resistant14 and long-lasting through a continuous process of attendance, it is essential that the perception of the space also be involved, and this can only be achieved through a joint reworking of content and graphics that pertains to the design project: in other words both body and dress should become one, giving back to the user that has experienced it the impression of the space, while allowing future visitors to understand the interpretation which underlies the mounting of the exhibition. Typography is the physical representation of language and its ‘mise en espace’ on the space-stage of the page, thus constituting in fact the direction which manages and organises the contents. This is closely related to the mounting of the exhibition, with the only difference that the space of typography is the white page and not a room that is increasingly less of a white cube and
tra esse – che sia fisico all’interno dell’allestimento o teorico, dentro il volume che ne restituisce gli intenti spaziali – guida l’interpretazione dell’autore e l’apprendimento del fruitore. È ormai chiaro che lo strumento ‘catalogo’, quindi, soprattutto nella logica delle grandi mostre allestite in luoghi simbolo dovrebbe costituire uno dei vertici di quel triangolo ipotetico formato dallo spazio, dall’opera (e quindi dai contenuti) e dalla ‘memoria’ come apice della sequen- Born in Hamburg to an important Jewish faof bankers, Aby Warburg (1866-1929) za percettiva formata dallo scoprire, mily was a historian of culture and art. Since dal vedere/rivedere e dal ricordare his university studies in Bonn, his interest focused on the history of art, archaeology, (Borsotti, 2007, 79). D’altra parte, anthropology and the history of religions; at that time he also had a privileged relationla scelta di inserire una mappa dello ship with Italy and Renaissance art. The breof the spectrum of Warburg’s interests spazio allestito come memorandum adth found in his studies (from the Arabic-Perdi un fatto il cui potere di persuasio- sian astrological tradition in the great pictorial-astrological cycles to the persistence in ne consiste nell’essere temporaneo the modern age of myths and ancestral riis reflected in the structure of the library può risultare riduttivo e soprattutto tes) he created (brought to London by one of his delegato alla capacità specialistica disciples in 1933 and became the founding nucleus of the Warburg Institute), based di leggere un disegno tecnico, così on the ‘rule of good neighbourliness’ - the thematic and conceptual affinity - between come rimandare tale contributo alla the texts. The Bilderatlas Mnemosyne is the latest project. Starting from the rappresentazione fotografica della scholar’s collections of images prepared for conferences and exhibitions, he prepared the mostra già allestita determina inework in the form of a figurative atlas with a quivocabilmente ritardi sulla produ- series of tables, consisting of photographic that had to be accompanied by zione del catalogo e delegare ad altri montages explanatory texts. About a thousand phometodi di rappresentazione (come tographs in the 63 panels of the last version represent, along with the introduction video, siti online, ecc.) significa solo sketch and a series of notes, the incomplete menabò left by Warburg at the time of his spostare il tema su canali diversi. death. According to the magazine «Engram(cf. www.engramma.it) that since 2000 Se la finalità dell’oggetto ‘catalogo’ è portarsi a casa una ma» collects the studies on the subject with the porzione di conoscenza acquisita in un’esperienza limita- online publication of the results of the research, the Atlas Mnemosyne (object of the ta nel tempo per renderla più resistente e duratura nella homonymous exhibition in Venice in 2004 by the magazine) is a kind of giganfrequentazione continua14, è indispensabile che anche la edited tic capacitor: «the juxtaposition of images, percezione dello spazio vi intervenga e ciò è realizzabile arranged in such a way as to weave more thematic threads around the nuclei and the solo attraverso una rielaborazione congiunta di contenuti most important details, creates fields of energy and provokes the viewer to an open e grafica che è propria del progetto di design: corpo e abi- interpretive process: the word to the image’ to devono, insomma, diventare un tutt’uno nella pagina (zum Bild das Wort)». 14 Talvolta la semplice vista del dorso di restituendo a chi l’ha vissuta l’impressione dello spazio e un catalogo in libreria evoca sensazioni vissute nello spazio allestito, magari anni pridando l’opportunità a chi verrà di comprendere l’interpre- ma e di conseguenza richiama alla memoria informazioni apprese, senza neppure dover tazione alla base dell’allestimento. aprire il volume.
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Sometimes the simple view of the back of a library catalog evokes feelings experienced in the space set up, maybe years before and consequently recalls to the memory information learned, without even having to open the volume.
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increasingly more full of implications and relationships with its surroundings and with history, from the point of view of an integrated project.
La tipografia è la rappresentazione fisica del linguaggio e la sua ‘mise en espace’ che cala lo stesso sullo spazio-palcoscenico della pagina costituendo di fatto la regia che gestisce e organizza i contenuti. Questo ha molto a che fare con l’allestimento, con la sola differenza che lo spazio della tipografia è la pagina bianca e non una sala ormai sempre meno white cube e sempre più piena di implicazioni e rapporti con l’intorno e con la storia nell’ottica di un progetto integrato.
Margin notes for a catalogue: Leonardo Ricci 100 A successful example of a multi-disciplinary project where the mounting of the exhibition, which originated together with the curatorial project, involved both graphics and a catalogue, was the exhibition entitled Leonardo Ricci 100. Scrittura, pittura e architettura: 100 Note a margine dell’Anonimo del XX secolo, curated by Maria Clara Ghia, Ugo Dattilo and Clementina Ricci. In accordance with the strategy implemented, the graphics designed by Didacommunicationlab completed the mounting layout, specifying the relationships of meaning between the words of the book written by Ricci - in which the architect reflects on the themes dear to him in an interdisciplinary manner - and the drawings, paintings and photographs. This operation highlighted links that were evident for scholars but which could perhaps not be so clear to a lay user, as well as to those who, although familiar with the discipline of architecture, do not know the work of this master. In the same way as in the exhibition, the expressionist sketches, the paintings with a strong material and figurative impact, the fragments of compositions, the period photographs and the models are juxtaposed with the architectural drawings in a collage that sheds light on the many aspects of Ricci’s work, just as the texts in the form of captions, quotations and “explanations” translate this multifaceted message with the help of those words that reconfirm the intention of «speaking like someone who mixes everything
Note a margine di un catalogo: Leonardo Ricci 100 Un felice esempio di progetto pluridisciplinare in cui l’allestimento nato insieme al progetto curatoriale ha coinvolto sia la grafica che il catalogo è stata la realizzazione della mostra Leonardo Ricci 100. Scrittura, pittura e architettura: 100 Note a margine dell’Anonimo del XX secolo15 curata da Maria Clara Ghia, Ugo Dattilo e Clementina Ricci. In accordo con la strategia messa in atto, la grafica progettata dal Didacommunicationlab ha completato il percorso allestitivo, precisando le relazioni di senso tra le parole del libro scritto da Ricci – nel quale l’architetto riflette sui temi a lui cari in chiave interdisciplinare – e i disegni, i dipinti e le fotografie. Tale lavoro ha reso più comprensibili collegamenti evidenti per gli studiosi, ma che potevano apparire oscuri ai profani o anche a coloro che, pur nell’amibito architettonico, non conoscono il lavoro di questo maestro. Così come nell’allestimento gli schizzi di matrice espressionista, i quadri di forte impatto materico e figurativo, i frammenti di composizioni, le fotografie d’epoca e i modelli sono accostati ai disegni architettonici in un collage che permette di fare luce sui molti aspetti del lavoro di Ricci, alla stessa maniera 15 La mostra è stata allestita a Firenze i testi in forma di didascalie, citazioni e “spieghe” tradunell’ex Refettorio di Santa Maria Novella cono tale messaggio poliedrico con l’aiuto delle parole dal 13/04 al 26/05/2019 dallo Studio Eutropia Architettura con il progetto grafico del autografe che riconfermano l’intenzione di «parlare come DIDA Communication Lab dell’Università degli Studi di Firenze sotto la direzione di uno che mescola tutto insieme: realtà, sogno, memoria, Susanna Cerri. desiderio». Il visitatore si trova metaforicamente davanti The exhibition was held in Florence in the former Refectory of Santa Maria Novella al tavolo di lavoro nel quale appunti, riferimenti, materiali from 13/04 to 26/05/2019 by Studio Eutropia Architettura with the graphic design of the DIDA Communication Lab of the University of Florence under the direction of Susanna Cerri.
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together: reality, dream, desire». The visitor finds himself metaphorically before the workbench on which notes, references, materials of varying consistencies and derivations are continuously placed together, thus restoring the full richness of the creative Pindaric flight and helping the visitor in acquiring an immediate comprehension of it, not in a merely didactic manner, but rather offering access to the same synaesthetic path undertaken by the architect. The result provides a picture of the depth of the theoretical research, artistic production and project activities of Leonardo Ricci, who is not only an architect, but also a writer and a painter. The sixteen chapters of the Anonimo del XX secolo represent the structure of the exhibition in which the hundred selected pieces are configured as ‘margin notes’, translating the multifaceted message of the written form into a level of aesthetic expression that is more immediate and which has the merit of displaying a thought. In the same way that the visit to the exhibition is not linear and places deeply different works side by side, overlapping different levels of complexity16 in a process that Ricci defined as ‘logical’, the catalogue is configured as a diary, as a container of forms and thoughts, as both arc and wreckage: far from wishing to be an a posteriori apology, it is evidence and map of the unceasing desire of the project which finds relationships between existing things and establishes new ones. The catalogue produced by the Didacommunicationlab, in translating Ricci’s reflections into a new way of accompanying the visit or, rather, of accompanying ‘beyond the visit’, can be considered as an atlas in the way it has been defined above.
di consistenze e derivazioni eterogenee vengono fissati insieme senza soluzione di continuità restituendo la ricchezza del volo pindarico creativo e insieme permettendo al visitatore una comprensione immediata dello stesso, non in modo meramente didascalico, ma accedendo al medesimo percorso sinestetico fatto dall’architetto. Il risultato è un quadro della ricchezza della ricerca teorica, della produzione artistica e dell’attività progettuale di Leonardo Ricci, non solo architetto ma anche scrittore e pittore. I sedici capitoli dell’Anonimo del XX secolo rappresentano la struttura della mostra di cui le cento opere selezionate si configurano come le ‘note a margine’, traducendo il messaggio poliedrico della forma scritta a un livello di espressione estetica che risulta più immediato e che ha il merito di esporre un pensiero. Così come l’itinerario di visita non è lineare e accosta realizzazioni profondamente differenti sovrapponendo diversi livelli di complessità16 con un processo che Ricci definiva ‘logico’, analogamente il catalogo si configura come diario, contenitore di forme e pensieri, arca e relitto ad un tempo: lungi dal voler essere un’apologia a posteriori, esso è evidenza e mappa di quel desiderio incessante proprio del progetto che trova relazioni fra le cose esistenti e ne stabilisce di nuove. 16 Questa sovrapposizione di significati da un lato ha permesso di esporre opere molto Il catalogo realizzato dal Didacomdifferenti fra loro per dimensione, tecnica e significato e contemporaneamente di resti- municationlab traducendo le riflestuire un’immagine quanto più completa di sioni di Ricci in una forma nuova di accompagnamento un personaggio poliedrico e complesso. This superimposition of meanings on the alla visita o, meglio, di accompagnamento ‘oltre la visita’, one hand has allowed to expose works very different in size, technique and meaning può essere considerato come un atlante nell’accezione di and at the same time to give an image as complete as a multifaceted and complex cui si è detto in precedenza. character. L’uso significativo e non meramente compositivo del te17 Giovanni Anceschi riferendosi al lavoro di Giancarlo Iliprandi fa notare come la sto impiega «il significato aggiuntivo che qualifica, colora grafica non si debba limitare al campo della e insaporisce la trasmissione delle informazioni» (Ancecomposizione di forme per il semplice risultato estetico – sebbene validissimo – ma schi, 2009, 7)17. La tipografia ha evidentemente funzione abbia il compito di rendere significante ciò che tratta, in modo di «intensificare la vita» connotativa nelle citazioni tratte da Anonimo del XX se(L. Mies van der Rohe). colo, usate per porre l’accento ora sulla riflessione bioGiovanni Anceschi, referring to the work of Giancarlo Iliprandi, points out that graphics should not be limited to the field of composition of forms for the simple aesthetic result - although valid - but has the task of making meaningful what it treats, so as to «to intensify life» (L. Mies van der Rohe).
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grafica, ora su uno specifico progetto architettonico o artistico, ora – non da ultimo – sulle parole stesse. Il testo, di volta in volta, si fa più grande per occupare la doppia pagina come se fosse un’immagine, accompagna la numerazione dei capitoli per precisare il titolo, si staglia da solo sulle pagine bianche per affiancare, pur senza descrivere, i disegni autografi, si appoggia sopra o sotto il testo per integrare la narrazione bio18 Il volume I Fortuny. Una storia di famiglia, catalogo dell’omonima mostra (Palazzo grafica costruendo un terzo livello (se Fortuny, Venezia, 11/05-13/11/2019) realizzato dallo studio veneziano di visual design consideriamo il procedere parallelo Tomomot (www.tomomot.it), per esempio, di testo e immagini) di comprensione pur configurandosi in un formato piuttosto tradizionale, sorprende per la cura dei det- dell’opera dell’architetto, non meno tagli e per l’originale uso del taglio davanti – la parte del libro che presenta lo spessore importante degli altri due, ma mai delle pagine – che sfruttando un espediente completamente autonomo o gratuiderivato dal cineografo (dispositivo ottico ottocentesco che prevedeva il movimento to. Potremmo definirlo di approfondimanuale di immagini con leggere differenze e l’impressione del movimento per sovrap- mento rispetto alla poetica di Ricci e, posizione retinica) passato per le esperienze novecentesche dell’arte cinetica mostra sfo- allo stesso tempo, interpretativo. gliando il volume reciprocamente dall’inizio alla fine e viceversa il nome Fortuny e uno dei decori che immediatamente rimandano al lavoro artistico presente in mostra. Si esalta così la forma grafica di un volume che non è più concentrato solo sul contenuto – la storia dei Fortuny padre e figlio a cavallo tra XIX e XX secolo, vista attraverso illustri contributi scientifici internazionali – ma anche sulla narrazione della forma, intesa a più livelli (a cura di D. Ferretti con C. Da Roit, I Fortuny, una storia di famiglia, Axel & May Vervoordt Foundation Press, 2019). The volume I Fortuny. A family history, catalog of the exhibition (Palazzo Fortuny, Venice, 11/05-13/11/2019) created by the Venetian visual design studio Tomomot (www. tomomot.it), for example, while configuring itself in a rather traditional format, surprises for the attention to detail and for the original use of the cut in front - the part of the book that presents the thickness of the pages - that exploiting an expedient derived from the cineografo (nineteenth-century optical device that provided for the manual movement of images with slight differences and the impression of movement by retinal overlay) passed for the twentieth-century experiences of kinetic art shows flipping the volume reciprocally from the beginning to the end and vice versa the name Fortuny and one of the decorations that immediately refer to the artistic work present in the exhibition. Thus the graphic form of a volume is exalted, which is no longer focused solely on content - the story of the Fortuny father and son between the 19th and 20th centuries, seen through illustrious international scientific contributions - but also on the narration of form, understood at different levels (edited by D. Ferretti with C. Da Roit, I Fortuny, a family story, Axel & May Vervoordt Foundation Press, 2019).
The significant and not merely compositional use of the text employs the «added meaning that qualifies, colours and flavours the transmission of information» (Anceschi, 2009, 7)17. The typography has an evident connotative function in the quotations taken from Anonimo del XX secolo, used to accentuate sometimes the biographic reflection, a specific architectural or art project, or – not least – the words themselves. The text gradually becomes larger so as to fill the double page, as if it were an image, accompanies the numbering of the chapters to specify their titles, stands alone on blank pages to flank, without describing them, the autographed drawings, and leans above or below the text to integrate the biographical narrative, thus constructing a third level (if we consider the parallel development of text and images) of understanding of the work of the architect which is not less important than the other two, yet never completely autonomous or gratuitous. We could define it as an interpretative level which also offers an indepth analysis of Ricci’s poetics. Reinventing the list «The exhibition apparatus does not play a simple narrative role with respect to the product and the process: it invents what is exhibited» (Pastor, 1988, 134). Whoever designs the setting up of an exhibition should always imagine a sort of “ghost” visitor to whom he should address his attentions and with whom he interfaces at least until the moment of the opening. This visitor should also be the hypothetical user of the catalogue since, as Mies van der Rohe pointed out in 1928 «exhibitions are economic and cultural work-tools» (Mies van der Rohe , 1928, 121). And the volume produced as a corollary to the exhibition is to all intents and purposes the only way to give eternal life to an event that is in itself ephemeral, imprinting on a lasting object the Zeitgeist which underlaid the narrative of the exhibition itself.
Reinventare la lista «L’apparato espositivo non riveste un semplice ruolo narrativo rispetto al prodotto e al processo: inventa ciò che è esposto» (Pastor, 1988, 134). Chi progetta l’allestimento di una mostra dovrebbe sempre immaginare una sorta di visitatore “fantasma” a cui rivolgere le sue cure e con cui interfacciarsi almeno fino al momento dell’apertura. Questo visitatore dovrebbe essere anche l’ipotetico fruitore del catalogo dal momento che come diceva Mies van der Rohe nel 1928 «le mostre sono strumento di lavoro economico e culturale» (Mies van der Rohe , 1928, 121). E il volume prodotto a loro corollario è a tutti gli effetti l’unico modo di eternare un evento di per sé effimero, imprimendo in un oggetto durevole lo Zeitgeist che ha presieduto alla narrativa della mostra stessa. Franco Purini, nel già citato saggio Le parole dello spa-
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zio fa notare due contraddizioni nel rapporto testo-architettura. La prima è quella che si manifesta «tra un libro come qualcosa che ha una finitezza e l’impressione di infinito che la sua lettura suggerisce»: nel caso del catalogo, in particolare se legato a una mostra d’arte o di architettura cioè a un’esperienza culturale-visuale finita nel tempo, tale contraddizione può essere il punto di forza per aprire a nuove riflessioni nel lungo periodo, senza considerare che spesso il volume può diventare – e dovrebbe esserFranco Purini, in his essay which we lo sempre – un’occasione per progettare un oggetto mentioned earlier, Le parole dello iconico18, elemento non indifferente in una realtà in spazio, points out two contradictions in the relationship between text and cui il marketing ha un peso sostanziale. architecture. The first is the one that is manifested «between a book un- La seconda contraddizione è che tra le parole e lo derstood as something finite and the spazio architettonico rimane quel gap determinato impression of infinity that its reading suggests»: in the case of a catalogue, dal fatto che comunemente non si legge con tutto in particular when connected to an il corpo: come direbbe Ricci «so bene che la parola art or architecture exhibition, in other words a cultural-visual experience non può diventare tale (architettura, n.d.A.) . Ma ho which is finite in time, this contradiction can offer an element of strength tentato almeno di fare con la parola quello che si fa for developing new reflections in the con una carezza quando si è innamorati. La parola, long term, without considering that the volume can become – and should cioè trasmissione di atto. So che, essendo impossialways be – an opportunity for designing an iconic object, an element of bile la sostituzione, c’è a priori un fallimento» (Ghia, considerable importance in a context Ricci, Dattilo, 2019, 34). In realtà, che si parli di arin which marketing carries substantial chitettura o di un testo, si ha sempre a che fare con weight. The second contradiction regards the fact that between words and architec- la costruzione e si finisce a oscillare tra l’idea che «la tural space there remains an indeter- forma limita l’universo del ‘detto’» Bibliografia minate gap derived from the evidence that one does not usually read with the (Eco, 2009, 12) e quella secondo U. Eco, Vertigine della lista, Bompiani, whole body: as Ricci would put it: «I Milano, 2009 know quite well that the word cannot cui i limiti del linguaggio significa- S. Polano, Mostrare, Edizioni Lybra become it [architecture]. Yet I have at no i limiti del mondo (Wittgenstein, Immagine, Milano, 1988. least tried to do with words what one L. Basso Peressut, “L’invenzione deldoes with a caress when in love. The 1916) come direbbe Wittgenstein. word, that is the transmission of an Fare un catalogo, e in particola- l’antico. Architetti, archeologi, musei”, in Architettura per l’archeologia. Museografia act. I know that since substitution is impossible, there is, a priori, a failure» re un catalogo per una mostra di e allestimento, a cura di L. Basso Peressut e P. F. Caliari, Prospettive Edizioni, Roma (Ghia, Ricci, Dattilo, 2019, 34). In truth, 2014, 19. architettura, dunque, presuppone whether we speak of architecture or of a text, we are always referring to la necessità di reinventare la lista L. Mies van der Rohe, “Zum Thema: Ausstellungen”, Die Form, 3, 1928, 121. construction and we end by oscillating between the idea that «form limits ogni volta, sia nei contenuti, sia pa- B. Pastor, “Note a margine”, in S. Polano, the universe of the ‘said’» (Eco, 2009, Mostrare, Edizioni Lybra Immagine, Milano 12) and the idea according to which rimenti nella forma ibridando le pa- 1988, p. 133. the limits of language are also the role con l’oggetto, il testo con l’im- M. Borsotti “Lo sguardo polifonico limits of the world itself (Wittgenstein, dell’allestire”, in A. Cornoldi (a cura di), magine fino a generare uno spazio Gli interni nel progetto sull’esistente, Il 1916), as Wittgenstein would say. Producing a catalogue, and in parPoligrafo, Padova, 2007, 79-83. ticular a catalogue for an architec- tra le parole che è rappresentazio- G. Anceschi, “Sfumature semantiche”, in ture exhibition, thus presupposes the ne dell’allestimento effimero che si G. Iliprandi, Ricerca e/o sperimentazione, need to reinvent the list every single ed. Progresso Grafico, Treviso 2009, p. 7. time, both in terms of content and of vuole perpetuare. form, hybridising words with objects and texts with images, until a space is generated between the words that is the representation of the ephemeral exhibition that one wishes to perpetuate.
M.C. Ghia, C. Ricci, U. Dattilo (a cura di), Leonardo Ricci 100. Scrittura, pittura e architettura. Note a margine dell’Anonimo del XX secolo, Didapress, 2019, p. 34.
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L. Wittgenstein, Tractatus Logicus Sintacticus, 5.62, 1916.
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Sintassi del wayfinding: spazi, contenuti e nuove
Kevin Linch, Hand-drawn map of Boston indicating weak boundaries, bottomless towers, direction ambiguity and lack of relation. © Massachusetts Institute Of Technology, printed in: The Image of the City
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sfide
The syntax of wayfinding: spaces, contents and new challenges Abstract Il wayfinding è un progetto di narrazione di uno spazio che, per prendere forma, ha bisogno di una logica grammaticale definita. Per delineare questa logica è necessario sperimentare codici visivi ben precisi, in grado di anticipare le necessità del fruitore, i suoi effetti psicologici (emozioni, affordances, stimoli sensoriali) dovuti all’interazione con lo spazio e le sue appendici. La progettazione di un sistema di wayfinding all’interno di un edificio esistente, con percorsi e logiche presta- Abstract bilite, si basa sull’individuazione di una Wayfinding is a project for narrating a space which, in order to take grammatica sottintesa più che sulla shape, requires a well-defined grammatical logic. For this it is sua definizione ex novo: significa iden- necessary to experiment with very tificare un sistema di circolazione già in precise visual codes which are capable of anticipating the needs of uso e renderlo accessibile e chiaro agli the user, its psychological effects affordances, sensory utenti, attraverso un intervento integra- (emotions, stimuli) due to the interaction with the space and its appendages. to di orientamento e comunicazione. The design of a wayfinding system Perché l’intervento sia efficace è inol- in an existing building, with pre-espathways and rationales, tre necessario far emergere l’identità tablished is based on the identification of a del luogo assicurando una continuità di tacit grammar rather than on new definitions: this means identifying interazione utente-informazione in ogni a system of circulation which is alaspetto/canale/contesto comunicativo ready in use and making it accessible and clear to the users, through di uno stesso ente, azienda o istituzio- an intervention that includes orientation and communication. ne, allocato al suo interno. For the intervention to be effecIn un mondo, in cui la presenza di im- tive it is also necessary to make the identity of the place emerge, magini è diventata tanto pervasiva ensuring a continuity in the usinteraction in every quanto invisibile e in cui i canali di di- er-information communication aspect/channel/ stribuzione informativa sono molteplici context located within every individual entity, company or institue frammentati, assicurare ‘un’esperien- tion. a world such as ours, in which za ponte’ (ovvero una continuità per- In the presence of images has becettiva) nel passaggio da un frammen- come both pervasive and invisible, and in which the information distrito all’altro, significa instillare un senso bution channels are manifold and di familiarità e appartenenza per l’uten- fragmented, to ensure a ‘bridge experience’ (in other words a perte-fruitore e rafforzare il senso di identi- ceptive continuity) in the passage from one fragment to the next, tà dell’ente/azienda/istituzione. means instilling a sense of familiarity and belonging in the user, as well as strengthening the identity of the entity/company/institution.
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Introduzione «In effetti, il termine wayfinding è nato nel contesto di ciò che gli architetti chiamano l’ambiente costruito. Utilizzato per la prima volta dall’architetto Kevin Lynch […], il termine è stato da allora utilizzato da Introduction biologi, antropologi e psicologi per descrivere il compor«In fact, the term wayfinding originated in the context of what ar- tamento animale e umano in ambienti naturali e artificiali. chitects call the built environment. Used for the first time by the ar- Più di recente, il wayfinding è stato applicato allo studio chitect Kevin Lynch […], the term del comportamento degli utenti all’interno di ambienti inhas been used since by biologists, anthropologists and psychologists formativi digitali. Parliamo di persone che si perdono nel for describing animal and human behaviour in natural and artificial cyberspazio. Creiamo ‘breadcrumbs’ e ‘landmarks’ per environments. More recently, way- supportare l’orientamento e la navigazione nei siti web. finding was applied to the study of the behaviour of users in digi- […] Importiamo i nostri comportamenti e il nostro vocatal information environments. We speak of people who are lost in bolario di wayfinding fisico in ambienti digitali, e solo per cyber-space. We create ‘bread- questo motivo, la storia del wayfinding merita la nostra crumbs’ and ‘landmarks’ for providing support to orientation and attenzione. […] stiamo navigando sempre più in ambiennavigation in websites. […] We ti ibridi che collegano fisico e digitale. La storia del wayimport our behaviours and our vocabulary from physical way- finding diventa, ad ogni passo verso il futuro, sempre più finding into digital environments, and if only for this reason does interessante» (Morville, 2005). the history of wayfinding already La terminologia e i principi del wayfinding sono stati asdeserve our attention. […] we are increasingly navigating in hybrid sorbiti dal linguaggio digitale: landmarks, wayfinding, environments that connect the physical and the digital. With every user experience, sono solo alcuni dei concetti utilizzati step into the future the history of per la struttura organizzativa della navigazione web. La wayfinding becomes increasingly compenetrazione tra ambiente fisico e digitale è sempre interesting» (Morville, 2005). The terminology and principles of wayfinding were absorbed into più avanzata, e la contaminazione non è unilaterale: semthe digital language: landmarks, pre più concetti, coniati all’interno del contesto digitale wayfinding, user experience, are only some of the concepts used offrono spunti di riflessione per la progettazione di un sifor the organising structure of web navigation. The intermingling stema di wayfinding. Nello scenario attuale, inoltre, l’ebetween physical and digital envi- sperienza utente all’interno dei sistemi informativi non si ronments is increasingly intense, and the contamination is no lon- ferma al dispositivo fisico, ma è sempre più frammentager in one direction only: more ta in diversi canali. Perché questi canali dialoghino tra di and more concepts which originated in the digital context offer loro è necessario che facciano parte di un unico grande ideas for the design of wayfinding systems. In the current scenario, piano integrato di corporate identity, con un’architettura the experience of the user with- informativa coordinata. «La storia del wayfinding diventa, in information systems does not end with the physical device, but ad ogni passo verso il futuro, sempre più interessante», is rather increasingly fragmented into different channels. For these dice Morville. Quel sarà il prossimo passo? channels to interact it is necessary that they become part of a single integrated corporate identity plan, with a coordinated information architecture. «With every step into the future the history of wayfinding becomes increasingly interesting», writes Morville. What will the next step be?
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Immagini del nuovo wayfinding system progettato per l’Ateneo Fiorentino Images of the new wayfinding system designed for the University of Florence
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Che cos’è il wayfinding? Il termine wayfinding significa letteralmente trovare la strada e indica, in senso più ampio, il processo di ricerca di una destinazione in un ambiente costruito. È un processo di problem solving spaziale, il cui obiettivo è dare la risposta alla domanda ‘dove sto andando’. 19 Trovo invece esplicativo che, in Italia, Il termine è stato introdotto per la prima volta da Lynch nelle ristampe de L’immagine della città (K. Lynch, 1960) del 2013, way-finding venga (1960), con la dizione composta way-finding per indica- ancora tradotto in italiano in tre modalità re «l’uso coerente e l’organizzazione di diverse. What is wayfinding? Nello specifico:«it now seems unlikely that The term wayfinding literally ‘indicazioni’ sensorie definite ricavate there is any mystic ‘instinct’ of way-finding» means to find the way and indicates, in the wider sense, the dall’ambiente esterno». Lynch utilizza, viene tradotto «sembra oggi piuttosto improbabile che vi sia alcun ‘instinto’ mistico process of seeking a destination di orientamento»; «we are supported by the within a built environment. It is a inoltre, way-finding devices per indica- presence of others and by special way-finspatial problem-solving process, re mappe, numeri civici e segnali stra- ding devices» viene tradotto «noi siamo aimed at responding to the query: assistiti nel trovare la strada dalla presenza ‘where am I going’? dali nel suo lavoro di ricerca sull’orien- di altri e da speciali artifizi»; infine «In the The term was first introduced by process of way-finding […]» vien tradotto Lynch (1960) in its hyphenated tamento spaziale e sull’immagine come «Nel processo di individuazione del percorcompound version, way-finding, rappresentazione mentale che ogni in- so […]». to indicate the «coherent use and All’epoca della traduzione originale (1964) organisation of determined senso- dividuo ha del mondo fisico che lo cir- questo tipo di interpretazione aveva senso. ry ‘indications’ taken from the exNeppure Lynch sapeva di aver coniato un terior environment». Additionally, conda. termine che poi avrebbe definito un’intera Lynch uses the term way-finding Negli anni ’70 i teorici della psicologia branchia del design. Ritengo tuttavia che devices to indicate maps, street potrebbe essere fatta una riflessione sulla numbers and road signs in his re- cognitiva hanno cominciato ad utilizza- possibilità di mantenere, nelle future tradul’anglicismo originale. search on spatial orientation and re il termine in mondo univerbato, way- zioni, the image as the mental repreI find it explanatory that, in Italy, in the resentation that individuals have of finding appunto, per indicare l’insieme prints of L’immagine della città (K. Lynch, 1960) of 2013, way-finding is still translated the physical world that surrounds dei processi percettivi, cognitivi e deci- into Italian in three different ways. them. During the Seventies, theorists of sionali che si mettono in moto duran- More specifically:«it now seems unlikely that there is any mystic Äinstinct’ of way-fincognitive psychology began to use the term as a single word, wayfin- te il raggiungimento della destinazione ding» is translated «it seems rather improbable today that there is any Äinstinto’ myding, to indicate the ensemble of perceptive, cognitive and deci- scelta e già negli anni ’90 il termine è stic orientation»; «we are supported by the sion-making processes activat- stabilmente accolto19 nell’uso lessica- presence of others and by special way-finding devices» «We are assisted in finding ed during the action of reaching a chosen destination, and by the le anglosassone (Arthur, Passini, 1992). the way by the presence of others and by special artifices»; finally «In the process of Nineties its use had been firmly established19 in the English language Negli anni 2000 Per Mollerup conia l’e- way-finding [...]» is translated «In the process of identifying the path [...]». (Arthur, Passini, 1992). spressione wayshowing con lo scopo di At the time of the original translation (1964) During the first decade of the 21st century, Per Mollerup coined operare una netta separazione dei ruoli this type of interpretation made sense. Even Lynch didn’t know he coined a term that the expression wayshowing with the purpose of clearly differenti- tra i due termini: il wayshowing e il way- would define an entire branch of design. I ating the roles between the two finding si relazionano reciprocamen- believe, however, that a reflection could be made on the possibility of maintaining origiconcepts: wayshowing and waynal Anglicism in future translations. finding are reciprocally related te come ‘scrivere’ e ‘leggere’. Il wayin the same way as ‘writing’ and showing anticipa e rende possibile il ‘reading’. Wayshowing anticipates wayfinding and makes it possible wayfinding (Mollerup, 2005). Definisce l’uno – wayshowing – (Mollerup, 2005). He defined the first term – wayshowing – as «the «l’attività professionale di pianificazione e progettazione di un professional activity of planning sistema integrato di orientamento» e l’altro – wayfinding – «l’atand designing an integral orientation system» and the second to di ricerca della propria strada». Questa distinzione ha perfet– wayfinding – as «the act of finding one’s way». This distinction makes perfect sense, yet has not been universally assimilated, due to which in many cases the term wayfinding is commonly used to indicate both concepts indistinctly.
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tamente senso, ma non è ancora universalmente assimilata, motivo per cui in molti casi il termine wayfinding viene comunemente impiegato per indicare indistintamente entrambi i concetti. Citare Mollerup è dovere di cronaca, soprattutto perché con le sue intuizioni, aldilà della terminologia, ha catalogato molti principi sull’argomento. Tuttavia, in questa stessa sede si farà riferimento al termiIt is worth quoting Mollerup because it was thanks to his insight ne wayfinding anche per indicare il processo progettuathat, beyond mere terminology, le, oltre che quello cognitivo: lo stesso progetto per l’Unimany principles related to this topic were catalogued. However, versità degli Studi di Firenze, coor- 20 Le sedi prese in esame nella fase di we will refer to the term wayfinddinato dal Didacommunicationlab speriementazione sono state: ing also to indicate the design, as well as the cognitive processes: e di cui si accennerà nel prossimo - Brunelleschi, ex monastero di Santa Maria degli Angeli, ospita attualmente la Bibliotethe project carried out for the Unica Umanista di Lettere e Filosofia; versity of Florence, coordinated by paragrafo, fa riferimento ad un siDidacommunicationlab, which will stema integrato di wayfinding, non - Santa Teresa, ex monastero delle Carmelitane, poi penitenziario, ospita attualmente described in the next section, talks di Dipartimento e la Scuola di Architettura; in fact of an integrated system of appunto di wayshowing. Da questo - Morgagni 40, sede polifunzionale costruiwayfinding, and not of wayshowing. From this moment onward, momento, perciò con wayfinding si ta negli anni ’90, ospita al suo interno uffici amministrativi dell’Ateneo, il CLA (Centro therefore, wayfinding will mean the intenderà la pratica di presentare le Linguistico di Ateneo), gli Uffici del Diparpractice of presenting information timento di Ingegneria Industriale e della in the most efficient and compre- informazioni nel modo più effica- Scuola di Scienze Matematiche, Fisiche e hensible manner possible, focusNaturali, la segreteria studenti oltre a circa ing on its organisational structure ce e comprensibile, concentrando- 70 aule. and the presentation of contents. si sulla sua struttura organizzativa e The locations examined during the experimental phase were: An integrated system for the sulla presentazione dei contenuti.
University of Florence The wayfinding project was undertaken by the University of Florence with the purpose of consolidating the identifying image of the University and strengthening its widespread presence throughout the territory. In order to achieve this objective a series of graphic guidelines were produced for standardising the language in each branch and a system of ad hoc devices was designed to replace the previous ones, many of which were obsolete since they still used the acronyms of old departments and functions which no longer existed and had not been updated. The project began in 2016, implementing the first modifications in three very different locations20, both in terms of the morphology of the spaces and of the functions present within them. This phase provided an opportunity to understand the overall requirements of the project: it was necessary to contemplate a very wide range of devices which took into consideration the very different spatial features and needs specific to each location. The result was the device schedule21, a catalogue drafted for illustrating the technical features (sizes, materials, finishings, assembling, placement) of each
- Brunelleschi, the former monastery of Santa Maria degli Angeli, currently houses the Humanist Library of Letters and Philosophy; - Santa Teresa, a former Carmelite monastery, then a penitentiary, now houses the Department and the School of Architecture; - Morgagni 40, a multifunctional venue built in the 1990s, houses within it administrative offices of the University, the CLA (University Language Centre), the Offices of the Department of Industrial Engineering and the School of Mathematical Sciences, Physical and Natural, the student secretariat as well as about 70 classrooms.
Un sistema integrato per l’Università degli Studi di Firenze Il progetto di wayfinding è stato promosso dall’Università di Firenze con l’obiettivo di consolidare l’immagine identificativa d’Ateneo e rafforzare la sua presenza diffusa sul territorio. Per raggiungere questo obiettivo sono state prodotte una serie di linee guide grafiche per uniformare il linguaggio di ciascuna sede e è stato progettato un sistema di dispositivi ad hoc a sostituzione di quelli precedenti, in molti casi obsoleti e non aggiornati, con acronimi di vecchi dipartimenti e destinazioni d’uso ormai non più presenti. Il progetto ha mosso i primi passi nel 2016, attuando le prime sperimentazioni in tre sedi20 molto diverse tra loro, sia nella morfologia degli spazi che nelle funzioni pre-
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Wayfinding in existing buildings The design of an environment, whether a building, a park or a city, should be an integral part of the wayfinding process. A well-designed environment, in fact, encourages its comprehension and can help users to find their way within it. For a wayfinding project to be perfectly integrated into its environment, it should be considered from the architectural and urban design phase: «buildings and spaces should be laden with semiotic affordance, in other words of the capacity to orient in an implicit manner» (Zingale, S., Per Natura e Cultura. Semiotica ecologica e wayfinding.). As pointed out by Mollerup «instruction manuals for users often work as ‘patches’ for a badly-designed product whose method of usage is not clear, or even – in some cases – whose purpose itself is unclear. The same is true for signage devices in a built environment» (Per Mollerup, Wayshowing>Wayfinding.). Unfortunately arriving, as is commonly the case, at the end rather
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signage device designed, both for interior and exterior spaces. This ‘schedule’ was the basis for the call for tenders issued in 2018. It is organised into 23 typologies grouped by materials, with certain types of cases contemplated for each typology, in terms of format, colour and graphic applications. Continuity between these various typologies is ensured through a rigorous graphic coherence: black/ white prevails in the devices, with the exception of those used for teaching, which are in red; the same font is used, interpreted according to any eventual hierarchies. The aim is to create visual continuity between the branches, even when very different and located in different sections of the city: the consistency of form and graphics allows the user to recognise this type of signage in completely different environments, in other words to know ‘what’ to look for when seeking information.
senti al suo interno. Questa fase è stata l’occasione per comprendere le esigenze che il progetto presentava: era necessario ipotizzare un ventaglio di dispositivi molto ampio, considerando le spazialità e le necessità molte diverse di ciascuna sede. Ne è nato L’abaco dei dispositivi21, un catalogo redatto per illustrare le caratteristiche tecniche (dimensioni, materiali, finiture, assemblaggio, posa in opera) di ciascun dispositivo progettato per la segnaletica inter- 21 L’abaco dei dispositivi è stato utilizna ed esterna. L’abaco è stato la base zato come base d’asta per la gara di appalto che si è svolta nel 2018. L’appalto si d’asta per la gara d’appalto indetta nel concluderà nel 2021 e prevede la fornitura e la posa in opera della nuova segnaletica 2018. È organizzato in 23 tipologie rag- in tutte le sedi Unifi collocate nel Comune gruppate in base al principale materia- di Firenze. The abacus of the devices was used as the le di produzione; per ogni tipologia so- basis for the tender that took place in 2018. The contract will end in 2021 and provides no previsti un certo tipo di casistiche, for the supply and installation of the new in all Unifi locations located in the in base al formato, al colore e alle ap- signage City of Florence. plicazioni grafiche. A creare continuità tra questa varietà di tipologie, subentra una coerenza grafica rigorosa: prevale il bianco/ nero nei dispositivi, ad eccezione di quelli utilizzati per la didattica, realizzati in rosso; stesso font, declinato in pesi diversi per definire eventuali gerarchie. Lo scopo è quello di creare continuità visiva tra le sedi, seppure molto diverse e dislocate sul tessuto urbano della città: la coerenza di forma e grafica può permettere all’utente di riconoscere questo tipo di segnaletica in ambienti completamenti diversi, di sapere ‘cosa’ dover individuare per cercare informazioni.
Il wayfinding all’interno di edifici esistenti La progettazione di un ambiente, sia esso un edificio, un parco o una città, dovrebbe essere parte integrante parte del wayfinding. Un ambiente progettato bene, infatti, incoraggia la sua comprensione e può aiutare gli utenti ad orientarsi al suo interno. Perché un progetto di wayfinding sia perfettamente integrato con l’ambiente dovrebbe essere preso in considerazione fin dalla progettazione architettonica e urbanistica: «gli edifici e gli spazi dovrebbero essere carichi di
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22 Santa Teresa, Santa Verdiana, Brunelleschi 23 Tra questi: Palazzo Nonfinito, Palazzo Fenzi, Palazzo San Clemente, Palazzo Vegni, Villa Cristina, Villa il Gioiello, Villa La Quiete, Villa Rucellai. Among them: Palazzo Nonfinito, Palazzo Fenzi, Palazzo San Clemente, Palazzo Vegni, Villa Cristina, Villa il Gioiello, Villa La Quiete, Villa Rucellai
affordance semiotica, ovvero di capacità di indirizzare in maniera implicita» (Zingale, S., Per Natura e Cultura. Semiotica ecologica e wayfinding.). Come dice Mollerup «i manuali di istruzione per gli utenti, talvolta than at the beginning of the design funzionano come un’azione di tamprocess, graphic designers are ponamento per un prodotto mal progettato in cui non è called in to apply these ‘patches’ and to design a signage system chiaro come usarlo o – in altri casi– non è chiaro neppure that is capable of making up for a cosa serva. Lo stesso vale per i dispositivi di segnaletideficiencies in the design. Furthermore, especially in Italy, ca per un ambiente costruito» (Per Mollerup, Wayshowinwhere most buildings are historical structures and have undergone g>Wayfinding.). functional conversions, wayfinding interventions must adapt to spac- Sfortunatamente arrivando, come generalmente capita, es whose layout was devised to alla fine piuttosto che all’inizio del processo di progettarespond to different needs. In the project for the University of zione, i graphic designer vengono spesso chiamati per Florence most of the branches are located in buildings which were applicare ‘toppe’ e definire una segnaletica in grado di not originally built for educational supplire a carenze progettuali. purposes, and often not even for public functions; they include: ex D’altronde, soprattutto in Italia, dove gran parte degli monasteries or convents22 (some of which later transformed into edifici sono storici e subiscono riconversioni di funzioprisons), articulated into various ne, gli interventi di wayfinding devono misurarsi con spablocks and cloisters with labyrinthine pathways where it is difficult zialità il cui layout è stato concepito per rispondere a esito separate main from secondary genze diverse. flows; historical buildings and Renaissance villas23, some of which All’interno del progetto per l’Ateneo di Firenze la maggior underwent modifications over the past few decades; and even a parte delle sedi sono esempi di edifici costruiti non per small Royal Palace inside the park scopi didattici, in molti casi neppure per funzioni pubbliof Le Cascine, commissioned by Pierre-Léopold de Habsbourg-Lor- che; si annoverano: ex monasteri o conventi22 (alcuni dei raine during the second-half of the quali successivamente convertiti in carceri), articolati in 18th century. In order to approach buildings that più caseggiati e chiostri con un percorso labirintico in cui are so different from each other necessarily requires adopting è difficile far emergere i flussi principali rispetto a quelli a flexible design criterion, both in terms of the choice of devices secondari; palazzi storici e ville di impianto rinascimentaand in the selection of contents, le,23 alcuni dei quali hanno subito rimaneggiamenti negli capable of compensating complex planimetries and making ori- ultimi decenni; e perfino una Palazzina Reale, quella voentation within them possible: a luta da Pietro Leopoldo di Lorena nella seconda metà del contemporary building with double volumes, wide corridors, and XVIII secolo all’interno del Parco delle Cascine. central and visible vertical connections has different needs to a Approcciarsi ad edifici tanto diversi significa adottare un structure which formerly housed criterio progettuale flessibile, sia nella scelta dei disposithe stables of the Great-Duchy, whose lift was located in a con- tivi che nella selezione dei contenuti, un criterio in grado cealed hideout and in which certain half-floors are not accessible di compensare planimetrie complesse e rendere possibito disabled persons. le l’orientamento al suo interno: un edificio contemporaThe first step is to identify the underlying grammar of the building: neo con doppi volumi, corridoi ariosi, collegamenti vertiits pathways, its pre-established rationales, the spaces which are cali centrali ben in vista ha esigenze diverse rispetto ad open to the public, and those which are not. The building must be observed, diagnosed, so as to reveal its semantics, as Vignelli puts it:
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her arrival to destination. The subsequent step is organising contents, understanding their relations of subordination, establishing their utility in terms of user target, and classifying them.
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un ex scuderia granducale, in cui l’ascensore è stato ricavato in un anfratto nascosto e in cui alcuni piani ammezzati non risultano neppure accessibili ai disabili. Il primo passo è individuare la grammatica sottintesa dell’edificio: i suoi percorsi, le sue logiche prestabilite, gli spazi aperti al pubblico, quelli di backoffice. L’edificio va osservato, diagnosticato, in modo da mettere a nudo la sua semantica, come la chiamerebbe Vignelli: «È estremamente importante per il buon risultato di qualunque design, approfondire la ricerca dei significati accurati ed essenziali, investigare la loro complessità, percepire la loro ambiguità, capire il con«It is extremely important for the good outcome of any design to testo d’uso, così da poter meglio definire i parametri deepen the search for accurate all’interno dei quali dovremo operare» (Vignelli, 2012). and fundamental meanings, to investigate their complexity, to Una volta individuato il sistema, è importante stilare un perceive their ambiguity and understand the context of usage, so diagramma decisionale, un’ipotesi del modo in cui gli as to better define the parameters utenti dovrebbero orientarsi, con uno schema del sistewithin which we will have to operma di circolazione (flussi principali e secondari), e di orate» (Vignelli, 2012). Once the system has been identiganizzazione dello spazio. Infine, questo diagramma defied, it is important to draw up a decision-making diagram which cisionale deve essere reso accessibile all’utente inquaoffers a hypothesis of the way users could orient themselves, with a drando i punti decisionali e i collegamenti verticali e gediagram of the circulation system rarchizzando la funzione dei dispositivi in ciascun punto. (main and secondary flows), and of the organisation of the space. I dispositivi acquistano funzioni diverse in base alla poFinally, this decision-making diagram must be made accessible to sizione in cui si trovano: users by pointing-out these deci- - funzione sinottica – solitamente posti in corrisponsion-making locations and vertical connections, as well as providing denza degli ingressi principali o dei collegamenti vertia functional hierarchy of devices at cali, forniscono all’utente un elenco delle funzioni all’ineach location. The devices take on different func- terno dell’edificio e la loro distribuzione nei piani; tions depending on their position: - Synoptic function – usually - funzione direzionale – posti lungo il percorso aiutano placed next to main entrances or vertical connections, they offer the l’utente ad orientarsi, «accompagnandolo passo pasuser a list of the functions available so come una guida premurosa, ma discreta» (Zingale, in the building and their distribu2006); tion on the various floors; - Directional function – placed - funzione di localizzazione (o fuoriporta) – comunicano along the pathway, they provide user orientation support, «accom- all’utente il loro arrivo a destinazione. panying them step by step like an attentive, yet discreet guide» (Zin- Il passo successivo è organizzare i contenuti, capirne i gale, 2006); rapporti di subordinazione, stabilirne l’utilità per il tar- Localising function – these devices communicate to the user his or get di utente e classificarli.
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24 Degani A., (1992), On the typography of flight-deck documentation, Nasa contractor report #177605 «Typograpy is defined by the Webster’s dictionary as the arrangement, style, or general appearance of matter printed from type». In order to select and use the appropriate typography, there are two factors that the document designer should consider. Legibility of print (discriminability). This characteristic of an alphanumeric enables the observer to quickly and positively identify it from all other letters and characters. Legibility depends on stroke width, form of characters and the background. Readibility. This quality of the word or text allows for rapid recognition of the single word, word-groups. Abbreviation, and symbols. Readbility depends on the spacing of individual characters, spacing of words, spacing of lines, and the ratio between characters area to background area (Heglin, 1973: Sanders and McCormick, 1987). These criteria are important for all printed matter; however, they are crucial for the typographical design of flight-deck documentation». 25 Le liste (o elenchi di controllo) pre-volo aiutano la sicurezza aerea a garantire che determinati elementi critici non siano trascurati.
La vertigine della lista - organizzare l’informazione La Tipografia è definita dal dizionario Webster come «la disposizione, lo stile o l’aspetto generale della materia stampata a partire dal tipo». Per selezionare e utilizzare la tipografia appropriata, ci sono due The vertigo of lists – organising fattori che il progettista del documeninformation Typography is defined by the Web- to dovrebbe considerare. ster Dictionary as «the style, arrangement, or appearance of type- Leggibilità della stampa (legibility). set matter». In order to select and Questa caratteristica di un alfanumeuse the appropriate typography, there are two elements that the rico consente all’osservatore di idendesigner of the document should tificarlo rapidamente e facilmente da take into consideration. Print legibility. This feature of an tutte le altre lettere e caratteri. La legalphanumeric character allows the observer to identify it swiftly and gibilità dipende dalla larghezza del easily. Legibility depends on the tratto, dalla forma dei caratteri e dalthickness of the line, the shape of the characters and the backdrop. lo sfondo. Readability. This quality of the word or text permits a swift rec- Chiarezza (readibility). Questa qualità ognition of singe words, groups della parola o del testo consente un rapido riconoscimenof words, abbreviations and symbols. Readability depends on the to della singola parola, gruppi di parole. Abbreviazione e spacing of the individual characters, words, lines and the ratio simboli. La leggibilità dipende dalla spaziatura dei singoof the area between the charac- li caratteri, dalla spaziatura delle parole, dalla spaziatura ters and the background. (Heglin, 1973; Sanders and McCormick, delle linee e dal rapporto tra l’area dei personaggi e l’area 1987). These criteria are important for all printed matter; they are dello sfondo (Heglin, 1973; Sanders e McCormick, 1987). however crucial in the typographic Questi criteri sono importanti per tutto il materiale stamdesign for the documentation of a pato; tuttavia, sono cruciali per la progettazione tipografiflight-deck»24. This definition of legibility and ca della documentazione del ponte di volo»24. readability is taken from a report drafted in 1992 by A. Degani, a Questa definizione di legibility e readibility è tratta da un researcher at Nasa, and entitled On the typography of flight-deck report che A. Degani, ricercatore presso la Nasa, redasse documentation: among the con- nel 1992, dal titolo On the typography of flight-deck docucurrent causes behind the plane crash of flight NW255 (1987) there mentation: tra le concause che determinarono l’incidente is an error by the pilots when following the control check list before aereo del volo NW255 (1987) emerse un errore da parte take-off25. Degani was assigned dei piloti nell’eseguire correttamente la check list25 di conby the NTSB26 in order to optimise the layout of the check list. trollo prima del decollo. Degani fu chiamato dall’NTSB26 From the observation of 42 flight crews during the execution of the per ottimizzare il layout delle check list. Dall’osservazione checklist and the comparison of di 42 equipaggi durante l’esecuzione della checklist e daldifferent checklists it became obvious that they were often poorly la comparazione di checklist differenti, emerse che spesdesigned: in some cases the order of the actions was sparse and ran- so erano mal progettate: in molti casi l’ordine delle azioni dom, rather than grouped by area era sparso e casuale, anziché raggruppato per area di inof intervention; in other occasions the list was presented as a long tervento; molte altre volte la lista si presentava come un continuous series in which it was lungo elenco continuo, in cui non era possibile distinguere not possible to make a distinction, in those cases where pilots may have suffered an interruption during execution, between completed activities and those yet to be completed. If, for example, a
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communication was received by the control tower, they would have been obliged to begin with the checklist again, precisely to avoid overlooking an item; the lists were long, however, and it happened occasionally that the crew, due to work overload or bad habit, would continue with the checklist from what they considered was the last item checked. Among the changes proposed by Degani, in addition to electronic lists, were suggestions concerning its layout, including: segmentation of inordinately long lists; grouping of actions by function; intervention proposals concerning the character fonts. The anecdote of the checklist is relevant to both the concepts of form and list, to what they are and why it is useful to discuss them in this context. Form. Form is one of the main aspects of wayfinding; it is connected not only to aesthetic concerns, but also to the determination of the contents. It is often considered that legibility and clarity are equivalent terms, but they are not. In wayfinding their meaning includes several aspects: in addition to typography, it takes into consideration the quality of information and the coordinates of the device in space. A device is legible if it is not obstructed, badly positioned or too small; it is clear if, in addition to being visible, it also is understandable. Environmental perception is based on a process of articulating and viewing. “Articulated” objects are collected in the short term visual memory, which has a limited storage capacity. This limited capacity has a strong impact on the layout, in particular of written texts. In signage or maps only a few written texts can be read at a glance. If the list of texts is longer, they should be grouped into small paragraphs (Arthur, Passini, 1992). The list. Luca Rosati defines the list as «the first and elementary form of organising information». For it to work efficiently, the criteria with which it was drafted must be made explicit. It must be pointed out that there is no universal and scientific
tra attività completate e da fare, nel caso in cui i piloti avessero subito un’interruzione durante la sua esecuzione. Se, ad esempio, fosse avvenuto una comunicazione da parte della torre di controllo, sarebbero stati tenuti a riniziare la check-list dal principio, per evitare di saltarne erroneamente una voce; le liste erano però lunghe e meticolose e capitava che l’equipaggio, per sovraccarico di lavoro o per cattiva abitudine, riprendesse la check-list dal quella che riteneva fosse l’ultima voce effettuata. Tra i cambiamenti proposti da Degani, oltre all’introduzione di liste elettroniche, vi erano raccomandazioni anche sul suo impaginato tra cui: segmentazione delle liste troppo lun- Pre-flight lists (or checklists) help aviation ghe; accorpamento di azioni per fun- safety to ensure that certain critical elements are not overlooked zionalità; proposte di intervento sul ca- 26 Il National Transportation Safety Board è un’agenzia investigativa indipenrattere del font. dente del Governo degli Stati Uniti che L’aneddotto delle checklist si riaggan- indaga ed emette rapporti in merito agli incidenti che coinvolgono aeroplani, navi, cia ai concetti di forma e di lista, di co- treni, oleodotti e gasdotti. National Transportation Safety Board sa sono e di perché è utile parlarne in The is an independent investigation agency of the United States Government that invequesto contesto. stigates and reports on accidents involLa forma. La forma è un aspetto prin- ving aircraft, ships, trains, pipelines and cipale del wayfinding; è collegata non pipelines. solo all’estetica, ma anche all’elaborazione dei contenuti. Spesso si ritiene che leggibilità e chiarezza siano termini interscambiabili, ma non lo sono. Nel wayfinding il loro significato comprende più aspetti: oltre alla tipografia, tiene di conto della qualità dell’informazione e delle coordinate del dispositivo nello spazio. Un dispositivo è leggibile se non è ostruito, mal posizionato o troppo piccolo; ed è chiaro se, oltre a poter essere visto, è anche comprensibile. La percezione ambientale è basata su un processo di scansione e presa di visione. Gli oggetti “scansionati” vengono raccolti nella memoria visiva a breve termine, che ha una limitata capacità di stoccaggio. Questa limitata capacità ha un impatto marcato nell’impaginato, in particolare dei testi scritti. Nella segnaletica o nelle mappe solo un piccolo numero di testi scritti possono essere letti a colpo d’occhio. Se l’elenco dei testi è più lungo, dovrebbero essere raggruppati in piccoli paragrafi (Arthur, Passini, 1992). 273
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La lista. Luca Rosati definisce la lista «la prima e elementare forma di organizzazione dell’informazione». Perché funzioni deve essere esplicito il criterio con cui è stata stilata. Va chiarito che non esicriterion for drafting a list, yet the criterion determines which ele- ste un criterio universale e scientifico per redigere una liments can or should be part of the list, it classifies them in a specific sta; semplicemente il criterio stabilisce quali elementi ne order, and ensures that certain el- possono far parte; li colloca in una successione specifiements are situated next to each ca; fa in modo che alcuni elementi si trovino vicini (Rosaother (Rosati, 2019). Umberto Eco devoted an entire ti, 2019). book, Vertigine della Lista (The Infinity of Lists, 2009) to verbal and Umberto Eco ha dedicato un intero libro, Vertigine della figurative lists in the literary and artistic heritage: from the shield of Lista, alle liste verbali e figurative del patrimonio letterale Achilles in the Iliad, to the lists in e artistico: dallo scudo di Achille enunciato nell’Iliade, fithe poetry of Jacques Prévert or the series of characters depicted no agli elenchi presenti nelle poesie di Jacques Prévert o in Pietro Longhi’s Convito in Casa alla schiera di personaggi presenti nella tela di Pietro LonNani. Taxonomies are themselves lists: ghi Convito in Casa Nani. specifically multidimensional lists, that is lists included within lists. Le stesse tassonomie sono liste: nello specifico liste poThe filesystem used in computing, which is based on files and lidimensionali, ovvero liste annidate l’una dentro l’altra. Il subfiles, is perhaps the most well- filesystem del computer con la sua logica di cartelle e sotknown and widely used taxonomic tocartelle è probabilmente il sistema tassonomico oggisystem today. If the experimentation phase al- giorno più conosciuto e usato. lowed us to test design hypotheses concerning the types of devices Se la fase di sperimentazione ci ha permesso di avanzaand their technical requirements, the first applications revealed the re ipotesi progettuali sulle tipologie di dispositivi e sui loimpossibility of operating an overall ro requisiti tecnici, le prime attuazioni ci hanno messo di control of the contents and a difficulty in defining a rigid organisation fronte all’impossibilità di operare un controllo complessisystem. Initially it was attempted to deter- vo dei contenuti e alla difficoltà di definire un sistema rigimine a single criterion for organis- do per organizzarli. ing content in the devices, yet each branch of the university had, and Inizialmente abbiamo cercato di identificare un unico crihas, deeply different needs: every attempt to standardise threatened terio di organizzazione dei contenuti all’interno dei disponot taking into consideration the sitivi, ma ciascuna sede aveva e ha esigenze profondaspecific requirements which each individual device needed to fulfill. mente diverse: ogni tenIn some cases it was necessary tativo di attuare una qualto resort to an alphabetical criterion (for example in numbered lists), che standardizzazione riwhereas in others a spatial criterion was used (what will I find first); most schiava di non tenere conof the times a hierarchical criterion to delle esigenze specifiwas used. It must be pointed out that the or- che a cui il singolo dispoganisational setup of the University sitivo doveva rispondere. In alcuni casi è stato necessario ricorrere ad un criterio alfabetico (es. in caso di elenchi puntati); in altri spaziale (cosa incontro prima); il più delle volte si è ricorsi ad un cri-
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is based on a detailed functional chart which highlights the various structures (executive/managerial, transverse, secondary), the individual offices (process units/functional units), their relationships, the type of services they offer (whether for exterior or interior users). For example: • The Area of Educational Services (executive and managerial area of the central administration) has several sub-structures, known as process units; • one of these is the Student Services Design and Development Process Unit, in turn subdivided into several sub-structures; • one of these is the functional unit Morgagni Student Office, which offers direct services to the user, provided by approximately 20 employees, among technical and administrative staff. Organisational structures, process units and functional units represent the language in use within the administrative apparatus; they are the “great umbrella” under which all individual roles are collected, yet these terms are not easily understood by the non-habitual user and are therefore an obstacle to immediate understanding. Their functionality is obvious from an administrative point of view, yet within a signage system they cancel out any attempt at legibility (a lot of text means a reduction in font size) and clarity (a user must identify at a glance what he is looking for). In many cases we tried to eliminate the ‘frills’ of administrative lingo by simplifying the nomenclature of individual offices. It is sometimes forgotten that a wayfinding project must satisfy the needs of the users, rather than bend to the institution’s rationale. In other cases it was necessary to question this rationale and bring back into use, for purposes of efficient comprehension, nomenclatures that were no lon-
terio gerarchico. È necessaria una premessa: l’assetto organizzativo di Ateneo si basa su un funzionigramma dettagliato, in cui vengono messe in evidenza le varie strutture (dirigenziali, trasversali, secondarie) i singoli uffici (chiamati unità di processo/unità funzionali), i rapporti tra di essi, il tipo di servizio che offrono (se all’utenza esterna o interna). Ad esempio: Di seguito alcune righe tratte dalla Re• l’Area Servizi alla Didattica (area di- 27 dazione sulla Performance del 2016: «La rigenziale dell’amministrazione cen- struttura amministrativa centrale dell’Ateneo fiorentino è sotto articolata in prima trale) ha varie sottostrutture, chia- declinazione in unità di processo (strutture organizzative aggregatrici di processi omomate unità di processo; genei) e unità funzionali (nuclei con attività, e risorse specialistiche comuni e • una di queste è l’Unità Di Processo funzioni trasversalmente al servizio di più strutture Progettazione E Sviluppo Dei Servizi organizzative), alle quali possono essere preposte figure di responsabilità (funzioni Agli Studenti che a sua volta ha va- specialistiche – funzioni di responsabilità – posizioni organizzative)». rie sottostrutture; Here are some lines from the Editorial Staff • una di queste è l’unità funzionale on the 2016 Performance: «The central administrative structure of the University of Segreteria studenti Morgagni, che Florence is articulated in first declination process units (organizational structures offre un servizio diretto all’utente e in aggregating homogeneous processes) and a cui afferiscono circa 20 tecnici am- functional units (nuclei with activities, functions and specialized resources common ministrativi. and transversally to the service of more organizational structures), to which they can Strutture organizzative, unità di pro- be in charge figures of responsibility (spefunctions - functions of responsibicessi e unità funzionali27 rappresen- cialized lity - organizational positions)». tano il linguaggio in uso nell’apparato amministrativo; sono il “grande cappello” sotto cui vengono raccolte le singole mansioni, ma si tratta di terminologie poco comprensibili per l’utente non abituale e appesantiscono la loro comprensione immediata. È evidente la loro funzionalità nell’assetto amministrativo, ma all’interno di un sistema di segnaletica ne azzerano ogni tentativo di leggibilità (molto testo significa riduzione del corpo del font) e di chiarezza (un utente deve individuare a colpo d’occhio ciò che sta cercando). In molti casi abbiamo cercato di eliminare gli ‘orpelli’ del gergo amministrativo, snellendo le nomenclature dei singoli uffici. A volte viene dimenticato che il progetto di wayfinding deve soddisfare principalmente i bisogni dell’utenza più che assecondare le logiche del mittente. In certi casi è stato necessario forzare queste logiche e rimettere in auge diciture non più contemplate dal funzionigramma, in modo che fos285
T1A CuBI LASTrA CoMPoSITA DI ALLuMINIo Susanna CerriANgoLArI Contenuto eINForma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
FASE 1 | Taglio della lastra
FASE 2 | Piegatura a 90° dei lati
FASE 3 | Piegatura a 90° delle alette e rivettatura
FASE 4 | Irrigidimento della struttura con bulloni
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FASE 5 | Applicazione grafica con vinile prespaziato
FASE 6 | Posa in opera con viti (o adesivo)
Fissaggio con asola su vite
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DETTAGLIO | Posa in opera a parete: sistema di ancoraggio
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Vite a muro per blocco movimento
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SCHEMA ELEMENTO | Indicazione delle dimensioni principali in relazione ai formati.
ForMATI, quANTITà, PrEzzI
SCHEMA DI LAVORAZIONE | Estensione
dell’applicazione grafica (fronte).
Lato (l)
Spessore (sp)
Lat o
SUPERFICIE DI POSSIBILE APPLICAZIONE GRAFICA
(l)
SCHEMA MATERIALI E COMPONENTI | Scassi e forature sul retro e sul lato | Esempio.
TAGLIO POSSIBILI SCASSI POSSIBILI FORATURE
ABACO SISTEMA MODULARE | Retro dei pannelli, alternative possibili degli scassi per l'assemblaggio in gruppi.
T4A-200 Tipo a
T4A-400 Tipo f
T4A-200 Tipo b
T4A-400 Tipo c
T4A-400 Tipo d
T4A-400 Tipo e
T4A-400 Tipo g288
T4A-400 Tipo h
T4A-400 Tipo i
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T4C FuorIPorTA AggIorNABILI IN MDF
FASE 1 | Taglio e lavorazione pezzi (scassi e fori per predisposizione a parete)
FASE 2 | Verniciatura
FASE 3 | Assemblaggio
FASE 4 | Applicazione vinile prespaziato
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FASE 5 | Predisposizione per fissaggio a parete
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ger contemplated by the functional chart: an example of this is the term Erasmus which, although it has been assimilated and used for generations of students, it has also formally been substituted by the – certainly less immediate – term: International mobility. This process of simplification should be applied to websites as well, in order to achieve a perfect correspondence between physical and digital spaces, and to enhance online navigation and comprehension. For this to occur, perhaps it would be advisable for the functional chart to include a simplified glossary devised for easing communication with the outside world. After all, our minds are well-accustomed to passing back and forth continuously from a physical to a digital space; all the more reason to conceive them in a single design. It is necessary to establish a correspondence between the two experiences: they are touchpoints on the same path, and therefore it is important that the same design rationale be applied in both cases (signage devices and web navigation). I am not referring exclusively to colours and fonts, but also to contents, key words, hierarchies and taxonomies. «Building a ‘bridge-experience’ means ensuring for the user a continuity in the passage from one context to another. It means, in more concrete terms, allowing the user to maintain a mental model and a homogeneous interaction in the passage - from a software or site to another - from software to web - from hardware to software - from the world of the web to the physical world. Achieving this objective is the challenge that interaction and user experience design will be increasingly called to address in the coming years» (from the blog of Luca Rosati, 2006)
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sero di supporto per una più efficace comprensione: un esempio è il caso del termine Erasmus, assimilato e in uso da generazioni, ma sostituito formalmente dalla dicitura – certamente meno immediata – Mobilità internazionale. Questa operazione di snellimento andrebbe applicata anche sulle pagine web, per avere una perfetta corrispondenza tra spazio fisico e digitale e per rendere più agevole anche la navigazione e la comprensione online. Perché questo avvenga il funzionigramma dovrebbe forse includere un glossario semplificato destinato alla comunicazione verso il mondo esterno. D’altronde, ormai, la nostra mente è abituata a passare continuamente tra spazio fisico e digitale; motivo per cui è necessario concepirli in un unico disegno. È necessario avere corrispondenza tra le due esperienze: sono touchpoint dello stesso percorso. Per cui è importante che si applichino in entrambi i casi (sia a dispositivi di segnaletica che a dispositivi di navigazione web) le stesse logiche di progettazione. Non mi riferisco solo a colori e font; ma anche a contenuti, parole chiave, gerarchie e tassonomie. «Costruire una ‘esperienza-ponte’ significa garantire all’utente una continuità nel passaggio da un contesto a un altro. Significa più conBibliografia cretamente permettere all’uP. Arthur & R. Passini, Wayfinding people, signs, and architecture, New York, McGraw Hill, 1992. tente di mantenere un modello Degani, A., 1992. On the typography of flight-deck mentale e un’interazione omodocumentation, San Jose, Nasa Contractor report #177605, 1992. genei nel passaggio U. Eco, Vertigine della lista, Milano, Bompiani, 2012. - da un software o un sito a un K. Lynch, L’immagine della città, Venezia, Marsilio altro editori, 2008. P. Mollerup, Data design visualising quantities, - dal software al web locations, connections, London, Bloomsbury, 2015. - dall’hardware al software P. Mollerup, Wayshowing>Wayfinding, Amsterdam, BIS Publishing, 2013. - dal mondo web a quello fisico. P. Morville,Ambient Findability: What We Find Raggiungere questo obiettivo è la sfida che il deChanges Who We Become, London, O’Reilly, 2005. sign dell’interazione e la user experience saranL. Rosati, Architettura dell’informazione [trovabilità: dagli oggetti quotidiani al web], Milano, Apogeo, no chiamate ad affrontare sempre più nei prossimi 2007. L. Rosati, Sense-making organizzare il mare anni» (dal blog di Luca Rosati, 2006) dell’informazione e creare valore con le persone, Roma, UXUniversity, 2019.
M. Vignelli, The Vignelli Canon, Milano, Postmedia Srl, 2010. S. Zingale, Per Natura e Cultura. Semiotica ecologica e wayfinding, Aracne, 2015. S. Zingale S., Wayfinding e cognizione spaziale, intervista, 2015.
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Spazio costruito/
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Alberto Campo Baeza, Asilo nido Benetton, Ponzano Veneto (Treviso), 2007
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/spazio percepito
gianluca buoncore
Built space/perceived space
Nel suo saggio Costruire Abitare Pensare Martin Heidegger scrive: “il dimorare presso le cose è un carattere essenziale dell’essere uomo. (…) Il rapporto dell’uomo con i luoghi e attraverso i luoghi con gli spazi si fonda nell’abitare”. Il termine “abitare” di Heidegger va letto e interpretato come vivere e penMartin Heidegger in his essay Build- sare in luoghi e all’interno di spazi28. L’abitare di Heiing Dwelling Thinking, writes: “dwelling near things is an essential charac- degger è l’appropriarsi per l’uomo di luoghi e spazi ter of the human being (…) Man’s relation to locations, and through loca- pensati e costruiti. La realtà dell’architettura è quantions to spaces, inheres in his dwell- to c’è di concreto, è la forma realizzata, la massa che ing”. Heidegger’s “dwelling” must be in- si fa spazio attraverso il suo corpo. 28 Peter Zumthor, Pensare architettura, p. 30 terpreted as living and thinking in- Ma il corpo costruito ha delle re- 29 ibidem, p. 9 side spaces28. Heidegger’s dwell30 Giovanni Michelucci, Dove si incontrano ing is man’s appropriation of plac- gole ben definite, regole che orga- gli angeli, p. 65 es and spaces, both thought and built. The reality of architecture is nizzano e tengono insieme le parti, what exists as concrete, it is the re- che ne definiscono la fisionomia, come uno spartito alised form. The mass that becomes space through its body. Yet the build fatto di note, pause e variazioni, definisce la melodia body has well-defined rules, rules which organise and keep the parts finale. Le parti singole vengono connesse e confortogether, which determine its physi- mate in un tutt’uno dotato di senso. È in questo atto, ognomy, in the same way that a music score made of notes, pauses and dove la realtà costruttiva incontra il pensiero progetvariations, determines the final melody. The individual parts are connect- tuale, che l’architettura pensata entra a far parte del ed and organised as a meaningful mondo reale29. whole. It is through this action, where the actual built fact meets the design Le singole unità di cui abbiamo già detto necessitathought, that the imagined architec- no di essere collegate per dar vita ad un organismo ture becomes part of the real world29. The individual units which, as men- complesso ma allo stesso tempo unitario. Sono protioned earlier, need to be connected so as to bring to life a single, yet com- prio queste connessioni che determinano la qualità plex organism. It is precisely these dell’oggetto finito trasformandolo in un luogo. Coconnections that determine the quality of the finished object and trans- struire dopotutto, non è che tracciare un confine, deform it into a place. Building, after all, is nothing other than setting boundar- finire un dentro e un fuori, un qui e un altrove, memoies, determining an inside and an out- ri di quel gestro primitivo e ancestrale dei nostri avi side, a here and there, which recalls the primitive and ancestral gesture che solcavano il terreno per renderlo fertile. of plowing the land to make it fertile. Giovanni Michelucci tells us: “When Giovanni Michelucci ci dice: “Quando un’idea diventa an idea becomes a ‘wall’ made by the “muro” fatto dalle mani dell’uomo e diventa “spazio” hands of man and becomes “space” for man, we are in the presence per gli uomini, si assiste a una cosa stupenda. Ad un of something wonderful. At some certo punto si sente che ciò che nasce ha un signifipoint one feels that something with a particular meaning is born, which cato particolare, che si riallaccia però a qualcosa di is connected, however, to something whose secret we do not possess: it is like a soft and elusive voice that comes from afar, that regenerates today for tomorrow and which speaks about a new event that is yet to come... past, present and future”30.
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cui non possediamo il segreto: è come una voce sottile ed inafferrabile che viene da lontano, che si rigenera oggi per il domani e che parla di un fatto nuovo che deve ancora avvenire… passato, presente e futuro”30.
Solids and voids If we consider the functioning of a building it is impossible not to immediately find a correspondence with the city. The city presents itself as made of solids and voids. Solids can in turn be divided into fabric and emergences. Voids, instead, can be divided in general terms into spaces of passage and spaces for rest. Voids have the task of connecting the individual units – houses, blocks, structures -, thus transforming the individual parts of the organism known as “city”. A building is also formed by a series of units/rooms with different functions that must be interconnected. These connections bring about the actual building, transforming isolated functional units into a complex organism. The void, therefore, understood as a connecting space, brings the building to life and determines space. We could even affirm that the void is what transforms a building into a liveable place. Halls, courtyards, corridors, are the spaces that relate the parts of the building together, but also the people that inhabit it. If we take the house for example, as basic cell of dwelling, we come to see how already since antiquity dwellings developed around central voids. These courtyards, impluvia in Roman houses, which are closer to us in typological and cultural terms, determine the living space, the space of the community represented by the family, around which service spaces are distributed (kitchens, dining-rooms, bedrooms). If we look at the “House of the Wooden Partition” at Herculaneum, the space of the void, core and distribution centre for the entire building, is expressed in the simplest yet most powerful way possible. Unlike the Roman tetrastyle courtyard domus, it presents itself with a Tuscan atrium, a free space with an unhindered view of the compluvium’s aperture. The void is presented as a sort of functional box which serves as distribution to the various spaces, yet is also the fulcrum of domestic life31. In the atrium we assist, in terms of space, to a reversal: the content moves back into the spaces distributed around the atrium, and the atrium itself becomes a for-
Pieni e vuoti Se pensiamo al funzionamento di un edificio è impossibile non leggere immediatamente un parallelismo con la città. Questa si presenta formata da pieni e vuoti. I pieni a loro volta si possono suddividere in tessuto ed emergenze. I vuoti invece, possono essere genericamente suddivisi in spazi di percorrenza e spazi di sosta. I vuoti assolvono il compito di connettere le singole unità - case, isolati, emergenze - trasformando dunque le singole parti nell’organismo “città”. Un edificio allo stesso modo è formato da una serie di unità/stanze con funzioni diverse che devono essere connesse tra loro. Queste connessioni danno vita all’edificio vero e proprio, trasformando unità funzionali isolate in un organismo complesso. Il vuoto dunque, inteso come spazio di collegamento e connessioni, anima l’edificio, definisce lo spazio. Potremmo addirittura affermare che il vuoto è ciò che trasforma una costruzione in un luogo vivibile. Atrii, corti, distributivi, sono gli spazi che mettono in relazioni le parti dell’edificio ma anche le persone che lo vivono. Se prendiamo come esempio di analisi la casa, quale cellula base dell’abitare, ci rendiamo conto come già dall’antichità, le abitazioni si sviluppassero attorno a vuoti centrali. Queste corti, impluvi nella casa romana più vicina a noi tipologicamente e 31 Francesco Venezia, Lectio magistralis culturalmente, definiscono lo spazio presso l’Aula Magna “Galileo Galilei”, Pa- di vita, lo spazio della comunità falazzo del Bo, Università di Padova. miliare, attorno al quale si sviluppano gli spazi di servizio (cucine, sale da pranzo, camere da letto). Se guardiamo la “Casa del tramezzo di legno” ad Ercolano, per esempio, lo spazio del vuoto, cuore e allo stesso tempo distribuzione di tutto l’edificio, si esprime nella maniera più semplice e potente allo stesso tempo. Diversamente dalla domus romana con corte
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Casa del tramezzo di legno, Ercolano
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mal representation of the life that takes place within. Making a temporal leap to the 20th century, we can also look at Alvar Aalto’s Experimental House at Muuratasalo. The great empty space, square in shape, takes on different functions: it is an exterior space, yet it is also already an interior. It is a threshold that prepares to the actual space of the house; it copies the image of the Tuscan compluvium of the ancient house while also formally and geometrically closing the square figure generated by the “L” structure of the house. Although the house, due to the ease of interpretation, was taken as the focus of this analysis and, following Heidegger’s definition, understood as basic dwelling cell, the same principles can undoubtedly be traced back in the case of public architectures. Alberto Campo Baeza’s nursery in Ponzano Veneto, built in 2007, presents a plan with a central distribution atrium which becomes the core of the project, the void around which the volumes of the classrooms are placed. Yet this reading can also be made of the section, in which height differences between the entrance hallway, the central void and the functional spaces (classrooms), determine precise hierarchies, leaving the void as the true protagonist. Another interesting example of how the void becomes not only the core of the project, but also the main distributive element, is the Bonnefanten Museum built by Aldo Rossi in Maastricht in 1995. Observing the plan, the central body of the great staircase that connects the entrance to the access to the great tower is clearly evident. This distributive void, together with the stepped void that can be traced back to the section above the entrance, determines the nature and soul of the building. Similar in intent to Rossi’s project and perhaps more extreme in its formal elements is Paolo Zermani’s project for the Municipality of Noceto. Even more so than in Rossi, from the analysis of the plan and section it becomes evident how the void, al-
tetrastila, questa si presenta con un atrio tuscanico, uno spazio libero da ingombri, con un foro del compluvium completamente libero da intralci visivi. Il vuoto si presenta come una scatola funzionale con lo scopo di distribuire i vari ambienti, ma diventa esso stesso il centro della vita domestica31. Nell’atrio assistiamo, in termini di spazio, ad un capovolgimento: il contenuto si allontana, si sposta negli spazi intorno all’atrio, e l’atrio stesso diventa rappresentazione formale della vita che vi si svolge all’interno. Con un salto temporale nel ‘900 possiamo guardare la Casa sperimentale a Muuratsalo di Alvar Aalto. Il grande spazio vuoto dalla forma quadrata assolve a diverse funzioni: è uno spazio esterno ma al tempo stesso è già un interno. È una soglia che prepara allo spazio della casa vero e proprio; ricalca al tempo stesso l’immagine del compluvium tuscanico della casa antica e chiude geometricamente e formalmente la figura quadrata generata dalla struttura a “L” della casa. Se la casa è stata al centro di questa analisi per semplicità di lettura e assunta come cellula base dell’esperienza abitativa riprendendo la definizione di Heidegger, è indubbio che si possa rintracciare lo stesso principio anche in architetture pubbliche. L’asilo realizzato a Ponzano Veneto nel 2007 da Alberto Campo Baeza, presenta una pianta con atrio distributivo centrale il quale diventa il cuore del progetto, il vuoto attorno al quale i volumi delle aule si attestano. Ma questa lettura è possibile rintracciarla anche in sezione, dove variazioni in altezza tra distributivi di accesso, vuoto centrale, e spazi funzionali (aule), definiscono gerarchie precise, lasciando il vuoto come vero protagonista. Un altro interessante esempio di come il vuoto diventi non solo il cuore del progetto ma anche l’elemento distributivo principale è il Bonnefanten Museum realizzato a Maastricht da Aldo Rossi nel 1995. Osservando la pianta si nota chiaramente il corpo centrale abitato dalla grande scala che connette il piano di ingresso con la quota di accesso alla grande torre. Questo vuoto distributivo, insieme al vuoto gradonato
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Aldo Rossi, Bonnefanten Museum, Mastricht, 1992, ph. Kim Zwarts.
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Aldo Rossi, Bonnefanten Museum, Mastricht, 1992 Pianta e sezione. Plan and section.
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Defining and Re-defining The design of the distribution not only connects and relates the various parts, but also helps to understand the functioning of the building, determining entrance, passage and rest spaces. It often happens, however, that with the passage of time functions change, or the buildings themselves are modified; in other cases the complexity of the buildings is such that a good distribution project is not enough for understanding the many complexities of spatial articulation. A wayfinding project is thus placed as an intermediary between built space and space as perceived by the user, and has as its main purpose that of orienting and guiding the observer through the
rintracciabile in sezione sopra l’ingresso, definiscono la natura e l’anima dell’edificio. Simile per concezione al progetto di Rossi e forse ancora più estremo nei suoi elementi formali è il progetto di Paolo Zermani per il Municipio di Noceto. Molto più che in Rossi, dall’analisi di pianta e sezione ci si accorge di come il vuoto, già percepibile in facciata, diventi letteralmente la spina dorsale dell’edificio. La distribuzione (principale) è il grande vuoto della scala che 32 Paolo Zermani, Architettura, tempo, terra, luce, silenzio, p. 19 permette di muoversi in orizzontale e in verticale, facendo attraverso essa esperienza totale dell’edificio. È proprio sulla scala che si agganciano le varie funzioni, lateralmente e in testa del corpo di fabbrica. L’edificio si presenta attraverso le figure ideali della strada, della piazza e della casa riconoscibili nell’elemento distributivo centrale, dalla sala consiliare in testa e dagli uffici modularmene posti sui lati. A tal riguardo Zermani scrive: “la scala, spazio vuoto e animato nel corpo pieno e duro dell’edificio, come scavata al suo interno”32. Più genericamente possiamo definire questi vuoti, questi spazi di connessione, distribuzione. Nel processo progettuale dunque, come abbiamo avuto modo di analizzare, la distribuzione diventa il cuore dell’edificio, ciò che gli conferisce carattere. Possiamo dunque affermare che la distribuzione non è semplicemente un “corridoio” di misura e parametri rispondenti a normative precise che ci permette di muoverci da un punto all’altro dell’edificio, ma rappresenta l’ossatura stessa del progetto, i luoghi delle interazioni, i luoghi del movimento e della sosta: è ciò che con-forma, costituisce e costruisce lo spazio architettonico.
Definire e Ri-definire Il progetto della distribuzione non solo connette e mette in relazioni le varie parti, ma aiuta nel comprendere il funzionamento dell’edificio, definendo spazi di ingresso, spazi di percorrenza e di sosta. Succede tuttavia che il tempo ci consegni edifici le
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ready perceivable from the facade, literally becomes the backbone of the building. The (main) distributive area is the great void of the staircase that permits moving both horizontally and vertically, which thus completes the total experience of the building. It is precisely onto the staircase that the various functions are attached, both laterally and on the front of the building. The structure is presented through the ideal figures of the street, the square and the house, recognisable in the central distribution element, from the council chamber on the front to the offices, attached to the sides in a modular manner. In this respect, Zermani writes: “the staircase, empty and animated space in the full and solid body of the building, as if carved out of it”32. These voids, these connecting spaces, can be defined in a more generic way as distribution areas. In the design process, therefore, as we had the opportunity to analyse, distribution becomes the core of the building, what gives it its character. We can therefore affirm that the distribution is not simply a “corridor” with measures and parameters that respond to specific rules and regulations, which allows us to move from one section of the building to another, but rather represents the skeleton of the project itself, the place of interactions, of movement and rest: it is what gives form, what constitutes and constructs the architectural space.
luogo,
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Zermani e Associati, Municipio di Noceto, scala interna e disegni. Internal staircase photos and drawings. cfr. Paolo Zermani. Architettura, luogo, tempo, terra, luce, silenzio, Electa 2015.
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various sections of the building. In a certain sense, therefore, the wayfinding project re-defines architectural space, placing itself either in line to the distribution project, or as its antithesis. Modern and contemporary buildings, in terms of their design methodology or because they are closer to the time of construction and therefore still have their original functions, frequently follow a linear process in accordance with the wayfinding project, which more often than not, underlines the distributive fabric and structure. In the case of historical buildings, instead, the interior structure rarely responds to the rationale of served spaces and service spaces and the distribution follows labyrinthine and complex layouts. It is therefore necessary to rethink the space through a project aimed at re-establishing order and hierarchies among pathways. When developing a wayfinding project it is necessary first of all to know, both architecturally and in terms of experience, the space in which we are operating. A careful analysis of the plans helps understanding the nature of the building, from the individual parts to the whole complex organism. It is necessary to understand the systems of connections between the various functions, inquiring into the structure of the void which represents the horizontal distribution and the vertical connection systems. A second analysis derives from direct experience. The lives of buildings are often quite different from that which they were designed for. People autonomously determine pathways through systems that are not rigidly schematic and use spaces in a spontaneous manner. It is in this way that flow analysis is superimposed onto the architectural analysis of connecting systems. Architecture and the life of the building must come together in a sort of synthesis in order to determine the best way in which the user can live space and move within it. This synthesis then generates plans in which the main and secondary pathways are diagrammatically iden-
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cui funzioni sono mutate, o gli edifici stessi subiscano rimaneggiamenti; altri casi ancora in cui la complessità degli edifici fa sì che un buon progetto di distribuzione non sia sufficiente alla comprensione delle molteplici complessità dell’articolazione spaziale. Un progetto di Wayfinding si pone dunque come intermediario tra lo spazio costruito e lo spazio percepito dall’utente, avendo come scopo primario quello di orientare e guidare l’osservatore nelle varie parti dell’edificio. In un certo senso dunque, il progetto di wayfinding ridefinisce lo spazio architettonico potendosi porre in maniera lineare rispetto al progetto di distribuzione, o in antitesi. Edifici moderni e contemporanei, per metodologia di progetto o perché comunque più vicini al momento della realizzazione e quindi ospitanti la funzione originale, spesso trovano un processo lineare e di accordo col progetto di wayfinding dove questo, il più delle volte, va a ricalcare quello che è il tessuto e la struttura distributiva. In caso di edifici storici invece, la struttura interna difficilmente risponde alle logiche di spazi serventi e spazi serviti e la distribuzione si presenta in schemi labirintici e complessi. Occorre dunque ripensare lo spazio e attraverso un progetto mirato per ristabilire ordine e gerarchie tra i percorsi. Predisporre un progetto di wayfinding vuol dire prima di ogni cosa conoscere, architettonicamente e a livello esperenziale, lo spazio entro il quale si opera. Una attenta analisi delle piante aiuta a comprendere la natura dell’edificio, dalle singole parti fino all’unità dell’organismo complesso. È necessario comprendere i sistemi di connessione tra le diverse funzioni andando ad indagare la struttura del vuoto che sono la distribuzione orizzontale e i sistemi di collegamento verticale. Una seconda analisi arriva dall’esperienza diretta. Spesso gli edifici vivono una vita diversa da quella che il progettista ha pensato per loro. L’uomo, autonomamente, definisce in sistemi non rigidamente schematici percorsi e utilizzi degli spazi in maniera spontanea. Ecco dunque che all’analisi architettonica dei sistemi di connessione, si sovrappone l’analisi dei flussi. Architettura e vita dell’edi-
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Immagini del nuovo wayfinding system progettato per l’Ateneo Fiorentino Images of the new wayfinding system designed for the University of Florence
Let us take for example the wayfinding project for Palazzo Fenzi, which houses the Department of History, Geography, Art and Performing Arts of the University of Florence, as well as assorted classrooms and the North America section of the Hu-
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ficio devono trovare sintesi per definire il modo migliore in cui l’utente può muoversi e vivere lo spazio. Da questa sintesi scaturiscono delle piante dove in maniera diagrammatica vengono identificati percorsi principali e secondatified. Primary pathways are those ri. I primi sono quelli che permettono di raggiungere that allow us to reach specific rooms or areas of the building in the short- stanze o aree specifiche dell’edificio nel percorso più est and most linear manner possible, while secondary pathways, as the breve e più lineare possibile. I secondi sono accessi term clearly indicates, are accesso- secondari o percorsi accessori. ry or alternative options. Together with the distributive and Contemporaneamente all’organizzazione distributiva e flow organisation of the building, it dei flussi dell’edificio, sarà necessario conoscerne le will be necessary to understand all specific functions, understand their funzioni specifiche, capire il posizionamento all’interno placement within the building so as to articulate, at a later stage, the lay- dell’edificio per articolare in una seconda fase lo scheout of directional and identifying de- ma dei dispositivi direzionali e identificativi. vices. The actual devices, divided into syn- Accanto agli schemi dei flussi si posizionano per l’apoptic, directional and identifying, are punto i dispositivi veri e propri, suddivisi tra sinottici, placed next to the said flow charts. The synoptic device is placed near direzionali e identificativi. entrance and vertical distribution spaces and provides a general Il dispositivo sinottico insiste in prossimità degli spazi framework of the functions housed within the building on its various lev- di ingresso e dei collegamenti verticali e serve a dare els. un quadro generale delle funzioni ospitate all’interno Identifying devices are perhaps the simplest in terms of information, dell’edificio sui vari livelli. since they generally indicate the Gli identificativi sono forse i dispositivi più semplici a function that is housed within an individual room or space. They literal- livello di informazione, poiché riportano generalmente ly identify the presence of a certain activity and can be interpreted as the la dicitura della funzione ospitata all’interno di una sinpoint of arrival of the path traveled by gola stanza, letteralmente identificano la presenza di the user from the entrance. Yet what happens during the path una determinata attività, e possono essere letti come from the entrance to the final destination of the user, whatever it may l’arrivo del percorso che un utente fa dall’ingresso fino be? It is in this section that what may a tale punto. be considered as the most complex aspect of a wayfinding project ac- Ma cosa succede nel percorso tra l’accesso e la detually occurs. This is where we find the presence of directional devic- stinazione finale di un utente, qualunque essa sia? In es which, placed strategically in all questo tratto si svolge quello che forse può essere distributive spaces, must be capable of providing orientation so that considerata la parte più complessa di un progetto di the user can move freely within the space, finding the shortest way to wayfinding. Ci troviamo di fronte ai dispositivi direziohis or her destination. It is precise- nali i quali, posti in punti strategici degli spazi distrily here that the re-thinking of the architectural space and of distribution butivi, devono essere in grado di dare indicazioni tali takes place, on which the wayfinding che l’utente sia in grado di muoversi liberamente nello project intervenes so as to strengthen its structure, or else to re-think it spazio trovando nella via più breve la sua destinazioor re-define it anew. ne. È proprio qui che avviene quel ripensamento dello Reading, designing, orienting spazio architettonico, della distribuzione, sulla quale il
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progetto di wayfinding interviene, andandone a rafforzare la struttura o a ripensare e ridefinirla nuovamente.
Leggere, progettare, orientare Prendiamo come esempio il progetto di wayfinding realizzato per Palazzo Fenzi, dell’Università degli Studi di Firenze che attualmente ospita il Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, aule didattiche e la sezione Nordamericana delle Biblioteca Umanistica. Alla varietà di funzioni si somma la struttura architettonica di un palazzo post rinascimentale rimaneggiato con interventi invasivi in alcune parti, intorno agli anni 70 del ‘900. Il palazzo si presenta con una distribuzione dalla struttura complessa, labirintica con percorsi ramificati e collegamenti verticali discontinui. La necessità era quella di definire percorsi principali per raggiungere le diverse aree. La molteplicità e la complessità di percorsi dunque è stata rimodulata andando a definire 4 direzioni principali a partire dagli spazi distributivi dell’atrio interno. La vera complessità del progetto risiedeva nella definizione dei percorsi principali a fronte di una distribuzione complessa dove un’area del palazzo poteva essere raggiunta da molteA similar situation was faced in the plici distribuzioni verticali e orizzontali. Sono stati così case of the Rectorate in Piazza San Marco. Unlike Palazzo Fenzi, the definiti 4 percorsi nati dallo studio della conformazioRectorate has a clearer architectural structure, articulated around two ne architettonica, ai flussi già esistenti e alla necessità large courtyards. Despite the archi- di raggruppare le diverse aree funzionali: il percorso tectural clarity, however, there was a complex articulation of pathways degli uffici; lo scalone monumentale legato agli spazi that was due to interruptions in the distributive system, the lack of ac- più pubblici come l’Aula Magna e le aule seminariali; il cessibility to some areas and the percorso della Biblioteca Umanistica attraverso la corneed to establish a representation pathway that is different from the te; il percorso delle aule didattiche con l’unico ascenpathway used for reaching the pubsore presente all’interno del palazzo. Sebbene queste aree siano tra loro tutte interconnesse, la definizione di percorsi principali ha permesso una ricostruzione dello spazio percepito andando a ridefinire, seppur in maniera virtuale, la distribuzione dell’intero organismo architettonico.
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manities Library. This variety of functions is located in a post-Renaissance building which underwent a series of interventions, some of which invasive, during the Seventies of the 20th century. The building has a complex, labyrinthine structure, with ramified pathways and a discontinuous vertical distribution system. In this case it was necessary to determine main pathways for reaching the various areas. The great number and complexity of the pathways was therefore re-modulated so as to establish 4 main directions stemming from the distributive spaces of the interior atrium. The true complexity of the project lay in the definition of the main pathways in view of an elaborate distribution in which an area of the building could be reached from a series of vertical and horizontal distributions. Four pathways were therefore established, derived from the study of the architectural layout, the existing flows and the need to group the various functional areas together: the pathway to the offices; the monumental staircase connected to the more public spaces such as the Aula Magna and the seminar halls; the pathway to the Humanities Library that passes through the courtyard; and the pathway that leads to the classrooms which uses the only lift in the building. Although these areas are all interconnected, the determination of the main pathways permitted a reconstruction of the perceived space and redefined, albeit virtually, the distribution of the whole architectural organism.
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Una situazione analoga è stata affrontata nella sede che ospita il Rettorato in Piazza San Marco. Diversamente da Palazzo Fenzi, il palazzo del Rettorato presenza una struttura architettonica più chiara, articolata attorno a due grandi corti. A una chiarezza architettonica corrispondeva però una complessa articolazione dei percorsi, dovuta ad interruzioni distributive, mancata accessibilità di alcune aree e dalla necessità di diversificare un percorso di rappresentanza dal percorso degli uffici al pubblico. Son stati così definiti il percorso dello scalone di Galileo, per l’accesso alla Segreteria del Rettore, gli uffici dei Prorettori e il Senato Accademico; il percorso nella corte per gli uffici ubicati al piano terra e l’accesso al secondo piano per gli uffici al personale; il percorso degli uffici tramite scala e ascensore. Alla confusione della distribuzione precedente, è stata sostituita una ordinata gerarchia di percorsi, rispettando la struttura architettonica ma ridefinendo il modo di percepire e vivere lo spazio da parte dell’utente.
lic service offices. The following pathways were thus established: the Galileo monumental staircase for access to the Rector’s office, the offices of the Vice-Rectors and the Academic Senate; the courtyard pathway for the offices located on the ground floor and the access to the second floor for personnel offices; the pathway to the offices by way of staircase and lift. This confusing distribution was substituted by an ordered pathway hierarchy which respected the architectural structure, yet redefined the user’s way of perceiving and living the space. A different approach was used instead for the temporary wayfinding project for the Orbatello branch. Although located within a historical complex, the building was completely modified during a recent restoration intervention, which caused it to lose its link to the pre-existing historical structure, both in building and distributive terms. It has a “C”shaped layout with three wings organised around a central courtyard and connected only to the upper storeys on one side. The project in this case simply followed the existing distribution, determining for both sides, right and left, a diversification of pathways which permitted the user to understand, already from the entrance atrium, the best way to reach his or her destination. Unique yet replicable
Un approccio diverso invece è stato scelto per il pro- Yet wayfinding does not only mean spaces and pathways, getto di wayfinding temporaneo per la sede di Or- determining but also studying the devices that batello. Sebbene si trovi all’interno di un complesso provide the information that must be transmitted. Every device must be storico, l’edificio è stato completamente rimaneggiato suitable to this transmission of inforcon un recente restauro, perdendo i legami costruttivi e distributivi delle preesistenze storiche. Ci troviamo in un complesso con impianto a “C”, con i tre bracci organizzati attorno ad una corte centrale e collegati solamente ai piani superiori su un lato. Il progetto in questo caso non ha fatto altro che assecondare la distribuzione esistente definendo per i due lati, destro e sinistro, una diversificazione di percorsi così che l’utente potesse comprendere fin dall’atrio di ingresso, la via migliore per raggiungere la propria meta. Unico ripetibile Ma parlare di wayfinding non vuol dire solamente definire spazi e percorsi, ma studiare anche i dispositivi che devono accogliere le informazioni da dare. Ogni dispositivo deve essere adeguato alla trasmissibilità dell’infor-
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mazione ma allo stesso tempo deve adattarsi all’architettura in cui è inserito trovando sinergia spaziale e visiva. Il progetto di wayfinding dell’Ateneo fiorentino utilizza una serie di dispositivi realizzati su progetto del Didacommuniationlab con un duplice obiettivo: da una parte produrre una identità ben definita e riconoscibile, ma allo stesso tempo avere dei dispositivi in grado di adattarsi alle diverse conformazioni e identità architettoniche delle numerose e variegate sedi. Attraverso lo studio dei dispositivi, dei materiali, della modularità e dei colori si è arrivati ad una serie di prototipi che sono stati poi perfezionati nella fase di esecuzione. Questa serie di dispositivi risulta essere unica dal punto di vista del design, poiché realizzata ad hoc per l’Ateneo fiorentino e in linea con la sua immagine coordinata, ma allo stesso tempo adeguata per la trasmissione delle informazioni di orientamento. Da questo studio è nato un abaco dei dispositivi in grado di raccontare il processo di progettazione suddividendo i vari dispositivi per tipologia e materiale. Alla base della progettazione vi è la figura bidimensionale del quadrato, declinata in multipli e sottomultipli tra loro componibili e nella variante tridimensionale del cubo. Ai dispositivi sono stati associati inizialmente quattro colori: bianco, nero, blu e rosso. Quest’ultimi legati rispettivamente all’Ateneo o i Dipartimenti e alle Scuole. Dopo una prima fase di sperimentazione, il colore blu è stato poi eliminato, trasferendo il rosso all’identificazione delle funzioni didattiche. È possibile raggruppare i dispositivi in famiglie a seconda dei materiali, in grado di adattarsi alle tipologie spaziali ma anche costruttive-strutturali dell’architettura che li deve accogliere. Trovano così posto all’interno dell’abaco dispositivi in lastra composita di alluminio e lastre di materie plastiche, declinabili in pannelli, scatolari e cubi. Pannelli in mdf (Medium-density Fibreboard) in varie dimensioni utilizzabili singolarmente o in composizioni miste. Pellicole viniliche au-
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mation, but must also adapt to the architecture in which it is placed while trying to establish a visual and spatial synergy with it. The wayfinding project of the University of Florence uses a series of devices designed by the Didacommunicationlab which fulfill a double objective: on the one hand to produce a well-defined and recognisable identity, and on the other to ensure they adapt to the various architectural forms and identities of the numerous and varied branches of the University. Through the study of the devices, materials, modularity and colours a series of prototypes were produced and subsequently perfected. This series of devices is unique from the point of view of the design, since they were produced specifically for the University of Florence, as well as in line with its coordinated image, yet also adequate for the transmission of orientation information. A set of devices derived from this study, capable of narrating the design process, dividing the various devices in terms of typology and materials used. The basic unit of the design is the two-dimensional figure of the square, further partitioned into its multiples and sub-multiples, which can then be modularly used together, as well as the three-dimensional figure of the cube. Four colours were initially assigned to the devices: white, black, blue and red. The latter two referring to the University or the Departments and Schools. After a first test phase, the colour blue was eliminated and red became the colour to indicate educational functions. It is possible to group the devices into families based on the materials used, in terms of their adaptation to the spatial and constructive-structural typologies of the architecture where they are to be placed. Thus the set includes devices in composite aluminum sheets and plastic sheets, subdivided into panels, boxes and cubes: panels in MDF (Medium-density Fibreboard) in various sizes that can be used individually or as part of a mixed composition; PVC self-adhesive vinyl films, generally known as pre-spaced,
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which can be autonomously applied on vertical planes such as walls or windows, or else together with the other devices mentioned above, ensuring a high degree of updatability; and finally exterior devices in stone and steel, totems and steel plates, both backlit or simple, and signs in weathering steel. The plaques in stone, weathering steel or steel and glass placed on the facades of the buildings indicate their being part of the University of Florence, while also re-defining the public role that this institution plays within the city. And it is interesting to read in the stratifications of the historical city the relationship that these new devices activate in the complexity of the messages that the facades of historical buildings transmit. The various devices were devised to be adapted to different contexts and situations: from the stone plaques of historical buildings to those in steel and glass for modern buildings, attempting in this way not only to connect with the architectural identity of the building, but also to redefine it. If we analyse the projects for the interiors instead, we realise how some of them are capable of adapting to different environments and situations: the red MDF outside the Aula Magna in Palazzo Fenzi is the same used outside the Aula Magna at the Social Sciences Campus. The black steel totem in the distributive atrium in Palazzo Fenzi, which is 2.20 metres high and stands in the vaulted spaces, re-defining the distribution and assigning new meanings to the space, is analogous to the totem, white in this case, placed in the distribution area of the Rectorate, next to the statue of Galileo Galilei, as well in other less architecturally valuable pathways. Another white totem stands in the gardens at the Morgagni Campus, orienting the user among the various pavilions and establishing visual connections between different buildings.
toadesive di pvc, generalmente chiamate prespaziati, in grado di lavorare autonomamente applicandola su piani verticali come murature e vetrate, oppure con i dispositivi sopracitati, garantendo un alto grado di aggiornabilità. Infine i dispositivi da esterno in pietra e acciaio, i totem e le targhe in acciaio retroilliminati o semplici e le insegne in acciaio cor-ten Le targhe in pietra, in acciaio cor-ten o in acciaio e vetro stratificato poste sulle facciate degli edifici ne 33 Claudio Parmiggiani, Una fede in niente identificano l’appartenenza all’Univerma totale, p. 9 sità di Firenze ridefinendo allo stesso tempo il ruolo pubblico che questa istituzione svolge all’interno della città. Ed è interessante leggere nelle stratificazioni della città storica il rapporto che questi nuovi dispositivi innescano nella complessità dei messaggi che le facciate dei palazzii storici ci trasmettono. I vari dispositivi sono pensati per adattarsi a contesti e situazioni: dalle targhe in pietra per gli edifici storici a quelle in acciaio e vetro per gli edifici moderni per legarsi all’identità architettonica dell’edificio, ma allo stesso tempo ridefinirla. Se invece analizziamo i progetti interni, ci accorgiamo di come alcuni siano in grado di adattarsi a diversi ambienti e situazioni: il fuoriporta rosso in MDF dell’Aula Magna di Palazzo Fenzi, è il medesimo dell’Aula Magna all’interno del Campus delle Scienze Sociali. Il totem in lamiera di acciaio nero si inserisce nell’atrio distributivo di Palazzo Fenzi, misurando coi suoi 2,20 metri di altezza lo spazio voltato, ridefinendo la distribuzione e assegnando nuovi significati allo spazio. Il medesimo totem, ma di colore bianco, trova posto nei distributivi del Rettorato, accanto alla statua di Galileo Galilei così come nei percorsi dalla qualità architettonica meno pregiata. Ed è sempre il totem bianco che conquista lo spazio dei giardini all’interno del Campus Morgagni, per orientare l’utente tra i vari padiglioni ma al tempo stesso stabilire connessioni visive tra edifici differenti. Il dispositivo fuoriporta nero trova posto accanto agli stucchi e gli affreschi di Palazzo Fenzi e allo stesso modo nei lindi corridoi di Orbatello.
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ships between the parts of the building and between the user and the building itself. Claudio Parmiggiani writes: “We do not represent what we see, we do not know or see the things as they are. We see what we feel”. We can therefore ask ourselves if perhaps there is, beyond the built space, finished and perfect, of the architectural process, a sensitive, perceived and changing space that is reconstructed through the wayfinding project.
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Vediamo quello che sentiamo Se il wayfinding ha come obiettivi facilitare l’esperienza utente, connettere l’utente col funzionamento dell’edificio e orientarlo all’interno dello stesso, è necessario affermare che questo definisce altresì lo spazio architettonico intervenendo su di esso, sulla distribuzione, sul vuoto The black device placed outside of the gate can be seen next to the stuc- che lo conforma. In accordo o rivisitandolo, il wayfinco-work and frescos of Palazzo Fen- ding ricostruisce la struttura percettiva dello spazio zi, as well as in the pristine corridors at Orbatello. architettonico stabilendo nuovi significati e nuove relazioni spaziali tra le parti dell’edificio e tra l’utente e We see what we feel Although wayfinding serves the pur- l’edificio stesso. pose of easing the experience of the user, of connecting him with the func- Claudio Parmiggiani scrive: “Noi non rappresentiamo tions of the building and providing orientation, it is necessary to affirm quello che vediamo, non sappiamo e non vediamo le that it also defines the architectur- cose come sono. Vediamo quello che sentiamo”33. al space by intervening on it, on the distribution, on the void that shapes Possiamo allora domandarci se esiste oltre lo spazio it. Whether in accordance with it, or costruito, finito e perfetto del processo architettonico, revisiting it, wayfinding reconstructs the perceptive structure of the ar- uno spazio sensibile, percepito e mutevole che attrachitectural space, establishing new meanings and new spatial relation- verso il progetto di wayfinding viene ri-costruito. Bibliografia P. Arthur, R. Passini, Wayfinding: People, Signs and Architecture, Mcgraw-Hill, 1992.
R. Baur, Intégral. Anticiper, Questionner, Traduire, Distinguer, Irriter, Orienter, Inscrire, Lars Müller Publishers, 2010. M. Bonaiti, Architettuta è. Louis I. Kahn, gli scritti. Mondadori Electa, 2002. H. Focillon, Vita delle forme, Piccola Biblioteca Einaudi, 1972. D. Gibson, The wayfinding handbook. Information design for Public Spaces, Princeton Architectural Press, 2009. G.Michelucci., Dove si incontrano gli angeli. Pensieri fiabe e sogni. Fondazione Michelucci/Carlo Zella Editore, 1997. P. Mollerup, Wayshowing>Wayfinding: Basic & Interactive, Bispublishers, 2013. C. Parmiggiani, Una fede in niente ma totale, Le Lettere, 2010. H. Tessenow, Osservazioni elementari sul costruire, Franco Angeli, 1975. F. Venezia, Che cos’è l’architettura. Lezioni, conferenze, un intervento, Mondadori Electa, 2011. R. Venturi, D. Scott Brown, Architecture as signes and systems, Belknap Harvard, 2004. P. Zermani, Architettura: luogo, tempo, terra, luce, silenzio, Mondadori Electa, 2015. P. Zermani, “La struttura interiore”, Firenze Architettura, 1.2018, Firenze University Press P. Zumthor, Atmosfere. Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano, Mondadori Electa, 2007. P. Zumthor, Pensare architettura, Mondadori Electa, 2003.
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Viaggio di studio a Parigi con il Laboratorio. Settembre 2018. Study trip to Paris with the Laboratory. September 2018. ph. Jacopo Ammendola
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Campus
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A stroll on Campus
During the revision of the signage system for the University of Florence, the initial reflections were developed, at an early stage, through the conception of a series of devices which in turn created a product system that could be adapted according to need. This first step – which, due to the methods used and the activities undertaken, took place mostly in the laboratory, we can define as ‘sedentary’ – was followed by a strictly ‘itinerant’ phase, since it was addressed toward the outside, in other words devoted to the acquisition of information regarding the features, use and effective function of the spaces to which the production would be subsequently adapted. «If I were a painter or a draughtsman, I would have certainly depicted in its true form all sorts of things along the way, to take home as a sketch or as a fascinating and long-lasting memory, for example a farm, an old section of a crumbling wall, cattle grazing, a farmer, the view of a village with its bell tower, a path winding graciously through the forest, a peasant woman, a field or perhaps only a flower, a leaf, a beetle, a butterfly, a cock in a hen house, a high precipitous cliff that shines under a blinding sun, a fir, a beech, a log cabin or else a ruin, a stream, a blooming shrub decorated with brambles and the chirping of small birds» (Walser, 2017, 47). In narrating our experience – paradoxically – for orienting people,
Nel percorso di revisione del sistema di segnaletica per l’Ateneo di Firenze, le iniziali riflessioni si sono sviluppate, in una fase preliminare, attraverso l’ideazione di un abaco di dispositivi, come sistema di prodotto declinabile a seconda delle esigenze. Questo primo momento – per i metodi e le attività in genere svolte all’interno del laboratorio potremmo strumentalmente definirlo di natura ‘sedentaria’ – è stato seguito da una fase di natura prettamente ‘itinerante’ poiché rivolta invece verso l’esterno, ovvero verso l’acquisizione di informazioni relative alle caratteristiche, l’uso ed il funzionamento effettivo degli spazi sui quali successivamente declinare la produzione. «Se fossi un pittore o un disegnatore, avrei di certo ritratto dal vero ogni genere di cose lungo il cammino, per portarmele a casa come schizzo o affascinante e duraturo ricordo, per esempio una fattoria, un vecchio pezzo di muro sgretolato, bestiame al pascolo, un agricoltore, una veduta di villaggio con campanile, un sentiero che serpeggia graziosamente nel bosco, una contadina, un campo o forse solo un fiore, una foglia, un maggiolino, una farfalla, un gallo nel pollaio, un’alta falesia scoscesa che scintilla sotto un sole accecante, un abete, un faggio, una baita di legno oppure un rudere, un ruscello, un cespuglio in fiore ornato di rovi e d’un cinguettio di uccellini» (Walser, 2017, 47). Nel raccontarvi la nostra esperienza – paradossalmente – per orientare le persone, abbiamo dovuto prima imparare a riconoscere la strada e ci siamo dovuti
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we first had to learn to recognise the way and had to undertake a journey in search of a meeting to take back home as a ‘long-lasting memory’, capable of providing the proper questions for the development of the individual projects. As patients suffering from ‘amnesia’, prepared only to understand the individual words of a text and incapable of identifying the connections between the various terms of the discourse, this learning process was carried out through a series of explorations: it is therefore possible – even if it may appear as obvious – to admit to have undertaken the necessary steps for perceiving ‘something’34, for determining our position within a complex labyrinth. This series of more than twenty different structures belonging to the university system35, spread throughout the Florentine plain, determines the boundaries of a Campus, a word whose meaning in Italian presents a possible semantic ambiguity, as explained in an Italian dictionary: «Campus ‹kä’mpës› s. Eng. [from the Lat. campus «field»] (pl. campuses ‹kä’mpësi∫›), used in Ital. in the masculine form. – In Anglo-Saxon universities the area and complex of buildings belonging to a university, a branch of said university, and the university itself as legal, educational and social entity […] Campo (field) s. m. [Lat. campus «countryside, plain» (…)]. – Term which has a […] wide variety of meanings and uses […]: free space, contained within specifically or ideally determined limits and with its own features. […] 3. a. Open and generally flat space, enclosed for a specific use, variable in terms of shape and size»36. This word therefore refers to a complex of buildings belonging to a specific organisation, yet it also evokes a free surface – natural or artificial – and only apparently without references. Associating an institutional structure to that of an open space, it is perhaps possible to focus the reflection within a wider set of considerations, linked, however, to the reading of a land-
mettere in viaggio, alla ricerca di un incontro da portare a casa come ‘duraturo ricordo’, capace di fornire le giuste domande per lo sviluppo dei singoli progetti. Come pazienti afflitti da ‘amnesia’, preparati soltanto a comprendere le singole parole di un testo ed incapaci a determinare i collegamenti tra i termini di un discorso, quest’apprendimento si è svolto compiendo una serie di esplorazioni: è dunque possibile – anche se apparentemente potrebbe apparire scontato – ammettere di aver compiuto dei passi per percepire ‘qualcosa’34, per focalizzare la nostra posizione all’interno di un complesso labirinto. Composto da oltre venti sedi afferenti al sistema universitario35, quest’insie34 Richiamiamo con questa espressione le me di strutture, diffuse nella piana fioparole di Federico Fellini rilasciate nel corso di un’ intervista per descrive brevemente, rentina, stabilisce i limiti di un Camattraverso una scena del film Amarcord (1973), la sua visione della vita per imma- pus, il cui significato rimanda ad una gini: “(…) sono particolarmente affeziopossibile ambiguità semantica sulla nato, nella sequenza della nebbia, a quel pezzettino dove si vede quel personaggio, quale riflettere: il nonno, il vecchio, che esce fuori di casa con una certa baldanza e fa quattro, cinque «Campus ‹kä′mpës› s. ingl. [dal passi nella nebbia senza veder niente senza capire niente e poi ritorna indietro e rien- lat. campus «campo»] (pl. camputra in casa (...), ecco... quell’immagine lì mi ses ‹kä′mpësi∫›), usato in ital. al macommuove ancora, mi commuove dico nel senso così, mi pare particolarmente realiz- sch. – Nelle università anglosassoni, zata, almeno a me...ecco... vorrei augurare a tutti noi di uscire di casa e di fare dei passi l’area e il complesso di edifici di una ma non nella nebbia e soprattutto di tornauniversità, la sezione staccata d’una re indietro (...) avendo percepito qualcosa, non soltanto una parete così immobile, fer- stessa università, e l’università stesma, senza profondità e senza trasparenza. Che ne dici di stò finalino, ti va?”. Per una sa come entità giuridica, educativa e visione completa dell’intervista si rimanda a www.youtube.com/watch?v=gqQuO- sociale […] gY4E0w, (10/02) Campo s. m. [lat. campus «campaWe recall with this expression the words of Federico Fellini released during an inter- gna, pianura» (…)]. – Termine che view to briefly describe, through a scene from the film Amarcord (1973), his vision of ha assunto […] notevole varietà di life in images: “(...) I am particularly fond, in accezioni e di usi […]: spazio libero, the sequence of the fog, of that little piece where you see that character, the grandfa- contenuto entro limiti concretamente ther, the old man, who comes out of the house with a certain boldness and makes o idealmente determinati e con cafour, five steps in the fog without seeing ratteristiche proprie. […] 3. a. Spazio anything without understanding anything and then comes back and goes home (...), scoperto e in genere piano, circoscritto per un uso deterhere... that image there still moves me, I say 36 in the sense so, I think particularly realized, minato, variabile per forma e dimensioni» . at least to me...ecco... I would like to wish to all of us to go out of the house and to Con questa parola possiamo far dunque riferimento ad take steps but not in the fog and above all to go back (...) having perceived something, not only a wall so immobile, firm, without depth and without transparency. How about I’m finishing, would you like?”. For a complete view of the interview, see www. youtube.com/watch? v=gqQuOgY4E0w, (10/02).
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un insieme di edifici appartenenti ad una precisa organizzazione, ma si osserva tuttavia come il termine evochi anche le caratteristiche di una suscape explored through the action perficie libera – naturale o artificiale – e soltanto in apof ‘strolling’. With this analogy we parenza priva di riferimenti. Associando la struttura di can trace a research direction that is not necessarily tied to a specific un ambiente istituzionale a quella di uno spazio aperto, disciplinary field, but rather aimed at the progressive centering of a è forse possibile collocare la riflessione all’interno di possible in itinere work approach. un insieme molto più vasto di considerazioni, quanto Strolling, we continue with the narrative of three voyages38, associat- tuttavia riconducibile alla lettura di un paesaggio esploing to the production of a signage rato attraverso l’azione del ‘camminare’37. Con quest’asystem both the construction of practical tools and poetical inten- nalogia possiamo tracciare una direzione di ricerca non tions. necessariamente vincolata ad un determinato ambito Around the Rui disciplinare, quanto piuttosto indirizWe take our first steps entering a forest, following the traces that, zata alla progressiva focalizzazione 35cfr.https://www.unifi.it/cpro-v-p-10508. html (12/19) from Morschach to Brunnen, mark the contour of an itinerary around a di un possibile approccio di lavoro in 36 cfr. http://www.treccani.it/vocabolario/ ricerca/Campo/ e http://www.treccani.it/ lake: we are in the canton of Gene- itinere. vocabolario/campus/ (02/18) va, in Switzerland, and we are beginning a journey that will lead us Passeggiando, proseguiremo dunque 37 Su questo potremmo cominciare riconducendosi alle esplorazioni effettuate through a landscape which, pre38 cisely referring to these particular con il resoconto di tre viaggi , asso- a piedi per determinare la figurabilità della water shapes, cyclically returns to ciando alla produzione di un sistema struttura urbana di tre città americane, cfr. Lynch K., L’immagine della città, Marsilio the expressive synthesis of a ferEditori, Venezia, 1964. tile intellectual relationship39 be- di segnaletica, la costruzione di struOn this we could begin by referring to the tween man and nature. It is in fact menti pratici ed intenzioni poetiche. explorations carried out on foot to determiaround the basin of the Rui, on the occasion of the 700th anniversary of the confederation, that the idea of the Voie suisse is promoted as the narrative40 of a ring path – divided into sections for a total of 32km – whose purpose is celebrating the variety of the cantons in the unity of the path that connects them. Each of the 26 sections is entrusted with part of the itinerary: the city of Geneva was assigned 2 km. Since 1987, the development of the project for this section has been coordinated by an inter-disciplinary group headed by the Swiss architect Georges Descombes. «[…] each intervention into the existing conditions would reveal the history of the landscape using what
Attorno al Rui Muoviamo i nostri primi passi addentrandoci in una foresta, seguendo le tracce che, da Morschach a Brunnen, delineano il profilo di un itinerario attorno a un lago: ci troviamo nel cantone di Ginevra, in Svizzera, e stiamo iniziando un viaggio che ci condurrà in un paesaggio che, proprio riferendosi a queste particolari forme dell’acqua, ritrova ciclicamente la sintesi espressiva di un fertile rapporto intellettuale39 fra uomo e natura. È infatti attorno al bacino del Rui, in occasione dell’anniversario per i 700 anni dalla nascita della confederazione, che l’idea della Voie suisse viene promossa come narrazione40 di un sentiero ad anello – suddiviso in sezioni per un totale di 32km – per celebrare la varietà dei cantoni
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ne the figurability of the urban structure of three American cities, cf. Lynch K., The image of the city, Marsilio Editori, Venice, 1964 38 Uno di questi, il primo, soltanto immaginario. Il secondo ed il terzo sono stati invece programmati e svolti nel Settembre 2018, proprio come attività di ricerca all’interno del laboratorio, sotto la direzione di Susanna Cerri e con Jacopo Ammendola, Vittoria Niccolini ed Alice Trematerra. One of these, the first, just imaginary. The second and third were planned and carried out in September 2018, just as research activities within the laboratory, under the direction of Susanna Cerri and with Jacopo Ammendola, Vittoria Niccolini and Alice Trematerra. 39 In the landscapes with Man has helped to shape and then experience, we can distinguish three manifestation phases, and at the same time recognize their coherence: the natural landscape, the cultural landscape and the intellectual landscape. (…) Is it strange that Switzerland began to be formed geographically and intellectually around this lake? No lake reaches out simultaneously into Alps and Midland Plateau with so many arms. None calls together so many arms. None calls together so many valleys into the hiding-places in its basin surrounded by high cliffs, in Egli E., Original Switzerland’s Lake, in Anthos, 30 (1991), p.2 40 At the end of 1984, we participated in the nationwide search for ideas for the seventh centenary celebrations with our ‘Swiss Path’ concept. The concept submitted sketched the idea of a footpath con-
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Descombes metaphorically referred to as a “broom”. The act of sweeping away would expose and illuminate what had been, as well as clarifying what is. In all, the designers intended “to make present and sensible an ever-changing network of paths, routes, traces, and possibilities to make manifest the sheer complexity of the territory» (Treib, 2019, 65). The itinéraire genevois presents itself as an experimental laboratory on the theme of the itinerary as a device for setting, through numerous walks, a dialogue with the surrounding landscape: the first hypotheses converge on a reflection of the temporal dimension that determined the current configuration of the site. The in-depth analysis of the results of this work, which focuses on the restoration of typological elements reconstructed in accordance with traditional techniques, as well as an analysis of the flora used for maximising the plant presence on the sides of the path, would be interesting, yet inopportune interpretations. In the attempt to define some possible ‘ways’ of interpreting the signs of a place, let us pay close attention instead to the outcome of one of the three site-specific interventions which accompanied the definition of the intentions of the group by observing a specific phenomenon. The ‘erratic’ boulders found in the Morschach forest are fragments which we can admire today as the last stills of one of the most characteristic processes of sedimentation of the Swiss landscape, which took place as a result of the melting of the glaciers. Carmen Perrin’s gaze interprets the meaning of this movement, beginning from a cartographic exploration which – in the words of Gilles Deleuze – must be distinguished from an archaeological investigation:
nell’unità del percorso che li collega. A ciascuna delle 26 sezioni coinvolte viene affidata una parte dell’itinerario: alla città di Ginevra vengono assegnati 2 km. Dal 1987, lo sviluppo del progetto di questa sezione è coordinato da un gruppo interdisciplinare con a capo lo svizzero Georges Descombes. «[…] each intervention into the existing conditions would reveal the history of the landscape using what Descombes metaphorically referred to as a “broom”. The act of sweeping away would expose and illuminate what had been, as well as clarifying what is. In structed on a federal basis all round lake all, the designers intended “to make Uri. The following ideas played a formatipresent and sensible an ever-chanve role in the concept: - The cartoon of a continuous Jubilee Walk round Lake Uri - ging network of paths, routes, traces, The splitting up of the whole length of the path, measuring some 32 km, into cantonal and possibilities to make manifest sections (…)- The beginning of a new cantonal section is marked by an entry gate. the sheer complexity of the territory» In Rotzler S., Lanz P., The ‘Swiss Path’, a (Treib, 2019, 65). narration in the landscape, in Anthos, 1/91, p.19 L’itinéraire genevois si profila come 41 Con queste parole viene descritto il lavoro da Descombes: The process of design laboratorio sperimentale sul tema began, as it had in prior projects, with site del percorso come dispositivo per investigation, by ‘walking again and again around the site’, looking ‘out for things we instaurare, attraverso numerose normally do not see, such as flowers and 41 passeggiate , un dialogo con il pamice… We didn’t know in advance what would interest us’, admitted Descombes. esaggio circostante: le prime ipoteSo we first took maps [to the site], hoping that something would come out of them., si convergono verso una riflessione Treib, Ibid. With these words the work is described by sulla dimensione temporale che ha Descombes: The process of design began, portato all’attuale configurazione del as it had in Prior projects, with site Investigation, by ( walking again and again around sito.42 L’approfondimento dei risultati the site’, looking ( out for things we normally do not see, such as flowers and mice... We di questo lavoro, riferito al restauro didn’t know in advance what would interest us’, admitted Descombes. So we first Took degli elementi tipologici ricostruiti semaps [to the site], Hoping that something condo l’uso di tecniche tradizionali, would come out of them. , Treib, Ibid. 42 cfr. Descombes G., “We allowed our- così come un’analisi della flora utilizzata per massimizzare selves to be guided by what this pathway la presenza vegetale locale ai bordi del tracciato, sarebshows us”, in Anthos, 1/91, pp.28-29. 43 Gli artisti coinvolti in totale sono tre: bero letture interessanti quanto tuttavia inopportune. Nel Carmen Perrin, Richard Long e Max Neuhaus. Per un’analisi approfondita di tutti i tentativo di definire alcuni possibili ‘modi’ d’interpretare i progetti si rimanda a Descombes G., Voie suisse, l’itinéraire genevois : de Morschach segni di un luogo, mettiamo invece in evidenza l’esito di à Brunnen, Genève : République et Canton uno dei tre interventi site specific43 che ha accompagnato de Genève, 1991. The artists involved in total are three: la definizione delle intenzioni del gruppo osservando un Carmen Perrin, Richard Long and Max particolare fenomeno. Neuhaus. For an in-depth analysis of all projects, see Descombes G., Voie suisse, l’itinéraire genevois : de Morschach à Brunnen, Genève : République et Canton de Genève, 1991. 44 cfr. Trottet B., Notes géographiques, in Descombes, op. cit., p.180.
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the second stroll, carrying with us a poetics that suggests interrogating, repositioning and subtracting, rather than adding, which leads toward the construction of an attitude of ‘listening’, that knows how to recognise
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I massi erratici nella foresta di Morschach sono frammenti che oggi possiamo ammirare come ultimo fotogramma di uno tra i più caratteristici processi di sedimentazione del paesaggio svizzero 44, avvenuto a seguito dello scioglimento dei ghiacciai. Lo sguardo di Carmen Perrin interpreta il significato di questo movimento, partendo da un’esplorazione cartografica che – riprendendo le parole di Gilles Deleuze – dobbiamo distinguere da un’indagine archeologica: «Una concezione cartografica è nettamente distinta dalla concezione archeologica della psicoanalisi. Questa lega profondamente l’inconscio alla memoria: è una concezione memoriale, commemorativa o monumentale, che verte su persone e oggetti, essendo degli ambienti solo dei terreni «The cartographic conception is capaci di conservarli, identificarli, autenticarli. Da un clearly different from the archaeological conception of psychoanaly- simile punto di vista, la sovrapposizione degli strati è sis. The latter strongly links the un- necessariamente attraversata da una freccia che va conscious to memory: it is a memory-based conception, commemora- dall’alto verso il basso, e si tratta sempre di sprofontive or monumental, which focuses dare. Le carte, invece, si sovrappongono in modo che on persons and objects and which, in the case of the environment, per- ciascuna trova una ricomposizione nella seguente, tains only to those terrains capable of preserving, identifying and authenti- invece che un’origine nelle precedenti: non si tratta, cating it. From a similar point of view, da una carta all’altra, della ricerca di un’origine, ma the overlapping of layers is necessarily traversed by an arrow that travels di una valutazione degli spostamenti» (Deleuze, 1996, from the top down, and whose purpose is always to sink in. Maps, in- 67). Nell’opera dell’artista boliviana, la restituzione di stead, are superimposed in such a questa sedimentazione [fig.1] non è finalizzata alla riway that each is recomposed in the following one, rather than based in costituzione di una presunta origine, quanto alla posthe previous one: it is not a question, from one map to the next, of seek- sibilità di rivelare la traiettoria di uno spostamento. ing an origin, but rather of assessing L’intervento sui blocchi prevede infatti una loro redichanges of position» (Deleuze, 1996, 67). In the work of the Bolivian artist, stribuzione sul terreno, non necessariamente dove the restitution of this sedimentation [fig.1] is not aimed at the reconstruc- (e come) erano stati trovati: ripuliti dalla vegetazione tion of a supposed origin, but rath- spontanea, come transitorie presenze, stabiliscono er at the possibility of revealing the trajectory of a movement. The inter- un ‘segnale’ di riferimento per coloro che intendovention on the boulders only contem- no spostarsi lungo il percorso nel bosco [fig.2-3]. Le plates their relocation throughout the terrain, not necessarily where (and erbe che ricoprivano la superficie dei massi erratici how) they were found: cleaned from their spontaneous vegetation, like presto torneranno: si tratta di un’opera effimera che, transitory presences, they establish attraverso la lettura di un processo, silenziosamente, a ‘signal’ of reference for those who travel along the path in the forest evidenzia la complessa evoluzione geologica di una [figs.2-3]. The plants which covered the surface of the erratic boulders will struttura. Ci spostiamo dunque per raccontare la sesoon return: it is an ephemeral work conda passeggiata, portando con noi una poetica che that, through the interpretation of a process, silently highlights the com- suggerisce prima di interrogare, riposizionare e sotplex geological evolution of a structure. We will now move on to narrate trarre piuttosto che aggiungere, verso la costruzione
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the dynamics and tensions, often invisible yet always present in a place.
di un’attitudine ‘in ascolto’, che sappia riconoscere le dinamiche e le tensioni – spesso invisibili – eppure sempre presenti in un luogo.
On the dalle From Place de Gaulle in the direction of the eye of the Grande Arche: the second itinerary takes us to Paris, to the quartier of La Défense. The district gravitates around the linear configuration of an artificial terrain - the dalle – which is functional in the clearcut separation between cars and pedestrians. Following the layout of the Tuileries garden, the opening of four rows of elms in the direction of the Champs-Elysées marks the start of this new axis at the North-West corner of the city, which began to take shape after the approval of the first Plan for the Business District (Epad, 1988). Notwithstanding the attention paid to the management of flows, the first generation of projects was characterised by the expressive force of tower buildings rather than by an interest in the configuration of open spaces; it is only toward the end of the 20th century that we witness a change in perspective, which shifts the attention towards the large central void that holds together the buildings of the district. «A collaboration was established in 1972 with the National Museum of Modern Art, represented by G. Viatte. The idea was to associate to this art-related policy a series of artists of international renown, while maintaining the fundamental principle of diversity. It is thus that after a first series of contacts works arrived by Calder, Agam and Mirò. And so an experience was initiated which generated an interaction between the business district and an eclectic group of avant-garde artists» (ibidem). Thanks to a clear cultural policy ori-
Su la dalle Da Place de Gaulle verso l’occhio del Grande Arche: il secondo itinerario ci conduce a Parigi, nel quartiere della Défense. Il distretto gravita attorno alla configurazione lineare di un terreno artificiale – la dalle – funzionale alla netta separazione tra macchine e pedoni. Proseguendo il tracciato del giardino delle Tuileries, l’apertura di quattro filari di olmi verso gli ChampsElysées segna l’origine di questo nuovo asse verso l’estremità Nord-Ovest della città, che inizia a prendere forma con l’approvazione del primo Piano del quartiere degli Affari (Epad, 1988). 45 Questo tipo di intersezioni tra pratiche Nonostante l’attenzione riservata artistiche, architettura ed urbanistica – nel alla gestione dei flussi, la prima caso della Défense – non sono un eccezione ma costituiscono piuttosto un modus generazione di progetti si caratoperandi. A questo proposito si ricordano le consultazioni e gli studi sul prolungamen- terizza per la forza espressiva dei to dell’asse storico verso Nanterre. Per una lettura più approfondita di quest’esperien- palazzi a torre piuttosto che per za si rimanda a Daval J.L. (et al.), Paris La un interesse verso la configuraDéfense : l’art contemporain et l’axe historique, Skira, 1992. zione degli spazi aperti; bisognerà This kind of intersection of artistic practices, architecture and urban planning - in superare la seconda metà del ‘900 the case of Défense - are not an exception per assistere ad un cambiamento but rather constitute a modus operandi. In this regard, we recall the consultations and di prospettiva, che sposta l’attenstudies on the extension of the historic axis towards Nanterre. For a more in-depth re- zione verso il grande vuoto cenading of this experience, see Daval J.L. (et trale che tiene assieme gli edifici del quartiere. al.), Paris La Défense : l’art contemporain et l’axe historique, Skira, 1992 «Nel 1972, si crea una collaborazione con il Museo Na46 Il suolo di Parigi è stato spesso teatro di zionale di Arte Moderna, rappresentato da G.Viatte. Si singolari rappresentazioni. In particolare si ricorda, nella buca provoca- tratta, pur conservando il principio fondamentale di dita dai bulldozer durante lo smantellamento del quartier des Halles, la celebre battaglia versità, di associare a questa politica artistica dei creadel Little Bighorn con la vittoria del generale tori di reputazione internazionale. Così, dopo una prima Custer e il suo 7° Cavalleggeri. Rimandiamo dunque alla visione di Non serie di contatti sono arrivate le opere di Calder, Agam, toccare la donna bianca, titolo originale Touché pas la femme blanche, regia di Mar- Mirò. È stata avviata quindi un’esperienza che permetco Ferreri. The soil of Paris has often been the scene of te di mettere a confronto il quartiere degli affari con un unusual performances. gruppo eclettico di creatori d’avanguardia» (ibidem). In particular, it is remembered, in the pit 45 caused by bulldozers during the dismantling Grazie ad un preciso indirizzo di politica culturale , a of the headquarters des Halles, the famous partire dagli anni ’70, il suolo artificiale diventa terreno battle of the Little Bighorn with the victory of General Custer and his 7” Cavalrymen. We therefore refer to the vision of Non toccare la donna bianca, the original title Touché pas la femme blanche, directed by Marco Ferreri.
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Fig.1 Mappatura dei blocchi erratici attorno al Rui. Elaborazione a cura e per gentile concessione di Carmen Perrin. Mapping of the erratic blocks around the Rui. Elaboration by and courtesy of Carmen Perrin.
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Fig. 2-3 Masso lungo il sentiero nella foresta di Morschach e primo piano del blocco sottratto dalle erbacce. Foto a cura e per gentile concessione di Carmen Perrin. Boulder along the path in the forest of Morschach and close-up of the block subtracted from the weeds. Photo by and courtesy of Carmen Perrin.
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entation, as of the Seventies this artificial ground becomes a fertile soil for cultivating a heterogeneous collection of sculptures which, scattered throughout the district, construct a new narrative that associates La Défense to the idea of the city as a museum en plein air. In this sense, the recent project for the valorisation of the district’s spaces, coordinated by the studio Frenak+Jullien architectes, together with atelier Félix Müller, reorganised the presence of the works on the dalle and proposed a signage system for identifying and relating the sculptures to the contemporary 20th century art movements they belong to. «The starting point in a research on La Défense should be an overall survey of its territory, considering it as a historical monument. This would allow to identify useful elements for the project which otherwise would be difficult to come by. Carlo Scarpa taught me this, he used to say that the architect should carry out, as an important operation of the project, an initial and attentive survey work, preferably on his own, and that this was valid whether in the case of a cemetery, a museum or a city»48. The project is defined precisely by beginning with a careful operation involving an ‘overall survey’: the interpretation of the flows determines the construction of a map [fig.4] and prefigures the position of the new signage system along the axis, in the direction of the adjacent districts. The study of these stone devices [figs.5-6] is part of this network, according to a principle of adapting the format to the various types of pavings and using an expressive lexicon that offers the information concerning every specific piece in three different languages, as well as showing its position on the main path and in relation to the secondary pathways. From the phase of analysis to that of execution we recognise a process which, measuring the ‘depth’49 of a particular linear infrastructure, the dalle, reinterprets what already exists by way of a new narrative50. A logical thought, capable of integrating other codes into the phrases of an existing text, advises us to orient our
fertile per la coltivazione di un’eterogenea collezione di sculture che, diffuse nel quartiere, costruiscono un nuovo racconto46, che associa alla Défense l’idea di città come museo en plein air. Riconducendosi a questa vicenda, il recente progetto di valorizzazione47 degli spazi del quartiere, coordinato dallo studio Frenak+Jullien architectes assieme all’atelier Félix Müller, riorganizza la presenza delle opere su la dalle e propone un sistema di segnaletica per rivelare l’appartenenza delle sculture ai maggiori movimenti artistici contemporanei 47 Per approfondire questa attività culturale, si rimanda al sito ufficiale https://parisladel XX secolo. defense.com/fr/paris-la-defense-art-col«Il punto di partenza di una ricerca lection (02/23). sulla Défense dovrebbe essere un To learn more about this cultural activity, please visit the official website https://paririlievo dell’insieme del suo territorio sladefense.com/fr/paris-la-defense-art-collection (02/23) considerandola al pari di un monu- 48 Riproponiamo integralmente le parole mento storico. Questa mossa per- con le quali Philippe Dubois, docente di Urbanistica presso L’università di Architetmetterebbe di identificare elementi tura de La Villette di Parigi, risponde alla domanda: «Con quali strumenti e metodi si utili anche per il progetto al quale dif- può affrontare un progetto di riqualificazioficilmente si può arrivare a pensare ne per la Défense?», (Lenoci, 2013). We propose in its entirety the words with se non nell’ambito di questa mossa which Philippe Dubois, professor of Urban Planning at the University of Architecture of di ricerca. Questo me l’ha insegnato La Villette in Paris, answers the question: Carlo Scarpa che aveva l’abitudine «With what tools and methods can a redevelopment project for La Défense be tackdi dirmi che l’architetto deve fare un led?» , (Lenoci, 2013). Sulla misurazione dello spessore di lavoro iniziale come operazione im- 49 una strada si veda Secchi B., «Lo spessore portante del progetto, preferibilmen- della strada», in Casabella 553-554, 1989, pp.38-41. te da solo, di rilievo attento, e che On measuring the thickness of a road see B., «Lo spessore della strada», in ciò è valido sia che si tratti di un ci- Secchi Casabella 553-554, 1989, pp.38-41. 48 mitero, di un museo o di una città» . 50 Sulla reinterpretazione di una struttura urbana come approccio per costruire un Il progetto si definisce proprio a nuovo sistema di segnaletica, rimandiamo al progetto per il Bankside Signage partire da un’attenta operazione di anche System, realizzato da Caruso St John Ar‘rilievo dell’insieme’: la lettura dei chitects, cfr. Bateson K., «Signage of the Times», in Building Design, London, UK: flussi determina la costruzione di 8th October, pp.18-21 oppure Grimaldi A., «Caruso St John, Bankside Signage Syuna mappa [fig.4] e prefigura la posizione della nuova se- stem, London», in Lotus 106 - Tate Modern, Flussi, Milano, 2000, pp.121-123. gnaletica sull’asse, verso i distretti adiacenti. Sulla reinterpretazione di una struttura Lo studio dei dispositivi realizzati in pietra [fig.5-6] s’inse- urbana come approccio per costruire un nuovo sistema di segnaletica, rimandiamo risce in questa rete, secondo un principio di adattamento anche al progetto per il Bankside Signage realizzato da Caruso St John Ardel formato alle varie tipologie di pavimentazione ed uti- System, chitects, cfr. Bateson K., «Signage of the lizzando un vocabolario espressivo che consente di ac- Times», in Building Design, London, UK: 345
8th October, pp.18-21 oppure Grimaldi A., «Caruso St John, Bankside Signage System, London», in Lotus 106 - Tate Modern, Flussi, Milano, 2000, pp.121-123.
movement first within the content of a structure, in order to later construct new possible representations.
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quisire in tre lingue le informazioni di una specifica opera e di individuare la propria posizione sul percorso principale rispetto a quelli trasversali. Dalla fase di analisi a quella di realizzazione, riconosciamo un processo che, misurando lo ‘spessore49’ di una particolare infrastruttura lineare, la dalle, reinterpreta l’esistente attraverso un nuovo racconto50. Un pensiero logico, capace di integrare altri codici nelle frasi di un testo già scritto, ci suggerisce di orientare prima il nostro movimento all’interno del contenuto di una struttura, per poi costruire nuove possibili rappresentazioni.
In the Babel étudiante51 Our last stroll takes place in Paris as well, in this case to the south of the city. It is not possible – or perhaps even appropriate - when discussing the Cité Internationale, to systematically list all the events that conditioned the origin and development of this settlement, established at the gates of the Ville Lumière after the end of World War I52. It is worth, however. to highlight the process of cultural transformation which determined its expansion from the conception of an ideal garden-city to the vision of a worldcity which englobes the vastness of the post-colonial francophone world during the second half of the 20th century. The Campus, as a great laboratory of ideas belonging to a society in constant flux, is reflected in a deliberately inter-cultural educational dimension which carries out its functions in a hybrid learning space characterised by an interesting blend of structures (barracks, pavilions, stations, churches) and categories of open spaces (boulevards, gardens, parks, sports facilities). At the beginning of the 21st century, one of the latest and ambitious programmes for the valorisation of the Cité involved the need to construct a visual idea that would facilitate the recognition of the institution53. The work group coordinated by the Atelier Intégral Ruedi Baur, which was assigned with developing this project, accepted the challenge while placing
Nella Babele étudiante51 Restiamo sempre a Parigi e, per la passeggiata conclusiva, ci spostiamo verso sud. Parlando della Cité Internationale, non sarebbe possibile – né forse opportuno – sistematizzare con efficacia tutti gli eventi che hanno condizionato la nascita e lo sviluppo di questo insediamento, sorto alle por51 Il termine che identifica il luogo della te della Ville Lumiere dopo la fine terza ed ultima passeggiata prende spunto 52 dal titolo di una pubblicazione che raccon- della prima guerra mondiale . Rita la storia dell’istituzione ripercorrendo sulta invece interessante mettere la prima metà del ’900, cfr. Kévonian D., Tronchet G., La Babel étudiante. La cité in evidenza il mutamento culturale internationale universitaire de Paris (19201950), Pu Rennes, 2013. La pubblicazione che ne ha determinato la crescita, è consultabile gratuitamente on line presso https://books.openedition.org/pur/112058 dalla concezione di un’ideale cit(02/12) <ultima visita giugno 2020>. tà-giardino verso la visione di una The term that identifies the place of the third and final walk takes its cue from the città-mondo, in grado di raffigurare la vastità dell’estentitle of a publication that tells the history of the institution retracing the first half of the sione post-coloniale francese alla metà del ‘900. twentieth century, cf. Kévonian D., Tronchet Il Campus, come grande cantiere di idee su una società G., La Babel étudiante. La cité internationale universitaire de Paris (1920-1950), Pu in costante movimento, si riflette in una dimensione forRennes, 2013. The publication is available free of charge online at https://books. mativa volutamente interculturale e svolge le sue funzioni openedition.org/pur/112058 (02/12) last in uno spazio ibrido di apprendimento, caratterizzato da visit June 2020>. 52 Per uno studio approfondito, seppur un’interessante mixité di strutture (caserme, padiglioni, parziale, si rimanda a Blanc B., La Cité internationale Universitaire de Paris. De stazioni, chiese) e categorie di spazi aperti (boulevard, la cité-jardin à la cité-monde, Lieux-Dits, giardini, parchi, attrezzature sportive). Lyon, 2017 For a detailed, albeit partial, study, see Promosso agli inizi del XXI secolo, tra gli ultimi ambizioBlanc B., La Cité internationale Universitaire de Paris. De la cité-jardin à la cité-monde, si programmi di valorizzazione della Cité s’inserisce la Lieux-Dits, Lyon, 2017 richiesta di costruire un’identità visiva che faciliti il rico53 Ibidem, p.344 53 54 crf. “Premier temps: juste avant la tran- noscimento dell’istituzione . sformation”, pagina introduttiva al saggio Baur R., Thiery S., «Etat des lieux avant transformation», France Quercy, Mercuès, Editions Jean-Michel Place, 2007 55 Sulla Cité come luogo di convergenza: Conçue à la fin de la Première Guerre mondiale, celle-ci résulte en effet d’un act
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Fig.4 Mappatura dei percorsi con il posizionamento della nuova segnaletica e dispositivi del percorso principale nei formati adattati alle differenti tipologie di pavimentazione. Dossier di presentazione del progetto,15 Gennaio 2015, a cura e per gentile concessione di Felix Müller & Toan Vu-Huu. Route mapping with the positioning of the new signage and main path devices in formats adapted to different types of flooring. Project presentation dossier, January 15, 2015, edited and courtesy of Felix Müller & Toan Vu-Huu.
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Fig.6 Dettaglio dell’elemento in pietra, rimosso durante operazioni di ripristino pavimentazione. Le figure 6, 9 e 10 sono state scattate dal gruppo di ricerca durante il viaggio di studio a Parigi, come parte integrante dell’attività svolta dal laboratorio nel Settembre 2018. Detail of the stone element, removed during restoration operations. Figures 6, 9 and 10 were taken by the research group during the study trip to Paris, as an integral part of the laboratory’s activity in September 2018.
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the emphasis on ‘listening’ to diversity. «De note place assignée, nous nous résignons au spectacle environnant. Quotidiennement, nous entrevoyons la ville sans la regarder, la traverser, la bousculer. (…) Par un recueil de ce devant quoi nous avons costume de passer, par une mise en visibilité de ce que nous percevons à peine, il peut contribuer à désigner l’inacceptable. Tel est l’enjeu du premier temps qui précède la nécessaire transformation des lieux, la mise en forme d’un nouvel horizon commun»54. There are moments of reflection that – according to Baur – must precede the construction of a thought: it is necessary to first activate an empathy toward the surrounding space so as to identify certain clues in those places where – perhaps on a daily basis – we pass through without paying much attention. We can therefore suppose that having spent some time strolling along boulevards and pavilions may have allowed us to breathe in the cosmopolitan atmosphere of the Maison Internationale, to then translate it into the representation of a heterogeneous urban structure [figs.7-8] and suggest the idea of a visual identity as necessary expression of differences. Developed in collaboration with the atélier André Baldinger, the matrix of the entire project is in fact the design of a new typographical code that avoids excluding the variety of linguistic characters of the various nations represented, evoking – through the use of specific graphisms in a Hellenistic style – a possible Mediterranean55 ‘convergence’. The orientation and institutional communication tools – temporal or permanent – are successively systematised in order to present the identity of the Cité, strengthening the perception of a world-city through the accentuated use of a vast chromatic range. In particular, the exterior signage is characterised by the evidence of the letters placed in front of the Gare, by the exactitude of the circular figure in proximity of the information centre [fig.9] and by the repetition of the de-
Incaricato dello sviluppo del progetto, il gruppo di lavoro coordinato dall’Atelier Intégral Ruedi Baur accoglie questa sfida, ponendo l’accento sull’ascolto delle diversità. «De note place assignée, nous nous résignons au spectacle environnant. Quotidiennement, nous entrevoyons la ville sans la regarder, la traverser, la bousculer. (…) Par un recueil de ce devant quoi nous avons costume de passer, par une mise en visibilité de ce que nous percevons à peine, il peut contribuer à désigner l’inacceptable. Tel est l’enjeu du premier temps qui précède la nécessaire transformation des lieux, la mise en forme d’un nouvel horizon commun»54. Vi sono dei momenti di riflessione che – secondo Baur – debbono precedere l’elaborazione di un pensiero: bisogna prima attivare un’empatia nei confronti dello spazio circostante, per raccogliere qualche indizio laddove – quotidianamente – passiade réconciliation et de paix et d’une vomo senza troppo interesse. lonté d’écrire une histoire commune sans altérer l’autonomie de chacun. Possiamo dunque supporre che, cependant (…) Une institution centrale coordonne et aver dedicato del tempo a passeg- représente l’ensamble de ce territoire constitué de ces sous-ensemble fortement giare tra boulevard e padiglioni, ab- autonomes. Cette dimension devait trandirectement dans la structure du bia permesso di respirare l’atmosfera sparaître système d’identité visuelle. Le processus cosmopolita della Maison Internatio- devait donc non pas consister à dessiner une homogénéité factice mais contribuer à nale, per tradurla nella rappresenta- montrer le rattachement des entités diverses et autonomes à un territoire demeurant zione di una struttura urbana etero- facilement reconnaissable comme lieu de in Baur R., Ruedi Baur, Intéggenea [fig.7-8] e suggerire l’idea di convergence, ral Anticipating, Questioning, Inscribing, Distinguising, Irritating, Orienting, Translating, un’identità visiva come necessaria Lars Muller Publischers, 2010, p.72. espressione delle differenze. Svilup- On the Cité as a Place of Convergence: at the end of the First World pata in collaborazione con l’atelier Conceived War, it results in an act of reconciliation and André Baldinger, la matrice di tutto peace and a willingness to write a common history without altering the autonomy il progetto è infatti l’ideazione di un of each. (...) A central institution coordiand represents the soul of this terrinuovo codice tipografico che con- nates tory made up of these highly autonomous sente di non escludere la varietà dei caratteri linguistici subgroups. This dimension had to be seen directly in the structure of the visual idendelle nazioni rappresentate, evocandone – con l’uso di tity system. The process had therefore not to consist in drawing a fictitious place but particolari grafismi dal sapore ellenistico – una possibile to continue to remain of the different and autonomous connection to a territory that ‘convergenza’55 mediterranea. is easily recognizable as of convergence,
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in Baur R., Ruedi Baur, Integral Anticipang, Questioning, Inscribing, Distinguishing, Irritating, Orienting, Translating, Lars Muller Publischers, 2010, p.72. 56 vedi il progetto “Rapperswill”, Ibidem, pp.64-81. see the project “Rapperswill”, ibid., pp.6481.
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vices placed on the ground in the area of the pavilions [fig.10], like stages of a possible educational stroll: the schedule takes on a particular configuration depending on the spaces and in relation to the activities carried out in the Campus, in a spirit of openness and hospitality. «Migration is obviously one of the most important topics of our day and age, in human, cultural and political terms. We are compelled today to discuss especially its most problematic aspects (…). This prevents us from reflecting on other fundamental aspects connected to the issue: the changes to the categories that we are accustomed to, the opening of new horizons, the relationship with a long tradition, the wealth which migration has to offer» (Pusterla, 2018, 39). The opportunity to consider these issues, in the specific case of the Cité, translates – and this is perhaps a constant in Baur’s work – into the capacity to traverse a space in order to vigorously underline the differences that constitute it. This last itinerary suggests a precise poetical attitude: to apply the written form of a language in accordance to the particular expressive features of a culture, in order to attempt to build, in future communities, a possible sense of belonging to places.
Gli strumenti di orientamento e comunicazione istituzionale – temporanei o permanenti – vengono successivamente messi a sistema per presentare l’identità della Cité, rafforzando la percezione di una città-mondo attraverso l’uso accentuato di una vasta gamma cromatica. In particolare, la segnaletica esterna si caratterizza per l’evidenza dalle lettere poste di fronte alla Gare, per l’esattezza della figura circolare in prossimità del centro informazioni [fig.9] e per la ripetizione dei dispositivi a terra nella zona dei padiglioni [fig.10], come tappe di una possibile passeggiata didattica: l’abaco realizzato assume una particolare configurazione a seconda degli spazi ed in relazione alle attività che si svolgono nel Campus, in un clima di apertura ed accoglienza. «La migrazione è ovviamente uno dei grandi temi del nostro tempo, in termini umani, culturali e politici. Oggi siamo obbligati a discuterne soprattutto gli aspetti problematici (…). Questo ci impedisce di Signage system as narrative pracriflettere su altri aspetti fondamentali legati al feno- tice Our stroll has come to an end. Howevmeno: lo sconvolgimento delle categorie a cui siamo er, reflecting on the traces left by the abituati, l’apertura di nuovi orizzonti, steps of these three authors, we can perhaps retrace the experience car57 Il tema del confronto con la comunità, sul quale sarebbe necessario appronfon- il rapporto con una lunga tradizione, ried out by the laboratory in the condire in altro contesto di riflessione, è uno la ricchezza che la migrazione ci of- text of the ‘University wayfinding project’, in order to overcome the limits of degli aspetti che – secondo Baur – contrada research that is usually focused on distingue il lavoro del designer da chi, ad fre» (Pusterla, 2018, 39). providing a technical response to a esempio, si occupa soltanto di marketing: «Contrairement aux publicistes et autres L’opportunità di considerare questi functional problem. stratèges du marketing, ce designer ne us back to the topic of the fenomeni, nel caso particolare del- Leading cherche pas à domestiquer l’humain, à identification of man in the environjouer de son inconscient ou à uniformiser la Cité, si traduce – ed è forse una ment, the action of ‘strolling’ has highses habitudes culturelles pour mieux venlighted how the appropriation of the 56 – nella substance, both material and intandre ces produits. Au contraire, focalisé sur costante dell’opera di Baur l’optimisation de son projet, il respecte gible, of a place corresponds to the nécessairement la personne susceptible de capacità di attraversare uno spazio construction of a system of signs in l’éprouver, la considère comme cosciente, per sottolineare con forza le diffe- space: in the same manner, the proresponsable et donc capable d’apprécier duction of the devices is also the inde manière durable sa proposition. (…) renze che lo conformano. terpretation of a narrative structure Plus il se sentira proche de la personne à qui s’adresse son projet, plus il évitera les Quest’ultimo itinerario suggerisce généralités et le plus petit commun dénominateur, plus il individualisera et concep- una precisa attitudine poetica: declinare la scrittura di un tualisera son projet qui, ainsi, gagnera en linguaggio a seconda delle espressività particolari di una intérêt» (Baur, Thiery, 2007, 56). The theme of confrontation with the com- cultura, per immaginare di costruire, con le future comunimunity, on which it would be necessary to tà57, un possibile senso di appartenenza ai luoghi. deepen in another context of reflection, is one of the aspects that - according to Baur - distinguishes the work of the designer from those who, for example, deals only with marketing: «Unlike advertisers and other marketing strategists, this designer does not seek to domesticate the human, to play with his unconscious or to standardize his cultural habits to better sell these
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Un sistema di segnaletica come pratica di racconto La nostra passeggiata è dunque volta al termine. Tuttavia, riflettendo sulle tracce lasciate dai passi di questi tre autori, possiamo ripercorrere l’esperienza svolta dal laboratorio all’interno del ‘progetto products. On the contrary, focused on the wayfinding di Ateneo’, per superare i limiti di una ricerca, optimization of his project, he necessarily respects the person likely to experience it, solitamente posta nei termini di fornire una risposta tec- considers it as a co-scientist, responsible and therefore able to assess his proposal nica ad un problema funzionale. in a sustainable way. (…) The closer he Riconducendosi al tema dell’identificazione dell’uomo feels to the person to whom his project is directed, the more he will avoid generalities nell’ambiente58, l’azione del ‘camminare’ ha evidenziato and the smallest common denominator, the more he will individualize and conceptualize come alla costruzione di un sistema di segni nello spa- his project, which will thus gain in interest» zio corrisponda un’appropriazione (Baur, Thiery, 2007, 56). which is dynamic, since it changes de58 Riteniamo ancora possibile affermare pending on the form and content of della sostanza materiale ed imma- che “L’uomo abita quando riesce ad orienthe building. tarsi in un ambiente e ad identificarsi con We can therefore consider the installa- teriale di un luogo: analogamente, esso” , cfr. Norberg-Schulz C., Genius Loci. tion of the signage system as the nar- la realizzazione dei dispositivi è in- Paesaggio, ambiente, architettura, Electa, Milano, 1999, p.5 rative of the pathway to the institutional renewal undertaken by the Universi- terpretazione di una struttura nar- We still believe it is possible to say that ty and, in reference to the research ac“Man lives when he is able to orient himself tivities carried out both inside and out- rativa, dinamica, poiché diversa a in an environment and to identify himself side of the Laboratory, pinpoint three seconda della forma e del conte- with it”, cf. Norberg-Schulz C., Genius Loci. Landscape, environment, architecture, ‘moments’ of reflection that identify, through a possible approach, actions nuto dell’edificio. Possiamo dun- Electa, Milan, 1999, p.5 Sperimentato in alcune sedi (Brunelleand objectives for the development of que considerare l’installazione del- 59 schi, Morgagni 40 e Santa Teresa) il progetthe project: la segnaletica come racconto del to è stato approvato e finanziato dal Consiglio di Amministrazione nel 2017. Nei primi Recognition • Actions: on-field exploration, carried percorso di rinnovamento istitu- mesi del 2018 è stata pubblicata una gara out autonomously; programming of zionale intrapreso dall’Ateneo59 e, d’appalto, con l’obiettivo di individuare un fornitore unico per la produzione e l’instalmeetings with the individuals involved in the process of renovation of the sig- in riferimento alle attività di ricerca lazione dei dispositivi in tutte le sedi. A partire dal primo progetto eseguito nel 2019, nage system. • Objectives: when strolling we learn svolte dentro e fuori il laboratorio, che ha riguardato il Campus delle Scienze Sociali di Novoli, il gruppo di ricerca ha to recognise the traces left by oth- identificare tre ‘momenti’ riflessi- progressivamente declinato l’abaco dei ers before us; traversing the space in dispositivi a seconda delle caratteristiche question as potential users we build a vi, che individuano, attraverso un della strutture e delle necessità istituzionali first system of reference; listening to riscontrate. those who inhabit the structure we de- possibile approccio, azioni ed ob- Experimented in some locations (Bruneltermine the actual needs on which to biettivi per lo sviluppo del proget- leschi, Morgagni 40 and Santa Teresa) the base the proposal. project was approved and financed by the 60 • Observations: it is necessary to car- to : Board of Directors in 2017. In the first monry out a first survey – either alone or in a group – for recognising, by becoming lost in them, the functions of spaces. With time, we have learned to complete our view with the considerations of all the other institutional subjects who must necessarily be involved as participants in the expected transformation.
Riconoscimento • Azioni: esplorazione sul campo effettuata in autonomia, programmazione di incontri con i soggetti coinvolti nel processo di rinnovamento del sistema di segnaletica. • Obbiettivi: camminando impariamo a riconoscere le tracce che qualcuno ha già lasciato, attraversando lo
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ths of 2018 a tender was published, with the aim of identifying a single supplier for the production and installation of devices in all locations. Starting from the first project carried out in 2019, which involved the Campus of Social Sciences in Novoli, the research group has progressively declined the abacus of the devices according to the characteristics of the structures and institutional needs found. 60 Non riteniamo sia importante distinguere il progetto di un singolo plesso o di un raggruppamento afferente al sistema di Ateneo: evidentemente la complessità aumenta, tuttavia l’approccio forse non dipende dalla quantità. We do not think it is important to distinguish the project of a single plexus or of a grouping belonging to the university system: obviously the complexity increases, however the approach perhaps does not depend on the quantity.
Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
Fig.7-8 Suddivisione in ambiti e mappa complessiva della Cité. Immagini tratte da Baur R. (et al), Cité internationale Universitaire de Paris: Intégral Ruedi Baur et associés, Place Ne, 2005. Elaborazione a cura di Intégral Ruedi Baur Paris Subdivision into areas and overall map of the Cité. Images taken from Baur R. (et al), Cité internationale Universitaire de Paris: Intégral Ruedi Baur et associés, Place Ne, 2005. Elaboration by Intégral Ruedi Baur Paris
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spazio come potenziali fruitori costruiamo un primo sistema di riferimento, ascoltando chi abita nella struttura determiniamo le reali esigenze sulle quali fondare la proposta. • Osservazioni: è necessario compiere un primo sopralluogo – da soli o in gruppo – per riconoscere, perdendosi, il funzionamento degli spazi. Con il tempo, abbiamo imparato ad integrare da subito la nostra visione con le considerazioni di tutti gli altri soggetti istituzionali61 che, necessariamente, devono essere coinvolti come partecipi del cambiamento. Orientamento • Azioni: raccolta ed interpretazione delle informazioni, costruzione di una mappa degli spazi esterni ed interni, prefigurazione Orientation • Actions: gathering and interpretation of information; mapping of both exte- del contenuto dei singoli dispositivi in una visione rior and interior spaces; prefiguring of complessiva. the content of the individual devices • Obbiettivi: camminando nella mappa ricostruiamo from an overall perspective. • Objectives: strolling within the limits i flussi, la gerarchia degli spazi ed i punti principali of the map we reconstruct the flows, the hierarchy of spaces and the main di snodo all’interno del percorso, associando a ciajunctions within the path; associating to each stage a content we verify the scuna tappa un contenuto verifichiamo il funzionafunctioning of the individual entity as mento della singola entità come parte di un sistema part of a coherent system. • Observations: we often fall into the coerente. error of focusing our attention on the definition of a single element, thus los- • Osservazioni: spesso siamo caduti nell’errore di ing sight of the overall picture. Navi- focalizzare l’attenzione sulla definizione di un unico gating the map allows us to determine what the priorities for spatial orienta- elemento, perdendo di vista la visione d’insieme. tion are; the preliminary management of all contents ensures flexibility in the Navigare nella mappa ci permette di stabilire quali subsequent configuration of the parts sono le priorità per orientarsi nello spazio, la gestiothat constitute the project. ne preliminare di tutti i contenuti garantisce flessibiImagination lità nella configurazione successiva delle parti che • Actions: reading and interpretation of the expressive features of a structure compongo il progetto. or of a set of structures; determination of the schedule of the project; verification of the content and form of the individual device. • Objectives: by strolling we measure space and determine the possible variations of the project; building the ‘signal’ we verify its effective resonance in the environment; transferring the prototype in situ we discuss any possible modifications. • Observations: in order to verify the solidity of our hypothesis, the design of the devices was always accompanied by the production of a sample in the laboratory. In the case of the totems installed in Novoli, the test was further analysed at the Campus, so as to determine the correct relationship between device and buildings, in relation to the exterior flows of the district and those interior to Via delle Pandette.
Immaginazione • Azioni: lettura e interpretazione del carattere espressivo di una struttura o di un insieme di strutture, declinazione dell’abaco di progetto, verifica del contenuto e della forma del singolo dispositivo. • Obbiettivi: camminando misuriamo lo spazio e determiniamo le possibili variazioni del progetto, costruendo il ‘segnale’ verifichiamo la sua effettiva risonanza nell’ambiente, trasferendo il prototipo in 353
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61 Dai direttori di Dipartimento fino al personale tecnico-amministrativo in servizio. From department directors to technical and administrative staff on duty. 62 «The effect of spatial amnesia on people’ ability to get around is dramatic indeed. (…) After a certain adaptation period, patients can learn to find their way by substituting verbal for the missing spatial information» (Arthur, Romedi, 1992, 23).
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Fig.9 Dettaglio della segnaletica circolare realizzata di fronte all’area accoglienza. Detail of the circular signage in front of the reception area. Fig.10 Dettaglio del totem a terra nell’area dei padiglioni. Detail of the floor totem in the pavilions area
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pagine seguenti / following page: Fig.11-21 Passeggiata nel Campus delle Scienze Sociali: mappa, abaco di progetto, segnaletica esterna. Walk through the Social Sciences Campus: map, project abacus, outdoor signage
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«Strolling implies a pleasant walk, preferably at a slow pace, either in the city or the countryside, looking around, observing as you move on the thousand things that surround us, stopping to talk with others, or to listen to the sounds, the silences, and to grasp everything that the landscape emanates as a sign of the dynamic force that runs through it» (Turri, 1998, 186). In the possible metaphor of the Campus as terrain vague, as uncertain, undetermined marginal space, while waiting for a sign that turns it into a place (De Sola-Morales 1996), we follow our own steps in order to recognise the meaning of the signs we encounter, to progressively orient the direction of our itinerary and, choosing our words carefully, imagine a new narrative.
situ ne discutiamo possibili modifiche. • Osservazioni: per verificare la consistenza delle nostre ipotesi, l’immaginazione dei dispositivi è sempre stata accompagnata dalla realizzazione di un campione in laboratorio. Nel caso dei totem installati a NoL’individuazione del giusto dispositivo, in voli, il test è stato approfondito nel buona sostanza, è stata per noi la ricerca, in assenza di un sistema di orientamento, di Campus, per individuare la giusta nuove parole per ritrovare la via. relazione tra dispositivo ed edifici, «The effect of spatial amnesia on people’ ability to get around is dramatic indeed. (…) rispetto ai flussi esterni del quartiere After a certain adaptation period, patients can learn to find their way by substituting e quelli interni su Via delle Pandette. verbal for the missing spatial information» (Arthur, Romedi, 1992, 23). The identification of the right device, in essence, has been for us the search, in the absence of a system of orientation, of new words to find the way back.
«Passeggiare sottintende un camminare gradevole, a passi preferibilmente lenti, in città o in campagna, guardandosi intorno, osservando via via le mille cose che si incontrano, soffermandosi a chiacchierare con gli altri, sostando a sentire i rumori, i silenzi, e a cogliere tutto ciò che il paesaggio emana come segno del dinamismo che lo percorre» (Turri, 1998, 186). Nella possibile metafora del Campus come terrain vague, spazio di margine incerto, indefinito, in attesa di un segno che ne faccia un luogo (De Sola-Morales 1996), lasciamo dunque andare i nostri passi, per riconoscere il significato dei segni che incontriamo, orientare progressivamente la direzione del nostro percorso e, scegliendo con attenzione le nostre parole62, immaginare un nuovo racconto. Bibliografia P. Arthur, R. Passini, What are spatial orientation and wayfinding? in Wayfinding. People, Sings, and Architecture, McGraw-Hill, 1992, 22-25. K. Bateson, “Signage of the Times”, Building Design, London, UK, 8th October, 18-21. R. Baur et Al., Cité internationale Universitaire de Paris: Intégral Ruedi Baur et associés, Place Ne, 2005. R. Baur, S. Thiery, Eat des lieux avant transformation, France Quercy, Mercuès, Editions Jean-Michel Place, 2007. R. Baur, Ruedi Baur Intégral Anticipating, Questioning, Inscribing, Distinguising, Irritating, Orienting, Translating, Lars Muller Publischers, 2010, 71-83. B. Blanc, La Cité internationale Universitaire de Paris. De la cité-jardin à la cité-monde, Lieux-Dits, Lyon, 2017. G. Celati, Narratori delle pianure, Feltrinelli, Milano, 2018. J.L. Daval et Al., Paris La Défense: l’art contemporain et l’axe historique, Skira, 1992. G. Deleuze, Critica e clinica, Milano, Cortina, 1996. G. Descombes, Voie suisse, l’itinéraire genevois: de Morschach à Brunnen, Genève: République et Canton de Genève, 1991. G. Descombes, “We allowed ourselves to be guided by what this pathway shows us”, Anthos,1/91, 28-29. I. De Sola-Morales, “Terrain Vague”, Quaderns, n. 212,1996, 34-42. E. Egli, “Original Switzerland’s Lake”, Anthos, 30, 1991, 2-10.
E.P.A.D. Centre culturel française de Rome (a cura di), Paris – La Defense : Centre international des Affaires Trente ans d’architecture moderne, Edizioni Carte Segrete, Roma,1988. A. Grimaldi, “Caruso St John, Bankside Signage System”, Lotus 106, - Tate Modern, Flussi, Milano, 2000, 121-123. D. Kévonian, G. Tronchet, La Babel étudiante. La cité internationale universitaire de Paris (1920-1950), Pu Rennes, 2013. S Lenoci., Il desiderio di urbanità della città contemporanea : il caso La Défense, Quodlibet, Macerata, 2013. K. Lynch., L’immagine della città, Marsilio Editori, Venezia, 1964. C. Norberg-Schulz, Genius Loci. Paesaggio, ambiente, architettura, Electa, Milano, 1999. F. Pusterla, “Riflessioni brevi”, in K. Ménine, V. & R. Baur, Voyages entre les langues, Èditions Gallimard, Paris, 2018, pp. 39-40 S. Rotzler, P. Lanz, “The ‘Swiss Path’, a narration in the landscape”, Anthos, 1/91, 19-23. B. Secchi, “Lo spessore della strada”, Casabella, 553-554, 1989, 38-41. M.Treib, Doing almost nothing. The landscape of Georges Descombes, Oro Editions, San Francisco, 2019, 64-87. urri E., Il paesaggio come teatro, Marsilio Editori, Venezia,1998. R. Walser, Seeland, Adelphi, Milano, 1978.
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Disegno dell’architettu Il disegno comunica, m come si comunica un
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Giambattista Piranesi, Veduta interna del Sepolcro di Santa Costanza, da Vedute di Roma, 1748-1778, 395x545mm.
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pp. 372-419 Immagini della produzione editoriale DidaPress Images of the DidaPress publishing production
ura e grafica editoriale. ma disegno?
gaia lavoratti
Architectural design and editorial graphics. Design communicates, but how do we communicate a drawing?
Il disegno è una delle forme espressive più antiche dell’uomo. Strumento descrittivo, mistico, di analisi, di progetto o forma d’arte, ha percorso millenni di storia evolvendo e modificandosi in relazione alle differenti culture e alle diverse competenze tecniche, fino a diventare esso stesso documento, Drawing is one of mankind’s most testimonianza, traccia di un percorso intellettuale. Nati ancient forms of expression. As a descriptive, mystical, analytic and come ‘opere uniche’ fruibili da pochi, gran parte dei di- design tool, or as an art form, it segni antichi di cui siamo potuti venire a conoscenza si has undergone thousands of years of history, evolving and adapting è conservata e diffusa grazie alla produzione di copie. in relation to different cultures and technical skills, until becoming itTale pratica, se in alcune circostanze ha portato a una self a document, a testimony, the eccessiva interpretazione del segno grafico nel passag- trace of an intellectual itinerary. Originating as ‘unique works’ acgio di mano in mano fino alla perdita di parte del signifi- cessible only to few people, most the ancient drawings that are cato iniziale, dall’altra ha reso esplicita la necessità del of accessible to us have been predisegno di essere trasmesso per potersi conservare. Con served and spread thanks to the production of copies. This pracil perfezionamento dei processi tipografici si è assistito tice, which occasionally has led an over-interpretation of the alla riproduzione in serie di simboli e tracciati e alla loro to graphic sign in the passage from divulgazione ad un ampio pubblico. La stampa di disegni hand to hand which eventually results in the loss of part of the inie opere d’arte ha quindi seguito un percorso evolutivo tial meaning, has also made exche, grazie alla sperimentazione di tecniche differenti, ha plicit the need for the drawing to be transmitted in order to be preconsentito la replicazione anche dei dettagli più minuti. Il served. The perfecting of typographic processes resulted in the passaggio dalla stampa su foglio singolo di un’immagine serial reproduction of symbols and al suo inserimento all’interno di un volume ha reso però traces, as well as their dissemination to a wider public. The printing necessaria una riflessione tecnica e metodologica relati- of drawings and works of art has followed an evolutionary path va alla funzione e alle potenzialità comunicative del se- thus which, thanks to the experimentagno grafico. Non più opera avulsa dal contesto, ma parte tion of different techniques, has allowed the replication of even the integrante della struttura della pagina, il disegno, al pari most minute details. The passage single-page printing of an imdi ogni altro elemento del foglio, deve rispettarne le rego- from age to its insertion within a volume le compositive ed editoriali, conservando al contempo la has made a technical and methodological reflection concerning the leggibilità delle informazioni da trasmettere. function and communicative po-
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tential of the graphic sign necessary. No longer a work disconnected from the context, but rather integral part of the structure of the page, the drawing, as every other element on the page, must respect compositional and editorial rules, while simultaneously maintaining the readability of the information transmitted.
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Drawing «What is drawing? How does one get there? It is the act of opening a passage through an invisible iron wall that seems to lie between what you feel and what can Disegnare be done» (Van Gogh). «Cos’è disegnare? Come ci si arriva? È l’atto di aprirsi Drawing is a primigenial form of communication which has been un passaggio attraverso un muro di ferro invisibile che used by mankind since the eardays of its history. As physical sembra trovarsi tra ciò che si sente e che si può» (Van ly expression of a mental construct through the use of a graphic tool, Gogh). it constitutes one of the most imIl disegno è una primigenia forma di comunicazione mediate and important attempts to a complex image. sperimentata dall’uomo fin dagli albori della sua storia. represent The comprehension of the realiIn quanto espressione fisica di un’elaborazione mentale ty that surrounds us depends on well-known mechanisms relatattraverso lo strumento grafico costituisce uno dei più ed to visual perception, thanks immediati e importanti tentativi di rappresentazione di to which the human brain carries out a synthesis of sensory data in meaningful forms, attributing a un’immagine complessa. subjective interpretation to the viLa comprensione della realtà che ci circonda passa sion of the existing which is poten63 attraverso ben noti meccanismi legati alla percezione tially and conceptually univocal . Yet if the objective reaction to a vivisiva, grazie ai quali il cervello umano opera la sintesi sual stimulus is translated into the acquisition of available dei dati sensoriali in forme dotate di significato, attri- personal information, the subsequent op63 Il meccanismo della visione si fonda buendo un’interpretazione soggettiva eration of rendering it into graphic form introduces an added level sull’interazione costante tra occhi (ricettori) e cervello (elaboratore): gli occhi osservano alla visione dell’esistente potenzial- of arbitrariness in the representawhich is linked to the inevitala realtà, il cervello sviluppa un concetto e mente e concettualmente univoca63. tion ble need to discretise and simplify dà corpo ad un’immagine. La percezione visiva è la scienza che studia l’organizza- Ma se l’oggettiva reazione ad uno what is observed. zione dello spazio percettivo; nasce per The passage from the objectivitentare di razionalizzare la sostanziale diffe- stimolo visivo si traduce in una acqui- ty of information analyzed by the renza esistente tra ciò che realmente esiste sense organs to the arbitrariness (verità univoca) e ciò che l’occhio umano sizione personale delle informazioni of mental decoding, inevitably inpercepisce (verità soggettiva, dipendente disponibili, la successiva operazione fluenced by rules, either innate or da condizioni esterne e dallo stato d’animo acquired through experience, propersonale dell’osservatore). di graficizzazione introduce un livello duces infinite ‘possible versions’ The mechanism of vision is based on the of the same object64, which drawconstant interaction between eyes (recep- di arbitrarietà aggiuntivo nella rappre- ing decrypts according to graphtors) and brain (computer): the eyes obser- sentazione legato alla inevitabile ne- ic codes. ve reality, the brain develops a concept and The understanding of the drawgives body to an image. Visual perception cessità di discretizzare e semplificare ing, as with any other fragment is the science that studies the organization of reality, in turn presupposes the of perceptive space; it is born to try to ra- ciò che si osserva. interpretation of an object by a tionalize the substantial difference between Il passaggio dall’oggettività dell’in- user who has a set of knowledgwhat really exists (univocal truth) and what the human eye perceives (subjective truth, formazione analizzata dagli organi di es, skills and experiences that are different to those of the artist. This dependent on external conditions and the senso all’arbitrarietà della decodifica- operation adds an additional and personal state of mind of the observer). unavoidable degree of uncertainty 64 Il concetto è magistralmente sintetizzato zione mentale, inevitabilmente influen- to the transfer of the original mesda Franco Purini nel suo intervento Costruire lo sguardo: «Rappresentare è pensare zata da regole innate o acquisite con sage which, in passing through the eyes and minds of more people, e costruire simulacri. Simulacri di ciò che esiste, di ciò che è esistito e non esiste più l’esperienza, produce pertanto infinite both adapts and transforms itself. come fu all’inizio della sua esistenza o in qualche altra sua fase, e che vuole essere restituito alla sua immagine primaria. È anche simulacro di ciò che esisterà o che non potrà esistere. Il disegno evoca quindi anche l’invisibile e l’impossibile. Rappresentare è dunque un atto sostitutivo. Esso crea una entità vicaria che sta al posto di qualcosa che […] non può essere realmente presente in un determinato momento in un certo punto dello spazio. Tuttavia il disegno non esaurisce il suo ruolo nella creazione di queste parvenze suppletive, di questi surrogati. […] Nel momento stesso in cui si dà vita ad una replica differita di un oggetto si definisce infatti una seconda realtà, un
‘possibili versioni’ del medesimo oggetto64, che il disegno decripta secondo codici grafici. La comprensione del disegno, così come quella di qualsiasi altro frammento di realtà, a sua volta, presuppone l’interpretazione di un oggetto da parte di un fruitore con
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The highest purpose (not always attainable) of any form of visual representation is thus the transmission of the intentional meaning of the work in the most objective, linear and understandable manner, raising the drawing to the role of efficient means for communicating a complex concept. Without entering into a discussion of the semiotic and hermeneutic value (Heiddegger, 1927) of the graphic sign, it is however important to underline how the universal nature of the language of representation, free from linguistic, syntactic and formal constraints, constitutes the added value which makes the drawing one of the most powerful means of communication created and used by mankind. The formation of expressive languages in ancient representations is based on a synthesis undertaken, through different cultural tools belonging to diverse civilizations, between what is observed and what is drawn, and on the acceptance and sharing of this unwritten rule, through a gradual evolution of the graphic symbol, initially strongly connected to reality by way of a mimetic relationship, and later more dettached from the context and characterised by a mostly iconic value. The architectural drawing, like other types of representation, requires a high degree of objectivity, as signifier (de Saussure, 1916) of the intellectual work of the architect, as ‘sign’ or graphic representation of a deeper meaning linked to the interpretation of the existing or to the conception of what does not yet exist65. Having to transmit information related to exact and measurable morphometric data, that is describing the existing and the architectural imaginary in a detailed and scientific way, requires unambiguous codes of representation that
conoscenze, competenze ed esperienze differenti rispetto all’autore. Tale operazione aggiunge un ulteriore ineluttabile grado di incertezza rispetto al trasferimento del messaggio originale, che passando dagli occhi e dalla mente di più persone si declina e si trasforma. La finalità più alta (ma non sempre raggiungibile) di qualsiasi forma di rappresentazione visuale diviene pertanto la trasmissione del significato intenzionale dell’opera nella forma più oggettiva, lineare e comprensibile, facendo assurgere il disegno al ruolo di efficace mezzo di comunicazione di un concetto profondo. universo parallelo nel quale il simulacro è Senza necessariamente entrare in altrettanto vero dell’oggetto cui esso rimanda» (Purini, 1999, 10). merito alla valenza semiotica ed er- The concept is masterfully synthesized by meneutica (Heiddegger, 1927) del Franco Purini in his speech Building the Gaze: Representing is thinking and builsimbolo grafico, è opportuno sottoli- ding simulacra. Simulacra of what exists, of what existed and no longer exists as it was neare come l’universalità del linguag- at the beginning of its existence or in some gio della rappresentazione, libero da other phase, and that wants to be returned to its primary image. It is also a simulacrum vincoli linguistici, sintattici e formali, of what will or will not exist. Thus, drawing also evokes the invisible and the impossible. costituisca il valore aggiunto che ren- Representation is therefore a substitute act. creates a vicarious entity that stands in the de il disegno uno dei mezzi comuni- Itplace of something that [...] cannot really be cativi più potenti inventati e utilizzati present at a certain moment in a certain point of space. However the design does dall’uomo. not exhaust its role in the creation of these supplemental appearances, of these surroLa formazione di linguaggi espressi- gates. [... ] At the very moment in which a replica of an object is created, a sevi nelle raffigurazioni antiche passa delayed cond reality is defined, a parallel universe in attraverso la sintesi operata, me- which the simulacrum is just as true as the object to which it refers» (Purini, 1999, 10). diante strumenti culturali differenti 65 «Si disegna qualcosa che, nel momento propri di civiltà eterogenee, tra ciò stesso in cui la si disegna, esiste solo nella mente dell’architetto; e che proprio per la che si osserva e ciò che si disegna sua complessità deve essere studiata, criticata, rielaborata, approfondita, eventuale dall’accettazione e condivisione di mente trasformata, ridotta o ampliata prima sua materiale esecuzione» (Koening tale regola non scritta, attraverso una della 1962, 26) graduale evoluzione del simbolo grafico, inizialmente for- One draws something that, at the very moment in which one draws it, exists only temente connesso alla realtà mediante un rapporto mi- in the mind of the architect; and that prefor its complexity must be studied, metico, successivamente maggiormente avulso dal con- cisely criticized, reworked, deepened, possibly transformed, reduced or expanded before testo e connotato da una valenza prettamente iconica. its material execution» (Koening 1962, 26).. Il disegno di architettura, al pari di altre raffigurazioni, 66 La geometria piana indagata dai mategreci trovò una concreta applicazionecessita di un elevato grado di oggettività, in quanto matici ne in campo architettonico ed urbanistico. significante (de Saussure, 1916) del lavoro intellettuale Accanto alle disquisizioni filosofiche in merito al proporzionamento di edifici pubblici dell’architetto, ‘segno’, rappresentazione grafica di un e templi si svilupparono posizioni differenti
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riguardo all’organizzazione funzionale della città, il cui ordinamento interno avrebbe dovuto rispecchiare l’assetto socio-politico della popolazione residente (cfr. Ippodamo da Mileto, V secolo a.C.). The plane geometry investigated by Greek mathematicians found a concrete applica-
ensure an understanding which is free from any possible misinterpretations. From the cave art of Naquane in Valcamonica (circa 15,000 B.C.) or of Font de Gaume in Dordogne (10,000 B.C.) – characterised not only by a strong ‘magical’ element inherent to the creation of a ‘double’ but also and especially by the strong pragmatic element linked to the usage of an anthropised environment (Gombrich, 1950) – to the first dwelling proto-typologies developed by primitive sedentary civilisations, the ‘analytic’ value of drawing seems to already emerge in nuce, although still lacking a structured language that regulates its representation. The mystical and practical values of these primitive graphic forms seem to be associated from early on to the same ‘documentary’ and ‘programmatory’ reasons which today characterise the architectural drawing, from which is inferred a precise will to examine what is observed and to plan what is as yet unknown. The aesthetic-decorative purpose which graces the landscape of ancient civilisations does not impoverish the descriptive function, but rather elevates the architectural drawing to an extreme form of synthesis between form and content, thus introducing, among others, functions relating to the assessment of proportions through harmonious ratios governed by geometrical rules66. From ancient treatises67 to Gothic journals68 and early Mediaeval manuscripts69, drawing has consolidated and maintained throughout the centuries its central role as a tool for the interpretation, reading and control of the architectural organism. On the other hand, the systematisation of projective and perspective rules brought about the formalisation of the scientific foundations of representation, indissolubly blending the existing intrinsic link between geometry and spatial perception. Thus drawing, increasingly laden with deeper and more complex conceptual contents, from a ‘simple’ tool gradually turned into a document, not so much be-
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senso più profondo legato all’interpretazione dell’esistente o all’ideazione di ciò che ancora non esiste65. Dovendo trasmettere informazioni legate a dati morfotion in the architectural and urban field. In metrici esatti e misurabili, descrivenaddition to the philosophical disquisitions do cioè l’esistente e l’immaginario about the proportion of public buildings and temples, different positions developed architettonico in maniera dettagliata regarding the functional organization of the city, whose internal order should reflect the e scientifica, necessita di codici di socio-politician of the resident population (cf. Hippdamus of Miletus, 5th century BC). rappresentazione univoci che ne ga67 Il ruolo del disegno nella trattatistica an- rantiscano una comprensione scevra tica si esplica chiaramente nella percezione odierna della sua mancanza. La perdita da possibili interpretazioni fallaci. della maggior parte del corredo figurativo originale (emblematica, in tal senso, la gra- Dalle raffigurazioni rupestri di Naquave lacuna nell’apparato grafico dei volumi ne in Valcamonica (circa 15.000 a.C.) del De architectura di Marco Vitruvio Pollione) ha dato adito nei secoli successivi ad o di Font de Gaume in Dordogna una molteplicità di differenti interpretazioni dei testi che, privati di un loro importante (10.000 a.C.) – caratterizzate non solriferimento, sono risultati soltanto parzialtanto da una accentuata componenmente comprensibili The role of drawing in ancient treatises is te ‘magica’ insita nella creazione di clearly expressed in today’s perception of its lack. The loss of most of the original figu- ‘un doppio’ ma, soprattutto, dal forte rative equipment (emblematic, in this sencarattere pragmatico legato alla fruse, the serious gap in the graphic apparatus of the volumes of De architectura by Marco izione dell’ambiente antropico (GomVitruvio Pollione) has given rise in the following centuries to a multiplicity of different brich, 1950) – alle prime schematizinterpretations of the texts which, deprived of their important reference, have proved zanti di proto-tipologie abitative ad only partially comprehensible. opera di civiltà stanziali primitive, il 68 Il Livre de Portraiture di Villard de Honnecourt (XIII secolo) costituisce uno tra i valore ‘analitico’ del disegno sembra più noti e interessanti esempi di taccuino medievale in cui l’intento analitico e divul- già emergere in nuce, sebbene ancogativo del disegno rivestono un ruolo pre- ra carente di un linguaggio strutturato dominante. Il contributo eccezionale dato dal Livre de Portraiture si esplica nell’evi- che ne regoli la rappresentazione. A denza di come l’applicazione di regole geometriche e matematiche nella definizione valenze mistiche e pratiche di queste dell’impianto delle grandi cattedrali gotiche primitive forme grafiche sembrano traesse innegabilmente origine dal significato religioso ed esoterico delle figure associarsi fin da subito le stesse raimpiegate. L’utilizzo frequente del quadrato per il proporzionamento planimetrico e de- gioni ‘documentative’ e ‘programmagli alzati (proporzionamento ad quadratum), favorito dalla ripetibilità modulare della fi- torie’ che connotano oggi il disegno di gura, trovava giustificazione ulteriore nel architettura. Da esse si evince cioè la valore simbolico della sua forma, espressione terrena della perfezione divina, capa- precisa volontà di esaminare ciò che ce di nascondere al suo interno importanti riferimenti concettuali. Il significato della si osserva e di pianificare ciò che anforma risultava cioè strettamente legato al cora non si conosce. L’intento estetico-decorativo di cui suo significante; alla combinazione delle geometrie era affidato l’importante compito si arricchisce nel passaggio dalle civiltà antiche non ne di preservare e palesare l’idea progettuale e la regola costruttiva che logicamente ne impoverisce la funzione descrittiva ma, al contrario, eleva derivava. L’impiego della figura geometrica come regola costruttiva prevedeva la pos- il disegno di architettura ad una sintesi estrema tra forma sibilità di scomporla facilmente e replicarla e contenuto, introducendo, tra le altre, funzioni di verifica secondo combinazioni che mantenessero .
le proporzioni e le caratteristiche iniziali a qualsiasi scala. Ciò richiedeva una pregressa riflessione sulla forma e sulle sue regole applicative, momento necessario di passaggio dalla semplice imitazione dei modelli prestabiliti a una più complessa
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Gaia Lavoratti Disegno dell’architettura e grafica editoriale. Il disegno comunica, ma come si comunica un disegno?
cause of its aesthetic-decorative value (which grew during the passage from Manierism to Rococo Baroque, until reaching its greatest expression in the Beaux Arts style), but rather due to its intrinsic meaning as material testimony, as the result of a an inquiry and expression of a form of thought. Drawing, as document, in addition to ‘communicating’ and entering into a dialogue with the user, needs to ‘be communicated’, preserved and disseminated so that the transmitted message is not lost, so it reaches its recipient, so that it is understood as objectively and as close to the intial intention of the author as possible.
delle proporzioni attraverso rapporti armonici disciplinati da regole geometriche66. Dalla trattatistica antica67 ai taccuini gotici68, passando per i manoscritti altomedievali69 il disegno ha consolidato e mantenuto nei secoli il suo ruolo cardine di strumento di interpretazione, lettura e controllo dell’organismo architettonico. La sistematizzazione delle regole progettazione del manufatto architettonico. The Livre de Portraiture by Villard de Honproiettive e prospettiche, d’altra parte, necourt (13th century) is one of the most and interesting examples of a ha dato avvio alla formalizzazione dei well-known medieval notebook in which the analytical fondamenti scientifici della rappresen- and informative intent of the drawing plays a predominant role. The exceptional contriComunnicating a drawing. From reality to the folio, from the tazione, saldando indissolubilmente il bution made by the Livre de Portraiture is in the evidence of how the applifolio to the page legame già intrinseco tra geometria e expressed cation of geometric and mathematical rules «In the same way as ordered sysin the definition of the structure of the large tems govern the development and percezione spaziale. Gothic cathedrals undeniably derived from configuration of animated and inan- Caricandosi di contenuti concettua- the religious and esoteric meaning of the imate matter in nature, thus the acfigures employed. The frequent use of the tivity of man is characterised from li più profondi e complessi, pertanto, square for planimetric proportioning and the onset by the search for order […] of the risers (proportional to Quadratum), The wish to give order to the chaos il disegno da ‘semplice’ strumento è favored by the modular repeatability of the that surrounds us reflects a deeply divenuto gradualmente esso stesso figure, found further justification in the symhuman need» (Müller-Brockmann, bolic value of its shape, earthly expression 1981) documento, non tanto per la sua va- of divine perfection, capable of hiding wiThe issues related to the schematthin it important conceptual references. The ic and in-scale reproduction of ar- lenza estetico-decorativa (che è an- meaning of the form was closely linked to data accentuandosi nel passaggio its signifier; the combination of geometries was entrusted with the important task of dal Manierismo al Barocco-Rococò fino alla massima preserving and revealing the design idea and the constructive rule that logically deespressione del Beaux Arts), quanto per il suo intrinse- rived from it. use of the geometric figure as a conco significato di testimonianza materiale, di risultato di The struction rule provided for the possibility un’indagine ed espressione di una forma di pensiero. E of easily decomposing and replicating it according to combinations that maintaiin quanto documento il disegno, oltre a ‘comunicare’ e a ned the proportions and initial characteriat any scale. This required a previous dialogare con l’utente, necessita di ‘essere comunicato’, stics reflection on the form and its application conservato e divulgato affinché il messaggio trasmesso rules, a necessary moment of transition from the simple imitation of pre-established non vada perso, raggiunga il destinatario, venga com- models to a more complex design of the architectural artifact. preso nel modo più oggettivo e vicino all’intenzionalità 69 Tra gli esempi di disegni medievali basati su una matrice geometrica modulare iniziale dell’autore. Comunicare un disegno. Dalla realtà al foglio, dal foglio alla pagina «Proprio come in natura sistemi ordinati governano lo sviluppo e la configurazione della materia animata e inanimata, così l’attività dell’uomo è contraddistinta fin dalle origini dalla ricerca dell’ordine […] Il desiderio di dare ordine al caos che ci circonda riflette un bisogno profondamente umano» (Müller-Brockmann, 1981) 379
inseriti all’interno di manoscritti uno dei più noti e interessanti è probabilmente la Pianta di San Gallo, che deriva il suo nome dalla biblioteca Svizzera in cui è conservata. Essa rappresenta l’unico disegno di un progetto architettonico importante redatto nel periodo che va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente al XIII secolo che si sia conservato fino ad oggi. Realizzata in uno scriptorium di Reichenau nel terzo decennio del IX secolo e dedicata all’abate Gozberto, costituisce una testimonianza fondamentale per la comprensione dell’originario assetto di un complesso monastico in epoca carolingia. Unica nel suo genere, la pergamena raffigura, in scala 1:192, un progetto mai realizzato di un’abbazia benedettina, descrivendone la chiesa, i locali dei monaci e tutti gli ambienti di lavoro necessari per il sostentamento della comunità religiosa. Among the examples of medieval drawings
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Le problematiche connesse alla riproduzione schematica e in scala dell’architettura accompagnano da sempre la scienza del disegno; la ‘riduzione’ della realtà ad una dimensione chitecture have always accompa- più facilmente rappresentabile e controllabile nied draughtsmanship; the ‘reduc- ha evidentemente costituito un’esigenza impretion’ of reality to a dimension that is easier to represent and to control scindibile già a partire dai primi graffiti preistorihas clealy always been an essen- ci. Riprodurre oggetti di grandi dimensioni in scala tial requirement, ever since the first prehistoric cave drawings. To repro- 1:1, infatti, non soltanto introduce indubbie difficoltà duce large objects in a 1:1 scale, in fact, does not only present obvi- tecniche legate al supporto e agli strumenti, ma nelous technical difficulties connected la maggior parte dei casi non coadiuva il processo di to both the support and the tools, but in most cases does not help the comprensione, sintesi e lettura dell’oggetto stesso. Se process of understanding, synthesis and interpretation of the object poi a tale scopo analitico si associa anche un intento itself. If we add to this the need for divulgativo risulta evidente come la questione del ‘fordivulging, it evident how the question of the ‘format’ becomes a pri- mato’ divenga prioritaria e rappresenti essa stessa uno ority and represents in itself a tool for communicating and disseminat- strumento comunicativo di disseminazione dei contenuti. ing contents. Dai trattati antichi a quelli rinascimentali70 il disegno, e In ancient and Renaissance treatises drawing, and in particular archi- in particolare il disegno di architettura, costituisce parte tectural drawing70, constitutes an in- integrante degli enunciati, in tavole allegate o in inserti integral part of the enunciation, in annexed tables or insertions included tegrati all’interno dello scritto; diviene cioè schema espliin the text; it becomes an explanatory diagram, the illustration of a cativo, illustrazione di un concetto, forma espressa di un concept, expressed form of a nar- contenuto narrato. Analogamente based on a modular geometric matrix inserrated content. In the same way, in ted in manuscripts one of the most well-k18th and 19th century encyclopaedi- nelle enciclopedie sette-ottocen- nown and interesting is probably the St Galas71 it accompanies the text in order 71 si compone con il testo len Map, which derives its name from the to explain the content with great- tesche Swiss library in which it is kept. It represents er force, thanks to the immediacy per esplicare con maggior forza un the only design of an important architectural of the image which, beyond words, project drawn up in the period from the fall brings the reader into direct contact contenuto grazie all’immediatezza of the Western Roman Empire to the thirtewith the fact described. enth century that has been preserved to this The synthesis of reality achieved in dell’immagine che, al di là delle pa- day. Made in a scriptorium of Reichenau in the drawing, with the purpose of al- role, riporta il lettore ad un immedia- the third decade of the ninth century and lowing an easy understanding by a dedicated to Abbot Gozberto, it is a fundamental testimony to the understanding of wide audience while also preserv- to contatto con la realtà descritta. the original structure of a monastic complex ing the semantics of its content, has La sintesi della realtà raggiunta nel in the Carolingian era. Unique in its kind, the been an essential issue in graphic research. Its reproduction on paper disegno al fine di consentirne una parchment depicts, on a 1:192 scale, a never realized project of a Benedictine abbey, necessarily depended on the refinement of typographic printing tech- comprensione agevole da parte di describing the church, the monks’ premises niques, able to guarantee the rec- un ampio pubblico e, al contem- and all the work environments necessary for the sustenance of the religious community. ognisability of minute traces, of different thicknesses and descriptive po, di preservarne la semantica 70 L’indubbio contributo alla conoscenza architettonica rappresentato dalla trattatidei contenuti ha costituito un nodo stica rinascimentale e post-rinascimentale, anche grazie all’introduzione di elaborati essenziale nella ricerca grafica. La sua riproduzione grafici esplicativi, ha consentito, tra l’altro, redazione di un repertorio grafico delle su un supporto cartaceo è dipesa necessariamente la soluzioni adottate dagli antichi, un più atdall’affinamento delle tecniche tipografiche di impres- tento studio degli ordini architettonici e, più in generale, una documentazione dell’esisione, in grado di garantire la riconoscibilità di trac- stente maggiormente oggettiva (stante il
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rapporto diretto tra disegno e realtà) e libera da ulteriori interpretazioni. The undoubted contribution to the architectural knowledge represented by the treatises of the Renaissance and post-Renaissance, also thanks to the introduction of elaborate explanatory graphics, has
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details. From the manuscript to the print, sheding its connotations as unique work of art, the image gradually increased in details and information, more easily transmittable thanks to a serial reproduction which can reach a growing mass audience. With greater frequency and an increased quality, the figures (drawings first, and later photographs) strengthened their communicative value, accompanying the text, supporting it, completing it, and sometimes even taking precedence over it. In each of these cases, the delicate balance between ‘written’ and ‘drawn’ necessarily passed through a careful prior study of the organisation of the ‘overall configuration’ in order to ensure, in the most effective and unambiguous manner, the transmission of a specific message. In printed publications this translates, even today, in the prior design and later respect of the structure of the page, which is the necessary exercise in composition that underlies the conception of each volume, thanks to which it is possible to lay out with awareness within the white page all the required elements for a correct reading. The structure of the page crystallises in a system of layouts that control and balance the relationships between the parts, set the margins, establish the number, spacing and height of columns, the distance between them and the repetition, in any, of modular spaces, as well as lay out the images and texts according to pre-established rationales (Lupton, 2010). The attention to a ‘regulating layout’72 is an essential factor in the act of designing (and building) an architectural object; it can be seen today thanks to an attentive and a posteriori interpretation of ancient monuments, yet probably also perfectly evident to people living at that time, who were used to grasping the underlying meanings of specific compositional choices. As in any designed and built architecture, the
ciati minuti, differenti spessori e dettagli descrittivi. Dal manoscritto alla stampa, spogliandosi dei suoi connotati di opera d’arte unica, l’immagine si è perciò arricchita gradualmente di particolari e informazioni, più facilmente trasmissibili grazie ad una riproduzione in serie in grado di coprire una sempre più vasta diffusione di massa. Con maggior frequenza e miglior qualità le figure (disegni prima, fotografie poi) hanno rafforzato nel tempo il loro valore comunicativo, accompagnando il testo, supportandolo, completandolo e, talvolta, prevaricandolo; in ciascuno di questi allowed, among other things, the preparation of a graphic repertoire of the solutions casi il delicato equilibrio tra ‘scritto’ e adopted by the ancients, a more careful of the architectural orders and, more ‘disegnato’ è comunque necessaria- study generally, a documentation of the existing mente passato attraverso un atten- more objective (considering the direct relationship between design and reality) and to studio a priori dell’organizzazione free from further interpretations. Le tavole illustrate da Robert Bénard della ‘configurazione d’insieme’ al 71 (1734-1786) per l’Encyclopédie ou Dictionfine di garantire, nel modo più effica- naire raisonné des sciences, des arts et des métiers (1751-1772) di Denis Diderot ce e univoco, la trasmissione di un e Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert costituiscono un esempio emblematico dell’acpreciso messaggio. curatezza nella riproduzione del dettaglio Nelle pubblicazioni a stampa ciò an- architettonico raggiungibile con la tecnica dell’acquaforte nella seconda metà del cora oggi si traduce con la preven- XVIII secolo. illustrated plates by Robert Bénard tiva progettazione e il conseguente The (1734-1786) for the Encyclopédie ou Dirispetto della struttura della pagina, ctionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers (1751-1772) by Denis Dideimprescindibile esercizio compositi- rot and Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert are an emblematic example of the accuracy vo alla base della concezione di cia- of the Reproduction of Architectural Detail was achieved with the Aquiaforte Techscun volume, grazie al quale è possi- that nique in the second half of the 18th century. bile disporre scientemente all’interno 72 L’impiego di tracciati regolatori, prevalentemente impostati sulla figura del del foglio bianco tutti gli elementi in- quadrato quale modulo misuratore ripetie applicabile ai contesti più complessi dispensabili per una corretta lettura. bile per razionalizzare e ordinare lo spazio, è La struttura della pagina si concretiz- documentata fin dall’antichità e costituisce un fondamentale supporto sia in fase za in un sistema di regole di impagi- progettuale che in fase di documentazione Lo stesso Quaroni nel 1977 nazione che controllano e bilanciano dell’esistente. interpreta il tracciato regolatore dandone i rapporti tra le parti, dimensionano margini, stabiliscono una duplice lettura: «Il tracciato guida viene usato in due modi: diretto, cioè durante la il numero, la giustezza e l’altezza delle colonne, la lar- progettazione, e indiretto a posteriori, operando cioè sul disegno o sulla fotografia ghezza delle canalette e l’eventuale ripetizione di spazi frontale di un edificio già costruito. Nel pricaso […] ci si serve di operazioni geomodulari, dispongono immagini e testi composti secon- mo metriche (linee diagonali, ribaltamenti – per trovare dimensioni uguali tra loro – normali do logiche prestabilite (Lupton, 2010). alle diagonali etc.) come una falsariga ca72 L’attenzione ad un ‘tracciato regolatore’ costituisce un pace di mettere in diretto rapporto struttura
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e forma; ci si serve cioè dell’allineamento e dell’incontro fra due linee, rette o circolari, del tracciato, per collocare porte o finestre (nelle loro linee orizzontali o verticali) per spartire in orizzontale o in verticale la pianta o la facciata. Nel secondo caso l’operazione si rovescia, cercando ‘proporzioni’ nel
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regulating layouts allow controlling, ordering and determining the development of the finished work, in editorial graphics the grids permit setting a frame or ‘cage’ that guides the editing of the volume (Vignelli, 2009)73. And as in designed and built architecture (and therefore also in architectural drawing) the geometrical proportion of the parts, freed from the size of the object and from the system of measure used, constitutes an essential element, also in the graphic composition of the page modules and alignments order the parts into a harmonious organism in which every detail is exactly in its place, in balance and close synergy with the others. This modularity, however, must not be understood as an uncritical reiteration of a previously determined canon, but rather the result of the constant search for a more intimate relationship between the parts that form the whole. It is therefore not unimaginative repetition but rhythm; a rule that is as valid as it is simple74. “Architecture is the art par excellence, which achieves […] the perception of harmony through exciting relationships” (Le Corbusier, 1923). In the layout of the page the architectural drawing, like the text and the photographic image, must maintain its total legibility, both in its traces and contents, so as to correctly transmit its message (Ambrose, Harris, 2009). Its size is therefore crucial since, if not properly calibrated, may compromise the recognisability of the parts, nullifying the communicative value of the page. This aspect, easier to solve in large formats, cannot be neglected in smaller ones where the organisation of spaces
fattore imprescindibile dell’atto progettuale (e realizzativo) di un manufatto architettonico; riscontrabile oggi grazie ad una attenta lettura a posteriori dei monumenti antichi, già costruito, scegliendo il più opportuno doveva altresì risultare assolutamente sistema di rapporti» (Quaroni 1977, 166). evidente agli occhi dei contemporanei, The use of regulating paths, mainly set on the figure of the square as a repeatable me- avvezzi a cogliere i significati sottesi a asuring module and applicable to the most complex contexts to rationalize and order specifiche scelte compositive. Come space, is documented since ancient times and is a fundamental support both in the nell’architettura progettata e costruita i design phase and in the documentation of tracciati regolatori consentono di conthe existing. Quaroni himself in 1977 interprets the regulatory layout giving it a double trollare, ordinare e prevedere lo svilupreading: «The guide layout is used in two ways: direct, that is, during the design, and po dell’opera finita, così nella grafica indirect a posteriori, operating on the design or on the front photograph of a building editoriale le griglie permettono di imalready built. In the first case [...] we use postare un palinsesto, una ‘gabbia’ che geometric operations (diagonal lines, tilting - to find equal dimensions between them guidi la redazione del volume73 (Vignelli, - normal to diagonals, etc.) as a template able to put in direct relationship structu- 2009). E come nell’architettura progetre and shape; In other words, we use the tata e costruita (e, per estensione, nel alignment and the encounter between two lines, straight or circular, the layout, to pla- disegno di architettura) la proporzione ce doors or windows (in their horizontal or vertical lines) to divide horizontally or verti- geometrica delle parti, svincolata dalla cally the plan or the facade. In the second case the operation is reversed, looking for dimensione dell’oggetto e dal sistema proportions’ in the already built, choosing di misura impiegato, costituisce un elethe most appropriate system of ratios» (Quaroni 1977, 166). mento essenziale, anche nella compo73 «Per noi la grafica è organizzazione. […] La gabbia (grid, raster) rappresenta la strut- sizione grafica della pagina moduli e tura base della nostra grafica: ci aiuta ad allineamenti ordinano le parti in un ororganizzare il contenuto, fornisce continuità stilistica, crea un’apparenza d’ordine e pro- ganismo armonico in cui ogni particoietta quel livello di eleganza intellettuale che lare occupa esattamente il suo posto, vogliamo esprimere» (Vignelli, 2009, 54). «For us graphics is organization. [... ] The equilibrandosi con gli altri e stabilendo cage (grid, raster) represents the basic structure of our graphics: it helps us to con essi una stretta sinergia. Tale moorganize the content, it provides stylistic continuity, it creates an appearance of or- dularità non deve però essere intesa come una reiterader and it projects that level of intellectual zione acritica di un canone stabilito a priori, bensì come elegance that we want to express» (Vignelli, 2009, 54). la costante ricerca del rapporto più intimo tra le parti che 74 «Esiste una quantità infinita di gabbie, ma solo una – la più appropriata – per ogni compongono il tutto. Non è pertanto ripetizione pedisproblema. […] Concettualmente, tanto più sequa, ma ritmo; una regola che risulta tanto più valida piccola è la gabbia tanto meno può aiutare. Possiamo dire che la pagina vuota è una quanto si elide nella sua evidente semplicità74. pagina con una gabbia infinitamente piccola, quindi equivale a non averla. Al contra- “L’architettura è l’arte per eccellenza, che consegue […] rio, una pagina con una gabbia grande dila percezione dell’armonia mediante rapporti emozioventa molto restrittiva e offre troppo poche alternative. Il segreto è di trovare la gabbia nanti” (Le Corbusier, 1923). giusta per il progetto. […] Una volta strutturata la pagina, cominciamo a strutturare Nel layout della pagina il disegno di architettura, al pari l’informazione e posizionarla nella gabbia in modo tale che la chiarezza del messaggio del testo e dell’immagine fotografica, deve mantenere venga enfatizzata dal posizionamento stesso» (Vignelli, 2009, 54). «There is an infinite amount of cages, but only one - the most appropriate - for every problem. [... ] Conceptually, the smaller the cage, the less it can help. We can say that the blank page is a page with an infinitely
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within the page must be re-modulated so as to fulfill these needs. The design of editorial series capable of rationally composing images and texts with different layouts so as to valorise the content of each work, is often the most efficient solution to the said issue. Didapress75 responds to this need by offering a wide and articulated range of series that communicate the results of university research projects through languages that have been calibrated according to a variety of expressive choices; the editorial formats and layouts have been conceived and styled so as to accommodate texts, images and drawings, from the scale of the territory to that of the design product. In books on architecture, precisely due to the graphic component which characterises them, it is increasingly frequent to notice a change of direction in the factors that determine the design of the work: it is no longer a case of texts and images adapting to the format and structure of the page, as much as the size and form of the book which are mod-
la sua assoluta leggibilità, nei tratti e nei contenuti, al fine di veicolare in modo corretto il messaggio da esso espresso (Ambrose, Harris, 2009). Il suo dimensionamento riveste pertanto un ruolo tutt’altro che secondario in quanto, se non sufficientemente calibrato, rischia di compromettere la riconoscibilità delle parti, inficiando il valore comunicativo della pagina. Questo aspetto, più facilmente risolvibile in pubblicazioni di grande formato, non può essere tralasciato neppure nei volumi di dimensioni minori, nelle quali l’organizzazione degli spazi interni alla pagina dovrà essere rimodulata per far fronte a tale necessità. L’ideazione di collane editoriali, in grado di comporre razionalmente immagini e testi in impaginati differenti, con la finalità di valorizzare di volta in volta i contenuti delle opere, diviene spesso la risposta più efficace alla problematica appena espressa. Didapress75 interpreta questa esigenza offrendo una gamma vasta e articolata di collane, in grado di comunicare gli esiti della ricerca universitaria attraverso linguaggi calibrati in relazione ad eterogenee volontà espressive; i formati e le gabbie editoriali sono pertanto concepiti e declinati per accogliere testi, immagini e disegni, dalla scala territoriale all’oggetto di design. Nei volumi di architettura, proprio per la forte componente grafica che necessariamente li contraddistingue, si assiste con maggior frequenza a una ‘inversione di rotta’ nei fattori che determinano la pro- small cage, so it is equivalent to not having gettazione dell’opera: non tanto testi e immagini che si one. On the contrary, a page with a big cage becomes very restrictive and offers too few piegano al formato e alla struttura della pagina, quanto alternatives. The secret is to find the right cage for the project. [... ] Once the page is le dimensioni e la forma del libro che si modellano in structured, we begin to structure the inforand place it in the cage so that the funzione delle tematiche da mostrare, dell’impatto visivo mation clarity of the message is emphasized by the che si vuole ottenere. I volumi d’architettura del XXI se- positioning itself» (Vignelli, 2009, 54). 75 Didapress è un logo, creato e curato colo, cioè, sempre più tentano di lasciarsi plasmare dal all’interno del didacommunicationlab nel per le produzioni editoriali del DIDA. loro contenuto, rimanendone direttamente condizionati 2015, Le collane e le cinque riviste che gestisce nell’organizzazione generale e nella forma espressiva. pubblicano in open access gli esiti dell’attività di ricerca e di insegnamento dei doAmbiscono cioè ad esprimere anche attraverso la loro centi del DIDA. I volumi sono soggetti a una di accettazione e valutazione struttura fisica la filosofia e l’indirizzo che sta dietro all’o- procedura qualitativa basata sul giudizio tra pari affipera architettonica rappresentata (Polano, Vetta, 2002). data dal Comitato Scientifico del DIDA con il sistema della double blind review. Questo, ad esempio, è il concept alla base del volume Didapress is a logo, created and edited the didacommunicationlab in 2015, Identités fluides. Design et patrimoine autor de la Médit- within for the editorial productions of DIDA. The
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collections and the five magazines he manages publish in open access the results of the research and teaching activities of DIDA teachers. The volumes are subject to a procedure of acceptance and qualitative evaluation based on peer review entrusted by the Scientific Committee of DIDA with the system of double blind review.
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elled in function of the themes depicted and of the desired visual impact. 20th century books on architecture became increasingly shaped by their content, thus conditioning their general organisation and expressive form. In other words they ‘yearned’ to express the philosophy and trend that underlies the represented architectural work also through their physical structure (Polano, Vetta, 2002). This is the concept, for example, that underlies the volume Identités fluides. Design et patrimoine autor de la Méditerranée76, published by Didapress and presented in July 2016 at the Milan Triennale. The theme of local craftsmanship, of specialised labour, of sustainable design as expression of a material and intangible cultural heritage that is common to the Mediterranean basin, finds an editorial expression in a product that is assembled and pasted by hand, and where words and images follow one another uninterruptedly. The graphics, strongly conditioned by the theme of water which connects the peoples of the Mediterranean, crosses the boundaries of the page and ‘flows’ freely from one page to the other; the particular ‘accordion’ type folding of the volume – which when fully open has a total length of 13 metres – allows the volume to expand in space, modelling itself fluidly and taking on infinite forms, thus becoming itself an object of design. The visual impact of the editorial product plays an increasingly important role, which can be compared to the actual content. On the glossy paper of architectural magazines, the photographic image tends to cover a prominent space, since it is considered to have a greater visual efficacy, which in turn is the expression of the particular sensibil-
erranée76, pubblicato da didapress e presentato nel luglio 2016 in occasione della Triennale di Milano. Il tema dell’artigianato locale, delle maestranze specializzate, del design sostenibile espressione di un patrimonio culturale materiale e immateriale comune al bacino del Mediterraneo trova una risposta editoriale in un prodotto assemblato e incollato a mano, dove parole e immagini si susseguono in un flusso ininterrotto. La grafica, fortemente condizionata dal tema dell’acqua che lega i popoli del Mediterraneo, travalica i confini della pagina, e ‘scorre’ libera da un foglio all’altro; la particolare piegatura ‘a fisarmonica’ fa sì che il volume – con una lunghezza complessiva, da aperto, di 13 metri – possa svilupparsi nello spazio assumendo in modo ‘fluido’ infinite forme, modellandosi di volta in volta, diventando esso stesso oggetto di design. L’impatto visivo del prodotto editoriale riveste sempre più un ruolo di rilevanza paragonabile ai contenuti espressi. Sulla carta patinata delle riviste di architettura l’immagine fotografica tende a rivestire uno spazio predominante in quanto comunemente considerata di maggior efficacia visiva, essa 76 Il volume raccoglie gli esiti del progetto Tempus 3D – Design pour le developpe- stessa espressione della particolare ment durable des productiones artisanales locales. Identitè fluides, inserito all’interno sensibilità del fotografo che interdel programma Erasmus+ dell’Unione Eu- preta l’architettura grazie a giochi di ropea, coordinato dal Dipartimento di Architettura di Firenze (responsabili scientifici luce e inquadrature ad hoc. I voluprof. Giuseppe Lotti e prof. Saverio Mecca) in collaborazione con l’Universidad de mi monografici hanno, in tal senso, Barcelona, il Politecnico di Torino, la Escouna libertà espressiva differente in la Superiora Gallaecia, il Centro Sperimentale del Mobile, la Ecole Supérieure des quanto prevedono un tempo di utilizzo maggiore, non si Sciences et Technologies du Design Université de la Manouba, l’Institut Supérieur ‘consumano in fretta’ come le riviste, ma sono concepiti de Beaux-Arts de l’Université de Sousse e l’Institut Supérieur des Arts et des Métiers per restare in veste di documento e, per tale ragione, de Kasserine - Université de Kairouan. sono soggetti ad una più ampia libertà di sperimentaThe book contains the results of the Tempus 3D - Design pour le developpement zione del linguaggio espressivo. In essi il bilanciamento durable des productiones artisanales locales project. Identitè fluides, part of the tra testo e immagini è una diretta conseguenza dell’ogErasmus+ program of the European Union, getto descritto e la scelta stessa dell’apparato figuraticoordinated by the Department of Architecture of Florence (scientific managers vo costituisce un indirizzo preciso del contenuto che si prof. Giuseppe Lotti and prof. Saverio Mecca) in collaboration with the Univer- vuol trasmettere. Nelle pagine il disegno di architettura sidad de Barcelona, the Polytechnic of è riprodotto mediando e filtrando l’esigenza comunicaTurin, The Escola Superiora Gallaecia, the Centro Sperimentale del Mobile, the Ecole Supérieure des Sciences et Technologies du Design Université de la Manouba, the Institut Supérieur de Beaux-Arts de l’Université de Sousse and the Institut Supérieur des Arts et des Métiers de Kasserine - Université de Kairouan.
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tiva attraverso la componente culturale predominante; nella società dell’immagine diviene specchio di una civiltà contemporanea che non si accontenta più delle mere informazioni tecniche, ma pretende l’espressione del significato anche attraverso il raggiungimento di una sintesi armonica che appaghi un’esigenza estetica. La sua composizione all’interno della pagina contribuisce cioè alla trasmissione di un messaggio più ampio, non strettamente legato ai soli contenuti della rappresentazione grafica. La sfida che l’editoria di architettura raccoglie oggi è proprio quella relativa alla produzione di oggetti da una forte componente comunicativa, ma al contempo in grado di preservare intatti i contenuti singoli e specifici di ogni rappresentazione, valorizzandoli e non tralasciandoli, curandone la grafica senza andare a discapito della componente semantica.
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ity of the photographer who interprets the architecture using the play of light and framing. Monographs, in this sense, have a different expressive freedom since they are meant to be longer-lasting, they are not rapidly ‘consumed’ like magazines but are meant to remain as documents. This results in a greater freedom to experiment with the expressive language. In them the balance between text and images is a direct consequence of the described object and the choice of the figurative apparatus constitutes a precise indication of the transmitted content. The architectural drawing is reproduced in its pages, mediating and filtering the communicative need through the predominant cultural component; in the society of the image it becomes the mirror for a contemporary civilisation that is no longer satisfied by mere technical information, but also expects the expression of meaning through a harmonious synthesis that fulfills an aesthetic need. Its composition within the page contributes to the transmission of a wider message, not strictly linked to the mere contents of graphic representation. The challenge faced today by architectural publishing regards the production of objects with a strong communicative component, yet also able to preserve the individual and specific contents of each representation intact, valorising rather than neglecting them, and paying great attention to the graphic design without, however, sacrificing the semantic element.
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Africa, in: Giovanni Battista Ramusio, Delle nauigationi et viaggi, In Venetia, appresso i Giunti, 1613, Biblioteca Riccardiana (Firenze), Stamp. 11005.
Africa, in: Giovanni Battista Ramusio, delle nauigazioni et viaggi, In Venetia, appresso i Giunti, 1613, Biblioteca Riccardiana, Firenze, Stamp. 11005.
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maddalena rossi
rritori ospitali
Migrant identity. New narratives for hospitable territories
In our communication era the city has become, much more than it ever was in the past, a complex linguistic machine that produces a plurality of acoustic, olfactory, tactile, thermal, and especially visual signals which generate stratified narrative constructions. According to an extensive literature (Baur R., Thiery S. 2007; Baur 2008; Baur, 2013; Civic city, 2017) contemporary cities, which have become strategic spaces for neoliberal reorganisation, produce communication environments that are mostly market-oriented and therefore highly selective, unfair and excluding. The crisis of neoliberal ideology which is afflicting cities, visible in the continuous and increasingly widespread phenomena of socio-economic injustice and ecological unsustainability, on the other hand also creates many spaces laden with possibilities and needs that makes it possible to imagine a “ville citoyenne” (Civic city, 2017). A ‘more social’ city, alternative to the neoliberal paradigm of urban development, understood as a political arena that drastically distances itself from the consensual governance of the neoliberal era, leaving space for contradictions, disagreements and conflicts, which serve as the basis for a new grassroots, collective democracy. From this theoretical stance, the Communication and Image Laboratory has developed a line of research, in dialogue with a vast panorama of international experiences77, aimed at generating critical reflection regarding the task which, from the point of view of sustainable production of cities and territories, can be undertaken by the various design-related fields. The aim is developing and testing an innovative and inter-disciplinary approach to the project that places the inhabitant and his needs at the centre of its representations and practices and which, at the same time, pursues a sustainable development of territories that is based on the grassroots
Nell’attuale età della comunicazione la città è diventata, molto più di quanto lo fosse in passato, una complessa macchina linguistica che produce una pluralità di segnali acustici, olfattivi, tattili, termici, ma soprattutto visivi, segnali che danno luogo a stratificate costruzioni narrative. Secondo una generosa letteratura (Baur R., Thiery S. 2007; Baur 2008; Baur, 2013; Civic city, 2017) le città contemporanee, divenute spazi strategici per la ristrutturazione neoliberista, producono ambiti comunicativi prevalentemente orientati dal mercato e pertanto fortemente selettivi, iniqui ed escludenti. La crisi dell’ideologia neoliberista che sta colpendo le città, visibile nel perdurare e nel moltiplicarsi di fenomeni di iniquità e di ingiustizia socio-economica e di insostenibilità ecologica e ambientale, crea, di contro, molteplici spazi di nuove possibilità e necessità capaci di rendere immaginabile una “ville citoyenne” (Civic city, 2017). Una città ‘più sociale’, alternativa al paradigma neoliberale di sviluppo urbano, intesa come arena politica che si allontana radicalmente dalla governamentalità consensuale dell’era neoliberista, e lascia spazio a contraddizioni, disaccordi e conflitti, quali ingredienti di ancoraggio di una nuova produzione collettiva e dal basso di democrazia. Posizionandosi su tale inquadramento teorico, il Laboratorio di Comunicazione e 77 Ci riferiamo qui in particolar modo ai lavori di Malte Martin e del suo collettivo Immagine ha aperto una linea Agrafanìmobile, a quelli di Ruedi e Vera di ricerca, in dialogo con un ampio panorama interBaur e dal loro collettivo dix-miliards-d’humain e a quelli di Sébastien Thiéry e della nazionale di esperienze77, finalizzata ad aprire delle sua associazione P.E.R.O.U. We refer here in particular to the works of piste di riflessione critica in relazione al compito che Malte Martin and his collective Agrafanìmobile, those of Ruedi and Vera Baur and their collective dix-miliards-d’humain and those of Sébastien Thiéry and his association P.E.R.O.U.
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nella prospettiva della produzione di città e territori in chiave sostenibile può essere agito dalle diverse culture del progetto. L’obiettivo è quello di sviluppare e sperimentare un approccio interdisciplinare e innovativo al progetto, che pone il cittadino e i suoi bisogni al centro delle sue rappresentazioni e pratiche e che, contemporaneamente persegue uno sviluppo sostenibile dei territori, imperniato sulla valorizzazione dal basso delle loro risorse endogene (Magnaghi 2010). Una prima sperimentazione scientifica condotta dal Laboratorio in tale direzione è stata il progetto Identità migranti. Segni per una nuova geografia dell’accoglienza, nato con l’intento di sperimentare un ambito di lavoro attualmente poco esplorato nel panorama italiano dalle diverse culture del progetto, che è quello di una collaborazione interdisciplinare tra il campo del visual design e quello dell’urban planning, finalizzata alla creazione di codici e linguaggi progettuali ibridi capaci di creare territori, luoghi e spazi pubblici plurali, ospitali, inclusivi e aperti alla diversità, e quindi, sostanzialmente, più ‘democratici’.
valorisation of its endogenous resources (Magnaghi 2010). A first scientific experimentation carried out by the Laboratory in this direction was the project entitled Migrant identities. Signs for a new geography of hospitality, which originated with the purpose of experimenting a field of work that has not been much explored in Italy by the various design-related disciplines and which involves an inter-disciplinary collaboration between the fields of visual design and urban planning, aimed at the creation of hybrid design codes and languages capable of creating territories, places and public spaces which are plural, welcoming, inclusive and open to diversity, and therefore essentially more ‘democratic’. Migrant identities.Signs for a new geography of hospitality The research-action project Migrant identities. Signs for a new geography of hospitality, was presented by the Communication Laboratory of the School of Architecture of the University of Florence at the conference Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles, held in Paris on 1416 February, 2020. The conference, organised with the support of the Ministère de la Culture (Direction générale de la création artistique et délégation générale à la langue française et aux langues de France) and co-produced with the Musée national de l’histoire de l’immigration, in partnership with the research-action institute Dix—milliards—humains, the city of Montreuil and the course Exil et migrations of the Collège d’études mondiales Fmsh, took place at the Palais de la Porte Dorée, a symbolic place in terms of the theme in question, since it was built for the Colo-
Identità migranti. Segni per una nuova geografia dell’accoglienza Il progetto di ricerca-azione Identità migranti. Segni per una nuova geografia dell’accoglienza è stato presentato dal Laboratorio di Comunicazione della Scuola di Architettura dell’Università di Firenze alla conferenza Inscription en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles, tenutasi a Parigi dal 14 al 16 febbraio 2020. La conferenza, realizzata con il sostegno del Ministère de la Culture (Direction générale de la création artistique et délégation générale à la langue française et aux langues de France) e co-prodotta con il Musée national de l’histoire de l’immigration, in partenariato con l’Istituto di ricerca-azione Dix—milliards—humains, la città di Montreuil e il corso di la cattedra Exil et migrations del Collège d’études mondiales Fmsh, si è svolta al Palais de la Porte Dorée, luogo simbolico in relazione alla tematica trattata in quan-
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Palais De La Porte Dorée Musée National De L’histoire De L’immigration Inscriptions en relation Des traces coloniales aux expressions plurielles
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— Il progetto Identità migrante — Le projet Identité migrante
Auteurs : Susanna Cerri, Maddalena Rossi Vittoria Niccolini, Eni Nurihana, Alice Trematerra
Questa prima parte usa come linguaggio di segni alcune mappe storiche che riflettono l’occhio dell’Europa sul mondo altro da sé e che indagano le relazio. L’apparato iconografico è accompagnato da alcune frasi del libro di Eliétte Abecassis “Clandestin”. Il libro è stato scelto perché parla dell’avvicinamento di corpi e mondi diversi in una dimensione aspaziale che potrebbe quella di ogni e di nessun luogo.
«Quel nome, Mediterraneo, parla di un mare che separa e unisce, che sta tra le terre senza appartenere in esclusiva a nessuna di esse, che resiste ad ogni desiderio di annessione, un mare che si rifiuta di rinchiudere la propria inquietudine nella fissità di una Scrittura, nella sacralità assoluta e definitiva di un testo. In questo suo essere di tutti e di nessuno, il Mediterraneo è quindi allergico a tutti i fondamentalismi» (Cassano 1996, 79-80).
1996, 79-80).
Il progetto parla di corpi in fuga alla ricerca di un nuovo approdo mediante costellazioni in movimento. Il disorientamento domanda segni. Occorre una nuova mappa per ri-orientarsi in questo mare.
Le projet parle de corps en fuite à la recherche d’un nouveau débarquement à travers des constellations en mouvement. La désorientation demande des signes. Une nouvelle carte est nécessaire pour redéfinir cette mer.
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«Ce nom, Méditerranée, parle d’une mer qui sépare et unit, qui se trouve entre les terres sans appartenir exclusivement à aucune d’elles, qui résiste à tout désir d’annexion, une mer qui refuse d’enfermer son inquiétude dans la fixité d’une Écriture, dans le caractère sacré absolu et définitif d’un texte. Dans cet être de tous et de personne, la Méditerranée est donc allergique à tous les fondamentalismes» (Cassano
Cette première partie utilise comme langage des signes des cartes historiques reflétant l’œil de l’Europe sur le monde par lui-même et enquêtant sur les relations qu’il établit à travers les itinéraires de voyage. L’appareil iconographique est accompagné de quelques phrases du livre d’Eliétte Abecassis ‘Clandestin’ . Le livre a été choisi parce qu’il parle de l’approche de corps et de mondes différents dans une dimension aspathique qui pourrait être celle de chaque et de nulle part.
pp. 428-465 Inscriptions en relation Des traces coloniales aux expressions plurielles Immagini del progetto di ricerca presentato Images of the presented research project
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nial Exhibition of 193178 and is currently the National Museum of the History of Immigration. The conference was conceived as a moment of international and mutli-disciplinary reflection on the research of the same name by the graphic designers Rudi and Vera Baur, and coordinated by the collective Civic City79. The research Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles is part of a reflection made over the years by the collective, based on the idea that a city is not only an ensemble of buildings, streets, squares and parks, but must also be considered as a complex system of signs. More specifically, the research project Inscriptions en relation. Des traces coloniales aux expressions plurielles has addressed the theme of how multilingualism, and language in general, as the most important sign system available to us, can offer an opportunity for re-designing contemporary cities, following a scientific path that inquires into the various modes of inscription of languages in public space, and the contribution that these inscriptions can offer to the creation of places that are open to diversity, accessible, plural and welcoming. Twenty-two universities and schools of art, design, urban planning, architecture, linguistics, anthropology, sociology, geography and political sciences from all over the world80, as well as leading professionals from the international scene (design ateliers)81 and representatives of associations and civil society took part in the research. The works, developed in parallel and independently by the different research units, produced very heterogeneous results. Beyond their complex heterogeneity, all the works presented explored, through theoretical reflections and
to costruito in occasione dell’Esposizione coloniale del 193178 e attualmente sede del Museo Nazionale di Storia dell’immigrazione. Essa si è configurata come un momento di riflessione internazionale e pluridisciplinare sull’omonima ricerca immagi- 78 A tal proposito è interessante rilevare come ogni piccolo dettaglio della sua archinata dai graphic designers Rudi e Vera tettura e affreschi in stile art deco promuove della Francia imperiale e le conBaur e coordinata dal collettivo Civic l’immagine quiste coloniali. 79 City . La ricerca Inscription en rela- In this regard it is interesting to note how every small detail of its architecture and fretion. Des traces coloniales aux expres- scoes in art deco style promotes the image sions plurielles si colloca all’interno di of imperial France and colonial conquests. 79 Civic City è una piattaforma internauna riflessione pluriennale condotta zionale di ricerca-azione nata nel 2011 ad opera di Rudi e Vera Baur alla chiusura dal collettivo sull’idea che una città dell’Istituto di ricerca Design2context della Ècole d’art di Zurich (ZHdK) diretto non è solo un insieme di edifici, stra- Haute da Ruedi Baur, Miguel Robles-Duran, Matde piazze e parchi, ma che deve es- thias Gorlich e Jeskp Fezer. Civic City is an international research-action sere considerata come un complesso platform created in 2011 by Rudi and Vera at the closure of the Design2context sistema di segni. Più nello specifico il Baur Research Institute of the Zurich Haute Ècole progetto di ricerca Inscription en rela- d’art (Zhdk) directed by Ruedi Baur, Miguel Robles-Duran, Matthias Gorlich and Jeskp tion. Des traces coloniales aux expres- Fezer. sions plurielles ha affrontato il tema di 80 Haute école d’art et de design – Genève, Suisse; Université de Strasbourg come il plurilinguismo, e la lingua in – Strossburi, France; Ècole de design de l’Université Laval et Université du Québgenerale, in quanto il più importante ec, Montreal – Montreal, Québec; Escola de Barcelona, Disseny y Ensistema di segni di cui disponiamo, Universitària ginyeria, Barcelona, Espanya; Université possa divenire occasione di ridisegno Saint-Esprit – Kaslik, Liban; Ècole nationale Supèrieure des arts décoratifs (Ensad) – in chiave sociale e multiculturale delle Paris, France; Ècole des Sciences et Technologies du Design – Tunis , Tunisie; ECV, città contemporanee, sulla strada di École de design et d’animation – Bordeaux un cammino scientifico che tenta di in- Bordaleko, France/Hasparren Hazparne, France; Université Pontificale Bolivarienne dagare le diverse modalità d’iscrizione – Medellín, Colombia; ETH, Eidgenössische Technische Hochschule – Zürich, Schweiz; delle lingue nello spazio pubblico e il The New School – New York, USA; École d’Arts Appliqués de Bourgocontributo che tali iscrizioni possono apportare alla cre- Supérieure gne/ Institut de Design Industriel – Nevers, azione di luoghi aperti alla diversità, disponibili, plurali e France, La Habana, Cuba; University of Duisburg-Essen – Essen, Deutschland; Uniaccoglienti. versität der Künste – Berlin, Deutschland; Campus fonderie de l’Image – Bagnolet, Alla ricerca hanno aderito 22 tra Università e Scuole di arte, France; ESAD Escola Superior de Artes e Falegnameria Sociale K-Alma et design, urbanistica, architettura, linguistica, antropologia, Design, Giulio Vinaccia – Porto, Portugal et Roma, sociologia, geografia e scienze politiche di tutto il mon- Italia; Sciences Po – Reims, France; Whistling Woods International, Department of do80; protagonisti del panorama professionale internazio- Design – Mumbai, Inde; Polsko-Japońska Technik Komputerowych – Warsnale (Atélier di progettazione)81; rappresentanti del mondo Akademia zawa, Polska; Royal Academy of Arts – Den dell’associazionismo e della società civile. I lavori, svilup- Haag, Nederland; Didacommunicationlab, Dipartimento di Architettura, Università depati in maniera parallela e autonoma dalle diverse unità di gli Studi di Firenze – Firenze, Italia; Department of Linguistics, University of Berkeley ricerca, hanno prodotto risultati tra loro molto eterogenei. – Berkeley, USA 429
81 Giulio Vinaccia, Milan, Italie; Malte Martin, Paris, France; Katerina Antonaki Athènes, Grèce; Atelier national de recherche typographique, Nancy, France; Designlabor Gutenberg, Hochschule Mainz, Mayence,
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Carta nautica “Dal mar Baltico al mar Rosso”, di Angelino De Dalorto, del 1339. La carta, tra i primissimi documenti cartografici medievali, reca il nome Angellino Dulcert. Biblioteca Nazionale di Parigi, 1339
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practical actions, the contributions that the various design-related disciplines involved in different ways in the construction of cities and territories, can offer to the construction of places that are more hospitable and open to difference, in other words configured as plural expressions capable of allowing diversity, horizontal relationships, ‘creolisation’ and sharing. The works presented at the conference by the various participants showed a plurality of approaches and a multiplicity of project scales to the challenge set by the research. Some of the works responded perfectly to the challenge posed by the investigation, pragmatically seeking for the link between linguistic presences and urban space and providing highly suggestive design hypotheses, based on a new relationship between them, and aimed at the creation of more diverse and plural cities. Other contributions, such as the one presented by the Florentine research group, widened the scope of the reflection by interpreting the city and the territory as a language of languages, a labyrinth of signs, which carries a diversity of narrative and interpretative codes that produce resonances and signals of various types. Among these the traces of a past and/or present of a colonial and/or post-colonial layout were identified with the purpose of studying design solutions aimed at transcending them. The project Migrant identities. Signs for a new geography of hospitality presented by the Communication and Design Laboratory, focused on the interpretation and critical analysis of the system of signs produced by complex spatial mechanisms and devices used in Italy for articulating the reception of migration flows from the Mediterranean, through the study of the map of places, structures, as well as physical and linguistic barriers encountered by immigrants in their journey toward and within the peninsula. At the intersection of routes and of complicat-
Aldilà della loro complessa eterogeneità tutti i lavori presentati hanno esplorato, attraverso riflessioni teoriche e azioni pratiche, il contributo che Allemagne; PEROU, Pôle d’Exploration des Ressources Urbaines Paris, le diverse culture del progetto, a diverFrance; Karelle Ménine et Vera & Ruedi so titolo coinvolte nella costruzione di Baur; Charlotte Attal, Eddy Terki, Fatou Dravé, Laura Simonati;Irmi Wachen- città e territori, possono dare alla edidorff, Duisbourg-Essen, Allemagne; Marie-José Mondzain, Paris, France; ficazione di luoghi più ospitali e aperti Le Groupe de recherche Achac, Paalle differenze, ovvero capaci di confiscal Blanchard, Nicolas Bancel, Sandrine Lemaire, Benjamin Stora, Achille gurarsi come espressioni plurali in graMbembe, David Korn-Brzozaan; Dalila Mahdjoub, Marseille, France. do di consentire diversità, relazioni orizzontali, creolizzazione e condivisione. I prodotti presentati alla conferenza dai diversi partecipanti hanno mostrato una pluralità di approcci e una molteplicità di scale di progetto alla sfida lanciata dalla ricerca. Alcuni dei lavori hanno risposto in maniera perfettamente aderente alla sfida posta dall’indagine, ricercando pragmaticamente il nesso tra presenze linguistiche e spazio urbano e fornendo ipotesi progettuali altamente suggestive, basate su una loro rinnovata relazione finalizzata alla creazione di città maggiormente diversificate e plurali. Altri contributi, come quello presentato dal gruppo di ricerca fiorentino, hanno invece allargato gli ambiti di tale riflessione, assumendo città e territorio come linguaggio di linguaggi, labirinto di segni, strutturante una pluralità di codici narrativi e interpretativi capaci di produrre risonanze e rimandi di varia natura e attitudine. Tra questi sono state rintracciate le tracce di un passato e/o un presente di impianto coloniale e/o post-coloniale, al fine di studiarne soluzioni progettuali volte ad un loro superamento. Nello specifico il progetto Identità migranti. Segni per una nuova geografia dell’accoglienza presentato dal Laboratorio di Comunicazione e Immagine, si è concentrato sulla lettura e sull’analisi critica del sistema di segni prodotti dai complessi meccanismi e dispositivi spaziali attraverso i quali in Italia si articola l’accoglienza dei flussi migratori provenienti dal Mediterraneo, studiando la composita mappa di luoghi, strutture e barriere fisiche e linguistiche che il corpo migrante attraversa nel suo viaggio verso e dentro
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“Diciassette mesi di viaggio, quattro mesi di prigione, passare per zone militari, perdersi nel bosco, trenta ore di camion, corse nella notte, cani e posti di blocco, telecamere termiche che scrutano i boschi e braccano gli uomini come animali. Lo hanno ammanettato, gli hanno scritto a pennarello un numero sulla mano, gli hanno preso le impronte digitali, l’hanno fotografato per il casellario giudiziario, lo hanno riaccompagnato a una frontiera. Un’altra. Lui è passato, poi ripassato, fino all’arrivo al campo. E lì, c’era ancora quella paura di uscire per strada, di essere preso, di far tardi la sera, di parlare a voce troppo alta”. “Dix-sept mois de voyage, quatre mois de prison, à passer par des zones militaires, à se perdre dans la forêt, trente heures en camion, de courses dans la nuit, de chiens et de miradors, de caméras thermiques qui scrutent les bois et traquent les hommes comme des animaux. Dix-sept mois de voyage, quatre mois de prison, à passer par des zones militaires, à se perdre dans la forêt, trente heures en camion, de courses dans la nuit, de chiens et de miradors, de caméras thermiques qui scrutent les bois et traquent les hommes comme des animaux”. Eliette Abécassis
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la penisola. All’intersezione di rotte e complicati e segreganti meccanismi di accoglienza, è emersa una declinazione del soggetto migrante come corpo ridotto a nuda vita, mosso nel suo cammino da un desiderio di fuga più che da un obiettivo di approdo, transitante in una dimensione di confini, divieti e attracchi temporanei, straniero, fuori dai luoghi, disorientato da paesaggi e lingue a lui estranee. Il lavoro, postulando la necessità di un superamento di questo stato di cose, si è quindi interrogato, mediante uno strutturato percorso di ascolto e co-progettazione, a cui hanno preso parte ricercatori, mediatori culturali, educatori migranti e comunità locali, su quali nuove strade possono essere battute dalle diverse culture del progetto, in tal senso. Infine, allo scopo specifico di rispondere alla sfida lanciata dalla ricerca internazionale e, al contempo di sperimentare un fertile dialogo tra le discipline del visual design e dell’urban planning, il progetto ha riflettuto intorno alla correlazione tra plurilinguismo e spazio pubblico mediante alcuni laboratori interattivi di produzione di mappe e segni linguistici ed estetici. Il nesso teorico con cui il progetto ha tentato di misurarsi riguarda la capacità delle diverse culture del progetto, di trovare strumenti e metodi capaci di immaginare ipotesi edificanti di costruzione di territori ospitali, in grado cioè di considerare il movimento e le migrazioni ad esso associate come risorse e non come problemi, contribuendo, in tal modo, a superare la declinazione drammatica e disumana dell’accoglienza, per come si profila attualmente in Italia.
ed and segregating reception mechanisms, an interpretation emerged of the migrating subject as a body reduced to its bared essentials, moved to undertake its journey more as a result of the wish to flee than of the desire to arrive somewhere specific. A passer-through in a dimension of borders, prohibitions and temporary sojourns, a foreigner, out of place, disoriented by alien landscapes and languages. The work, suggesting the need to overcome this state of affairs, has thus inquired into, through a structured process of listening and co-designing, in which researchers, cultural mediators, migrant educators and local communities took part, which new paths can be taken by the different design-related disciplines. Finally, with the specific aim of responding to the challenge launched by international research and, at the same time, of carrying out a fruitful dialogue between the fields of visual design and urban planning, the project has addressed the correlation between multilingualism and public space through some interactive workshops aimed at the production of aesthetic and linguistic maps and signs. The theoretical framework in which the project is anchored concerns the capacity of the various design-related fields to find tools and methods capable of devising edifying hypotheses for the construction of hospitable territories, capable of considering movement and the migrations related to it as resources and not as problems, thus contributing to overcoming the dramatic and inhuman scenarios of immigrant reception as it presents itself in Italy today. A ‘radical’ approach to the project For the research project Identità migranti, to work on the spatial implications of migrant reception mechanisms has meant to confront itself with a ‘radical’ zone (Paba, 2010) of reflection and practice, characterised by a plurality of linguistic and cultural transactions, including the
Un approccio ‘radicale’ al progetto Lavorare sulle implicazioni spaziali dei meccanismi di accoglienza dei migranti, ha significato per la ricerca Identità migranti confrontarsi con una zona ‘radicale’ (Paba, 2010) di riflessione e pratica, caratterizzata da una pluralità di transazioni linguistiche, culturali, di modi d’uso dello spazio e di schemi di orientamento; ma anche di profonde ingiustizie e disparità
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out its evolution by a continuous tension aimed at the active involvement, through different methods, moments and techniques, of a multiplicity of actors and leading figures who, in different ways, are involved in the current system of mi-
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nell’accesso alle risorse (economiche, culturali e umane) e quindi ad alto potenziale conflittuale. Lavorare in questo tipo di zone induce necessariamente a sviluppare una serie di competenze orientate ad espandere l’orizzonte ‘politico’ del proprio operare scientifico e progettuale. Questo significa abbandonare la presunzione modernista di una pianificazione e di una progettazione di spazi, città e territori a-politica e neutrale rispetforms of use of space and orienta- to ai valori di giustizia sociale ed economica, incontro tion strategies, but also by deep in- interculturale e salvaguardia ambientale. Al contrario justice and disparity in access to resources (economic, cultural and hu- ciò implica l’assunzione di un approccio schierato, mai man) and therefore with a high conneutro, che assume questi valori come orizzonti straflict potential. To work in this type of zone necessarily brings about the tegici non negoziabili nelle sfide che i territori contemdevelopment of a series of skills oriented at expanding the ‘political’ poranei lanciano al progetto. Espandere gli orizzonti horizon of our design and scientific politici del progetto impone una svolta sostanziale nel operations. This means abandoning the modernist conceit of a spatial, dominio delle sue pratiche, postulandone un ampliaurban and territorial planning and design which is a-political and neu- mento e una politicizzazione, mediante l’assunzione di tral in terms of the values of social un approccio interattivo, basato sulla combinazione di and economic justice, inter-cultural exchange and environmental pro- analisi esperta e di conoscenze ed energie contestuatection. On the contrary, it implies adopting a partisan approach that is li, e sulla messa in campo di strategie ‘terapeutiche’, never neutral, which assumes these dialogiche, interattive e collaborative (Paba, 2010). values as non-negotiable strategic horizons when facing the challenges Approccio interattivo che, nella specificità del tema that contemporary territories presdell’ospitalità migrante, trova il suo campo di efficacia ent to the field of design. Expanding the political horizons of the project in seno ad una nuova epistemologia della molteplicità, imposes a substantial change in direction in its implementation, postu- che mette le differenze al centro di un nuovo rapporto lating an expansion and a politicisa- tra conoscenza e azione (Sandercock, 2003), nell’ottica tion through the adoption of an interactive approach based on the com- di un nuovo modo di intendere il coinvolgimento della bination of expert analysis and contextual knowledge and energy, and società civile nel progetto, in termini del riconoscimenon the implementation of ‘therapeu- to di un suo dominio attivo e trasformativo (Friedmann, tic’, dialogic, interactive and collaborative strategies (Paba, 2010). An 2002; Holston, 1999; Sandercock 1999). interactive approach which, in the specific case of migrant hospitali- Pertanto, il lavoro Identità migranti è stato accompaty, finds its range of effectiveness gnato, durante tutto il corso della sua evoluzione, da within a new epistemology of multiplicity, which places differences at una tensione continua volta al coinvolgimento attivo, the centre of a new relationship between knowledge and action (Sand- mediante modalità, momenti e tecniche diversificate, ercock, 2003), from the perspective di una molteplicità di attori e di protagonisti che, a diof a new way to understand the involvement of civil society in the proj- verso titolo, sono coinvolti nell’attuale sistema di acect, in terms of recognising its ac- coglienza migranti in Italia, ovvero: amministratori, getive and transformative role (Friedmann, 2002; Holston, 1999; Sander- stori dei centri migranti, mediatori culturali, educatori, cock 1999). Therefore, the Identità migranti proj- esponenti del mondo dell’associazionismo e, infine e ect has been accompanied through- soprattutto, i migranti stessi e le comunità ospitanti. Il
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— Corpi. Rifugiato, legale, illegale, forzato, volontario, temporaneo, definitivo, in fuga — Corps. Réfugié, légal, illégal, forcé, volontaire, temporaire, définitif, en fuite La stessa definizione di migrante assume oggi contorni problematici (Nail, 2015); economico o rifugiato, legale o illegale, forzato o volontario, temporaneo o definitivo, in fuga da una guerra o vittima del cambiamento climatico: i migranti sono spesso tutte queste cose insieme, nello stesso tempo o in fasi diverse del loro itinerario (Paba 2017, p. 9). Nuda vita «Ferruccio Gambino ha ricostruito i cambiamenti negli ultimi decenni della relazione tra i corpi migranti e le loro appendici di viaggio. Nelle migrazioni ottocentesche il viaggio in nave permetteva ai migranti regolari di portarsi appresso non soltanto la prole ma anche un congruo numero di bagagli, e pertanto di manifestarsi sia nella loro identità familiare e sociale, sia nel loro potenziale acquisitivo di nuova ricchezza. I nuovi migranti sono invece vittime di un processo di spoliazione: “i migranti senza documenti che viaggiano clandestinamente via terra arrivano spogli, poiché le guide che li conducono impongono loro di viaggiare leggeri, quasi tanto leggeri quanto quei membri della jet society i quali dispongono di tanti appartamenti e guardaroba e di tanti vestiti e cittadinanze implicite quante sono le metropoli che non finiscono mai di visitare” (Gambino 1998, 195). Per i clandestini delle migrazioni via mare l’auto-spoliazione o la spoliazione inflitta dai traghettatori è completa: una migrazione nuda ed essenziale, di corpi senza identità e senza passato. Nelle coste pugliesi è possibile trovare i vestiti che il popolo degli scafi ha abbandonato per sostituirli con un indumento asciutto protetto durante il viaggio
La définition même du migrant prend aujourd’hui des contours problématiques (Nail, 2015); «économique ou réfugié, légal ou illégal, forcé ou volontaire, temporaire ou définitif, fuyant une guerre ou victime du changement climatique: les migrants sont souvent toutes ces choses ensemble, en même temps ou à différents stades de leur itinéraire» (Paba 2017, p. 9). Nue vie «Ferruccio Gambino a reconstruit les changements qui ont eu lieu au cours des dernières décennies dans la relation entre les corps migrants et leurs appendices de voyage. Dans les migrations du XIXe siècle, le voyage en bateau permettait aux migrants réguliers d’emporter avec eux non seulement leur progéniture, mais aussi un nombre suffisant de bagages, et donc de se manifester tant dans leur identité familiale et sociale, soit dans leur potentiel d’acquisition de nouvelles richesses. En revanche, les nouveaux migrants sont victimes d’un processus de spoliation: ‘les migrants sans papiers, qui voyagent clandestinement par voie terrestre, arrivent dépouillés, puisque les guides qui les conduisent leur imposent de voyager légers, presque aussi légers que les membres de la jet society, qui disposent de tant d’appartements et de garde-robe et de nombreux vêtements et des villes implicites autant que les métropoles qui ne finissent 437 jamais de visiter’
La sezione Corpi usa come linguaggio una serie di scatti di Susanna Cerri secondo una successione che va da sguardi a progressivi avvicinamenti. La section Corps utilise comme langage une série de clichés par Susanna Cerri selon une succession allant de regards à des approches progressives.
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Rifugiato: cittadino di un paese terzo il quale, per il giustificato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un determinato gruppo sociale, si trova fuori dal paese di cui ha la cittadinanza e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di detto paese, oppure apolide che si trova fuori dal paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale per le stesse ragioni succitate e non può o, a causa di siffatto timore, non vuole farvi ritorno, e al quale non si applica l’articolo 12 della Direttiva 2011/95/UE.
in un sacchetto di plastica. Da quella riva, quei corpi essenziali e privi di ‘protesi proprietarie’ – per riprendere un’espressione di Gambino – cominceranno un’avventura umana che potrà dare loro di nuovo un corpo vestito di identità e di storia, un corpo che potrà prolungarsi in una famiglia, in una casa (o in un rapporto tra case del mondo), in un insediamento. Quando Foucault, introducendo il concetto di biopolitica, scrive che il biopotere è ‘l’insieme di meccanismi grazie ai quali i tratti biologici che caratterizzano la specie umana diventano oggetto di una politica, di una strategia politica, di una strategia generale di potere’ (Foucault 2005, 13), piuttosto che sofisticati congegni di disciplinamento o dressage, mi viene in mente questo potere crudele direttamente esercitato sul bìos più concreto, sui corpi stessi dei migranti, spoliati, spogliati, denudati, ricondotti a quella essenziale nuda vita di cui parla Giorgio Agamben (Agamben 1995). La nuda vita è oggi (forse è sempre stata) un campo di battaglia (Simonsen 2000). Il corpo è il primo luogo conteso nel gioco sociale e politico, e nella disputa intorno all’organizzazione dei territori: il corpo come oggetto di (bio) potere, disciplinato, costretto, addestrato, mutilato, marked da una parte; e il corpo come soggetto riappropriato, orgogliosamente esibito, autoprodotto, re-identificato dall’altra parte, e forse queste due dimensioni sono intrecciate, in modo inestricabile, l’una nell’altra: ‘perché il corpo, nella sua continua instabilità, non è che il risultato, sempre provvisorio, del conflitto delle forze di cui è costituito’ (Esposito 2004, 86). Il dominio sui corpi è caratterizzato da una duplicità: ‘è certamente coazione, violenza, uccisione, ma è anche valorizzazione del corpo, investimento del desiderio, valorizzazione della vita’ (Natoli 2005, 70)» (Paba 2007, 2-3).
Réfugié : citoyen d’un pays tiers qui, par crainte justifiée de persécution fondée sur la race, la religion, la nationalité, l’opinion politique ou l’appartenance à un groupe social particulier, se trouve en dehors du pays dont il est résident et qui, en raison de cette crainte, il ne peut, ou il ne veut pas se prévaloir de la protection de ce pays. Ou bien apatride qui se trouve hors du pays où il avait précédemment sa résidence habituelle et qui, pour les mêmes raisons, il ne peut pas ou il ne veut pas y retourner, et auquel l’article 12 de la directive 2011/95/UE ne s’applique pas.
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Corpi sorvegliati Nel loro migrare dai luoghi di origine alla terra di approdo gli individui sono ridotti a «nuda vita» (Agamben, 1995), cioè «alla loro componente biologica minima di uomini spogliati di tutto, a vittime umanitarie da soccorrere e assistere» (Marchetti, 2005: 50). In tal modo il corpo del migrante diviene durante il suo viaggio per i continenti la sua prima geografia di prossimità, «spazio personale, organo sensoriale, luogo del piacere e del dolore, e che esso è costruito nell’interazione sociale: “le identità sociali e le differenze sono costruite intorno alle differenze del corpo, come il genere, la razza, l’età, l’abilità. […] Il corpo è quindi anche un sito di lotta e di contestazione. L’accesso ai nostri corpi, il controllo su ciò che possiamo fare per essi, il modo in cui si muovono, dove possono andare o no, tutti questi aspetti sono fonte di regolazione e disputa tra i membri di una famiglia, nel lavoro, all’interno delle comunità, al livello dello stato, e anche del globo” (Valentine 2002, 15)» (Paba 2007, 4). Il dominio bio-politico sui corpi migranti tenta di monitorare, mappare e sorvegliare la sua geografia personale. Al contrario il corpo
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(Gambino 1998, 195). Pour les clandestins des migrations par mer, l’auto-spoliation ou la spoliation infligée par les passeurs est complète: une migration nue et essentielle, de corps sans identité et sans passé. Dans les côtes de Pouille, il est possible de trouver les vêtements que les migrants ont abandonnés pour les remplacer par un vêtement sec, protégé pendant le voyage dans un sac en plastique. De cette rive, ces corps essentiels et dépourvus de prothèse propriétaire – pour reprendre une expression de Gambino – ils commenceront une aventure humaine qui pourra leur donner à nouveau un corps, vêtu d’identité et d’histoire, un corps qui pourra se prolonger dans une famille, dans une maison (ou dans un rapport entre les maisons du monde), dans une colonie. Lorsque Foucault, en introduisant le concept de biopolitique, écrit que le biopouvoir est ‘l’ensemble des mécanismes grâce auxquels les traits biologiques qui caractérisent l’espèce humaine deviennent l’objet d’une politique, d’une stratégie politique, d’une stratégie générale de pouvoir’ (Foucault 2005, 13), plutôt que des dispositifs sophistiqués de discipline ou de dressage, me vient à l’esprit ce pouvoir cruel directement exercé sur le bìos le plus concret, sur les corps mêmes des migrants, spoliés, dépouillés, dénoncés, reliés à la vie essentielle nue, dont parle Giorgio Agamben (Agamben 1995). La vie nue est aujourd’hui (peutêtre a toujours été) un champ de bataille (Simonsen 2000). Le corps est le premier lieu contesté dans le jeu social et politique, et dans le conflit autour de l’organisation des territoires: le corps comme objet de (bio)pouvoir discipliné, forcé, entraîné, mutilé, marked; et le corps comme sujet réapproprié, fièrement exhibé, autoproduit, re-identifié de l’autre. Et peut-être ces deux dimensions sont entremêlées, de façon inextricable, l’une dans l’autre: ‘parce que le corps, dans sa constante instabilité, n’est que le résultat, toujours provisoire, du conflit des forces dont il est constitué’ (Esposito 2004, 86). La domination sur les corps est caractérisée par une duplicité: ‘est certainement contrainte, violence, meurtre, mais il est aussi valorisation du corps, investissement du désir, valorisation de la vie vita’ (Natoli 2005, 70)» (Paba 2007, 2-3). Corps surveillés Dans leur migration des lieux d’origine à la terre d’accostage, les individus sont réduits à «vie nue» (Agamben 1995), c’est-à-dire «à leur composante biologique minimale d’hommes dépouillés de tout, à des victimes humanitaires à secourir et à assister» (Marchetti 2005, 50). De cette façon, le corps du migrant devient pendant son voyage vers les continents sa première géographie de proximité, ‘espace personnel, organe sensoriel, lieu du plaisir et de la douleur, et qu’il est construit dans l’interaction sociale: les identités sociales et les différences sont construites autour des différences du corps, comme le sexe, la race, l’âge, l’habileté. […] Le corps est donc aussi un site de lutte et de contestation. L’accès à nos corps, le contrôle sur ce que nous pouvons faire pour eux, la façon dont ils se déplacent, où ils peuvent aller ou non,
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Richiedente asilo: persona che cerca la sicurezza da persecuzioni o danni gra- vi in un paese diverso dal proprio e in attesa di una decisione sulla domanda per ottenere lo status di rifugiato ai sensi delle norme giuridiche internazionali e nazionali.
migrante cerca di sottrarsi a tale dominio rimanendo in bilico tra desiderio di visibilità e ricerca di invisibilità. «Il corpo, la vita, non sono quindi un pacifico e stabile punto di partenza, un confortevole dato biologico originario, sono un enjeu, una posta in gioco, un luogo disputato. Corpi e vite sono prodotti nello spazio sociale, creati da noi stessi nel corso del tempo, segnati dalle interazioni umane, dai significati socialmente attribuiti: sono un progetto e un prodotto». Nell’esperienza del migrante tale progetto spoliato dai contenuti relazionali sostanziali si traduce nella ricerca spasmodica di una identità tracciata su un documento/foglio di riconoscimento.
Demandeur d’asile: individu cherchant à se prémunir contre des persécutions ou des dommages graves dans un pays autre que le sien, et dans l’attente d’une décision sur la demande de statut de réfugié en vertu des normes juridiques internationales et nationales Definizioni dell’Alto commissariato per le nazioni unite per i rifugiati (UNHCR). Définitions du Haut Commissariat des Nations unies pour les réfugiés (HCR).
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«Il passaporto è la parte più nobile di un uomo. E difatti non è mica così semplice da fare come un uomo. Un essere umano lo si può fare dappertutto, nel modo più irresponsabile e senza una ragione valida; ma un passaporto, no, mai. In compenso il passaporto, quando è buono viene riconosciuto; invece un uomo può essere buono quanto vuole, non viene riconosciuto lo stesso […] I passaporti si fanno soprattutto per via dell’ordine, che è assolutamente necessario in tempi come questi. Mettiamo che io e lei ce ne andiamo attorno senza un documento che attesti chi siamo, così che non riescono a trovarlo quando ci devono levare di torno: non ci sarebbe più ordine» (Brecht, 1967). Infine, quando il corpo migrante atterra in un sistema nazionale di accoglienza la collaborazione tra sistema politico e sistema umanitario si espleta ancora nell’attenzione di questa vita minima biologica dei rifugiati. «Appiattendo la prospettiva storica e politica, concentrandosi sull’istante umanitario, ci si da un gran da fare a salvaguardare la vita, e quindi ogni cura è rivolta al soddisfacimento dei bisogni primari degli assistiti» (Marchetti, 2005: 50). Per tale strada spariscono le individualità delle persone in trattenute e la dimensione del centro diventa una temporalità asettica proiettata su un eterno presente che cancella l’affollarsi di luoghi, paesaggi storici, eventi epocali, profumi, villaggi rurali, cibi, baracche, sapori che si raccontano, sottopelle, nei destini che si incrociano in questi luoghi. Ma quello che qui ci interessa non è tanto il dibatto sullo stato d’eccezione, che insiste sull’intricato rapporto che lega il diritto al momento della sua sospensione, ma il suo dato di fatto: e cioè il suo dilatarsi nelle democrazie occidentali quale utile strumento di controllo e arma politica sul fronte interno (reietti, marginali, criminali) e su quello esterno (‘terroristi’, immigrati, i sud del mondo).
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tous ces aspects sont source de régulation et de dispute entre les membres d’une famille, au travail, au sein des communautés, au niveau de l’Etat, et même du globe (Valentine 2002, 15)» (Paba 2007, 4). Le domaine bio-politique sur les corps migrants tente de suivre, de cartographier et de surveiller sa géographie personnelle. Au contraire, le corps migrant cherche à se soustraire à cette domination, en restant sur le carreau entre le désir de visibilité et la recherche de l’invisibilité. «Le corps, la vie, ne sont pas donc un point de départ pacifique et stable, une donnée biologique d’origine confortable, ils sont un enjeu, un enjeu, un lieu contesté. Corps et vies sont produits dans l’espace social, créés par nous-mêmes au fil du temps, marqués par les interactions humaines, par les significations socialement attribuées : ils sont un projet et un produit». Dans l’expérience du migrant, ce projet dépouillé des contenus relationnels substantiels se traduit par la recherche spasmodique d’une idetité tracée sur un document/feuille de reconnaissance.
«Le passeport est la partie la plus noble d’un homme. Ce n’est pas aussi simple à faire qu’un homme. Un être humain peut être fait partout, de la manière la plus irresponsable et sans raison valable; mais un passeport, non, jamais. En revanche, le passeport, lorsqu’il est bon, est reconnu; au contraire, un homme peut être aussi bon qu’il veut, il n’est pas reconnu lui-même. […] Les passeports se font surtout à cause de l’ordre, qui est absolument nécessaire en ces temps. Supposons que vous et moi allions nous promener sans document prouvant qui nous sommes, de sorte qu’ils ne peuvent pas le trouver quand ils doivent nous écarter : il n’y aurait plus d’ordre» (Brecht, 1967). Enfin, lorsque le corps migrant atterrit dans un système national d’accueil, la collaboration entre le système politique et le système humanitaire s’effectue encore dans l’attention de cette vie minimale biologique des réfugiés. «Aplanir la perspective historique et politique, en se concentrant sur l’instant humanitaire, on se donne beaucoup à faire pour sauvegarder la vie, et donc tout soin est porté à la satisfaction des besoins primaires des assistés» (Marchetti, 2005: 50). Ainsi disparaissent les individualités des personnes retenues et la taille du centre devient une temporalité aseptique projetée sur un éternel present, qui efface l’affluence de lieux, paysages historiques, événements historiques, parfums, villages ruraux, des aliments, des baraques, des saveurs qui se racontent, des sous-sols, des destins qui se croisent dans ces lieux. Mais ce qui nous intéresse ici, ce n’est pas tant le débat sur l’état d’exception, qui insiste sur le rapport complexe qui lie le droit au moment de sa suspension, mais sa réalité : c’est-à-dire son expansion dans les démocraties occidentales comme instrument utile de contrôle et d’arme politique sur le front intérieur (parias, marginaux, criminels) et sur le front extérieur (‘terroristes, immigrés, les sud du monde).
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grant reception in Italy, in other words: administrators, managers of migrant centres, cultural mediators, educators, association representatives and, finally and above all, the migrants themselves and the host communities. The project was structured into two distinct phases which were intimately interconnected, each of which characterised by specific moments of involvement of the above-mentioned subjects. The first phase was devoted to the interpretation and critical analysis of the system of signs produced by the complex mechanisms and spatial devices through which the reception of migratory flows from the Mediterranean is articulated in Italy. The research was carried out through an articulated work process involving the gathering and geo-referencing of data concerning migrant flows and the features of the different spatial devices present on the Italian territory. This was accompanied by a qualitative ‘on-field’ investigation, a Geddesian ‘body to body’ (Ferraro, 1998), which brought the researchers to carry out an inquiry either directly within or ‘near’ these border places. ‘Incursions’ were carried out, as well as surveys for determining their spatial conditions through the use of multimedia narrative tools (photos and videos). Spaces were also created, often informal, for meeting and discussing with the various actors involved in the reception system, so as to make their voices heard and their bodies felt, through the use of numerous tools and technologies, often of a hybrid, ‘mongrel’ nature, invented and created ad hoc, and used for a single purpose: to bring disorder into discussions, to ‘tarnish’ processes (Young, 1990), to develop a form of communication and critical involvement with the aim of calling attention to the reciprocal lack of good sense. The second phase, which at the moment of the writing of this text had not yet been completed, is oriented to the creation of hybrid design codes and languages that can help create territories and public spaces which are hospitable, plural, inclusive and open to diversity. It is for this reason that occasions were cre-
progetto è stato strutturato in due distinte fasi, intimamente interconnesse, ognuna delle quali è stata caratterizzata da particolari momenti di coinvolgimento dei suddetti soggetti. Una prima fase di lavoro è stata dedicata alla lettura e all’analisi critica del sistema di segni prodotti dai complessi meccanismi e dispositivi spaziali, attraverso i quali in Italia si articola l’accoglienza dei flussi migratori provenienti dal Mediterraneo. L’indagine è stata condotta mediante un articolato lavoro di reperimento e georeferenziazione dei dati sui flussi e sulle caratteristiche dei diversi dispositivi spaziali presenti sul territorio italiano. Ad essa è stata affiancata una complementare indagine qualitativa ‘sul campo’, un corpo a corpo geddesiano (Ferraro, 1998), che ha portato i ricercatori a strutturare un lavoro di ‘inchiesta’ direttamente all’interno o ‘vicino’ a questi luoghi di frontiera. Sono state praticate ‘incursioni’82 e sopralluoghi volti a testimoniarne, mediante l’uso di strumenti di narrazione multimediale (foto e video), le condizioni spaziali. Sono stati inoltre creati spazi, molto spesso informali, di incontro e dialogo con i diversi protagonisti coinvolti nel sistema di accoglienza, per dare potenza alle 82 Usiamo tale termine per evidenziare loro voci e ai loro corpi, attraverso come, molto spesso, documentare queste realtà territoriali non sia stato facile. Da un una pluralità di strumenti e tecnolato, infatti, non è praticamente possibile ottenere le autorizzazioni per visitare i logie spesso ibride, ‘bastarde’, ingrandi centri di detenzione amministrati- ventate e create ad hoc, utilizzate va dei migranti. Così che le immagini e le informazioni ottenute sono passate per ad un solo scopo: disordinare le canali ‘illegali’, informali, disobbedienti di documentazione. Dall’altro, il tracciamento discussioni, ‘sporcare’ i processi di una mappa dell’informalità abitativa dei (Young, 1990), sviluppare una formigranti, benché rappresenti solo un’istantanea di tale realtà in continuo movimento, ma di comunicazione e di coinvolha implicato percorsi ‘attrigati’, esplorazioni inattese, lunghe frustrazioni e grandi gimento critico con l’obiettivo di emozioni. richiamare l’attenzione sulle non We use this term to highlight how, very often, documenting these territorial reali- ragionevolezze reciproche. ties has not been easy. On the one hand, it is virtually impossible to obtain permits Una seconda fase del lavoro, ancora non conclusa al moto visit large administrative detention centres for migrants. So that the images and mento della stesura di questo testo, è stata orientata alla information obtained have passed through creazione di codici e linguaggi progettuali ibridi capaci di channels ‘illegal’, informal, disobedient documentation. On the other hand, the tracing of a map of the habitable informality of migrants, although it represents only a snapshot of this reality in continuous movement, has involved paths ¿attrigati’, unexpected explorations, long frustrations and great emotions.
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ated for collective reflection and dialogue, more or less formal and more or less structured. In particular, interactive design workshops were implemented as subsections of the research project, respectively denominated Migrant Constellations and Migrant Alphabet, as experimental work-sites for producing ‘cultural inscriptions’ in public spaces, aimed at providing orientation and easing the journey of migrants within the receiving territories of reception, thus making them more hospitable.
Escape and arrival The first part of the research, aimed at reconstructing the system of signs produced by the complex mechanisms and spatial devices established by the Italian system for the reception of migrant flows arriving from the Mediterranean, determined that the escaping migrant bodies weave a complex geography of displacements, largely driven by instances of control on international mobility in the form of borders implemented by individual states or organised groups of nations. Approximately half of the individuals who migrate from the south to the north remain at the gates of the Western world. These immigrants become part of the great multitude of irregular citizens which remain in what was meant by them to be a transit country, and where more often than not they are not guaranteed their fundamental human rights. For the other, ‘more fortunate’ half, the Mediterranean is the last great barrier that must be traversed, before reaching the longed-for Europe. On the other shore, the Western world prepares itself for receiving these bodies in transit, following the rhetoric of siege and invasion. Under the narrative of a perceived threat, walls are built and stringent normative and spatial regulations are prepared for annihilating the enemy’s humanity. Devices for controlling, confining or warding off migrant bodies, which are present in contemporary territories,
Fughe e approdi La prima parte della ricerca, finalizzata alla ricostruzione del sistema di segni prodotti dai complessi meccanismi e dispositivi spaziali delineati dal sistema italiano di accoglienza dei flussi migranti in arrivo dal Mediterraneo, ha rilevato che le fughe dei corpi migranti tessono una complessa geografia di spostamenti, in larga parte pilotati da ‘gesti’ di controllo della mobilità internazionale mediante confini messi in atto dai singoli Stati o da loro raggruppamenti. Per la metà degli individui in transito dal Sud a nord del mondo, il proprio progetto migratorio si arresta alle porte del mondo occidentale. Questi rimangono ad alimentare le fila degli irregolari depositati in paesi di transito, nei quali generalmente non vengono loro granatiti i diritti umani fondamentali. Per l’altra metà, la più ‘fortunata’, il Mediterraneo diviene l’ultima grande barriera da attraversare, prima di arrivare nella tanta desiderata Europa. Dall’altra parte del mare il mondo occidentale si prepara all’accoglienza di questi corpi in transito seguendo la retorica dell’assedio e dell’invasione. Sotto la narrazione della minaccia si erigono così muri e si predispongono stringenti dettati normativi e spaziali volti ad annientare il nemico in quanto uomo. Dispositivi di controllo, confinamento o respingimento dei corpi migranti, che caratterizzano alle diverse scale e con forme plurime i territori contemporanei, delineano un vero e proprio paesaggio migrante. Tale
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creare territori e spazi pubblici ospitali, plurali, inclusivi e aperti alla diversità. Sono stati pertanto costruite occasioni di dialogo e riflessioni collettive, più o meno formali e più o meno strutturate. Sono stati in particolar modo sperimentati dei laboratori interattivi di design, sottosezioni del progetto di ricerca denominate rispettivamente Costellazioni Migranti e Alfabeto migrante, come cantieri sperimentali attraverso i quali produrre ‘iscrizioni culturali’ all’interno degli spazi pubblici, volti ad orientare ed agevlorare il viaggio dei migranti dentro i territori di accoglienza, al fine di renderli più ospitali.
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— Fughe. Muri, varchi, impedimenti, sbarchi, annegamenti, accoglienze, respingimenti — Fughes. Murs, passages, entraves, débarquements, noyades, réception, rejets
I movimenti di popolazione caratterizzano in modo prepotente il metabolismo dei territori contemporanei (Paba, 2017). Essi, intesi come insieme di spostamenti locali, regionali e internazionali hanno, negli ultimi anni hanno assunto una rilevante intensità – persone che si spostano dai paesi poveri a quelli ricchi, dal sud verso il nord e qualche volta il contrario, dalle campagne verso le città e viceversa, dalle aree interne verso le coste, dai centri verso le periferie o dalle periferie verso nuovi centri – e multiformi nature, traiettorie e oggetti – le mobilità del riciclaggio del denaro, del commercio di droghe, delle scorie e dei rifiuti, delle infezioni, dei crimini urbani, dei richiedenti asilo, del commercio di armi, del traffico di esseri umani, del commercio di schiavi e del terrorismo urbano (Sheller e Urry, 2006, p. 220). La loro rilevanza è talmente evidente al punto che alcuni autori (Sheller e Urry, 2006), hanno parlato di mobility turn, indicando con ciò la necessità di un cambiamento di paradigma, con l’obbiettivo di cogliere la nuova fenomenologia delle dislocazioni, materiali e virtuali, delle persone e delle cose. Tra i diversi tipi di movimento che caratterizzano i territori contemporanei consideriamo qui quello inerente i grandi flussi transcontinentali dei ‘corpi’ migranti, in relazione ai quali appare particolarmente significativa una delle caratteristiche delle nuove mobilità ovvero il fatto che il
Les mouvements de population caractérisent de façon prédominante le métabolisme des territoires contemporains (Paba, 2017). Ils sont un ensemble de déplacements locaux, régionaux et internationaux et ont pris, ces dernières années, une intensité considerable – personnes qui se déplacent des pays pauvres vers les pays riches, du sud vers le nord et parfois le contraire, des campagnes vers les villes et vice versa, des zones internes vers les côtes, des centres vers les périphéries ou des banlieues vers de nouveaux centres – multiformes natures, trajectoires et objets – la mobilité du blanchiment d’argent, du commerce des drogues, des déchets, des infections, des crimes urbains, des demandeurs d’asile, du commerce des armes, de la traite des êtres humains, du commerce des esclaves et du terrorisme urbain (Sheller e Urry, 2006). Leur importance est si évidente au point que certains auteurs (Sheller et Urry, 2006) ont parlé de mobility turn, indiquant ainsi la nécessité d’un changement de paradigme, avec l’objectif de saisir la nouvelle phénoménologie des dislocations, matérielles et virtuelles, des gens et des choses. Parmi les différents types de mouvement qui caractérisent les territoires contemporains, nous considérons ici celui inhérent aux grands flux transcontinentaux des ‘corps migrants’, par rapport auxquels apparaît particulièrement si-
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L’apparato iconografico della sezione Fughe usa un linguaggio misto tra fotografia e infografica. Le fotografie, di Flavia Veronesi, Stefano Visconti | Itaca Freelance, sono state realizzate per un precedente progetto del DIDA, intitolato Le cose degli altri. Racconti Migranti attraverso gli oggettiT a cura di Giuseppe Lotti. Le infografiche invece sintetizzano alcuni dati relativi ai flussi migratori tra Italia e mediterraneo. L’appareil iconographique de la section Fuites utilise un langage mixte entre photographie et infographie. Les photographies, par Flavia Veronesi, Stefano Visconti | Itaca Freelance, ont été réalisées pour un précédent projet de DIDA, intitulé Le cose degli altri. Racconti Migranti attraverso gli oggetti mené par Giuseppe Lotti. Les infographies, par contre, synthétisent quelques données relatives aux flux migratoires entre l’Italie et la Méditerranée.
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
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temporale. Ricostruire quindi un quadro completo ed esaustivo sui flussi che interessano la penisola diviene compito molto gravoso. Tale difficolta trova nelle pubblicazioni dell’UNCR una finestra di lettura del contesto (movimenti e arrivi via mare) abbastanza attendibile per il quadro temporale 2015-2019. I rapporti mostrano sintetizzati i movimenti in questi tre anni di Italia, Spagna e Grecia, Malta e Cipro. Nell’arco temporale che va dal 2015 al 2018 gli arrivi in Europa via mare quantificano 1.015.877 persone nel 2015, scendendo di numero fino ad arrivare a 116.647 nel 2018. Nello stesso anno è diminuito anche il numero di morti e dispersi in mare 2.275, con una media di 1 morto per ogni 51 arrivi. Da gennaio a dicembre 2018 sono 24.885 persone reinsediate in Europa e di queste 2.404 evacuate dalla Libia. L’Italia sempre nel 2018 ha visto un calo dell’80% di arrivi rispetto all’anno precedente, calo persistente nel 2019. Sono 153.800 gli arrivati via mare nel 2015, 18.400 nel 2016, 119.400
LONDRA
BRUXELLES
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cherches sur l’immigration). En Italie, le Ministère de l’Intérieur et l’Institut National de Statistique (Istat) fournissent des données statistiques souvent obsolètes. En outre, il est fréquent que différentes sources rapportent des données différentes pour la même période. Reconstruire ainsi un tableau complet et exhaustif des flux qui affectent la péninsule devient une tâche très lourde. Cette difficulté trouve dans les publications de l’UNCR une fenêtre de lecture du contexte (mouvements et arrivées par mer) assez fiable pour le cadre temporel 2015-2019. Les rapports récapitulent les mouvements au cours de ces trois années en Italie, en Espagne et en Grèce, à Malte et à Chypre. Dans la période qui va de 2015 à 2018 les arrivées en Europe par mer quantifient 1.015.877 personnes dans le 2015, en descendant de nombre jusqu’à arriver à 116.647 dans le 2018. La même année, le nombre de morts et de disparitions dans la mer a diminué de 275, avec une moyenne de 1 mort pour 51 arrivées. De janvier à décembre 2018, 24.885 personnes ont été réinstallées en Europe, dont 2.404 ont été évacuées de Libye. L’Italie toujours dans le 2018 a vu baisse d’arrivées du 80% par rapport à l’an précédent, baisse persistante dans le 2019. Ils sont 153.800 les arrivés mer dans le 2015, 18.400 dans le 2016,
PARIGI
INSTANBUL MADRID
ROMA
MALAGA ALGERI
CASABLANCA OUJDA
ATENE
TUNISI
MERSI BEIRUT
TRIPOLI
OUARGLA
DAMASCO
BANGASI
ISOLE CANARIE
CAIRO CUFRA TAMANRASSET
BAMAKO
ASSUAN PORT SUDAN
TESSALIT
NOUAKCHOTT
DAKAR
DJANET
DIRKU
DONGOLA SANA’A
AGADEZ
GAO
SAFE
GADAREF
ASMARA GIBUTI
NIAMEY N’DJAMENA ADDIS ABEBA FREETOWN
MASSALA
MONROVIA
LAGOS PORTO NOVO ACCRA ABIDJAN
GIUBA YAOUNDÈ
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HARAR
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Identità migrante
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nel 2017, 23.400 nel 2018 e solamente 7.600 sbarcati al 20194. Attraverso i dati del 2018 si può avere una panoramica dei migranti e rifugiati che sbarcano in Italia: 72% uomini, 10% donne ed il 18% di minori (di cui 3.536 non accompagnati), i principali paesi di provenienza possono essere elencati in ordine decrescente: Tunisia, Eritrea, Iraq, Sudan e Pakistan. Il 2019 registra un totale 80.800 rifugiati e i migranti arrivati in Europa lungo i canali del Mediterraneo. Qualche numero per un piccolo ritratto dell’Italia ‘straniera’ Secondo il Dossier statistico Immigrazione del 2019 del Centro studi e Ricerche Idos, i cittadini stranieri residenti in Italia ammontano a 5.255.503 unità, pari all’8,7% della popolazione italiana (era il 6,5% nel 2008). Dal 2013 al 2018 i residenti stranieri sono aumentati del 6,8%. Le acquisizioni di cittadinanza nel 2018 sono state 112.523. Il tasso di acquisizione di cittadinanza per mille residenti è 21,6. Analizzando la distribuzione per età, si evidenzia che la popolazione straniera minorenne risulta pari al 20,2% del totale; gli ultra 65enni si fermano al 4,4%. I nati stranieri nel 2018 sono stati 65.444 e rappresentano il 14,9% dei nuovi nati nel nostro Paese. Gli studenti stranieri nelle scuole italiane sono oltre 841mila. La distribuzione degli stranieri sul territorio nazionale risulta disomogenea: il 57,5% risiede nell’Italia settentrionale (il 33,6% al Nord-Ovest ed il 23,9% al Nord-Est), il 25,4% al Centro, solo il 17,1% nel Mezzogiorno (12,2% al Sud e 4,9% nelle Isole). La metà dei residen-
Identité migrante
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119.400 dans le 2017, 23.400 dans le 2018 et seulement 7.600 débarqués au 2019. À travers les données de 2018 on peut avoir un aperçu des migrants et réfugiés qui débarquent en Italie : 72% hommes, 10% femmes et 18% mineurs (dont 3.536 non accompagnés), les principaux pays de provenance peuvent être énumérés en ordre décroissant : Tunisie, Erythrée, Irak, Le Soudan et le Pakistan. L’année 2019 compte un total de 80.800 réfugiés et migrants arrivés en Europe le long des canaux de la Méditerranée. Quelques numéros pour un petit portrait de l’Italie étrange Selon le Dossier statistique Immigration de 2019 du Centre d’études et de recherches idos, les citoyens étrangers résidant en Italie s’élèvent à 5.255.503 unités, soit 8,7% de la population italienne (il était le 6,5% en 2008). De 2013 à 2018 les résidents étrangers ont augmenté du 6,8%. Les acquisitions de citoyenneté en 2018 ont été 112.523. Le taux d’acquisition de citoyenneté pour mille résidents est 21,6. Si l’on analyse la répartition par âge, on constate que la population étrangère mineure représente 20,2% du total; les plus de 65 ans s’arrêtent à 4,4%. Les naissances étrangères en 2018 ont été 65.444 et représentent le 14,9% des nouveaux nés dans notre Pays. Les étudiants étrangers dans les écoles italiennes sont au-delà de 841mil. La répartition des étrangers sur le territoire national est inégale : 57,5% résident dans le nord de l’Italie (33,6% au nord-
donne
18%
uomini
72%
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ti immigrati è di origine europea (50,2%; 30,1% Ue), poco più di un quinto africana (21,7%) e asiatica (20,8%), il 7,2% di origine americana. La nazionalità più rappresentata è quella romena (23%, oltre 1,2 milioni di unità), seguita da quella albanese (8,4%) e marocchina (8%), quarta quella cinese (5,7%), quinta quella ucraina (4,6%).I migranti sbarcati in Italia raggiungono le 23.370 unità (2018), il 18% dei quali sono minori. 3.536 sono i minori non accompagnati sbarcati, 5.229 i minori non reperibili. Le richieste di protezione internazionale ammontano a 59.950, il 32,2% delle quali accolte. Dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2018, il 52,4% ha come motivo la famiglia, il 41,6% l’asilo ed altri motivi umanitari, il 6% il lavoro. Gli occupati stranieri sono 2.455.000, il 65,9% nei servizi (il 20,8% nel commercio, alberghi, ristoranti); il 27,7% nell’industria; il 6,4% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Rispetto a dieci anni fa si registra un incremento degli immigrati attivi nei settori dei servizi e dell’agricoltura e, per contro, una flessione nell’industria (sia costruzioni sia industria in senso stretto). Gli occupati stranieri incidono per il 17,9% sul totale degli occupati in agricoltura, per l’11,2% nell’industria, per il 9,9% nei servizi. Un terzo dei lavoratori stranieri (33,3%) svolge professioni non qualificate (la quota è dell’8,2% tra i lavoratori italiani), il 29,7% sono operai o artigiani, il 29,4% impiegati, solo il 7,6% svolge professioni qualificate (contro il 38,5% degli occupati italiani). I sovraistruiti sono il 35,5% (tra gli italiani sono il 25%); i sottoccupati il 7,3%. La retribuzione media mensile è di 1.023 euro, decisamente inferiore a quella dei lavoratori italiani: 1.366 euro. Le donne rappresentano il 44,2% degli occupati stranieri, percentuale superiore a quella relativa agli occupati italiani (41,8%).I disoccupati stranieri sono circa 400.000, con un tasso di disoccupazione del 14%. Le imprese gestite da residenti stranieri sono 602.180, pari al 9,9% del numero complessivo delle imprese nel nostro Paese. I titolari stranieri di imprese provengono soprattutto da Marocco, Cina e Romania. Per quanto concerne l’appartenenza religiosa degli stranieri in Italia, il 52,2% sono cristiani (17,7% cattolici), il 33,3% musulmani, il 3% induisti, il 2,3% buddisti, il 4,7% atei/agnostici. L’incidenza dei matrimoni misti sul totale dei matrimoni in Italia è dell’8,1%. Le rimesse per l’estero ammontano a oltre 6,2 miliardi di euro; i primi paesi di destinazione delle rimesse sono Bangladesh, Romania, Filippine. I detenuti stranieri in Italia sono 20.224.
bambini
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sistema di spostamenti è definito dalla dialettica tra mobilità e immobilità, tra mobilities and moorings, tra movimenti e ancoraggi (Paba, 2017). Le new mobilities sono quindi un fenomeno relazionale complesso nel quale il gioco dei movimenti è strettamente intrecciato con un sistema di muri, barriere, contenimenti, «siano essi infrastrutture, ostacoli fisico-geografici, norme e regolamenti, pratiche sociali, politiche, le quali contestano e piegano i movimenti e gli spostamenti nello spazio fisico e sociale» (Söderström et al. 2013, p.6). «Muri e corridoi di fuga, varchi e impedimenti, rotte marine e barriere terrestri, sbarchi e annegamenti, accoglienze e respingimenti: il paesaggio delle migrazioni vive di questa dialettica tra aperture e chiusure, mobilità e immobilità, tra le popolazioni in transito che affollano le strade del pianeta e le trapped populations (Lubkemann, 2008; Black e Collyer, 2014), le popolazioni intrappolate in un’area di confine, in un campo/carcere in attesa di partire, in un recinto nel punto di arrivo, in una sacca di territorio prodotta da un disastro naturale o dagli esiti del cambiamento climatico, in una prigione di povertà così buia da impedire ogni fuga» (Paba, 2017, pp. 8). Sin questo spazio geopolitico internazionale, insieme di confini e flussi si stima che i movimenti di popolazione abbiano coinvolto negli ultimi decenni oltre un miliardo di persone. Nel 2015 sono calcolate in 244 milioni le persone che vivono in un paese diverso da quello di nascita, mentre sono 65 milioni i rifugiati nei diversi paesi del mondo (IOM, 2017). «I fattori che sono all’origine dei movimenti sono intrecciati e interdipendenti: i cambiamenti climatici accentuano le conseguenze dei disastri naturali desertificando intere regioni; strategie economiche, per esempio il land grabbing, ma anche l’ocean grabbing (Bennett et al., 2015), aggravano la spinta ad emigrare agendo sull’instabilità politica e militare, generando guerre e conflitti; il desiderio di una vita migliore incrocia tutti i fattori precedenti e può essere da solo la causa di uno spostamento» (Paba, 2017, p.10). Tuttavia l’attuale flusso di migranti e rifugiati non va visto come un fenomeno nuovo (Cremaschi, 2017), ma come un sistema sul lungo
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Identité migrante
gnificative l’une des caractéristiques des nouvelles mobilité, c’est-à-dire le fait que le système de déplacements est défini par la dialectique entre mobilité et immobilité, entre mobilities and moorings, entre mouvements et ancrages (Paba, 2017). Les new mobilities sont donc un phénomène relationnel complexe dans lequel le jeu des mouvements est étroitement lié à un système de murs, de barrières, de contentieux, «qu’il s’agisse d’infrastructures, d’obstacles physiques et géographiques, de normes et de règlements, de pratiques sociales, de politiques qui contestent et plient les mouvements et les déplacements dans l’espace physique et social» (Söderström et al. 2013, p.6). «Murs et couloirs de fuite, passages et obstacles, routes maritimes et barrières terrestres, débarquements et noyades, accueil et refoulements: le paysage des migrations vivantes de cette dialectique entre ouvertures et fermetures, mobilité et immobilité, entre les populations en transit qui affluent les routes de la planète et les trapped populations (Lubkemann, 2008; Black e Collyer, 2014), les populations piégées dans une zone frontalière, dans un camp/une prison en attente de départ, dans une enceinte au point d’arrivée, dans un sac de terre issu d’une catastrophe naturelle ou des conséquences du changement climatique, dans une prison de pauvreté si sombre qu’elle empêche toute fuite» (Paba, 2017, pp. 8). Dans cet espace géopolitique international, ensemble de frontières et de flux, on estime que les mouvements de population ont touché plus d’un milliard de personnes au cours des dernières décennies. En 2015, on estime à 244 millions le nombre de personnes vivant dans un pays autre que celui de leur naissance, alors qu’il y a 65 millions de réfugiés dans les différents pays du monde (IOM, 2017). «Les facteurs qui sont à l’origine des mouvements sont imbriqués et interdépendants: les changements climatiques accentuent les conséquences des catastrophes naturelles en désertifiant des régions entières des stratégies économiques, par exemple le land grabbing, mais aussi l’ocean grabbing (Bennett et al., 2015), aggravent la poussée à l’émigration en agissant sur l’instabilité politique et militaire, générant des guerres et des conflits; le désir d’une vie meilleure croise tous les facteurs précédents et peut être à lui seul la cause d’un déplacement» (Paba, 2017, p.10). Toutefois, l’afflux actuel de migrants et de réfugiés ne doit pas être considéré comme un phénomène nouveau (Cremaschi, 2017), mais comme un système à long terme (Agier, 2010), qui alterne d’afflux accrues au, inversement, phases de faible afflux. Les mouvements ne sont pas constants et prévisibles, mais dépendent de nombreuses
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Ad esempio il Ministero dell’Interno non aggiorna la pagina informativa sui flussi migranti dal 2015. UNHCR, rapporto pdf: Viaggi disperati. Rifugiati e migranti in arrivo in Europa e alle sue frontiere. Gennaio – dicembre 2018 UNHCR, rapporto Pdf: Viaggi disperati. Rifugiati e migranti in arrivo in Europa e alle sue frontiere. Gennaio- settembre 2019
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L’Italia come terra di immigrazione Quando si parla di immigrazione in Italia si commette spesso l’errore di pensare che si tratti di un fenomeno recente. In realtà, essendo la porta d’Europa sul Mediterraneo, essa ha visto circolare sul proprio territorio innumerevoli flussi. Popoli ed etnie diverse hanno percorso nel tempo lungo della storia la penisola, lasciando su di essa segni permanenti culturali e fisici, che possiamo definire «felici incroci e tragici scontri di civiltà [...] popoli e tradizioni culturali e religiose diverse che si sono contaminate o meticciate» (Turchi, Romanelli 2013, 15). In tempi più recenti possiamo dire che l’immigrazione è divenuta in Italia fenomeno strutturale da almeno 25 anni e che presenta caratteristiche proprie a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. In questo periodo la penisola si popola di gruppi di stranieri, costituiti da sfollati, ex-prigionieri e profughi della diaspora ebraica in viaggio verso la Palestina (molte navi che portano gli ebrei dall’Europa a Israele tra il 1945 e il 1948 salparono da porti italiani) o gli Stati Uniti. A questi si aggiungono gruppi di civili che lasciano regioni rimaste sotto il controllo per brevi o lunghi periodi: i profughi provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia e coloro che abbandonano le zone coloniali africane e greche (Colucci, 2018). Nel corso degli anni sessanta e dei primi anni settanta del novecento si registrano i primi movimenti migratori verso l’Italia: si tratta di studenti, lavoratori e lavoratrici provenienti da Eritrea, Etiopia e Somalia, le ex colonie italiane, oppure da altri paesi dell’Africa settentrionale, che si inseriscono soprattutto nel lavoro domestico. Un altro flusso notevole negli anni sessanta riguarda due aree di frontiera: il Friuli-Venezia Giulia (la frontiera con la ex Jugoslavia) e la Sicilia occidentale dove nel 1968 comincia un reclutamento organizzato da parte degli armatori di Mazara del Vallo che assoldano immigrati tunisini per impiegarli nei pescherecci. Alla fine degli anni sessanta cominciano inoltre ad arrivare i dissidenti politici e gli esuli in fuga dalle dittature latinoamericane e che cercano rifugio soprattutto nelle grandi città italiane come Roma. Negli anni ottanta la presenza straniera in Italia aumenta, soprattutto in alcune zone, al punto da determinare l’approvazione della prima legge sull’immigrazione che risale al 1986
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Par exemple, le ministère de l’Intérieur n’a pas mis à jour la page d’information sur les flux migratoires depuis 2015. UNHCR, Doissier pdf: Viaggi disperati. Rifugiati e migranti in arrivo in Europa e alle sue frontiere. Gennaio – dicembre 2018 UNHCR, Doissier pdf: Viaggi disperati. Rifugiati e migranti in arrivo in Europa e alle sue frontiere. Gennaio – dicembre 2019
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periodo (Agier, 2010), che vede alternarsi fasi di maggiore afflusso ad altre viceversa di scarso afflusso. I movimenti non sono costanti, e prevedibili, ma dipendenti da molte cause. La migrazione è il prodotto di forze di attrazione e spinta. Come il caso italiano ben dimostra.
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ouest et 23,9% au nord-est), 25,4% au centre, seulement 17,1% dans le Mezzogiorno (12,2% au sud et 4,9% dans les îles). La moitié des résidents immigrés sont d’origine européenne (50,2%; 30,1% UE), un peu plus d’un cinquième africain (21,7%) et asiatique (20,8%), 7,2% d’origine américaine. La nationalité la plus représentée est celle de la Roumanie (23%, plus de 1,2 million d’unités), suivie de l’Albanie (8,4%) et du Maroc (8%), la quatrième de la Chine (5,7%), la cinquième de l’Ukraine (4,6%). Les migrants débarqués en Italie atteignent 23.370 unités (2018), dont 18% sont mineurs. 3.536 les mineurs non accompagnés débarqués, 5.229 les mineurs indisponibles. Les demandes de protection internationale s’élèvent à 59950, dont 32,2 % ont été acceptées.Sur les nouveaux titres de séjour délivrés en 2018, 52,4% ont pour raison la famille, 41,6% l’asile et d’autres raisons humanitaires, 6% le travail. L’emploi étranger est de 2.455.000, 65,9% dans les services (20,8% dans le commerce, hôtels, restaurants), 27,7% dans l’industrie, 6,4% dans l’agriculture, sylviculture et pêche. Par rapport à il y a dix ans, on enregistre une augmentation des immigrés actifs dans les secteurs des services et de l’agriculture et, en revanche, un fléchissement dans l’industrie (aussi bien la construction que l’industrie au sens strict). L’emploi étranger représente 17,9 % de l’emploi agricole total, 11,2 % de l’industrie, 9,9 % de l’emploi tertiaire. Un tiers des travailleurs étrangers (33,3%) exercent des professions non qualifiées (8,2% des travailleurs italiens), 29,7% sont ouvriers ou artisans, 29,4% employés, seulement 7,6% exercent des professions qualifiées (contre 38,5% des travailleurs italiens). 35,5 % des personnes ayant dépassé l’enseignement supérieur (25 % des Italiens), 7,3 % des sous-employés. Le salaire mensuel moyen est de 1.023 euros, nettement inférieur à celui des travailleurs italiens : 1.366 euros. Les femmes représentent 44,2 % des travailleurs étrangers, pourcentage supérieur à celui des travailleurs italiens (41,8 %). Les chômeurs étrangers sont environ 400.000, avec un taux de chômage de 14%. Les entreprises gérées de résidents étrangers sont 602.180, pair au 9,9% du nombre global des entreprises dans notre Pays. Les propriétaires étrangers d’entreprises viennent principalement du Maroc, de Chine et de Roumanie. En ce qui concerne l’appartenance religieuse des étrangers en Italie, 52,2% sont chrétiens (17,7% catholiques), 33,3% musulmans, 3% hindous, 2,3% bouddhistes, 4,7% athées/agnostiques. L’incidence des mariages mixtes sur le total des mariages en Italie est de 8,1%. Les envois de fonds pour l’étranger s’élèvent à plus de 6,2 milliards d’euros; les premiers pays destinataires des envois de fonds sont le Bangladesh, la Roumanie et les Philippines. Les détenus étrangers en Italie sont au nombre de 20.224.
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causes. La migration est le produit de forces d’attraction et de poussée. Comme le cas italien le démontre bien. L’Italie comme terre d’immigration Quand on parle d’immigration en Italie, on commet souvent l’erreur de penser qu’il s’agit d’un phénomène récent. En réalité, la porte de l’Europe sur la Méditerranée a vu circulé sur son territoire d’innombrables flux. Différents peuples et ethnies ont parcouru, dans le temps long de l’histoire, la péninsule, laissant sur elle des signes culturels et physiques permanents, que nous pouvons définir «heureux carrefours et tragiques affrontements de civilisations [...] peuples et traditions culturelles et religieuses différentes qui se sont souillées ou métissées» (Turchi, Romanelli 2013, 15). À une époque plus récente, nous pouvons dire que l’immigration est devenue en Italie un phénomène structurel (presque depuis au moins 25 ans) et qu’elle présente des caractéristiques propres depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale. En ce moment, la péninsule est peuplée de groupes d’étrangers, constitués de déplacés, d’anciens prisonniers et de réfugiés de la diaspora juive en route vers la Palestine (de nombreux navires qui amènent les juifs d’Europe à Israël entre 1945 et 1948 naviguent depuis des ports italiens) ou les États-Unis d’Amérique. À ceux-ci s’ajoutent des groupes de civils qui laissent des régions restées sous contrôle pendant de courtes ou longues périodes: les réfugiés provenant de l’Istrie et de la Dalmatie et ceux qui abandonnent les zones coloniales africaines et grecques (Colucci, 2018). Au cours des années 60 et au début des années 70, on enregistre les premiers mouvements migratoires vers l’Italie: il s’agit d’étudiants, de travailleurs et de travailleuses provenant d’Érythrée, d’Ethiopie et de Somalie, d’anciennes colonies italiennes, ou d’autres pays d’Afrique du Nord, qui s’intègrent principalement dans le travail domestique. Un autre flux notable dans les années 60 concerne deux aires de frontière: le Frioul-Vénétie Julienne (la frontière avec l’ex-Yougoslavie) et la Sicile occidentale où commence en 1968 un recrutement organisé par les armateurs de Mazara del Vallo qui engagent des immigrés tunisiens pour les employer dans les bateaux de pêche. En outre, à la fin des années soixante commencent à arriver les dissidents politiques et les exilés qui fuient les dictatures latino-américaines et qui cherchent refuge surtout dans les grandes villes italiennes comme Rome.
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
at different scales and forms, outline a true and proper migrant landscape. This landscape, which develops the idea of the French anthropologist Michel Agier of a global landscape83 dominated by the aesthetics (gigantic, monstrous and compassionate) of the countryside (Agier, 2014), in the Italian context takes on a peculiar form and consistency of signs, and translates into a continuous ‘marking’ aimed at achieving a separation, a spatialisation of the distance (Paone, 2008) orientated to the fragmentation of territorial contexts, through which a progressive impoverishment takes place (at the different scales) of the place understood as a space for social interaction. Within this migrant landscape, a key role, although not exclusively, is played, especially in Italy, by suspended spaces, moorings, places for the administrative confinement of migrants, of varying types and forms, ideologically supported by the conception of migrations as public order issues. The Italian reception system determines a geography made of suspended spaces, spread-out throughout the peninsula and following a management organisation that operates on two levels: that of the first reception, destined to providing a first ‘mooring’ to the arriving flows, including hotspots and First reception regional centres (Hubs); and that of the second level, where asylum seekers or unaccompanied minors are ‘sorted’, which involves institutions such as Siproimi (Protection System for Beneficiaries of International Protection and for Unaccompanied Foreign Minors) and the Cas, Extraordinary Reception Centres, a hybrid between the first and second reception levels. Those who are not considered as having a right to political asylum receive deportation procedures and are taken to a Cpr (Detention and Repatriation Centre), where they may stay for a maximum of 180 days84 before being sent back to their countries of origin. The reception system, as established by the Italian state, is incapable of ac-
paesaggio, che riprende e sviluppa l’idea dell’antropologo francese Michel Agier di un paesaggio globale83 dominato dall’estetica (gigantesca, mostruosa e compassionevole) del campo (Agier, 2014), assume nel contesto italiano, una peculiare declinazione e consistenza di segni, traducendosi in una ‘marcatura’ continua finalizzata alla separazione, una spazializzazione della messa a distanza (Paone, 2008) orientata alla frammentazione dei contesti territoriali, mediante la quale si produce un progressivo impoverimento (alle diverse scale) del luogo inteso quale spazio di incontro. All’interno di questo paesaggio migrante un ruolo predominante, anche se non esclusivo, è rivestito, in particolar modo nel territorio italiano, dagli spazi sospesi, approdi, zone di confinamento amministrativo dei migranti, di diversa natura e forma, ideologicamente sorrette dal fenomeno delle migrazioni come problema di ordine pubblico. Il sistema di accoglienza italiano disegna una geografia di spazi sospesi, diffusi sul territorio della penisola, secondo uno schema gestionale, che opera su due livelli: quello della prima accoglienza, destinato a dare un primo approdo ai flussi umani in arrivo, che comprende gli Hotspots e i Centri regionali di prima acco83 L’ipotesi di Agier (2014) si ispira ai pa- glienza (Hub); quello della seconda esaggi globali immaginati dall’antropologo accoglienza, dove vengono ‘smistaArjun Appadurai, elaborata nel corso degli anni Novanta, che rimarca l’’esistenza di ti’ i richiedenti o titolari di proteziouna mondializzazione sopranazionale eccessivamente deterritorializzata alla base ne internazionale o i minori stranieri della crisi della località (Appadurai, 2005). non accompagnati, che comprende Il punto di vista di Agier si differenzia dall’ipotesi di Appadurai nella misura in cui si il Siproimi (Sistema di protezione per basa su una antropologia-mondo ancorata ai contesti locali secondo cui il paesaggio titolari di protezione internazionale e non è un’astrazione ma si riferisce alla realtà concreta dei luoghi. Prospettiva dalla per minori stranieri non accompaquale anche noi vogliamo guardare il paegnati) e i Cas, Centri di Accogliensaggio migrante. The hypothesis of Agier (2014) is inspired za Straordinaria, ibrido tra prima e seconda accoglienza. by the global landscapes imagined by the anthropologist Arjun Appadurai, elaborated Coloro che, al contrario, non vengono ritenuti idonei ad during the nineties, which points out the intraprendere un percorso di domanda di asilo politico e existence of a supranational globalization excessively deterritorialized at the base of che quindi ricevono procedimenti di espulsione, vengothe crisis of the locality (Appadurai, 2005). The point of view of Agier differs from the no condotti nei Cpr (Centri di Permanenza e Rimpatrio), hypothesis of Appadurai in that it is based on an anthropology-world anchored to local contexts according to which the landscape is not an abstraction but refers to the concrete reality of places. The perspective from which we too want to look at the migrant landscape.
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identities, a collage of places devised for the temporary passage of diminished bodies who, in this way, are powerless to become part of the territory, to weave relationships between themselves and the places. In
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Maddalena Rossi Identità migrante Nuove narrazioni per territori ospitali
dai quali entro 18084 giorni devono essere rimpatriati nei paesi di origine. Il sistema di accoglienza, così come predisposto dallo stato italiano, non riesce ad intercettare, all’interno dei propri spazi, tutti i progetti migratori in arrivo in Italia. Esso inoltre, non riesce a rispondere a pieno a quanto dichiarato nell’obiettivo espresso dalla norma che 84 In realtà le deroghe a questo limite masli istituisce, ovvero quello di trattenere i migranti in simo sono moltissime e i migranti possono rimanere in tali strutture per tempi lunghisvista di una diversa ricolloca- simi. commodating within its spaces all In fact, there are a great many exceptions to the different migrant projects which zione sul territorio. Pertanto, la this limit and migrants can remain in these arrive to Italy. Furthermore, it does percentuale di migranti che, una structures for a very long time. not entirely fulfill the objectives expressed by the regulations, in other vostra uscite dalle strutture di words to retain the migrants who are awaiting to be relocated elsewhere accoglienza, vengono ricollocati nei territori di destiin the territory. Therefore, the per- nazione è bassa. Molte persone, quindi, cadono nella centage of immigrants who are actually relocated after leaving the re- clandestinità e di conseguenza nel disagio abitativo, ception centre is low. Many people ricorrendo a pratiche informali di abitare: dormitori difend up with an illegal status, and therefore in poor and informal liv- fusi, accampamenti di baracche e immobili occupati. ing conditions: irregular dormitories, Il meccanismo italiano di accoglienza dei migranti, nelshanty settlements and squats. The Italian mechanism for receiving la sua complessità, sottintende un insieme di raziomigrants, in its complexity, implies a set of exclusionary rationales, which nalità escludenti, riconducibili a quello che Foucault, can be traced back to what Foucault, in referring to the practices riferendosi alle pratiche di modalità di gestione della of poverty management methods povertà diffuse in Europa tra fine del Seicento e l’inizio which were widespread in Europe during the late 17th and early 18th del Settecento, definì il “grande internamento” (Foucenturies, defined as the “great internment” (Foucault, 1972, 60). Mi- cault, 1972, 60). I corpi migranti, una volta arrivati in grants, once they arrive in Italy, enter Italia, entrano in un sistema di detenzione amministrainto a system of administrative detention, made of forced stays, sort- tiva, fatto di soste forzate, smistamenti, percorsi obbliings, obligatory procedures, which gati, frutto di una collaborazione perversa tra sistema is the result of the perverse collaboration between political and hu- politico e sistema umanitario che, di fatto, riproduce manitarian systems that, de facto, determines this minimum biolog- questa vita minima biologica dei rifugiati, perpetuanical life for the refugees, perpetu- do, in un circuito senza tempo e senza fine, il procesating in a timeless and endless circle, the process of their disposses- so della loro espoliazione. Nelle strutture predisposte sion. In the structures prepared for his reception, the migrant becomes per la sua accoglienza, il migrante diviene un corpo a body that is subjected to identity soggetto a mutilazioni biografiche ed identitarie, conand biographic mutilations, controls, standardisation and numbering. The trolli, normalizzazione e numerizzazione. Tali strutture said structures can be considered as non-places par excellence, since possono essere considerate non luoghi per eccellenthey do not allow any form of root- za, nella misura in cui non permettano forme di radiing, of identity reconstruction, sedimentation and symbolic relation- camento, di riformulazioni identitarie, di sedimentazioships, of constructing a common ni e relazioni simboliche, di costruzione di patrimoni heritage (Paone, 2008). They bring about a radical exclusion, they are comuni (Paone, 2008). Essi determinano un’esclusione places of transit for a superfluous humanity (Rahola, 2003), for frozen radicale, luoghi di transito per un’umanità superflua
Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
(Rahola, 2003), di identità congelate, un collage di localizzazioni pensate per il passaggio temporaneo di corpi diminuiti, che, in questo modo, non hanno il potere di territorializzarsi, tessendo relazioni tra essi e tra essi e i luoghi. In questi spazi disciplinati la polisemia spaziale, che rimanda these disciplined spaces, the spatial ad incontri potenziali viene intenzionalmente rimossa, i polysemy which is linked to potential riferimenti simbolici che postulano la differenza, sospeencounters, is intentionally removed, and the symbolic references that si. Essi esprimono cioè una potente violenza simbolica postulate difference are suspended. They express instead a powerful (Bordieau, 1993a), una narrazione profondamente ghetsymbolic violence (Bordieau, 1993a), tizzante poiché escludente l’incontro con la diversità, caa deeply ghettoising narrative, since it excludes the encounter with diver- pace di influenzare l’immaginario collettivo in termini di sity, and is capable of influencing the collective imaginary in legitimis- una legittimazione del confinamento come pratica ‘natuing confinement as a ‘natural’ prac- rale’ di ‘trattamento’ dell’umanità migrante. Le migrazioni tice in the ‘treatment’ of immigrants. Contemporary migrations, confined contemporanee, confinate all’interno di questi dispositivi within these spatial devices, have spaziali, hanno così perso la loro naturale capacità, in thus lost their natural capacity as collective actions and as forces for quanto azioni collettive e forze di trasformazione sociale social transformation (Castles, Miller, 2012), as well as for forging ter- (Castles, Miller, 2012), di forgiare territori; hanno smarriritories; they have lost their virtuous to la loro potenza virtuosa, ancorché problematica e mai power, albeit problematic and never peaceful, to hybridise, and to which pacifica, di ibridazione, alla quale dobbiamo la vitalità di we owe the vitality of many historical urban contexts, both in Italy and molti contesti urbani storici italiani ed europei. In base throughout Europe. Based on these a tali dinamiche i territori della contemporaneità si sono dynamics, contemporary territories have become full of segregating ter- riempiti di segni territoriali segreganti, che alimentano, in ritorial signs which recursively fuel an excluding and ghettoising narra- maniera ricorsiva, una narrazione collettiva escludente e tive of the encounter with the other, ghettizzante dell’incontro con la diversità e quindi, di fattherefore precluding any possibility to, una non possibilità di dialogo e meticciato. of dialogue or ‘métissage’. To be placed in a perspective of the Collocarsi in una prospettiva di costruzione di territori construction of hospitable territories, explicitly declared as the heuristic ospitali, come esplicitamente dichiarato quale orizzonte horizon of the project, very specifically means, for the fields involved in euristico del progetto, significa, molto concretamente, the design of the city and of the terri- per le culture del progetto di città e di territorio, quella di tory, to consider the definitive abandonment of the spatial devices for pensare al definitivo abbandono dei dispositivi spaziali di the administrative detention of miinternamento amministrativo dei migranti strutturati sui grants in large internment centers. The idea that the material and visible grandi centri di internamento. forms of a language are associated to an open dimension concerning its L’idea che le forme materiali e visibili di un paesaggio meaning, linked not only to its social, economic, and power relations, but siano associate ad una dimensione aperta di significaalso to the role played by the repre- to dello stesso, connessa non solo alle sue relazioni sosentations and signs that characterise it (Gavinelli, 2007), has highlight- ciali, economiche e di potere, ma anche al ruolo delle ed, during the research, the need to rappresentazioni e dei segni che lo caratterizzano (Gavibring back into play the creative and evocative force of the project, its ca- nelli, 2007), ha fatto emergere, durante il lavoro di ricerpacity to modify territorial scenarios, from a perspective of hybridisa- ca, la necessità di rimettere in gioco la forza creativa ed tion and creolisation, so as to create actual places of métissage, capable of exalting another vision of the world and of its becoming, and of subverting the narrative grammar of the migrant landscape as only tangible manifestation of the territories of
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SPRAR / SIPROIMI
sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati tempo di permanenza previsto per legge: 6 mesi circa effettivo: 1 anno / 1 anno e mezzo
CAS
• • • • •
877 progetti 35.881 posti 752 enti locali 1.189 comuni coinvolti nel sistema 104 province o città metropolitane in tutte le regioni italiane • 41.113 accolti nel 2018
centri di accoglienza straordinaria
inoltro richiesta d’asilo
CPR/CIE
HUB REGIONALI
centri di permanenza per il rimpatrio
tempo di permanenza previsto per legge: 24/48 ore effettivo: 1/15 giorni
sì
tempo di permanenza previsto per legge: 30/45 giorni effettivo: 60/90 giorni
no
verifica requisiti per richiesta asilo
HOTSPOT
tempo di permanenza previsto per legge: 24/48 ore effettivo: 1/15 giorni
SAR
ricerca e soccorso Search and Rescue. Insieme di operazioni di salvataggio condotte in mare o in ambienti ostili
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Maddalena Rossi Identità migrante Nuove narrazioni per territori ospitali
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
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It
Identità migrante
Fr
ta, dall’esistenza di un ‘atto’ o di un ‘comportamento’ per riferirsi più direttamente alla ‘natura dell’oggetto dei provvedimenti disciplinari. Qui, in sostanza, si è soggetti a trattamenti coattivi e segreganti non tanto per quello che si fa, ma per quello che si è» (Revelli, 2005, 54). Il sistema della seconda accoglienza La fase di seconda accoglienza dei migranti sul territorio italiano è gestita tramite il SIPROMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati), dove vengono accolti coloro che intendono fare richiesta del riconoscimento della protezione internazionale e anche, per un determinato periodo di tempo, coloro ai quali lo status di rifugiato è stato riconosciuto, ma che non dispongono di mezzi sufficienti di sostentamento. Il SIPROIMI accoglie anche minori stranieri non accompagnati5. Esso ha sostituito il sistema SPRAR, di cui ha
Identité migrante
Le système du deuxième accueil La phase de deuxième accueil des migrants sur le territoire italien est gérée par le SIPROMI (système de protection pour les titulaires de protection internationale et pour les mineurs étrangers non accompagnés) où sont accueillis ceux qui souhaitent demander la reconnaissance de la protection internationale et, pendant un certain temps, ceux à qui le statut de réfugié a été accordé, mais qui ne disposent pas de moyens
Bolzano
• all’aperto
Pordenone
< 100 presenze
Udine
100 – 300 presenze
• all’aperto
Como
• all’aperto • edifici
• all’aperto
300 – 1.000 presenze
Trieste
• all’aperto
Milano
• all’aperto
Gorizia
• all’aperto
> 1.000 presenze Torino
• edifici con elettricità con acqua
Rimini
• edifici con elettricità con acqua
Ventimiglia
San Marco in Lamis
• all’aperto
• casolari
Firenze
Foggia
• edifici con elettricità con acqua
• edifici
Roma
• all’aperto • tende • edifici con elettricità con acqua
San Severo • baracche
Cerignola • casolari
Bari
• edifici con elettricità con acqua
Castel Volturno • edifici
Varcaturo
Borgo Mezzanone
• edifici con elettricità con acqua
• baracche • container con elettricità con acqua
Messina
• all’aperto
Crotone
• all’aperto
Palermo
• edifici con elettricità con acqua
Rosarno Cosenza
• all’aperto • edifici con elettricità con acqua
Trapani
• tende con elettricità con acqua
Caltanissetta • tende
• tende con acqua
• all’aperto
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It
Identità migrante
internazionale o i minori stranieri non accompagnati, che comprende il SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati)1 e i CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, ibrido tra prima e seconda accoglienza. La prima accoglienza La prima accoglienza è svolta in centri collettivi (Hotspot) dove i migranti appena arrivati in Italia vengono identificati e possono avviare, o meno, la procedura di domanda di asilo. Qui ricevono le prime cure mediche, vengono sottoposti a screening sanitario, vengono identificati e fotosegnalati e possono richiedere la protezione internazionale. Dopo una prima valutazione, i migranti che fanno domanda di asilo vengono trasferiti (in teoria entro 48 ore) nei Centri di prima accoglienza regionali, dove vengono trattenuti il tempo necessario per individuare una soluzione nella seconda accoglienza. Gli Hotspot presenti sul territorio italiano sono 42: Lampedusa (100 posti), Pozzallo (300 posti), Messina (250 posti) e Taranto (400 posti). I Centri di prima accoglienza regionali sono 3 12 contro i 15 del 2018 e sono distribuiti in 7 regioni: Sicilia, Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Emilia Romagna. Coloro che, al contrario, non vengono ritenuti idonei ad intraprendere un percorso di domanda di asilo politico e che quindi ricevono procedimenti di espulsione, vengono condotti nei CPR (Centri di Permanenza e Rimpatrio), dai quali entro 180 giorni devono essere rimpatriati nei paesi di origine. I CPR sono attualmente 7 (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Torino, Roma e Trapani) per un totale di circa mille posti, con 540 presenze a maggio 2019. Tali strutture comunemente dette ‘per migranti’, si sono diffuse in Italia a partire dagli anni Novanta del secolo scorso4, come strumenti prevalenti di atterraggio sui territori delle politiche di gestione e controllo dei flussi migratori da parte del governo nazionale e sembrano, ormai, divenute le uniche opzioni immaginabili e quindi possibili a tal fine in un’epoca post-politica del controllo, icone in grado di incarnare i paradigmi della sorveglianza e del potere e rappresentare quella logica che Agamben definisce come «paradigma biopolitico della società presente» (Agamben, 1998). Questi luoghi, per mezzo dei quali si compie in modo estremo ed esemplare un processo
• container con elettricità con acqua
S. Ferdinando
Catania
Fr
Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
It
sion, de l’emplacement et de la relocalisation des corps dans l’espace sans aucune reconnaissance de la subjectivité qui les habite, semble faire abstraction de l’action accomplie, de l’existence d’un ‘acte’ ou d’un ‘comportement’ pour se référer plus directement à la ‘nature’ de l’objet des mesures disciplinaires. Ici, en substance, on est sujet à des traitements coactifs et ségrégatifs pas tant pour ce qu’on fait, mais pour ce qu’on est» (Revelli, 2005, 54).
Identité migrante
5.
5.
I minori stranieri non accompagnati (MSNA) sono i minori che non hanno cittadinanza dello Stato in cui fanno ingresso e che sono privi dell’assistenza dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili. Si veda ad esempio: Medici Senza Frontiere (2018). Fuori campo. Insediamenti informali. Marginalità sociale, ostacoli all’accesso alle cure e ai beni essenziali per migranti e rifugiati. Secondo rapporto. Disponibile al sito: https://fuoricampo. medicisenzafrontiere.it/Fuoricampo2018.pdf.
It
Le premier accueil Le premier accueil a lieu dans des centres collectifs (Hotspot) où les migrants juste arrivés en Italie sont identifiés et peuvent engager, ou non, la procédure de demande d’asile. Ici, ils reçoivent les premiers soins médicaux, sont soumis à un screening médical, sont identifiés et photosignalés et peuvent demander une protection internationale. Après une première évaluation, les migrants qui demandent l’asile sont transférés (théoriquement dans les 48 heures) dans les centres de premier accueil régionaux, où ils retiennent le temps nécessaire pour trouver une solution dans le deuxième accueil. Les Hotspots présents sur le territoire italien sont 42: : Lampedusa (100 places), pozzallo (300 places), Messina (250 places) et Taranto (400 places). Les Centres de premier accueil régionaux sont 123 (contre le 15 du 2018) et sont répartis dans 7 régions : Sicile, Pouilles, Vénétie, Frioul-Vénétie Julienne, Calabre, Émilie-Romagne. Ceux qui, au contraire, ne sont pas considérés aptes à entreprendre un parcours de demande d’asile politique et qui reçoivent ensuite des procédures d’expulsion, sont conduits dans les CPR (Centres de séjour et rapatriement) à partir de laquelle ils doivent être renvoyés dans les pays d’origine dans un délai de 180 jours. Les CPR sont actuellement 7 (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Turin, Rome et Trapani) pour un total d’environ mille places, avec 540 présences en mai 2019. Ces structures communément appelées ‘pour migrants’ se sont répandues en Italie depuis les années 90 du siècle dernier4, comme outils prédominants d’atterrissage sur les territoires des politiques de gestion et de contrôle des flux migratoires par le gouvernement national et ils sont, désormais, devenus les seules options imaginables et donc possibles à cette fin, dans une ère post-politique de contrôle, icônes capables d’incarner les paradigmes de la surveillance et du pouvoir et de représenter la logique qui Agamben définit comme «paradigme biopo-
Les mineurs étrangers non accompagnés (MSNA) sont les mineurs qui n’ont pas la nationalité de l’État dans lequel ils entrent et qui sont privés de l’assistance des parents ou d’autres adultes pour eux légalement responsables. Voir par exemple : Médecins sans frontières (2018). Hors du champ. implantations informelles. Marginalité sociale, obstacles à l’accès aux soins et aux biens essentiels pour migrants et réfugiés. Deuxième rapport. Disponible sur le site : https : / /hors-champ. medicisafrontiere.it/Fuoricampo2018.pdf.
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
Fr
di allontanamento reale e simbolico dal territorio italiano, dalla società, dalla civitas di persone reputate ed etichettate come indesiderabili. Essi rappresentano la materializzazione di uno stato di eccezione divenuto permanente. In questi ‘contro-spazi’ la vita, ridotta alle sue funzioni essenziali, incontra il potere, nella sua primordiale essenza di facoltà piena, assoluta, di disposizione sui corpi. «Di esercizio di una prerogativa proprietaria sull’esistenza dell’altro (…). Ed è qualcosa di più del tradizionale sorvegliare e punire foucaultiano (…). In questi ‘luoghi di un abitare sospeso’ il meccanismo combinato della segregazione e dell’espulsione, della collocazione e ricollocazione dei corpi nello spazio senza alcun riconoscimento della soggettività che li abita, sembra prescindere dall’azione compiu-
Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
Udine Milano
HOT SPOT
Gorizia
HUB regionali
Treviso
CPR
Gardisca d’Isonzo
Cona
Bagnola di Sopra
Torino Bologna
Castelnuovo di Porto Foggia
Roma
Bari Brindisi
Palazzo San Gervasio
Taranto Macomer
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Sancito col Decreto Legge, 04/10/2018 n° 113, cosiddetto ‘Decreto Sicurezza’, ha sostituito lo SPRAR, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Il 2018 è stato caratterizzato dal processo di emanazione del Decreto Legge n. 113 del 4 ottobre 2018, convertito in Legge n. 132 del 1° dicembre 2018 (18G00161, GU n.281 del 3-122018) e recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza pubblica. La nuova disposizione normativa ha previsto modifiche di rilievo soprattutto rispetto agli status e all’accoglienza. Sancisce anche la sostituzione del sistema SPRAR con il sistema SIPROMI. Rilevazione maggio 2019. Al momento della rilevazione l’Hotspot di Trapani era stato da poco convertito in Centro Di Permanenza e Rimpatrio. Ad oggi (gennaio 2020) l’Hotspot di Lampedusa risulta momentaneamente chiuso. Rilevazione maggio 2019 L’evento-simbolo che in Italia segna la svolta verso ‘una modalità nuova nel patrimonio tecnico di spersonalizzazione degli esseri umani’ si colloca nel 1991, quando migliaia di profughi albanesi vennero internati per circa una settimana nello stadio di Bari e trattati come belve feroci in gabbia, prima di essere rimpatriati in massa.
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Restico
Crotone Messina Trapani
Catania
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Il, sanctionné par le Décret-Loi, 04/10/2018 n° 113, soi-disant ‘Décret de Sécurité, a remplacé le SPRAR, Système de Protection des demandeurs d’asile et de réfugiés. Le 2018 a été caractérisé par le processus d’émanation du Décret-Loi n. 113 du 4 octobre 2018, converti en Loi n. 132 du 1° décembre 2018 (18G00161, JO n. 281 du 3.12-2018) et contenant des dispositions urgentes en matière de protection internationale, immigration et sécurité publique. La nouvelle disposition réglementaire a prévu des modifications importantes, notamment en ce qui concerne le statut et l’accueil. Prévoit également le remplacement du système SPRAR par le système SIPROMI. Détection mai 2019. Au moment de la détection, le point d’accès de Trapani avait été récemment converti en centre de séjour et de rapatriement. À ce jour (janvier 2020), le hotspot de Lampedusa est temporairement fermé. Relevé de mai 2019. L’événement-symbole qui marque en Italie le tournant vers ‘une nouvelle modalité dans le patrimoine technique de dépersonnalisation des êtres humains, se situe en 1991. ; quand des milliers de réfugiés albanais furent internés pendant environ une semaine au stade de Bari et traités comme des bêtes féroces en cage, avant d’être rapatriés en masse.
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litique de la société actuelle» (Agamben, 1998). Ces lieux, par lesquels s’accomplit de façon extrême et exemplaire un processus d’éloignement, réel et symbolique, de la société du territoire italien, de la civitas de personnes considérées et étiquetées comme indésirables. Ils représentent la matérialisation d’un état d’exception devenu permanent. Dans ces ‘contre-espaces, la vie, réduite à ses fonctions essentielles, rencontre le pouvoir, dans son essence primordiale de faculté pleine, absolue, de disposition sur les corps. «D’exercice d’une prérogative de propriétaire sur l’existence de l’autre (…) Et c’est quelque chose de plus que la surveillance traditionnelle et la punition foucaultienne (…) Dans ces ‘lieux d’une habitation suspendue’, le mécanisme combiné de la ségrégation et de l’expul-
Caltanissetta
1.
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de subsistance suffisants. Le SIPROIMI accueille également des mineurs étrangers non accompagnés5. Il a remplacé le système SPRAR, dont il a essentiellement hérité le fonctionnement. Le SPRAR a été créé par la loi 189 de 2002, en interceptant un réseau d’accueil bottom-up déjà présent depuis 1999 et décentralisé sur le territoire national, qui implique des communes et des organisations du troisième secteur dans l’expérimentation des expériences d’accueil. Le système est coordonné par le Ministère de l’Intérieur en collaboration avec ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Les collectivités locales qui choisissent de rejoindre le SIPROIMI peuvent à tout moment demander à accéder aux fonds ministériels en répondant à un avis public toujours ouvert. Une fois la demande approuvée par le ministère, l’autorité locale reçoit un financement de trois ans pour la mise en œuvre d’un projet SIPROIMI sur son territoire. L’organisme publie alors un appel d’offres pour attribuer les ressources obtenues à un organisme gestionnaire, qui doit être un organisme à but non lucratif. Les projets doivent mettre en œuvre le principe de base du système SIPROIMI : l’accueil intégré, qui implique la mise en place d’un réseau local (avec des entités du troisième secteur, volontaires, mais aussi d’autres acteurs) pour soigner une intégration à 360 degrés dans la communauté locale, par des activités d’inclusion sociale, scolaire, professionnelle et culturelle. Les organismes doivent identifier les logements dans lesquels placer les bénéficiaires, qui peuvent être des appartements ou des centres collectifs de petites (15 personnes environ), moyennes (jusqu’à 30 personnes) ou grandes (plus de 30 personnes) dimensions. En fait, ce sont surtout les appartements qui sont utilisés, ce qui représente 90% des logements disponibles. Dans le logement, les réfugiés et les titulaires d’une protection subsidiaire peuvent séjourner pendant six mois, prorogeables pour six mois supplémentaires, pendant lesquels ils sont accompagnés d’un hébergement autonome. En plus de l’hébergement, les gestionnaires sont appelés à fournir une série de biens et services : nettoyage et hygiène environnementale (qui sont toutefois également effectués par les clients en autogestion); nourriture (petit déjeuner et deux repas principaux, mieux si géré en autonomie par les clients); équipements de cuisine; vêtements, linges et produits d’hygiène personnelle de base; une carte de téléphone et/ou de recharge; l’abonnement aux transports publics urbains ou extra-urbains sur la base des caractéristiques du territoire. Il y a aussi une série d’autres services d’insertion so-
6.
internationale ou les mineurs étrangers non accompagnés, y compris le SIPROIMI (système de protection des titulaires d’une protection internationale et des mineurs étrangers non accompagnés)1 et les CAS, Centres d’Accueil Extraordinaire, hybride entre premier et deuxième accueil.
Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
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sostanzialmente ereditato il funzionamento. Lo SPRAR è stato istituito con la legge 189 del 2002, intercettando una rete di accoglienza bottom-up già presente dal 1999 e decentrata sul territorio nazionale che coinvolge comuni e organizzazioni del terzo settore nella sperimentazione di esperienze di accoglienza. Il sistema è coordinato dal Ministero dell’Interno in collaborazione con ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Gli enti locali che scelgono di aderire al SIPROIMI possono fare domanda per accedere ai fondi ministeriali in qualsiasi momento, rispondendo ad un avviso pubblico sempre aperto. Una volta che la domanda viene approvata dal Ministero, l’ente locale riceve un finanziamento triennale per l’attivazione di un progetto SIPROIMI sul proprio territorio. A quel punto l’ente pubblica a sua volta una gara d’appalto per assegnare le risorse ottenute ad un ente gestore, che deve essere un ente non profit. I progetti devono implementare il principio base del sistema SIPROIMI: l’accoglienza integrata, che implica la costituzione di una rete locale (con enti del terzo settore, volontariato, ma anche altri attori) per curare un’integrazione a 360 gradi nella comunità locale, da realizzarsi attraverso attività di inclusione sociale, scolastica, lavorativa, culturale. Gli enti devono individuare gli alloggi in cui inserire i beneficiari, che possono essere appartamenti o centri collettivi di piccole (15 persone circa), medie (fino a 30 persone) o grandi (più di 30 persone) dimensioni. Di fatto vengono utilizzati soprattutto gli appartamenti, che rappresentano il 90% delle strutture disponibili. Negli alloggi i rifugiati e titolari di protezione sussidiaria possono restare per sei mesi, prorogabili di altri sei mesi, durante i quali sono accompagnati a trovare una sistemazione autonoma. Oltre agli alloggi, gli enti gestori sono chiamati a fornire una serie di beni e servizi: pulizia e igiene ambientale (che sono comunque anche svolti dagli ospiti in autogestione); vitto (colazione e due pasti principali, meglio se gestiti in autonomia dagli ospiti); attrezzature per la cucina; abbigliamento, biancheria e prodotti per l’igiene personale di base; una scheda telefonica e/o ricarica; l’abbonamento al trasporto pubblico urbano o extraurbano sulla base delle caratteristiche del territorio. Ci sono poi una serie di altri servizi per l’inserimento sociale che fanno la differenza per l’obiettivo di una reale accoglienza e integrazione: iscrizione alla residenza anagrafica del comune; ottenimento del codice fiscale; iscrizione al servizio sanitario nazionale; inserimento a scuola di tutti i minori; supporto legale; realizzazione di corsi di lingua italiana, o iscrizione e
Agrigento Pozzallo Lampedusa
Constellations and signs It is in this context that a fragment of the research, Constellations, was developed, which produced a collection of ‘life stories’, translated through micro-laboratories of collaborative design into cartographic images produced by the immigrants with the collaboration of some researchers. The choice to work with maps as an exploratory method used as main form of interaction with the immigrants, in addition to solving practical communication problems, was aimed at the construction of a choral narrative of the migrant territories, with the purpose of revealing ‘another’ image, a migrant geography, counter-hegemonic to the one presented by the official discourse (Foucault, 1971). The maps produced by the immigrants are translated mostly into diagrams in which the subject, by extracting from reality the elements that explain the form of his intimate relationship with the territories, both traversed and lived-in, depicts those elements with which he has come into contact, both in his journey and in his everyday life, and to which he ascribes a patrimonial value (Magnaghi, 2011), filtered through his own cultural ‘prejudices’. Points, lines, surfaces, landmarks, nodes, paths, edges, (Lynch, 2006), have been confirmed as the prevailing modes of representation, persistent and of varying depths depending on the degree of trust established between the subject and the places in question. What would change from time to time was the list of the objects-spaces that
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interaction. This urgent need to safeguard, to create a new repository of representations, led the research to address the possibility of producing new inscriptions and transcriptions of the world, to accompany the crystallising of multicultural and multilingual territorialisation gestures which, responding to the need of overcoming the disciplinary aesthetics of the large administrative detention centres for the migrant bodies, attempt to create new spatial polysemies through located and collaborative design micro-interventions.
evocativa del progetto, la sua capacità di modificare i palinsesti territoriali, in un’ottica di ibridazione e creolizzazione, per realizzare veri e propri luoghi meticci, capaci di esaltare un’altra visione del mondo e del suo divenire e in grado di sovvertire la grammatica narrativa del paesaggio migrante come unica manifestazione tangibile dei territori dell’incontro. Questa urgenza tutelare di creare una nuova arca di rappresentazioni, ha portato la ricerca a confrontarsi con la possibilità di produrre nuove inscrizioni e trascrizioni del mondo, accompagnando il concretizzarsi di gesti di territorializzazione multiculturale e multilinguistica85, che, rispondendo alla necessità di superare l’estetica disciplinare dei grandi centri di detenzione amministrativa dei corpi migranti, tentano di creare nuove polisemie spaziali, mediante micro-interventi progettuali colla85 Tale definizione si deve a Daniela Poli, borativi e situati. nella relazione Risignificare i contesti di vita tra luoghi e progetti migranti, da lei presentata alla Lezione Identità; ricerche e progetti: un confronto migrante del Dottorato, del Dottorato in Sostenibilità e Innovazione per il Progetto dell’Ambiente Costruito e del Sistema Prodotto del DIDA, Università di Firenze, 3 aprile 2020. This definition is due to Daniela Poli, in the report Risignificare contexts of life between places and projects migrants, presented by her at the Identity Lesson; research and projects: a migrant comparison of the Doctorate, Phd in Sustainability and Innovation for the Project of the Built Environment and Product System of DIDA, University of Florence, 3 April 2020.
Costellazioni e segni È in tale contesto che si è sviluppato il frammento di ricerca Costellazioni, che ha prodotto una raccolta di ‘storie di vita’ tradotte, mediante micro-laboratori di disegno collaborativo, in immagini cartografiche, realizzate dai migranti con la collaborazione di alcuni ricercatori. La scelta di lavorare con le mappe, quale metodo esplorativo utilizzato come forma di interazione principale con i soggetti migranti, oltre a risolvere contingenti problemi pratici di comunicazione, è stata finalizzata alla costruzione di una narrazione corale dei territori migranti, volta a svelarne un’immagine ‘altra’, una geografia migrante, contro-egemonica rispetto a quella raccontata nei discorsi ufficiali (Foucault, 1971). Le cartografie realizzate dai migranti si sono tradotte, perlopiù, in schemi, nei quali il soggetto, estraendo dalla realtà quegli elementi che spiegano la forma del suo intimo rapporto con i territori attraversati o vissuti,
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left their mark in the mind of the migrant subject, their meaning in terms of the interaction with the perceiving subject, the photographic memory shown by the immigrant (both topographical and narrative), and the signs used as recognition marks concerning the various depths of meaning (words, drawings, symbols). The work ultimately produced a polyphonic narrative, varied and surprisingly joyful, of migrant maps, which we have denominated Constellations due to their capacity to evoke the plurality of the worlds they imply and, at the same time, to implicitly become project, to inquire into the complex connection between space and migrant identity. They constitute a sort of patrimonial representation (Magnaghi, 2011) of the places traversed or lived-in by the immigrants, spatial metaphors (Dematteis, 1986) that are ‘irreverent’, subversive with respect to the spatial order that usually appears in the geographical rhetoric with which institutional sources narrate the trajectories and stops of this mobility. The second phase, which at the time of writing had not yet been concluded, was aimed at the creation of hybrid design codes and languages capable of creating territories, places and public spaces which are plural, welcoming, inclusive and open to diversity. It is for this reason that occasions were created for collective reflection and dialogue, more or less formal and more or less structured. In particular, a ‘participated writing’ workshop was implemented for the drafting of a Migrant Alphabet, understood as a system of multilingual signs for producing ‘cultural inscriptions’ in public spaces, aimed at providing orientation and easing the journey of migrants within the receiving territories, thus making them more hospitable. The work was devised and in part carried out on two levels, to each of which corresponds a series of actions.
ha ritratto ciò con cui nel viaggio e nella quotidianità è entrato o entra in contatto giornalmente, di cui ne riconosce un valore patrimoniale (Magnaghi, 2011), filtrato attraverso i propri ‘pregiudizi’ culturali. Punti, linee, superfici, landmarks, nodes, paths, edges, (Lynch, 2006), si sono confermati come modi prevalenti di rappresentazione, persistenti e di diverso spessore in relazione al diverso grado di confidenza stabilito dal soggetto coi luoghi. Ciò che, di volta in volta cambiava era la lista degli oggetti-spazi che si erano fissati nella mente del soggetto migrante, il significato da questi assunto nell’interazione con il soggetto percipiente, la memoria fotografica mostrata (di carattere topografico o narrativo), i segni utilizzati come marchi di riconoscimento dei diversi spessori di significato (parole, disegni, simboli). Il lavoro ha prodotto, alla fine, una narrazione polifonica, molteplice, sorprendentemente gioiosa, di mappe di mappe migranti, qui definite Costellazioni per la loro capacità di evocare la pluralità dei mondi che le stesse sottendono e, al contempo, di farsi implicitamente progetto, volto ad indagare il complesso nesso tra spazio e identità migrante. Esse costituiscono una sorta di rappresentazioni patrimoniali (Magnaghi, 2011) dei luoghi attraversati o abitati dai migranti, metafore spaziali (Dematteis, 1986) ‘irriverenti’, sovversive, rispetto all’ordine spaziale che generalmente appare nella retorica geografica con cui le fonti istituzionali raccontano le traiettorie e le soste di questa mobilità. La seconda fase del lavoro, ancora non conclusa al momento della stesura di questo testo, è stata orientata alla creazione di codici e linguaggi progettuali ibridi capaci di creare territori e spazi pubblici ospitali, plurali, inclusivi e aperti alla diversità. Sono stati pertanto costruite occasioni di dialogo e riflessioni collettive, più o meno formali e più o meno strutturate. È stata infine in particolar modo sperimentata la costruzione di un laboratorio di ‘scrittura partecipata’ di un Alfabeto migrante, inteso quale sistema di segni plurilinguistici, attraverso i quali produrre ‘iscrizioni
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the signs, may also modify the method, which can be fundamentally summarised into four words – Workshop, Language, Writing, Public Space – for promoting gestures of a new multicultural ‘territorialisation’ in its own public spaces (Magnaghi, 2010).
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culturali’ all’interno degli spazi pubblici, volti ad orientare il viaggio dei migranti dentro i territori di accoglienza, al fine di renderli più ospitali. Il lavoro è stato pensato, e in parte svolto su due livelli, a cui corrispondono serie diversificate di azioni. Un primo livello, in corso di realizzazione, ha lavorato alla creazione partecipata, attraverso un laboratorio di tipografia, di un vero e proprio Alfabeto migrante, inteso quale insieme di forme e segni, che miscelando, creolizzando e sovrapponendo i segni di diversi lingue ed idiomi, produca iscrizioni ‘universali’, capaci di orientare la persona indipendentemente dalle sue competenze linguistiche. A first level which is underway, works Un secondo livello, metodologicamente conseguenon the participated creation, through te alla scrittura dell’alfabeto, e, pertanto, non ancora a typography workshop, of an actual Migrant Alphabet, understood as an iniziato, prevede l’utilizzo del potere dei segni linguiensemble of forms and signs which by mixing, ‘creolising’ and overlap- stici come marche territoriali (Caldo, Guarrasi, 1996), ping signs from different languages ovvero come emergenze che connotano il paesaggio and dialects, produces ‘universal’ inscriptions which can orient the person rendendone evidente una precisa narrazione. L’idea independently from his or her specific è quella di utilizzare il nuovo Alfabeto migrante come linguistic skills. A second level, which from a meth- momento di riscrittura degli spazi pubblici di pertiodological point of view comes after the drafting of the alphabet and has nenza dei luoghi della prima accoglienza migranti, per therefore not yet begun, involves the orientare il loro arrivo sulla penisola italiana, con ciò use of the power of linguistic signs as territorial marks (Caldo, Guarra- venendo incontro ad esigenze dagli stessi espressi si, 1996), in other words as elements which connote the landscape, bring- nel lavoro partecipativo che ha accompagnato il diing forth a specific narrative. The idea venire della ricerca. is using the new Migrant Alphabet as an opportunity for re-writing the pub- L’ambizione utopica del progetto, che tiene insieme lic spaces in those places that provide the first hospitality to immigrants, ori- tutte le scale di lavoro nel quale si è cimentato, è che enting them at their arrival to the Ital- tale Alfabeto migrante possa arrivare a rappresentaian peninsula, thus helping to fulfill some of the needs expressed by oth- re una scrittura che unisce e contraddistingue tutta er immigrants like themselves in the le realtà appartenenti ad rete di territori ospitali, che, participated work which was part of the research project. oltre ad utilizzarne i segni, possano mutuarne il metoThe Utopian ambition of the project, which includes all the different scales do, fondamentalmente circoscrivibile a quattro paroaddressed, aspires to see the Migrant le – Laboratorio, Lingua, Scrittura, Spazio pubblico – Alphabet come to represent a form of writing that both unites and distin- per promuovere nei propri spazi pubblici gesti di una guishes all the different contexts belonging to the network of hospitable nuova ‘territorializzazione’ (Magnaghi, 2010) culturale territories which, in addition to using multiculturale.
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Conclusions The work undertaken so far and described in this chapter raises some important thoughts concerning the urgency and possibility for the various design-related fields to disseminate another way of understanding and welcoming the migrant diversity. Possibility in terms of an inter-disciplinary ‘action’ through projects shared with both the old inhabitants and the new, of new spatial options open to ‘creolisation’ and métissage. At the centre of it all, obviously, stands the territory in its capacity of becoming the vector of a renewed relationship between men and land, recomposed as relational neo-ecosystems based on the errant condition, which in time could become new spaces of transition and relation where the future of contemporary territories is played out. This perspective implies interpreting movement as an inescapable condition of our time, and migrations as a total social fact (Mauss, 2002; SayAd, 2002), adopting a geographical and existential dimension that continuously transforms the relations with the territory and transmits narratives and specific requirements which need to be listened to (Attili, 2017), as founding element of new projects of sharing and coexistence. It is about beginning to write a new decolonised and migrant territorial geography, open to new semantic contents of a relational nature, aimed at connecting the different movements in dynamic places, spaces of conflict and dialogue, of resistance and mediation, of misunderstanding and pacification, since the transmission of information carried out through them, the transitive play between structures and substructures among humans and non-humans, the continuous eruptions of the ones in the others, in accordance with a relational ecology (Chamoiseau, 2018), can generate the production of new information and cultures (Lotman, 1994), that result from a multi-relational reality characterised by reciprocal influences that can be summarised in new ‘geographical’ maps which, however, will not even for an instant take on a definitive form. We are convinced that in view of the confusing narratives regarding migrations, it is essential to return to the significance of the individual words, thus developing a common language from which to begin again. There is a need
Conclusioni Il lavoro fin qui svolto e narrato in questo capitolo solleva alcune importanti riflessioni in merito all’urgenza e alla possibilità, da parte delle diverse culture del progetto, nel diffondere un altro modo di intendere e di ospitare le diversità migranti. Possibilità in termini in termini di un ‘agire’ interdisciplinare, con progetti condivisi con abitanti vecchi e nuovi, nuove declinazioni spaziali aperte alla creolizzazione e al meticciato. Al centro di tutto, ovviamente, abbiamo ri-trovato il territorio, nella sua capacità di farsi vettore di rinnovate relazioni tra uomini e terra, ricomponendosi in neo-ecosistemi relazionali strutturati sull’erranza, candidati a divenire nuovi spazi di transizione e relazione dove si giocano le vere sorti dei territori contemporanei. Questa prospettiva implica di interpretare il movimento come una dimensione ineludibile del nostro tempo e le migrazioni come fatto sociale totale (Mauss, 2002; SayAd, 2002), adottando una dimensione geografica ed esistenziale che trasforma continuamente le relazioni con il territorio e che veicola storie e specifici bisogni che necessitano di essere ascoltati (Attili, 2017), come dimensione fondante di nuovi progetti di con-vivenza e con-divisione. Si tratta di iniziare a scrivere una nuova geografia territoriale decolonizzata e migrante, aperta a nuovi contenuti semantici di natura relazionale, volta a connettere i diversi movimenti in luoghi dinamici, spazi di conflitto e dialogo, di resistenza e mediazione, di malinteso e pacificazione, giacché la trasmissione dell’informazione attraverso di essi, il gioco transitivo fra strutture e sottostrutture diverse tra umani e non umani, le continue irruzioni degli uni negli altri secondo una ecologica della relazione (Chamoiseau, 2018), possono generare la produzione di informazioni e culture nuove (Lotman, 1994), frutti di una realtà plurirelazionale quindi caratterizzati da influenze reciproche e sintetizzabili in nuove carte ‘geografiche’ che, nemmeno per un istante di penna potranno assumere una forma definitiva.
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case even a slightly more humane attitude ensures an immediate advantage), at least a path from which luminescent possibilities, still sheltered from this crepuscular moment in our imaginary, will ramify.
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La convinzione è quella che, dinanzi alla confusione delle narrazioni relative alle migrazioni, è indispensabile tornare al significato delle singole parole, elaborando un linguaggio comune da cui ripartire. C’è bisogno di narrazioni che compongano un’altra descrizione della realtà e che diano ragione della complessità e dell’umanità che la costituiscono. Scegliere un’altra narrazione delle migrazioni, per dare respiro all’inaspettato umano – poeticamente umano – a resistere, rifiutando di abbandonare il mondo e for narratives that present a different superare la barbarie. Ciò richiede la divinazione delle description of reality and explain the reasons for both its complexity and forze che giorno dopo giorno agiscono nell’invisibile, the humanity that is a part of it. To le uniche a indicare se non una soluzione (in questo choose a different narrative for migrations, to give some respite to the un- caso, solo una disposizione più umana possibile asexpected human – poetically human –, allowing him to resist, to refuse aban- sicura un vantaggio immediato), almeno una via daldoning the world and overcoming bar- la quale si ramificheranno possibilità luminescenti, barity. This requires the involvement of those invisible forces that are in action ancora al riparo da questo momento-crepuscolo dei every single day, the only ones which nostri immaginari. may indicate, if not a solution (in this
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— Costellazioni. Cento persone, cento viaggi, cento mappe — Constellations. Cent personnes, cent voyages, cent cartes.
«Il secondo modo per regolare l’informazione consiste nella scelta di una prospettiva o un punto di vista. Si dirà che il racconto è focalizzato o non focalizzato, a seconda che esista o meno una restrizione del campo visuale-informativo, e cioè che il racconto si modelli sul punto di vista di uno o più personaggi (ed ecco la focalizzazione) oppure che promani direttamente dal narratore, senza limitazioni dell’ambito percettivo» (Marchese 1990). La prova di un metodo Il lavoro raccolto in questa parte del Dossier da conto del lavoro di ricerca qualitativa svolto. Esso si è tradotto in una serie di incontri esplorativi che hanno visto come protagonisti dell’indagine gli stessi migranti, che i ricercatori sono andati ad incontrare in alcuni centri di accoglienza. Sono stati in questo modo incontrate circa 100 persone portatrici di una storia di migrazione attraverso il Mediterraneo, allo scopo di esplorare, attraverso il lavoro grafico di auto-costruzione di una mappa del loro viaggio, la memoria che gli stessi hanno del percorso intrapreso e il rapporto che instaurano con i segni che utilizzano nella sua descrizione narrativa. Sono state realizzate così realizzate dai migranti circa 90 mappe che descrivono le rotte da loro intrapese nel viaggio dal loro luogo di origine alla loro dimora attuale che, insieme a loro, abbiamo deciso di chiamare costellazioni, si da evocare la pluralità dei mondi che le stesse sottintendono.
«La deuxième façon de réguler l’information consiste à choisir une perspective ou un point de vue. On dira que le récit est focalisé ou non, selon qu’il existe ou non une restriction du champ visuel-informatif, c’est-à-dire que le récit se modélise sur le point de vue d’un ou plusieurs personnages (et voici la focalisation) ou qu’il émane directement du narrateur, sans limitation du domaine perceptif» (Marchese
1990).
Le test d’une méthode Le travail recueilli dans cette partie du Dossier à partir des travaux de recherche qualitative effectués. Il s’est traduit par une série de rencontres exploratoires qui ont vu comme protagonistes de l’enquête les migrants eux-mêmes, que les chercheurs sont allés rencontrer dans des centres d’accueil. Ont été ainsi rencontrées environ 100 personnes porteuses d’une histoire de migration à travers la Méditerranée, dans le but d’explorer, à travers le travail graphique de l’auto-construction d’une carte de leur voyage, la mémoire que les mêmes ont du parcours entrepris et la relation qu’ils instaurent avec les signes qu’ils utilisent dans sa description narrative. Ont été ainsi réalisées 90 cartes décrivant les itinéraires qu’ils traversent depuis leur lieu d’origine jusqu’à leur résidence actuelle, que nous avons décidé d’appeler constellations, il faut évoquer la pluralité des mondes qu’elles sous-tendent.
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Il linguaggio che accompagna la parte del Costellazioni riporta alcune mappe disegnate dai migranti e finalizzate a rilevare il tragitto compiuto nel viaggio dal loro luogo di origine fino all’Italia. Le langage qui accompagne la partie des Constellations utilise certaines cartes dessinées par les migrants et destinées à détecter le parcours accompli dans le voyage de leur lieu d’origine à l’Italie.
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«Ancora si crede che la mappa sia la copia della Terra senza accorgersi che è vero il contrario: è la Terra che fin dall’inizio ha assunto, per la nostra cultura, la forma di una mappa, e perciò spazio e tempo hanno guidato il nostro rapporto con essa»
(Farinelli 2003). L’assunto concettuale alla base del lavoro sulle Costellazioni è quello espresso da Franco Farinelli, geografo italiano, nel suo saggio La crisi della ragione cartografica. Qui l’autore va alla radice delle difficoltà della scienza moderna di comprendere il mondo contemporaneo, rintracciandola innanzitutto nei limiti di metodo e di linguaggio (Boria 2011). Secondo l’autore la nostra capacità di cogliere la realtà è funzione degli strumenti intellettuali che abbiamo a disposizione. Tra questi spicca la carta geografica, dispositivo diabolico, in quanto impone la subordinazione dell’atto interpretativo alle proprie logiche, che sono quelle della metrica euclidea della carta topografica. La carta, secondo l’autore, non deve però essere considerata un apparato intellettuale come gli altri. Egli ritiene infatti che l’intera appropriazione intellettuale del mondo nella cultura occidentale sia avvenuta proprio attraverso quel dispositivo archetipico che è la tavola. E siccome la semiotica ci insegna che una cosa per esistere non è sufficiente che esista in sé ma richiede che un certo universo di persone concordi sul fatto che esiste e la descriva allo stesso modo, allora possiamo dire che proprio il codice della carta, cioè la tavola, ha reso il mondo controllabile cognitivamente. In sintesi la tesi esposta è la seguente: non è la carta che si adegua al territorio, ma il territorio che – con la complice partecipazione degli umani – si adegua alla carta. È il dominio del codice della tavola.
«Una geografia critica e libera deve tendere a moltiplicare le metafore e le categorie concettuali, non cercare di vedere il mondo da un unico punto di vista. Deve girargli intorno sapendo che non lo rappresenta mai tutto e mai definitivamente. La rappresentazione non deve escludere la scoperta. Tante rappresentazioni diverse possono essere tutte scientificamente fondate purché collegabili con i domini di diverse teorie, tutte in qualche modo falsificabili, mentre non lo è affatto, l’abbiamo visto, la rappresentazione normale, che pretende di essere l’unica vera, o meglio, vera perché unica. Ma mentre la rappresentazione unica ed assoluta è strumento di dominazione, un mondo descritto come una molteplicità possibile di linguaggi, ordini e forme non reciprocamente esclusivi non può essere dominato; può solo essere ascoltato, raccontato, per certi versi ammirato, per altri compatito» (De Matteis 1994). Risulta quindi indispensabile generare racconti altri.
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Cartes
«On croit encore que la carte est la copie de la Terre sans s’apercevoir que c’est le contraire: c’est la Terre qui, dès le début, a pris, pour notre culture, la forme d’une carte, et donc espace et temps ont guidé notre relation avec elle» (Farinelli 2003).
L’hypothèse conceptuelle qui sous-tend le travail sur les constellations est celle exprimée par Franco Farinelli, géographe italien, dans son essai La crise de la raison cartographique. Ici, l’auteur va à la racine des difficultés de la science moderne pour comprendre le monde contemporain, en la traçant avant tout dans les limites de la méthode et du langage (Boria 2011). Selon l’auteur, notre capacité à saisir la réalité est fonction des instruments intellectuels dont nous disposons. Parmi ceux-ci se détache la carte géographique, dispositif diabolique, car elle impose la subordination de l’acte interprétatif à ses logiques, qui sont celles de la métrique euclidienne de la carte topographique. La carte, selon l’auteur, ne doit pas être considéré comme un appareil intellectuel comme les autres. Il estime en effet que toute l’appropriation intellectuelle du monde dans la culture occidentale s’est faite à travers ce dispositif archétypal qu’est la carte. Et parce que la sémiotique nous enseigne qu’une chose pour exister n’est pas assez qu’elle existe en elle-même mais exige qu’un certain univers de personnes s’accordent sur le fait qu’elle existe et la décrivent de la même manière, alors nous pouvons dire que c’est le code du papier, c’est-à-dire la table, a rendu le monde contrôlable cognitivement. En résumé, la thèse présentée est la suivante : ce n’est pas la carte qui s’adapte au territoire, mais le territoire qui – avec la participation complice des humains – elle s’adapte à la carte. C’est le code de la carte.
«Une géographie critique et libre doit tendre à multiplier les métaphores et les catégories conceptuelles, pas chercher à voir le monde d’un seul point de vue. Il doit tourner autour de lui en sachant qu’il ne représente jamais tout et jamais définitivement. La représentation ne doit pas exclure la découverte. Tant de représentations différentes peuvent être toutes scientifiquement fondées pourvu qu’elles puissent être reliées aux domaines de différentes théories, toutes en quelque sorte falsifiables, alors que ce n’est pas du tout, nous avons vu, la représentation normale, qui prétend être l’unique vraie, ou plutôt, parce qu’elle est unique. Mais alors que la représentation unique et absolue est un instrument de domination, un monde décrit comme une multiplicité possible de langages, d’ordres et de formes non réciproquement exclusifs ne peut être dominé ; il peut seulement être entendu, raconté, sous certains aspects admiré, pour d’autres compatissements» (De Matteis 1994). Il est donc indispensable de générer des nouvelles narrationes.
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Quels sont les signes?
«A ben considerare, tutta la cartografia non serve ad altro che a questo, a trasformare l’invisibile nel visibile» (Farinelli 2003)
«En fin de compte, toute la cartographie ne sert qu’à cela, à transformer l’invisible en visible» (Farinelli 2003).
Qual è la rappresentazione dei migranti rispetto ai territori che si sono trovati ad attraversare? In quali forme e segni avviene il riconoscimento dello spazio del loro errare? Quanto la sperimentazione grafica del vissuto può contribuire a ricomporre un sentimento di appartenenza basato sulla diversità? Cogliere l’esperienza dell’orientamento allo stato germinale è anche il modo per mettere in apnea il sapere esperto, al quale si chiede di sospender il giudizio; il migrante disegna il suo viaggio e nel disegnarlo inizia a vederlo e a riconoscerlo. Contemporaneamente se ne allontana. Lo sguardo estraniante fa emergere il piano non ancora pensato di un viaggio che progressivamente si dispiega generando, nel migrante stesso consapevolezza del proprio vissuto e nel ricercatore conoscenza di una realtà inesplorata (Pezzoni 2013). Punti, linee, superfici, landmarks, nodes, paths, edges, si confermano modi di rappresentazione del viaggio, persistenti a prescindere dal grado di confidenza stabilito coi luoghi. Ciò che cambia è la lista degli oggetti-spazi che si fissano nella mente, il significato da questi assunto per l’interazione con il soggetto percepiente, la memoria fotografica (di carattere topografico o narrativo), i segni utilizzati come marchi di riconoscimento dei diversi spessori di significato (parole, disegni, simboli). La ricerca continua.
Quelle est la représentation des migrants par rapport aux territoires qu’ils ont traversés? Sous quelles formes et signes la reconnaissance de l’espace de leur errement a-t-elle lieu? Combien l’expérimentation graphique du vécu peut-elle contribuer à recomposer un sentiment d’appartenance basé sur la diversité? Saisir l’expérience de l’orientation à l’état germinal est aussi la façon de mettre en apnée le savoir expert, auquel on demande de suspendre le jugement; le migrant dessine son voyage et en le dessine il commence à le voir et à le reconnaître. En même temps, il s’en éloigne. Le regard décalé fait émerger le plan non encore envisagé d’un voyage qui se déploie progressivement en générant, dans le migrant lui-même conscience de son vécu et dans le chercheur connaissance d’une réalité inexplorée (Pezzoni 2013). Points, lignes, surfaces, landmarks, nodes, paths, edges, se confirment modes de représentation du voyage, persistants quel que soit le degré de confiance établi avec les lieux. Ce qui change, c’est la liste des objets-espaces qui se fixent dans le mental, le sens qu’ils ont pris pour l’interaction avec le sujet perceptible, la mémoire photographique (topographique ou narrative), les signes utilisés comme marques de reconnaissance des différentes épaisseurs de signification (mots, dessins, symboles). Les recherches se poursuivent.
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
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Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
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Maddalena Rossi Identità migrante Nuove narrazioni per territori ospitali
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
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Identità migrante
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fuir
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fuggire
lasciare congé إجازة
Identité migrante
Identité migrante
ق
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peur خوفpaura
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confus perdere دقف
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mare mer بحر
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مع
Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
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Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
travail
mur muri الجدران
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Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
العمل
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لبقتسم futur
futuro
orientato
اللجوء السياسي asile politique
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Maddalena Rossi Identità migrante Nuove narrazioni per territori ospitali
u
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Susanna Cerri Contenuto e Forma Lo sviluppo della comunicazione visiva nella relazione tra ricerca e pratica progettuale
La città e i segni. Il ruolo del design nella c del linguaggio delle città
Steinbrener / Dempf & Huber, DELETE! Delettering the public space,
Vienna, 2005
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alice trematerra
costruzione
Signs and the city. The role of design in the construction of language in cities Place / space / urban landscape. Definitions A place is defined as a part circumscribed by space, delimited by precise geographical and topographical coordinates. The definition of the identity of a place, instead, concerns its landscape, its cultural, historical, productive and social features, which distinguish it from other places and ascribe to it its own identity. A place is usually a historical product with different characteristics depending on the culture that flourishes in it at a particular time. It is a vehicle of cultural identity, because the individuals who pass through it can read the signs that characterise it, ascribing meanings to it, creating a sense of belonging and historical identity to be handed down to subsequent societies. The cultural identity of a place originates initially in an unconscious way in the minds of the new generations and, although continuously subject to evolution, it nonetheless feels a strong continuity with the past, since it is rooted in the place where it has originated. The elements of the landscape take on cultural significance and represent the concrete expression of the processes through which a society organises its living environment: they reflect the underlying values that guide the members of the society, but also the resources available to them. «With its load of human signs, every landscape implies a system of relationships that link man to nature, to the environment and to the society in which he lives. These links can be assessed only by considering man as the protagonist of a culture, understood as the overall expression
Luogo / spazio / paesaggio urbano. Definizioni Si definisce luogo una parte circoscritta dello spazio, delimitata da coordinate geografiche e topografiche precise. La definizione dell’identità di un luogo, invece, riguarda le sue caratteristiche paesaggistiche, culturali, storiche, produttive e sociali che lo contraddistinguono dagli altri, attribuendogli una identità propria. Solitamente un luogo è un prodotto storico avente caratteristiche diverse a seconda della cultura che lo attraversa in un determinato momento. È veicolo di identità culturale, perché gli individui che lo attraversano possano leggerne i segni che lo caratterizzano attribuendogli dei significati, creando senso di appartenenza e identità storica da tramandare alle società successive. L’identità culturale di un posto inizialmente nasce in maniera inconsapevole nelle menti delle nuove generazioni e, pur essendo continuamente soggetta ad evoluzione, sente forte la continuità con il passato, perché radicata nel luogo in cui ha origine. Gli elementi del paesaggio assumono significato culturale e rappresentano l’espressione concreta dei processi attraverso i quali una società organizza il proprio ambiente di vita: essi rispecchiano i valori che guidano una certa popolazione, ma anche le risorse di cui essa dispone.
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of the forms of human organisation in nature. In its affirmation, every culture utilises specific instruments (political, religious, social, economic, etc.) which [...] should also include the land, the air, the houses, the streets, the cities, in other words the ensemble of the elements that give life and form to the landscape» (Turri, 1974, 21). The city itself represents a definition of a place. The urban landscape is characterised by an overlapping of writings in constant evolution, and their legibility depends on how coherent they are in the creation of a complex, yet identifiable system. The city is itself a very dense communicative environment. It communicates through elements with varying durability, elements that set different rhythms which, in turn, influence and overlap each other: the road system, water courses and the orography are some of the most constant features; buildings and monuments with their facades and decorations have a swifter temporal articulation; street furniture, signage, bills, posters, shop windows present a more evident transitory nature; and finally people and transportation, which represent an ephemeral landscape, yet also significant to the creation of the city’s flow of communication. This continuous removing, filling, rectifying and overlapping of urban structures of different durability and, therefore, also of different communication times, determines a polyphony of voices that contribute to the construction of the complex language of the city (Leone, 2008). To the movement of means of transportation, people and goods in the city, in the modern age, must be added a network of information flows, a new virtual and material
«Col suo carico di segni umani ogni paesaggio sottintende un insieme di relazioni che legano l’uomo alla natura, all’ambiente, alla società in cui vive. Tali legami si possono valutare soltanto considerando l’uomo come protagonista d’una cultura, intesa questa come espressione complessiva delle forme di organizzazione umana nella natura. Nella sua affermazione ogni cultura si avvale di specifici strumenti (politici, religiosi, sociali, economici ecc.) nei quali [...] sono da comprendere anche il suolo, l’aria, le case, le strade, le città, cioè l’insieme degli elementi che danno vita e forma al paesaggio» (Turri, 1974, 21). La città rappresenta essa stessa una definizione di luogo. Il paesaggio urbano è caratterizzato da un sovrapporsi di scritture perennemente in evoluzione e la sua leggibilità dipende da quanto queste risultino coerenti nella creazione di un sistema complesso, ma pur sempre identificabile. La città, di per sé, è un ambiente comunicativo molto denso. Essa comunica attraverso elementi dalla durabilità molto diversa, elementi che stabiliscono ritmi differenti che, a loro volta, si influenzano a vicenda sovrapponendosi: la rete stradale, i corsi d’acqua e l’orografia in generale sono gli elementi dalle caratteristiche più costanti; edifici, monumenti, relative facciate e decorazioni possiedono una scansione temporale più veloce; arredo urbano, segnaletica, insegne, manifesti, striscioni, vetrine dei negozi una transitorietà evidente; infine ci sono le persone e i mezzi di trasporto, che rappresentano un passaggio effimero, ma altrettanto significativo per la creazione del flusso di comunicazione della città. Questo continuo togliere, riempire, rettificare e sovrapporsi di strutture urbane dalla durabilità diversa e, conseguentemente, dai tempi differenti di comunicazione, determina una polifonia di voci che vanno a costruire il linguaggio complesso della città (Leone, 2008). Al passaggio di mezzi, persone e merci nella città, nell’epoca moderna, si aggiunge un’ulteriore rete di flussi quelli dell’informazione, nuova infrastruttura fisica e virtuale, che introduce nuovi ritmi e modelli di lettura dello spa-
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Arco di Tito (81-90 d.C.)
pp. 472-475
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DidaCommunicationlab
Didacommunicationlab Un luogo in cui sperimentare la ricerca infrastructure that introduces new In questo panorama complesso si muovono l’architetrhythms and models for the inter- tura e il design. Osservare i luoghi, ascoltandone le nepretation of space, which are placed side by side and on occasion prevail cessità, disegnare il servizio prima del prodotto e agire over those consolidated by history. in ottica di continua evoluzione sono i fondamenti che We are in an age in which interconnection, the forms of communica- consentono ad architetti e designers di accompagnare tion and the resulting speed with which information is produced, are i processi di trasformazione dello spazio pubblico (Gercontinuously forcing us to adapt to mak, 2017). different scales. Reality suddenly appears as multiplied on numerous Il Didacommunicationlab rappresenta un cantiere opelevels and urban space becomes rativo esemplare in cui è possibile trasformare in patriboundless. monio comune la produttività interna, per dimostrare Didacommunicationlab. A place che la struttura accademica, pur assolvendo a compiti for experimenting research Architecture and design operate within this complex panorama. Ob- istituzionali, ha un importante impatto sul territorio e serving places, listening to their mira a rinsaldare il rapporto di scambio paritario con la needs, designing the service before the product and acting from a per- comunità cittadina. spective of continuous evolution are Quello della comunicazione dello spazio pubblico, in the fundamental elements which allow architects and designers to ac- questi anni, è diventato il settore di indagine principale company the processes of transformation of public space (Germak, del laboratorio. Il Didacommunicationlab sia attraverso 2017). il suo lavoro ordinario di risposta alle esigenze dell’ADidacommunicationlab represents an exemplary work-site in which teneo fiorentino di comunicare alla città, sia attraverso it is possible to transform internal productivity into common heritage, i progetti occasionali provenienti da committenti esterproving how the academic struc- ni, dimostra quanto sia efficace l’approccio multidisciture, although carrying out institutional tasks, has an important im- plinare per la costruzione del processo identitario dei pact on the territory and aims at strengthening the equal and recip- luoghi. rocal exchange with the urban com- Di per sé l’Università è un luogo in cui si sviluppa il munity. Communication of public spaces pensiero critico, si fa ricerca e si contribuisce all’innohas become over these past few vazione sociale e culturale, producendo conoscenza. years the main field of research of the laboratory. Didacommunication- L’obiettivo è quello di arricchire e approfondire le telab, both through its ordinary work in response to the needs of the Uni- matiche affrontate producendo dei risultati accessibili versity of Florence to communicate da diffondere pubblicamente. with the city, and through occasional projects commissioned by external clients, demonstrates the efficiency of a multi-disciplinary approach to the construction of the identity of places. The University is itself a place which develops critical thought, where research is carried out, contributions
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zio, che si affiancano e a volte prevaricano quelli già consolidati dalla storia. Siamo in un’epoca in cui l’interconnessione, le modalità di comunicazione e la conseguente velocità di elaborazione dell’informazione ci costringono a salti di scala di scenario continui. La realtà improvvisamente risulta moltiplicata su tanti livelli, lo spazio urbano diventa senza confini.
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Segnaletica turistica per la città di Prato. Cultural placemaking & narrative wayfinding La città di Prato sta portando avanti da alcuni anni un processo di valorizzazione del suo patrimonio sia per quanto riguarda gli aspetti legati alla qualità ambientale e urbana (pedonalizzazione e riqualificazione degli are made to social and cultural inno- spazi pubblici del centro, progetto Riversibility, progetto vation and knowledge is produced. The objective is to deepen and en- Parco Centrale di Prato, sviluppo della rete ciclabile) sia hance the themes addressed, pro- per quanto riguarda il patrimonio culturale ducing accessible results to be pubin senso stretto (nuovo Pecci, Museo di Piazza licly disseminated. Palazzo Pretorio, Museo del Tessuto, ope- Mercatale Tourist signage for the city of Prato. Cultural placemaking & narrative re di arte pubblica). A tale processo si è wayfinding The city of Prato has been carrying affiancata la creazione di alcuni strumenti out over the past few years a pro- di comunicazione centrati attorno al sito cess of enhancement of its heritage both regarding aspects related www.cittàdiprato.it e al relativo marchio. to environmental and urban quality (pedestrian areas and the redevel- In questo contesto risulta evidente la caopment of public spaces in the cen- renza di un sistema di segnaletica pedoter, the Riversibility project, the Prato Central Park project, and the devel- nale che valorizzi le iniziative avviate e opment of the cycle path network) and to the cultural heritage strictu agevoli la fruizione del patrimonio culturale e ambientale sensu (the new Pecci, the Museum della città. of Palazzo Pretorio, the Textile Museum, and public art works). This È stata rilevata, in alcuni spazi del centro e presso alcune process has been accompanied by emergenze architettoniche, la presenza dei ‘resti’ di una the creation of communication tools centered on the site www.cittàdipra- segnaletica realizzata dalla Provincia di Prato alla fine del to.it and its corresponding brand. In this context, the lack of a pedes- secolo scorso. Questa tuttavia, risulta del tutto inadetrian signage system that valoris- guata allo scopo, non solo per il cattivo stato di conseres the initiatives undertaken and favours the usage and enjoyment of vazione, da imputare in gran parte alla scarsa qualità dei the cultural and environmental herimateriali adottati, ma soprattutto a causa dell’antiquata tage of the city, is quite evident. The project identified, in some spac- concezione generale, che si articola in modo esclusivo es in the city centre and in proximity of some architectural structures, attorno alla promozione delle emergenze architettoniche the ‘remains’ of a signage system established by the Province of Prato e artistiche attraverso itinerari rigidi e difficilmente comtowards the end of the 20th century. prensibili dall’utente. This system, however, is completely inadequate, not only as a result of Per questo motivo il Didacommunicationlab è stato the poor state of preservation, which to a great extent is due to the poor chiamato a sopperire a questa mancanza, con un proquality of the materials used, but es- getto che potesse prevedere l’ideazione e lo sviluppo di pecially to the obsolete general conception, which is based exclusive- un sistema integrato di comunicazione e valorizzazione ly on the promotion of architectural del patrimonio architettonico, artistico e ambientale deland artistic assets through rigid itineraries which are also difficult to un- la città di Prato mediante la produzione e l’installazione derstand. It is to fill this gap that Didacommu- di dispositivi fisici informativi nello spazio urbano. nicationlab became involved with a project for conceiving and developing an integrated communication and valorisation system for the architectural, artistic and environ-
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San
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Piazza San Marco
Museo del Tessuto
Piazza Francesco
pp. 477-491 Prato, Segnaletica turistica per la città di Prato Prato, cultural placemaking & narrative wayfinding
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Porta al Serraglio
Piazza Duomo
Piazza del Comune
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Piazza Mercatale
Piazza S.Maria delle Carceri
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The research project The work is based on a research activity centered on the following items: • Gathering and analysis of international case studies and best practices on the topic of pedestrian signage and the valorisation of heritage through integrated communication systems and physical devices for spatial orientation. • Study of the specific features of the urban context of Prato, through the identification and mapping of the structures which compose its architectural, artistic and environmental heritage, which will be analysed within their specific urban context so as to highlight and map the relationships between ‘objects’ and places. • Creation of an abstract model for the system of the network constituted by the places identified and the pathways that connect them, which also serves as a basic layout for the operative phases of the project.
L’idea di partenza è stata quella di fondere la narrazione del luogo e la ricerca del percorso da compiere, con l’obiettivo di creare una sorta di urbanistica dei segni, di scrittura della città. È stato ideato un sistema che si articola in una serie coordinata di dispositivi informativi da installare negli spazi pubblici urbani e nei punti di interesse strategici per la mobilità, come stazioni, e parcheggi. Questi stessi dispositivi hanno il fine di presentare la ricchezza del territorio, raccontare la storia di ogni spazio, connettere un luogo all’altro. La segnaletica non si limita a definire le modalità in cui fornire le indicazioni o orientare le persone, è anche e soprattutto un problema di identità. Dare espressione visiva a uno spazio significa permettere ai luoghi di ispirare e promuovere un senso di comunità. L’identità del luogo, infatti, crea la connessione con le persone che lo usano e che lo attraversano.
Il progetto di ricerca Il lavoro si fonda su un’attività di ricerca articolata sui seguenti punti: • Raccolta e analisi di casi studio e ‘best practices’ internazionali sul tema della segnaletica pedonale e della valorizzazione del patrimonio mediante sistemi di comunicazione integrata e dispositivi fisici di orientamento spaziale. • Studio delle caratteristiche specifiche della realtà urbana di Prato, attraverso l’individuazione e la mappatura e delle emergenze che costituiscono il patrimonio architettonico, artistico e ambientale della città, le quali verranno studiate all’interno del loro contesto urbano specifico con il fine di evidenziare e mappare le relazioni tra gli ‘oggetti’ e i luoghi. • Creazione di un modello astratto di sistema della rete costituita dai luoghi individuati e dai percorsi che li connettono, che funzioni come impianto di base per le fasi operative della progettazione.
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mental heritage of the city of Prato, through the production and installation of physical information devices in the urban space. The idea on which the project is based was that of blending together the narrative of the place with the search of the pathway to be followed, with the aim of creating a sort of urbanism of signs, of writing the city. A system was devised, articulated into a coordinated series of information devices to be installed in urban public spaces and in important points in terms of mobility, such as stations and car parks. These devices have the purpose of presenting the rich heritage of the territory, narrating the history of every space, and connecting each place to the next. Signage is not limited to defining the methods for providing information or orienting people, it is also, and especially, an issue of identity. To give visual expression to a space means allowing spaces to inspire and promote a sense of community. The identity of a place, in fact, establishes links with the people who use and traverse it.
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Mongolfiera, Marco Bagnoli
Piazza Ciardi
Piazza Santo Agostino
Piazza dell’Università Alessandra Andrini, Orologio della Resistenza
Stazione di Porta al Serraglio
Chiesa di Sant’Agostino
Chiesa di San Domenico
Piazza San Domenico
Piazza del Duomo
Duomo Palazzo dei Vescovi
Piazza del Comune Piazza Mercatale
Palazzo Pretorio Palazzo del Comune Jacques Lipchit, Prometheus Strangling the Vulture
Piazza del Cardinale Niccolò Conservatorio e Convento di San Niccolò
Piazza San Francesco Convento di San Francesco
Porta Mercatale Ponte al Mercatale
Piazza Basilica di Santa Maria delle Carceri Santa Maria Castello dell’Imperatore sognatrice delle Carceri Grande Fabrizio Corneli
Stazione Centrale
Piazza San Marco Area dell’Antico Opificio Tessile Giardino dell’infanzia Mazzocchio, Ben Jakober
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Museo del Tessuto Biblioteca Lazzerini
Cassero Large Squared Form with Cut Henry Moore Il passo della luce Carlo Bernardini
Barbara Kruger, Untitled Colonna vertebrale della vita Hossein Golba La bestia, Bizhan Bassiri
presenta rac connetter
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are ccontare re PRATO
Mongolfiera, Marco Bagnoli
Piazza Ciardi
Piazza Santo Agostino
Piazza dell’Università Alessandra Andrini, Orologio della Resistenza
Stazione di Porta al Serraglio
Chiesa di Sant’Agostino
Chiesa di San Domenico
Piazza San Domenico
Piazza del Duomo
Duomo Palazzo dei Vescovi
Piazza del Comune Piazza Mercatale
Palazzo Pretorio Palazzo del Comune Jacques Lipchit, Prometheus Strangling the Vulture
Piazza del Cardinale Niccolò Conservatorio e Convento di San Niccolò
Piazza San Francesco Convento di San Francesco
Porta Mercatale Ponte al Mercatale
Piazza Basilica di Santa Maria delle Carceri Santa Maria Castello dell’Imperatore sognatrice delle Carceri Grande Fabrizio Corneli
Stazione Centrale
Piazza San Marco Area dell’Antico Opificio Tessile Giardino dell’infanzia Mazzocchio, Ben Jakober
Museo del Tessuto Biblioteca Lazzerini
Cassero Large Squared Form with Cut Henry Moore Il passo della luce Carlo Bernardini
Barbara Kruger, Untitled Colonna vertebrale della vita Hossein Golba La bestia, Bizhan Bassiri
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Dispositivi in cemento
SINOTTICO GENERALE
SINOTTICO SPAZI
DIREZIONALE A TERRA
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Dispositivi in lamiera
DIREZIONALE A PARETE
DIREZIONALE VERTICALE
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Le strategie progettuali L’attività di ricerca progettuale vera e propria si articola sulle seguenti strategie: • Focus sugli spazi pubblici urbani come nodi centrali della rete di valorizzazione del patrimonio: gli spazi pubblici nella loro diversa identità e specificità sono riconosciuti come la principale espressione del patrimonio culturale e ambientale del territorio. • Focus sulla relazione tra i monumenti, le opere, i musei, e gli spazi pubblici sui quali si affacciano: questi non verranno considerati come oggetti autonomi ma piuttosto come componenti del luogo specifico del quale fanno parte. • Integrazione tra diverse componenti del patrimonio (storico architettonico, storico artistico, arte contemporanea, archeologia industriale, spazi verdi, ecc…): non verranno promosse in modo separato ma al contrario verranno integrate, con l’obiettivo di valorizzare le sinergie tra le diverse componenti, mettendone in luce la rilevanza per la creazione delle qualità spaziali del territorio.
Design strategies The project’s research activity is based on the following strategies: • Focus on urban public spaces as central hubs for the valorisation of the heritage: public spaces in their varying identities and specificities are recognised as the main expressions of the territory’s cultural and environmental heritage. • Focus on the relationship between the monuments, works and museums, and the public spaces they front onto: these will not be considered as autonomous ‘objects’, but rather as components of the specific place to which they belong. • Integration between the various elements that constitute the heritage (historical-architectural, historical-artistic, contemporary art, industrial archaeology, green spaces, etc.): they will not be promoted separately but as a whole, with the purpose of valorising the synergies between the various components, highlighting their relevance in terms of determining the spatial qualities of the territory. Communication design and graphic design in cities Definitions and points of view Communication design is the discipline that regulates the ways in which a brand, a company or a place decide to express themselves and become publicly known. Strategy, reasoning, intentionality, planning, experiment and creativity are the keywords that guide the work of the communication designer in determining this code. The main task is that of organising and structuring incoming information so that
Communication design e graphic design nelle città Definizioni e punti di vista Il communication design è la disciplina che regolamenta le modalità con cui un brand, un’azienda o un luogo decidono di esprimersi e farsi conoscere da un pubblico. Strategia, ragionamento, intenzionalità, pianificazione, esperimento e creatività sono le keywords che guidano il lavoro del communication designer nella definizione di questo codice. Il suo compito principale è quello di organizzare e strutturare le informazioni che gli arrivano in modo che comunichino un messaggio intenzionale. Il graphic design, in generale, è uno strumento al servizio della comunicazione, che serve per persuadere, informare, identificare, motivare, migliorare, organizzare, coinvolgere, trasportare o trasmettere molti livelli di significato. Attraverso la gerarchizzazione dei contenuti riesce a enfatizzare alcune informazioni piuttosto che altre, per aiutare la comprensione del messaggio o la navigazione nel racconto. È per questo motivo che un’azienda, così come un luogo, un prodotto o uno
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spazio, nel momento in cui acquisiscono una propria identità, esternano loro stessi, si espongono ad un pubblico che ne percepisce in maniera soggettiva le caratteristiche. In generale, la comunicazione non può essere lasciata a sé stessa, essendo un’attività primaria che influenza in maniera decisiva i comportamenti dei consumatori o utenti, va controllata attraverso delle regole, che vengono continuamente aggiornate parallelamente ai processi di evoluzione culturale e sociale. La grafica, dunque è sempre stata strumento attivo della comunicazione, intervenendo nel paesaggio urbano su vari livelli e per 86 Il termine Corporate Identity compare per varie necessità storiche. la prima volta negli anni Cinquanta in InghilLa prima esigenza degli individui di essere identificati at- terra. Inizialmente il concetto era limitato piuttosto all’ambito dell’identità visiva, dell’immatraverso un segno grafico probabilmente si palesa all’e- gine in sé e per sé, e dunque ruotava intorno al logo, il simbolo iconico dell’azienda. Il marit communicates an intentional mes- poca delle crociate nel XII secolo: keting ha avuto un ruolo fondamentale nella sage. Graphic design, in general, is definizione e nell’applicazione del concetto. a tool at the service of communica- quando i combattenti escono per la Tale prospettiva, sebbene oggi appaia chiaration, which serves to persuade, in- prima volta dai propri possedimen- mente riduttiva, rimane in auge fino agli anni form, identify, motivate, enhance, orOttanta e Novanta, quando il concetto di Corganise, involve, transport or transmit ti, non solo hanno necessità di rico- porate Identity va incontro ad un progressivo various levels of meaning. Through processo di astrazione, fino ad arrivare ad otthe hierarchical organisation of con- noscersi tra di loro in battaglia, ma tenere non solo un ruolo più rilevante all’intertents, it emphasises some informa- anche di dimostrare l’appartenen- no della comunicazione d’impresa, in quanto tion over other, thus helping to unmotore di vantaggio competitivo sul mercato, derstand the message, or navigate za al proprio territorio. Lo stemma ma un vero e proprio elemento fondante di qualsiasi attività che voglia posizionarsi sul the narrative. It is for this reason that the moment diventa così un abituale mezzo di mercato. Il concetto di Corporate Identity a company, a place, a product or identificazione, ritenuto un esclusi- diventa la vera e propria ‘filosofia aziendale’ permeante l’intera impresa, sia all’interno, a space, acquire their own identity, expressing themselves, they be- vo privilegio della famiglia, legittima che all’esterno di essa. Tuttavia, a definire in maniera esaustiva il come exposed to a public that subjectively perceives their features. In titolare del sigillo stesso. Questo concetto moderno di Corporate Identity è general, communication should not linguaggio cadrà in disuso solo con John M. T. Balmer che nel 2001 definisce l’identità come la «somma di quegli elementi be left to its own devices, since it is tangibili e intangibili» che rendono ogni entità an essential activity that influences la fine delle monarchie. aziendale ben distinta. L’identità, dalla natura in a decisive manner the behaviour Lo stemma, evolvendosi, nell’Otto- multidisciplinare, viene modellata dalle azioni of consumers and users. It should dei fondatori e dei leader, dalla tradizione e be controlled and regulated follow- cento diventa marchio, figlio di una dall’ambiente e si manifesta attraverso moling guidelines that must be continteplici canali di comunicazione, compresa la uously updated together with gener- rivoluzione industriale, durante la performance, i prodotti e servizi dell’organizal processes of cultural and social quale le attività commerciali iniziano zazione, il comportamento dei dipendenti e il evolution. dialogo con gli stakeholder. Graphic design has always been an ad imporsi nel contesto pubblico. The term Corporate Identity appears for the active communication tool, intervenfirst time in the fifties in England. Initially the ing on the urban landscape on vari- Non più una lotta di ‘cognome’ tra concept was rather limited to the scope of vious levels and in response to varying famiglie dunque: i marchi servivano sual identity, of the image itself, and therefore historical needs. The first need for individuals to be ad attestare le capacità dell’artigiano o del produttore, identified through a graphic sign probably appeared during the Cru- a distinguerlo dalla concorrenza, e solo successivasades in the 12th century: when war- mente diventeranno strumento di identificazione per le riors first left their fiefdoms they found they needed not only to rec- aziende. Storicamente il primo esempio di Corporate ognise each other in battle, but also 86 to show their affiliation to their terri- Identity aziendale viene realizzato nel primo decentory of origin. The coat of arms thus nio del ‘900 da Peter Behrens per conto dell’AEG – became a common form of identification, considered as an exclusive privilege of the family as legitimate holder of the crest. This language fell into disuse when monarchy stopped being the most common form of government.
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Allgemeine Elektricitäts-Gesellschaft –, un’industria tedesca produttrice di elettrodomestici. Behrens potrebbe essere definito come il primo industrial designer della storia, inizialmente dedito alle arti pittoriche e poi grafiche, finisce per dedicarsi anche all’architettura e al disegno degli oggetti da industrializzare. Per la prima volta un’azienda aveva una sua identità di marca, coerente e coordinata in tutti i suoi aspetti87.
Coats of arms evolved during the 19th century and eventually transformed into brands, as a result of the industrial revolution, when commercial activities became dominant in a wider public context. No longer a contest between ‘family names’, but between brands, which initially served the purpose of attesting the capacity of the artisan or producer, distinguishing him from his competitors, and only later became a tool for identifying companies. Historically, the first example of the construction of a modern corporate identity was undertaken during the first decade of the 20th century by Peter Behrens on behalf of AEG, the German producer of electrical equipment. Behrens could be called the first industrial designer. Having initially worked in pictorial and graphic arts, he later devoted himself to architecture and the design of objects for industrial production. This was the first time a company had its own identifying brand, coherent and coordinated in all aspects.
Grafica e Architettura Grafica e Architettura sono due discipline continuamente coinvolte nella trattazione del tema che riguarda la costruzione dell’identità di una città: la grafica è la traduzione in immagine di revolved around the logo, the iconic symbol un’intenzione comunicativa, quin- Graphic design and Architecture of the company. Marketing has played a key Graphic design and Architecture are role in defining and applying the concept. This di la trascrizione di un messaggio two disciplines which have been conperspective, although clearly reductive today, che a volte si sovrappone all’ar- tinuously involved in the construction remains in vogue until the eighties and nineties, when the concept of Corporate Identity chitettura per spiegarne gli scopi of the identity of a city: graphic design is the translation into images of meets a progressive process of abstraction, up to obtain not only a more important role o per facilitare la fruizione degli a communicative intention, therefore it is the transcription of a meswithin the corporate communication, as an engine of competitive advantage on the market, spazi, altre volte ne diventa com- sage that on some occasions overthe architecture so as to explain but a real founding element of any activity that plementare, integrandosi ad essa. lies its purposes or to facilitate the usage wants to position itself on the market. The concept of Corporate Identity becomes the true Fino all’età premoderna il proget- of spaces, and on others it supplements it. corporate philosophy’ permeating the entire company, both inside and outside it.However, to architettonico rispondeva in Until the modern age, the architecJohn M. T. Balmer, who in 2001 defined idenproject faithfully responded to maniera molto fedele al binomio tural tity as the «sum of those tangible and intangithe form-function binomial; the legble elements» that make each corporate entity forma-funzione; la leggibilità di un ibility of a building permitted clearly well distinct, defined the modern concept of identifying its usage destination, evCorporate Identity in a comprehensive manner. edificio consentiva di interpretar- ery thing was «a sign of its possible Identity, multidisciplinary nature, is shaped by use» (Barthes, 1963). Consider for the actions of the founders and leaders, by ne facilmente la sua destinazione example the Mediaeval castle, contradition and environment and manifests itself d’uso, ogni cosa diventava «se- ceived as a miniature fortified city, or through multiple channels of communication, the Florentine Renaissance palace, including performance, products and services gno del suo uso possibile» (Baradopted as model of propriety by the of the organization, employee behaviour and thes, 1963), basti pensare al ca- ruling class (Belardi, 1999). dialogue with stakeholders. 87 Emil Rathenau, fondatore dell’AEG, aveva commissionato a Peter Berhens un incarico stello medievale, concepito come senza precedenti nella storia del design, quello miniaturizzazione della città fortificata o al palazzo ridi progettare ogni aspetto legato all’immagine della società dal product design al visual desi- nascimentale fiorentino, adottato come modello di progn: dal logo, alle pubblicità, alla carta da lettera fino alla progettazione architettonica dei prietà dei regnanti (Belardi, 1999). punti vendita o del complesso di abitazioni per Un edificio risultava decifrabile dall’esterno e la grafica, le famiglie degli operai, dal design dei prodotti commercializzati fino al design delle fabbriche intesa come linguaggio scritto, tipografico, era una mostesse. Emil Rathenau, founder of AEG, commissio- dalità espressiva complementare, totalmente integrata ned Peter Berhens to create an unprecedented task in the history of design, to design every nell’architettura. aspect of the company’s image from product design to visual design: from logo to advertising, from letter paper to the architectural design of the shops or the housing complex for the workers’ families, from the design of the products marketed to the design of the factories themselves.
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L’uso della tipografia nelle città rappresenta la modalità di approccio grafico più stratificato nei secoli, costituisce la base di un linguaggio visivo mirato a conferire leggibilità e identità a un luogo: «a chi l’avesse percorsa con l’animo e l’attenzione del turista non frettoloso, una qualsiasi città dell’Impero romano tra I e III secolo d.C., sarebbe apparsa caratterizzata non solo e non tanto da statue, dai templi, dai luoghi pubblici di ritrovo, dai colori e dal traffico, quanto dalle scritte presenti dappertutto, nelle piazze, nelle strade, sui muri e nei cortili, dipinti, graffite, incise sospese in tabelle lignee o tracciate su riquadrature bianche, diversissime tra loro non soltanto per aspetto, ma anche per contenuto, essendo ora pubblicitarie, ora politiche, ora funebri, ora celebrative, ora pubbliche, privatissime di appunto o di insulto, o di scherzoso ricordo; e naturalmente rivolte se non proprio a tutti, a molti, e cioè ai molti alfabeti facenti parte della comunità urbana» (Ancheschi, 1992, 36). Negli anni Trenta e Quaranta da un’estetica come quella delle Beaux Arts, che valorizzava l’ornamento, si passa ai principi del funzionalismo, propri della scuola del Bauhaus, che abolisce gli aspetti decorativi e privilegia uno stile austero e rigoroso anche nelle scelte architettoniche di una città. Negli anni Cinquanta, con lo sviluppo industriale gli edifici diventavano semplici contenitori di un’attività produttiva fondamentale, per cui vengono disegnati dei prefabbricati economici senza ornamento, veloci da costruire e funzionali allo scopo. Negli anni Sessanta invece, anche come conseguenza ad un mercato sempre più affollato di concorrenza, si palesa l’urgenza della pubblicità, come tecnica persuasiva all’acquisto, e l’edificio diventa una superficie ideale per veicolare dei messaggi promozionali (Sussman/Prejza & Co, 1999). Andando avanti nei decenni, i formati della cartellonistica diventano sempre più ingombranti e presenti in città, fino agli anni Novanta in cui le insegne finiscono per ricoprire l’intera struttura dell’edificio con pubblicità nate per sostenere i lavori di restauro delle facciate (Zannoni, 2018).
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A building was decipherable from the outside, and graphics, understood as written, typographic language, was a supplementary form of expression, completely integrated into the architecture. The use of typography in cities represents the form of graphic approach that is most stratified throughout the centuries, and constitutes the basis of a visual language that is aimed at conferring legibility and identity to a place: «to anyone who would have traveled through it in the spirit and with the attention of an unhurried tourist, any city of the Roman Empire between the 1st and 3rd centuries AD, it would have appeared as characterised not so much by statues, temples, public meeting places, colours and traffic, as by the writings which were present everywhere, in the squares, in the streets, on the walls and in the courtyards, paintings, graffiti, engravings, hanging from wooden tablets or inscribed on white frames, very different from each other not only in appearance, but also in content, since they included advertising, political, funeral, and celebratory notices, both public and private, sometimes insulting, or in playful remembrance; and naturally addressed, if not to all, to many, that is to the many literate individuals belonging to the urban community». (Ancheschi, 1992, 36). After the Thirties and Forties, characterised by aesthetic stances such as that of Beaux Arts, which valorise ornament, there was a movement toward the principles of functionalism, such as the ones expounded by the Bauhaus school, which abolished all decorative elements and favours a rigorous and austere style also in architecture. During the Fifties, and as a result of industrial development, buildings became simple containers for a specific productive activity, which is why they were designed as inexpensive pre-fabricated structures without any ornament, quick to build and functional to their purposes. During the Sixties, instead, also as a consequence of increasing market
competition, the need for more and better advertising, as a consumer persuasion technique, became evident, and buildings were identified as ideal surfaces for displaying promotional messages (Sussman/Prejza & Co, 1999). During the following decades, billboards became increasingly large and present throughout the city, to the point that in the Nineties advertisements came to cover the entire surface of buildings undergoing facade renovations (Zannoni, 2018). Graphic design and architecture take hold of the context, multiplying signs and symbolisms. The apotheosis of this historical moment was documented and interpreted by Venturi, Scott Brown and Izenour in their Learning from Las Vegas: «there is a precise epochal watershed, marked by the irruption of electricity in the city; an irruption that determines the sudden metamorphosis of the urban scenery: gray and monotonous by day, but shining and shimmering at night, when it takes on the appearance of huge pages with writings and images, either fixed or in motion, to be read and observed» (Belardi, 1999, 51). The Las Vegas Strip, «which by day seems not to exist, whereas by night it comes into sight like an apparition» (Nicolin, 1999, 67), sheds light on the new way of interpreting architecture: architectural structures become media that transmits promotional messages, the language of advertising becomes three-dimensional and the building turns into the representation of its own function to the limits of absurdity. «There is no content that manages to be known without crossing the epidermis of physical bodies and without therefore arranging itself in a set of information elements that take the form of an image. The image is the territory of graphic design. (…) On the surface, graphic design presents and calibrates complex qualities regard-
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Grafica e architettura si impadroniscono del contesto, abbondando nella proliferazione di segni e simbolismi. L’apoteosi di questo momento storico viene documentato ed interpretato in Learning from Las Vegas di Venturi, Scott Brown, Izenour: «c’è un preciso spartiacque epocale, segnato dall’irruzione dell’energia elettrica nella città; irruzione che determina la repentina metamorfosi delle quinte urbane: grigie e monotone di giorno, ma scintillanti e cangianti di notte, quando assumono le sembianze di gigantesche pagine con scritte e figure, fisse o in movimento, da leggere e osservare» (Belardi, 1999, 51). La strip di Las Vegas, «che di giorno sembra non esistere, mentre di sera appare come un miraggio» (Nicolin, 1999, 67), mette in luce il nuovo modo di interpretare l’architettura: le strutture architettoniche diventano media che veicolano il messaggio promozionale, il linguaggio pubblicitario diventa tridimensionale e l’edificio la rappresentazione stessa della sua funzione ai limiti dell’assurdo. «Non c’è contenuto che riesca ad essere conosciuto senza attraversare l’epidermide dei corpi fisici e senza quindi disporsi in un insieme di informazioni che assume forma di immagine. E l’immagine è il territorio della grafica. (…) Sulla superficie la grafica espone e calibra qualità complesse riguardanti l’intero spessore delle conoscenze umane, secondo i parametri di giudizio messi a disposizione da una cultura mutevole e aventi per oggetto l’intero mondo tridimensionale, vale a dire lo spazio in cui si svolge la vita e di cui la grafica indaga gli involucri. Ma lo spazio è il territorio dell’architettura. Conflittualità disciplinare dunque. Certo, ma anche reciproco apporto di contenuti innovativi e di esperienze d’avanguardia di cui, in momenti di particolare fecondità, ogni ambito operativo si avvale per arricchirsi e rilanciare stimoli» (De Rubertis, 1999, 132). Segnaletica stradale, insegne di negozi, affissioni pubblicitarie, targhe, bandiere, murales ricoprono le pareti delle città, penetrano nelle nostre menti, informano, attraggono, persuadono, incitano. Dipinte, disegnate,
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Il linguaggio delle città «L’uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un’altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inferno. Tutto il resto è muto e intercambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono. Finalmente il viaggio conduce alla città di Tamara. Ci si addentra per vie fitte d’insegne che sporgono dai muri. L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose» (Calvino, 1972, 67). Il modo in cui ci muoviamo in una città e ne leggiamo i suoi messaggi visivi è una pratica tutt’altro che ingenua. ing the full depth of human knowledge, according to evaluation param- È proprio la disinvoltura con cui ci spostiamo in eters determined by a culture in transformation which has as its subject the determinati ambienti che dimostra quanto la nostra entire three-dimensional world, in oth- conoscenza e la nostra cultura influenzino totalmente er words the space in which life takes place and whose envelopes graphic il modo di osservare la realtà. «Vediamo solo quello design investigates. che conosciamo» (Sendker, 2011, 34). nella maggior Yet space is the territory of architecture. A disciplinary conflict, hence, but parte dei casi, stabiliamo una relazione con lo spaalso a reciprocal exchange of innovative content and of avant-garde expe- zio che attraversiamo molto superficialmente, quasi riences which, in moments of great fe- a renderlo invisibile; compiamo un passaggio velocundity, every operative field uses for enhancing itself and generating new ce dal punto di partenza al punto di arrivo, guidato stimuli» (De Rubertis, 1999, 132). Road signage, shop billboards, post- dalla fretta di raggiungere il nostro obiettivo. Se tutti ers, plates, flags and murals cov- i messaggi di cui siamo bombardati attraversando er the walls of cities, penetrate our minds, inform, attract, persuade, in- una città colpissero realmente la nostra attenzione cite. Painted, drawn, sculpted, fused, assembled in metal, plastic or stone, non riusciremmo a compiere quel percorso. Poche words become a tangible presence in volte capita che l’occhio sia consapevole e la mente the landscape and contribute to the unique identity of the city. Graphic de- totalmente presente alla ricezione di un messaggio sign and architecture become stratified in the urban fabric, and intervene grafico proveniente dall’ambiente circostante, per at every change in the usage of space. cui è più facile recepire solo qualcosa di cui siamo già a conoscenza, attingendo dalla nostra memoria, The language of cities «Man walks for days among trees and piuttosto che elaborare un input nuovo. Guardare, stones. Rarely does his gaze stop on one thing, and that is when he has dunque, non è solo un atto percettivo bensì un’esperecognised it as the sign for another thing: tracks in the sand indicate the rienza piuttosto complessa che coinvolge la memopassing of a tiger, a swamp announc- ria dell’individuo. La mente umana nell’osservazione es the presence of a water vein, the hibiscus flower the end of hell. The rest is muted and interchangeable; trees and stones are only what they are. The journey leads finally to the city of Tamara. One enters it through streets dense with signs that stick out from
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scolpite, fuse, assemblate in metallo, plastica o pietra le parole diventano un’entità fisica tangibile nel paesaggio, contribuendo all’identità unica della città. Grafica e architettura si stratificano nel tessuto urbano, intervenendo in occasione di ogni cambiamento d’uso dello spazio.
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the walls. The eye does not see things, but rather the figures of things that signify other things» (Calvino, 1972, 67). The way in which we move in a city and read its visual messages is anything but naive. It is precisely the ease with which we move in certain environments that demonstrates to what extent our knowledge and our culture influence the way in which we observe reality. «We only see what we know» (Sendker, 2011, 34). In most cases we establish a very superficial relationship with the space we traverse, almost making it invisible; we pass swiftly from our point of departure to our destination, led by the hurry to reach our objective. If we truly paid attention to all the messages that bombard us in a city we would never complete our journey. It is seldom that the eye is aware and the mind completely present when receiving a graphic message from the surrounding space, and therefore it is much easier to acknowledge something that we already know, rather than receiving a new input. Looking is therefore not only a perceptive action, but also a rather complex experience that involves the individual’s memory. Amidst the loud street signage, for example, the human mind manages to transform the chaotic information it perceives, enclosing in a single message the relationship between sign and context. In a district of Vienna, a significant experiment was carried out in 2005, aimed at determining the actual bewildering amount of visual stimuli to which we are continuously subjected to. Delete! Delettering the public space is an artistic and social project by the Austrians Christoph Steinbrener and Rainer Dempf, which originated with the idea of silencing all communication in a public space. The whole visual bombardment of a commercial street, consisting of signals, billboards, logos, slogans and posters was concealed for a duration of two weeks, using phosphorescent yellow card-
dell’urlante segnaletica stradale, ad esempio, riesce a trasformare in un unico input tutte le informazioni disordinate che recepisce, racchiudendo in un solo messaggio il rapporto tra segno e contesto. In un quartiere di Vienna nel 2005 è stato fatto un esperimento molto significativo per dimostrare quale sia la quantità sconcertante di stimoli visivi ai quali siamo sottoposti continuamente. Delete! Delettering the public space88 è un progetto artistico e sociale degli austriaci Christoph Steinbre88 www.steinbrener-dempf.com/en/ ner e Rainer Dempf, nato con l’oportfolio-item/delete. biettivo di mettere a tacere tutta la comunicazione di uno spazio pubblico. Tutto il bombardamento visivo di una tipica strada commerciale costituito da segnali, insegne, loghi, slogan, cartelli pubblicitari è stato nascosto per la durata di due settimane. Sono state utilizzate coperture di carta e plastica di un giallo fosforescente per occultare tutte le insegne e qualsiasi affissione pubblicitaria presente in zona, con l’attenzione a non tappezzare la segnaletica stradale di sicurezza. Un metodo facile ed economico, ma che grazie anche all’utilizzo di una monocromia che si distaccasse molto dai colori del contesto, è stato di evidente dimostrazione. Fondamentale, ma anche di grande valore sociale, è stata l’adesione di tutti i commercianti a svestire della propria identità gli esercizi commerciali per quei giorni. La reazione immediata ad uno spazio così svuotato è stato un horror vacui esistenziale, un disorientamento dovuto alla totale assenza di messaggi significanti tutto intorno, che normalmente guidano i flussi dei movimenti urbani. La gente ha iniziato a chiedere spiegazioni tramite dei graffiti apparsi sui manifesti gialli, «ho bisogno di informazioni commerciali!», per citarne uno. Allo stesso tempo però quel vuoto ha reso anche il passante meno attento consapevole delle fattezze di quei segnali, ne ha messo in evidenza il corpo, l’aspetto scultoreo, geometrico e ben studiato nel contesto, cosa che nell’inquinamento visivo risultava totalmente invisibile.
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temporary reality is marked by this continuous contamination and hybridisation of images, experiences, codes and cultures. The private sphere invades the public and it, in turn, defines and impregnates the private» (Amendola, 1997, 45).
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Il ruolo della città è soggetto ad evoluzione continua, è costantemente influenzato dai traguardi culturali e politici raggiunti da parte della società. Dalla scarsa mobilità del capitale si passa ad un contesto i cui ruoli sono sempre più fluidi nel rapporto fra pubblico e privato, in cui la mobilità geografica è stata implementata e la velocità della comunicazione accelera ogni processo evolutivo (Bonomini, 2004). «La realtà contemporanea è segnata in questo continuo contagio e ibridazione di immagini, di esperienze, di codici, di culture. Il privato irrompe nel pubblico e questo, a sua volta, definisce e imbeve di privato» (Amendola, 1997, 45). Siamo di fronte ad un fenomeno, in parte invisibile, per cui la delocalizzazione della produzione industriale, dovuta all’abbassamento dei costi del lavoro, sta decentrando il ruolo della città come centro propulsore. La produzione dell’oggetto, che a sua volta veicola il marchio, si allontana sempre di più dall’ambito urbano, che diventa il luogo privilegiato per la fruizione simbolica. L’attenzione comune si sposta dall’aspetto industrializzato della board and plastic coverings, with the città al prodotto, o meglio, alle immagini di esso diexception of all safety road signage. stribuite sul territorio (Bonini Lessing, 2010). A simple and cheap method which, also thanks to the use of a single co- «È un territorio che ha perso i propri limiti interni, anche lour that stands out from the context, was clearly illustrative. The participa- se forse non pure quelli esterni: una conurbazione tion of all businesses in the area, who […] che riempie il suo territorio come una schiuma allowed being stripped of their identity for a few days, was both essential and o un gel, cioè includendo in maniera indifferenziata of great social value. The first reaction to such an emptied pieni e vuoti, riproducendo la propria struttura space was an existential horror vacui, secondo una logica frattale, insomma sommergendo a disorientation due to the total absence of signifying messages which le differenze del territorio e con-fondendo le sue usually guide the flow of urban movement. People began to ask for expla- funzioni, riproducendosi all’infinito uguale a sé stesnations through graffiti on the yellow sa. Sul piano storico è evidente che questa schiuma coverings. «I need commercial informetropolitana è il frutto estremo di uno sfondamento mation!», read one. At the same time, however, that void della città» (Volli, 2004, 56). also made the less attentive passerby aware of the features of those signals, Giovanni Anceschi, designer, artista e accademico it evidenced the body, the sculptural and geometrical aspects, well studied italiano, sostiene che solo attraverso la regia di un within the context, which visual pollu- progettista è possibile guidare le persone all’interno tion rendered invisible. The role of cities is in continuous evo- di una città, di una mostra o di un edificio compleslution, it is constantly influenced by society’s cultural and political attain- so come un aeroporto. Di fronte ad una condizione ments. From a period of slow mobility urbana sempre diversa non si può fare affidamento of capital, society moved on to a context of increasingly fluid roles in the re- sulla gestione gerarchica dei sistemi di informazione lationship between public and private, in which geographic mobility has been e comunicazione delle città stesse, i processi deciimplemented and the speed in com- sionali non sono più controllati, per cui vanno monimunication accelerates all evolutionary processes (Bonomini, 2004). «Con- torati e indirizzati.
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We are in the presence of a partly invisible phenomenon, in which the delocalisation of industrial production, due to the decrease in labour costs, is decentering the role of the city as driving force. The production of an object, which in turn carries the brand, becomes increasingly distanced from the urban environment, which in turn becomes the privileged place for symbolic usage. Attention moves from the industrialised aspect of the city to the product, or rather to the images of itself spread out throughout the territory (Bonini Lessing, 2010). «It is a territory that has lost its internal boundaries, although perhaps not its external ones: a conurbation [...] which fills its territory like a foam or a gel, including without distinction both solid and empty spaces, reproducing its own structure according to a fractal logic, in other words submerging the differences of the territory and con-fusing its functions, infinitely and identically reproducing itself. On a historical level it is evident that this metropolitan foam is the extreme result of a breach into the city» (Volli, 2004, 56). The Italian artist and academic Giovanni Anceschi affirms that only through the guidance of the designer is it possible to orient people within a city, an exhibition or a complex building such as an airport. In view of a constantly changing urban condition it is not possible to rely on the hierarchical management of information and communication systems of the cities themselves. Decision-making processes are no longer in control, and must therefore be monitored and directed. In a context that is increasingly fragmented in its appearance, architecture and urban planning are no longer capable of responding to all the needs in terms of identification (Bonini Lessing, 2010) and not always capable of generating harmonious project proposals regarding the image of a territory. Communication design can bridge this gap by creating a language that supplies the urban and structural needs of the city, thus reconstructing a uniform and coherent narrative. «In a context of intense urban competition on the global market, the image
In un contesto sempre più frammentato nel suo aspetto, la disciplina architettonica e quella urbanistica non sono più in grado di interpretarne tutte le esigenze di identificazione (Bonini Lessing, 2010) e non sempre riescono a fare delle proposte di progetto armonico sull’immagine di un territorio. Il communication design può sopperire a questa mancanza, creando un linguaggio che possa raccogliere le esigenze urbanistiche e strutturali della città, ricostruendo una narrazione coerente e unitaria. «In un clima di intensa competizione urbana sul mercato globale, l’immagine diventa strategica nella lotta per attrarre capitali, persone, imprese e l’immaginario è un fattore decisivo per ‘vendere’la città e le sue parti. (…) Essa deve sedurre e convincere sia emotivamente che discorsivamente: deve darsi un’immagine plausibile e adeguata in funzione di un obiettivo di mercato (il ruolo che la città intende svolgere), un target sociale (a chi si rivolge), il passato e le potenzialità della città (con quali argomentazioni)» (Amendola, 1997, 89). Le città devono diventare dei soggetti comunicatori per connettere la comunità, informare e persuadere eventuali visitatori, attrarre possibili investitori, forze creative e innovative. Il graphic design è la disciplina giusta che può rendere una città informativa, leggibile accessibile e attraente. È uno strumento che mette ordine ad un processo creativo, conferendo un senso armonico alla sua elaborazione, per poterne verificare la consistenza e controllarne gli esiti. In rapporto all’architettura costruisce un contesto nel quale gli elaborati possano trovare un’adeguata e coerente spazialità. «Ciò è del tutto evidente considerando che nella grafica sono incluse le forme della rappresentazione architettonica, cioè i modi del pensare lo spazio costruito rispetto a quello di riferimento, le sue geometrie e i processi che definiscono l’immagine» (Volli, 1999, 58).
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lic space destined to collective usage and to the principles of Zero risk cities, which aims at zero victims of road accidents through a widespread speed reduction, in order to make the various uses of public space compatible. While the aim of the Municipality is that
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Prato mooving. Infografica e segnaletica sulle piste ciclopedonali di Prato Nella primavera del 2019 il Didacommunicationlab è stato chiamato dal Comune ad intervenire sul progetto della ciclopolitana di Prato: cinquantacinque chilometri di rete ciclabile o ciclopedonale, che vanno ad aggiungersi becomes strategic in the struggle for ai cinquantacinque già esistenti in città; si tratta di attracting capital, people and enterprises, and the imaginary is a decisive fac- quattordici linee per collegare la periferia al centro, tor in ‘selling’ the city and its parts. (…) le frazioni tra loro e queste al centro della città. It must seduce and convince both emotionally and discursively: it must take Il progetto segue le scelte del PUMS (Piano Urbano on a plausible and adequate image in function of a market objective (the role delle Mobilità Sostenibile), in particolare si affianca that the city must play), a social target al principio della Città accessibile a tutti, quale nuo(who it addressed), the past and future potential of the city (with what argu- va visione dello spazio pubblico da destinare alla ments)» (Amendola, 1997, 89). fruizione collettiva e al principio della Città a rischio Cities must become communicating entities in order to connect the com- Zero, zero vittime di incidenti stradali attraverso la munity, to inform and persuade visitors, and attract investors, as well as innova- moderazione diffusa della velocità per rendere comtive and creative forces. patibili i diversi usi dello spazio pubblico. Graphic design is the proper discipline for making a city legible, accessible, in- Se l’obiettivo del Comune è quello di disincentivaformative and attractive. It is a tool that brings order to a creative process, con- re l’uso del mezzo privato, garantendo, mediante ferring a harmonious sense to its en- l’incremento della mobilità dolce, la riduzione delle actment, assessing its consistency and controlling its results. Together with ar- emissioni inquinanti per il miglioramento della quachitecture it constructs a context in which outcomes find an adequate and lità dell’aria, il compito del Didacommunicationlab coherent spatial expression. è quello di comunicare all’utente il nuovo sistema «This is perfectly evident, considering that graphic design includes the forms integrato di percorsi. of architectural representation, that is La fase sperimentale parte da via Po, un tratto di the ways of conceiving built space in relation to its context of reference, its strada sulla linea Maliseti-centro, per poi proseguire geometrical features and the processes which determine its image» (Volli, lungo via Montalese e via Strozzi, verso il centro di 1999, 58). Prato. Prato mooving. Come spesso accade, il Laboratorio è stato chiamaInfographics and signage on cycto ad intervenire su un progetto già avviato, si tratta lo-pedestrian paths in Prato In the Spring of 2019 the Didacommu- di una ciclopedonale, per cui un percorso condiviso nicationlab was commissioned to intervene in the project of Prato’s Ciclopol- tra ciclisti e pedoni, già caratterizzato a livello paeitana: fifty-five kilometres of cycle and cyclo-pedestrian paths, which add on saggistico da una striscia ampia di asfalto rosso e to the fifty-five kilometres already in ex- una molto stretta a ridosso delle abitazioni del griistence; it consists of fourteen lines for connecting the suburbs to the centre, gio/nero tradizionale. Apparentemente l’obiettivo di as well as the various districts to each questa distinzione cromatica sembra quello di deother and to the city centre. The project applies the decisions de- marcare l’area di utenza, eppure considerando gli termined by the PUMS (Urban Plan for Sustainable Mobility), in particular it fol- spazi limitati questo non è propriamente utile, per lows the principles of the City accessi- cui sia l’area rossa che quella incolore dovranno acble to all, as new interpretation of pub-
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cogliere indistintamente pedoni e ciclisti. L’obiettivo progettuale è quello di rendere lo spazio parlante, fare in modo che la ciclopedonale sia lo scenario di un racconto che descriva al meglio l’importanza della condivisione degli spazi, della mobilità sostenibile e della convivenza di diverse utenze. È stato disegnato un sistema di icone e personaggi impegnati in diverse attività: bambini che corrono, mamme con passeggini, ciclisti frettolosi, ragazzi in monopattino, anziani in attesa dell’autobus, mescolati a citazioni d’autore che sottolineano l’importanza della mo- of discouraging the use of private motor bilità dolce per una vita più sana. La pista è una vehicles, thus ensuring, with an increase in soft-mobility, the reduction of pollutstriscia di storyboard che mantiene un filo narrativo ing emissions and the consequent betof air quality, the task of the Diattraverso le illustrazioni raffigurate, che rappre- terment dacommunicationlab is that of commusentano i soggetti di una storia di ordinaria quoti- nicating to the user the new integrated path system. dianità! The experimental phase initiates on via a section on the Maliseti-centre line, Il Didacommunicationlab ha seguito il progetto dal- Po, continuing along via Montalese and via la fase iniziale di ideazione fino alla sua messa in Strozzi, toward the centre of Prato. As it often occurs, the Laboratory was opera. called to intervene on a project which already underway. It concerns a Il concept iniziale era quello di creare un’infografica was cyclo-pedestrian path, in other words di facile interpretazione, attraverso un linguaggio a path that is shared by cyclists and pedestrians, already recognisable by convenzionale e universale come quello delle icone a wide strip in red asphalt and anothe dell’illustrazione, che potesse parlare a tutte le er one in the traditional combination of grey and black, very narrow and up comunità multiculturali pratesi, in maniera incisiva against the buildings. Apparently the aim of this chromatic distinction is to e tempestiva, tenendo presente la fugacità con cui separate the cyclists from the pedestrians, yet considering the limited space si attraversa una pista ciclabile. available this measure has proven to Le fasi progettuali: be ineffective and in fact both strips are by both categories of users. • Brief del team rispetto ai materiali ricevuti e alle used The purpose of the design is to make richieste della committenza e sopralluogo sul posto the space ‘speak’, so that the cyclo-pedestrian path becomes the scenario for • Benchmarking: indagine su casi simili di piste ci- a narrative that best describes the imof sharing spaces, of sustainclabili nel mondo e sulla tipologia di linguaggio gra- portance able mobility and of the coexistence of fico da usare. Analisi dei materiali e delle tecnologie various user categories. A system was designed with icons and per la realizzazione su asfalto characters carrying out various activ• Progetto: ideazione del racconto, definizione del- ities: children running, mothers with prams, cyclists in a hurry, kids on scootlo stile di illustrazione e dei soggetti da disegnare, ers, elderly citizens waiting for the bus, combined with quotations from authors scelta di citazioni significative e del font da adottare underlying the importance of soft mobil• Contatto diretto con la ditta produttrice delle la- ity for a healthier lifestyle. The path is a storyboard strip that maintains a narramiere di stancil per fornitura dei file necessari alla tive thread through the illustrations depicted, which represent the subjects of realizzazione a story of ordinary everyday life! The Didacommunicationlab accompa• Supervisione della messa in opera. nied the project from the initial concep• Avendo tutti gli strumenti a disposizione: lo spa- tion phase to its implementation.
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The initial concept was to create an info-graphic apparatus that was easy to interpret, through a conventional and universal language such as that of icons and illustrations, which could speak to Prato’s multicultural community, swiftly and efficiently, while taking into consid-
zio della pista, i personaggi raffigurati singolarmente sulle lastre, le tinture e l’aerografo, siamo potuti intervenire al momento su alcuni aggiustamenti rispetto al disegno realizzato in digitale.
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eration the transience of the user’s experience of a cycle path. The phases of the project: • Team briefing concerning the materials received, the requirements established by the commissioning entity and the survey of the place; • Benchmarking: inquiry on similar cycle paths throughout the world and on the type of graphic language to be used. Analysis of materials and technologies for their implementation on asphalt; • Project: conception of the narrative, determination of the style of the illustrations and of the characters and situations depicted, choice of meaningful quotations and of the font to be used; • Direct contact with the company that produces the stencil sheets so as to provide it with the necessary files for their production; • Supervision of the implementation of the project. • Once we had all the available instruments: the space of the path, the characters depicted on the plates, the dyes and the spray gun, we were able to intervene on the spot to apply a few modifications to the original digital design.
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Finito di stampare da Bandecchi & Vivaldi | Pontedera per conto di didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Giugno 2020
Scienze Estate 16-20 DIDAPRESS 5x1000 UNIFI
Silvia Cattiodoro
Letizia Dipasquale
Dida Research Week 2020
Incontri con la città 15-20
UNIFI corporate identity
Restyling logo UNIFI
Ghibertiana
Ruskin
Kickoff
Leonardo Da Vinci
Nicola Garruccio
Maddalena Rossi
Benedetta Bizzarri
Simone Spellucci
Alessandra Marianelli
Vittoria Niccolini
Giulio Fusco
Vanessa Staccioli
Winter School 2020
Flying Domes
Federica Giulivo
Gianluca Buoncore
Archivia
Case. Atlante possibile 88-18
Stradesign
Dida Research Week 2017
Inhabiting modernity
Letterpress workshop
Confini Movimenti Luoghi
Open Session on Landscape
Week zero
Ambra Quercioli
Giacomo Dalla Torre
Lorenzo Quercioli
Dario Borruto
Luis Gatt
Jacopo Ammendola
Alice Trematerra
Gaia Lavoratti
Esporre Le Corbusier
DIDA corporate identity
Salvatore Zocco
Sara Basile
Leonardo Caraffini
Giada Ionà
Luisa Di Pasquale
Nadia Monte
Paola Frascerra
Irene Franzese
Cecilia Marcheschi
Silvia Favero
Daniela Ciampoli
Stefania Aimar
Matteo Zambelli
Francesca Oddo
Filippo Corretti
Ester Iacono
Sara Caramaschi
Susanna Cerri
Michela Bidetti
wayfinding Prato centro
Festival dei Popoli
Ricci 100
Pista ciclopedonale Prato
wayfinding UNIFI
MINIT
EM ADU corporate identity
wayfinding Orto botanico
SCIFOPSI eventi
TEMA legno
progetto MEDICI
Toscana verso EXPO
Natura collecta. Natura exhibita
SMA
Orientamento UNIFI
SITI Scuole
Nuovi siti Dipartimenti
Nuovo sito UNIFI
Inaugurazione Anno Accademico DATE
La notte del Bolero. La scienza svela Ravel
Creatività, conoscenza, cultura.
L’origine della Specie musicale
BRIGHT, La notte dei ricercatori 2016-20
È necessario comprendere il ruolo svolto da forma e contenuto ed essere consapevoli che la grafica è anche commento, opinione, punto di vista e responsabilità sociale. Progettare è molto più che assemblare, ordinare o modificare: significa aggiungere valore e significato, illuminare, semplificare, chiarire, cambiare, elevare, portare in scena, persuadere e perfino divertire. Il design è l’inizio e la fine, il processo e il frutto dell’immaginazione. Paul Rand
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