— Identità migrante Segni per una nuova geografia dell’accoglienza — Identité migrante Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
Responsabili progetto : Susanna Cerri, Maddalena Rossi Ricercatrici : Vittoria Niccolini, Eni Nurihana, Alice Trematerra Collaborazioni : Jacopo Ammendola, Benedetta Bizzarri, Dario Borruto, Gianluca Buoncore, Silvia Cattiodoro, Giacomo Dallatorre, Giulio Fusco, Nicola Garruccio, Federica Giulivo, Gaia Lavoratti, Alessandra Marianelli, Ambra Quercioli, Lorenzo Quercioli, Simone Spellucci, Vanessa Staccioli
Didacommunicationlab, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze — Firenze, Italia
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Africa, in: Giovanni Battista Ramusio, Delle nauigationi et viaggi, In Venetia, appresso i Giunti, 1613, Biblioteca Riccardiana (Firenze), Stamp. 11005.
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Presentazione L’Italia, per la sua posizione strategica all’interno del bacino del Mediterraneo, è ed è stata storicamente luogo di approdo e partenza di flussi migranti. Il progetto, lavorando su tale assunto, ricostruisce un quadro sintetico dei diversi flussi migratori che si sono avvicendati nella penisola italiana nel corso degli ultimi settant’anni, per poi sviluppare una narrazione finalizzata ad analizzare tale fenomeno nella contemporaneità. All’intersezione di rotte, dispositivi e complicati meccanismi di accoglienza, emerge una ridefinizione dell’identità migrante come corpo ridotto a nuda vita, mosso nel suo cammino da un desiderio di fuga più che da un obiettivo di approdo, transitante in una dimensione di confini, divieti e attracchi temporanei, straniero disorientato da paesaggi e lingue a lui estranee. Analizzando la complessa mappa di luoghi, confini e barriere fisiche e linguistiche che il corpo migrante attraversa nel suo viaggio verso e dentro l’Italia, il progetto cercherà di sviluppare un linguaggio di segni che favoriscano l’orientamento dei nuovi arrivati con l’obiettivo di affrontare lo spaesamento e la mancanza di informazioni nel loro percorso di accoglienza
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Avant-propos L’Italie, pour sa position stratégique à l’intérieur du bassin méditerranéen, est et a été historiquement un lieu d’arrivée et de départ des flux migratoires. En travaillant sur cette évidence, le projet dresse un tableau synthétique des différents flux migratoires qui se sont succédé dans la péninsule italienne au cours des soixante-dix dernières années, pour développer ensuite un récit visant à analyser ce phénomène dans la contemporanéité. A l’intersection de routes, de dispositifs et de mécanismes d’accueil compliqués, émerge une redéfinition de l’identité migrante comme corps réduit à la vie nue, poussé dans son chemin par un désir de fuite plus qu’un objectif d’accostage, passant par une dimension de frontières, interdits et des attractions temporaires, étranger désorienté par des paysages et des langues qui lui sont étrangères. En analysant la carte complexe des lieux, des frontières et des barrières physiques et linguistiques que le corps migrant traverse dans son voyage vers et dans l’Italie, le projet vise à développer un langage de signes qui favorisent l’orientation des nouveaux arrivants en vue de faire face à l’dépaysement et au manque d’informations dans leur parcours d’accueil. Fr
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“Diciassette mesi di viaggio, quattro mesi di prigione, passare per zone militari, perdersi nel bosco, trenta ore di camion, corse nella notte, cani e posti di blocco, telecamere termiche che scrutano i boschi e braccano gli uomini come animali. Lo hanno ammanettato, gli hanno scritto a pennarello un numero sulla mano, gli hanno preso le impronte digitali, l’hanno fotografato per il casellario giudiziario, lo hanno riaccompagnato a una frontiera. Un’altra. Lui è passato, poi ripassato, fino all’arrivo al campo. E lì, c’era ancora quella paura di uscire per strada, di essere preso, di far tardi la sera, di parlare a voce troppo alta”. “Dix-sept mois de voyage, quatre mois de prison, à passer par des zones militaires, à se perdre dans la forêt, trente heures en camion, de courses dans la nuit, de chiens et de miradors, de caméras thermiques qui scrutent les bois et traquent les hommes comme des animaux. Dix-sept mois de voyage, quatre mois de prison, à passer par des zones militaires, à se perdre dans la forêt, trente heures en camion, de courses dans la nuit, de chiens et de miradors, de caméras thermiques qui scrutent les bois et traquent les hommes comme des animaux”. Eliette Abécassis
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— Il progetto Identità migrante — Le projet Identité migrante
Auteurs : Susanna Cerri, Maddalena Rossi Vittoria Niccolini, Eni Nurihana, Alice Trematerra
Questa prima parte usa come linguaggio di segni alcune mappe storiche che riflettono l’occhio dell’Europa sul mondo altro da sé e che indagano le relazio. L’apparato iconografico è accompagnato da alcune frasi del libro di Eliétte Abecassis “Clandestin”. Il libro è stato scelto perché parla dell’avvicinamento di corpi e mondi diversi in una dimensione aspaziale che potrebbe quella di ogni e di nessun luogo.
«Quel nome, Mediterraneo, parla di un mare che separa e unisce, che sta tra le terre senza appartenere in esclusiva a nessuna di esse, che resiste ad ogni desiderio di annessione, un mare che si rifiuta di rinchiudere la propria inquietudine nella fissità di una Scrittura, nella sacralità assoluta e definitiva di un testo. In questo suo essere di tutti e di nessuno, il Mediterraneo è quindi allergico a tutti i fondamentalismi»
«Ce nom, Méditerranée, parle d’une mer qui sépare et unit, qui se trouve entre les terres sans appartenir exclusivement à aucune d’elles, qui résiste à tout désir d’annexion, une mer qui refuse d’enfermer son inquiétude dans la fixité d’une Écriture, dans le caractère sacré absolu et définitif d’un texte. Dans cet être de tous et de personne, la Méditerranée est donc allergique à tous les fondamentalismes» (Cassano
Il progetto parla di corpi in fuga alla ricerca di un nuovo approdo mediante costellazioni in movimento. Il disorientamento domanda segni. Occorre una nuova mappa per ri-orientarsi in questo mare.
Le projet parle de corps en fuite à la recherche d’un nouveau débarquement à travers des constellations en mouvement. La désorientation demande des signes. Une nouvelle carte est nécessaire pour redéfinir cette mer.
(Cassano 1996, 79-80).
1996, 79-80).
Cette première partie utilise comme langage des signes des cartes historiques reflétant l’œil de l’Europe sur le monde par lui-même et enquêtant sur les relations qu’il établit à travers les itinéraires de voyage. L’appareil iconographique est accompagné de quelques phrases du livre d’Eliétte Abecassis ‘Clandestin’ . Le livre a été choisi parce qu’il parle de l’approche de corps et de mondes différents dans une dimension aspathique qui pourrait être celle de chaque et de nulle part.
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Carta nautica “Dal mar Baltico al mar Rosso�, di Angelino De Dalorto, del 1339. La carta, tra i primissimi documenti cartografici medievali, reca il nome Angellino Dulcert. Biblioteca Nazionale di Parigi, 1339
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Apolide: persona che nessuno Stato considera come proprio cittadino nell’applicazione della propria legislazione. Migrante/immigrato: in termini generali, persona che è al di fuori del territorio dello Stato di nazionalità o cittadinanza e che ha risieduto in un paese straniero per più di un anno indipendentemente dalle cause, volontarie o involontarie, e dai mezzi, regolari o irregolari, usati per la migrazione.
Mediterraneo Il Mediterraneo non è semplicemente un luogo geografico. È un crocevia di genti, vicende, circostanze alla base di equilibri fatti e disfatti. È, come scriveva Braudel: «Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre» (Braudel 1987, 7). Storia di civiltà di naufragi e di leggende, il mare di Ulisse, i fondali di Scilla e Cariddi. Il Mare Nostrum dei Romani, ancor prima dei Greci e Fenici, amico e nemico dei marinai e mercanti, luogo natale di Nettuno e di Venere, dove al suo centro si immerge fino alla sommità dello stivale, la penisola italiana. Frutto di un processo storico fatto di stratificazioni progressive di culture, di popoli, di etnie, di piccole patrie che esprimono oltre 200 idiomi. È un mosaico di tutti i colori (D’Alessandro 2014), difficile da ricomporre o da catalogare nelle diverse componenti e nelle loro interazioni. È una pluralità di universi. Basti pensare al suo essere cerniera di tre continenti (Asia, Africa ed Europa) e alla coesistenza delle tre grandi religioni monoteiste, in un’area dove si è espresso anche lo spirito laico più precoce della storia umana. Le due culture, occidentale e orientale, patrimonio genetico dell’uomo mediterraneo, lo attestano. Il Mediterraneo è Ulisse e Abramo insieme. La presenza di culture diverse e l’attitudine alla loro convivenza nello scambio continuo, ma anche nel contrasto, è la ricchezza dell’area e ne determina la vitalità. Ci sono molti modi per leggere il Mediterraneo. Tramite le sue geografie, attraverso quell’insieme di porti che ne definiscono i confini e gli accessi, mediante le correnti e le rotte disegnate nel corso dei secoli, le civiltà che lo hanno vissuto e ridefinito, i venti che lo muovono, i paesaggi dove sconfina il blu, oppure i popoli che su di esso si affacciano (Nuriana 2020). Il progetto Identità migrante ha scelto di raccontarlo attraverso i flussi migratori contemporanei che lo attraversano, assumendo il punto di vista dei corpi migranti che quotidianamente oltrepassano o tentano di oltrepassare le sue acque. La sua storia è stata d’altronde da sempre fortemente connotata da processi migratori, da invasioni, da conquiste, da arrivi e partenze dall’«inquieta mobilità dei geni» (Cassano 2005). Il suo mito-icona è Ulisse/Odisseo navigatore che unisce al desiderio della scoperta attraverso l’esplorazione avventurosa il bisogno di un sicuro approdo terrestre. L’identità dell’uomo mediterraneo sembra proprio essere storicamente risieduta nell’equilibrio tra la duplice tensione: superare i confini e scavalcare l’orizzonte (exodos) per il gusto della conoscenza e il richiamo
Apatride: individu qu’aucun État ne considère comme son propre citoyen dans l’application de sa législation. Migrant/migrant: en termes généraux, individu qui est en dehors du territoire de l’État pour nationalité ou pour citoyenneté et qui a résidé dans un pays étranger pendant plus d’un an sans distinction pour quelles que soient les causes, volontaires ou involontaires, et les moyens, réguliers ou irréguliers, utilisés pour la migration.
Identità migrante
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Identité migrante
Méditerranée La Méditerranée n’est pas simplement un lieu géographique. C’est un carrefour de gens, d’événements, de circonstances à la base d’équilibres faits et défaits. C’est, comme écrivait Braudel: «Mille choses ensemble. Pas un paysage, mais d’innombrables paysages. Pas une mer, mais une succession de mers. Pas une civilisation, mais une série de civilisations empilées les unes sur les autres» (Braudel 1987, 7). Histoire de civilisation de naufrages et de légendes, la mer d’Ulysse, les fonds marins de Scylla et de Cariddi. Le Mare Nostrum des Romani, avant même des Grecs et des Phéniciens, ami et ennemi des marins et des marchands, lieu natal de Neptune et de Vénus, où à son centre se plonge jusqu’au sommet de la botte, la péninsule italienne. Fruit d’un processus historique fait de stratification progressive de cultures, de peuples, d’ethnies, de petites patries exprimant plus de 200 idiomes. Il est une mosaïque de toutes les couleurs (D’Alessandro 2014), difficile à assembler ou à cataloguer dans des différents composants et dans leurs interactions. Il est une pluralité d’univers. Il suffit de penser à son être charnière de trois continents (Asie, Afrique et Europe) et à la coexistence des trois grandes religions monothéistes, dans une zone où s’est également exprimé l’esprit laïc le plus précoce de l’histoire humaine. Les deux cultures, celle occidentale et celle orientale, patrimoine génétique de l’homme méditerranéen, l’attestent. La Méditerranée est, dans le même temps, Ulysse et Abraham. La présence de cultures différentes et l’aptitude à vivre ensemble dans l’échange continu, mais aussi dans le contraste, est la richesse de sa région et détermine sa vitalité. Il existe de nombreuses façons de lire la Méditerranée: par ses géographies ou à travers l’ensemble de ports qui en définissent les frontières et les accès, à travers les courants et les routes tracées au cours des siècles, les civilisations qui l’ont vécu et redéfini, les vents qui le déplacent, les paysages où s’étend le bleu, ou les peuples les peuples qui l’entourent. Le projet Identité migrante a choisi de le raconter à travers les flux migratoires contemporains qui le traversent, en assumant le point de vue des corps migrants qui dépassent ou qui tentent quotidiennement de dépasser ses eaux. Son histoire a d’ailleurs toujours été fortement marquée par des processus migratoires, des invasions, des conquêtes, des arrivées et des départs par la «mobilité inquiète des gènes» (Cassano 2005). Son mythe-icône est Ulysse/ Odysse navigateur qui, à travers l’exploration aventureuse, unit au désir de la découverte le besoin d’un port terrestre sûr. L’identité de l’homme méditerranéen semble résider histo-
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
dell’appartenenza, del sito domestico (nostos). Identità che postula, come conseguenza, una possibile sintesi tra culture eterogenee, coabitazione di tradizioni diverse, contaminazioni positive. Tuttavia i flussi migranti contemporanei che attraversano il Mediterraneo sembrano fornirci una immagine diversa, rimuovendo la centralità culturale come luogo di sintesi e diversità che il Mare Nostrum ha avuto nella storia. Le attuali cronache dell’emigrazione narrano di un Mediterraneo come contesto in cui si addensano «nuovi luoghi di sofferenza, nuove rotte terrestri e marine, regole astruse, accadimenti inusuali, crudeltà inutili, respingimenti, chiusure, naufragi, morti» (Paba 2017). È nell’intento di rovesciare questa narrazione che il progetto Identità migrante trova il senso della propria ricerca. La ricerca La ricerca Identità Migrante nasce nel 2018 all’interno del Didacommunicationlab, per volontà delle responsabili scientifiche del progetto, sempre più determinate ad utilizzare il loro sapere e saper fare (graphic designer e urban planner) al servizio di quelle istanze sociali che, in Italia, stavano organizzandosi per contrastare le derive neo-razziste e neo-xenofobe sempre più diffuse nella penisola, che nei nuovi flussi migranti provenienti nel mediterraneo trovavano e trovano il campo preferenziale su cui impostare le loro strategie e retoriche cariche di odio e di emergenze securitarie. Il progetto viene abbracciato da tutto lo staff del Laboratorio di Comunicazione che, in maniera informale e volontaristica, mettendo a sistema le proprie energie ed intercettando quelle di studenti, laureandi e dottorandi, ha in meno di due anni prodotto un consistente lavoro ricognitivo sul tema Mediterraneo, Italia e Processi Migratori, di cui questo Dossier presenta una sintesi. L’attività di ricerca è stata condotta mediante un intenso lavoro di consultazione bibliografica, un’analisi critica della rassegna stampa nazionale e internazionale, il reperimento e l’assemblaggio di materiale statistico e, infine, attraverso una inchiesta ‘sul campo’ che ha portato docenti, ricercatori e laureandi a lavorare a stretto contatto con i migranti e le strutture preposte alla loro accoglienza nella ricostruzione di un quadro condiviso di racconti, problematiche e desideri. Al momento di costruzione di questo Dossier il gruppo di ricerca sta ancora ragionando sulla formulazione di un obiettivo concreto verso il quale orientare il proprio lavoro, nell’ottica della ricomposizione di una Identità migrante basata sulla valorizzazione delle differenze e
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Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
riquement dans l’équilibre entre la double tension: dépasser les frontières et dépasser l’horizon (exodos) par le goût de la connaissance et l’appel de l’appartenance, du site domestique (nostos). Identité qui postule, comme conséquence, une possible synthèse entre cultures hétérogènes, cohabitation de traditions différentes, contaminations positives. Toutefois, les flux migratoires contemporains qui traversent la Méditerranée semblent nous donner une image différente, en supprimant la centralité culturelle comme lieu de synthèse et de diversité que le Mare Nostrum a eue dans l’histoire. Les chroniques actuelles de l’émigration racontent d’une Méditerranée comme contexte dans lequel s’accumulent «de nouveaux lieux de souffrance, de nouvelles routes terrestres et marines, des règles obscures, des événements inhabituels, cruauté inutile, refoulements, fermetures, naufrages, morts» (Paba 2017). C’est dans l’intention de renverser cette narration que le projet Identité migrante trouve le sens de sa propre recherche. La recherche La recherche Identité migrante naît en 2018 à l’intérieur du Didacommunicationlab, par la volonté des responsables scientifiques du projet, de plus en plus déterminés à utiliser leur savoir et savoir faire (graphic designer e urban planner) au service des instances sociales qui, en Italie, s’organisaient pour contrer les dérives néo-racistes et néo-xénophobes de plus en plus répandues dans la péninsule et que dans les nouveaux flux migratoires en provenance de la Méditerranée ils trouvaient et trouvent le champ préférentiel sur lequel poser leurs stratégies et leurs rhétoriques chargées de haine et d’urgences sécuritaires. Le projet est embrassé par toute l’équipe du Laboratoire de Communication qui, de manière informelle et volontariste, en mettant ses énergies en place et en interceptant celles d’étudiants, de diplômés et de doctorants, a produit en moins de deux ans un important travail de reconnaissance sur le thème Méditerranée, Italie et Processus migratoires, dont ce Dossier présente une synthèse. L’activité de recherche a été menée par un travail intensif de consultation bibliographique, une analyse critique de l’étude de presse nationale et internationale, la collecte et l’assemblage de matériel statistique et enfin, à travers une enquête ‘sur le terrain’ qui a conduit enseignants, chercheurs et étudiants à travailler en contact étroit avec les migrants et les structures préposées à leur accueil dans la reconstruction d’un cadre partagé de contes, de problématiques et de désirs.
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Immigrato regolare/irregolare: persona che stabilisce la sua dimora abituale nel territorio di uno Stato membro per un periodo minimo che si presume essere, o è, almeno di dodici mesi, dopo aver avuto in precedenza la propria dimora abituale in un altro Stato membro o in un paese terzo.
sull’idea di un Mediterraneo come ‘terra’ che unisce. Questo Dossier si articola in una sequenza di riflessioni – Corpi, Fughe, Approdi, Costellazioni e Segni – volte a restituire, mediante una narrazione intesa come un viaggio, la complessità del materiale raccolto e la prospettiva euristica utilizzata dalla ricerca. L’obiettivo finale di questa narrazione/viaggio è la costruzione di una mappa di parole, indispensabile al lavoro per ‘ri-orientarsi’, e da intendersi come primo segno intenzionale della ricerca verso la costruzione di una nuova geografia dell’accoglienza, nella quale il Mediterraneo da mare che divide torna ad essere terra di segni che unisce.
Immigré régulier/irrégulier: individu qui établit sa résidence habituelle sur le territoire d’un État membre pendant une période minimale qui est, ou qui est censée être, de douze mois au moins, après avoir résidé auparavant dans un autre État membre o u dans un pays tiers.
Identità migrante
Identità migrante Un’ultima considerazione riguarda infine il titolo della ricerca: Identità migrante. Riflettendo a più voci sui flussi e i movimenti che interessano il Mediterraneo e tramite esso la penisola italiana è emerso come attualmente essi siano percepiti come elementi problematici e temuti come fonti di conflitto, più che per le potenzialità, le opportunità e le risorse di cui questa grande mobility è densa. Per produrre quindi questo cambiamento di prospettiva, recuperando un pensiero meridiano (Cassano 1996), secondo cui il Mediterraneo ed i suoi movimenti tornano ad essere da problema risorsa, occorre innanzitutto produrre l’auto-riconoscimento intorno ad una nuova comune identità, degli attori che a diverso titolo sono coinvolti da tale processo, senza trascurare la difficoltà che ciò comporta. A tal proposito ci siamo chiesti: in che misura si può parlare di una nuova identità del Mediterraneo? Dalla disamina effettuata la risposta non può che essere: nella misura di una identità plurale, e pertanto intesa come prodotto mai finito di un dialogo e di un intreccio tra diversi territori, popoli e espressioni culturali. Tale identità non può, per sua stessa natura essere statica; al contrario, proprio come il Mediterraneo, essa cambia continuamente, anch’essa è in continua evoluzione, in costante movimento, un Identità migrante, insomma.
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Identité migrante
Au moment de la construction de ce Dossier, l’équipe de recherche est toujours en train de refléchir sur la formulation d’un objectif concret vers lequel orienter son travail, dans l’optique de la recomposition d’une Identité migrante basée sur la valorisation des différences et sur l’idée d’une Méditerranée comme ‘terre’ qui unit. Ce Dossier s’articule en une séquence de réflexions – Corps, fuites, débarquement, constellations et Signes – visant à restituer, par une narration entendue comme un voyage, la complexité du matériel recueilli et la perspective euristique utilisée par la recherche. L’objectif final de ce récit/voyage est la construction d’une carte de mots, indispensable au travail pour ‘re-orienter’ et à comprendre comme premier signe intentionnel de la recherche vers la construction d’une nouvelle géographie de l’accueil, dans laquelle la Méditerranéede mer qui divise revient à être terre de signes qui unit. Identité migrante Une dernière remarque concerne enfin le titre de la recherche: Identité migrante. En réfléchissant à plusieurs voix sur les flux et les mouvements qui affectent la Méditerranée et à travers elle la péninsule italienne, il est apparu qu’ils sont actuellement perçus comme des éléments problématiques et redoutés comme des sources de conflit, plutôt que comme des potentialités, des opportunités et des ressources, dont cette grande mobility est dense. Pour produire donc ce changement de perspective, en reprenant une pensée méridienne (Cassano 1996), selon laquelle la Méditerranée et ses mouvements redeviennent un problème-ressource, il faut d’abord produire l’auto-reconnaissance autour d’une nouvelle identité commune, des acteurs qui, à des degrés divers, sont impliqués dans ce processus, sans négliger la difficulté que cela comporte. À cet égard nous nous sommes demandés: dans quelle mesure peut-on parler d’une nouvelle identité de la Méditerranée? De l’examen effectué la réponse ne peut être: dans la mesure d’une identité plurielle, et donc entendue comme produit jamais fini d’un dialogue et d’un mélange entre différents territoires, peuples et expressions culturelles. Cette identité ne peut, de par sa nature même être statique; au contraire, tout comme la Méditerranée, elle change continuellement, elle aussi est en constante évolution, en constant mouvement: une Identité migrante.
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“Ma dentro di lui c’era sempre la paura, quell’amica fin troppo fedele. Quel sudore freddo, quel cuore che si imbizzarrisce, sobbalza, si ferma, si rimette in moto. La paura viscerale, incontrollabile. […] La paura di uscire, la paura di non uscire, la paura della notte e quella del giorno che nasce. Quella di essere in colpa davanti a ogni poliziotto, a ogni auto blu. A ogni auto bianca. A ogni auto. Non essere nel giusto, mai. Essere aggredito. Paura di scappare. Di farcela, anche. La paura, primo sentimento umano, il più primordiale, il più universale. Tutti gli uomini hanno paura. È ciò che li unisce. È ciò che fa sì che si mettano insieme, per difendersi dalla paura con le leggi.” “Mais au fond de lui il y avait toujours la peur, cette amie trop fidèle. Cette sueur froide, ce cœur qui s’emballe, sursaute, s’arrête, se remet en route. La peur viscérale, incontrôlable.[…] La peur de sortir, la peur de ne pas sortir, la peur de la nuit et celle du jour qui se lève. Celle d’être en faute, à chaque policier, à chaque voiture bleue. À chaque voiture blanche. À chaque voiture. Ne pas être dans son droit, jamais. Être agressé. Peur de s’échapper. De réussir, aussi. La peur, premier sentiment humain, le plus originel, le plus universel. Tous les hommes ont peur. C’est ce qui les rassemble. C’est ce qui fait qu’ils se regroupent, pour se protéger contre la peur par des lois.” Eliette Abécassis
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— Corpi. Rifugiato, legale, illegale, forzato, volontario, temporaneo, definitivo, in fuga — Corps. Réfugié, légal, illégal, forcé, volontaire, temporaire, définitif, en fuite La stessa definizione di migrante assume oggi contorni problematici (Nail, 2015); economico o rifugiato, legale o illegale, forzato o volontario, temporaneo o definitivo, in fuga da una guerra o vittima del cambiamento climatico: i migranti sono spesso tutte queste cose insieme, nello stesso tempo o in fasi diverse del loro itinerario (Paba 2017, p. 9). Nuda vita «Ferruccio Gambino ha ricostruito i cambiamenti negli ultimi decenni della relazione tra i corpi migranti e le loro appendici di viaggio. Nelle migrazioni ottocentesche il viaggio in nave permetteva ai migranti regolari di portarsi appresso non soltanto la prole ma anche un congruo numero di bagagli, e pertanto di manifestarsi sia nella loro identità familiare e sociale, sia nel loro potenziale acquisitivo di nuova ricchezza. I nuovi migranti sono invece vittime di un processo di spoliazione: “i migranti senza documenti che viaggiano clandestinamente via terra arrivano spogli, poiché le guide che li conducono impongono loro di viaggiare leggeri, quasi tanto leggeri quanto quei membri della jet society i quali dispongono di tanti appartamenti e guardaroba e di tanti vestiti e cittadinanze implicite quante sono le metropoli che non finiscono mai di visitare” (Gambino 1998, 195). Per i clandestini delle migrazioni via mare l’auto-spoliazione o la spoliazione inflitta dai traghettatori è completa: una migrazione nuda ed essenziale, di corpi senza identità e senza passato. Nelle coste pugliesi è possibile trovare i vestiti che il popolo degli scafi ha abbandonato per sostituirli con un indumento asciutto protetto durante il viaggio
La définition même du migrant prend aujourd’hui des contours problématiques (Nail, 2015); «économique ou réfugié, légal ou illégal, forcé ou volontaire, temporaire ou définitif, fuyant une guerre ou victime du changement climatique: les migrants sont souvent toutes ces choses ensemble, en même temps ou à différents stades de leur itinéraire» (Paba 2017, p. 9). Nue vie «Ferruccio Gambino a reconstruit les changements qui ont eu lieu au cours des dernières décennies dans la relation entre les corps migrants et leurs appendices de voyage. Dans les migrations du XIXe siècle, le voyage en bateau permettait aux migrants réguliers d’emporter avec eux non seulement leur progéniture, mais aussi un nombre suffisant de bagages, et donc de se manifester tant dans leur identité familiale et sociale, soit dans leur potentiel d’acquisition de nouvelles richesses. En revanche, les nouveaux migrants sont victimes d’un processus de spoliation: ‘les migrants sans papiers, qui voyagent clandestinement par voie terrestre, arrivent dépouillés, puisque les guides qui les conduisent leur imposent de voyager légers, presque aussi légers que les membres de la jet society, qui disposent de tant d’appartements et de garde-robe et de nombreux vêtements et des villes implicites autant que les métropoles qui ne finissent jamais de visiter’
La sezione Corpi usa come linguaggio una serie di scatti di Susanna Cerri secondo una successione che va da sguardi a progressivi avvicinamenti. La section Corps utilise comme langage une série de clichés par Susanna Cerri selon une succession allant de regards à des approches progressives.
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Rifugiato: cittadino di un paese terzo il quale, per il giustificato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, opinione politica o appartenenza a un determinato gruppo sociale, si trova fuori dal paese di cui ha la cittadinanza e non può o, a causa di tale timore, non vuole avvalersi della protezione di detto paese, oppure apolide che si trova fuori dal paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale per le stesse ragioni succitate e non può o, a causa di siffatto timore, non vuole farvi ritorno, e al quale non si applica l’articolo 12 della Direttiva 2011/95/UE.
in un sacchetto di plastica. Da quella riva, quei corpi essenziali e privi di ‘protesi proprietarie’ – per riprendere un’espressione di Gambino – cominceranno un’avventura umana che potrà dare loro di nuovo un corpo vestito di identità e di storia, un corpo che potrà prolungarsi in una famiglia, in una casa (o in un rapporto tra case del mondo), in un insediamento. Quando Foucault, introducendo il concetto di biopolitica, scrive che il biopotere è ‘l’insieme di meccanismi grazie ai quali i tratti biologici che caratterizzano la specie umana diventano oggetto di una politica, di una strategia politica, di una strategia generale di potere’ (Foucault 2005, 13), piuttosto che sofisticati congegni di disciplinamento o dressage, mi viene in mente questo potere crudele direttamente esercitato sul bìos più concreto, sui corpi stessi dei migranti, spoliati, spogliati, denudati, ricondotti a quella essenziale nuda vita di cui parla Giorgio Agamben (Agamben 1995). La nuda vita è oggi (forse è sempre stata) un campo di battaglia (Simonsen 2000). Il corpo è il primo luogo conteso nel gioco sociale e politico, e nella disputa intorno all’organizzazione dei territori: il corpo come oggetto di (bio) potere, disciplinato, costretto, addestrato, mutilato, marked da una parte; e il corpo come soggetto riappropriato, orgogliosamente esibito, autoprodotto, re-identificato dall’altra parte, e forse queste due dimensioni sono intrecciate, in modo inestricabile, l’una nell’altra: ‘perché il corpo, nella sua continua instabilità, non è che il risultato, sempre provvisorio, del conflitto delle forze di cui è costituito’ (Esposito 2004, 86). Il dominio sui corpi è caratterizzato da una duplicità: ‘è certamente coazione, violenza, uccisione, ma è anche valorizzazione del corpo, investimento del desiderio, valorizzazione della vita’ (Natoli 2005, 70)» (Paba 2007, 2-3).
Réfugié : citoyen d’un pays tiers qui, par crainte justifiée de persécution fondée sur la race, la religion, la nationalité, l’opinion politique ou l’appartenance à un groupe social particulier, se trouve en dehors du pays dont il est résident et qui, en raison de cette crainte, il ne peut, ou il ne veut pas se prévaloir de la protection de ce pays. Ou bien apatride qui se trouve hors du pays où il avait précédemment sa résidence habituelle et qui, pour les mêmes raisons, il ne peut pas ou il ne veut pas y retourner, et auquel l’article 12 de la directive 2011/95/UE ne s’applique pas.
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Corpi sorvegliati Nel loro migrare dai luoghi di origine alla terra di approdo gli individui sono ridotti a «nuda vita» (Agamben, 1995), cioè «alla loro componente biologica minima di uomini spogliati di tutto, a vittime umanitarie da soccorrere e assistere» (Marchetti, 2005: 50). In tal modo il corpo del migrante diviene durante il suo viaggio per i continenti la sua prima geografia di prossimità, «spazio personale, organo sensoriale, luogo del piacere e del dolore, e che esso è costruito nell’interazione sociale: “le identità sociali e le differenze sono costruite intorno alle differenze del corpo, come il genere, la razza, l’età, l’abilità. […] Il corpo è quindi anche un sito di lotta e di contestazione. L’accesso ai nostri corpi, il controllo su ciò che possiamo fare per essi, il modo in cui si muovono, dove possono andare o no, tutti questi aspetti sono fonte di regolazione e disputa tra i membri di una famiglia, nel lavoro, all’interno delle comunità, al livello dello stato, e anche del globo” (Valentine 2002, 15)» (Paba 2007, 4). Il dominio bio-politico sui corpi migranti tenta di monitorare, mappare e sorvegliare la sua geografia personale. Al contrario il corpo
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Identité migrante
(Gambino 1998, 195). Pour les clandestins des migrations par mer, l’auto-spoliation ou la spoliation infligée par les passeurs est complète: une migration nue et essentielle, de corps sans identité et sans passé. Dans les côtes de Pouille, il est possible de trouver les vêtements que les migrants ont abandonnés pour les remplacer par un vêtement sec, protégé pendant le voyage dans un sac en plastique. De cette rive, ces corps essentiels et dépourvus de prothèse propriétaire – pour reprendre une expression de Gambino – ils commenceront une aventure humaine qui pourra leur donner à nouveau un corps, vêtu d’identité et d’histoire, un corps qui pourra se prolonger dans une famille, dans une maison (ou dans un rapport entre les maisons du monde), dans une colonie. Lorsque Foucault, en introduisant le concept de biopolitique, écrit que le biopouvoir est ‘l’ensemble des mécanismes grâce auxquels les traits biologiques qui caractérisent l’espèce humaine deviennent l’objet d’une politique, d’une stratégie politique, d’une stratégie générale de pouvoir’ (Foucault 2005, 13), plutôt que des dispositifs sophistiqués de discipline ou de dressage, me vient à l’esprit ce pouvoir cruel directement exercé sur le bìos le plus concret, sur les corps mêmes des migrants, spoliés, dépouillés, dénoncés, reliés à la vie essentielle nue, dont parle Giorgio Agamben (Agamben 1995). La vie nue est aujourd’hui (peutêtre a toujours été) un champ de bataille (Simonsen 2000). Le corps est le premier lieu contesté dans le jeu social et politique, et dans le conflit autour de l’organisation des territoires: le corps comme objet de (bio)pouvoir discipliné, forcé, entraîné, mutilé, marked; et le corps comme sujet réapproprié, fièrement exhibé, autoproduit, re-identifié de l’autre. Et peut-être ces deux dimensions sont entremêlées, de façon inextricable, l’une dans l’autre: ‘parce que le corps, dans sa constante instabilité, n’est que le résultat, toujours provisoire, du conflit des forces dont il est constitué’ (Esposito 2004, 86). La domination sur les corps est caractérisée par une duplicité: ‘est certainement contrainte, violence, meurtre, mais il est aussi valorisation du corps, investissement du désir, valorisation de la vie vita’ (Natoli 2005, 70)» (Paba 2007, 2-3). Corps surveillés Dans leur migration des lieux d’origine à la terre d’accostage, les individus sont réduits à «vie nue» (Agamben 1995), c’est-à-dire «à leur composante biologique minimale d’hommes dépouillés de tout, à des victimes humanitaires à secourir et à assister» (Marchetti 2005, 50). De cette façon, le corps du migrant devient pendant son voyage vers les continents sa première géographie de proximité, ‘espace personnel, organe sensoriel, lieu du plaisir et de la douleur, et qu’il est construit dans l’interaction sociale: les identités sociales et les différences sont construites autour des différences du corps, comme le sexe, la race, l’âge, l’habileté. […] Le corps est donc aussi un site de lutte et de contestation. L’accès à nos corps, le contrôle sur ce que nous pouvons faire pour eux, la façon dont ils se déplacent, où ils peuvent aller ou non,
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Richiedente asilo: persona che cerca la sicurezza da persecuzioni o danni gra- vi in un paese diverso dal proprio e in attesa di una decisione sulla domanda per ottenere lo status di rifugiato ai sensi delle norme giuridiche internazionali e nazionali.
migrante cerca di sottrarsi a tale dominio rimanendo in bilico tra desiderio di visibilità e ricerca di invisibilità. «Il corpo, la vita, non sono quindi un pacifico e stabile punto di partenza, un confortevole dato biologico originario, sono un enjeu, una posta in gioco, un luogo disputato. Corpi e vite sono prodotti nello spazio sociale, creati da noi stessi nel corso del tempo, segnati dalle interazioni umane, dai significati socialmente attribuiti: sono un progetto e un prodotto». Nell’esperienza del migrante tale progetto spoliato dai contenuti relazionali sostanziali si traduce nella ricerca spasmodica di una identità tracciata su un documento/foglio di riconoscimento.
Demandeur d’asile: individu cherchant à se prémunir contre des persécutions ou des dommages graves dans un pays autre que le sien, et dans l’attente d’une décision sur la demande de statut de réfugié en vertu des normes juridiques internationales et nationales Definizioni dell’Alto commissariato per le nazioni unite per i rifugiati (UNHCR). Définitions du Haut Commissariat des Nations unies pour les réfugiés (HCR).
Identità migrante
«Il passaporto è la parte più nobile di un uomo. E difatti non è mica così semplice da fare come un uomo. Un essere umano lo si può fare dappertutto, nel modo più irresponsabile e senza una ragione valida; ma un passaporto, no, mai. In compenso il passaporto, quando è buono viene riconosciuto; invece un uomo può essere buono quanto vuole, non viene riconosciuto lo stesso […] I passaporti si fanno soprattutto per via dell’ordine, che è assolutamente necessario in tempi come questi. Mettiamo che io e lei ce ne andiamo attorno senza un documento che attesti chi siamo, così che non riescono a trovarlo quando ci devono levare di torno: non ci sarebbe più ordine» (Brecht, 1967). Infine, quando il corpo migrante atterra in un sistema nazionale di accoglienza la collaborazione tra sistema politico e sistema umanitario si espleta ancora nell’attenzione di questa vita minima biologica dei rifugiati. «Appiattendo la prospettiva storica e politica, concentrandosi sull’istante umanitario, ci si da un gran da fare a salvaguardare la vita, e quindi ogni cura è rivolta al soddisfacimento dei bisogni primari degli assistiti» (Marchetti, 2005: 50). Per tale strada spariscono le individualità delle persone in trattenute e la dimensione del centro diventa una temporalità asettica proiettata su un eterno presente che cancella l’affollarsi di luoghi, paesaggi storici, eventi epocali, profumi, villaggi rurali, cibi, baracche, sapori che si raccontano, sottopelle, nei destini che si incrociano in questi luoghi. Ma quello che qui ci interessa non è tanto il dibatto sullo stato d’eccezione, che insiste sull’intricato rapporto che lega il diritto al momento della sua sospensione, ma il suo dato di fatto: e cioè il suo dilatarsi nelle democrazie occidentali quale utile strumento di controllo e arma politica sul fronte interno (reietti, marginali, criminali) e su quello esterno (‘terroristi’, immigrati, i sud del mondo).
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tous ces aspects sont source de régulation et de dispute entre les membres d’une famille, au travail, au sein des communautés, au niveau de l’Etat, et même du globe (Valentine 2002, 15)» (Paba 2007, 4). Le domaine bio-politique sur les corps migrants tente de suivre, de cartographier et de surveiller sa géographie personnelle. Au contraire, le corps migrant cherche à se soustraire à cette domination, en restant sur le carreau entre le désir de visibilité et la recherche de l’invisibilité. «Le corps, la vie, ne sont pas donc un point de départ pacifique et stable, une donnée biologique d’origine confortable, ils sont un enjeu, un enjeu, un lieu contesté. Corps et vies sont produits dans l’espace social, créés par nous-mêmes au fil du temps, marqués par les interactions humaines, par les significations socialement attribuées : ils sont un projet et un produit». Dans l’expérience du migrant, ce projet dépouillé des contenus relationnels substantiels se traduit par la recherche spasmodique d’une idetité tracée sur un document/feuille de reconnaissance.
«Le passeport est la partie la plus noble d’un homme. Ce n’est pas aussi simple à faire qu’un homme. Un être humain peut être fait partout, de la manière la plus irresponsable et sans raison valable; mais un passeport, non, jamais. En revanche, le passeport, lorsqu’il est bon, est reconnu; au contraire, un homme peut être aussi bon qu’il veut, il n’est pas reconnu lui-même. […] Les passeports se font surtout à cause de l’ordre, qui est absolument nécessaire en ces temps. Supposons que vous et moi allions nous promener sans document prouvant qui nous sommes, de sorte qu’ils ne peuvent pas le trouver quand ils doivent nous écarter : il n’y aurait plus d’ordre» (Brecht, 1967). Enfin, lorsque le corps migrant atterrit dans un système national d’accueil, la collaboration entre le système politique et le système humanitaire s’effectue encore dans l’attention de cette vie minimale biologique des réfugiés. «Aplanir la perspective historique et politique, en se concentrant sur l’instant humanitaire, on se donne beaucoup à faire pour sauvegarder la vie, et donc tout soin est porté à la satisfaction des besoins primaires des assistés» (Marchetti, 2005: 50). Ainsi disparaissent les individualités des personnes retenues et la taille du centre devient une temporalité aseptique projetée sur un éternel present, qui efface l’affluence de lieux, paysages historiques, événements historiques, parfums, villages ruraux, des aliments, des baraques, des saveurs qui se racontent, des sous-sols, des destins qui se croisent dans ces lieux. Mais ce qui nous intéresse ici, ce n’est pas tant le débat sur l’état d’exception, qui insiste sur le rapport complexe qui lie le droit au moment de sa suspension, mais sa réalité : c’est-à-dire son expansion dans les démocraties occidentales comme instrument utile de contrôle et d’arme politique sur le front intérieur (parias, marginaux, criminels) et sur le front extérieur (‘terroristes, immigrés, les sud du monde).
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Flussi di migrazione verso l’Italia 2018. Fonte (parziale) Ministero dell’Interno Flux migratoires vers l’Italie 2018. Source: Ministère de l’Intérieur
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— Fughe. Muri, varchi, impedimenti, sbarchi, annegamenti, accoglienze, respingimenti — Fuites. Murs, passages, entraves, débarquements, noyades, réception, rejets
I movimenti di popolazione caratterizzano in modo prepotente il metabolismo dei territori contemporanei (Paba, 2017). Essi, intesi come insieme di spostamenti locali, regionali e internazionali hanno, negli ultimi anni hanno assunto una rilevante intensità – persone che si spostano dai paesi poveri a quelli ricchi, dal sud verso il nord e qualche volta il contrario, dalle campagne verso le città e viceversa, dalle aree interne verso le coste, dai centri verso le periferie o dalle periferie verso nuovi centri – e multiformi nature, traiettorie e oggetti – le mobilità del riciclaggio del denaro, del commercio di droghe, delle scorie e dei rifiuti, delle infezioni, dei crimini urbani, dei richiedenti asilo, del commercio di armi, del traffico di esseri umani, del commercio di schiavi e del terrorismo urbano (Sheller e Urry, 2006, p. 220). La loro rilevanza è talmente evidente al punto che alcuni autori (Sheller e Urry, 2006), hanno parlato di mobility turn, indicando con ciò la necessità di un cambiamento di paradigma, con l’obbiettivo di cogliere la nuova fenomenologia delle dislocazioni, materiali e virtuali, delle persone e delle cose. Tra i diversi tipi di movimento che caratterizzano i territori contemporanei consideriamo qui quello inerente i grandi flussi transcontinentali dei ‘corpi’ migranti, in relazione ai quali appare particolarmente significativa una delle caratteristiche delle nuove mobilità ovvero il fatto che il
Les mouvements de population caractérisent de façon prédominante le métabolisme des territoires contemporains (Paba, 2017). Ils sont un ensemble de déplacements locaux, régionaux et internationaux et ont pris, ces dernières années, une intensité considerable – personnes qui se déplacent des pays pauvres vers les pays riches, du sud vers le nord et parfois le contraire, des campagnes vers les villes et vice versa, des zones internes vers les côtes, des centres vers les périphéries ou des banlieues vers de nouveaux centres – multiformes natures, trajectoires et objets – la mobilité du blanchiment d’argent, du commerce des drogues, des déchets, des infections, des crimes urbains, des demandeurs d’asile, du commerce des armes, de la traite des êtres humains, du commerce des esclaves et du terrorisme urbain (Sheller e Urry, 2006). Leur importance est si évidente au point que certains auteurs (Sheller et Urry, 2006) ont parlé de mobility turn, indiquant ainsi la nécessité d’un changement de paradigme, avec l’objectif de saisir la nouvelle phénoménologie des dislocations, matérielles et virtuelles, des gens et des choses. Parmi les différents types de mouvement qui caractérisent les territoires contemporains, nous considérons ici celui inhérent aux grands flux transcontinentaux des ‘corps migrants’, par rapport auxquels apparaît particulièrement si-
L’apparato iconografico della sezione Fughe usa un linguaggio misto tra fotografia e infografica. Le fotografie, di Flavia Veronesi, Stefano Visconti | Itaca Freelance, sono state realizzate per un precedente progetto del DIDA, intitolato Le cose degli altri. Racconti Migranti attraverso gli oggetti a cura di Giuseppe Lotti. Le infografiche invece sintetizzano alcuni dati relativi ai flussi migratori tra Italia e mediterraneo. L’appareil iconographique de la section Fuites utilise un langage mixte entre photographie et infographie. Les photographies, par Flavia Veronesi, Stefano Visconti | Itaca Freelance, ont été réalisées pour un précédent projet de DIDA, intitulé Le cose degli altri. Racconti Migranti attraverso gli oggetti mené par Giuseppe Lotti. Les infographies, par contre, synthétisent quelques données relatives aux flux migratoires entre l’Italie et la Méditerranée.
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Arrivi in Italia attraverso il Mar Mediterraneo Arrivées en Italie par la Mer Méditerranée
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sistema di spostamenti è definito dalla dialettica tra mobilità e immobilità, tra mobilities and moorings, tra movimenti e ancoraggi (Paba, 2017). Le new mobilities sono quindi un fenomeno relazionale complesso nel quale il gioco dei movimenti è strettamente intrecciato con un sistema di muri, barriere, contenimenti, «siano essi infrastrutture, ostacoli fisico-geografici, norme e regolamenti, pratiche sociali, politiche, le quali contestano e piegano i movimenti e gli spostamenti nello spazio fisico e sociale» (Söderström et al. 2013, p.6). «Muri e corridoi di fuga, varchi e impedimenti, rotte marine e barriere terrestri, sbarchi e annegamenti, accoglienze e respingimenti: il paesaggio delle migrazioni vive di questa dialettica tra aperture e chiusure, mobilità e immobilità, tra le popolazioni in transito che affollano le strade del pianeta e le trapped populations (Lubkemann, 2008; Black e Collyer, 2014), le popolazioni intrappolate in un’area di confine, in un campo/carcere in attesa di partire, in un recinto nel punto di arrivo, in una sacca di territorio prodotta da un disastro naturale o dagli esiti del cambiamento climatico, in una prigione di povertà così buia da impedire ogni fuga» (Paba, 2017, pp. 8). Sin questo spazio geopolitico internazionale, insieme di confini e flussi si stima che i movimenti di popolazione abbiano coinvolto negli ultimi decenni oltre un miliardo di persone. Nel 2015 sono calcolate in 244 milioni le persone che vivono in un paese diverso da quello di nascita, mentre sono 65 milioni i rifugiati nei diversi paesi del mondo (IOM, 2017). «I fattori che sono all’origine dei movimenti sono intrecciati e interdipendenti: i cambiamenti climatici accentuano le conseguenze dei disastri naturali desertificando intere regioni; strategie economiche, per esempio il land grabbing, ma anche l’ocean grabbing (Bennett et al., 2015), aggravano la spinta ad emigrare agendo sull’instabilità politica e militare, generando guerre e conflitti; il desiderio di una vita migliore incrocia tutti i fattori precedenti e può essere da solo la causa di uno spostamento» (Paba, 2017, p.10). Tuttavia l’attuale flusso di migranti e rifugiati non va visto come un fenomeno nuovo (Cremaschi, 2017), ma come un sistema sul lungo
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Identité migrante
gnificative l’une des caractéristiques des nouvelles mobilité, c’est-à-dire le fait que le système de déplacements est défini par la dialectique entre mobilité et immobilité, entre mobilities and moorings, entre mouvements et ancrages (Paba, 2017). Les new mobilities sont donc un phénomène relationnel complexe dans lequel le jeu des mouvements est étroitement lié à un système de murs, de barrières, de contentieux, «qu’il s’agisse d’infrastructures, d’obstacles physiques et géographiques, de normes et de règlements, de pratiques sociales, de politiques qui contestent et plient les mouvements et les déplacements dans l’espace physique et social» (Söderström et al. 2013, p.6). «Murs et couloirs de fuite, passages et obstacles, routes maritimes et barrières terrestres, débarquements et noyades, accueil et refoulements: le paysage des migrations vivantes de cette dialectique entre ouvertures et fermetures, mobilité et immobilité, entre les populations en transit qui affluent les routes de la planète et les trapped populations (Lubkemann, 2008; Black e Collyer, 2014), les populations piégées dans une zone frontalière, dans un camp/une prison en attente de départ, dans une enceinte au point d’arrivée, dans un sac de terre issu d’une catastrophe naturelle ou des conséquences du changement climatique, dans une prison de pauvreté si sombre qu’elle empêche toute fuite» (Paba, 2017, pp. 8). Dans cet espace géopolitique international, ensemble de frontières et de flux, on estime que les mouvements de population ont touché plus d’un milliard de personnes au cours des dernières décennies. En 2015, on estime à 244 millions le nombre de personnes vivant dans un pays autre que celui de leur naissance, alors qu’il y a 65 millions de réfugiés dans les différents pays du monde (IOM, 2017). «Les facteurs qui sont à l’origine des mouvements sont imbriqués et interdépendants: les changements climatiques accentuent les conséquences des catastrophes naturelles en désertifiant des régions entières des stratégies économiques, par exemple le land grabbing, mais aussi l’ocean grabbing (Bennett et al., 2015), aggravent la poussée à l’émigration en agissant sur l’instabilité politique et militaire, générant des guerres et des conflits; le désir d’une vie meilleure croise tous les facteurs précédents et peut être à lui seul la cause d’un déplacement» (Paba, 2017, p.10). Toutefois, l’afflux actuel de migrants et de réfugiés ne doit pas être considéré comme un phénomène nouveau (Cremaschi, 2017), mais comme un système à long terme (Agier, 2010), qui alterne d’afflux accrues au, inversement, phases de faible afflux. Les mouvements ne sont pas constants et prévisibles, mais dépendent de nombreuses
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periodo (Agier, 2010), che vede alternarsi fasi di maggiore afflusso ad altre viceversa di scarso afflusso. I movimenti non sono costanti, e prevedibili, ma dipendenti da molte cause. La migrazione è il prodotto di forze di attrazione e spinta. Come il caso italiano ben dimostra. L’Italia come terra di immigrazione Quando si parla di immigrazione in Italia si commette spesso l’errore di pensare che si tratti di un fenomeno recente. In realtà, essendo la porta d’Europa sul Mediterraneo, essa ha visto circolare sul proprio territorio innumerevoli flussi. Popoli ed etnie diverse hanno percorso nel tempo lungo della storia la penisola, lasciando su di essa segni permanenti culturali e fisici, che possiamo definire «felici incroci e tragici scontri di civiltà [...] popoli e tradizioni culturali e religiose diverse che si sono contaminate o meticciate» (Turchi, Romanelli 2013, 15). In tempi più recenti possiamo dire che l’immigrazione è divenuta in Italia fenomeno strutturale da almeno 25 anni e che presenta caratteristiche proprie a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. In questo periodo la penisola si popola di gruppi di stranieri, costituiti da sfollati, ex-prigionieri e profughi della diaspora ebraica in viaggio verso la Palestina (molte navi che portano gli ebrei dall’Europa a Israele tra il 1945 e il 1948 salparono da porti italiani) o gli Stati Uniti. A questi si aggiungono gruppi di civili che lasciano regioni rimaste sotto il controllo per brevi o lunghi periodi: i profughi provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia e coloro che abbandonano le zone coloniali africane e greche (Colucci, 2018). Nel corso degli anni sessanta e dei primi anni settanta del novecento si registrano i primi movimenti migratori verso l’Italia: si tratta di studenti, lavoratori e lavoratrici provenienti da Eritrea, Etiopia e Somalia, le ex colonie italiane, oppure da altri paesi dell’Africa settentrionale, che si inseriscono soprattutto nel lavoro domestico. Un altro flusso notevole negli anni sessanta riguarda due aree di frontiera: il Friuli-Venezia Giulia (la frontiera con la ex Jugoslavia) e la Sicilia occidentale dove nel 1968 comincia un reclutamento organizzato da parte degli armatori di Mazara del Vallo che assoldano immigrati tunisini per impiegarli nei pescherecci. Alla fine degli anni sessanta cominciano inoltre ad arrivare i dissidenti politici e gli esuli in fuga dalle dittature latinoamericane e che cercano rifugio soprattutto nelle grandi città italiane come Roma. Negli anni ottanta la presenza straniera in Italia aumenta, soprattutto in alcune zone, al punto da determinare l’approvazione della pri-
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causes. La migration est le produit de forces d’attraction et de poussée. Comme le cas italien le démontre bien. L’Italie comme terre d’immigration Quand on parle d’immigration en Italie, on commet souvent l’erreur de penser qu’il s’agit d’un phénomène récent. En réalité, la porte de l’Europe sur la Méditerranée a vu circulé sur son territoire d’innombrables flux. Différents peuples et ethnies ont parcouru, dans le temps long de l’histoire, la péninsule, laissant sur elle des signes culturels et physiques permanents, que nous pouvons définir «heureux carrefours et tragiques affrontements de civilisations [...] peuples et traditions culturelles et religieuses différentes qui se sont souillées ou métissées» (Turchi, Romanelli 2013, 15). À une époque plus récente, nous pouvons dire que l’immigration est devenue en Italie un phénomène structurel (presque depuis au moins 25 ans) et qu’elle présente des caractéristiques propres depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale. En ce moment, la péninsule est peuplée de groupes d’étrangers, constitués de déplacés, d’anciens prisonniers et de réfugiés de la diaspora juive en route vers la Palestine (de nombreux navires qui amènent les juifs d’Europe à Israël entre 1945 et 1948 naviguent depuis des ports italiens) ou les États-Unis d’Amérique. À ceux-ci s’ajoutent des groupes de civils qui laissent des régions restées sous contrôle pendant de courtes ou longues périodes: les réfugiés provenant de l’Istrie et de la Dalmatie et ceux qui abandonnent les zones coloniales africaines et grecques (Colucci, 2018). Au cours des années 60 et au début des années 70, on enregistre les premiers mouvements migratoires vers l’Italie: il s’agit d’étudiants, de travailleurs et de travailleuses provenant d’Érythrée, d’Ethiopie et de Somalie, d’anciennes colonies italiennes, ou d’autres pays d’Afrique du Nord, qui s’intègrent principalement dans le travail domestique. Un autre flux notable dans les années 60 concerne deux aires de frontière: le Frioul-Vénétie Julienne (la frontière avec l’ex-Yougoslavie) et la Sicile occidentale où commence en 1968 un recrutement organisé par les armateurs de Mazara del Vallo qui engagent des immigrés tunisiens pour les employer dans les bateaux de pêche. En outre, à la fin des années soixante commencent à arriver les dissidents politiques et les exilés qui fuient les dictatures latino-américaines et qui cherchent refuge surtout dans les grandes villes italiennes comme Rome.
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Persone reinsediate in Europa Personnes réinstallées en Europe Sources: Emergency Response Coordination Centre (ERCC) | DG ECHO Daily Map | 11/12/2018
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ma legge sull’immigrazione che risale al 1986 (legge Foschi)1. La ‘svolta’ nelle dinamiche dei flussi migratori italiani arriva tra il 1989 e il 1992, dopo la caduta del muro di Berlino e quella della Repubblica Popolare Socialista dell’Albania. In questo periodo avvengono i primi sbarchi di migranti dell’est sul territorio italiano che caratterizzeranno le dinamiche demografiche nazionali per tutti gli anni Novanta e i primi anni del 2000. «Il 2001 è stato un anno importante: il censimento ha registrato per la prima volta più di un milione di stranieri residenti in Italia e le elezioni politiche sono state dominate per la prima volta dal tema dell’immigrazione, che da quel momento è diventato centrale nel dibattito pubblico» (Camilli, 2018). Infine l’ultima ondata migratoria che ha interessato la penisola italiana è iniziata nel 2011 con l’esplosione delle primavere arabe in Nordafrica e in Medio Oriente. Tale movimento di persone, a differenza dei precedenti, ha riguardato tutto il continente europeo con la riapertura massiccia delle rotte mediterranee e della rotta balcanica. I flussi hanno assunto dimensioni notevoli e hanno cambiato in parte natura: si tratta soprattutto di migranti forzati2. Si è passati quindi da un’immigrazione legata principalmente al lavoro a una con prevalenti motivazioni familiari, a flussi migratori in maggioranza dovuti a emergenze umanitarie. Tali cambiamenti si riflettono sulla scacchiera delle provenienze, sulle regioni di destinazione e sulle distribuzioni per genere ed età degli iscritti in anagrafe dall’estero. Quadro attuale dei flussi migranti verso l’Italia Nella raccolta dati relativa ai flussi di migranti attraverso il Mediterraneo, l’agenzia dell’alto commissariato per le nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) assieme all’organizzazione internazionale per i migranti (OIM/IOM)3 svolge un ruolo fondamentale nella raccolta di dati. Va ricordato come non esista a livello comunitario, una gestione organica unitaria di informazioni riguardanti gli accessi nel paese e che a livello statistico ed informativo si sovrappongono una serie di dati forniti da enti statali ma anche di associazioni a carattere nazionale che si occupano del tema, come ad esempio in Italia gli annuali rapporti SPRAR/SIPOIMI di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) o il rapporto statistico dell’immigrazione dell’ Idos (Centro Studi e Ricerche sull’immigrazione). In Italia il Ministero dell’interno assieme all’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) forniscono dati statistici spesso non aggiornati. A ciò si aggiunga che frequentemente differenti fonti
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Fino a quel momento l’immigrazione era regolata da una circolare del ministero del lavoro risalente al 1963: una situazione decisamente lacunosa dal punto di vista legislativo (Colucci, 2018) Per Migrazione forzata si intende una migrazione che deriva da una minaccia alla propria sopravvivenza, indipendentemente che sia causata dall’uomo o da fenomeni naturali. Il migrante forzato oggi non è riconosciuto internazionalmente alla stregua di un rifugiato, tuttavia il tema è sempre più all’ordine del giorno, soprattuto a causa del cambiamento climatico. Lo studio più noto parla di 200 milioni di migranti ambientali entro il 2050, ma l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) considera stime che variano dai 25 milioni a 1 miliardo di potenziali migranti ambientali. IOM, Europe flow monitoring: http//migration.iom.int/europe?type=arrivals.
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Identité migrante
Dans les années 80, la présence étrangère en Italie augmente, surtout dans certaines zones, au point de déterminer l’adoption de la première loi sur l’immigration datant de 1986 (Loi Foschi)1. La ‘percée de la dynamique des flux migratoires italiens est intervenue entre 1989 et 1992, après la chute du mur de Berlin et celle de la République populaire socialiste d’Albanie. Durant cette période, les premiers débarquements de migrants de l’Est sur le territoire italien marqueront les dynamiques démographiques nationales pour toutes les années 1990 et début 2000. «L’année 2001 a été une année importante : le recensement a enregistré pour la première fois plus d’un million d’étrangers résidant en Italie et les élections législatives ont été dominées pour la première fois par le thème de l’immigration, qui, depuis lors, est devenu central dans le débat public» (Camilli, 2018). Enfin, la dernière vague migratoire qui a touché la péninsule italienne a commencé en 2011 avec l’explosion des printemps arabes en Afrique du Nord et au Moyen-Orient. Ce mouvement de personnes, à la différence des précédents, a touché tout le continent européen avec la réouverture massive des routes méditerranéennes et de la route balkanique. Les flux ont pris une ampleur considérable et ont en partie changé : il s’agit surtout de migrants forcés 2. On est donc passé d’une immigration liée principalement au travail à une immigration familiale prédominante, à des flux migratoires principalement liés à des urgences humanitaires. Ces changements se reflètent sur l’échiquier des provenances, sur les régions de destination et sur les distributions par sexe et par âge des inscrits au registre de l’étranger. Tableau actuel des flux migratoires vers l’Italie Dans la collecte de données sur les flux migratoires à travers la Méditerranée, l’Agence du Haut Commissariat pour les Nations unies pour les réfugiés (UNHCR) avec l’Organisation internationale pour les migrants (OIM/IOM)3 , joue un rôle essentiel dans la collecte des données. Il convient de rappeler qu’il n’existe pas au niveau communautaire, une gestion uniforme des informations relatives aux accès dans le pays et qui, sur le plan statistique et de l’information, recouvrent une série de données fournies par des organismes publics mais aussi par des associations à caractère national qui s’occupent du sujet. Par exemple, en Italie, les rapports annuels SPRAR/SIPOIMI d’anci (Association Nationale des Communes Italiennes) ou le rapport statistique de l’immigration de l’(Centre d’Etudes et de Recherches sur l’immigration). En Italie, le Ministère de l’Intérieur et l’Institut National de Statistique (Istat) fournissent des données statistiques sou-
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Jusque-là, l’immigration était régie par une circulaire du ministère du Travail datant de 1963 : une situation très lacunaire du point de vue législatif (Colucci, 2018). Par migration forcée, on entend une migration qui résulte d’une menace à sa propre survie, qu’elle soit causée par l’homme ou par des phénomènes naturels. Le migrant forcé aujourd’hui n’est pas reconnu internationalement comme un réfugié, mais ce thème est de plus en plus à l’ordre du jour, notamment en raison du changement climatique. L’étude la plus connue parle de 200 millions ‘de migrants environnementaux d’ici 2050, mais l’Organisation mondiale pour les migrations (OIM) estime qu’ils varient de 25 millions à 1 milliard de potentiels migrants environnementaux. IOM, Europe flow monitoring: http//migration.iom.int/europe?type=arrivals.
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riportano differenti dati riferiti allo stesso arco temporale. Ricostruire quindi un quadro completo ed esaustivo sui flussi che interessano la penisola diviene compito molto gravoso. Tale difficolta trova nelle pubblicazioni dell’UNCR una finestra di lettura del contesto (movimenti e arrivi via mare) abbastanza attendibile per il quadro temporale 2015-2019. I rapporti mostrano sintetizzati i movimenti in questi tre anni di Italia, Spagna e Grecia, Malta e Cipro. Nell’arco temporale che va dal 2015 al 2018 gli arrivi in Europa via mare quantificano 1.015.877 persone nel 2015, scendendo di numero fino ad arrivare a 116.647 nel 2018. Nello stesso anno è diminuito anche il numero di morti e dispersi in mare 2.275, con una media di 1 morto per ogni 51 arrivi. Da gennaio a dicembre 2018 sono 24.885 persone reinsediate in Europa e di queste 2.404 evacuate dalla Libia. L’Italia sempre nel 2018 ha visto un calo dell’80% di arrivi rispetto all’anno precedente, calo persistente nel 2019. Sono 153.800 gli arri-
LONDRA
BRUXELLES
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vent obsolètes. En outre, il est fréquent que différentes sources rapportent des données différentes pour la même période. Reconstruire ainsi un tableau complet et exhaustif des flux qui affectent la péninsule devient une tâche très lourde. Cette difficulté trouve dans les publications de l’UNCR une fenêtre de lecture du contexte (mouvements et arrivées par mer) assez fiable pour le cadre temporel 2015-2019. Les rapports récapitulent les mouvements au cours de ces trois années en Italie, en Espagne et en Grèce, à Malte et à Chypre. Dans la période qui va de 2015 à 2018 les arrivées en Europe par mer quantifient 1.015.877 personnes dans le 2015, en descendant de nombre jusqu’à arriver à 116.647 dans le 2018. La même année, le nombre de morts et de disparitions dans la mer a diminué de 275, avec une moyenne de 1 mort pour 51 arrivées. De janvier à décembre 2018, 24.885 personnes ont été réinstallées en Europe, dont 2.404 ont été évacuées de Libye. L’Italie toujours dans le 2018 a vu baisse d’arrivées du 80% par rapport à l’an précédent, baisse persistante dans le 2019. Ils sont 153.800 les arrivés mer dans le 2015, 18.400 dans le 2016, 119.400 dans le 2017, 23.400 dans le 2018 et seulement 7.600 débarqués au 20194. À travers les données de 2018 on peut avoir un aperçu des mi-
Le strade delle migrazioni Fonte: rielaborazione dati da openmigration.ore Les routes des migrations Source: traitement des données de openmigration.ore
hub principali / hub principaux
PARIGI
altre città / autres villes altre città / autres villes
INSTANBUL MADRID
ROMA
MALAGA ALGERI
CASABLANCA
ATENE
TUNISI
BEIRUT
TRIPOLI
OUARGLA
OUJDA MAGHINA
MERSI
DAMASCO
BANGASI
ISOLE CANARIE
CAIRO SEBHA CUFRA TAMANRASSET
BAMAKO
ASSUAN PORT SUDAN
TESSALIT
NOUAKCHOTT
DAKAR
DJANET
DIRKU
DONGOLA SANA’A
AGADEZ
GAO
SAFE
GADAREF
ASMARA GIBUTI
NIAMEY N’DJAMENA ADDIS ABEBA FREETOWN
MASSALA
MONROVIA
LAGOS PORTO NOVO ABIDJAN ACCRA
GIUBA YAOUNDÈ
NAIROBI
HARAR
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Arrivi in Italia. i dati sono basati sui dati del Ministero dell’Interno e sulle stime dell’UNHCR Arrives en Italie. les données sont basées sur les données du Ministère de l’Intérieur et les estimations du HCR
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Identità migrante
vati via mare nel 2015, 18.400 nel 2016, 119.400 nel 2017, 23.400 nel 2018 e solamente 7.600 sbarcati al 20194. Attraverso i dati del 2018 si può avere una panoramica dei migranti e rifugiati che sbarcano in Italia: 72% uomini, 10% donne ed il 18% di minori (di cui 3.536 non accompagnati), i principali paesi di provenienza possono essere elencati in ordine decrescente: Tunisia, Eritrea, Iraq, Sudan e Pakistan. Il 2019 registra un totale 80.800 rifugiati e i migranti arrivati in Europa lungo i canali del Mediterraneo. Qualche numero per un piccolo ritratto dell’Italia ‘straniera’ Secondo il Dossier statistico Immigrazione del 2019 del Centro studi e Ricerche Idos, i cittadini stranieri residenti in Italia ammontano a 5.255.503 unità, pari all’8,7% della popolazione italiana (era il 6,5% nel 2008). Dal 2013 al 2018 i residenti stranieri sono aumentati del 6,8%. Le acquisizioni di cittadinanza nel 2018 sono state 112.523. Il tasso di acquisizione di cittadinanza per mille residenti è 21,6. Analizzando la distribuzione per età, si evidenzia che la popolazione straniera minorenne risulta pari al 20,2% del totale; gli ultra 65enni si fermano al 4,4%. I nati stranieri nel 2018 sono stati 65.444 e rappresentano il 14,9% dei nuovi nati nel nostro Paese. Gli studenti stranieri nelle scuole italiane sono oltre 841mila. La distribuzione degli stranieri sul territorio nazionale risulta disomogenea: il 57,5% risiede nell’Italia settentrionale (il 33,6% al Nord-Ovest ed il 23,9% al Nord-Est), il 25,4% al Centro, solo il 17,1% nel Mezzogiorno (12,2%
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Identité migrante
grants et réfugiés qui débarquent en Italie : 72% hommes, 10% femmes et 18% mineurs (dont 3.536 non accompagnés), les principaux pays de provenance peuvent être énumérés en ordre décroissant : Tunisie, Erythrée, Irak, Le Soudan et le Pakistan. L’année 2019 compte un total de 80.800 réfugiés et migrants arrivés en Europe le long des canaux de la Méditerranée. Quelques numéros pour un petit portrait de l’Italie étrange Selon le Dossier statistique Immigration de 2019 du Centre d’études et de recherches idos, les citoyens étrangers résidant en Italie s’élèvent à 5.255.503 unités, soit 8,7% de la population italienne (il était le 6,5% en 2008). De 2013 à 2018 les résidents étrangers ont augmenté du 6,8%. Les acquisitions de citoyenneté en 2018 ont été 112.523. Le taux d’acquisition de citoyenneté pour mille résidents est 21,6. Si l’on analyse la répartition par âge, on constate que la population étrangère mineure représente 20,2% du total; les plus de 65 ans s’arrêtent à 4,4%. Les naissances étrangères en 2018 ont été 65.444 et représentent le 14,9% des nouveaux nés dans notre Pays. Les étudiants étrangers dans les écoles italiennes sont au-delà de 841mil. La répartition des étrangers sur le territoire national est inégale : 57,5% résident dans le nord de l’Italie (33,6% au nordouest et 23,9% au nord-est), 25,4% au centre, seulement 17,1% dans le Mezzogiorno (12,2% au sud et 4,9% dans les îles). La moitié des résidents im-
minori
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uomini
72% donne
10%
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
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Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
al Sud e 4,9% nelle Isole). La metà dei residenti immigrati è di origine europea (50,2%; 30,1% Ue), poco più di un quinto africana (21,7%) e asiatica (20,8%), il 7,2% di origine americana. La nazionalità più rappresentata è quella romena (23%, oltre 1,2 milioni di unità), seguita da quella albanese (8,4%) e marocchina (8%), quarta quella cinese (5,7%), quinta quella ucraina (4,6%). I migranti sbarcati in Italia raggiungono le 23.370 unità (2018), il 18% dei quali sono minori. 3.536 sono i minori non accompagnati sbarcati, 5.229 i minori non reperibili. Le richieste di protezione internazionale ammontano a 59.950, il 32,2% delle quali accolte. Dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2018, il 52,4% ha come motivo la famiglia, il 41,6% l’asilo ed altri motivi umanitari, il 6% il lavoro. Gli occupati stranieri sono 2.455.000, il 65,9% nei servizi (il 20,8% nel commercio, alberghi, ristoranti); il 27,7% nell’industria; il 6,4% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca. Rispetto a dieci anni fa si registra un incremento degli immigrati attivi nei settori dei servizi e dell’agricoltura e, per contro, una flessione nell’industria (sia costruzioni sia industria in senso stretto). Gli occupati stranieri incidono per il 17,9% sul totale degli occupati in agricoltura, per l’11,2% nell’industria, per il 9,9% nei servizi. Un terzo dei lavoratori stranieri (33,3%) svolge professioni non qualificate (la quota è dell’8,2% tra i lavoratori italiani), il 29,7% sono operai o artigiani, il 29,4% impiegati, solo il 7,6% svolge professioni qualificate (contro il 38,5% degli occupati italiani). I sovraistruiti sono il 35,5% (tra gli italiani sono il 25%); i sottoccupati il 7,3%. La retribuzione media mensile è di 1.023 euro, decisamente inferiore a quella dei lavoratori italiani: 1.366 euro. Le donne rappresentano il 44,2% degli occupati stranieri, percentuale superiore a quella relativa agli occupati italiani (41,8%). I disoccupati stranieri sono circa 400.000, con un tasso di disoccupazione del 14%. Le imprese gestite da residenti stranieri sono 602.180, pari al 9,9% del numero complessivo delle imprese nel nostro Paese. I titolari stranieri di imprese provengono soprattutto da Marocco, Cina e Romania. Per quanto concerne l’appartenenza religiosa degli stranieri in Italia, il 52,2% sono cristiani (17,7% cattolici), il 33,3% musulmani, il 3% induisti, il 2,3% buddisti, il 4,7% atei/agnostici. L’incidenza dei matrimoni misti sul totale dei matrimoni in Italia è dell’8,1%. Le rimesse per l’estero ammontano a oltre 6,2 miliardi di euro; i primi paesi di destinazione delle rimesse sono Bangladesh, Romania, Filippine. I detenuti stranieri in Italia sono 20.224.
migrés sont d’origine européenne (50,2%; 30,1% UE), un peu plus d’un cinquième africain (21,7%) et asiatique (20,8%), 7,2% d’origine américaine. La nationalité la plus représentée est celle de la Roumanie (23%, plus de 1,2 million d’unités), suivie de l’Albanie (8,4%) et du Maroc (8%), la quatrième de la Chine (5,7%), la cinquième de l’Ukraine (4,6%). Les migrants débarqués en Italie atteignent 23.370 unités (2018), dont 18% sont mineurs. 3.536 les mineurs non accompagnés débarqués, 5.229 les mineurs indisponibles. Les demandes de protection internationale s’élèvent à 59950, dont 32,2 % ont été acceptées.Sur les nouveaux titres de séjour délivrés en 2018, 52,4% ont pour raison la famille, 41,6% l’asile et d’autres raisons humanitaires, 6% le travail. L’emploi étranger est de 2.455.000, 65,9% dans les services (20,8% dans le commerce, hôtels, restaurants), 27,7% dans l’industrie, 6,4% dans l’agriculture, sylviculture et pêche. Par rapport à il y a dix ans, on enregistre une augmentation des immigrés actifs dans les secteurs des services et de l’agriculture et, en revanche, un fléchissement dans l’industrie (aussi bien la construction que l’industrie au sens strict). L’emploi étranger représente 17,9 % de l’emploi agricole total, 11,2 % de l’industrie, 9,9 % de l’emploi tertiaire. Un tiers des travailleurs étrangers (33,3%) exercent des professions non qualifiées (8,2% des travailleurs italiens), 29,7% sont ouvriers ou artisans, 29,4% employés, seulement 7,6% exercent des professions qualifiées (contre 38,5% des travailleurs italiens). 35,5 % des personnes ayant dépassé l’enseignement supérieur (25 % des Italiens), 7,3 % des sous-employés. Le salaire mensuel moyen est de 1.023 euros, nettement inférieur à celui des travailleurs italiens : 1.366 euros. Les femmes représentent 44,2 % des travailleurs étrangers, pourcentage supérieur à celui des travailleurs italiens (41,8 %). Les chômeurs étrangers sont environ 400.000, avec un taux de chômage de 14%. Les entreprises gérées de résidents étrangers sont 602.180, pair au 9,9% du nombre global des entreprises dans notre Pays. Les propriétaires étrangers d’entreprises viennent principalement du Maroc, de Chine et de Roumanie. En ce qui concerne l’appartenance religieuse des étrangers en Italie, 52,2% sont chrétiens (17,7% catholiques), 33,3% musulmans, 3% hindous, 2,3% bouddhistes, 4,7% athées/agnostiques. L’incidence des mariages mixtes sur le total des mariages en Italie est de 8,1%. Les envois de fonds pour l’étranger s’élèvent à plus de 6,2 milliards d’euros; les premiers pays destinataires des envois de fonds sont le Bangladesh, la Roumanie et les Philippines. Les détenus étrangers en Italie sont au nombre de 20.224.
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4.
Ad esempio il Ministero dell’Interno non aggiorna la pagina informativa sui flussi migranti dal 2015.
Par exemple, le ministère de l’Intérieur n’a pas mis à jour la page d’information sur les flux migratoires depuis 2015.
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SPRAR / SIPROIMI
sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati système de protection des titulaires d’une protection internationale et des mineurs étrangers non accompagnés
CAS centri di accoglienza straordinaria centres d’accueil extraordinaires
tempo di permanenza previsto per legge: 6 mesi circa effettivo: 1 anno / 1 anno e mezzo
temps de séjour prévu par la loi : environ 6 mois effectif : 1 an / 1 an et demi
• • • • •
• • • • • • •
877 progetti 35.881 posti 752 enti locali 1.189 comuni coinvolti nel sistema 104 province o città metropolitane in tutte le regioni italiane • 41.113 accolti nel 2018
inoltro richiesta d’asilo envoi demande d’asile
HUB REGIONALI
CPR/CIE
centri di permanenza per il rimpatrio entres de rétention pour les retours
tempo di permanenza previsto per legge: 24/48 ore effettivo: 1/15 giorni temps de séjour prévu par la loi : 24/48 heures effectif : 1/15 jours
sì
tempo di permanenza previsto per legge: 30/45 giorni effettivo: 60/90 giorni temps de séjour prévu par la loi : 30/45 heures effectif : 60/90 jours
no
verifica requisiti per richiesta asilo vérification des conditions de demande d’asile
HOTSPOT
tempo di permanenza previsto per legge: 24/48 ore effettivo: 1/15 giorni temps de séjour prévu par la loi : 24/48 heures effectif : 1/15 jours
SAR
ricerca e soccorso recherche et sauvetage
877 projets 35.881 places 752 collectivités locales 1.189 communes impliquées dans le système 104 provinces ou villes métropolitaines dans toutes les régions italiennes 41.113 accueillis en 2018
Insieme di operazioni di salvataggio condotte in mare o in ambienti ostili Ensemble de opérations de sauvetage menées en mer ou dans des environnements hostiles
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— Approdi. Hot spot, hub regionali, CPR, Sprar, Siproimi — Débaquement. Hot spot, Hub regionali, CPR, Sprar, Siproimi
Il sistema di accoglienza in Italia è un complesso meccanismo in continua transizione, fatto di successivi e diversificati punti di approdo predisposti dal governo nazionale per la gestione dei flussi migranti. Aldilà della loro diversa natura tuttavia tali luoghi sembrano sottintendere una formulazione fortemente ridotta del concetto di accoglienza, relegata esclusivamente alla sua dimensione emergenziale e guidata da una razionalità ‘escludente’. Essa si concretizza in una gestione dei flussi parziale e inefficace frutto della logica del controllo e di un’ansia securitaria diffusa, nella quale l’attore principale, l’uomo, col suo bagaglio fisico e culturale, scompare, per essere sostituito una entità astratta e ‘diminuita’, che, alimentata dai «palinsesti informativi dei media europei che, indipendentemente dall’estrazione politica, assurgono a dispensatori di linguaggi, vocaboli ed espressioni che contribuiscono a creare cultura disinformata e socialità fluida» (Boano, Floris, 2005), diventa a tratti ‘spaventosa’. Tale logica trova la sua diretta traduzione in un complesso sistema di accoglienza che opera su due livelli: quello della prima accoglienza, destinato a dare un primo approdo ai flussi umani in arrivo, che comprende gli Hotspot e i Centri regionali di prima accoglienza (Hub); quello della seconda accoglienza, dove vengono ‘smistati’ i richiedenti o titolari di protezione internazionale
Le système d’accueil en Italie est un mécanisme complexe en transition continue, composé de points d’entrée successifs et diversifiés, mis en place par le gouvernement national pour gérer les flux migratoires. Au-delà de leur nature différente, ces lieux semblent toutefois sous-entendre une formulation fortement réduite du concept d’accueil, reléguée exclusivement à sa dimension d’urgence et guidée par une rationalité ‘excluant’. Elle se traduit par une gestion des flux partielle et inefficace, fruit de la logique du contrôle et d’une anxiété sécuritaire diffuse, dans laquelle l’acteur principal, l’homme, avec son bagage physique et culturel, disparaît pour être remplacé par une entité abstraite, alimentée par les «programmes d’information des médias européens qui, quelle que soit leur origine politique, deviennent des dispensateurs de langues, de vocabulaire et d’expressions qui contribuent à créer une culture désinformée et une société fluide» (Boano, Floris 2005), devient parfois effrayant. Cette logique renvoie à sa traduction directe dans un système complexe d’accueil fonctionnant à deux niveaux: celui du premier accueil, destiné à donner un premier accès aux flux humains entrants, qui comprend les Hotspot et les Centres régionaux de premier accueil (Hub); celui du deuxième accueil, où se trouvent les demandeurs ou les titulaires d’une protection
Questa sezione usa il linguaggio dell’infografica per sintetizzare schematicamente il sistema italiano di accoglienza migranti. Cette section utilise le langage de l’infographie pour synthétiser schématiquement le système italien d’accueil des migrants.
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Identità migrante
o i minori stranieri non accompagnati, che comprende il SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati)1 e i CAS, Centri di Accoglienza Straordinaria, ibrido tra prima e seconda accoglienza. La prima accoglienza La prima accoglienza è svolta in centri collettivi (Hotspot) dove i migranti appena arrivati in Italia vengono identificati e possono avviare, o meno, la procedura di domanda di asilo. Qui ricevono le prime cure mediche, vengono sottoposti a screening sanitario, vengono identificati e fotosegnalati e possono richiedere la protezione internazionale. Dopo una prima valutazione, i migranti che fanno domanda di asilo vengono trasferiti (in teoria entro 48 ore) nei Centri di prima accoglienza regionali, dove vengono trattenuti il tempo necessario per individuare una soluzione nella seconda accoglienza. Gli Hotspot presenti sul territorio italiano sono 42: Lampedusa (100 posti), Pozzallo (300 posti), Messina (250 posti) e Taranto (400 posti). I Centri di prima accoglienza regionali sono 123 contro i 15 del 2018 e sono distribuiti in 7 regioni: Sicilia, Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Emilia Romagna. Coloro che, al contrario, non vengono ritenuti idonei ad intraprendere un percorso di domanda di asilo politico e che quindi ricevono procedimenti di espulsione, vengono condotti nei CPR (Centri di Permanenza e Rimpatrio), dai quali entro 180 giorni devono essere rimpatriati nei paesi di origine. I CPR sono attualmente 7 (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Torino, Roma e Trapani) per un totale di circa mille posti, con 540 presenze a maggio 2019. Tali strutture comunemente dette ‘per migranti’, si sono diffuse in Italia a partire dagli anni Novanta del secolo scorso4, come strumenti prevalenti di atterraggio sui territori delle politiche di gestione e controllo dei flussi migratori da parte del governo nazionale e sembrano, ormai, divenute le uniche opzioni immaginabili e quindi possibili a tal fine in un’epoca post-politica del controllo, icone in grado di incarnare i paradigmi della sorveglianza e del potere e rappresentare quella logica che Agamben definisce come «paradigma biopolitico della società presente» (Agamben, 1998). Questi luoghi, per mezzo dei quali si compie in modo estremo ed esemplare un processo
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Identité migrante
internationale ou les mineurs étrangers non accompagnés, y compris le SIPROIMI (système de protection des titulaires d’une protection internationale et des mineurs étrangers non accompagnés)1 et les CAS, Centres d’Accueil Extraordinaire, hybride entre premier et deuxième accueil. Le premier accueil Le premier accueil a lieu dans des centres collectifs (Hotspot) où les migrants juste arrivés en Italie sont identifiés et peuvent engager, ou non, la procédure de demande d’asile. Ici, ils reçoivent les premiers soins médicaux, sont soumis à un screening médical, sont identifiés et photosignalés et peuvent demander une protection internationale. Après une première évaluation, les migrants qui demandent l’asile sont transférés (théoriquement dans les 48 heures) dans les centres de premier accueil régionaux, où ils retiennent le temps nécessaire pour trouver une solution dans le deuxième accueil. Les Hotspots présents sur le territoire italien sont 42: : Lampedusa (100 places), pozzallo (300 places), Messina (250 places) et Taranto (400 places). Les Centres de premier accueil régionaux sont 123 (contre le 15 du 2018) et sont répartis dans 7 régions : Sicile, Pouilles, Vénétie, Frioul-Vénétie Julienne, Calabre, Émilie-Romagne. Ceux qui, au contraire, ne sont pas considérés aptes à entreprendre un parcours de demande d’asile politique et qui reçoivent ensuite des procédures d’expulsion, sont conduits dans les CPR (Centres de séjour et rapatriement) à partir de laquelle ils doivent être renvoyés dans les pays d’origine dans un délai de 180 jours. Les CPR sont actuellement 7 (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Turin, Rome et Trapani) pour un total d’environ mille places, avec 540 présences en mai 2019. Ces structures communément appelées ‘pour migrants’ se sont répandues en Italie depuis les années 90 du siècle dernier4, comme outils prédominants d’atterrissage sur les territoires des politiques de gestion et de contrôle des flux migratoires par le gouvernement national et ils sont, désormais, devenus les seules options imaginables et donc possibles à cette fin, dans une ère post-politique de contrôle, icônes capables d’incarner les paradigmes de la surveillance et du pouvoir et de représenter la logique qui Agamben définit comme «paradigme biopo-
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Sancito col Decreto Legge, 04/10/2018 n° 113, cosiddetto ‘Decreto Sicurezza’, ha sostituito lo SPRAR, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Il 2018 è stato caratterizzato dal processo di emanazione del Decreto Legge n. 113 del 4 ottobre 2018, convertito in Legge n. 132 del 1° dicembre 2018 (18G00161, GU n.281 del 3-122018) e recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza pubblica. La nuova disposizione normativa ha previsto modifiche di rilievo soprattutto rispetto agli status e all’accoglienza. Sancisce anche la sostituzione del sistema SPRAR con il sistema SIPROMI. Rilevazione maggio 2019. Al momento della rilevazione l’Hotspot di Trapani era stato da poco convertito in Centro Di Permanenza e Rimpatrio. Ad oggi (gennaio 2020) l’Hotspot di Lampedusa risulta momentaneamente chiuso. Rilevazione maggio 2019 L’evento-simbolo che in Italia segna la svolta verso ‘una modalità nuova nel patrimonio tecnico di spersonalizzazione degli esseri umani’ si colloca nel 1991, quando migliaia di profughi albanesi vennero internati per circa una settimana nello stadio di Bari e trattati come belve feroci in gabbia, prima di essere rimpatriati in massa.
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Il, sanctionné par le Décret-Loi, 04/10/2018 n° 113, soi-disant ‘Décret de Sécurité, a remplacé le SPRAR, Système de Protection des demandeurs d’asile et de réfugiés. Le 2018 a été caractérisé par le processus d’émanation du Décret-Loi n. 113 du 4 octobre 2018, converti en Loi n. 132 du 1° décembre 2018 (18G00161, JO n. 281 du 3.12-2018) et contenant des dispositions urgentes en matière de protection internationale, immigration et sécurité publique. La nouvelle disposition réglementaire a prévu des modifications importantes, notamment en ce qui concerne le statut et l’accueil. Prévoit également le remplacement du système SPRAR par le système SIPROMI. Détection mai 2019. Au moment de la détection, le point d’accès de Trapani avait été récemment converti en centre de séjour et de rapatriement. À ce jour (janvier 2020), le hotspot de Lampedusa est temporairement fermé. Relevé de mai 2019. L’événement-symbole qui marque en Italie le tournant vers ‘une nouvelle modalité dans le patrimoine technique de dépersonnalisation des êtres humains, se situe en 1991. ; quand des milliers de réfugiés albanais furent internés pendant environ une semaine au stade de Bari et traités comme des bêtes féroces en cage, avant d’être rapatriés en masse.
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
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di allontanamento reale e simbolico dal territorio italiano, dalla società, dalla civitas di persone reputate ed etichettate come indesiderabili. Essi rappresentano la materializzazione di uno stato di eccezione divenuto permanente. In questi ‘contro-spazi’ la vita, ridotta alle sue funzioni essenziali, incontra il potere, nella sua primordiale essenza di facoltà piena, assoluta, di disposizione sui corpi. «Di esercizio di una prerogativa proprietaria sull’esistenza dell’altro (…). Ed è qualcosa di più del tradizionale sorvegliare e punire foucaultiano (…). In questi ‘luoghi di un abitare sospeso’ il meccanismo combinato della segregazione e dell’espulsione, della collocazione e ricollocazione dei corpi nello spazio senza alcun riconoscimento della soggettività che li abita, sembra prescindere dall’azione compiu-
Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
litique de la société actuelle» (Agamben, 1998). Ces lieux, par lesquels s’accomplit de façon extrême et exemplaire un processus d’éloignement, réel et symbolique, de la société du territoire italien, de la civitas de personnes considérées et étiquetées comme indésirables. Ils représentent la matérialisation d’un état d’exception devenu permanent. Dans ces ‘contre-espaces, la vie, réduite à ses fonctions essentielles, rencontre le pouvoir, dans son essence primordiale de faculté pleine, absolue, de disposition sur les corps. «D’exercice d’une prérogative de propriétaire sur l’existence de l’autre (…) Et c’est quelque chose de plus que la surveillance traditionnelle et la punition foucaultienne (…) Dans ces ‘lieux d’une habitation suspendue’, le mécanisme combiné de la ségrégation et de l’expul-
Udine Milano
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HOT SPOT
Gorizia
HUB regionali
Treviso
CPR
Gardisca d’Isonzo
Cona
Bagnola di Sopra
Torino
Fonte: Ministero dell’Interno. Il sito del Ministero non si aggiorna dal 2015, risulta difficile reperire fonti e dati aggiornati attuali.
Bologna
Source: Ministère de l’Intérieur et de l’Intérieur. Le site du ministère n’a pas été mis à jour depuis 2015, il est difficile de trouver des sources et des données actualisées.
Castelnuovo di Porto Foggia
Roma
Bari Brindisi
Palazzo San Gervasio
Taranto Macomer
Restico
Crotone Messina Trapani Caltanissetta Catania Agrigento Pozzallo Lampedusa
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Fonte: Medici senza frontiere, Rapporto Fuoricampo 2018 Source: Médecins sans frontières, Rapport Fuoricampo 2018
Identità migrante
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ta, dall’esistenza di un ‘atto’ o di un ‘comportamento’ per riferirsi più direttamente alla ‘natura dell’oggetto dei provvedimenti disciplinari. Qui, in sostanza, si è soggetti a trattamenti coattivi e segreganti non tanto per quello che si fa, ma per quello che si è» (Revelli, 2005, 54). Il sistema della seconda accoglienza La fase di seconda accoglienza dei migranti sul territorio italiano è gestita tramite il SIPROMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati), dove vengono accolti coloro che intendono fare richiesta del riconoscimento della protezione internazionale e anche, per un determinato periodo di tempo, coloro ai quali lo status di rifugiato è stato riconosciuto, ma che non dispongono di mezzi sufficienti di sostentamento. Il SIPROIMI accoglie anche minori stranieri non accompagnati5. Esso ha sostituito il sistema SPRAR, di cui ha
Identité migrante
sion, de l’emplacement et de la relocalisation des corps dans l’espace sans aucune reconnaissance de la subjectivité qui les habite, semble faire abstraction de l’action accomplie, de l’existence d’un ‘acte’ ou d’un ‘comportement’ pour se référer plus directement à la ‘nature’ de l’objet des mesures disciplinaires. Ici, en substance, on est sujet à des traitements coactifs et ségrégatifs pas tant pour ce qu’on fait, mais pour ce qu’on est» (Revelli, 2005, 54). Le système du deuxième accueil La phase de deuxième accueil des migrants sur le territoire italien est gérée par le SIPROMI (système de protection pour les titulaires de protection internationale et pour les mineurs étrangers non accompagnés) où sont accueillis ceux qui souhaitent demander la reconnaissance de la protection internationale et, pendant un certain temps, ceux à qui le statut de réfugié a été accordé, mais qui ne disposent pas de moyens
Bolzano
• all’aperto
Pordenone
< 100 presenze
Udine
100 – 300 presenze
• all’aperto
Como
• all’aperto • edifici
• all’aperto
300 – 1.000 presenze
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Segni per una nuova geografia dell’accoglienza
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Signes pour une nouvelle géographie de l’accueil
sostanzialmente ereditato il funzionamento. Lo SPRAR è stato istituito con la legge 189 del 2002, intercettando una rete di accoglienza bottom-up già presente dal 1999 e decentrata sul territorio nazionale che coinvolge comuni e organizzazioni del terzo settore nella sperimentazione di esperienze di accoglienza. Il sistema è coordinato dal Ministero dell’Interno in collaborazione con ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Gli enti locali che scelgono di aderire al SIPROIMI possono fare domanda per accedere ai fondi ministeriali in qualsiasi momento, rispondendo ad un avviso pubblico sempre aperto. Una volta che la domanda viene approvata dal Ministero, l’ente locale riceve un finanziamento triennale per l’attivazione di un progetto SIPROIMI sul proprio territorio. A quel punto l’ente pubblica a sua volta una gara d’appalto per assegnare le risorse ottenute ad un ente gestore, che deve essere un ente non profit. I progetti devono implementare il principio base del sistema SIPROIMI: l’accoglienza integrata, che implica la costituzione di una rete locale (con enti del terzo settore, volontariato, ma anche altri attori) per curare un’integrazione a 360 gradi nella comunità locale, da realizzarsi attraverso attività di inclusione sociale, scolastica, lavorativa, culturale. Gli enti devono individuare gli alloggi in cui inserire i beneficiari, che possono essere appartamenti o centri collettivi di piccole (15 persone circa), medie (fino a 30 persone) o grandi (più di 30 persone) dimensioni. Di fatto vengono utilizzati soprattutto gli appartamenti, che rappresentano il 90% delle strutture disponibili. Negli alloggi i rifugiati e titolari di protezione sussidiaria possono restare per sei mesi, prorogabili di altri sei mesi, durante i quali sono accompagnati a trovare una sistemazione autonoma. Oltre agli alloggi, gli enti gestori sono chiamati a fornire una serie di beni e servizi: pulizia e igiene ambientale (che sono comunque anche svolti dagli ospiti in autogestione); vitto (colazione e due pasti principali, meglio se gestiti in autonomia dagli ospiti); attrezzature per la cucina; abbigliamento, biancheria e prodotti per l’igiene personale di base; una scheda telefonica e/o ricarica; l’abbonamento al trasporto pubblico urbano o extraurbano sulla base delle caratteristiche del territorio. Ci sono poi una serie di altri servizi per l’inserimento sociale che fanno la differenza per l’obiettivo di una reale accoglienza e integrazione: iscrizione alla residenza anagrafica del comune; ottenimento del codice fiscale; iscrizione al servizio sanitario nazionale; inserimento a scuola di tutti i minori; supporto legale; realizzazione di corsi di lingua italiana, o iscrizione e accom-
de subsistance suffisants. Le SIPROIMI accueille également des mineurs étrangers non accompagnés5. Il a remplacé le système SPRAR, dont il a essentiellement hérité le fonctionnement. Le SPRAR a été créé par la loi 189 de 2002, en interceptant un réseau d’accueil bottom-up déjà présent depuis 1999 et décentralisé sur le territoire national, qui implique des communes et des organisations du troisième secteur dans l’expérimentation des expériences d’accueil. Le système est coordonné par le Ministère de l’Intérieur en collaboration avec ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Les collectivités locales qui choisissent de rejoindre le SIPROIMI peuvent à tout moment demander à accéder aux fonds ministériels en répondant à un avis public toujours ouvert. Une fois la demande approuvée par le ministère, l’autorité locale reçoit un financement de trois ans pour la mise en œuvre d’un projet SIPROIMI sur son territoire. L’organisme publie alors un appel d’offres pour attribuer les ressources obtenues à un organisme gestionnaire, qui doit être un organisme à but non lucratif. Les projets doivent mettre en œuvre le principe de base du système SIPROIMI : l’accueil intégré, qui implique la mise en place d’un réseau local (avec des entités du troisième secteur, volontaires, mais aussi d’autres acteurs) pour soigner une intégration à 360 degrés dans la communauté locale, par des activités d’inclusion sociale, scolaire, professionnelle et culturelle. Les organismes doivent identifier les logements dans lesquels placer les bénéficiaires, qui peuvent être des appartements ou des centres collectifs de petites (15 personnes environ), moyennes (jusqu’à 30 personnes) ou grandes (plus de 30 personnes) dimensions. En fait, ce sont surtout les appartements qui sont utilisés, ce qui représente 90% des logements disponibles. Dans le logement, les réfugiés et les titulaires d’une protection subsidiaire peuvent séjourner pendant six mois, prorogeables pour six mois supplémentaires, pendant lesquels ils sont accompagnés d’un hébergement autonome. En plus de l’hébergement, les gestionnaires sont appelés à fournir une série de biens et services: nettoyage et hygiène environnementale (qui sont toutefois également effectués par les clients en autogestion); nourriture (petit déjeuner et deux repas principaux, mieux si géré en autonomie par les clients); équipements de cuisine; vêtements, linges et produits d’hygiène personnelle de base; une carte de téléphone et/ou de recharge; l’abonnement aux transports publics urbains ou extra-urbains sur la base des caractéristiques du territoire. Il y a aussi une série d’autres services d’insertion so-
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I minori stranieri non accompagnati (MSNA) sono i minori che non hanno cittadinanza dello Stato in cui fanno ingresso e che sono privi dell’assistenza dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili. Si veda ad esempio: Medici Senza Frontiere (2018). Fuori campo. Insediamenti informali. Marginalità sociale, ostacoli all’accesso alle cure e ai beni essenziali per migranti e rifugiati. Secondo rapporto. Disponibile al sito: https://fuoricampo. medicisenzafrontiere.it/Fuoricampo2018.pdf.
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Les mineurs étrangers non accompagnés (MSNA) sont les mineurs qui n’ont pas la nationalité de l’État dans lequel ils entrent et qui sont privés de l’assistance des parents ou d’autres adultes pour eux légalement responsables. Voir par exemple : Médecins sans frontières (2018). Hors du champ. implantations informelles. Marginalité sociale, obstacles à l’accès aux soins et aux biens essentiels pour migrants et réfugiés. Deuxième rapport. Disponible sur le site : https : / /hors-champ. medicisafrontiere.it/Fuoricampo2018.pdf.
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Identità migrante
pagnamento a corsi del territorio; orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo; orientamento e accompagnamento all’inserimento abitativo; attività socio-culturali e sportive. Tuttavia pochi comuni hanno negli anni aderito allo SPRAR/SIPROIMI, e questo ha reso il sistema insufficiente a rispondere al bisogno di accoglienza delle centinaia di migliaia di richiedenti asilo in arrivo in Italia. Per questo sono stati introdotti dal governo nazionale i CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), concepiti come strutture temporanee da aprire nel caso in cui si verifichino «arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti» (Decreto Legislativo 142/2015, art. 11) che non sia possibile accogliere tramite il sistema ordinario. Si tratta infatti non necessariamente di centri (si possono usare anche appartamenti, come nel SIPROIMI) e l’accoglienza è tutt’altro che straordinaria: si tratta infatti della modalità ordinaria in cui vengono inseriti i migranti (il 75% delle presenze). A differenza dei progetti SIPROIMI, gestiti da enti non profit su affidamento dei comuni, i CAS possono essere gestiti sia da enti profit che non profit su affidamento diretto delle prefetture. Ogni prefettura territoriale pubblica quindi delle gare d’appalto periodiche per l’assegnazione della gestione dei posti in modalità CAS.
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Identité migrante
ciale qui font la différence pour l’objectif d’un véritable accueil et intégration: inscription à la résidence de la municipalité; obtention du code fiscal; inscription au service national de santé; insertion à l’école de tous les mineurs; soutien légal; réalisation de cours de langue italienne, inscription et accompagnement à des cours du territoire; orientation et accompagnement à l’insertion professionnelle; orientation et accompagnement à l’insertion dans le logement; activités socioculturelles et sportives. Cependant, peu de municipalités ont adhéré au SPRAR/SIPROIMI au fil des ans, ce qui a rendu le système insuffisant pour répondre aux besoins d’accueil des centaines de milliers de demandeurs d’asile arrivant en Italie. C’est pour ça que le gouvernement national a introduit les CAS (Centres d’Accueil Extraordinaire), conçus comme des structures temporaires à ouvrir en cas d’«arrivées importantes et rapprochées de demandeurs» (décret législatif 142/2015, art. 11) qu’il n’est pas possible d’accueillir par le système ordinaire. En effet, il ne s’agit pas nécessairement de centres (on peut aussi utiliser des appartements, comme dans le SIPROIMI) et l’accueil est tout autre chose qu’extraordinaire : il s’agit en effet de la modalité ordinaire dans laquelle les migrants sont insérés (75% des présences). Contrairement aux projets SIPROIMI, Migranti e informalità abitativa Complessivamente il sistema italiano di acco- gérés par des entités à but non lucratif sur la base des communes, les CAS peuvent être gérés glienza dei migranti è, come abbiamo già detto, un complesso meccanismo in continua transizio- par des organismes à but non lucratif et à but ne. La linearità del percorso che lo stesso propo- lucratif sous la responsabilité directe des préfectures. Chaque préfecture territoriale publie enne, guidata spesso dall’emergenza e dalla complessità gestionale, molto spesso viene disattesa suite des appels d’offres périodiques pour l’attribution de la gestion des postes en mode CAS. nelle forme e nelle procedure. In questo modo molti migranti si ritrovano ad uscire dal sistema prima ancora di aver avuto accesso al sistema di Migrants et habitation ‘informelle’ protezione internazionale, finendo in una situaDans l’ensemble, le système italien d’accueil zione di clandestinità. Altri, invece, in uscita dal des migrants est, comme nous l’avons déjà dit, percorso di seconda accoglienza, poiché fuori dai un mécanisme complexe en transition continue. limiti temporali previsti, non hanno ancora una La linéarité du parcours qu’il propose, soubase economica che permette loro un accesso ai vent guidée par l’émergence et la complexité canali formali dell’abitare. de la gestion, est très souvent négligée dans les In questi casi i percorsi abitativi di chi esce formes et les procédures. De ce fait, de nomdal sistema di accoglienza risultano estremamen- breux migrants se retrouvent à sortir du syste complessi e spesso sono aggravati dall’assentème avant même d’avoir eu accès au système za di reti di comunità solide sul territorio e dallo de protection internationale et se retrouvent stigma criminalizzante che li accompagna nel di- dans une situation de clandestinité. D’autres, au scorso pubblico. Non esistono ancora numerosi contraire, en sortie du parcours du second acstudi sul disagio abitativo di richiedenti e titolari cueil, puisqu’en dehors des limites temporelles di protezione internazionale tuttavia può essere prévues, ils n’ont pas encore une base éconoutile fare riferimento ad alcuni lavori sulla cresci- mique leur permettant un accès aux canaux forta numerica di situazioni abitative informali6. Olmels de l’habitation. Dans ces cas, les parcours tre ai ghetti del sud Italia, vicini alle aree del lavo- d’habitation des personnes qui sortent du système d’accueil sont extrêmement complexes et ro stagionale, e a baraccopoli limitrofe ad alcuni Centri di accoglienza e Rimpatrio sono proliferate souvent ils sont aggravés par l’absence de réseaux de communautés solides sur le territoire situazioni informali e di occupazione sul tutto il et par la stigmatisation criminalisante qui les acterritorio italiano. Chi ci vive è uscito dal sistema di accoglienza istituzionale, privo di percorsi di in- compagne dans leur discours public. Il n’existe pas encore de nombreuses études sur les difclusione, o degli strumenti (non solo economici) ficultés des demandeurs et des titulaires d’une per orientarsi nel mercato della casa, ne è stato 6
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escluso a causa della discrezionalità nella revoca dell’accoglienza, o non vi ha proprio fatto accesso (Medici Senza Frontiere, 2018). Queste situazioni informali diventano spesso bersaglio della retorica del decoro urbano e di interventi securitari e discorsi criminalizzanti, quando non di veri e propri sgomberi forzati. Ulteriori confini interni – al tessuto urbano – si concretizzano inoltre nell’impossibilità di iscrizione anagrafica per chi vive in occupazione e nelle pratiche discriminatorie delle amministrazioni locali Queste prassi si configurano come ulteriore strumento di gerarchizzazione della popolazione straniera e dispositivo di controllo delle migrazioni, dividendo i cittadini migranti in buoni e cattivi (senzatetto, occupanti, persone che vivono in situazioni giudicate indecorose, ecc.), ed estendono il perimetro della marginalità limitando di fatto l’accesso a molti diritti sociali – come ad esempio l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale o l’accesso all’edilizia pubblica – per i quali la residenza è un prerequisito.
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protection internationale à trouver de logement, mais il peut être utile de se référer à certains travaux sur la croissance numérique des situations de logement informelles. En plus des ghettos du sud de l’Italie, à proximité des zones de travail saisonnier, et de bidonvilles limitrophes de certains Centres d’accueil et de rapatriement, des situations informelles et d’occupation se multiplient sur tout le territoire italien. Ceux qui y vivent sont sortis du système d’accueil institutionnel, sans parcours d’inclusion, ou des instruments (pas seulement économiques) pour s’orienter dans le marché du logement, en ont été exclus en raison de la discrétion dans la révocation de l’accueil, ou ne pas y avoir accès (Medici Senza Frontiere, 2018). Ces situations informelles deviennent souvent la cible de la rhétorique du décorum urbain et des interventions sécuritaires et des discours criminalistes, sinon de véritables expulsions forcées. Des frontières intérieures supplémentaires – au tissu urbain – se traduisent en outre par l’impossibilité d’inscription anagraphique pour les personnes vivant en emploi et par les pratiques discriminatoires des administrations locales. Ces pratiques se présentent comme un instrument supplémentaire de hiérarchisation de la population étrangère et comme un dispositif de contrôle des migrations, divisant les migrants en bons et mauvais (sans abri, occupants, personnes vivant dans des situations jugées indélicates, etc.), et étendent le périmètre de la marginalité en limitant de fait l’accès à de nombreux droits sociaux – tels que l’inscription au Service Sanitaire National ou l’accès à la construction publique – pour lesquels la résidence est une condition préalable.
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— Costellazioni. Cento persone, cento viaggi, cento mappe — Constellations. Cent personnes, cent voyages, cent cartes.
«Il secondo modo per regolare l’informazione consiste nella scelta di una prospettiva o un punto di vista. Si dirà che il racconto è focalizzato o non focalizzato, a seconda che esista o meno una restrizione del campo visuale-informativo, e cioè che il racconto si modelli sul punto di vista di uno o più personaggi (ed ecco la focalizzazione) oppure che promani direttamente dal narratore, senza limitazioni dell’ambito percettivo» (Marchese 1990). La prova di un metodo Il lavoro raccolto in questa parte del Dossier da conto del lavoro di ricerca qualitativa svolto. Esso si è tradotto in una serie di incontri esplorativi che hanno visto come protagonisti dell’indagine gli stessi migranti, che i ricercatori sono andati ad incontrare in alcuni centri di accoglienza. Sono stati in questo modo incontrate circa 100 persone portatrici di una storia di migrazione attraverso il Mediterraneo, allo scopo di esplorare, attraverso il lavoro grafico di auto-costruzione di una mappa del loro viaggio, la memoria che gli stessi hanno del percorso intrapreso e il rapporto che instaurano con i segni che utilizzano nella sua descrizione narrativa. Sono state realizzate così realizzate dai migranti circa 90 mappe che descrivono le rotte da loro intrapese nel viaggio dal loro luogo di origine alla loro dimora attuale che, insieme a loro, abbiamo deciso di chiamare costellazioni, si da evocare la pluralità dei mondi che le stesse sottintendono.
«La deuxième façon de réguler l’information consiste à choisir une perspective ou un point de vue. On dira que le récit est focalisé ou non, selon qu’il existe ou non une restriction du champ visuel-informatif, c’est-à-dire que le récit se modélise sur le point de vue d’un ou plusieurs personnages (et voici la focalisation) ou qu’il émane directement du narrateur, sans limitation du domaine perceptif» (Marchese
1990).
Le test d’une méthode Le travail recueilli dans cette partie du Dossier à partir des travaux de recherche qualitative effectués. Il s’est traduit par une série de rencontres exploratoires qui ont vu comme protagonistes de l’enquête les migrants eux-mêmes, que les chercheurs sont allés rencontrer dans des centres d’accueil. Ont été ainsi rencontrées environ 100 personnes porteuses d’une histoire de migration à travers la Méditerranée, dans le but d’explorer, à travers le travail graphique de l’auto-construction d’une carte de leur voyage, la mémoire que les mêmes ont du parcours entrepris et la relation qu’ils instaurent avec les signes qu’ils utilisent dans sa description narrative. Ont été ainsi réalisées 90 cartes décrivant les itinéraires qu’ils traversent depuis leur lieu d’origine jusqu’à leur résidence actuelle, que nous avons décidé d’appeler constellations, il faut évoquer la pluralité des mondes qu’elles sous-tendent.
Il linguaggio che accompagna la parte del Costellazioni riporta alcune mappe disegnate dai migranti e finalizzate a rilevare il tragitto compiuto nel viaggio dal loro luogo di origine fino all’Italia. Le langage qui accompagne la partie des Constellations utilise certaines cartes dessinées par les migrants et destinées à détecter le parcours accompli dans le voyage de leur lieu d’origine à l’Italie.
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IdentitĂ migrante
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IdentitĂŠ migrante
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Mappe
«Ancora si crede che la mappa sia la copia della Terra senza accorgersi che è vero il contrario: è la Terra che fin dall’inizio ha assunto, per la nostra cultura, la forma di una mappa, e perciò spazio e tempo hanno guidato il nostro rapporto con essa»
(Farinelli 2003). L’assunto concettuale alla base del lavoro sulle Costellazioni è quello espresso da Franco Farinelli, geografo italiano, nel suo saggio La crisi della ragione cartografica. Qui l’autore va alla radice delle difficoltà della scienza moderna di comprendere il mondo contemporaneo, rintracciandola innanzitutto nei limiti di metodo e di linguaggio (Boria 2011). Secondo l’autore la nostra capacità di cogliere la realtà è funzione degli strumenti intellettuali che abbiamo a disposizione. Tra questi spicca la carta geografica, dispositivo diabolico, in quanto impone la subordinazione dell’atto interpretativo alle proprie logiche, che sono quelle della metrica euclidea della carta topografica. La carta, secondo l’autore, non deve però essere considerata un apparato intellettuale come gli altri. Egli ritiene infatti che l’intera appropriazione intellettuale del mondo nella cultura occidentale sia avvenuta proprio attraverso quel dispositivo archetipico che è la tavola. E siccome la semiotica ci insegna che una cosa per esistere non è sufficiente che esista in sé ma richiede che un certo universo di persone concordi sul fatto che esiste e la descriva allo stesso modo, allora possiamo dire che proprio il codice della carta, cioè la tavola, ha reso il mondo controllabile cognitivamente. In sintesi la tesi esposta è la seguente: non è la carta che si adegua al territorio, ma il territorio che – con la complice partecipazione degli umani – si adegua alla carta. È il dominio del codice della tavola.
«Una geografia critica e libera deve tendere a moltiplicare le metafore e le categorie concettuali, non cercare di vedere il mondo da un unico punto di vista. Deve girargli intorno sapendo che non lo rappresenta mai tutto e mai definitivamente. La rappresentazione non deve escludere la scoperta. Tante rappresentazioni diverse possono essere tutte scientificamente fondate purché collegabili con i domini di diverse teorie, tutte in qualche modo falsificabili, mentre non lo è affatto, l’abbiamo visto, la rappresentazione normale, che pretende di essere l’unica vera, o meglio, vera perché unica. Ma mentre la rappresentazione unica ed assoluta è strumento di dominazione, un mondo descritto come una molteplicità possibile di linguaggi, ordini e forme non reciprocamente esclusivi non può essere dominato; può solo essere ascoltato, raccontato, per certi versi ammirato, per altri compatito» (De Matteis 1994). Risulta quindi indispensabile generare racconti altri.
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Cartes
«On croit encore que la carte est la copie de la Terre sans s’apercevoir que c’est le contraire: c’est la Terre qui, dès le début, a pris, pour notre culture, la forme d’une carte, et donc espace et temps ont guidé notre relation avec elle» (Farinelli 2003).
L’hypothèse conceptuelle qui sous-tend le travail sur les constellations est celle exprimée par Franco Farinelli, géographe italien, dans son essai La crise de la raison cartographique. Ici, l’auteur va à la racine des difficultés de la science moderne pour comprendre le monde contemporain, en la traçant avant tout dans les limites de la méthode et du langage (Boria 2011). Selon l’auteur, notre capacité à saisir la réalité est fonction des instruments intellectuels dont nous disposons. Parmi ceux-ci se détache la carte géographique, dispositif diabolique, car elle impose la subordination de l’acte interprétatif à ses logiques, qui sont celles de la métrique euclidienne de la carte topographique. La carte, selon l’auteur, ne doit pas être considéré comme un appareil intellectuel comme les autres. Il estime en effet que toute l’appropriation intellectuelle du monde dans la culture occidentale s’est faite à travers ce dispositif archétypal qu’est la carte. Et parce que la sémiotique nous enseigne qu’une chose pour exister n’est pas assez qu’elle existe en elle-même mais exige qu’un certain univers de personnes s’accordent sur le fait qu’elle existe et la décrivent de la même manière, alors nous pouvons dire que c’est le code du papier, c’est-à-dire la table, a rendu le monde contrôlable cognitivement. En résumé, la thèse présentée est la suivante : ce n’est pas la carte qui s’adapte au territoire, mais le territoire qui – avec la participation complice des humains – elle s’adapte à la carte. C’est le code de la carte.
«Une géographie critique et libre doit tendre à multiplier les métaphores et les catégories conceptuelles, pas chercher à voir le monde d’un seul point de vue. Il doit tourner autour de lui en sachant qu’il ne représente jamais tout et jamais définitivement. La représentation ne doit pas exclure la découverte. Tant de représentations différentes peuvent être toutes scientifiquement fondées pourvu qu’elles puissent être reliées aux domaines de différentes théories, toutes en quelque sorte falsifiables, alors que ce n’est pas du tout, nous avons vu, la représentation normale, qui prétend être l’unique vraie, ou plutôt, parce qu’elle est unique. Mais alors que la représentation unique et absolue est un instrument de domination, un monde décrit comme une multiplicité possible de langages, d’ordres et de formes non réciproquement exclusifs ne peut être dominé ; il peut seulement être entendu, raconté, sous certains aspects admiré, pour d’autres compatissements» (De Matteis 1994). Il est donc indispensable de générer des nouvelles narrationes.
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Quali segni?
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Identité migrante
Quels sont les signes?
«A ben considerare, tutta la cartografia non serve ad altro che a questo, a trasformare l’invisibile nel visibile» (Farinelli 2003)
«En fin de compte, toute la cartographie ne sert qu’à cela, à transformer l’invisible en visible» (Farinelli 2003).
Qual è la rappresentazione dei migranti rispetto ai territori che si sono trovati ad attraversare? In quali forme e segni avviene il riconoscimento dello spazio del loro errare? Quanto la sperimentazione grafica del vissuto può contribuire a ricomporre un sentimento di appartenenza basato sulla diversità? Cogliere l’esperienza dell’orientamento allo stato germinale è anche il modo per mettere in apnea il sapere esperto, al quale si chiede di sospender il giudizio; il migrante disegna il suo viaggio e nel disegnarlo inizia a vederlo e a riconoscerlo. Contemporaneamente se ne allontana. Lo sguardo estraniante fa emergere il piano non ancora pensato di un viaggio che progressivamente si dispiega generando, nel migrante stesso consapevolezza del proprio vissuto e nel ricercatore conoscenza di una realtà inesplorata (Pezzoni 2013). Punti, linee, superfici, landmarks, nodes, paths, edges, si confermano modi di rappresentazione del viaggio, persistenti a prescindere dal grado di confidenza stabilito coi luoghi. Ciò che cambia è la lista degli oggetti-spazi che si fissano nella mente, il significato da questi assunto per l’interazione con il soggetto percepiente, la memoria fotografica (di carattere topografico o narrativo), i segni utilizzati come marchi di riconoscimento dei diversi spessori di significato (parole, disegni, simboli). La ricerca continua.
Quelle est la représentation des migrants par rapport aux territoires qu’ils ont traversés? Sous quelles formes et signes la reconnaissance de l’espace de leur errement a-t-elle lieu? Combien l’expérimentation graphique du vécu peut-elle contribuer à recomposer un sentiment d’appartenance basé sur la diversité? Saisir l’expérience de l’orientation à l’état germinal est aussi la façon de mettre en apnée le savoir expert, auquel on demande de suspendre le jugement; le migrant dessine son voyage et en le dessine il commence à le voir et à le reconnaître. En même temps, il s’en éloigne. Le regard décalé fait émerger le plan non encore envisagé d’un voyage qui se déploie progressivement en générant, dans le migrant lui-même conscience de son vécu et dans le chercheur connaissance d’une réalité inexplorée (Pezzoni 2013). Points, lignes, surfaces, landmarks, nodes, paths, edges, se confirment modes de représentation du voyage, persistants quel que soit le degré de confiance établi avec les lieux. Ce qui change, c’est la liste des objets-espaces qui se fixent dans le mental, le sens qu’ils ont pris pour l’interaction avec le sujet perceptible, la mémoire photographique (topographique ou narrative), les signes utilisés comme marques de reconnaissance des différentes épaisseurs de signification (mots, dessins, symboles). Les recherches se poursuivent.
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— Segni. Corpi, fughe, approdi, costellazioni — Signes. Corps, fuites, débarquementes, constellations. Per arrivare a conclusioni realistiche, dobbiamo iniziare a riformulare il problema iniziale. Vedere questo ‘problema’ come un’opportunità da affrontare, una mappa di interazioni inclusive e di segni multilinguistici, che può mettere in gioco forze che partono dal basso, per costruire una identità migrante del futuro. Tale necessità sulla quale il progetto si chiude, e la ricerca si apre, è stata sintetizzata mediante un dialogo tra parole, segni e fotografia. Le fotografie, realizzate da Maurizio Buscarino, sono state prese in prestito tra quelle di repertorio della Compagnia della Fortezza di Volterra (Pisa, Italia), compagnia teatrale di fama internazionale, che ha sede nella struttura del carcere di Volterra e che ha come interpreti i detenuti attori (tra cui molte persone migranti). In particolar modo le foto selezionate appartengono allo spettacolo Eneide, che rimanda al tema del viaggio inteso come necessità di fuggire da un passato distrutto e degenerato diretti verso l’ignoto. I lavori della Compagnia, con la quale il DIDA collabora ormai da qualche tempo, si caratterizzano, inoltre, per il particolare valore da essi attribuito alla relazione tra corpi ed architetture detentive. Essi ben si prestano quindi a rappresentare una sintesi degli elementi che hanno caratterizzato questo Dossier. Per tutti questi motivi chiudiamo con questa suggestione sperando che la stessa sia solo un’ apertura verso una ricerca che sappia riconciliare corpi, spazi e segni nella creazione di città e territori più democratici.
Pour arriver à des conclusions réalistes, nous devons commencer à reformuler le problème initial. Voir ce problème ‘comme une opportunité à affronter’: une carte d’interactions inclusives et de signes multilingues, qui peut mettre en jeu des forces partant de la base, pour construire une identité migrante de l’avenir. Cette nécessité sur laquelle le projet se ferme, et la recherche s’ouvre, a été synthétisée par un dialogue entre mots, signes et photographie. Les photographies, réalisées par Maurizio Buscarino, ont été empruntées parmi celles de répertoire de la Compagnia della Fortezza de Volterra (Pise, Italie), compagnie théâtrale de renommée internationale, qui a siège dans la structure de la prison de Volterra et qui a comme interprètes les détenus acteurs (y compris de nombreuses personnes migrantes). En particulier, les photos sélectionnées appartiennent au spectacle énéide, qui renvoie au thème du voyage prévu comme nécessité de fuir d’un passé détruit et dégénéré dirigés vers l’inconnu. Les travaux de la Compagnie, avec laquelle DIDA collabore depuis un certain temps, se caractérisent en outre par la valeur particulière qu’ils attachent à la relation entre corps et architectures de détention. Ils se prêtent donc bien à représenter une synthèse des éléments qui ont caractérisé ce Dossier. Pour toutes ces raisons, nous fermons avec cette suggestion en espérant que la même ne soit qu’une simple ouverture vers une recherche capable de réconcilier corps, espaces et signes dans la création de villes et de territoires plus démocratiques.
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Identità migrante
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هرب
fuir
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fuggire
lasciare congé إجازة
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sospeso
sospendu ق
peur paura خوف
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confus perdre
mare mer بحر
perdere دقف
diso
لخلط
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travail
mur muri الجدران
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العمل
lavoro
لبقتسم futur
futuro
orientato
اللجوء السياسي asile politique
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Identità migrante
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Fr
Identité migrante
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