Il 'nuovo miglior ordine' per il Sacro Monte di Varallo Sesia | Fecchio

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lorenzo fecchio

Il ‘nuovo miglior ordine’ per il Sacro Monte di Varallo Sesia Architettura, costruzione e amministrazione, 1560-1584


La collana Ricerche di architettura, restauro, paesaggio, design, città e territorio, ha l’obiettivo di diffondere i risultati della ricerca in architettura, restauro, paesaggio, design, città e territorio, condotta a livello nazionale e internazionale. Ogni volume è soggetto ad una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata al Comitato Scientifico Editoriale del Dipartimento di Architettura ed al Consiglio editoriale della Firenze University Press. Tutte le pubblicazioni sono inoltre open access sul Web, favorendone non solo la diffusione ma anche una valutazione aperta a tutta la comunità scientifica internazionale. Il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e la Firenze University Press promuovono e sostengono questa collana per offrire il loro contributo alla ricerca internazionale sul progetto sia sul piano teorico-critico che operativo.

The Research on architecture, restoration, landscape, design, the city and the territory series of scientific publications has the purpose of divulging the results of national and international research carried out on architecture, restoration, landscape, design, the city and the territory. The volumes are subject to a qualitative process of acceptance and evaluation based on peer review, which is entrusted to the Scientific Publications Committee of the Department of Architecture (DIDA) and to the Editorial Board of Firenze University Press. Furthermore, all publications are available on an open-access basis on the Internet, which not only favors their diffusion, but also fosters an effective evaluation from the entire international scientific community. The Department of Architecture of the University of Florence and the Firenze University Press promote and support this series in order to offer a useful contribution to international research on architectural design, both at the theoretico-critical and operative levels.


ricerche | architettura design territorio


Coordinatore | Scientific coordinator Saverio Mecca | Università degli Studi di Firenze, Italy Comitato scientifico | Editorial board Elisabetta Benelli | Università degli Studi di Firenze, Italy; Marta Berni | Università degli Studi di Firenze, Italy; Stefano Bertocci | Università degli Studi di Firenze, Italy; Antonio Borri | Università di Perugia, Italy; Molly Bourne | Syracuse University, USA; Andrea Campioli | Politecnico di Milano, Italy; Miquel Casals Casanova | Universitat Politécnica de Catalunya, Spain; Marguerite Crawford | University of California at Berkeley, USA; Rosa De Marco | ENSA Paris-La-Villette, France; Fabrizio Gai | Istituto Universitario di Architettura di Venezia, Italy; Javier Gallego Roja | Universidad de Granada, Spain; Giulio Giovannoni | Università degli Studi di Firenze, Italy; Robert Levy| Ben-Gurion University of the Negev, Israel; Fabio Lucchesi | Università degli Studi di Firenze, Italy; Pietro Matracchi | Università degli Studi di Firenze, Italy; Saverio Mecca | Università degli Studi di Firenze, Italy; Camilla Mileto | Universidad Politecnica de Valencia, Spain | Bernhard Mueller | Leibniz Institut Ecological and Regional Development, Dresden, Germany; Libby Porter | Monash University in Melbourne, Australia; Rosa Povedano Ferré | Universitat de Barcelona, Spain; Pablo Rodriguez-Navarro | Universidad Politecnica de Valencia, Spain; Luisa Rovero | Università degli Studi di Firenze, Italy; José-Carlos Salcedo Hernàndez | Universidad de Extremadura, Spain; Marco Tanganelli | Università degli Studi di Firenze, Italy; Maria Chiara Torricelli | Università degli Studi di Firenze, Italy; Ulisse Tramonti | Università degli Studi di Firenze, Italy; Andrea Vallicelli | Università di Pescara, Italy; Corinna Vasič | Università degli Studi di Firenze, Italy; Joan Lluis Zamora i Mestre | Universitat Politécnica de Catalunya, Spain; Mariella Zoppi | Università degli Studi di Firenze, Italy


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Il ‘nuovo miglior ordine’ per il Sacro Monte di Varallo Sesia Architettura, costruzione e amministrazione, 1560-1584


Il volume è l’esito di un progetto di ricerca condotto dal Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. La pubblicazione è stata oggetto di una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata dal Comitato Scientifico del Dipartimento DIDA con il sistema di blind review. Tutte le pubblicazioni del Dipartimento di Architettura DIDA sono open access sul web, favorendo una valutazione effettiva aperta a tutta la comunità scientifica internazionale.

Pubblicato in collaborazione con il Centro di documentazione dei Sacri Monti. Referenze Fotografiche: 1, 8: Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli — Castello Sforzesco — Milano 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 22, 23, 26, 37, 39, 42, 49, 55, 62, 70, 80, 81, 82, 84, 85, 87: Fotografie dell’Autore 11, 29, 31, 32, 33, 34, 36, 38, 40, 44, 45, 46, 54, 56, 57, 66, 68, 79: Città di Varallo, Biblioteca Civica “Farinone-Centa” 12: da S. Stefani Perrone, 1974 17: da P. Galloni, 1914, p. 176 21, 71: Museo del Paesaggio, Verbania Copertina, 24, 25, 27, 30, 35, 47, 48, 59: Sezione di Archivio di Stato Varallo 41: da P. Angeleri, 2017, p. 265 28, 43: da M. Cometti Valle, 1984, p. 31 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 50, 52, 53, 61, 65, Tavv. 1-7: elaborazioni dell’Autore sulla base del rilievo aereo-fotogrammetrico del Sacro Monte di Varallo (autore Ing. Giorgio Viazzo), Archivio Riserva Speciale Sacro Monte di Varallo 51, 58, 63, 67, 69, 72, 73, 78: da I. Balestreri, 2012, pp. 16-18 60, 64: da S. Serlio, 1584, pp. 62r, 63r 74: da M. Bascapè, 1967, p. 53 75, 76, 77: da Gatti Perer, 1964 b, pp. 133, 134 83: da C. Mozzarelli, D. Zardin, 1997, p. 98 86: Bibliothèque nationale de France, GED-3852 L’Autore si scusa per eventuali incompletezze nella citazione delle fonti iconografiche e per le fonti non individuate nonostante le ricerche (e di conseguenza non citate) ed è a disposizione degli aventi diritto.

in copertina Bernardino Caimi e Candido Ranzio sostengono un modello del Sacro Monte (particolare). Giovanni Antonio Bianchi (incisore). Franciscanae Reformatae Religionis Insignia In Sacro Varalli Monte. Acquaforte, Seconda metà del XVII secolo, ASVar, ASM, m. 3, Regolamenti e statuti (Atto di donazione del Sacro Monte, fascicolo a stampa).

progetto grafico

didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Gaia Lavoratti

didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2019 ISBN 978-88-3338-061-2

Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset


indice

Premessa Mario Bevilacqua

9

Prefazione Elena de Filippis

11

Introduzione

13

Il Sacro Monte di Varallo tra 1560 e 1584

23

Prima del Libro dei Misteri: il contesto amministrativo nella prima metà del Cinquecento

25

L’amministrazione e la gestione economica della Fabbrica: elemosine e canoni di locazione

33

Giacomo d’Adda e il Sacro Monte

41

Il cantiere tra 1560 e 1578

57

I ‘Capitoli’ del 1578

73

Martino Bassi e i disegni dell’Ambrosiana

75

L’area alta nel Libro dei Misteri e la sfiducia nel ‘nuovo miglior ordine’

77

Il primo progetto per il Sacro Monte

83

Claudio Medulla e le nuove proposte per l’area alta

95

Martino Bassi ‘Architetto’ del Sacro Monte

105

Conclusioni

113

Appendici

119

Bilancio della fabbrica 1560-1593

121

Appendice documentaria

125

Libro, et inventario del Sacro Monte (1614)

143

Tavole

155

Bibliografia

165

Indice dei nomi

181

Indice dei luoghi Summary

187 191


Abbreviazioni e unità di misura Materiale d’Archivio ASDNo: Archivio Storico Diocesano di Novara ASCMi: Archivio Storico del Comune di Milano AdAS: Archivio d’Adda Salvaterra ASVar: Archivio di Stato di Varallo ASM: Amministrazione Civile del Sacro Monte AF: Archivi di Famiglie e persone AdA: Archivio d’Adda Salvaterra S.I: Serie 1, relativa alla Valsesia Notarile: Archivi Notarili Val: Atti dei Notai del distretto di Valsesia Alb: Alberto Giovanni Albertino Pet: Bartolomeo Peterro Ran: Gerolamo Ranzio ASMi: Archivio di Stato di Milano BCV: Città di Varallo, Biblioteca Civica ‘Farinone-Centa’ BAMi: Biblioteca Ambrosiana di Milano f. / ff.: foglio / fogli c.: cartella m.: mazzo LM: BCV, Libro dei Misteri Chiara 1776: G.A. Chiara, Storia della nuova Gerusalemme o sia Sacro Monte di Varallo […], OFM-Torino, PrST, 10.29.5, f. 37. Inventario 1614: ASVar, ASM, m. 2, f. 1582-1820_atti relativi alla vertenza tra frati e la vicinanza, f. 1614-1626, Inventario dell’archivio del Sacro Monte iniziato sotto il fabbricerato di Gerolamo d’Adda. Valuta In genere la valuta è indicata in Lire Imperiali, di 20 soldi Imperiali, di 12 denari Imperiali: L: lire s: soldi d: denari Imp: Imperiali Per facilitare la lettura, valute diverse sono convertite in Lire Imperiali, sulla base delle indicazioni del Manuale di Metrologia di Angelo Martini (A. Martini 1883, pp. 349-367). Nella conversione si è considerato il valore della Lira Imperiale e dei ducatoni (scudi) d’argento nel 1551, dello scudo d’oro e delle doble (scudo doppio) d’oro nel 1548. 1 scudo d’oro = L 7,668 Imp 1 dobla d’oro = L 15,353 Imp 1 ducatone d’argento = L 4,812 Imp Unità di misura L’unità di misura di lunghezza milanese è il braccio mercantile milanese (0,5949 m) di 12 once. L’unità di misura superficie a Varallo è lo spazzo da muro (3,186 m2).


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Il ‘nuovo miglior ordine’ per il Sacro Monte di Varallo Sesia Architettura, costruzione e amministrazione, 1560-1584



premessa Mario Bevilacqua Università degli Studi di Firenze

La geografia sacra dell’Europa cristiana tra la fine del medioevo e la prima età moderna disegna una rete di percorsi e si coagula in centri e luoghi di culto in continuo mutamento: la caduta di Bisanzio, la perdita del controllo della Terra Santa, sono eventi che delineano nuovi confini fisici e culturali al contempo netti, invalicabili, ma allo stesso tempo ancora permeabili. Lo sviluppo dei grandi santuari europei, da Santiago de Compostela a Loreto, non sono che emergenze continentali che si declinano capillarmente in baluardi locali, organizzati tra loro in insiemi coerenti per un presidio completo di linee di frontiera, di comunicazione commerciale, di controllo politico. Dalla metà del Cinquecento le frontiere si trasformano nelle ferite di un’Europa dilaniata al suo interno dalle contrapposizioni teologiche, dalla violenza delle guerre di religione. Il fenomeno della nascita dei Sacri monti, inizialmente visto come espressione di una spiritualità spontanea e popolare, lontana dalle astrazioni di un Umanesimo idealizzato, è da tempo analizzato dagli storici nel contesto della crisi politica e religiosa dell’Europa tra Quattrocento e Controriforma: baluardi di fede, fortezze dell’ortodossia, ma anche roccaforti del controllo sociale, politico, di comunità, strade e territori. La ricerca di Lorenzo Fecchio su una fase cruciale della vicenda del riassetto del Sacro Monte di Varallo, forse una delle testimonianze più affascinanti di questa tipologia, ha il grande merito di mettere in luce temi fondamentali che partono da una sensibilità tutta materiale per i dati costruttivi, economici e cantieristici, per arrivare a proporre nuove letture della straordinaria preziosità artistico-architettonica del sito, del suo incontaminato contesto paesistico, e nella funzione così profondamente sentita di luogo di fede. Lo storico dell’architettura ha avuto materiali molto importanti per l’analisi della fase cinquecentesca del Sacro Monte di Varallo: i disegni del Libro dei Misteri sono una testimonianza imprescindibile, e pressoché unica per un cantiere del tempo. Ma Lorenzo Fecchio ha saputo raccogliere gli stimoli a spingersi oltre, indagando fonti finora trascurate, portando alla luce una serie di testimonianze fatta di atti notarili, contratti, transazioni finanziare, che consente per la prima volta di entrare concretamente nel cantiere, tra capomastri e scalpellini, e di precisare i ruoli, spesso in netto contrasto tra loro, dei religiosi e dei maggiorenti della comunità locale. A tutti questi attori la ricerca di Fecchio aggiunge un protagonista che fino ad oggi era rimasto del tutto trascurato: l’imprenditore milanese Giacomo d’Adda, fiduciario di Tommaso Marino, arbitro delle vicende varallesi come mecenate di Galeazzo Alessi, e come longa manus del governo spagnolo in un’area sensibile come la Valsesia. Gli esiti di queste ricerche lasciano intravedere sviluppi importanti per la conoscenza di un luogo così stratificato e, oggi più che mai, delicato: dove il doveroso impegno nelle opere di restauro e conservazione non riguarda unicamente un insieme unico di capolavori artistici, ma un intero complesso ambientale che non ha conosciuto fratture nella sua funzione, e continua a vivere e comunicare una profonda dimensione spirituale.

pagina a fronte Fig. 1 Veduta del Sacro Monte di Varallo. Henrick Van Schoel (incisore) Questa è la nuova Hierusalemme fabricata nel Sacro Monte di Varallo di Sesia nel Stato di Milano, acquaforte, 1608-1622, Milano, Civica Raccolta delle Stampe ‘Achille Bertarelli’, P.V. 30-47. Commissionata dal R.P. fra Bernardo Cinquanta, minore osservante, dedicata al cardinale e archivescovo Federico Borromeo.



prefazione Elena De Filippis Ente di Gestione dei Sacri Monti

Fu il sogno di un frate francescano colto, intraprendente e in rapporti personali con il duca di Milano Ludovico il Moro a segnare l’origine del Sacro Monte di Varallo. Dopo essere stato a Gerusalemme nel 1478 come guardiano reggente del Santo Sepolcro, il Minore Osservante milanese Padre Bernardino Caimi volle riprodurre in questo lembo estremo del ducato di Milano i luoghi della Terra Santa testimoni della vita di Cristo, perché potesse vederli chi non poteva recarvisi in pellegrinaggio. Lo spiega l’iscrizione sulla porta della prima cappella costruita, il Santo Sepolcro, ultimata nel 1491 grazie all’apporto generoso della nobiltà locale al progetto del frate. I devoti che visitavano il Sacro Monte, che nel 1514 contava circa una ventina di luoghi sacri, vivevano l’emozione di entrare negli spazi fisici che avevano ospitato la vita di Cristo e, allo stesso tempo, potevano assistere agli episodi che lì si erano verificati, raffigurati con statue tridimensionali, grandi come persone vere, vestite con abiti colorati. Il realismo delle scene, che si soffermavano sulle emozioni e i sentimenti che le avevano animate, aveva indotto il cancelliere Gerolamo Morone, giunto in Valsesia nel 1507 per conto del governo francese di Milano, a raccontare al suo amico e letterato Lancino Curti un coinvolgimento così pieno e totale da fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio. Chi visita il Sacro Monte di Varallo oggi non può non restare colpito dalla grandiosità del complesso che consta di quarantacinque cappelle, disseminate sulla sommità del colle in aree ora boschive, ora di giardino all’italiana, una grande chiesa e due piazze porticate. È un progetto nato in una valle alpina oggi all’apparenza periferica, lontana dalle maggiori vie di comunicazione. La storia di ieri, tuttavia, è molto diversa: nel XV e XVI secolo la Valsesia era un importante crocevia con un ruolo non secondario negli equilibri politici del ducato milanese. Proprio la necessità di controllare questo angolo strategico dello stato di Milano favorì la nascita del Sacro Monte, come ricorda questo libro, facendovi convergere interessi e investimenti notevoli. Le ricerche di Pietro Galloni all’inizio del Novecento e, dalla metà del secolo scorso, di Giovanni Testori, Stefania Stefani Perrone, Piergiorgio Longo, Guido Gentile, Casimiro Debiaggi e tanti altri studiosi hanno fatto ampia luce sulla storia artistica e religiosa del complesso. Manca ancora, tuttavia, uno studio di storia economica che spieghi come questa ambiziosa impresa sia stata possibile, che analizzi le entrate e le spese, indaghi la provenienza dei denari e i tempi delle donazioni e dei lasciti, il rapporto del Sacro Monte con l’economia locale, il convergere in loco di maestranze valsesiane e non, la nascita di attività e il fiorire di botteghe artigiane, l’uso e il reperimento dei materiali, la storia del lavoro a tutti i livelli. Questo libro affronta la vicenda del Sacro Monte dalla prospettiva dello storico dell’architettura. Indagando il ruolo giocato da Giacomo d’Adda, il finanziere milanese committente del Libro dei Misteri, Lorenzo Fecchio si pone alcuni interrogativi sull’incidenza delle donazioni dei maggiori benefattori della Fabbrica, ricostruisce, attraverso lo spoglio attento dei documenti d’archivio, l’ammontare delle elemosine fra il 1570 e il 1592, periodo cruciale per la storia del Sacro Monte, e prova a stimare il costo di una cappella di medie dimensioni. Partendo dal progetto di Galeazzo Alessi e dagli investimenti richiesti per la sua realizzazione, spiega importanti

pagina a fronte Fig. 2 Cappella della Crocifissione (38) Sacro Monte di Varallo. Particolare dei pellegrini giunti al Sacro Monte da Santiago de Compostela e da Roma. Pittura murale e sculture in terracotta policroma di Gaudenzio Ferrari, 1519-23 ca.


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mutamenti organizzativi, come i nuovi e più serrati tempi di nomina dei fabbricieri e del tesoriere in vigore almeno dal 1572, a garanzia di un’oculata gestione delle risorse, necessaria a fronte del nuovo impegnativo piano. Giocando su più registri, dalla rilettura del grande disegno dell’architetto perugino, ad un’analisi visiva attenta delle architetture delle cappelle del Sacro Monte, all’ampia conoscenza e capacità di lettura dei documenti d’archivio e della storiografia, questo libro affronta una serie di nodi critici, rimettendo in discussione teoremi e convinzioni. Perché e per quale tramite Giacomo d’Adda si interessò al Sacro Monte e alla Valsesia? Cosa accadde al cantiere dopo la partenza di Galeazzo Alessi per Perugia? Il progetto del Libro dei Misteri fu effettivamente abbandonato molto presto, come è opinione diffusa dopo gli studi di Maria Luisa Gatti Perer e Stefania Stefani Perrone? Come entrano in rapporto reciproco il grande disegno alessiano e le dispute fra i frati e la comunità locale? Come si scalano nel tempo alcuni documenti e disegni dalla controversa autografia conservati nella Raccolta Bernardino Ferrari della Biblioteca Ambrosiana? Quando e perché il progetto alessiano fu abbandonato? Lorenzo Fecchio scopre così che tra il 1566 e il 1584, oltre alla Porta Maggiore e al tempio di Adamo ed Eva, concordemente riconosciuti dalla storiografia a Galeazzo Alessi, furono costruite, o iniziate, sui disegni del Libro dei Misteri, altre sette cappelle: l’attuale Fuga in Egitto, la Samaritana, il Paralitico, il Figlio della Vedova di Naim, la Trasfigurazione, la Resurrezione di Lazzaro e l’Ascensione, poi distrutta. Ipotizza che Giacomo d’Adda, la cui famiglia è impegnata ad altissimo livello nel mondo finanziario milanese, si leghi agli Scarognini per raccoglierne le mire espansionistiche, volte al controllo economico e politico della Valsesia. In questa strategia il suo ingente investimento sul complesso sarebbe stato mirato a farsi accettare dall’orgogliosa comunità dei notabili varallesi (la vicinanza), che rivendicava il controllo sul Sacro Monte in un momento di forti tensioni con i frati. Ricostruisce le ragioni che dalla fine degli anni Settanta del Cinquecento hanno portato a modificare il disegno alessiano della zona alta del Monte, ragioni economiche e tecniche, dovute alla conformità del sito e agli spazi disponibili, oltre che alla ferma volontà di preservare intatti i luoghi antichi più cari ai francescani. E rileggendo e confrontando fonti dell’epoca, grafia, stilemi grafici, soluzioni progettuali adottate in altri cantieri, riconosce in modo convincente Martino Bassi come l’architetto che, dopo Alessi, fu incaricato dal ministro francescano, in accordo con Giacomo d’Adda, della guida della Fabbrica. Riconosce infine, in uno dei tre disegni conservati alla Raccolta Bernardino Ferrari, la prima idea di dividere la sommità del Monte in due piazze, quella civile e quella religiosa, ripresa un paio di decenni dopo dal vescovo Bascapè in una nuova riorganizzazione del Sacro Monte ampiamente indagata sotto il profilo religioso e artistico, ma che ancora aspetta una rilettura per quel che attiene alla storia dell’architettura.


Introduzione


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INSERIRE IMMAGINE A TUTTA PAGINA


introduzione

[…] il Signor Cardinale [Federico Borromeo] ci mandò a vedere il Monte di Varalo due giornate di là da Milano verso Settentrione luogo notabile, et degno certo ch’io gliene dia un puoco di ragguaglio. Questo Monte è a’ piedi de i Monti, che dividono l’Italia, da Svizzeri, et altri tramontani, esso Monte solo frà molti che gli sono appresso, e contigui, è vestito di Alberi, e molta verdura, per lo quale si ascende piacevolmente per scale fatte à mano artificiosamente […]. La qual [scala] à prima vista mostra di condursi al Paradiso, (quasi la Scala di Giacob) […]. Questo Monte di Varalo è una delitia per se stesso; […] per tutta la sommità del Monte, riserrate vi sono da quaranta Capelle lontane l’una dall’altra un tirro di pietra, e più, et meno, et ciascuna di dette Capelle è rappresentato un misterio della vita, passione et morte del nostro Signor Giesù Christo, ad imitatione di Terra Santa, di singular devotione, per vedersi in esse rappresentate al vivo, tutte le figure, et misterii di rilievo di terra cotta colorite, che vive, et vere paiono. (F. Zuccari, 1608, pp. 6-9)

Nell’estate del 1604 Federico Zuccari, in viaggio con l’amico Cesare Nebbia, descrive con queste parole il Sacro Monte di Varallo Sesia1. Le impressioni del fondatore dell’Accademia di San Luca non si allontanano molto da quelle che potrebbe avere un visitatore contemporaneo, a quattro secoli di distanza. Quando Zuccari giunge a Varallo agli inizi del XVII secolo, sono trascorsi ormai più di quarant’anni dal coinvolgimento dell’architetto perugino Galeazzo Alessi, che aveva dato vita alla grande trasformazione del “delitioso Monte” descritto da Zuccari. Il monumento valsesiano sembra finalmente rispecchiare i disegni e le parole del Libro dei Misteri, il volume manoscritto redatto da Alessi e i suoi collaboratori tra il 1565 e il 1572 per illustrare l’ambizioso progetto di rinnovamento dell’intero complesso. Commissionato dall’imprenditore milanese Giacomo d’Adda, il piano aveva proposto la radicale trasformazione di un monumento preesistente già caratterizzato da una sua coerenza interna e un piano iconografico ben definito: la Hierusalem di padre Bernardino Caimi, fondata nel 1491 con l’intento di ricreare in occidente i Sacra Loca palestinesi, “affinchè potesse vedere Gerusalemme chi in pellegrinaggio non può andare”. Il progetto di Alessi si era innestato su questo complesso, nato “ad imitatione di Terra Santa” e dominato da astratti riferimenti topografici e mimetici, inseriti in un paesaggio alpino incontaminato. A pochi anni dalla chiusura del Concilio di Trento, in pieno spirito di rinnovamento religioso, la Nova Hyerusalem valsesiana era stata ideata da Alessi come un giardino sacro, una via sepolcrale, una città santa, un percorso formativo che, in “quaranta Capelle lontane l’una dall’altra un tirro di pietra, e più, et meno”, avrebbe illustrato ai fedeli i “misteri […] della vita, passione et morte del nostro Signor Giesù Christo”. 1

Sulla vicenda storica-artistica del Sacro Monte di Varallo si veda il sintetico saggio in: P.G. Longo, 2010, pp. 89-113.

pagina a fronte Fig. 3 Cappella dell’Arrivo dei Magi (5) Sacro Monte di Varallo. Pittura murale e sculture in terracotta policroma di Gaudenzio Ferrari, 1520-25 ca.


Fig. 4 Sacro Monte di Varallo.

Molto era accaduto nei trent’anni che dividono la redazione del Libro dei Misteri dal viaggio di Zuccari. Mentre la Fabbrica, spinta da Giacomo d’Adda, aveva cercato di concludere il progetto alessiano, si erano scatenati forti contrasti interni per la gestione amministrativa e economica, che avevano portato a quattro interventi diretti, tra 1568 e 1584, da parte di Carlo Borromeo, vescovo dell’arcidiocesi milanese. Con la morte del committente del Libro dei Misteri (1580) e di Borromeo (1584), la Fabbrica era entrata poco alla volta sotto l’ambito amministrativo della diocesi suffraganea di Novara e, a partire dal 1593, con l’intervento del vescovo Carlo Bascapè, già collaboratore e biografo di san Carlo, il Sacro Monte era andato incontro a un progressivo mutamento degli orizzonti artistici e devozionali, avviandosi verso la sua conformazione definitiva. Nel suo resoconto di viaggio, Zuccari descrive inoltre una visita al Sacro Monte di Crea, il cui cantiere era da poco iniziato, come “non è ancor perfetto”, ma “molto più ordinato” del prototipo valsesiano. Queste parole suggeriscono che agli inizi del XVII secolo a Varallo regni ancora la “confusione” notata da Carlo Borromeo nella visita del 1584.2 Il Monte di Varallo descritto da Zuccari è un monumento in divenire, frutto di un secolo di stratificazioni e ancora lontano dalla 2

BAMi, Ms. P. inf. vol. II, Minute di S. Carlo, f. 623. P.G. Longo, 1985, pp. 96-97; G. Gentile, 1985.


introduzione

sua conclusione. Oggi come allora, gli innumerevoli progetti per il Sacro Monte “coltivat(i) dai [suoi] protagonisti”3 si sovrappongono tra loro: ambizioni, scontri amministrativi, questioni identitarie, politiche e religiose hanno lasciato segni indelebili sul complesso valsesiano, che è cresciuto su se stesso, mentre gli indirizzi della Fabbrica sono mutati e, di volta in volta, hanno integrato o cancellato le tracce di quanto era già stato costruito. Il Sacro Monte è una “realtà dinamica”4 e complessa, in cui gli aspetti architettonici e artistici riflettono una vicenda storica tormentata e, spesso, di difficile lettura. L’obiettivo di questo studio è di far emergere la complessità del cantiere del Sacro Monte di Varallo in un arco cronologico ben definito: gli anni del ‘cantiere alessiano’ (1560-1584) e del ‘nuovo miglior ordine’ promosso da Giacomo d’Adda con il Libro dei Misteri. È proprio la volontà di realizzare un ‘nuovo miglior ordine’, come definito in una guida destinata ai pellegrini del 15785, che determina il drastico rinnovamento del complesso varallese, non solo nella sua conformazione e fruizione, ma anche nell’organizzazione della Fabbrica stessa. Si tratta di una fase decisiva per gli sviluppi del Monte: anni di intensa attività edilizia, che pongono le basi per il successo di Varallo come modello di una tipologia replicata in tutto l’arco prealpino per i due secoli successivi6. Nella prima parte del libro si intende ripercorrere la storia del Sacro Monte tra 1560 e 1578, prestando particolare attenzione a alcuni aspetti ancora poco sondati dalla storiografia. Si è scelto di non approfondire l’analisi del progetto di Galeazzo Alessi, al centro degli interessi degli storici dell’arte e dell’architettura7, e di non soffermarsi sui contrasti tra i frati e l’oligarchia locale, già oggetto di studio della storiografia religiosa8. Si è cercato, invece, di esaminare l’amministrazione e la relativa gestione economica del cantiere: l’organizzazione della Fabbrica, infatti, muta radicalmente non appena la comunità locale sceglie di accogliere il grandioso progetto di Galeazzo Alessi. Da questo momento l’esigenza di ottenere i fondi necessari al rinnovamento del Monte diventa la maggiore preoccupazione della Fabbrica, che non ha accesso a entrate certe, ma dipende dalle elemosine dei pellegrini e dalle donazioni dei benefattori. Tra questi ultimi, nessuno agisce

P.G. Longo, 1985, p. 122; citato anche in: I. Balestreri, 2012, p. 14. P.G. Longo, 1985, p. 122; I. Balestreri 2012, p. 14. 5 Descrittione del Sacro Monte, 1578. 6 Per una panoramica sui Sacri Monti prealpini e relativa bibliografia, si veda: R. Wittkower, 1959; S. Langè 1967; L. Zanzi, P. Zanzi, 2002; P.G. Longo, D. Zardin, I. Romagnoli, 2010. 7 Il Libro dei Misteri è un volume di 320 fogli conservato presso la Biblioteca Civica Farinone Centa di Varallo. Citato a partire dal 1671 come opera di Pellegrino Tibaldi, è attribuito a Galeazzo Alessi da Galloni (1914). Analizzato da Beltrami, Rocco, Cavallari Murat e Gatti Perer, è ristampato in anastatica nel 1974, in un’edizione curata da Stefani Perrone. G.B. Fassola, 1671; P. Galloni, 1914; G. Rocco, 1940, 1941; M.L. Gatti Perer, 1964 c; A. Cavallari Murat, 1966; S. Stefani Perrone, 1974. Segnalo i recenti interventi sul tema: I. Balestreri, 2012; A. Scotti, 2012; I. Balestreri, 2013; C. Gottler, 2013; R. Gill, 2013; D.M. Lasansky, 2013; A. Scotti, 2013; R. Gill, 2016; K. Blair Moore, 2017, pp. 255-260. 8 G. Gentile, 1984; G. Gentile, 1985; P.G. Longo, 1985; P.G. Longo, 1987; P.G. Longo, 1996; P.G. Longo, P. Mazzone, 2008. 3 4

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in maniera decisiva sulla Fabbrica come Giacomo d’Adda, committente del Libro dei Misteri e vero protagonista del cantiere alessiano. I suoi interessi economici e le sue strategie politiche e familiari lo legano per più di vent’anni alla Valsesia e al Sacro Monte, che diventano il fulcro della sua attività imprenditoriale e di mecenatismo. L’analisi della committenza, delle sue motivazioni e della rete di rapporti costruiti con la Fabbrica, l’Ordine dei Minori e l’arcidiocesi milanese permette di affrontare lo studio dell’intera vicenda del Sacro Monte in questo arco temporale da un inedito punto di vista. La documentazione d’archivio e le evidenze materiali degli edifici aprono nuove prospettive e spingono a riconsiderare anche posizioni storiografiche consolidate: su tutte, l’idea che Carlo Borromeo si sarebbe opposto alla costruzione del ‘nuovo miglior ordine’ e avrebbe costretto Giacomo d’Adda e la Fabbrica ad abbandonare il Libro dei Misteri già nel 1569. Emerge con chiarezza, invece, che il progetto alessiano non è abbandonato almeno fino alla morte del suo committente (1580) e che, dal 1563 al 1584, sono avviati i lavori di almeno dieci edifici seguendo i disegni del Libro dei Misteri. pagina a fronte Fig. 5 Cappella dell’Ecce Homo (33) Sacro Monte di Varallo. Pittura murale di Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, 1610-1616. Sculture in terracotta policroma di Giovanni d’Enrico, 1610-1616.

La seconda parte del libro è invece dedicata all’analisi di un gruppo di documenti che da più di cinquant’anni si trova al centro degli interessi della storiografia architettonica: i tre progetti per il rinnovamento del Monte, conservati presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano (Raccolta Bernardino Ferrari)9 (Figg. 51, 58, 63). Questo nucleo grafico solleva ancora molti dubbi: incerta è l’identità del committente, le motivazioni, le finalità dei progetti e la loro attribuzione. A partire dal 1940, infatti, sono stati suggeriti i nomi di Galeazzo Alessi, Martino Bassi, Pellegrino Tibaldi, Giacomo Soldati e anonimi pittori di ambito milanese, senza mai giungere, tuttavia, a una soluzione definitiva10. La rilettura della vicenda amministrativa e costruttiva di questi venti anni fornisce gli strumenti per valutare, sotto una nuova luce, la documentazione dell’Ambrosiana: l’analisi dei disegni e il confronto con le fonti d’archivio sembrano confermare l’attribuzione a Martino Bassi, da identificare quindi come l’‘Architetto’11 del Sacro Monte tra 1578 e 1584. Come molti dei progetti ideati, avviati, conclusi o abbandonati tra 1560 e 1584, anche i disegni dell’Ambrosiana sono inseparabili dalle circostanze che li hanno prodotti e dagli attori coinvolti. Essi testimoniano un momento preciso della storia della Fabbrica: il passaggio dalla committenza di Giacomo d’Adda alla decisa presa di posizione dell’Ordine dei Minori Osservanti di Sant’Angelo (Milano). Il ministro dei Minori, con l’appoggio di Giacomo, commissiona questa serie di progetti, che rappresentano una soluzione di 9 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXX-XXXII. All’interno di due dei tre volumi dedicati a Martino Bassi della Raccolta B. Ferrari della Biblioteca Ambrosiana di Milano (S. 130 Sup e S. 150 Sup) sono conservati quattro documenti manoscritti (una copia del Proemio del Libro dei Misteri; uno scritto introduttivo a un progetto di pianificazione del Monte; due elenchi numerati di cappelle) e altri due disegni relativi al Sacro Monte di Varallo (un disegno in pianta del “tempio del asumptione” — ovvero della Trasfigurazione sul Monte Tabor — e uno in pianta e alzato della cappella “del entrata in hierusalem”). BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, CLV-CLVIII; S. 150 Sup, XXX-XXXIV. 10 G. Rocco, 1940, 1941; M.L. Gatti Perer, 1964; A. Cavallari Murat, 1966; S. Stefani Perrone, 1974, 1975; I. Balestreri, 2012. 11 ASMi, Culto, Parte Antica, 1709, f. Varallo.



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compromesso tra la volontà di conservare le tracce del complesso quattrocentesco francescano e quella di portare a compimento il piano di Alessi. La documentazione dell’Ambrosiana rappresenta il culmine delle vicende del ventennio precedente e segna, insieme all’ultima visita di Carlo Borromeo del 1584, lo spegnersi della fase ‘alessiana’ e l’inizio di un nuovo corso per la storia del Sacro Monte. Il testo è seguito da tre appendici documentarie. La prima appendice intende illustrare, in ordine cronologico, le entrate e le uscite della Fabbrica dal 1570 al 1593. Per facilitare la lettura delle fonti, si è scelto di inserire i dati raccolti dallo spoglio documentario dell’Archivio di Stato di Varallo in una tabella, evitando di trascrivere integralmente gli atti notarili. La tabella è divisa in quattro colonne, in cui sono indicate rispettivamente la data di redazione, il tipo di entrata / uscita, la sua entità e la collocazione archivistica. La seconda appendice raccoglie un gruppo di documenti editi e inediti, citati con frequenza e utili per la comprensione del testo. Tra questi è stata inserita anche l’Introduzione alla guida del Sacro Monte stampata nel 1578 da Francesco Sesalli a Novara e conservata in un’unica copia alla Kungliga Biblioteket di Stoccolma. La terza appendice riporta la trascrizione di un documento noto alla storiografia, ma ancora in buona parte inedito: l’Inventario delle carte conservate nell’Archivio del Sacro Monte, redatto a partire dal 1614 e aggiornato fino al 1626. Si è deciso di trascrivere le prime 26 pagine dell’Inventario e omettere i documenti successivi al 1593, in quanto estranei al lasso temporale oggetto di questo volume. Un’ultima sezione, infine, presenta un gruppo di tavole elaborate dall’Autore per accompagnare la lettura del testo. Si tratta di sette schemi planimetrici, che mostrano l’evoluzione del Sacro Monte tra 1560 e 1584 e illustrano i progetti di rinnovamento descritti nella seconda parte del libro. L’analisi dei progetti per il Sacro Monte tra XVI e XVII secolo solleva un problema lessicale: a partire dagli anni Sessanta del Novecento la storiografia ha parlato di ‘urbanistica’ e ‘pianificazione’. I termini, per quanto esprimano concetti appropriati, non sono privi di ambiguità e necessitano di una chiarificazione: entrambi, infatti, suggeriscono la lettura di un contesto urbano e un arco cronologico (XIX-XXI secolo) che non appartengono a questi progetti. Si è deciso, nel testo, di evitare l’uso della parola ‘urbanistica’, in quanto allude a un intervento su un centro urbano abitato e implica questioni tecniche, legislative, amministrative e politiche che non si sono ritenute adatte alla descrizione del cantiere cinquecentesco del Sacro Monte. Si è scelto invece, pur nella consapevolezza di un uso improprio del termine, di impiegare la parola ‘pianificazione’ per esprimere l’idea di un’organizzazione a scala territoriale, di lunga durata, che stabilisce la destinazione d’uso e il sito di numerosi edifici con funzioni e contenuti diversi.


In questo studio si è cercato di prendere nuovamente in considerazione la cospicua documentazione archivistica distribuita tra Varallo, Milano e Novara, in parte edita, in parte inedita, e di leggerla sotto una diversa prospettiva, senza alcuna pretesa di completezza e di esaustività. Nella speranza di aver colmato alcune lacune storiografiche, mi auguro che questa ricerca costituisca un piccolo tassello nello studio di questo monumento, “così pieno di meraviglie”, “certo il più raro al Mondo”12. Desidero ringraziare tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo volume: Mario Bevilacqua per avermi indirizzato in tutti questi anni, senza di lui questo libro non esisterebbe; Aurora Scotti, per aver seguito con attenzione il procedere del mio lavoro di ricerca; Francesco Repishti, per i suggerimenti e le continue osservazioni; Elena de Filippis per aver creduto nel mio lavoro; il personale dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti e della Riserva speciale del Sacro Monte di Varallo, in particolare Stefano Aietti, sempre disponibile a seguirmi, con il sole, la pioggia e la neve nelle mie spedizione tra le cappelle; Maria Grazia Cagna, Piera Mazzone, il personale della “Nei miei longhi viaggi ho trovato la Nuova Gierusalemme, un monumento christiano così pieno di meraviglie, per l’eccellenza degli Artefici, per la suo sontuosità in tutto, che stupisco resti non assai conosciuta un opra simile, certo la più rara del Mondo […]”. Intestazione di una stampa che rappresenta Varallo Sesia e il Sacro Monte, datata 1688: Giovanni Blasio Manauft (disegnatore) La nuova Gierusalemme nel sacro monte di Varallo Sesia, dedicata alla Madama di Neubeourg, contessa di S. Maiolo, (senza incisore), acquaforte, 1688, Bibliothèque Nationale de France, GED-3852.

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Fig. 6 Cappella di Cesare Maggi, Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita intorno al 1560-65.


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Biblioteca Civica di Varallo, dell’Archivio di Stato di Milano e Varallo, della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, dell’Archivio Storico Civico e della Biblioteca Trivulziana di Milano, per aver facilitato le mie ricerche. Sono estremamente grato a Edoardo Piccoli, per aver avuto la pazienza di leggere le prime bozze che, a dire la verità, preferirei dimenticare: i suoi consigli sono stati fondamentali per rendere più chiaro il senso e lo stile di questo libro. Un grazie di cuore a studiosi, amici e colleghi che, anche soltanto in brevi conversazioni, mi hanno offerto preziosi spunti di riflessione: Laura Giacomini, Jessica Gritti, Marco di Salvo, Isabella Balestreri, Marteen Delbeke, Helen Hills, Hannah Vorholt, Evonne Levy e Erin Giffin; un grazie anche a Daniela Smalzi per avermi aiutato a costruire una bibliografia, quando ancora una bibliografia non c’era; a Stella Fecchio per l’infinita pazienza nel leggere e rileggere il testo, a limare ogni virgola; a Sofia Nannini, la mia “lettrice esperta”, ormai “la più esperta”; a Anna, Simone, Filippo, Elisa e Nicla per avermi supportato, ma, soprattutto, per aver sopportato me e il Sacro Monte per tutti questi anni. Un grazie anche a Stefania Stefani, che non potrà vedere questo libro: mi ricorderò sempre i pomeriggi a parlare del Sacro Monte, mentre il Sacro Monte ci guardava dalla finestra. Se soltanto avesse potuto leggere queste pagine, probabilmente avremmo discusso per ore, finendo con un sorriso e un racconto sul suo amato Sacro Monte, la passione di una vita, che nemmeno la malattia ha mai intaccato. Infine ringrazio i miei genitori, a cui questo libro è dedicato, per gli enormi sacrifici durante gli anni dell’università, per aver sempre appoggiato le mie scelte con entusiasmo e essermi stati vicino nei momenti belli e, soprattutto, nelle difficoltà.


introduzione

Il Sacro Monte di Varallo tra 1560 e 1584

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INSERIRE IMMAGINE A TUTTA PAGINA


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Quando Bernardino Caimi fonda la sua Hierusalem in suolo cattolico, Varallo si trova sui “Monti, che dividono l’Italia, da Svizzeri, et altri tramontani” , al confine estremo del Ducato di Milano, a 1

stretto contatto con il Ducato di Savoia (Fig. 8). Per la posizione strategica e la rilevanza che presto assume nei circuiti di pellegrinaggio nel Nord Italia, il monumento valsesiano diventa il simbolo di una comune identità politica e religiosa, in un territorio di frontiera e di difficile controllo, da sempre alla ricerca di autonomia amministrativa e fiscale2. Durante tutto il XVI e il XVII secolo, infatti, il Sacro Monte è un luogo conteso: il Ducato di Milano, l’arcidiocesi ambrosiana, la diocesi novarese, l’Ordine dei Minori Osservanti e i Savoia cercano di affermare la propria egemonia sull’area attraverso lo strumento del mecenatismo artistico e architettonico. I loro interessi determinano gli indirizzi artistici della Fabbrica e si intrecciano per quasi tre secoli con i continui scontri tra l’oligarchia locale (la ‘vicinanza’ di Varallo) e i frati Minori di Santa Maria delle Grazie, che si concludono soltanto nel 1765 con l’espulsione dei frati dal Monte3. Le divergenze tra vicinanza e frati hanno origine nell’ambiguo stato giuridico del complesso, definito nell’Atto di donazione compilato dal notaio Antonino Morondi il 14 aprile 1493. In questo documento la vicinanza affida a Bernardino Caimi, vicario dei Minori Osservanti, il monastero sotto Seletta (Santa Maria delle Grazie), il Santo Sepolcro, “edificato nel detto territorio, ove solevasi dire sopra la parete”, l’eremitorio e la cappelle subtus crucem e dell’Ascensione4. Con questa operazione, concepita come un momento di incontro tra potere secolare e religioso, la vicinanza mantiene il possesso del sito, ma permette ai frati di insediare la propria attività pastorale sul Monte e nel convento di Santa Maria delle Grazie5. La carenza di fonti primarie d’archivio fino agli anni Settanta del Cinquecento rende difficile una precisa ricostruzione degli eventi successivi all’Atto di donazione: gli unici documenti utili a F. Zuccari, 1608, p. 6. P.G. Longo, 1984; P.G. Longo, 2006; E. Rizzi 2012. 3 Per una trattazione più approfondita sulle controversie tra frati e vicinanza rimando a: P.G. Longo, 1985; P.G. Longo, 2006; P.G. Longo, 2008; P.G. Longo, 2013; G. Symcox, 2014. Il termine ‘vicinanza’ deriva da ‘vicus’, villaggio, unità sociale composta da più casate. “Per vicinanza s’intendeva anche il Consiglio che radunava tutti gli uomini liberi di ciascun Comune, i suoi appartenenti erano detti vicini”. D. Piemontino, 2014, p. 55, n. 122. 4 P. Galloni, 1909, pp. 5-25. Alcune copie seicentesche a stampa del documento sono conservate in: ASVar, ASM, m. 3, f. Regolamenti e statuti. 5 P.G. Longo, 1984. Negli anni a venire il documento sarà impugnato sia dai frati che dalla vicinanza per legittimare la loro presenza sul Monte. 1 2

pagina a fronte Fig. 7 Cappella di Adamo ed Eva (1), Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita nel 1566-67 su progetto di Galeazzo Alessi.


Fig. 8 Carta del ducato di Milano nel XVII secolo. Henricus Hondius (incisore) Mediolanum Ducatus Acquaforte, 1630 ca., Milano, Civica Raccolta delle Stampe ‘Achille Bertarelli’, C.G. m. 6-34.

delineare le circostanze che accesero “la scintilla […] onde s’accese poi quel incendio che mai più si estinse”6 tra frati e vicinanza sono tre testi di scarsa attendibilità, redatti a molti anni di distanza dagli eventi narrati. Il più antico di questi è una memoria manoscritta chiamato Principio e progresso della fabbrica7, compilata nel 15748 da un membro della vicinanza per illustrare le origini degli scontri e denunciare i continui tentativi dei frati di ostacolare il rinnovamento del Sacro Monte promosso da Giacomo d’Adda. Il secondo, La Nuova Gierusalemme del conte di Maiolo Giovanni Battista Fassola9, è un volume a stampa pubblicato nel 1671, in cui l’autore ripercorre la storia del Sacro Monte dalla sua fondazione “fin’al giorno d’hoggi”, costruendo la sua cronaca sulla base di “instrumenti e scritture […] dell’archivio della Fabrica”10. Nonostante Fassola affermi di voler omettere qualsiasi informazione che possa “pregiudicare alle ragioni d’alcuni”, le sue parole ne riflettono le ambiChiara 1776, Capo 4°. Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 1. Principio et progresso della Fabbrica dil Santo Sepolcro di Varallo (1574), pp. 125-126. Il documento è segnalato in: P. Galloni, 1914, pp. 139-140; P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, p. 127; è parzialmente trascritto in P.G. Longo, 1985, pp. 54-57; trascritto integralmente in P.G. Longo, 1987, pp. 90-92 (con alcune differenze dalla trascrizione proposta in appendice). 8 Il documento è in pessimo stato conservativo. Esso è redatto 54 anni dopo la morte di frate Francesco (1520). ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […], 3 r. 9 G.B. Fassola, 1671, pp. 1-30. Fassola (1648-1713) è una figura picaresca, che vive tra Valsesia, Parigi e Neubourg: ingaggiato dal governo francese come spia, coltiva una grande passione per tarocchi, alchimia, divinazione, medicina e veterinaria, oltre a essere autore di numerosi scritti sulla storia valsesiana e europea. Fu incarcerato alla Bastiglia per sei mesi nel 1683 per aver rivelato informazioni sul governo olandese in una sua pubblicazione (Historia della guerra d’Holanda, edita nel giugno 1682). Dopo il rilascio fu per un breve periodo reggente in Valsesia (1683-84). Su Fassola si veda: A. Torre, 1995; C. Rastelli, 2014. 10 Tra questi Fassola utilizza anche Principio e progresso, che cita quasi testualmente in alcuni passaggi dell’introduzione. Una copia di Principio e progresso era infatti conservata nell’archivio del Sacro Monte, come si può vedere in: Inventario 1614, 5r. 6 7


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zioni politiche in Valsesia e, per questo motivo, esaltano l’operato della vicinanza, artefice delle “grandezze secolari” e “religiose” di Varallo11, lasciando trasparire la propria ostilità nei confronti dei frati. Infine, la Storia della Nuova Gerusalemme di padre Giuseppe Antonio Chiara (1776)12 è l’unica delle tre fonti a presentare le vicende del Sacro Monte dal punto di vista dei frati. Chiara compone la sua Storia durante i processi per l’espulsione dei Riformati dal monastero sul Monte “a solo fine di illuminare i saggi, sgannare i semplici e sollevare gl’innocenti dalle accuse, imposture, dicerie”, esponendo con rancore le ingiustizie subite dai francescani durante la loro permanenza a Varallo. Il testo mostra una conoscenza diretta di Principio e progresso e del volume di Fassola, di cui Chiara omette particolari e propone una nuova lettura, attraverso “scritture e memorie antiche che dopo aver fatto un giro pei Tribunali più illustri d’Italia, riposavano neglette negli Archivii”13. I tre documenti non sempre coincidono tra loro nel descrivere le vicende e in molte occasioni la narrazione non corrisponde alla realtà dei fatti, testimoniata dalle evidenze materiali degli edifici14. Il confronto di queste fonti, tuttavia, fornisce strumenti per tracciare un quadro abbastanza fedele del contesto amministrativo della Fabbrica nei suoi primi ottant’anni di storia. All’arrivo di Bernardino Caimi a Varallo, Milano Scarognini, personaggio di spicco della vicinanza, sovvenziona la costruzione della prima cappella del complesso, il Santo Sepolcro, “secundo il disegno d’esso frate”15. Egli è nominato fabbriciere del Sacro Monte, carica occupata fino alla sua morte nel 1517 e, in qualità di rappresentante della vicinanza, egli è il responsabile della gestione economica del cantiere, mentre i frati stabiliscono gli indirizzi artistici della Fabbrica. Nelle cronache, infatti, i ‘desegnatori’ del complesso sono frati osservanti incaricati della direzione del cantiere: il predicatore vercellese fra Candido Ranzo, frate Francesco da Marignano, “maestro di legname […] il qual […] era stato in Gierusalemme”, e frate Eusebio (Fig. 24). Secondo quanto riportato in Principio e Progresso, sotto la loro direzione la Fabbrica costruisce la strada selciata che da Santa Maria delle Grazie porta al Monte e le cappelle dell’Annunciazione, della Natività, il Cenacolo, la chiesa dell’Assunzione (la cosiddetta Chiesa Vecchia), il Monte Calvario, la Resurrezione di Cristo, il sacello dell’Orazione in l’Orto e il mistero di Cristo che porta la Croce16. In questi anni, per ottenere una fonte di reddito costante per la Fabbrica, si decide di collocare una cassetta delle elemosine Dalla dedica a Maria Anna d’Austria, madre di Carlo II e reggente di Spagna: G.B. Fassola, 1671. La prima versione del testo è datata 1748; essa è ampliata in una seconda versione nel 1776. Il testo, mai dato alle stampe, è inedito e si conserva in copie manoscritte alla Biblioteca di Brera (1 copia: Biblioteca di Brera, Milano, A F XII 12) e all’Archivio dei Minori Osservanti di Torino (due copie: Archivio provinciale dei Minori OFM-Torino, PrST, 10.29.5, f. 37). Uno stralcio del documento è trascritto dall’Autore in: Appendice documentaria (in questo stesso volume): 11. Giuseppe Antonio Chiara, Storia Della Nuova Gerusalemme ossia del Sacro Monte di Varallo, pp. 138-142. F. Tonetti, 1887, pp. 33-36 (trascrizione dell’indice); P.G. Longo, 1987, p. 146, n. 9 (segnalato). 13 Chiara 1776, A chi legge. 14 Sull’attendibilità di queste fonti e, in particolare, di Principio e progresso, si veda: P.G. Longo, P. Mazzone, 2008; P.G. Longo, 2013. 15 G.B. Fassola, 1671, p. 15. Sulla figura di Milano Scarognini rimando agli studi di Pier Giorgio Longo, in particolare: P.G. Longo, 2000, p. 9-11; P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, p. 127. 16 La Resurrezione di Cristo è la cappella dell’Ascensione, mentre Cristo porta la Croce è la Chiesa Nera ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […]. 11 12

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pagine precedenti Fig. 9 Cappella della Tentazione (già Chiesa Nera) (13), Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita intorno al 1490-1500.

di fronte alla chiesa dell’Assunzione17. Tuttavia, già nel 1519 i frati si appropriano di una donazione destinata alla cappella dell’Arrivo dei Magi18, in corso di costruzione. In quest’occasione avviene il primo scontro con la vicinanza, che accusa i Minori di aver impedito la conclusione dei lavori e di utilizzare le elemosine per le loro “Ingorde voglie”, come afferma l’anonimo autore di Principio e Progresso, mentre i frati definiscono i vicini degli “intrusi”, “perché l’amministrazione fu sempre da tempo della fondazione presso dei Religiosi”19, utilizzando le parole di Chiara. Nonostante gli scontri, il successo devozionale del Sacro Monte genera un crescente interesse nell’oligarchia locale20, che si sente legittimata, per lo stato giuridico del complesso, a proseguire i lavori autonomamente, senza l’approvazione dei frati. Per questo motivo i fabbricieri, scelti tra i rappresenti delle più importanti famiglie varallesi21, iniziano a porre all’interno delle cappelle alcune cassette per le elemosine, destinate unicamente alla Fabbrica22 per evitare che i frati si approprino delle entrate23. Mentre la vicinanza continua a investire le proprie energie nella trasformazione del Sacro Monte, l’unico interesse dei frati sembra essere quello di cristallizzare l’immagine della Hierusalem di Bernardino Caimi e confermare la propria presenza sul Monte24. Dal loro punto di vista il “disegno […] del Beato Fondatore” rappresenta l’identità stessa del monumento: snaturarlo annullerebbe la ritualità legata alla predicazione dell’Ordine francescano25 e, quindi, la loro egemonia sul Monte. L’idea di conservare il disegno originario, tuttavia, è soltanto un’illusione, poiché, già pochi decenni dopo la fondazione, all’impianto preesistente si sovrappone un nuovo piano iconografico, che illustra gli eventi della vita di Cristo nell’ordine della narrazione evangelica: ne è testimonianza una guida in versi del 1514, in cui le cappelle non sono più elencate seguendo

“La chiave d’essa cassa stava e si governava appresso gli fabriceri, ne il guardiano, osia frati del Monastero l’impedivano […] e così si è perseverato per sino al 1530 circa in bona concordia”. Ivi, 1v. 18 “Nel 1519 havendosi principiato la capella delli tre Magi un Guardiano del Monastero usurpo et tolse per lui scuti ducento d’oro scuti 200 quali gli furono datti in Milano dalli fondatori d’essa capella delli tre Magi per compir detta capella la quale anchora d’oggi di per questo fatto è restatta imperfetta come si vede”. ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […], 1v. 19 Chiara 1776, Capo 6°. 20 “In questi anni il Santuario pigliò a fare un concorso più grande e più luminoso di pellegrini. La singolare venerazione e stima in cui trovavasi il sacro Luogo presso i popoli convicini e lontani, lusingò l’ambizione d’alcuni ad introdursi nell’amministrazione di si bell’opera”. Chiara 1776, Capo 4°. 21 I fabbricieri ricordati da Principio e progresso sono: Bernardo Baldi, Giovanni Antonio Scarognini (pronipote di Milano Scarognini) e Giovanni Angelo Draghetti. Non si hanno precise informazioni sulla modalità di elezione, né sul ruolo del fabbriciere fino al 1566. Chiara afferma che esisteva un sindaco apostolico, scelto dai frati, che aveva parte attiva nelle decisioni della Fabbrica; nessun altro documento tuttavia conferma la testimonianza di Chiara: Chiara 1776, Capo 4°. 22 “Cominciarono a pretendere a loro piacere i Fabbricieri e di fatto ne elessero alcuni ad onta di chi non voleva, ponendo nelle Capelle Cassette per l’elemosina, facendo varie dimostranze di autorità e giurisdizione”. Chiara 1776, Capo 4°. Non è chiaro quando le cassette siano state inserite all’interno delle cappelle. Dai resoconti è probabile che l’iniziativa debba essere connessa al tentativo di estromettere i frati dall’amministrazione. 23 L’anonimo autore di Principio e progresso sostiene infatti “che essi frati (non) hebbero mai fatto mettere una preda sopra l’altra in alcuno oratorio o sia Capella d’esso Monte”. ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […], 2v. 24 A questo proposito, in Principio e progresso si afferma che dal 1530 al 1560 le entrate della Fabbrica sono investite soltanto nell’ampliamento del monastero alle spalle del Cenacolo (“certe nuove sponde de frati a dietro il cenacolo”). ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […], 2r. 25 Si vedano, a questo proposito, gli studi di Pier Giorgio Longo, in particolare: P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, pp. 91-120. 17


prima del libro dei misteri: il contesto amministrativo nella prima metà del cinquecento

la topografia dei sacra loca26, ma, appunto, “li capituli de passione”27. La sovrapposizione dei due impianti, la mimesi dei monumenti gerosolomitani e la narrazione dei misteri della vita di Cristo, genera presto la grande ‘confusione’ notata da Galeazzo Alessi intorno al 1565: “accade molto spesso che quelli, i quali vanno visitando detti misterij, ritrovano prima quello che dovrebbero trovar dopoi”28. È in questo contesto che interviene Giacomo d’Adda, che, “con tutto il suo studio e spesa grande”29, propone un nuovo e rivoluzionario piano per il Sacro Monte, un ‘nuovo miglior ordine’, accolto con entusiasmo dalla vicinanza. I frati non comprendono la necessità di istituire un ‘nuovo miglior ordine’ e rispondono con astio alle proposte di Giacomo d’Adda, che diventa presto, secondo le parole di Principio e Progresso, “loro capital nemico perché non da li suoi danari a loro [e] gli spende in detta fabrica”30. Nel tentativo di riportare i misteri nel corretto ordine della narrazione evangelica, i fabbricieri avviano il restauro o la distruzione di alcuni dei monumenti identitari francescani31 e i frati, in risposta, ostacolano i lavori. Per questo motivo negli anni Sessanta del Cinquecento essi pongono la loro cassetta delle elemosine a fianco di quella della Fabbrica, per impedire che tutte le elemosine siano destinate alla vicinanza32. Il loro gesto provocatorio porta all’intervento diretto di Carlo Borromeo come giudice della causa: nel 1568 il presule milanese istituisce un regolamento per la raccolta delle elemosine e, prendendo le parti della vicinanza, costringe i Minori a rimuovere la cassetta e sistemarla nella sagrestia della Chiesa33. Le divergenze di carattere ideologico34 si trasformano quindi in dispute di natura economica. La gestione delle elemosine, già al centro di controversie dagli anni Venti del Cinquecento, è ormai una questione nodale: esse non costituiscono soltanto una fonte di introiti per la comunità religiosa e laica ma sono il principale strumento di controllo del cantiere. Soltanto chi è in grado di gestire le entrate ha la possibilità di tenere ben salde le redini della Fabbrica. Soltanto chi ha il controllo delle elemosine ha la capacità di preservare il “disegno […] del Beato Fondatore” o di plasmare una nuova immagine per il Sacro Monte. La guida è conservata in un’unica copia presso la Biblioteca Colombina di Siviglia e ristampata in anastatica in: S. Stefani Perrone, 1987a. 27 S. Stefani Perrone, 1987a, p. 23. 28 LM, f. 4. 29 ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […], 3r. 30 Ibid. 31 Si veda, ad esempio, il caso della cappella caimiana dell’Ascensione: “Quando i Fabbricieri si viddero l’arma in mano, attesero ad operare dispoticamente anche intorno le fabbriche, mettendone tosto alcune a terra. Il disegno mutò faccia, i sacri Misteri ebbero un’ordine diverso dal già cominciato e prescritto dal B. Fondatore. Una tra l’altre delle Capelle atterrate, fu quella dell’Ascensione, contradistinta singolarmente dalle altre per un’Indulgenza plenaria ottenuta da Pio IV l’anno 1560 ad istanza del Cardinale Sorbelloni (Giovanni Antonio Sorbelloni) per chi visitava quell’Oratorio. Si opposero gagliardamente i Religiosi a simil stranezze”. Chiara 1776, Capo 5°. 32 ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […], 2r. 33 Sull’intervento di Carlo Borromeo si veda il capitolo L’amministrazione e la gestione economica della Fabbrica: elemosine e canoni di locazione, pp. 33-39, in questo stesso volume. In Principio e progresso l’intervento di Borromeo è datato erroneamente 1571. Sia frati che vicinanza avevano chiesto nel 1554 e nel 1555 l’intervento papale (Bolla di papa Giulio III, 6 marzo 1554; Bolla di Paolo IV, 5 agosto 1555), che, tuttavia, non aveva portato alla soluzione definitiva delle liti. G.B. Fassola, 1671, p. 25. 34 Si veda, in particolare: P.G. Longo, 1985, pp. 45-48. 26

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l’amministrazione e la gestione economica della fabbrica: elemosine e canoni di locazione

[…] Perché tutto quello ch’è fatto vi si vede, quello che si fa, & che si ha da fare, viene dall’elemosine de boni Prelati, de Duchi, di Prencipi, di Signori, e d’altre devote persone: Mediante li Fabricieri, che con diligenza e debito riguardo, sono ogni anno, dal generale della terra di Varale deputati: Non havendo questo loco alcuna intrata ferma: E pure, per gratia di N.S. che sempre aiuta le cose. Per il che in vero, merita, & ha bisogno de l’aiuto de devoti & fedeli christiani. E così ne sia piamente, nel Signor nostro Giesu Christo, pregato, & effortato ogniuno. (Descrittione del Sacro Monte, 1583, 3v.)

Per i primi ottant’anni della sua storia, la costruzione del Sacro Monte prosegue lentamente, “in diversi tempi”, via via che “diverse persone” offrono alla Fabbrica la possibilità di realizzare nuovi edifici1. Si tratta spesso di operazioni puntuali, realizzate “mirando più alla presente loro comodità che al fine”2: è assente una visione d’insieme a guidare la Fabbrica nei nuovi interventi, almeno fino al 1560-1565. La svolta avviene intorno al 1565, quando la vicinanza decide di accogliere il progetto di Giacomo d’Adda di rinnovare il complesso e trasformarlo nella Nova Hyerusalem descritta nel Libro dei Misteri (Fig. 12). Galeazzo Alessi prevede la costruzione di 24 nuovi edifici, una piazza porticata con “colonne di marmo”, due porte monumentali e il restauro di dodici cappelle esistenti, per un totale di 42 scene interne, rappresentate con statue a tutto tondo in stucco o terracotta, dipinte e in dimensione reale, inserite in ambientazioni naturalistiche o inquadrature architettoniche affrescate sulle pareti. Quello proposto dal Libro dei Misteri è un progetto grandioso, pensato per essere realizzato “con lo spatio di molti anni da persone diverse”3 e che va ben oltre le possibilità economiche della comunità locale. La “gran spesa”4 per la realizzazione dei progetti alessiani diventa presto la maggiore preoccupazione della Fabbrica, che, non avendo “alcuna intrata ferma”5, dipende in buona parte da elemosine e donazioni. L’instabile afflusso di denaro segna i tempi del cantiere e la prosecuzione dei lavori, che talvolta iniziano senza disporre delle risorse necessarie. La Fabbrica regolamenta la propria organizzazione interna per garantire maggiore trasparenza e controllare con maggiore efficienza le entrate e le uscite soltanto quando la vicinanza sceglie di accogliere il progetto del Libro dei Misteri. Da questo momento essa è rappresentata da due fabbriLM, f. 3v. Ivi. 3 LM, f. 3. 4 LM, f. 7. 5 Descrittione del Sacro Monte, 1583, 3v. 1 2

pagina a fronte Fig. 10 Cappella della Fuga in Egitto (già Strage degli Innocenti) (10), Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita nel 1572-78 su progetto di Galeazzo Alessi.


Fig. 11 Galeazzo Alessi e collaboratori, Veduta di Varallo e del Sacro Monte. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso, acquarello bruno su carta, 1565, LM, f. 9.

cieri, con carica biennale, e un tesoriere, il cui mandato ha una durata variabile6. I fabbricieri sono responsabili delle decisioni di carattere economico e della scelta di artisti e maestranze, mentre il tesoriere amministra le finanze. Per evitare che il potere si accentri nelle mani di pochi, dal 1572 ogni anno la vicinanza elegge un nuovo fabbriciere, mantenendone in carica uno dell’anno precedente. Il primo documento che attesta questa consuetudine risale al dicembre 15667, quando Giacomo d’Adda invia una lettera da Milano per congratularsi con i nuovi eletti8.

6 Francesco Gozanello è tesoriere dal 1575 al 1577 senza interruzione, mentre Battista Botta solo per l’anno 1578. Non ci sono pervenuti documenti che attestino l’elezione dei fabbricieri in questi anni, anche se i loro nomi si conoscono dalle consegne delle elemosine, di cui più avanti. 7 Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 2. Lettera di Giacomo d’Adda ai fabbricieri, p. 127. ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. 8 Prima del 1560 si succedono soltanto cinque fabbricieri, tutti appartenenti alle famiglie più importanti della vicinanza: gli Scarognini, i Ravelli, i Baldi e i Draghetti.


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Fig. 12 Galeazzo Alessi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso, acquarello bruno su carta, 1565 ca., LM, f. 11.

I documenti conservati presso l’Archivio Notarile di Varallo e l’Inventario dell’Archivio del Sacro Monte iniziato sotto il fabbriceriato di Gerolamo d’Adda, redatto nel 16149, permettono di ricostruire un quadro abbastanza preciso del bilancio della Fabbrica e di verificare le modalità di gestione, la frequenza e l’afflusso di denaro. I fabbricieri, almeno dal 1544, compilano un Libro dei Conti (Libro della fabrica del cavato del Sacro Monte) e nel 1614 presso l’Archivio della Fabbrica sono conservati almeno 11 libri di contabilità10. Il Rescritto apostolico direttivo a Monsignor Vescovo di Novara del 28 maggio 1554 rappresenta il più antico documento ufficiale a provare la presenza della cassetta delle elemosine di proprietà della Fabbrica, anche se è probabile che esistesse già ai tempi di Milano Scarognini11. Nel Rescritto è dato ordine di non far rimuovere per alcun motivo la cassetta, ne dal Gran ministro Generale, o sia Provinciale, ne da qualsivoglia altro superiore, senza espressa licenza, et consenso de Consoli, et Huomini di Varallo, che vi sono et sarano per l’avenire, et che detti Consoli, et Huomini possino haver, et tener presso di se le chiavi di detta Cassa, come sin’hora hanno fatto, et convertir le elemosine in reparatione, o sia construttione delle Capelle, et in altre simili opere pie di Carità, al loro arbitrio, ne che possino in alcuna maniera essere molestati dal Guardiano, Convento, frati, Maestro Generale, et Provinciale, et qualonque altri superiori12. 9 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9461-9469. ASVar, Notarile, Val, Pet, m. 10288. ASVar, Notarile, Val, Ran, m. 10272. Non si è conservato l’archivio di Giovanni Battista Lassere, anche se gli atti da lui rogati per il Sacro Monte sono riportati in: Inventario 1614. 10 I libri di contabilità non si sono conservati e sono testimoniati soltanto da: Inventario 1614, ff. 1r, 1v, 2r, 2v, 3r, 3v. 11 ASVar, ASM, m. 2, f. Principio e progresso […]. 12 Inventario 1614, f. 5v, n. 3. Il documento è commentato in P.G. Longo, 1985, pp. 45-48.

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Fig. 13 Grata lignea e cassetta delle elemosine della cappella della Salita al Calvario (36) primo decennio del XVII secolo, Sacro Monte di Varallo.

Almeno dal gennaio 157413, quando vengono raccolte le elemosine un notaio roga un atto intitolato Fabricae Sacri Montis Consignatio, in cui annota che i due fabbricieri hanno estratto i soldi dalla cassetta, li hanno numerati e consegnati al tesoriere, il quale promette di averne cura e restituirli a ogni richiesta. L’operazione si verifica sempre in presenza di due testimoni estranei alla consegna e del guardiano di Santa Maria delle Grazie o suo subrogatus14. La procedura rispecchia le ordinazioni di Carlo Borromeo nel 1568 e nel 157015: la consegna avviene infatti “secundis vigore ordinationis aliis factae a Reverendissimo et Illustrissimo Cardinali Borromeo Archiepiscopo Milani”, come testimoniano i documenti redatti tra 1575 e 158716. Dalle fonti a disposizione è possibile affermare che dal 1575 al 1578 le raccolte avvengono a intervalli abbastanza ristretti e regolari: sono effettuate una o due volte al mese con entrate piuttosto Nel processo del 1578 tenutosi il 26 giugno a Milano (di cui si parlerà nel capitolo I Capitoli del 1578, pp. 73-74, in questo stesso volume, i frati presentano come documenti probanti due consegne delle elemosine del 1574. ASMi, Culto, Parte Antica, 1709, f. Varallo. Nell’Archivio Notarile dell’Archivio di Stato di Varallo e nell’Inventario le consegne delle elemosine sono documentate a partire dal 1575. 14 Il subrogatus è in genere un frate che vive nelle stantie del piccolo monastero sul Monte. 15 I provvedimenti di Carlo Borromeo (19 febbraio 1568) sono redatti a seguito di una poco documentata visita al Sacro Monte: l’arcivescovo affida tutte le elemosine alla Fabbrica, obbliga i frati a porre la loro cassetta all’interno della sagrestia della Chiesa Vecchia e ordina ai fabbricieri di fornire ai frati tutta la cera necessaria alla celebrazione delle messe sul Monte. ASVar, ASM, m. 8, f. 1582-1820_atti relativi alla vertenza tra frati e la vicinanza, f. Constitutiones, decreta, documenta […], 7r-7v. ASDNo, I, 133, f. 49r (copia del XVII secolo). Inventario 1614, 6v, 1. L’11 settembre 1570 Borromeo emana un editto in cui conferma, con poche modifiche, i provvedimenti emessi due anni prima e, lo stesso giorno, Borromeo invia una lettera ai fabbricieri in cui chiede di essere “tanto più larghi et liberali verso li Padri dil monastero di Santo Francesco a Varallo”. A.L. Stoppa, 1985, p. 63; P.G. Longo, 1985, pp. 117-118. 16 Il 1587 è l’anno della Bolla di Sisto V, di grande importanza per la storia del cantiere, in quanto istituisce un nuovo regolamento per l’amministrazione della Fabbrica. La Bolla di Sisto V è analizzata nel dettaglio in: P.G. Longo, 1985, pp. 113-114. 13


l’amministrazione e la gestione economica della fabbrica: elemosine e canoni di locazione

ridotte (di rado superano le Lire 100 Imperiali). La necessità di formalizzare la consegna spinge la Fabbrica a distendere i tempi tra una raccolta e l’altra: dal 1578 in avanti si eseguono circa tre o quattro volte l’anno, a intervalli irregolari e con singole entrate più rilevanti che negli anni precedenti (da Lire 500 a Lire 1300 circa). L’utile, che si mantiene costante di anno in anno, oscilla tra 1500 e 2500 Lire Imperiali all’anno17 e coincide con l’informazione annotata nella visita pastorale al Sacro Monte del vescovo di Novara Cesare Speciano del 158518. Altre elemosine, infine, provengono da bussole collocate a Roma, gestite da valsesiani residenti nello Stato Pontificio e di cui non è possibile stimare l’entità per carenza di fonti documentarie19. Ai ricavi variabili delle elemosine si sommano i guadagni fissi derivanti dai canoni di locazione per la vendita delle candele e la ‘Bottega delle Corone’, oggetti devozionali legati al pellegrinaggio. Il canone per la vendita delle candele ammonta fino al 1583 a Lire 45 Imperiali20 e, a partire dal 1584, a Lire 70 Imperiali, mentre quello per la Bottega delle Corone, è invece di Lire 100 annue21. La Fabbrica presta grande attenzione alla gestione di questi servizi e tenta, in più occasioni, di aumentare l’importo complessivo per incrementare le entrate fisse22. Per dare un’idea dell’entità degli incassi è necessario comparare le entrate della Fabbrica ai costi per la realizzazione di un intero edificio. Gli unici dati completi a disposizione nell’arco cronologico qui considerato (1560-1584) riguardano la Strage degli Innocenti: per la sua costruzione il duca di Savoia nel 1584 dona alla Fabbrica 250 doble d’oro di Milano (L 3838 e s 15 Imp)23, di cui 100 doble (L 1535 s 6 Imp) sono consegnate ai fratelli d’Enrico per le opere di muratura, porte e finestre24, 200 scudi (L 1533 s 12 Imp) sono affidati a Battista della Rovere (detto il FiammenghiAlla luce dei documenti analizzati è possibile proporre una serie con i seguenti dati: 1581: Lire 1585 Imperiali; 1582: Lire 2714, soldi 4 Imperiali; 1583: Lire 1495, soldi 15 Imperiali; 1584: Lire 2413; Imperiali; 1585: Lire 2019, soldi 13 Imperiali; 1588: Lire 2201, soldi 45, denari 6 Imperiali; 1589: Lire 3657, soldi 24, denari 3 Imperiali. 18 “Quod plures elemosinae et oblationes fieri solent per annum a diversis personis quae elemosinae in capsulas iniicitur et summare possunt in singulos annos circit. libbrae bis mille”. ADNo, I, 7, f. 379. 19 Le elemosine provenienti da Roma sono stanziate per la costruzione della cappella della Samaritana, come testimonia l’iscrizione sulla porta: “Questa cappella fu principiata e finita colle elemosine raccolte nella bussola dai valsesiani abitanti in Roma. 1595”. Si ha testimonianza dell’esistenza delle bussole romane in: ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, f. 382. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9466, f. 74v. Inventario 1614, 21r, 10-11, 21v, 16-17. 20 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9461, f. 71. 21 Il contratto ha durata triennale. La Bottega delle Corone ha diverse sedi: prima del 1573 è collocata nella parte orientale dell’area alta del Monte (a Sud), lungo la strada che conduce dal complesso di Betlemme alla cappella del Cenacolo. Come si può vedere in: ASVar, AdA, S.I, Disegni, dd. 107 I, 108 I. È spostata negli anni Settanta del Cinquecento in un edificio a fianco del portico della Chiesa Vecchia e infine dal 1576 è collocata appena fuori della cinta muraria, nel locale a fianco della Porta Maggiore: BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup., XXXI-XXXII; ASVar, AdA, S.I, Disegni, d. 108 I. Si veda: Henrick Van Schoel (incisore), Questa è la nuova Hierusalemme fabricata nel Sacro Monte di Varallo di Sesia nel Stato di Milano, acquaforte, 1608-1622, Milano, Raccolta Bertarelli, P.V. 30-47 (Fig. 1). P. Galloni, 1914, pp. 50-52. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, ff. 344-345; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9469, ff. 186-187. 22 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9469, ff. 186-187. 23 Il 3 agosto 1584 i fabbricieri del Sacro Monte scrivono a Carlo Borromeo per informarlo delle liti con i frati: uno dei nuovi motivi di scontro è la richiesta dei frati di “numera[re le] 250 doble offerte per il Signor Duca di Savoia” al loro cospetto. BAMi, S.Q. + II 14, f. 176. P.G. Longo, 1985, pp. 128-129. Descrittione del Sacro Monte,1587 24 I fratelli d’Enrico sono pagati “doble n.o cento di Milano, di quelle che a detta fabrica furono donate da l’Alt. di Savoia”. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9463, ff. 200-203; Inventario 1614, 22v-23r, 33. 17

Fig. 14 Stemma araldico della casa Savoia nella Cappella della Strage degli Innocenti (11) Sacro Monte di Varallo.

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Fig. 15 Cappella della Strage degli Innocenti (11) Sacro Monte di Varallo. Pittura murale di Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere, detti i Fiammenghini, 1590-1598 Sculture in terracotta policroma di Giacomo Valsolda detto il Bargnola e Michele Prestinari, 1590-1594.

no) per l’affresco delle pareti interne e esterne25 e la restante parte (L 770 ca.) è impiegata per la realizzazione delle statue26. Se paragonata ad altre cappelle costruite in questo lasso temporale sul Monte, le dimensioni della Strage degli Innocenti sono d’eccezione e la spesa complessiva per la sua realizzazione è maggiore di quella impiegata per edifici più modesti, come il Battesimo (Figg. 15, 26). Nel 1584, ad esempio, proprio per dipingere le statue e affrescare le pareti del Battesimo, è previsto un pagamento di 70 scudi (L535 s15 Imp) al pittore milanese Gabriele Bossi27; per lo stesso compito, in una cappella di medie dimensioni come l’Entrata a Gerusalemme, Giovanni Testa è pagato L 900 Imp28. Come si può notare, si tratta di somme molto inferiori a quelle per la Strage, che dipendono soprattutto dalla grandezza dell’edificio. La ricchezza dei materiali utilizzati e, ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9467, ff. 307-308. Non sono pervenuti i contratti per la realizzazione delle statue della Strage. Si può immaginare che, con questa cifra a disposizione, possano essere state realizzate circa una quindicina di statue. Si veda il contratto con il Tabacchetti, di cui più avanti. 27 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, ff. 352-353. Inventario 1614, 22r, 22. Orazio Gallinone non realizza gli affreschi ed è costretto a restituire il denaro ricevuto. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, f. 149. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9463, f. 336. 28 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9467, ff. 285; Inventario 1614, 25r, 52. 25 26


l’amministrazione e la gestione economica della fabbrica: elemosine e canoni di locazione

forse, la bravura e la notorietà degli artisti coinvolti, influiscono sul prezzo, come si può verificare nella cappella di Adamo ed Eva. Nel 1583, infatti, per l’affresco e la decorazione in stucchi dorati è prevista per i fratelli Mengone una retribuzione di 500 scudi d’oro (L 3834 Imp), cifra superiore a qualsiasi altra convenzione redatta in quegli anni29 (Fig. 16). Per quanto riguarda la realizzazione delle statue, il primo contratto pervenutoci risale al 1599: per la cappella della Salita al Calvario, Jan de Wespin, detto il Tabacchetti, è pagato 12 ducatoni (circa 58 Lire Imperiali) per ogni statua in terracotta plasmata30 (Fig. 82). È difficile definire con certezza quanto cambino i pagamenti agli artisti nella seconda metà del Cinquecento, vista la progressiva svalutazione cui è sottoposta la moneta milanese in questi anni.31 Tuttavia, con una certa approssimazione, si può immaginare che, per la realizzazione di cinque statue, come nel Battesimo, la Fabbrica spenda circa 300 Lire Imperiali32. Anche le opere in muratura talvolta sono pagate a cottimo, come nel caso della cappella dell’Inchiodazione, in cui, per ogni “spazzo di muratura calcestre” dello spessore di un braccio e mezzo milanese33, Giacomo Igonetto di Alagna è retribuito Lire 7 Imperiali. I costi dei materiali sono a carico delle maestranze, che devono “cavare le prede” e trasportarle sul Monte34. Quest’informazione permette di determinare il valore delle opere coeve: si può calcolare, infatti, che la realizzazione della struttura muraria di una cappella come il Battesimo richieda alla Fabbrica una spesa di circa Lire 300 Imperiali, fatta eccezione per la porta in pietra e la copertura. Tra 1570 e 1590 i costi per la costruzione e l’allestimento di un intero edificio oscillano quindi tra 1500 e 4000 Lire imperiali35: gli introiti provenienti dalle elemosine e dai canoni di locazione non permettono di costruire più di una cappella all’anno.

ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9461, ff. 65-67. “[…] che le statue piccole et quelle di mezzo rilievo s’habbino da contare, ogni due per una sola statua, et li huomini a cavallo con il cavallo per tre statue, per ogni cavallo et huomo a cavallo […]”. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9473, ff. 367-368. 31 A. Martini, 1883, pp. 349-367. Si veda, a questo proposito: A. De Maddalena, 1973. 32 Le statue del Battesimo non sono in terracotta ma in stucco. Purtroppo non si sono conservati documenti a testimoniare il prezzo delle statue in stucco realizzate in questi anni. 33 Uno spazzo = 3,1 m2 ca.; 1 e 1/2 braccio milanese = 0,92 m. A. Martini, 1883, p. 813. 34 Il contratto è rogato il 23 agosto 1589. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9466, ff. 177-178. Inventario 1614, 24v, 49. 35 In questo calcolo non sono considerate le spese per le grate lignee e le strade. Una cappella di piccole dimensioni come il Battesimo può costare da L 1500 a 2000 Imp, mentre una cappella con maggiori ambizioni come la Strage L 3500-4000 Imp. 29 30

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il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio


giacomo d’adda e il sacro monte

Come si è visto, nella seconda metà del XVI secolo le elemosine e i canoni di locazione costituiscono una fonte abbastanza stabile di reddito. Tuttavia sono le donazioni di “boni Prelati, de Duchi, di Prencipi, di Signori, e d’altre devote persone” a consentire improvvise accelerazioni e a permettere la rapida costruzione di una “chiesa intiera”1. Associare il proprio nome a un’intera cappella, oltre a essere un atto di fede, assicura ai benefattori uno strumento di propaganda a lungo termine: la Fabbrica per questo motivo segnala con regolarità i loro nomi nelle guide destinate ai pellegrini2, garantendo un notevole ritorno di immagine a chi effettua donazioni di una certa entità. Nella Descrittione del Sacro Monte del 1566 sono segnalati, tra i benefattori illustri, Milano Scarognino, Giacomo d’Adda, Francesco II duca di Milano, il marchese del Vasto Alfonso d’Avalos, Francesco d’Adda e Cesare Maggi; in quella del 1587 è indicato il duca di Savoia Carlo Emanuele I3 e in quella del 1590 la marchesa di Pianezza Matilde di Savoia, Pomponio Bossi e la marchesa di Masserano Claudia di Savoia Racconigi4. Nonostante alcuni di questi personaggi giochino un ruolo di un certo rilievo nei destini della Fabbrica, nessuno ha un’influenza pari a quella di Giacomo d’Adda (doc. dal 1534 — m. 1580)5, vero protagonista del cantiere alessiano (Figg. 17, 18). La storiografia sul Sacro Monte lo cita con regolarità, pur non avendo mai chiarito alcuni aspetti della sua personalità e le motivazioni del suo coinvolgimento in Valsesia. Già capitano di Cavalleria sotto Francesco II Sforza, Giacomo d’Adda è ricordato soprattutto come il committente del Libro dei Misteri, fondatore di un collegio per orfani a Trivulzio nella Pieve di San Donato e di un Seminario per Chierici a Varallo6. Descrittione del Sacro Monte, 1583, 3v. Le guide fino al 1587 sono stampate a Novara da Francesco Sesalli. In diverse occasioni Pier Giorgio Longo ha sottolineato l’importante ruolo propagandistico delle pubblicazioni dei Sesalli in ambito novarese. P.G. Longo, 1985, pp. 48, 51-52; P.G. Longo, 1987. Per maggiori informazioni sui Sesalli: S. Monferrini, 2015. A partire dal 1590 le guide sono stampate a Varallo da Pietro e Anselmo Ravelli; la famiglia Ravelli è da sempre coinvolta nell’amministrazione del Monte: Descrittione del Sacro Monte, 1590. 3 Descrittione del Sacro Monte, 1578, 4r. 4 Descrittione del Sacro Monte, 1590, 7r, 7v, 8r. Sulla committenza nei Sacri Monti prealpini, si veda: A. Rovetta 2006. 5 Giacomo d’Adda è figlio di Gaspare d’Adda e Margherita Rabia. Il primo documento a testimoniare la presenza di Giacomo è annotato in: ASCMi, AdAS, c. 83, Archivio Dell’Ill.mo Sign.t […], Milano MDCCLXXXXV, Vol. II, p. 81. ASCMi, AdAS, c. 84, Archivio Dell’Ill.mo Sign.t […], Milano MDCCLXXXXV, Vol. III, p. 423. 6 Lo studio più recente su Giacomo d’Adda: S. Leydi, 2008, pp. 58-59. Le notizie sono confermate in: ASCMi, AdAS, c. 82, f. Araldica, d’Adda Pagano. Si veda anche: S. Stefani Perrone, 1974; S. Stefani Perrone, 1975; M.G. Cagna Pagnone, 1986, p. 94; G. Symcox, 2014. Le informazioni sui d’Adda e gli Scarognini provengono in buona parte dai fondi archivistici di famiglia. Il fondo d’Adda-Salvaterra è diviso tra Milano (Archivio Storico Civico) e la sezione dell’Archivio di Stato di Varallo. 1 2

Fig. 17 Ritratto di Giacomo d’Adda e Francesca Scarognini. Dipinto su rame, già a Casa d’Adda (disperso) Fig. 18 Stemma araldico della famiglia d’Adda XVII secolo, Palazzo Scarogninid’Adda, Varallo. pagina a fronte Fig. 16 Cappella di Adamo ed Eva (1) Sacro Monte di Varallo. Decorazione a stucco del portico di Vincenzo e Gerolamo Mengone, 1583-86.


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L’idea di intervenire sul Sacro Monte non è una novità per la famiglia d’Adda: il “Francesco d’Adda” citato nella guida del 15667 è lo zio di Giacomo, appartenente al ramo che diventerà dei conti di Sale8. Egli è proprietario di una società per il commercio di materie preziose (seta e argento) e per il prestito di denaro ma, soprattutto, è il padre del ricco imprenditore, mercante e banchiere Giovanni Agostino, in affari con Tommaso Marino e Agostino Foppa9. Francesco e Giovanni Agostino svolgono un ruolo nodale nella Milano della prima metà del Cinquecento, come ha notato Federico Chabod, che ha definito la “potentissima famiglia” d’Adda la “vera dominatrice della vita industriale-finanziaria milanese”10. Entrambi non ricoprono mai cariche ufficiali di governo, pur mantenendo stretti legami con il potere centrale: ad esempio, Giovanni Agostino supporta prestiti di eccezionale entità al governo milanese e a Carlo V, concessi a nome di Tommaso Marino. Per queste rischiose operazioni finanziarie a partire dal 1537 egli riceve in cambio una pensione annua di 200 scudi11. Un documento datato 155012 mostra una lista dei clienti che hanno contratto debiti con i d’Adda e fornisce un interessante spaccato dell’attività finanziaria di Giovanni Agostino, che include una vasta schiera di personaggi appartenenti all’élite della società milanese13. Quello che interessa far emergere in questa sede è che tra i debitori compaiono i nomi di tutti i benefattori del Sacro Monte citati nella guida del 1566: gli eredi del governatore Alfonso D’Avalos, marchese del Vasto, Francesco II Sforza e Cesare Maggi. Si può quindi supporre che esistesse uno stretto legame fra Giovanni Agostino d’Adda e la committenza milanese del Sacro Monte alla metà del XVI secolo. È forse proprio Giovanni Agostino a svolgere la funzione di tramite tra Giacomo d’Adda, il Sacro Monte e Galeazzo Alessi, nominato in diversi documenti come “Ingegner del signor Thomaxo Marino”14. A Milano Alessi è infatti alla dipendenza esclusiva di Marino, che, sotto lauti Fig. 19 Giovanni d’Enrico, Ritratto di fra Bernardino Caimi che sostiene il Sacro Monte. Statua in terracotta policroma, 1640 ca., Portico del Santo Sepolcro, Sacro Monte di Varallo. Fig. 20 Portale di ingresso di Palazzo Scarognini-d’Adda Prima metà del XVI secolo, Varallo.

compensi, lo impiega alla stregua di un ‘architetto di corte’, concedendo i suoi servigi soltanto alla ristretta cerchia politica, finanziaria, culturale ed ecclesiastica di cui sicuramente Giovanni Agostino d’Adda faceva parte15. Descrittione del Sacro Monte, 1566. Stefania Stefani confonde il ramo dei d’Adda di Sale con un secondo nome dei d’Adda (“Sole”). S. Stefani Perrone, 1974, p. 49, n. 9. Si veda l’albero genealogico pubblicato in: S. Leydi, 2008. 9 Ivi, pp. 33, 83. 10 F. Chabod, 1971, p. 197. Sulla famiglia d’Adda si veda: A. De Maddalena, 1955; M.G. Cagna Pagnone, 1986; S. Leydi, 2008. 11 F. Chabod, 1971, p. 83. Sui prestiti di Giovanni Agostino d’Adda si veda: F. Chabod, 1961, pp. 278, 291, 295, 296, 350-352, 393-394; Storia di Milano, 1961, pp. 404-415; F. Chabod, 1971, pp. 122-123, 197-198; H. Kellenbenz. 1986, pp. 821-822; S. Leydi, 2008, pp. 83-87. 12 S. Leydi, 2008, pp. 83-84. ASCMi, AdAS, c. 82, Archivio Dell’Ill.mo Sign.t […], Milano MDCCLXXXXV, Vol. I, pp. 423-424. ASCMi, AdAS, c. 73, f. 1555. 23. Marzo. 13 La lista è fornita da Agostino Foppa a Costanzo d’Adda, erede di Giovanni Agostino d’Adda, morto nel 1549. Si veda anche il testamento di Giovanni Agostino rogato dal notaio Filippo Carpano: ASCMi, AdAS, c. 39, f. 1550. 10. 7bre. 14 Così è chiamato Galeazzo Alessi in una lettera inviata da Giacomo d’Adda ai fabbricieri nel 1566. ASVar, Ada, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. Alessi è definito “ingegnere di Tommaso Marino” anche in una lettera inviata da Filippo Serbelloni al fratello Giovanni Battista (2 giugno 1563) per la costruzione del Palazzo Medici in via Brera e in un contratto per la realizzazione di una finestra sulla facciata della chiesa di San Vittore al Corpo. F. Repishti, 2000, p. 78; N.A. Houghton Brown, 1982, p. 87. 15 L’idea che Alessi fosse alla dipendenza esclusiva di Marino è esposta in un importante studio di N.A. Houghton Brown 7 8


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Non deve sorprendere che personaggi così rilevanti nella politica e economia milanese siano coinvolti nel cantiere del Sacro Monte per tutto il XVI secolo, vista l’importanza strategica che la Valsesia riveste nelle politiche del Ducato. Il Sacro Monte si trova, infatti, in una zona Commoda, per le strade che d’ogni parte, da i loghi convicini & dalle circondanti Provincie agevolmente quivi pervengono, & per una certa giusta distanza che da essa a molte Città di Lombardia, Giacendo proprio nell’ultimo cantone di quella tra ponente e tramontana, a confini del Piemonte, o sia della Savoia, non più lontano dalla gran Città di Milano e così di Pavia, di cinquantacinque miglia, da Novara, da Como, & da Vercelli, di vinticinque, o trenta, per Città16.

La Valsesia è attraversata da vie di comunicazione dirette, da un lato, verso Milano, Bergamo e lo Stato di Venezia e, dall’altro, verso Masserano, Biella, Torino, la Valle d’Aosta e l’Oltralpe. I passi della Cremosina (o di “Valduxa”), della Colma e di Crevacuore rendono la Valsesia un crocevia strategico ma anche pericoloso per la diffusione delle eresie e per la costante minaccia dell’invasione francese e sabauda17 (Figg. 8, 86). Per tali motivi dal 1415 il governo milanese riconosce alla Valsesia, in cambio della fedeltà al Ducato, alcuni ‘privilegi’18 che permettono una “sostanziale autonomia amministrativa e fiscale”19. Il trattamento che il Ducato riserva alla Valsesia è differente dalle consuetudini seguite in valli alpine geo-politicamente analoghe, in genere concesse in feudo a nobili famiglie milanesi, che garantivano un controllo più efficace20. Tuttavia, la strenua resistenza dei valsesiani impedisce nel corso del tempo ogni tentativo di infeudamento21 e, per questo motivo, il Ducato è costretto a accordare tali privilegi, ampliarli22 e confermarli nei tre secoli successivi23. L’obiettivo del Ducato era quello di trovare una forma di controllo alternativa per la valle e anche l’idea di fondare il Sacro Monte rientra in quest’ottica. Frate Bernardino Caimi (Fig. 19), amico intimo del duca di Milano Ludovico Sforza e confessore della moglie, “escogita”24 la Hierusalem varallese per creare un mo-

sull’architettura milanese di Galeazzo Alessi. N.A. Houghton Brown, 1982, pp. 78-92. Alessi, infatti, chiama Tommaso Marino “il mio signore”. S. Varni, 1877, pp. 45-46. Le idee di Hougton Brown sulla posizione di Alessi a Milano non corrispondono alle letture proposte da Howard Burns in: H. Burns, 1975. 16 Descrittione del Sacro Monte, 1578, 2r. 17 P.G. Longo, 1985, p. 86. 18 E. Rizzi, 2012, pp. 179-184; D. Piemontino, 2014; F. Tonetti, 1891, pp. 49-54, 65-72, 94-96. 19 E. Rizzi, 2012, p. 179. 20 Si veda, ad esempio, la concessione ai Borromeo del feudo del Lago Maggiore, dell’Ossola inferiore e del contado di Omegna. E. Rizzi, 2012, p. 175. 21 Unica eccezione, la breve parentesi del governo di Francesco Barbavara (1413-15). E. Rizzi, 2012, p. 175. I tentativi di infeudamento si succedono per tutta la prima metà del XVI secolo: Bernardino e Giacomo Corte intorno al 1500, Operino Caccia nel 1520, Filippo Tornielli nel 1527 e Cesare Maggi negli anni Cinquanta. P.G. Longo, 1985, p. 85. 22 I privilegi sono ampliati nel 1523 da Francesco II Sforza. P.G. Longo, 1985, p. 86. 23 Copie dei privilegi erano conservate a Casa d’Adda, come riporta un inventario tardo settecentesco:. ASVar, Ada, S. I, r. 90, Inventario delle scritture contenute in quest’archivio […], 1798, p. 795. “1515. 1429. 1439. 1447. 1450. 1458. 1465. 1477. 1495. 1499. 1497. 1473. 1523. 1539. 1539. 1539. 1554. 1557. 1574. 1557. 1588. 1579. 1588. 1589. 1574. 1585. 1580. 1590. 1580. 1585. 1588. 1595. 1597. 1596. 1531. 1584. 1592. 1593. 1587. Privilegi e Concessioni Ducali, e Conferme alla Valsesia, e Ricorsi della Stessa. Stampato in Varalo da Pietro Revelli 1615” Ivi, p. 802. 24   Lapide di fondazione del Santo Sepolcro: “R. P. Frater Bernardinus Caymus de Mediolano […] Sacra huius Montis excogitavit loca ut hic Hierusalem videat qui peragrare nequit”.

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numento che unisca gli abitanti al potere centrale sotto il segno di una comune identità religiosa25. Gli investimenti sul Sacro Monte di Francesco II Sforza e Alfonso d’Avalos nella prima metà del Cinquecento sono la diretta conseguenza di questa strategia e il loro scopo principale è quello di consolidare il legame tra Valsesia e Ducato. Si può immaginare che in un primo momento il mecenatismo della famiglia d’Adda abbia avuto le stesse finalità del duca e del governatore milanese. Tuttavia il coinvolgimento di Giacomo d’Adda assume presto una diversa dimensione: il suo impegno in Valsesia e sul Sacro Monte non è passeggero, ma ricopre un arco di vent’anni e nel 1554 è rafforzato dal matrimonio con Francesca Scarognini, ultima discendente di Milano Scarognini, originario fondatore del Santo Sepolcro26, membro di spicco della vicinanza e feudatario di Lazzarone27. La storiografia ha ipotizzato che il matrimonio con Francesca Scarognini sia stato condizionato dalla possibilità di investire nell’attività metallurgica valsesiana, in piena espansione28: anche se la prospettiva è verosimile, la ricca documentazione proveniente da casa d’Adda sembra smentire questa eventualità poiché i primi investimenti nel settore iniziano soltanto a un decennio di distanza dalla morte di Giacomo d’Adda29. Alcune fonti d’archivio permettono di ricostruire le strategie politiche e economiche degli Scarognini, che in parte chiarificano le ragioni del matrimonio: dalla fine del XV secolo si attesta, infatti, un’esponenziale crescita economica della famiglia, culminata con l’ottenimento del feudo di Paruzzaro e con il matrimonio di Giovanni Antonio, padre di Francesca, con Dorotea Ferrero, figlia di Giovanni Enrico e cugina di Besso Ferrero Fieschi30. Nella prima metà del Cinquecento gli Scarognini investono in tenute fondiarie in Valsesia, forzando in alcuni casi l’acquisto di piccolissimi appezzamenti, con lo scopo di creare un nucleo di grandi dimensioni, sotto un’unica proprietà. Si ha l’impressione, leggendo i testamenti di Milano e Giovanni Antonio, che gli Scarognini stiano cercando, a tutti gli effetti, di ‘acquistare’ l’intera Valsesia31. Un documento datato 1548 chiarisce le ragioni di questa strategia: in una lettera inviata a Ferrante Gonzaga la vicinanza esprime la propria preoccupazione nei confronti di Giovanni An-

P.G. Longo, 1984, p. 27; P.G. Longo, 1985, p. 86; P.G. Longo, 2000, p. 23; P.G. Longo, 2000, p. 17. Si veda, per Milano Scarognini e la fondazione del Sacro Monte: P. Galloni, 1909; R. Panzanelli, 1999. 27 Attuale Villabella, nei pressi di Valenza. P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, p. 129. 28 M. Tizzoni, 1986, p. 121. 29 M.G. Cagna Pagnone, 1986, pp. 119-142; ASVar, Ada, S. I, m. 10-16. 30 La storiografia non ha mai rilevato l’ottenimento del feudo di Paruzzaro. In un inventario tardo ottocentesco è segnalato questo atto notarile: “1573. 28. Agosto. Istromento di procura fatto la Magnifica Sig. Francesca Scarognina nel Magnifico Sig. Giacomo D’Adda di lei Marito a disporre i beni feudali sitj in Valsesia, ed in Lago Maggiore. Rogato dal Notaro di Milano Clemente Arsago”. ASVar, Ada, S. I, r. 90, Inventario delle scritture contenute in quest’archivio […], 1798, p. 66. Il documento si conserva all’Archivio Notarile dell’Archivio di Stato di Milano: ASMi, Notarile, Clemente Arsago, 17240, 28/08/1573. Il possedimento nel Lago Maggiore è il feudo di Paruzzaro, come riporta un albero genealogico seicentesco fatto realizzare da Giorgio d’Adda. “Dorothea Ferrera moglie di Giovanni Antonio Scarognino Feudatario di Parucero, maritata circa l’anno 1529”. ASCMi, AdAS, c. 1, f. Araldica. Provv. di Nobiltà. Alberi Genealogici, Ferreri. Besso Ferrero Fieschi (1528-1584), marchese di Masserano, marito di Claudia di Savoia (una delle benefattrici del Sacro Monte, come riportato nella guida del 1590), è cugino di Carlo Borromeo. 31 ASVar, Ada, S. I, c. 20, f. Eredità Scarognini. ASVar, Ada, S. I, c. 6, f. Fondi. Varallo. Censo e Perticato. 1587 15 Gennaro, Estratto del Catasto dei Beni posti nella Comunità di Varallo, intestati al Magnifico S. Milano Scarognino. ASVar, Ada, S. I, c. 6, f. Descrizioni dei beni appartenenti a Giov. Antonio Scarognini, desunti dal catasto di Varallo. 25 26


tonio Scarognini poiché egli sta edificando a Varallo un palazzo (Fig. 20) che non sembra una casa, ma una ‘fortezza’ . L’espressione non è casuale e allude a un potere feudale che la comunità locale 32

ha da sempre osteggiato33. Lo scopo della scalata economica, sociale e politica degli Scarognini non è nemmeno troppo velato: il nucleo compatto di proprietà terriere che Giovanni Antonio sta costruendo mira senza dubbio alla concessione in feudo della Valsesia. Se si analizzano le carte della famiglia d’Adda, si può notare come negli stessi anni i parenti di Giacomo, il padre Gaspare e il fratello Ottaviano, seguano traiettorie molto vicine a quelle degli Scarognini34. Gli investimenti nel territorio di Cassano d’Adda di Gaspare e Ottaviano sono chiaramente orientati allo stesso obiettivo che guida gli Scarognini in Valsesia: ottenere la concessione in

ASVar, Ada, S. I, r. 90, Inventario delle scritture contenute in quest’archivio […], 1798, p. 123; ASVar, Ada, S. I, m. 9, f. Palazzo d’Adda. 33   Tra i privilegi accordati con il Ducato di Milano, compariva anche il “divieto di erigere castelli o fortezze” in tutto il territorio della Valsesia. E. Rizzi, 2012, p. 183. 34 Si veda anche la politica di Pagano d’Adda (nonno di Giacomo), descritta in: F. Chabod, 1971, pp. 197-198, n. 3. Sugli investimenti nel patrimonio fondiario nel secondo Cinquecento si veda A. De Maddalena, 1955, I, pp. 510-517: “La terra fu considerata come un rifugio, anziché come pedana di lancio per nuove imprese lucrose”. 32

Fig. 21 Veduta di Varallo e del Sacro Monte. Ioachim Theodorico Coriolano (disegnatore e incisore), Pietro Ravelli (stampatore). Il Moderno, & vero Ritratto del Sacro Monte, & di tutto il Borgo di Varal Sesia. Acquaforte, 1606, Verbania, Museo del Paesaggio.


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feudo e, in prospettiva futura, ‘agganciare’ un titolo nobiliare. Anche gli altri rami d’Adda seguono politiche analoghe: grazie agli investimenti in proprietà fondiarie, Costanzo nel 1549 ottiene il titolo di conte di Sale, mentre gli eredi di Pagano II, nel 1615, il titolo marchionale di Pandino35. Con il suo matrimonio, Giacomo d’Adda eredita non soltanto le ambizioni e le strategie dei suoi predecessori, ma anche quelle degli Scarognini: a Milano Giacomo continua a investire nei terreni di Trivulzio, ricevuti in eredità con la morte del fratello Ottaviano36, mentre a Varallo Francesca Scarognini e Dorotea Ferrero, a nome di Giacomo, continuano a acquistare terreni in Valsesia37. Giacomo d’Adda cerca di guadagnarsi in Valsesia e a Trivulzio quanto Costanzo e Pagano stanno costruendo a Sale e Pandino. È addirittura lecito pensare che il Ducato lo abbia appoggiato in virtù dell’interesse in un infeudamento della Valsesia per questioni di controllo politico38. Tuttavia, in questo ambizioso progetto, Giacomo d’Adda sente la necessità di farsi accettare dalla vicinanza: una comunità chiusa, anche sotto l’aspetto giuridico, verso i forensi, ovvero tutti i cittadini di Varallo che non discendono da famiglie residenti in Valsesia da almeno 200 anni39. Una tradizione storiografica mai messa in dubbio40 riferisce che Giacomo d’Adda, non appena sposatosi con Francesca Scarognini, sia stato “acclamato Vicino in perpetuo, e poscia Fabriciero del Sacro Monte”. La notizia, che deriva dalle poco attendibili cronache di Fassola41, non trova riscontro in alcun documento, dal momento che Giacomo risiede a Milano e non a Varallo42. Se anche il suo Costanzo e Pagano II sono cugini di Giacomo: ASCMi, AdAS, c. 82, 83, 84. A. De Maddalena 1955; S. Leydi 2008. Simili traiettorie si possono individuare anche nelle politiche di Pirro Visconti Borromeo nella seconda metà del XVI secolo, analizzate in: A. Morandotti, 2005, pp. 23-27. 36 Si veda, a questo proposito, l’inventario di Casa d’Adda a Milano, in cui sono segnalati tutti gli atti posseduti nell’archivio, in parte dispersi. ASCMi, AdAS, c. 82, 83, 84. 37 Come testimonia l’inventario di atti rogati dal notaio Marco Baldo tra 1576 e 1580. ASVar, Ada, S. I, m. 7, f. Inventari di Scritture, f. 1576 al 1580, Protocollo […]. 38   Si veda la testimonianza di G.B. Fassola nel 1671: “…a cagione delle lettere venute da Spagna che si dovessero infeudare le terre del ducato per far danari in mantenimento della guerra, fu molestata assai la Valsesia, ma questa per mezzo del Sindaco ricorse a S.M. rappresentando le convenzioni e privilegi […]; ed insomma i disordini nati nella valle per cagione di questo, come del conte Caccia, Cesare Maggio, ossia Mercurino di Gattinara, ed assieme l’impossibilità del paese di sostener tale giogo, e la separazione del ducato con altre ragione. […] Li pretensioni d’infeudare la valle dicono fossero li conti della nobilissima famiglia Borromeo, che unita alla feudi quali vastamente posseggono sopra il Lago Maggiore tutti vicini, avrebbero signoreggiata una parte impareggiabile nello stato di Milano. […]” G.B. Fassola, 1891, p. 109. 39 La composizione della comunità varallese è descritta nella visita pastorale del vescovo di Novara Cesare Speciano (3-5 settembre 1585): “Familiae Varalli sunt quoad animae in totum 1800, ad communionem ammissae 1000 incirca. Universitas autem Varalli est divisa in vicinos et forenses. Vicini sunt originarii et qui ex antiquis Varalli devenerunt; forenses qui aliunde oriundi etiam supra centum aut decentum annorum domicilium habent in hoc oppido Varalli” ADNo, I, 7. 40 La notizia è riportata da Galloni, Stefania Stefani e Pier Giorgio Longo e in tutti gli studi successivi. P. Galloni, 1914; S. Stefani Perrone, 1974; P.G. Longo, 1985. A dare credito a questa affermazione sarebbe stata una lettera inviata da Giacomo d’Adda nel 1566 ai fabbricieri, trascritta da Maria Grazia Cagna nel 1986 con un’inesattezza che altera il senso del documento: “Giacomo d’Adda ai fabbricieri del Sacro Monte di Varallo. Con grandissimo piacere ha accolto la notizia della sua elezione a fabbriciere del Sacro Monte” M.G. Cagna Pagnone, 1986, pp. 13-14. Il documento, trascritto di recente anche da Longo riporta invece: “Magnifici signori osservantissimi, Havendo Intexo chomo sette statti elettij fabricerij dil Sacro Monte ne ho a[v]utto grandissimo pi[a]cer […]”. P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, pp. 134-135. La trascrizione qui proposta differisce in parte da quella di Longo. ASVar, Ada, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. 41 Le vicende narrate da Fassola devono essere prese con estrema prudenza. È evidente l’inattendibilità delle notizie fornite su Giacomo d’Adda, che, secondo i resoconti di Fassola, avrebbe visitato la prima volta il Sacro Monte nel 1589 e sovvenzionato la cappella della Crocifissione. G.B. Fassola, 1671, pp. 35-36. 42 Giacomo d’Adda vive nella capitale ducale in maniera continuativa, a differenza della moglie e della suocera, che hanno 35


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nome fosse stato inserito nel Libro d’oro della vicinanza o fosse stato eletto fabbriciere del Monte, la carica potrebbe essere stata una semplice onorificenza, come quella che la vicinanza avrebbe concesso nel 1587 al duca di Savoia per il suo impegno sul Sacro Monte43. Osservando da una certa distanza le traiettorie delle sue strategie finanziarie, matrimoniali e di mecenatismo, si possono leggere in filigrana le reali intenzioni di Giacomo sulla Valsesia e sul Sacro Monte. In un momento critico nei rapporti tra frati e vicinanza, Giacomo non soltanto dona alla Fabbrica grandi somme di denaro, schierandosi a favore della vicinanza, ma propone una totale riconfigurazione del sito44. Il piano che egli commissiona ad Alessi è talmente radicale da avere l’ambizione di cancellare la storia del Monte e trasformare il complesso francescano in un monumento esemplare della cristianità riformata. Il Libro dei Misteri è accolto dalla vicinanza come il simbolo dell’impegno per il Sacro Monte della comunità locale, di cui Giacomo diventa, a tutti gli effetti, il portavoce. È evidente il risvolto promozionale, ma anche politico ed economico, ottenuto con quest’intervento: il progetto del Libro dei Misteri segna l’inizio di un nuovo corso, un ‘nuovo miglior ordine’, non soltanto per la Fabbrica, ma anche, nell’ottica del suo committente, per i destini dell’intera Valsesia. L’entità delle donazioni e il piano degli interventi Dopo aver sovvenzionato la costruzione della Porta Maggiore (Fig. 22), nei suoi primi due testamenti, risalenti al 1567 e 1571, Giacomo d’Adda dispone che i suoi eredi portino a termine la cappella di Adamo ed Eva (Figg. 7, 16, 29, 37, 38) non ancora ultimata45. Nel suo terzo testamento, rogato il 22 aprile 1572 dal notaio milanese Bernardo Podio, Giacomo esprime la volontà di donare alla Fabbrica Lire 4000 Imperiali, di cui le prime 2000 da consegnare entro 6 mesi dalla sua morte e le altre 2000 entro un anno, per la realizzazione del progetto descritto nel Libro dei Misteri46. In residenza nel palazzo Scarognini-D’Adda a Varallo e curano gli affari in Valsesia. Giacomo d’Adda ha diversi possedimenti a Milano, Trivulzio, Carpianello, Fagnanino, in Germania e in altri luoghi non specificati. La sua casa di abitazione è descritta nel testamento: “La casa di Milano coherenza da tre parti l’Ill. Signor Scipione Simoneta, dal altra parte m. Pietro Paulo Montano et dall’altra strada” ASMi, Notarile, Clemente Arsago, 17258; ASMi, Notarile, Bartolomeo Cerri, 11699. Nella divisione dei beni di Giacomo d’Adda, redatta da Aurelio Trezzi nel 1594, la casa di Milano è valutata 42 000 Lire Imperiali (divisa tra due parti: la maggiore di 26000, la minore di 16000). ASCMi, AdAS, c. 12, f. Eredità, D’Adda Giacomo, 1594-27.8bre. La casa confina con quella di Scipione Simonetta, che si trova accanto alla chiesa di San Giovanni alle Quattro Facce. S. D’Amico, 1994, p. 74. 43 La carica è conferita al duca di Savoia in occasione del suo pellegrinaggio nel 1587 (“La Bolla originale delle Indulgenze del Sacro Monte ottenute dal Ser.mo duca di Savoia, che fu Fabriciere et Protettore del Sacro Monte”). Inventario 1614, Br. 44 Il primo documento a testimoniare il coinvolgimento di Giacomo d’Adda negli affari della Fabbrica risale al primo gennaio 1559: a nome suo e del fabbriciere Bernardino Baldi, egli fa stipulare una promissio all’intagliatore milanese Giovanni Battista da Corbetta, per completare la consegna di sette figure lignee da collocarsi sul Sacro Monte di Varallo. Si tratta di figure lignee per la cappella della Cattura, commissionata da Alfonso d’Avalos. Il documento è tuttora inedito anche se segnalato a più riprese dalla storiografia. ASMi, Notarile, Francesco Boltraffio, 10952; R. Sacchi, 2006, pp. 24, 32; C. Debiaggi, 2008d, pp. 399, 409-410; P.G. Longo, 2013. 45 Estratto del testamento rogato il 7 marzo 1567 dal notaio Bartolomeo Cerri “Agravo infrascriptos heredes meos ad perfici facendum Capellam Adam et Eva super Sacro Monte ven. Sepulcri Varalli siccidae, ubi me vivente non fuerit perfecta”. ASMi, Notarile, m. 11699, 7/3/1567. Confermo la trascrizione di Pietro Galloni in: P. Galloni 1914, pp.170-171. Segnalato in: P.G. Longo 1987, p. 120. Nel testamento del 1571 redatto da Bernardino Podio è ribadita la stessa disposizione. ASMi, Notarile, m. 13794, 22/11/1571. P. Galloni, 1914, p.171. 46 ASMi, Notarile, m. 13794, 22/4/1572.

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Fig. 22 Porta Maggiore, Sacro Monte di Varallo, Edificio costruito nel 1563-65 su progetto di Galeazzo Alessi.

un Memoriale redatto il 1 novembre dello stesso anno sono precisate le sue volontà testamentarie: “Delle lib. 4000 del Legato di S. Giacomo [Ada] che si spendano secondo la forma di esso Legato e del disegno del libro qual è a M[ilano] fatto per il S. Galeazzo Architetto perugino, cioè che se ne spenda lib. 600 per aiutare a fare il tempio dil Paralitico che si fa lasciare per il tetto ed lib. 600 in aiutare a fare il tempio quale è apresso il Monte Calvario dove va riportato il Misterio di N.S. quando porta la croce lib. 1600 per aiutare a finir il tempio del Monte Tabor, et le altre lib. 1200 a dar principio di fare le fondamenta et un ottavo dil portico dil tempio di Salomone et li fondamenti della Porta Aurea”. Inoltre si dichiara che Giacomo d’Adda ha donato, al di fuori della cifra prevista da testamento, scudi 17 d’oro (per la realizzazione delle statue di Adamo ed Eva, dell’albero e del serpente) e Lire 600 Imperiali, consegnati a Battista Letilo per restaurare la Chiesa della Madonna47. Consapevole di non avere il tempo e le risorse economiche per realizzare il grandioso progetto di Alessi (Fig. 12), Giacomo d’Adda programma i suoi interventi secondo un preciso disegno, ideato perché i suoi successori non abbandonino il Libro dei Misteri. In punti strategici del sito egli impone dei vincoli all’interno del Monte, che in futuro non potranno essere aggirati. Con la costruzione della Porta Maggiore e della cappella di Adamo ed Eva egli segna, nell’area bassa, l’inizio del percorso, con il Paralitico (Figg. 34, 43) e la Trasfigurazione, il punto intermedio, e, infine, nell’area alta, con la piazza del Tempio, la sua conclusione scenografica (Figg. 44, 46). Il restauro della Chiesa Vecchia e la costruzione di una nuova cappella dell’Ascensione, monumenti simbolo della presenza minoritica sul Monte, rappresentano invece interventi di mediazione, nel contesto degli scontri tra frati e vicinanza48. Il tempio ‘apresso il Monte Calvario’ è la Salita al Calvario; il ‘tempio del monte Tabor’ è la cappella della Trasfigurazione. P. Galloni, 1914, pp. 189-196. 48 ASVar, AdA, S.I, Disegni, dd. 106 I, 107 I, 108 I, 109 I; L. Fecchio, 2018b. 47


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Il 4 gennaio 1574 il notaio Gerolamo Ranzio roga un atto che libera Giacomo d’Adda dagli obblighi testamentari del 1572, dal momento che a partire dal 1° dicembre egli ha donato alla Fabbrica un totale di Lire 5458 e soldi 27 Imperiali49. Le donazioni documentate sono senza dubbio molto inferiori a quelle elargite e ammontano a un totale a Lire 7475 e soldi 4 Imperiali50, a cui vanno aggiunti 500 scudi d’oro (L 3834 Imp.) consegnati dal figlio Giovanni Antonio per l’affresco della cappella di Adamo ed Eva51. A questo importo bisogna sommare anche le spese per la Porta Maggiore, la costruzione e l’allestimento di Adamo ed Eva e i costi per la realizzazione del Libro dei Misteri, che probabilmente non erano inferiori ai 50 scudi d’oro e 100 ducati (circa L 801 Imp) elargiti a Galeazzo Alessi dalla Fabbrica di Santa Maria presso San Celso per “li desegni et modelli de la fazata de la giesa”52. Come si è visto, la somma di Lire 11 309 e soldi 4 Imperiali corrisponde pressappoco a quella raccolta dalla Fabbrica con le elemosine e i canoni di locazione in almeno 5-6 anni e coincide con la spesa per la costruzione e l’allestimento interno di almeno quattro cappelle di medie dimensioni. La posizione di Giacomo d’Adda: i Minori di Sant’Angelo e Carlo Borromeo La posizione che Giacomo d’Adda riveste all’interno della Fabbrica è d’eccezione e non dipende soltanto dall’entità delle sue donazioni. Il 10 dicembre 1566 Giacomo d’Adda invia da Milano una lettera ai fabbricieri per congratularsi della loro recente elezione. Egli consiglia alla Fabbrica come proseguire i lavori sul Monte, investire le elemosine, pagare le maestranze e li informa che, nel futuro, non mancherà di esser loro coiutore53. Egli si tiene in corrispondenza con un agente a Varallo che lo aggiorna sul proseguimento dei lavori e, tramite la sua persona, i fabbricieri chiedono conferma delle loro decisioni54. In un Memoriale del 1572 si annota che i “denari si habbino da spendere in beneficio dilla fabbrica di esso monte si come ordinerà esso S. Giacomo. […] delle altre elemosine che sono fatte per l’avenire al d. Sacro Monte siano spese secondo l’ordine del sud.

ASVar, Notarile, Val, Ran, m. 10272, f. 331 (1r-4r). Il documento è segnalato in: P. Galloni, 1914, p.175; P.G. Longo, 1987, p. 53. 1570: donazione di Lire 700 Imperiali per la cappella della Tentazione. Inventario 1614, 20r, 3. 30 marzo 1573: invio di 10 scudi d’oro (corrispondenti a Lire 59 e soldi 6 Imperiali) allo scultore Francesco Borella per i suoi lavori sul Monte. ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. 1573, Quietanza di Francesco di Perego […]. Entro il 1574: consegna di Lire 910 e soldi 34 tramite Alessio Morondo suo agente. ASVar, Notarile, Val, Ran, m. 10272, f. 338r; 8 novembre 1577: consegna di altre Lire 200. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, f. 354; 1 gennaio 1578: Lire 153 e soldi 10. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, f. 312. Inventario 1614, 21r, 12. 51 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9461, ff. 65-67. I lavori per l’affresco della cappella di Adamo ed Eva non sono tuttavia ultimati per la morte di uno dei due artisti. L’altro pittore negli anni successivi è costretto a rimborsare parte del pagamento già effettuato: ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9461, ff. 11-12. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, ff. 290-291. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, f. 283. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, f. 149. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9463, f. 336. 52 C. Baroni, 1940, p. 263. 53 “Il parer mio saria che si atendesse a spender lij denary In cosa che havesino dil perpetuo, fatto cum il parer, et, disegno dij persone perite”. “Circha a messero Marcantonio vi serà pagato da la Signora Dorotea […] qual recevarete con darlj a deto maestro acijò si posa sustentar fin tanto che li pagharete quello resta habere acijò posa finire quelle prede de la lanterna de la g[i]exa de Adam et Eva, et, poij comenzar quella de lasens[i]a, con lij danarij che venirano de la elemosina, et da Roma”. ASVar, Ada, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. 54 Si fa riferimento a una lettera, ora dispersa, trascritta in: P. Galloni, 1914, pp. 184-185. 49 50

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pagine precedenti Cappella della Crocifissione (38) Sacro Monte di Varallo. Pittura murale e sculture in terracotta policroma di Gaudenzio Ferrari, 1519-23 ca.

Libro [dei Misteri]”55. Per quasi vent’anni, in clima di piena Riforma cattolica, Giacomo d’Adda ordina alla Fabbrica come investire non soltanto le proprie donazioni, ma anche le elemosine raccolte. Anche se si può ipotizzare che Giacomo d’Adda intervenga in Valsesia con l’appoggio del governo milanese, è impossibile che egli possa esercitare un tale potere decisionale senza l’approvazione dell’arcidiocesi e dell’Ordine dei Minori. Questo aspetto non è mai stato preso in considerazione dalla storiografia sul Sacro Monte, che, invece, ha ipotizzato che Carlo Borromeo e il ministro dei Minori, come longa manus dell’arcivescovo, abbiano osteggiato il mecenatismo di Giacomo d’Adda, ostacolando la realizzazione del suo progetto. Secondo Stefania Stefani, l’“estetizzante sogno architettonico del Libro dei Misteri” sarebbe stato “scartato” dal presule milanese per l’eccessiva ricchezza decorativa, i “preziosismi” e la “subordinazione […] dei contenuti alla forma architettonica”56. La lettura di Stefania Stefani, esposta nell’introduzione alla ristampa anastatica del Libro dei Misteri da lei curata, ha condizionato tutti gli studi successivi57, alterando la percezione non soltanto del contesto amministrativo, ma anche delle opere realizzate negli anni del cantiere alessiano. Il quadro descritto da Stefania Stefani non trova riscontro diretto né nelle fonti documentarie, né nelle evidenze materiali degli edifici, ma risente, invece, dei tagli interpretativi della storiografia a lei contemporanea, in particolar modo, degli studi di Anthony Blunt58, Manfredo Tafuri e Eugenio Battisti59. Stefania Stefani, infatti, vede nella tormentata vicenda del Sacro Monte un risultato concreto degli scontri teorici tra ‘Manierismo’ e ‘normatività tridentina’: il Libro dei Misteri, con il suo “manierismo bizzarro”, è visto in opposizione all’“impegnata” e “austera” “riforma di Carlo Borromeo”60, cui è destinato, inevitabilmente, a soccombere. Tuttavia molti dei presupposti alla base degli studi di Stefania Stefani devono essere rivalutati alla luce delle recenti acquisizioni della storiografia artistica e architettonica61. In particolare è necessario riflettere sulla validità del concetto di ‘austerità’ e ‘pauperismo’ architettonico62 patrocinato da Carlo Borromeo nell’arcidiocesi milanese, che, secondo Stefania P. Galloni, 1914, pp. 189-196. S. Stefani Perrone, 1974, pp. 37, 41, 47. 57 Si veda: G. Gentile, 1984; G. Gentile, 1985; P.G. Longo, 1985; P.G. Longo, P. Mazzone, 2008. 58   A. Blunt, 1940, pp. 103-136. La prima traduzione italiana del libro di Anthony Blunt è pubblicata nel 1966: A. Blunt, 1966. Anche la Nota critica di Paola Barocchi alle Istruzioni di Carlo Borromeo risente fortemente degli studi di Blunt: P. Barocchi 1962, pp. 383-402. 59   Si vedano gli atti del convegno su L’architettura del Manierismo e il Veneto, pubblicati su: «Bollettino del CISA Andrea Palladio», IX, 1967, pp. 187-413; in particolare: E. Battisti, 1967; M. Tafuri, 1967. Si veda anche: M. Tafuri, 1966. 60 S. Stefani Perrone, 1974; S. Stefani Perrone, 1975. Una lettura simile, si può leggere in nuce già in: M. L. Gatti Perer, 1964 c. 61 Si veda il fondamentale studio di Aurora Scotti (A. Scotti, 1972) e i più recenti interventi di Stefano della Torre e Richard Schofield: S. Della Torre, 1997a; R. Schofield 2002; F. Repishti, R. Schofield 2004. 62 Sebbene il temine ‘pauperismo’ non sia mai utilizzato da Stefania Stefani, le sue parole riflettono quelle di Maria Luisa Gatti Perer in un saggio pubblicato nel 1964: “Perché in tal modo l’umiltà, da condizione interiore dell’animo umano, diventa concreta espressione anche dell’opera d’arte. Di qui il passaggio alla semplicità e quindi all’essenzialità è molto breve”. M.L. Gatti Perer 1964 d, p. 122. Il concetto è ampliato negli anni successivi da Sandro Benedetti, che introduce il termine ‘pauperismo’ in relazione all’opera pastorale di Borromeo: S. Benedetti, 1984. Benedetti conferisce alle Istruzioni e alle riflessioni di Carlo Borromeo su “praticità e normatività razionale” un ruolo nodale nella definizione dell’architettura della Chiesa Tridentina; tali considerazioni secondo Benedetti sarebbero state alla base del ‘pauperismo’ promosso dai Gesuiti. Si veda a questo proposito anche: G. Sale, 2001. 55 56


Fig. 24 Bernardino Caimi e Candido Ranzio sostengono un modello del Sacro Monte Giovanni Antonio Bianchi (incisore). Franciscanae Reformatae Religionis Insignia In Sacro Varalli Monte. Acquaforte, Seconda metà del XVII secolo, ASVar, ASM, m. 3, Regolamenti e statuti (Atto di donazione del Sacro Monte, fascicolo a stampa).

Stefani, sarebbe stato una delle cause dell’abbandono del progetto alessiano già a partire dal 1570. Come ha notato Richard Schofield, l’idea che Carlo Borromeo promuovesse una architettura ‘povera’ ha origine non tanto negli edifici costruiti sotto il suo patrocinio, quanto, invece, negli scritti agiografici prodotti pochi anni dopo la sua morte. Ne sono una prova il Collegio Borromeo, l’Arcivescovado, la Canonica degli Ordinari e il San Fedele e l’evidente imbarazzo mostrato da suoi biografi nel descrivere il loro ‘splendore’ e ‘magnificenza’63. In effetti i concetti di ‘pauperismo’ e ‘austerità’ si sono rivelati impropri per descrivere i fenomeni artistici e architettonici della seconda metà del Cinquecento64 e gli edifici milanesi promossi da Carlo Borromeo riflettono la sua cultura di stampo accademico e un gusto artistico e architettonico di cui il Libro dei Misteri è pervaso: un gusto estremamente vicino a quello dallo zio Giovanni Antonio Medici, Pio IV65, che intorno al 1563 commissiona ad Alessi stesso la sua residenza milanese. Per questo motivo è difficile immaginare come Carlo Borromeo si sia potuto opporre al grandioso progetto di Giacomo d’Adda, a cui peraltro era legato da lontani legami di parentela66. Inoltre le testimonianze relative alle sue visite al Sacro Monte non lasciano trasparire alcuna ostilità   G.B. Possevino, 1591; C. Bascapè, 1592; G.P. Giussano, 1610; C Marcora, 1986; A. Rimoldi, 1986. È celebre il caso della Canonica, esposto da Schofield in: F. Repishti, R. Schofield, 2004, pp. 184-204. 64   R. Schofield, 2002. 65 F. Repishti, 2000. A questo proposito, Carlo Borromeo ha parte attiva anche alla costruzione del monumento di Giangiacomo Medici al Duomo di Milano, progettata da Leoni Leoni e commissionata da Pio IV: F. Repishti, 2010. Si veda anche: F. Repishti, 2006; M. Pavesi, 2010. 66   Dorotea Ferrero, suocera di Giacomo, è cugina di Besso Ferrero Fieschi (a sua volta cugino di Carlo Borromeo). La famiglia Borromeo per tutto il XVI secolo è impegnata in affari commerciali, finanziari e mercantili molto vicini a quelli dei d’Adda, come ha notato Kellenbenz. H. Kellenbenz, 1986; G. De Luca, 1996; G. Dell'Oro, 2001. Durante la sua ultima visita al Sacro Monte nel 1584 Carlo Borromeo trascorre una notte a Palazzo d’Adda-Scarognini, sintomo degli stretti rapporti con la famiglia d’Adda. A.L. Stoppa 1985, pp. 68-69. 63


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Fig. 25 Collaboratore di Galeazzo Alessi, Progetto per la Cappella della Fuga in Egitto. Copia dal Libro dei Misteri (LM, f. 33). Matita nera, penna, inchiostro bruno su carta vegata, 1565-1572 ca., ASVar, AdA, S.I, Disegni, d.74.

nei confronti della vicinanza e, quindi, del Libro dei Misteri. Nel 1568 egli infatti interviene a Varallo per risolvere questioni amministrative, investito dal papa della carica di Cardinale Protettore dei Minori67. Con questa autorità egli visita il Monte quattro volte e non ci sono indizi che egli abbia avuto parte attiva nelle decisioni del cantiere almeno fino al 1584, poche settimane prima del suo decesso68. È importante osservare che, nonostante il suo ruolo, egli si schieri in maniera costante a favore della vicinanza, condannando in ogni occasione il comportamento dei frati. Le decisioni di Carlo Borromeo in queste occasioni sono da interpretare come decise prese di posizione, visto il ruolo cruciale che la gestione delle donazioni e delle elemosine riveste nel cantiere. In questo contesto, appoggiare la vicinanza nelle controversie di carattere economico è senza dubbio un implicito assenso al Libro dei Misteri e all’operato della Fabbrica. Dalle fonti a disposizione si può notare inoltre che gli scontri tra vicinanza e i Minori di Sant’Angelo, casa madre della provincia milanese, prendono vita soltanto a partire dal 1581, un anno dopo la morte di Giacomo d’Adda69. Prima di questa data i rapporti con l’Ordine sono gestiti proprio da Giacomo, che in diverse occasioni compare in documenti che coinvolgono anche il ministro dei Minori di Sant’Angelo. Come intermediario tra Fabbrica e Ordine, è Giacomo stesso a cercare l’approvazione del ministro per la riuscita dei suoi progetti70: il ministro infatti è l’unica figura in ASVar, ASM, m. 8. P.G. Longo, 1985, pp.48-50 Borromeo visita il Monte nel 1568, 1570, 1578 e 1584. A.L. Stoppa, 1985; P.G. Longo, 1985. 69 Si veda: P.G. Longo, 1985, pp. 60, 121-123. G. Gentile, 1984, p. 85. Gli scontri cominciano con i decreti del 1581, quando il ministro Claudio Medulla decide di rompere i patti del 1578, di cui più avanti. Constitutiones et decreta 1582, cap. 7, ff. 11v-13r. 70 Questo aspetto emerge, ad esempio, nelle parole usate dal ministro in una lettera inviata ai fabbricieri nel 1573: “Essendo stato a ragionamento con il sig. Giacomo d’Adda […], havemo trovato che non se li può far cosa che stia bene per molte cause” (P. 67 68


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grado di imporre con pieni poteri le decisioni di cantiere ai frati di Santa Maria delle Grazie71. Il suo appoggio a vicinanza e Fabbrica, grazie all’abilità diplomatica di Giacomo d’Adda, non manca almeno fino al 1578 e non si può escludere che l’Ordine sia stato coinvolto sin dalle primissime fasi del cantiere alessiano, forse anche nella redazione del Libro dei Misteri. Il piano iconografico ideato per il Libro, che sarà adottato dalla Fabbrica senza alcuna modifica sostanziale nei secoli a venire, non può prescindere dalla consulenza di esperti in materia teologica. È assai improbabile, infatti, che un architetto di secondo Cinquecento, per quanto colto e “di estrazione patrizia” come Galeazzo Alessi72, possedesse le conoscenze e la posizione sociale per imporre il piano iconografico di uno dei santuari più importanti del Nord Italia. Usando le parole di Alessi stesso in una lettera indirizzata al cantiere di Santa Maria di Carignano a Genova, egli non avrebbe mai potuto occuparsi di “cos[e] [che] non […] depend[ono] da l’Architetto né da regula d’Architettura”, e, per decisioni che non “appart[engono] alla comodità et all’uso”, sarebbe stato tenuto a “rimettersi” al parere di “codesti sacerdoti”73. Infatti, anche se nel Proemio del Libro dei Misteri Alessi parla in prima persona, come se fosse l’unico responsabile del progetto74, l’anonimo autore della guida del 1578 afferma che “il novo disegno [il Libro dei Misteri] è stato fatto da Architetti Eccellentissimi, & visto, e approbato da molti gentiluomini & persone inteligentissime”75. Non è difficile immaginare che all’interno del gruppo di “molti gentiluomini & persone inteligentissime” ci fossero proprio dei membri dell’Ordine, incaricati non soltanto di “approbare”, ma anche di dirigere e indirizzare la redazione del progetto. Ne sono testimonianza alcuni riferimenti, nei progetti del Libro dei Misteri, ai monumenti di Terra Santa, la cui conoscenza, per tutta l’età moderna, è esclusivo appannaggio dei Minori76.

Galloni, 1914, pp. 49-50); in una lettera inviata nel 1576 dal ministro a Fabbrica e frati, in cui il progetto del Libro dei Misteri è confermato senza alcuna modifica, si raccomanda che “Le suddette cose, così per mezo dell’Illustre Signor Jacomo d’Ada, come de’ signori fabricieri ordinari di detto monte si facciano”. ASVar, ASM, m. 66, f. 1576, Consenso di frate Alessio, Guardiano del Sacro Monte […]. 71 È evidente che il suo intervento nelle questioni relative alla Fabbrica non limiti l’autonomia del committente, come è stato suggerito da Stefania Stefani, ma ne rafforzi invece l’autorità: S. Stefani Perrone, 1975, p. 510. 72 C. Conforti, 2013, p. 22. Sulla posizione sociale di Alessi, si vedano, ad esempio, le vicende del palazzo di Pio IV Medici a Milano: F. Repishti, 2000, p. 78; ma anche i pareri sul palazzo a Brescia e la facciata del Gesù in: Galeazzo Alessi, 1974, pp. 165166; H. Burns, 1974. 73 S. Varni, 1877, pp. 56. 74 “IO NON Posso ne devo in alcun modo si come non devono coloro che dalla ragione son governati, mancare a quelle cose, che co’l proprio honore portano insieme il beneficio del prossimo; è perciò essendo stato ricercato da V.S. di descrivere, e disegnare tutti gli edifitij […] nel monte di Varallo […] non ho voluto, ne potuto ricusare una si degna impresa”. LM, 3-7v. 75 Descrittione del Sacro Monte, 1578, 3r. La guida riprende sicuramente le parole di un documento, chiamato Ordine delli Misterij, databile intorno al 1572 e conservato nell’Archivio di Stato di Varallo: “Ordine delli misterij, quali sono sopra il santo monte dove è il santo Sepolcro di Varallo in Valsesia; de un dissegno fatto per il signor Galeazzo Alessio, Perugino Architetto Eccellentissimo e diligentemente stato visto e approbato dal signor Alessandro Caimo gentiluomo Milanese et da molte altre pesone inteligentissime”. ASVar, ASM, m. 2, f. Ordine delli Misteri. ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Ordine delli Misteri. 76 Ad esempio, l’impianto della cappella dell’Ascensione (LM, ff. 298-306) è ispirato all’Imbomon costantiniano, le cui rovine sono descritte nei resoconti di viaggio dei pellegrini. K. Blair Moore, 2017, pp. 39-52; 119-168.

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Mentre sul Monte gli scontri tra frati e vicinanza continuano senza interruzioni, tra 1560 e 1578 il cantiere prende vita. Intorno al 1563-64 iniziano i lavori per la Porta Maggiore (Fig. 22) e, quando la Fabbrica è in procinto di ultimare la Porta, nel 1565 intraprende la costruzione della cappella di Adamo ed Eva (Figg. 29, 37, 38), la cui struttura muraria è portata a termine nei primi mesi del 15671. Entrambi gli edifici sono sovvenzionati da Giacomo d’Adda e rivestono un ruolo di grande importanza nel progetto alessiano. Se l’iscrizione della Porta Maggiore chiarisce l’intento generale del Libro dei Misteri, ovvero quello di trasformare il Sacro Monte nella Nova Hyerusalem, in cui sono narrate le scene della vita di Cristo2, la cappella di Adamo ed Eva è la prima tappa del nuovo percorso e la chiave di lettura del piano iconografico. Il Sacro Monte, infatti, è concepito come un percorso di pedagogia spirituale, in cui è narrata la storia dell’umanità dalla sua creazione al Giudizio Universale e nella cappella di Adamo ed Eva è esposto il principio di causalità che lega il Peccato Originale alla venuta di Cristo e alla fine dei tempi3. Intorno al 1565 Galeazzo Alessi ha già fornito un disegno generale per il rinnovamento del Monte, anche se il Libro dei Misteri non è ancora stato realizzato4. Il volume, infatti, è redatto in questi anni a Milano da un gruppo di almeno quattro o cinque disegnatori, architetti, ingegneri e pittori ed è portato a termine solo tra la fine del 1571 e l’inizio del 1572, a tre anni di distanza dalla partenza

1 Nella Descrittione del 1566 la Porta risulta ultimata, mentre la cappella di Adamo ed Eva è vicina alla conclusione; tuttavia la stampa di introduzione, databile al 1564-65, mostra una situazione precedente, per cui la Porta Maggiore è completata, mentre i lavori per la cappella di Adamo ed Eva non sono ancora stati avviati (Descrittione del Sacro Monte, 1566) (Fig. 27). I lavori per la cappella di Adamo ed Eva cominciano nella primavera del 1566 e la costruzione della struttura muraria si conclude nei primi mesi del 1567. Infatti, in una lettera inviata da Milano il 10 dicembre 1566 ai fabbricieri, Giacomo d’Adda assicura che il magistro Marcantonio sarà pagato da Dorotea Scarognini (sua suocera) L 6 Imp per “sustentar” durante la realizzazione delle “prede della lanterna” della cappella di Adamo ed Eva, in attesa del pagamento definitivo che la Fabbrica effettuerà entro il 25 dicembre 1566. G. Algeri, 1978/1979, p. 111, n. 4; ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. 2 La Porta reca l’iscrizione: “Haec nova Hyerusalem, vitam summosque labores / atq(ue) Redemptoris singula gesta Refert”, ovvero: “Questa Nuova Gerusalemme narra la vita e le ultime azioni e, ad una ad una, le gesta del Redentore” (traduzione dell’Autore). 3 “Et questo è figurato per il Paradiso terrestre, nel quale i nostri primi Parenti, comessero il peccato, che fu la causa dell’Incarnatione, Passione, e Morte, di Giesu Christo nostro Redentore” Descrittione del Sacro Monte, 1578; P.G. Longo, 1985, pp. 50-53; C. Gottler, 2013; R. Gill, 2013, pp. 100-101. 4 Come si è visto, nel momento in cui iniziano i lavori per la cappella di Adamo ed Eva è ben chiaro il nuovo piano iconografico. Nella lettera di Giacomo d’Adda si parla di altre cappelle del Libro dei Misteri, segno che il progetto generale è già stato stabilito. ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda.

pagina a fronte Fig. 26 Cappella del Battesimo, Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita intorno al 1572-78 su progetto di collaboratori di Galeazzo Alessi.


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Fig. 27 Veduta del Sacro Monte di Varallo (particolare). Autore ignoto, Ritratto del Monte di Varallo. Xilografia, 1566, da: Descrittione del Sacro Monte, 1566 (conservata in unica copia presso: BCV, Fondo “Avvocato Alberto Durio”).

di Galeazzo Alessi per Perugia (1569)5. Dal 1565 il gruppo di lavoro cresciuto intorno alla figura dell’Alessi6 invia da Milano alla Fabbrica copie dei disegni del Libro destinate al cantiere7, gestito a Varallo da ingegneri milanesi che controllano il lavoro delle maestranze locali8 (Fig. 25). 5 La storiografia ha sempre considerato, per il Libro dei Misteri, un diverso arco cronologico: 1565-1569. Tuttavia il Libro è citato per la prima volta nel terzo testamento di Giacomo d’Adda (22/4/1572), mentre nel secondo (22/11/1571) non compare ancora tra gli oggetti di sua proprietà. P. Galloni, 1914, pp. 170-171; ASMI, Notarile, Bartolomeo Cerri, 11699, 7/3/1567; ASMI, Notarile, Bernardino Podio, 13794, 22/11/1571, 22/04/1572. 6 In un recente saggio Rebecca Gill attribuisce interamente alla mano di Alessi i corpora del Libro dei Misteri e di Santa Maria presso San Celso. R. Gill, 2016, pp. 181-189. L’attribuzione è poco convincente, anche solo per la datazione del volume, che non considera l’arco cronologico 1569-72, anni cruciali per la redazione del Libro, portato a termine senza la supervisione del maestro perugino. Non si può escludere un consistente apporto progettuale dei collaboratori di Alessi. Inoltre, si possono riconoscere senza dubbio almeno quattro o cinque mani diverse nel Libro; la qualità grafica dei disegni non è costante e la rappresentazione delle scene interne può essere ricondotta a pittori e non ad architetti. 7 Nell’Archivio d’Adda presso l’Archivio di Stato di Varallo sono conservati molti di questi disegni: si tratta di copie del Libro dei Misteri, arricchite da annotazioni di carattere tecnico e sagome di modanature in scala 1:1. ASVar, AdA, S.I, Disegni, dd. 59-99, 106 I-109 I. I documenti sono stati pubblicati in: S. Stefani Perrone, 1974; S. Stefani Perrone, 1975. 8 Come attestato nei Pacta et conventiones redatti negli anni successivi. Antonio, Marco e Giovanni Ardizzone, magistri cementari di Campertogno (21/3/1576): ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, f. 426; Inventario 1614, 20v, 8. Enrico, Giovanni, Giacomo e fratelli d’Enrico del Riale di Alagna (14/6/1586): ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9463, ff. 200-203; Inventario 1614, 22v-23r, 33. Milano Agnete di Grampa di Campertogno (7/3/1589): ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9466, ff. 396-397; Inventario 1614, 23v24r, 43. Giacomo Igonetto di Alagna (23/8/1589): ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9466, ff. 177-178; Inventario 1614, 24v, 49. Tuttavia documenti riferibili a questo arco cronologico attestano la presenza di diverse figure professionali di provenienza milanese: ingegnere Giovanni Ambrosio (individuato da Bonavita in Giovanni Ambrogio Alciati), “ms. Alesio”, Ing. Giovanni Chiarino e


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Nell’area bassa (settentrionale) del Monte, dove la costruzione dei nuovi edifici non comporta l’abbattimento delle cappelle esistenti, comincia a prendere forma il progetto di Alessi . Entro il 1572 9

la Fabbrica inizia la costruzione della cappella del Paralitico (Figg. 34-43), della Trasfigurazione sul Monte Tabor e dell’Ascensione10. Nel frattempo si decide di collocare dei piccoli pilastri nei siti destinati ad ospitare i nuovi misterii. Questi pilastri in muratura sono realizzati “a modo di una cappelletta nella quale sia una incassatura dove se gli possa per ciaschuno pingere il suo misterio che habbi da stare sino a tanto si finiranno dette Capelle”11. Molte scene, come si è visto, erano disposte sul Monte secondo la topografia dei Luoghi Sacri e non la sequenza cronologica della narrazione evangelica. Per questo motivo, al fine di ricomporre il corretto ordine, il gruppo scultoreo della Madonna e del Bambino viene trasferito nell’attuale cappella del Secondo Sogno di Giuseppe12 Magistro Marcantonio. P. Galloni, 1914, pp. 189-196, 184-185; ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda; ASVar, AdA, S.I, Disegni, d. 74; A. Bonavita, 2014. 9 Sulla conformazione del Monte nella prima metà del Cinquecento si veda: L. Fecchio, 2018 a. 10 ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Chiese e cappelle, f. I d’Adda Fabbricieri, f. 1566, lettera di Giacomo d’Adda. 11 P. Galloni, 1914, pp. 189-196. 12 Il gruppo scultoreo è descritto nella guida del 1566: Descrittione del Sacro Monte, 1566, v. 8. Si veda anche il Memoriale del 1572: “Nella Capella di S. Ioseph si avrà da fenir et fare le due figure di rilevo et reportarli la Madonna qual è nella Capella di Loreto”. P. Galloni, 1914, pp. 189-196.

Fig. 28 Veduta del Sacro Monte di Varallo. Autore ignoto, Senza titolo (particolare). Xilografia, 1591, da: Descrittione del Sacro Monte, 1591, 5v, (conservata in unica copia presso: Biblioteca Queriniana, Brescia).

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e nella Santa Casa di Loreto si colloca la scena dell’Annunciazione, che si trovava nella cappella riconvertita in quegli anni alla Visitazione13 (Tav. 3). Nella parte meridionale del Monte, invece, i lavori tardano a iniziare: qui, infatti, è situato il nucleo quattrocentesco della Hierusalem di Bernardino Caimi, in cui si concentra l’attività religiosa dei frati di Santa Maria delle Grazie14 (Tav. 2). Per quest’area il Libro dei Misteri prevede la costruzione della piazza ottagonale del Tempio di Salomone, la cui realizzazione cancellerebbe i monumenti identitari dei Minori15 (Fig. 50, Tav. 4). Nonostante Giacomo d’Adda conceda alla Fabbrica una notevole somma per costruire un ottavo del portico (utilizzata dalla Fabbrica per “cavare” le colonne, già sul sito prima del 157216), gli scontri con i frati impediscono la sua realizzazione. Per smuovere la situazione e appianare le liti, Giacomo tra 1572 e 1573 concorda con il ministro dei Minori la costruzione di una nuova chiesa, mai realizzata: un gruppo di disegni conservati all’Archivio d’Adda ne documenta il progetto17 (Figg. 47, 48). L’intervento avrebbe dovuto dotare i frati di una nuova sede sul Monte e rappresenta non soltanto una mediazione tra gli interessi dei frati e della Fabbrica, ma costituisce anche un’importante integrazione al Libro dei Misteri, che, per l’area alta, non fornisce una soluzione chiara e definitiva18. In questi anni la Fabbrica intuisce che nell’area compresa tra la quattrocentesca Chiesa Nera (Fig. 9) e il cosiddetto Monte Tabor19 non è possibile, per carenza di spazio, costruire i quattro edifici della Tentazione, della Samaritana, del Paralitico e del Figlio della Vedova di Naim, come previsto nel progetto alessiano20 (Fig. 12). Per lasciare maggior respiro tra le cappelle si decide

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di non costruire la Tentazione, ma di collocare questo mistero all’interno della Chiesa Nera. La scelta porta la Fabbrica a realizzare, entro il 1578, una piccola cappella estranea al Libro dei Misteri per ospitare la scena del Battesimo, lungo la strada che collega la Chiesa Nera al complesso gaudenziano di Betlemme21 (Fig. 26). Nonostante i contrasti con i frati e le modifiche al proIn una lettera inviata dal Sacro Monte il 19 ottobre 1572 si informa Giacomo d’Adda che il trasferimento di un gruppo di “figure” fatte inviare da Milano è andato a buon fine e “senza machula alchuna”. Vengono riferite le difficoltà incorse nello spostamento dei gruppi scultorei dell’Annunciazione e della Visitazione. Il mittente consiglia di cominciare a costruire, prima del trasferimento delle statue, il “telaro et la invedriata” e “lastrego” (il pavimento) della Santa Casa, per evitare che si possano “guastare”. La lettera, pubblicata da Galloni, è andata dispersa. P. Galloni, 1914, pp. 184-185; C. Debiaggi, 2016, pp. 33-39. 14 L. Fecchio, 2018a. 15 Si veda il capitolo L’area alta nel Libro dei Misteri e la sfiducia nel ‘nuovo miglior ordine’, pp. 77-80, in questo stesso volume. 16   Come testimonia la didascalia al foglio 119 del Libro dei Misteri: “Il Piedestallo della colonna segnata. D. Il quale anderà della gra[n]dezza che conviene alle colonne che sonno già cavate che per esser in certo come possano riuscire no mi eparso di terminar la sua grandezza ne meno del Zocco acciò si possi tener alto o basso secondo farà bisogno per arrivare alla altezza dello architrave segnato. B.”. LM, f. 119. 17 ASVar, AdA, Serie I, Disegni, 106-109. 18 Si veda: L. Fecchio, 2018b. 19 Con Monte Tabor si intende l’altura che si trova a Nord di Casa Parella. Essa, nel disegno di Bernardino Caimi, rappresentava il Monte Oliveto e qui erano situate l’antica cappella dell’Ascensione e l’Orazione del Pater. L. Fecchio, 2018a. La Chiesa Nera attualmente ospita la scena della Tentazione. Per la storia delle singole cappelle, quando non indicato, rimando a: C. Debiaggi, 2016. 20 Come illustrato in: LM, f. 11. 21 P. Galloni, 1914, pp. 189-196. Nel Libro dei Misteri il Battesimo è collocato all’interno della Chiesa Nera.

Fig. 31 Cappella del Figlio della Vedova di Naim (16) 1578-1583, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e i disegni in alzato del Libro dei Misteri LM, ff. 77-79.

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pagina a fronte Fig. 29 Cappella di Adamo ed Eva (1) 1566-1567, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e il disegno in alzato del Libro dei Misteri LM, f. 16. Fig. 30 Cappella della Strage degli Innocenti, ora Fuga in Egitto (10) 1572-1578, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e il disegno in alzato conservato all’Archivio d’Adda (copia di LM, f. 21) ASVar, AdA, S.I, Disegni, 70.


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Fig. 32 Cappella del Figlio della Vedova di Naim (16) 1578-1583, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e i disegni in alzato del Libro dei Misteri LM, ff. 77-79.

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getto del Libro, i lavori procedono con enfasi. Si comincia a costruire la nuova strada “la quale per se mede[si]ma guideria ogn’uno a seguire per ordine i misterij, ne i quali si dimostra la Vita di Jesu Christo N.S. dal principio sin’al fine” e “che piacevolissima riuscirà”22. Nel 1576 la Fabbrica paga dei mastri cementari per ampliare verso Nord-Est la cinta muraria che racchiude lo spazio sacro del Monte (Fig. 22) e per portare a termine i lavori del “refectorio novo” all’interno LM, f. 4. Dalle parole del Memoriale si intuisce che i lavori per le strade sono stati avviati prima del 1572: P. Galloni, 1914, pp. 189-196. Il primo contratto pervenutoci per la costruzione di strade sul Monte risale al 1589: ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9466, ff. 396-397; Inventario 1614, 23v-24r, 43.

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del monastero23 (Tav. 3). Entro il 1578 si porta a termine la struttura muraria del Paralitico, si inizia quella del Figlio della Vedova di Naim (Figg. 31, 32) e di Lazzaro (Fig. 85) e si realizzano ex novo altre due cappelle: la Strage degli Innocenti (Fig. 30) e la Samaritana24 (Fig. 33). Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 3. Contratto con i fratelli Ardizzone, p. 128. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, f. 426. I lavori terminano entro il 31 luglio 1577, quando è registrata una consegna delle elemosine all’interno della “saleta nova habitationis venerabilium fratrum Incolarum Sacri Monti”. ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9462, f. 354. Si fa riferimento all’orto annesso a Ovest e a Sud del monastero. Gli interventi sono visibili dal confronto della planimetria del Libro (LM, f. 11) e il l disegno XXXI della Raccolta B. Ferrari (BAMi, Raccolta Ferrari, cod. S. 150 Sup, XXXI). 24 Le informazioni sono tratte dall’Ordine et Sommario della guida del 1578, in cui è illustrata la sequenza di cappelle previste nel 23

Fig. 33 Cappella della Samaritana (14) 1572-1578, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e i disegni in alzato del Libro dei Misteri LM, ff. 61-62.

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Fig. 34 Cappella del Paralitico (15) 1572-1578, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e il disegno in alzato del Libro dei Misteri LM, ff. 70. Fig. 35 Cappella del Paralitico (15) 1572-1578, Sacro Monte di Varallo. Confronto tra il rilievo fotogrammetrico e il disegno di dettaglio del portale, conservato all’Archivio d’Adda ASVar, AdA, S.I, Disegni, 21. pagina a fronte Fig. 36 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per la cappella del Paralitico, sezione. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso su carta, 1565-1572, LM, f. 72.

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Come si è visto nel paragrafo precedente, la storiografia ha ipotizzato che la partenza di Galeazzo Alessi da Milano e l’intromissione di Carlo Borromeo nelle decisioni della Fabbrica abbiano portato a un improvviso abbandono del Libro dei Misteri. Gli unici risultati concreti del progetto sarebbero stati la Porta Maggiore, la cappella di Adamo ed Eva e il nuovo piano iconografico, adottato dalla Fabbrica nei due secoli successivi. Del Libro dei Misteri sarebbe rimasta, dopo il 1569, soltanto l’idea di realizzare il tortuoso tracciato viario nell’area bassa e alcune vaghe suggestioni, 0

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riscontrabili in modanature, porte e dettagli architettonici. Quindi le maestranze locali avrebbero attinto senza grande consapevolezza al volume commissionato da Giacomo d’Adda, utilizzandolo alla stregua di un catalogo di soluzioni formali25. Tuttavia la documentazione d’archivio, le guide destinate ai pellegrini e le evidenze materiali degli edifici costruiti in questi anni tratteggiano una realtà assai diversa. Il Libro dei Misteri, infatti, è citaLibro dei Misteri, ed è presentato un preciso resoconto dello stato di avanzamento dei lavori. Per ogni singola cappella si segnala se essa è in corso d’opera, è ultimata, non è ancora iniziata e ospita gruppi scultorei. In tutte le guide successive l’Ordine et Sommario è aggiornato per mostrare i cambiamenti avvenuti sul Monte. Descrittione del Sacro Monte, 1578, 3v-4v: “Et acciò che più chiaramente si possa intendere, & sapere tutti gli edificij, che vi sono fatti, che si fanno in presente, & che si havranno con l’aiuto del Sig. prima, e poi dell’elemosine delle pie e divote persone, a fare per l’avenire si è posto qua il seguente sommario, & ordine”. 25 Questa idea, ribadita in tutti gli studi che trattano il Libro dei Misteri, è illustrata con chiarezza nell’introduzione di: S. Stefani Perrone, 1995, pp. 26-28. Si veda: P. Galloni, 1914; A. Cavallari-Murat, 1966; S. Stefani Perrone, 1974; S. Stefani Perrone, 1975; G. Gentile, 1984; P.G. Longo, 1985. Balestreri, Scotti e Gill non si sono espresse sull’argomento: I. Balestreri, 2012; A. Scotti, 2012a; I. Balestreri, 2013; R. Gill, 2013; R. Gill, 2016. Fanno eccezione gli interventi di Debiaggi sul Bollettino del Sacro Monte che, nonostante le imprecisioni e l’assenza di un confronto con i disegni basato sul rilievo diretto, intuisce, per alcune di queste cappelle, la diretta derivazione dal Libro dei Misteri: C. Debiaggi, 2016.




Fig. 38 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per la cappella di Adamo ed Eva, sezione. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso, acquarello bruno su carta, 1565, LM, f. 17.

pagina a fronte Fig. 37 Cappella di Adamo ed Eva (1) Sacro Monte di Varallo. Pittura murale di Giovanni Francesco Burlazzi, 1885-1886, Sculture in terracotta policroma di Jan de Wespin, detto il Tabacchetti e di Michele Prestinari, 1594-1598.



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to con regolarità nelle fonti almeno fino al 1580 e, in maniera implicita, nelle guide stampate dal 1566 al 1583 , a ben quattordici anni di distanza dalla partenza di Alessi da Milano . 26

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Anche se le numerose stratificazioni dei secoli successivi hanno in parte nascosto l’originaria conformazione delle cappelle, il confronto dei disegni di progetto con gli edifici esistenti mostra che la Fabbrica non si allontana affatto dal Libro dei Misteri almeno fino alla morte di Giacomo d’Adda. Tra 1566 e 1584 ben sette edifici, oltre alla Porta Maggiore e alla cappella di Adamo ed Eva, sono costruiti, o iniziati, seguendo le indicazioni del Libro: la Strage degli Innocenti (ora Fuga in Egitto), la Samaritana, il Paralitico, il Figlio della Vedova di Naim, la Trasfigurazione, Lazzaro Resuscitato e l’Ascensione (distrutta) (Tav. 3). Non è possibile, in questa sede, entrare nel dettaglio di tutte queste costruzioni, che meriterebbero approfondite analisi delle murature e delle stratificazioni. Tuttavia è utile, ai fini di questo libro, presentare almeno un caso di studio, la cappella del Paralitico Risanato. Per questa Alessi prevede un edificio a pianta circolare, scandito da otto lesene a fasce che si piegano in orizzontale, coronate da una cornice in pietra che introduce la copertura conica, chiusa da una massiccia lanterna ottagonale (Fig. 34). La cappella ha tre ingressi e il principale presenta un portale su cui poggia l’incorniciatura lapidea di una finestra con orecchie28. Come testimoniano le guide e i disegni dell’Ambrosiana (Fig. 51), entro il 1578 la sua struttura muraria è terminata e corrisponde, nelle misure e nella forma, al progetto del Libro dei Misteri29. L’edificio è illustrato anche nella stampa di introduzione alla guida del 1590, in cui la cappella è coronata da una lanterna che sembra rispecchiare i disegni alessiani30 (Fig. 43). Tuttavia, nei decenni successivi la Fabbrica non realizza il mistero interno (Fig. 36) e, negli anni che vanno dal 1578 al 1614, vicino a una cassetta delle elemosine è collocata una piccola immagine che rappresenta la scena sacra ancora da eseguire. Il dipinto, ora conservato alla Pinacoteca di Varallo (Fig. 41), è riprodotto nella litografia di Coriolano del 161131 (Fig. 40) ed è abbastanza fedele al progetto illustrato nel Libro dei Misteri. Anche se nel volume alessiano la realizzazione è “rime[ssa] all’intelligentia del scultore che dovrà ponerlo in opera” ed è suggerito “di far di rilevo [solo] le figure principali […] et l’altre per fuggir la spesa dipingerli alla parete de i muri”, la cappella è troppo piccola per rappresentare, in scala reale, il mistero. Per questo motivo tra 1614 e 1620 la Fabbrica decide di ampliare l’edificio: metà della cappella è abbattuta e, alla metà rimasta, si aggiunge un avancorpo rettangolare (Fig. 39). ASMi, Culto, PA, 1709, f. Varallo; ASMi, Notarile, Bernardo Podio, 13794, 22/4/1572; Codicillo: ASMi, Notarile, Clemente Arsago, 17258, 16/10/1580. Le guide attingono a piene mani dal Libro e dall’Ordine delli Misterij. 27 Ancora nella guida del 1583 si parla del libro che Giacomo d’Adda “fece designare”. Descrittione del Sacro Monte, 1583, 3v. 28 LM, ff. 69-76. 29 BAMi, Raccolta Ferrari, cod. S. 150 Sup., XXXI, XXX. 30 Descrittione del Sacro Monte 1590. 31 LM, f. 72. Si fa riferimento a un dipinto conservato alla Pinacoteca di Varallo e individuato da Paola Angeleri come opera di Aurelio Luini. P. Angeleri, 2017. La tela, in pessimo stato conservativo, presenta le stesse caratteristiche e dimensioni di un altro dipinto, che rappresenta la Cena in Emmaus. Quest’ultimo è conservato nel refettorio del monastero del Sacro Monte e in origine era collocato nella cappella della Croce del quattrocentesco complesso del Santo Sepolcro. 26

pagina a fronte Fig. 39 Cappella del Paralitico (15), Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita nel 1572-78 su progetto di Galeazzo Alessi; ampliata intorno al 1614 su progetto di Giovanni D’Enrico.

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a sinistra Fig. 40 Joachim Dieterich Coriolano (disegnatore e incisore), Miracolo del Paralitico Risanato. Litografia, 1611 da G.I. Ferrari, 1612. a destra Fig. 41 Aurelio Luini, Miracolo del Paralitico Risanato. Olio su tela, 1578-1593 ca., Varallo, Palazzo dei Musei, Pinacoteca.

pagina a fronte Fig. 42 Cappella del Paralitico (15) Sacro Monte di Varallo. Pittura murale di Cristoforo Martinolio detto il Rocca, 1621-1622. Sculture in terracotta policroma di Giovanni d’Enrico, 1615-1619.

L’abside della cappella attuale e alcune tracce delle fondazioni sul pavimento32 sono tutto ciò che rimane della cappella alessiana. È possibile verificare la corrispondenza ai disegni di progetto nelle dimensioni generali in pianta e in alzato e in alcuni elementi di dettaglio. La cornice sul retro dell’attuale cappella, infatti, coincide in buona parte con le modanature illustrate ai ff. 70-72, così come il portale in pietra, rimontato nel corso del Seicento sul fronte principale, corrisponde ai ff. 73-76. A testimoniare la prassi di cantiere del Sacro Monte, all’Archivio d’Adda si conserva una copia del disegno del portale rappresentato nel Libro dei Misteri al f. 73, inviata dal gruppo di lavoro milanese e utilizzata dalle maestranze locali in fase esecutiva33 (Fig. 35).

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L’umidità di risalita in corrispondenza delle fondazioni ha provocato il distacco parziale della pavimentazione dipinta. ADSV, AdA, S.I, Disegni, d. 79.



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il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio


i ‘capitoli’ del 1578

Mentre il ‘nuovo migliore ordine’ di Giacomo d’Adda prende forma nell’area bassa del Monte, le liti tra frati e vicinanza infuriano: i vicini raccolgono elemosine senza la presenza del guardiano e i fabbricieri lamentano il tentativo dei frati di aver parte alle elezioni dei fabbricieri e di appropriarsi delle offerte dei fedeli. La situazione sfugge di mano alla Fabbrica che è costretta, nel 1578, ad appellarsi al capitolo provinciale dei Minori per risolvere la questione. Un documento inedito conservato all’Archivio di Stato di Milano1 illustra un momento di particolare importanza nella storia del Sacro Monte. Il 26 giugno 1578 i sindaci speciali della comunità di Varallo, Cristoforo Draghetti e Francesco Gaverzia, compaiono di fronte a una congregazione rappresentata da frate Cristoforo Onofrio di Foligno, commissario apostolico, fra Claudio Medulla, ministro provinciale, fra Agostino Colonna, uno dei “Reverendi Padri diffinitori di detta Religione”, fra Giovanni Galdino, guardiano del monastero di Sant’Angelo di Milano e fra Bonaventura di Vigevano, “diffinitore ut sopra”, tutti appartenenti all’Ordine dei Minori Osservanti, “eletti a accordare queste controversie per il capitolo provinciale”. In quest’occasione “Volendo riveder’ d’ogni Disparere et da ogni lite et pro bono pacis, et facendo tra dette parti transattione et accordio Intevenendo la mutua et solenne stipulattione” è approvato un vero e proprio regolamento della Fabbrica2. Innanzitutto è indicata una nuova modalità di elezione per i fabbricieri e il tesoriere: devono essere nominati dalla vicinanza dodici “Idonei et che sappiano scrivere” e, tra questi, devono essere inclusi due procuratori del monastero. I loro nomi, scritti su dodici bollettini posti in una bussola, sono estratti da “un’infante” a gruppi di tre: i primi due nominati sono destinati a diventare fabbricieri e il terzo tesoriere. Annualmente il tesoriere e il fabbriciere più anziano sono ‘cassati’ e, sempre per sorte, sono eletti altri due tra i dodici, fino a quando “in numero sarà ridotto a tanto poco numero che non si possi gettar’ sorte” e, quindi, la comunità ripete l’operazione. La procedura è indicata con chiarezza e i provvedimenti del 1578 sono pensati per evitare ogni possibile sospetto sulla manomissione delle elemosine e sulla mancata partecipazione dei frati nelle decisioni della 1 Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 6. Capitoli milanesi, pp. 132-134. Il documento è segnalato da Pier Giorgio Longo, ma mai trascritto integralmente. ASMi, Culto, Parte Antica, 1709, f. Varallo; ASMi, Notarile, Clemente Arsago, 17251; P.G. Longo, 1985. 2 Il documento anticipa in molti punti, di quasi un decennio, la Bolla di Sisto V del 1587, che sarebbe diventata il punto di riferimento per la gestione del Monte per tutto il secolo successivo, impostando “un assetto alla Fabbrica di tipo post-tridentino”. P.G. Longo, 1985, pp. 113-115. Le copie più antiche della Bolla di Sisto V sono stampate da Pietro Ravelli nel 1610. Due di queste sono conservate all’Archivio di Stato di Varallo: ASVar, ASM, m. 3, f. Regolamenti e statuti.

pagina a fronte Fig. 43 Cappella del Paralitico. Rielaborazione grafica da: Veduta del Sacro Monte. Autore ignoto, Senza titolo Xilografia, 1591. da: Descrittione del Sacro Monte 1591, 5v.


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Fabbrica. Si decide quindi che ogni intervento sulle cappelle sia effettuato solo dopo aver avvisato il frate guardiano del Monte con un anticipo di almeno trenta giorni, così da permettergli di informare il ministro provinciale dei Minori. Il ministro invia quindi degli “eletti dal capitolo provinciale a dessignare et trattare con li fabriceri come si debbano disporre li Misterij”. Essi giungono a Varallo etiam con Architetto a dessignare et stabilire la forma, modo et ornamenti, larghezza, et longhezza delle Capelle, di maniera che in una, due, o tre volte quanto prima si stabilisca il modo et forma et struttura di tutte le capelle et si possi poi andar’ fabricando secondo la forma stabelita, senza che si dia altro aviso, et secondo il libro ch’ha fatto fabricar il Magnifico Signor Jacomo d’Adda secondo l’ordine, non trasportando alcuno misterio che prima non sia fabricato il luoco dove si ha da trasportare.

I Capitoli milanesi garantiscono ai fabbricieri completa libertà per spese e pagamenti, con l’obbligo, tuttavia, di avvisare il guardiano, incaricato di tenere il conto delle spese “a partita per partita”. I fabbricieri hanno il dovere di annotare le spese sul libro dei conti e consegnarne una copia al guardiano. È data inoltre disposizione di redigere un inventario dei paramenti e ornamenti dell’altare e dei beni posseduti nella sagrestia, di modo che, nel caso manchino nel “Monastero da Basso” (ovvero il monastero di Santa Maria delle Grazie), possano provvedere i fabbricieri con il denaro della Fabbrica. Oltre alla cassetta di proprietà della Fabbrica di fronte alla chiesa si decide di collocarne una per ogni cappella del Monte per incrementare l’afflusso di elemosine: solo i fabbricieri sono autorizzati a possederne le chiavi3. Si ribadisce, infine, che i lavori proseguiranno seguendo “l’ordine del libro che ha fatto fabricar’ il signor Jacomo d’Adda, che questo s’intenda secondo la capacità del sito del Monte con quella modificatione per minor spesa che si giudicarà più espediente”.

3 La cassetta dei frati, invece, deve restare nella sagrestia, “dove sta di presente”. La cera, come previsto dall’editto del 1570, è a carico dei fabbricieri, sia “per il Monastero da basso, [che] per il Monastero di sopra”. Le tovaglie e tele offerte sono di proprietà del monastero.


il cantiere tra 1560 e 1578

Martino Bassi e i disegni dell’Ambrosiana

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l’area alta nel libro dei misteri e la sfiducia nel ‘nuovo miglior ordine’

Fino al 1578 i lavori sul Sacro Monte proseguono con continuità e il Libro dei Misteri è ancora il punto di riferimento della Fabbrica. Se nell’area bassa il progetto di Alessi prende forma nonostante i contrasti con i frati, la situazione nell’area alta resta problematica. Il Libro dei Misteri non fornisce una soluzione definitiva per la “cima del Monte”1: anche se tutti gli edifici sono rappresentati a un livello elevato di dettaglio, Alessi non definisce con chiarezza il sito delle cappelle. Il progetto generale è esposto in quattro disegni nei fogli 11, 118, 258 e 259, realizzati in momenti diversi, forse a distanza di anni, e con diverse finalità2. Il f. 11 (Fig. 45) è uno schema planimetrico che mostra l’impianto dell’intero complesso: il Monte è rilevato in maniera intuitiva e i nuovi edifici sono rappresentati fuori scala con piccoli schizzi in pianta e in alzato, che non sempre corrispondono con i progetti illustrati in scala maggiore nei fogli successivi. È individuato il sito della piazza del Tempio di Salomone nell’area alta, ma non è definito in alcun modo il suo rapporto con le preesistenze. Il f. 118 (Fig. 44) definisce invece il progetto della piazza: la sua conformazione ottagonale ricalca la geometria della fontana quattrocentesca, fulcro e matrice dell’impianto. Il disegno è astratto e, anche in questo caso, non è chiaro come il progetto si debba relazionare con le cappelle già realizzate nell’area alta. Questo problema è affrontato nei ff. 258 e 259, che illustrano due proposte che non corrispondono completamente al disegno 118. Nel f. 259 (Fig. 45) il blocco ottagonale della piazza si inserisce tra il portico del Santo Sepolcro e la cinta muraria che delimita, a Nord, la Hierusalem di Bernardino Caimi (Tav. 2). Il nucleo centrale sembra generare, per gemmazione, non soltanto i nuovi edifici della Probatica Piscina e del Tempio di Salomone, ma anche tutte le edicole preesistenti: il Calvario, il Santo Sepolcro, il Noli Me Tangere e la cappella della Croce3. Alessi risolve in questo modo, con un unico gesto, la frammentarietà dei piccoli monumenti francescani: le cappelle esistenti non sono abbattute, ma subordinate al grandioso impianto della piazza. La costruzione, tuttavia, implica la demolizione del portico quattrocentesco e la radicale trasformazione dei rapporti tra le cappelle. Infatti, i sacelli della parte occidentale dell’area alta rappresentano, nel progetto di Bernardino Caimi, le cinque più importanti reliquie della Basilica del Santo Sepolcro di

LM, f. 11. LM, ff. 11, 118, 258-259. 3 Tuttavia anche in questa soluzione le cappelle annesse al portico differiscono in maniera sostanziale dai progetti del Libro negli altri fogli, rendendo ardua l’interpretazione generale del piano. 1 2

pagina a fronte Fig. 44 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per la piazza del Tempio di Salomone, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso su carta, 1565-1572, LM, f. 118.


a sinistra Fig. 45 Galeazzo Alessi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso, acquarello bruno su carta, 1565, LM, f. 11. a destra Fig. 46 Galeazzo Alessi, Progetto per la piazza del Tempio di Salomone, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso su carta, 1565-1569, LM, f. 259. pagina a fronte in alto Fig. 47 Collaboratori di Galeazzo Alessi, Progetto per la Chiesa Nuova sul Sacro Monte di Varallo, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno su carta vergata, 1572-1573, ASVar, AdA, S.I, Disegni, 106. in basso Fig. 48 Collaboratori di Galeazzo Alessi, Rilievo dell’area alta del Sacro Monte di Varallo, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno su carta vergata, 1572-1573, ASVar, AdA, S.I, Disegni, 108.

Gerusalemme, raccolte sotto un unico spazio porticato che accompagna il pellegrino nella visita4 (Fig. 49). La sua distruzione cancella la ritualità legata al culto francescano e, ovviamente, è osteggiata dai frati di Santa Maria delle Grazie, che vedono nella piazza del Tempio una minaccia alla loro egemonia sul Monte. Il sito pianeggiante a Sud-Est, ai piedi del complesso del Monte Sion, compreso tra il piccolo piazzale della Chiesa Vecchia a Sud e una “ripa”5 a Nord, costituisce un altro punto critico nella pianificazione: nel f. 11 del Libro dei Misteri si prevede che in questo sito si costruiscano le Case di Pilato e di Caifa e la Salita al Calvario6 (Fig. 45). Il disegno è fuori scala, e, sebbene nei fogli successivi siano definiti tutti i dettagli dei singoli progetti, non sono fornite ulteriori indicazioni. Come si può notare da rilievi realizzati nel 1572 (Fig. 48), la superficie a disposizione in quest’area è di scarse dimensioni e soltanto massicce opere di terrazzamento permetterebbero la costruzione dei tre grandi edifici previsti. Proprio per questo motivo, nel 1573 Giacomo d’Adda accorda con il ministro degli Osservanti la costruzione di una Chiesa Nuova per riconfigurare la parte orientale dell’area alta e integrare i disegni del Libro7 (Fig. 47, Tav. 4). Il progetto non va a buon fine e presto comincia a manifestarsi una generale sfiducia nella fattibilità del piano, soprattutto per quanto riguarda l’area alta. In una lettera inviata da Milano il 19 maggio 15768 il ministro dei Minori fra Gio[vanni] Visconti ribadisce alla Fabbrica di realizzare dei pilastri nei siti dove saranno costruite le nuove cappelle. Egli, in particolare, insiste sulla necessità di far dipingere “un bel quadro de un dissegno dil Tempio di Salomone per mettere dove è

L. Fecchio, 2018a. ASVar, AdA, S.I, Disegni, dd. 106 I, 107 I, 108 I, 109. 6 Il sito destinato da Alessi alla costruzione delle Case di Pilato, Caifa e la Salita al Calvario è ora occupato della Basilica dell’Assunta. 7   L. Fecchio, 2018b. 8 Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 4. Lettera del ministro fra Giovanni Visconti alla Fabbrica, p. 129. ASVar, ASM, m. 66, f. 1576, Consenso di frate Alessio, Guardiano del Sacro Monte […] 4 5



Fig. 49 Veduta del Sacro Monte di Varallo intorno al 1530. Giuseppe Giovenoni il Giovane Congedo di Cristo dalla Madre (particolare). Tempera su tavola, 158085, Chiesa Parrocchiale, Caresaleblot.

hora la presa di Nostro Signore9, acciò nel Intrare in Jerusalemme, si possa vedere qualche cosa che dia satisfatione, e non si trovi confusione”. Questo intervento, con poca spesa, darà “animo a molti di fare […] cose che non si fanno di presente”: l’“irresolutione”, infatti, “causa gran danno alla detta fabrica”10. Quando i rappresentanti della vicinanza e gli alti vertici dei Minori sottoscrivono i Capitoli milanesi del 1578, la chiusura dei lavori sul Monte gioca un ruolo fondamentale nella risoluzione degli scontri tra frati e Fabbrica. I Capitoli non stabiliscono soltanto la modalità di controllo del cantiere, ma preve-

pagina a fronte Fig. 50 Ricostruzione ipotetica del progetto per l’area alta del Sacro Monte intorno al 1573. Ricostruzione basata sul disegno 259 di Galeazzo Alessi (LM, f. 259), integrato con il progetto per la Chiesa Nuova (ASVar, AdA, S.I, Disegni, 106). In blu sono rappresentate le preesistenze.

dono anche la realizzazione di un nuovo progetto per il Sacro Monte: a breve, infatti, l’ordine invierà da Milano un “architetto” che, insieme ai “Padri deputati”, stabilirà un nuovo piano, dopo aver visitato e rilevato il sito “in una, due, o tre volte”. In questo modo i lavori proseguiranno “secondo la forma stabelita, secondo il libro ch’ha fatto fabricar il Magnifico Signor Jacomo d’Adda”. Se in questo momento il Libro dei Misteri rimane ancora il punto di riferimento della Fabbrica, è tuttavia necessario integrarlo, fornendo una soluzione unica e definitiva per l’area alta, un progetto che risolva i contrasti con i frati e riduca al minimo le demolizioni delle strutture preesistenti.

Si tratta dell’antica cappella della Cattura, sovvenzionata da Alfonso d’Avalos, in cui oggi è ospitata l’Ultima Cena. La cappella è stata ampliata con la costruzione di Casa Parella. C. Debiaggi, 2016, pp. 245-268. Indicazioni simili sono date anche per il Cenacolo, “per la capella che si dice in Galilea” [la nuova Ascensione], per il Giudizio Universale (da porre nel Sepolcro di Anna e Gioacchino) e per l’Inferno. 10 Il ministro chiude la lettera con un riferimento ai frati di Santa Maria delle Grazie: “Et tutte le suddette cose saria bene che si stabiliscano, acciò non li fusse alcuno che Impedisca le essequtione”. 9




il primo progetto per il sacro monte

Il nuovo piano non tarda ad essere realizzato: il documento CLVII, conservato nella Raccolta Bernardino Ferrari presso la Biblioteca Ambrosiana, presenta un progetto, il cui contenuto rimanda senza dubbio ai Capitoli del 1578. Perbenchè molti nè passati tempi si siano piamente affaticati intorno al alto concetto posto sopra al sacro monte di Varale, per dare a’ misterij del nasimento, della vitta, et della morte e resurrettione del Redentor nostro ordine certo, et determinato non resta che infinqui non si sia sempre veduto qualche discordanza, quando per l’accrescimento de novi misterij a’ quali non si era per aventura pensato per adietro, altre volte cose per la pocca capacità del sito, et spesso per altre cause, che volendole anomerare una per una sarebbero molte; Per le quali, volendo li signori Prefetti della fabrica d’esso monte, a una con il nobile signor Jacomo d’Adda, che si levino le difficoltà più che si può non destruendo alcuna cosa fabricata per adietro, anzi acrescendo sempre maggior fabrica e maggior no de misterij, et volendo parimenti si termini perfettamente il proprio sitto et loco de misterij, che restano da farsi al compimento d’un tanto soggetto. deliberarno alli passati giorni haverne compitamente del tutto il mio parere, per el cui affare me condussi sopra al loco, et con diligenza situai la pianta non solo d’esso monte; ma ancora quella dei tempij già fatti ne quali sono riposto li misterij suddetti: aggiongendovi ancora le piante de tutti gl’edifici che mancano al compimento di tant’opera, degna veramente del’animo nobile et devoto de que’ primi che l’inventarano. et parendo a’ que signori prefetti et al molto Reverendo Patre fra Claudio ministro de’ frati osservanti che hanno la cura del detto monte che havendo io levato ogni sorte di difficoltà; sì del vedere li detti misterij ordinatamente, et per giusto tramite, quando anco del vederli proportionatamente fatti, et corrispondenti alla Capacità del sitto, dovesse appresso farne una pianta, et uno alzato del tutto insieme, et darle alla stampa, insieme con la dechiaratione de misterij suddetti li quali essendo tanto simili a’ quelli di terra santa (a quali si può si malagevolmente andare) si sono avvisati che con questo ogn’huomo si possi più facilmente movere à divotione di visitare un tanto loco, et tanto lo doveranno fare più volontieri quanto che con li presenti disegni, si potrà fare ogn’uno per se solo condurre per tutti li detti misterij senza altra guida, poiché in essi gli sono espressi per numeri tutti li luochi che vanno visitati, è prima è doppo successivamente et per ordine secondo ci amaestrano le sacre lettere. per lo che non volend’io contradire al giusto et bon desiderio d’essi signori, sì per la devotione ch’io ho a quel santissimo loco; nel quale mi pare a’ ponto d’essere in quelli di terra santa, et ch’io vegghi, et odi, il redentor nostro quando nacque, nel tempo che visse, et quando patì; si per il desiderio ch’io di giovare ad’altri, com’Architetto et non come perfetto scrittore, ho preso a fare li presenti disegni, con la dechiaratione che appresso si legge. la quale se non sarà con quella compitezza che ricerca il grande mistero de qual si tratta, sarà almeno conforme al bon’animo mio che ho sempre havuto di giovare, et di obedire a’ chi mi ha comandato, nella profession’ mia. et per non perder più tempo, verrò alla dechiaratione del tutto, lassando di Parlare, dell’amenità del paese, della purità dell’aere, della sanità degll’habitanti, et di molte altre cose pocco appartenenti a’ questo soggetto, et de quali altri n’e hanno trattato; per invitarci ogn’huomo; assai compiosamente1.

1

BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, CLVII.

pagina a fronte Fig. 51 Martino Bassi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo, pianta. Matita nera e rossa, penna, inchiostro bruno e ocra, acquarello bruno su carta, 1578, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI.


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I personaggi, le circostanze e gli intenti descritti in questo documento rispecchiano la situazione del Sacro Monte in un momento appena successivo alla redazione dei Capitoli milanesi. L’Architetto autore del testo riferisce un suo coinvolgimento nella Fabbrica del Sacro Monte a seguito di un incontro tra Claudio Medulla, ministro degli Osservanti, e i “prefetti di detta Fabbrica, a una con il nobile signor Jacomo d’Adda”. Durante l’incontro si è deciso di “levare ogni sorta di difficoltà” nella prosecuzione del cantiere e gli si chiede di visitare il Monte, rilevare la topografia (“la pianta di esso Monte”) e gli edifici già realizzati e, infine, redigere un progetto definitivo, da dare alle stampe e distribuire ai pellegrini. L’Architetto assume l’incarico e afferma di descrivere il piano in “pianta, alzato” (una veduta) e una “dechiaratione” (un elenco numerato di cappelle) e di impegnarsi a “lev[are] ogni sorte di difficoltà […], non destruendo alcuna cosa fabricata per adietro”. L’autore dichiara infine di farsi carico del disegno di un unico percorso che consenta di visitare le cappelle nel giusto ordine (“per giusto tramite”), “secondo ci amaestrano le sacre lettere”, e di rappresentare tutte le cappelle “proportionatamente” e “corrispondenti alla capacità del sitto”2. pagina a fronte Fig. 52 Ricostruzione del progetto per l’area alta del Sacro Monte di Martino Bassi, 1578. Ricostruzione basata sul disegno: BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI In blu sono rappresentate le preesistenze.

Altre due testimonianze conservate nella Raccolta Bernardino Ferrari dell’Ambrosiana devono essere lette in relazione al documento appena presentato (CLVII): lo scritto CLVI3 e il disegno XXXI4 (Fig. 51). Il CLVI è un elenco numerato di cappelle, già realizzate o ancora da costruire, sul cui verso sono vergate un elenco di quote altimetriche5. Il XXXI rappresenta invece la planimetria di un progetto che rispecchia i criteri di intervento esposti nel foglio CLVII e nei Capitoli milanesi. Nel disegno, quotato e orientato, le sezioni orizzontali delle cappelle esistenti sono campite con lavatura d’inchiostro color ocra, mentre quelle di progetto con tratteggi paralleli a mano libera in inchiostro bruno. Sugli edifici è inserito un numero identificativo, che corrisponde alle notazioni del foglio CLVI; il percorso che unisce le 42 cappelle nell’ordine di visita è sottolineato con la matita rossa.6 L’autore del disegno, infine, presta grande attenzione alla morfologia dell’area, delineata a matita e inchiostro con segni irregolari7, curvi e intrecciati tra loro, che illustrano la vegetazione e le asperità del terreno: nel rappresentare gli alberi, la configurazione del sito e il sentiero, il disegnatore imita la veste grafica del f. 11 del Libro dei Misteri. Questi due documenti sono, senza dubbio, il risultato di una precisa campagna di rilievo del complesso. 2 Come si è visto, la mancata corrispondenza alla capacità del sito è una delle criticità del piano di Alessi per l’area alta. La conoscenza diretta del Libro dei Misteri emerge dai riferimenti impliciti ad alcuni passaggi del Proemio, come notato in: M.L. Gatti Perer, 1964. 3 Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 8. Indice di cappelle (1578), p. 136. BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, CLVI. 4 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI. 5 Sono indicate in braccia milanesi le differenze di quota tra le cappelle elencate sul recto. Ad esempio: “Dal 16 al 15 et al 14 — cade b[raccia] 6”, ovvero: la differenza di quota tra la cappella 16 e le cappelle 15 e 14 è di 6 braccia, vale a dire circa 3,6 m. 6 Sono visibili tracce di preparazione a stilo, schizzi di progetto e linee di costruzione a matita per il disegno dei singoli edifici e per la restituzione grafica della topografia del complesso. Significative a questo proposito sono le due linee a matita che uniscono rispettivamente la Santa Casa di Loreto con la cappella Scarognini sotto il portico del Santo Sepolcro, e il complesso di Betlemme con la cappella di Cesare Maggi. 7 È possibile che i tratteggi a matita siano realizzati in un secondo momento da una diversa mano.



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Se le quote del CLVI sono notazioni che illustrano la conformazione altimetrica del sito, gli edifici campiti in ocra del XXXI fotografano la situazione sul Sacro Monte alla fine del 1578 (Tav. 3) e riflettono le descrizioni della guida pubblicata da Sesalli nello stesso anno8. Il disegno XXXI (Fig. 52, Tav. 5) conferma che nell’area bassa i lavori sono vicini a una conclusione. Oltre alle preesistenze di primo Cinquecento9, la Fabbrica ha ormai portato a termine i lavori in muratura per la Porta Maggiore (1), la cappella di Adamo ed Eva (2), la Strage degli Innocenti (9), il Battesimo (11), la Samaritana (13), il Paralitico (14) e ha iniziato quelli per il Figlio della Vedova di Naim (15), la Trasfigurazione (16), Lazzaro (17) e l’Ascensione (38) (Tav. 3). Tutti questi edifici, ad eccezione del Battesimo (11), corrispondono in buona parte ai disegni del Libro dei Misteri10. Restano da costruire ex novo soltanto due edifici, di cui si è già stabilito il sito: la Fuga in Egitto (10) e l’Entrata a Gerusalemme (18). La Fuga in Egitto (10)11 mantiene l’impianto a ottagono irregolare del Libro, anche se il progettista ruota la cappella di 90o e pone l’ingresso principale sul lato lungo. Il perimetro esterno è segnato da pesanti paraste piegate a libro, mentre quello interno assume una forma pseudo-ellittica. Il disegno dell’Entrata a Gerusalemme (18) è l’unico, nell’area bassa, a allontanarsi in maniera considerevole dal progetto alessiano:12 abbandonata la pianta quadrata dei ff. 97-106, si propone un edificio ottagonale di dimensioni più modeste. Nell’Entrata a Gerusalemme, così come in altre cappelle, si possono vedere annotazioni a matita che mostrano soluzioni alternative per il tracciato stradale. Il percorso, anziché attraversare l’edificio, cinge il perimetro esterno in modo che la scena sacra occupi del tutto lo spazio interno. Questa soluzione riflette un problema che tocca quasi tutti gli edifici costruiti in questi anni: l’impossibilità di rappresentare le affollate scene disegnate nel Libro negli esigui spazi concessi dalle vetriate alessiane13 (Figg. 35, 40). Nel disegno XXXI, così come nel Libro dei Misteri, l’area alta è destinata a rappresentare la città di Descrittione del Sacro Monte, 1578. La numerazione delle cappelle utilizzata in questa descrizione si riferisce al documento CLVI e alla ricostruzione grafica qui proposta. Il progetto illustrato al XXXI, già analizzato in più occasioni dalla storiografia nelle sue linee generali, non è mai stato studiato nel dettaglio dei suoi edifici e in rapporto alle preesistenze. Il piano è presentato in questa sede seguendo l’ordine di visita, confrontando le soluzioni progettuali con lo stato di fatto del Monte intorno al 1578 e i progetti del Libro dei Misteri. 9 La Cappella di Cesare Maggi (J), l’antico Palazzo di Pilato (K), i complessi di Nazareth (3-4) e Betlemme (5-8) e la Chiesa Nera (12), trasformata nella cappella della Tentazione. 10 Sono presenti, nelle cappelle già realizzate, alcune modifiche o integrazioni. Ai fianchi della Porta Maggiore (1) si aggiunge una coppia di “fontane di acqua viva” e, di fronte a queste, è rappresentato un piazzale quadrato, il cui perimetro è segnato da “alcuni poggioli da sedere comodamente” per i pellegrini “stracchi de la scesa del Monte”. LM, f. 12. Nella Chiesa Nera (12) è previsto un nuovo accesso sulla parete meridionale, non presente nei f. 39-49 del Libro. Per la Samaritana (13), anche se sono conservate le proporzioni generali, non è prevista la costruzione dell’abside semicircolare e lo spazio destinato a ospitare la scena sacra è ampliato con la realizzazione di una grata lignea parallela al fronte principale. Per gli edifici di cui sono state realizzate soltanto le fondazioni sono proposte modifiche più consistenti. Ad esempio, per il Figlio della Vedova di Naim (15) è rappresentata una cappella a pianta quadrata, invece che rettangolare, anche se a matita è accennata una seconda soluzione, che riporta l’edificio alla configurazione originale del Libro. LM, ff. 77-87. In Lazzaro è modificata la modalità di accesso della cappella, che presenta due porte, anziché un’unica entrata frontale. LM, ff. 141-147. 11 LM, ff. 33-38. 12 LM, ff. 97-106. 13 Sono realizzati negli anni successivi tamponamenti delle aperture, ma anche notevoli ampliamenti, come si è visto in precedenza per la cappella del Paralitico. 8


il primo progetto per il sacro monte

Gerusalemme. Nel suo progetto (Fig. 50) Alessi raccoglie metaforicamente la città nella piazza del Tempio di Salomone, che, sebbene suggerisca nei suoi caratteri architettonici uno spazio ‘urbano’14, si apre in più occasioni sull’“ameno e vaghissimo”15 paesaggio circostante: non esistono ostacoli tra la città e l’area bassa, dominata dal “piacevolissimo” percorso che si snoda tra i tempietti a pianta centrale e “gl’infiniti Arbori Silvestri”. Introdotta dalla Porta Aurea e da “alcuni muri che mostrassero (sic) essere le mura di essa Città Santa”, essa sfuma, senza una precisa definizione, oltre il perimetro del portico ottagonale16. L’autore del disegno XXXI (Fig. 52), invece, mostra una costante preoccupazione nel distinguere e separare con chiarezza spazi interni e esterni alla città. Il pellegrino ha l’impressione di accompagnare, immerso in una scenografia di grandi dimensioni, gli episodi della vita di Cristo nei luoghi in cui essi si svolsero: per quattro volte attraversa portali monumentali che evocano l’entrata e l’uscita dall’antica Gerusalemme. In questo modo, seguendo le “Sacre Scritture”, entra nella piazza del Tempio di Salomone, dove ha luogo il miracolo del Paralitico nella Probatica Piscina (21) e l’Ultima Cena (22). Attraversando la Porta Aurea (19), esce dalla cinta muraria e giunge in un’area extra-urbana in cui assiste all’Orazione nell’Orto e alla Cattura di Cristo (23, 24). Il visitatore, quindi, rientra nella Città Santa, nell’area destinata ai tribunali, e, dopo aver partecipato ai processi di Cristo nei palazzi di Caifa, Anna, Erode e Pilato (25-28), supera l’ultimo portale e giunge, appena fuori Gerusalemme, al Monte Calvario, dove sono narrati gli ultimi eventi della Passione. Per la piazza del Tempio di Salomone (20-22) il disegnatore suggerisce una soluzione progettuale che, nelle sue linee generali,17 corrisponde a quella del Libro dei Misteri (Fig. 53). Si tratta, infatti, di uno spazio ottagonale porticato a cielo aperto: i portici sono rialzati di “un grado girato in tondo, acciò la circonferenza [della piazza], lasci[…] spatio alli otto angoli, ove si congiongono i detti portici per ricevere le colonne” dell’ordine maggiore, che incornicia un ordine minore di archi su colonne.18 L’architetto trasla l’intero impianto di 20,8 m a Nord-Est e lo inserisce nell’area compresa tra il Calvario (32) e la vecchia cappella della Cattura19: questo è l’unico sito che permette di non stravolgere il progetto della piazza e distruggere il portico del Santo Sepolcro (32-36) e lo spazio trapezoidale identificato dai francescani come l’Orto dei Getsemani (D)20. Si conservano le proporzioni generali della piazza, ma sono ridotte notevolmente le sue dimensioni21, scelta che obbliga il progettista a utilizzare geometrie

S. Stefani Perrone, 1974, p. 72. LM, f. 4r. 16 LM, ff. 4r, 5. 17 Così come presentata in: LM, ff. 118-124. 18 LM, f. 5v. 19 La vecchia cappella della Cattura, nel disegno XXXI, è l’edificio rettangolare campito in ocra, disegnato sotto l’Ultima Cena (22). 20 L’Orto dei Getsemani faceva parte dell’antico complesso ideato da Bernardino Caimi. L. Fecchio, 2018a. 21 Le misure riguardano sempre il disegno al f. 259, in quanto il disegno al f. 118, non ha scala metrica di riferimento. LM, ff. 118, 259; ASVar, AdA, S.I, Disegni, d. 59. Il progetto del Libro ha diametro interno di 24,6 m (circonferenza inscritta) e diametro esterno di 38,5 m (circonferenza circoscritta). Il progetto del disegno XXXI ha diametro interno di 18,6 m (circonferenza inscritta) e diametro esterno di 31,4 m (circonferenza circoscritta). 14 15

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Fig. 53 Ricostruzione dei progetti di Galeazzo Alessi, 1565-1569 (in alto), e di Martino Bassi, 1578, (in basso) per la piazza del Tempio di Salomone. Ricostruzione basata sui seguenti disegni: LM, ff. 117-119, 259 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI.

più semplici nell’impianto e appesantire le strutture murarie22. Egli, infatti, disegna le otto cellule che compongono il portico partendo da una matrice rettangolare, invece che ottagonale, come accade nel Libro, e questa operazione provoca spessori murari eccessivi alle intersezioni tra le cellule (fino a 3,65 m). L’impianto perde la permeabilità e la luminosità che caratterizzano il progetto alessiano: la necessità di cingere, anche visualmente, la città di Gerusalemme porta a sopprimere i portali e le finestre aperti sul paesaggio. La traslazione dell’impianto, inoltre, sottrae alla piazza il suo fulcro centrale, “[…] la fontana, che si vede hora fatta con bellissimo arteficio” e “i bellissimi et altissimi arbori d’abeto, che con farli gratissima ombra, la cingono intorno con pari distantia”23. Al portico ottagonale sono ‘agganciati’ tre edifici, tutti da realizzare ex novo e da visitare percorrendo La considerazione è valida anche se l’impianto è rappresentato a una scala minore rispetto ai ff. 118-124 del Libro. LM, ff. 118124. La riduzione dell’interasse non è accompagnata dal ridimensionamento dei fusti, che nel disegno risultano molto massicci. 23 LM, f. 5v. La Porta Aurea (19), che nel Libro è pensata come un monumentale edificio isolato, è addossata a uno dei fronti esterni della piazza ed è caratterizzata da una coppia di colonne binate libere che inquadrano un unico fornice. LM, ff. 11, 107106. 22


tale spazio in senso orario: il Tempio di Salomone (20), la Probatica Piscina (21) e la cappella del Cenacolo (22). Il Tempio di Salomone (20) è disposto nell’area pianeggiante di fronte alla Chiesa Vecchia, a Nord-Est del Calvario. Il Tempio diventa una chiesa a pianta longitudinale orientata a Est: al corpo centralizzato del Libro, “di 3 quadri come dice la sacra scrittura” e “in figura ottangola”24 nel perimetro esterno, l’architetto annette il presbiterio e una sagrestia25. Nel realizzare un’operazione di “sintesi tra il concetto di antico tempio palestinese e chiesa”26 si cancella la destinazione originaria del Tempio, progettato da Alessi come la maestosa quinta della concitata scena di “N.S. Giesu Cristo con la sferza in mano discacciando la turba che faceva il mercato nel portico del tempio, la quale spaventata, fugga a più potere; et dentro nel tempio un sacerdote che sacrifica un’agnello”27. Trasformando il Tempio in un edificio ecclesiastico, la Chiesa Vecchia è liberata dalle sue funzioni liturgiche e può essere utilizzata per ospitare i palazzi di Erode e Pilato (27-28). Per la Probatica Piscina (21) si pensa a una soluzione meno ambiziosa e più economica di quella descritta ai ff. 136-140 del Libro28, che prevedeva la realizzazione di una nuova fontana e uno specchio d’acqua mosso dalla bacchetta di un “mesterioso” automa di un angelo azionato da una pompa idraulica (Fig. 54). Si decide invece di inserire la Piscina intorno alla fontana quattrocentesca, unico sito a permettere la realizzazione di giochi d’acqua senza effettuare opere di canalizzazione. L’architetto progetta la Probatica Piscina come uno spiazzo a cielo aperto di pianta circolare, cinto dai “bellissimi arbori d’abeto” e da un semplice muro che segue la geometria dello specchio d’acqua intorno alla fontana29. A fianco della Porta Aurea (19), è disegnata BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII. LM, f. 117. Sagrestia e presbiterio sono collegati, indirettamente, alle stanze dei frati. La sagrestia nel disegno aderisce al corpo della Chiesa Vecchia; tuttavia, come si può vedere nella ricostruzione proposta, il rilievo dell’area nel disegno XXXI non coincide pienamente con gli edifici esistenti. 26 S. Stefani Perrone, 1974a, pp. 44-45. 27 LM, f. 5v. 28 LM, ff. 136-140. 29 LM, f. 5v. Uno schizzo a matita mostra una soluzione ottagonale, che segue la geometria della fontana preesistente: essendo a 24 25

Fig. 54 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per la Probatica Piscina, dettaglio dell’automa dell’angelo, prospetto e sezione. Matita nera, penna, inchiostro bruno, acquarello bruno su carta 1565-1572, LM, ff. 138-139.


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la cappella destinata ad ospitare i misteri dell’Ultima Cena (22): dimensione e forma dell’edificio sono calibrate sulla scena interna, già realizzata nella preesistente cappella quattrocentesca annessa alle stanze dei frati30. La costruzione dell’edificio dell’Ultima Cena comporta l’abbattimento della preesistente cappella della Cattura, costruita all’incirca trent’anni prima, su sovvenzione di Alfonso d’Avalos: è interessante notare come, in questa fase, si preferisca sacrificare un edificio appena ultimato e di notevole valore architettonico31, piuttosto che occupare il semplice spazio recintato dell’Orto dei Getsemani (D), ormai al di fuori del circuito di visita. È evidente che, nel clima delle controversie tra frati e Fabbrica, uno dei vincoli imposti all’architetto sia di evitare la distruzione dei monumenti simbolo dei Minori. La pianificazione generale e i singoli progetti delle cappelle che seguono si discostano notevolmente dai disegni del Libro dei Misteri. La priorità dell’architetto sembra essere quella di ridurre al minimo le spese e evitare la distruzione del portico del Santo Sepolcro (32-38). Nella parte orientale dell’area alta si sceglie di non costruire nuovi edifici per i Palazzi di Caifa, Erode, Anna e Pilato, ma di inserirli all’interno delle preesistenze, il Cenacolo (25 e 26) e la Chiesa Vecchia (28 e 29)32. L’area destinata ai palazzi precede un portale e una strada in salita dal tracciato irregolare, che conduce alla cappella del Calvario (32). Lungo il percorso è disegnata una sequenza di tre edifici di piccole dimensioni (29, 30, 31), ideati per accompagnare la salita al Calvario dei pellegrini33. Il portico del Santo Sepolcro è integrato nel nuovo ordine senza modifiche rilevanti e chiude la pianificazione dell’area alta e la narrazione della Passione; seguono infine una serie di cappelle progettate ex novo, che sostituiscono i piccoli sacelli della Valle di Giosafat34. Per chiudere la narrazione, Alessi aveva ideato tre cappelle ipogee, l’Inferno (Fig. 56), il Limbo e il Purgatorio nel cosiddetto Vallone dell’Inferno, compreso tra i complessi di Nazareth (3-4) e Betlemme (58) (Fig. 55). La suggestiva proposta dell’architetto perugino avrebbe comportato una spesa enorme, non soltanto per la realizzazione delle cappelle e delle loro massicce opere di fondazione, ma anche cielo aperto, si può immaginare che si rinunci a realizzare la scena della guarigione del paralitico e l’automa dell’angelo. La cellula del portico che introduce alla Probatica Piscina è in asse con la Porta Aurea e, nelle sue massicce murature sono scavate ampie nicchie che costituiscono una sorta di nartece absidato. 30 La cappella ha la stessa conformazione planimetrica dell’edificio in cui era in origine disposto il mistero (26). Analoghe considerazioni si possono fare per la cappella della Cattura (23), caratterizzata delle medesime forme e dimensioni dell’antica cappella (disegnata sotto a 22). 31 La cappella presentava un portico di archi su colonne e una piccola cupola, come si vede nella stampa di introduzione alla guida del 1566 (Fig. 27). Descrittione del Sacro Monte, 1566. 32 La cappella dell’Orazione nell’Orto è molto diversa dai progetti dell’Alessi, forse considerata di dimensioni troppo ridotte. LM, ff. 168-177. 33 È difficile immaginare il volume di questi edifici, che condividono le stesse strutture murarie, anche se impostati a quote diverse. 34 Gli edifici della Valle di Giosafat sono considerati troppo modesti per essere adattati a una nuova scena, come è invece previsto nel Libro. Le due cappelle dell’Annuncio della Morte di Maria e lo Spirito Santo sono sostituite con edifici di maggiori dimensioni (37, 39), rispettivamente a pianta ottagonale e circolare. La Grotta dell’Orazione (E), invece è estromessa dal percorso di visita e i Sepolcri di Anna e Gioacchino e della Madonna sono abbattuti per lasciare spazio alla nuova cappella del Purgatorio (41), che ricalca, nelle dimensioni, il progetto del Libro. Il Giudizio Universale non è inserito nel piccolo sacello del Sepolcro di Anna e Gioacchino, ma in una edificio di nuova costruzione a pianta quadrata, alle spalle del Sepolcro (40).


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Fig. 55 ‘Vallone dell’Inferno’ Sacro Monte di Varallo. Il sito avrebbe dovuto ospitare le cappelle alessiane dell’Inferno, Limbo e Purgatorio, descritte in: LM, ff. 313-318.

per le due strade che avrebbero dovuto essere realizzate per permetterne la fruizione: la prima avrebbe condotto dalla Valle di Giosafat alla Porta Maggiore35 e la seconda, “negra, storta & talmente tenebrosa, che renderà (sic) spavento”36, avrebbe collegato in un percorso anulare i tre edifici nel Vallone (Fig. 57, Tav. 4). Nel disegno XXXI si sceglie di abbandonare questo progetto e si delinea una diversa soluzione: una nuova strada che, senza intrecciare il percorso di visita, conduce a Varallo dal versante occidentale del Monte, lungo il cui tracciato è abbozzato il volume della cappella dell’Inferno. Forse per l’eccessiva pendenza della scarpata rocciosa ai piedi della valle di Giosafat, a matita è disegnata una seconda opzione, in cui il percorso si ricongiunge alla “strada [esistente] che piacevolmente ascende alla sommità del monte”37 da Santa Maria delle Grazie38. Il disegno XXXI rappresenta una soluzione di compromesso dagli esigui apporti progettuali, una mediazione tra il progetto alessiano e le necessità di contenere i costi, conservando il più possibile gli edifici esistenti, in particolare i luoghi simbolo della presenza francescana sul Monte. In alcuni casi le nuove cappelle rispecchiano la conformazione degli edifici preesistenti39; in altri derivano dal repertorio del III e IV Libro di Serlio (Figg. 60, 64); in altri ancora sono generate da forme geometriche semplici, combinate secondo una logica ripetitiva e prevedibile, che oscilla tra lo spiccato senso pratico e una creatività piuttosto scarsa. Le forme di alcune nuove cappelle, come l’Orazione nell’Orto (23) e il Giudizio Universale (40) o l’Entrata a Gerusalemme (18) e l’Apparizione ai Discepoli (37) sono ripetute con piccole, trascurabili variazioni e, talvolta, in edifici più complessi, il disegno perde di incisività. Si veda, nella ricostruzione proposta, la strada che dal Sepolcro della Madonna (G) conduce al vecchio Palazzo di Pilato (I). Descrittione del Sacro Monte, 1578, 4v; LM, f. 7r. 37 LM, f. 3v. 38 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, CLVI. 39 Si veda l’Ultima Cena (22) e la Cattura (24), di cui sopra. 35 36

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È questo il caso della piazza del Tempio, ma anche della goffa successione delle cappelle ai piedi del Calvario (29-31): la purezza delle forme che caratterizza i progetti del Libro dei Misteri sfuma in una disorganica aggregazione di geometrie compresse e interrotte bruscamente dal tracciato stradale. Il progetto si limita, seppur con risultati alterni, a risolvere i problemi in maniera pragmatica e puntuale, ma non riesce a coinvolgere l’intero complesso. Sebbene la piazza del Tempio si inserisca nell’unico sito a disposizione, il suo disegno non riesce a integrare le preesistenze al ‘nuovo ordine’, frammentando l’area alta in tanti piccoli spazi di risulta.

Fig. 57 Galeazzo Alessi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo (particolare del Vallone dell’Inferno e delle tre cappelle ipogee del Limbo, Purgatorio e Inferno), pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno e rosso, acquarello bruno su carta, 1565, LM, f. 11. pagina a fronte Fig. 56 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per la cappella dell’Inferno, sezione. Matita nera, penna, inchiostro bruno su carta, 1565-1572, LM, f. 318.


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claudio medulla e le nuove proposte per l’area alta

I provvedimenti di Milano del 1578 non mettono “perpetuo silenzio” alle liti e, probabilmente, il disegno XXXI non giunge nemmeno in cantiere: nel marzo 1579 papa Gregorio XIII incarica ancora Carlo Borromeo di intervenire, con “plena, libera et omnimoda facultate et auctoritate”, nelle controversie tra frati e vicinanza1 (Fig. 59). La morte di Giacomo d’Adda nel 1580 determina un ulteriore inasprimento dei rapporti tra Minori e Fabbrica: la rottura avviene il 30 maggio 1581, quando il ministro provinciale Claudio Medulla, protagonista dei Capitoli del 1578, emana alcuni decreti relativi all’amministrazione del Sacro Monte2. Egli dichiara di venir meno agli accordi con i fabbricieri e gli agenti della Fabbrica in nome dell’autorità del Sacro Concilio di Trento, assume pieni poteri sull’amministrazione e cerca di sottrarre ai fabbricieri la gestione delle elemosine, consegnandola nelle mani dei frati. Egli impone che ogni anno il ministro visiti il Sacro Monte e “dispo[nga] l’ordine degli edifizii e prescriv[a] quelle cose che si stimeranno più proprie”3, con il giudizio di persone esperte (“viris peritis”). Da questo momento i fabbricieri non possono “agire, alterare, mutare e disporre, vendere o finire” senza prima aver ottenuto un permesso scritto dal ministro, che afferma di poter “stabilire l’ordine, destituire e rimuovere l’istituito”4. Come si è visto, nell’ambito di quanto “istituito” nei Capitoli del 1578, vi era anche il patto di proseguire i lavori “secondo il libro ch’ha fatto fabricar il Magnifico Signor Jacomo d’Adda”. Tuttavia proprio in questi anni, tra

Fig. 59 Frontespizio della Bolla papale di Gregorio XIII (1579) per il Sacro Monte. Delegatio Sanctiss. D. N. Fel. Rec., Gregorii XIII ad S. Carolum Borromaeum Card.lem et Archiepiscopum Mediolanensem ASVar, ASM, m. 8.

la morte di Giacomo d’Adda e la redazione dei decreti di Claudio Medulla del 1581, l’Ordine commissiona un nuovo piano per il Sacro Monte5, come testimoniato da altri due disegni conservati nella Raccolta Bernardino Ferrari: il XXX (Fig. 58) e il XXXII6 (Fig. 62). Il documento, di cui si è conservata una copia frammentaria, è datato 15 marzo 1579 ed è segnalato nell’Inventario del 1614. Il 29 aprile 1579, per non “raffreddare” la devozione dei fedeli, il pontefice concede due indulgenze plenarie al Sacro Monte. Inventario 1614, 5v, 7v. 2 “De Fabrica Sacri Montis Sancti Sepulchri apud Burgum Varalli de fabriceriis item, et eorum institutione et administratione; de praeside etiam instituendo, et eius officio”. I decreti sono stampati a Milano da Pacifico Ponzio nel 1582. G. Gentile, 1984, p. 85; P.G. Longo, 1985, pp. 60, 121-123. Constitutiones et decreta 1582, cap. 7, ff. 11v-13r. I decreti sono analizzati in: Chiara 1776, Capo 6°. 3   Traduzione del testo latino da: Chiara 1776, Capo 6° 4 Per una trattazione più approfondita delle controversie in questi anni rimando agli studi di Pier Giorgio Longo, in particolare: P.G. Longo, 1985. 5 Come si è visto nel documento CLVI, l’Architetto è incaricato del compito di redigere il progetto da Claudio Medulla, “a una con il nobile signor Jacomo d’Adda”. Morto Giacomo d’Adda, è verosimile che il committente continui ad essere l’Ordine dei Minori, guidato da Claudio Medulla. 6 Il disegno XXXI è redatto quando Giacomo d’Adda è ancora in vita. Come si è visto egli richiede, nei lasciti testamentari, che parte delle sue donazioni siano impiegate nella realizzazione di un ottavo del portico della piazza del Tempio. È quindi assai 1

pagina a fronte Fig. 58 Martino Bassi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo, pianta. Matita nera su carta, 1580-1581, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXX.


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Seppur in continuità con il disegno XXXI, essi segnano un momento di rottura nel cantiere: si decide per la prima volta di abbandonare il progetto del Libro dei Misteri. Restano alcuni elementi costanti, già presenti nel disegno XXXI, sia per quanto riguarda l’organizzazione generale del progetto, che la definizione dei singoli edifici. Rimane la volontà di dividere Gerusalemme in due aree distinte, delimitandola con una cinta muraria, e l’intenzione di conservare il portico del Santo Sepolcro, il Calvario, l’Orto dei Getsemani e il monastero. Il Tempio di Salomone è riproposto senza alcuna modifica in tutti e tre i disegni, mentre la Probatica Piscina è ancora pensata come uno spazio aperto che si sviluppa intorno alla fontana quattrocentesca. Il disegno XXX, realizzato a matita con tratto leggero e preciso, rappresenta soltanto le sezioni orizzontali delle cappelle, prive di numerazione. Come si può intuire dai buchi realizzati con una punta metallica che segnano i vertici degli edifici, il disegno è ricalcato da uno schizzo preparatorio che non si è conservato. L’assenza dei percorsi e di alcune cappelle previste nel piano iconografico (37, 39) suggerisce che l’elaborato non sia mai stato portato a termine. In questo disegno il progetto di Alessi per la piazza del Tempio (Fig. 50) è abbandonato in favore di una soluzione più economica e meno elaborata7 (Fig. 61, Tav. 6). Il sito del Tempio di Salomone (20) e della Probatica Piscina (21) resta invece invariato: la piazza assume una configurazione planimetrica a ‘L’, generata dall’accostamento di due spazi rettangolari. Il primo di questi, con asse maggiore Est-Ovest, ospita le due porte di ingresso e uscita alFig. 60 Sebastiano Serlio, ‘Tempietti fuori di Roma’, pianta e alzato. Xilografia, 1540, da: S. Serlio, 1584, pp. 63r, 63v.

la città e la cappella dell’Ultima Cena (22). Tale spazio è chiuso a Ovest da una coppia di colonne libere8 che introduce un emiciclo dalla destinazione non specificata. A Est, invece, la piazza è delimitata dalla cinta muraria, che a fianco della Porta Aurea (19) piega di 45o, seguendo le forme del perimetro esterno del Tempio di Salomone, il cui sagrato è collocato a Sud di questo spazio longitudinale. Il Tempio (20), allineato al lato Nord della piazza, è introdotto da un portico tetrastilo che dialoga con il prospetto della Probatica Piscina (21), su cui sono proiettate, come paraste, le quattro colonne del portico.

pagina a fronte Fig. 61 Ricostruzione del progetto per l’area alta del Sacro Monte di Martino Bassi, 1580-1581. Ricostruzione basata sul disegno: BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXX. In blu sono rappresentate le preesistenze.

La Probatica Piscina assume una conformazione pentagonale, che, oltre a agevolare l’inserimento nelle preesistenze, richiama, con i suoi cinque lati, “le cinque piaghe di Cristo di cui [so]no simboli i cinque zampilli della fontana”9. Intorno allo specchio d’acqua e agli abeti, si sviluppa un portico a serliane, i cui vertici sono risolti con massicci pilastri piegati a libro. A Est, nell’area retrostante il Tempio di Salomone, destinata ai Palazzi di Caifa, Anna, Erode e Pilato, il progettista elabora spunti già presenti nel foglio XXXI10 (Fig. 52). Egli prevede per il Cenacolo (26) improbabile che, con Giacomo d’Adda in vita, sia stato abbandonato il progetto per la piazza. I disegni sono sicuramente precedenti alla realizzazione della cappella dell’Entrata a Gerusalemme, che, come si vedrà più avanti, è iniziata intorno al 1581-82. BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXX, XXXII. 7 Il progetto è forse abbandonato per i problemi spaziali che l’inserimento dell’impianto ottagonale comporta. 8 Si tratta forse di una serliana, il cui interasse centrale ha una luce di circa 6 m. 9 M.L. Gatti Perer, 1964c, pp. 35-36. 10 Nel disegno XXXI si possono notare schizzi a matita che anticipano le soluzioni del XXX e XXXII in quest’area. BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI.



Fig. 62 San Francesco riceve le stigmate con donatore (Cesare Maggi?). Pittura muraria, 1540 ca., Convento dei Padri Oblati (già Sala di Cesare Maggi), Sacro Monte di Varallo.

pagina a fronte Fig. 63 Martino Bassi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno, acquarello ocra su carta, 1580-1581, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII.

e la Chiesa Vecchia (27) massicci interventi di restauro, che non coinvolgono soltanto la disposizione interna, ma anche l’aspetto esterno11. Le due cappelle sono trasformate, infatti, in veri e propri Palazzi dai fronti porticati12 ed è prevista la costruzione di un nuovo edificio: un altro Palazzo (25), che contribuisce a delimitare lo spazio compreso tra la porta d’ingresso alla Città Santa e le cappelle (26-27). Il Palazzo (25) inquadra, inoltre, l’ingresso al monastero dei frati sul Monte: quest’ultimo presentava un fronte affrescato (San Francesco che riceve le Stigmate) che introduceva alla Sala di Cesare Maggi (A)13 (Fig. 62). A Ovest, a fianco del Tempio di Salomone, sulle pendici orientali del Calvario, un altro Palazzo (28) cela il retro della cappella della Crocifissione. Gli edifici non delimitano ancora una vera e propria piazza, unitaria e geometricamente definita, ma si dispongono sul perimetro delle strutture già esistenti, definendo soltanto una sequenza di immagini14. Fuori dal portico del Santo Sepolcro, conservato senza alcuna rilevante modifica15, il disegno segue, in linea di massima, il piano previsto nel

Nella Chiesa Vecchia le demolizioni toccano anche la cappella dell’Assunzione della Madonna, collocata nella zona absidale della chiesa; nella navata è ricavato un locale forse destinato a ospitare la sagrestia del Tempio; il Palazzo di Pilato (27) occupa la parte restante dell’edificio. Il Palazzo è diviso in tre campate, per ospitare i tre misteri, già realizzati, ma “fuori d’ordine”, della Flagellazione, della Coronazione di Spine e della Presentazione a Pilato. Le statue delle tre scene si trovavano nell’antico Palazzo di Pilato (K). Le più aggiornate informazioni sul vecchio Palazzo di Pilato sono distribuite in diversi capitoli di: C. Debiaggi, 2016. 12 I portici del Palazzo di Pilato e di Anna sono disegnati rispettivamente sul tracciato delle murature della Chiesa Vecchia e dell’Ultima Cena. 13 Nei disegni per il restauro della Chiesa Vecchia (Fig. 48) questo ambiente è indicato come la “Sala dil Signor Cesare da Napoli”. ASVar, AdA, S.I, Disegni, dd. 107 I, 108 I. Della sala, ormai distrutta nei suoi ambienti interni, si è conservata soltanto la facciata principale, affrescata con un San Francesco che riceve le stigmate e un’incorniciatura architettonica, di cui è possibile ancora vedere, nel sottotetto, la trabeazione e frammenti di capitelli. Sul fusto di uno dei pilastri dell’incorniciatura è possibile notare, graffita, la data 1540, che fornisce un terminus ante quem per la datazione dell’edificio. L’affresco non è mai stato studiato, ma è stato riprodotto per la prima volta in: P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, p. 87. 14 L’area successiva a sud del Calvario deriva dal XXXI, anche se il percorso segue un tracciato più ampio e il disegno è più lineare. 15 Si prevede di abbattere soltanto la cappella subtus crucem, insieme al lato meridionale del portico del Sepolcro, per fare spazio a una cappella (33) addossata a uno dei fronti esterni della Probatica Piscina. 11



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XXXI16. La strada di uscita dal complesso non discende lungo il versante occidentale del Monte, né si ricongiunge con la cappella di Cesare Maggi (J), ma prosegue verso Sud e cinge il dirupo meridionale, giungendo, a Est, ai piedi del monastero.17 In questo disegno emerge la preoccupazione del progettista nel limitare le spese e ridurre al minimo gli spazi di risulta, che si limitano alle intercapedini triangolari tra il portico del Santo Sepolcro e i due lati occidentali della Probatica Piscina. Il XXXII18 (Fig. 63) illustra una diversa soluzione per l’area alta, elaborata a partire dalle proposte XXX e XXXI19. Si tratta di un disegno preparatorio destinato a un anonimo committente, forse lo stesso ClauFig. 64 Sebastiano Serlio, Portici tuscanici, pianta. Xilografia, 1537, da: S. Serlio, 1584, pp. 151v, 152v.

dio Medulla: “V.S. Considerera’ questo schicio, et il primo che di gia’ vide et doppo se si stabilira’ qualche cosa, faro’ poi il disegno netto et compito — con la sua giusta dechiaratione”. Come nel XXXI, il disegnatore sovrappone i nuovi edifici al rilievo del sito, ricalcato dalla stessa matrice del XXX e XXXI20: le cappelle che “si faranno di novo” sono “tratezzat[e] di pena”; i “muri segnati di gialdo”21 rappresentano invece le preesistenze. In questo progetto (Fig. 65) si decide di ruotare il Tempio di Salomone (20) di circa 90o e di allineare la sua navata all’asse della cappella della Crocifissione (32): lo spostamento del Tempio provoca l’adeguamento dell’intera piazza, che, in questo modo, non segue più l’andamento del muro di recinzione dell’Orto dei Getsemani (D), ma quello del Calvario (32). Abbattuta la cappella della Cattura, la Porta Aurea (19), in asse con l’ingresso al Tempio di Salomone (20), emerge dal tracciato della cinta muraria e inquadra, con la sua coppia di colonne binate, la facciata porticata del Tempio. La successione di questi due edifici, ispirata alla soluzione alessiana per la Porta Maggiore e la cappella di Adamo ed Eva, introduce il pellegrino alla Città Santa. A fianco della

pagina a fronte Fig. 65 Ricostruzione del progetto per l’area alta del Sacro Monte di Martino Bassi, 1580-1581. Ricostruzione basata sul disegno: BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII In blu sono rappresentate le preesistenze.

planimetria, è schizzato a matita un progetto per la facciata di una chiesa (Fig. 67), già identificato dalla storiografia come il fronte del Tempio di Salomone. È improbabile, tuttavia, che lo schizzo di questo prospetto, un convenzionale fronte su due livelli, sia da mettere in relazione con questo edificio, visto che lo sviluppo in alzato non corrisponde al portico su colonne disegnato in pianta (Fig. 69). Inoltre è difficile immaginare come questo impianto, che anticipa un tradizionale edificio ecclesiastico a Vi sono soltanto alcune omissioni, dovute forse alla mancata conclusione dell’elaborato. Se Purgatorio (41) e Inferno (42) rispecchiano i progetti alessiani, per la cappella del Giudizio Universale (40) l’architetto progetta un edificio a matrice esagonale, con absidi semicircolari su cinque lati, impianto ispirato al ‘Tempietto fuori di Roma’ di Serlio (Fig. 60). 17 Questa soluzione permette di non abbattere i Sepolcri di Anna e Gioacchino (F) e della Madonna (G). 18 Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 9. Progetto per il Sacro Monte, legenda (1580-81), p. 136. 19 Il disegno ripropone molte delle soluzioni illustrate negli altri due elaborati: sono replicati i progetti del XXX per tutta l’area a Sud-Est del Calvario (29-31), oltre a quelli per le cappelle dell’Entrata a Gerusalemme (18), dell’Orazione nell’Orto (23) e della Cattura (24), già delineati nel XXXI. Per le due aree della città di Gerusalemme, la “Piazza inanzi [del Tempio], che si giongi alla probatica” e la “Piazza della città nel mezo delli palazzi et a canto al tempio suo”, è sviluppato l’impianto già proposto nel XXX. 20 I disegni sono nella stessa scala: le preesistenze del XXX, XXXI e XXXII sono sovrapponibili e, come testimoniano i segni della punta metallica, derivano da uno stesso disegno che non si è conservato. 21 Come per il disegno XXX, si tratta di lavatura d’inchiostro color ocra. 16



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in alto a sinistra Fig. 66 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per il Tempio di Salomone, alzato. 1565-1572, LM, f. 128. in alto a destra Fig. 67 Martino Bassi, Schizzo di un fronte ecclesiastico, alzato. BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII (particolare) Lo schizzo è sovrapposto al progetto del Tempio di Salomone di Galeazzo Alessi. in basso a sinistra Fig. 68 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per il Tempio di Salomone, pianta. 1565-1572, LM, f. 117. in basso a destra Fig. 69 Martino Bassi, Progetto per il Tempio di Salomone, pianta. 1580-1581, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII (particolare).

pianta longitudinale su tre navate, si possa connettere al corpo centralizzato del Tempio (Figg. 66, 68), che conserva l’impostazione planimetrica del disegno XXX e XXXII22. Una grande piazza rettangolare fiancheggia il portico e riprende la conformazione dello spazio longitudinale, ruotato di circa 90o 23. L’intersezione dello spazio rettangolare con il perimetro esterno del Tempio suggerisce al progettista la soluzione ad angolo, piegato a 45o, in cui sono scavate nicchie semicircolari. Alla piazza sono annessi la Probatica Piscina (21), “con cinque portici intorno agl’abeti, et alla fontana” e “Il cenacolo, poichè non vi trovo loco più comodo, volendolo fare dentro di gierusaleme come si dice”. La Probatica Piscina mantiene la struttura pentagonale del disegno XXX e si allinea al lato maggiore della piazza, in asse La facciata è su due livelli: su un registro inferiore, scandito da un ordine maggiore di quattro slanciate semicolonne / paraste che inquadra un ordine minore di archi su pilastri, è disegnato un attico timpanato che si collega alla trabeazione dell’ordine maggiore con una coppia di volute. In alto a sinistra è presente un altro schizzo a penna, riconducibile al Tempio, che mostra la sistemazione del presbiterio e dell’altare. 23 La ripresa del disegno XXX è confermata dalle tracce di stilo metallico che mostrano, sul lato Nord, le linee di costruzione di un grande emiciclo. I segni compaiono anche sul lato Sud, come si può vedere nella ricostruzione proposta. 22


con il perimetro esterno del portico del Tempio, facendo perno intorno alla fontana. L’interasse del portico determina la configurazione del prospetto della Probatica, scandito da quattro paraste, che, come si può immaginare, sostengono una trabeazione continua che cinge tutto il perimetro della piazza. I lati corti sono scanditi da un ritmo uniforme di pilastri, che si aprono, a Nord, sull’ambiente rettangolare del Cenacolo (22). Anche nell’area dei Palazzi il disegno XXXII elabora alcuni spunti dei disegni precedenti. Se il “Palazzo novo” (25) e il “Palazzo che si farebbe ove’ hora è il cenacolo” (26) non presentano modifiche sostanziali dal disegno XXX (Fig. 61), si prevede invece la costruzione di un’altra struttura (28) sul lato settentrionale dell’area24, in asse con il “Palazzo ove hora è la chiesa” (27)25. I quattro Palazzi, allineati tra loro, delineano per la prima volta con i loro portici il perimetro di una vera e propria Piazza, chiusa ad Ovest dal Tempio di Salomone. L’aggiunta di uno schizzo a matita suggerisce la costruzione di un altro edificio a Est per coprire il perimetro esterno della chiesa e fornire una quinta scenica anche a Ovest.26 I termini adottati nella didascalia del disegno (“Piazza del Tempio” e “Piazza della città”, con i suoi “Palazzi”) denotano la volontà di attribuire agli spazi precise connotazioni urbane, che anticipano le soluzioni impiegate, trent’anni più tardi, per la cosiddetta Piazza dei Tribunali (Fig. 70). L’autore del XXXII costruisce una grande scenografia che riecheggia la scena tragica del II Libro di Serlio: una scenografia adatta a rappresentare una vera e propria città, nei suoi due spazi emblematici, la piazza civica dei Palazzi, simbolo del potere temporale, e la piazza religiosa del Tempio, simbolo del potere spirituale27. Il Palazzo è disegnato nel sito già individuato con uno schizzo a matita nel XXXI. Il Palazzo è realizzato, appunto, all’interno della Chiesa Vecchia. Lo spazio dedicato alla scena interna è traslato, rispetto al XXX, di un paio di metri a Nord, e il portico è ricavato al di fuori del volume dell’edificio esistente, così da realizzare, dietro alla cappella, “uno andito per poter passare dal monastero, nella sacrastia B. che è nel restante di essa chiesa, et dalla sacrestia si passerebbe nel tempio”. 26 Il percorso da qui prosegue con poche differenze dal disegno XXX. È aggiunta soltanto la cappella rettangolare dell’Inchiodazione (31), addossata al Calvario. Nulla è abbattuto del portico del Santo Sepolcro (33-36) e, esclusi dal percorso di visita i Viri Galilaei, l’Orazione nell’Orto e il Sepolcro di Anna e Gioacchino, le nuove cappelle dello Spirito Santo (39) e del Giudizio Universale (40) sono disposte nell’area retrostante al portico del Santo Sepolcro. Da qui, con poche modifiche, il sentiero prosegue verso Varallo, seguendo il tracciato del disegno XXXI. 27 S. Serlio, 1584, p. 50r/v. S. Stefani Perrone, 1974, p. 72. Nel Libro dei Misteri i Palazzi di Pilato e Caifa, sebbene assumano l’aspetto di edifici civici, sono immersi all’interno del sentiero che percorre tutta l’area bassa del Monte e non creano ancora uno spazio a carattere urbano, come si può vedere in: LM, f. 11; LM, f. 5v. 24 25

Fig. 70 Piazza dei Tribunali 1593-1737, Sacro Monte di Varallo.



martino bassi ‘architetto’ del sacro monte

Anche i disegni XXX e XXXII non giungono in cantiere e, tra 1581 e 1584, i lavori sul Monte sono incentrati soprattutto sulla decorazione interna delle cappelle già costruite . Anche l’Entrata a Gerusa1

lemme, unico edificio realizzato ex novo (la struttura muraria è ultimata entro il 1583), non rispecchia, nella sua conformazione, i disegni della Raccolta Bernardino Ferrari. In questi anni le controversie amministrative continuano e la vicinanza è costretta a richiedere l’intervento del vescovo di Novara, che suggerisce a Carlo Borromeo di “levare i Zoccolanti da quel monte e porvi religiosi di miglior essempio e buon frutto […] per la pace et quiete di quella valle”2. In questo contesto nel settembre 1583 il duca di Savoia Carlo Emanuele I visita il Sacro Monte3 e, durante il pellegrinaggio, dona 250 doble d’oro alla Fabbrica da investire nella realizzazione di una nuova cappella della Strage degli Innocenti. Come si è visto, entro il 1578 era già stata costruita una struttura destinata a ospitare questa scena (Fig. 38). Tuttavia la possibilità di edificarne una di maggiori dimensioni spinge la Fabbrica a invertire l’ordine dei misteri: per questo motivo allestisce la Fuga in Egitto nel tempietto ottagonale già realizzato e costruisce la nuova Strage degli Innocenti nel sito che Alessi aveva destinato alla Fuga in Egitto, tra il complesso di Betlemme e la cappella del Battesimo. Il progetto per il grandioso edificio commissionato dal duca di Savoia è ormai estraneo al Libro dei Misteri, che da questo momento in poi è definitivamente abbandonato. La decisione della Fabbrica di invertire l’ordine delle cappelle della Strage degli Innocenti e della Fuga in Egitto permette di definire precisi termini di datazione per un altro documento manoscritto conservato alla Raccolta Bernardino Ferrari, il CLVIII4: un elenco numerato di cappelle che presenta la stessa calligrafia degli scritti CLVI, CLVII e delle annotazioni dei disegni XXXI e XXXII5. La numerazione dell’indice CLVIII si riferisce a “una pianta, non solo

Entro il 1583: scena della Tentazione di Cristo nella Chiesa Nera; 26 aprile 1583: contratto con i fratelli Mengone per dipingere e decorare a stucco la cappella di Adamo ed Eva; 25 aprile 1584: accordo con Orazio Gallinone per decorazione e pittura di pareti e statue del Battesimo; 1583-1584: Francesco Borella realizza le statue del Figlio della Vedova di Naim e dell’Entrata a Gerusalemme. P. Galloni, 1914, pp. 258-259; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9461, ff. 11-12, 65-67; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9463, f. 336; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, ff. 149, 281-283, 290-291, 352-353; Inventario 1614, 22r, 22v; BAMi, S.Q. + II 14, f. 176. 2 BAMi, F 61 inf, f 140; P.G. Longo, 1985, pp. 63, 125; C. Debiaggi, 2016, pp. 100-101. 3 G.B. Fassola, 1671, p. 35; P.G. Longo, 1985, pp. 64-65, 126-127. 4 Documento trascritto dall’Autore in Appendice documentaria (in questo stesso volume): 10. Scritto di introduzione al progetto per il Sacro Monte (1583), p. 137. BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, CLVIII. Il documento è citato in: M.L. Gatti Perer, 1964c, pp. 26-27; S. Stefani Perrone, 1974 b, p. 69. 5 Si fa riferimento, nel XXXI, alla numerazione delle cappelle annotata all’interno degli edifici. Visto il carattere dei commenti nel XXXII, si può affermare che chi ha realizzato i disegni abbia anche vergato le notazioni a margine. BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI, XXXII. 1

pagina a fronte Fig. 71 Veduta del Sacro Monte. Ioachim Theodorico Coriolano (disegnatore e incisore), Pietro Ravelli (tipografo). Il Moderno, & vero Ritratto del Sacro Monte, & di tutto il Borgo di Varal Sesia (particolare) Acquaforte, 1606, Museo del Paesaggio, Verbania.


a sinistra Fig. 72 Martino Bassi, Progetto per il Sacro Monte, pianta. 1578, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI (particolare). a destra Fig. 73 Martino Bassi, Progetto per il Sacro Monte, pianta. 1580-1581, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII (particolare).

della superficie, […] ma ancora del ultimo stabilimento de gli edeficij”, ovvero un nuovo progetto per la pianificazione del Sacro Monte. La numerazione delle cappelle, tuttavia, non corrisponde a quella della documentazione finora descritta (XXXI, XXXII, CLVI)6 e, quindi, il CLVIII deve essere messo in relazione a un altro disegno, che evidentemente è andato disperso. L’autore del CLVIII registra lo stato di avanzamento dei lavori, annotando se ciascun edificio è “fatto”, “da esser fatto” o “incominciato, ma no, finito”: la situazione descritta è databile al 1582-1583. Tuttavia nel foglio si possono notare alcuna rettifiche, vergate in un secondo momento, con un diverso inchiostro, ma dello stesso autore. Tra le modifiche apportate spiccano due correzioni: la prima riguarda la cappella del Figlio della Vedova di Naim, che non è più soltanto “incominciat[a]” ma ormai “fatt[a]”; la seconda, invece, riguarda le cappelle della Fuga in Egitto e della Strage degli Innocenti, il cui ordine è invertito. Il carattere delle correzioni, che sono sfuggite alla storiografia, suggerisce che il documento sia stato aggiornato a seguito di un sopralluogo sul Monte successivo alla solenne visita del Duca di Savoia. Il documento si rivela di grande importanza, non tanto per i suoi contenuti, che differiscono poco dalle informazioni presenti anche in altre fonti primarie, ma poiché permette di affermare che lo stesso ‘Architetto’ incaricato nel 1578 di redigere un progetto per il Sacro Monte (CLVII, XXXI) nel settembre 1583 visita il cantiere per controllare la corretta prosecuzione dei lavori. Come si è visto nei paragrafi precedenti, egli è lo stesso architetto che realizza i progetti XXX e XXXII, 6   Sono incluse nella numerazione anche la cappella di Cesare Maggi e la piazza antistante la Porta Maggiore; è aggiunto inoltre il “Tempietto circolare che anderà fatto per il mistero quando santo Gioseppe volse fugire di nascosta dalla madona dopo ch’era gravida”, cappella non prevista nel Libro dei Misteri, e nemmeno nei progetti XXX e XXXII e in CLVI.


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intorno al 1580-1581: i piani XXXI, XXX e XXXII, infatti, sono consequenziali e derivano tutti da una stessa matrice. I tre elaborati sono infatti nella stessa scala e ricalcati dal medesimo disegno, come si può notare dai segni di stilo metallico puntato ai vertici delle linee di costruzione, tracciate per riprodurre la topografia del sito e gli edifici preesistenti. Le differenze di ‘espressività’ nella resa grafica dei disegni dipendono soprattutto dal diverso livello di definizione raggiunto: il XXXI (Fig. 51) è un disegno definitivo; il XXXII è uno “schicio” da inviare alla committenza prima di realizzare il “disegno netto e compito” (Fig. 63); il XXX è una copia non portata a termine di un disegno preparatorio7 (Fig. 58). Dunque uno stesso architetto, residente a Milano8, è responsabile del cantiere del Sacro Monte dal giugno 1578 al settembre 1583: un personaggio in grado di raccogliere la pesante eredità di Galeazzo Alessi, in uno dei più importanti luoghi di devozione dell’Italia Settentrionale. Le ipotesi più probabili sull’identità dell’architetto del Sacro Monte in questi anni sembrano ricadere, come la storiografia ha suggerito, su Pellegrino Tibaldi e Martino Bassi, veri protagonisti della scena milanese tra anni Sessanta e Novanta del Cinquecento9. Un documento del 19 ottobre 1584, tuttavia, porta a escludere il nome di Pellegrino Tibaldi: si tratta della celebre lettera inviata da Carlo Borromeo all’uditore Bernardino Morra per convocare al Sacro Monte padre Panigarola, Pellegrino Tibaldi e Ludovico Moneta. Dalle parole utilizzate in questo documento sembra infatti che né Pellegrino, né Panigarola, né Moneta siano mai stati coinvolti nella pianificazione e, anzi, siano convocati in questa occasione, per la prima volta, a dare “qualche avvertenza e stabilimento” alla Fabbrica10. Il nome di Martino Bassi è invece confermato da molti elementi, a partire dalla collocazione stessa dei disegni. Il nucleo più antico della collezione di Bernardino Ferrari deriva dal lascito del padre Dionigi, che “aveva presso di sé le scritture di Martino Basso, Alessandro Bisnati, Gian Paolo Bisnati, Ercole Turati, Gian Battista Guido Bombarda e Aurelio Verri”11. Dionigi Ferrari, autorevole ingegnere idraulico, entra in possesso di questi documenti attraverso i regolamenti del Collegio degli Ingegneri e Agrimensori, che impongono che tutti gli atti e scritture “attinenti alla professione, pass[ino] al parente più prossimo, o a un ingegnere che milit[i] sotto di lui”. Ci sono quindi buone probabilità che i disegni per il 7 Come nota Isabella Balestreri questo disegno è una “tavola muta” per cui è difficile fare considerazioni sulla sua autografia. Isabella Balestreri, 2012, p. 16. Tuttavia, per la consequenzialità che si può leggere nei tre progetti, anche il XXX è da ricondurre allo stesso disegnatore del XXXI e XXXII. 8   La storiografia ha notato giustamente che i disegni sono di ambito milanese, come si può dedurre dalle tecniche grafiche adottate, dal linguaggio architettonico, ma anche dal lessico utilizzato in didascalie e legende e, soprattutto, per la provenienza del fondo documentario, di cui più avanti. M.L. Gatti Perer, 1964a; M.L. Gatti Perer, 1964b. 9 Sull’architettura della Milano Borromaica: A. Scotti, 1972; S. Della Torre, 1997a; S. Della Torre, 1997b; T. Barton Thurber, 2001; S. Della Torre, 2001; A. Scotti, 2009; F. Repishti, 2012. Gran parte dei cantieri dell’Alessi sono ereditati da Pellegrino Tibaldi e Martino Bassi: F. Repishti, 2017b. Sull’architettura di Pellegrino Tibaldi a Milano: A. Scotti, 1977; J. Ackerman, 1986; D.A.R. Moore, 1988; Pellegrino Tibaldi, 1990; S. Della Torre, R. Schofield, 1994; J. Gritti, 2010; F. Repishti, 2017a. Su Martino Bassi: M. Bassi, 1572; M. Bassi, 1771; M. L. Gatti Perer, 1964a; M. L. Gatti Perer, 1964b; M. L. Gatti Perer, 1964c; M. Bascapè, 1967; C. Parodi, 1990; P. Bossi, S. Langè, F. Repishti, 2007, p. 42 (scheda di F. Repishti); G. Angelini, 2012. Per un profilo biobibliografico aggiornato si rimanda alla recente edizione dei Dispareri: F. Repishti, 2017b. 10 BAMi, Ms. P. inf. vol. II, Minute di S. Carlo, c. 623. 11 M.L. Gatti Perer, 1964a, p. 174.

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a sinistra Fig. 74 Martino Bassi, Relazione scritta autografa, indirizzata alla Fabbrica di San Lorenzo a Milano. 1587, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, 225r. a destra Fig.75 Martino Bassi, Legenda del progetto per il Sacro Monte. 1580-1581, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXII (particolare).

Sacro Monte facciano parte dell’originario nucleo di manoscritti ereditati da Bernardino Ferrari e utilizzati per comporre i volumi di disegni e scritti dedicati a Martino Bassi, ora conservati alla Biblioteca Ambrosiana.12. Anche se nessuna fonte primaria testimonia un legame diretto tra Martino Bassi e il Sacro Monte, un documento databile intorno al 1572 fornisce un prezioso indizio al riguardo: l’intervento nelle decisioni della Fabbrica del Sacro Monte del “Gentiluomo milanese” Alessandro Caimo, una delle “persone inteligentissime” che “diligentemente [ha] approbato” il “dissegno fatto per (sic) il signor Galeazzo Alessio, Perugino Architetto Eccellentissimo” — ovvero il Libro dei Misteri13. Anche se le notizie su Alessandro Caimo sono scarse14, è noto che tra Martino Bassi e Alessandro Caimo intercorresse uno stretto rapporto personale e, forse, professionale. Ne sono una prova le parole di elogio che Bassi spende nei confronti di Alessandro Caimo nei suoi Dispareri in materia d’architettura e prospettiva pubblicati nel 1572: un “Gentiluomo di questa Città onoratissimo, integerrimo, e nelle cose d’Architettura intendentissimo”15. Sia Alessandro Caimo che Martino Bassi sono coinvolti negli stessi anni nel cantiere di Santa Maria presso San Celso, le cui vicende, come ha notato la storiografia, sono strettamente legate a quelle del Sacro Monte16. Alessandro L’eredità del padre probabilmente non costituisce l’unica fonte di Bernardino Ferrari; non è da escludere infatti che alcuni documenti siano stati acquistati da Ferrari in un secondo momento. 13 ASVar, AdA, S.I, m. 22, f. Ordine delli Misteri […] (1 copia); ASVar, ASM, m. 2, f. Ordine delli Misteri […] (2 copie). 14   Su Alessandro Caimo rimando a: J. Gritti, 2010, p. 68-69, n. 6; F. Repishti, 2017b; C. Baroni, 1940, pp. 263-264. Alessandro Caimo compare anche nel trattato La Villa di Bernardino Taegio come “perfettissimo architetto”: B. Taegio, 1559, p. 91. 15   M. Bassi, 1572, p. 12. Alessandro Caimo appoggia Bassi nelle sue accuse mosse al rivale Pellegrino Tibaldi sui lavori al Duomo di Milano. 16   Sul legame tra i cantieri del Sacro Monte e di Santa Maria presso San Celso: M.L. Gatti Perer, 1964c; S. Stefani Perrone, 1974; S. Stefani Perrone, 1975; A. Scotti, 1991; A. Scotti, 2013a; R. Gill, 2016. 12


martino bassi ‘architetto’ del sacro monte

Fig. 76 Martino Bassi, Progetto di restauro del monastero di Santa Valeria, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno, acquarello ocra su carta, 1575-80 ca., BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXX.

Caimo è uno dei responsabili della Fabbrica di Santa Maria presso San Celso nel 1563, ed è lui a “commissionare”17 a Galeazzo Alessi il volume ‘gemello’ del Libro dei Misteri, il libro di disegni per la facciata della chiesa, oggi conservato presso la Biblioteca Ambrosiana (Raccolta Bernardino Ferrari, S 149 Sup B)18. Egli riveste a Milano la carica di “deputato” della Fabbrica almeno fino al 1570, anno in cui si ha la prima testimonianza di un coinvolgimento di Bassi nel cantiere. Soltanto due anni dopo, con la morte di Alessi, Bassi diventa ingegnere della Fabbrica di Santa Maria presso San Celso, incarico da lui ricoperto almeno fino al 158619. Potrebbe quindi essere stato Alessandro Caimo ad aver indirizzato la Fabbrica e l’Ordine dei Minori nella scelta di Bassi come “architetto” del Sacro Monte nel 1578. Tuttavia l’attribuzione a Bassi trova conferma soprattutto nel confronto con la ricca raccolta di disegni e scritti autografi riunita da Bernardino Ferrari nei volumi S. 130 Sup e S. 150 Sup (Figg. 74, 75), in cui si può riconoscere senza dubbio la stessa mano dei fogli per il Sacro Monte (Figg. 51, 63). Si può notare, infatti, in questi fogli lo stesso tratto sicuro e preciso con cui sono campite le sezioni orizzontali, in particolare negli interventi di restauro, in cui l’architetto luganese adotta il suo caratteristico tratteggio obliquo a mano libera e l’acquarello ocra per

Come annotato nel libro dei conti della Fabbrica: “1563, 3-4, E piu contanti a messer Cesaro agiento del signor Galeazo perosino ducati 6 d’oro per sua mercede del dipinger il desegno della faciata della giesia della madonna de Commissione del signor Alexandro Caymo Libre 35, soldi 8. N. Riegel, 1998, p. 426. 18  BAMi, Raccolta Ferrari, S. 149 Sup. Il volume S 149 Sup A contiene altri disegni relativi al cantiere di S. Maria presso San Celso, alcuni attribuibili a Alessi e collaboratori, altri di mano di Bassi e altri ancora riconducibili agli ultimi decenni del XVI secolo e all’inizio del XVII secolo. A. Scotti, 1975. 19   Si vedano i documenti pubblicati in: Baroni, 1940, pp. 257-271. Bassi è consultato per la prima volta dalla Fabbrica nel 1570 per la stima di un pagamento a Giovanni Antonio di Fighetti: N.A. Houghton Brown, 1982, p. 85. 17

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Fig. 77 Martino Bassi (attribuito), Progetto per la sistemazione dell’area retrostante al coro della Chiesa di Santa Maria presso San Celso a Milano, pianta. Matita nera, penna, inchiostro bruno su carta, pianta, 15701580 ca., BAMi, Raccolta Ferrari, S. 130 Sup, II.

sottolineare il rapporto tra gli edifici di progetto e le preesistenze20. Nei fogli dedicati al restauro del monastero di Santa Valeria si può trovare un riscontro diretto anche nella calligrafia e nel sistema dei rimandi con numeri e lettere maiuscole adottato per descrivere in legenda gli ambienti interni21 (Fig. 76). La rappresentazione del terreno e della vegetazione nei disegni per la sistemazione del torrente Gaggiolo e il fiume Olona22 e nel progetto per la sistemazione del coro di Santa Maria presso San Celso a lui attribuito23 (Fig. 77) mostra chiare analogie con il foglio XXXI (Fig. 78): si possono notare gli stessi tratteggi irregolari e curvi, che si intrecciano e infittiscono per rappresentare le irregolarità e le asperità del suolo. Gli stessi progetti per il Sacro Monte lasciano trasparire molti indizi della personalità di Bassi: il suo atteggiamento pragmatico, la scarsa creatività, i continui riferimenti alla trattatistica, in particolare Si vedano i progetti per il collegio degli Oblati Missionari, le scuole di Brera, il monastero di Santa Valeria, la chiesa delle Vergini Spagnole, ma anche il disegno in alzato per la chiesa di San Lorenzo: BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XIV, XV, XX, XXI-XXII, XXVI, XXXV, XXXX, LI, LVII, LVII. L’indice redatto da Bernardino Ferrari è trascritto in: M.L. Gatti Perer, 1964a. 21 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXX-XXXXIV. 22 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, I, II. 23 BAMi, Raccolta Ferrari, S. 149/A Sup, II. 20


a Serlio (Figg. 60, 64), che in più occasioni Bassi cita nei suoi Dispareri . Del tutto riconducibile a 24

Martino Bassi è anche il tono polemico e a tratti pedante dello scritto CLVII, che trova corrispondenza in molti suoi testi, in parte pubblicati da Bernardino Ferrari nel 177125 e in parte conservati, manoscritti, nel volume S 150 Sup. L’autore del CLVI non risparmia, pur nella brevità del testo, una sprezzante allusione al Libro dei Misteri: nell’affermare di “non [voler] perder più tempo” a “parlare, dell’amenità del paese, della purità dell’aere, della sanità degll’habitanti, et di molte altre cose pocco appartenenti a’ questo soggetto” l’autore mostra la sua insofferenza all’affettata descrizione del sito che l’architetto perugino aveva composto per presentare il suo progetto26. In queste parole si può sentire l’eco delle continue insinuazioni sull’incapacità e sull’ignoranza dimostrata da Pellegrino Tibaldi al Duomo, che abbondano tra le righe dei Dispareri27. Proprio come nei Dispareri, in cui Bassi costruisce i propri capi d’accusa a Pellegrino appoggiandosi all’autorità di Vitruvio, anche nello scritto CLVI non manca un chiaro riferimento al De Architectura: dichiarando di voler “giovare ad’altri, com’Architetto et non come perfetto scrittore”, l’autore parafrasa la chiusura del Proemio, in cui Vitruvio afferma di essersi “sforzato di scrivere queste cose” come “Architetto di questa maniera di lettere ammaestrato”, pur non essendo “sommo Filosofo, né eloquente Oratore, né Grammatico”28. Martino Bassi è quindi senza dubbio l’architetto a cui l’Ordine dei Minori commissiona nel 1578 il rilievo e la nuova pianificazione del Sacro Monte e il suo rapporto con il complesso valsesiano copre un

Ad esempio i portici progettati per i Palazzi del disegno XXXII (25-28) derivano senza dubbio dal repertorio offerto da Serlio nel IV Libro (S. Serlio, 1584, pp. 151v, 152v); si vedano nel XXX anche le cappelle 29 e 40, desunte dai ‘Tempietti’ disegnati da Serlio nel III libro (S. Serlio, 1584, pp. 63r, 63v). Per il riferimento a Serlio nei Dispareri: M. Bassi, F.B. Ferrari, 1771, pp. 28, 29. 25   M. Bassi, F.B. Ferrari, 1771. 26  Dal Proemio del Libro dei Misteri: “una Regione e sana e commoda et oltra modo bella; sana peroché ivi si vede l’aere purificatissi[m]o, l’acque chiare limpide, et la terra produrre ottimi frutti, è quel che più importa gli habitanti del paese quanto in qual altro luogo si sia, sanissimi […]”. LM, ff. 3r-3v. 27   Si veda, ad esempio, il tono di scherno in: M. Bassi, F.B. Ferrari, 1771, p. 42. Significativo anche il passaggio in cui Bassi si fa beffe del “Pittore di Crema”, facendo riferimento al Capitolo all’Albicante di Pietro Aretino (1539): M. Bassi, F.B. Ferrari, 1771, p. 33. Su Aretino e il Capitolo all’Albicante: F. Berni, 1984, pp. 5-9; L. Bellone, 2016, p. 20. 28   Il passaggio qui riportato è tratto dall’edizione di Daniele Barbaro, che Bassi elogia e cita con frequenza nei Dispareri: D. Barbaro, M.P. Vitruvio, 1556, p. 17. 24

Fig. 78 Martino Bassi, Progetto per il Sacro Monte di Varallo. 1578, BAMi, Raccolta Ferrari, S. 150 Sup, XXXI (particolare).


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il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio

sopra Fig. 79 Galeazzo Alessi e collaboratori, Progetto per la cappella della Fuga in Egitto, prospetto. Matita nera, penna, inchiostro bruno, acquarello bruno su carta 1565-1572, LM, f. 37. a destra Fig. 80 Cappella dell’Entrata a Gerusalemme, Sacro Monte di Varallo, Cappella costruita nel 1581-1583 su progetto di Martino Bassi.

arco temporale di più di cinque anni. Se si considerano le indicazioni sul ruolo dell’Architetto delineate nei Capitoli milanesi del 1578 e nelle Costituzioni di Claudio Medulla del 1581, egli non soltanto realizza i nuovi progetti per il Sacro Monte, ma probabilmente egli segue a distanza anche la prosecuzione dei lavori. Martino Bassi è quindi da riconoscere come il ‘perito’ che in questi anni affianca il ministro dei Minori per “disporre l’ordine degli edifizii”29: sotto la sua supervisione la Fabbrica porta a conclusione la cappella del Figlio della Vedova di Naim (Figg. 31, 32) e Lazzaro Resuscitato (Fig. 85) e costruisce ex novo l’Entrata a Gerusalemme. Se nella realizzazione di Lazzaro e del Figlio della Vedova di Naim la Fabbrica si limita a portare in cantiere i disegni del Libro dei Misteri senza grandi modifiche, per l’Entrata a Gerusalmme l’apporto progettuale di Martino Bassi è più consistente. Qui l’architetto luganese rielabora il progetto di Alessi per la Fuga in Egitto al foglio 33 e utilizza liberamente alcuni dettagli architettonici tratti dal Libro dei Misteri, come la cornice sommitale, la cui modanatura corrisponde al foglio 10330 (Figg. 79, 80). L’edificio testimonia una fase di transizione del cantiere in cui la Fabbrica e l’Ordine, privi della guida di Giacomo d’Adda, hanno ormai rinunciato a realizzare in toto il progetto alessiano. Questi sono gli stessi anni in cui Martino Bassi nei disegni XXX e XXXII suggerisce una nuova soluzione per la piazza del Tempio di Salomone estranea al Libro dei Misteri, che, da questo momento in poi, è utilizzato soltanto come un repertorio di soluzioni planimetriche e dettagli architettonici.   “Immo vero eius praecipua cura sit sacra misteria in singulos annos invisere, fabbricam universam disponere, et quae congruentius agenda viderit, fabriceriis praescribere, habito tamen in gravioribus, patrum consilio, et assensu, virisque peritis antea consultis”. Constitutiones et decreta 1582, cap. 7, ff. 11v-13r; Chiara 1776, Capo 6°. 30   La cappella subisce molte modifiche negli anni successivi alla costruzione: nell’edificio originario, come si può notare dalla discontinuità della muratura, vi erano quattro ingressi lungo gli assi principali e, sopra ognuno di essi, una finestra rettangolare. Entro il 1606 (si veda la cappella 20 nella stampa di Coriolano a Fig. 71) tutte le aperture, ad eccezione della finestra sul fronte orientale, sono tamponate; sul fronte orientale è costruito il portico che introduce alla cappella, sicuramente estraneo al progetto di Bassi. 29


martino bassi ‘architetto’ del sacro monte

Conclusioni

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il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio


conclusioni

Alla fine del maggio 1582 la vicinanza incontra a Varallo il ministro generale degli Osservanti, Francesco Gonzaga per esporre “gl’eccessi de’ suoi frati in danno della Fabbrica, et puoco honore della re1

ligione”. Il ministro prende le parti della comunità laica e demanda la questione a Carlo Borromeo. Dopo un breve momento di tregua, nel maggio 1584 l’intera vicinanza è costretta a riunirsi per denunciare le continue interferenze dei frati2. Pochi giorni dopo, fra Paolo Carcano, vicario del guardiano, interrompe i lavori del plasticatore Francesco Borella, perché sta realizzando alcune statue all’interno delle cappelle del Figlio della Vedova di Naim e dell’Entrata a Gerusalemme senza commissione né mandato dei Minori3. La Fabbrica richiede ancora l’intercessione di Carlo Borromeo4, che, proprio in questo clima di tensione, effettua la sua ultima celebre visita: giunto a Varallo il 14 ottobre per trattare una soluzione definitiva delle controversie, nei giorni seguenti5 l’arcivescovo esegue nelle cappelle del Sacro Monte intensi esercizi spirituali, durante i quali, secondo le cronache agiografiche, riceve da un angelo l’annuncio della sua morte6 (Fig. 83). Il 19 ottobre Borromeo, “parendo[gl]i molto confusi i misterij”, organizza l’incontro con padre Panigarola, Pellegrino Tibaldi e Ludovico Moneta per dare “qualche avvertenza e stabilimento” alla Fabbrica7. Il presule, tuttavia, muore poche settimane dopo: l’incontro non avrà mai luogo e non è documentato alcun intervento da parte di Pellegrino Tibaldi sul Sacro Monte negli anni successivi8. L’ultima visita di Borromeo segna un momento di svolta negli indirizzi artistici della Fabbrica, non tanto per le sue conseguenze delle decisioni da lui prese, quanto per l’immagine quasi leggendaria che viene costruita con grande enfasi dai suoi biografi, Antonio Possevino, Giovanni Pietro Giussano e, soprattutto, Carlo Bascapè9. Quest’ultimo, nominato vescovo della diocesi suffraganea di Novara nel 1 L’incontro è documentato da una lettera inviata il 29 maggio 1582 a Carlo Borromeo: BAMi, F 68 inf., f. 220. P.G. Longo, 1985, p. 125. 2 La Fabbrica protesta con il guardiano del monastero per non aver redatto l’inventario dei beni nella sagrestia della Chiesa Vecchia (22 maggio 1584: Sindacato di vicinanza). ASVar, ASM, m. 3, f. Regolamenti e statuti; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, ff. 308-309. 3 ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, f. 295. 4 BAMi, S.Q. + II 14, f. 176. P.G. Longo 1985, pp. 68, 129; ASVar, ASM, m. 3, f. Regolamenti e statuti; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, ff. 288-289; ASVar, Notarile, Val, Alb, m. 9464, ff. 259-263. 5 Quattro o cinque giorni, come riporta egli stesso in una lettera a Bernardino Tarugi. P.G. Longo, 1985, p. 86. 6 Nella notte tra il 20 e il 21 ottobre Borromeo pernotta nel palazzo Scarognini-d’Adda di Varallo. A.L. Stoppa, 1985, pp. 68-69; P.G. Longo, 1985, pp. 80-103. 7 BAMi, Ms. P. inf. vol. II, Minute di S. Carlo, f. 623; P.G. Longo, 1985, pp. 96-97; G. Gentile, 1985. 8 S. Stefani Perrone, 1974b. 9 P.G. Longo, 1985, pp. 128-145; C. Bascapè, 1592; le testimonianze dei biografi sulla visita di San Carlo al Sacro Monte sono riportate in: C. Debiaggi, 2016, pp. 674-678.

pagina a fronte Cappella di Pilato che si lava le mani (34) Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita intorno al 1608-17 su progetto di Giovanni D’Enrico. Pittura murale di Antonio d’Enrico, detto il Tanzio, 1618-20. Sculture in terracotta policroma di Giovanni D’Enrico, 1610-1640 circa.


Fig. 82 Cappella della Salita al Calvario (36), Sacro Monte di Varallo. Pittura murale di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, 1607-1608. Sculture in terracotta policroma di Jean de Wespin detto il Tabacchetti e di Giovanni d’Enrico, 1597-1610 ca.

159310, diventa egli stesso il regista del Sacro Monte fino alla sua morte (1614) e contribuisce in maniera decisiva a diffondere il culto per san Carlo, canonizzato nel 1610. Borromeo, nell’ottica di Bascapè, è il pellegrino ideale del Sacro Monte, che prega con devozione di fronte alle scene sacre e si immedesima nelle sofferenze di Cristo. Sull’immagine di Borromeo, che negli anni a venire sarà immortalato tra le statue dell’Orazione nell’Orto e di fronte al Santo Sepolcro11, si plasmano i criteri per la costruzione dei nuovi edifici: mentre il disegno delle facciate si semplifica, omettendo i dettagli decorativi più dispendiosi, la Fabbrica concentra le proprie energie sulla teatralità delle scene interne, che puntano a

pagina a fronte Fig. 83 Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, San Carlo si ritira in esercizi spirituali sul monte di Varallo (particolare). Olio su tela, 1602, Duomo di Milano.

un coinvolgimento fisico ed emotivo del fedele sempre maggiore (Figg. 5, 81, 82, 84). Le cappelle portate a termine durante il cantiere alessiano non vengono abbattute, ma subiscono pesanti trasformazioni per adattare lo spazio interno alle nuove scene sacre, mentre i lavori per gli edifici ancora in corso d’opera vengono conclusi risparmiando sui dettagli architettonici più ricercati. Anche l’organizzazione interna della Fabbrica cambia e, dopo un momento di transizione di circa un decennio12, il cantiere assume un’impostazione di stampo tridentino. Committenza privata e Ordine dei Minori perdono quindi la propria autonomia e le decisioni della Fabbrica sono demandate interamente al vescovo di Novara, che visita con frequenza il Monte, invia ‘ordini’ e approva i progetti che giungono da Varallo13. Già a partire dal 1591 il progetto di Alessi scompare dalle guide, mentre sono ricordati, a scopo P.G. Longo, 1994. Sulle rappresentazioni di San Carlo al Sacro Monte: S. Stefani Perrone, 1984b; C. Debiaggi, 2016, pp. 674-678. 12 Durante questo decennio è redatto un nuovo regolamento della Fabbrica, il Breve di Sisto V (1587). ASVar, ASM, m. 3, f. Regolamenti e statuti; P.G. Longo, 1985, pp. 113-115. 13 Si vedano gli “ordini” conservati nell’archivio del Sacro Monte: Inventario 1614, 10r-14v. Si veda anche: P.G. Longo, 1994. 10 11


conclusioni

propagandistico, i “circa dieci giorni”, ormai divenuti leggendari, in cui il presule milanese, “inanci la sua morte […] dimorò […] sempre orando, con abbondantissime lagrime” sul Sacro Monte14. Il grandioso sogno di Giacomo d’Adda, che per quasi un ventennio aveva preso forma, è presto offuscato dall’ombra di san Carlo, che le cronache celebrano come il vero protagonista del cantiere in questi anni. Durante tutto il Seicento le tracce del Libro dei Misteri sono nascoste talmente a fondo dai vescovi novaresi, che la storiografia dei secoli successivi si convince che poco o nulla sia stato effettivamente realizzato del progetto di Alessi. Tuttavia nei portali, nelle modanature, nelle grate lignee e nei semplici volumi delle cappelle dell’area bassa si intravede ancora, tra gli “infiniti arbori silvestri”, l’“ameno e vaghissimo” Monte15 descritto nel Libro dei Misteri, dimenticato fino agli inizi del Novecento a Casa d’Adda, dove era stato inventariato tra un “rastrello” e uno “scatolone di corame”16. Ancora oggi, a quattro secoli di distanza, i suoi disegni raccontano le aspirazioni al ‘nuovo miglior ordine’ per la Valsesia e il Sacro Monte, permettendo di immaginare quello che avrebbe potuto essere e che, sommerso dalle correnti della storia, non è stato.

Descrittione del Sacro Monte, 1591, 6r. LM, f. 5. 16 Si fa riferimento a un inventario inedito di primo Seicento dei beni posseduti da Giacomo d’Adda: il Libro dei Misteri è indicato come “Un libro de dissegni del Sacro Monte”, “Nel studio” della “Casa da Nobile in Varal Sesia”. L’inventario è il primo documento a testimoniare la presenza del Libro a Varallo, che prima era conservato a Milano nella “Casa da Nobile” di Giacomo. ASCMi, AdAS, c. 12, 1623. 13. Settembre, Copia dell’Inventario de mobili argentei, Gioie […], f. 32. Nel suo ultimo testamento Giacomo d’Adda aveva richiesto che il Libro fosse depositato alla Casa della Carità di Milano, volontà mai ottemperata dagli eredi. Il riferimento era al Luogo Pio di Carità di Porta Nuova, alla cui amministrazione Giacomo d’Adda e il cognato Gerolamo Aliprandi partecipavano in maniera attiva. P. Galloni, 1914, p. 171. 14 15

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Appendici


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il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio


bilancio della fabbrica

1560-1593

pagina a fronte Fig. 84 Cappella di Gesù inchiodato alla Croce (37) Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita intorno al 1630-35 su progetto di Giovanni D’Enrico. Pittura murale di Melchiorre Gilardini, detto il Ceranino, 1637-47. Sculture in terracotta policroma di Giovanni D’Enrico e Giacomo Ferro, 1635-1647 circa.

data entrata/uscita 20/03/1570 Donazione 01/11/1572 Donazione

24/04/1575 Pagamento artista (Michele Prestinari, lapicida)

importo L 600 Imp Scudi 17 d’oro L 600 Imp L 2846, s 12 Imp L 1592, s 6 Imp L 2616, s 15 Imp L 88, s 12 Imp L 35, s 8 Imp L 789, s 16 Imp L 798, s 16 Imp L 26 Imp L 5 Imp L 10 Imp L 35 Imp L 53, s 7, d 3 Imp L 401, s 6 Imp 10 camicie di tela grossa 2 camiciole di tela 25 torce di cera L 64, s 6 Imp

01/05/1575 27/05/1575 15/09/1575 21/11/1575

L 100 Imp L 171 Imp L 92, s 4 Imp L 134, s 8 Imp

04/01/1574 Donazione

07/12/1574 Donazione 21/01/1575 Elemosine 21/01/1575 Pagamento artista (Teseo Cavallari, pittore) 18/03/1575 Elemosine 31/03/1575 Elemosine 24/04/1575 Elemosine

Elemosine Elemosine Elemosine Elemosine

23/11/1575 Elemosine 12/02/1576 Elemosine

L 65, s 2 Imp L 70, s 14, d 6 Imp

21/03/1576 Contratto maestranze (fratelli Ardizzone, magistri cementari) L 136 Imp 16/04/1576 Elemosine 03/07/1576 Elemosine

L 76 Imp L 97, s 5 Imp

14/07/1576 Elemosine

L 161, s 10 Imp L 30 Imp L 213 s 8 Imp

31/07/1577 Elemosine

collocazione archivistica Inventario 1614, 20r, 3 Galloni 1914, pp. 189-196 ASVar, Notarile, Val, Ran, 10272, ff. 331, 338r

ASVar, Notarile, Val, Ran, 10272, f. 331 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 3-4r ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 3-4r ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 12 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 10 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 7

ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 5 Inventario 1614, 20r, 4 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 457 SVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 8 Inventario 1614, 20r-20v, 5 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 465 Inventario 1614, 20r, 6 ASVar, Notarile, Val, Ran, 10272, f. 331 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 441 Inventario 1614, 20v, 7 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 426 Inventario 1614, 20v, 8 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 420 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 388 Inventario 1614, 20v, 9 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 382 Inventario 1614, 21r, 10-11 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 354


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data 11/10/1577 08/11/1577 01/01/1578

entrata/uscita Canone locazione (Bottega delle Corone) Donazione Elemosine

01/05/1578 Elemosine 02/05/1578 Elemosine

importo L 100 Imp L 200 Imp L 153, s 10 Imp L 53, s 17 Imp L 184, s 8 Imp

06/07/1578 Elemosine

L 24 Imp L 32 Imp L 109, s 4 Imp

06/04/1580 25/06/1589 05/04/1581 28/05/1581 27/01/1582 03/03/1582 29/04/1582

Elemosine (procura) Elemosine (obbligo) Elemosine Elemosine Elemosine Elemosine Elemosine

L 100 Imp Scudi 14 giulii L 1000, s 4, d 9 Imp L 582 Imp L 1032 Imp L 598 Imp L 1084, s 4, d 6 Imp

26/04/1583 01/05/1583 23/05/1583 29/06/1583 03/11/1583

Contratto artisti (fratelli Mengone, pittori) Elemosine Canone locazione (vendita candele) Elemosine Pagamento artisti* (fratelli Mengone, pittori)

15/02/1584 Elemosine

Scudi 500 d’oro L 815 Imp L 45 Imp L 403, s 12 Imp Scudi 60 d’oro = L 170 Imp L 232, s 10 Imp L 70, s 3 Imp L 935, s 9, d 6 Imp

12/04/1584 Donazione 25/04/1584 Contratto artista (Orazio Gallinone, pittore)

L 60 Imp Scudi 80 d’oro

16/05/1584 23/05/1584 18/06/1584 02/06/1584

Elemosine Elemosine Canone di locazione (vendita candele) Elemosine

L 1016 Imp L 172 Imp L 70 Imp L 290 Imp

23/07/1584 23/07/1584 30/08/1584 05/03/1585 12/05/1585 13/07/1585 07/09/1585 15/11/1585 15/11/1585 12/01/1586

Canone di locazione (Bottega delle Corone) Donazione Contratto artista (Gabriele Bossi, pittore) Elemosine Elemosine Elemosine Contratto (Alberto d’Ingegno) Donazione Donazione Elemosine

L 100 Imp L 36 Imp Scudi 70 d’oro L 364 Imp L 1031, s 5 Imp L 500 Imp --L 63, s 12 Imp Scudi 26 d’oro L 115 Imp

31/12/1583 Elemosine

collocazione archivistica ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 344-345 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 322 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 312 Inventario 1614, 21r, 12 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 111 Inventario 1614, 21r, 12 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 111 Inventario 1614, 21r, 13 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9462, f. 129 Inventario 1614, 21r, 15 Inventario 1614, 21v, 16 Inventario 1614, 21v, 17 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 519 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 458 Inventario 1614, 21v, 18 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 293 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 305 Inventario 1614, 21r, 19 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 65-67 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 78 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 71 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 101 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 11-12 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9461, f. 78 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 400 Inventario 1614, 21v, 20-21 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, ff. 356-357 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, ff. 352-353 Inventario 1614, 22r, 22 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 335 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 333 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 322 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 317 Inventario 1614, 22r, 23 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 305 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, f. 305 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9464, ff. 281-282 Inventario 1614, 22r, 25 Inventario 1614, 22r, 26 Inventario 1614, 22r, 26 Inventario 1614, 22v, 28 Inventario 1614, 22r, 29 Inventario 1614, 22r, 30 Inventario 1614, 22r, 31


bilancio della fabbrica 1560-1593

data entrata/uscita 12/04/1586 Rimborso pagamento (Antonio Padovano fabro stuchario, Gerolamo Mengone e Orazio Gallinone, pittori) 03/06/1586 Elemosine 14/06/1586 Contratto con maestranze (fratelli d’Enrico)

importo L 70 d’oro

collocazione archivistica ASVar, Notarile, Val, Alb, 9463, f. 336

L 684 Imp 100 doble d’oro

14/09/1586 Elemosine 22/11/1586 Canone di locazione (Bottega delle Corone)

L 248 Imp L 100 Imp

16/01/1587 23/02/1587 04/05/1587 31/05/1587

L 238, s 19 Imp L 60 Imp L 112 Imp L 366, s 10 Imp

Inventario 1614, 22r, 32 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9463, ff. 200-203 Inventario 1614, 22v-23r, 33 Inventario 1614, 22r, 34 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9463, ff. 35-36 Inventario 1614, 23r, 35 Inventario 1614, 22r, 36 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, f. 286 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, f. 252 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9463, f. 74v Inventario 1614, 23r, 37 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, f. 74v

Estinzione debito nei confronti della Fabbrica Pagamento artista (Ottavio Ferrari, pittore) Estinzione debito nei confronti della Fabbrica Elemosine

02/08/1587 Elemosine

24/01/1588 04/05/1588 07/08/1588 15/11/1588

Elemosine Elemosine Elemosine Elemosine

L 50 Imp L 20 Imp L 10 Imp Scudi 4 d’oro Scudi 25 d’oro L 160, s 15 Imp L 883, s 12 Imp L 446, s 5 Imp L 712, s 13, d 6 Imp

07/03/1589 Contratto con maestranze (Milano Agnete)

L 500 Imp

15/03/1589 Elemosine

L 748, s 10, d 3 Imp

15/03/1589 Obbligo di pagamento alla Fabbrica

L 170 Imp L 225 Imp L 1020, s 12 Imp

15/04/1589 Elemosine 20/08/1589 Elemosine 23/08/1589 Contratto con maestranze (Giacomo Igonetto)

07/05/1590 Contratto con artista (Battista della Rovere, pittore) 07/05/1590 Elemosine 23/05/1590 Contratto con artista (G. Giacomo Testa, pittore) 28/05/1590 Donazione 06/03/1591 Donazione 22/11/1592 Elemosine

L 1296 Imp Pagamento a cottimo: L 7 Imp per ogni “spazzo di mura“ realizzato Scudi 200 d’oro L 744 Imp L 900 Imp L 300 Imp, Scudi 75 d’oro Reddito di 2 anni sui beni del donatore L 100, s 13 Imperiali

Inventario 1614, 23v, 39 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9465, f. 409 Inventario 1614, 23v, 41 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9463, f. 244 Inventario 1614, 23r, 42 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, ff. 396-397 Inventario 1614, 23v-24r, 43 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, f. 387 Inventario 1614, 24r, 44 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, ff. 385-386 Inventario 1614, 24r, 45-46 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, f. 344 Inventario 1614, 24r, 47 Inventario 1614, 24v, 48 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9466, ff. 177-178 Inventario 1614, 24v, 49

ASVar, Notarile, Val, Alb, 9467, ff. 307-308 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9465, f. 22 ASVar, Notarile, Val, Alb, 9467, f. 285 Inventario 1614, 25r, 52 ASVar, Notarile, Val, Ran, 10272, f. 624 Inventario 1614, 25v, 54 ASVar, Notarile, Val, Pet, 10288, f. 193 Inventario 1614, 25v, 55

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appendice documentaria

pagina a fronte Fig. 85 Cappella di Lazzaro Resuscitato (18) Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita nel 1578-83 su progetto di collaboratori di Galeazzo Alessi e Martino Bassi. Pittura murale attribuita a Gian Giacomo Testa, 1584-85. Sculture in stucco di scultore anonimo, 1578-83 circa.

1. Principio et progresso della Fabbrica dil Santo Sepolcro di Varallo (1574) Archivio di Stato di Varallo, Amministrazione Civile del Sacro Monte, mazzo 2, fascicolo: Principio e progresso […] [1r] Principio et progresso della fabrica dil Santo Sepolcro di Varallo Circa l’anno 1491 venne a Varallo il Reverendo Padre fra Bernardino Caimo di Milano, et essendo stato qualche tempo in Hierusalem propose alli huomini et populo di Varallo di voler sopra un monte contiguo alla terra di Varallo, che fosse aiutato da esso populo rapresentar la fabrica del Santo Sepolcro in Hierusalem e parimente gli misterij della passione del N.S. Giesu Christo. e così esso populo gli concesse gratiosamente esso monte a tal effetto e non tanto gli concesse il loco, ma ancora il Signor Milano Scarognino, principal d’esso populo, e bisavolo della Signora Francesca moglie del Signor Jacomo d’Adda. Primo a sue spese proprie construì la fabrica del Santo Sepolcro secundo il disegno d’esso frate. Bernardino Caymo con tutta la fabrica contigua a detto Sepolchro nel qual per molt’anni passati come s’è visto stava una lampada sempre accesa et hoggi di e già molti [anni] passati è stata, come ancora d’oggidi appare sopra l’uscio d’esso Santo Sepolchro. Fatto questo esso Signor Milano [essendo] fabriciero della fabrica d’esso monte circa anni … continuò sin’alla morte sua, qual fu circa l’anno 1517. Morto il Reverendo fra’ Caymo gli successe per desegnatori de detta fabrica frate Francesco Maestro di legname di grand’ingegno, e spirito, il qual parimente era stato in Gierusalemme. Sotto questo frate Francesco desegnator, e il Signor Milano Scarognino fabriciere essa fabrica di detto Monte s’ebbe un gran’augmento e furono fabricate molte capelle [1v] cioè l’Annunciatione, la Natività di Christo, il cena[colo], la Chiesa dell’assuntione di Nostra Donna, il Monte Calvario, la resurretione di Christo, l’Oratorio in l’orto e dove Christo porta la Croce con tanta buona sorte e progresso che pare cosa incredibile che parimente sotto esso Signor Milano fabriciere fu fatta la strada selicata per la qual s’ascende ad esso Monte alle spese d’esso popolo di Varallo. In la Chiesa dell’Assumptione della Vergine Gloriosa dentro delli cancelli appresso all’altare se ne teneva et anchora si tiene una Cassetta, nella quale si raccoglieno et se reponevano gli danari dell’elemosine datte per detta fabrica, ne sopra esso Monte era alcuna altra cassa ec-

cetto quella della fabrica. La chiave d’essa cassa stava e si governava appresso gli fabriceri, ne il guardiano, osia frati del Monastero l’impedivano ne d’essa cassa ne di dette elemosine offerte in essa Cassa e così si è perseverato per sino al 1530 circa in bona concordia sempre eccetto che nel 1519 havendosi principiato la capella delli tre Magi un Guardiano del Monastero usurpo et tolse per lui scuti ducento d’oro scuti 200 quali gli furono datti in Milano dalli fondatori d’essa capella delli tre Magi per compir detta capella la quale anchora d’oggi di per questo fatto è restatta imperfetta come si vede. Per questo tristo fatto Il sudetto frate Francesco vedendo che si [tur] bava la fabrica se parti dal detto Monte e fabrica e come tal d’essa se ne andò all’eremo e benchè sudetto poi fosse redutto a detta fabrica, niente di meno per cordoglio et zelo d’essa fabrica da indi a pocho tempo morse nel 1520. [2r] [morto frate] Francesco designatore successe in suo luoco un frate Eusebio parimente maestro di legnami ma designatore ignorante sotto el quale non fece cosa alchuna bella sopra detto Monte eccetto certe nuove sponde de frati a dietro il cenacolo. Similmente morto il Sign. Milano Scarognino nel 1517 furono constituiti dal popolo li già furono m. Bernardo Baldo e m. Pietro Ravello homini segnalati d’esso populo, li quali procurarono la fabrica delle stantie de frati sopra esso monte secondo il disegno di frate Eusebio et, nel 1530 o circa ellessero con lor il signor Gio. Antonio Scarognino, abiaticho del sudetto signor Milano per tertio fabriciero e per esser lui principal di detta terra di Varale gli dettero il governo d’essa fabrica insieme con detto m. Bernardo et così egli ha tenuto cura [del] governo d’essa fabrica persino alla morte sua qual fu nel 156[…]. In loco di detto s. Gio Antonio da poi la morte sua fu elletto per tertio m. Gio. Angelo Draghetto, e da puoi la morte di M. Gio. al presente ogn’anno se rinovano in la Congregatione del populo e se ellegeno delli principali al detto populo li quali ogn’anno tanto del speso e del ricevuto al Guardiano del Monastero et al Comisario del Vicario di Novara secondo l’ordine dell’Ill. Cardinale1 et famo uno Cassierio osia spenditore che tiene conto del ricevuto e del speso. Passato l’anno 1520 li frati non volendo patire che tutte l’ellemosine porte alla sudetta Cassa andassero a uso della fabrica possero un’altra Cassa in detta Chiesa dell’Assuntione della Gloriosa Vergine a lato della Cassa della fabrica sotto il titolo la Cassa delle elemosine de frati,   Carlo Borromeo.

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e così in detta Chiesa v’erano [2v] v’erano due casse una Anticha della fabrica sotto il governo de fabricieri, l’altra delle elemosine de frati sotto il governo dei frati e così se perseverano con odio e rancore persino all’anno 1571 che l’Ill.mo Monsignor Borromeo con il Generale de frati fecero levare la Cassa de frati e reporla nella sacristia con l’ordinatione loro sopra ciò fatta qual se essibisce. Hora se noti che mai si troverà che essi frati senza li fabricieri elletti dal popolo hebero mai fatto mettere una preda sopra l’altra in alcuno oratorio o sia Capella d’esso Monte, ne tampuocho allogatii maestri, o sia lavoranti a tale fabrica, o vero pagatoli per conto delli oratorij d’esso Monte, ma tutto è statto fabricato sotto il governo d’essi fabricieri. Item si comprende manifestamente che li frati hanno in odio essa fabrica, […] l’avarità e cupidità del dinaro acciochè possino convertire essi denari in uso della gola et in altri usi meno honesti si anchora per l’ambitione, volendo loro del tutto impadronirsi delle elemosine offerte a detta fabrica et consumandole in altro uso all’arbitrio loro che con la detta Santa fabrica accioche nissuno possa comprendere ne intendere quello che cavino d’esse elemosine ne in uso vadino consumate, perché qui male agent odit lucem non attendendo ne all’evangelio, ne alla regola loro di santo Francesco, la quale dice che l’osservare l’istesso evangelio, il quale comanda alli perfetti che non tenghino cura del dinaro, ne di cosa di questo mondo e’ mancho attendendo alli precetti della ragione cuie cui suus cuique. Et che hebbero in odio detta santa fabrica e consequente l’honore e memoria de Chrysto si veddi per molti segni: prima loro hanno venduto un legato dell’oglio con il quale [3r] si teneva una lampada sempre accesa nel presepio e nel sepolchro di Christo da certi gentilhuomini della Castellanza lungo tempo pagato per il già fu M.ro Francesco Draghetto e suoi successori: loro vietano e divertiscono li devoti visitatori d’esso monte che non mettino l’elemosine in detta Cassa della fabrica; come è notorio per colpa loro abbrusciò detta Chiesa dell’Assuntione con cacciare via il venerabil frate Francesco, quale teneva conto di detta fabrica, la qual Chiesa e puoi di figure restaurata dalli fabricieri. Hora in 54 anni da più la morte del detto frate Francesco maestro de legname e, desegnare mai hanno fatto per uno meglioramento alli oratorij d’essa fabrica. l’oro al presente, come ogniuno vede sturbano, e vietano che le persone pie spendino dinari per augmentare e megliorare et ordinare detta fabrica.

E tra gli altri il Sig. Jacomo D’Adda mandato da Dio come un a[ltro] […] in ornare et augmentare detta fabrica è loro capital nemico perché non da li suoi danari a loro, gli spende in detta fabrica, accio li possino spendere nelle Ingorde sue voglie. Loro vedendo che l’ordine vecchio delli oratorij è defettuoso e più presto incerto e contrario all’ordine delli atti di Christo. e che detto signor Jacomo con tutto il suo studio e spesa grande cerca de dare el vero ordine alli misteri, et atti della vita di Christo sopra detto Monte con nuove fabriche che si vedeno e coregono gli errori antichi fra quali è che si vede prima Christo in Croce che menato al Monte Calvario, altresì si vede prima la morte e la sepoltura e la [3v] e la sepoltura e la Resurretione di Christo et [quando fece] l’oratione nell’horto, e la sua presa e portar la Croce, la qual cosa essi frati non poleno patire, cosa certamente d’hu[om]ini amaliati contra l’honore de’ Christo. Per tanto saria bene che si supplicasse che gli si mandassero uno messo a questo effetto qual oculatim venga a vedere i luoghi e puoi riferire il tutto. Bibliografia P. Galloni 1914, p. 139-140 (trascritto parzialmente); P.G. Longo 1985, p. 54-57 (trascritto parzialmente); P.G. Longo 1987, pp. 90-92 (trascitto); P.G. Longo, P. Mazzone 2008, p. 127 (segnalato); P.G. Longo 2013, p. 413 (segnalato).


appendice documentaria

2. Lettera di Giacomo d’Adda ai fabbricieri, 10 dicembre 1566 Archivio di Stato di Varallo, Archivi di Famiglie e persone, Archivio d’Adda, Serie I, mazzo 22, fascicolo: Chiese e cappelle, fascicolo: I d’Adda Fabbricieri, fascicolo: 1566, lettera di Giacomo d’Adda Magnifici signori osservantissimi Havendo Intexo chomo sette statti elettij fabricerij dil Sacro Monte ne ho a[v]utto grandissimo pi[a]cer sapendo serà benissimo Conservato et serà di tutto tenuto bonissimo conto et Io ancora dove potrò non mancherò di esservi coiutore. Il parer mio saria che si atendesse a spender lij denary In cosa che havesino dil perpetuo, fatto cum il parer, et, disegno dij persone perite, como In fabriche fatte di vivo, et che siano lavorate cum diligentia et cum diligentia mes[s]e In opera perchè queste Tal cose non si posino fare sempre perfette o, per manchamento de la preda o, de la persona che lo sano ben lavorare et metere in opera, et ora che credo Tal praticha sia ben incaminata credo saria bene si dares[s]e principio alla g[i]exa di lasens[i]a2 poijchè ancora tuttij quellij popolij pare ne sieno divotij. Senza però abandonare Il resto che comenzi, et a tal effetto se fatto fare certo disegno qual credo serà stato visto in absentia mostrato dal signor Filipo Predasanta, qual si farà vedere dal Ingegner3 del Signor Thomaxo Marino o altra persona experta, poij si mandarà, et, se vi piacerà se potrà fare cavar le prede comod[amente] da condure sul Sacro Monte senza tantij artificij como al pasato, et se fatto la provixio[ne] de oro per dar principio, et N[ostro] Signor dijo non mancherà alle cose sue mediante la Vostra bona opera In solecitare tener bon contto et exortar tut[t]e sorti di persone ad aiutare una Tanta Santa et honorata Impresa qual’è cauxa che N[ostro] Signor Dijo, è custode di quale vale. circha a messero Marcantonio vi serà pagato da la Signora Dorotea4 circha libbrae 6 / qual recevarete con darlj a deto maestro acijò si posa sustentar fin tanto che li pagharete quello resta habere acijò posa finire quelle prede de la lanterna de la g[i]exa de Adam et Eva, et, poij comenzar quella de lasens[i]a, con lij danarij che venirano de la elemosina, et da Roma, a questo natal finirà di satisfare esso magistro poij che li altri danarij per lasens[i]a. e, spero In dijo cum la diligentia vostra che si anderà finendo quel che incomenzato et si darà qualche principio alla detta asens[i]a senza dubitare de la previdentia di Dijo, acijò che se Intervenghi per fabrichare sempre, o poco, o asaij perchè altrimenti si perderia la divocijo et se ben pare, si comenzi Dua cosa senza finire prima l’altra, sia perchè finito la lanterna non lij saria da lavorare de vivo, et si perderia Il maestro et la Introducio del lavorare de la sorte che ora   Cappella dell’Ascensione.   Galeazzo Alessi. 4   Dorotea Ferrero, in Scarognini. 2 3

se comenzato cum disegno et architetura senza la qual sapete le g[i] exe non sono apriciate[.] me parso farvij questo poco discorso acijò che vi servij In quello vi parirà riportandomij però sempre in Tuto al suo Judicijo et cum questo fine/ alli ss. mi racomando. Di Milano alli 10 dicembre 1566 Bibliografia M.G. Cagna Pagnone, 1986, pp. 13-14 (parzialmente trascritto); P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, pp. 134-135 (trascritto); P.G. Longo, 2013, pp. 411, 426 (segnalato).

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3. Contratto con i fratelli Ardizzone, 21 marzo 1576 Archivio di Stato di Varallo, Archivi Notarili, Atti dei Notai del distretto di Valsesia, Alberto Giovanni Albertino, m. 9462, f. 426 [426r] Fabrica Sacri Montis pro m. Antonio de Ardiciono et socijs Conventiones In nomine domini Amen. Anno Nativitatis eiusdem 1576 Indictione quarta die Mercurij vigentesimo primo Martij. In Varallo In curte sediminis seminarij Varalli. Ibique spectabilis d. Marcus Baldus procurator et fabricerius fabricae Sacri Montis Varalli parte una, et magistri Antonius filius quondam Gilardi de Ardiciono, Marcus filius quondam Joannis de Ardiciono et Joannes fratre ipsius magistri Antonij omnis de Campartonio parte altera titulo pactorum et aliquis omni meliori modo devenerunt et deveniunt inter se vici[s]sim ad pacto et conventiones de quibus infra videlicet quia dicti magistri Antonius, Marcus et Joannes cum eorum socijs teneantur et debeant et ita convenerunt construere seu construi facere murum unum grezium cum eius schena asinili a cantonata palatij pilati ipsius Sacri Montis usque ad Ianuam5 introitus ipsius loci, et a dicta Ianua usque ad murum pendintem versus Gatteram, et hoc ad altitudinem muri calcestri existentis prope ipsam Ianuam ultra tam schenam asinilem quae fienda est superius ipsum murum, et dictum murum cum praedicta schena asinile serbare cemento, Intus e[x] foris per totam longitudinem muri, et hoc eorum sumptibis proprjs. Mediante tam quae Idem d. fabricerius det et consignet eisdem magistris cementarijs calcem et arenas, Ita quae teneantur ipsi magistri cementarij ad reliqua omnia necessaria ad ispsum murum. Item etiam dicti magistri teneantur eorum sumptibus proprijs fabricae […]ie reficare carretum unum in refectorio novo Sacri Montis, necnondum etiam erigere cantonatam ortij in introitu ipsius refectorij a parte sinistra recta linea cum cemento et alijs ad ipsam eretionem necessarijs ac etiam construere seu facere vel componere pavimentum dicti refectorij et etiam serbare muros et celatum ac dealbare pro totum circu[m] […] ipsius refetorij. Et idem d. fabricerius teneatur et debeat et ita convienit et promisit dare et solvere [426v] eisdem magistris cementarijs presentibus et acceptantibus pro eorum [labore] et mercede librae centum triginta septem cum dimidia Imperialis ad terminos infrascriptos. Videlicet In principio operis librae viginti quinque [Imperialis] et in medio ipsius operis librae quinquaginta Imperialis et [in] fine operis praedicti completam solutionem ipsarum Librae 137 [Imperialis].

Porta Maggiore.

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Quae pacta et conventiones, et quae omnia et singula […] promiserunt habere rata ac attendere obligan[…] ipsi fabri cementarij omnia eorum bona et idem dominus f[abrice]rius bona praedictae fabricae Et inde Presentibus testibus Nob. d. Giovanni Antonio Jordano de Fobello habitante Varalli, et Antonio filio Petri de Galazonis de Saxeglionis […] etiam habitante Varalli notis.Ex Instromento mei Jo. Baptista Albertini notarij. Bibliografia P. Galloni, 1914, p. 31 (segnalato).


appendice documentaria

4. Lettera del ministro fra Giovanni Visconti alla Fabbrica, 19 maggio 1576 Archivio di Stato di Varallo, Amministrazione Civile del Sacro Monte, mazzo 66, fascicolo: 1576, Consenso di frate Alessio, Guardiano del Sacro Monte […] [1r] Per le cose dil Santo Monte di Varallo, si potrà considerare, per dar satisfatione alle persone per hora, che vanno alla divotione, acciò non restino confusi, et massime, come di molti Intelligenti dicono che li vanno: di fare come dabasso. Inoltre a quello si è fatto, li è dui bellissimi quadri in pittura che si pensa si haveranno per via di Milano per mettere in opera di breve. Si potrà fare ancora un bel quadro de un dissegno dil Tempio di Salamone per mettere dove è hora la presa di Nostro Signore, acciò nel Intrare in Jerusalemme, si possa vedere qualche cosa che dia satisfatione, e non si trovi confusione. E poi mettere ancora un’altro quadro nella capella di dietro al Cenacolo, come Nostro Signore lava li piedi agli apostoli. E un’altro quadro dove andaria la presa di Nostro Signore. E più far’ una capella, la dove si dice in Galilea, di honesta grandezza, per farli il Misterio che sarà aproposito. E per tale effetto di essa capella, si pensa dove si troverà buona parte dil modo di farla. E poi fare un quadro di honesta grandezza, per mettere nel luoco disegnato dove Nostro Signore mandò Il spirito santo sopra li apostoli. Et più un’altro quadro dil Juditio Universale, per mettere la dove si dice nella valle di Josafat, dal qual loco [1v] si andarà poi per una strada fuori dil Monte sopra la Capella della felice memoria dell’Illustre signor Cesare da Napoli, qual sarà fatta in modo, che non si vederà nell’andare sopra il monte. E più se si potesse, si vorria almeno fare in pittura il dissegno dell’Inferno nel luoco dissegnato, con la strada, de andarli, negra, storta et tenebrosa che farà bel effetto. E tutte le suddette cose saria bene che si stabilliscano, acciò non li fusse alcuno che Impedisca le essequtione. Et si è fatto tal discorso, per che si pensa dette cose si farano con non molta spesa, e che si possa vedere che sono cose fattibile, e che daranno animo a molti di fare, delle cose che non si fanno di presente, per che la irresolutione di quello si ha da fare, causa gran danno alla detta fabrica, come si è possuto vedere da certi anni in qua e si vedde di presente, che non segli è fatto, ne segli fa fabrica alcuna. Io fra Gio. Visconti Ministro Provinciale mi contento Le suddette cose, così per mezo dell’Illustre Signor Jacomo d’Ada, come’ de’ signori fabricieri ordinari di detto monte si facciano. Di Milano, il 19 Maggio 1576.

[2r] Io frate Alessio da Monza Guardiano l’anno presente del 1576 del Monasterio del detto luoco di Varallo mi acontento come se contiene nel sopra detto discorso et confirmato prima dal nostro Reverendo Padre Ministro et In Fede mi sono sottoschritto et al presente giorno ciove ali 19 Maggio 1576 in Milano Idem frate Alessio & Guardiano Ill.o pro Mane proprio afirmo ut supra [2v] Per la fabrica dil sacro Monte di Varallo [3v] Ordine per la fabrica dil santo Monte di Varallo, affirmato per il Reverendo Padre Ministro Visconte et Padre Guardiano di Varallo 1576 Bibliografia P. Galloni 1914, pp. 210-212 (trascritto); G. Gentile, 1984, pp. 82-83 (segnalato); P.G. Longo, 1985, p. 56 (segnalato); P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, pp. 134-135 (segnalato).

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5. Introduzione alla guida del 1578 Descrittione del Sacro Monte di Varale di Valle di Sesia […], Novara, Francesco Sesalli, 1578. Conservata presso la Kungliga Biblioteket di Stoccolma [2r] BREVE DISCORSO DEL SITO, ORIGINE, ET FONDATIONE DEL MONTE DI VARALE Pia, devota, bella, ingegnosa, piacevole & nova fu veramente l’inventione de i primi fondatori, & parimente, di quelli, che con tanto bello, & nuovo ordine, s’affaticano di ridurre a perfettione l’alto, & divino concetto, che hoggidi sopra il Monte di Varale si vede. Pio, devoto, & divino fu il pensiero d’esprimere in questo Monte i meravigliosi gesti della vita, passione, e morte, del Redentor nostro, acciochè dalla contemplatione di così tanti misterij, i quali in questo loco rapresentano quelli istessi, che noi, si malagevolmente, potiamo nei luoghi di Terra santa visitare, potessero le divote persone, cavarne quel grandissimo frutto spirituale, che ogni di si vede. Fu alta, & ingeniosa, l’inventione, di far in così bel Monte, tanti edificij, di così varie, & diverse forme, ridotte con proportionj, & misure, alle corrispondenze della grandezza loro: Bella & piacevole è, per esser in una Regione, e sana, e commoda, Sano però che ivi si vede l’aere purificatissimo, l’acque chiare, e l’impide, & la terra produr ottimi frutti, & quel che più importa, gli habitanti del paese, quanto in altro loco si sia, sanissimi; Commoda, per le strade che d’ogni parte, da i loghi convicini & dalle circondanti Provincie agevolmente quivi pervengono, & per una certa giusta distanza che da essa a molte Città di Lombardia, Giacendo proprio nell’ultimo cantone di quella tra ponente e tramontana, a confini del Piemonte, o sia della Savoia, non più lontano dalla gran Città di Milano e così di Pavia, di cinquantacinque miglia, da Novara, da Como, & da Vercelli, di vinticinque, o trenta, per Città. E commoda anchora per il beneficio, che quivi dalli fiumi si riceve, massime dal Mastallone, il qual bagnando le radici di detto Monte, & passando per la terra di Varale, quasi ad esse radici congionta; popolata & abondante di tutte le cose; viene a congiongersi nel fine di esso con il fiume di Sesia, con infinita commodità di edificij, che sopra vi sono. Bella & piacevole veramente si puo dire, si per vaghezza del paese col- [2v] tivato, come per la distributione, con un certo ordinato compartimento di monti, valli, e pianure, come se insieme la Natura, & l’Arte havessero ciò fatto, per rendere estrema sodisfattione di chi lo vede. El sito è meravigliosamente ben disposto & atto, per tutti gli edificij, che si desiderano: imperoche questo sito, tutto cinto di mura, è posto nella sommità di detto monte, amen, & vaghissimo, vedendosi quivi, in un certo ragionevole circuito, un paesetto, pieno di amenissime colline, le quali da piciolissime valli sono disgionte, ordinate d’infiniti alberi silvestri, che rendono il loco ameno: Nuova è poi l’inventione, però che in tutto il Christianesimo, non si trova una divotione pari a questa, cerchisi pure

d’esso, qual Provincia, o Regione si voglia; Perche, si possono bene vedere in infiniti luoghi Tempij di grandissime, & inestimabili fabriche, superbi Palazzi, maravigliosi Theatri, Archi trionfali, & altre cose simili, e si ritrovano in molti lochi grandissime Indulgenze, & infinite perdonanze, delle quali la chiesa Santa di Dio è tanto dotata, come si sa, & come ogni di si vede. Ma non si trova già un humile loco, d’una pia, e devota inventione, come questo, ove in poco spatio, si possa contemplare, scolpita con statue, e pitture, in tante Chiese la vita & i gesti, del nostro Redentore Giesu Christo, con li misterij principali della nostra Redentione, tutti di rilievo, benissimo intesi. Per il che, se bene il descrivere compitamente tutte le qualità di questo tanto Monte, ricercaria un gran libro, e non scrittura di poche carte, se ne dirà però, per hora, succintamente una breve descrittione, di quello chè fatto, che si fa, & che si ha da fare, per invitar le anime devote de pij Christiani, a visitar, & contemplar, con ogni pentimento de passati errori, questa nova Gierusalemme. Et anche, a chi cosi parera, a soccorrere questa così utile & Christiana fabrica, per aiutar a dar perfettione al compimento delle cinquanta Chiese, che s’hanno da contener in detto monte: E perché non si debbe tacer chi fusse di così sant’opra fondatore: il primo scrutatore d’esso, fu Frate Bernardino Caimo Milanese, che già era stato Guardiano de frati al santissimo Sepolcro di Nostro Signore in Gierusalem: Di dove portò il disegno di quei santi loghi, dove Nostro Signor patì per noi, con intentione, se trovasse aiuto, di edificarne altri, ad imitatione di quelli. E doppo l’haversi eletto questo Monte, per il più commodo di Lombardia, che tutta, per tale effetto minutamente trascorse, fece designare in esso secondo il suo parere, molti misterij, ove si havevano da fare, edifi- [3r] cando in quello una picciola Chiesa, per loco, depinta di quel santo misterio, che al sito gli parea più conveniente. Essendo però il suo pio concerto, che altro non gli potea dare lui, essendo frate, aiutato dalle elemosine de gli homini di quella Valle, & particolarmente dal Magn. Sig. Milano Scarognino, bisavolo della Mag. Sig. Francesca Scarognina d’Adda, il quale del suo proprio dette poi principio a questa fabbrica, e fece fare il Sepolcro, simile a quello di Terrasanta: e fino al di d’hoggi si può legere, sopra l’uscio di quello queste parole. Magn. D. Scarogninus, hoc Sepulcrum cum fabrica sibi contigua Christo posuit. M. CCCC. XCI. Fr. Bernardinus Caimus de Mediol. Or. M. de obs. sacra huius Montis excogitavit loca ut hic Hierusalem videat qui peregrare nequit. Et così seguitandosi poi, da indi in qua, si sono, con le pie elemosine de devoti Christiani, edificate l’altre Chiese che si vedono, sendo anche stati alcuni tanto pij, & devoti, che hanno sovenuto per l’edificio d’una chiesa intiera. Di modo che al di d’oggi se gli vede scolpita una gran parte dell’historia sacra, di rilievo tutto dipinto, ad imitatione del vero: con molte & infinite pitture, tanto belle, & tanto ben fatte, & intese, quanto in altra parte del mondo vedere se ne possa, è ogni giorno


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si va perseverando, per redurre a perfettione così sant’opra. Massime che d’alcuni anni in qua, per gratia, & inspiratione Divina, gli è stato dato un nuovo miglior ordine, & forma, da persone pie & devote. E si come per l’adietro, i detti edificij erano fatti in diversi tempi, & da diverse persone, le quali forsi non miravano così al fine, che per aventura hebbero quei primi fondatori. Per l’avenire il tutto si sarà regolatamente, come da molti anni in qua si è fatto, sotto il disegno d’un Libro6, nel quale si sono fatti designare tutti gli edificij che possono commodamente capire nella sommità di questo Monte con tutte le loro varie forme, proportioni, & misure, alle corrispondentiae delle loro grandezze, con tutto l’ordine, & decoro d’Architettura, che si conviene: Il qual novo disegno è stato fatto da Architetti Eccellentissimi, & visto, e approbato da molti gentiluomini & persone inteligentissime. Et accio che più chiaramente si possa intendere, & sapere tutti gli edificij, che vi sono fatti, che si fanno di in presente, & che si havrano con l’aiuto del Sig. prima, e poi dell’elemosine delle pie e divote persone, a fare per l’avenire si è posto qua il seguente sommario, & ordine, [3v] ORDINE ET SOMMARIO DI TUTTE LE CHIESE, E MISTERII DEL MONTE DI VARALE Si ritrova prima nell’entrar del santo Monte, qual tutto è circondato di mura, una Porta di marmore, fatta con belissimo disegno & ordine, la quale si ha anchora d’adornare con due mascare, pur di marmore, cioè, una per ogni parte, le quali getteranno acqua, d’una Fontana, sopra la Piazza, qual si farà davanti a detta porta: e sopra detta Porta, vi sono scritti questi doi versi. Haec nova Hierusalem vitam, summosq; labores, Atque Redemptoris omnia gesta refert. Dentro all’incontro di detta Porta, è un Tempio benissimo inteso, adornato davanti d’un Portico sopra colonne di marmore, nel mezzo del quale sono di rilievo le statue di Adamo, & Eva, sotto l’Arbore col Demonio avitichiato in forma di Serpente, con il Dio Padre sopra, in modo che dica, Adamo dove sei. Et questo è figurato per il Paradiso terrestre, nel quale i nostri primi Parenti, comessero il peccato, che fu la causa dell’Incarnatione, Passione, e Morte, di Giesu Christo nostro Redentore. Si vede poi, un poco discosto un altro Tempio, fatto a imitatione della Capella di Loretto, ben adornato, dove l’Angelo che annoncia l’Incarnatione del Figliuolo di Dio alla Gloriosa Vergine, di rilievo. Et ivi presso in un’altro loco, è la Visitatione della Madonna a Santa Helisabeth, pur di rilievo. Caminando poi alquanto inanci, si trovano li tre Magi che vanno adorare N.S. in Bethelem, di rilievo bellissimi. Seguita poi la Natività di Nostro Signor, nel presepio fatto a imitatione di quello di Terra Santa pur di rilievo: e così seguendo poi si trova.   Libro dei Misteri.

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La Circoncisione di Nostro Signore, di rilievo. L’Angelo che avisa S. Gioseppe dormendo, che fugga in Egitto [4r] con la Madonna, & Nostro Signor, di rilievo. La uccisione delli Innocenti per comandamento d’Herode, et di questa è fatta solamente la Chiesa. S. Gioseppe che fugge in Egitto, con la Madonna e N.S. fatti di rilievo. Il Battesimo di N.S. fatto di rilievo. Dove si farrà anchora descendere l’acqua della fontana, per far un rivolo, a imitatione del fiume Giordano. La tentatione del Demonio a N.S. nel deserto fatta di rilievo. La Samaritana a ragionamento con N.S. al Pozzo, della quale è fatta la Chiesa. Il Paralitico che si fa lasciar per il Tetto, per trovar N.S. con li soi discepoli, di questo è fatto il tempio. Il figliuolo della Vedova resuscitato da N.S. del quale è fatto il fondamento della Chiesa. La Transfiguratione di N.S. Sopra il Monte Tabor, fondata. La intrata di N.S. in Hierusalem, il giorno delle Palme, che si ha da fare. La Porta Aurea, per dove entrò N.S. in Gierusalem, che si farà. Il Tempio di Salomone, che si farà, conforme a quello che si legge nella sacra scrittura, ornato di un richissimo portico di marmore, qual cingera la piazza, dove di presente è una bellissima Fontana di marmo, riccamente fabricata, e circondata di bellissime piante d’Abeti, con ordine bellissimo & in detto Tempio si scolpirà la statua di N.S. Giesù Christo con la sferza in mane, discacciando la Turba che faceva il mercato nel Portico del Tempio, & dentro un sacerdote che sacrifichi un’Agnello: e sarà questo d’una spesa grandissima. Il loco dove stette il Paralitico trent’otto anni alla probatica piscina, nel quale sarà un’Angelo, che con bell’artificio farà continouamente il moto dell’acqua, con la bacchetta, qual piscina sarà fatta con l’acqua, che cascarà della sudetta Fontana. La cena che fece il N.S. con li suoi Discepoli, che tutti sono fatti di rilievo. Come N.S. lavò li piedi a suoi Discepoli, che si farà. L’Oratione di N.S. nell’Orto, ch’è fatta di rilievo, e se gli agiongerano li tre Discepoli, che dormirono. La presa di N.S. fatta da giudei, per il tradimento di Giuda, ch’è fatta di rilievo. [4v] Come N.S. fu condotto a Cayfas nel palazzo, che si farà. Il Palazzo di Pilato, dove di rilievo si vede fatto come N.S. fu battuto alla colonna, e come fu coronato di spine, e se gli agiongerà, come fu mostrato al Popolo, e come Pilato si lavò le mani, nel volerlo sententiare. Come N.S. è condotto alla morte, con la croce in spalla, qual si vede tutto di rilievo.

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Come la Madonna è tramortita vedendo N.S. condotto a morte. Come il N.S. fu spogliato de suoi panni, e condotto sopra il Monte Calvario, ch’è fatto di bellissimo, & beninteso rilievo. Come N.S. fu crocifisso sopra il Monte Calvario, in mezzo di doi ladroni, circondato da molta turba, il tutto di rilievo, bellissimo, con pitture di maravigliosa, & estrema bellezza. Come il N.S. fu levato di Croce, e posto sopra il lenzuolo, circondato dalla Madonna, con le Marie, San Giovanni e Gioseppe Abaramatia, tutti di rilievo. Il Santo Sepolcro di N.S. Giesu Christo, qual è fatto ad imitatione di quello di terra santa. L’Apparitione di N.S. resusitato a Maria Maddal. fatta di rilievo. L’Apparitione di N.S. a tutti li suoi Discepoli, che si farà. Il N.S. che ascende in Cielo, e di presente se gli fa il fondamento della Chiesa. Come N.S. mandò il spirito santo sopra li soi Discepoli. Il tremendo Iudicio universale, che si ha da fare. Il purgatorio, & l’inferno, quali si faranno nella valle, che resta a man stanca, nell’intrare di esso monte, sotto terra, sopra quali saranno li Tiburij, a modo di volte, fatti di vedri, di colore artificiati, per quali alle persone parerà di vedere in detti luoghi le anime & altre cose abrugiar di foco, si come sarà conveniente a l’uno, e l’altro misterio, & la strada per andarvi sarà negra, storta, & talmente tenebrosa, che renderà spavento. Vi è anchora, una Chiesa assai grande della Gloriosa Vergine Maria, con la statua della Madonna, nella Sepoltura sopra l’Altar Maggiore, & come ascende in Cielo, con le statue delli dodeci Apostoli intorno, tutti di rilievo. In questa sono apesi i segni di molti voti & delle gratie ottenute. Bibliografia M.L. Gatti Perer, 1999 b, pp. 7-36 (segnalato); C. Gottler, 2013, p. 426 (segnalato); D. Pomi, 2006, pp. 115-120 (segnalato).

6. Capitoli milanesi, 26 giugno 1578 Archivio di Stato di Milano, Culto, Parte Antica, 1709, fascicolo: Varallo. Archivio di Stato di Milano, Archivio Notarile, Notai di Milano, Clemente Arsago, 17251 [1r] 1578 Comparitio hominum et Communitatis Varalli et fabriceriorum Montis Sancti Sepulcri in Controversia sive pretensione Monasterij Sancti Francisci7. Transatio Al Nomine di nostro signore l’anno della sua natività Indittione sesta il di di Domenica alli XXVI Giugno. Si fa memoria che tra li Reverendi Padri dil Venerando Monastero di Santa Maria dil luogo di Varallo per una parte, et la Comunità di detta Terra et fabriceri dil sacro Sepolcro dil Monte di Varallo per l’altra, siano nasciute diverse liti, et controversie sopra i negotij depin.ti da la fabrica del Santo Sepolcro del Monte di Varallo, de quali si tratta nelli infrascritti capitoli avanti diversi Giudici, sì secolari come ecclesiastici et diligati per la santità dil Santo Pontefice, et che per componere le dette controversie et transigere sopra esse già in un capitolo provinciale fossero eletti li Infrascritti Molto Reverendi Padri, con amplissima et guale auttorità, et all’incontro per la comunità di Varallo, seu per il consiglio di detta littera a nome d’essa communità siano statto deputati li infrascritti sindicci a transigere et accordare dette controversie, et di più novamente e sia statto per la sua santità [1v] Deputato in Commissario Apostolico il Molto Reverendo Padre frate Cristoforo Honofrio de Foligni della Religione franciscana d’osservanza con amplissima facoltà et autorità, quale in sua absenza ha comesso et concosso l’auttorità sia come comissario ut sopra all’Infrascritto Molto Reverendo Padre Ministro della detta Religione nella provincia di Milano come della detta subdeputatione di detto Molto Reverendo Padre Ministro et del Sindacato di detti Infrascritti sindici ne appare per Instromento et littere del tenor che qua da basso se Inserirà Ancora si narra che al longo si sia trattato tra li eletti dell’una, et dell’altra parte, sopra le mutue protensioni et finalmente per accordio si siano stabiliti li Infrascripti capitoli, di commune consenso, da esser perpetuamente et Inviolabilmente osservati con buona pace, et quali sono del tenore seguente. Videlicet Ponat’ Tenor capitulorum sig. A De qui è che il Molto Reverendo Padre Fra Claudio Medolla Ministro della Provincia di Milano della [2r] Religione Franciscana d’osservanza con l’auttorità sua che tiene come Ministro per le Constitutioni et ordini di detta Religione et anco come uno delli eletti a accordare queste controversie per il capitolo provinciali et Item come subdepu  Monastero di Santa Maria delle Grazie a Varallo.

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tato dal predetto Reverendissimo Commissario Apostolico per littere del Tenore Infrascritto et insieme et separatamente. Il Reverendo Padre fra Agustino Collona, uno delli Reverendi Padri diffinitori di detta Religione et anco come uno de detti Reverendi eletti per il capitolo provinciale ut sopra. Il Reverendo Padre fra Giovanni Galdino al presente Guardiano del Venerando Monastero di Angeli di Milano parimente uno delli detti Reverendi eletti per il capitolo provinciale ut sopra. Il Reverendo Padre fra Bonaventura di Vigevano diffinitore ut sopra. A loro nome et a nome dil Reverendo Monastero predetto di Santa Maria di Varallo et delli Reverendi Padri et convento di detto Monastero per li quali, promettono de rato et che attenderanno et non Contraveneranno in alcuno [2v] tempo futuro per una parte. Et li signori Christoforo Draghetto, dil q. signor Giovanni Angelo et Francesco Gavertia dil q. signor Bartholomeo tutti duoi habitanti nel detto luogo di Varallo Sesia, diocesi Novarese come sindici speciali di questo, come ne consta per pubblico Instromento di sindicato rogato per d. Gio. Battista Albertino Testa, notaro di Varallo il di 26 Giugno presente, sindici della Comunità et huomini di detta terra di Varallo, et delli fabriceri nominati in detto sindicato, il tenor dil quale loro sindicato di sotto sarà Inserto per l’altra parte. Spontaneamente et per ogni melior’ modo ch’hanno possuto et possono Volendo riveder’ d’ogni Disparere et da ogni lite et pro bono pacis, et facendo tra dette parti transattione et accordio Intevenendo la mutua et solenne stipulattione, a modo et nome come di sopra, qual Inviolabilmente et perpetuamente habbi d’esser osservata. In prima renunciano a ogni litj Instituite [3r] et tanto pendenti quanto non, et a ogni controversia, et a tutto quanto è agitato in esse liti avanti qualsivoglia giudice tanto secolari come ecclesiastico, et tanto ordinato come delegato et subdelegato, quo a ogni effetto Item transigendo ut sopra hanno convenuto et convengono a nome et modo come di sopra nel modo et forma come si contiene nelli capitoli di sopra Inscritti, quali quivi s’abbino per repetiti ad verbum come di sopra, promettendo l’una parte, ut l’altra, a nome come di sopra di osservarli perpetuis temporibus et Inviolabilmente, et non contravenire ne di ragione, ne di fatto, approbando et conformando In tutto et per tutto li detti capitoli, et ciò che In essi si contengono. Et quarum litterarum predicti Molto Reverendi Comissarij Appostolici et recitati Instromenti sindacatum comunitatis Varalli Tenoris siquunt videlicet. Ponat tenor predicto litterarum 2o Sindicatus. Renunciantes quarum vicissim

[3v] Pacta ex eq.a reciproce Infrascripta per Iuraver’ dictae partes debito more habere ratum et non contravenire sub reff.e. Et de predictis rogatum fuit pro me Clementem Arsaghum publicum Milani, item apostolica auctoritate notarum pubblicum confici Instrumentorum etiam hoc die festo, atto. q. tractat de rebus ecclesiae, et ad cultum divinum pertinens, qui genum Contracum etiam in diebus festis prohibitum Actum. [4r] Che li fabriceri siano duoi oltr’il Thesoriero Il Thesoriero si annovi in fine di cadauno anno insieme con’uno delli duoi fabriceri et il sequent’anno s’innovi l’altro fabricero Insieme con il Thesoriero d’esso anno. L’elettione de fabriceri et Thesoriero si facia in questa maniera, cioè che la comunità di Varallo,ciò sij il conseglio ne nomini il numero de XII Idonei et che sappiano scrivere, conchè in essi dodeci si nominino duoi delli procuratori dil Monastero, quali però siano oriondi di Varallo e sapiano scrivere, et fatta La nominatione l’istesso giorno o il seguente alla presenza de duoi da esser nominati dal Consiglio presente la prima volta si facia per il Molto Reverendo Padre Ministro et in absenza sua per il Reverendo Guardiano de Varallo elettione de duoi fabriceri et d’un’altro per Thesoriero delli nominati, et in fine dell’anno il più vecchio delli duoi fabriceri et il Thesoriero, si cassino et resti per il sequente anno il fabricero Juniore et presso lui delli restanti nominati a sorte ut sopra si elega un’altro fabricero, et uno Thesoriero et in fine dil detto sequente anno resti casso il fabricero dil precedente anno che [4v] Haverà essercito duoi anni, et anco il Thesoriero talchè ogn’anno si annovi il Thesoriero et un’ fabricero facendo sempre l’ellettione per sorte ut sopra et de li restanti nominati sinchè serà compito il numero delli nominati et quando in numero sarà ridotto a tanto poco numero che non si possi gettar’ sorte, all’hora quelli che restaranno delli nominati siano eletti senza sorte. Et finita l’elettione delli nominati il Conseglio d’essa Comunità facia la nominatione de altri dodeci al modo come sopra, De quali si facia l’elettione a sorte ut sopra. Che in l’alteratione mutatione o novo portat.e di Misterij et dispositione delli Misterij nelle nove capelle ci concorra l’aviso del Reverendo Padre Guardiano de Varallo, con ten.e anco de giorni trenta, fra quali habbi de avisar il Reverendo Padre Ministro che provederà di mandarvi delli aletti dal capitolo provinciale a dessignare et trattare con li fabriceri come si debbano disporre li Misterij. Che circa la fabrica delle nove capelle per una volta, dua, o tre si dij aviso al Reverendo Padre Guardiano che servia al Reverendo Padre Ministro che venga [5r] o dia ordine a Padri deputati acciò vengano etiam con Architetto a dessignare et stabilire la forma, modo et ornamenti, larghezza, et longhezza delle Capelle, di maniera che in una, due, o tre volte quanto prima si stabilisca il modo et forma et struttura

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di tutte le capelle et si possi poi andar’ fabricando secondo la forma stabelita, senza che si dia altro aviso, et secondo il libro8 ch’ha fatto fabricar il Magnifico Signor Jacomo d’Adda secondo l’ordine, non trasportando alcuno misterio che prima non sia fabricato il luoco dove si ha da trasportare. Che quello Thesoriero et fabricero al tempo de sua ammolt.e in fine dell’anno, rendino contro al Reverendo Padre Guardiano di Varallo, o suo substituto di tutto il speso, et comprato et delli denari seranno pervenuti in le mani d’esso Thesoriero et restandogli denari nelle mani li consegni al suobsequente Thesoriero. Che le Compere delle Materie, etiam pagamenti d’operarij et Maestri si possino far’ liberamente per li fabriceri, et per il Thesoriero secondo il [5v] Mandato d’essi fabriceri, avisando però nelle compere et spese di momento il Padre Guardiano, et ch’ogni tre mesi sendo ricercati dal Padre Guardiano, o gli mostrino il speso a partita per partita et denari ricevuti descritti nel libro d’essi fabriceri et gli ne lascino pigliar copia o’ che gli ne diano una lista de tutte le partite distinte, acciò detto Padre Guardiano per l’obligo ha dal Capitolo Provinciale ne possi tener conto sopra libro ch’haverà di star’ presso detto Padre Guardiano. Che delli paramenti, et altri ornamenti dell’altare del Sacro Monte et sua sacrestia si ne facia Inventario per Instromento acciò che quelli destinati alla chiesa et per l’uso del Monastero de Basso, et manchando qualche cosa necessaria per l’ornamento dell’altare sudetto et per le messe et vesperi solenni con quella comodità si potrà se gli proveda per li fabriceri delli denari della fabrica. Conchè non si consuma somma di momento per la quale si venesse a far’impedimento al progresso nella fabrica, comprando qualche [6r] particella ogni anno. Che la cassa dell’elemosina della fabrica habbi le due chiave solite differenti, una de quali stia second’il solito presso l’uno delli fabriceri, et l’altra presso l’altro fabricero et la cassa stij dentro la ferrata, come sta di presente, Ma la chiave della ferrata stij presso li Reverendi Padri, talchè non si possi aprir’ la cassa, né cavar’ l’elemosina senza la presenza dil Guardiano o suo substituto, et che si tenghino duoi libri sopra quali si tenghi il conto, uno stij presso la Religione, l’altra presso li fabriceri. Che la cassa dell’elemosina delle messe et elemosine che si fanno per li Reverendi frati stij in Sacrastia dove sta di presente, ne si mova dalla sacrastia. Che della cera offerta conbustibile si proveda da fabriceri, a quanto fa di bisogno per il Monastero da basso, et per il Monastero di sopra. Che tutte le capelle habbino le casette per l’elemosina della fabrica, et le chiave de dette casette si conservino in quella cassa sopra qual seranno due chiavi ut sopra. Le tovaglie et tele offerte siano per benefitio [6v] delli altari, et sacra  Libro dei Misteri.

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stie del Monastero de sotto quanto di sopra provedendo però prima al bisogno delli altari et sacrastie di sopra. Che sopra la cassa di argenti e gioie si tengano due chiave differenti, una de quali stij presso li fabriceri et l’altra presso il Reverendo Guardiano. Che contravenendo alli presenti capitoli, o alcuno d’essi si cada dal benefitio delle presenti Constitutioni. Si declara il detto cappo in quella parte che parla di servare l’ordine del libro9 che ha fatto fabricar’ il signor Jacomo d’Adda, che questo s’intenda secondo la capacità del sito del Monte con quella modificatione per minor spesa che si giudicarà più espediente. Item si dichiara il cappo terzo che parla della nominatione de dodici fra quali ci siano compresi duoi procuratori dil Monastero che detto Venerando Monastero habbi di contituir’ quattro procuratori, De quali quattro il conseglio della Terra ne habbi poi a nominare duoi delli dodeci, et che l’estrattione, o’ sia elettione che si havirà da fare per sorte si [7r] facia per un’infante, posti li dodeci Bolettini in una Bussola, nel modo nel testo come di sopra con declaratione che in li sequenti anni, il numero de Bolettini si cometteranno alla sorte si sminuiscano di anno in anno in maniera che i detti bolettini non si comprendino quelli che già una volta seranno statt’eletti sinchè l’elettione non sij verificata una volta in tutti li nominati, Ma morendo alcuni delli nominati, che per sorte non siano statt’eletti se n’habbi per detto conseglio, à subrogare un’altro o più second’il numero delli morti, et morendo alcuno delli fabriceri, o il Thesoriero avanti il fine del suo offitio, et che non fusse vicino al fine dell’anno delli restanti nominati per sorte, se ne elega un’altro qual per quella restante parte dell’anno et anco dil susseguente habbi di fare l’ufficio dil fabricero o Thesoriero resp’ne restato. Item si aggionge che caso che por l’una ò l’altra parte in alcuno tempo a’ venire si allegasse quest’accordio, o transattione esser’ nullo, et non fatto con le debite solennità, o mancar’auttorità et si trovi in fatto ch’il contratto sia nullo, In tal caso l’una et [7v] l’altra parte reciprocamente s’intenda a esser’ et sia nel p.o stato, come era avanti il present’accordio, ne alcune delle parti s’intenda haver pregiudicato alle sue pretense raggioni, ne per il presente contratto s’intenda in detto caso esser’aquistato in più di quello che prima haveva, ne in petito, ne in possesso. Bibliografia P.G. Longo, 1985, pp. 119-121 (trascritto parzialmente e commentato); P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, pp. 134-135 (segnalato)

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7. Scritto di introduzione al progetto per il Sacro Monte (1578) Biblioteca Ambrosiana di Milano, Raccolta Ferrari, 130 sup, c. CLVII, ff. 209-210 [209r] Perbenchè molti nè tempo passati tempi si siano piamente affaticati intorno al alto concetto posto sopra al sacro monte di Varale, per dare certo e determinato ordine de’ a’ misterij del nasimento, della vitta, et della morte e resurrettione del Redentor nostro ordine certo, et determinato non resta che infinqui non si sia sempre veduto qualche discordanza, hora quando per l’accrescimento de novi misterij a’ quali non si era per aventura pensato per inanzi adietro, hora altre volte cose per la pocca capacità del sito, et hora spesso per altre cause, che volendole anomerare ad una per una sarebbero molte; Per le quali, volendo li signori Prefetti della fabrica d’esso monte, a una con il nobile signor Jacomo d’Adda, che si levino le difficoltà più che si può non destruendo alcuna cosa fabricata per adietro, anzi acrescendo sempre maggior fabrica e maggior no de misterij, et volendo parimenti si termini perfettamente il proprio sitto et loco de misterij, che restano da farsi al compimento d’un tanto soggetto. deliberarno alli passati giorni haverne compitamente del tutto il mio parere, per el cui affare mis’anc’io me condussi sopra al loco, et con diligenza situai il detto la pianta non solo d’esso monte; ma [209v] ancora quella dei tempij nei già fatti ne quali sono riposto li misterij suddetti: aggiongendovi ancora le piante de tutti gl’edifici che mancano al compimento di tant’opera, degna veramente del’animo nobile et devoto de que’ primi che l’inventarano. et parendo a’ que signori prefetti et al molto Reverendo Patre fra Claudio10 ministro de’ frati osservanti che hanno la cura del detto monte che io havendo lev io levato ogni sorte di difficoltà; et sì del vedere li detti misterij ordinatamente, et per giusto tramite, quando anco del vederli proportionatamente fatti, et corrispondenti alla Capacità del sitto, dovesse appresso farne una pianta, et uno alzato del tutto insieme, et darle alla stampa, insieme con la dechiaratione de misterij suddetti li quali essendo tanto simili a’ quelli di terra santa (a quali si può si molto malagevolmente andare) si sono avvisati che con questo disegno ogn’huomo si possi più facilmente movere à divotione di visitare così un tanto loco, et tanto lo doveranno fare più volontieri quanto che con li presenti disegni, si potrà fare ogn’uno per se solo condurre per tutti li detti misterij senza altra guida, poiché in essi gli sono espressi per numeri tutti li luochi che vanno visitati, è prima è doppo successivamente [210r] et per ordine secondo ci amaestrano le sacre lettere. per lo che non volend’io contradire al così giusto et bon desiderio d’essi signori, sì per la devotione ch’io ho a quel santissimo loco; nel quale mi pare a’ ponto d’essere in quelli di terra santa, et ch’io vegghi, et odi, il redentor nostro quando nacque, nel tempo che visse,   Claudio Medulla..

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et quando patì; si per il desiderio ch’io di giovare ad’altri, com’Architetto et non come perfetto scrittore, ho preso a fare li presenti disegni, et con la dechiaratione che appresso si legge. la quale se non sarà con quella compitezza che ricerca il grande mistero de qual si tratta, sarà almeno conforme al bon’animo mio che ho sempre havuto di giovare, et di obedire a’ chi mi ha comandato, nella profession’ mia. et per non perder più tempo, verrò alla dechiaratione del tutto, lassando di Parlare, dell’amenità del paese, della purità dell’aere, della sanità degll’habitanti, et di molte altre cose pocco appartenenti a’ questo soggetto, et de quali altri n’e hanno trattato; per invitarci ogn’huomo; assai compiosamente. Bibliografia M.L. Gatti Perer, 1964 c, p. 25 (trascritto); P. G. Longo, 1985, pp. 5760 (segnalato e commentato).

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8. Indice di cappelle (1578) Biblioteca Ambrosiana di Milano, Raccolta Ferrari, 130 sup, CLVI, ff. 207-208

9. Progetto per il Sacro Monte, legenda (1580-81) Milano, Biblioteca Ambrosiana, Raccolta Ferrari, Cod S. 150 Sup., c. XXXII

[207r] 1. Porta / 2. Adamo et Eva / 3. Anonciata / 4. Visitatione del esi santa Elisabet / 5. Li 3 maggi / 6. Presepio / 7. Circoncisione / 8. Sono di Giosef / 9. Gl’inocenti / 10. fugga in Egitto / 11. Battesmo / 12. Tentacione / 13. Samaritana / 14. Paralitico / 15. figliolo della viduva / 16. Trasfigurazione / 17. Resurrezione di Lazzaro / 18. Entrata in Gierusaleme / 19. Porta aurea / 20. Tempio di solomone / 21. Probatica piscina / 22. Cenaculo et lavation’ dei piedi / 23. Oratione all’orto / 24. Presa — / 25. Palazio di caifas / 26. P. Di Anna / 27. P. d’Herode / 28. P. de Pilato / 29. Il portar della croce / 30. Spogliatione / 31. Si mete in croce / 32. Monte calvario / 33. deposizione di croce / 34. Sepolcro / 35. Apparitione ala Madonna11 / 36. Emaus / 37. A’ tutti li discepoli / 38. Ascensione et paradiso / 39. Spirito santo / 40. Giudicio universale / 41. Purgatorio / 42. Inferno giù basso [208v] Dal 16 al 30 — cade b 4 / Dal 16 al 15 et al 14 — cade b 6 / Dal 16 alla mad.na del monte cade b. 5 1/2 / Questa mesura servira’ atutti li palacij et alla piazza loro, et anco al piano del tempio di Solomone che si fara’ sopra l’istessa piazza / Dal 14 al 23 cade b.4 / Dal 13 al 22 cade b. 5 / Dal 22 al 2 cade b 13 / Dal 14 al 11 cade b 11 ½ / Dal 11 al 17 a livello / Dal 2 al 3 cade b 6 / Dal 17 al 18 cade b 1 ½ / Dal 18 al 10 cade b 3 / Dal 16 al 9 cade b 13 / Dal 9 al 8 cade b 1 / Dal 8 al 5 cade b 7 / Dal 16 al 23 cade b 10 / Dal 16 al 24 cade b 14 / Dal 16 al 32 cade b 2 [annotazioni a lato]

18. Entrata in Gierusalemme / 19. Porta aurea che imboccarebbe reincontro alla porta del tempio. 20. Tempio di Solomone di 3 quadri come dice la sacra scrittura et con il vestibulo inanzi con colonne, come si vede / A. Piazza inanzi, che si giongi alla probatica / 21. La probatica con cinque portici intorno agl’abeti, et alla fontana / 22. Il cenacolo, poichè non vi trovo loco più comodo, volendolo fare dentro di gierusaleme come si dice. / 23. E L’orto sopra un monticello fori della città / 24. Presa un’ pocco più basso / 25. Palazzo novo / 26. Palazzo che si farebbe ove’ hora è il cenacolo la mità del qual si potrà lassar alli Reverendi frati / 27. Palazzo ove hora è la chiesa di dietro del quale li sarebbe uno andito per poter passare dal monastero, nella sacrastia B. che è nel restante di essa chiesa, et dalla sacrestia si passerebbe nel tempio. / 28. Palazzo novo / C. Piazza della Città nel mezo delli palazzi et a canto al tempio suo / D. Porta che riesce dalla Città / 29. Porta la croce / 30. E’ spogliato / 31. Si confige in croce / 32. Il Calvario / 33. deposizione / 34. Sepolcro et il resto che segue infin al inferno ov’è il 42.Tutti li edificij, et muri segnati di gialdo sono già fatti, et li tratezzati di pena si faranno di novo V.S. Considerera’ questo schicio, et il primo che di gia’ vide et doppo se si stabilira’ qualche cosa, faro’ poi il disegno netto et compito — con la sua giusta dechiaratione. —

Bibliografia M. L. Gatti Perer, 1964 c, p. 25 (trascritto); P. G. Longo, 1985, pp. 5760 (segnalato); S. Stefani Perrone, 1974 b, p. 69 (trascritto); S. Stefani Perrone, 1987, p. 96 (trascritto).

Noli Me Tangere / Apparizione alla Maddalena.

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Bibliografia I. Balestreri, 2012, pp. 14-19 (riprodotto e commentato); M. Bascapè, 1967, p. 59 (trascritto); M.L. Gatti Perer, 1964 a, p. 191 (segnalato); M.L. Gatti Perer, 1964 c, pp. 21-41 (riprodotto e commentato); G. Gentile, 1985 (segnalato); P.G. Longo, 1985, pp. 57-60 (segnalato); P.G. Longo, P. Mazzone, 2008, p. 137 (segnalato); G. Rocco, 1941, pp. 200-201 (fig. 19) (riprodotto e commentato); S. Stefani Perrone, 1974 b, pp. 43-46, pp. 72-74 (N. 7). (riprodotto, trascritto e commentato); S. Stefani Perrone, 1975, pp. 510-512, 515-516, 593 (riprodotto, trascritto e commentato); S. Stefani Perrone, 1980, p. 39 (segnalato); S. Stefani Perrone, 1984 b, p. 45 (segnalato).


appendice documentaria

10. Scritto di introduzione al progetto per il Sacro Monte (1583) Biblioteca Ambrosiana di Milano, Raccolta Ferrari, 130 sup, CLVIII, ff. 211-212 [211r] Disegno in pianta, non solo della superficie, et recinto del sacro monte di varalle; ma ancora del ultimo stabilimento de gli edeficij per e’ misteri fatti, et da fare sopra al detto monte ad imitatione di quelli di terra santa, come dalla dechiaratione che segue si vede il tutto a’ ivi luoghi — cioè 1. Salendosi sopra al d. Monte et gionti appresso al sommo s’aritrova una cappella assai ornata della forma, che per la pianta d’essa si vede, chiamata la capella di Cesare da napoli 2. Doppo l’esser ascessi per il sommo d’esso monte, caminati un pocco inanzi s’aritrova una piazza, et la porta per entrare nel sacro monte della quale li mancano ancora li ornamenti de marmi, Le mascare et fontane. 3. Tempio di già fatto all’incontro d’essa porta, con il portico inanzi, et con la cella dentro la quale vi li sono Adamo et Eva con l’altre circostanze della tentazione, tutte di rilievo. 4. La salutatione con il tempietto ad’imitatione della Cappella di nostra signora di Loretto. 5. Tempietto della visitatione. 6. Tempietto circolare che anderà fatto per il mistero quando santo Gioseppe volse fugire di nascosta dalla madona dopo ch’era gravida [211v] 7. Luogo di già fatto ove sono li tre maggi 8. Luogo di già fatto ov’è la natività, et presepio di nostro Signore fatto a imitatione di quello di terra santa 9. Luogo fatto ove è la Circoncisione di N.S. 10. Loco fatto, ove l’angello avisa Giosefo che fugga in Egitto 12. 11 Tempio da esser da esser fatto per ov’e’ lucisione degl’inocenti 11. 12 Tempio da esser fatto fatto ove Giosefo fugge in Egitto 13. Tempio / fatto/ in ottavo del Battesimo di N.S. nel giordano 14. Tempio fatto ov’è la tentatione di n.s. nel deserto nel quale gli è ancora il mistero quando n.s. porta la croce et andera’* *reportato al n. 34. 15. Tempio quadrato fatto ov’è la samaritana 16. Tempio fatto circolare del paralitico di Cafarnao 17. Tempio incominciato, ma no finito fatto per la resurrettione del figliol della vidua 18. Tempio Circolare assai alto da terra, per la trasfiguratione di n.s. sopra il monte tabor 19. Tempio fatto ov’è la resurretione di Lazzaro 20. Tempio fatto nel quale vi è l’entrata in Gierusalemme di N.s. per la domenica delle palme 21. Porta Aurea che si farà per entrare nella Città di Gierusaleme

[212r] 22. Tempio di solomone da esser fatto con suo portico, cappella maggiore, cappelle, per e’ misteri, sacrestia, et campanile. 23. Probatica piscina da esser fatta, con cinque portici, et nel mezo li restarà la piaza con li pini, et fontana che ci sono 24. il cenacolo la lavanda de piedi alli apostoli che si farà sopra del quale li sarà il loco per la lavatione dil et cenacolo agli appostoli, al quale si salirà per una scala, et si discenderà per un’altra 25. Porta, da esser fatta per la quale si riuscira dalla piazza del tempio, et della Città di Gierusaleme 26. Tempio che si farà ove n.s. orerà all’ orto, qual mistero è già fatto e si riporterà al suo luogo per ordine 27. Tempio da esser fatto per la presa di n.s., il qual mistero è già fatto, in altro luogo, et si riporterà di suo ordine poi in questo loco per seguire l’ordine 28. Porta per la quale riconduccono n.s. in Gierusaleme. 29.30.31.32. Li quattro palazi che si farano d’Anna, di Pilato, d’Herode, et di Caifa di Caifa, Anna Erode et Pilato, et il palazzo di Pilato è già fatto, fuori d’ordine et si riportera al suo luogo. 33. Porta fora della quale conducono n.s. alla morte la quale ha da esser fatta. 34. Tempio che si fara’ ove n.s. Portarà la croce, et se li riportera’ il mistero detto disopra al n.o 14 35. Tempietto da esser fatto nel quale n.s. sarà spogliato. Il mistero è di già fatto però si riportarà poi in questo loco. [212v] 36. Capella da esser fatta ove n.s. sarà conficato in croce 37. Loco di già fatto ov’è il monte Calvario, et n.s. levato in alto 38. Loco da esser fatto ove n.s. sarà è deposto di croce 39. Sepolcro di già fatto ad imitatione, et delle mesure di quello di terra santa 40. Apparitione fatta da n.s. alla Madalena 41. Apparitione fatta da n.s. alli discepoli che vano in Emaus 42. Chiesa da esser fatto per l’apparitione di n.s. alli discepoli 43. Tempio incominciato per lasensione, sopra del quale li sarà la gloria del Paradiso 44. Tempio da esser fatto per l’emisione dello Spirito Santo 45. Loco che si farà per il Giuditio universale 46. Loco che si farà per il purgatorio 47. Loco che anderà fatto per l’inferno, doppo la veduta de’ quale si Calerà abbasso verso la terra di varalle — per un altra strada. Bibliografia M. L. Gatti Perer, 1964 c, pp. 26-27 (trascritto); P. G. Longo, 1985, pp. 57-60 (segnalato); S. Stefani Perrone, 1974 b, p. 69 (trascritto)

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11. Giuseppe Antonio Chiara, Storia Della Nuova Gerusalemme ossia del Sacro Monte di Varallo "copiata fedelmente da un manoscritto del 1748" esistente nel Nuovo Convento di S. Antonio in Varallo Sesia. A.M.D.G. Volume 1 e 2 Archivio provinciale OFM-Torino, PrST, 10.29.5, f. 37 Il documento è una copia del manoscritto originale conservato presso: Biblioteca di Brera, Milano, A F XII 12. A chi legge La varietà dei sentimenti ed opposizioni che sono state per l’addietro e durano tuttavia in questa nostra età intorno all’origine, fabbrica e diritto del Sacro Monte di Varallo, mi spinsero ad andare in traccia della verità tra mezzo alle Scritture e memorie antiche che dopo aver fatto un giro pei Tribunali più illustri d’Italia, riposavano neglette negli Archivii. Queste sono quelle che mi hanno fatto un buon capitale, anzi tutto l’ammasso di questa Storia, scritta a solo fine di illuminare i saggi, sgannare i semplici e sollevare gl’innocenti dalle accuse, imposture, dicerie onde vengono indebitamente caricati. […] Capo 1° — Il B. Bernardino Caimo fonda il Convento e i Sacri Luoghi del Monte Questo Santo Religioso era da Milano dell’antica e nobile famiglia dei Caimi. Aveva accoppiato alla nobiltà dell’ingegno e dei natali, l’integrità dei costumi. La sua vita nel secolo fu esemplare; e quando ebbe ravvisato il gran pericolo che vi era nel mondo di rilassarsi nei costumi, intraprese di farsi Religioso. Fatto adunque Religioso tra i Minori Osservanti di S. Francesco, impiegò così bene il talento che Dio gli aveva dato, che senza traviarsi dalla religiosa perfezione, fece grandi progressi nei sacri studi e riuscì uno dei più eccellenti Predicatori che avesse l’Italia in quel tempo. Questo celebre Predicatore era in una stima universale fra i Prelati del suo Ordine e da loro fu impiegato in affari gravissimi. Fu due volte in Gerusalemme; una in qualità di Presidente, l’altra in ufficio di Guardiano, facendovi per più anni la sua dimora. In quel tempo visitò tutta Terra Santa con singolare pietà e applicazione di mente, considerando ogni luogo dove si era operato qualche Mistero di nostra Redenzione. Ma sopra tutto il Monte Calvario, teatro e compendio delle meraviglie divine. Terminata la carica di Guardiano, si restituì in Italia, dove crescendo ogni giorno più la fama delle sue buone qualità d’animo e di mente, fu da Sisto IV Sommo Pontefice mandato Nunzio nel 1489 a Ferdinando V di Spagna per alcuni negozii scabrosi, cui egli col suo solito garbo e destrezza condusse a quell’impresa che più di tutto gli stava a cuore. Questa era il piantare una Nuova Gerusalemme in Italia per quelli che non avevano il commodo di pellegrinare in Palestina. Dopo aver scorso per molti luoghi della Lombardia, dove aveva trovato qualche ostacolo al suo pensiero, andò a Varallo, Borgo riguardevole, situato nei confini

del Piemonte, nella Gallia Cisalpina nella Valsesia, distante dall città di Milano 60 Miglia; Da Torino 50, e, 30 da Novara. Qui trovò quello che cercava, cioè un monte fatto a pennello al suo intento e molto simile al Monte Calvario. Scoprì a quel popolo il suo pensiero, chiese in dono quel Monte per fabbricarvi la nuova ideata Gerusalemme che sarebbe stata opera di grandissima consolazione spirituale a quei popoli. Condiscescero con grandissima cortesia quelle genti e un pensiero così santo trovò molti partigiani. Onde Emiliano Scarognini uno dei principali del Borgo aiutò e favorì molto il Beato. Tutto allegro il B. Padre per avere conseguito quello che bramava, andò pensando come venire al termine del suo disegno. Esortò la Comunità a concorrere con sue limosine e fatiche a fabbricare un Convento. Questo fu fatto in poco tratto di tempo alle sponde del fiume Mastallone tra il Monte e il Borgo. Così pure sovra il Monte fu fabbricato un Romitorio come membro del Convento per abitazione dei frati con una Cappella contigua a spese dello Scarognini. Furono costruite altresì due altre Cappelle a spese di altre divote persone. Una chiamavasi la Capella della Madonna sotto la Croce, l’altra dell’Ascensione. Capo 2° — Il B. Bernardino entra in possesso del Convento del Sacro Monte Frattanto per ricevere il dono ed entrarci con altri frati ne ottenne facoltà da Innocenzo VIII Sommo Pontefice nel 1486 ai 21 Dicembre. Compito il Convento, che fu intitolato «S.ta Maria delle Grazie» le tre Capelle accennate, l’anno 1493 ai 14 Aprile per pubblico Istrumento rogato in pieno consesso della Comunità di Varallo con titolo di Donazione, entrò in possesso di detti luoghi con tutte le loro pertinenze come esprime l’Istromento. Questo atto possessorio fu accompagnato da tutte quelle solennità e cerimonie solite a praticarsi e insieme da una grande e singolare allegrezza di tutto il popolo. Questa donazione come notoria, oltre l’originale e le Copie autentiche che si conservano negli Archivi, viene attestata comunemente da molti Istorici e fra gli altri Vadingo: Tomo 7° nell’anno 1493: numero 4 e seguenti. = Dal Grancio; dall’Avoldi nella sua Cronologia: Tomo 2° — sect. 2° sotto l’anno 1493 numero 14-15 = Dal Barezzo nelle Croniche: Tomo 1°: 4° parte: libro 1° capo 17° = Dall’Arturo, Martiriologia sotto il 9 febbraio. = Dal P. Antonio Del Maro nel supplemento degli Annali dell’ordine sotto l’anno 1493. = Da Gonzaga part. 2°. = Dal Bascapè: Libro Novaria. = Dal Mozzara: Leggendario Francescano 9. Febbraio12. Restò con tale Donazione Padrona del Convento del Monte la S. Sede, poiché tutto ciò che vien donato ai Frati Minori, siano fondi di Case, Chiese, Conventi, tutto passa in dominio della Chiesa, e dai   Vadingo: Luca Wadding; Avoldi: Francesco Avoldo; Barezzo: Barezzo Barezzi; Arturo: Arturo di Monstier; Gonzaga: Francesco Gonzaga; Bascapè: Carlo Bascapè; Mozzara: Benedetto Mazzara.

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frati rimane l’uso. Chi bramasse chiarirsi meglio, legge le Decretali di Bonifacio VIII; Martino V; Niccolò III; Niccolò IV; Eugenio IV; Clemente V «Escivi de paradiso» ove si fulmina anatema di lata sententia, chiunque interpretasse o insegnasse altrimenti. Né in quell’Istrumento si scorge altra riserva, se non in caso che tai luoghi ottenuti fossero da altra Religione per Bolle o per Rescritti. Ma in caso contrario è chiaro, che siccome nei Minori Osservanti è trasferito l’uso di questi Luoghi, così nel medesimo tempo ne resta trasferito il Dominio nella Santa Sede poiché questi Luoghi restano in uso dei Minori Osservanti, secondo molte regole legali. Quindi è che no essendo fin’ora giunto questo caso di passare in altre mani quei Luoghi per Bolle e Rescritti, ne segue che neppure in vigore di quel Istrumento si può dai Fabbricieri pretendere sopra quei Luoghi donati alcun diritto né di proprietà né di preminenza. Ma rimettiamoci sul filo del racconto. Capo 3° — Il B. Bernardino prosegue la fabbrica = Morte del medesimo Entrato adunque in possesso il B. Bernardino coi suoi frati, si diede a tutta possa a incominciare la Fabbrica delle Capelle della Passione. Ma perché prevedeva che il tempo e le forze non potevano appieno soddisfare il suo desiderio di vedere rappresentati gradatamente tutti i Misteri dolorosi del Redentore, deliberò di dar principio dall’ultimo, cioè il Monte Calvario che fa la corona, compendio di tutti. Nel piccolo piano che trovasi nel Monte, vedesi un piccolo promontorio di vivo sasso e nel mezzo vi è una spaccatura profonda e prodigiosa, che ben considerata non è quasi dissimile da quella apertura che si fece nel santo Calvario di Gerusalemme nell’ora che morì il Redentore. Alcuni raccontano che quella meravigliosa scissura del masso seguì in questa maniera. Mentre se ne stava il B. Padre tutto in faccenda attorno a quella fabbrica s’avvide che mancava quel forame stupendo che si vede nel Golgota. Pieno di noia il servo di Dio per cotesta mancanza ricorse all’oratione e nell’orare sentì il fracasso onde erasi spezzata la pietra, del che ne rimase molto consolato, ringraziando la divina bontà che si era degnata di supplire a quel difetto con privilegio così segnalato. Si vede e si ammira anche al presente al piè della Croce questa larga e lunga apertura del sasso. Quivi dunque fece ergere per conformità la Capella celebre del Calvario ornata di pitture e sculture mirabili del famoso Gaudenzio nativo di quella Valle. Ma l’oggetto più degno si può dire che sia la Croce su cui stà pendente l’immagine del nostro Redentore: perché questa Croce (a detta del Gonzaga) è stata fatta in Gerusalemme con legni della qualità medesima onde fu fatta la vera Croce. Quindi dopo essere stata per Quarant’ore piantata nella buca istessa del santo Calvario, la trasportò il B. fondatore in Italia. Terminata che fu la meravigliosa Capella, venne ad essere Ella la Madre, per così dire, dell’altre; avvegna che precorse per i contorni e di lontano la fama di questa grande opera tirò un numero e continuo concorso di gente a vederla e contemplarla. La frequenza quotidiana dei devoti e le

offerte di limosine che lasciavano, fu l’aiuto principale per proseguire l’impresa. Ma per portare avanti un’opera così grande, vi fu bisogno di aiuto e del zelo del B. Candido da Vercelli Compagno confidente del B. Bernardino. Giovanni Francesco Ranzo nobile vercellese nella sua Storia Capo 9° scrive così: «Essendosi il B. Bernardino Caimo Milanese posto a fabbricare nel Monte di Varallo Sesia all’esempio dei Santi Luoghi di Gerusalemme, nel che vi bisognava molto aiuto per la fabbrica delle preziose Capelle che in quel luogo si dovevano fare; fu ivi mandato il B. Candido Ranzo il quale colle predicazioni e grida di santa vita, faceva concorrere gran numero di gente di quel Paese e forestieri ad aiutare si degna opera, che al tempo suo fu ridotta a qualche buon stato». Di fatto dentro lo spazio di 14 anni dacchè il B. Bernardino aveva preso il possesso del Sacro Monte, si vide ridotta si a buon essere che il Cardinale Federico di Santo Severino che in quei tempi governava la Chiesa di Novara, nel concedere un’Indulgenza di 140 giorno (sic) al Sacro Monte di Varallo, scrisse le seguenti parole: «È da lodarsi la pietosa industria dei Frati Minori i quali da pochi anni a questa parte non senza grandi spese hanno rappresentata l’Immagine dei Luoghi di Terra Santa nel Monte presso Varallo nella nostra Diocesi Novarese» = Dato in Gozzano li 22 Agosto 1507. Per pochi anni ebbero il contento questi due Beati operari di faticare insieme intorno a si grande opera. Imperocchè il B. Inventore e Promotore dopo che ebbe tirato avanti la fabbrica quanto più poté secondo il disegno da lui pensato, terminò il corso della sua vita circa l’anno 1500 consumato dalle sante fatiche divenuto già chiaro nel Cristianesimo per le sue virtù e buone azioni. Il suo Cadavere fu portato al Convento a piè del Monte sepellito in Coro dietro l’altar maggiore; non vi essendo ancora in quel tempo Chiesa e Sepoltura sopra il Monte, ma solamente in altare e piccolo Oratorio dedicato al Patriarca S.Francesco sotto il titolo delle Sacre Stimmate. In questo altare vi celebrarono la S. Messa di B. Bernardino e suoi compagni e de’ contiguo alla capella del Santo Sepolcro. Passati poi alcuni anni il suo benedetto Capo fu riposto in una piccola nicchia al lato destro della porta per cui s’entra al Sepolcro. Sopra di essa si legge la seguente iscrizione: «B. Bernardinus Caimus Mediolan. Ord. Min. de Observantia, Sacra huius Montis excogitavit loca, ut hic Hierusalem videat qui peregrinari nequit». Essendosi fermato il B. Candido, come dice l’Istorico Vercellese, qualche anno nel Monastero di Varallo, cioè sino agli anni 1509 per l’effetto già detto, e finchè finito quel Monastero e ben incamminata la fabbrica delle Capelle, non s’aveva tanto bisogno della presenza sua, fu dall’ubbidienza mandato a S. Giorgio luogo insigne nel Canavese, muragliato e popolato da 500 famiglie, fuori delle mura del quale, per quei terrazzani era stato donato sino all’anno 1486 il conveniente sito per la fabbrica d’un Monastero e Chiesa con sue pertinenze sotto il titolo di S.ta Maria delle Grazie, che non essendo ancora finito aveva

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bisogno d’un pio e sollecito soprastante della qualità del Beato il quale con le predicazioni ed esempi di santa vita, inducesse quegli uomini alla perfezione dell’incominciata opera come egli fece. Dimorò in quel convento di S. Giorgio sino all’anno 1515 e da 18 di Settembre rese l’Anima al Creatore. Capo 4° — Cominciano ad insorgere alcune turbolenze La fondazione ed erezione dei Santuarii, siccome ebbe per unico scopo primario la maggior gloria di Dio, della B.ma Vergine e dei suoi Santi, e per secondario la divotione dei popoli ed il profitto spirituale delle anime; così ebbe per contrapposto l’astio invidioso del comun Nemico che tentò sempre d’impedire il servizio di Dio e sopra il frumento eletto seminarvi la zizzania. Or sebbene in tutti i luoghi santi e venerabili non andogli fatto di arrivare al suo maligno intento, nella nuova Gerusalemme però, ossia Sacro Monte di Varallo, rimase in qualche parte appagato; se non vogliamo forse dire, ch’ella sia stata permissione del Cielo acciochè questa Nuova Gerusalemme rappresentasse l’antica. Continuò la Provincia di Milano nel pacifico possesso del Sacro Monte dall’anno 1493 sino all’anno 1540, godendo il tutto quietamente con libera amministrazione e uso privativo (sic). In questo lungo tratto di tempo furono fabbricati molti Oratorii e Capelle, servendosi i Frati del solo ministero del Sindaco apostolico, con l’intervento del nobile Emiliano Scarognini, come particolare Benefattore, ambedue eletti e deputati dai frati a maneggiare le limosine nella maniera e norma medesima che pratica la Religione in tutti i Conventi a tenore delle Costituzioni Apostoliche, Il P. Francesco Lichetto Ministro Generale dell’Ordine allettato della fama di questo insigne Santuario, venne a visitarlo l’anno 1520. Tornato poi a Roma ottenne da Papa Leone X Indulgenza Plenaria perpetua per chi divotamente lo visitasse nelle Feste della B.ta Vergine, Domeniche di Quaresima, Solennità e Ottava di Pasqua e Natale e nel giorno di P.S. Francesco. Dopo la morte di Emiliano Scarognini elessero i Frati l’anno 1517 Bernardino Baldi e nell’anno 1530 il nobile Gio. Antonio Scarognini parente di Emiliano, e nell’anno 1537 Gio. Angelo Draghetti. In questi anni il Santuario pigliò a fare un concorso più grande e più luminoso di pellegrini. La singolare venerazione e stima in cui trovavasi il sacro Luogo presso i popoli convicini e lontani, lusingò l’ambizione d’alcuni ad introdursi nell’amministrazione di si bell’opera. E questa appunto fu la scintilla che gettò il demonio, onde s’accese poi quel incendio che mai più si estinse. Morto il Draghetti cominciarono a pretendere a loro piacere i Fabbricieri e di fatto ne elessero alcuni ad onta di chi non voleva, ponendo nelle Capelle Cassette per l’elemosina, facendo varie dimostranze di autorità e giurisdizione. Ma sapendo eglino (sic) benissimo che la giurisdizione del Sacro Monte era puramente ecclesiastica e che senza l’autorità della S. Sede non avrebbero mai potuto giustamente levarla ai Frati e dal Sindaco Apostolico; con tutta secretezza e senza minima saputa dei Frati, esposero ma con sur-

rettizia e dorrettizia (sic) istanza a papa Giulio III = che da tempo immemorabile la Comunità di Varallo teneva nella Chiesa del Monte dei Padri Minori Conventuali una cassa in cui si ricevevano l’elemosine per la fabbrica e riparazione della Capella di S. Francesco ed altre simili di detto Sacro Monte le quali elemosine venivano amministrate dai suoi deputati. Perciò dubitando che detta Cassa potesse essere da altrui rimossa e convertirsi in uso proprio l’elemosina, supplicavano di opportuno rimedio. Sua Santità, ricevuta tal supplica, rescrisse al Vescovo di Novara che non avendo egli notizia dell’esposto, quando ciò fosse vero, mantenesse in possesso i Varallesi con ordinare che non fosse rimossa ed avvertire il Guardiano e gli altri Frati a non rimuoverla. Tutto ciò si legge nel Breve del Papa dato in Roma li 28 Maggio 1554 nell’anno 5° del suo Pontificato, il qual Breve incomincia così: «Esponi nobis nuper fecerunt Dilecti Filii Consules et Homines Varalli etc.» I Frati sentirono questa impensata novità con ammirazione e rammarico. Ricorsero al medesimo Sommo Pontefice, affermando essere surrettizio e orretizio l’esposto degli Uomini di Varallo, non solamente perché non erano i Minori Conventuali, ma i Frati Osservanti quelli che ritenevano detta Cassa e però in vigore del loro istituto non erano in caso di poter appropriarsi l’elemosine, che non erano i Varallesi, ma sibbene gli Osservanti che per mezzo del Sindaco Apostolico amministravano l’elemosine per beneficio delle Chiese e ad ornamento delle medesime: e che i supplicanti dolosamente non esposero che il S. Monte e la Chiesa in esso fabbricata e dai frati officiata spettasse di ragione ai frati; e finalmente che non mai da tempo immemorabile avevano i Varallesi tenuta ivi la Cassa. Ottennero però dal Papa un altro breve sotto li 2 Marzo 1555 che incomincia: «Querelam Dilectorum Filiorum Guardiani et Fratrum Domus loci Varallo» diretto al Vescovo di Lodi13, che giudicialmente citati quelli che di ragione si dovevano citare e sentite le parti, amministrasse, rimessa ogni appellazione, a chi si doveva la giustizia. Ma perché prima di presentare il Breve Giulio III morì, Paolo IV spedì un altro Breve dell’istesso tenore diretto al medesimo Vescovo di Lodi li 9 Agosto 1555 l’anno 1° del suo Pontificato, il quale incomincia: «Dudum felicis recordationis Iulio Papae II Praedecessori nostro etc.» Ma neppure questo Breve potè effettuarsi per la morte del Papa. Frattanto le cose non godevano quella quiete che si desiderava. S. Carlo Protettore dell’Ordine unitamente col P. Luigi da Borgonuovo Minore Generale dell’Ordine vi misero la loro mano. Ordinarono che la Cassa dell’elemosine per le Messe fosse ritirata in Sacristia e che i Fabbricieri potessero tenere e mettere le Casse e ricettacoli di elemosine a beneficio della Fabbrica e riparazione della medesima. Di più che tutte le cere e ogni altra cosa offerta e donata o da offerirsi e donarsi a detto S. Monte fosse della Fabbrica, con condizione però   Giovanni Simonetta.

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appendice documentaria

che i Fabbricieri somministrassero la cera necessaria per la celebrazione delle Messe. Questa ordinazione fu fatta li 9 Febbraio dell’anno 1568. Ma perché non fu munita di tutte quelle cautele necessarie ad un perfetto regolamento, l’anno 1579 — 12 Agosto se le aggiunse la clausola che la Cassa dell’elemosine e cose offerte avesse due chiavi, una presso i Fabbricieri e l’altra presso il Guardiano. Accettò il Guardiano l’ordine presentatogli e fattosi intendere a S. Carlo che non era stato bene informato dall’agente dei Fabbricieri, l’anno 1570 — 11 Settembre, mandò un’altra ordinazione sopra la Cassa. Chiavi e Cera colla clausola «Donc aliud ordinatum fuerit». Una cosa chiama l’altra. Quindi è che questi regolamenti non servirono a trattenere le pretensioni. Si pretese anche l’inventario dei mobili, degli argenti e d’altre siffatte cose; e questo pure li 27 Settembre dell’anno medesimo gli fu dal Santo Cardinale concesso e dalla Religione accordato in testimonio di sua fedeltà. Capo 5° — Ricorso a Gregorio XIII, Altare privilegiato ed Indulgenze da Lui concesse Questi aggiustamenti fecero concepire bellissime speranze d’una stabile tranquillità e buona condotta degli affari del Santuario. Ma il demonio che prevedeva il gran bene che ne doveva sempre più venire da si grande opera, macchinava il contrario. Le speranze durarono per poco tempo. Quando i Fabbricieri si viddero l’arma in mano, attesero ad operare dispoticamente anche intorno le fabbriche, mettendone tosto alcune a terra. Il disegno mutò faccia, i sacri Misteri ebbero un’ordine diverso dal già cominciato e prescritto dal B. Fondatore. Una tra l’altre delle Capelle atterrate, fu quella dell’Ascensione, contradistinta singolarmente dalle altre per un’Indulgenza plenaria ottenuta da Pio IV l’anno 1560 ad istanza del Cardinale Sorbelloni14 per chi visitava quell’Oratorio. Si opposero gagliardamente i Religiosi a simil stranezze; ma il frutto che ne riportavano non era altro che minaccie e minaccie tali da essere scacciati «Nunc de expellendis ex dictis locis iisdem fratribus agant idque cominentur» come dice l’istesso Breve del Papa a cui i frati fecero ricorso. Per tali novità e violenze fu supplicato Gregorio XIII allora regnante per l’opportuno rimedio. Sua santità spedì un Breve il 5 Marzo dell’anno 1574 al Cardinale S. Carlo Borromeo, dandogli piena facoltà di sommariamente procedere in questa causa, ma senza strepito e forma di giudizio. Alcuni dicono che in virtù di questa delegazione abbia fatti alcuni Decreti. Altri scrittori dicono che in virtù di questa delegazione abbia fatti alcuni Decreti. Altrui Scrittori asseriscono che la causa rimase indecisa. Ciò che fu mandato ad effetto sotto il Governo di Gregorio XIII fu un’altare privilegiato da lui istituito in perpetuo all’altare dell’Assunta. Un’indulgenza perpetua di 100 giorni per ogni Capella. Un’altra plenaria per 10 anni nel giorno dell’Assunta, che poi fu renduta perpetua, come si dirà, da Sisto V.   Giovanni Antonio Serbelloni.

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Capo 6° — Il Ministro Provinciale dell’Osservanza forma alcuni Regolamenti Statuti circa l’amministrazione e istituzione dei Fabbricieri. I Fabbricieri fanno ricorso al Papa. Per rimediare alle inconvenienze che si vedevano giornalmente aumentare nel S. Monte, il P. Claudio Medolla allora Ministro Provinciale, col consilio dei P.P. della Provincia insieme e congregati l’anno 1581 — 30 Maggio, tra gli altri statuti che fece, furono alcuni circa la fabbrica del S. Monte e sua amministrazione. Li leggo stampati in Milano da Pacifico Ponzio = parte 1° cap. 7° sono del tenore seguente: «In vigore dei Capitoli e convenzioni per l’addietro fatte ad ogni buon fine con gli agenti della Comunità di Varallo Sesia, niente di autorità e di giurisdizione si è da essi guadagnato o dalla Religione perduto, che il P. Ministro non possa da loro ritirarsi per giusto e ragionevole motivo e con podestà ed autorità del Sacro Concilio di Trento, come anche Costituzione di Pio V Sommo Pontefice, non possa istituire ad ogni cenno Fabbricieri, deporre, rimuovere gli istutiti, secondo che sarà giudicato più espediente secondo Dio. Anzi la sua principal cura sarà di visitare ogni anno i sacri Misteri, disporre l’ordine degli edifizii e prescrivere quelle cose che si stimeranno più proprie, con questo però, che in quelle di maggior rilievo intervenga il Consiglio e l’assenso dei Padri col giudizio dei periti. A tutti i fabbricieri presenti e futuri si è derogata ogni facoltà da fare minima cosa, alterare, mutare, disporre, vendere o comprare, se prima non avranno in iscritto l’assenso del P. Ministro. Abbiano la nota del cavato e dello speso e di tutto questo ne dieno conto al P. Ministro ed anche al Guardiano del nostro Convento di S. Maria delle Grazie e del Santo Sepolcro nel Borgo di Varallo, o ad alcun altro da loro Deputato. Tutte le cose offerte siano ad arbitrio del P. Provinciale, disposte solamente però nel fabbricare e perfezionare le fabbriche o pure negli ornamenti e servizio delle Chiese Ma affinché le predette disposizioni vengano con più esattezza adempite, sia costituito un nostro Religioso, di conosciuta abilità, per Presidente per invigilare sopra il buon regolamento delle cose. Sue incombenza altresì sarà di visitare sovente i Sacri Misteri e mantenerli mondi di ogni polvere e lordura. Ecc. ecc.» «Seguitano altri regolamente che per brevità si tralasciano». Questi statuti essendo in tuono un po’ alto, offesero l’orecchio dei Fabbricieri, e perché veramente venivano spalleggiati dall’Apostolica Sanzione di Pio V e dai Decreti del Tridentino, il quale proibisce ai superiori di concedere i beni stabili ad alcuno, anche in quanto all’uso e amministrazione: Ma siano amministrati da Ufficiali amovibili ad ogni cenno, pensarono di evitarli con fare ricorso a Gregorio XIII. Ma in maniera più fina che non erasi adoperata con Giulio III, come si può vedere dalla Delegazione data di nuovo a S. Carlo per via d’un Breve spedito li 28 Ottobre 1581, il quale incomincia: «Intelleximus». Avevano esposto che i vicini avevano fabbricato il Romitorio con la Chiesa, tacendo la Donazione solenne da loro fatta, e dicendo d’aver-

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ne dato il solo uso e d’averlo dato a solo fine che scrivessero i Religiosi a quella Chiesa, e che s’erano riservata l’amministrazione, e parimenti che usurpavano l’elemosina e simili illusioni che si possono leggere nel citato Breve. Illusioni, torno a dire, perché tacquero nel ricorso, la donazione solenne fatta del S. Monte e poi posero in cambio d’aver dato l’uso, quando lo donavano pleno jure. Dissero d’averlo dato a questo solo fine, accioché servissero a quella Chiesa nelle cose divine; il che non consta dall’Istrumento di Donazione. Soggiunsero: «Salva tamen remanente administratione Fabbricae et Romitorii et Ecclesiae huiusmodi penes duos» ecc. Il che pure è un abbaglio manifesto, perché l’amministrazione fu sempre da tempo della fondazione presso dei Religiosi nel modo già detto altrove, e solamente dopo i Capitoli e Convenzioni citate, dal Medolla s’introdussero pro bono pacis i due fabbricieri. E se altri vi sono stati per l’addietro, furono intrusi e contrastati. Rappresentarono essere state fatte da loro le Fabbriche, ma la presente Istoria dice di no. Le prime avanti il possesso preso dal B. Bernardino furono fatte per commissione del B. Fondatore a spese di particolari. Le altre dopo sino al tempo di Giulio III furono fatte col solo ministero del Sindaco Apostolico con un Compagno deputato dai Frati con la tolleranza di qualche altro che dal 1540 cominciò ingerirsi. Esposero che i Religiosi s’ingerivano nella Fabbrica, quando essi furono sempre in possesso. Aggiunsero che i Religiosi convertivano in loro uso l’elemosine. Se questo fosse vero, non si sarebbero fatte in si poco tempo tante dispendiose fabbriche. La verità si è che i poveri Religiosi non si servivano ne’ anche di quelle elemosine che avrebbero potuto consumare a proprio uso, ma le risparmiavano a pro e decoro del Santuario. Poiché nell’anno 1585 con elemosine per loro industria e fatiche raccolte fecero fare la campana maggiore del peso di 160 più Rubbi, come si legge a caratteri di bronzo su la stessa campana: «Ad honorem Dei et B.ae V. Assum: ex elemosinis collectis labore Fratrum de Obs. S.M. Grat. Factum 1585. Renovavit 1725 Curiae Sup.is subsidio Congreg. V.dae Fabricae quinta aeris parte auctum». Eppure in tal tempo non avevano più le Casse dell’elemosine per la Fabbrica, ma solo quella delle Messe nella Sacristia; poiché erano già 14 anni che tali elemosine per la fabbrica non si maneggiavano più dal Sindaco Apostolico.

Non posso più ammettere una novità stravagante. I Religiosi che per lo spazio di 160 e più anni avevano goduto l’uso libero e dispotico di questa campana, vennero poscia a perderlo affatto, mentre oggi la Festa dei Santi dell’Ordine i cui Altari si trovano nella Chiesa del Monte. La ragione che si adduce dai Fabbricieri di questo ostacolo non mai per l’addietro dall’antichità sognato, eccola espressa in una rappresentanza da loro fatta in questi ultimi tempi: «Pretendono i P.P. Riformati e si usurpano nelle Solennità dei loro Santi di suonare la campana maggiore del S. Monte, nuovo atto possessorio che da essi indebitamente si esercita e rispetto al quale deve pur essere provvisto all’interesse del S. Monte». Ecco sino a qual segno è giunta la pretensione dei Fabbricieri. Ecco dove andò a finire la promessa fatta in quel pubblico Istrumento a nome di tutti i posteri, di non muovere liti ai Frati, ne fare contrasto a tal donazione, ma di averla per ferma, rata e grata, ecc. come parla l’Istrumento. Si muove lite e si fa contrasto anche in ciò che non era donato, ma effetto dell’altrui industria. Ora tornando a Gregorio XIII avuto il Memoriale dei Fabbricieri spedì un altro Breve di Delegazione a S. Carlo li 28 ottobre 1581 come dicemmo. Ma di questa seconda commissione non si trova altresì una vertenza; poiché dopo avere incominciato a darle mano, la morte troncò il filo di sua santa vita e la causa rimase indecisa. Bibliografia F. Tonetti, 1887, pp. 33-36 (segnalato, con trascrizione dell’indice); P.G. Longo, 1987, p. 146, n. 9 (segnalato).


libro, et inventario del sacro monte (1614)

Archivio di Stato di Varallo, Amministrazione Civile del Sacro Monte, mazzo 2, fascicolo: 1614-1626 Inventario dell’archivio del Sacro Monte iniziato sotto il fabbriceriato di Gerolamo d’Adda [Ar] 1614 a di primo genaro Libro, et inventario del Sacro Monte cominciato d’ordine del messer Illustre s. Hieronimo D’Adda essendo lui fabriciere detto anno, nel qual’anno egli fece inventario de tutte le robbe, gioie, cere del sacro Monte, et di tutte le scritture, et libri, ch’erano nell’archivio, et anco fece fare il dissegno di tutt’il sacro monte si del fatto, come da farsi, qual fu approvato dal signor Archivescovo delle Catedrale di Novara d’ordine di Monsignor Reverendissimo Vescovo, quale era infermo, qual dissegno e descritto nel p.nte libro et è nell’Archivio e in Chiesa, come anco le rimesse o siano titoli de cappelle, et strade d’esso, et muri divisori d’esso, quali strade la magior parte gli fece fare detto anno, come anco detto anno fu fatto la cappella di Caifasso della elemosina raccolta da esso et dal signor Medico Ravelli nella Valsesia et fu fatto principio al choro della nuova chiesa dell’Assontione della Madonna, et furno portati li doi corpi santi et altre Reliquie sante a il sacro Monte, et furno esatti molti crediti vecchij della fabrica, come ne consta il libro segnato n. 8 descritto in questo; fu’ anco in detto anno fatto fare il portico da detto signor d’Adda della cappella delli tre Magi et gettare a terra il portico vecchio nella piazza, et alzare et voltare la strada per quale si esce dal Palazzo di Pilato, et piantare tutte le croce, dove mancavano, per le cappelle restavano da farsi, oltre a altri meglioramenti in detto Sacro Monte et da detto signor d’Adda fu donato per la fabrica di detta capella L 300 come ne consta Instrumento publico et anco Il Santissimo Sudario riposto nella capella, dove si farà il Paradiso, et fu cominciato a dipingere la Capella della Sentenza di Pilato dal Pittor Morazzone. [Br] Rubrica Libri del Sacro Monte. fo. 1 Principio donatione, et dissegno dil Sacro Monte. fo. 5 Bolle di archivio, et rescritti apostolici. fo. 5. a tergo Lettere, et ordini di Monsignor Reverendissimo Vescovo di Novara e a il regimento dil Sacro monte. fo. 11 Instrumenti diversi che sono nell’Archivio. fo. 20 Inventario de mobili a --- fo. 71 Contratti della fabrica. fo. 130

Instromenti fatti essendo fabriciero il m. Illustrisimo signor Gierolamo d’Adda a S. Gio. dormiente è il vero ritratto di Aless.ro magno cavato dal Campidoglio a Roma. La Bolla originale delle Indulgenze del Sacro Monte ottenute dal Ser. mo duca di Savoia, che fu Fabriciere et Protettore del Sacro Monte, et che fece fare la capella della strage delli Innocenti mediante là persona del Magistrato Dottor Giovanni Francesco Draghetti suo corispondente come da littere, et recapiti; si trova in casa dell’altri dottor Giovanni Francesco Draghetti Successore del Soddetto con altre antichità. [1r] Liber coopertus cartono cum superscriptione 1556 quinternetis fabricae Santi Montis Varalli. fo. 40 incipiens. Questo è il quinternetto della cera et finit Mag. Laurentio persino stato motura. signato no 1. Liber coopertus cartono cum membrana cuius superscriptio est liber rationum pro fabrica sacri Montis Varalli incipiens. Liber rationum pro fabrica sacri Montis Varalli et finiens Cesar Naepolitanus signtus no 2. Liber longus coopertus cartono, inscriptus Notta delle entrate et delle spese che si fanno per la fabrica del Santo Monte del 1583. finiens Jo. Gioseppe Botta signatus no 3. Liber coopertus cartono in pergamena Incipiens In nomine signore Tamtatis (?) et finiens Innocenti […] signatus no 4. Liber conscriptus pro rebus messis al lotto, et nominibus bullettinorum cum notula benificiatorum externorum, Incipiens l’Anello d’oro, et finiens 31 di luglio, no 5. Liber parvus Incipiens libro de iudici della fabrica et finiens lego pia mater signatus no 6. [1v] Liber coopertus ut supra Incipiens Christi nomine invocato et finiens, Jacomino L 10 in cartono signatus no 7. Li seguenti sono libri per la cavata delle messe cominciati doppo la venuta delli Reverendi P. Riformati, l’anno 1604. Libro cominciato nell’anno 1604 alli 18 di Genaro, et finito alli 2 di Maggio 1605, et finisce da Giovanni Battista Albertino notaro signato no 1 M. Libro cominciato dell’anno 1605 alli 3 di Maggio che comincia Hic ad laudem Dei et finisce pro me Paulum Bottam Cancellarium Deputatum, segnato no 2 M e finisce del 1606 alli 12 di ottobre. Libro terzo incomincia Ad laudem Dei cominciato dall’anno 1606 alli


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12 di ottobre, et finito alli 22 di Aprile 1609 et finisce nel cartono Carlo Tassoni organista segnato no 4 M. Libro quarto ch’incomincia Ad laudem Dei, sequitur liber quartus. Cominciato l’anno 1609 alli 22 di Aprile, et finito, et fornito del 1610 alli 7 di Settembre. Finisce, ipse librus. segnato no 4 M. Libro quinto comincia Ad laudem Dei, sequitur liber quintus. cominciato ali 7 settembre 1610, et finito [2r] alli 8 di Aprile 1613 finisce Battista Malasca, segnato no 5 M. Libro coperto di Cartono di fogli no 12 oltra dei tagliati quasi nel fine, nel quale sono alcune note de conti et ricevute della fabrica, segnato no 6 M. Libro intitolato […] pagamento per le messe dette, et organista, et spese pertinenti a dette messe, che comincia 1603 a di 29 luglio, s’è cominciato. et finisce Ill. Podestà bolettini no 34 Imperiali segnato no 7 M. Libro intitolato. Credita, et iura Sacri Montis Varalli. La cui prima inscrittione è liber fabricae Sacri Montis Varalli, in quo continentur omnia credita, legata, et iura dictae fabricae excerpta ab alijs libris, et in presenti descripta de anno 1593 die 28 Settembris f. no 196, di coramme rosso. segnato no 8 f. Libro della fabrica del cavato del Sacro Monte, che incomincia. Al nomine di N.S. 1544 alli 3 di Genaro. et finisce, dico Lire settecentocinqueanta soldi sei Imperiali. segnato no 9 f. Libro del speso della fabrica del Sacro Monte, che incomincia Nel nomine di N.S. 1544 all’ultimo di [2v] Genaro, et finisce nel cartono littera Cinque, sono d.ro l. 236 s. 1 Imp segnato no 10 f. Libro intitolaro libro delli allogamenti, et importanza della spesa delle Capelle del Sacro Monte che incomincia, Allogamento per far cavare. coperto di coramme rosso, segnato no 11 f. consegnato a me Gio. Battista Albertini nodaro per descriverli lo stabilimenti, et liberationi che si faranno nelle congregationi, et allogamenti, come si. Libro coperto di cartono et cranina in quanto che contiene molti inventarij delle robbe della fabrica, et comincia In nomine Domini amen anno a nativitate eiusdem 1589. et finisce Casal Monferrato a di sudetto. segnato no 12 f. Libro de diversi miracoli, et gratie ricevute nel Sacro Monte di Varallo, quale libro ha datto il molto R. Padre fr. Alessandro da Padua, Guardiano l’anno 1614 dil monastero di Varallo all’Ill. Gierolamo d’Adda. Segnato no 13 f. Libro per la chiesa della Madonna, del dovuto dal signor Agosto Beccaria, ricevuto, et speso, et del ricevuto, et speso per la Capella de Caifasso, qual comincia, libro cominciato da me Gieronimo d’Adda di fo. 98 se- [3r] gnato. 14. Una filza de diverse scritture, intitolata sopra il cartono listae, iura, conventiones, literae, et alia sub regimine Josephi Morondij, et aliorum.

Un’altra filza de diverse scritture intitolata sopra il cartono, scritture fatte sendo fabriciero il detto signor Geronimo d’Adda. Diverse altre scritture vecchie nell’archivio. Duoi sigilli della fabrica. Le chiavi delle tre croci a i confini di Varallo. La chiave della cassa delle messe. La chiave della cassa delli dinari della Capella della Madonna, et quella del sudetto. La chiave del Cataletto della Madonna. La chiave dell’archa delle Reliquie. Un’altra chiave. Il dissegno fatto fare da Geronimo d’Adda approbato da Monsignor Reverendissimo in questa forma, di mano del Signor Archidiacono di Novara al principio d’esso dissegno, A di 6 Giugno 1614 Dissegno appro- [3v] vato per la fabrica delle Capelle, co nuova chiesa del Sacro Monte di Varallo. M Angelo Archidiacono d’ordine di Monsignor Reverendissimo Vescovo di Novara. Approbatione di detto dissegno in un foglio separato datta in Novara li 6 Giugno 1614 sottoscritta M. Angelo Archidiacono ex ordine Reverendissimi Episcopi Novariae. Rimessa di detto dissegno sottoscritta di mano del sudetto — 6 Giugno 1614. Rimesse del dissegno approvato del Sacro Monte di Varallo M. Angelo Archidiacono. Duoi dissegni delle Capellette picole da farsi dietro la strada del Santo Monte, di qual dissegno, et rimesse se ne è posto un simile nella chiesa della Madonna del Santo Monte sopra assi con le sue cornici di noce. [5r] 1. Il principio et progresso della fabrica dil Santo Sepolcro di Varal di Sesia. 2. Donatione fatta dalla vicinanza di Varallo al R. P. fr. Bernardino Caimo vicario dell’ordine de frati minori di Milano absente però con autorità d’accettar la donatione in virtù d’un Breve Apostolico Dat. in Roma apresso a santo Pietro a di 21 decembre 1486. Pontificato d’Innocentio Papa ottavo; Nominativamente del monastero con la chiesa con edificij, et pertinenze posto In Varallo, ove si dice sotto selletta, et in selletta con le sue confini. Item dell’eremitorio di Santo Sepolcro edificato in detto territorio dove si soleva dire sopra il muro, qual è dei membri dil detto monastero con orti, edificij, et altre pertinenze. Con riserva però che detto monastero, et luoco di Santo sepolcro non possano prendersi, né esser posseduti da alcun’altra persona ecc.ca, over seculare, se non solamente per li frati dell’osservanza di detto ordine. et caso si facesse altrimente; essa vicinanza sind’adesso riserva il dominio, proprietà, et possesso de detto luochi, et edificij constituendo li sindicij, et procuratori a metter all’attual possesso di detti beni detto R. fr. Bernardino, li Signori Milano et Francesco Scarognini, et Francesco Draghetti, et come più amplamente per Instromento rogato dal q. d.


libro, et inventario del sacro monte (1614)

Antonino Morondo a di 14 aprile 1493 et estratto da d. Luca Morondo q.d. Alexoj de Varallo Notaro. 3. Un dissegno antico di buona parte del Sacro Monte Un dissegno nuovo di tutt’il sacro Monte si del fatto come da farsi fatto fare dall’Ill. Signor Geronimo d’Adda l’anno 1614 et approbato da Monsignor Reverendissimo Vescovo di Novara come per la sottoscritione d’essi fatta dal signor Archidiacono della Catedrale di Novara a di 1614, quale è in carta grande depinto. Approbatione d’esso dissegno, et delle rimesse, o siano titoli d’esso fatta dal soprascritto a di […] [5v] 1. Bolla Papale datta dell’anno 1579 a 3 di marzo con attaccato un sigillo di piombo nel quale da una banda vi sono le due teste de santi Pietro, et Paolo con una croce in mezzo, et dall’altra banda vi sono scolpite le seguenti lettere G Gregorius Papa XIII con una cordetta di filisello di colore rosso, et giallo doppia. 2. Indulto Apostolico di poter tener li organi nella chiesa della Madonna dil Sacro Monte di Varallo, ne che si possano levar da ivi, ottenuto a supplicatione di Don Carlo Emanuele Ducca di Savoia come uno de signori fabricieri d’esso Sacro Monte dell’anno 1605. con attaccato un sigillo di piombo nel quale da una banda vi sono due teste de Santi Pietro, et Paolo, con una croce in mezzo, et dall’altra banda un Jesus con le seguenti littere Paulus Papa V con un altro Jesus con una cordetta doppia di filo bianco attaccata. 3. Rescritto apostolico direttivo a Monsignor Vescovo di Novara, o suo Vicario Generale, di tenore, che la cassa dell’elemosine, qual è nella chiesa della Madonna dil detto Sacro Monte resti ferma per sempre nel luoco, dove è, ne da ivi si possa levare dal Guardiano, et frati di detta chiesa, ne dal Gran ministro Generale, o sia Provinciale, ne da qualsivoglia altro superiore, senza espressa licenza, et consenso de Consoli, et Huomini di Varallo, che vi sono et sarano per l’avenire, et che detti Consoli, et Huomini possino haver, et tener presso di se le chiavi di detta Cassa, come sin’hora hanno fatto, et convertir le elemosine in reparatione, o sia construttione delle Capelle, et in altre simili opere pie di Carità, al loro arbitrio, ne che possino in alcuna maniera essere molestati dal Guardiano, Convento, frati, Maestro Generale, et Provinciale, et qualonque altri superiori, datto a 28 magio 1554. [6r] 4. Rescritto apostolico, quale è intitolato Sixtus, P.P. V.s, et comincia in margine Ad futuram rei memoriam. Per il quale si scaturisce, et ordina, che la cura et administratione del monte di Varallo, et della fabrica, edificij, sacre imagini, elemosine, et tutte le altre cose simili spettanti al detto luoco, over luochi debba spettare per sempre tanto al moderno, et futuro Guardiano della casa de frati minori dell’osservanza, quanto anco all’Università, et huomini del Borgo di Varallo, quali curino, quanto è possibile, che in simile luoco di Passione del Redentor nostro regni, et sia celebrata la salutare memoria di Nostro Signore perpetuamente con grandissima devotione. Ma acciò che cir-

ca la cura, et essercitio di detta admissione a loro spettante insieme unitamente non nascano contrasti, et discordie, over accada, che ciò si possede comunemente, sia comunemente ancora sprezzato, si statuisce, che sempre per l’avenire la detta cura et administratione l’habbiano da essercir doi fabriceri, et uno Tesoriero, quali per il tempo saranno, et s’eleggeranno secondo la forma in esso Rescritto contenuta. Et come delle soprascritte et altre cose amplissimamente si fa mentione in detto Rescritto datto a di 30 magio 1587 qual è osservato in una cassa di tola col suo coperto, la qual più grande, per esser tre casse di tola, et tutte coperte. [6v] 1. Una lettera dil Cardinale Borromeo Arcivescovo di Milano alli huomini della Comunità di Varallo nella quale gli essorta d’esser tanto più larghi, et liberali verso li Padri dil monastero di Santo Francesco di Varallo acciò si venga ricompensare la perdita, che fanno detti Padri per l’ordinatione, quale si manda inchiusa in detta lettera, et come in essa littera Datta In Milano a di 19 febraro 1568. la qual ordinatione è fatta da detto Cardinale et Generale per causa delle casse che detti Reverendi frati in termine de quindeci giorni prossimi habbiano a rimuovere la loro cassa, et reporla nella Sacristia d’essi Reverendi frati presso la chiesa della Madonna dil sudetto Sacro Monte, et che non possino li detti frati presenti, et futuri in modo alcuno rimuovere detta cassa da essa sacristia, ne possano tener altra cassa ne altro recettacolo de limosine, ne intrometter si in alcun’altra limosina, si farà a detto Sacro Monte. Sotto pena della privatione del grado, et officio dil Guardiano se contrafarà et come in essa ordinatione sott’il di et anno presenti asservata in una cassa di tola col suo coperto, quasi nuova, insieme con copie n.o tre d’un ordine fatto dal detto Cardinale Borromeo, et l’autentico sottoscritto da detto Cardinale, et suo Cancelliero Bartolomeo Pampalione, sott’il di 11 settembre 1570, et di tenere, che li fabricieri non cavano dinari fuori della cassa delle elemosine senz’intervento d’uno de frati. Item che li frati non s’intromettano nelle chiavi delle capelle, et misterij, ma che restano presso li fabriceri. Item che detti frati non s’impediscano dell’elemosine della fabrica, et molte altre cose; e asservato in una cassettina di tola frusta, nella quale non ci si osservano altre scritture che detto ordine autentico. [7r] 2. Ordine del Senato eccellentissimo contra quelli che guastano, macchiano, et imbrattano li muri, et figure dil Sacro Monte di Varallo datto a 24 magio 1595. 3. Breve Apostolico, et delegatione nell’Illustrissimo Cardinale Borromeo Arcivescovo di Milano per la Reforma delli frati minori di Santo Francesco dell’Osservanza datto a di 15 magio 1603. 4. Approbatione, et Confermatione dil Papa Clemente ottavo fatta del decreto publicato dell’Illustrissimo signor Cardinale Matterio1 Protettore dello Ordine de Frati minori di Santo Francesco dell’Osservanza   Girolamo Mattei.

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contra quelli che pigliano beni de monasteri, over Conventi concessi a frati dell’ordine de Reformati Datto a 24 luglio 1603. 5. Breve di Papa Clemente Ottavo per il quale si rimuoveno li frati dimandati di familia di Santo Francesco dal monastero, et monte di Varallo, et s’introducono li frati Reformati del medesimo ordine Patto a 15 novembre 1603. 6. Item Transonto di detto Breve per Instromento rogato da d. Gio. Battista Lasseri notaro a di 20 decembre 1603. 7. Copia della Constitutione di Sisto Quinto per il regimento della fabrica dil Sacro Monte di Varallo. [7v] Transonto fatto dall’Illustrissimo Vescovo di Saluzzi Philippo Archinto d’un Indulgenza plenaria, et remissione de tutti li peccati concessa da Papa Giulio Terzo a chi veramente pentito, confessato, o che ha proposito fermo di confessarsi ne i tempi statuiti visitarà devotamente tutte le capelle del Sacro Monte di Varallo ogn’anno, sin’a tre anni solamente; sott’il di 28 giugno 1592. con attaccato un sigillo di legno coperto da una banda di tola con uno cordone doppio attaccato di filo tanedo. Indulgenza di Gregorio Papa decimo terzo concessa a ciascuna persona dell’anno, et l’altro sesso quale, veramente pentita, confessata, et comunicata divotamente visitarà la chiesa o sia capella del Spirito Santo sopra il Sacro Monte di Varallo ogn’anno la 2a festa della Pentecoste per anni cinque e Datta in Roma a di 29 aprile 1579. Indulgenza concessa dal medesimo Papa Gregorio all’altare della Chiesa della Madonna sopra detto Sacro Monte, ogni volta che si cellebrarà messa da morto al detto altare per l’anima di ciascuno fedele defonto, che quell’anima conseguisca Indulgenza, et sia liberata dalle pene del Purgatorio Dat. in Roma a 15 marzo 1579. Un sommario delle Indulgenze concesse da Sisto Papa Quinto alle chiese, et Capelle di detto Sacro Monte, et a chi le visitarà devotamente nella festa dell’Assuntione della Madonna, et in altri giorni e tempi, come in detto sommario Datto a di 2o di luglio 1587. con licenza di tener ivi 2 Penitentieri, quali habbino facultà d’assolvere da ogni peccato etiam riservato S. Santità. Indulgenza concessa da Sisto Papa Quinto a chi veramente pentito, confesso et Communicato visitarà la Capella dil Monte Calvario sopra detto Sacro Monte Il venerdì ogn’anno sin’a dieci anni; per il primo anno Indulgenza plenaria, et remissione de tutti li peccati, per altri poi nove anni sette anni, et tante altre quarantene, datta [8r] a di primo febraro 1590. Dichiaratione fatta da Papa Clemente Ottavo del Breve di Sisto Quinto Predecessore circa l’elettione de frati, da esser eletti non dall’ordinario dil luoco, ma doi frati regolari da esser deputati da superiori del medesimo ordine dei minori, et poi da esser approbati dall’istesso ordinario al Confessore, et assolvere da eccessi, et qualsivoglia casi etiam reservati, alla sede Apostolica ma non già compresi nella Bolla Caenae

Domini, et tali da esser messi, e remossi solamente per i medesmi soi superiori, et come più amplamente in essa dichiaratione o sia transunto sottoscritta dal P. fr. Cherubino da Galbiate Guardiano dell’Ordine de minori dell’Osservanza Reformati della Provincia di Milano sott’il di primo decembre 1595. Indulgenza concessa da Paolo Papa Quinto a chi veramente pentito, confessato, et comunicato visitarà devotamente ogn’anno per sette anni la Chiesa della Madonna di detto Sacro Monte per il primo et ultimo dell’anno Indulgenza plenaria, et remissione de tutti li peccati, per li altri anni cinque di mezo; anni sette d’indulgenza; et altre tante quarantene, et come in essa Datta a di 14 giugno 1610. Doi dissegni della chiesa della Madonna di detto Sacro Monte uno in pittura verde, et l’altro in pittura di color berettino tutti doi grandi ad’una maniera. Breve di N. Signore al. Papa Clemente ottavo, per il quale si rimuoveno li frati zoccolanti dal monastero, et Sacro Monte di Varallo, et s’introducono li Padri Reformati datta a 15 novembre 1603. [10r] Filza delli ordini, decreti, e lettere di Monsignor Reverendissimo Carlo Bascapè Vescovo di Novara Delegato Apostolico et suoi delegati circa i reggimenti della fabrica del Sacro Monte, nella quale si contengono le scritture sotto annotate, cioè: Lettera di detto Monsignore in risposta per la promissione della pittura per la Capella dove N.S. porta la croce datta l’ultimo di Settembre 1596. Lettera dell’istesso Monsignore per la dechiaratione della Deputatione delli duoi Penitentieri delli 27 di ottobre 1596. Decretto del sudetto sopra l’elettione de fabriceri d’osservarsi conforme alla bolla datto alli 8 di ottobre 1593. Lettera dell’istesso per la pittura della Capella d’Adamo et Eva, et ordine circa la deputatione de fabriceri et Tesorero. Che non si vendino candele nella chiesa, et capelle, che si dovesse stampare copie della bolla di Sisto V et darli alli P.P. che non s’eserciti l’officio del fabricero per interposta persona datta alli 15 di decembre 1593. Lettera del medesmo, circa la pittura della Capella della tentatione di N.S. datta alli 19 ottobre 1594. [10v] Decreto che non si scrivi sopra muri, q. fatto alli 26 di settembre 1594. Lettera per l’istesso dell 19 settembre 1594. Lettera sopra la perdita del calice d’oro di Cesare da Napoli. et ordine che li fabriceri si rimborsino dal suo essattore in Valsesia certe spese fatte da suoi visitatori, perché non vuole che per la visita, o per altro per causa sua il monte senta spesa con notta d’un decreto fatto circa l’adoperar i P.P. le robbe del Santo Monte, datta alli 29 Agosto 1596. Lettera con ordini per la Capella dove N.S. porta la Croce. Sotto li 14 Marzo 1597.


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Ordini per detta Capella mandati con lettera delli 25 di Giugno 1597. Ordine per le strade che s’hanno da fare per la visita delle Capelle del Santo Monte. Datto alli 3 ottobre 1599. Questo foglio s’è cassato, per non esser state poste le littere et ordini per ordine, quali seguitano per ordine nel seguente foglio. Filza delli ordini, decretti, e lettere di Monsignor Reverendissimo Carlo Bascapè vescovo di Novara, Delegato Apostolico, et soi Delegati circa il reggimento della fabrica del Sacro Monte nella quale si contengono le scritture annotate nel seguente fo. 11 sotto li numeri […] [11r] 1. Ordine fatto per le sottoscrittioni de mandanti a di 24 settembre 1593 da Monsignor Reverendissimo2 2. lettera di detto Monsignore circa l’elettione del Tesoriere scritta a di 8 ottobre 1593. 3. Lettera per la dechiaratione della Deputatione dei detti penitenzieti datta a 27 ottobre 1593. 4. Lettera dil medesimo per la pittura della cappella d’Adamo et Eva, et ordine circa la Deputatione de fabricieri et Tesoriero et che non si vendino candele nella chiesa et capelle, che si dovesse stampare copia della Bolla di Sisto V, et darli alli P.P., che non si eserciti l’officio del fabriciero per interposta persona datta a 15 settembre 1593. 5. Copia della littera di Car.le Alessandrino3 ad Monsignor Reverendissimo nella quale dichiara, che l’ordinario possi deputare per domini Penitenzieri o preti secolari, o altri sacerdoti regolari, come gli parerà più espediente datta a 8 marzo 1594. 6. Lettera di detto Monsignore datta intorno a Preti Penitenzieri dil Sacro Monte a 20 luglio 1594 7. Ordini diversi da detto Monsignor s.a dil Sacro Monte nella sia predetta visita a di 25 settembre 1594 8. Ordine di detto Monsignor che non si scrivi sopra muri fatto a 26 settembre 1594 9. Littera di detto Monsignore, che si facci stampare il sudetto decretto o ordine che non si scrivi sopra muri in latino, et volgare per affigerlo alle capelle scritta a 29 settembre 1594 10. Littera dil medesimo circa la pittura della capella della Tentatione di Nostro Signore datta a 19 ottobre 1594 11. Littera dil medesimo, che si ristampi la Bolla di Sisto V in forma di libretto scritta a 30 luglio 1595. [11v] 12. Littera di detto Monsignor di quello s’ha da fare nella capella nuova, dove Nostro Signore porta la Croce, et si manfino i dissegni conforme alla scrittura scritta a 25 gennaro 1597. 13. Ordini et descrittioni di detta capella. 14. Littera di detto Monsignore, nella quale approba quello gl’è sta proposto circa le immagini di detta nuova Capella, scritta a di 14 marzo 1597.   Carlo Bascapé.   Michele Bonelli.

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15. Littera di detto Monsignore sopra la perdita del calice d’oro di Cesare da Napoli, et ordine, che li fabriceri si rimborsino dal suo esattore in Valsesia certe spese fatte dati visitatori perché non vole, che per la visita, per altro per causa sua il monte senti spesa, con notta d’un decretto fatto e l’adoperar le robbe del Sacro Monte scritta a 29 Agosto 1596. 16. Littera di detto Monsignore in risposta alli Fabricieri dil Sacro Monte, d’haver scritto al Procuratore Provinciale quale permette, che tosto provederà a quanto se gli dimanda da detto Monsignore scritta a 12 novembre 1597. 17. Littera di detto Monsignore, nella quale comanda, che si esponghino le cedole per affittar la bottega delle corone, che si darà al più offerente tra giorni 20, datta a 23 novembre 1597. 18. Littera di detto Monsignore, dove risponde, che presto mandarà la descrittione della nuova Capella, dove N.S. porta la Croce al Calvario scritta l’ultimo dell’1596. 19. Copia autentica dell’ordine fatto da detto Monsignore nella sua visita di Varallo a di 3 ottobre 1599 nella Congregazione fatta in Casa dil Reverendo padre Francesco Scolari vicario foraneo che si mettesse in essequzione l’opera, et l’ordine della capella già stabilito, et descritto d’ordine di detto Monsignor Reverendissimo. 20. Decreto fatto da detto Monsignore soprea un memoriale delli Consiglieri et Consoli, [12r] della Valsesia, che li fabricieri et Tesorieri dell’anno 1600 prossimo passato perseverino nell’loro officio sin’ad’altro ordine, durando il loro anno del 1602, che finisce al Santo Francesco, et che più dalli fabricieri si levino l’elemosine fuori della cassa, et si disponghino presso d’esso Tesoriero, che per il tempo sarà del di 3 giugno 1602. 21. Decreto autentico di detto Monte, che la nomina delli vicini solamente s’habbi d’admettere et far l’approbatione delli medesmi vicendevolmente, et venghi all’estratto et d’officiali conforme alla Bolla decrettato a 18 genaro 1602 22. Notta delli motti da mettere in mano a gl’Angioli nella capella nuova del Nostro Signore che porta la Croce al Calvario, con una notta delle figure s’hano da depingere nel muro, et altre cose dal numero 1 al numero 14. 23. Un’altra cosa de motti sudetti con un’altra notta delle figure et altro da depingersi sopra le porte di detta Capella, sotto s.ta M. Angelo Marchese Cando9 di commissione di Monsignor Reverendissimo 24. Altri ordini di dipingere per la detta capella sotto s.ta come sopra. 25. Littera di detto Monsignore con l’ordine accresciuto per depingere la Capella dil portar la Croce, datta a 3 magio 1602. 26. Littera di detto Monsignore, che non si cominci opera di scultura, o pittura se prima non si ha la forma da detto Monsignore, di quello s’ha da fare, in scrittura, et se prima non si fa il dissegno second’essa

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scrittura, nel quale si possano vedere gl’habiti, et altro più distintamente scritta a 4 di magio 1602. 27. Decreto di detto Monsignore sopra un memoriale de fabricieri, dove concede licentia al scultore, et pittore d’habitare con le loro famiglie nelle stanze del Sacro Monte per necessità della fabrica per tre mesi solamente decrettato a 19 settembre 1602. [12v] 28. Ordini al numero di 35 di scrittura di fo. 4 e mezo datti da Monsignor Reverendissimo per il Sacro Monte di Varallo sopra la visita da lui fatta a 5 ottobre 1602. 29. Ordini di detto Monsignor circa la Passione di Nostro Signore et dil Palazzo di Pilato nella sua Visita dil Sacro Monte di Varallo fatti l’anno et di sudetti. 30. Littera di detto Monsignor, con la quale da ordine che si faccia a debitori della fabrica la monitione con la pena dell’interdetto di 22 novembre 1602. 31. littera di detto Monsignor, dove loda, che si vada lavorando intorno alle strade del Monte conform’all’ordine da lui datto, e poi comanda si sequestrino sott’il Filipperio li frutti della Capella dil Draghetti anco supplica all’obligo, che ha scritta a 3 febroro 1603. 32. Biglietto, nel quale si lege non esser bene pigliar dinari della fabrica per un certo effetto. 33. Littera di detto Monsignor con la quale essorta che s’essequiscano gl’ordini che lui manda fatti per il Sacro Monte nella sua ultima cisita, di mano in mano secondo la loro qualità, et quelli che contengono emendatione di Sacra Historia, et avertisce ancora a fargli havere li dissegni prima si faccino le opere scritta a 4 aprile 1603. 34. Littera di detto monsignore che si emendino li errori nella capella dil Sacro Monte notati da lui, et mandati ultimamente, scritta a 25 giugno 1603. 35. Littera di detto Monsignor, con la quale da ordine che si facci il lotto, che si adoprino le immaginette d’argento per fare le teste et braccia delle sante reliquie, che non si spenda per l’organo, se non in quanto li fabricieri sono obligati et altre cose scritta a 13 luglio 1604. [13r] 36. Decreto fatto da detto Monsignor sopra uno memoriale de fabriceri dil Sacro Monte che non si sminuisca la cera posta nell’inventione senza licenza sua che per comprar olio per le lampade, si seconda tanta cera, di quella che s’offerisce all’altare della Madonna, et che li calici debbano stare sotto chiave, alli 10 novembre 1603. 37. copia in stampa sigillata del Breve di Papa Clemente ottavo, per il quale si rimuoveno li frati vicolanti dal monastero di Varallo et s’introducono li Padri Riformati. 38. Littera di detto Monsignore con la quale avisa che vengono i Padri Reformati a pigliar il possesso del monastero et traspositio scritta a 10 dicembre 1603 39. Decreto fatto dal vicario generale Bisozzo sopra un memoriale delli agenti della Comunità di Varallo, che il Tesoriero della fabrica del

Monte paghi a detti agenti scudi 80 per causa di molte spese fatte dalla detta Comunità per utile della fabrica, sotto il 17 genaro 1604. 40. Littera dil vicario Besozzo al signor Morondo, per l’effetto de scalini della scala santa, scritta a 6 aprile 1604. 41. Littera dil medico vicario, ch’il vicario foraneo facci consegnare i dinari delle messe al Tesoriero della fabrica et che il Padre Guardiano lasci riporre la detta cassa al luoco ordinato da detto Vicario Generale scritta a di 6 magio 1604. 42. Littera di Monsignor Reverendissimo, che si seguiti l’ordine suo mandato in scritto ultimamente circa il sito, et ordine delle capelle, che non si faccia fabrica di capelle senza haverne prima ordine partire da lui, scritta a 22 magio 1604. 43. Littera di Monsignor Vicario Generale con la quale avisa che aspetta la rissolutione dil signor Cardinale Borromeo in conformità dell’ordine da detto s. Cardinale datto et che tra tanto si compatisca ai Padri, se hano levato la cassa dal suo luoco, havendolo forsi fatto per zelo della lor regola. Scritta a 18 giugno 1604. [13v] 44. Risposta di Monsignor Reverendissimo fatta in margine d’una littera dil signor Gioseppe Morondi, rispondendo, che se le pitture del Gaudino fatte nel celo della capella nuova dil N.S. che porta la croce non sono buone, si levino et altre risposte come in margine d’essa littera scritta a 28 luglio 1604. 45. Ordine di metter reti di ferro nanti le figure di messero Gaudentio4 mass.e nel monte Calvario fatto Monsignor Reverendissimo nella sua terza visita dil Sacro Monte delli 27 Settembre 1604. 46. Altri ordini per il scrittore delle messe fatti nella visita sudetta 47. Littera di Monsignor Reverendissimo, dove si approba il misterio della flagellatione, che si facci prima si salisca la scala, et ancora l’inventione dell’artefice di cavar la strada nel sasso, et che nel primo ingresso la faccia mostrare apparenza di palazzo. Nel di primo febraro 1605. 48. Copia autentica del decretto dell’Illustrissimo Cardinale Borromeo concernente prima la cassa delle oblationi per la celebratione delle messe, del Residente alla cassa delle messe, delle messe da celebrarli da frati, delle messe votive, et altre cose, come in essa copia. 49. Ordini datti per le capelle del Sacro Monte a 4 Ottobre 1605 al numero di 6. 50. Ordini datti da Monsignore, sottoscritti dal signor Zuchinetti Cancelliero episcopale a i fabriceri dil Sacro Monte a di 5 ottobre 1605. 51. Copia delli ordini datti da Monsignor Reverendissimo alli fabriceri a di 5 ottobre 1605 al numero di 6. 52. Littera di detto Monsignore, che presente Raffaele Gozanello si rissolva se vole cellebrare a nome del Sacro Monte, o no, datta a 11 novembre 1605.   Gaudenzio Ferrari.

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53. Littera di detto Monsignore, con la quale manda gl’ordini da lui stabiliti quando visitò il Sacro Monte dil mese d’ottobre 1605, et una lista de debiti, che ha la fabrica di detto monte et si possi prevaler di L 2000 dell’oblationi a prosecutio della fabrica delle 4 che deono esser cumulate in cassa scritta a 18 novembre detto anno 1605. [14r] 54. Littera di detto Monsignore con la quale rimanda la lista de debitori da esser pagati de dinari del monte, et che si procuri d’haver capellani quanto prima per la celebratione delle messe del dì 11 genaro 1606. 55. Littera di detto Monsignore quale giudica, che la strada ultima doppo li misteri della Resurretione, la quale riesce all’estremità del monte, et si havea da voltare a man dritta verso la porta del monte, possa voltarsi all’altra mano verso la casa altre volte dil Valgrana che si finiscano le strade da una capella all’altra; et che si mandi lad descrittione della capella di Nostro Signore Orante all’orto datta a 2 febraro 1606. 56. Littera di detto Monsignore maravigliandosi si sia posta nel Sacro Monte un’inscrittione in marmo senza consenso de fabriceri datta a 3 febraro 1606. 57. Littera di detto Monsignore di tenore prima, che le statue de discepoli dormienti si devono metter presso alla capella dove Nostro Signor ora, facendo muro continuato a detta capella, accio paia quasi un luogo istesso, che si publichi l’ordine, che le donne non cadino a mostrar le capelle a forastieri, poiché disturbano le divotioni, scritta a 16 aprile 1606. 58. Littera di detto Monsignore, che si accordi la persona che assista al libro delle messe, et alle cere, che li fabricieri si vogliano di 300 scudi della cassa delle messe per la fabrica che si dia ordine di fabricare la capella, dove Nostro Signore si presenta a Erode. Scritta a 18 settembre 1606. 59. Littera di detto Monsignore con gl’ordini alligati delle pitture da farsi nelle 4 capelle richieste all’Isola de 8 Ottobre 1606. 60. Littera di detto Monsignor, quale da licentia, che si piglino L. 800 dalle limosine delle messe, per applicarle alla fabrica dil Sacro Monte, che niuno habiti sul monte, salvo se non vi stasse per necessità per p.iutio del monte, però con debita licenza, datta a 7 agosto. [14v] 61. Ordini della visita del Sacro Monte fatta a 11 settembre 1607 di numero 10. 62. Decreto di detto Monsignore dove si applicano L 200 de dinari della cassa delle messe alla fabrica di detto Sacro Monte sotto li 13 settembre 1607. 63. Littera di detto Monsignor con gl’ordini in scritto stabiliti sopra il Sacro Monte et che se li mandi il Breve dell’Indulgenza de cento giorni concessa da Gregorio decimo terzo, delli 14 settembre 1607. 64. Littera di detta Monsignore, che si scrivi a Roma a qualche persone fidata di Varallo, che mandi il numero de scalini della scala santa di Roma, et la misura della longhezza, larghezza, et altezza di ciascuno

scalino, et se il Draghetti che scrive le messe vole preservare. scritta a 16 dicembre 1607. 65. Littera di detto Monsignore, con mandar l’ordine et scrittura per la capella dell’Ecce Homo. Scritta a 28 febraro 1608. 66. Littera di detto Monsignore, con la quale da licenza, che datta la debita sodisfatione a Padri et Capellani, si spendi il restante delle L 800 in servitio della fabrica; scritta a 10 settembre 1608. 67. Littera di detto Monsignore, che si debbano participare col Padre Guardiano amorevolmente le cose più gravi, che occorreno nell’administratione del monte, acciò il tutto passi senza strepito. Scritta a 14 ottobre 1610. 68. Ordini per far la capella della visitatione della Madonna fatti ad 13 settembre 1611. 69. Notta delle statue, figure, et pitture s’hano da fare nella capella della sentenza datta da Pilato contra Christo, et come s’hano da ordinare. 70. Notta come s’ha da depingere, et ordinare le statue nella capella dell’Inconoratione. 71. Memoriale a Monsignor Reverendissimo, che dia il modo a Fabricieri come s’hano da governare in redimer li beni venduti dalla q. Petronilla Martinola, che lasciò herede la fabrica dil Sacro monte, se [15r] bene sia passato il ter.e a redimere, per esser cresciuti li beni in prezzo notabile, doppo passato detto ter.e, quale è decrettato. 72. Ordini fatti per fornire la Capella del Paralitico 73. Ordini datti per depingere la Capella d’Adamo, et approbati da Monsignor Reverendissimo a di 11 dicembre 1603 74. Protesta fatta da Antonio Germano da Nizza della Paglia infermo d’infermità incurabile, et poi risanato per haver compito il voto al sepolcro di Varallo rogata da D. Giovanni Battista Draghetti notaro di Varallo a 26 aprile 1608. 75. Ordine circa le pitture per la capella della sentenza datta da Pilato datto dal signor Archidiacono di Novara a 24 aprile 1614. 76. Ordine circa il depingere il palazzo di Pilato, qual contiene capi numero 8 et non è sottoscritto da alcuna persona. 77. Un altro ordine continente capi 2 circa il dipingere la sudetta capella della sentenza scritto in forma patente, et mandato a signori fabriceri di Varallo a 17 magio 1612 quale non è sottoscritto. 78. Ordine circa le pitture, et statue della visitatione della Madonna sopra il Sacro Monte di capi numero 9 scritto in forma di patente datto a 17 settembre 1611 non sottoscritto. 79. Ordine della capella della Presa del Signore di capi numero 2 circa le pitture, et modo, che s’hano da fare le statue che detta capella, et quante, quale non è sottoscritto. Questi ordini sono tutti in un cartone bianco sotto li suoi numeri, come quivi, et sopra il cartone v’è scritto v3; Per pitture e sculture di capelle.

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[20r] 1. Fede fatta da Giovanni Battista Lasseri fabricero attuale di dicto Sacro Monte dell’anno 1610 a 25 genaro d’haver trovato nell’Archivio dil detto Sacro Monte le scritture nominate et descritte in una lista fatta da Gio. Battista Albertini notaro et Caus.lo di Varallo fatte et rogate da esso Albertini a favore di detta fabrica. 2. Consegna de mobili, oro e argentei, fatta dall’Illustre signor Cesare da Maio da Napoli nelle mani dil Reverendo Padre f. Francesco de Gerzoni altre volte Guardiano dil Monastero di Santo Francesco di Varallo, come per Instromento rogato dal q. Giovanni Giacomo Cravacci5 notaro di Varallo a di 6 settembre 1567 et estratto dal q. Pietro Antonio suo figlio. 3. Deposito di Lire seicento imperiali fatto dal signor Jacomo d’Adda q.d. Gasperis presso di Battista dil q. Francesco d’Arboero detto fida habitante In Varallo a fine, che di detti dinari si facci la capella della Tentatione di Nostro Signore, mentre stava ritirato nel deserto come per Intromento rogato dal q. Marco Baldo al notaro di Varallo a di 20 marzo 1570. 4. Confessione de L. 64 s. 6 Imperiali di Francesco Gozanello als Tesorero di detta fabrica da Michele, et Maffeo fratelli de Prestinari del ducato di Milano per causa dil contenuto in una polizza, et di quanto possono pretendere da detta fabrica, come per Instromento rogato dal sudetto Gio. Battista Albertini notaro a 24 aprile 1575. 5. Consegna de L. 92 s. 4 Imperiali tolte fuori dalle cassette esposte per le capelle di detto Sacro monte fatta dal signor Marco Baldo come procuratore e fabriciero di detta fabrica a nome ancora di Marco Rasarotto di Varallo l’altro procuratore di detta fabrica, fatta nelle [20v] mani di Francesco figlio di Milano Gozanello di Varallo Tesoriero di detta fabrica con promessa di detto Francesco di governarli et renderne conto a tempo debito, come per instromento rogato dal detto Albertini a di 15 settembre 1575. 6. Consegna de L. 134 s. 8 cavate dalle sudette cassette come sopra fatta dal messero Marco Baldo procuratore et fabriciero come sopra nelle mani dil medico Francesco Gozanello Tesoriero con promessa fatta nel modo come sopra per Instromento rogato dal detto Albertini a di 21 novembre 1575. 7. Consegna de L 70 s 56 Imperiali fatta dal messero Marco Baldo procuratore et fabriciero di detta fabrica nelle mani dil detto Francesco Gozanello Tesoriere con l’istessa promessa di restituirli ad’ogni richiesta, per Instromento rogato dal sudetto Albertini a di 12 febraro 1576. 8. Conventione et patti fatti tra Marco Baldo procuratore et fabriciero per una parte, et Antonio et Gioanni fratelli d’Ardizzoni et Marco d’Ardizzone di Campertonio per l’altra parte, che detti Ardizzoni tutti siano obligati fare a sue proprie spese un muro grezo con schena asinile dalla scantonata dil Palazzo di Pilato di detto Sacro Monte sin’alla   Giovanni Giacomo Gaverzia.

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porta dell’Introito di detto Sacro luoco, et dalla detta porta sin’al muro pendente verso la gattera, et questo all’altezza dil muro calcestre che e presso alla detta porta, et fare altre cose come in essa conventione, et detto Baldo fabricere sia obligato dare ad essi Ardizzoni L. 137 s. 10 per detta loro opera et come piu amplamente per Instromento rogato da detto Albertino notaro a di 21 marzo 1576. [21r] 9. Confessione fatta da Francesco Gozanello Tesoriero di detta fabrica a signori Christoforo Draghetti et Marco Baldo procuratori, et fabriceri di detto Sacro Monte de L. 97 s. 5 tolte fuori dalle cassette delle dette capelle con promessa di detto Gozanello di restituirle a tempo debito, come per Instromento rogato dal detto Albertini notaro a di 3 luglio 1576. 10. Consegna de L 30 Imperiali fatta da signor Cristofforo Draghetti come fabriciero di detto Sacro Monte nelle mani di Francesco dil q. Milano Gozanello con promessa di detto Francesco di restituirli ad’ogni richiesta, come per Instromento rogato dal detto Albertini notaro a di 14 luglio 1576. 11. Consegna de L 161 s. 10 fatta dal messero Marco Baldo fabriciero nelle mani dil detto Gozanello con promessa di restituirli ad’ogni richiesta come per instromento rogato da detto Albertini notaro a di 14 luglio 1576. 12. Consegna de L 153 s. 17 fatta dalli signori Christoforo Draghetti et Marco Ravello fabricieri nelle mani di detto Gozanello Cassero di detta fabrica con promessa di renderne conto a tempo debito, come per Instromento rogato dal sudetto Albertini notaro 1578 a di primo genaro. 13. Consegna de L 24 Imperiali fatta dalli signori Marco Ravello, et Francesco Peterri procuratori, et fabricieri dil detto Sacro Monte nelle mani di Battista Botta cassero d’essa fabrica con promessa di renderne conto ad ogni richiesta come per Instromento rogato da Giovanni Battista Albertini notaro sudetto a di 2 magio 1578. 14. Consegna de L 32 Imperiali fatta dalli messeri Marco Ravello et Francesco Peterri procuratori et fabriceri come sopra nelli mani di detto Battista Botta cassero con promessa di detto Lassero di renderne conto ad ogni richiesta come per Instromento rogato dal sudetto Albertini notaro a di 20 magio 1578. 15. Consegna de L 104 s. 4 Imperiali fatta dalli presenti procuratori et fabriceri Ravello et Peterro nelle mani di detto Battista Botta Tesoriero con promessa come sopra come per Instromento di detto Albertini a di 6 luglio 1578. [21v] 16. Procura fatta del q. messero Pietro d’Antonio del Botta della Roccha calzolaro in Roma nelli fabriceri dil Sacro Monte ad essigere L 100 Imperiali da Agostino d’Anselmina della Roccha sudetta per resto di magior summa, come per Instromento rogato per Bernardino de Beni notaro di Roma a di 6 aprile 1580. 17. Obligo di messero Pietro del Botta Calzolaro in Roma de scuti 14


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de giulij 10 per scuto contra Gioanni figlio d’Antonio Scagliotto della Roccha Scarpinello in Roma per causa de tanti dinari prestati, tere a restituirli ad ogni richiesta come fatto per Instromento rogato da detto Bernardino de Beni notaro di Roma a 25 giugno 1580. 18. Consegna de L 1032 Imperiali fatta per Alberto d’Anselmo cassero di detta fabrica nelle mani di Christofforo Lasseri con promessa di detto Lasseri di spenderle in beneficio della fabrica come per Instromento rogato da Giovanni Paolo Botto di Battista notaro di Varallo a di 27 genaro 1582. 19. Consegna de L. 1080 fatta dalli Ss. Lorenzo Testa et Marco Ravello fabriceri ut sopra nelle mani di Christofforo Lasseri Cassero di detta fabrica, qual permette darne conto ad’ogni richiesta, come fatto per Instromento rogato da detto Albertini notaro a di 29 aprile 1582. 20. Consegna de L 935 s. 9 d. 6 fatta da Marco Baldo et Francesco Gozanello fabricieri nelle mani d’Anselmo Ravello Tesoriere qual promette renderne conto ad ogni richiesta, come per Instromento rogato da detto Albertini notaro a di 15 febraro 1584. 21. Consegna de L 935 s. 9 d. 6 fatta da sudetti fabriceri Baldo et Gozanello nelle mani d’Anselmo Ravello Tesoriere, qual promette come sopra come per Instromento rogato da detto Albertino a di 25 febraro 1584. [22r] 22. Conventioni et accordij conclusi tra li fabriceri Francesco Gozanelli et Marco Baldo et Signori Dottore Draghetto, Alessio Morondo et Marco Ravello Consiglieri della vicinanza di Varallo per una parte et Horatio Gallinone figlio di Gio. Andrea de Trivilio presso Adda depintore per l’altra parte, nel modo seguente che detto Horatio a proprie spese depinga, et orni la Capella dil Battesimo di Nostro Signore et detti fabriceri et Consiglieri siano obligati darli scuti ottanta d’oro per tal opera, et anticipatamente scudi 20, con patto, che se l’opera non sarà approbata per laudabile da persone intelligenti, che detto pittore sia tenuto alla restitutione de dinari, che haverà ricevuto, et in tal caso il contratto sia nullo, come più amplamente nell’Instromento rogato per detto Albertini notaro a di 25 aprile 1584. 23. Consegna de L 290 Imperiali fatta da Marco Baldo et Francesco Gozanelli fabriceri nelle mani d’Anselmo Ravello Tesoriero qual promette di restituirli ad ogni richiesta, come per Instromento di detto Albertino notaro a di 2 luglio 1584. 24. Inventario dell’argenteria di detto Sacro Monte fatto dal R. P. f. Paolo Carcano Viceguardiano del Monastero di Santo Francesco, et messeri Marco Baldo et Francesco Gozanello fabriceri come per Instromento rogato da Gio. Battista Lasseri notaro a di 5 novembre 1584. 25. Consegna de L 364 Imp fatta da Joseffo Draghetto, et Francesco Gozanello fabricieri nelle mani di Comolo Frello di Varallo Tesoriero qual promette renderne conto ad’ogni richiesta, come per Instromento rogato da Giovanni Battista Lasseri notaro a di 5 marzo 1585 26. Consegna et numeratio de L 1031 s. 5 Imperiali fatto dalli sudetti

fabriceri Draghetto et Gozanello nelle mani di detto Comolo Frello Tesoriero qual promette come sopra come per Instromento rogato da detto Lesseri a di 12 magio 1585. 27. Consegna et numerato de L 500 Imperiali fatto dalli sudetti Draghetto et Gozanello fabriceri nelle mani di detto Frello Tesoriero qual permette come sopra come per Instromento rogato da detto Lasseri a di 13 luglio 1585. [22v] 28. Investitura fatta da Joseffo Draghetto di Varallo come fabriciere dil Sacro Monte in Alberto di Francesco d’Ingegno di Varallo per anni nove prossimi ad haver cura et governare la fontana quale è sopra detto Sacro Monte in maniera che l’acqua corra di continuo second’il solito, con che detto Draghetto come fabriciero paghi L 16 s. 10 Imperiali ogn’anno al detto Alberto per tal causa et come amplamente Instrumento rogato dal q. Pietro de Boto notaro di Varallo a di 7 settembre 1585. 29. Cessione fatta dal s. Francesco q. d. Joannis de Preto di Buzzoleto alla detta fabrica dil Sacro Monte di scuodere L 63 s. 12 Imperiali da Hieronimo Albertino di Varallo come per Instromento rogato da detto Lasseri notaro a di 15 novembre 1585. 30. Consegna e numerato de scuti 26 d’oro ricevuti da Gioanni Tanzorello habitante in Varallo fatta da Marco Baldo et Francesco Gozanello fabriceri nelle mani d’Anselmo Ravello Tesoriero ut sopra qual promette restituirli ad ogni richiesta come per Instromento rogato da detto Lasseri notaro a di 28 dicembre 1585. 31. Consegna et numerato de L 115 Imperiali fatto da Joseffo Draghetti et Francesco Filippina fabriceri nelle mani di Comolo Frello Tesoriero qual permette restituirli a richiesta, come Instrumento rogato per detto Lasseri a di 12 genaro 1586. 32. Consegna et numerato de L 684 Imperiali fatto da sudetti Draghetto e Filippina nelle mani di Comolo Frello Tesoriero, quale promette di restituirli a tempo debito, come per Instromento rogato da detto Lasseri notaro a di 3 giugno 1586. 33. Locatione, conventioni, et capitoli fatti, conclusi, et concertati tra li sudetti Draghetto et Filippina fabricieri per una parte et messero Enrico, [23r] Gioanni et Jacomo fratelli filij quondam di messero Gioanni del riale d’Alagna per l’altra parte in questo modo che detti fabricieri dano a detti fratelli d’Enrico a fare la Capella delli Innocentini nel detto Sacro Monte, conche però la strada, et il pavimento d’essa chiesa o sia capella siano uguali d’altezza, et fondare detta capella con muri buonissimi, et di condecente larghezza et fare altre circostanze et perficerla per tutt’il mese di maggio 1587 et detti fabriceri siano obligati pagare per detta opera a detti fratelli cento doble di Milano et consegnare a detti fratelli tutta la calcina, sabbia, boscami, prede et altra materia necessaria et come più amplamente per Instromento rogato da detto Giovanni Battista Albertini notaro a di 15 giugno 1586. 34. Consegna et numerato de L 248 Imperiali fatto da sudetti Draghet-

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to et Filippina fabriceri nelle mani di Comolo Frello Tesoriero quale promette di restituirli a tempo debito come per Instromento rogato da detto Lasseri notaro a di 14 settembre 1586. 35. Consegna, et numerato de L 100 Imperiali fatto da Joseffo Draghetti fabricero nelle mani di Comolo Frello Tesoriero quali sono essatti per il fitto della bottega delle corone per un anno come per Instromento rogato da detto Albertini notaro a 22 novembre 1586. 36. Obligo di Joseffo Draghetto dil q. Francesco di Varallo verso detta fabrica de L 238 s. 19 per causa in parte de dinari prestati parte pro pretio di tante corone et parte per causa de dinari per detto Joseffo resposi a nome di Francesco Gozanello tenere a pagare a Santo Martino prossimo come per Infrascripto rogato per detto Lasseri notaro a 16 genaro 1587. 37. Consegna e numerato de L 366 s. 18 Imperiali fatto da Francesco Draghetti detto Filippina, et Giovanni Maria Ravello fabriceri nelle mani di detto Marco Ravello Cassero qual permette darne conto a richiesta come per Instromento rogato da detto Albertino notaro a di ultimo magio 1587. 38. Obligo di Bartolomeo Carello di Sabia in Varallo con Domenico et Antonio fratelli B.bini di Bugella habitanti in Varallo in solidi de L 79 s. 7 Imperiali [23v] per causa d’uno fasso d’azzale vendutoli et datto ter.e a pagare cioè la mittà a Santo Bartolomeo, et l’altra mittà a Santo Michele come per Instromento rogato dal q. Pietro de Boto habitante In Varallo a di 4 luglio 1587. 39. Consegna et numerato de L 160 s. 15 Imperiali fatto dalli fabriceri Francesco Draghetti et Giovanni Maria Ravello nelle mani di d. Marco Ravelli Tesoriero con promessa di restituire come per Instromento rogato dal Lasseri notaro a di 24 genaro 1588. 40. Obligo d’Antonio figlio di Baldessar Babino di Bugella habitante in Varallo, et Petronilla sua moglie insolid. verso Marco Carello de L 23 s. 18 6 per compito pagamento d’un Instromento d’obligo contra detto Antonio come per Instromento rogato per detto Lasseri not.o a di 8 aprile 1588. 41. Consegna et numerato de L 446 s. 5 fatto dalli fabriceri Francesco Filippina et Giovanni Maria Ravelli nelle mani di d. Marc’Antonio a nome di D. Marco suo padre Tesorero con promessa di restituirle come per Instromento rogato da detto Lasseri notaro a di 7 agosto 1588. 42. Consegna et numerato de L 712 fatto dalli fabriceri di d. Marco Ravello Tesoriero con promessa di restituirli come per Instromento rogato per Gio. Battista Albertini notaro a di primo novembre 1588. 43. Contioni et patti fatti tra Giovanni Maria Ravello, et Francesco Bertolio fabricieri per una parte et messero Milano dil q. Antonio d’Agnesa della Grampa di Campertonio per l’altra parte v3 che detti fabriceri allogano detto messero Milano ad evacuare la terra, che è nella capella delli Innocenti, a talche la capella resti tutta vacua Item Notanduom che ha tenuto far due muraglie al longo della chiesa

[24r] cioè da una banda, et una dell’altra, et far altre muraglie in cima, caso facesse bisogno et in fondo et far molto altre cose capitolate nelli capitoli fatti sin’al numero 9 oltra il detto primo capitolo et li detti fabricieri siano tenuti mantenerli li asiamenti che fano bisogno predetta opera, eccetto li Instromenti da murare, et darli tutta la materia necessaria, et per sua mercede della detta opera darli L 500 Imperiali Item Notandum siano tenuti dar allogiamento a detto messero et lavoranti in qualche luoco dil Sacro Monte, ove possi habitare, et come amplamente consta per Instromento rogato dal detto Albertini notaro adi 7 marzo 1589. 44. Consegna et numerato de L 748 s. 10 d. 3 fatto per d. Romulo Chiarino et Giovanni Maria Ravello fabriceri nelle mani di Francesco Bertolio Tesoriero con promessa di renderne conto come per Instromento rogato dal sudetto Albertino notaro a di 15 marzo 1589. 45. Obligo di Comolo Frello verso la fabrica de L 170 compito pagamento delli dinari, de quali e restato debitore a detta fabrica nel render li conti per esser lui statto Tesoriere d’essa fabrica, ter.e a pagare alla Pentecoste prossima come per Instromento rogato per detto Albertini notaro a di 15 marzo 1589. 46. Confessione fatta da d. Romulo Chiarino, et Giovanni Maria Ravello fabricieri a d. Marc’Antonio Ravello Tesoriero di detta fabrica, atteso la consegna, et numerato predetto Tesoriero fatti de L 748 s. 10 d. 3 Imp de quali e restato debitore di detta fabrica per causa della detta Tesoreria sendosi fatti li conti et confrontati li bollettini col libro di detta fabrica, come per Instromento rogato per detto Albertini notaro a di 15 marzo 1589. 47. Consegna et numerato de L 1028 s. 12 fatto da Francesco Bertolio, et Gio. Maria Ravello fabriceri nelle mani di botta q. Albertini de Boto Tesoriero con promessa di restituirli, come per instromento rogato da detto Albertini a di 15 aprile 1589. [24v] 48. Consegna et numerato de L 1296 Imperiali fatto da Giovanni Maria Revello, et Francesco Bertolio fabriceri nelle mani di Battista Boto Tesoriero qual promette restituirlij come per Instromento rogato da Giovanni Battista Lasseri a 20 agosto 1589. 49. Conventioni fatte tra li sudetti Ravello, et Bertolio fabriceri per una parte, et messero Jacomo Igonetto d’Alagna per l’altra parte in questo modo che detti fabriceri danno a fare a detto messero Jacomo la capella dell’Inchiodatione di Nostro Signore presso alla capella dil monte Calvario di buona muraglia calcestre, di quella larghezza, che li è statta designata, con patto che scavi tutte le prede necessarie per detta fabrica, et farle portar al luoco dell’opera a sua spese; et d’incominciar l’opera a Calende di Settembre prossimo, consignando pero li fabriceri al domino messero Jacopo tutta la calcina, et sabbia necessarie per detta opera, et imprestandoli gl’instromenti di detta fabrica. Et per la mercede di detta opera di fabriceri si sono obligati a pagare a detto messero Jacopo L 7 Imp per ogni spazzo di muro di detta capella


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alla misura commune; con patto, che caso detta capella cascasse per diffetto di detto messero Jacomo, che esso sia obligato rifarla a sue proprie spese, et come piu diffusamente per Instromento rogato da detto Albertini notaro a di 23 agosto 1589. 50. Elettione fatta per sorte dalla vicinanza di Varallo con l’intervento dil Padre Guardiano frate Serafino de Herba, nella persona di Jacomo Fusella per fabricero in luoco dil n. q. Romulo Chiarino defonto et di Joseffo Gozanello per nuovo fabricero insieme con Francesco Bertolio, et di Francesco dil q. Milano Gozanello per nuovo Tesoriero della fabrica come per Instromento rogato per detto Albertini a di 4 ottobre 1589. 51. Obbligo di messero Antonio Babino di Bugella verso Domenico di Giovanni Negro della Selva per L 29 s. 12 per causa dil contenuto nel libro [25r] de conti di detto Domenico ter.e a pagare al Carnevale prossimo come per Instromento rogato dal sudetto Lasseri a di 22 Settembre 1589. 52. Conventioni fatte tra li domini Francesco Bertolio et Joseffo Gozanello fabricieri per una parte, et Giovanni Jacomo Testa di Varallo per l’altra parte che detto Testa debba dipingere il vaso della capella delle palme con buoni, et finissimi colori et di figure condecenti conforme al misterio mettendomi oro, dove e bisogno, secondo la proportione, et ornamento delle figure, et altri sfizi necessarij. Et detti fabriceri paghino al detto Testa per la mercede, et pretio delli colori, oro, et fatiche L 900 Imperiali et come per Instromento rogato da detto Albertini a di 23 magio 1590. 53. Vendita fatta da Pietro del Roccha dil q. Gioanni da Creola a Petronilla moglie d’Antonio suo marito d’un campo in Crevola dove si dice in stroncato sotto le sue confini. Item Notandum d’uno Canevale in Crevola dove si dice In Giavinelli sotto le sue confini. Item Notandum d’una selva d’arbori di castagna nel territorio di Crevola, dove si dice in Rondello sotto le sue confini per pretio de L 600 Imperiali dote di detta Petronilla figlia dil q. d. Giovanni Antonio Martinolo Con li patti dil più, e minor valore de detti beni venduti, a stima de doi huomini da bene in Crevola; et di redimerli fra anni cinque per il medio pretio con le spese; et di avisare detta compratrice, et suo marito per un’anno inanti la riscossa di detti beni, acciò possino con detti dinari comprar altri beni; et con investitura datta in detto Pietro venditore, durando il patto di redimente detti beni, di pagar L 30 Imperiali over la mittà de frutti provenirano da esse beni per ciascun’anno, durando ut sopra et come per Instromento rogato da Giovanni Antonio Chiarino notaro di Varallo a di 16 ottobre 1590 con sigurtà fatta per Joseffo fratello di detto Pietro a favore di detta Petronilla, et marito et altri patti. [25v] 54. Parte del testamento e fidecommesso fatto per il q. Joseffo Apostolo dal Borgo di Sesia a favore di detta fabrica, hove prohibisce l’alienatione generale, et par.re, et anco d’ogni minima de soi beni al suo herede, o substituto, dichiarando tal alienante privo totalmente della sua heredità, la quale in tal caso l’ha prohibita. Con questa però

special dechiaratione, che caso che per qualche alienatione come sopra occorra, che l’heredità sia levata, et tolta dall’alienante come indegno d’essa, et sia applicata al succedente in grado come sopra, che all’hora li redditi de doi anni de tutti li soi beni spettanti a tal successore, sia obligato quel sucessore darli alla fabrica dil Sacro Monte di Varallo et de quelli redditi si debba erigere una capella in detto Sacro Monte a perpetua memoria di detto Testatore, subito commessa, et conseguita la detta pena. Et quando li fabriceri di detto Sacro Monte serano negligenti in scuodere la detta pena et erigere detta Capella, et sia passato l’anno, che non sia adempita tal cosa, che gl’istessi redditi, et pena siano applicati al detto Jacomo figlio di detto testatore, come nell’Instromento di detto testamento rogato dal q. Hieronimo di Perdono notaro dil detto borgo adi 6 marzo 1591. 55. Consegna, et numerato de L 100 s. 13 Imperiali da domini Bernardino Rasero et Giovanni Battista Lasseri fabriceri nelle mani di Hieronimo q. Francisci Albertini di Varallo Tesoriero della fabbrica con promessa di restituirli come per Instromento rogato da Bartolomeo Peterri notaro a di 22 novembre 1592. [26r] 56. Consegna de L 103 Imperiali fatta da Giovanni Battista Lasseri fabricero nelle mani di Hieronimo detto Albertino Tesoriero ut sopra quale promette restituirli come per Instrumento rogato da Bartolomeo Peterii a di 3 marzo 1593. 57. Consegna de L 307 s. 15 Imperiali fatta da Christofforo Lasseri fabricero nelle mani di Hieronimo Albertino Tesoriero ut sopra un governo per Instromento rogato da Giovanni Battista Lasseri a di 16 magio 1593. 58. Consegna de L 32 Imperiali fatta da Bernardino Raseri et Giovanni Battista Lasseri fabriceri nelle mani di Hieronimo Albertino Tesoriere sudetto in governo pro Instromento rogato dal sudetto Peterri a di 27 dicembre 1593. 59. Inventario de mobili di detta fabrica fatto per domini Bernardino Raserio et Giovanni Battista Lassero fabriceri ut sopra alla presenza dil Reverendo Padre fra Agostino Bronzino Guardiano dil monastero di Varallo, et consegnati al Padre fra Bassano in governo pro Instromento rogato da detto Giovanni Battista Albertini sudetto a di ultimo decembre 1593. […] Bibliografia S. Stefani Perrone, 1984, nota 7, p. 132 (segnalato); F. Tonetti, 1891, pp. 97-105, 113-121 (trascritto parzialmente).

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Tavole

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Tavola 1 | Sacro Monte di Varallo — Stato di fatto 1 | Adamo ed Eva Complesso di Nazareth 2 | Annunciazione della Vergine 3 | Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta 4 | Il primo sogno di Giuseppe Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Natività 7 | Adorazione dei pastori 8 | La presentazione al tempio 9 | Il secondo sogno di Giuseppe 10 | La fuga in Egitto 11 | Strage degli Innocenti 12 | Battesimo 13 | Le tentazioni 14 | La samaritana nel pozzo 15 | Il paralitico risanato 16 | Il figlio della vedova di Naim 17 | Trasfigurazione sul monte Tabor 18 | Resurrezione di Lazzaro 19 | Entrata a Gerusalemme Casa Parella 20 | Ultima cena 21 | Orazione di Gesù nell’orto 22 | Gesù sveglia i discepoli 23 | Cattura di Gesù 24 | Tribunale di Anna 25 | Tribunale di Caifas 26 | Pietro Gallicantu 28 | Tribunale di Erode Palazzo di Pilato 27 | Tribunale di Pilato 29 | Gesù ritorna da Pilato 30 | Flagellazione 31 | Coronazione di spine 32 | Salita al Pretorio 33 | Ecce Homo 34 | Pilato si lava le mani 35 | Gesù condannato a morte 36 | Salita al Calvario 37 | Inchiodazione 38 | Crocifissione 39 | Deposizione 40 | Pietà 41 | Sindone 42 | Santo Sepolcro 43 | Fontana A | Porta Maggiore B | Porta minore C | Cappellla di Cesare Maggi D | Cappella del Gesù Bianco E | Albergo Sacro Monte F | Basilica dell’Assunta G | Albergo del Pellegrino H | Ex Cappella degli Esercizi (già Cenacolo) I | Monastero e Refettorio J | Sepolcro della Madonna K | Casa Valgrana L | Funivia


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Tavola 2 | Sacro Monte di Varallo — 1560 1 | Porta Complesso di Nazareth 2 | Santa Casa di Loreto 3 | Annunciazione 4 | Grotta dell’Annunciazione Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Natività 7 | Adorazione dei pastori 8 | Circoncisione Monte Sion 9 | Cenacolo 10 | Spirito Santo 11 | Assunzione della Madonna 12 | Cattura 13 | Palazzo di Pilato (Flagellazione e Coronazione di Spine) 14 | Chiesa Nera (Salita al Calvario e antica cappella della Cattura) 15 | Madonna tramortita Complesso del Santo Sepolcro 16 | Calvario 17 | Cappella Subtus Crucem (Spogliazione e Pietra dell’Unzione) 18 | San Francesco 19 | Santo Sepolcro 20 | Noli me Tangere 21 | Cappella della Croce Monte Oliveto 22 | Viri Galilaei 23 | Orazione del Pater 24 | Ascensione 25 | Seconda Annunciazione Valle di Josafat 26 | Grotta dell’Orazione nell’Orto 27 | Sepolcro di Anna e Gioacchino 28 | Sepolcro della Madonna 29 | Fontana A | Chiesa Vecchia B | Orto dei Getsemani C | Sala di Cesare Maggi D | Monastero E | Eremitorio F | Cappella Scarognini G | Area già destinata alle Botteghe delle Corone


tavole

Tavola 3 | Sacro Monte di Varallo — 1584 1 | Porta Complesso di Nazareth 2 | Annunciazione 3 | Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta 4 | Grotta dell’Annunciazione Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Natività 7 | Adorazione dei pastori 8 | Circoncisione Monte Sion 9 | Cenacolo 10 | Spirito Santo 11 | Assunzione della Madonna 12 | Cattura 13 | Palazzo di Pilato (Flagellazione e Coronazione di Spine) 14 | Chiesa Nera (Salita al Calvario e antica Cattura) 15 | Madonna tramortita Complesso del Santo Sepolcro 16 | Calvario 17 | Cappella Subtus Crucem (Spogliazione e Pietra dell’Unzione) 18 | San Francesco 19 | Santo Sepolcro 20 | Noli me Tangere 21 | Cappella della Croce Monte Oliveto 22 | Viri Galilaei 23 | Orazione del Pater 24 | Ascensione 25 | Seconda Annunciazione Valle di Josafat 26 | Grotta dell’Orazione nell’Orto 27 | Sepolcro di Anna e Gioacchino 28 | Sepolcro della Madonna 29 | Fontana A | Chiesa Vecchia B | Orto dei Getsemani C | Sala di Cesare Maggi D | Monastero E | Eremitorio F | Cappella Scarognini G | Area già destinata alle Botteghe delle Corone

Interventi realizzati tra 1560 e 1584 a | Porta Maggiore (1563-65) b | Adamo ed Eva (1566-67) c | Strage degli Innocenti (1572-78) (ora Fuga in Egitto) d | Battestimo (1572-78) e | Samaritana (1572-78)

f | Paralitico (1572-78) g | Figlio della Vedova di Naim (1578-1583) h | Trasfigurazione sul Monte Tabor (1572-) in corso d’opera i | Lazzaro resuscitato (1578-1583) j | Entrata a Gerusalemme (1580-83)

k | Ascensione (1566-) in corso d’opera l | Ampliamento del monastero (1576-77) m | Nuova Bottega delle Corone

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Tavola 4 | Sacro Monte di Varallo — 1573. Ricostruzione ipotetica del progetto di Galeazzo Alessi e della Chiesa Nuova Area Bassa 1 | Porta Maggiore 2 | Adamo ed Eva Complesso di Nazareth 3 | Annunciazione 4 | Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Natività 7 | Adorazione dei pastori 8 | La presentazione al tempio 9 | Strage degli Innocenti 10 | Fuga in Egitto 11 | Battesimo 12 | Tentazione 13 | Samaritana 14 | Paralitico 15 | Figlio della vedova di Naim 16 | Trasfigurazione sul Monte Tabor 17 | Lazzaro resuscitato 18 | Entrata a Gerusalemme Area Alta 19 | Porta Aurea 20 | Tempio di Salomone 21 | Probatica Piscina 22 | Cenacolo 23 | Cristo lava i piedi ai discepoli 24 | Orazione nell’Orto 25 | Cattura 26 | Casa di Caifa 27 | Palazzo di Pilato 28 | Nostro Signore porta la Croce 29 | Nostro Signore condotto al Calvario 30 | Madonna Tramortita 31 | Spogliazione (?) 32 | Crocifissione sul monte Calvario 33 | Cristo tolto di Croce (?) 34 | Santo Sepolcro 35 | Noli me Tangere 36 | Cena in Emmaus 37 | Apparizione ai discepoli 38 | Ascensione 39 | Spirito Santo 40 | Giudizio Universale Vallone dell’Inferno 41 | Limbo 42 | Purgatorio 43 | Inferno

Edifici al di fuori del circuito di visita A | Chiesa Nuova F | Antica Orazione nell’Orto B | Sala di Cesare Maggi G | Sepolcro della Madonna C | Monastero H | Cappella di Cesare Maggi D | Bottega delle Corone I | Antico Palazzo di Pilato E | Cappella Scarognini


tavole

Tavola 5 | Sacro Monte di Varallo — 1578. Ricostruzione ipotetica del progetto di Martino Bassi (XXXI) Area Bassa 1 | Porta Maggiore 2 | Adamo ed Eva Complesso di Nazareth 3 | Annunciazione 4 | Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Presepio 7 | Circoncisione 8 | Sonno di Giuseppe 9 | Strage degli Innocenti 10 | Fuga in Egitto 11 | Battesimo 12 | Tentazione 13 | Samaritana 14 | Paralitico 15 | Figlio della vedova di Naim 16 | Trasfigurazione sul Monte Tabor 17 | Lazzaro resuscitato 18 | Entrata a Gerusalemme Area Alta 19 | Porta Aurea Gerusalemme Piazza del Tempio 20 | Tempio di Salomone 21 | Probatica Piscina 22 | Cristo lava i piedi ai discepoli e Cenacolo 23 | Orazione nell’Orto 24 | Cattura Gerusalemme Area dei Tribunali 25 | Palazzo di Caifa 26 | Palazzo di Anna 27 | Palazzo di Erode 28 | Palazzo di Pilato 29 | Nostro Signore porta la Croce 30 | Spogliazione 31 | Inchiodazione 32 | Calvario 33 | Deposizione 34 | Santo Sepolcro 35 | Noli me Tangere 36 | Cena in Emmaus 37 | Apparizione ai discepoli 38 | Ascensione e Paradiso 39 | Spirito Santo 40 | Giudizio Universale 41 | Purgatorio 42 | Inferno

Edifici al di fuori del circuito di visita A | Sala di Cesare Maggi E | Antica Orazione nell’Orto B | Monastero F | Sepolcro di Anna e Gioacchino C | Assunzione della Vergine G | Sepolcro della Vergine D | Orto dei Getsemani H | Cappella Scarognini

I | Bottega delle Corone J | Cappella di Cesare Maggi K | Antico Palazzo di Pilato

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Tavola 6 | Sacro Monte di Varallo — 1580-81. Ricostruzione ipotetica del progetto di Martino Bassi (XXX) Area Bassa 1 | Porta Maggiore 2 | Adamo ed Eva Complesso di Nazareth 3 | Annunciazione 4 | Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Presepio 7 | Circoncisione 8 | Sonno di Giuseppe 9 | Strage degli Innocenti 10 | Fuga in Egitto 11 | Battesimo 12 | Tentazione 13 | Samaritana 14 | Paralitico 15 | Figlio della vedova di Naim 16 | Trasfigurazione sul Monte Tabor 17 | Lazzaro resuscitato 18 | Entrata a Gerusalemme Area Alta 19 | Porta Aurea Gerusalemme Piazza del Tempio 20 | Tempio di Salomone 21 | Probatica Piscina 22 | Cristo lava i piedi ai discepoli e Cenacolo 23 | Orazione nell’Orto 24 | Cattura Gerusalemme Area dei Tribunali 25 | Palazzo di Caifa 26 | Palazzo di Anna 27 | Palazzo di Erode 28 | Palazzo di Pilato 29 | Nostro Signore porta la Croce 30 | Spogliazione 31 | Inchiodazione 32 | Calvario 33 | Deposizione 34 | Santo Sepolcro 35 | Noli me Tangere 36 | Cena in Emmaus 37 | Apparizione ai discepoli 38 | Ascensione e Paradiso 39 | Spirito Santo 40 | Giudizio Universale 41 | Purgatorio 42 | Inferno

Edifici al di fuori del circuito di visita E | Antica Orazione nell’Orto A | Sala di Cesare Maggi F | Sepolcro di Anna e Gioacchino B | Monastero G | Sepolcro della Vergine C | Assunzione della Vergine H | Cappella Scarognini D | Orto dei Getsemani

I | Bottega delle Corone J | Cappella di Cesare Maggi K | Antico Palazzo di Pilato


tavole

Tavola 7 | Sacro Monte di Varallo — 1580-1581. Ricostruzione ipotetica del progetto di Martino Bassi (XXXII) Area Bassa 1 | Porta Maggiore 2 | Adamo ed Eva Complesso di Nazareth 3 | Annunciazione 4 | Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta Complesso di Betlemme 5 | Arrivo dei Magi 6 | Presepio 7 | Circoncisione 8 | Sonno di Giuseppe 9 | Strage degli Innocenti 10 | Fuga in Egitto 11 | Battesimo 12 | Tentazione 13 | Samaritana 14 | Paralitico 15 | Figlio della vedova di Naim 16 | Trasfigurazione sul Monte Tabor 17 | Lazzaro resuscitato 18 | Entrata a Gerusalemme Area Alta 19 | Porta Aurea Gerusalemme Piazza del Tempio 20 | Tempio di Salomone 21 | Probatica Piscina 22 | Cristo lava i piedi ai discepoli e Cenacolo 23 | Orazione nell’Orto 24 | Cattura Gerusalemme Area dei Tribunali 25 | Palazzo di Caifa 26 | Palazzo di Anna 27 | Palazzo di Erode 28 | Palazzo di Pilato 29 | Nostro Signore porta la Croce 30 | Spogliazione 31 | Inchiodazione 32 | Calvario 33 | Deposizione 34 | Santo Sepolcro 35 | Noli me Tangere 36 | Cena in Emmaus 37 | Apparizione ai discepoli 38 | Ascensione e Paradiso 39 | Spirito Santo 40 | Giudizio Universale 41 | Purgatorio 42 | Inferno

Edifici al di fuori del circuito di visita A | Sala di Cesare Maggi E | Antica Orazione nell’Orto B | Monastero F | Sepolcro di Anna e Gioacchino C | Assunzione della Vergine G | Sepolcro della Vergine D | Orto dei Getsemani H | Cappella Scarognini

I | Bottega delle Corone J | Cappella di Cesare Maggi K | Antico Palazzo di Pilato

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pagina a fronte Fig. 87 Cappella del Paralitico (15), Sacro Monte di Varallo. Cappella costruita intorno nel 1572-78 su progetto di Galeazzo Alessi; ampliata intorno al 1614 su progetto di Giovanni D’Enrico.

Agnete, Antonio, 152

Archinto, Filippo, vescovo di Saluzzo, 146

Agnete, Milano, 58, 123, 152

Arcidiacono, Angelo, 144, 145, 149

Albertino, Francesco, 153

Ardizzone, Antonio, 58, 121, 128, 150

Albertino, Gerolamo, 151, 153

Ardizzone, Giovanni, 58, 121, 128, 150

Albertino, Giovanni Battista, notaio, 128, 143, 144, 150, 151,

Ardizzone, Marco, 58, 121, 128, 150

152, 153

Aretino, Pietro, 111

Alciati, Giovanni Ambrogio, 58

Arsago, Clemente, notaio, 133

Aldobrandini, Ippolito, vedi Clemente VIII

Arturo di Monstier, 138

Alessandro da Padova, frate, 144

Avoldo, Francesco, 138

Alessandro Magno, 143

Babini, Antonio, 152, 153

Alesio, ‘ms.’, 58

Babini, Domenico, 152

Alessio da Monza, frate, 129

Babini, Petronilla, vedi Martinolo, Petronilla

Alessi, Galeazzo, 15, 16, 17, 18, 20, 24 (Fig. 7), 31, 32 (Fig.

Baldi, Bernardo, 30, 47, 125, 140

10), 33, 34 (Fig. 11), 35 (Fig. 12), 41, 42, 43, 47, 48 (Fig. 22), 49, 53, 54 (Fig. 25), 55, 56 (Fig. 26), 57, 58, 64, 65 (Fig. 36), 67 (Fig. 38), 68 (Fig. 39), 69, 70, 76 (Fig. 44), 77, 78

Baldi, Marco, 46, 128, 150, 151 Baldi, famiglia, 34

(Figg. 45, 46), 79 (Figg. 47, 48), 81 (Fig. 50), 84, 86, 87, 88

Balestreri, Isabella, 64, 107

(Fig. 53), 89 (Fig. 54), 90, 91 (Fig. 55), 92 (Fig. 56), 96, 100,

Barbarava, Francesco, 43

102 (Figg. 66-68), 105, 107, 108, 109, 111, 112, 116, 117,

Barbaro, Daniele, 111

124 (Fig. 85), 127, 180 (Fig. 87) Alfonso d’Avalos, marchese del Vasto, 41, 42, 44, 47, 80, 90 Aliprandi, Gerolamo, 117 Angeleri, Paola, 69 Anselmina, Agostino, 150

Barezzi, Barezzo, 138 Bargnola / Valsolda, Giacomo, 38 (Fig. 15) Barocchi, Paola, 52 Bascapè, Carlo, vescovo di Novara, 16, 115, 116, 138, 143, 144, 145, 146, 147, 148, 149

Anselmo, Alberto, 151

Bassano, frate, 153

Apostolo, Giacomo, 153

Bassi, Martino, 18, 82 (Fig. 51), 85 (Fig. 52), 88 (Fig. 53), 94

Apostolo, Giuseppe, 153

(Fig. 58), 97 (Fig. 61), 98 (Fig. 63), 101 (Fig. 65), 102 (Figg.

Arboero, Battista, 150

67, 69), 103, 106 (Figg. 72, 73), 107, 108 (Figg. 74, 75), 109

Arborio, Mercurino, cardinale e marchese di Gattinara, 46

(Fig. 76), 110 (Fig. 77), 111 (Fig. 78), 112, 124 (Fig. 85)


182

il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio

Battisti, Eugenio, 52

Burns, Howard, 43

Beccaria, Agostino, 144

Caccia, Operino, 43, 46

Beltrami, Luca, 17

Caetani, Benedetto, vedi Bonifacio VIII

Benedetti, Sandro, 52

Cagna, Maria Grazia, 46

Beni, Bernardino, notaio di Roma, 150, 151

Caimi, Bernardino, frate, 15, 25, 27, 30, 42 (Fig. 19), 43, 53

Bertolio, Francesco, 152, 153

(Fig. 24), 61, 77, 87, 125, 130, 138, 139, 141, 142, 144

Besozzo, vicario generale, 148

Caimo, Alessandro, 55, 108

Bianchi, Giovanni Antonio, 53 (Fig. 24)

Carafa, Gian Pietro, vedi Paolo IV

Bisnati, Alessandro, 107

Carcano, Paolo, frate, 115, 151

Bisnati, Gian Paolo, 107

Carello, Bartolomeo, 152

Blunt, Anthony, 52

Carello, Marco, 152

Bonaventura di Vigevano, frate, 73, 133

Carlo V d’Asburgo, imperatore, 42

Bonavita, Andrea, 58

Carlo Emanuele I, duca di Savoia, 37 (Fig. 14), 41, 47, 105,

Bonelli, Michele (Alessandrino), cardinale, 147 Bonifacio VIII, papa, Caetani, Benedetto, 139 Borella, Francesco, 49, 105, 115 Borghese, Camillo, vedi Paolo V Borromeo, Carlo / San Carlo, cardinale e arcivescovo di Mi-

106, 143, 145 Carpano, Filippo, notaio, 42 Cavallari, Teseo, 121 Cavallari Murat, Augusto, 17 Ceranino / Gilardini, Melchiorre, 120 (Fig. 85)

lano, 16, 18, 31, 36, 37, 43, 44, 49, 52, 53, 54, 64, 95, 105,

Cerri, Bartolomeo, 47

107, 115, 116, 118 (Fig. 83), 125, 126, 141, 142, 145

Cesaro, ‘messer’ (agente di Galeazzo Alessi), 108

Borromeo, famiglia, 46, 53

Chabod, Federico, 42

Borromeo, Federico, cardinale e arcivescovo di Milano, 8

Cherubino da Galbiate, frate, 146

(Fig. 1), 15, 16, 145, 148

Chiara, Giuseppe Antonio, frate, 27, 30, 138

Bossi, Gabriele, 38, 122

Chiarino, Giovanni, ingegnere, 58

Bossi, Pomponio, 41

Chiarino, Giovanni Antonio, notaio, 153

Botta, Albertino, 152

Chiarino, Romolo, 152, 153

Botta, Battista, 34, 150

Cinquanta, Bernardo, frate, 8 (Fig. 1)

Botta, Giovanni Giuseppe, 143

Claudia di Savoia, 41, 44

Botta, Giovanni Paolo, notaio, 151

Clemente V, papa, De Got, Bertrand, 139

Botta, Paolo, 143

Clemente VIII, papa, Aldobrandini, Ippolito, 145, 148

Botta, Pietro, notaio, 151, 152

Collegio degli Ingegneri e Agrimensori di Milano, 107

Botta, Pietro Antonio, 150

Colonna, Agostino, frate, 73, 133

Bronzino, Agostino, frate, 153

Colonna, Ottone, vedi Martino V

Burlazzi, Giovanni Francesco, 66 (Fig. 37)

Condulmer, Gabriele, vedi Eugenio IV


indice dei nomi

Corbetta, Giovanni Battista, 47 Coriolano, Joachim Theodorico, 45 (Fig. 21), 69, 70 (Fig. 40), 104 (Fig. 71), 112

Della Rovere, Giovanni Mauro, vedi Fiammenghino / Della Rovere, Giovanni Mauro Della Rovere, Giuliano, vedi Giulio II

Corte, Bernardino, 43

Della Torre, Stefano, 52

Corte, Giacomo, 43

D’Ingegno, Alberto, 122, 151

Cybo, Giovanni Battista, vedi Innocenzo VIII

Draghetti, famiglia, 34, 148

D’Adda, Costanzo, conte di Sale, 42, 46

Draghetti, Cristoforo, dottore, 73, 133, 150

D’Adda, famiglia, 41, 42, 44, 45, 53

Draghetti, Francesco, detto Filippina, Francesco, 126, 144,

D’Adda, Francesco, 41, 42

151, 152

D’Adda, Gaspare, 41, 45, 150

Draghetti, Giovanni Angelo, 30, 125, 133, 140

D’Adda, Gerolamo, 35, 143, 144, 145

Draghetti, Giovanni Battista, notaio, 149

D’Adda, Giacomo, 15, 16, 17, 18, 26, 31, 33, 34, 41 (Fig. 17),

Draghetti, Giovanni Francesco, 143

42, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 52, 53, 54, 55, 58, 61, 64, 69, 73,

Draghetti, Giuseppe, 151, 152

74, 78, 80, 83, 84, 95, 96, 112, 117, 125, 126, 127, 129, 134,

Eugenio IV, papa, Condulmer, Gabriele, 139

135, 150 D’Adda, Giorgio, 44 D’Adda, Giovanni Agostino, 42 D’Adda, Giovanni Antonio, 48 D’Adda, Ottaviano, 45, 46 D’Adda, Pagano, 45 D’Adda, Pagano II, 46

Eusebio, frate, 27, 125 Fassola, Giovanni Battista, 26, 27, 46 Ferdinando II d’Aragona / Ferdinando V di Castiglia, 138 Ferrari, Bernardino, 107, 108, 109, 111 Ferrari, Dionigi, 107 Ferrari, Gaudenzio, 10 (Fig. 2), 14 (Fig. 3), 51 (Fig. 23), 139, 148

Debiaggi, Casimiro, 64

Ferrari, Ottavio, vedi Semino, Ottavio

De Got, Bertrand, vedi Clemente V

Ferrero, Dorotea, in Scarognini, 44, 46, 49, 53, 57, 127

Del Maro, Antonio, 138

Ferrero, Giovanni Enrico, 44

D’Enrico, Antonio, vedi Tanzio / d’Enrico, Antonio

Ferrero Fieschi, Besso, marchese di Masserano, 44, 53

D’Enrico, Enrico, 58, 123, 151

Ferrero Fieschi, Claudia, marchesa di Masserano, 41

D’Enrico, fratelli, 37, 58, 123, 151

Ferro, Giacomo, 120 (Fig. 85)

D’Enrico, Giacomo, 58, 123, 151

Fiammenghino / della Rovere, Battista, 37, 38 (Fig. 15), 123

D’Enrico, Giovanni, 19 (Fig. 5), 42 (Fig. 19), 58, 71 (Fig. 42),

Fiammenghino / della Rovere, Giovanni Mauro, 38 (Fig. 15),

114 (Fig. 81), 116 (Fig. 82), 120 (Fig. 85), 123, 151, 180 (Fig. 87) Della Rovere, Battista, vedi Fiammenghino / Della Rovere, Battista Della Rovere, Francesco, vedi Sisto IV

117 (Fig. 83) Fighetti, Giovanni Antonio, 109 Filippina, Francesco, vedi Draghetti, Francesco Foppa, Agostino, 42 Francesco II Sforza, duca di Milano, 41, 42, 43, 44

183


184

il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio

Francesco da Marignano, frate, 26, 27, 125, 126 Frello, Comolo, 151, 152

Gregorio XIII, papa, Boncompagni, Ugo, 95 (Fig. 59), 141, 142, 145, 146, 149

Fusella, Giacomo, 153

Guido Bombarda, Gian Battista, 107

Galazzoni, Antonio, 128

Hondius, Henricus, 26 (Fig. 8)

Galazzoni, Pietro, 128

Houghton Brown, Nancy, 42, 43

Galdino, Giovanni, frate, 73, 133

Igonetto, Giacomo, 39, 123, 152, 153

Gallinone, Giovanni Andrea, 151

Innocenzo VIII, papa, Cybo, Giovanni Battista, 138, 144

Gallinone, Orazio, pittore di Treviglio, 38, 105, 122, 123, 151

Jacomino, 143

Galloni, Pietro, 17, 46, 47

Lassere, Cristoforo, 35, 146, 150, 151, 153

Gatti Perer, Maria Luisa, 17, 52

Lassere, Giovanni Battista, notaio, 151, 152, 153

Gaverzia, Bartolomeo, 133

Leone X, papa, Medici, Giovanni, 140

Gaverzia, Francesco, 73, 133

Leoni, Leone, 53

Gaverzia, Giovanni Giacomo, notaio, 150

Letilo, Battista, 48

Gaverzia, Pietro Antonio, 150

Libro dei Misteri, 15, 16, 17, 18, 33, 34 (Fig. 11), 35 (Fig. 12),

Gaudino, pittore, 148 Germano, Antonio, 149

41, 47, 48, 49, 52, 53, 54 (Fig. 25), 55, 57, 58, 60 (Figg. 29, 30), 61 (Fig. 31), 62 (Fig. 32), 63 (Fig. 33), 64 (Figg. 34, 35), 65 (Fig. 36), 67 (Fig. 38), 69, 70, 74, 76 (Fig. 44), 77, 78

Gerzoni, Francesco, frate,

(Figg. 45, 46), 80, 84, 86, 87, 88, 89 (Fig. 54), 90, 91 (Fig.

Ghisleri, Antonio, vedi Pio V

55), 92 (Fig. 56), 93 (Fig. 57), 96, 102 (Figg. 66, 68), 105,

Gilardini, Melchiorre, vedi Ceranino

106, 108, 109, 111, 112, 117, 131

Gill, Rebecca, 58, 64

Lichetto, Francesco, frate, ministro generale dell’Ordine, 140

Giordano, Giovanni Antonio, 128

Longo, Pier Giorgio, 30, 41, 46, 73, 95

Giovanni Ambrosio, ingegnere, 58

Lorenzo, ‘Mag.’, 143

Giovenone, Giuseppe il Giovane, 80 (Fig. 49)

Ludovico Sforza, duca di Milano, 43

Giulio II, papa, Della Rovere, Giuliano, 140

Luigi da Borgonuovo, frate, ministro generale dei Minori, 140

Giulio III, papa, Ciocchi del Monte, Giovanni Maria, 31,

Luini, Aurelio, 69, 70 (Fig. 41)

141, 142, 146 Giussano, Giovanni Pietro, 115 Gonzaga, Ferrante, conte di Guastalla, 44 Gonzaga, Francesco, ministro generale degli Osservanti, 115, 138, 139

Maggi, Cesare / Cesare da Napoli, marchese di Moncrivello, 20 (Fig. 6), 41, 42, 43, 46, 86, 98 (Fig. 62), 100, 106, 129, 143, 146, 147, 150 Malasca, Battista, 144 Manauft, Giovanni Blasio, 21, 166 (Fig. 86)

Gozanello, Francesco, 34, 150, 151, 152, 153

Marcantonio, magistro, 49, 57, 59, 127

Gozanello, Giuseppe, 153

Maria Anna d’Austria, regina di Spagna, 27

Gozanello, Milano, 150, 153

Marino, Tommaso, 42, 43, 127

Gozanello, Raffaele, 148

Martino V, papa, Colonna, Ottone, 139


indice dei nomi

Martinolo, Giovanni Antonio, 153

Orsini, Giovanni Gaetano, vedi Niccolò III

Martinolo, Petronilla, 149, 152, 153

Padovano, Antonio, 123

Martinolio, Cristoforo, vedi Rocca

Pampaloni / Pampalioni, Bartolomeo, 145

Masci, Girolamo, vedi Niccolò IV

Panigarola, Francesco, padre, vescovo di Crispoli e Asti, 107,

Matilde di Savoia, marchesa di Pianezza, 41

115

Mattei, Girolamo, cardinale, 145

Paolo IV, papa, Carafa, Gian Pietro, 31, 140

Mazzara, Benedetto, 138

Paolo V, papa, Borghese, Camillo, 145, 146

Mazzucchelli, Francesco, vedi Morazzone

Pellegrini / Tibaldi, Pellegrino, 17, 18, 107, 108, 111, 115

Medici, Giangiacomo, 53

Perdono, Gerolamo, notaio, 153

Medici, Giovanni, vedi Leone X

Peretti, Felice, vedi Sisto V

Medici, Giovanni Antonio, vedi Pio IV

Peterro, Bartolomeo, notaio, 153

Medulla, Claudio, frate, ministro dei Minori, 54, 73, 83, 84,

Peterro, Francesco, 150

95, 100, 111, 132, 135, 141, 142

Pio IV, papa, Medici, Giovanni Antonio, 31, 53, 55, 141

Mengone, Girolamo, 39, 40 (Fig. 16), 105, 122, 123

Pio V, papa, Ghisleri, Antonio, 141

Mengone, Vincenzo, 39, 40 (Fig. 16), 105, 122

Podio, Bernardo, notaio, 47

Minori Osservanti, Ordine, 18, 25, 30, 52, 54, 55, 73, 78, 95,

Ponzio, Pacifico, 95, 141

109, 111, 112, 115, 116, 132, 138, 139, 140, 141, 142, 144,

Possevino, Antonio, 115

145, 146, 148 Minori Riformati, Ordine, 27, 142, 143, 145, 146, 148 Moneta, Ludovico, 107, 115 Montano, Pietro Paolo, 47 Morazzone / Mazzucchelli, Francesco, 19 (Fig. 5), 116 (Fig. 82), 143 Morondo, Alessio, 49, 151 Morondo, Antonino, notaio, 25, 145 Morondo, Giuseppe, 144, 148 Morondo, Luca, notaio, 145 Morra, Bernardino, 107 Nebbia, Cesare, 15 Negro, Domenico, 153 Negro, Giovanni, 153 Niccolò III, papa, Orsini, Giovanni Gaetano, 139 Niccolò IV, papa, Masci, Girolamo, 139 Onofrio, Cristoforo di Foligno, frate, 73, 132

Predasanta, Filippo, 127 Prestinari, Maffeo, 150 Prestinari, Michele, 38 (Fig. 15), 66 (Fig. 37), 121, 150 Preto, Francesco, 151 Preto, Giovanni, 151 Rabia, Margherita, 41 Ranzio, Gerolamo, notaio, 49 Ranzo, Candido, frate, 27, 53 (Fig. 24), 139 Ranzo, Giovanni Francesco, 139 Rasarotto, Marco, 150 Raserio, Bernardino, 153 Ravelli, Anselmo, 41, 45 (Fig. 21), 151 Ravelli, famiglia, 34, 41, 143 Ravelli, Giovanni Maria, 152 Ravelli, Marc’Antonio, 152 Ravelli, Marco, 150, 151, 152 Ravelli, Pietro, 41, 71, 104 (Fig. 71), 125

185


186

il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio

Rocca / Martinolio, Cristoforo, 71 (Fig. 42)

Taegio, Bernardino, 108

Rocca, Giovanni, 151

Tafuri, Manfredo, 52

Rocca, Giuseppe, 153

Tanzio / D’Enrico, Antonio, 114 (Fig. 81)

Rocca Pietro, 153

Tanzorello, Giovanni, 151

Rocco, Giovanni, 17

Tarugi, Bernardino, 115

San Carlo, vedi Borromeo, Carlo

Tassoni, Carlo, 144

Sanseverino, Federico, cardinale, 139

Testa, Battista Albertino, notaio, 133

Scagliotto, Giovanni, 151

Testa, Giovanni, 38

Scarognini, Dorotea, vedi Ferrero, Dorotea

Testa, Giovanni Giacomo, 123, 124 (Fig. 85), 153

Scarognini, famiglia, 34, 41, 44, 45, 46

Testa, Lorenzo, 151

Scarognini, Francesca, in d’Adda, 41 (Figg. 17, 18), 44, 46,

Tibaldi, Pellegrino, vedi Pellegrini, Pellegrino

125, 130

Tornielli, Filippo, 43

Scarognini, Francesco, 144

Trezzi, Aurelio, 47

Scarognini, Giovanni Antonio, 30, 44, 45, 125, 140

Turati, Ercole, 107

Scarognini, Milano / Emiliano, 27, 30, 35, 41, 44, 125, 130,

Valsolda, Giacomo vedi Bargnola

138, 140, 144 Schofield, Richard, 52, 53 Scolari, Francesco, padre, vicario foraneo, 147 Scotti, Aurora, 52, 64

Van Schoel, Henrick, 8 (Fig. 1) Verri, Aurelio, 107 Vicinanza di Varallo Sesia, 25, 26, 27, 30, 31, 33, 34, 44, 46, 47, 48, 54, 55, 73, 80, 95, 105, 115, 151, 153

Semino / Ferrari, Ottavio, 123

Visconti Borromeo, Pirro, 46

Serlio, Sebastiano, 91, 96 (Fig. 60), 100 (Fig. 64), 103, 110

Visconti, Giovanni, frate, 78, 129

Serafino di Erba, frate, 153

Vitruvio, 111

Serbelloni, Filippo, 42

Wadding, Luca, 138

Serbelloni, Giovanni Antonio, cardinale, 31, 141

De Wespin, Jan, vedi Tabacchetti

Serbelloni, Giovanni Battista, 42

Zuccari, Federico, 15, 16

Sesalli, Francesco, 20, 41, 86, 130

Zucchinetti, cancelliere episcopale, 148

Sisto IV, papa, Della Rovere, Francesco, 138 Sisto V, papa, Peretti, Felice, 36, 73, 117, 141, 145, 146, 147 Simonetta, Giovanni, vescovo di Lodi, 140 Simonetta, Scipione, 47 Soldati, Giacomo, 18 Speciano, Cesare, 37, 46 Stefani, Stefania, 17, 42, 46, 52, 53, 55 Tabacchetti / de Wespin, Jan, 38, 39, 66 (Fig. 37), 116 (Fig. 82)


indice dei luoghi

Alagna, 39, 58, 151, 152 Bergamo, 43 Biella / Bugella, 43, 152 Borgosesia, 153 Brescia Palazzo Comunale, 55 Buzzoletto, 151 Campertogno, 58, 128, 150 Grampa di Campertogno, 58, 152 Caresaneblot (VC) Chiesa Parrocchiale, 80 (Fig. 49) Carpianello, 47 Casale Monferrato, 144 Cassano d’Adda, 45 Castellanza, 126 Colma, passo della, 43 Como, 43, 130 Crea, Sacro Monte, 16 Cremosina / Valduxa, passo della, 43 Crevacuore, passo di, 43 Fagnanino, 47 Fobello, 128 Gaggiolo, torrente, 100 Gallia Cisalpina, 138 Genova Chiesa di Santa Maria di Carignano, 55 Germania, 47

Gerusalemme / Hierusalem / Nova Hyerusalem / Jerusalemme, 15, 21, 25, 30, 31, 33, 43, 57, 61, 77, 80, 87, 88, 96, 100, 102, 125, 130, 131, 137, 138, 139, 140, 166 (Fig. 86) Basilica del Santo Sepolcro, 77, 130 Imbomon dell’Ascensione, 55, 69 Monte Calvario / Golgota, 138, 139 Gozzano, 139 Lago Maggiore, feudo, 43, 46 Lazzarone, feudo (attuale Villabella), 44 Lombardia, 43, 130, 138 Masserano, 43, 44 Mastallone, fiume, 130, 138 Milano, 15, 21, 30, 34, 36, 42, 43, 46, 47, 49, 57, 61, 69, 78, 80, 95, 107, 109, 125, 127, 129, 130, 138, 145 Archivio di Stato, 44, 73, 74 Archivio Storico Civico, 41 Arcidiocesi (ambrosiana), 16, 18, 25, 52 Arcivescovado, 53 Biblioteca Ambrosiana, 18, 69, 83, 84, 108, 109 Biblioteca di Brera, 27, 55 Canonica degli Ordinari, 53 Casa d’Adda, 46, 117 Casa della Carità, vedi, Luogo Pio della Carità di Porta Nuova Collegio degli Oblati Missionari, 109 Collegio delle Vergini Spagnole, 109 Ducato, 25, 26 (Fig. 8), 43, 44, 45, 46, 52, 150 Duomo, 53, 111, 117 (Fig. 83), 145 Chiesa di San Fedele, 53


188

il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio

Chiesa di San Giovanni alle Quattro Facce, 47

Chiesa del Gesù, 55

Chiesa di San Lorenzo, 108 (Fig. 74), 109

San Pietro, 144

Chiesa di San Vittore al Corpo, 42

Sacro Monte di Varallo Sesia

Chiesa di Santa Maria Presso San Celso, 49, 58, 108, 109,

Adamo ed Eva, cappella, 24 (Fig. 7), 39, 40 (Fig. 16), 47, 48

110 (Fig. 77)

(Fig. 22), 49, 57, 60 (Fig. 29), 64, 66 (Fig. 37), 67 (Fig. 38),

Chiesa e monastero di Sant’Angelo, 18, 49, 54, 73, 132,

69, 86, 100, 127, 131, 136, 137, 146, 147, 149

133, 140, 146

Annunciazione, cappella, 27, 61, 125, 131, 136

Luogo Pio della Carità di Porta Nuova (Casa della Cari-

Apparizione alla Maddalena, vedi Noli Me Tangere

tà), 117

Apparizione ai Discepoli, cappella, 91, 132, 136, 137

Monastero di Santa Valeria, 109 (Fig. 109)

Annuncio della Morte di Maria, cappella, 90

Palazzo Medici in via Brera, 42

Ascensione, cappella, 25, 27, 31, 48, 55, 59, 61, 80, 86, 127,

Scuole di Brera, 109

132, 136, 137, 138, 141

Monza, 129

Basilica dell’Assunta, 78, 143, 144

Neubourg, 21, 26, 166 (Fig. 86)

Battesimo di Cristo, cappella, 38, 39, 56 (Fig. 26), 61, 86,

Nizza, 149

105, 131, 151

Novara, 16, 20, 21, 25, 35, 41, 43, 105, 115, 116, 125, 130,

Betlemme, complesso, 37, 61, 85, 86, 90, 105, 143

138, 139, 140, 144

Arrivo dei Magi, cappella, 14 (Fig. 3), 30, 125, 131, 136,

Duomo, 143

137, 143

Olona, fiume, 110

Circoncisione, 131, 136, 137

Omegna, contado, 43

Natività, 27, 125, 131, 136, 137

Ossola Inferiore, feudo, 43

Presepe, 126, 131, 136, 137

Pandino, marchesato, 46

Secondo sogno di Giuseppe, cappella, 59, 131, 136, 137

Parigi, 26

Bottega delle Corone, 37, 122, 123, 152

Paruzzaro, feudo, 44

Casa Parella, 61, 80

Pavia, 43, 130

Casa Valgrana, 149

Collegio Borromeo, 53 Perugia, 58 Piemonte, 43, 130, 138 Pieve di San Donato, vedi Trivulzio Roccapietra / Rocca, 150, 151 Roma, 10 (Fig. 2), 37, 49, 95 (Fig. 60), 127, 138, 139, 144, 146, 149, 150, 151 Accademia di San Luca, 15 Campidoglio, 143

Cattura di Cristo / Presa di Nostro Signore, cappella, 47, 80, 87, 90, 100, 126, 129, 131, 136, 137, 149 Cesare Maggi, cappella, 85, 86, 100, 106, 129, 137 Cena in Emmaus, cappella, 69, 136, 137 Chiesa Nera, 27, 29 (Fig. 9), 61, 86, 105 Chiesa Nuova, 78, 79 (Fig. 47), 81 (Fig. 50) Chiesa Vecchia / dell’Assunzione / della Madonna, 27, 30, 31, 36, 37, 48, 78, 89, 90, 98, 103, 115, 125, 126, 132, 140, 141, 142, 144, 145, 146, 148 Coronazione di Spine, 98, 131, 149


indice dei luoghi

Cristo porta la Croce, vedi Salita al Calvario

Monte Sion, 78

Croce, della, cappella, 69, 77

Natività, cappella, 126

Deposizione di Cristo, 132, 136, 137

Nazareth, complesso, 86, 90

Ecce Homo, cappella, 19 (Fig. 5), 149

Noli Me Tangere / Apparizione alla Maddalena, cappella,

Entrata a Gerusalemme / Domenica delle palme, cappel-

77, 132, 136, 137

la, 17, 38, 86, 91, 96, 100, 105, 112, 115, 136, 137, 153

Oratorio di San Francesco, 139

Figlio della Vedova di Naim, cappella, 61 (Fig. 31), 63, 69,

Orazione del Pater, cappella, 61

86, 105, 106, 112, 115, 131, 136, 137

Orazione nell’Orto, cappella, 27, 87, 90, 91, 100, 103, 116,

Flagellazione di Cristo, 98, 131, 148

125, 131, 149

Fontana, 77, 88, 89, 90, 96, 102, 103, 131

Palazzo / Palazzi, 98, 103, 110, 137

Fuga in Egitto, cappella, 32 (Fig. 10), 54 (Fig. 25), 60 (Fig.

Palazzo di Anna, 87, 90, 96, 98, 136, 137

30), 69, 86, 105, 106, 112, 131, 136, 137

Palazzo di Caifas / Casa di Caifas, cappella, 78, 87, 90, 96,

Fuga di Giuseppe, cappella, 137

103, 131, 136, 137, 143, 144

Galilea, 80, 129

Palazzo di Erode, 87, 89, 90, 96, 136, 137, 149

Giudizio Universale, cappella, 57, 80, 90, 91, 100, 103,

Palazzo di Pilato / Casa di Pilato, cappella, 78, 86, 87, 89,

129, 132, 136, 137

90, 96, 98, 103, 114 (Fig. 81), 128, 131, 136, 137, 143, 148,

Inferno, cappella, 80, 90, 91 (Fig. 55), 92 (Fig. 56), 93 (Fig.

149, 150

57), 100, 129, 132

Paralitico Risanato, cappella, 48, 59, 61, 63, 64 (Figg. 34,

Lavanda dei piedi, 129, 131, 136, 137

35), 65 (Fig. 36), 68 (Fig. 39), 69, 70 (Figg. 41), 71 (Fig.

Lazzaro resuscitato, cappella, 63, 69, 86, 112, 124 (Fig. 85), 136, 137 Limbo, cappella, 90, 91 (Fig. 55), 93 (Fig. 57) Madonna sotto la Croce, della, vedi Subtus Crucem Madonna Tramortita, 132 Monastero / Stanze dei frati / Monastero di sopra, 27, 30, 63, 89, 96, 98 (Fig. 62), 100, 125, 128, 134, 138, 146 Refettorio, 63, 69, 128 Sala di Cesare Maggi, 98 (Fig. 62), 137 Monte Calvario, 27, 77, 87, 89, 90, 93, 96, 98, 100, 103, 125, 126, 138, 139, 146, 148, 152 Crocifissione, cappella, 10 (Fig. 2), 46, 51 (Fig. 23), 98, 100, 126, 132 Inchiodazione, cappella, 39, 103, 120 (Fig. 85), 136, 137, 152 Monte Oliveto, 61 Orto dei Getsemani, 87, 90, 96, 100

42), 72 (Fig. 43), 86, 131, 136, 137, 149, 180 (Fig. 87) Piazza del Tempio di Salomone, 48, 61, 76 (Fig. 44), 77, 78 (Fig. 46), 86, 88 (Fig. 53), 93, 95, 96, 102, 103, 112, 136, 137 Piazza dei Tribunali / Piazza della Città, 100, 103 (Fig. 70) Porta Aurea, 48, 87, 89, 90, 96, 100, 131, 136, 137 Porta Maggiore, 37, 47, 48 (Fig. 22), 49, 57, 64, 69, 86, 91, 100, 106, 128, 131, 136, 137, 150 Presentazione a Pilato, 98, 131, 149 Probatica Piscina, cappella, 77, 87, 89 (Fig. 54), 96, 98, 100, 102, 103, 131, 136, 137 Purgatorio, cappella, 90, 91 (Fig. 55), 93 (Fig. 57), 100, 132, 136, 137 Romitorio, 25, 125, 138, 141, 142, 144 Salita al Calvario / Cristo Porta la Croce, cappella, 36 (Fig. 13), 39, 48, 78, 116 (Fig. 82), 125, 126, 131, 136, 137, 146, 147, 148

189


190

il ‘nuovo miglior ordine’ per il sacro monte di varallo sesia • lorenzo fecchio

Samaritana al Pozzo, cappella, 37, 61, 63 (Fig. 33), 69, 86,

Sesia, fiume, 130

131, 136, 137

Siviglia

Santa Casa di Loreto, 59, 61, 85, 131, 136, 137 Santo Sepolcro, cappella e portico, 25, 27, 42 (Fig. 19), 43, 55, 69, 77, 85, 87, 90, 96, 98, 100, 103, 116, 125, 126, 132, 136, 137, 139, 141, 144 Scala Santa, 148, 149 Scarognini, cappella, 84, 138 Spirito Santo, cappella, 90, 103, 129, 132, 136, 137 Spogliazione, cappella, 132, 136, 137 Sepolcro di Anna e Gioacchino, cappella, 80, 90, 100, 103 Sepolcro della Vergine / Sepolcro della Madonna, cappella, 90, 100 Strage degli Innocenti, cappella, 32 (Fig. 10), 37 (Fig. 14), 38 (Fig. 15), 60 (Fig. 30), 63, 69, 86, 105, 106, 131, 136, 137, 151, 152 Subtus Crucem / della Madonna sotto la croce, cappella,

Biblioteca Colombina, 31 Stoccolma Kungliga Biblioteket, 20 Svizzera, 15, 25 Terra Santa, 15, 55, 83, 130, 131, 135, 138, 139 Torino, 43, 138 Archivio dei Minori Osservanti, 27, 138 Treviglio, 151 Trivulzio (Pieve di San Donato), 41, 46, 47 Valle d’Aosta, 43 Valsesia, 18, 26, 27, 41, 42, 44, 45, 46, 47, 52, 117, 138, 143, 147 Varallo Sesia, 21, 27, 34 (Fig. 11), 35, 41, 45 (Fig. 21), 46, 49, 54, 58, 74, 91, 115, 125, 130, 133, 138, 145, 149, 150

25, 98, 138

Archivio di Stato, 20, 35, 36, 41, 55, 58

Tempio di Salomone, 48, 77, 78, 88, 89, 96, 98, 100, 102

Biblioteca Civica ‘Farinone Centa’,

(Figg. 66-69), 103, 129, 131, 136, 137

Chiesa e monastero di Santa Maria delle Grazie / di Santo

Tentazione di Cristo, cappella, 29 (Fig. 9), 49, 61, 86, 105,

Francesco / ‘sotto Seletta’, 25, 27, 36, 55, 61, 73, 74, 78, 80,

131, 136, 137, 146, 147, 150

91, 129, 132, 133, 134, 138, 139, 141, 142, 144, 145, 148,

Trasfigurazione sul Monte Tabor, cappella, 18, 48, 59, 61,

150, 151

69, 86, 131, 136, 137

Convento di Sant’Antonio, 138

Ultima Cena / Cenacolo, cappella, 27, 30, 37, 80, 87, 89,

Crevola, frazione, 153

90, 96, 98, 102, 103, 125, 129, 131, 136, 137

Gattera, frazione, 128, 150

Valle di Giosafat, 90, 91, 129

Palazzo d’Adda-Scarognini / Casa d’Adda, 41 (Figg. 17, 18),

Vallone dell’Inferno, 90, 91 (Fig. 55), 93 (Fig. 57), 136, 137

42 (Figg. 19, 20), 43, 44, 45, 47, 53, 115, 117

Viri Galilaei, cappella, 103

Pinacoteca, 69

Visitazione della Vergine a Santa Elisabetta, cappella, 61,

Sabbia, frazione, 152

131, 136, 137, 149

Sassiglioni, frazione, 128

Sale, contea, 46

Selva, frazione, 153

San Giorgio Canavese, 139

Seminario d’Adda, 41

Chiesa e monastero di Santa Maria delle Grazie, 139, 140 Santiago de Compostela, 10 (Fig. 2) Savoia, Ducato, 25, 43, 130

Venezia, 43 Vercelli, 43, 130


summary

The years between 1560 and 1584 represent a turning point for the Sacro Monte of Varallo Sesia, one of the most important sanctuaries in Northern Italy. The Sacro Monte was founded in 1491 by the Franciscan friar Bernardino Caimi with the aim of recreating the sacred sites of the Holy Land in the Catholic Europe. Around 1560, as the Council of Trent was coming to an end, Giacomo d’Adda – a wealthy patrician from Milan – entrusted the Late Renaissance architect Galeazzo Alessi with the design of a renovation plan for the Sacro Monte. The project took form in a manuscript volume of drawings known as ‘Libro dei Misteri’ (Book of the Mysteries of the Life of Christ). Thanks to the Libro dei Misteri, Galeazzo Alessi introduced in the Sacro Monte a ‘nuovo miglior ordine’ (‘new better order’), that radically changed not only the artistic, architectural and devotional instances of the Fabbrica, but also its administrative organisation. This ambitious plan was marked by the continuous disagreements with the Franciscan friars of Varallo – who were in charge of the religious life on the Sacro Monte – and by the efforts to get financial aid for the accomplishment of Alessi’s ‘new better order’. Nevertheless, the local patricians (the ‘vicinanza’) welcomed the plan by Giacomo d’Adda and its architectural project, as presented by Galeazzo Alessi in the Libro dei Misteri. From that moment onwards – at least until 1584 – , the ‘vicinanza’ would undertake to transform the ‘Hierusalem’ of Bernardino Caimi in a pivotal monument to the Counter-Reformation. This book investigates the administrative and building history of the Sacro Monte between 1560 and 1580. These were years in which the fame of the Sacro Monte bloomed, as it became a model of many others ‘Sacri Monti’ built throughout the Alps in the following centuries. The Sacro Monte of Varallo is a dynamic and complex reality, the scene of continuous administrative contrasts and of an intense building activity. A leading role in its history was played by Giacomo d’Adda, who was able to give form to his economic and political ambitions on the Valsesia region through his arts patronage on the Sacro Monte. Thanks to the analysis of previously unpublished documents, this book focuses on the role of the secular patronage, the religious institutions involved in the ‘new better order’ (Carlo Borromeo and the Order of Friars Minor), and Martino Bassi, who inherited Galeazzo Alessi’s position as chief-architect on the Sacro Monte between 1578 and 1583.


Finito di stampare da Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli s.p.a. | Napoli per conto di didapress Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze Aprile 2019



Gli anni che vanno dal 1560 al 1584 costituiscono una fase decisiva per il Sacro Monte di Varallo Sesia, uno dei principali luoghi di devozione dell’Italia settentrionale, fondato nel 1491 dal frate minore osservante Bernardino Caimi per riprodurre nell’Occidente cristiano i più importanti monumenti di Terra Santa. È proprio intorno al 1562-65, quando a Trento si stanno svolgendo le fasi conclusive del Concilio, che il ricco patrizio milanese Giacomo d’Adda commissiona all’architetto perugino Galeazzo Alessi un progetto di rinnovamento per il Sacro Monte, illustrato in un volume manoscritto di disegni chiamato ‘Libro dei Misteri’ (1565-72). Il progetto di Galeazzo Alessi dà vita a una radicale trasformazione del complesso francescano, a un ‘nuovo miglior ordine’ sia dal punto di vista artistico, architettonico e devozionale, che nell’organizzazione della Fabbrica. Tra i contrasti amministrativi con i frati minori – che gestiscono la vita religiosa sul Sacro Monte – e le difficoltà nel reperire le risorse economiche per la realizzazione del ‘nuovo miglior ordine’, il patriziato locale (la ‘vicinanza’) accoglie con entusiasmo il grandioso piano di Giacomo d’Adda e Galeazzo Alessi e, da questo momento in avanti, si impegna nella trasformazione della Hierusalem di Bernardino Caimi in un monumento esemplare della cristianità riformata. Questo libro ripercorre la vicenda costruttiva e amministrativa del Sacro Monte tra il 1560 e il 1584, anni cruciali per il successo del monumento valsesiano, in cui si fondano le basi per un modello replicato nell’arco prealpino nei due secoli successivi. Il Sacro Monte di Varallo è una realtà dinamica e complessa, teatro di continui scontri amministrativi e intensa attività edilizia. In questo scenario spicca la figura di Giacomo d’Adda, che, per oltre un ventennio, riesce a dare forma alle sue ambizioni economiche e politiche in Valsesia attraverso il mecenatismo artistico e architettonico sul Sacro Monte. L’analisi di un ricco apparato documentario, in gran parte inedito, fornisce nuovi strumenti per valutare l’intera vicenda, riconsiderando il ruolo della committenza laica, delle istituzioni religiose coinvolte (l’arcivescovo milanese Carlo Borromeo e l’Ordine dei Minori Osservanti) e di Martino Bassi, l’architetto che dal 1578 al 1583 raccoglie la pesante eredità di Galeazzo Alessi nel cantiere del Sacro Monte. Lorenzo Fecchio è un dottorando in “Architettura, Storia e Progetto” presso il Politecnico di Torino. Nel 2016 si è laureato in Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze con una tesi sul cantiere del Sacro Monte di Varallo Sesia nella seconda metà del XVI secolo (relatore: Mario Bevilacqua; correlatori: Francesco Repishti e Aurora Scotti). Dal 2014 svolge attività di ricerca nell’ambito della storia dell’architettura, con particolare interesse per il disegno architettonico e le relazioni tra committenti e architetti tra XVI e XVII secolo.

ISBN 978-88-3338-061-2

€ 30,00


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