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dossier
Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Progettazione dell'Architettura
Firenze ARCHITETTURA
ARCHITETTURA E CITTÀ
FIRENZE
ARCHITETTURA Lire 12.000 rivista semestrale anno I n. 1
1.97 documenti
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LABORATORI DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA I
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
Direttore Carlo Chiappi
Sezione Architettura e Città Professori Ordinari Gian Carlo Leoncilli Massi Loris Macci Piero Paoli Professori Associati Giancarlo Bertolozzi Andrea Del Bono Alessandro Gioli Marco Jodice Maria Gabriella Pinagli Mario Preti Ulisse Tramonti Ricercatori Alberto Baratelli Marco Casamonti Antonella Cortesi Renzo Marzocchi Enrico Novelli Valeria Orgera
Sezione Architettura e Contesto Professori Ordinari Roberto Maestro Adolfo Natalini Professori Associati Giancarlo Cataldi Carlo Chiappi Benedetto Di Cristina Gian Luigi Maffei Guido Spezza Virginia Stefanelli Paolo Vaccaro Giorgio Villa Ricercatori Carlo Caldini Carlo Canepari Gianni Cavallina Pierfilippo Checchi Piero Degl’Innocenti Maurizio De Marco Serena De Siervo Grazia Gobbi Sica Carlo Mocenni Sezione Architettura e Disegno Professori Ordinari Emma Mandelli Professori Associati Marco Bini Roberto Corazzi Domenico Taddei Ricercatori Alessandro Bellini Maria Teresa Bartoli Gilberto Campani Marco Cardini Carmela Crescenzi Marco Jaff Enrico Puliti Marco Vannucchi
Sezione Architettura e Innovazione Professori Ordinari Antonio D’Auria Giuliano Maggiora Professori Associati Roberto Berardi Alberto Breschi Remo Buti Giulio Mezzetti Ricercatori Lorenzino Cremonini Paolo Iannone Pierluigi Marcaccini Marino Moretti Vittorio Pannocchia Marco Tamino
Altri docenti Professori Ordinari Aurelio Cortesi Maria Grazia Eccheli Rosario Vernuccio Paolo Zermani Professori Associati Stefano Chieffi Paolo Galli Bruno Gemignani Mauro Mugnai Assistenti Ordinari Vinicio Somigli Ricercatori Luciano Nustrini Fabrizio Rossi Prodi
Personale Tecnico Coordinatore Tecnico Giovanni Pratesi Funzionari Tecnici Giovanna Balzanetti Massimo Battista Enzo Crestini Mauro Giannini Paolo Puccetti Assistente Tecnico Edmondo Lisi Operatori Tecnici Franco Bovo Laura Maria Velatta
Personale Amministrativo Funzionario Amministrativo Manola Lucchesi Collaboratore Contabile Gianna Celestini Assistente Contabile Carletta Scano Assistente Amministrativo Gioi Gonnella Operatore Amministrativo Grazia Poli
TETTURA ARCH IITETTURA
FIRENZE
1. 97 documenti Periodico semestrale del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura via Cavour, 82 Firenze tel.055/2757721 fax. 055/2757720 http://www.unifi.it/unifi/progarch/ Anno I n.1 Autorizzazione del Tribunale di Firenze n. 4725 del 25.09.1997 Prezzo di un numero Lire 12.000 Abb. annuo Lire 20.000
Sommario Carlo CHIAPPI / Presentazione
3
Paolo VACCARO / Introduzione
5
Roberto BERARDI
8
Gilberto CAMPANI
12
Gianni CAVALLINA
16
Lino CENTI
20
Pierfilippo CHECCHI
24
Maurizio DE MARCO
28
REDAZIONE
Benedetto DI CRISTINA
32
Gianni Cavallina, Pierfilippo Checchi, Grazia Gobbi Sica, Paolo Vaccaro
Roberto MAESTRO
36
INFO-GRAFICA E FOTOGRAFIA
Gian Luigi MAFFEI
40
Giuliano MAGGIORA
44
Giulio MEZZETTI
48
Carlo MOCENNI
52
Marco TAMINO
56
Paolo VACCARO
60
DIRETTORE Carlo Chiappi
DIRETTORE RESPONSABILE Marino Moretti
COMITATO SCIENTIFICO Maria Teresa Bartoli, Roberto Berardi, Marco Casamonti, Carlo Chiappi, Marino Moretti, Paolo Vaccaro
COMITATO EDITORIALE Eugenio Martera, Enrico Puliti
Massimo Battista
DTP Laura Velatta
COORDINATORE TECNICO Gianni Pratesi
COLLABORATORI Massimo Bianchini, Roberto Corona
COPERTINA Eugenio Martera con Tommaso Brilli
SEGRETERIA DI REDAZIONE tel. 055/2757792 E_mail: progarch@prog.arch.unifi.it.
E AMMINISTRAZIONE
Questo numero è stato curato da Paolo Vaccaro
PROPRIETÀ UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE Centro editoriale del Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Fotolito Saffe, Firenze Finito di stampare nell’Ottobre1997 da Arti Grafiche Giorgi & Gambi, viale Corsica, 41r Firenze
AVVERTENZE Alcuni Laboratori hanno documentato la propria attività nei due anni accademici 1994-’95 e 1995-’96. Per tale motivo possono comparire, in riferimento ad un unico Laboratorio, due nomi diversi di docenti nelle discipline integrate; in tal caso il primo si riferisce al ’94-’95, il secondo al ‘95-’96. Le immagini in sequenza sono del Plesso Didattico di S.Teresa (foto M. Battista)
nel prossimo numero di FIRENZE
ARCHI T E T T U R A FIRENZE
ARCHITETTURA :
DOCUMENTI LABORATORI DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA II Scritti e interventi di: Roberto BERARDI, Carlo CANEPARI, Gianni CAVALLINA, Lino CENTI, Pierfilippo CHECCHI, Carlo CHIAPPI, Benedetto DI CRISTINA, Maria Grazia ECCHELI, Alessandro GIOLI, Grazia GOBBI SICA, Paolo IANNONE, Roberto MAESTRO, Gian Luigi MAFFEI, Pierluigi MARCACCINI, Antonio MARINIELLO, Marino MORETTI, Paolo VACCARO
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LABORATORI DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA II
D O C U M E N T I 1.97
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ARCHITETTURA riprende le proprie pubblicazioni con una nuova formula: dopo avere raccolto per alcuni anni "ma-
teriali" di ricerca, convenzioni, tesi di laurea, il Bollettino esce con dei numeri semestrali a carattere monografico su problemi di architettura e di progetto. Il verificarsi di due condizioni nuove non del tutto indolori, la recente articolazione del Dipartimento in Sezioni tematiche e, su un altro versante, l'attivazione dei Laboratori di Progettazione architettonica previsti dal nuovo ordinamento del corso di laurea, è stato certamente un dato propulsore di FIRENZE ARCHITETTURA. Di più, questo diverso clima locale, che ci auguriamo segni un definitivo cambiamento di stagione, si manifesta in un momento di grandi mutazioni strutturali delle Facoltà di architettura italiane. Ed è per questo motivo che la rivista tende ad individuare superfici d'incontro con altri Dipartimenti, ora più che mai accomunati da problemi di identità ed autonomia scientifica e didattica. Si ha l'impressione che la volontà di delimitare un territorio di scambio per nuove forme d'aggregazione e l'idea di sperimentare senza codici o etichette, poco amata dalle pubblicazioni del settore, stia assumendo un po' ovunque un crescente interesse per lettori e studiosi dell'architettura. Dunque tutto ciò ha prodotto una spinta non indifferente; ma
FIRENZE
ARCHITETTURA è forse anche un effetto positivo
dell'isolamento che oggi, usciti dalle Perturbazioni, si converte in un'impegnativa forma di dialogo, ponendosi in competizione nei confronti di un mondo culturale e professionale che fa fatica ad aprirsi alle nuove generazioni di ricercatori e docenti. Il progetto va inquadrato in queste brevi considerazioni. Il Bollettino accoglierà uno spettro ampio di argomenti con lo scopo di registrare e diffondere le trasformazioni in atto, di evidenziare differenze e biforcazioni su risultati che attengono al futuro della ricerca e della formazione dell'architetto. E tra queste, non secondaria, sarà la promozione di argomenti e contenuti atti ad interpretare più efficacemente quelle relazioni dialettiche tra insegnamento e lavoro scientifico cui larga parte delle Facoltà ha rinunciato da anni. Un risultato mancato che si è tradotto spesso nell'impossibilità di collegare metodi ed obiettivi, con tutte le discrasie che ne sono derivate. Non ultima la perdita di nuovi ruoli, anche professionali. Di qui l'opportunità di incentivare diversi "fili" di racconto, lavorando in proprio sul tema architettonico: sia dentro fatti,eventi, fenomeni oggi in primo piano, sia su linee di tendenza che si stanno preannunciando che, infine, su metodologie d'approccio nella ricerca avanzata. Ciascun numero verrà dedicato ad un argomento proposto da studiosi, ricercatori, docenti del Dipartimento e sarà a cura di uno degli autori. La formula adottata di tre sottotitolazioni -documenti, dossier, quaderni- ha lo scopo di guidare i lettori e di prefigurare gli ambiti, pur senza costringerli in confini rigidi. Il che equivale ad affermare che questi livelli "lavorano" insieme e le loro diverse connotazioni si sovrapporranno l'una all'altra. (Marino Moretti)
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CARLO CHIAPPI Direttore del Dipartimento Nel fare un bilancio di questa prima esperienza biennale dei laboratori di Progettazione del primo ciclo didattico del corso di studi in Architettura non possiamo prescindere dall’indispensabile riferimento costituito dal nuovo ordinamento degli studi. Questo individua nell’esperienza del progetto il principale strumento di apprendimento dell’architettura che si realizza concretamente con l’istituzione dei laboratori di progettazione architettonica, urbanistica, tecnologica, strutturistica e del restauro. Per quanto riguarda il laboratorio di progettazione architettonica si propone una reiterazione negli anni con differenti gradi di complessità dove lo studente, per quanto riguarda il primo e secondo anno, partendo dalle nozioni elementari e dai fondamenti dell’architettura dovrà dimostrare di aver acquisito conoscenze e maturità tali da consentirgli di eleborare un organismo architettonico non particolarmente complesso capace di aggregarsi con altri uguali o analoghi anche attraverso la conoscenza dei molteplici concetti orbitanti intorno alla nozione di spazio aperto, quali tessuto edilizio e parte urbana. In questo percorso lo studente sarà portato altresì a familiarizzare con le nozioni di distribuzione, struttura e forma, le quali gli consentiranno di giungere ad una prima, elementare ma sufficientemente organica, sintesi compositiva che nel più ampio senso metodologico lo porteranno poi a comprendere il significato e l’utilizzazione di termini più complessi quali tipo e modello. Per questa via egli riuscirà così ad appropriarsi della nozione di luogo e a capire la sua importanza oggi in architettura ivi compresa la sua collocazione tra alcuni insostituibili strumenti critici per un giudizio sulla odierna produzione delle idee. Queste acquisizioni dovranno inoltre avvalersi, nel corso dell’attività di laboratorio, anche di esercizi grafici propedeutici con i quali lo studente sarà introdotto nel mondo della rappresentazione che costituisce il primo aspetto qualificante il lavoro degli architetti, e che sarà poi reimpiegato successivamente con le dovute specificazioni e diversità disciplinari nelle varie fasi del lavoro progettuale: dall’analisi all’ideazione, fino alla rappresentazione conclusiva o esecutiva nei progetti dell’architettura e della città.
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L’osservazione del lavoro svolto con i laboratori del primo ciclo, illustrato da questi due primi due numeri della rivista, pur nelle inevitabili diversità di approccio metodologico dei singoli docenti all’architettura dimostra come questi obiettivi posti dal nuovo ordinamento siano stati recepiti dai vari programmi didattici. Tutti i corsi infatti, nessuno escluso, fanno riferimento alla esperienza del progetto quale principale strumento di conoscenza dell’architettura; progetto che poi è quasi sempre preceduto da alcuni esercizi propedeutici alla cui base troviamo un’ attività che fa perno sulla lezione teorica e sulla comunicazione cattedratica per fornire quei primi elementi e quei fondamenti cui prima abbiamo fatto cenno.Tutti i corsi inoltre, specialmente nel passaggio dal primo al secondo laboratorio, fanno riferimento al principio di progressione di complessità dell’esperienza; progressione che ha avuto origine quasi sempre nell’edificio per giungere con il primo ciclo alla sua costituzione in tessuto edilizio e spazio urbano, pur nella contemporanea presenza di alcune eccezioni concettuali che occorre sottolinere. Queste si sostanziano nel fatto che l’idea di organismo semplice è talvolta associata non all’ idea di organismo architettonico ma bensì all’idea di spazio urbano, dove il punto di partenza non è costituito, per così dire, da un pieno costruito ma da un vuoto originato da un insieme non complesso di organismi edilizi. Sempre in relazione a questo tema della progressione delle esperienze, possiamo notare che con il secondo laboratorio l’edificio diventa spesso isolato o quartiere, dove lo spazio aperto elementare ( strada o piazza ) si salda a polarità riferite a più ampie porzioni di costruito sì che la nozione di aggregazione edilizia e tessuto edilizio si completa in quella ben più complessa di tessuto urbano. Se una conclusione è dunque possibile con queste brevi note introduttive che solo in minima parte riflettono la complessità delle esperienze fatte, è che al termine del secondo laboratorio tutti gli studenti dovrebbero aver acquisito, pur nelle evidenti diversità degli stessi approcci metodologici offerti loro dai corsi, sufficienti nozioni per fronteggiare nella sua struttura essenziale il rapporto fra architettura e città, che in termini meno espliciti, ma forse per la disciplina più significativi, può essere fatto corrispondere al rapporto fra tipologia edilizia e forma urbana, la quale costituisce indubbiamente uno dei passaggi maggiormente significativi nella comprensione organica e scalare dei processi antropici sul territorio. Una certa considerazione meriterebbe infine anche la questione linguistica dell’architettura che tutte le esperienze inevetabilmente trattano anche se in modo non del tutto esplicito. Qui si tratterebbe però di affrontare un passaggio di più ampio respiro e impegno la cui importanza è fondamentale per una sempre invocata ma quasi mai raggiunta qualità dell’architettura, e che dovremo obbligatoriamente riprendere con un prossimo, successivo bilancio dei laboratori del secondo ciclo.
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I N T R O D U Z I O N E
PAOLO VACCARO Nel presentare il primo numero di Firenze-Architettura, Documenti debbo al lettore un’ avvertenza, e cioè che l’ iniziativa di una riflessione sui Laboratori di Progettazio-
ne del primo ciclo (anni accademici 1994-95 e 1995-96), a quasi tre anni dall’ introduzione del Nuovo Ordinamento nella nostra Facoltà, ha coinvolto unitariamente fin dall’ inizio i Laboratori del primo e del secondo anno. I loro esiti vengono documentati separatamente solo per ragioni di opportunità editoriale, tanto che il secondo numero contiene la registrazione di un dibattito collegiale ed un Allegato documentario, necessario per completezza di informazione. Analogamente l’Introduzione è concepita come un discorso unico, anche se articolato in due parti relativamente autonome.
Un ragionamento sui Laboratori deve evidentemente proiettarsi sullo sfondo della complessiva sperimentazione del N.O. nella nostra Facoltà, che pone all’ attenzione i problemi della loro gestione prima ancora che quelli della valutazione dei loro esiti. Sembra opportuno pertanto richiamare succintamente i due principi che strutturano la Tabella XXX. Il primo è quello della centralità del progetto, in particolare del progetto di architettura, sorta di progetto dei progetti, che si polarizza nell’ istituzione dei Laboratori, per i quali si prevede, oltre alla frequenza obbligatoria, un numero massimo di 50 allievi, per assicurare “un rapporto personalizzato tra discenti e docente tale da consentire il controllo individuale della pratica del progetto”. Il secondo è quello della gradualità del percorso formativo del discente, la cui organizzazione postula un coordinamento verticale ed orizzontale dei programmi di insegnamento. Esso è infatti articolato in due cicli biennali -orientati rispettivamente “alla formazione di base” ed “alla formazione scientifico-tecnica e professionale”- più un ciclo annuale -orientato “al compimento degli studi in vista di specifici approfondimenti”-. Questa gradualità si riflette nei contenuti disciplinari formulati per i Laboratori di Progettazione, laddove si distingue esplicitamente tra livelli di formazione e conseguenti esiti progettuali attesi per il primo ed il secondo ciclo.
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La sperimentazione del N. O. a Firenze è stata caratterizzata dalla conferma del solo corso di Laurea in Architettura, “considerando l’unicità del titolo fattore di marcata caratterizzazione di una professionalità ad ampio spettro di operatività e di maggiore efficacia formativa rispetto a percorsi di indirizzo ed orientamento specialistico” (cito dal documento -Riflessioni sull’ esperienza di attuazione del Nuovo Ordinamento di-
dattico presso la Facoltà di Architettura di Firenze- presentato dalla Facoltà alla recente Conferenza dei Presidi). Questa scelta si è attuata mantenendo una tendenziale pariteticità tra i diversi settori disciplinari, preoccupati, come è avvenuto anche in altre Facoltà, di vedersi attribuito un ruolo subalterno rispetto alla Progettazione Architettonica. Ciò ha comportato l’ introduzione di un Corso integrato di degrado e
diagnostica dei materiali nell’ edilizia storica -al primo anno- e di un Corso integrato di Fondamenti dell’ Urbanistica -al secondo anno-, con conseguente consistente aumento del carico didattico, non solo e non tanto in termini quantitativi (il monte ore del primo ciclo è passato dalle previste 1740 a 1980, le annualità dalle previste 13 a 14 più due semiannualità), quanto soprattutto in termini qualitativi, causa l’ accentuata concorrenzialità tra discipline. Per quanto riguarda poi la regolamentazione degli accessi rispetto ai parametri previsti dal N.O., che indica in primo luogo il rispetto “delle strutture e delle risorse disponibili”, la Facoltà non ha ritenuto di poter ridurre a 500-600 il numero degli iscritti al primo anno (contro gli oltre 2.000 iscritti all’ a.a. 1993-94, precedente all’ introduzione del N.O.); numero che avrebbe ugualmente impegnato a fondo tutte le strutture e le risorse disponibili, ulteriormente gravate dalla necessità di smaltire le code del Vecchio Ordinamento. Si è pertanto optato per limitare teoricamente gli iscritti a 750 unità/anno. Dal documento citato si rileva che tale valore “si è in realtà avvicinato alle 1.100 unità/anno. Di conseguenza i corsi monodisciplinari ed integrati sono stati quantificati con un rapporto docente/studenti 1:200 e i laboratori di 1:100”. Lo stesso documento, che si origina da una precedente Conferenza di Facoltà, riconosce “che il recupero di centralità del progetto... è molto lento per effetto di scarsa sinergia tra ambiti disciplinari diversi...” (responsabile principale della diffusa carenza di coordinamento tra programmi), nonchè “per una ridotta finalizzazione delle conoscenze teoriche nei riguardi del progetto e per il permanere di un carattere di astrattezza in numerosi contenuti dei programmi didattici”. Il documento lascia impliciti due aspetti importanti per delineare compiutamente la situazione in atto: il ruolo dei ricercatori, in particolare dei ricercatori di Progettazione Architettonica, che attraverso gli affidamenti hanno contribuito in maniera determinante alla messa in opera del N.O., ed il ricorso diffuso al precariato, con le implicite conseguenze professionali ed umane. Si aggiunga la carenza strutturale di spazi ed attrezzature: i Laboratori si sono svolti nella maggior parte dei casi con un numero di posti di lavoro inferiore al numero degli studenti e, in due delle tre sedi del biennio, con tavoli da disegno ridotti in condizioni deplorevoli; quasi sempre senza supporti dove poter custodire i materiali e gli elaborati didattici. Si aggiunga ancora l’affollamento dell’orario che, per i Labo-
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ratori di Progettazione, si è tradotto quest’anno in una riduzione delle ore inizialmente assegnate (da 10 a 7). Si può ben comprendere come il rinnovamento della didattica dell’ architettura, che dovrebbe passare soprattutto attraverso i Laboratori, sia assai difficile in queste condizioni di cronica emergenza, che tendono inevitabilmente a riprodurre quelle precedenti al N.O. e che, fra l’ altro, finiscono con il relegare in secondo piano il problema, tanto importante quanto complesso, dei rapporti con il mercato del lavoro.
Gli esiti dei Laboratori di Progettazione, che debbono comunque essere valutati nel merito per il loro ruolo nel percorso didattico, certificano dunque in primo luogo il grande impegno personale di docenti e studenti necessario per supplire alle contraddizioni interne alla Facoltà; “il che peraltro non spiega”, come è stato osservato (Berardi) “per quale motivo si debba ovviare all’ assurdità e trovarla normale”. In secondo luogo rivelano una molteplicità di approcci didattici e culturali -tanto sorprendente quanto poco nota, per scarsità, almeno finora, di documentazione dell’ attività didattica del Dipartimento-, che giustifica e gratifica il non semplice lavoro del Comitato di
redazione e del Comitato editoriale. Nell’introduzione al secondo numero di Firenze Architettura, 2 Documenti, cercherò di entrare più da vicino nel merito di questa difficile transizione in riferimento alle testimonianze ed alle opinioni dei protagonisti, così come si sono espresse nei testi che accompagnano gli elaborati e negli interventi alla Tavola rotonda , preparatoria di un incontro di Facoltà sul tema dei Laboratori.
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COORDINATORE Roberto Berardi
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Giancarlo Leoncilli Massi IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Alessandro Dini, Marco Cardini CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
S. Costetti, M. R. Ronzoni
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OBIETTIVI GENERALI DEL LABORATORIO
to allo sviluppo dei disegni di progetto, in una scala com-
Il Laboratorio si propone di preparare gli studenti all’uso de-
presa tra 1:200, per le grandi costruzioni, e 1:50 per quelle di
gli strumenti della composizione: geometria del piano e
dimensioni più modeste. Accanto a questi disegni è stata
dello spazio, accordo e contrasto dei materiali, della loro
richiesta la costruzione del modello, in scala appropriata e
lavorazione e delle forme che via via assumono e abban-
convenuta con il professore; questo modello doveva essere
donano nell’elaborazione della composizione. Dalla tra-
apribile, per poter comprendere l’organizzazione dello spa-
duzione delle conoscenze di matematica e geometria alla
zio interno dell’edificio, la sua struttura portante, le sue pro-
costruzione della proporzione e dei connotati dello spa-
prietà estetiche, ecc. Questo modello non doveva essere un
zio costruito e degli oggetti nello spazio. Attraverso il La-
capolavoro di ebanisteria, ma un plastico, molto approfon-
boratorio, gli studenti hanno potuto così impadronirsi di al-
dito, di studio.
cuni strumenti compositivi dell’architettura del passato e di
Questo percorso attraverso i disegni e il modello non è stato
quella del presente.
un percorso di imitazione, ma una via di scoperta, che ha
Gli studenti hanno svolto due lavori distinti, uno nella prima
fornito una prima esperienza dello spazio architettonico
parte dell’anno, uno nella seconda.
nelle tre come nelle due dimensioni.
Il primo è consistito nello studio della geometria che è la
Questo secondo lavoro ha comportato una fase parallela
matrice di un intarsio romanico liberamente scelto: fiorenti-
che consiste nella stesura di una analisi comparativa che ha
no, pisano o lucchese. Si è proceduto, dopo questa indagi-
rintracciato, nell’opera prescelta, i legami che essa ha con
ne geometrico-matematica, a scoprire le varianti incluse
quelle che la precedono e con quelle che la seguono nella
nell’elaborazione geometrica.
produzione dell’architetto. Questa lettura analitica è stata
Il secondo lavoro è consistito nell’interessamento, suscitato
condotta paragonando piante, sezioni e fotografie. Attra-
anche da lezioni specifiche, alla produzione architettonica
verso di essa si è potuto vedere un’idea di progetto materia-
contemporanea.
lizzarsi e trasformarsi in seno ad una stessa produzione.
Ogni studente, oppure ogni gruppo di tre studenti, ha scelto
MODALITÀ DELLA DIDATTICA
di conoscere l’intera opera di un architetto contemporaneo,
La didattica si è sviluppata con lezioni - conferenza, lavo-
la cui scelta, salvo eccezioni concordate, è stata limitata a
ro assistito per l’impostazione dei diversi temi e revisioni
Le Corbusier, a Louis I. Kahn e a Frank Lloyd Wright. Tra le
dei lavori degli studenti. Si sono previsti due o tre temi da
opere di questi autori, ogni studente o gruppo di tre studenti
sviluppare secondo scadenze prefissate, con l’assistenza
ha scelto un progetto specifico, realizzato o meno, ne ha
del professore e dei suoi collaboratori.
costruito una bibliografia ragionata, e quindi ha procedu-
Il lavoro degli studenti si è svolto prevalentemente nella
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alle pagine segg. 1. Costruzione della matrice dell’intarsio (Battistero di S. Giovanni in Firenze). 2. Riproduzione grafica della figura dell’intarsio. 3. Costruzione del negativo. 4. Prima variazione su tema. 5. Seconda variazione su tema. 6. Terza variazione su tema. 7, 8, 9, 10. Composizione di variazioni su tema, sul piano. 11, 12. Arazzo di variazioni su tema. 13, 14, 15. Le Corbusier, Villa Stein a Garches: tre vedute del modello durante la costruzione. 16, 17, 18. Louis I. Kahn, Sinagoga 1 2 3 13 14 15 Hurva a Gerusalemme: quattro vedute del modello in corso di co4 5 6 struzione. (S. Bartolini, A. Centoni, 16 F. Del Frate) 7 8 9 10
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sede del Laboratorio, ed è stato siglato dal professore ad
agli studenti come formazione obbligatoria. Ritengo inoltre
ogni revisione.
che la varietà di composizione dei diversi Laboratori resti un
E’ stata richiesta ad ogni studente una serie precisa di
fatto fondamentale, malgrado la tendenza ad uniformare
elaborati, prodotto del suo impegno nella frequenza e nello
tutto e tutti che sembra divenuta una convinzione, se non
studio.
diffusa, continuamente riproposta.
I testi da leggere, così indicati al termine della Bibliografia,
(Roberto Berardi)
contengono le ricerche che hanno dato sostanza alle esposizioni in aula e sono da considerare come guide generali d’approccio al tema della città come spazio dell’architettura. L’esame è consistito nella valutazione della qualità delle esperienze di lavoro sostenute dagli studenti, di cui almeno una in gruppo. Ognuna di esse ha contribuito al giudizio sulla maturazione del candidato. CONSUNTIVO DELL’ESPERIENZA DEL LABORATORIO Nell’insieme sono piuttosto soddisfatto della produzione del Laboratorio. Gli studenti si sono sempre applicati con estrema energia e attenzione, non indietreggiando rispetto ad alcuno sforzo e ad alcuna difficoltà, e con una regolarità di frequenza che stimo lodevole, dato il carico didattico al quale sono sottoposti. Per quanto riguarda i moduli coordinati nel laboratorio, che nell’anno 1996-1997 hanno funzionato molto bene, negli anni precedenti hanno conosciuto una fase di rodaggio: soprattutto il modulo di Rappresentazione dell’Architettura. Personalmente riterrei molto più utile, nella situazione definitiva del laboratorio, che ogni coordinatore potesse scegliere con libertà i moduli da coordinare; ritengo infatti che una disciplina affine alla statica sarebbe utilissima alla lettura degli esempi di architettura contemporanea che impongo
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COORDINATORE Gilberto Campani
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Alberto Breschi IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Marco Bini
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L’esperienza didattica dei Laboratori di Progettazione dura
cattedra di Composizione architettonica III, tenuta dal pro-
ormai da quasi tre anni accademici e penso se ne possa
fessor Domenico Cardini, e poi la cattedra di Composizione
fare un bilancio abbastanza positivo. Certo non per quanto
I, tenuta dal professor Giulio Mezzetti) avevo verificato
riguarda il numero degli studenti, le aule e tanto meno le
come fosse carente l’attenzione degli studenti al luogo
attrezzature, ma solo grazie alla buona volontà fornita dagli
stesso in cui vivono. Infatti essi non dimostravano di avere
studenti e dai docenti che hanno collaborato all’attivazione
la benché minima percezione della forma urbana o nel mi-
dei moduli (secondo le discipline previste dalla nuova nor-
gliore dei casi, solo un conoscenza superficiale dei monu-
mativa). In altre parole é stato il fattore umano che ha per-
menti principali.
messo all’esperimento di non fallire come la disorganizza-
La riprogettazione di uno spazio scoperto impone inoltre
zione generale e l’improvvisazione avrebbero invece fatto
una attenzione particolare alla forma geometrica della su-
temere.
perficie in un processo che vede prevalere la composizione
Non va sottovalutato il fatto che con questa nuova forma
bidimensionale.
didattica il carico di studio degli studenti invece di raziona-
Se una delle difficoltà maggiori al primo anno è quella di
lizzarsi si è ulteriormente appesantito costringendoli a pas-
smantellare i preconcetti che ciascuno si porta dietro, in
sare quasi tutto il giorno in aule insufficientemente ampie e
modo particolare quelli inerenti alla “casa”, questo tipo di
a continue trasmigrazioni trascinandosi dietro gli enormi
tema ha minori condizionamenti culturali.
sgabelli poiché, in quasi nessuna delle aule destinate ai la-
Credo inoltre che non sia secondario il fatto che, con la ridu-
boratori, ci sono posti di lavoro sufficienti. Ciò nonostante i
zione al minimo delle funzioni a cui si deve dar risposta, lo
risultati non sono scoraggianti anche se i laboratori del pri-
studente debba concentrarsi sull’idea generale che
mo anno sono stati quasi tutti affidati ai ricercatori e a do-
caratterizza il progetto (quella che nei corsi di Giulio Mez-
centi a contratto, lasciati completamente a sé stessi.
zetti era stata definita l’idea guida).
In base alle esperienze fatte precedentemente, ho imposta-
Per raggiungere l’obiettivo finale ho tenuto lezioni sul tessu-
to il laboratorio sulla progettazione della riqualificazione
to storico urbano in alternanza con altre sulla progettazione
di uno spazio urbano scoperto.
impostata sulla matrice geometrica. A queste lezioni hanno
Ho scelto questo tema per una serie di ragioni tra le quali la
fatto seguito delle semplici esercitazioni in aula.
più importante è senza dubbio quella di costringere gli stu-
Sono convinto che il metodo progettuale sia soprattutto un
denti ad una grande attenzione al contesto poiché dopo le
processo aperto e interattivo in cui le operazioni si susse-
esperienze fatte (come addetto alle esercitazioni prima,
guono in un intreccio di azioni e retroazioni che coinvolgo-
contrattista dopo e infine ricercatore confermato presso la
no l’intero mondo culturale e psicologico del progettista,
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alle pagine segg. Piazza G. Garibaldi a Lastra a Signa 1. Schema geometrico dell’idea guida. 2. Assonometria dell’ipotesi progettuale. (M. Canepari, M. Carpani). Piazza Trieste a Terranuova Bracciolini 3. Schema geometrico dell’idea guida. 4.Assonometria dell’ipotesi progettuale. (A. Panciarola, T. Pilati, S. Pirondini.) 5. Assonometria ambientale (D. Pasquini, M. Piranello, D. Perri)
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l’intero suo sé oggi e qui.
2. Argomenti trattati nel laboratorio
In questo processo si possono individuare atteggiamenti
La prefigurazione compositiva.
mentali che possono aiutare non solo nella fase di analisi,
Nuovi strumenti di comunicazione e di rappresentazione.
ma anche nella fase progettuale. Infatti possiamo dire che
La composizione architettonica utilizzando anche gli elabo-
l’ente percepiente, quando si trova a confrontarsi con la re-
ratori elettronici.
altà fisica ricerca, coscientemente o meno, delle interrela-
La realtà virtuale nella composizione architettonica.
zioni, cioè delle leggi del sistema, delle gerarchie, dei rap-
Le attuali tendenze compositive e progettuali.
porti. In questa situazione alcuni atteggiamenti mentali fa-
La logica del processo compositivo.
voriscono, alle varie scale, la comprensione, e, nel caso
3. Modalità della didattica
delle ricerca progettuale, la prefigurazione di una eventuale
Il laboratorio si sviluppa con una serie di lezioni e alcune
soluzione.
esercitazioni delle quali l’ultima sarà tema principale
A) Pensare allo spazio come formato da parti discrete di-
d’esame.
scontinue agevola a quantificarlo e, a livello logico, permet-
Esercitazioni :
terà di immaginarlo non più come un elemento indifferenzia-
1. Lettura critica di alcuni progetti.
to ma come un reticolo spaziale.
2. Analisi di un contesto urbano assegnato.
B) L’interpretazione di un contesto come sistema agevola
3. Elaborazione di un progetto di riqualificazione di un’area
nella ricerca delle leggi che legano i vari elementi e, a livello
pubblica nel contesto urbano assegnato.
logico, permette di individuare le variabili e le gerarchie.
Il contesto urbano oggetto dell’analisi e dell’esercitazione
C) Il concetto di linguaggio figurativo permette di conside-
finale verrà possibilmente assegnato concordandolo con gli
rare l’oggetto della ricerca come una struttura di comunica-
studenti.
zione coerente di cui va capito il senso, il che a livello logico
4. Modalità di esame
permette di procedere in maniera sistematica e analogica.
L’esame si svilupperà con un’interrogazione sui temi trattati
Riporto qui sotto il programma del laboratorio da me coor-
a lezione e sulla valutazione dei risultati conseguiti nelle
dinato.
esercitazioni.
1. Obiettivi del laboratorio
(Gilberto Campani)
Il laboratorio tende a far maturare negli allievi le capacità di analisi figurativa e l’acquisizione di un metodo compositivo che possa essere applicato a vari livelli con particolare attenzione al contesto.
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COORDINATORE Gianni Cavallina
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Antonio Mariniello, Paolo Pettini IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Marco Bini CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
A. Pastorini, E. White
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I Laboratori hanno cercato di indirizzare gli studenti del pri-
Le comunicazioni teoriche hanno toccato, di volta in volta, i
mo anno ad una iniziale esperienza progettuale, che con-
seguenti temi : Segni e Significato / Valori e Simboli / La
sentisse loro di ritrovare, già dai primi momenti della loro
Triade Vitruviana / La compresenza di Firmitas, Utilitas e Ve-
permanenza in facoltà, una metodologia di lavoro finalizza-
nustas /L’Individuo Architettonico / L’Individuo Urbano /
ta ad un risultato chiaramente identificabile.
Monumenti, Permanenze, Impronte / Il Tipo / Dal Significato
I docenti del Laboratorio hanno integrato i propri corsi nel-
al Progetto.
l’ottica del raggiungimento di questo fondamentale obietti-
Come si vede, attraverso la scoperta, o la riscoperta, dei
vo didattico, per raggiungere il quale hanno ritenuto incen-
Segni, dei Luoghi, dei Valori, della Memoria, si è voluto indi-
trare il senso delle comunicazioni conoscitive e dei lavori di
rizzare lo studente ad un proprio modo critico di comporta-
laboratorio sul tema del significato in architettura, e sulla
mento nei riguardi di un personale inizio di “progettualità”.
reidentificazione degli spazi urbani.
Per il modulo di Teorie della Ricerca Architettonica Con-
Per gli studenti del primo anno si apre un mondo nuovo,
temporanea, Antonio Mariniello, all’interno del Laboratorio
fatto di immagini e valori a loro estranei. Pertanto si è ritenu-
1/G, durante l’a.a. 1994-95, ha inteso, attraverso la proiezio-
to, da subito, di affiancare alle prove preliminari grafiche
ne di immagini e continui raffronti con scritti di critici e pro-
una serie di comunicazioni, basate sulla trasmissione di im-
gettisti, , far riflettere gli allievi sul compito e le intenzioni in
magini, che consentissero a tutti gli allievi, da qualsiasi tipo
architettura, riferite al periodo storico, all’evoluzione del
di scuola secondaria provenissero, di “entrare nel mondo
pensiero e del costume, all’impegno morale del progettista.
dell’architettura”.
Gli argomenti trattati da Mariniello sono stati : Progetto e
Per il corso di Composizione Architettonica le comunicazio-
Destino / Immagine ed Immaginazione / Il Luogo / Tipo e
ni hanno infatti fatto sì che gli studenti, per dirla con lo Zevi,
Progetto / Lo Spazio Collettivo della Città / Casa e Metro-
sapessero vedere l’architettura, ovvero intendessero il sen-
poli /Linguaggi del Progetto oggi . Insieme a questi argo-
so spaziale delle immagini, e capissero il significato ed i va-
menti di carattere generale Mariniello ha preso in conside-
lori portati dalle opere descritte. Dai titoli delle comunica-
razione alcune figure paradigmatiche di architetti : Loos,
zioni si può meglio comprendere quale tipo di sintesi con-
Mies Van Der Rohe, Le Corbusier, i Razionalisti italiani,
cettuale venisse richiesta allo studente, di modo che lo
Kahn, Stirling, Rossi, Ando, Liebeskind.
stesso maturasse una disposizione critica sia nei riguardi
Per lo stesso modulo, all’interno del Laboratorio 1/H, duran-
delle opere viste sul territorio ed osservate su libri e riviste,
te l’a.a. 1995-96, Paolo Pettini si è proposto di esaminare
che, soprattutto, su forme e volumi che, in questi suoi primi
espressioni consistenti del linguaggio contemporaneo at-
inizi, fosse stato in grado di concepire.
traverso l’uso che è stato fatto dei materiali e delle strutture,
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alle pagine segg. 1. Limite urbano nell’urbano: proposta di nuovo significato architettonico per Piazza dei Nerli in San Frediano, plastico del progetto. (G.Ortu) . 2. Limite urbano nell’urbano, assonometria. (G. Ortu). 3. Area di Sant’Andrea a Rovezzano, proposta di arredo urbano, planivolumetria. (A. Masini, R. Massaro). 4. Reidentificazione di un luogo: nuova piazza e rein-
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tegrazione dei percorsi a Sant’Andrea a Rovezzano, planivolumetria. (L. Masini, P. Michelotti). 5. Ricreare un luogo, progetto di sistemazione per Piazza Muratori, assonometria. (C. Michelacci, C. Montani). 6. Concretizzazione di idee e segni per una piazza, elaborazione prospettica in CAD di una proposta di nuovo mercato a Sesto (M. Pieri). 7. Progetto per una piazza a Sesto Fiorentino, disegno planivolumetrico. (P. Romboli, D. Sorrentino). 8. Proposta di una nuova identità per Piazza del Mercato a 1 2 6 7 Sesto Fiorentino, planimetria. (V.Re). 9. “Pulchritudo requirit tria”; nuovi segni e significati per Piazza 3 4 8 9 del Mercato a Sesto Fiorentino, planivolumetria. (A. Romolini). 10. “Pulchritudo requirit tria”, prospet5 10 tiva del lato sud-est.(A. Romolini).
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dalla nascita del Movimento Moderno fino ad oggi. Di qui gli
Padiglione di Barcellona, la Cappella sull’acqua di Ando. Lo
argomenti delle comunicazioni : Il Gruppo Toscano e la Sta-
studente doveva presentare una relazione critica ed un di-
zione di Firenze / G. Asplund e il Municipio di Goeteborg /
segno reinterpretativo al colloquio da sostenere con la do-
Louis I. Kahn a Dacca / Stirling e la Staatsgalerie / Le ultime
cenza. L’ammissione consentiva allo studente di sostenere
opere di Botta / Piano, Foster e l’High Tech / I luoghi del
la Prova di Esame.
Loisir in Francia. Enrico Puliti, che ha seguito il modulo di
L’acquisizione, da parte dello studente, del concetto di Si-
Tecniche della Rappresentazione in entrambi gli anni , ha
gnificato in architettura era la condizione per affrontare un
separato due fasi ; nella prima ha istruito gli allievi sulle no-
tema progettuale riferito a tre luoghi, uno dell’area di più
zioni essenziali per accedere al disegno tecnico , come
intensa conurbazione, uno dell’immediata periferia, in zona
l’uso degli strumenti e le metodologie di rilevazione ; nella
storicamente consolidata, ed uno in area di frangia, in pros-
seconda ha illustrato i risultati di studi su parti urbane, con-
simità di quello che possiamo oggi considerare il limite in-
dotti attraverso il disegno degli elementi del costruito, e su
definito della città. Le situazioni di partenza, analoghe per i
note grafiche inerenti le mutazioni del paesaggio urbano.
due anni e per le due esperienze didattiche, si differenziava-
Il lavoro vero e proprio di Laboratorio è stato introdotto da
no per le diverse immagini dei luoghi, il centro entro le mura,
due prove ; nella prima una esercitazione su base geometri-
la Firenze del Poggi e del Bellincioni, la periferia organica
co-spaziale, ovvero, partendo da un cubo di dimensioni
del Ricci e del Savioli a Sorgane, il mercatale di Sesto, le
scelte dall’allievo, immaginare una struttura qualsiasi, for-
porte verso il territorio rurale di S.Andrea a Rovezzano e di
ma da sostanziare in arredo come in piccolo edificio; nella
Badia a Ripoli. Il risultato finale doveva rendere alla scala
seconda si voleva invece verificare l’acquisizione delle pri-
urbana e del progetto di massima l’arredo dei luoghi, e solu-
me facoltà critiche e sintetico-progettuali da parte dell’allie-
zioni architettoniche semplici relative ad edifici di interesse
vo. In questo caso si trattava dello studio e reinterpretazio-
collettivo. In quasi tutti i lavori si è perseguito il tentativo di
ne di una opera di architettura. Veniva fornito agli studenti
definire dei margini, dei confini, e dei segni, verso l’obiettivo
del materiale riguardante tre opere di architettura. Gli stu-
di una difficile reidentificazione.
denti dovevano scegliere un manufatto esemplare di uno dei
tre
(Gianni Cavallina)
periodi corrispondenti al Rinascimento, al Movi-
mento Moderno, al dibattito contemporaneo di ripensamento di detto Movimento. Per l’a.a. 1993-94 le opere erano rispettivamente Villa Giulia, l’Asilo Nido di Ivrea e le 5 Piazze di Gibellina, per l’anno successivo il Tempio malatestiano, il
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COORDINATORE Lino Centi
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Gianni Pettena IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Marco Bini CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
G. Brugellis, A. Carniani, I. Paladini, U. Rovelli
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I. Il laboratorio Progettazione Architettonica I ha, a mio av-
meno incerti. Ho anche il sospetto che la progressiva, inar-
viso, il compito di insegnare a comporre forma architetto-
restabile divisione in “generi” abbia reso tiepido il melting-
nica nei suoi aspetti propedeutici; il suo scopo principale
pot dell’interpretazione. Ma alcuni dei progetti elaborati ri-
consiste nell’educare gradatamente gli allievi al repertorio
velano scelte iconiche urbane, strategie compositive serra-
delle pratiche compositive. Si tratta, in altri termini, di in-
te, inserimenti convincenti. Ed anche difficoltà che Francisco
trodurre al gioco linguistico della manipolazione spazio-
de Gracia ha magistralmente enunciato nel suo Construir en
temporale: dalla quale far discendere, mediante logiche
lo costruido: “La carencia de la teoría sobre el problema
coscienti e cogenti, scelte o esclusioni, varianti o correzio-
que supone la implantación de nuevos edificios en cascos
ni, negazioni o permanenze. Ma ciò implica, in primis, ca-
consolidados, y por tanto históricos según la común ace-
pacità di leggere un luogo attraverso i suoi vincoli e la sua
pción, fomenta el desconcierto existente entre los arqui-
configurazione: percependone i suggerimenti e restituen-
tectos que tratan de arbordar con criterios rigurosos aquel-
do in disegni e segni iconici i caratteri di un ambiente varia-
los temas de diseño que se centran o deberían centrarse en
mente antropizzato.
el compromiso con el entorno” (Nerea, Madrid 1992, p. 67).
In un siffatto contesto, disegnatività e disegno non hanno
In realtà la storicità dell’architettura è una sua condizione
affatto un ruolo banalmente strumentale; rappresentano il
immanente; ed intervenire in uno spazio denso di narrazioni
rovesciamento del deserto aniconico — di quella pagina
complesse significa anche poter attingere a straordinarie ri-
bianca che deve tradursi in rappresentazione “sintomatica”
sorse formali. Aggiungo che, poiché le regole di un luogo si
per effetto di un collaudato allenamento.
apprendono attraverso un’immersione lenta quanto attrez-
Una parte del laboratorio è dedicata al dialogo con le arti
zata, lungarni e prospicenze sono stati passati al setaccio
figurative. Vale a dire a quella sconfinata miniera di solleci-
attraverso una griglia metodologica che spero esaustiva e
tazioni plastiche ed invenzioni linguistiche reperibili in ambi-
rigorosa. Vale a dire attraverso una serie di analisi préala-
to artistico — che va sotto il nome di espressione. Si tratta
bles il cui obiettivo era una conoscenza segnatamente loca-
di condurre gli allievi a coniugare, in modo chiaro e leggibi-
le — confrontata ad una generale processualità.
le, luogo e progetto, tecnica e cultura, progetto e stile, ma-
III. Discutendo con gli studenti ho costantemente provato a
teria e senso.
partecipare loro alcune mie idee su progetto e composizio-
II. Mi sono da tempo convinto che il problema della moder-
ne. Idee che vorrei riassumere in forma abbreviata:
nità, e dell’insegnamento di quest’ultima, non competa tan-
a) Il nucleo duro del comporre in architettura consta di un
to il progettare l’edificio, ma l’inserimento ed invenzione ur-
immaginario di possibilità, postula una coerenza interna,
bana: un’arte, dobbiamo ammetterlo, dai confini quanto
fors’anche un metodo: alla ricerca, in qualche dove, di un
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alle pagine segg. Progetti sui lungarni di Firenze: 1. Planivolumetrico di progetto (C. Marri). 2.Planimetria generale di progetto (D. Matteuzzi). 3. Planivolumetrico di progetto (M. Menchelli). 4. Plastico di progetto (V. Maugeri). 5.Planivolumetrico di progetto (M. Meucci) 6. Planimetria generale di progetto (S. Mucci). 7. Sintesi progettuale (L. Mattana). 8. Ombre di progetto (C. Masini). 9. Particolare architettonico (C. Masini). 10. Plastico di progetto F. Mastrorilli). 1
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rapporto con la rêverie che, oggi, produce più fantasie
ha fatto progressivamente scomparire parti di celebri scul-
scientifiche che forma, più oggetti che luoghi.
ture? Creare forma architettonica significa sperimentare
b) Penso che l’ossessione che sta all’origine di ogni proget-
tatticamente superfici ed elementi.
to sia un’assenza: un vuoto che le pratiche empiriche, ele-
g) Per quanto il sonoro sia l’aspetto più sconsiderato del-
mentari ed irrelate, non possono colmare.
l’attuale architettura, la misura di un chiostro rimane la
c) Poiché l’architettura non si nutre d’architettura, ma di
voce. Reputare l’acustica un Grande Alleato, per esempio
prestiti allogeni e sollecitazioni disomogenee, fare forma ar-
nella dispositio degli alberi o nella dislocazione degli am-
chitettonica significa dominare un esteso numero di disci-
bienti, fa parte di un’estetica liminare.
pline, ad iniziare dalla fotografia, così come operare una va-
h) Penso che un progetto, ed in particolare le sue radici sti-
sta gamma di contaminazioni.
listico-compositive, non possa fare a meno dell’interpreta-
d) Il presupposto di ogni progetto è la presenza di un potere
zione. Mi permetto di ricordare che è interpretabile ciò che è
collaudato sulle cose e sugli uomini, sulla psiche e sull’ani-
dicibile; ed è dicibile ciò che è stato costretto in una qual-
ma (nel senso di Hillman), sulle persone e la loro dislocazio-
che convenzione. Un progetto riposa sempre su un’inter-
ne. Sicché ogni progetto pone problemi di legittimità; poi-
pretazione convenzionale: e, nei casi migliori, di quest’ulti-
ché, anche sotto forma di ordine edificante, ogni potere si
ma ne denuncia violentemente gli aspetti fragili — ovvero
autofonda come potere di vita e di morte.
fracidi di conformismo.
e) Credo che il sale di ogni progettare sia un allenato strabi-
i) Credo che in qualunque progetto si possano leggere sia i
smo, un tener conto di, un coniugare committente e forma,
gradi di libertà che l’elaborazione di divieti — attraverso i
economia ed estetica, materia e sogno. Quest’estenuante
dispositivi che lo compongono ed i sintomi che lo percor-
strabismo ci è stato consegnato dalle prime riflessioni su
rono. Un progetto invisibile altrettanto presente di quello
arte ed architettura (ad iniziare da Vitruvio e dalla sua cele-
visibile.
berrima triade). Sicché riuscita o fallimento è da ascriversi
k) Siccome l’arteficio è alla base di ogni sistema di trasmis-
ad una Janus Gestalt: mi riferisco ad un’alchimia bifronte
sione del sapere, comporre e/o progettare significa anche
che contemperi, ad esempio, soggettività e coralità, ego ed
riconoscere che lo spazio è un linguaggio le cui regole pos-
orizzonte, gioco di squadra e separatezza.
sono essere trasgredite nella misura in cui sono ben note ed
f) Così come un viaggio nel passato è un viaggio nella lonta-
esperite. E ciò è possibile esplorando l’ignoto: poiché pen-
nanza, il viaggio nel progetto significa avvicinamento pro-
siero visivo e sentimento fanno parte di una medesima co-
gressivo ad un’estrema prossimità: a tutto ciò che può es-
stellazione.
sere toccato. Questa dialettica del tatto è la medesima che
(Lino Centi)
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COORDINATORE Pierfilippo Checchi
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Gianni Pettena IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Roberto Maestro CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
A. De Vita
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PROGRAMMA DEL CORSO SVOLTO
va. (C) Le tendenze dell’architettura contemporanea. Le
(A) Composizione architettonica : definizione di campo. Svi-
avanguardie contemporanee. I fermenti dell’ambiente fio-
luppo dei concetti di progettazione e di composizione archi-
rentino : l’architettura radicale, superstudio, archizoom ecc.
tettonica. (B) Tecniche della rappresentazione.Il disegno
(A-B) Esercitazione di composizione di un spazio per atelier
come osservazione e memoria : esercitazione di rappresen-
di artista con angolo cottura, bagno wc e zona notte, su due
tazione a memoria di una bicicletta e dei suoi componenti.
livelli, all’interno di un cubo di 6 mt di lato con un lato verti-
(C) Teorie della ricerca architettonica contemporanea. Le
cale opposto all’ingresso anche interamente vetrabile.
avanguardie del XX secolo : rapporti fra l’architettura e le
(A-C) L’Architettura moderna della cosiddetta Scuola fio-
altre espressioni artistiche. (B) L’uomo e la misura. Esercita-
rentina: analisi di opere significative. Esercitazione di lettura
zioni sulle proporzioni del corpo umano : i rapporti interni ed
critica di un opera realizzata, scelta dagli studenti e concor-
i rapporti con oggetti e spazi esterni.
data col docente, in gruppi di cinque: ricostruzione del per-
(A) L’Architetto e la sua opera. Il suo ruolo nel tempo : le
corso compositivo attuato dal progettista e critica degli esi-
società primitive, la mesopotamia, l’Egitto, l’India e la Cina,
ti. Gli ambiti di studio ed i relativi elaborati di restituzione
le civiltà precolombiane. (B) La geometria solida e la sua
sono: 1. Inserimento nel contesto 2. Articolazione dell’orga-
rappresentazione: proiezioni ortogonali e assonometria.
nismo edilizio (tipo) 3. Individuazione della tipologia struttu-
Esercitazioni su operazioni di “somma” e “sottrazione” di
rale 4. Individuazione delle geometrie odinatrici 5. I mate-
solidi e parti di essi : parallelepipedi, prismi e piramidi. Com-
riali .
posizione astratta e composizione con riferimenti a forme
(A) Il ruolo dell’architetto nel tempo ; il barocco e l’accade-
architettoniche tipiche (casa rurale). (A) Il ruolo dell’architet-
mia, l’illuminismo e le arti liberali, il revival e il movimento
to nel tempo : la “laicizzazione” ed evoluzione del ruolo in
moderno. Introduzione al concetto di tipo.
Grecia, Roma e nell’Impero bizantino.
Esercitazione progettuale conclusiva su una delle due aree:
(B) Esercitazioni su operazioni di somma e sottrazione di
1) Piazza Tasso a Firenze 2) il Quartiere S. Paolo a Prato.
solidi e parti di essi: solidi di rotazione (cilindro e cono) e
1) Riorganizzazione della piazza (viabilità pedonale e veico-
sfera. Composizione astratta e composizione con riferimen-
lare, sosta, verde, aree giuoco, con l’utilizzazione di ele-
ti a forme architettoniche tipiche (chiesa). (A) Il ruolo dell’ar-
menti di configurazione urbana ritenuti utili alla riqualifica-
chitetto nel tempo : l’alto medioevo, il capitolo e le catte-
zione e identificazione del luogo) con inserimento di un edi-
drali, le logge e le corporazioni, il rinascimento e la bottega,
ficio destinato a biblioteca o a spazio espositivo di quartiere
il cinquecento e le signorie. (B) Accenno alla rappresenta-
( circa 250-300 mq di superficie utile).
zione prospettica tramite le regole della geometria descritti-
2) Riorganizzazione dello spazio urbano circostante (viabili-
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alle pagine segg. 1. P.zza Tasso: planimetria e profili (S. Sisi). 2. P.zza Tasso: planimetria (L. Ramacciato). 3. P.zza Tasso: assonometria (L. Ramacciato). 4. P.zza Tasso: profilo-sezione (M. Scapoli). 5. P.zza Tasso: planimetria (M. Scapoli) 6. Esercitazione lettura critica edificio di Savioli - via Piagentina (D. Tambellini). 7. Esercitazione lettura critica edificio di dezzi Bardeschi - p.zza S. Jacopino. 8. Prato - Stazione S. Paolo: pianta piano piazza (R. Sidoti, B. Tambu1 2 6 7 rini, F. Soldaini). 9. Prato - Stazione S. Paolo: pianta piano del ferro (R. Sidoti, B. Tamburini, F. Soldaini). 3 4 8 9 10. Prato - Stazione S. Paolo: planimetria (R. Sidoti, B. Tamburini, F. Soldaini). 5 10
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tà pedonale e carrabile, sosta, verde, piazzetta antistante
Le esercitazioni progettuali hanno introdotto gli studenti ai
con rimozione stazione di servizio, con l’utilizzazione degli
concetti di luogo e di contesto richiedendo specifiche ri-
elementi di configurazione urbana ritenuti utili ) con la previ-
sposte anche in termini di elaborati.
sione della nuova Stazione ferroviaria di tipo metropolitano
Gli studenti al primo anno si dimostrano disponibili ad un
prevista dal nuovo PRG.
approccio sperimentale quale quello dei laboratori anche
L’esercitazione finale viene restituita in formato A2. La pro-
perché l’attenzione puó essere alta non avendo esami arre-
gettazione del contesto viene restituita tramite planimetria,
trati da smaltire.
profili, assonometria 1:500 con eventuali particolari delle si-
Le maggiori difficoltá incontrate riguardano la pressoché
stemazioni urbane. La progettazione degli edifici viene re-
totale carenza di strumentazione a livello di linguaggio gra-
stituita in piante, prospetti, sezioni, assonometria in scala
fico e tecnologico; né per superarla sono sufficenti l’appor-
1:100, visioni prospettiche ed eventuali particolari costrutti-
to delle trenta ore del modulo di tecnica della rappresenta-
vi.
zione o quello dei corsi semestrali paralleli di disegno del-
L’ Esame consiste nella valutazione della capacità compo-
l’architettura e di materiali, che alla fine interferiscono piú
sitiva raggiunta tramite le esercitazioni eseguite con parti-
che aiutare. Una possibile soluzione potrebbe essere data
colare riferimento a quella finale e delle conoscenze anche
dalla divisione dell’anno in due semestri ove nel primo gli
tramite interrogazione diretta sui testi e sulle comunicazioni
studenti seguono i corsi strumentali di base (disegno, mate-
svolte.
riali ecc) magari sostenendo alla fine l’esame, e nel secondo
VALUTAZIONE SINTETICA DEI RISULTATI
semestre viene attivato il laboratorio che puó cosí operare
Il programma svolto si è dimostrato idoneo a introdurre gli
senza interferenze, in tempi piú concentrati e continui (due
studenti ad una visione completa del percorso progettuale
o tre giorni la settimana) e con una base di conoscenze indi-
ed alle problematiche connesse, rispondendo così alle fina-
spensabili.
lità espresse dal nuovo ordinamento che ha creato i labora-
Nonostante tali difficoltá l’esperienza del laboratorio puó
tori. La scelta di temi progettuali legati più alla ricerca com-
definirsi positiva ed i risultati progettuali espressi dagli stu-
positiva che a quella tipologica e funzionale ha evitato un
denti sono mediamente di buona qualitá.
impatto forse troppo traumatico con concetti complessi
(Pierfilippo Checchi)
quali quelli di tipo ed archetipo che sono alla base del concetto di cittá e di sviluppo urbano. Tali concetti sono comunque stati introdotti dalle comunicazioni relative al ruolo dell’architetto.
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COORDINATORE Maurizio De Marco
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Gianni Cavallina IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Alessandro Bellini CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
A. Bottoncetti, M. C. Martinez, M.A. Piemontese, L. Pulvirenti.
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I futuri professionisti architetti -coloro cioè che domani si
dici e matrice del medesimo-, tanto più il progetto risulterà
prenderanno cura della città di oggi e dei suoi elementi-
sostenibile e, almeno nelle premesse, potenzialmente ricco
vanno aiutati a formarsi trovando un equilibrio tra il bagaglio
di esiti.
tecnico e quello antropologico. L’arte-scienza architettoni-
Analisi, riflessioni e confronti tenderanno a creare una ca-
ca esige come finalità e misura il benessere degli uomini
pacità di lettura critica delle realtà spaziali, fruite dai cittadi-
concreti, reali nello spazio sostenibile delle loro relazioni, lo
ni -non addetti ai lavori- nella più assoluta disattenzione. I
spazio ‘composto’.
futuri architetti devono invece porre tutta l’attenzione pos-
Accademia-strada-accademia o se si vuole: domande-ri-
sibile nell’osservazione, nell’analisi e nella soluzione am-
sposte-domande; questo è il percorso didattico.
bientali: i ‘perchè’ devono sempre seguire i ‘come’ e i
OBIETTIVI DIDATTICI
‘dove’; gli occhi non devono essere lasciati soli dalla mente
Gli obiettivi di questo Laboratorio tendono a far prendere
(ragione e memoria); alla conoscenza abituata a penetrare
coscienza allo studente della realtà con la quale la proposta
la struttura dei problemi sarà possibile e legittimo far segui-
d’intervento progettuale deve misurarsi, deve ‘comporsi’,
re ipotesi migliorative delle situazioni indagate.
come primo passo nella costruzione di una coscienza pro-
STRUMENTI DI LAVORO
gettuale e professionale. E che si debba iniziare ad avere
Gli strumenti di lavoro sono quelli che consentono di com-
dimestichezza con il progetto già al primo anno di corso è
prendere i multiformi sistemi di relazione che esistono nei
importante ai fini culturali e professionali. Noi intendiamo il
luoghi dove si è scelto di sviluppare il progetto.
progetto come viaggio nel mondo della edificazione mate-
Gli strumenti che possiamo definire di lettura critica riguar-
riale delle idee e, insieme, cultura di un cantiere che appar-
dano le dimensioni spaziali (metriche), i riferimenti ergono-
tiene alla storia dell’uomo; costruzione professionale come
mici, le caratteristiche geometriche dei luoghi e del loro in-
testimonianza di un’originarietà di servizio civile, sempre
torno, il loro imprinting; la conformazione e le gerarchie de-
più distaccato dai clamori del momento, sempre più teso a
gli spazi; la loro attinenza/derivazione da itinerari tracciati
rispondere alle domande inesplorate del terzo millennio.
dalla storia; il richiamo di figure simboliche come il cerchio,
Obiettivi primari sono: processi di analisi, riconoscimento,
l’ottagono, l’esagono, il quadrato, il triangolo; i modi d’uso
attivazione, esperienza delle risorse personali degli studen-
dei luoghi da parte delle persone, cioè le loro proprietà cul-
ti, misurate, verificate, potenziate -pur virtualmente- dalle
turali e comportamentali, i loro desideri da rintracciare
risorse dell’ambiente indagato. Quanto più gli
studenti
nella reticenza e nel pudore dei sentimenti, i mutamenti
ad appropriarsi delle condizioni non solo di
che intervengono durante il giorno rispetto allo scorrere di
‘contorno’ ma piuttosto di ‘sostrato’ del progetto -quasi ra-
mesi e stagioni (ovviamente rispettando i tempi accademi-
riusciranno
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alle pagine segg. Piazza T. Tasso, a Firenze: 1. Localizzazione dei tipi di essenze arboree. 2. Rilievo di elementi d’arredo. 3. Planimetria del progetto. 4. Assonometria del progetto. (T. Rupeni, C. Sanguineti). Piazza de’ Ciompi, a Firenze: 5. Studio della loggia ‘Vasariana’. 6. Planimetria con progetto dii pavimetazione. 7. Vasca con sedute. 8. Progetto di un settore della piazza. (F. Rossi, M. Rossi, E. Salvadorini, F. Santarnecchi, F. Stavolone). Piazza delle Erbe a San Gemignano: 9. Recupero di riferimenti geometrici. 1 5 9 13 10. Planimetria del progetto. 11. Pianta dell’arredo e pavimentazio2 6 10 14 ne. 12. Due prospetti. (B. Sampoli). 13. Tracce del passato. 14. Lettu3 7 11 15 ra del presente. 15. Planimetria del progetto. 16. Particola-ri 4 8 12 16 costruttivi. (F. Rossi, E. Salvestrini).
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ci); la qualità e la diversità dei materiali presenti; quanto
non assente, dunque da risvegliare e vivere in ogni momen-
altro si riesca ad estrarre dal contesto, in modo da rintrac-
to; e anche perchè rappresentare non solo tecnicamente,
ciare i caratteri fondamentali del luogo ‘composto’, base
ma anche emotivamente, sentimentalmente il proprio spa-
del processo/progetto.
zio abitato qualificandolo con ricordi, riti, identificazioni,
ESERCITAZIONI PROPEDEUTICHE
simboli, miti, è un gradiente elementare ma indispensabile
Prima di affrontare il tema di progettazione concordato lo
per attivare una consapevolezza di sè necessaria al proget-
studente deve dimostrare di possedere strumenti e capaci-
to e alla distinzione dei ruoli.
tà di base tali da legittimare il salto nell’impegno progettua-
Il rilievo critico del mondo indagato è infatti una forma di
le, il che significa testimoniare una propensione a migliorare
conoscenza ‘dell’altro da sé’ (in termini generali) che -per
ogni situazione esplorata e di cui si sono scoperti difetti o
confronto- sviluppa l’introspezione, l’autocoscienza. In tal
limiti. E’ ovvio che meglio si conosce un ambito spaziale più
senso non sembri fuori luogo, a chi risiede fuori Firenze,
probabilità si hanno di migliorarlo.
l’osservazione di sé nello spazio vissuto nelle varie condi-
E’ allora fondamentale partire dalle proprie esperienze co-
zioni di pendolare, commensale, studente in una biblioteca,
noscitive e dallo spazio personalmente vissuto per propor-
turista in una piazza. L’atteggiamento? Quello attento al ri-
ne un miglioramento virtuale. Indagare su quali disposizioni
levare dovunque disagi, limiti, costrizioni, ma anche qualità,
possono assumere (più di una, certamente) i tavoli della
memorie, risorse. Il risultato? Provvedimenti ragionati, atti a
propria aula di laboratorio nell’ipotesi che sia possibile mi-
introdurre miglioramenti sostenibili.
gliorarne il funzionamento, come qualità, accessibilità, acu-
Una volta che lo spazio cui ognuno è legato da sentimenti
stica, illuminazione, didattica, significa impersonare i sog-
d’intimità -come la propria casa- si dilata con le dovute,
getti e gli oggetti che interagiscono: lo studente, i docenti, i
progressive complessità aggiunte, il corridoio assume le
tavoli, ma anche la luce, i percorsi e così via.
sembianze di una strada,
Riteniamo che il rilievo del proprio appartamento e della
stato di soggezione a poco a poco si stempera, l’angoscia
propria stanza sia inoltre il test per identificare il proprio
di ritrovarsi d’improvviso in mare aperto sublima in pensieri
modo di abitare lo spazio personale e sociale (passando
ed umorosi sensi di progetto.
dalla
abitazione, alla strada, alla Facoltà, per es. ...) e
prepari un più efficace approccio
al
tema
la stanza si muta in piazza, lo
(Maurizio De Marco)
progettuale,
aumentando le capacità di osservazione dello spazio che ci circonda. Perchè anche la confidenza con il proprio spazio quotidiano è spesso abitudine disinvolta, distratta, quando
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COORDINATORE Benedetto Di Cristina
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Benedetto Di Cristina IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Marco Bini
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Gli studenti che hanno seguito questo laboratorio al primo
Prima i “monumenti moderni”, espressione coniata alla fine
anno sono stati addestrati, attraverso una applicazione pra-
degli anni ’70 -quando si è iniziato a restaurare edifici co-
tica, a studiare, leggere e interpretare un’opera di architettu-
struiti tra le due guerre - che si applica a complessi già molto
ra e a tradurre in elaborati grafici e modelli tridimensionali i ri-
noti all’epoca della loro costruzione e che, dal secondo
sultati del lavoro. Per raggiungere questo obiettivo hanno la-
dopoguerra,sono stati assunti individualmente a rappresen-
vorato su temi, scelti all’inizio dell’anno da una estesa
tare in modo emblematico le radicali trasformazioni di cui
bibliografia ragionata che includeva, con poche eccezioni,
anche l’architettura è stata protagonista nel periodo ’20-’40.
organismi architettonici non complessi, (secondo il nuovo
Poi le realizzazioni del periodo che inizia negli anni cinquanta
ordinamento degli studi sono oggetto della didattica al pri-
e si chiude nei primi anni ottanta: il lavoro di una generazione
mo ciclo) che, anche se costruiti con le tecniche dell’indu-
di progettisti, in gran parte parte ancora molto attivi, che
stria contemporanea nell’ambiente urbano di oggi, sono, per
sono stati attori e testimoni della ricostruzione europea e si
le di mensioni nonché per la semplicità dei requisiti funziona-
sono trovati al centro di una fase di intensa attività edilizia
li, riconducibili alle pratiche elementari attraverso le quali
che ha permesso di verificare gli ideali della modernità nei
l’architettura si lega alla cultura materiale e agli archetipi del-
temi che veniva proponendo la nascente società di massa,
le sue origini: occupare un luogo per insediarsi, definire e de-
sperimentando anche una molteplicità di linguaggi in rap-
limitare gli spazi, costruire coi materiali a disposizione.
porto a diversi contesti.
Una parte di questi edifici si potevano studiare come “ope-
Infine le opere di architettura a noi contemporanee (anni 70-
re”, allo stesso modo in cui si studiano gli esiti di una pratica
90) che al contrario devono misurarsi con le contraddizioni
artistica, partendo dalle vicende di un progetto, dalla per-
di una crescita spettacolare del consumo e del mercato
sonalità e dalla poetica del suo autore, per cogliere l’idea di
delle immagini cui si accompagna a una drastica riduzione
architettura che in esse ha preso forma con particolare con-
del tradizionale lavoro dei progettisti e una sofferta margi-
centrazione e intensità.
nalità del progetto che, non per caso, cerca riferimenti nel-
L’altra parte invece era formata da prodotti della cultura
la cultura spontanea e nell’architettura senza architetti.
spontanea per quali è il rapporto col contesto che consente
Parte dei temi proposti si potevano studiare direttamente
di leggere i principi insediativi, le regole costruttive e i codici
attraverso il lavoro sul campo. Altri erano più lontani e ap-
linguistici impliciti in ogni organismo architettonico. I temi
partenevano a ciò che un laureato in architettura dovrà pri-
sono stati presentati in modo da far comprendere i nessi tra
ma o poi “visitare” anche se non può farlo al primo anno:
le opere di architettura, i prodotti della cultura spontanea e i
casi di studio emblematici che talvolta danno le coordina-
percorsi delle ricerca architettonica contemporanea.
te della ricerca architettonica contemporanea e per questo
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alle pagine segg. La costruzione del modello come strumento per la lettura del progetto: 1, 2, 3 e 4. Villa Savoye e Padiglione dell’Esprit Nouveau di Le Corbusier. 6 e 7. Banca a Vila do Conde di Alvaro Siza. 8 e 9. Casa Winckler di Frank Lloyd Wright. I disegni di interpretazione: 5. La Banca di Vila do Conde. 10. La casa Winkler e Goetsch di F.L. Wright. 1
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hanno un’alta carica didattica anche quando vengono stu-
suggerite. 5. Materiali e Costruzione: come il modo di co-
diati esclusivamente sui documenti.
struire si è posto in relazione con gli spazi. Quale è stato il
Il lavoro si è svolto in tre fasi:
ruolo dei materiali nel processo di costruzione, quali le loro
I. Ricerca (sul campo e sulle fonti) dei materiali e dei docu-
valenze percettive e simboliche.
menti necessari a studiare comprendere e rappresentare
Ad un primo esame dei risultati non può fare a meno di sot-
un’architettura.
tolineare (anche a costo di ricordare cose dette in altre oc-
II. Redazione dei grafici indispensabili alla descrizione del
casioni) che la didattica “di laboratorio”, opportunamente
progetto (piante, sezioni, prospetti) e costruzione del modello.
introdotta col nuovo ordinamento didattico, sarà difficilmen-
III. Lettura critica del progetto e stesura di disegni interpre-
te valutabile finché le condizioni materiali che la rendono pra-
tativi. Per avviare la terza fase si è suggerito a tutti di iniziare
ticabile (locali ed attrezzature appropriate,calendario,orario
la lettura da cinque argomenti e adeguarli nel corso del la-
delle lezioni e piano di studio adeguati al diverso tipo di impe-
voro al profilo del tema studiato.
gno che oggi si richiede agli studenti) non si saranno realiz-
1.Progettazione formazione: fasi della stesura di un proget-
zate. In questo laboratorio di I anno,impostato come una
to (processo di formazione di un edificio); contesto culturale
introduzione alla pratica del progetto adeguata a capacità
e condizioni materiali nelle quali si è svolto il lavoro;vicende
ed attitudini di studenti di provenienze diverse -che devono
della sua realizzazione; trasformazioni operate, anche a di-
anche saggiare la loro determinazione a proseguire gli studi
stanza di tempo, dopo il completamento dell’opera. 2. Am-
di architettura- c’è stata nel complesso una risposta positi-
biente: spunti e vincoli dati dal contesto. Conseguenze e
va degli studenti al tipo di lavoro proposto. Positiva anche
riflessi nella organizzazione interna dell’edificio e nelle sue
l’integrazione tra le discipline coinvolte: il modulo di Teorie
relazioni con l’esterno. Quali strutture, segni, tracciati sono
della Ricerca Architettonica Contemporanea, oltre a costi-
entrati a far parte della sua forma e come se ne avverte la
tuire una indispensabile introduzione al contesto tecnico e
presenza. 3.Composizione e uso degli spazi: Quale pro-
culturale in cui viene prodotta l’architettura, ha suggerito e
gramma di attività ha accompagnato la stesura del proget-
orientato gli approfondimenti necessari alla comprensione
to; in che modo è stato interpretato nel dividere e articolare
delle opere, mentre il modulo Tecniche di Rappresentazione
gli spazi e in che modo gli stessi spazi hanno assecondato
dell’Architettura, attraverso una serie di esercitazioni, ha
lo svolgimento di nuove e non previste attività. 4.Matrici ge-
guidato gli studenti sia nell’usare il disegno come una nota-
ometriche della forma: Costruzioni e figure geometriche
zione delle idee adatta alla ricerca sul campo sia nel coglie-
nella forma dell’edificio; rapporti proporzionali tra gli spazi;
re le relazioni tra redazione grafica e progetto.
“infrazioni” alle regole geometriche e motivi che le hanno
(Benedetto Di Cristina)
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COORDINATORE Roberto Maestro
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Paolo Iannone IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Marco Jaff CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
L. Galli, P. Lanzi, S. Mantovani, P. Puma
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CONTENUTI E OBBIETTIVI DEL CORSO
Le piante arredate dei vari tipi di appartamento venivano
Il Corso si è svolto secondo uno schema già collaudato ne-
richieste in scala 1/50 gli altri elaborati in scala 1/100.
gli anni precedenti e cioè facendo svolgere una serie di
VALUTAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTI
esercitazioni preliminari e terminando con un progetto
Dei 95 studenti che hanno superato l’ esame nelle prime
di architettura. Le esercitazioni preliminari consisteva-
due sessioni, solo 16 studenti hanno ottenuto una valuta-
no in 6 esercizi di progettazione nei quali c’ erano da risol-
zione superiore al 27. Sono assenti le ”punte” ossia gli stu-
vere alcuni problemi distributivi o tecnologici elementari :
denti super bravi, che sia pur in numero ridotto, erano pre-
Eserc. n°1- il progetto di un’ abitazione -studio all’ interno di
senti in tutti i corsi precedenti. E’ probabile che si stia pa-
un volume prestabilito; Eserc. n°2 - il progetto di un giuoco
gando la mancanza di esperienza nel condurre un corso di
di costruzioni costituito da una serie di solidi elementari e l’
laboratorio, o forse il tema di progettazione da me proposto
esemplificazione di due di queste composizioni ; Eserc.n° 3
era troppo difficile e gli esercizi preliminari di progettazione
- Il modello di una lampada da costruire in carta; Eserc. n° 4
sono durati troppo tempo (fino a dopo le vacanze di Pa-
- il progetto di una scala in due rampe da costruire in legno;
squa) così che è rimasto troppo poco tempo per sviluppare
Eserc. n° 5 - una tenda smontabile per piccoli spettacoli du-
il tema finale di progettazione. La frequenza ai laboratori è
rante un festival; Eserc. n° 6 - un capanno per uno stabili-
vista da molti studenti come un obbligo e non come una
mento balneare destinato a caffè/ bar per la stagione estiva.
possibilità che viene loro offerta dalla scuola. D’altra parte
A differenza degli anni precedenti si sono eliminati gli eser-
se il numero di tavoli disponibili è meno della metà degli
cizi di puro disegno geometrico o di rilievo: come si può
iscritti, gli studenti continuano a pensare ai laboratori come
vedere tutti i sei esercizi richiedono l’ invenzione di qualco-
un luogo dove si fa la revisione di loro lavori, eseguiti e svi-
sa e la sua rappresentazione geometrica corretta ( proiezio-
luppati a casa. Ritengo che la diversa composizione degli
ni ortogonali o assonometria) e spesso anche un modello
studenti nei Corsi dovuta alla scomparsa degli studenti del
tridimensionale in scala. Tutti gli esercizi proposti erano già
Liceo Artistico e degli Istituti d’ Arte, (causata con ogni pro-
stati ”collaudati” in anni precedenti. Il progetto finale con-
babilità dai criteri di selezione dei test di ammissione) è for-
sisteva nell’ elaborazione di un progetto di una casa a cor-
se una delle ragioni dell’ assenza di risultati eccellenti. E
te costituita da 12 appartamenti organizzati su un massimo
questo non tanto perché questi studenti fossero i migliori,
di 3 piani , per tre tipi di utenti diversi (quattro appartamenti
ma perché esiste nella scuola una sorta di “osmosi “, ossia
per piccole famiglie, quattro professionisti con studio, quat-
di reciproca influenza tra persone di formazione culturale
tro scapoli o studenti). Per quest’ultimo progetto si richiede-
diversa, per cui venendo a mancare una componente si ha
vano dieci tavole 50 x70 cm. e una breve relazione descrittiva.
un livellamento della qualità generale. Circa la collaborazio-
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alle pagine segg. 1, 2. Esercitazione preliminare: progetto per un atelier (F. Ceccherini). 3, 4, 5. Esercitazione preliminare: progetto di una piattaforma in legno (G. Binaglia). 6. Esercitazione preliminare: progetto per un atelier (G. Binaglia). 7. Progetto finale per una casa abbinata: planimetria generale (G. Binaglia). 8, 9, 10. Progetto finale per una casa abbinata, in muratura (G. Binaglia). 1
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ne tra discipline diverse all’ interno del Laboratorio, ritengo
Teoria della Ricerca Architettonica Contemporanea
che non si sia chiarito ancora il ruolo dei vari docenti impe-
La finalità del Modulo è di fornire agli studenti una chiave di
gnati nella didattica. In particolare se il modulo debba esse-
lettura del “fenomeno Architettura” come si presenta oggi,
re inteso come un corso teorico di supporto, oppure se tutti
per cominciare ad “agire” nel campo in modo consapevole
i docenti di un laboratorio debbano essere impegnati nella
anche se a livello di ipotesi didattiche articolate su organi-
guida degli studenti ad ogni fase della elaborazione del pro-
smi architettonici semplici o, quantomeno, con attribuzioni
getto. Circa i risultati del lavoro svolto dai docenti, va detto
d’uso non complesse. Il compito del docente diventa però
che rispetto all’ impegno richiesto dalla conduzione dei la-
arduo se prescinde da un excursus storico relativo ai pro-
boratori, si potrebbero ottenere risultati migliori se lo stu-
dromi del Movimento Moderno ed esteso fino al 2° dopo-
dente sentisse il laboratorio come un suo spazio. Comun-
guerra avanzato. In tal senso Teoria si è articolato in una
que, anche in questa situazione precaria, può ritenersi posi-
serie di lezioni flash di tipo storico partendo dall’Ottocento
tivo il fatto che quasi tutti gli studenti che hanno frequentato
fino agli esiti del moderno, facendo riferimento, sia ai movi-
hanno superato l’esame entro l’ anno in corso.
menti culturali che si sono succeduti, sia ai grandi nomi del-
PROSPETTIVE PER IL FUTURO
l’Architettura del periodo. In un secondo momento, e con un
Una maggiore integrazione con il corso di Disegno di Archi-
maggior grado di approfondimento, si sono presi in consi-
tettura sarebbe da programmare per evitare che gli studenti
derazione i fenomeni architettonici in atto a livello europeo e
arrivino a progettare senza conoscere le basi del disegno
mondiale aggregandoli in una sorta di quadro di riferimento
geometrico. Si potrebbe concentrare gli esercizi preliminari
generale per facilitare l’approccio critico agli imputs forniti
di progettazione finalizzandoli già dall’inizio ad un unico
dalle riviste specializzate e dai testi monografici di noti ar-
progetto, suddividendo in più “tappe” prestabilite il percor-
chitetti contemporanei.
so di avvicinamento al lavoro finale, che si configurerebbe
Infine, per dare un contributo diretto al tema dell’esercita-
così come una composizione di parti prestudiate. Per degli
zione principale del Laboratorio (aggregazione a corte di un
studenti del primo anno che non hanno ancora esperienza
piccolo complesso abitativo), l’attività didattica nell’ultima
di disegno, la “composizione” architettonica può essere un
fase si è posta come supporto critico operativo ai progetti
modo corretto di approccio alla progettazione architettoni-
di alcuni gruppi di studenti, cercando di confrontarli dialet-
ca. Dal confronto con altre Facoltà si potrebbero ricavare
ticamente con i temi sviluppati nelle lezioni della prima fase.
suggerimenti e indicazioni per risolvere i problemi pratici di questo tipo di didattica. (Roberto Maestro)
(Paolo Iannone)
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COORDINATORE Gian Luigi Maffei
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Giancarlo Cataldi IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Maria Teresa Bartoli
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OBIETTIVI DEL LABORATORIO
l’intervento: la scala dell’edificio, dell’aggregato di edifici e
Intendiamo il progetto come la previsione di una mutazione
del tessuto urbano.
futura dell’assetto raggiunto da un organismo antropico e
OPERAZIONI DI LETTURA
poniamo particolarmente l’accento non solo sulla produ-
a-Lettura dei rilievi e dei tessuti del Tridente a Roma e di San
zione di un nuovo oggetto edilizio, ma specialmente sul si-
Frediano e Santa Croce a Firenze, per ricavarne i caratteri
stema di relazioni alle quali un qualsiasi atto progettuale
modulari degli edifici, le gerarchie della loro composizione
partecipa e incide su di un contesto preesistente.
strutturale e distributiva.
A questo scopo si baserà la progettazione sull’individuazio-
b-Lettura delle piante castali di Firenze in vari luoghi della
ne intenzionale e critica dei processi tipologici, evidenti e
città nella scala 1:1.000, per ricavarne le leggi formative de-
leggibili nei prodotti propri all’età preprogettuale, e tuttora
gli aggregati edilizi tramite il riconoscimento delle fasce di
presenti, operanti ed evolventesi nell’attuale fare edilizia; si
pertinenza e le gerarchie dei percorsi urbani (matrici, im-
tratterà di ricavare il processo tipologico del costruito odier-
pianto, collegamento, ristrutturazione).
no, di ricercare “l’architettura nascosta” dalle intenzioni
c-Lettura di piante urbane in scala adeguata per ricavarne
personalizzate con operazioni di lettura sull’esistente, fina-
le conformazioni tipiche di centro e di periferia, della dislo-
lizzate alla comprensione, e di derivarne poi la progettazio-
cazione dei servizi, della logica dello sviluppo per fasi del-
ne adeguando le soluzioni a quanto si è riusciti a capire dei
l’organismo stesso.
processi di formazione, di consolidamento e di trasforma-
d-Lettura territoriale di un foglio I.G.M. nella scala 1:25.000 con
zione dell’esistente.
individuazione della struttura naturale e di quella antropica.
MODALITÀ DELLA DIDATTICA
OPERAZIONI DI RIPROGETTAZIONE E DI PROGETTAZIONE
Il corso istituzionale di lezioni sulla composizione architet-
a-Riprogettazione del processo tipologico proprio dell’area
tonica e la tipologia alle diverse scale dell’intervento dell’ar-
culturale fiorentina nei principali e più rappresentativi edifici
chitetto dall’edificio al tessuto urbano, dall’organismo urba-
nella scala 1:1.00: 1-edificio monocellulare; 2-edificio con
no al territorio è accompagnato da esercitazioni di lettura
raddoppio verticale con profferlo; 3-edificio a schiera matu-
alle diverse scale e da operazioni di riprogettazione di situa-
ra con loggia; 4-edificio a schiera plurifamiliare con sviluppo
zioni contestuali diversificate.
in profondità; 5-edificio a pseudolinea con aggregazione sul
Le operazioni di lettura sono incentrate sui caratteri del-
fronte; 6-edificio in linea.
l’area culturale fiorentina e se ne ricavano i comportamenti
b-Riprogettazione delle due fasi di formazione dell’aggre-
tipici, le invarianti e le costanti tipologiche che sono utilizza-
gato di San Frediano (mura 1252; mura 1303) nella scala
te come base per la riprogettazione alle diverse scale del-
1:1.000 dell’insieme e delle quattro fasi dell’isolato compre-
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alle pagine segg. 1. Esercitazione di lettura delle fasi di formazione del tessuto urbano di piazza Viesseux e piazza Leopoldo a Firenze. 2. Progetto di un edificio monofamiliare a schiera nell’area periferica di Quaracchi: piante, prospetti e sezione in scala 1:100. 3 e 4. Fasi di formazione del tessuto urbano di San Frediano scala 1:1000. 5, 6 e 7. Fasi di formazione del tessuto edilizio dell’area dell’attuale piazza Tasso a Firenze scala 1:500. 8. Pianta piano primo di uno degli edifici a schiera progettati in via 1 3 5 della Chiesa. 9. Progettazione dell’isolato di sostituzione in piazza 4 6 Tasso nella fase di prima edificazione. 10. Prospetto e sezione di 8 7 uno degli edifici a schiera progettati in via della Chiesa. (G. Malfatti, C. 2 9 10 Capecchi, T. Mani).
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so tra le vie della Chiesa, del Leone, del Campuccio e dei
Teorie della ricerca architettonica contemporanea
Camaldoli nella scala 1:5.00.
I ciclo: i prodromi dell’architettura moderna (1750-1875)
c-Riprogettazione della conformazione del tessuto dell’iso-
1a generazione (1750-1780).. Il criticismo illuminista: Lau-
lato sopradetto nella scala 1:2.00 con le differenziazioni ti-
gier, Burlington, Winckelmann, Lodoli. 2 a generazione
pologiche edilizie coerenti con le fasi di formazione.
(1780-1810).. Il Neo-classicismo: semantico in Francia,
d-Progettazione di un edificio a schiera monofamiliare situato
pragmatico in Inghilterra, filologico in Germania, stilistico in
nell’area di Quaracchi, di cui sia data la costituzione dell’ag-
Italia. 3a generazione (1810-1840).. L’eclettismo romantico:
gregato, nei dettagli strutturali e linguistici nella scala 1:50.
revivals, esotismi, contaminazioni stilistiche, pastiches. 4a
CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI
generazione (1840-1875).. Il criticismo positivista: Viollet,
Durante lo svolgimento del laboratorio sono stati promossi
Ruskin, Morris, Semper. Neo-gotico e ingegneria.
incontri con docenti della nostra facoltà e di altre Universi-
II ciclo: gli sviluppi dell’architettura moderna (1875-2000)
tà, con l’obbiettivo di allargare il ventaglio delle informazio-
1a generazione (1875-1910).. A) Scuola di Chicago (1875-
ni e la casistica delle diverse metodologie proprie della pro-
1890). B) Art Nouveau (1890-1910): floreale (Hortha), geo-
gettazione, prodotte da scuole di pensiero diverse. Paralle-
metrico-lineare (Wright, Mackintosh), pre-espressionista
lamente il modulo di Teorie si è proposto di tracciare un
(Gaudì), produttivista (Art&Crafts, Deutsche Werkbund,
quadro sintetico della storia dell’architettura degli ultimi 250
Wien Sezession). 2a generazione (1910-1940).. A) Espres-
anni, per contribuire a orientare criticamente il dibattito sul-
sionismo (1910-1925): emotivo (Poelzig), tecnologico (futu-
l’architettura del prossimo secolo. Il punto di partenza è in-
rismo, costruttivismo), stilistico (neo-goticista), razionalista
dividuato nella metà del Settecento, periodo in cui le estre-
(Mendelshon).B) Razionalismo (1925-1940): purista (Le Cor-
me manifestazioni formali del linguaggio classico (rococò)
busier), funzionalista (Gropius), neo-plasticista (Rietveld,
si accompagnano con le prime teorizzazioni critiche del ra-
Dudok, Mies, Oud), internazionalista (CIAM). 3a generazione
zionalismo architettonico.
(1940-1970).. A) International Style (1940-1955). B) Tentativi
Crediamo che lo svolgimento delle letture di contesto e del-
di reazione internazionale all’I.S. (1955-1970): Kahn, empiri-
le susseguenti sperimentazioni di riprogettazione abbiano
smo scandinavo, brutalismo, strutturalismo, neo-realismo e
raggiunto lo scopo di far sviluppare in ciascun allievo la ca-
posizione muratoriana. 4 a generazione (1970-2000).. A)
pacità di disegnare un edificio residenziale semplice com-
Post-modernism (1970-1985). B) Il quesito ambientale
ponendone anche un’ aggregazione elementare a livello di
(1985-2000). I tre possibili atteggiamenti progettuali: con-
tessuto edilizio.
trappositivo, mimetico, contestuale. (Gian Luigi Maffei)
(Giancarlo Cataldi)
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COORDINATORE Giuliano Maggiora
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Giancarlo Bertolozzi IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Emma Mandelli CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
A. R. di Giuseppe
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La didattica della Progettazione al I° anno non può non te-
teso come strumento di osservazione, di ipotesi e di verifica
nere conto:
che gli è proprio.
1) che gli studenti ignorano ancora completamente i fonda-
E’ ovvio che le azioni didattiche sopra enunciate non devo-
menti teorici del linguaggio che si accingono a impiegare
no formare una sequenza ma interagire simultaneamente.
(cos’è un segno architettonico ecc.);
E’ questa interazione che distingue un Laboratorio di Pro-
2) che ne ignorano gli aspetti tecnologici e per conseguenza
gettazione da un Corso di Composizione tradizionale.
l’importanza delle regole del costruire nella concezione del-
Siamo riusciti a raggiungere questi obbiettivi didattici?
la forma;
La compresenza del disegno, della composizione e della
3) che non hanno ancora sviluppato alcun senso critico del-
analisi di architetture contemporanee lasciava sperare di
lo spazio. Lo vivono come tutti, ma non basta per scoprire la
poterlo fare. Nella realtà i risultati sono stati abbastanza de-
legge che conferisce a un luogo la sua qualità esistenziale;
ludenti se paragonati a quelli ottenuti gli anni scorsi col cor-
4) che per conseguenza non sanno ancora disegnare: cioè
so tradizionale, probabilmente per tre motivi:
sintetizzare in schemi figurativi le leggi geometriche delle
a) In assenza delle tradizionali revisioni, che l’orario serrato
forme che vedono e di quelle che pensano.
delle lezioni non ha consentito, i turni di esercitazione con-
Ci è sembrato perciò che la didattica del primo anno avesse
cessi agli studenti nel laboratorio si sono rivelati clamorosa-
principalmente il compito di:
mente insufficienti per quegli obbiettivi, che bisognerà per
A) Far comprendere che l’architettura è un linguaggio auto-
conseguenza ridimensionare;
nomo, e i suoi legami col “luogo”, inteso come codice di
b) Le attrezzature presenti in quei locali - peraltro accoglien-
riferimento per l’interpretazione dei messaggi;
ti e dignitosi - non hanno consentito agli allievi tutte le espe-
B) Abituare a far leggere nell’architettura costruita la neces-
rienze figurative che sarebbero state necessarie (esecuzioni
saria interdipendenza fra le scelte costruttive e quelle geo-
di plastici, ricerche sul colore ecc.) nè ai docenti di organiz-
metriche;
zare efficacemente momenti didattici complementari (co-
C) Fornire la conoscenza degli strumenti figurativi coi quali
municazioni, proiezioni, dibattiti ecc.). Cosicchè non solo la
si formalizza l’architettura (i tipi, gli archetipi geometrici, le
pratica, ma anche la teoria ha finito per soffrirne.
citazioni ) stimolandone l’impiego creativo durante le eser-
Una novità del corso è stata di proporre, anche, la progetta-
citazioni di laboratorio (problema del rapporto regola/ecce-
zione di un costume. Poiché questo tema non è usuale in
zione);
una facoltà d’architettura, è forse necessario spendere due
D) Esercitare a coglierne le relazioni che ci sono fra l’archi-
parole a questo proposito. Le operazioni mentali necessarie
tettura e la sua simulazione, cioè fra questa e il disegno in-
per progettare un costume sono le medesime che servono
44 DOCUMENTI
alle pagine segg.1.Il costume come architettura, ovvero: come produttore di relazioni spaziali attraverso il controllo della “motilità”, (B. Beconcini). 2. Prospettiva zona Uffizi e Corridoio vasariano; contrapposizione fra “ordine” vasariano e il “disordine” della Firenze medioevale (P. Bellandi). 3. Immagine della situazione attuale; la Firenze “minore” nella quale si aprirà il nuovo ingresso: povertà dell’intonaco, movimento di volumi compatti, prevalenza dei pieni sui vuoti. 4-5. Plastico di progetto; lo stesso spiri2 to di contrapposizione (nelle geometrie, nei materiali, nei colori) anima il progetto del nuovo ingres1 so agli Uffizi (M. Abirascia). 3 4 5
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a progettare un luogo, con questa differenza : che la chiave
IL COSTUME COME “STILE” .
di lettura del costruito è legata alla mobilità, intesa come la
La forma di un abito è sempre suggerita dal desiderio di
capacità di percorrere delle distanze. Mentre la chiave di
controllare la motilità del corpo per trasformarla in “porta-
lettura del vestito è la motilità, intesa come la capacità di
mento”, cioè in una determinata qualità di rapporto con gli
muovere gli arti. Ma sia nel costruito che nel vestito il lin-
altri. L’abito per la “segretaria del 2000” immaginato daBea-
guaggio spaziale si esplica attraverso l’impostazione di re-
trice Beconcini nasce dall’ipotesi che i mezzi elettronici di
gole geometriche (alla mobilità o alla motilità) che hanno
comunicazione a distanza riducano decisamente in futuro il
l’effetto di condizionarlo. Nel costume tale condizionamen-
bisogno di motilità di chi farà questo genere di lavoro: di qui
to prende il nome di Portamento. Il portamento (dimesso,
i materiali rigidi e l’abito- carrozzeria. Si tratta ovviamente di
maestoso, solenne, provocante ecc...) che è l’espressione
un’ipotesi volutamente estremizzata, ma la caratteristica
del valore esistenziale del rapporto con l’altro.
del pensiero progettuale è sempre quella di partire da ipo-
Nella storia l’abito ha probabilmente preceduto la casa;
tesi radicali per dare risposte essenziali.
l’essere umano, prima di imparare a costruirsi un rifugio
IL NUOVO INGRESSO AI GRANDI UFFIZI.
stabile, si è probabilmente procurato un primo rifugio mobi-
La proposta dello studente Michele Abirascia nasce dal de-
le per proteggersi dalle intemperie del clima.
siderio di annunciare con chiarezza l’ingresso al Museo nel
Se nel costruito la forma deriva “da quell’intreccio matema-
disordine apparente delle masse edilizie annunciate e so-
tico di membrature che assicura la sodezza” per dirla come
vrapposte che caratterizzano il retro degli Uffizi, culminan-
l’abate Guarini, nel vestito deriva dal complesso di artifici
do con il Palazzo Vecchio e la torre di Arnolfo. Paesaggio
che lo adattano ai movimenti del corpo. Ovviamente i mate-
così diverso da quello dell’ordinata fabbrica vasariana. I
riali e le tecnologie necessarie per confezionare un abito
materiali sono lamiere d’acciaio verniciate(verde, rosso,
sono diversi da quelli necessari per costruire un edificio:
blu) lo stendardo è arancione. La proposta vuole esprimere
devono essere leggeri per essere indossati, non devono
una continuità ideale tra la Firenze non-monumentale se-
durare, devono adattarsi alla stagione, devono fare i conti
condaria ma essenziale come la videro Masaccio oppure -
con le caratteristiche della motilità che condizionano. Ma
ai giorni nostri - Ottone Rosai; e la Firenze ufficiale della tra-
sia nel costruito che nel vestito l’interdipendenza fra la ricer-
dizione colta, esposta nella Galleria rinascimentale. La stu-
ca tecnologica e quella formale produce quel fenomeno
dentessa Paola Bellandi ,attraverso una veduta prospettica
chiamato Stile, che è il vero obbiettivo di qualunque proget-
generale del luogo, ha colto ed evidenziato la contrapposi-
to.
zione dell’ordine manierista degli Uffizi e il “disordine-ordi(A.Rita Di Giuseppe)
ne” del quartiere che avvolge quest’ultimo.
45 DOCUMENTI
Televisione, computers, telefono: i mezzi sostitutivi della motilità umana. Il materiale dell’abito: il neoprene, che gli conferisce rigidezza. Colore:bianco su nero, nero su bianco. La bizzarra acconciatura “solare” vuole esprimere l’incondizionata libertà delle idee in contrasto con la forzata immobilità del corpo; forse contro natura ma conforme a una realtà tecnologica. L’eleganza femminile non viene comunque trascurata: giacca con petto aderente abbinata a una gonna molto lunga chiusa da una cerniera lampo che, seguendo la verticale della figura, ne sottolinea la rigidezza. Un marsupio metallico in vita con cintura dello stesso materiale conferma ulteriormente la costrizione dell’abito. Il tessuto di vinile in colori metallici nega il movimento perchè non consente il contrasto delle ombre, ma solamente zone di maggiore o minore luce. L’individuazione dell’anatomia femminile, nascosta dall’assenza di motilità, è proposta attraverso forme archetipe o loro rielaborazioni e si riflette anche nella trasparenza del materiale; infatti lo scamiciato fluorescente lascia trasparire la figura. L’imbottitura pesantemente condiziona la motilità della metà superiore del corpo, come gli altissimi stivali irrigidiscono l’andatura (inutilità dei movimenti rapidi).
Esasperazione della condizione di non-motilità. L’abito in maglia laminata rigida, presenta degli anelli metallici in corrispondenza delle articolazioni che impediscono parzialmente il loro movimento o che comunque lo rallentano, costringendo la persona a incedere lentamente, a scatti successivi. Ispirato alle armature medievali, può essere considerato però il precursore della futura corazza robotica.
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COORDINATORE Giulio Mezzetti IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Luciano Nustrini IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Alessandro Bellini CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
T. Bastianelli, L. Celli, A. Fazio, D. Lorenzi, S. Mangano, V. Valentini
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FINALITÀ DEL CORSO E COORDINAMENTO CON I MODULI
ogni piano: m. 2,90.
1 - Con l’A.A. 1994-’95 sono stati istituiti i laboratori di Pro-
2 - Le lezioni esemplificative hanno guidato gli studenti ad
gettazione Architettonica. Con l’occasione, abbiamo perciò
utilizzare, e a collegare tra loro, due serie modulari: quella
voluto sperimentare quali risultati avrebbe potuto consegui-
dei macromoduli e quella dei micromoduli.
re un’impostazione didattica che avesse fin dal primo anno
. La serie dei macromoduli doveva essere determinata in
indirizzato gli allievi, ancora inesperti, alla progettazione
base alle tipologie scelte e ai modelli formali di riferimento.
modulare di un certo numero di alloggi a schiera. Questo è
Essa doveva perciò controllare la dislocazione delle struttu-
stato il tema principale del corso.
re portanti, la posizione dei setti murari e l’impaginazione
2 - Anche il modulo di Tecniche della rappresentazione è
delle facciate.
stato adeguato a questo proposito, facendo svolgere subito
. La serie dei micromoduli doveva invece essere una conse-
agli studenti, nel primo trimestre, alcune esercitazioni grafi-
guenza della tecnologia costruttiva adottata e doveva per-
che sulla scansione modulare di uno spazio assegnato.
ciò controllare gli spessori delle strutture portanti, la dimen-
3 - Il modulo relativo alla Ricerca architettonica contempo-
sione delle finestre e le articolazioni della facciata.
ranea è stato invece utilizzato per mitigare la sensazione di
3 - Le scelte fondamentali che avrebbero influito sulle due
rigore e di iterazione che avrebbe potuto suscitare negli stu-
serie modulari erano perciò le seguenti:
denti l’approccio con l’architettura seriale. Il modulo è stato
. Ripartizione dei 12 alloggi in due tipologie: quattro alloggi
perciò svolto nel secondo trimestre, ed è stato incentrato
dovevano essere ad un solo piano e con interasse 2A; otto
sull’analisi di tre opere con forti connotati di unicità: la Ville
alloggi potevano quindi essere duplex, con interasse 1A.
Savoye di Le Corbusier, la Casa del Fascio di Terragni, la
. Uso vincolante dei mattoni. Anche se non abbiamo esclu-
Villa Malaparte di Libera.
so la possibilità di utilizzare una struttura in acciaio con una
Gli studenti hanno individualmente realizzato, e portato al-
tamponatura in pannelli modulari prefabbricati, la tecnolo-
l’esame, il plastico di una delle tre opere.
gia costruttiva vivamente consigliata prevedeva una strut-
TEMA PROPOSTO
tura portante in pilastri di CA con tamponature in mattoni
1 - Per far compiere agli studenti un’esperienza di progetta-
UNI faccia vista.
zione seriale è stato loro assegnato il compito di progettare
La progettazione in mattoni ci sembrava infatti una garanzia
12 alloggi, da 96 metri quadri ciascuno, su una elementare
contro l’arbitrarietà e le velleità tipiche degli studenti al pri-
planimetria complessiva di m. 11,70 x 40.
mo anno. Essa avrebbe inoltre consentito loro di sperimen-
L’altezza dell’edificio era di tre piani, più un piano terra adi-
tare la dialettica tra la libertà compositiva e le limitazioni im-
bito a garage e servizi. L’altezza interna utile consentita per
poste dalla ridotta gamma delle misure possibili. I mattoni
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alle pagine segg. 1. Progetto di alloggio duplex: pianta piano terra, piano primo, piano secondo e prospetto (R. Dreoni). 2. Progetto di alloggio duplex: pianta piano terra, piano primo, piano secondo e prospetto (M. Fontana). 3. Progetto di alloggio duplex: pianta piano terra, piano primo, piano secondo e prospetto (M. Ferrara). 4. Progetto di alloggio duplex: pianta piano seminterrato, piano rialzato, piano secondo e prospetto (A. Faretra). 1 3
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infatti sono dei quanti unitari, o micromoduli, mediante i
so riconoscimento.
quali è necessario impegnarsi a risolvere tutte le partiture
Solo in virtù della loro presenza il corso ha potuto prosegui-
con un numero intero di “teste”.
re attraverso una lunga serie di revisioni individuali, che si
STRUTTURA DELLE LEZIONI
sono protratte non solo durante i mesi autunnali ma addirit-
E’ stata svolta una serie di lezioni teoriche sui rapporti pro-
tura fino al maggio dell’Anno Accademico successivo, sta-
porzionali e i rapporti armonici in architettura.
bilendo di fatto un Laboratorio 1° parallelo, e “sommerso”, a
Alle lezioni teoriche sono state affiancate le descrizioni, tra-
quello di Progettazione 2.
mite diapositive, dei classici esempi di architettura residen-
I risultati ottenuti debbono essere quindi considerati più
ziale tratti dall’esperienza olandese e inglese.
come il frutto di un intenso biennio che non come il risultato
E’ stato inoltre distribuito un volumetto che riuniva in modo
della semplice esperienza del 1°Laboratorio di Progettazione.
organico alcune lezioni tenute dal titolare del corso sull’ar-
Da quanto detto non resta che constatare l’irripetibilità di
chitettura modulare, e che conteneva uno specifico esem-
questa esperienza.
pio di progettazione di edilizia residenziale in mattoni.
(Giulio Mezzetti)
RITARDI E DISFUNZIONI Hanno intralciato pesantemente lo svolgimento del corso i ritardi nella consegna delle aule a S. Verdiana, la loro inadeguatezza dovuta a scarsa illuminazione e l’insufficienza del tempo dedicato dagli studenti al corso di progettazione. L’inadeguatezza del tempo è soprattutto dovuta all’ampio spazio che viene sottratto alla didattica della progettazione da parte di discipline non progettuali, che sono però fortemente strutturate da un metodo e che sono quindi capaci di esercitare una notevole attrazione sugli studenti del primo anno. RISULTATI OTTENUTI Nonostante gli inconvenienti sopra denunciati, il corso è riuscito ad ottenere dei buoni risultati soprattutto in seguito ad una assidua opera di revisione e controllo svolta da un nutrito gruppo di cultori della materia, ai quali va il mio affettuo-
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Studente: Rudi Dreoni Dim. compl.edificio: Interasse struttura: Prof. struttura: Struttura portante: Nr. alloggi: Alloggi: Sup.alloggio duplex:
53,40 x 15,00 5,20 ml. 15 ml. Setti in muratura 12 Simplex e Duplex 128 mq.
PROSPETTO
PIANTA SECONDO PIANO (DUPLEX)
PIANTA PRIMO PIANO (DUPLEX)
PIANTA STRUTTURA
PIANTA PIANO TERRA (SIMPLEX)
PIANTA ALLOGGIO DUPLEX Scala 1:250
Studente: Massimo Fontana Dim. compl.edificio: Interasse struttura: Prof. struttura: Struttura portante: Nr. alloggi: Alloggi: Sup.alloggio duplex:
35,50 x 15,60 4,40 ml. 11,50 ml. Telaio in ferro 12 Simplex e Duplex 103 mq.
PROSPETTO SUL BALLATOIO
PIANTA SECONDO PIANO (DUPLEX)
PIANTA PRIMO PIANO (DUPLEX)
PIANTA ALLOGGIO DUPLEX Scala 1:250
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PIANTA STRUTTURA
PIANTA PIANO TERRA (SIMPLEX)
Studente: Marco Ferrara Dim. compl.edificio: Interasse struttura: Prof. struttura: Struttura portante: Nr. alloggi: Alloggi: Sup.alloggio duplex:
42,10 x 13,40 4,80 ml. 9,0 ml. Telaio in ferro 12 Simplex e Duplex 86 mq.
PROSPETTO SUL BALLATOIO
PIANTA SECONDO PIANO (DUPLEX)
PIANTA PRIMO PIANO (DUPLEX)
PIANTA ALLOGGIO DUPLEX PIANTA STRUTTURA
Scala 1:250
PIANTA PIANO TERRA (SIMPLEX)
Studente: Ada Faretra Dim. compl.edificio: Interasse struttura: Prof. struttura: Struttura portante: Nr. alloggi: Alloggi: Sup.alloggio duplex:
46,20 x 15,30 5,0 ml. 11,10 ml. Telaio in cls. a. 12 Simplex e Duplex 110 mq.
PROSPETTO SUL BALLATOIO
PIANTA SECONDO PIANO (DUPLEX)
PIANTA PRIMO PIANO (DUPLEX)
PIANTA ALLOGGIO DUPLEX Scala 1:250
PIANTA SEMINTERRATO
PIANTA PIANO RIALZATO (SIMPLEX)
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COORDINATORE Carlo Mocenni
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Rosamaria Martellacci IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Paola Puma
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FINALITA’ E ARTICOLAZIONE DEL CORSO
quali ha avuto una sua specifica conclusione ed è stata og-
Il corso del Laboratorio di Composizione 1° L si pone l’ob-
getto di valutazione al fine del superamento dell’esame.
biettivo di dare allo studente l’occasione per misurare le
I° fase: Esaminare l’ambiente della propria cucina artico-
proprie capacità nei confronti del fare progettuale.
lando il lavoro nel: rilievo dell’ambiente:pianta, prospetti,
Si tratta di fornire gli strumenti teorici e tecnici per poter
sezione e assonometria compreso gli arredi; esplicitazione
operare e dare gli stimoli per affinare la sensibilità critica di
grafica con annotazioni delle implicazioni sullo spazio ipo-
ogni studente, nei confronti delle problematiche e delle real-
tizzando che il piano cottura sia spostato in una zona bari-
tà di volta in volta affrontate.
centrica del vano; progetto di una nuova cucina.
La capacità di analisi e di riflessione e l’attenzione alle
2° fase: Si è svolto in gruppi di 3 membri e ha avuto come
specificità di ogni ambiente, consentiranno all’allievo di
argomento lo studio di una piccola piazza di Firenze.
cogliere le matrici e le radici profonde della realtà esamina-
Il lavoro si è articolato nel rilievo della piazza (pianta, pro-
ta, che saranno a loro volta lo strumento per proporre nuove
spetti-sezione) nella scala adeguata. Il rilievo, opportuna-
situazioni (il progetto) sensibili al contesto e capaci di risol-
mente elaborato, è stato occasione per evidenziare: i rap-
vere le problematiche affrontate.
porti dimensionali; i materiali costituenti l’ambiente; l’uso
Gli strumenti che ci permettono di capire le varie relazioni
dallo spazio e dagli edifici. E’ stata prodotta una relazione di
esistenti nelle realtà nelle quali operiamo, si sostanziano
inquadramento storico, per capire la genesi delle trasfor-
negli aspetti dimensionali degli spazi e nei loro rapporti;
mazioni dello spazio urbano.
principalmente: nella morfologia e nel modo di conformarsi
Questa esperienza si è conclusa con un’operazione di con-
degli spazi; nei diversi materiali di cui è composta la realtà
fronto e di sintesi, che ha consentito di esprimere le caratte-
esaminata; nell’uso che l’uomo fa degli oggetti, dei luoghi e
ristiche specifiche dello spazio urbano esaminato.
delle situazioni relative al progetto.
3° fase: Si è svolta singolarmente ed ha previsto la redazio-
Questi strumenti di introspezione della realtà, dovranno es-
ne di un progetto di una organismo semplice (chiosco per
sere assunti da
allievo per essere posto in
giornali, gabinetto pubblico, chiosco per fiori) localizzato
di formulare proposte (progetti) conformi alle
dall’allievo nella piazza precedentemente esaminata in
condizione
ciascun
reali esigenze dell’utente.
gruppo, evidenziando il rapporto con il contesto, l’uso dello
Il fare progettuale in architettura è un’attività di servizio
spazio in rapporto alla destinazione specifica e la tecnolo-
per la promozione dell’uomo, in quanto l’Architettura è una
gia necessaria alla realizzazione in rapporto ai materiali uti-
disciplina dell’uomo per l’uomo.
lizzati.
Il corso è stato articolato in tre fasi operative ognuna delle
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(Carlo Mocenni)
alle pagine segg. 1-2-3. Piazza dei Giuochi: il Rilievo; planimetria, fronti e materiali (R. Trentadue, F. Vienna, P. Zampini). 4-5. Piazza Peruzzi: studi preparatori e soluzione di Progetto (S. Zurli). 6-7. Piazza S. Pier Maggiore: il Rilievo dei fronti, lo studio delle ombre e il Progetto finale (T. Toraldo, F. Vaccari, A. Tsolaki). 8. Piazza S. Pier Maggiore: il Progetto finale (T. Toraldo). 9-10-11. Piazza della Calza: il Progetto; la rappresentazione in proiezioni ortogonali; il plastico foto Massi1 2 6 8 mo Battista (T. Watanabe). 8 7
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Tecniche di Rappresentazione dell’architettura
Teorie della Ricerca Architettonica Contemporanea
In stretto collegamento con i contenuti del corso fonda-
Il modulo si è posto come supporto alle esperienze avviate
mentale, il modulo di Tecniche di rappresentazione dell’ar-
nel Laboratorio partendo dall’assunto del proficuo, indi-
chitettura, ha inteso fornire agli studenti la conoscenza del-
spensabile legame tra storia e progettazione. Si è illustrato
le principali metodologie per il rilievo e la rappresentazione
agli studenti il senso di quell’assunto affrontandolo in chia-
dello spazio. I problemi di tecnica grafica - come la scelta
ve operativa, fornendo loro gli strumenti per una partecipa-
degli strumenti o l’uso dei tratti - sono stati affrontati in pa-
zione attiva della storia nel processo progettuale. Parallela-
rallelo agli aspetti teorici - come la scelta dell’utilizzo del
mente al rilievo delle singole piazze e come preparazione al
disegno a mano libera piuttosto che quello geometrico -
successivo intervento di progetto, gli allievi sono stati gui-
che l’esercitazione in corso andava via via suggerendo.
dati attraverso un’esperienza di ricerca sulle piazze stesse,
Sono stati così affrontati per primi, nella esercitazione sulla
in modo da ricostruirne criticamente le vicende storico-ur-
cucina, i problemi di strumentazione grafica e delle princi-
banistiche. Dopo alcune lezioni introduttive sulla storia del-
pali convenzioni in uso per la rappresentazione dell’archi-
la città, sulla formazione e sulle trasformazioni del tessuto
tettura. Successivamente, la prima fase dell’esercitazione
urbano, sono stati forniti strumenti ed orientamenti metodo-
finale - riguardante il rilievo della piazza scelta per il proprio
logici per affrontare la ricerca in modo scientificamente cor-
progetto - ha consentito - oltre a fornire i necessari sussidi
retto: cosa ricercare, di quali strumenti e strutture avvalersi,
di tipo tecnico/procedurale - di approfondire le tematiche
come sistematizzare le informazioni reperite. Particolare ri-
relative al Rilievo, esaminandone approcci logici ed operati-
levanza è stata data allo studio della cartografia storica -
vi a scale anche diverse da quella urbana, direttamente
piante e vedute della città, mappe catastali antiche e mo-
esperita dagli allievi: attraverso l’esemplificazione di cam-
derne - e all’uso corretto di altre fonti documentarie e ico-
pioni scalarmente differenziati, si è cercato di metterne a
nografiche, svolgendo a questo proposito un’intera lezione
fuoco le peculiarità spaziali e la necessità di individuare e
nell’Archivio Storico Comunale di Firenze. L’acquisizione
calibrare modi e mezzi del procedere.
del metodo non è stata tuttavia mai disgiunta dall’obiettivo
La fase finale, il progetto vero e proprio, ha infine fornito il
primario di mostrare l’intima relazione tra storia, come stru-
campo di lavoro per l’approccio teorico e la sperimentazio-
mento critico di analisi e di conoscenza, e progetto, che da
ne applicata dei diversi sistemi di rappresentazione geome-
queste conoscenze può trarre motivazione; in sostanza, mi-
trica, insieme all’introduzione di tecniche grafiche ancora
rando a riconoscere lo stretto rapporto tra storia e attualità.
non utilizzate. (Paola Puma)
(Rosamaria Martellacci)
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COORDINATORE Marco Tamino IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Andrea Del Bono, Stefano Bertocci IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Emma Mandelli, Luciano Nustrini CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
M. Gardini, C. Gabaldo, S. Micheli, I. Scorsa, S. Tatò, C. Tramonti, A. Vitali
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Le ricerche e le esperienze condotte nei Laboratori di Pro-
per ricercare forme di coerenza, di adesione o comunque di
gettazione tenuti negli A.A. 1994/95 e 1995/96 hanno tocca-
dialogo con l’ambiente esterno, per formare un tessuto as-
to diverse tematiche ed argomenti progettuali ma sostan-
sieme allo spazio che lo circonda.
zialmente hanno avuto un’obbiettivo di fondo ricorrente: la
I confini che racchiudono lo spazio della vita individuale
ricerca di quella ricchezza di significati, quell’intreccio di
sono stati oggetto recentemente, di continue sperimenta-
luoghi pubblici e privati, di realta’ e di funzioni differenti che
zioni e ridefinizioni; Pensiamo alle murature sgretolate ed
ha sempre caratterizzato le citta’ storiche e che risulta ge-
alle rovine moderne che a partire dal lavoro dei SITE le
neralmente assente nelle recenti urbanizzazioni.
avanguardie architettoniche (e relativi imitatori) ripropongo-
L’istinto verso l’autonomia anzi verso l’enfatizzazione indivi-
no in forme diverse ma con una costanza ed una continuita’
dualistica’ del progetto architettonico, coltivata e diffusa
significativa; pensiamo anche alle esplosioni architettoni-
dalla cultura progettuale cosiddetta moderna, ha prodotto
che di Frank Gehry e di Zaha Hadid, alle pulsioni incontrolla-
una spinta alla frammentarieta’ del progetto ed un sostan-
bili che si agitano nelle architetture di Tadao Ando fino a
ziale disinteresse per la qualita’ ed il valore degli spazi con-
lacerane le frontiere perimetrali.
nettivi dell’ambiente costruito.
Anche le violenze edilizie operate dai decostruttivisti, oltre
Anche gli atteggiamenti progettuali contemporanei piu’ in-
alla simbolica negazione di un sistema sociale, culturale ed
teressanti e piu’ avanzati che tendono a riproporre all’inter-
economico cosiddetto moderno, sembrano proporre un
no del progetto architettonico una complessita’ che simula la
processo di distruzione dei confini della rassicurante e con-
complessita’ urbana, ma che nella sostanza rappresentano
traddittoria custodia del privato, dimora dell’uomo borghe-
frammenti eterocliti che continuano ad accostarsi e ad ag-
se, ed indicare l’esigenza di una nuova dimensione colletti-
giungersi nel tessuto magmatico diffuso, generalmente pri-
va che e’ necessario recuperare.
vo di qualita’ e di senso che forma il territorio antropizzato.
Le ricerche compositive assegnate agli studenti per la defi-
Possiamo ricordare e citare senza problemi, esempi di
nizione di uno spazio con funzione mista residenza-labora-
grandi architetture recenti, ma non credo che con altrettan-
torio, residenza-negozio, ecc. e le relative frontiere ester-
ta facilita’ riusciremmo ad indicare situazioni urbane con-
ne che lo racchiudono, non sono state configurate come
temporanee apprezzabili e tali da non farci rimpiangere in
esercizi di stile fine a se stessi, come giochi di forme, di vo-
fondo la qualita’ e il valore delle città’ storiche.
lumi, di facciate e di decori, o come sterili ripetizioni di ele-
Nell’attivita’ didattica dei Laboratori tenuti negli ultimi due
menti tipologici astratti, ma costituiscono risposte in termini
anni e’ stata sottolineata la necessita’, per ogni singolo pro-
progettuali ad una precisa domanda: come dare forma ad
getto, di superare il proprio isolamento ed i propri confini,
un possibile rapporto innovativo tra interno ed esterno, tra
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alle pagine segg. 1, 2. Studi progettuali di edifici ad uso misto residenza/ lavoro elaborati dagli studenti (P. Fiaschi, L. Ferrini). 3, 4, 5. Studi di aggregazione dei singoli progetti elaborati dagli studenti dei Laboratori. 6, 7, 8. Studi di aggregazione dei singoli progetti elaborati dagli studenti dei Laboratori. 9, 10, 11, 12. Studi progettuali di edifici ad uso misto residenza/la1 2 6 7 8 voro elaborati dagli studenti (J. Favara, E. Gatti, C. Ferrali, P. 9 10 11 Gianfrancesco, M. Gobbi, C. 3 4 Gabaldo). 5
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individualita’ e socialita’, come dare vita ad un nuovo terri-
corsi che lo attraversano.
torio comune dove spazio pubblico e spazio privato si in-
A questa impostazione metodologica ed a questo program-
contrano.
ma di lavoro gli studenti hanno risposto con grande entusia-
In una seconda fase di lavoro del Corso le singole esperien-
smo: la liberta’ di esprimersi ha riportato una passione ed
ze progettuali prodotte autonomamente dai singoli studenti
un divertimento nel progettare che troppo spesso e’ stato
sono state poste a confronto e assemblate in reticoli ordina-
dimenticato, e l’uso obbligatorio del plastico come stru-
ti ma solo parzialmente vincolanti, per formare un comples-
mento di ricerca ha consentito di reintrodurre il piacere della
so dotato al tempo stesso di ordine e di disordine.
manualita’ intelligente, della verifica immediata e del con-
Atteggiamenti individuali, stili di vita, comportamenti e cul-
fronto fisico del progettista con la sua opera. I modelli pre-
ture differenti ed a volte contraddittori, trovano cosi’ modo
sentati nelle immagini allegate ne sono una parziale testi-
di confrontarsi, di convivere e di interagire dando vita ad un
monianza.
nuovo organismo: un nuovo testo in cui i singoli testi si dis-
(Marco Tamino)
solvono. La continuita’ compositiva e funzionale tra i pezzi componenti prodotti nella prima fase di lavoro assume un ruolo primario e gli spazi che separano e riuniscono i singoli progetti diventano piu’ importanti dei progetti stessi. Diventa protagonista il rapporto spaziale tra gli edifici e soprattutto la rete dei percorsi che li lambisce e li attraversa. Il sistema unificante degli spazi, in cui il flusso della comunicazione, della mobilita’ e della vita sociale si sviluppa attraverso successive condensazioni e rarefazioni in una successione progressiva di livelli gerarchici, conferisce ordine e riconoscibilita’ al tessuto insediativo. Come nel caso di Ponte Vecchio a Firenze, dove il senso ed il fascino del monumento non sono legati solo alla qualita’ dei pezzi che lo compongono, ma nascono dal sistema degli elementi eterogenei, degli spazi privati e pubblici unificati in un organismo complesso adagiato sul percorso o meglio sui per-
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COORDINATORE Paolo Vaccaro
IA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICA CONTEMPORANEA
Grazia Gobbi Sica IIA DISCIPLINA INTEGRATA (30 ORE) TECNICHE DI RAPPRESENTAZIONE DELL’ARCHITETTURA
Maria Teresa Bartoli CULTORI DELLA MATERIA E COLLABORATORI
D. Benedetti, S. Borgatti, G. Borgogni
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Il programma del Laboratorio è stato basato sulla definizio-
vamente autonoma, di una esperienza biennale (1° e 2°
ne di progetto come previsione di una mutazione dell’asset-
anno). Esso si è articolato in due cicli di lezioni - esercitazio-
to storicamente raggiunto da un organismo architettonico,
ni: di lettura (dall’ individuo al tipo) e di progetto (dal tipo all’
alle diverse scale dell’ambiente antropico (l’edificio, l’ag-
individuo).
gregato, la città, il territorio): pertanto esso deve tener conto
Il primo ciclo è stato finalizzato all’ apprendimento degli
soprattutto del sistema di relazioni attraverso cui ogni atto
strumenti di base per la comprensione della strutturazione
progettuale partecipa di un contesto preesistente ed attra-
processuale del costruito, e cioè i concetti di: edifici come
verso cui incide su di esso.
individuazione di tipi edilizi; aggregati come individuazione
Conseguentemente la didattica è stata basata sulla indivi-
di tessuti tipici; organismo insediativo e urbano come indi-
duazione critica e intenzionale dei processi tipologici con-
viduazione di connessioni tipiche tra aggregati; organismo
solidati, presenti ed operanti nell’attuale fase di formazione
territoriale come individuazione di connessioni tipiche tra
del costruito, attraverso processi di lettura, finalizzati alla
organismi viari, insediativi, produttivi, urbani. Il ciclo si è av-
sua comprensione, e correlati processi di progetto, finaliz-
valso del contributo di altri docenti su temi specifici. in par-
zati alla sua coerente mutazione.
ticolare il prof. Cataldi ha tenuto alcune lezioni introduttive
Il tutto in ordine alla necessaria gradualità di formazione cri-
alla Scienza del Territorio.
tica ed operativa dello studente-architetto, che, secondo
Le esercitazioni sono state condotte in ambiti diversi dal
un’ ipotesi di coordinamento didattico dei Laboratori di Pro-
fiorentino, per accrescere la conoscenza di quest’ ultimo
gettazione dal 1° al 5° anno, procederà dalla sperimentazio-
tramite il confronto: a Roma, Rione Campomarzio (classifi-
ne nel campo dell’ edilizia di base (1° biennio) alla speri-
cazione tipologica degli edifici e degli aggregati, lettura di
mentazione nel campo dell’ edilizia speciale (2° biennio)
nodalità ed antinodalità, per fasi, nel processo di formazio-
per concludersi con il Laboratorio pre-laurea.
ne del sub-organismo urbano); a Barberino Val d’ Elsa (let-
Le lezioni del modulo di Tecniche della rappresentazione
tura di un organismo proto-urbano nelle relazioni con la
sono state finalizzate ad un primo approccio alla compren-
geomorfologia e con le componenti di scala minore); nel
sione di aggregati e di edifici tramite lo strumento del rilievo
centro Italia (lettura di un organismo territoriale attraver-
a vista; quelle di Teorie della ricerca architettonica ad un
so le relazioni con la geomorfologia, i percorsi e gli insedia-
esame dei rapporti tra edilizia e città, con particolare riguar-
menti).
do alla Firenze otto - novecentesca.
Il ciclo si è concluso con la riprogettazione del processo
Nella logica sopradetta il programma del Laboratorio di
tipologico dell’ edilizia di base in area fiorentina, con
Progettazione 1° è stato concepito come prima fase, relati-
particolare riguardo alla formazione della casa a schiera
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alle pagine segg. 1. Riprogettazione del processo tipologico dell’edilizia di base in area fiorentina (P. Pecchioli). 2. Sperimentazione progettuale di aggregato di case a schiera a Brozzi (Fi): in alto, porzione di aggregato, piante e prospetti, scala 1:1000; al centro: piante del piano seminterrato, rialzato, primo e sezione di una casa, scala 1:200; in basso a sinistra: prospetti su strada e su area di pertinenza, scala 1:200; in basso a destra: particolare costruttivo (V. Formichi).
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matura, alla sua successiva crisi per plurifamiliarizzazione,
Lezioni introduttive alla Scienza del Territorio
ed infine ai processi di rifusione, generatori dell’ attuale tipo
Le lezioni si propongono di delineare il quadro generale di questa
portante, la casa in linea.
scienza, ancora in fase di elaborazione istituzionale. Essa inten-
Il secondo ciclo è stato finalizzato alla sperimentazione del
de dare all’operatore architetto gli strumenti mentali necessari
progetto come assunzione critica del processo tipologico,
per comprendere e interpretare correttamente, ai fini progettuali,
tramite la preventiva messa a fuoco dei concetti di:
la dinamica formativa e trasformativa che presiede alla costruzio-
progetto dell’ aggregato come correlazione individuata di
ne del contesto ambientale antropico: 1. La scienza del territorio.
tipi edilizi; progetto dell’ edificio come individuazione di si-
Ragioni costitutive, finalità e definizioni generali. 2. Principi teori-
stemi componenti correlati; progetto dei sistemi come indi-
ci. Il concetto di organismo e di processo organico. 3. Metodolo-
viduazione di strutture tipiche correlate; progetto delle
gia e lettura. Il metodo tipologico. Impostazione del quadro gene-
strutture come individuazione di elementi costruttivi-mate-
rale interscalare. Le quattro scale del contesto ambientale antro-
riali tipici correlati; tipi, strutture ed elementi-materiali come
pico. 4. Il quadro scalare del territorio: tipi insediativi, tessuti
linguaggio edilizio diretto e mediato (cenni) .
poderali, percorsi territoriali, nodalità, polarità e confini dell’orga-
Il ciclo si è concluso con il progetto di un aggregato line-
nismo territoriale. Il quadro ciclico del territorio: fase di monte, di
are di case a schiera (scala 1:200) in area in corso di for-
costa, di valle e di piano. 5. Ciclo naturalistico di crinale (teoria dei
mazione, a Brozzi, nella periferia di Firenze, e con lo studio
crinali). Formazione territoriale montana e collinare. Localizzazio-
particolareggiato di una casa (scale 1:100 / 1:50 / 1:20).
ni insediative di promontorio e di mezza costa in età pre-romana.
La progettazione è stata volutamente orientata verso scelte
6. Ciclo pianificato di bonifica (teoria della Forma Quadrata Itali-
linguistiche minimali, diretta espressione di un impianto di-
ae). Strutturazione territoriale di fondovalle e pianura. Delimitazio-
stributivo riferito a schemi consolidati e di tecniche costrut-
ni amministrative e centuriali in età romana. 7. Ciclo naturalistico
tive correnti, sia perché proprie dell’ edilizia di base in un
di riuso (teoria delle medievalizzazioni). Consolidamento edifica-
contesto marginale, sia perché interessava soprattutto con-
tivo di ritorno: A) in aree montane e collinari: borghi, castelli, pievi
centrare l’attenzione sulla definizione di corretti rapporti tra
e abbazie in età alto-medievale; B) in aree di fondovalle e di pia-
le parti componenti. Nello sviluppo del programma al se-
nura: liberi comuni e città egemoni in età basso-medievale e rina-
condo anno lo studente potrà sperimentare una maggiore
scimentale. 8. Ciclo pianificato di consumo (teoria della periferiz-
intenzionalità di linguaggio, associata ad impianti comples-
zazione globale). Cinture ottocentesche e crescite urbane a mac-
si in collocazioni urbane diverse.
chia d’olio. L’entropia edificativa. Crisi territoriale e limiti di sviluppo: i quesiti ambientali in età moderna e post-moderna. (Paolo Vaccaro)
(Giancarlo Cataldi)
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CASA IN LINEA DI RIFUSIONE
CASA A SCHIERA PLURIFAMILIARE
CASA A SCHIERA CON ATRIO
CASA A SCHIERA CON BOTTEGA
RADDOPPIO IN ALTEZZA DELL’ABITAZIONE
RADDOPPIO IN ALTEZZA DEL TIPO-BASE
TIPO - BASE
RIPROGETTAZIONE DEL PROCESSO TIPOLOGICO DELL’EDILIZIA BASE IN AREA FIORENTINA
PIANTE
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PROSPETTI FRONTE E RETRO
SEZIONI
SPERIMENTAZIONE PROGETTUALE DI AGGREGATO DI CASE A SCHIERA A BROZZI (FIRENZE)
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PAOLO CAFAGGIOLI
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