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Rhythmòs

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Endèmica

Endèmica

La tesi si articola nell’ambito del progetto Circular Wool (Lottozero e R.S. Ricerca & Servizi Srl), il cui intento è indagare le effettive potenzialità delle lane rustiche, ossia quelle lane che possiedono caratteristiche fisiche che mal si adattano all’utilizzo nel campo dell’abbigliamento, poiché risultano grossolane e ruvide al tatto. Attualmente questo tipo di lana è considerata scarto per molti allevamenti europei, l’obiettivo è quello di trovarne un utilizzo pratico nel campo del design del prodotto e del complemento d’arredo. Attraverso l’applicazione delle conoscenze tecniche tradizionali proprie del distretto industriale pratese, è stato possibile avviare un processo di lavorazione della materia grezza il cui risultato si concretizza in un filato lavorabile sia manualmente che a macchina. La sfida sta nell’attribuire valore al prodotto finale attraverso la conoscenza tecnica, le competenze tradizionali e l’attività di ricerca contemporanea. Trattare un materiale come questo potrebbe rivitalizzare una parte importante del settore primario e minimizzare lo spreco delle risorse attualmente a disposizione. Sul territorio nazionale sono presenti circa 7 milioni di allevamenti, che producono ogni anno 500 tonnellate circa di lana rustica, l’equivalente di 450.000 metri di sto!a di lana o di 150.000 capi di abbigliamento finiti. Lo spreco di materiale potenzialmente utilizzabile è solo una parte del problema, l’altra parte riguarda il quantitativo di lana rustica che viene letteralmente abbandonato sul territorio, rappresentando un notevole rischio per l’ambiente. Nella maggioranza dei casi pastori e allevatori, non avendo un mercato di vendita per questa lana, non riescono a recuperare né i costi dovuti alla tosatura, la quale è necessaria per il benessere fisico delle pecore, né quelli necessari allo smaltimento, ricorrendo a pratiche abusive come l’incenerimento e la sepoltura 1 . In Italia, gli allevamenti hanno giocato sempre un ruolo molto importante, specialmente nelle zone rurali e poco sviluppate, dove il sistema di produzione è strettamente connesso alle tradizioni locali. Il sopraggiungere di allevamenti intensivi e la preferenza per un allevamento di tipo industriale ha portato i pastori a rinunciare a molti dei genotipi autoctoni. Per risollevare le sorti di alcune di queste aree rurali sarebbe Elisa Matteucci

Corso di Laurea Magistrale in Design

Relatore: Giuseppe Lotti Correlatori: Tessa Moroder (Lottozero), Eleonora Trivellin (Università degli studi di Ferrara)

Aprile 2019

Lana rustica in batu!olo e fiocco

nella pagina successiva Filati di medio e alto titoli ottenuti dalla lavorazione della lana rustica

utile promuovere l’allevamento di razze autoctone e incentivare il processo tradizionale di produzione della lana, trovando allo stesso tempo campi di impiego alternativi per questo materiale grezzo. La città di Prato è considerata uno dei più grandi distretti industriali in Italia, il più grande centro tessile a livello europeo e uno dei poli più importanti a livello mondiale per le produzioni di filati e tessuti di lana. L’alto grado di specializzazione uniti alla capacità di produrre innovazione fanno di questa città una realtà unica nel suo genere. I pratesi sono noti per la loro capacità inventiva, la continua sfida nel rinnovarsi e nel credere nella potenzialità delle risorse autoctone. Non è un caso, che già a partire dal secondo dopoguerra, è proprio a Prato che si inizia a parlare di riciclo. In un periodo in cui questo termine non era sicuramente di uso comune, si intuisce quanto fosse importante il riutilizzo degli scarti di lavorazione e dei ritagli di confezione, ed è così che nasce il processo della lana “rigenerata” o “meccanica”. Un processo, per il tempo, davvero rivoluzionario, che prevedeva il recupero dei cosidetti “stracci” per creare nuovo tessuto. Questi prodotti sono frutto di un know-how specialistico che unisce la conoscenza tecnica dei tessuti con la chimica e l’ingegneria meccanica. Il trasferimento tecnologico dal tessile ad altri settori è facilitato dalla convivenza nello stesso territorio di aziende specializzate, dalle filature, alle tessiture e ai lanifici, dalle aziende chimiche a quelle meccaniche (rifiniture e tintorie, laboratori di analisi, meccanotessile). Questo desiderio di continua sperimentazione ha portato alla nascita di piccoli focolai, spazi ibridi, luoghi di aggregazione in cui l’unione di competenza artigianale e attitudine contemporanea si incontrano generando qualcosa di unico nel suo genere.

sopra Libro campionario. Filati di diverso titolo non colorati

nella pagina successiva Libro campionario. Filati colorati con tintura acida con attenzione alle tematiche di filiera sostenibile in fase di lavorazione (Tintoria Gruppo Colle).

Lottozero, Chì-na, Tribeca Factory, TAI, sono solo alcuni degli esempi di come sia possibile dare nuova vita a spazi di archeologia industriale creando allo stesso tempo spazi collettivi stimolanti e produttivi. Possiamo definire questo come un buon punto di partenza per la rinascita di una nuova città fabbrica, dove si crea, si produce e si lavora coinvolgendo la collettività. La mixité culturale garantisce un terreno fertile per la creazione di realtà nuove, unendo il sapere locale con le tradizioni e i costumi stranieri. L’intento della tesi è quello di dimostrare l’effettiva usabilità delle lane rustiche, sfruttandone le caratteristiche intrinseche in modo da trasformarle da difetto in virtù attraverso la lavorazione con telaio manuale. Quello che verrebbe spontaneo fare, infatti, trovandosi difronte ad un materiale così rustico e grossolano, sarebbe declassarlo a semplice elemento funzionale (riempitivo, isolante, fonoassorbente...) limitando del tutto il processo estetico e creativo e svalutando le caratteristiche della lana stessa. La finalità di questo progetto è invece quella di lavorare sulle potenzialità di questa lana sviluppando elementi dalla finalità puramente estetica. Muovendo dagli stimoli suggeriti dalla lana, dal processo di tessitura a mano e dalle caratteristiche del territorio pratese, sono emerse nove parole chiave (Etica, Legame, Dialogo, Protezione, Tempo, Resilienza, Sviluppo, Origine, Densità) spunto progettuale per la realizzazione di nove prototipi dalle differenti caratteristiche formali e materiche. L’output prevede la realizzazione di un campionario di tessuti per tappezzeria o arredamento d’interni.

nella pagina precedente Prove di tessitura a mano, alternando lana rustica e altri materiali di riuso (cordini, tubolari in plastica, ritagli di lana cotta)

a destra Ipotesi di Arazzo a partire da uno dei campioni realizzati

Note

Journal of Natural Fibers: A Preliminary Characterization of Wools from Italian Native Sheep Breeds: Opportunities for New Productions and the Development of Rural Areas.

Bibliografia

Latouche S., 2014, La scommessa della decrescita, Feltrinelli, Milano. Lotti G., 2016, Interdisciplinary Design, Didapress, Firenze. Bortoletto N., Federici C., 2013, Lo sviluppo endogeno e i saperi tradizionali come risposte alla crisi, Franco Angeli, Milano. Solanki S, 2018, Why Materials Matter: Responsible Design for a Better World, Prestel Pub, New York-London. Giordano M., 2012, Trame d’artista. Il tessuto nell’arte contemporanea, Postmedia Books, Milano. Pontiggia E., 2018, Maria Lai. Arte e relazione, Ilisso Edizioni, Nuoro. Barison M. (a cura di) 2009, Paul Klee. Teoria della forma e della figurazione, Mimesis, Sesto S. Giovanni (MI). McDonough W., Braungart M., Sklar A. 2013, The Upcycle: Beyond sustainability – designing for abundance, Tantor Media Inc, Old Saybrook, Connecticut. McDonough W., Braungart M. 2010, Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things, North Point Pr ., New York. Wortmann Weltge S. 1998, Bauhaus Textiles: Women Artists and the Weaving Workshop, Thames and Hudson, London. Artusi L., 2005 Le arti e i mestieri di Firenze, Newton & Compton, Roma. Zolla E. 1990, Archetipi, Marsilio, Padova.

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