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la conservazione di un’immagine. le facciate

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restituire

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Giulia Francesconi Marco Corridori

Premessa

L’iniziativa pubblica è stata in grado di mettere in moto un rinnovato interesse per il recupero di alcuni degli immobili più importanti fino ad ora rimasti inalterati dai processi di modernizzazione, ma anche di manutenzione programmata, provocando talvolta l’accumularsi di fenomenologie di degrado antropico dovute a piccoli lavori di risistemazione puntuale e molto spesso poco integrati con il patrimonio storico.

La ri-nascita delle dinamiche di rinnovamento e trasformazione degli spazi pubblici ha innescato così anche la volontà, da parte della proprietà privata, di riqualificare i propri immobili.

Conservare un’immagine

L’intero insediamento è contraddistinto da un’uniformità costruttiva da cui deriva il suo aspetto omogeneo. Tutti i paramenti murari sono costituiti da muratura in pietra mista a laterizio di modesta fattura che conferiscono al borgo una forte identità materica. Sulla maggior parte degli edifici si nota la presenza di degrado antropico come cavi elettrici e altri elementi incongrui che ne determinano l’aspetto decadente. Le superfici sono caratterizzate da uno strato di intonaco ormai in tutto o in parte distaccato che lascia trapelare il paramento in pietra o, talvolta, la presenza di arcate o mensole in travertino testimoni di un importante passato.

Nel capire quali interventi compiere e con quale gradiente di cambiamento, ci si è chiesti quanti e quali strumenti utilizzare in modo consapevole e con il fine di restituire una nuova immagine. L’analisi stratigrafica, in primis, ha permesso di osservare, registrare e interpretare i dati materiali in grado di evidenziare un importante segno di memoria.

Conservare i segni significa preservare le risorse gnoseologiche del costruito storico, questa consapevolezza è fondamentale per salvaguardare l’autenticità del manufatto nella storia e quindi la sua futura leggibilità, mirando alla sua comprensione senza però voler ristabilire quell’unità ormai andata perduta.

L’obiettivo principale è stato quello di conservare una percezione degli effetti del tempo sul manufatto senza però ottenere una versione ‘cosmetica’ del restauro, per questo motivo l’approccio metodologico è stato quello di conservare quelle parti di materia che portano i segni

Veduta di Torri. Si evidenzia lo stato di conservazione dei paramenti murari del divenire ma al tempo stesso sono considerati rilevanti nella definizione dell’immagine odierna. Si è quindi cercato di mantenere in parte visibili i segni stratificati attenuandone la confusa eterogeneità visiva tramite puliture e velature parzialmente coprenti. I segni che caratterizzano la fabbrica sono quindi impronte nel presente dell’opera ma sono anche linguaggi stratificati che raccontano il passato. Sono state effettuate mirate demolizioni di quei dati stratigrafici che non rendevano chiara la definizione dell’immagine progettuale oppure che riversavano in condizioni di degrado per cui era impossibile effettuare un intervento di consolidamento.

Immagine dello stato di conservazione degli edifici di Piazza Centrale

Il recupero degli spazi pubblici, promosso in origine dall’esigenza degli abitanti del posto, ha innescato un processo che ha portato alla nascita di un interesse generale nel recupero non solo dello spazio pubblico, ma anche di una porzione significativa di manufatti del paese, che nondimeno definiscono l’immagine consolidata della ‘pelle’1 dell’abitato di Torri.

Gli interventi

La Piazza Centrale costituisce lo spazio aperto più ampio all’interno del borgo fortificato, gli edifici che vi si attestano, oggetto di intervento di restauro, sono rivolti a Sud e presentano una visibile condizione di degrado dei paramenti murari, frutto di numerose superfetazioni e del naturale invecchiamento dei materiali utilizzati. Sono facilmente individuabili i lacerti di intonaco in progressivo e continuo distacco e che lasciano intravedere la consistenza della muratura portante. La caduta degli intonaci ha permesso di individuare alcuni importanti elementi architettonici, in particolare il più interessante è l’arco a sesto acuto formato da conci in travertino la cui apertura è stata tamponata in passato per far spazio ad una porta di dimensioni più ridotte. Numerose aperture tamponate presenti sulla facciata presentano uno stato di degrado dovuto all’impiego di materiali scadenti e incongrui. Il monumento ai caduti, alla sinistra dell’arco, presenta anch’esso alcuni segni di rimaneggiamento e degrado, tra cui il distacco del bugnato decorativo che insiste sui bordi dell’elemento in marmo. Su tutta la superficie della facciata si notano inoltre numerosi elementi metallici e plastici, segno di alterazioni recenti. La vegetazione infestante che è cresciuta ai piedi dell’edificio inoltre contribuisce a formare fratture nella muratura e impedisce un’accurata diagnostica delle condizioni della parte basamentale.

La piazza del Vescovado si trova in una posizione più defilata e costituisce senza dubbio il luogo più caratteristico del nucleo abitato, circondata da edifici di particolare pregio come la Chiesa di Santa Mustiola, il cui lato meridionale presenta evidenti caratteri gotici: l’elegante portale è coronato da un arco a sesto acuto e un architrave con una fitta decorazione e teste decorative. Sugli altri lati della piazza, quello rivolto a Est e quello rivolto a Nord, si attestano le facciate oggetto di intervento di restauro. La facciata rivolta ad Est ospita il portale d’ingresso del chiostro ed è caratterizzata da un paramento murario in pietra mista e intonacato. Sopra il portale si trovano due elementi decorativi lapidei rappresentanti lo stemma della famiglia Piccolomini e una lapide dedicata a Papa Pio II. Il chiostro dell’abbazia, perfettamente conservato sui quattro lati e articolato su tre ordini, costituisce una delle opere più suggestive della campagna senese. Il primo ordine, romanico e policromo grazie all’uso di travertino, ‘alberese nero’ di Vallerano e calcare rosa, colpisce per la ricchezza delle decorazioni, presenti non solo sui capitelli delle colonnette, ma anche sui fusti, sui pilastri d’angolo e sui pulvini ed è articolato da 12 arcate per lato. Il secondo ordine, costruito probabilmente tra il XIII e il XIV secolo, è caratterizzato da un paramento in laterizio faccia vista in buono stato di conservazione, colonnini anch’essi in laterizio e basi e capitelli in pietra calcarea.

Il primo solaio di calpestio ingloba il primo ed il secondo ordine ed è caratterizzato da una struttura lignea composta da grandi mensole intarsiate che reggono le travi lignee.

Il terzo ordine è presumibilmente riferibile alla fine del XIV secolo, realizzato in legno e con copertura tradizionale composta da un’importante struttura lignea e manto in coppi e tegole. La facciata rivolta a Nord invece fa parte di un edificio di minore importanza, sia per la composizione in alzato sia per la tipologia di materiali e tecniche costruttive utilizzate. Alcuni elementi interessanti di questa facciata sono le finestre cieche decorate con dipinti murari al primo livello.

Il progetto e il cantiere di restauro

È interessante notare come i due edifici oggetto degli interventi di restauro, benché costituiti da materiali e tecniche costruttive simili, siano stati interessati da condizioni climatiche differenti e che queste abbiano determinato allo stato attuale due situazioni conservative completamente differenti.

Gli edifici rivolti a Sud, di Piazza Centrale, hanno perso quasi completamente ogni traccia di intonaco, mentre le facciate di Piazza Vescovado, collocate in posizione più protetta dagli agenti atmosferici e dall’esposizione diretta del sole, hanno conservato l’intonaco originario, sebbene in condizioni conservative pessime.

Simulazione dell’intervento della facciata di Piazza Vescovado: strumento di valutazione preventiva degli effetti degli interventi di restauro

• Piazza Vescovado a intervento completato

I due progetti quindi si sono inevitabilmente distinti in base al singolo caso, se da un lato in Piazza Centrale si è deciso di mantenere visibili gli effetti del tempo, andando a fermare le alterazioni del degrado, ma non stravolgendo l’immagine ormai consolidata dei manufatti, nel caso delle facciate intonacate di Piazza del Vescovado si è proceduto alla ricognizione delle fenomenologie del degrado mirata ad illuminare le cause dei processi di alterazione e al successivo intervento principalmente conservativo di consolidamento degli intonaci esistenti.

Per entrambi gli interventi si è proceduto per fasi:

• la fase analitica (indagini in situ e analisi di laboratorio) è stata fondamentale per approfondire lo studio. I rilievi e le mappature tematiche, le analisi dirette dei materiali costruttivi hanno permesso la definizione di un intervento specifico; la restituzione di mappature tematiche è stata finalizzata a rilevare il tipo di materiale, i fenomeni di degrado e la loro diffusione sulla superficie; l’esecuzione di indagini in situ quali tasselli stratigrafici, prove di pulitura, l’analisi di laboratorio dei campioni prelevati in situ sono finalizzate alla caratterizzazione del supporto materico degli intonaci.

• La campagna di indagini diagnostiche ha messo in evidenza come le cause di degrado fossero ascrivibili maggiormente a depositi superficiali, umidità di risalita e anche alla scarsa qualità dei materiali che con il tempo hanno perso le loro caratteristiche chimico-fisiche; la mancanza di coesione della materia e di adesione al supporto ha determinato cadute e perdite localizzate o diffuse di strato pittorico ed anche dell’intonaco con formazione di lacune, disgregazioni e rigonfiamenti e mancanze nelle decorazioni a stucco.

Per quanto riguarda la fase operativa di cantiere:

• per le facciate di Piazza Centrale si è proceduto alla generale rimozione degli intonaci ammalorati e cementizi e alla pulitura con spazzole e bisturi di tutti i giunti di malta. Queste operazioni hanno messo in luce tutta una serie di peculiarità che rendono unica ogni porzione del paramento murario, a partire dai grandi portali presenti in facciata fino ai più semplici elementi realizzati con antiche tecniche costruttive. La costruzione della nuova malta è avvenuta prendendo come punto di partenza il materiale già presente in facciata e cercando di replicarne la matericità, la cromatura e soprattutto la dimensione degli inerti. Successivamente, tramite prove campione accuratamente esaminate, è stata eseguita l’operazione di stilatura di tutti i giunti di malta. L’ultima operazione eseguita sull’intera superficie delle facciate è stata l’applicazione di un prodotto protettivo a base di Silicato di Etile.

• per le facciate di Piazza del Vescovado, le operazioni preliminari hanno riguardato la pulitura con acqua distillata, con la quale è stata effettuata la rimozione parziale di alcune ridipinture ed integrazioni pittoriche, impiegando bisturi e piccoli scalpelli. Le fessurazioni profonde, come quelle presenti negli elementi decorativi in marmo, sono state consolidate tramite iniezioni di malta di calce idraulica additivata con resina acrilica. Per quanto concerne le lacune di maggiori estensioni, presenti principalmente nella porzione superiore della facciata di ingresso al chiostro, si è proceduto consolidando l’intonaco parzialmente decoeso mediante iniezioni di resina acrilica in emulsione e integrando in sottolivello le parti di intonaco completamente distaccato con malte premiscelate composte da leganti idraulici pigmentati con cocciopesto e di granatura differente rispetto all’intonaco originario; L’intervento sull’intonaco ricostruisce le mancanze/lacune con stretto riferimento alle tecniche e finiture dei tratti conservati. Si è ricercato, in accordo con il parere della Soprintendenza, il differenziale che si crea tra parti conservate e parti ricostruite. L’uniformità delle superfici è ottenuta da una lieve scialbatura parzialmente coprente (velatura) che lascia trasparire le diversità degli intonaci e al tempo stesso ne attenua le discontinuità.

Bibliografia

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