Le lunghe navi | Valerio Cerri

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Recupero dell’area Viareggio Scalo. Nuova sede GAMC a Viareggio (LU)

valerio cerri Le lunghe navi
tesi | architettura design territorio

Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “La commissione valuta la tesi meritevole di pubblicazione per l'alta qualità progettuale, la non comune capacità di elaborazione critica e controllo di tutte le fasi del lavoro e dell'esposizione”.

Commissione: Proff. G. De Luca, F. Lucchesi, F. F. V. Arrigoni, M. G. Eccheli, R. Butini, C. G. Cardinale, C. C. Lisini, L. Ciccarelli

Ringraziamenti

A Viareggio e le sue terre dove sono cresciuto.

Alla mia famiglia, Gianna e Gino, per avermi sempre supportato nonostante i mie sbagli. Al professor Fabrizio F. V. Arrigoni, per la sua cura ed attenzione nell'insegnamento. Ad Anna Sofia, unica e vera compagna di questo viaggio.

in copertina

Assonometria isometrica del dettaglio costruttivo delle sale espositive, Valerio Cerri, 2021

progetto grafico didacommunicationlab

Dipartimento di Architettura

Università degli Studi di Firenze

didapress

Dipartimento di Architettura

Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121

© 2023

ISBN 978-88-3338-184-8

Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset

valerio cerri Le lunghe navi Recupero dell'area Viareggio Scalo.

Nuova sede GAMC a Viareggio (LU)

"Sul mare, a vele larghe quadrate, passava un trabaccolo pitturato di pece e di biacca; nel giallo terra della vela, spiccava un disco rosso che pareva una grande ostia consacrata; nel mezzo, con segni neri, c’eran marcate le tre punte del Calvario e le tre croci, e scritto ‘Con questo segno vincerai la morte’.”

(L. Viani, 1923)

«Sono due città diverse, l’una dove si lavora e si produce ricchezza e l’altra dove ci si diverte e si spende, divise solo da un canale pure esso fonte di lavoro e di svago, che vivono e prosperano una accanto all’altra e che anzi possiamo dire si completano non solo perché offrono al forestiero un folclore caratteristico, ma perché l’una ha contribuito all’incremento dell’altra»: così lo storico Francesco Lenci nel suo Viareggio dalle origini giorni nostri. Avvenimenti e uomini (Pisa 1941). In realtà già dopo pochi decenni dalla sua fondazione – Maria Luisa Borbone eleva il borgo al rango di città nel 1820 – si possono ravvisare i prodromi di quella scissione che, nel tempo, ha plasmato in profondità non solo la struttura fisica dei luoghi ma lo stesso paesaggio sociale e antropologico della città. Il progetto di Valerio Cerri presentato in questo volume si insedia in una condizione paradossale: tornando sull’œuvre di Lorenzo Viani per un verso esso deve calarsi nell’opposizione, tanto concettuale quanto spaziale, tra mondo del lavoro – marinaio, calafato, operaio – e industria del forestiero – la cité des loisirs –, dall’altro deve riconoscere l’esaurirsi, il dissolversi di questo antico contrasto nei panorami sempre più indistinti e generici della città contemporanea. Una transizione capace di sfilacciare quel costrutto epico-spirituale che, da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi a Mario Tobino, aveva avuto la forza di dare immagine e destino a queste terre di Toscana (e sarà un altro uomo di lettere, Cesare Garboli, a sancirne l’avvenuta intristita metamorfosi). Traguardato attraverso le coordinate sopra descritte il disegno di Cerri è innanzitutto interpretazione e manipolazione di una memoria interrotta, di una storia minore divenuta illeggibile. E a fianco di ciò esercizio compositivo su una parte urbana ohne Eigenschaften, spogliata, nel flusso degli anni, delle originarie gerarchie e misure, e priva anche di una logica organizzazione funzionale. Il recente Regolamento Urbanistico prevede la sostituzione del dismesso mercato ortofrutticolo con servizi collettivi e il recupero dei fabbricati ferroviari esistenti. La proposta di tesi muove da tali premesse e suggerendo il trasferimento della GAMC (Galleria di Arte Moderna e Contemporanea) e dell’Archivio e Centro Documentario Storico configura l’intera area come polo civile e pubblico di grande rilievo e cerniera tra i quartieri centrali e i quartieri periferici di levante. Due nuove architetture riordinano la zona secondo una chiara sequenza di piazze, giardini, camminamenti: lungo il canale Burlamacca si apre uno slargo pensato come stazione di una via d’acqua stesa tra la campagna urbanizzata e il bacino del porto. La fabbrica della pinacoteca è un volume molto semplice il cui assetto distributivo-morfologico è modulato secondo specifiche necessità museografiche; il ricorso al legno in snodi significativi della costruzione prima che ratio strumentale è viatico ai portati di una cultura materiale, riscrittura di una tradizione locale del fare.

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Presentazione
Carrara Massa Seravezza Pietrasanta Camaiore Lido di Camaiore Viareggio Cinquale Massarosa Lucca Liguria Montignoso Forte dei Marmi Marina di Massa Marina di Carrara

densità urbana

territorio

connesioni secondarie connessioni principali

Dalle lande paludose alla Perla del Tirreno

“Siamo per una Viareggio che esite solo nell'amore patologico che ci ha fatalmente appicciati a questo brano maledetto di costa tirrenica.”

(L. Viani, 1919)

La nascita del borgo Le origini di Viareggio risalgono al 1168, con la costruzione di una torre lignea sulla riva del mare a difesa del territorio circostante, sostituita nel 1172 da un castello in muratura. All’epoca la costa versiliese era una landa paludosa, e fino agli inizi del ‘500 Viareggio esiste solo per le attività di scambio marittimo della Repubblica di Lucca, oltre a dare sostegno come insediamento difensivo alle continue guerre, al fianco di Genova, con Pisa e Firenze. La storia si decide quando papa Leone X nel 1513 assegnò ai fiorentini Pietrasanta e Motrone, al tempo scalo marittimo conteso tra la Repubblica Lucchese ed i Medicei di Firenze. Questo determinò la necessità per Lucca di attrezzare e fortificare il modesto scalo a mare costituito dalla fossa del Selice, oggi canale Burlamacca, proprio dove sorgeva il fortilizio del 1172. La formazione del primo borgo ebbe inizio così all’ombra della Torre Matilde, eretta nel 1534 a difesa del porto da eventuali invasioni, oggi è l’unico manufatto plurisecolare di Viareggio. In questo primo nucleo si individua la costruzione di una schiera di magazzini paralleli al mare, che costituiscono una barriera a protezione delle fabbriche retrostanti, anch’esse disposte parallele fra loro, in direzione mare-monti, per risentire meno gli agenti atmosferici. Nel 1682 venne accordato con il decreto

del Consiglio Generale di Lucca, che la parte di terra, lasciata libera dal regredire del mare, venisse edificata tramite concessione. Così iniziò la fase di città pianificata, criterio che sino ad allora aveva visto uno sviluppo ‘spontaneo’.

Il piano, affidato all’ing. Giovanni Azzi, prevedeva una struttura a scacchiera, caratteristica della città di colonizzazione americana, New York, estendibile quindi all’infinito. Molte di queste sono ancora presenti al giorno d’oggi, e il principio di sviluppo urbano è ancora visibile.

Bonifica e pianificazione

I continui tentativi di espansione e pianificazione agli inizi del ‘700 non ebbero mai successo per la presenza dell’immensa palude che si estendeva su tutto il territorio sul quale regnava il pericolo della malaria. Fu soltanto dopo il 1740 che, con il completamento delle azioni di bonifica del territorio, secondo il progetto dell’ing. Bernardino Zendrini che prevedeva l'utilizzo delle porte a bilico o vinciane ancora oggi presenti, si potè cambiare definitivamente il volto del piccolo borgo. Gli appezzamenti di terra bonificati detti chiuse1 furono cedute alle famiglie lucchesi, affinché vi costruissero e le mettessero a coltura. Si sviluppò così l’agricoltura e i primi pini vennero piantati per proteggere i campi dal salmastro marino.

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pagina precedente Elaborazione planimetrica espansione urbana della costa versiliese

Si creò una vera e propria barriera artificiale, una striscia di bosco, che pose le basi per le attuali Pinete; oggi quella di ponente inserita nel contesto urbano, e quella di levante, lussureggiante di verde, e Parco Naturale. Data la rapidità dell’espansione, il Governo lucchese decise ancora una volta di regolamentare la crescita della città, incaricando l’architetto Valentino Valentini di redigere una pianta per delineare quelle che sarebbero state le linee guide dello sviluppo di Viareggio fino alla metà del ‘900. A margine della planimetria una nota manoscritta informa che “Nelle porzioni di terreno indicate si puole assegnare quella quantità di superficie che sarà ricercata sì per fabbriche che per orti, avvertendo però di non uscire dalla simmetria regolata, potendo però sì dalla parte di settentrione che da ponente proseguire l’idea principiata”2

Importante risulta l’idea principiata definita dal Valentini, riprendendo i criteri di uniformità e simmetria già visti nella carta dell’ing. Azzi, estendendola all’infinito attraverso il prolungamento di strade rettilinee e perpendicolari.

Con la divisione del terreno in quadrilateri regolari, si definì un piano urbanistico con un controllato sviluppo e rapporto fra edificato e strada.

Il vincolo di costruire case con ‘orti murati’, determinò invece la caratterizzazione urbana della città e la tipologia architettonica di base, la tipica ‘casa viareggina’3. Nonostante la volontà del Valentini di dare al ‘segno del canale’ e al primo borgo il ruolo di centralità di questo sistema a griglia, la città ormai contaminata dalla borghesia lucchese e le architetture delle loro ville chiuse il secolo con una scissione tra gli abitanti ed i forestieri del luogo,che vede ancora oggi le conseguenze.

La città balneare

In seguito al miglioramento delle condizioni ambientali, le famiglie nobili lucchesi erano ormai insediate nel territorio lungo il canale. La vita economica si concentrò sull’agricoltura e la pesca, in particolare i viareggini si dimostrarono dotati nell’attività della marineria velica.

Nel XIX secolo sotto il Ducato Borbonico, fu dato un impulso alle attività

commerciali e marittime, quando la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone, decretò la costruzione di una prima darsena (oggi darsena Lucca), e dimostrando la sua particolare predilezione per Viareggio la elevò al nobile rango di città. Ha inizio così il luminoso futuro per l’umile borgo nato sulle rive del canale Burlamacca. La Duchessa decretò negli stessi anni anche la regolamentazione dello sviluppo edilizio oltre che per ogni nuova costruzione. Fu incaricato l’architetto regio Lorenzo Nottolini, il quale elaborò un vero e proprio piano regolatore che costituiva il naturale proseguimento del lavoro del Valentini; tracciato regolare a maglie ortogonali e residenze con basse facciate lungo la strada disposte l’una accanto all’altra.

Lo sviluppo era incentrato nella parte nord della città e verso mare, mentre oltre il canale Burlamacca, l’avanzamento urbano era bloccato dalla presenza della pineta di Levante, che dal 1822 divenne di proprietà dei Borbone, dove fu costruita la tenuta personale, sempre dall’architetto Nottolini. Successivamente al piano del Nottolini,

l’economia di Viareggio, subì un forte impulso dall’incremento delle attività balneari che, insieme all’attività della marineria velica, delinearono la caratteristica bifronte sia socio-economica, ma anche urbanistica della città. Dopo la regolamentazione dell’uso delle bagnature nel 1822, nel 1827 venero realizzati i primi due stabilimenti con impianto ad ‘U’, i bagni Dori per le donne e Nereo per gli uomini. Nel 1860 sorsero poi i grandiosi stabilimenti su palafitte, il Nettuno, il Balena, il Felice e l’Oceano, che dal canale a via Mazzini diedero vita alla Passeggiata (1867) con i suoi edifici appesi fra uno stile eclettico e liberty, un magico scenario dove Viareggio recita la commedia dell’estate, nei suoi chalet negozi e ritrovi mondani.

In piazza Mazzini fu costruito l’Ospizio Marino di Firenze, noto come il Palazzo delle Muse4 ed oggi sede della galleria GAMC. Ad un primo architetto incaricato subentrò l’architetto fiorentino Giuseppe Poggi, famoso per gli interventi di ingrandimento della città di Firenze, il quale ultimò la costruzione nel 1869. Il continuo aumentare dei turisti,

ora anche fiorentini oltre che lucchesi, trasformò sempre di più Viareggio da località di villeggiatura a ‘città balneare’ date anche le sue caratteristiche naturali che favorirono l’espansione e nuove costruzioni.

Nel 1861 fu inaugurato il tratto ferroviario Viareggio - Pisa con la costruzione della stazione Viareggio Scalo. L’interesse da parte di artisti, pittori, scrittori per il paesaggio della Versilia portò una crescente notorietà ed uno sviluppo economico delle attività balneari, ma una conseguente progressiva cementificazione.

Alle modeste ed umili case che sorgevano intorno al borgo storico, si iniziarono a vedere quelle signorili e l’espansione si spostò verso il mare e lungo la spiaggia, lasciando in disparte l’attività cantieristica oltre il canale.

Metamorfosi urbana

Fino alla fine del ottocento la crescita di Viareggio avvenne lungo due assi direttrici, il canale Burlamacca e la linea di costa. Nei primi anni del Novecento, il turismo balneare è ormai il polo trainante dell’economia cittadina tanto da

definire la città di Viareggio ‘la Perla del Tirreno’.

Negli anni ’20 Viareggio era un luogo di spiagge a tratti libere con architetture effimere, cabine ricche di colori e spiagge gremite di bagnanti dove riecheggiava un brusio festivo.

Il regime manifestò in quegli anni un forte interesse per la città della costa versiliese, riscontrabile nelle attività di propaganda, mettendo il turismo come punto di forza, con investimenti per costruzioni di strutture e sovrastrutture. Nonostante questo, Viareggio attraversa nel periodo fra le due guerre il suo momento di maggiore luminosità, grazie alle esperienze artistiche legate alla tradizione e alle avanguardie. “L’architettura del tempo, rappresenta non solo la volontà di espansione e di edificare, ma anche uno status dell’aristocrazia, spesso però contrapposto allo stile di vita dell’artista” (Serafini, 2019).

I piani di Alfredo Belluomini, e successivamente Brizzi, che estendo il disegno della passeggiata sino al fosso dell’abate, con città giardino, architetture razionaliste

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pagina precedente e sopra da sinistra Cartoline storiche: la Passeggiata nell'Ottocento stabilimento balneare Oceano la darsena Italia nel Novecento e la Passeggiata nel Novecento

in cemento nella zona del littorio, con il Principe di Piemonte, sono un chiaro segno di una mutamento del territorio a favore del turismo, definendo anche una cronologia attraverso gli stili architettonici della passeggiata. Nell’arco di trenta anni vide triplicata la sua densità urbana. Lo sviluppo urbanistico della zona al di là del canale, dove era insediata la civiltà dei pescatori e del duro lavoro, era ancora frenato dall’esistenza della pineta, che solo nel 1926 venne acquistata dal Comune.

Mentre si delineava questa realtà idilliaca di terra del possibile, la Viareggio degli abitanti era sempre quella del lavoro, della marineria e della pesca. Nel 1901 nasce la via Coppino, asse di distribuzione della Darsena, la città dei costruttori, dei pescatori, che esiste ormai da mezzo secolo.

Rimane evidente che la parte sud del canale sin dai tempi di Maria Luisa di Borbone è stata considerata di servizio, come lo scavo delle darsene, o la collocazione della stazione. La fortuna/sfortuna della Darsena, che la salva dalle azioni speculative, che invece hanno interessato l’intera espansione

della città di Viareggio, ed oggi la mantiene per così dire ancora selvaggia, sono due cause insolite: la proprietà della duchessa della pineta di Levante e la spiaggia utilizzati per le esercitazioni militari.

In seguito, lo spostamento del mercato nel 1924 dalla via Regia alla piazza Cavour e la realizzazione della nuova stazione, inaugurata nel 1936 al termine della via Mazzini, sono forti segnali di un decentramento dei servizi verso la nuova e futura espansione edilizia della città. Lo sventramento compiuto dalla realizzazione del cavalcavia ai danni del centro storico fu l’ultimo intervento che modificò il vecchio tessuto urbano di Viareggio prima della II Guerra Mondiale. Dal dopoguerra al 1978 si nota una massiccia espansione edilizia.

Una zonizzazione che partendo dall’impianto a griglia ha impedito l’urbanizzazione diffusa, favorendo invece un’espansione compatta caratterizzata però dalla saturazione all’interno degli isolati e la completa occupazione della fascia costiera, con la distruzione delle pinete e la realizzazione della ‘città giardino’ a nord.

Oggi l’immagine urbanistica della città è la sintesi delle devastazioni belliche con le conseguenti ricostruzioni e i tentativi di valorizzazione che hanno portato però ad un territorio meno lineare e la perdita di una “idea principiata” e del suo segno, indicata dal Valentini.

Sistema di bonifica o irrigazione cfr: Fornaciari P. (a cura di) 2001b, Il territorio di Viareggio nel Settecento, «I quaderni del Centro Documentario Storico. Cenni di storia Viareggina», n.13, Tipografia Massarosa Offset.

2 Carta storica dell'arch. Valentini V. 1748, Pianta di Viareggio, Centro Documentario Storico, sez. mappe. 3 Tipologia di abitazione pluripiano con affaccio su due strade e cortile interno cfr: Fornaciari P. (a cura di) 1999, Viareggio dal XVI al XVIII secolo. Formazione urbana e tipologie edilizie, «I quaderni del Centro Documentario Storico. Cenni di storia Viareggina», n.8, Tipografia Massarosa Offset.

4 Nome attribuito per il denaro ricavato dalle opere di artisti per la costruzione dell'edificio cfr: Fornaciari P. (a cura di) 1996, Edifici e monumenti storici , «I quaderni del Centro Documentario Storico. Cenni di storia Viareggina», n. 11, Tipografia Massarosa Offset.

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pagina precedente Cartografia storica espansione della città fine ottocento

Due realtà contrapposte dal canale

“La passeggiata allora era tutta di legno, le costruzioni erano soltanto baracche, alte pochi metri; ciascuna era il ritratto di chi l’aveva ideata, il suo modo di pensare, non c'erano imposizioni, ogniuno faceva secondo il suo estro, poteva esprimere una nostalgia, la modestia oppure la speranza, la sua bizzarria. Vi era libertà anche per i colori, e chi la dipingeva di bianco, chi di rosso ,chi di rosa, chi di grigio. Le fogge erano le più diverse ma poiché i costruttori erano calafati, gli ideatori marinai rimasti a terra, quasi tutte ricordavano le faccende del mare e così in quella v’era l’ombra del cassero, in altre le sagome dei grossi barconi, in alcune la sveltezza delle golette [...] verso il 1930, il Fascismo ormai pieno, i giornali cominciarono a pubblicare che quelle baracche rosa, rosse, grigie, quelle costruzioni che ricordavano tolde, prue, relitti di bastimenti, carene abbandonate, erano un vecchiume […] un controsenso nella nuova Italia imperiale e fascista […] Venne l’ordine che le baracche dovevano essere distrutte, i colori trasformati nell’unico della calce. Venne l’ordine che Viareggio fosse distrutta , quella che era stata dei calafati, dei pionieri, dei marinai, dei pescatori…”

(M. Tobino, 1966)

Nel 1966 l'opera pubblicata dallo scrittore Mario Tobino, “Sulla spiaggia e di là dal molo”, ci racconta un’altra visione di Viareggio, con i suoi due volti legati alla memoria storica ed affettiva; la città balneare e la darsena. Tobino cerca di nobilitare le origini di una terra, che essendo colonia, deve la propria storia architettonica, urbana e culturale ai forestieri.

Nel ‘900 la maggior parte dell’abitato è formato da abitazioni semplici, a un piano oltre a quello terreno, mentre sul lungomare si trovano stabilimenti balneari caffè-concerto e negozi dove predomina il legno da costruzione. Sul litorale si concentra la vita ludica e mondana della società in vacanza, nelle prime ore del mattino i bagnini sistemano la toletta della spiaggia, ordine che verrà sconvolto dall’arrivo dei bagnanti, appuntamento che si rinnova al primo spuntare del sole estivo, e la passeggiata, una fiumana di gente che si perde in una interminabile prospettiva. A sud del canale, dove sorge il primo nucleo abitativo, si conserva la memoria del piccolo borgo di pescatori, dove le darsene ne sono protagoniste, i maestri d’ascia lavorano dietro agli interminabili muri dei cantieri, mostrando le nude strutture delle navi, luogo devoto alla pesca ed al mercato marittimo.

“Il canale Burlamacca è l’elemento topografico che consente di spazializza-

re i due distinti settori urbani, e creare al tempo stesso la loro connessione”

(Giusti M. A. 1989). Questa sottile linea d’acqua di circa 12 metri, è lo spettatore della divisione delle due anime che a partire dai primi anni dell’ 800 caratterizzano la storia e storia e l’economia di Viareggio: la realtà marinara e quella balneare. Se le architetture effimere della Passeggiata e le umili case dei pescatori sono la testimonianza di questa trasformazione, anche nelle arti si percepisce questa spaccatura. La “Donna in blu” di Moses Levy, tunisino di nascita, ma viareggino acquistato, e “La donna del marinaio” di Lorenzo Viani, cresciuto fra le darsene, sono la chiara rappresentazioni delle due facce di Viareggio, degli umori e delle sensazioni che ancora oggi la città si porta dietro1

Il canale racchiude quel carattere nostalgico di Viareggio descrivibile con l’amore patologico, tanto caro a Viani, che ha isolato il vecchio borgo dalle attività di espansione e di vita mondana della costa. Rappresenta un vero archivio di immagini, un montaggio fotografico che anche se oggi appare frammentato, ha la forza di condensare la memoria, della storia e cultura di Viareggio. Percorrendo il canale partendo dal ponte di Pisa, si incontrano ancora oggi costruzioni che hanno segnato la storia della città. Nei pressi del ponte troviamo le vecchie cate-

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pagina precedente Cartolina storica la Darsena Lucca con la Torre Matilde e le Apuane sullo sfondo
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Cartoline storiche la darsena Lucca e il vecchio ponte di Pisa

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Elaborazione planimetrica dei monumenti storici lungo il canale Burlamacca

Legenda

1. Cateratte per il flusso delle acque, 1740

2. Stazione Viareggio scalo, 1861-1936

3. Parco della stazione, 1861-1936

4. Ponte di Pisa

5. Torre Matilde, 1534

6. Piazza del mercato vecchio

7. Darsena Lucca, 1819

8. Palazzo Mansi, inizio ‘700

9. Primi cantieri della Darsena

10. Ponte levatoio, 1914 sostituito

11. Lazzaretto

12. Darsena Toscana, 1871

13. Darsena Italia, 1903

14. Il Fortino, 1788

15. La Passeggiata, inizio ‘900

16. Il vecchio Faro, 1863

17. Il molo, 1577

ratte, traccia storica delle azioni di bonifica dell’ing. Zendrini. Il piazzale della vecchia Stazione con il suo parco maestoso accoglieva i turisti, che attraverso la prospettiva fra le folte alberature coglieva subito lo sguardo di chi lo percorreva. Subito dopo il ponte di Pisa troviamo la Torre Matilde, edificata nel 1534 come difesa per i magazzini e del nascente borgo. Il palazzo del Commissario fu eretto pochi anni dopo. La piazza del vecchio mercato, oggi spostato in piazza Cavour, popolava il vecchio borgo sotto l’ombra della torre medievale. Davanti alla torre Matilde troviamo la prima darsena, detta ‘Lucca’ che ha con sé il ricordo dell’elevazione a rango di città nel 1820 da parte della duchessa Maria Luisa di Borbone e l’inizio delle attività marinare della città. Poco oltre, seguendo il canale che scorre verso il mare, si incontra il

palazzo Fanucci Bernardini-Mansi, costruito nel 1751. Questo palazzo testimonia la presenza dei forestieri che villeggiavano sulla costa versiliese. Subito davanti al palazzo il ponte levatoio di legno, costruito come naturale estensione del viale dei Tigli, quasi a stabilire un collegamento con la Villa Borbone. Il ponte elevatoio che permetteva alle navi di entrare ed uscire dalla darsena Vecchia, venne sostituito poi con uno moderno nel 1914. Andando avanti troviamo il Lazzaretto ed il Fortino dove si aprono le imboccature delle due darsene, la Toscana nel 1871, e la darsena Italia, nel 1903, testimonianze della grande attività cantieristica viareggina, dai quali venivano varati velieri dalle linee sinuose degli scafi ‘gallettati’2. Il canale prosegue formando il limite a sud con la spiaggia di ponente e del viale Margherita, no -

ta come la Passeggiata. Il vecchio Faro ed il molo, puntando verso l'orizzonte, sono lo scenario di chiusura di questo percorso nostalgico, dove passeggiavano marinai e calafati, nobiltà e popolani.

“Il canale Burlamacca rappresenta la linea d'acqua lungo la quale è nato e si è sviluppato, a partire dalla fine del XV secolo, il borgo di Viareggio” (Fornaciari, 2008). Molti sono i segni andati perduti, ma ancora si oggi mantiene la memoria dell’intimo rapporto con il mare.

Serafini A. 1996, UN’IDEA DI CITTÀ. La costruzione di Viareggio fra le due guerre, Edizione ETS, Pisa

2 Termine col quale l'autore associa il movimento e la luce delle vele al gallo. Tobino M. 1996, Sulla spiaggia e di là dal molo, Mondadori, Milano

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Mosaico matrici xilografiche

Collezione comunale acquisite nel 2000

"Benedizione dei morti del mare"

Lorenzo Viani, 1914-16

Collezione Comunale Viareggio

“Io disegnavo quelle scabre ed estreme figure di lavoratori e di plebe da cui trassi origine e che amai e amo con devozione di figlio […] il mio mare è quello che sa di pece, di aringhe, di musciame, di nonnina, il mare che frange tra ripe lutulenti, mare torbato dagli spurghi delle fiumare e delle chiaviche […] gli uomini, in questi dipinti, li ho considerati tarli, e le donne nere blatte rampicanti sui ravaneti precipitanti…”

(L. Viani, 1943)

Lorenzo Viani

Lorenzo Viani nasce a Viareggio il 1 Novembre 1882, nella zona della vecchia darsena, al di là del canale, tra pescatori, calafati e maestri d'ascia, lontano dallo sviluppo della città.

Viani porta nel sangue l'anima scura di Viareggio, quella popolare, non contaminata. La scuola ed i primi lavori alla bottega del barbiere, oltre al contesto in cui vive, formano Viani, sia da un punto di vista artistico che politico e sociale. Iscritto nel 1900 alle Belle Arti di Lucca e mostra da subito naturalezza nella pittura e nei ritratti. Nonostante alcuni elementi di richiamo ai Macchiaioli e successivamente al realismo, è già evidente in Viani un’ irregolarità nel trasporre tematiche o poetiche di tali correnti. Altro periodo importane per Viani è sicuramente il viaggio a Parigi, dal 1907 al 1911, dove allaccia rapporti con le avanguardie

Collezione GAMC Lorenzo Viani

e l’impressionismo e comincia a conoscere la xilografia. Rimane comunque l'impeto conflittuale nelle trasposizioni formali del viareggino. Oltre ai dipinti, suonano importanti le parole nei libri di Viani, dove canta le miserie e le ingenuità della società viareggina, la quale grazie alle sue opere acquista colore e struttura.

Tra le produzioni più importanti di Viani, è sicuramente la “Benedizione dei morti del mare”, dipinto tra il 1913 e il 1916 ed acquistato dalla Collezione Comunale nel 1925. Il quadro, dalle dimensioni di 192x394 cm, fu dipinto in uno stanzone vicino alla torre Matilde, nella Viareggio vecchia. Rappresenta unrituale religioso, la cerimonia del giorno dei Morti e l'atto di benedire il mare, che fa da sfondo al dipinto; dando la sua visione artistica delle tradizioni del mondo della marineria velica e della gente delle darsene di Viareggio. La tela mostra la capacità dell’artista di dare anima alle realtà intorno alle quali è cresciuto, quelle delle darsene, grazie ad una originale espressività ed un linguaggio che risultano essere opera d’arte quanto fonte storica.

La Collezione

La collezione e la raccolta di opere di proprietà del Comune di Viareggio sono formati in gran parte da donazioni di opere di artisti che hanno inteso contribuire alla nascita del museo.

Il grande incentivo nel 1979, con l’acquisto di cinquanta opere di Viani della raccolta Varraud Santini, portò la città a dotarsi di una Pinacoteca, allestita a Palazzo Paolina ed inaugurata nel 1994. Questo primo tentativo di investire su un locale museale, favorì le successive donazioni, tra le maggiori di Alfredo Angeloni, Uberto Bonetti, Alfredo Catarsini, Moses Levy. Il grande numero di opere e la donazione nel 2000 da parte del Senatore Giovanni Pieraccini e sua moglie Vera, di circa duemilatrecento opere, motivò la progettazione della GAMC. La sede si trova al primo piano del Palazzo delle Muse, insieme alla Biblioteca Comunale, ed il Centro Documentario Storico. Il Palazzo trova le sue radici storiche sul finire dell’ottocento sotto la direzione di due illustri progettisti fiorentini, l’ing. Augusto Casamorata, e Giuseppe Poggi, già famoso per le trasformazioni urbanistiche di Firenze. Il cuore della Collezione è rappresentato sicuramente dalle opere di Lorenzo Viani, con acquisti avvenuti fra il 1925 ed il 2007, e ad oggi rappresenta la più importante raccolta pubblica del maestro. La collezione è l’espressione della cultura del luogo dove valori estetici e storici si fondono.

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“Vi è anche una specie di pescatori che i pescatori di mestiere chiamano ‘governatori dei pesci’, i quali si stazionano a giornate sane sui pietrali dei moli [...] quel genere di pescatori hanno una stretta rassomiglianza con i pittori del canale: la loro canna è smontabile e svitabile come il cavalletto da campagna, la borraccia felpata è la medesima di quella dei pittori ad acquarello, il sediolo ripieghevole è identico, e identico è l’amore per l’amenità dei luoghi.”

(L. Viani, 1943)

Principio insediativo

La città di Viareggio muta aspetto almeno tre volte nel corso di poco più di un secolo dal suo esordio come città e centro balneare. La mancanza di un vero piano ha portato i frutti di una speculazione del territorio che oggi deve ritrovare le proprie origini. Nel 2018 viene approvato il nuovo Regolamento Urbanistico, che a scala generale si interessa delle linee di frattura del territorio. Il canale è sicuramente una delle tematiche chiave, con l’aggiunta delle linea della ferrovia, che separa la periferia del Terminetto e Varignano, ca-

Il progetto: le lunghe navi

ratterizzate da uno sviluppo irregolare, quasi agricolo. Il canale rientra così nelle priorità strategiche del Comune di rivitalizzare il territorio e quindi anche il paesaggio della città, con lo scopo esplicito di favorirne la percorribilità pedonale e ciclabile attraverso anche il centro storico. Tra le aree di trasformazione elencate dal R.U. risulta di particolare interesse la zona del mercato ortofrutticolo, che comprende la stazione dismessa di Viareggio Scalo. L’area, che è stretta dal canale, dalle abitazioni del primo Novecento e dalla linea ferroviaria, è chiaramente una zona cerniera tra i quartieri Darsena, Campo D’aviazione e Centro Storico. pubblica prevede un deflusso verso ovest delle percorrenze ad alta velocità, spostando così l’attenzione verso una mobilità sostenibile lungo il canale e la previsione di un sottopasso ciclo-pedonale connesso all’area commerciale oltre ferrovia. Il mercato ortofrutticolo è in stato di degrado. Coerentemente con le legislazioni del PIT il piano prevede una ristrutturazione urbanistica del corpo di fabbrica destinata ad utilizzo per attività cultura-

li. Per l’edificio della vecchia stazione e il deposito merci è previsto un intervento di ristrutturazione edilizia conservativa con destinazione direzionale e pubblici servizi. L’area del mercato ortofrutticolo è una zona di cerniera tra diverse parti della città, soffocata però dalla linea ferroviaria e dallo scorrimento carrabile ad alta velocità, trasformandola in un grande spartitraffico abbandonato. La presenza del mercato, ormai degradato, e della vecchia Stazione Scalo, non sembrano riportare il sapore e l’atmosfera ottocentesca, con i turisti che attraversavano il parco ed il piazzale, in stretto rapporto con la Torre Matilde, per raggiungere la spiaggia. Le banchine del canale non sentono più il cantare di storie del mare, che rimangono isolate dall’area separate dalla via Coppino. Osservando ‘i fatti urbani’ della città di Viareggio, è evidente la mancanza di una centralità rivolta alle arti estetiche, intesa come luogo di incontro e ricerca. Una previsione recente del Comune di spostare alcuni uffici amministrativi all’interno del Palazzo delle Muse, dove oggi è presen-

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Inquadramento
fatti urbani nucleo storico - 1500 espansione ottocentesca espansione successica mare e canali area di progetto linea ferroviaria
progetto, matrice storica e fatti urbani Torre Matilde Darsena Lucca Ex mercato ortofrutticolo
Inquadramento area di progetto stato di fatto
Vecchia Stazione Viareggio Scalo

te la Biblioteca di Viareggio, la Fondazione GAMC, ed il Centro Documentario Storico, genera la variante chiave al piano, spostando le funzioni culturali e ricreative della Fondazioni lungo l’area della Darsena.

Il principio insediativo, attraverso queste considerazioni e le direttive del Regolamento Urbanistico, si fonda sulle direttrici del canale e della linea ferroviaria, identificando una matrice statica, ovvero quella parallela al piccolo corso d’acqua; ed una dinamica, quella della ferrovia che separa la Darsena ed il Centro dalle zone del Terminetto e Varignano. Si delineano così due logiche volte da una parte a rivitalizzare il canale attraverso destinazioni d’uso che possano popolare nuovamente le banchine del Burlamacca, e dall’altra creare un flusso dinamico, mediante architetture che creino un raccordo

della frammentazione generata dal turismo e dall’uso dell’automobile, recuperando il rapporto con lo spazio ed il degrado visivo della linea ferroviaria. I nuovi copri di fabbrica creano una regolarità ed omogeneità dell’ambiente che sembrava irrecuperabile. La riorganizzazione urbana del traffico e delle sue strade, predilige uno spostamento sostenibile, prevedendo un percorso ciclo-pedonale che colleghi il Centro alla zona periferica con i nuovi centri commerciali del Terminetto, attraverso un sottopasso. La scelta di posizionare i parcheggi nell’area sud, avvalora questo criterio di una città futura fondata sugli spostamenti a bassa velocità. I percorsi del parco ortogonali fra loro, sembrano riprendere la “idea principiata” del Valentini e delineano le aree di sosta e gli ingressi agli edifici, con il recupero della piazzale della vec-

chia stazione come fulcro centrale del percorso. Si definiscono le zone di verde dal carattere selvaggio, tipico della pineta di levante, oggi Parco Naturale. I lunghi filari di alberi sulla via Nicola Pisano, mantengono il loro carattere di schermatura, lasciando però permeabile alle residenze l’accesso al parco. Il canale è dominato dagli alti Platani che vengono conservati nella loro posizione attuale.

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Fotografia l'area di progetto vista dal Canale Burlamacca
Prospettiva dal Canale Burlamacca

_Stato

di fatto

L’area chiusa dal canale e dalla linea ferroviaria risulta frammentata dal mercato degradato, necessità di una ricucitura urbana con una mobilità flessibile della zona, attraverso la demolizione degli edifici del mercato e della ferrovia.

_Direttrici

Identificati il canale Burlamacca e la linea ferroviaria come le matrici della riorganizzazione urbana, si prevede un riassetto della mobilità, generando due aree distinte e le rispettive volumetrie di massima, legate alla memoria storica ed affettiva

_Flussi

I nuovi corpi di fabbrica si modellano sulle direttrici dei flussi statici e dinamici, riferiti alle matrici di partenza, generando soste e percorsi principali, in rapporto alle destinazioni d’uso degli edifici. Il canale e la piazza sono i punti focali della nuova area

_Nuove

centralità

Definiti i percorsi secondari che delineano anche le aree di verde urbano attrezzato, gli edifici rimasti bassi per lasciare libera la prospettiva, si elevano con i loro copri di fabbrica lignei, identificando le nuove centralità, in rapporto con la Torre Matilde

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nuova fondazione GAMC

complesso lungo canale

_complesso lungo canale

Schemi funzionali

A. laboratorio di quartiere - caffetteria

B. nuova fondazione GAMC

C. nuovo centro civico

D. ex deposito ferroviario - auditorium

1. lungo canale

2. essenze - terzo paesaggio

3. parco attrezzato lungo strada

4. piazza della vecchia stazione

5. parco attrezzato lungo strada

6. parcheggi

aree verdi

laboratori di quartiere - caffetteria nuova fondazione GAMC

aree verdi 1 2 3.

lungo canale essenze - terzo paesaggio parco attrezzato lungo strada

complesso piazza vecchia stazione

_complesso piazza vecchia stazione

lungo canale essenze - terzo paesaggio parco attrezzato lungo strada

Le destinazioni d’uso prevedono un dislocamento delle attività della Fondazione GAMC, ed il Centro Documentario Storico, all’interno dell’area, con l’aggiunta funzioni di laboratori artigianali da destinare al quartiere. Si definisce un sistema urbano delle arti, dove opera e cittadino si fondono, dando un valore metaforico all’immagine dei nuovi spazi ed un’identità culturale della città.

complesso piazza vecchia stazione

B

nuovo centro civico ex deposito ferroviario - auditorium

Il museo nella società contemporanea viene interpretato come collettore sociale, luogo di incontro tra istanze storiche ed estetiche. Il progetto è così divisibile in due aree, separate dalla strada a bassa percorrenze, ed unite da un sistema di piazze e percorsi attraverso zone di verde attrezzato, che parte dalla Torre Matilde, passando per il ponte di Pisa e quindi il canale Burlamacca, sino al recupero della vecchia stazione

aree verdi 1

2

3.

Viareggio Scalo e del deposito merci adiacente. Un percorso legato alla memoria storica ed affettiva, cercando di recuperare i segni che riportino il cittadino ad un rapporto con la città, senza sentirsi privo di punti di riferimento. Il nuovo Centro Documentario interpreta il ruolo della storia, della conservazione storica, recuperando la spazialità e l’asse mare monti del vecchio piazzale. Il deposito merci conserva il suo involucro ospitando all’interno un auditorium, per conferenze e spettacoli serali; mentre il volto affettivo viene affidato alle due strutture della nuova sede della Fondazione, con il recupero del canale.

Tipologie piante

Le linee prospettiche del progetto accentuano il paesaggio circostante, eliminando la frammentazione del vecchio mercato ortofrutticolo, e creano un collegamento visivo fra il canale, la nuova piazza, e la Torre Matilde. Gli unici elementi che svettano sono i piani alti del Museo e la torre del Centro Documentario, imponendosi come nuovi punti di rifermento della città della nuova scena urbana. Caratterizzati dal gioco di trasparenze derivate dalla sovrapposizione delle ampie vetrate e della schermature di listelli in legno ‘argentato’, sembrano ricordare un processo artistico, lasciando sempre un rapporto diretto con Viareggio.

piazza della vecchia stazione parco attrezzato lungo strada parcheggi

Gli edifici mantengono una loro omogeneità sia strutturale che materica, con lunghe facciate in cemento e vetro modulate mantenendo libera la prospettiva e lo sguardo verso il contesto.

ex deposito ferroviario - auditorium

_alberature

Cinnamomum camphora Cupressus sempervirens

Punica granatum

Vitex agnus castus

Quercus suber

_essenze

Achillea millefolium

Artemisia lanata

Asteriscus maritimus

Cistus

Helichrysum italicum

Helichrysum orientale

Nepeta racemosa

Phlomis purpurea

Salvia Bee’s Bliss

Santolina chamaecyparissus

Tulbaghia violacea

Verbena bonariensis

Stachys lanata

25
0 6 10 15 30 0 6 10 15 30 B
A
6 P la n i vo l umetrico 1: 5 0 0 A B A B
C 4 D 5
1 2. 3
A 1 B 2 3
nuovo
civico
centro
6
C 4 D 5
pagina precedente Planivolumetrico

Memoria storica

Centro Documentario

Il nuovo centro Documentario Storico, prevede la demolizione della vecchia Stazione Scalo. Sorge parallelo alla linea ferroviaria e adiacente al deposito merci. L’intenzione nasce dal voler riportare una memoria storica, la memoria della vecchia piazza ottocentesca con il suo clima di collettività. Il volume infatti poggia di fronte alla nuova piazza, che mantenendo l’asse est-ovest, trasforma il nuovo archivio nel protagonista di una scenografia paesaggistica mescolata fra i monti ed i cavi ferroviari. Il restauro del deposito merci chiude lo scenario e la quinta della piazza, con la costruzione di gradoni ed un basamento che tengono insieme i due edifici, archivio ed auditorium. La piastra del piano terra, in successione con i materiali del mu-

seo, cemento e vetro, dà continuità tra la piazza ed il suo interno, chiudendosi solo verso il lato ferroviario. Il blocco è spezzato da una galleria coperta che conduce alla fermata provvisoria del treno per uno spostamento locale, ed il piccolo locale verso nord ospita la biglietteria e la sala d’attesa. Come per gli edifici lungo il canale, tutto il piano terra è tenuto insieme da una modulazione che si riflette negli ambienti interni, e dalla pensilina d’acciaio che contorna tutto il corpo di fabbrica. La suddetta indica anche l’ingresso alla Centro Documentario, che oltre alla piccola sala per le consultazioni e letture pubbliche, è caratterizzata soprattutto dalla torre sfalsata verso la ferrovia. Qui sono in attività gli uffici e le sale per la consultazione degli archivi. Il perimetro del piano terra in cemento, si chiude verso l’ester-

no, lasciando la privacy del lettore, che ottiene luce diffusa dal grande vuoto che si genera tra la struttura in cemento armato che contiene i compact degli archivi e la struttura in legno, anche qui di listelli. Il blocco compatto, chiuso per proteggere i libri dalla luce, si innalza lungo tutta l’altezza, portando di riflesso la luce verso il piano basso. La struttura trasparente che caratterizza la facciata perimetrale della torre, consente la visione dalla piazza dell’archivio, che diventa il cervello della città. I piani superiori sono divisi in sezioni di diverse tematiche, che rispecchiano le attuali del Centro Documentario in Piazza Mazzini. La distribuzione avviene attraverso una scala in cemento armato con rifiniture in legno. Essa corre lungo i piani del centro documentario in maniera continua ed è visibile dal grande vuoto ri-

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Schizzi di progetto pagina precedente Prospettiva della nuova fondazione GAMC, in rapporto con la Torre Matilde
0 2 5 0 E e 1 8 9 10 11 12 5 6 7 5 4 2 5 3 13 13 14

cavato all'acceso dell'archivio ed anche dall'esterno grazie alla facciata in listelli di legno, dove ogni rampa sembra volare. Il blocco di cemento dell'archivio e la scala, sostenute da piastre in cemento armato generano un effetto di sospensione degli elementi insieme all'ingresso della luce attraverso le alte lame di legno. La parete verso la ferrovia viene schermata per limitare l'ingresso del rumore dovuta dal passaggio dei treni, e puntualizzare lo sguardo verso il degrado della periferia attraverso delle singole aperture. Il vuoto ed il distacco dalla struttura perimetrale, termina infatti nei momenti di sosta per i lavoratori dell’archivio con le aperture che consentono la visione verso il contesto.

Il progetto dell’auditorium prevede il mantenimento delle copertura e delle pareti perimetrali del deposito merci.

Le aperture infatti sono sull’asse delle esistenti, con la progettazione di nuove chiusure. Gli interni si distribuiscono tramite un grande foyer, accessibile immediatamente dalla piazza e da una lunga rampa arrivando dal parcheggio. Rimangono separati dalle pareti esistenti permettendo il passaggio attraverso due corridoi perimetrali. L’accesso alla sala, anch’essa posta centralmente rispetto alle chiusure esterne, è posto dietro al palco. Se ad un primo impatto la sala non sembra avere caratteri distintivi, percorrendo i corridoi laterali lungo le sinuose linee del ballatoio ligneo, l’osservatore arrivato alla gradonata percepisce subito la similitudine con un profonda banchina, o il solco di una nave.

Il legno ancora una volta domina lo spazio, che attraverso l’uso di tende fonoassorbenti scure lungo le pare -

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pagina precedente Planimetria piano terra 1. hall - centro documentazione storica 2. sala lettura - emeroteca 3.sala lettura scaffale aperto 4.sala consultazione - ufficio 5.servizi 6. info point - edicola 7. biglietteria stazione - sala attesa 8. foyer auditorium 9. auditorium 10. magazzino 11. sala macchine 12. guardaroba 13. piazza vecchia stazione
14. fermata stazione 0 2 5 0
Sezione E Ee e 0 2 5 0 E e ti perimetrali, viene esaltato dal contrasto chiaro scuro. Le travi in legno del contro soffitto per la qualità acustica e i pannelli delle pareti dello scavo listellate, generano un ambiente intimo e riparato. Lo spettatore uscendo dal piccolo auditorium, si ritrova nella nuova piazza, accompagnato dalla torre lignea e la facciata del centro documentario, alzando lo sguardo trova la relazione storica con la Torre Matilde, lasciato libero dalle volumetrie della nuova fondazione e dal suo parco.
Prospettiva della piazza del nuovo centro documentario storico

Esploso assonometrico

Livello + 13.95

Archivio

sezione Lorenzo Viani

Livello + 10.75

Archivio

fototeca

Livello + 7.55

Archivio

cartoteca

Livello +4.35

Archivio

biblioteca

emeroteca

Livello +0.00

Archivio

biblioteca - sala lettura

ufficio

zona consultazione

servizi

fermata stazione

Auditorium

foyer - biglietteria

servizi

sala macchine

Livello + 13.95 Livello + 10.75 Livello + 7.55 Livello + 4.35 Livello + 0.00

Memoria affettiva

Nuova sede GAMC

La nuova sede Gamc nasce sulle rive del canale Burlamacca, con un impianto di carattere cantieristico, e si inserisce nell’area dell’ex mercato ortofrutticolo seguendo le linee direttrici del canale e della linea ferroviaria. I due volumi con le loro facciate alternate da cemento e vetro, generano attraverso la modulazione di queste ultime, un sistema di percorsi e soste in continua relazione tra interno ed esterno. I corpi di fabbrica si separano per garantire un utilizzo del parco e della banchina a diverse ore del giorno. Sono tenuti insieme da una sottile linea d’acciaio scuro che, oltre ad avere la funzione di frangisole, sembra condurre il visitatore lungo i nuovi tracciati, segnando gli ingressi alle strutture. La lunga facciata in legno del piano superiore è

la protagonista, il suo profilo allungato richiama le architetture cantieristiche e delle navi. La proprietà della trasparenza del volume insieme alla sovrapposizione delle schermature lignee, permette allo sguardo dello spettatore di non soffermarsi ma di attraversala fino a portare l’attenzione oltre il limite fisico dell’opera stessa. Come un grosso relitto incagliato sulla riva, bagnato dal mare che porta con sé i segni del tempo, data anche dalla sua forma ad ovale verso nord, si impone come un vero riparo delle arti, dove si realizza e racconta la storia della città attraverso la sua collezione.

L’incontro dei due assi segna l’ingresso alla struttura perpendicolare al canale.

Il museo si sviluppa longitudinalmente delineato da una struttura continua che funge poi da basamento per la struttura lignea del primo piano, con-

tornata da una piastra su quasi tutto il perimetro tranne che per la punta ovale. Il corpo di fabbrica centrale, il ‘cantiere’, attraverso un processo di sottrazione, genera un vuoto attivo, lasciando correre libera la struttura portante del piano superiore sorretto dalle torrette dei blocchi scale

La hall, collocata in posizione centrale, distribuisce in maniera chiara le sale museali, i blocchi scale, il book shop e le zone amministrative. Questi ultimi sono collocati nel blocco adiacente alla strada carrabile verso la ferrovia, creando quindi una separazione con la zona pubblica e la mobilità carrabile, consentendo allo stesso tempo un autonomia di accessi per le zone di lavoro e del deposito.

Se all’esterno il carattere dominante è quello cantieristico, quasi di astrazione dal tempo, il

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pagina precedente Prospettiva dell'ingresso alla nuova fondazione GAMC Schizzi di progetto
Maquette di progetto planimetria scala 1:200

Esploso assonometrico

Livello + 4.35

Museo

sala Lorenzo Viani

Livello + 0.00

Museo hall

bookshop

sala mostre temporanee

sala mostre permanenti

sala video proiezioni amministrazione

sala macchine

Lungo canale

bar caffetteria

laboratorio di quartiere

laboratorio didattico

foyer laboratorio stamperia d'arte

servizi

Livello +0.00

Museo

servizi

guardaroba armadietti

deposito

Stamperia d'arte

laboratorio stamperia

deposito

cortile

Livello - 4.35 Livello + 4.35 Livello + 0.00
5 10 B b A a 4 13 14 17 16 15 1 5 6 3 2 8 9 10 10 10 11 12 7 17

pagina precedente Planimetria piano terra

1. hall - nuova fondazione GAMC

2. bookshop

3. guardaroba

grande doppio volume della biglietteria svela da subito la matrice legata alla marineria velica. L’uso del legno nella struttura delle coperture, nelle finiture dei contro-soffitti e nei ballatoi del primo piano, costruiscono lo spazio con richiamo alle arti dei maestri d’ascia. Il vuoto generato nella sala d’accesso è dominato dalla prima visione della struttura a capriate in legno che condurrà poi il visitatore lungo le sale del museo. La luce che filtra dalle facciate di listelli in legno genera dei contrasti che esaltano le forme dello scafo, e determina il contrasto fra cemento e legno.

La sala temporanea è progettata come uno spazio flessibile per accogliere diverse tipologie di mostra, posta sulla punta della ‘nave’, è caratterizzata dalla forte presenza della struttura della copertura e il contrasto fra luce e

ombra che accentua la morbida forma ovale del perimetro murario. Il blocco in cemento che sporge quasi a sfidare la forza di gravità accenna già la struttura e conformazione dello spazio che accoglie la collezione di Lorenzo Viani. Le sale permanenti si trovano quindi in asse con la hall all’interno del perimetro murario del ‘cantiere’. Le sale sono distribuite dal lungo corridoio vetrato largo 3.5m caratterizzato dalle strutture ligne del soffitto con le travi a vista e controsoffitti listellati ed i pilastri in legno che seguono il ritmo degli infissi della vetrata. L'espediente distributivo oltre ad essere di introduzione alle sale, mantiene vivo il rapporto con il parco e la città, dando anche una sosta e divisione dalla mostra.

Qui, il rapporto si inverte con la struttura del primo piano, il quale si sviluppa longitudinalmente come un vero e

proprio ponte sorretto dai blocchi scale: i vuoti posti ai lati delle sale lasciano penetrare la luce dall’alto, che bagna le pareti perimetrali permettendo un’ illuminazione diffusa, ottemperata dalla presenza anche di luci artificiali posti sui controsoffitti di cartongesso, per la mostra.

Il continuo contatto visivo tra gli spazi sia del corridoio, sia del piano superiore, caratterizzati e scanditi anche dalla struttura modulare, conducono il visitatore all’aula finale del piano terra, dove è raccontata la storia della fondazione e di Viani, a cui è dedicato l’interno piano superiore.

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4. galleria mostre temporanee 5. galleria mostre permanenti 6. museo della fondazione 7. sala video proiezioni - conferenze 8. foyer amministrativo - segreteria 9. ufficio direzione 10. uffici personale 11. sala riunioni 12. sala macchine 13. caffetteria 14. laboratorio didattico 15. laboratorio di quartiere 16. foyer laboratorio stamperia d’arte 17. servizi
Prospetto nord 0 2 5 0 E e 0 2 5 0 E e
18. giardino laboratorio stamperia d’arte
Prospettiva della hall nuova fondazione GAMC
Prospetto Est Sezione Bb Prospetto Sud Sezione Aa
D d 1,5 1,7 1,9 1,4 5,8 2,1 1,6 2,1 1,5 1,5 1,4 5,1 1,8 1,8 6,1 2,1 2,5 1,4 31,7 1,4 4,8 6,4 1,6 3,1 6,4 4,8 1,4 3,2 1,9 5,1 0,4 0,9 1,6 7 6 5 4 3 2 1
_Sala Lorenzo Viani, Benedizione dei morti del mare _Sala Lorenzo Viani, Grafica e pittura _Sala accoglienza, Scultura, Testa di pazza. Scultura in creta, piedistallo in acciaio scuro. Profilo metallico saldato spessore 30 mm

pagina precedente

Planimetria piano +4.35

Il suddetto piano si profila quindi come un percorso unico, con una continua diversità di rapporti fra mostra e architettura.

Salito l’ultimo gradino delle scale nei blocchi di cemento lo sguardo è rivolto alla città, velato dal gioco di chiaro e scuro delle gelosie lignee. Lo spazio che esibisce l’unica scultura dell’artista viareggino si presenta come una grande terrazza delineata da una panca continua in legno. L'ingresso libero della luce e la possibilità di muoversi liberamente intorno alla scultura sono scelte ancorate al tipo mostra. Ancora una volta sono le strutture e la loro sincerità strutturale che conformano la qualità spaziale.

La sala centrale divisa secondo le tematiche care all’artista, è progettata per contenere l’intera collezione comunale dedicata a Viani. Le pareti perime-

trali di cartongesso, disegnano gli spazi da allestire grazie ai profili di legno, che le donano un carattere ed un ordine quasi giapponese.

Il vuoto tra la sala-ponte e lo spazio delle permanenti è mascherato proprio da queste ultime, e torna visibile solo nella parte centrale, dove due aperture simmetriche si aprono alla città ed ai monti, per confermare il rapporto fra l’artista e la città. Accompagnata dalla costante visione dello ‘scafo’, la lunga nave si trasforma nella metafora del viaggio, un lungo percorso in un’unica navata sulla vita di Lorenzo Viani.

“Il dipinto non può vivere nell'isolamento. Ha bisogno dello sguardo di un osservatore sensibile per potersi ridestare e sviluppare. Senza quello sguardo il dipinto muore” (Rothko, 2007).

Lo spazio architettonico così ottenuto precisa l’opera, piuttosto che iso-

larla, e scompare l’aspetto di contenitore di stanza. La diffusione della luce filtrata dai listelli rimbalza sulla superficie inclinata della copertura, diffondendosi nell’ambiente, esaltando le linee marcate della lunga nave, riparo dell’arte dell’artista viareggino. Il blocco scale che chiude il percorso ciclico museale riportando il visitatore alla hall di ingresso separa quasi in maniera intima l’ultima sala in aggetto sulla temporanea. Questa sala custodisce il quadro la “Benedizione dei morti del mare”, una delle prime opere acquistate dalla fondazione GAMC, in uno spazio conformato alle sue dimensione. Il significato del quadro chiude il percorso riportando alla memoria i dolori del mare e le conseguenze che esso porta.

41 Sezione Dd
1. accoglienza sala Lorenzo Viani 2. sala I - scuola ed infanzia 3. sala II - famiglia 4. sala III - città e mare 5. sala IV - teste e ritratti 6. sala V - pittura
0 2 5 0 E e 0 2 5 0 E e
7. sala VI - Benedizione dei morti del mare
Prospettiva della sala espositiva Lorenzo Viani
43 Esploso assonometrico del piano +4.35
Maquette di progetto sezione scala 1:50
Maquette di progetto sezione scala 1:50
C c 6 4 3 5 2 8 9 10 7 11 1 9

Le funzioni di quartiere e di servizio al museo sono collocate invece nella stecca parallela al canale. Distribuita da una hall centrale, si suddivide longitudinalmente secondo una schema legato alla modulazione strutturale e alle logiche di soleggiamento, evidenziato anche dalla diversità delle due facciate nord-sud. Scandita dalla struttura delle travi in legno a vista, infatti, la parte nord contiene funzioni di quartiere, quali i servizi di ristorazione e bar e i laboratori didattici utilizzati anche dal museo.

La facciata che corre lungo quasi tutto il corpo di fabbrica, caratterizzata da infissi in acciaio zincato, lascia libero l’accesso con la piazza lungo il canale con lo sguardo verso il Burlamacca e la Torre Matilde. La sezione rivela la presenza del piano interrato, dove i laboratori di stamperia d’arte produco-

no le xilografie. Dalla hall verso il parco, la scala in legno che corre lungo il muro di cemento, chiuso poiché collocato a sud, accompagna i clienti in uno spazio di accoglienza caratterizzato ancora una volta dal contrasto dei materiali, accentuato dalla luce zenitale garantita dai lucernari a soffitto.

Le travi lamellari che tornano a vista nel grande vuoto sorreggono una sottostruttura metallica per gli infissi della vetrata. L’intradosso dell’apertura prevede l’utilizzo di pannelli in vetro satinato per una corretta diffusione della luce. La struttura della scala è in cemento ancorata alla parete portante, con la trave a vista. Lo stacco marcato tra il cemento e le componenti lignee a listelli di 4 cm alternati da fessure altrettanto uguali, vuole ribadire la sincerità delle strutture e conferire allo spazio un carattere confortevole.

Il primo ambiente è espositivo per le opere prodotte dai laboratori. La sezione della parete in cemento si interrompe drasticamente scavando uno spazio illuminato artificialmente in continuità con il doppio volume di ingresso. Le zone di lavoro, raggiungibili da un corridoio coperto che ospita i magazzini per le opere, si aprono invece su un cortile privato, caratterizzato da una piccola rampa verde, che diventa il luogo intimo della produzione di xilografie.

47 Sezione Cc
pagina precedente Planimetria piano -4.35 1. accoglienza laboratori 2. sala espositiva 3. laboratorio stamperia d'arte 4. sala stampe 5. magazzino 6. cortile 7. deposito fondazione 8. guardaroba - armadietti 9. servizi 10. spogliatoio personale fondazione
0 2 5 0 E e 0 2 5 0 E e
11. sala pulizie
Prospettiva
dello spazio espositivo dei laboratori
49 Esploso assonometrico del piano -4.35

“Noi non riconosciamo alcun problema formale, bensì soltanto problemi costruttivi, La forma non è il fine, bensì il risultato del nostro lavoro. Non esiste alcuna forma in sé […] la forma come fine è formalismo, e noi lo rifiutiamo. Altrettanto poco aspiriamo a uno stile. Anche la volontà di stile è formalista. Noi abbiamo altre preoccupazioni. Ci preme sostanzialmente di liberare la pratica del costruire dalla speculazione estetica, e di riportare il costruire a ciò che deve esclusivamente essere, ossia COSTRUIRE.”

(L. Mies van der Rohe, 1923)

Riflessioni sul costruire

La citazione di Mies van der Rohe, chiarisce da subito che il riferimento alla marineria velica non è un mero formalismo. La sua memoria, come abbiamo più volte citato, ‘affettiva’, vuole sì da un lato richiamare l’atmosfera e gli scenari dell’umile villaggio di pescatori, ma soprattutto acquisire la conoscenza e la consapevolezza del saper costruire dei maestri d’ascia del tempo.

“L'architettura dipende dal proprio tempo. È la cristallizzazione della sua intima struttura, il graduale dispiegamento della sua forma” (Mies van der Rohe, 1950 citato in Martì Arìs, 2017). Il valore dell’opera risiede nel suo utilizzo, quello di conformare uno spazio a misura dell’opera artistica che espone, diventando un tutt’uno con essa e con la storia della sua civiltà.

La struttura è l’espressione della costruzione, che appartiene all’epoca e non all’individuo, espressione quindi della civilizzazione in cui sorge. Le strutture dell’edificio sono la composizione elementare di parti architettoniche che nel loro insieme la rendono complessa. Come la costruzione complessa di un opera d’arte dove le componenti che la formano sono riconoscibili, la sincerità strutturale rende l’architettura immediatamente esplicita e con una propria forte identità. La progettazione delle strutture parte dalle considerazione geologiche dell’area, delineando così le fasi di costruzione e tempi di cantieristica che si rispecchiano poi nella scelta dei materiali e nella loro estetica. Infatti se lo scavo e la fondazione, insieme al piano terra dei corpi di fabbrica sono un tipo di costruzione in sito, le

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pagina precedente Prospettiva della sala temporanea Schizzi di progetto
Maquette di progetto dettaglio struttura scala 1:100

componenti dei volumi che svettano sopra le strutture continue, sono l’espressione di una progettazione prefabbricata, con il montaggio in cantiere delle parti lignee tra loro e il fissaggio alle armature dei piani sottostanti. Il terreno, data la vicinanza al canale e al mare, è costituito prevalentemente da suolo sabbioso con possibile presenza di falda acquifera al di sotto dei 2m di profondità.

Questo ha condizionato le scelte progettuali del tipo di scavo e impermeabilizzazione. Lo scavo infatti, con metodo basilare a cielo aperto con scarpata laterale, avviene grazie al sistema di drenaggio verticale della falda superficiale, detto ‘well point’ (o punta di pozzo). Questa procedura provoca l’abbassamento temporaneo della superficie della falda freatica consentendo sia di poter lavorare all’asciutto sia di impe-

dire il franamento delle pareti scavate. Il sistema prevede l’installazione di due file di punte lungo il perimetro dell’edificio ad una profondità superiore allo scavo. L’impianto è completato da un collettore di aspirazione orizzontale e la tubazione di scarico nel canale. La struttura del piano interrato quindi, una volta effettuato lo scavo e previsto il totale rivestimento di quest’ultimo con materiale impermeabilizzante in PVC, prevede la messa in opera della fondazione a platea continua e delle pareti portanti. L’allargamento del blocco centrale, serve ad ottemperare la spinta idraulica dal basso verso l’alto, con il rischio di sollevamento, tramite il principio di archimede, aumentando il peso del corpo di fabbrica. Inoltre permette di creare degli scannafossi controterra con pareti di spessore maggiore. Il sistema di impermeabiliz-

zazione delle pareti e fondazione utilizzato è il sistema ‘vasca bianca’ della ditta SIKA, che offre una soluzione integrata alle guaine impermeabilizzanti. Formata da calcestruzzo impermeabile combinato con opportuni sistemi di sigillatura dei giunti sia di costruzione che di movimento, offre prestazioni e durabilità, resistenza alle infiltrazioni e risalita capillare. Inoltre l’utilizzo di additivi speciali, come super-plastificanti o cristalli attivi, limita le micro-lesioni da ritiro, con una compattazione del materiale. In particolare vengono utilizzati waterstop in PVC, applicati sull’asse di congiunzione tra la parete controterra e la fondazione; tubi d’iniezione e nastri idro-espandenti che limitano la fessurazione.

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1,1 2,6 0,4 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,2 3,7 3,8 4,9 4,1 3,2 1,6 1,6 3,2 5 6 0 y y 1 z 2 3 z 5 6 X2 X X2’ X3 X X5 X5’ X6 X6’ X X7’ X X8’ X X9’ X X X X12’ X X X X15’ X X X X X
Approfondimento struttura capriata
E A H C M D B G L F N O

Legenda

A. Solaio di copertura

Strato di ghiaia

Massetto delle pendenze in cls alleggerito

Guaina impermeabilizzante

Strato coibentazione in sughero

Pannello per isolamento termico

Barriera al vapore

Soletta in cls collaborante con lamiera

Grecata

Trave portante in legno lamellare, Sistema a capriata

B. Sistema vetrato

Sistema frangisole in listelli di legno di Larice verniciato

Sistema di oscuramento tende a

Scomparsa

Intelaiatura portante in legno

Lamellare

Infisso in legno con doppiovetro

Laminato temperato

C. Solaio Interpiano

Pavimentazione in parquet

Pannello per isolamento acustico

getto in ca

Finitura interna con intonaco

Controsoffitto in cartongesso

D. Solaio di copertura

Tetto giardino sedum

Massetto delle pendenze in cls

Alleggerito

Guaina impermeabilizzante

Strato coibentazione in sughero

Pannello per isolamento termico

Barriera al vapore

Soletta in cls collaborante con lamiera

Grecata

Trave secondaria in legno lamellare

Controsoffitto in listelli di legno (listello 30x40 mm)

Profilo strip led luce artificiale

Interposto a listelli controsoffitto

E. Pavimentazione esterna

Pavimentazione in lastre di cemento

In ghiaietto lavato, misto granito dell’

Elba

Strato di malta livellante

Massetto delle pendenze in cls

Alleggerito con canale di raccolta delle

Acque piovane

Guaina impermeabilizzante

Sottofondo

Terreno

F. Sistema di vetratura

Finitura esterna in cls lavato (ditta Coplan)

Pannello per isolamento termico

Trave secondaria in legno lamellare

Profilo sistema EBE 65 a taglio

Termico (Secco) acciaio zincato

Montante in legno lamellare

Sistema di oscuramento a scomparsa

G. Chiusura verticale interna

Finitura esterna in cls lavato (ditta Coplan)

Pannello per isolamento termico

Getto in ca

Finitura interna con intonaco

H. Solaio interpiano

Pavimentazione in lastre di cemento

Resina su malta di alloggiamento

Massetto in cls alleggerito

Portaimpianti e pannello portatubi con carta anticondensa

Pannello per isolamento termico

Struttura portante in ca

Finitura interna con intonaco

Controsoffitto in cartongesso

O. Pensilina

Struttura principale in alluminio scuro

Profilo a C

Lame frangisole in alluminio scuro

I. Chiusura verticale controterra

Strato di impermeabilizzazione in PVC (sika)

Sistema nastri sigillanti idrofili per Giunti di movimento

Profili idroespandenti per giunti di Costruzione

Getto in cls con additivi

Struttura portante in ca

L. Chiusura verticale quota -4.35

Getto cls con additivi

Barriera al vapore

Pannello per isolamento termico

Struttura portante in ca

Finitura interna con intonaco

M. Solaio controterra _ quota -4.35

Pavimentazione in lastre di cemento

Resina su malta di allogiamento

Massetto in cls alleggerito

Portaimpianti e pannello portatubi con carta anticondensa

Barriera al vapore

Pannello per isolamento termico

Getto in cls con rete elettrosaldata

Vespaio areato con moduli di tipo iglù

Sistema nastri sigillanti idrofili per Giunti di movimento

Profili idroespandenti

Platea in ca

Magrone

Una volta conclusa la costruzione delle fondazioni si procede con le chiusure perimetrali dell’edificio a piano terra. Sono posate in opera, di spessore 60 cm circa, con uno di isolante spesso 120 mm. La finitura esterna tramite un processo di lavaggio, garantito dalla ditta Coplan, assume un aspetto graffiato che conferisce ai volumi un aspetto monolitico, slanciato dalle fughe dei casseri. L’effetto sgraffiato, ripetuto anche nell’interno per le finiture in intonaco, rende meno rigido il confronto con le lunghe pareti, accompagnate dalle ombre della pensilina in alluminio. La suddetta pensilina è strutturata da un profilo a C 200x50 che corre lungo l’esterno, parallelamente alla parete. I travetti perpendicolari scandiscono il passo delle lamine in alluminio che fungono da frangisole, alte 140 mm. La loro altezza ribas-

sata rispetto alla struttura principale, permette alla copertura in laminato di legno di inserirsi nel modulo della pensilina e coprire gli ingressi. L’ossatura delle pareti al piano terra, come già descritto, è in calcestruzzo armato, ottenuto con trattamenti che riducono l’emissione di anidride carbonica e il trattenimento di umidità.

Nelle lunghe vetrate il sistema continuo si interrompe, alternandosi con un sistema puntiforme. Nel caso specifico le travi in legno lamellare di larice, dimensionate 80x25 cm, che sorreggono le coperture con tetto giardino, si ancorano alle murature di cls, mentre lungo le vetrate, scandite da infissi in acciaio zincato (profilo EBE della Secco), scaricano su montati in legno, 30x15 cm. Questo sistema di strutture continue su cui poggiano le travi lignee della copertura, corre lungo qua-

si l’intero piano terra con un passo regolare di 6,4 m, scaricando poi nella fondazione a platea del piano interrato. Un sistema di travature secondarie sempre in legno lamellare si colloca nell’asse mediano del modulo fatta accezione del cantiere centrale. Il modulo è visibile dalle travi a vista, rafforzato dalla progettazione dei controsoffitti in listelli di legno, fissati in pannelli di cartongesso, che arricchiscono lo spazio. Il loro spessore di 4,5 cm alternato da vuoti di stessa dimensione consente l’inserimento delle luci artificiali, strip-led. L’orditura dei solai è poi irrigidita dalla messa in opera di solette in cls collaborante con lamiera grecata bullonata alle travi. Diverso è il discorso per le strutture che colmano il vuoto del ‘cantiere’.

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100 mm 30 mm 40 mm 120 mm 180 mm 500x150 mm 90x40 mm 300x150 mm 80 mm 25 mm 300 mm 20 mm 300 mm 100 mm 30 mm 40 mm 120 mm 180 mm 800x250 mm 80 mm 120 mm 800x250 mm 65x80 mm 300x120 mm 80 mm 150 mm 350 mm 80 mm 120 mm 300 mm 20 mm 80 mm 120 mm 300 mm 20 mm 30 mm 150 mm 120 mm 300 mm 20 mm 60 mm 1200x40 mm 45x40 mm 30 mm 150 mm 120 mm 300 mm 300 mm 500 mm 150 mm 100 mm 50 mm 150 mm 300 mm pagina precedente Dettaglio costruttivo 0 2.5 0.5 1.5
stabilizzato
H D L M C A E G B

Legenda

A. Solaio di copertura

Strato di ghiaia

Massetto delle pendenze in cls alleggerito

Guaina impermeabilizzante

Strato coibentazione in sughero

Pannello per isolamento termico

Barriera al vapore

Soletta in cls collaborante con lamiera

Grecata

Trave secondaria in legno lamellare, Sistema a capriata

B. Capriata

Capriata in travi di legno lamellare, con fissaggio tramite bullonatura e flange in acciaio

Rivestimento in pannelli di legno noce scuro

Trave portante di chiusura capriata

C. Sistema vetrato

Sistema frangisole in listelli di legno di larice verniciato

Sistema di oscuramento tende a scomparsa

Intelaiatura portante in legno

lamellare

Infisso in legno con doppiovetro

laminato

D. Chiusura verticale blocco scale

Finitura esterna in con intonaco (graffiato come cls)

Getto in ca

Finitura interna con intonaco

E. Solaio Interpiano

Pavimentazione in parquet

Pannello per isolamento acustico

Getto in ca

Finitura interna con intonaco

Controsoffitto cartongesso

F. Chiusura verticale esposizioni

Finitura esterna con intonaco (graffiato come cls)

Pannello eps fonoassorbente

Strututra metallica, profili L in acciaio

Portaimpianti e fissaggio quadri

Pannello eps fonoassorbente

Finitura interna in cartongesso

G. Solaio interpiano

Pavimentazione in lastre di cemento

Resina su malta di alloggiamento

Massetto in cls alleggerito

Portaimpianti e pannello portatubi con carta anticondensa

Pannello per isolamento termico

Struttura portante in ca

Finitura interna con intonaco

Controsoffitto in cartongesso

H. Chiusura verticale esterna

Finitura esterna in cls lavato (ditta Coplan)

Pannello per isolamento termico

Getto in ca

Finitura interna con intonaco

I. Solaio controterra _ quota -4.35

Pavimentazione in lastre di cemento

Resina su malta di alloggiamento

Massetto in cls alleggerito

Portaimpianti e pannello portatubi con carta anticondensa

Barriera al vapore

Pannello per isolamento termico

Getto in cls con rete elettrosaldata

Vespaio areato con moduli di tipo iglù in plastica

Sistema nastri sigillanti idrofili per Giunti di movimento

Profili idroespandenti per giunti di costruzione

Platea in ca

Magrone

L. Chiusura verticale quota -4.35

Getto cls con additivi

Barriera al vapore

Pannello per isolamento termico

Struttura portante in ca

Finitura interna con intonaco

M. Chiusura verticale controterra

Strato di impermeabilizzazione in PVC (sika)

Sistema nastri sigillanti idrofili per Giunti di movimento

Profili idroespandenti per giunti di costruzione

Getto in cls con additivi

Struttura portante in ca

Il sistema, per così dire a ponte, in calcestruzzo armato che corre lungo le sale permanenti, passando per la hall e la sala temporanea, è scandito sempre dal passo regolare di 6,4 m, con travi in cls armato 100x30 cm circa, controventate da solai con getto in c.a. di 30 cm, per irrigidire la struttura soprattutto nelle parti a sbalzo. Il solaio, con finitura in parquet, procede quasi interamente lungo il blocco museale, staccandosi dalle pareti perimetrali, lasciando così che le pareti delle sale al piano terra vengano bagnate di luce zenitale. Scarica principalmente sulle pareti divisorie delle sale permanenti e sui blocchi armati delle scale, che corrono fino alla fondazione, e si ancora alle pareti perimetrali nei ballatoi del doppio volume della hall e in quelli di uscita delle risalite, per garantire un irrigidimento al mo-

vimento della struttura. Le pareti della sala espositiva dedicata a Lorenzo Viani, sono in cartongesso con una loro sottostruttura metallica, rendendoli così più leggeri e per gli sforzi sul solaio. I blocchi scale non si innalzano fino al tetto formando quindi un appoggio per la strutture a capriata della ‘scafo della nave’. La composizione delle parti strutturali di questa chiusura definisce l’intero piano primo, poggiando sulle pareti perimetrali del ‘cantiere’.

I pilastri in legno lamellare 30x15 cm, scandiscono la facciata vetrata del corpo di fabbrica, con un passo modulare di 3,2 m; ancorandosi all’armatura delle pareti in c.a con delle barre filettate ed affogate, tramite una flangia d’acciaio bullonata.

La trave orizzontale ad altezza 3,1 m irrigidisce la struttura, consentendo la costruzione e l’installazione delle com-

ponenti vetrate. La gelosia in listelli di legno divisa in pannelli, è fissata agli elementi verticali ed orizzontali della facciata tramite una sottostruttura orizzontale che le distanzia dai montanti verticali, consentendo l’apertura a soffietto dei pannelli e la conseguente pulizia esterna delle vetrate. Tra quest’ultimo e la struttura è previsto anche l’installazione di un tende a scomparsa per l’eventuale oscuramento degli ambienti espositivi dalla luce solare (ditta svizzera Kästli Storen AG).

Pilastri e blocchi scale costituiscono quindi il sostegno della capriata rovescia che corre lunga per quasi novanta metri. Lo scheletro ligneo, che richiama le strutture navali dei maestri d’ascia che resero la marineria velica viareggina un icona in tutto il mondo composto da travi la-

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temperato 100 mm 30 mm 40 mm 120 mm 180 mm 500x150 mm 500x150 mm 30 mm 800x150 mm 20 mm 300 mm 20 mm 80 mm 25 mm 300 mm 20 mm 20 mm 30 mm 50x20 mm 30 mm 20 mm 30 mm 150 mm 120 mm 300 mm 20 mm 60 mm 80 mm 120 mm 300 mm 20 mm 30 mm 150 mm 120 mm 300 mm 300 mm 500 mm 150 mm 80 mm 120 mm 300 mm 20 mm 80 mm 150 mm 350 mm 90x40 mm 300x150 mm pagina precedente Dettaglio costruttivo 0 2.5 0.5 1.5
C A B

mellari fissate con flange di acciaio a scomparsa e sistemi di incastro a tasca per le travi trasversali. La capriata si modula con un passo di 3,2 m in asse con la struttura dei pilastri, rafforzata dalla ‘chiglia’ in legno, costituita da tre travi, sagomate per il fissaggio della capriata.

Le travi permettono anche il passaggio degli impianti di areazione e illuminazione, schermati da una grata metallica scura. La struttura regolare varia negli estremi del lungo corpo di fabbrica, in particolare nella geometria della zona ovale, in prossimità della sala temporanea, dove le travi capriate ruotano in asse con il perimetro, per mantenere in facciata un passo regolare dei pilastri, visibile dall’esterno e dall’interno. Qui la ‘chiglia’ si interrompe lasciando correre la trave in mediana dell’arco che chiude la nave, conferen-

do un profilo slanciato alla copertura, proprio come la navi “gallettate” descritte nei libri di Mario Tobino. La scelta di una struttura complessa a livello geometrico trova risposta nella volontà di integrare progetto e struttura, oltre che rendere il percorso espositivo un elemento unico con l’architettura.

Inoltre il rivestimento in legno di noce, scuro, serve alla diffusione misurata della luce negli ambienti, controllata dall’aggiunta dei faretti e strip led alla distanza idonea in rapporto con l’altezza. Il risultato è una sala flessibile alle scelte di allestimento, consapevole del tipo e quantità di opere da esporre.

La chiusura del piano primo delineando così il carattere di trasparenza e sincerità strutturale del ‘cantiere’ chiude con una copertura piana in cls collaborante e lamiera grecata. Le installazioni e le compartizioni tecniche, sono in-

tegrate nelle scelte progettuali, sia per l’illuminazione che areazione. Il riscaldamento e raffreddamento degli ambienti è garantito dai pannelli radianti nel pavimento.

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Approfondimento capriata - nodi pagina precedente Esploso assonometrico dettaglio capriata
A _ Nodo capriata - pilastro B _ Nodo capriata - trave centrale C _ Nodo pilastro - parte c.a.

Letteratura generale

Agamben G. 2013, L’uomo senza contenuto, Quodilibet, Macerata.

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Archivi del Centro Documentario

Collana «I quaderni del Centro Documentario Storico. Cenni di storia Viareggina»:

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Fornaciari P. 2001a, La marineria velica viareggina, n. 2, Tipografia Massarosa Offset, (edd. origg. 1982), Lucca.

Fornaciari P. 1997, Viareggio balneare, n. 7, Tipografia Massarosa Offset, (edd. origg. 1983), Lucca.

Fornaciari P. 1999, Viareggio dal XVI al XVIII secolo. Formazione urbana e tipologie edilizie, n. 8, Tipografia Massarosa Offset, (edd. origg. 1982), Lucca.

Fornaciari P. 1983, Lorenzo Viani, n. 10, Tipografia Massarosa Offset, Lucca.

Fornaciari P. 1996, Edifici e monumenti storici, n. 11, Tipografia Massarosa Offset, Lucca.

Fornaciari P. 2000, La Torre Matilde, n. 12, Tipografia Massarosa Offset, Lucca.

Fornaciari P. 2001b, Il territorio di Viareggio nel settecento, n. 13, Tipografia Massarosa Offset, Lucca.

Fornaciari P. 2003a, Benedizione dei morti del mare. Storia e cultura di Viareggio nell’opera di L.Viani, n. 14, Tipografia Massarosa Offset, Lucca.

Fornaciari P. 2003b, Viareggio. Un itinerario fra storia, arte e cultura, n. 15, Tipografia Massarosa Offset, Lucca.

Filmografia

Bertolucci B. 1976, Novecento

Fago G. 2000, Sulla spiaggia e di là dal molo

Moholy-Nagy L. 1933, Architects’ Congress

Monicelli M. 2006, Le rose del Deserto

Risi D. 1985, Scemo di guerra

Risi D. 1961, Una vita difficile

Tofanelli A. 2015, Noi giovani dell’appartamento

Tofanelli A. 2005, Contronatura

Sitografia

http://www.comune.viareggio.lu.it/

http://www502.regione.toscana.it/

http://www.gamc.it

https://www.viareggiocomera.it

61 Bibliografia
63 Presentazione 5 Fabrizio F. V. Arrigoni Dalle lande paludose alla Perla del Tirreno 7 Due facce contrapposte dal canale 13 Collezione GAMC, Lorenzo Viani 17 Il progetto: le lunghe navi 17 Memoria storica, centro documentario 27 Memoria affettiva, nuova sede GAMC 33 Riflessioni sul costruire 51 Bibliografia 61 Indice

Finito di stampare per conto di didapress

Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze giugno 2023

Viareggio, città toscana della Versilia, ha una storia recente. Camminando sulle banchine del canale Burlamacca, la città assume un aspetto nostalgico. Lontani sono i ricordi del primo villaggio cinquecentesco, delle battaglie marinare e delle terre paludose. Il canale porta con sé i “segni” di un intimo rapporto della città con il mare. Elemento di collegamento e divisione delle due anime di Viareggio: la città marinara e cantieristica, la Darsena, e la realtà turistica lungo la costa. Il progetto nasce sulle rive di questa sinuosa linea d’acqua, che scorre dal mare ai monti. Una trasformazione architettonica ed urbana ispirata alle opere dell’artista e scrittore Lorenzo Viani. Un nuovo centro culturale dove memoria storica ed affettiva trovano sovrano riparo sotto le lunghe navi.

Valerio Cerri Architetto dello studio Cerri Pandolfi Architetti e Dottorando in Progettazione architettonica e urbana a Firenze dal 2022. Si forma presso la Scuola di Architettura dell’Università di Firenze, dove si laurea con lode e dignità di pubblicazione nel 2020. Cultore della materia dal 2016.

ISBN 978-88-3338-184-8

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