Paesaggi camuni - 1 | Landscape Design Lab

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Il volume pubblica parte degli esiti dello studio: “Trasformazioni e Permanenze dei Paesaggi Camuni. Letture diagnostiche e interpretazioni progettuali” elaborato nell’ambito della Convenzione stipulata nel maggio 2017 tra la Comunità Montana della Valle Camonica/Parco Adamello e il Dipartimento di Architettura/ Landscape Design Lab dell’Università degli Studi di Firenze, in seguito a selezione di candidatura inviata a manifestazione di interesse per espletamento di attività di ricerca. Il progetto si inserisce nel più ampio programma “Ciclabilità, mobilità sostenibile e riordino paesaggistico: verso un territorio ad elevata sostenibilità socioeconomica e di qualità ambientale nella Valle dei Segni”, finanziato nell’ambito del Bando Fondazione Cariplo “Interventi emblematici 2014”. Il lavoro è stato svolto da maggio a dicembre 2017 da un gruppo interdisciplinare di ricercatori, professionisti e neo-laureati costituito nell’ambito del Landscape Design Lab (direttore scientifico Gabriele Paolinelli) del sistema DIDA Labs del Dipartimento di Architettura di UniFi. Volume 1 di 2.

C12 Componenti del gruppo di ricerca

Anna Lambertini, architetto e paesaggista, prof. associato Architettura del paesaggio, coordinamento scientifico Stella Fabbri, architetto, borsista di ricerca Unifi/Dida Gianna Fedeli, architetto paesaggista, borsista di ricerca Unifi/Dida Giovanni Grapeggia, dottore in scienze forestali, professionista incaricato Lorenzo Nofroni, architetto e paesaggista, Phd in Progettazione ambientale, borsista di ricerca Unifi/Dida Dario Furlanetto, biologo, direttore del Parco Adamello Guido Calvi, dottore agronomo, funzionario del Parco Adamello Luca Dorbolò, architetto paesaggista, professionista incaricato Comunità Montana Valle Camonica/Parco dell’Adamello

INTEGRAZIONE PAESAGGISTICA DEI COMPARTI INDUSTRIALI. RICONFIGURARE L’AREA INDUSTRIALE DI MALONNO

Editing e cura dell’impostazione editoriale Stella Fabbri, Gianna Fedeli, Lorenzo Nofroni


Volume 1

Paesaggi della Valle Camonica: trasformazioni e permanenze

Letture, interpretazioni e strategie progettuali alla macroscala a cura di Anna Lambertini

con Stella Fabbri, Gianna Fedeli, Giovanni Grapeggia, Lorenzo Nofroni, Luca Dorbolò contributi di Dario Furlanetto e Guido Calvi


indice


Paesaggio camuno Oliviero Valzelli - Presidente Comunità Montana di Valle Camonica

p.02

L’impegno di fondazione cariplo per la valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente Sonia Cantoni - Consigliere con delega all’Ambiente della Fondazione Cariplo Fiume Oglio e infrastrutture di fondovalle: alla ricerca di nuovi strumenti per la tutela e la riqualificazione del paesaggio camuno Dario Furlanetto - Direttore Parco dell’Adamello

p.04

Paesaggio agrario e aree protette: un dialogo aperto Guido Calvi - Dottore agronomo - Comunità montana Valle Camonica Parco Adamello

p.10

Fare ricerca per il progetto di paesaggio

p.12

Quadro conoscitivo

p.18

1.1_

Sistema delle aree protette

p.20

1.2_

Vincoli paesaggistici

1.3_

Sintesi delle previsioni urbanistiche: dal livello regionale a quello comunale

1.4_

Uso del Suolo

1.5_

Tipi Litologici

1.6_

Tipi Forestali

1.7_

Elementi strutturali del paesaggio alpino

1.8_

Struttura del paesaggio

1.9_

Sistema delle principali connessioni della mobilità

0_ 1_

Anna Lambertini

Gianna Fedeli, Stella Fabbri

Luca Dorbolò

Luca Dorbolò

Giovanni Grapeggia Giovanni Grapeggia

Giovanni Grapeggia

Giovanni Grapeggia

Stella Fabbri, Gianna Fedeli, Giovanni Grapeggia, Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

Lorenzo Nofroni, Gianna Fedeli, Stella Fabbri

1.10_

Principali componenti del Paesaggio delle Energie

1.11_

Patrimonio storico-insediativo e culturale

1.12_

Risorse turistiche

2_

Stella Fabbri

Gianna Fedeli

Stella Fabbri

p.21 p.22 p.28 p.30 p.32 p.33 p.34 p.36 p.37 p.38 p.40

Letture e sintesi interpretative

p.42

2.1_

Semiologia dei paesaggi della Valle Camonica

p.44

2.2_

Paesaggi percepiti e analisi visive percorrendo la SS 42

2.3_ 2.4_

3_

Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

Lorenzo Nofroni

Il paesaggio attraversato dalla SS42: caratterizzazione dei tratti stradali Luca Dorbolò, Lorenzo Nofroni, Matteo Passera

Struttura e articolazione del paesaggio urbano del fondovalle Luca Dorbolò

p.46 p.48 p.54

Strategie di progetto e gestione

p.62

3.1_

Unità di Paesaggio

p.64

3.2_

Spazi aperti dei paesaggi urbani della Valle Camonica: analisi qualitativa e strategie per la riconnessione ecologica e funzionale

p.72

3.3_

Il paesaggio attraversato dalla SS42: elementi di attenzione progettuale

p.82

3.4_

Temi e ambiti di esplorazione progettuale

Luca Dorbolò, Gianna Fedeli, Stella Fabbri, Giovanni Grapeggia, Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

Luca Dorbolò

Lorenzo Nofroni, Matteo Passera

Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

Riferimenti bibliografici

p.88

p.90

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La spiaggia dell’Oglio presso il Ponte di Montecchio a Darfo Boario Terme Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

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PAESAGGIO CAMUNO di Oliviero Valzelli - Presidente Comunità Montana di Valle Camonica

territorio della Valle Camonica per millenni è stato fonte di ispirazione e sostentamento per i suoi abitanti che ne hanno fortemente caratterizzato il paesaggio in funzione delle esigenze culturali ed economiche. Una simbiosi uomo/territorio che si perde nella notte dei tempi. Millenni or sono antichi incisori hanno graffito i propri segni eterni sulle grandi superfici rocciose levigate dal lento incedere dei ghiacciai preistorici. Una preziosa eredità culturale che l’Unesco ha annoverato nella propria lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Col passare dei secoli è stato lo spirito di sostentamento delle genti alpine che ha portato alla conquista dei versanti scoscesi della vallata, ai borghi, agli insediamenti in quota ed ai terrazzamenti per strappare dalla verticalità della montagna lembi di terra da coltivare. Poi l’industrializzazione si è spinta con forza lungo l’asse dell’Oglio, la sete di energia ha portato alla costruzione di grandi invasi idroelettrici che hanno contribuito ad alimentare l’affermazione di numerose aree industriali-artigianali che hanno impresso la Valle. Il paesaggio come lo vediamo oggi è dunque la sommatoria di elementi eterogenei accumulatisi nel tempo. Una stratificazione che ha generato un paesaggio composito e che, specialmente nel fondovalle, presenta a volte elementi discordanti. In un territorio alpino come il nostro in cui il turismo, l’eccellenza culturale e la sostenibilità ambientale vogliono contribuire al rilancio socio – economico, era quanto mai necessario uno strumento di analisi e riflessione culturale, ma anche di indirizzo dell’assetto paesaggistico di vallata. L’occasione è sorta nell’alveo della collaborazione con Fondazione Cariplo, che da anni sostiene la nostra comunità con il finanziamento di progetti ed iniziative di diverso tipo, tra le quali rivestono particolare

Il

importanza gli interventi sviluppati per il riassetto ecologico e paesaggistico delle aree degradate di fondovalle del fiume Oglio. Ed è proprio a completamento di questo ambizioso programma di interventi che è stato finalizzato lo studio “Trasformazioni e Permanenze dei Paesaggi Camuni. Letture diagnostiche e interpretazioni progettuali” del quale mi pregio di presentarne i risultati. Questo studio, elaborato da un team multidisciplinare afferente al Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze e coordinato dal Parco dell’Adamello definisce dunque un quadro di lettura del paesaggio camuno e delinea un possibile percorso per la valorizzazione dello stesso in un’ottica unitaria di vallata, che si inserisce in maniera complementare tra la visione del singolo Comune e la visione più generale d’orientamento degli strumenti di pianificazione di livello regionale. Seppur consapevoli che alcune ferite inferte a determinate aree o alcune problematiche socio economiche che sono alla base del paesaggio non possono essere cancellate con un colpo di spugna o con uno studio, crediamo che lo stesso possa aiutare a piccoli passi a riconoscere gli elementi identitari del territorio ed a costruire e ri-costruire un paesaggio ed una Valle riconoscibili e migliori per il futuro. Una delle cose che più colpisce leggendo gli spunti progettuali è come a volte siano sufficienti piccole accortezze paesaggistiche diffuse per migliorare sensibilmente la percezione dei luoghi e attenuare la percezione negativa di alcuni elementi di disturbo. Anche in questo caso, come in tanti altri che hanno a che fare con l’ambiente, è evidente la validità del principio dei piccoli passi: mirati accorgimenti oggi possono fare imboccare la strada giusta per migliorare la bellezza del paesaggio della Valle Camonica.

l’impegno di fondazione cariplo per la valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente di Sonia Cantoni - Consigliere con delega all’Ambiente della Fondazione Cariplo

La Fondazione Cariplo rappresenta la continuazione storica della Commissione Centrale di Beneficenza, istituita a Milano nel dicembre 1816. Sin dagli inizi, la Commissione ha operato al servizio dell’economia del territorio e ha sostenuto la crescita sociale e culturale della comunità lombarda. Formalmente, la Fondazione Cariplo è nata nel dicembre 1991, ponendosi da subito la missione istituzionale di proseguire nell’attività filantropica di beneficenza svolta fino ad allora dalle Casse. Per questo, da oltre 25 anni Fondazione Cariplo è impegnata nel sostegno, nella promozione e nella diffusione di progetti di utilità sociale legati ad arte e cultura, ambiente, servizi alla persona e ricerca scientifica. La Fondazione mette a disposizione le proprie risorse, a livello economico e progettuale, per aiutare gli enti no-profit a realizzare iniziative per il bene comune nei territori, per e con le comunità della regione Lombardia e delle province di Novara e del Verbano Cusio Ossola. Ogni anno vengono realizzati mediamente più di 1000 progetti grazie ai contributi a fondo perduto distribuiti mediante bandi, erogazioni emblematiche, territoriali, istituzionali, patrocini, per un valore di circa 150 milioni di euro a stagione. Nello specifico del settore Ambiente, dalla sua nascita la Fondazione ha finanziato più di 1800 progetti relativi a tutela del suolo, mobilità sostenibile, biodiversità e lavoro in ambito green, per un valore complessivo di oltre 145 milioni di euro. L’obiettivo è di promuovere stili di vita e comportamenti rispettosi dell’ambiente, anziché intervenire per affrontare emergenze ambientali. La Fondazione ha cura di favorire l’innovazione culturale e la diffusione di una mentalità attenta ai problemi ambientali, mettendo in moto un circolo virtuoso nel quale informazione, formazione, sensibilizzazione ed azione si rafforzino a vicenda, grazie al coinvolgimento di cittadini, istituzioni, imprese, associazioni, mondo scientifico e comunità locali. All’interno di questa cornice Fondazione Cariplo è orgogliosa di aver contribuito a sostenere il programma “Ciclabilità, mobilità sostenibile

e riordino paesaggistico: verso un territorio ad elevata sostenibilità socioeconomica e di qualità ambientale nella Valle dei Segni”, nell’ambito degli “Interventi emblematici 2014”. Si tratta di quattro azioni di progetto, per un impegno di risorse di oltre 1.800.000 euro. Il progetto di ricerca “Trasformazioni e permanenze dei paesaggi camuni. Letture diagnostiche ed interpretazioni progettuali”, illustrato nei presenti volumi, si inserisce a conclusione delle prime tre azioni progettuali e rappresenta uno strumento strategico per il territorio della Valle Camonica: offre un punto di vista diverso, olistico e sovralocale, sulle dinamiche che incidono e trasformano i paesaggi di questo territorio, tanto ricco di risorse storiche culturali e naturali, quanto fragile e soggetto a profonde e frammentate trasformazioni. I risultati di questo lavoro di elevato spessore scientifico e culturale non si sarebbero potuti raggiungere senza la competenza tecnica del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze e l’impegno istituzionale del Parco Adamello e della Comunità Montana di Valle Camonica, davvero esemplari per la convinzione e la capacità dimostrate nella ricerca e nello sviluppo di approcci e strategie di pianificazione e progettazione paesaggistica a sostegno del territorio, dell’ambiente e delle comunità locali. Un progetto che per il suo contenuto innovativo, multidisciplinare e il valore tecnico può essere considerato un riferimento anche per altri casi studio futuri, non solo limitati alla geografia della Valle Camonica, ma anche a livello regionale e nazionale. Un grande traguardo per la Valle Camonica, dunque, ma non punto di arrivo, bensì tappa importante di un processo di evoluzione sostenibile del territorio che si fonda sulla tutela e sulla manutenzione del grande patrimonio culturale e naturalistico camuno e promuove la qualità di quelle realtà locali che tanto hanno influenzato (ed influenzano tuttora) i valori storici, simbolici e culturali della Regione Lombardia. 3


Fiume Oglio e infrastrutture di fondovalle: alla ricerca di nuovi strumenti per la tutela e la riqualificazione del paesaggio camuno di Dario Furlanetto - Direttore del Parco dell’Adamello

Il Fiume Oglio costituisce, con i suoi 280 km di lunghezza, il secondo affluente per importanza del Po, nel quale sfocia dopo aver attraversato le Province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova. Coincide con il confine occidentale del Parco dell’Adamello dal Comune di Ponte di Legno sino a Breno (BS) e rappresenta l’elemento naturalistico – il “segno” - più importante del fondovalle alpino della Valle Camonica, che percorre per 81 km con una superficie di bacino imbrifero pari a 175.200 ha. L’Oglio nasce presso l’abitato di Ponte di Legno (a 1236 metri s.l.m.) dalla confluenza del Torrente Narcanello (le cui sorgenti sono nel Parco dell’Adamello, presso il Monte Castellaccio a 3104 metri s.l.m.) con il Torrente Frigidolfo (le cui sorgenti sono in Valle delle Messi, sulle pendici del Corno dei Tre Signori a 3360 metri s.l.m.) e si immette nel Lago di Iseo a quota 185 m.s.l.m. Il corso dell’Oglio si estende in direzione Nord-Sud, circondato da importanti gruppi montani (Ortles-Cevdale, Adamello, Re di Castello, Listino, Frerone, Altissimo e Orobie bresciane); una importante parte del suo bacino imbrifero è costituita da ghiacci perenni. Il regime idrologico del fiume è tipicamente alpino, anche se l’andamento delle portate presenti negli alvei del corso principale e dei torrenti laterali è costantemente regolato dall’attività di derivazione a scopo idroelettrico. Il fiume Oglio assolve, o meglio dovrebbe assolvere, a tutta la pluralità di funzioni proprie di un ecosistema fluviale. Tali funzioni si concretizzano attraverso una serie di servizi resi al territorio ed alle popolazioni locali, oggi definiti “Servizi Ecosistemici”. Purtroppo, una visione utilitaristica poco lungimirante e molto superficiale, sedimentatasi soprattutto negli ultimi decenni, aveva portato a riconoscere al fiume in via prioritaria, se non unica, la funzione di collettamento delle acque derivate al corso principale dalle sorgenti e dagli affluenti secondari, scaricandole verso valle. Oltre al collettamento delle acque “naturali” al fiume veniva spesso affidata anche la funzione di collettamento delle acque nere, con conseguenze disastrose sul suo ecosistema e di conseguenza, più a valle, sull’ecosistema lacuale e su tutti gli ambiti a questo sottesi, sino al Mare Adriatico. Questa visione limitata del servizio reso da un fiume al proprio territorio ha fatto sì che, soprattutto nell’ultimo secolo, l’Oglio venisse considerato come una sorta di grande “tubo di scarico”, fastidioso da governare per le ricorrenti piene e come tale da irreggimentare, raddrizzare, canalizzare, rendendolo dunque il più efficiente possibile come “scaricatore di acque verso valle”. A tale visione, che per comodità definiremo di “collettore d’acque”, si è aggiunta quella legata all’utilizzo delle stesse a fini industriali, soprattutto per la produzione di energia, con la conseguente realizzazione delle opere a ciò necessarie: derivazioni, dighe, chiuse. L’artificializzazione del corso del fiume e la sua “ingegnerizzazione”, unitamente allo sfruttamento dei suoi sedimenti (vere e proprie opere di escavazione, spesso mascherate da “regimazione idraulica”) hanno quindi lasciato poco spazio ad una visione integrata e completa dei servizi ecosistemici resi al proprio territorio dall’Oglio, confinandone non solo il ruolo ma persino la percezione, ai margini del sistema territoriale camuno. Questo abbandono/sfruttamento nel corso dei decenni, si è tradotto in numerosi fenomeni di degrado delle aree perifluviali: discariche di varie dimensioni e natura, baracche e recinzioni abusive, percorsi di motocross e quad, prelievi abusivi di sabbie e ghiaie. Un fiume efficiente e in equilibrio dinamico con l’ambiente che lo circonda rappresenta invece la principale innervazione ecosistemica, paesaggistica, economica e sociale di un territorio, indispensabile per sostenerne tutta la vita circostante, non solo quella delle popolazioni umane ma anche di tutti gli altri viventi. Un fiume in equilibrio con i territori circostanti è, innanzitutto, un fiume idraulicamente e igienicamente sano e rappresenta un elemento strategico per la sicurezza delle popolazioni e non un elemento naturale al quale essere indifferenti o del quale addirittura avere paura. La sicurezza idraulica e igienica del fiume non può essere ottenuta solamente attraverso opere di ingegneria o di depurazione degli affluenti; sono molti gli interventi che rendono l’ecosistema fluviale 4

“intrinsecamente sicuro”, riassumibili in poche parole: comprendere appieno il funzionamento del fiume e riservargli i suoi spazi vitali. Solamente con grande sensibilità, attenzione e scientificità di intervento è possibile ricavare il meglio dei “servizi ecosistemici” che il fiume può dare. Per meglio comprendere il concetto sovra esposto, è necessario considerare il fiume come una arteria del sistema circolatorio del corpo umano. Il fiume è un elemento vivo, un organismo in grado di distribuire ai tessuti territoriali che lo circondano linfa vitale ed energia ed in grado, entro certi limiti, di assorbirne le sostanze tossiche per depurarle. Una dose eccessiva di sostanze tossiche iniettate in vena uccide un uomo, così come gli agenti inquinanti possono uccidere un ecosistema fluviale! Imparare a conoscere le potenzialità del fiume ed i suoi limiti, significa poter gestire con efficienza economica ed ecosistemica il fiume, utilizzandolo al meglio come strumento di distribuzione e raccolta di acque sane e di acque intossicate, favorendo l’auto depurazione, il mantenimento dei livelli delle falde, la sicurezza delle rive, l’approvvigionamento idrico delle campagne. In Valle Camonica il fiume Oglio rappresenta anche la principale componente naturalistica di un fondovalle che risulta fortemente urbanizzato tanto da apparire come una “città lineare”, almeno dal Lago e sin oltre Breno. In queste condizioni, l’ecosistema fluviale svolge altre due funzioni straordinarie: la prima consiste nel mantenere elevata la permeabilità biologica della Valle, permettendo il collegamento con le vallate alpine laterali e con il Lago di Iseo e mantenendo attivi i pochi varchi ed i corridoi ecologici trasversali residuali tra i due versanti montani. Mantenere e rafforzare tale ruolo, sconosciuto ai più anche solo sul piano concettuale, significa aumentare la sicurezza per le popolazioni animali e vegetali, contrastare la penetrazione di specie esotiche potenzialmente invasive - se non addirittura pericolose per gli equilibri naturalistici e per le attività agricole locali (potenzialmente anche per la salute umana!) - mitigare i cambiamenti climatici in atto (fondamentale la capacità termoregolatrice delle acque del fiume nel fondovalle e nell’ambito lacustre), elevare la sicurezza biologica e l’igiene ambientale per le specie animali e vegetali e conseguentemente, anche per l’uomo. La seconda funzione è di ordine paesaggistico: il fiume Oglio rappresenta, nel fondovalle camuno, il segno “forte” del paesaggio, sicuramente ancora più marcato della SS 42 e della ferrovia. Il fiume viene messo in secondo piano solamente dalla conurbazione, soprattutto tra il Lago di Iseo e Breno dove, salvo poche interruzioni, la Valle si presenta con la struttura urbana di una città lineare. Anche in questi tratti però, spesso è il fiume che “disegna”, che da corpo e significato alla città e non viceversa, si vedano ad esempio gli abitati di Cividate Camuno e Darfo Boario Terme, lambiti o attraversati dal fiume. Dalle poche annotazioni sin qui espresse, emerge l’importanza di leggere il valore del fiume Oglio a tutto campo, comprendendo appieno il suo ruolo da protagonista nel territorio della Valle. Appare dunque fondamentale pensare, progettare e realizzare opere che portino al risultato di dar vita ad un fiume ben conservato, ordinato nelle sue componenti forestali di margine, percorribile a piedi, a cavallo o in bicicletta ed anche come strumento urbanistico di riequilibrio “verde” alla matrice costruita. Un fiume siffatto rappresenta una “infrastruttura” di pregio, una sorta di “Central Park” camuno, un grande giardino semiurbano in grado di riequilibrare, quasi da solo, l’intero fondovalle ponendo rimedio con la sua forza strutturale anche a molti interventi antropici fortemente impattanti. Comprendere, rafforzare e dare senso a tale ruolo del fiume comporta uno sforzo innanzitutto culturale ma, una vola compreso ciò, a seguire vi sono solo ricadute positive a tutto campo: maggiore sicurezza idraulica, maggiore qualità ambientale, miglioramento della qualità del paesaggio ed una serie di servizi di verde pubblico “urbano” resi alla popolazione. Infine, non bisognadimenticare che da una piacevole percezione del paesaggio dipende l’appeal turistico che la Valle Camonica riesce a esercitare su chi la raggiunge e la percorre. Chi oggi attraversa il fondovalle camuno percepisce subito il disordine


urbanistico dato da una conurbazione che, almeno nella bassa e media Valle, spesso impedisce il godimento dei paesaggi alpini che ne fanno da cornice e che induce il potenziale turista a “scappare” per raggiungere prima possibile l’alta valle e il trentino. Riuscire a riportare il fiume Oglio a condizioni funzionali ed estetiche di qualità significa anche porre parziale rimedio ad uno dei principali fattori di degrado della Valle: la disordinata urbanizzazione sia reale che percepita, che sviliscono i molti pregi del territorio camuno agli occhi dei visitatori.

Naturalità diffusa nel corriduoio fluviale dell’Oglio

Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

Le finalità dell’intervento di riqualificazione fluviale del Fiume Oglio Allo scopo di raggiungere i molteplici obiettivi sovra brevemente esposti e raggiungere la possibilità di riequilibrare il ruolo di centralità ecosistemica e paesaggistica del fiume Oglio, reinserendolo altresì in una elevata sensibilità culturale e percettiva da parte delle popolazioni residenti, il Piano di riordino messo in atto ha previsto una serie di azioni concatenate tra loro. La prima azione progettuale è consistita nell’acquisizione dal Demanio Fluviale dei terreni su cui sarebbero stati effettuati i principali lavori. Con una complessa e defatigante ricerca cartografica, storica e documentale, sono stai individuati circa 210 ettari (oltre 2 milioni di metri quadrati) di suolo demaniale posto lungo le rive del fiume, potenzialmente utile ad effettuare gli interventi di riordino. A seguire, sono stati presentati agli Uffici Tecnici Regionali (UTR) di Brescia e Bergamo i progetti di gestione di tali territori e quindi ottenuta la concessione ventennale gratuita degli stessi. Oggi i terreni demaniali sono in gestione alla Comunità Montana di Valle Camonica per il territorio bresciano ed ai Comuni di Rogno e Costa Volpino per l’area bergamasca. L’azione di ricognizione delle aree demaniali lungo le fasce spondali dell’Oglio e del tratto terminale dei suoi principali tributari, la definizione delle superfici, l’individuazione delle concessioni in essere, l’individuazione delle aree potenzialmente utili a supportare interventi di riassetto e riequilibrio della funzionalità fluviale, la segnalazione degli interventi abusivi messi in atto sul demanio nel corso degli anni (discariche, costruzioni, occupazioni di aree pubbliche con attività di cava, industriali e di messa a coltura: sul bene comune demaniale è successo di tutto!) ha consentito di costruire la base dati sulla quale progettare il riassetto fluviale. La seconda azione progettuale è consistita nella raccolta e organizzazione dei dati e dei monitoraggi esistenti al fine di definire un quadro dello stato “ante operam” del tratto fluviale in esame, con particolare attenzione alla funzionalità ecologica delle sponde (elaborazione di una carta dell’Indice di Funzionalità Fluviale – IFF - in doppia sponda lungo tutto l’asse fluviale), con un censimento delle opere di frammentazione fluviale (dighe, soglie, attraversamenti, etc.) e con l’individuazione dei tratti di fiume maggiormente artificializzati. Inoltre, sono stati attuati una serie di interventi di monitoraggio ittico che hanno consentito di costruire un quadro dettagliato delle presenze di pesce nel fiume Oglio (qualitativo, ma anche quantitativo) utili per valutare la funzionalità (monitoraggi ante operam e post operam) degli interventi attuati. Queste azioni hanno consentito di definire una “Carta delle priorità di intervento” e un cronoprogramma dei lavori. Partendo dalla acquisizione dei suoli e dalla “Carta delle priorità di intervento” si è poi passati alla progettazione vera e propria: i principali interventi attuati, diversificati per singoli tratti di fiume, sono come di seguito riassumibili. Interventi di manutenzione straordinaria e di ricostruzione (laddove necessario) dei boschi ripariali e delle fasce spondali vegetate: tale azione perseguiva cinque obiettivi fondamentali. Primo: migliorare la capacità delle aree perifluviali di svolgere l’azione di tampone degli inquinanti provenienti dal dilavamento dei terreni circostanti, soprattutto quelli a destinazione agricola. Infatti, le aree tampone ai lati del fiume (boschive e arbustive, soprattutto) svolgono il compito di filtrare il materiale organico proveniente dal dilavamento 5


dai terreni circostanti durante le piogge, intercettando gli inquinanti, soprattetto quelli organici, prima che vengano sversati nelle acque. Secondo: mantenere, potenziare e dove necessario ricostruire, il corridoio ecologico principale di fondovalle, ricreando uno strato di vegetazione stabile di valore ecologico, ma anche paesaggistico, con essenze autoctone a portamento sia arbustivo che arboreo. Per ottenere tale risultato sono state utilizzate specie arbustive e arboree di oltre 30 specie diverse. Sono state usate molte specie di cultivar (melo, pero, ciliegio, noce, fico, caco, nespolo) soprattutto con fini pabulari per la fauna selvatica e perché no, anche per le persone che frequentano il fiume che così potranno beneficiare, nelle diverse stagioni, di vari frutti. Sono state usate anche specie tipiche delle aree perifluviali, soprattutto con finalità di rafforzamento delle rive (salici, ontani, frassini) o di mascheramento di aree retrostanti urbanizzate (pioppo cipressino, salice piangente, querce e tigli). Sono stati piantati migliaia di arbusti tipici delle aree perifluviali: fusaggine, sambuco, corniolo, sanguinello, biancospino e pruni, anch’essi con il duplice scopo di rafforzare le fasce tampone e di offrire opportunità di cibo per gli animali, soprattutto per gli uccelli. Terzo: attuare azioni di contrasto alla diffusione delle specie invasive alloctone con interventi di taglio e estirpazione di ailanto e budleja e di contenimento della robinia, ciò per potenziare la qualità del sistema vegetale del corridoio ecologico e sfavorire la penetrazione in alta valle delle specie esotiche invasive (in media e bassa valle già ci sono!). Quarto: contribuire alla sicurezza idraulica delle rive attraverso il taglio e l’asportazione di alberi e arbusti morti, seccaginosi o instabili, facendo anche in modo da favorire l’instaurarsi di cenosi consolidanti delle rive quali quelle dominate da salici, ontani e frassini. Quinto: recuperare aree degradate e abbandonate (discariche, costruzioni abusive) attraverso la realizzazione di manufatti di qualità (parcheggi, aree di sosta, zone di ricreazione, aule didattiche all’aperto, etc,) Interventi di diversificazione fluviale in tratti banalizzati in passato con la finalità di dare sostegno e protezione della fauna, soprattutto ittica. Si è trattato soprattutto di interventi di deframmentazione dell’asta fluviale, con la costruzione di rampe in pietrame, vere e proprie “scale di risalita” per pesci, in particolare in corrispondenza di briglie di contenimento realizzate negli anni passati da vari Enti Pubblici (la deframmentazione sugli sbarramenti privati dovrà essere realizzata, a norma di legge, dagli stessi derivatori alla scadenza delle rispettive concessioni). Oltre a ciò sono stati effettuati interventi di ricostruzione e restauro di alcuni tratti dei fondali, spesso alterati e banalizzati da interventi che in passato hanno privilegiato la realizzazione del “fiume – tubo di scarico” (fondali lisci e privi di scabrosità, muri di sponda in cemento o in massi ciclopici cementati, sezione trapezoidale dell’alveo!). Così, sono stati posizionati cluster di massi ciclopici in pieno alveo o presso le rive, legati tra loro con possenti corde metalliche per resistere in modo flessibile alle piene, e sono stati messi a dimora radici di alberi capovolte e ancorate al fondo. Questi interventi hanno consentito di diversificare l’alveo fluviale e le correnti, dando alla fauna ittica in particolare, ma anche a tutta le catena alimentare sottesa all’ecosistema fluviale, zone di rifugio, di riproduzione e grazie alla differenziazione delle correnti, di dar corpo a zone idonee alla produzione di macrobenthos, ideale per alimentare la pabulazione dei pesci. Tali interventi hanno anche dato origine ad una ridefinizione del paesaggio fluviale creando quinte di pietrame attivo in alveo, ridisegnando lo stesso e arricchendolo di elementi naturaliformi. Sempre per favorire l’alimentazione, la sosta, la riproduzione e il rifugio della fauna, sono stati incrementati e diversificati gli habitat fluviali mediante la creazione di zone umide che permettessero la connettività laterale con il corso fluviale. Tre interventi, in particolare, hanno consentito di realizzare dei siti idonei alla riproduzione di gamberi, anfibi e insetti (libellule, ad esempio), agendo nel contempo da stepping-stones (letteralmente – pietre da guado) per favorire gli spostamenti di molte altre specie animali legate all’acqua. In un caso (Grevo di Cedegolo) è stato anche realizzato un ecosistema filtro (piccola zona umida artificiale) preceduto da un impianto di fitodepurazione al servizio di alcune case 6

dell’abitato, eliminando così anche uno scarico a fiume di materiale organico inquinante. Un’azione che si è ritenuta fondamentale per consolidare e valorizzare i lavori di recupero della funzionalità fluviale e paesaggistica, sono consistiti nella realizzazione di un “Sentiero fluviale”, in alcuni tratti del fiume già esistente (percorsi di pesca, vecchi passaggi a fiume, etc) ma in altri completamente assente, che consentisse ai cittadini, ai turisti, ai pescatori ed agli amanti di vita all’aria aperta in genere, di percorrere a piedi e senza interruzioni tutto il Fiume Oglio, possibilmente “au fil de l’eau”. Infatti, alla base del progetto c’era la convinzione che senza un utilizzo armonico e attento dei territori fluviali, una volta terminati gli interventi di recupero e riqualificazione, le aree risanate avrebbero potuto precipitare nuovamente nell’abbandono e nell’oblio, fornendo spazi, in quanto “terra di nessuno”, a quanti già in passato avevano approfittato per impossessarsene in vari modi: dalle discariche alle occupazioni abusive di suolo per gli usi più vari. Dare un ruolo e una visibilità ai demani fluviali che non fossero unicamente quelli delle funzioni ecologiche e paesaggistiche intrinseche al fiume, impossibili in un fondovalle fortemente urbanizzato dove i contraccolpi della pressione antropica sarebbero stati quelli degli usi impropri di tali territori, diventava un elemento centrale, anche in chiave psicologica (proprietà del bene comune) per i cittadini. La teoria ha funzionato: oramai sono decine le segnalazioni che giungono al Parco e alla Comunità Montana che evidenziano abusi: abbandono di rifiuti, circolazione abusiva di moto e quad, persino scarichi non collettati. Decine sono anche i suggerimenti che giungono per migliorare la qualità dell’ambiente e dei percorsi: una panchina o una fontanella dove sarebbero necessarie, un boschetto da rigenerare, un cartello segnaletico mancante. La riappropriazione del fiume Oglio da parte dei cittadini, non solo fruitori ma sentinelle attive del territorio, passa da queste segnalazioni e richieste, e dalla capacità degli enti di dare risposte. Oggi, il sentiero fluviale, quasi completamente realizzato, consente di riscoprire ambienti e scorci panoramici suggestivi in diretto contatto con la natura. Il fiume è diventato un luogo ideale per tranquille passeggiate o per la pratica di sport all’aria aperta o fluviali. L’ultima azione realizzata, che dovrà protrarsi anche negli anni a venire, riguarda lo sviluppo di piani e programmi di informazione e coinvolgimento degli attori locali (Comuni, associazioni sportive, culturali, etc.) nel dare continuità al progetto. Ancora una volta l’obiettivo è stato quello della diffusione della conoscenza del valore biologico e identitario e della multifunzionalità del fiume nell’ambito dei territori attraversati con il coinvolgimento degli abitanti e dei turisti nelle attività di manutenzione o fruizione delle aree recuperate. I cittadini sono stati invitati a riappropriarsi di territori che erano stati loro sottratti da incuria, abbandono, degrado, furto. Le attività messe in atto sono state articolate in decine di eventi in grado di informare, formare e rendere partecipi i cittadini nella gestione del territorio e nella riqualificazione dei paesaggi. In sintesi, ci si è posti come obiettivo prioritario la restituzione del fiume alla cultura dei territori, non solo nel suo valore paesaggistico, ecosistemico e per la sua fruizione, ma anche nei suoi valori storici, quale perno della quotidianità di Valle. In questo senso la dimensione tecnica, scientifica e di ripristino paesaggistico ed ecologico che è stata posta alla base dei lavori di ricostruzione della dignità fluviale ha trovato naturale completamento nella dimensione fruitiva dei luoghi. Tale dimensione è diventata lo strumento per realizzare l’obiettivo di carattere più generale della tutela del fiume Oglio, del suo paesaggio, delle sue acque, delle sue innumerevoli vite. Le azioni messe in atto sono consistite nell’organizzare gli eventi più disparati legati all’acqua e alla vita del fiume: organizzazione di giornate in canoa e con cercatori d’oro dedicate alle scuole ma aperte alla popolazione tutta; indizione di un bando di concorso per la realizzazione del logo che identificasse il sentiero fluviale; realizzazione della mostra fotografica “Pánta rhêi hōs potamós -tutto scorre come un fiume”; realizzazione di


Paesaggio urbano del fondovalle: l’area industriale di Cividate Camuno

Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

pannelli illustrativi itineranti che illustrassero al pubblico il progetto e le sue implicazioni; realizzazione di una ricerca storica dal titolo “Il fiume Oglio e i corsi d’acqua in Valcamonica” e stampa del relativo testo; realizzazione della rappresentazione scenica-teatrale “Il fiume Oglio e i suoi fratelli”; realizzazione grafica e stampa del Calendario 2015 del Parco Adamello dedicato al fiume Oglio; realizzazione e stampa del testo “Aquae divinae - riti e miti nelle alpi tra preistoria e cristianità”, realizzazione e stampa del testo “Acque di Valle Camonica: il fiume Oglio tra medioevo e età moderna”, realizzazione e stampa del libro “Flora Esotica del Fiume Oglio e dei suoi principali affluenti a nord del Sebino”; organizzazione di una serie di convegni in collaborazione con i Comuni rivieraschi e la Soprintendenza Archeologica della Lombardia; organizzazione di numerose iniziative di coinvolgimento di giovani ricercatori e della popolazione incentrate sul fiume Oglio nel tratto Breno-Cividate Camuno data la presenza del Santuario di Minerva in prossimità di un’ansa dell’Oglio in località Spinera di Breno; in cooperazione con il Servizio Archivistico della Valle Camonica è stata realizzata una mostra itinerante che è transitata in diversi istituti scolastici, oltre ad un filmato che è stato presentato in ogni occasione pubblica che trattasse del fiume. Si cita, per concludere, l’emblematico risultato avvenuto a Darfo Boario Terme dove l’Associazione “Los chicos buenos” ha “adottato” un tratto significativo del fiume dove da due anni fa manutenzione del verde, organizza attività didattiche e ricreative dando corpo ad un concreto esempio di amministrazione condivisa. Infine, sono state coinvolte, sin dalle prime fasi progettuali, le amministrazioni comunali: sono stati organizzati incontri con amministratori e tecnici comunali e sono state effettuate serate divulgative e convegni tematici al fine di informare la popolazione residente. Particolare attenzione è stata dedicata alle scuole, con l’attivo coinvolgimento di tutto il CCCS (Comitato Camuno di Coordinamento Scolastico) che ha portato anche alla realizzazione del diario scolastico 2016/2017 interamente dedicato

al Fiume Oglio, stampato in 4.500 copie e distribuito in quasi tutti gli istituti scolastici valligiani. Anche le Associazioni piscatorie e sportive (corsa, mountain bike, e così via) sono state coinvolte attraverso l’organizzazione di eventi sportivi non competitivi svoltisi in diverse occasioni lungo i percorsi realizzati a fianco del fiume. Ciclabilità, mobilità sostenibile e riordino paesaggistico: verso un territorio ad elevate sostenibilità socioeconomica e qualità ambientale. Nel corso del 2017 La Comunità Montana di Valle Camonica - Parco dell’Adamello ha partecipato al Bando Ministeriale per l’assegnazione del “Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa”, indetto con cadenza biennale, bando che rappresenta un’importante occasione di promozione e divulgazione dei valori legati al paesaggio italiano. In occasione della V Edizione del Premio, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) ha avviato, alla fine del 2016, una ricognizione concorsuale delle azioni esemplari attuate nel territorio italiano, al fine di individuare la Candidatura italiana al Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa; tra tali azioni il Ministero ha individuato l’intervento di riqualificazione ambientale e paesaggistica del fiume Oglio poc’anzi descritto. I progetti candidati dovevano dimostrare di aver garantito “… l’attuazione di politiche sostenibili di sviluppo economico ed etico volte all’affermazione delle identità locali e nel contempo capaci di favorire l’integrazione di nuove culture e identità dei residenti più recenti …”. Il progetto presentato dal titolo “Riqualificazione ecologica, paesaggistica e funzionale del fiume Oglio prelacuale” e candidato dalla Comunità Montana di Valle Camonica – Parco Adamello è di fatto consistito nell’unione di quattro distinti progetti, i primi tre riguardanti i tre lotti con i 7


quali era stata suddiviso la riqualificazione del fiume, ed il quarto relativo alla pista ciclabile camuna, progetto a sua volta titolato “Ciclabilità, mobilità sostenibile e riordino paesaggistico: verso un territorio ad elevata sostenibilità socioeconomica e di qualità ambientale nella “Valle dei Segni”. Dei 97 progetti preselezionati e presi in esame dal MiBACT, 17 sono stati insigniti di una menzione speciale. Tra questi, il progetto presentato dalla Comunità Montana di Valle Camonica – Parco Adamello è stato ritenuto “Meritevole di menzione tematica per l’alto valore ecologico e di sostenibilità ambientale”. La Commissione Ministeriale ha particolarmente apprezzato l’attinenza del progetto ai seguenti criteri: promozione di sviluppo territoriale sostenibile, esemplarità, compartecipazione di diversi soggetti pubblici, cofinanziamento da parte di soggetti privati (Fondazione Cariplo), sensibilizzazione della popolazione locale. Come anzi detto, nella presentazione al MIBACT è confluito anche il progetto di completamento e riordino paesaggistico della pista ciclabile camuna, che interseca spesse volte il fiume e ne percorre per grandi tratti le rive. Infatti, al progetto di completamento del tratto mancante della pista ciclabile (Capo di Ponte – Vezza d’Oglio) è stato affiancato un progetto di riordino paesaggistico della pista ciclabile esistente (Capo Flora spontanea lungo la fascia riparia del Fiume Oglio

Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

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di Ponte – Pisogne), sia in merito all’inserimento della stessa nel territorio (essenzialmente siepi e alberature nei tratti maggiormente esposti) sia in merito a interventi di mascheramento visuale dalla pista su situazioni a forte impatto (Strada Statale 42, insediamenti industriali e commerciali, altri elementi di disturbo) sia, infine, di recupero vero e proprio di tratti attraversati deteriorati (discariche, aree verdi degradate, etc.). L’obiettivo generale di quest’ultimo progetto prevedeva interventi mirati di costruzione, manutenzione e valorizzazione delle reti della mobilità dolce, pensati come servizio locale alternativo alla strada statale e anche quali elementi capaci di captare i flussi di turismo eco-sostenibile valorizzando al contempo il territorio circostante, includendo aree marginali e garantendo una fruizione “tourist-friendly”. Gli interventi attuati lungo la ciclabile hanno avuto anche l’ambizione di aumentare significativamente l’attrattività del territorio camuno attraverso le tre azioni (paesaggio fluviale, sentiero fluviale e pista ciclabile) che, tra loro coordinate, potessero dare alla Valle anche una visione internazionale complessivamente piacevole ed attraente. A partire dal progetto della pista ciclabile camuna si è potuto coinvolgere anche realtà territoriali esterne alla Valle Camonica quali le due Comunità Montane del Sebino Bresciano e dei Laghi Bergamaschi, sulle due rive del Lago d’Iseo, e i Parchi dell’Oglio Nord e dell’Oglio Sud.


Ciò è avvenuto attraverso due atti programmatori fondamentali: il primo, un “Accordo di Programma” finalizzato alla realizzazione della “Ciclovia dell’Oglio Tonale - Sebino – Po” ed il secondo un “Accordo di Partenariato” finalizzato alla realizzazione della “Green Way dell’Oglio”, soprannominato progetto “Brezza” in quanto originato da un bando di Fondazione Cariplo così denominato. I due accordi hanno permesso di dar vita ad una forma di coinvolgimento di numerosi enti pubblici e privati (FIAB e Cariplo) finalizzata da una parte al completamento e miglioramento del percorso ciclabile e dall’altra, in ambito locale, anche ad un migliore inserimento del manufatto nel paesaggio. Un accordo analogo è stato sottoscritto con i territori della Val di Sole, della Val di Non e del Lago di Caldaro – Bassa Atesina. L’obiettivo è di dar vita ad un percorso di valenza internazionale che risulti essere il braccio occidentale della ciclovia Monaco-Venezia, ovvero che partendo da quest’ultima nei pressi di Bolzano possa poi allacciare i tratti ciclabili per Brescia e Milano. Tutte le azioni sin qui descritte vanno anche lette in sinergia con un altro intervento messo contemporaneamente in campo dalla Comunità Montana di Valle Camonica: l’azione di riordino della percezione estetica del paesaggio lungo la SS 42 che attraversa il fondovalle camuno e si interseca spesso sia con l’asta del Fiume Oglio (e con il sentiero fluviale) che con la pista ciclabile. La Comunità Montana, dopo avere posizionato una segnaletica turistica coordinata lungo tutto il percorso, ha ottenuto, mediante accordi con ANAS, la rimozione di oltre 200 cartelli pubblicitari, per lo più abusivi, posti in fregio alle carreggiate della statale, cartelli che costituivano una barriera anomala, degradante e disordinata ai coni visuali sui paesaggi circostanti la Statale stessa, sia verso il fiume sia verso i monti. Inoltre, attraverso un complesso lavoro di coinvolgimento e persuasione delle ditte operanti nel settore pubblicitario si è raggiunta un’intesa circa la forma, la dimensione e le modalità costruttive dei cartelli autorizzabili. Ora, i 60 cartelli posti lungo la SS 42, tutti autorizzati, sono posizionati esternamente alle aree a vincolo paesaggistico e archeologico presenti nel fondovalle camuno, hanno tutti la stessa dimensione, sono tutti in verticale con sostegno e cornice in acciaio corten: un intervento esemplare che ha cambiato la percezione visiva della Valle per chi transita lungo la SS 42. È in fase conclusiva l’iter per il riconoscimento della Valle Camonica quale “Riserva della Biosfera” nell’ambito del programma MAB - “Man and Biosphere” - dell’Unesco. Tale riconoscimento fornirebbe adeguata cornice al lavoro di riordino in atto nel fondovalle camuno e getterebbe le premesse per uno sviluppo consapevole e sostenibile dell’intero territorio della Valle Camonica e dell’Alto Sebino. Le Riserve della Biosfera sono definite dall’Unesco quali “siti di supporto alla scienza per la sostenibilità”, ossia luoghi dove testare approcci multidisciplinari per comprendere e gestire i cambiamenti e le interazioni fra la società e gli ecosistemi, inclusi la prevenzione dei conflitti e la tutela e gestione della biodiversità. Ogni Riserva della Biosfera ha lo scopo di soddisfare tre funzioni principali fra loro complementari: - Conservazione: proteggere la diversità culturale, la diversità degli ecosistemi e dei paesaggi e proteggere i servizi forniti da queste diversità. - Sviluppo economico e sociale: promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibili e culturalmente appropriati. - Educazione, ricerca e formazione: agevolare progetti pratici di educazione e formazione allo sviluppo sostenibile, promuovere e sostenere progetti di ricerca scientifica e di monitoraggio ambientale.

povertà, l’incremento del benessere umano, il rispetto dei valori culturali e delle capacità delle società di far fronte ai cambiamenti. Lo sforzo per far riconoscere la Valle Camonica ed i Comuni dell’alto Lago d’Iseo quale patrimonio MAB Unesco rappresenta quindi un investimento sia per il benessere delle popolazioni sia per la tutela del patrimonio naturale e culturale; rappresenta inoltre un’importante occasione per promuovere l’immagine dei territori coinvolti sia in Italia che nel resto del mondo. Il riconoscimento a “Riserva della Biosfera” da parte dell’Unesco, se ottenuto, rappresenterà una stupenda opportunità per portare nuove idee, nuove energie positive e soprattutto, un nuovo disegno per il futuro della Valle Camonica e dei suoi abitanti. Va però detto con sincerità e chiarezza che l’eventuale riconoscimento dell’Unesco, se da una parte non comporterà l’applicazione di nuovi vincoli e regole, dall’altra graverà sulle Istituzioni e sulle popolazioni locali con un “obbligo morale” a rispettare i principi ispiratori delle “Riserve dalla Biosfera”. Scelte e responsabilità dovranno essere condivise e coerenti con i principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale di progetti e processi, e dovrà essere posta particolare attenzione agli obiettivi di sviluppo futuri garantendo forme di governo di uomini e ambiente che siano armoniosi e sostenibili, socialmente etici, durevoli e non effimeri. È evidente che un territorio intriso di storia, natura e cultura come quello della Valle Camonica, con un fondovalle fortemente antropizzato e segnato da una storia industriale in crisi, rappresenta un luogo ideale per porre in atto le strategie di sostenibilità economica, sociale e ambientale proposte dall’Unesco nel programma MaB. Dentro tali strategie si pone, con un rapporto di altissimo valore concettuale, la ricerca denominata “Trasformazioni e Permanenze dei Paesaggi Camuni. Letture diagnostiche e interpretazioni progettuali”, elaborata da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, che costituisce anche l’ultima delle azioni previste nel complesso piano di riordino del fondovalle sin qui descritto e che di seguito viene presentata. L’analisi del territorio camuno – sebino e il quadro conoscitivo che ne è derivato, arricchito dalle letture interpretative e valutative di luoghi e paesaggi, hanno contribuito non solo a definire le “Unità di paesaggio” ma anche a far emergere la ricca semiologia dei luoghi. È su tali basi che si è dato corpo alla terza parte del lavoro, quella che senza venir meno rispetto alla scientificità dei due step precedenti lo hanno reso maggiormente creativo. Fra le decine di esplorazioni e temi progettuali possibili sono stati scelti, per la loro emblematicità, sei temi strategici e due compendi in forma di “Abaco”. Gli approfondimenti progettuali hanno riguardato la rilettura del paesaggio urbano di Ponte di Legno; la riconfigurazione del paesaggio industriale di Malonno; la tutela e lo sviluppo dell’area Monticolo - Piana di Angone a Darfo Boario Terme; il Passo Crocedomini come campo sperimentale per la gestione dei pascoli in quota; la cura dei paesaggi terrazzati con l’analisi delle tipologie di Lago Moro, Cimbergo, Losine e Vezza d’Oglio quali elementi emblematici dell’intero complesso dei terrazzamenti camuni; la Strada Statale 42 da ripensare quale elemento centrale nella percezione dei paesaggi attraversati. Accanto a queste “esplorazioni progettuali” due manuali di campo: un abaco per l’uso di materiali vegetali nella progettazione e un abaco sulle architetture delle strade e delle altre infrastrutture lineari (pista ciclabile e ferrovia), intese come paesaggi della mobilità. Un lavoro di altissimo livello scientifico e culturale che “chiude il cerchio” rispetto agli scenari di governo di area vasta che già si erano intrapresi negli anni precedenti con il lavoro di ricerca delle Università di Pisa e Camerino denominato “Piano di Sviluppo Sostenibile e di Marketing territoriale per l’area della Valle Camonica” del 2014 e con il progetto di ricerca socio economica dell’Università Sacro Cuore di Brescia denominata “Segni di Futuro” del 2016.

L’Unesco incoraggia l’armoniosa integrazione fra uomo e natura per uno sviluppo economico e sociale sostenibili attraverso un processo di dialogo partecipativo, la condivisione delle conoscenze, la riduzione della 9


PAESAGGIO AGRARIO E AREE PROTETTE: UN DIALOGO APERTO di Guido Calvi - dottore agronomo, Comunità Montana di Valle Camonica/Parco dell’Adamello

Le aree protette della Valle Camonica coprono il 65% del territorio: se a queste superfici si aggiungono le altre aree interessate da un vincolo paesaggistico diffuso, appare evidente come oltre due terzi del territorio complessivo della valle siano oggetto di attenzione, sensibilità e tutela. Buona parte del paesaggio tutelato però non è naturale, ma è il frutto dell’interazione uomo-natura. L’agricoltura, infatti, ha modellato attraverso i secoli il paesaggio della Valle Camonica, come illustrato già dalle scene di aratura presenti nelle rocce istoriate. Oggi tuttavia l’agricoltura di montagna, perlomeno nel modo in cui è stata concepita a partire dal dopoguerra, è un po’ in crisi ed il paesaggio rurale mostra i segni di questa sofferenza nell’urbanizzato disordinato del fondovalle e nella tendenza all’abbandono dei versanti. Se il vincolo paesaggistico esprime l’attenzione della società ai valori presenti sul territorio, le modalità attraverso le quali questa attenzione si manifesta sono costituite da orientamenti e prescrizioni, rivolte in particolare in sede di progettazione e realizzazione di nuove opere ed interventi. Quando però sono in gioco modalità di gestione del territorio, le stesse norme prescrittive e gli orientamenti risultano poco efficaci se non riescono a rimuovere gli ostacoli, spesso di carattere economico, che condizionano le attività praticate. Anche se, a livello generale, gli attuali indirizzi delle politiche comunitarie si stanno muovendo da un modello di pura produzione ad un modello che persegue l’integrazione della produzione agraria con il mantenimento dei paesaggi e dell’ambiente, specialmente per le aree di montagna, la declinazione di questi orientamenti mostra lacune, non riuscendo a coprire e comprendere tutte le esigenze legate alla valorizzazione del paesaggio. In questo quadro contraddittorio si è posto, e si pone, il problema per la Comunità Montana di Valle Camonica ed il Parco dell’Adamello di come uscire dal campo delle buone intenzioni ed agire, conferendo merito a coloro che, nonostante tutto, quotidianamente operano e conservano i segni ed i valori paesaggistici ancora presenti, alla base dell’identità comune. Il tutto trovando una misura tra l’accanimento nella salvaguardia di un paesaggio agrario preindustriale, che sta mutando per cause esterne, e il mantenimento di spazi, conoscenze e identità che possono formare un punto di partenza per il futuro. Nel corso degli anni è stato sviluppato così quello che si potrebbe definire un “Progetto aperto”, ovvero una serie di azioni diffuse sul territorio, ripetute ed adattate, finalizzate alla salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e che hanno avuto anche l’ambizione di rompere l’isolamento ed aprire un dialogo tra gli operatori che vivono nel paesaggio e le istituzioni che se ne occupano, normalmente con un approccio più formale ed amministrativo. La prima e storica iniziativa promossa dal Parco dell’Adamello è stata l’attuazione del Programma per il recupero dei muri in pietrame a secco, elementi cardine e strutturali dei paesaggi terrazzati di versante. Accanto ai problemi legati alla manutenzione dei muri a secco, parve evidente come vi fossero ben più gravi criticità connesse alla perdita di capacità di intervento e alla svalutazione dei valori simbolici e delle caratteristiche tecniche di questi manufatti. Così, attraverso l’attribuzione di un piccolo contributo per la manutenzione dei manufatti di minore complessità, è stato possibile aiutare pian piano la rimessa in circolo della capacità d’intervento, innescando al contempo uno spirito di emulazione che prima sembrava sopito. Grazie ad iniziative collaterali di stampo culturale, come l’organizzazione di corsi e momenti di formazione, si è allargata la platea dei possibili interessati. Nell’attuazione del programma si è anche considerato che in montagna numerosi appezzamenti sono condotti da soggetti che non sono imprenditori agricoli – pur prendendosi cura della terra a titolo personale – e per questo si è consentito a chiunque la partecipazione, indipendentemente dalla qualifica. Particolarmente apprezzato l’aver espletato in nome dei partecipanti gli adempimenti formali necessari per le manutenzioni: quando gli interventi sono di lieve entità e agiscono sul ripristino del preesistente, l’onere delle comunicazioni o autorizzazioni alle quali è subordinato il lavoro è un peso per gli operatori, non sempre giustificato. La misura è stata apprezzata e ha permesso di mettere in moto energie 10

presenti in ambito rurale: si sono potute sottoporre a manutenzione quantità di manufatti dal 25 al 30% maggiori di quanto il contributo presupponesse. Ma ciò che lascia ben sperare è che, anno dopo anno, altre amministrazioni, associazioni, istituzioni si sono mosse dando vita ad iniziative autonome, dimostrando attenzione e sensibilità al tema. All’azione di “struttura” del recupero dei muri a secco, ne sono seguite poi altre che hanno più attinenza con lo stimolo al recupero produttivo dei terreni terrazzati, argomento evidentemente più delicato. Queste azioni sono di seguito descritte. Caratterizzazione e recupero delle antiche varietà di piante da frutto. Le zone di versante a bassa quota erano in passato costellate da piante da frutto, in filare o sparse, ad arricchimento del potenziale produttivo dei fondi rurali. Si trattava perlopiù di varietà rustiche ed alle quali venivano dedicate poche cure, ma che avevano consentito affermazione e notorietà della frutticoltura, oltre che l’arricchimento e la caratterizzazione del paesaggio. La catena della frutticoltura industrializzata degli ultimi decenni persegue invece obiettivi diversi e necessita di attenzioni differenti, non necessariamente replicabili in tutti i contesti. Ritenendo opportuno poter continuare a lavorare realizzando filari di piante da frutto, riproponendo talune forme di coltivazione tradizionali, mancavano le piante da frutto tradizionali locali. A partire da una ricerca sviluppata dal Parco dell’Adamello, si è realizzato negli anni un campo collezione di vecchie varietà locali. Grazie al coinvolgimento di associazioni di coltivatori locali, alcune di queste antiche varietà vengono attualmente riprodotte e sono distribuite sul territorio camuno, in particolare per “progetti” di frutticoltura amatoriale e per autoconsumo. Proprio questo tipo di progetti sta consentendo il ritorno degli alberi da frutto anche nei contesti marginali, dove le varietà moderne non sono adatte. Anche in questo caso, dopo parecchi anni, ciò che lascia ben sperare è che alcune di queste varietà iniziano a essere impiegate anche in interventi di riqualificazione paesaggistica, in prossimità agli abitati, interpretando tendenze attuali che vedono il riutilizzo delle piante agrarie anche nel verde urbano delle città. Ovviamente questo è possibile per piante che non richiedono particolari attenzioni in coltivazione. Il valore identitario aggiunto deriva dal fatto di poter disporre di piante e varietà presenti in origine, e coltivate sul territorio. Premio per il Miglior Orto Alpino. Attorno agli abitati di montagna la prima “cintura” di verde è rappresentata dagli orti. Se la produzione di ortaggi e fiori per autoconsumo è la base di dell’attività orticola di montagna, attorno ad essa ruotano socialità, condivisione di esperienze e scambio di sementi. Ma l’orto è anche bellezza: le decisioni produttive, le combinazioni di verdure, la presenza di fiori e tanti altri particolari non sono solo il portato di razionalità agronomica, sono anche il frutto di sensibilità e gusto estetico e percettivo. Quindi l’orto di casa è elemento del paesaggio culturale alpino a tutti gli effetti. Per valorizzare queste esperienze si è pensato e sviluppato a livello locale un concorso, che consentisse di riconoscere e premiare gli orti più significativi, ma soprattutto evidenziare e valorizzare questa esperienza individuale che genera la bellezza dei borghi e degli spazi circostanti, oltre che la conservazione dinamica di specie vegetali. Il concorso genera emulazione e il numero di iscritti cresce ogni anno, nonostante il premio sia poco più che simbolico. Anche in questo caso ciò che conta è costruire una rete di operatori, renderli consapevoli di essere partecipi e attori oltre che del loro lavoro di un progetto di paesaggio. L’iniziativa intercetta anche gli ortolani amatoriali che sfuggono alle statistiche e alla concezione di agricoltura imprenditoriale. Concorso prati da sfalcio. I prati di versante sono una delle principali risorse agricole e zootecniche


di montagna, ma sono anche habitat di eccezionale valore naturalistico ed elementi paesaggistici che non potrebbero esistere senza le pratiche agricole tradizionali, mantenute per secoli. Paradossalmente, proprio oggi, quando l’uomo rappresenta su scala globale una minaccia per gli equilibri naturali, nelle vallate alpine è invece l’abbandono dell’agricoltura di montagna che determina le condizioni di pericolo per questi habitat e paesaggi. Il mantenimento di queste superfici trova un supporto anche nelle politiche agricole, sebbene non sempre sufficiente, soprattutto se si considera che molte superfici sono condotte da non imprenditori agricoli, che non trovano alcun supporto pur contribuendo a creare valore naturalistico o paesaggistico. Il “Concorso prati da sfalcio” nasce con l’intento di mettere in evidenza le praterie camune dove si raggiunge nella gestione un buon equilibrio tra esigenze agricole di produzione e mantenimento di elementi di valore ambientale e paesaggistico. Il concorso – con le poche risorse disponibili - aiuta a focalizzare gli elementi di valore presenti nel sistema e aiuta – ancora una volta – a dare un riconoscimento anche a quelle realtà che pur non avendo uno scopo imprenditoriale contribuiscono al mantenimento del paesaggio alpino. Sperimentazione seminativi di montagna. Lavorando congiuntamente con alcune Associazioni locali, si è potuto fare esperienza e aiutare le stesse a sviluppare progetti di riutilizzo di vecchi seminativi di montagna, per la produzione di quinoa, cereali e legumi. Solitamente le piccole o piccolissime dimensioni delle aziende agricole coinvolte non sono compatibili con alcuni strumenti di finanziamento delle politiche agricole, ma il valore di queste iniziative deve essere cercato oltre che nella produzione di massa nel miglioramento e nella diversificazione dell’assetto paesaggistico e nella rimessa in moto di energie latenti anche legate all’alimentazione tradizionale.

Smaltimento “vasche da bagno”. L’utilizzo delle vecchie vasche da bagno quali serbatoi per l’abbeverata degli animali al pascolo è pratica che caratterizza tutta la Valle Camonica, come facilmente osservabile da qualsiasi escursionista. Rispondendo al tratto caratteristico dell’agricoltura contadina di riutilizzare il materiale a disposizione, ha indiscutibilmente portato anche a situazioni di degrado paesaggistico puntuale e diffuso sul territorio – soprattutto per la cattiva gestione dell’acqua di abbeverata. Pur non essendo qualificabile come emergenza paesaggistica della valle, attraverso un’azione con la quale si è proposta la sostituzione delle pesanti e arrugginite vasche da bagno con serbatoi mobili d’abbeverata - moderni, leggeri e dotati di valvola a galleggiante - si sono ottenuti piccoli risultati di riordino paesaggistico della campagna e di prevenzione dello spreco della risorsa idrica. Il miglioramento e la valorizzazione del paesaggio agrario passano dunque attraverso la costruzione di un dialogo agricoltura - territorio, basato su un rapporto propositivo tra gli Enti che si occupano della tutela del paesaggio e gli operatori che materialmente vi operano. La Comunità Montana, inizialmente come Ente gestore del Parco dell’Adamello e in seguito in convenzione con le altre aree protette di Valle Camonica (Rete Natura di Valle Camonica), grazie alla conoscenza diretta del territorio ha potuto sviluppare negli anni queste iniziative, con l’intento di superare la sola concezione vincolistica della tutela del paesaggio. Il percorso di ricerca per un Piano-progetto di paesaggio della Valle Camonica inserisce alcune di queste azioni sul paesaggio agrario nel sistema delle azioni per il miglioramento del paesaggio camuno in genere – proponendo una visione armonizzata e omnicomprensiva di miglioramento e orientamento per il futuro. L’auspicio è che quanto svolto sinora possa essere ulteriormente approfondito, declinato, sviluppato in iniziative sempre più incisive per il bene del territorio e dei suoi abitanti.

Pascolo d’alta quota a Crocedomini

Foto: Luca Dorbolò

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Verso il riconoscimento della Valle Camonica - Alto Sebino a Riserva MAB UNESCO della Biosfera

Core areas Buffer zones Transistion area Riserva candidata UNESCO

LA ZONAZIONE PROPOSTA PER L’AREA MAB

AREE DI CONSERVAZIONE (CORE AREA) Sono territori che contribuiscono alla conservazione delle specie e della diversità genetica, dei paesaggi e degli ecosistemi. Saranno costituite dalle Aree Protette di elevata naturalità già presenti in Valle: Parco Nazionale dello Stelvio Bresciano, Parco Naturale dell’Adamello, Val Grigna, Valli di Sant’Antonio.

AREE DI SVILUPPO (BUFFER ZONE) Aree che circondano le aree core, dove sviluppare attività compatibili con pratiche di sviluppo sostenibile, promozione della ricerca scientifica, monitoraggio ambientale, educazione e formazione dei cittadini. Le buffer zone, anche dette aree cuscinetto, circondano le aree di conservazione. La più vasta rappresentata dal Parco Regionale Adamello che circonda il Parco Naturale dell’Adamello.

AREE DI SUPPORTO (TRANSITION AREA) Territori dove viene incoraggiato lo sviluppo economico, culturale e sociale in un’ottica sostenibile per l’uomo e la natura. In genere sono aree di fondovalle e zone dove svolgere attività tradizionali pur in un’ottica che deve diventare di sviluppo economico sostenibile, quindi dove sperimentare soluzioni innovative di gestione del territorio e delle risorse economiche, culturali e ambientali. Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

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Sistemi di risorse ambientali e paesaggistiche naturali: il corridoio fluviale dell’Oglio e il massiccio della Concarena

Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

Articolazione del paesaggio urbano di fondovalle nell’interfaccia con il Lago d’Iseo

Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

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0

FARE RICERCA PER IL PROGETTO DI PAESAGGIO Anna Lambertini

A


_SINTESI VALUTATIVA

QUADRO CONOSCITIVO_

_ESPLORAZIONI PROGETTUALI

Secondo una corposa definizione di Pierre Donadieu, docente all’Ecole Nationale Supérieure de Paysage de Versailles-Marseille e autorevole voce della paesaggistica in Europa, il progetto di paesaggio consiste “nel formulare un’idea, o un’intenzione, con l’obiettivo di tradurle in realtà materiali e relazioni immateriali tra l’ambito spaziale considerato e i gruppi sociali coinvolti. La realtà, l’immagine e il simbolo sono al centro della pratica del progetto che può anticipare, in maniera più o meno definita, il divenire sociale e spaziale di un territorio. Concepito, in genere, a partire da un programma stabilito sulla base delle richieste di una committenza, pubblica o privata, il progetto cerca di stabilire, rispetto a scale multiple di spazio e di tempo, una coerenza funzionale e sensibile tra la globalità e le singole parti di un territorio in trasformazione, per esempio dalla scala intercomunale, a quella di un villaggio e di una strada” (Donadieu, 2006). Nutrito dalla capacità di visione transcalare, il progetto di paesaggio, come ci suggerisce Donadieu, ha dunque per scopo l’anticipazione del divenire sociale e spaziale di un territorio, di un sistema di spazi o di un luogo, e può esprimersi con metodi, forme e strumenti differenziati a seconda della scala e dei contesti in cui interviene. In ogni caso si propone sempre un obiettivo chiave: l’attivazione (o la riattivazione) di relazioni materiali e immateriali, visibili e invisibili, tra sistemi di risorse (culturali, storiche, ecologiche, sociali, percettive…), contesti, luoghi, abitanti. Adottando un punto di vista aggiornato dell’Architettura del paesaggio, disciplina che, come precisato in documenti ufficiali di IFLA (International Federation of Landscape Architecture), si occupa di pianificazione, progettazione e gestione “di paesaggi urbani e rurali, nello spazio e nel tempo, sulla base delle caratteristiche naturali e dei valori storici e culturali del territorio”, potremmo aggiungere che il progetto di paesaggio dovrebbe prefigurare una trasformazione di luoghi e territori basata sulle dinamiche del vivente e su un assetto consapevole dei vuoti e degli spazi aperti, a cui viene assegnato un ruolo connettivo e strutturante primario. Nelle parole di Silvia Crowe (Crowe, 1960), paesaggista inglese che ha dato un significativo contributo al rinnovamento dell’architettura del paesaggio nel Novecento, compito della progettazione paesaggistica è configurare habitat piacevoli e belli per tutte le specie. Vittoria Calzolari, urbanista e paesaggista che rappresenta un’altra fondamentale figura di riferimento per la disciplina, così sintetizzava, nell’ambito di un’ormai storico convegno italiano, competenze e conoscenze proprie del progettista di paesaggio: - “capacità di osservazione, analisi, interpretazione delle dinamiche naturali, culturali, sociali che regolano le trasformazioni dei paesaggi; - abilità inventiva e sensibilità creativa che tengano conto delle dinamiche di trasformazione dei luoghi; dell’armonizzazione del progetto ai principi naturali ed ecologici ed ai caratteri del paesaggio in esame;

della necessità di considerare la gestione del nuovo paesaggio creato come parte integrante della progettazione stessa1” . Competenze di ascolto e di sguardo (capire, vedere), capacità di interpretazione delle dinamiche evolutive e dei caratteri costitutivi dei luoghi (leggere), capacità di prefigurazione, abilità inventiva e operativa (immaginare, fare, gestire) costituiscono sequenze di azioni del progetto di paesaggio. Precisare il significato che assume ai fini della presente ricerca l’espressione progetto di paesaggio appare necessario, anche in considerazione dell’ampiezza di significati e della ricchezza di sfumature che la parola stessa Paesaggio contiene, e delle conseguenti ambiguità interpretative che questa variabilità semantica, inevitabilmente, continua a generare. “Il termine Paesaggio appartiene a molti campi del pensiero contemporaneo, con significati anche molto diversi”2, scrive Franco Zagari nel bel saggio introduttivo di un libro in cui ha voluto raccogliere di questo concetto 48 definizioni differenti, date da altrettanti autori. Realtà dinamica, fisica e percepita; sistema di sistemi, viventi e non viventi, in continua evoluzione; risorsa di risorse; sistema complesso di risorse (storiche, culturali, ecologiche, socio-simboliche, economiche…) e di relazioni; palinsesto creato dalla stratificazione di segni naturali e antropici; spazio di vita di popolazioni umane, animali, vegetali: il Paesaggio non è progetto del mondo umano. Nel panorama europeo, e in particolare in Italia (dove specificità, strumenti e metodi propri dell’architettura del paesaggio stentano ancora a essere riconosciuti e valorizzati nell’ambito della committenza pubblica quanto nel mondo universitario), un’attenta riflessione sulla natura e il significato dell’espressione progetto di paesaggio è stata suggerita dalla Convenzione Europea del Paesaggio (di seguito: la C.E.P.), che fin dalla sua stesura ha impegnato esperti, legislatori, ricercatori, professionisti in un sostanzioso e fertile confronto tecnico e culturale, ancora aperto e in evoluzione. Com’è noto la C.E.P, firmata il 20 ottobre 2000 a Firenze, è un trattato internazionale adottato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e vincolante per gli Stati membri che vi hanno aderito, che rappresenta il primo strumento giuridico a trattare “in modo diretto e specifico il tema del paesaggio e la questione della sua qualità in ambito sovranazionale” (Gallà, 2011). Ratificata in Italia con la Legge n. 14 del 9 gennaio 2006, la C.E.P ha introdotto questioni di rilevante innovazione culturale. A partire proprio dal fatto che viene proposta una definizione di Paesaggio condivisa a livello internazionale, così come di seguito precisato all’art. 1.a: «“Paesaggio” designa una parte di territorio così come’è percepita dalle popolazioni, il cui carattere risulta dall’azione di fattori naturali e/o umani

1

Cfr. VITTORIA CALZOLARI, “Concetto di paesaggio e paesistica”, pp. 73 – 88 in Architettura del Paesaggio, Atti del Convegno di Bagni di Lucca, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 87.

2

FRANCO ZAGARI, Questo è paesaggio. 48 definizioni, Mancosu Editore, Roma 2006.

A


il mosaico dei territori COMUNALI

il mosaico delle comunità montane

Comuni della Valle: 1. Costa Volpino 2. Lovere 3. Castro 4. Angolo Terme 5. Artogne 6. Berzo Demo 7. Berzo Inferiore 8. Bienno 9. Cedegolo 10. Cerveno 11. Ceto 12. Cevo 13. Cimbergo 14. Cividate Camuno 15. Corteno Golgi 16. Darfo Boario Terme 17. Esine 18. Rogno 19. Incudine 20. Gianico 21. Vezza d’Oglio 22. Vione 23. Piancogno 24. Ossimo 25. Paisco Loveno 26. Paspardo 27. Pian Camuno 28. Pisogne 29. Losine 30. Lozio 31. Malegno 32. Malonno 33. Monno 34. Niardo 35. Ono San Pietro 36. Temù 37. Ponte di Legno 38. Saviore dell’Adamello 39. Sellero 40. Sonico 41. Capo di Ponte 42. Edolo 43. Borno 44. Braone 45. Breno

22

21

37 36

33 19

Alta valle 42

Media valle

40 15 32 38

6 25

39

9 12

41

26

35

13

10

30

11

29 24

43

Comunità Montana della Valle Camonica

31

34

44 45

14 23 4

18 1

17

16

Media valle Bassa valle

20 27

8 7

Comuni della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi

5

2 3

e dalle loro interrelazioni». Assegnando esplicitamente dimensione paesaggistica a tutte le parti del territorio, la C.E.P. ha inoltre permesso di affiancare ai temi della tutela e della conservazione attiva, tradizionalmente associati alla questione paesaggistica, quelli della riqualificazione e della creazione del nuovo. In sostanza “la Convenzione impone agli Stati contraenti di «riconoscere giuridicamente il paesaggio» (art. 5.a) come bene collettivo e immateriale, indipendentemente dal suo valore specifico. La tutela giuridica del paesaggio deve, in tal modo, estendersi all’intero territorio nazionale, superando gli orientamenti prevalenti in alcuni Stati che limitano l’efficacia giuridica della disciplina paesaggistica a talune parti di territorio di pregio paesaggistico” (Gallà, 2011). Paesaggio è progetto, ci dice la Convenzione, che impegna gli Stati (e a caduta tutti gli enti territoriali ai diversi livelli dell’amministrazione pubblica) ad integrare la dimensione paesaggistica nelle politiche che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio (art. 5.d). Oltre ad affermare che tutto è paesaggio, la C.E.P., è bene ricordarlo, invita a considerare alcune questioni chiave: - l’identificazione del paesaggio come risorsa e come realtà fisica e percepita; - la necessità di definizione di linee guida, culturali e operative, per orientare le trasformazioni paesaggistiche a tutte le diverse scale di intervento; - la sperimentazione di modalità di partecipazione delle popolazioni residenti; - la messa a punto di adeguati strumenti progettuali, operativi e di gestione per operare in maniera consapevole e adeguata rispetto ad obiettivi di qualità differenziati nei diversi paesaggi (della vita quotidiana, degradati, di eccezionale valore). Su un terreno nutrito da questa base di riferimenti culturali, tecnici, scientifici e di indirizzo normativo, s’innesta la ricerca “Trasformazioni e Permanenze dei Paesaggi Camuni. Letture diagnostiche e interpretazioni progettuali” documentata in due volumi, che raccolgono i prodotti elaborati nelle diverse fasi di lavoro adottando due registri tematici diversi, ma complementari e strettamente interrelati: quello delle letture e delle interpretazioni progettuali effettuate al livello più complesso della scala territoriale e del sistema dell’intera Valle Camonica e quello degli approfondimenti e delle esplorazioni progettuali condotte alla scala di sistema di luoghi. Il gruppo di lavoro si è prefisso di adottare un approccio alla lettura del paesaggio di tipo: “ - olistico, così che il sistema delle conoscenze possa essere esteso a tutte le componenti del paesaggio con attinenza all’analisi conoscitiva, alla diagnosi e alla sintesi interpretativa; - globale, al fine di considerare complessivamente il territorio aperto, inteso come luogo di minor carico antropico e potenziale più alta biodiversità, e il territorio urbanizzato, nelle loro componenti naturali, produttive, insediative e ricreative; - progettuale, in modo da definire le azioni di manutenzione, di gestione e di trasformazione delle componenti costitutive del paesaggio in funzione delle sue esigenze evolutive e in relazione alla salvaguardia delle risorse3”. 3

Comuni della Comunità Montana del Sebino Bresciano

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Finalità e obiettivi della ricerca La ricerca “Trasformazioni e Permanenze dei Paesaggi Camuni. Letture diagnostiche e interpretazioni progettuali” è stata elaborata sulla base di una Convenzione stipulata tra la Comunità Montana della Valle Camonica e il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze nel maggio 2017 e si inserisce nel più ampio progetto “Ciclabilità, mobilità sostenibile e riordino paesaggistico: verso un territorio ad elevata sostenibilità socioeconomica e di qualità ambientale nella Valle dei Segni”, finanziato nell’ambito del Bando Fondazione Cariplo “Interventi emblematici 2014”. Il lavoro, condotto da un gruppo interdisciplinare di ricercatori, professionisti e laureandi costituito nell’ambito del Landscape Design Lab, è stato finalizzato alla sperimentazione di un percorso di piano-progetto di paesaggio della Valle Camonica, con l’intento di definire strumenti, strategie e scenari progettuali per promuovere obiettivi di qualità paesaggistica su tutto il territorio camune. In considerazione della varietà morfologica, di scenari insediativi, di situazioni ambientali e della complessità di processi di trasformazione che connota la Valle Camonica, fin dalle prime fasi di lavoro si è scelto di considerare il corridoio stradale della SS42, il tracciato della pista ciclabile e il corso fluviale dell’Oglio come dispositivi lineari, spaziali e paesaggistici rispetto ai quali impostare l’itinerario di lettura critica e scegliere i temi e gli ambiti di approfondimento progettuale. Assumendo come riferimento il dettato della Convenzione Europea del Paesaggio, i contenuti del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio e gli indirizzi del Piano Paesaggistico del PTR della Regione Lombardia, la ricerca è stata articolata rispetto a tre obiettivi generali: - costruzione di un quadro conoscitivo di orientamento generale; - definizione di elaborati di sintesi interpretativa e di indirizzo strategico; - esplorazione di possibili scenari di riconfigurazione paesaggistica di luoghi e territori, scelti sulla base dell’individuazione di temi prioritari di intervento. Le esplorazioni progettuali hanno permesso di poter tradurre in scenari e soluzioni site-specific, azioni e categorie di intervento riconducibili alle tre principali classi di obiettivi di qualità paesaggistica suggerite anche dalla Convenzione europea: - conservazione attiva e valorizzazione responsabile dei diversi sistemi di risorse paesaggistiche; - riqualificazione paesaggistica e rigenerazione di luoghi in abbandono e ambiti degradati; - configurazione dei nuovi paesaggi. Tradizionalmente un processo di piano-progetto viene presentato come una progressione lineare di attività e di fasi di lavoro. La ricerca ha tenuto conto invece delle opportunità offerte dall’adozione di una logica di tipo incrementale e ricorsivo. Adottando un approccio transcalare, proponendosi di indagare la dimensione paesaggistica del territorio camune attraverso diversi livelli e gradienti di complessità, il gruppo di ricerca ha prodotto i seguenti elaborati: - una serie di carte tematiche - conoscitive, valutative, di indirizzo progettuale - relative a tutto il territorio della Comunità Montana, indagato alla scala 1/50.000.

GUIDO FERRARA, “La disciplina del paesaggio”, pp.15 – 19 in Felicia Bottino, a cura di, Per una Scuola del Paesaggio. Laboratori progettuali e linee guida, Oikos Centro Studi, Ferrara 2007.

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- Carte in scala 1/10.000 di interpretazione e valutazione dei sistemi urbanizzati del fondovalle. - Alcuni dossier di approfondimento valutativo e progettuale su aree ritenute significative rispetto a questioni chiave connesse al raggiungimento dei seguenti obiettivi di qualità paesaggistica: integrazione paesaggistica di aree produttive; riconfigurazione dei margini dei paesaggi urbani di interfaccia tra fondovalle e versante montano dei domini sciistici; riordino dei sistemi di spazi aperti degli insediamenti del fondo valle; recupero e cura dei paesaggi terrazzati; conservazione attiva dei paesaggi alpini e dei pascoli d’alta quota. - Due dossier contenenti elaborati di carattere valutativo e soluzioni progettuali relative a situazioni critiche, determinate dalle interferenze tra paesaggio attraversato e tracciato della SS 42. - Un dossier contenente abachi di specie arboree, arbustive e erbacee e schemi di piantagione di possibili strutture vegetali da utilizzare in interventi di miglioramento paesaggistico e ambientale e di implementazione del capitale naturale. Nel suo complesso la ricerca ha inteso costruire un’utile e necessaria base

– conoscitiva, valutativa, di strategie progettuali - certo non esaustiva, ma comunque facilmente implementabile, grazie al percorso di metodo adottato. Le elaborazioni originali delle carte tematiche in ambiente GIS costituiscono in particolare un sostanzioso supporto per successivi eventuali approfondimenti. L’intento è di dimostrare l’utilità di un piano-progetto di paesaggio di livello intercomunale, inteso come strumento strategico e operativo adeguato a orientare interventi di trasformazione e gestione coordinata del bene comune paesaggio su più scale di lettura e azione, da attuare in forma condivisa tra diversi enti territoriali e rispetto ai vari livelli amministrativi. In applicazione del applicazione del principio di maggiore definizione delineato dal Piano Paesaggistico della Regione Lombardia, il pianoprogetto si configura come un dispositivo d’indirizzo adatto a operare sulla dimensione complessa dei paesaggi della Valle Camonica e dell’Alto Sebino, alla luce della candidatura a Riserva Mab Unesco (che interessa l’intero territorio di una Comunità Montana e ne coinvolge altre due).

Interpretazione degli elementi dell’identità paesaggistica e territoriale della Valle Camonica risorse localizzate

1_Patrimonio archeologico Percorso Pluritematico del Coren delle Fate (Sonico) Parco Comunale Archeologico e Minerario (Sellero) Riserva Naturale Incisioni Rupestri (Ceto, Cimbergo, Paspardo) Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri (Naquane)

glio

eO

Fium

1

Comprensorio Pontedilegno-Tonale. Passo Tonale, Ponte di Legno e Temù

Parco Archeologico arte rupestre (Asinino/Anvoia) Parco di Interesse Sovracomunale (Lago Moro Luine e Corni Freschi)

2_patrimonio naturale e ambientale

3

Adamello

Pascoli d’alta quota Boschi

Monti Fiume Oglio

Concarena

Lago d’Iseo

Pizzo Badile 3_strutture e risorse per il turismo Terme di Boario

4

Impianti sciistici 1 Temù/Ponte di legno 2 Montecampione 3 Aprica-Corteno 4 Borno - Monte Altissimo Rete escursionistica

2

Prodotti gastronomici

risorse diffuse

Comprensorio sciistico di Montecampione 4_paesaggi delle energie Centrali e reti idroelettriche

Boschi 5_la valle dei segni

eo

Energia idroelettrica

d’Is Lago

Produzione gastronomica locale

Pascoli d’alta quota

Rete Escursionistica Elaborazione di Stella Fabbri

17


1

QUADRO CONOSCITIVO Luca Dorbolò, Gianna Fedeli, Stella Fabbri, Giovanni Grapeggia, Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

A


Sistema delle aree protette

_1.1

Vincoli paesaggistici

_1.2

Sintesi delle previsioni urbanistiche: dal livello regionale a quello comunale

_1.3

Uso del Suolo

_1.4

Tipi Litologici

_1.5

Tipi Forestali

_1.6

Elementi strutturali del paesaggio alpino

_1.7

Struttura del paesaggio

_1.8

Sistema delle principali connessioni della mobilitĂ

_1.9

Principali componenti del Paesaggio delle Energie _1.10 Patrimonio storico-insediativo e culturale _1.11 Risorse turistiche _1.12

A


1.1_Sistema delle aree protette

Comuni Comunità montane Parco Nazionale dell Stelvio Parco Regionale dell’Adamello Parco Provinciale Adamello - Brenta Parco Naturale Zone di Protezione Speciale (ZPS) Rete Natura 2000 Riserve Nazionali e Regionali Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) Parco Lacale di Interesse Sovracomunale Dolomiti Camune Parco Locale

N

ALTA VALLE MEDIA VALLE

MEDIA VALLE BASSA VALLE

20


vincoli paesaggistici_1.2 ELEMENTI DEL COSTRUITO Insediamento Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria AREE SOTTOPOSTE A VINCOLO Fiumi, torrenti e corsi d’acqua tutelati Laghi Aree di rispetto dei corsi d’acqua tutelati Territori contermini ai laghi Siti UNESCO Geositi Beni architettonici vincolati Siti archeologici Bellezze d’insieme Boschi e foreste Aree alpine Ghiacciai FONTE: Geoportale Regione Lombardia - Vincoli paesaggistici

N

21


1.3_Sintesi delle previsioni urbanistiche: dal livello regionale a quello comunale pianificazione provinciale: ptcp brescia

22


pianificazione regionale: ptr/ppr lombardia

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PREVISIONI DELLA PIANIFICAZIONE DI LIVELLO COMUNALE

Gli studi e le analisi condotte nell’ambito della pianificazione di scala vasta, ed in particolare quella del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) della Lombardia e quella provinciale del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Brescia, individuano un’articolazione dei paesaggi camuni sulla base delle differenze in termini di caratteri fisici, morfologici, funzionali e culturali, oltre a mettere in luce le principali criticità associate a dinamiche di trasformazione paesistica in atto. Entrambi i livelli della pianificazione di scala vasta, hanno rappresentato un riferimento di partenza al quale il progetto di ricerca si è ancorato e, secondo il principio di maggior dettaglio, è sceso di scala approfondendo e indagando nello specifico i temi più rilevanti emersi dalla lettura di tali piani. Sia il PPR che il PTCP suddividono il territorio della Valle in unità tipologiche e di paesaggio, individuando sin dal livello regionale, gli ambiti del fondovalle e dei versanti, categorizzati ulteriormente a livello provinciale in varie unità di alta e bassa valle (vedi elaborati dedicati). Dalle cartografie di piano, si evince come ciascuna unità di paesaggio è interessata da tematiche specifiche associate a diverse dinamiche e a caratteri di qualità o elementi di vulnerabilità. In particolare, tra le tematiche che i piani mettono in luce in maniera più evidente: - la forte pressione insediativa di fondovalle, specie nelle aree della bassa valle con conurbazioni urbane lineari - la perdita di leggibilità dei centri storici - l’abbandono dei pascoli e delle aree agricole di montagna. Su questi temi in particolare, ma non solo, il progetto di ricerca offre approfondimenti analitici, interpretativi e valutativi dai quali sono in seguito ricavati indirizzi e strategie progettuali che possono rappresentare validi strumenti al fine di orientare al meglio le trasformazioni del territorio camuno. In relazione a quelle che saranno le trasformazioni previste all’interno del territorio della Valle, si riportano di seguito degli elaborati cartografici che sintetizzano per macrocategorie di intervento, le future trasformazioni urbanistiche rappresentate all’interno dei piani di livello locale e sovralocale. Nello specifico si propone un quadro sinottico degli interventi per l’intero territorio della Valle Camonica e tre approfondimenti per le aree di bassa, media ed alta valle. In funzione del diverso grado di aggiornamento e di disponibilità dei dati, ai fini delle rappresentazioni cartografiche, si è fatto riferimento alle seguenti banche dati: dal geoportale della Valle Camonica sono stati ottenuti gli shapefiles di interesse, selezionandoli dai seguenti dataset: • tavole dei PGT dei comuni di: Berzo Demo, Cedegolo, Cevo, Edolo, Incudine, Monno, Ponte di Legno, Saviore dell’Adamello, Sellero, Temù, Vezza d’Oglio, Vione. Dal geoportale della regione Lombardia sono stati ottenuti gli shapefiles di interesse, selezionandoli dai seguenti dataset: • PGT – Tavola delle Previsioni di Piano; • PGT - Servizi di livello comunale in progetto; • PGT - Servizi di livello sovracomunale in progetto. Per restituire in forma omogenea le informazioni provenienti dalle diverse banche dati ed offrire un quadro sintetico complessivo, sono state create delle macrocategorie di previsione di intervento che riguardano contesti o destinazioni urbanistiche analoghe. All’interno di tali categorie sono incluse sia le previsioni del livello comunale, sia quelle del livello sovracomunale. Le macrocategorie di interventi previsti sono le seguenti: • aree a verde; • aree sportive; • aree a destinazione turistica; • aree a parcheggio; • aree a destinazione produttiva; • aree a destinazione residenziale; • servizi vari; • piani attuativi. Al fine di conservare e tutelare gli elementi e i caratteri di qualità del paesaggio, favorire processi di riconfigurazione e riqualificazione, e garantire un equilibrio tra nuove trasformazioni e sviluppo sostenibile del territorio, la progettazione e la realizzazione dei nuovi interventi in previsione non può prescindere dal considerare la loro localizzazione in un sistema più ampio. Questo sistema è costituito da una sua struttura fisica e da una rete di relazioni, materiali ed immateriali, complessa ma in equilibrio che, se alterata, potrebbe determinare la perdita dei valori propri ed identitari di sistema e della sua funzionalità. Pertanto, le nuove previsioni di intervento possono rappresentare un’opportunità di sviluppo per la Valle che necessitano però di essere governate, sulla base delle esigenze specifiche del contesto nel quale ricadono, siano esse culturali, sociali, economiche, ambientali, percettive, ecc. Luca Dorbolò

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ELEMENTI DEL COSTRUITO Insediamento Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria ELEMENTI DELLA RETE IDROGRAFICA Fiume Oglio Laghi PREVISIONI URBANISTICHE (livello comunale e sovracomale) Aree a verde Aree sportive Aree a destinazione turistica Aree a parcheggio Aree a destinazione produttiva Aree a destinazione residenziale Servizi vari Piani attuativi


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ELEMENTI DEL COSTRUITO Insediamento Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria ELEMENTI DELLA RETE IDROGRAFICA Fiume Oglio Laghi PREVISIONI URBANISTICHE (livello comunale e sovracomale) Aree a verde Aree sportive Aree a destinazione turistica Aree a parcheggio Aree a destinazione produttiva Aree a destinazione residenziale Servizi vari Piani attuativi

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ELEMENTI DEL COSTRUITO Insediamento Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria ELEMENTI DELLA RETE IDROGRAFICA Fiume Oglio Laghi PREVISIONI URBANISTICHE (livello comunale e sovracomale) Aree a verde Aree sportive Aree a destinazione turistica Aree a parcheggio Aree a destinazione produttiva Aree a destinazione residenziale Servizi vari Piani attuativi

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1.4_uso del suolo AREE ANTROPIZZATE Aree urbanizzate, edificato sparso Insediamenti industriali e sevizi pubblici Cave, cantieri, aree degradate Aree archeologiche Aree verdi non agricole AREE AGRICOLE Seminativi Prati e pascoli Vigneti Arboricoltura Frutteti Oliveti Castagneti AREE NATURALI E SEMINATURALI Boschi Arbusti Alpeggi e malghe Vegetazione ripariale Zone umide Rupi e versanti oltrei limiti del bosco Ghiacciai e nevai

La carta dell’uso del suolo è stata costruita a partire dagli elaborati della banca dati relativa all’uso del suolo del progetto DUSAF (Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali) della Regione Lombardia, realizzato sulla base delle aerofotogrammetrie AGEA 2015. Le eventuali differenze di classificazione delle aree rispetto alle precedenti versioni dei DUSAF sono dovute al maggior dettaglio delle ortofoto 2015. L’aggiornamento è stato sviluppato da E.R.S.A.F. nell’ambito di un progetto attuativo finanziato dalla Direzione generale Agricoltura nel biennio 2015-2016. Gli shapefile relativi all’uso del suolo 2015, consultabili e scaricabili dal geoportale cartografico della Regione, sono stati prodotti seguendo il progetto Corine Land Cover (CLC) nato a livello europeo specificamente per il rilevamento e il monitoraggio delle caratteristiche di copertura e uso del territorio, con particolare attenzione alle esigenze di tutela ambientale. Si tratta dunque di una classificazione del suolo basata su livelli gerarchici sempre più approfonditi e dettagliati (con un dettaglio fino al 5° livello), partendo dalla prima grande divisione in aree antropizzate (1), aree agricole (2), territori boscati e ambienti seminaturali (3), aree umide (4) e corpi idrici (5).

Giovanni Grapeggia

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Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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1.5_TIPI LITOLOGICI Ghiacciai Rocce conglomeratiche Roce magmaticge effusive Depositi morenici Rocce calcaree Rocce metamorfiche Rocce arenacee Depositi Rocce cristalline intrusive

1

Le elevazioni maggiori si trovano sulla matrice cristallina, che ha generato una morfologia massiccia con creste affilate. Inoltre essendo una roccia molto impermeabile ha consentito la formazione di numerosi laghi e bacini e lo scorrimento superficiale delle acque che, abbondanti, scendono dai ghiacciai.

2

I paesaggi su matrice calcarea e dolomitica, rocce notoriamente molto fratturate e permeabili hanno una aspetto più arido e, a differenza delle aree con substrato cristallino, le acque superficiali sono quasi assenti.

3

Le forme particolarmente scenografiche della Concarena e del Pizzo Badile Camuno sono dovute alla natura dolomitica e calcarea della struttura litologica.

4

La diversa natura litologica del substrato a destra e a sinistra della valle condiziona il paesaggio forestale contribuendo ad una polarizzazione dei tipi forestali: le specie calciofile e termofile in destra e le calcifughe in sinistra (vedi tavola dei tipi forestali)

La matrice litologica per un territorio, ed in particolare per le aree montane, rappresenta la struttura portante su cui gli altri elementi costitutivi del paesaggio si insediano, sviluppano ed evolvono. La natura chimica delle rocce determina e determinerà le forme e i colori dei paesaggi naturali, direttamente, laddove per limiti climatici dominano le scene, e in maniera indiretta negli orizzonti più ospitali, condizionando le comunità biotiche che su di esse si insediano ed evolvono. La carta dei tipi litologici è stata costruita aggregando le formazioni “chimicamente simili” con l’obiettivo di porre in evidenza alcune importanti relazioni tra il substrato e il paesaggio, che spiegano la grande varietà morfologica presente in Valle Camonica in spazi relativamente ridotti, ma anche perché alcune specie arboree si aggregano in certe zone piuttosto che in altre apparentemente simili. O, ancora, perché alcune valli sono ricche di laghi e ruscelli mentre altre, poste alle medesime quote a non molta distanza, sono prive di acque superficiali. La carta dei tipi litologici è stata elaborata partendo dalla “carta litologica” della Regione Lombardia (consultabile e scaricabile dal portale cartografico/geoportale: http://www.geoportale. regione.lombardia.it/), In tabella si riporta la corrispondenza tra le aggregazioni e le diverse formazioni presenti in valle. Giovanni Grapeggia

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3

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Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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1.6_TIPI FORESTALI Aree urbanizzate Laghi e invasi Corsi d’acqua Elettrodotti Boschi di orniello e carpino nero Boschi a prevalenza di castagno Boschi di latifoglie miste Boschi di faggio Boschi di conifere Boschi di larice e altre formazioni minori di alta quota

La vegetazione spontanea sotto il limite altitudinale oltre al quale le condizioni climatiche non ne consentono la diffusione, costituisce l’elemento caratterizzante e di maggiore impatto percettivo dei paesaggi montani. La modulazione dei paesaggi vegetali nei territori montani segue rigorosamente fattori ecologici quali, per citare i più noti, la disponibilità idrica, la temperatura, la natura chimica del suolo, l’esposizione alla luce e, non ultimo, la pressione antropica. La presenza dell’uomo, e di conseguenza le attività antropiche, hanno condizionato nei secoli lo sviluppo della vegetazione naturale nelle aree più accessibili, con la selezione delle specie attraverso il taglio dei boschi o mediante la completa sostituzione di una compagine vegetale con altre più utili alle necessità umane, come per esempio il bosco con il pratopascolo. Una conferma di quanto detto si evince dalle analisi diacroniche della vegetazione effettuata attraverso il confronto tra le foto aeree del 1954 e quelle del 2015: in relazione con l’evidente abbandono di alcune attività agricole e pastorali soprattutto nelle aree più disagevoli, stanno mutando le tipologie di copertura vegetale. Ad esempio i cespuglieti, e poi in sequenza i lariceti alpini, tendono a sostituire le praterie non più pascolate. I paesaggi forestali variano prevalentemente in senso altimetrico passando dai boschi di latifoglie miste del fondo valle fino ai radi lariceti al limite della vegetazione arborea (circa 2000-2200 mslm). Margini ed ecotoni: zone di transizione ecologica e di interferenza tra il bosco e il pascolo, o di affioramenti rocciosi nelle zone a bassa vocazione pastorale. Negli ultimi decenni le aree forestali (boschi e arbusteti) si sono estese riducendo le porzioni di aree a prateria. Polarizzazione di alcune tipologie forestali: gli orno-ostrieti più xero-termofili sono concentrati sul basso versante in destra orografica, su matrice calcarea che determina una aridità funzionale del substrato, mentre i castagneti si sviluppano a sinistra su substrati con maggiore disponibilità idrica e poveri di calcare. Giovanni Grapeggia

1

paesaggi forestali variano prevalentemente in senso altimetrico passando dai boschi di latifoglie miste del fondo valle fino ai radi lariceti al limite della vegetazione arborea (circa 2000-2200 mslm).

1

2

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Margini ed ecotoni: zone di transizione ecologica e di interferenza tra il bosco e il pascolo, o di affioramenti rocciosi nelle zone a bassa vocazione pastorale. Negli ultimi decenni le aree forestali (boschi e arbusteti) si sono estese riducendo gli spazi aperti e le aree a prateria.

3

3

Polarizzazione di alcune tipologie forestali: gli orno-ostrieti più xerotermofili sono concentrati sul basso versante in destra orografica su matrice calcarea che determina una aridità funzionale del substrato, mentre i castagneti a sinistra su substrati con maggiore disponibilità idrica e poveri di calcare

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Elementi strutturali del paesaggio alpino_1.7 Boschi di conifere Praterie alpine, pascoli Boschi al margine delle praterie alpine; lariceti Rocce calcaree

1

I paesaggi alpini nelle aree con matrice litologica cristallina sono meno dotati di praterie e, di conseguenza, di insediamenti per l’alpeggio.

1

2

Le dinamiche e le relazioni evolutive tra bosco e praterie contribuiscono in maniera rilevante ala caratterizzazione dei paesaggi oltre il limite del bosco.

2

3

Il paesaggio alpino è fortemente condizionato dalla distribuzione delle praterie e dalla presenza di strutture per l’alpeggio attive.

3

33


1.8_STRUTTURA DEL PAESAGGIO

Paesaggio urbano di fondovalle

Componenti del sistema insediativo e delle infrastrutture Insediamento urbano Viabilità principale Gallerie Viabilità locale Linea ferroviaria Stazioni ferroviarie Componenti del sistema idrico Corsi d’acqua Corpi idrici

Paesaggio delle aree nivali e dei ghiacciai d’alta quota

Paesaggio alpino degli affioramenti rocciosi

Paesaggio forestale dei versanti montani

Paesaggio del mosaico agricolo-insediativo di primo versante

Linea divisione della valle

La carta interpreta in questo caso la struttura sulla base dell’organizzazione spaziale, dell’assetto, dei segni e delle forme dominanti che caratterizzano i diversi sistemi di componenti biotiche e abiotiche, naturali e antropiche del comprensorio della Valle Camonica, indagato come ambito territoriale complesso alla macroscala. L’interpretazione della struttura del paesaggio a scala territoriale vasta è stata condotta a partire dalla lettura dei caratteri geologici e morfologici e dei tipi forestali, così come dall’analisi dell’uso del suolo. E’ stata composta un’articolazione per diversi tipi di paesaggio, come di seguito definiti: • • • • •

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paesaggio urbano di fondovalle paesaggio del mosaico agricolo-insediativo del primo versante paesaggio forestale dei versanti montani paesaggio degli affioramenti rocciosi paesaggio delle aree nivali e dei ghiacciai di alta quota.


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Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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1.9_Sistema delle principali connessioni della mobilità

Viabilità principale Ss42

Sentieri

Viabilità principale nei tratti di galleria

Rete ciclabile regionale

Viabilità secondaria

Ferrovia

Viabilità locale e urbana

Stazione ferroviaria

Ferrovia Stazione ferroviaria

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PRINCIPALI COMPONENTI DEL PAESAGGIO DELLE ENERGIE_1.10 Centrali ideoelettriche ed elettriche attive Sistema delle reti elettriche Condotte sotterranee

N

Condotte forzate Invaso artificiale Bacini di accumulo Corsi d’acqua Laghi

1_ Bacino di accumulo di Edolo

Fonte: http://www.meteopassione.com/

2_ Bacino di accumulo di Sellero

Fonte: http://francorino.altervista.org/

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Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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1.11_patrimonio storico-insediativo, culturale e socio-simbolico La lettura interpretativa e la valutazione del patrimonio storico-insediativo, culturale e sociosimbolico della Valle Camonica hanno comportato un’indagine specifica sulla distribuzione e la consistenza di differenti categorie di risorse presenti nel territorio della Comunità Montana. La mappatura dei diversi sistemi di risorse, che si è scelto di suddividere per categorie di interesse relative alle differenti tipologie di beni, è stata elaborata sulla base di una prima fase di ricognizione delle informazioni digitali raccolte in formato Shp sia dal Geoportale Lombardia che dal Sistema Informativo Territoriale Provinciale di Brescia, seguita poi da una seconda fase di verifica, controllo e selezione, in funzione dei vari dati reperiti durante sopralluoghi e ricerche di approfondimento (verifica diretta, depliant e brochure della Valle dei Segni, pubblicazioni e siti internet). La carta costituisce una base utile - implementabile con altri strati di informazioni relative ad altre categorie più specifiche di beni e risorse - di riferimento anche per la realizzazione di itinerari conoscitivi tematici della Valle interpretata come sistema territoriale unitario. Nell’ambito del ricco ed eterogeneo sistema di risorse storico-insediative particolare valore è riconosciuto al patrimonio archeologico costituito dai siti e dai parchi rupestri e dalla trama di tracce degli antichi abitanti camuni, che compongono una mappa di luoghi fondamentali nella definizione delle identità e dei valori simbolici locali. Altrettanto significativi, nella costruzione di un immaginario socio-simbolico specifico della Valle Camonica, sono il sistema diffuso dei siti e delle opere dell’archeologia industriale (rappresentativi anche dei paesaggi delle energie) e i segni costituitivi dei paesaggi della tradizione agricola e della gestione silvo-pastorale dei territori d’alta quota. Come ulteriore livello di lettura delle risorse culturali che caratterizzano il palinsesto dei paesaggi camuni, è stato considerato il layer temporale attuale. Nella carta sono stati pertanto mappati i luoghi dell’arte contemporanea, elaborata in riferimento alle informazioni presenti su “That’s valley by That’s Contemporary ” (http://www.valledeisegni.it/it/storia/39 ) iniziativa promossa dalla Comunità Montana Valle Camonica nell’ambito del progetto La Valle dei Segni per la conoscenza dell’arte contemporanea in Valle Camonica.

SITI ARCHEOLOGICI Sito archeologico rupestre 1_ Resti di casa camuna 2_Incisioni rupestri Sito archeologico romano 1_ Resti archeologici di epoca romana 2_Resti santuario romano 3_ Santuario di Minerva 4_ Palazzo Simoni Fè 5_ Loggiato con colonne in pietra 6_ Monumento funerario di Isidoro Federici

PARCHI ARCHEOLOGICI Parco archeologico rupestre 1_Parco Archeologico Massi di Cemmo (Capo di Ponte) 2_Parco Pluritematico “Coren delle Fate” (Sonico) 3_Parco Comunale di Luine (Darfo Boario Terme) 4_Parco Comunale di Sollero (Sollero) 5_Parco Archeologico Comunale di Sedolina-Bedolina (Capo di Ponte) 6_Riserva Naturale Incisioni Rupestri (Ceto, Cimbergo, Paspardo) 7_Parco Nazionale Incisioni Rupestri di Naquane (Capo di Ponte) 8_Parco Archeologico di Asinino-Anvoia (Ossimo) Parco archeologico romano 1_Parco Archeologico del teatro e dell’anfiteatro romano (Cividate Camuno) 2_Parco del Santuario di Minerva (Breno)

beni di interesse storico-architettonico (elenco non esaustivo) Nuclei storici d’antica formazione Castelli, torri e residenze storiche Chiese e Pievi Ponti Terme di Boario

infrastrutture storiche Viabilità storica Ferrovia storica Ponte di Montecchio

Terme di Boario

architetture di archeologia industriale Industrie dismesse

luoghi, tracciati e manufatti della grande guerra Resti di opere militari Sentieri della grande guerra Sentiero della momoria (Berzo Demo)

elementi della tradizione agricola Malghe Terrazzamenti Sentieri agro-silvo-pastorali

Musei e centri espositivi Musei Wall in Art: Minerva (di Ozmo), Breno

Teatro e anfiteatro romano, Cividate Camuno

1_Museo Archeologico della Val Camonica (Cividate Camuno) 2_Museo Nazionale della Preistoria della Val Camonica (Capo di Ponte) 3_Museo dell’Energia Idroelettrica (Cedegolo) 4_Archeopark (Darfo Boario Terme) 5_Museo Camuno (Breno) 6_Museo della Riserva Naturale delle Incisioni Rupestri (Nadro) 7_Museo nostalgia Club auto e moto d’epoca (Breno) 8_Museo Etnografico del ferro (Bienno) 9_Museo didattico di arte e vita preistorica (Capo di Ponte) 10_Museo Naturalistico Parco dell’Adamello (Vezza d’Oglio) 11_Museo Etnografico (Vione) 12_ Museo della Guerra Bianca (Temù)

luoghi dell’arte contemporanea Centri dell’arte contemporanea Pieve di San Siro

Castello di Cimbergo

• • • • • •

“Aperto_Art on the border”: Breno, Ceto, Nadro, Capo di Ponte, Cedegolo, Ceto, Edolo, Monno, Vezza d’Oglio, Vione, Ponte di legno “Borgo degli Artisti”: Bienno “Case Sparse”: Malonno “Sapori Design”: Vissone, Esine, Breno, Capo di Ponte, Saviore, Artogne, Niadro, Losine, Malonno “Wall in Art”: Borno, Cerveno, Lozio, Malegno, Breno

base topografica Edificato Viabilità Ferrovia Fiume Oglio Rete idrica secondaria Parco Comunale di Luine

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Castello di Breno

Corpi idrici Ghiacciaio


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Capo di Ponte - Cimbergo

Malegno - Breno

Darfo Boario Terme

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10km

Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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1.12_risorse turistiche La carta propone una mappatura di impianti, strutture e infrastrutture interpretabili come risorse per il turismo. Sulla base delle tipologie di offerta e domanda turistica presenti in Valle, sono state considerate tre categorie di riferimento: Turismo Verde, Turismo Ricreativo e Sportivo, Turismo Bianco. Questo elaborato di sintesi permette dunque di mostrare, in forma sinottica, distribuzione spaziale e consistenza di parte delle principali componenti di quella che può essere considerata come rete di supporto per lo sviluppo dell’economia turistica. Si precisa che il Turismo culturale può essere messo in relazione con la mappatura proposta nella Carta del patrimonio storico-insediativo, culturale e socio-simbolico, mentre meriterebbe un’indagine specifica, ad una scala di lettura adeguata, la categoria del Turismo eno-gastronomico.

BASE TOPOGRAFICA Curve Altimetriche Edificato Insediamenti Turistico Ricettivi Viabilità Ferrovia Pista ciclabile Fiume Oglio Rete Idrica Secondaria Corpi Idrici Ghiacciaio

INFRASTRUTTURE E SERVIZI PER IL TURISMO Punto Informazione Turistica Punto Panoramico Torretta di Avvistamento Rifugio o Bivacco B&B Campeggio Ristoro Area Gioco Bimbi Area Pic Nic Bivacco al Passo di Valzellazzo 2016 m slm. foto di Dario Furlanetto

Rifugio Garibaldi

Archivio fotografico Comunità Montana della Valle Camonica - Parco dell’Adamello

Malga Parcheggi

TURISMO VERDE Ecomusei

Concarena

Foto: www.ecomuseoconcarena.it

Monte Adamello

Foto: www.Adamello-isprambiente.gov.it

1_ Museo naturalistico del Parco Adamello 2_ Elementi di rilevanza dei paesaggi culturali 3_ Ecomuseo del Vaso Re e della Valle dei Magli 4_ Ecomuseo Concarena Montagna di Luce 5_ Archeopark Geositi Alberi Monumentali Cascate Strade Panoramiche Sentieri Naturalistici PARCO DELL’ADAMELLO Accessi al parco

TURISMO RICREATIVO E SPORTIVO Falesia di Cimbergo

Foto: http-blog.climbingtechnology.com

Percorso traking e mountain bike Foto: www.rifugi.lombardia.it

Falesie per Arrampicata Parco Avventura Campo da Golf Pista da Motocross Tappe Giro d’Italia

TURISMO BIANCO Zone Afflusso turistico Estensivo Zone Afflusso turistico Intensivo Piste da Sci Impianti a Fune Vette del monte Adamello Foto: www.camptocamp.org

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Percorso Sci-Alpinistico


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10km

Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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2

letture e sintesi interpretative Luca Dorbolò, Gianna Fedeli, Stella Fabbri, Giovanni Grapeggia, Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

A


Semiologia dei paesaggi della Valle Camonica

_2.1

Paesaggi percepiti e analisi visive percorrendo la SS42

_2.2

Il paesaggio attraversato dalla SS42: caratterizzazione dei tratti stradali

_2.3

Struttura e articolazione del paesaggio urbano del fondovalle

_2.4

A


2.1_Semiologia dei paesaggi della Valle Camonica

“La semiologia è lo studio dei segni e dei loro significati. Un segno è un’entità di qualsiasi origine e sostanza, presente spontaneamente in natura o prodotta dall’uomo, che contiene una certa quantità di informazione” (Valerio Romani, 2008). Una carta della semiologia intende pertanto descrivere configurazioni e segni (linee, superfici, forme semplici o complesse, pattern, insiemi omogenei o eterogenei, componenti strutturanti) che caratterizzano un territorio e costruiscono l’alfabeto del paesaggio. Si tratta di un elaborato utile anche per condurre una lettura di tipo percettivo e di analisi di valori e informazioni visuali. La carta prodotta in forma sperimentale per la presente ricerca delinea un quadro di sintesi alla scala territoriale degli elementi, naturali e antropici, che costituiscono l’ossatura morfo-semiologica della Valle Camonica. Le componenti che sono state selezionate per descrivere il territorio rispondono alla logica di identificazione degli elementi territoriali, o referenti territoriali, ai quali è possibile assegnare un significante (Ogden C. K. e Richards I. A., 1989, The Meaning of Meaning, Harcourt Brace Jovanovich, San Diego - New York - London). Alla macro-scala del territorio della Valle Camonica sono stati identificati quattro categorie di segni: • a) segni derivanti dalla struttura geomorfologica e dal sistema idrico: ne fanno parte le componenti del sistema dei rilievi e dei versanti montani che concorrono alla formazione dei profili delle quinte visive della valle (crinali, vette, apici di rilievo, selle intermontane) e le componenti del sistema idrico (fiume Oglio, torrenti principali e secondari, laghi e bacini, ghiacciaio dell’Adamello). • b) I segni derivanti dalle coperture forestali: fa parte di questo gruppo di segni il limite o bordo del bosco che viene distinto per le diverse consociazioni forestali con cui si diversifica lungo i versanti montani (boschi di latifoglie, di conifere, misti e castagneto) e le aree in evoluzione, le praterie e i cespuglieti che concorrono all’identificazione della variabile gradazione di pieni e vuoti che è funzione della densità e tipologia di vegetazione e delle forme con cui tale vegetazione si compone in strutture ecosistemiche. • c) I segni derivanti dal sistema insediativo urbano e dalle sistemazioni agrarie del mosaico rurale: ne fa parte il sistema urbano che comprende i centri abitati e le frange urbane, nonché gli insediamenti sparsi e gli aggregati isolati; mentre concorre a comporre questo gruppo il sistema dei segni derivanti dalle sistemazioni agrarie e in particolare il sistema dei terrazzamenti di versante. • d) i segni derivanti dal sistema delle infrastrutture principali: ne fanno parte la Strada Statale 42, le strade principali di attraversamento della valle e la ferrovia.

SEGNI DERIVANTI DALLA STRUTTURA GEOMORFOLOGICA E AL SISTEMA IDRICO Crinale principale Crinale secondario Vette Apice di rilievo Sella Reticolo idrico principale Reticolo idrico secondario Lago e bacini idrici artificiali Ghiacciaio

SEGNI DERIVANTI DALLA copertura forestale Bordo del bosco Bosco di latifoglie Bosco di conifere Bosco misto di latifoglie e conifere Castagneto Area in evoluzione con successione da area agricola abbandonata a cespuglieto o area di rimboschimento recente Praterie naturali d’alta quota e aree arbustive Cespuglieto o area con vegetazione rada SISTEMA INSEDIATIVO E DELLE SISTEMAZIONI AGRARIE DEL MOSAICO RURALE Terrazzamenti con muri e strutture di contenimento Insediamento urbano

SISTEMA delle infrastrutture principali Viabilità primaria - Strada Statale 42 Tratti in galleria della viabilità primaria Viabilità locale principale Ferrovia e stazioni ferroviarie

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N

0

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10km

Scala di elaborazione originale - 1:50.000

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2.2_Paesaggi percepiti e analisi visive percorrendo la SS 42

A seguito della redazione della carta della semiologia è stata condotta un’indagine relativa alla percezione visiva lungo il percorso della SS42. La Strada Statale è stata individuata come uno degli elementi principali dai quali è possibile avere un’osservazione d’insieme della Valle. La percezione visiva del paesaggio in movimento determina un racconto visivo-esperenziale composto da immagini iconiche che fanno riferimenti all’identificazione di landmark puntuali o lineari. Questi elementi compongono un sistema di segni che caratterizzano l’esperienza del percorso di attraversamento della Valle, ad esempio la vista di una vetta o di un profilo montano o il riconoscimento di un elemento architettonico di particolare incisività percettiva, concorrono alla formazione dell’esperienza mnemonico-cognitiva e dunque stimolano il processo di “appaesamento” dell’osservatore.

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Alta Valle: tra Ponte di Legno e il Passo del Tonale

Alta Valle: tra Edolo e Ponte di Legno

Media Valle: tra Malonno e Edolo

Media Valle: tra Capo di Ponte e Malonno

Media Valle: tra Breno e Berzo Demo

Bassa Valle: tra Darfo Boario Terme e Breno

Porta di Valle bassa: tra Pisogne-Costa Volpino e Darfo Boario Terme

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2.3_Il paesaggio attraversato dalla SS42: caratterizzazione dei tratti stradali

Attraversamento di un contesto di frangia urbana nel territorio della Bassa Valle

Attraversamento di un contesto agricolo-rurale con la presenza residuale di elementi della semiologia rurale

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Attraversamento di un contesto agricolo-rurale residuale e intercluso all’interno del sistema urbano diffuso della Bassa Valle


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Breno: attraversamento di un contesto urbano prevalentemente residenziale denso e compatto

Malonno: attraversamento di un insediamento industriale-artigianale

Sonico: attraversamento di contesto di frangia urbana

Media Valle: attraversamento di un contesto agricolo-rurale di fondo valle Media Valle: attraversamento di un contesto agricolo-rurale con terrazzacon orditura di filari alberati e siepi di campo in buono stato menti e sistemazioni tradizionali dei versanti

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Sonico: attraversamento di un contesto urbano di frangia

Edolo: attraversamento del sistema urbano consolidato

Edolo: attraversamento del centro urbano

Alta Valle: attraversamento di un contesto agricolo-rurale caratterizzato da ampie superfici prative delimitate dai bordi del bosco

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2.4_STRUTTURA E ARTICOLAZIONE DEL PAESAGGIO URBANO del fondovalle

Dalla costruzione del quadro conoscitivo è emerso come il territorio della Valle Camonica sia contraddistinto da caratteristiche di forte eterogeneità sotto diversi punti di vista, sia essa morfologica, insediativa, di risorse culturali e turistiche, eccetera. Tuttavia, mediante un processo interpretativo, questi aspetti possono essere sintetizzati attraverso l’aggregazione di più elementi eterogenei che consentono di definire dei sistemi paesistici caratterizzati da proprie strutture morfologiche (morfotipi) con funzionalità specifiche. Identificati i morfotipi prevalenti, che contraddistinguono i diversi sistemi paesistici, è possibile analizzare il sistema delle relazioni che governano il funzionamento del paesaggio stesso. Sulla base di queste premesse è stato condotto un lavoro di analisi ed interpretazione dei paesaggi della Valle Camonica che, scendendo di scala (1.10.000), mira ad individuare e definire l’articolazione di questi sistemi nelle aree del fondovalle e del primo versante, focalizzandosi sulle strutture e sulle dinamiche evolutive, funzionali e relazionali che li dominano. Nello specifico sono state individuate 7 tipologie di sistemi prevalenti all’interno dei paesaggi della Valle Camonica, ed afferenti rispettivamente a: • sistema dei tessuti e delle morfologie urbane; • sistema delle viabilità e delle infrastrutture per la mobilità; • sistema degli spazi aperti urbani; • sistema rurale (di fondovalle e di versante); • sistema degli spazi aperti e delle componenti del sistema idrografico; • sistema delle strutture vegetali arboreo – arbustive; • sistema degli spazi aperti in stato di abbandono e delle aree degradate. Di seguito una breve descrizione dei morfotipi e delle componenti che afferiscono ai sistemi sopra elencati. Tessuti e morfologie urbane Il sistema urbano è stato studiato in base alle diverse modalità di distribuzione degli elementi sul territorio, e in funzione di esse sono stati identificati morfotipi diversi. La modalità specifica di occupazione del territorio da parte di insediamenti ed infrastrutture è indice del tipo di relazioni che questo instaura con il contesto circostante. All’interno del territorio della Valle Camonica sono pertanto individuati i seguenti morfotipi del tessuto urbano: • Filamenti urbani compatti: si caratterizzano per lo sviluppo prevalente lungo un preciso asse (es. un’infrastruttura) in soluzione di continuità ed in assenza di vuoti o interruzioni trasversali; • Insediamenti compatti: sono morfotipi urbani che, nonostante gli sviluppi insediativi degli ultimi decenni, hanno mantenuto una struttura urbana compatta, definita e a basso consumo di suolo e di paesaggio; • Nuclei minori ed insediamenti isolati di versante e/o alta quota: includono piccole realtà insediate, generalmente connesse ai sistemi rurali e forestali di versante, che sono rimaste perlopiù inalterate nel tempo; • Insediamenti isolati con margini sfrangiati e/o con polarità minori diffuse: si tratta di realtà insediate di medie-piccole dimensioni che tuttavia hanno subito, o sono attualmente interessate, da processi espansivi a bassa densità insediativa in corrispondenza dei margini urbani. Questi recenti elementi del tessuto urbano sono spesso dominati da strutture del commercio e dell’industria; • Filamenti urbani discontinui e ad alto consumo di paesaggio: si caratterizzano per lo sviluppo prevalente lungo un preciso asse (es. un’infrastruttura), in maniera discontinua e a bassa densità, lasciando vuoti urbani residuali generalmente di scarsa qualità e bassa funzionalità; • Insediamenti costruiti estesi e ad alto consumo di paesaggio in soluzione di continuità: sono le tipologie dominanti nelle aree del fondovalle della bassa Valle Camonica. Essi afferiscono alle espansioni insediative avvenute in particolare negli ultimi decenni, con una distribuzione radiale e a macchia d’olio che interessa ampie superfici di territorio. Sistema delle viabilità e delle infrastrutture per la mobilità Sono classificate per tipologia di elemento lineare le diverse infrastrutture per la mobilità presenti sul territorio, siano esse di tipo carrabile, ferroviario o ciclopedonale. L’individuazione di questi elementi e la loro articolazione consente di indagare sul livello di interconnessione e sui potenziali nodi di interscambio tra i diversi sistemi della mobilità. Sono inoltre analizzate le relazioni conflittuali che si instaurano con il sistema degli spazi aperti. Queste risultano legate a disturbi ed interferenze reciproche che si possono manifestare in caso di vicinanza tra due elementi poco compatibili o nel caso di processi di frammentazione paesistica in atto. Sistema degli spazi aperti urbani Parchi, giardini, orti, piazze e parcheggi, rappresentano una componente strutturante il sistema urbano, specie nelle aree di fondovalle. Questi spazi contribuiscono a migliorare la qualità ambientale dell’intero sistema urbano e offrono servizi ecosistemici di fondamentale importanza per il mantenimento degli equilibri degli ecosistemi antropici e di quelli naturali/ seminaturali. Tuttavia in alcuni casi si evidenziano criticità connesse ad una forte frammentazione di questi spazi, non sempre interconnessi tra loro. Componenti del sistema rurale I componenti che costituiscono il sistema rurale sono stati studiati ed interpretati in modo differente a seconda che si considerino le aree del fondovalle o di versante. Nel primo caso, la qualità e la consistenza delle aree coltivate è fortemente influenzata dalla relazione con i sistemi insediativo ed infrastrutturale. Questi ultimi hanno spesso accompagnato processi di frammentazione degli spazi agricoli che hanno determinato,

54


55


nelle prime fasi, una riduzione della dimensione media delle tessere, con una maggiore interferenza ai margini, e successivamente un loro isolamento o inclusione all’interno del tessuto urbano. Le superfici coltivate maggiormente frammentate e/o interferite sono altresì quelle alle quali è associabile una minor prestazione in termini produttivi (sia qualitativa che quantitativa). Inoltre, queste tessere sono anche quelle a maggior rischio di scomparsa in caso di ulteriore sviluppo insediativo o abbandono per ridotta funzionalità produttiva. Per questi motivi la lettura delle componenti del sistema rurale di fondovalle mira a categorizzare le stesse a seconda che si tratti di aree che presentano una struttura ed un’organizzazione evidente, estesa ed efficiente dal punto di vista produttivo, rispetto ad altre componenti interessate da processi di frammentazione infrastrutturale e/o insediativa che ne hanno determinato una riduzione della qualità e delle prestazioni produttive. Nel caso invece delle aree coltivate di versante, la lettura interpretativa è maggiormente legata all’individuazione di potenziali dinamiche di abbandono in atto, che nel tempo potrebbero portare ad una scomparsa di alcuni di questi paesaggi rurali. Il processo interpretativo mira pertanto a evidenziare le aree che manifestano maggiori criticità rispetto a queste dinamiche, e quelle che invece risultano meno vulnerabili in quanto dotate di una struttura ed un’organizzazione più complessa ed efficiente. Componenti del sistema idrografico; strutture vegetali arboreo/arbustive; aree in abbandono e aree degradate; corsi d’acqua, filari, e macchie boscate sono tutti elementi che contribuiscono ad arricchire il sistema degli spazi aperti di fondovalle. Questi, oltre a concorrere all’apporto di naturalità diffusa all’interno di un contesto ad alta antropizzazione, sono elementi della semiologia storica e tradizionale, oltre che della struttura fisica e del disegno identitario dei paesaggi di fondovalle. Lo sviluppo insediativo ed infrastrutturale recente, il parziale abbandono delle pratiche agricole di fondovalle e l’intrusione di elementi di degrado in diretta relazione con il sistema degli spazi aperti hanno portato in alcuni casi alla cancellazione di questi segni, sostituiti da quelli delle nuove trasformazioni antropiche, non sempre coerenti con il disegno tradizionale del paesaggio. Dall’individuazione dei sistemi paesistici e dei relativi morfotipi rappresentati in queste elaborazioni, viene così restituito un quadro interpretativo dei paesaggi camuni, classificati sulla base della loro funzionalità, delle reciproche relazioni e delle dinamiche evolutive. Queste elaborazioni possono rappresentare un utile strumento a supporto degli enti locali, con il fine di orientare al meglio le trasformazioni del proprio territorio tenendo in considerazione gli aspetti paesaggistici ed ambientali specifici e, ove presenti, le relative criticità.

LEGENDA

MORFOTIPI PREVALENTI DI B

confini ambito di analisi limite fondovalle - versante

TESSUTI E MORFOLOGIE URBANE

TESSUTI E MORFOLOGIE URB

1

A B

Insediamenti compatti

2

C

nuclei minori ed insediamenti isolati di versante e/o alta quota

D

insedimenti isolati con margini sfrangiati e/o con polarità minori diffuse

3

filamenti urbani compatti

E

filamenti urbani discontinui e ad alto consumo di paesaggio

F

Insediamenti costruiti estesi e ad alto consumo di paesaggio in soluzione di continuità

3 SISTEMA DELLE VIABILITÀ E DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ

4

STRADE CARRABILI ss42 strade principali

5

RETE FERROVIARIA stazioni ferroviarie

6

linea ferroviaria

7

RETE DELLA MOBILITA’ LENTA ciclabile dell’Oglio

strade minori strade dei passi alpini

SISTEMA DELLA VIABILITA’ E PONTI SULL’OGLIO 8 carrabile ferroviario ciclo-pedonale

altri percorsi ciclo-pedonali

strade agro-silvo-pastorali

sentieri

SPAZI APERTI: PRINCIPALI C

SISTEMA DEGLI SPAZI APERTI PRINCIPALI COMPONENTI DEI TESSUTI URBANI

9 10

giardini e parchi pubblici giardini ed orti privati piazze aree a parcheggio

9 COMPONENTI DEL SISTEMA RURALE DI VERSANTE

Modalità di costruzione delle tavole e fonte dati Le rappresentazioni grafiche che illustrano quanto sopra descritto sono state elaborate alla scala 1:10.000 in modo da consentire una lettura delle articolazioni dei diversi sistemi paesistici indagati, pur mantenendo un grado di dettaglio in grado di rappresentare la grande eterogeneità che li contraddistingue. Tali elaborati grafici rappresentano l’intero territorio del fondovalle e primo versante della Valle Camonica con 9 tavole, composte da una parte cartografica ed una legenda matrice. Quest’ultima riporta, oltre alle singole voci di legenda, illustrazioni esemplificative e schemi descrittivi a supporto della parte cartografica, in modo da facilitarne la lettura e la comprensione dei fenomeni indagati. I dati di base utilizzati per la redazione delle elaborazioni cartografiche derivano da diverse banche dati, spesso integrate tra loro al fine di ottenere una rappresentazione quanto più attinente alla realtà dei luoghi, nei limiti degli aggiornamenti dei dati stessi. I dati di partenza sono stati poi rielaborati e puntualmente modificati o categorizzati in funzione delle esigenze specifiche di rappresentazione. In particolare dal geoportale della regione Lombardia sono stati utilizzati i seguenti dati di partenza in formato shapefiles: - uso del suolo dusaf 5.0 – 2015; - uso del suolo storico (1954); - strade ferrovie metropolitane; - bacini idrografici; - PGT – tavola delle previsioni di piano; - strade agro-silvo-pastorali. Dal geoprtale della provincia di Brescia i seguenti shapefiles: - rete stradale. Dal geoportale della valle Camonica i seguenti shapefiles: - database topografico; - carta tecnica regionale 1:10.000; - strade agro silvo pastoriali. Presso le sedi e gli uffici della comunità montana Valle Camonica sono stati ottenuti i seguenti shapefiles: - sentieri; - rete dei percorsi ciclabili. Inoltre, a seguito di processi fotointerpretativi sono stati individuati: - ponti pedonali e ciclabili, carrabili e ferroviari. Da tutti i dati di partenza sopra elencati sono state estratte essenzialmente le voci e le categorie di interesse per la restituzione degli elaborati secondo l’articolazione riportata in legenda.

56

SPAZI APERTI: COMPONENT

superfici interessate da processi di abbandono delle pratiche agricole superfici caratterizzate da processi di recupero e potenziamento dell’attività agricola di versante

11

sistema delle aree agricole di versante ad alto livello di organizzazione strutturale ed interconnessione tra le tessere e in relazione con il fondovalle

12

sistema delle aree agricole di versante con struttura organizzativa riconoscibile, anche se non sempre interconnessa o in relazione con il fondovalle

13

sistema delle aree agricole di versante scarsamente strutturato con tessere di piccole dimensioni, spesso isolate e poco interconnesse

11 COMPONENTI DEL SISTEMA RURALE DI FONDOVALLE

14

SPAZI APERTI: COMPONENT

spazi agricoli con elevato livello di organizzazione strutturale e/o ben interconnessi tra loro

15

spazi di campagna coltivata residuali e/o isolate nella matrice urbana

16

spazi coltivati disturbati ai margini e/o interessati da processi di frammentazione

14 SPAZI APERTI E COMPONENTI DEL SISTEMA IDROGRAFICO

17 18

laghi e bacini di raccolta

elementi idrici principali

fiume Oglio: in superficie

elementi idrici minori

fiume Oglio: sotterraneo STRUTTURE VEGETALI ARBOREO - ARBUSTIVE

19

elementi lineari: siepi e filari alberati

20

elementi areali: macchie boscate di fondovalle

SPAZI APERTI: COMPONENTI

17

SPAZI APERTI: STRUTTURE VEG

19 SPAZI APERTI IN STATO DI ABBANDONO ED AREE DEGRADATE

Luca Dorbolò

4

21

superfici incolte o caratterizzate da avanzamento del bosco in precedenti aree agricole

22

aree di scavo o di cava (attive ed inattive) e discariche/superfici di recupero e stoccaggio materiale vario, in relazione diretta con gli spazi aperti

SPAZI APERTI: ELEMENTI IN S

21


MORFOTIPI PREVALENTI DI BASSA VALLE CAMONICA

DESCRIZIONE DEI MORFOTIPI PREVALENTI DI BASSA VALLE CAMONICA

TESSUTI E MORFOLOGIE URBANE

Morfotipo prevalente: “Insediamenti costruiti estesi e ad alto consumo di paesaggio in soluzione di continuità”. DINAMICA DI SVILUPPO:

1

2 nuclei originari

primi insediamenti lungo alcuni assi viari e i margini urbani

ulteriore sviluppo insediativo e formazione di un macrosistema urbano in soluzione di continuità

Principali criticità generalmente associate ai sistemi insediativi di fondovalle: 1) Elevato livello di consumo di suolo e di paesaggio 2) Spazi non costruiti residuali in continua erosione 3) Margini urbani fortemente frastagliati, con ampie superfici di contatto con gli spazi aperti 4) Disordine organizzativo e tipologico degli insedimenti che ne ha ridotto la riconosibilità dei caratteri storico-identitari 5) Perdita generale delle relazioni tra fondovalle e versanti e delle connessioni ecologiche trasversali

3

3 SISTEMA DELLA VIABILITA’ E DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ 8

A

La SS-42 è il principale asse viario del fondovalle. Nel tratto della bassa valle si presenta con le seguenti conformazioni alle quali sono associate criticità relazionali e funzionali fra diversi sistemi paesistici, via via crescenti:

PONTI SULL’OGLIO carrabile ferroviario ciclo-pedonale

4

5

6

8

7

SPAZI APERTI: PRINCIPALI COMPONENTI DEI TESSUTI URBANI

9

9

elemento attrattore di nuovi insediamanti e di cesura delle relazioni tra sistemi paesistici diversi

Parchi, giardini, orti, piazze e parcheggi, rappresentano una componente strutturante il sistema urbano, specie nelle aree di fondovalle. Questi spazi contribuiscono a migliorare la qualità ambientale dell’intero sistema urbano e offrono servizi ecosistemici di fondamentale importanza per il mantenimento degli equilibri degli ecosistemi antropici e di quelli naturali/seminaturali. Si evidenziano tuttavia criticità connesse ad una forte frammentazione di questi spazi, non sempre interconnessi tra loro.

10

Sistema degli spazi aperti urbani frammentato

10

SPAZI APERTI: COMPONENTI DEL SISTEMA RURALE DI VERSANTE

Sistema degli spazi aperti urbani interconnesso

Le aree di primo versante includono contesti paesistici generalmente poco interessati da criticità connesse a forti pressioni insediative, quanto piuttosto a rischio di abbandono gestionale da parte dell’uomo. Segni di abbadono possono essere evidenziati da processi di avanzamento del bosco su precedenti aree coltivate (confronto 1954 - oggi). In altri casi si assiste al processo inverso, e ad un avanzamento delle aree coltivate rispetto a quelle boscate, fenomeno che evidenzia un mantenimento del presidio del territorio da parte dell’uomo. Oltre alle dinamiche evolutive di questi paesaggi, la maggiore o minore vulnerabilità all’abbandono può essere indagata a partie dall’osservazione attuale del sistema rurale di versante. Contesti caratterizzati da un sistema di aree coltivate esteso, ben interconnesso ed in relazione con il fondovalle, presentano una struttura più resistente a processi di abbandono gestionale. Viceversa contesti caratterizzati da tessere coltivate di ridotte dimensioni, isolate tra di loro, con scarse relazioni reciproche e con il fondovalle, risultano potenzialmente più vulnerabili all’abbandono.

e

zzativa zione

elemento di frammentazione della core area

sviluppo perimetrale e mantenimento della core area

11

rato terconnesse sistema delle aree agricole di versante ad alto livello di organizzazione strutturale ed interconnessione tra le tessere e in relazione con il fondovalle

11

12

La qualità e la consistenza degli spazi aperti di fondovalle, ed in particolare delle aree coltivate, è fortemente influenzata dalla relazione con il sistema insediativo ed infastrutturale. Questi ultimi, hanno spesso accompagnato processi di frammentazione degli spazi agricoli, che hanno determinato nelle prime fasi una riduzione della dimensione media delle tessere, con una maggiore interferenza ai margini, e successivamente un loro isolamento o inclusione all’interno del tessuto urbano. Le superfici coltivate maggiormente frammentate e/o interferite, sono altresì quelle alle quali è associabile una minor prestazione in termini produttivi (sia qualitativa che quantitativa). Inoltre queste tessere sono anche quelle a maggior rischio di scomparsa in caso di ulteriore sviluppo insediativo o abbandono per ridotta funzionalità produttiva.

e

rice urbana

si di

14

spazi agricoli con elevato livello di organizzazione strutturale e/o ben interconnessi tra loro

spazi coltivati disturbati ai margini e/o interessati da processi di frammentazione

spazi di campagna coltivata residuali e/o isolate nella matrice urbana

PRESTAZIONI PRODUTTIVE DECRESCENTI, VULNERABILITA’ ALL’ABBANDONO CRESCENTE

14

15

16

SPAZI APERTI: COMPONENTI DEL SISTEMA IDROGRAFICO

Corsi d’acqua, filari, e macchie boscate sono elementi che contribuiscono ad arricchire il sistema degli spazi aperti di fondovalle. Questi, oltre a contribuire all’apporto di naturalità diffusa all’inteno di un contesto ad alta antropizzazione, sono elementi della semiologia storica e tradizionale, oltre che della struttura fisica e del disegno identitario dei paesaggi di fondovalle. Lo sviluppo insediativo ed infrastrutturale recente, il parziale abbandono delle pratiche agricole di fondovalle, e l’intrusione di elementi di degrado in diretta relazione con il sistema degli spazi aperti, hanno portato in alcuni casi alla concellazione di questi segni, sostituiti da quelli delle nuove trasformazioni antropiche, non sempre coerenti con il disegno tradizionale del paesaggio.

li

17

18

SPAZI APERTI: STRUTTURE VEGETALI ARBOREO - ARBUSTIVE

19

19

20

20

SPAZI APERTI: ELEMENTI IN STATO DI ABBANDONO O DI DEGRADO

Ipotetica configurazione semiologica tradizionale del paesaggio

o in

perfici di recupero azi aperti

sistema delle aree agricole di versante scarsamente strutturato con tessere di piccole dimensioni, spesso isolate e poco interconnesse

VULNERABILITA’ ALL’ABBANDONO CRESCENTE

13

SPAZI APERTI: COMPONENTI DEL SISTEMA RURALE DI FONDOVALLE

sistema delle aree agricole di versante con struttura organizzativa riconoscibile, anche se non sempre interconnessa o in relazione con il fondovalle

21

21

22

Introduzione di segni avulsi rispetto al disegno semiologico originario

Perdita di riconoscibilità della struttura tradizionale originaria

22

57


LEGENDA confini ambito di analisi limite fondovalle - versante

TESSUTI E MORFOLOGIE URBANE A

filamenti urbani compatti

B

Insediamenti compatti

C

nuclei minori ed insediamenti isolati di versante e/o alta quota

D

insedimenti isolati con margini sfrangiati e/o con polarità minori diffuse

E

filamenti urbani discontinui e ad alto consumo di paesaggio

F

Insediamenti costruiti estesi e ad alto consumo di paesaggio in soluzione di continuità

SISTEMA DELLE VIABILITÀ E DELLE INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ STRADE CARRABILI ss42

RETE FERROVIARIA stazioni ferroviarie

ss42 tratti in galleria strade principali strade minori

linea ferroviaria RETE DELLA MOBILITA’ LENTA ciclabile dell’Oglio

strade dei passi alpini

PONTI SULL’OGLIO carrabile ferroviario ciclo-pedonale

altri percorsi ciclo-pedonali

strade agro-silvo-pastorali

sentieri

SISTEMA DEGLI SPAZI APERTI PRINCIPALI COMPONENTI DEI TESSUTI URBANI giardini e parchi pubblici giardini ed orti privati piazze aree a parcheggio COMPONENTI DEL SISTEMA RURALE DI VERSANTE superfici interessate da processi di abbandono delle pratiche agricole superfici caratterizzate da processi di recupero e potenziamento dell’attività agricola di versante sistema delle aree agricole di versante ad alto livello di organizzazione strutturale ed interconnessione tra le tessere e in relazione con il fondovalle sistema delle aree agricole di versante con struttura organizzativa riconoscibile, anche se non sempre interconnessa o in relazione con il fondovalle sistema delle aree agricole di versante scarsamente strutturato con tessere di piccole dimensioni, spesso isolate e poco interconnesse COMPONENTI DEL SISTEMA RURALE DI FONDOVALLE spazi agricoli con elevato livello di organizzazione strutturale e/o ben interconnessi tra loro spazi di campagna coltivata residuali e/o isolate nella matrice urbana spazi coltivati disturbati ai margini e/o interessati da processi di frammentazione SPAZI APERTI E COMPONENTI DEL SISTEMA IDROGRAFICO laghi e bacini di raccolta

elementi idrici principali

fiume Oglio: in superficie

elementi idrici minori

fiume Oglio: sotterraneo STRUTTURE VEGETALI ARBOREO - ARBUSTIVE elementi lineari: siepi e filari alberati elementi areali: macchie boscate di fondovalle SPAZI APERTI IN STATO DI ABBANDONO ED AREE DEGRADATE superfici incolte o caratterizzate da avanzamento del bosco in precedenti aree agricole aree di scavo o di cava (attive ed inattive) e discariche/superfici di recupero e stoccaggio materiale vario, in relazione diretta con gli spazi aperti

58


CARTA a

59


CARTA B

CARTA C

CARTA D

CARTA E

60


CARTA F

CARTA G

CARTA H

CARTA I

61


3

strategie di progetto e gestione Luca Dorbolò, Gianna Fedeli, Stella Fabbri, Giovanni Grappegia, Anna Lambertini, Lorenzo Nofroni

A


UnitĂ di Paesaggio

_3.1

Spazi aperti dei paesaggi urbani della Valle Camonica: analisi qualitativa e strategie per la riconnessione ecologica e funzionale

_3.2

Il paesaggio attraversato dalla SS42: elementi di attenzione progettuale

_3.3

Temi e ambiti di esplorazione progettuale

_3.4

A


3.1_UNITÃ DI PAESAGGIO N

0

5

10 Km

Scala di elaborazione originale - 1:50.000 64


Paesaggio urbano della mixitè insediativa di fondovalle Sistema insediativo della Bassa Valle Camonica e della Porta meridionale d’accesso alla Valle Sistema insediativo della Bassa Valle Camonica ambito, dei rilievi isolati e della città lineare diffusa Sistema insediativo dei conoidi detritici coltivati a vite e degli antichi borghi del massiccio della Concarena Sistema insediativo di Capo di Ponte, Sellero e delle centrali idroelettriche storiche Corridoio insediativo di Cedegolo, Berzo e Forno Allione Sistema insediativo di alta valle e della conurbazione di Malonno Sistema Insediativo della conurbazione di Sonico e Edolo Sistema insediativo della Valle di Corteno, Passo dell’Aprica Sistema insediativo dell’Alta Valle da Incudine a Ponte di Legno Paesaggio insediativo e agricolo del primo versante Paesaggio del primo versante di Pisogne Paesaggio del primo versante di Lovere Paesaggio del primo versante della bassa Valle Camonica e del Lago Moro Paesaggio del primo versante della Valle del Sole Paesaggio del primo versante della Valle di Saviore Paesaggio del primo versante dello Stelvio meridionale Paesaggio dei versanti montani boscati Paesaggio del versante montano di Monte Campione Paesaggio del versante montano occidentale della Bassa Valle Camonica Paesaggio del versante montano orientale della Bassa Valle Camonica Paesaggio del versante montano della Valle del Sole Paesaggio del versante montano orientale della Media Valle Camonica Paesaggio del versante montano della Concarena Paesaggio dei versanti montani della Valle di Scalve Paesaggio del versante montano dell’Adamello Paesaggio del versante montano della Valle di Sant’Antonio Paesaggio del versante montano di Corteno e della Aprica Paesaggio del versante montano dell’Adamello, da Vezza d’Oglio a Ponte di Legno, e della Porta di Alta Valle del Passo del Tonale Paesaggio del versante montano dello Stelvio Meridionale Paesaggio alpino Paesaggio alpino di Crocedomini e Blumone, della Valle del Caffaro e dell’Alta Valsabbia Paesaggio alpino del Pizzo Badile e Re di Castello Paesaggio alpino della Concarena Paesaggio alpino della Valle di Sant’Antonio Paesaggio alpino dell’Adamello Paesaggio alpino dello Stelvio meridionale Paesaggio delle aree nivali e dei ghiacciai Paesaggio dell’area nivale e del ghiacciaio dell’Adamello

Le Unità di Paesaggio costituiscono ai fini della presente ricerca un riferimento spaziale strategico di base per la specificazione di temi di progetto e di criteri di gestione delle trasformazioni di luoghi e territori. La loro identificazione e perimetrazione costituisce un’operazione di interpretazione progettuale complessa ed elaborata, basata sul continuo passaggio di scala e di cambio di livelli di lettura e valutazione. Possono essere considerate uno strumento di base ai fini della elaborazione di un piano-progetto paesaggistico di livello territoriale intercomunale, che abbia come finalità quello di delineare un quadro di strategie progettuali di tipo transcalare . Le Unità di Paesaggio sono da considerare come ambiti territoriali “strutturalmente, funzionalmente o visualmente coerenti” rispetto ai quali è possibile formulare coerenti strategie e criteri di intervento, riferiti alle tre principali categorie di obiettivi di qualità paesaggistica introdotte dalla Convenzione Europea del Paesaggio: - di tutela e conservazione attiva, per salvaguardare i caratteri identificativi di luoghi e paesaggi, i valori (tangibili e intangibili) e le risorse presenti, letti non nella loro singolarità ma come unicuum; - riconfigurazione e riqualificazione, per promuovere il recupero di ambiti e valori (tangibili e intangibili) compromessi e/ degradati; - trasformazione consapevole, per orientare azioni e interventi, tanto alla piccola che a livello di sistema complesso, che possano creare nuovi valori e paesaggi di qualità, mantenendo leggibili e integri i valori esistenti. Si tratta di un’operazione strumentale sia ad una successiva fase di valutazione del grado di sensibilità delle risorse paesaggistiche, delle criticità, degli impatti e dei possibili conflitti di compatibilità (in atto e potenziali) correlati alle varie attività antropiche, sia alla verifica di scelta degli ambiti rappresentativi per l’elaborazione di scenari progettuali da affrontare. Combinando i diversi strati di informazioni e i dati elaborati nel quadro conoscitivo e integrandoli con verifiche sul campo e le letture valutative elaborate in scala 1/10.000, sono state individuate complessivamente 34 Unità di Paesaggio, articolate rispetto a 5 principali categorie strutturali di paesaggio: - paesaggio urbano della mixitè insediativa di fondovalle - paesaggio insediativo e agricolo del primo versante - paesaggio dei versanti montani boscati - paesaggio alpino - paesaggio delle aree nivali e dei ghiacciai di alta quota. 65


Criteri di individuazione delle Unità di Paesaggio Il riferimento iniziale utilizzato per la definizione delle Unità del paesaggio di fondovalle è stato desunto dal PTCP di Brescia (Carta delle Unità di paesaggio, cfr. fondovalle della bassa ed alta valle Camonica). Tale dato di partenza è stato in seguito verificato nel dettaglio e modificato seguendo il principio di maggior definizione, sulla base di ulteriori livelli di informazioni e utilizzando più criteri. Il primo criterio, quello di base, è di tipo geomorfologico ed individua il limite tra l’inizio del versante acclive e i paesaggi più pianeggianti. Questo limite, poi, è stato ulteriormente ridefinito e modificato localmente, includendo all’interno dell’ambito di fondovalle anche quegli elementi o sistemi paesistici che dimostravano una certa relazione funzionale o continuità strutturale con i paesaggi di fondovalle. Relativamente al criterio di tipo geomorfologico, l’individuazione del limite tra ambiti di fondovalle e di versante è identificato sulla base dell’andamento delle curve di livello, e in corrispondenza di tale limite generalmente si evidenzia un netto cambio di pendenza del terreno. Tale limite è in genere ulteriormente marcato da un marcato cambio dell’uso del suolo, passando da usi tipicamente antropici (di tipo agricolo o urbanizzato) ad estese superfici boscate in corrispondenza dell’inizio del versante, dove le pendenze più acclivi del terreno non favoriscono le attività umane. Il margine della macro unità di fondovalle si ancora per quanto possibile ad elementi fisici presenti sul territorio, che spesso sono identificati dal limite inferiore dei boschi di versante. Questo, tuttavia, rappresenta un margine non stabile nel tempo, ma soggetto a dinamiche evolutive, anche piuttosto rapide, legate in particolare ad una gestione antropica del territorio. Per questo motivo, se in prossimità di tali limiti sono stati riscontrati elementi fisici del paesaggio più stabili (ad esempio di tipo antropico come strade o limiti dell’edificato), sono stati preferiti questi per definire il margine di fondovalle. Infine, come anticipato, sono state valutate le relazioni di continuità con elementi che effettivamente si sviluppano nel fondovalle morfologico, ma che si strutturano in soluzione di continuità e di relazioni dirette anche Area industriale di Malonno Foto: Stella Fabbri

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sulle prime pendenze del versante. Ne sono un esempio gli agglomerati di urbanizzato su conoide di detriti di deiezione di corsi d’acqua che scorrono lungo i versanti. In questi casi le pendenze più dolci hanno reso questi paesaggi più favorevoli alla gestione da parte dell’uomo e allo sviluppo insediativo, con un sistema unico che si sviluppa in continuità a partire dal fondovalle morfologico. In casi come questo si è scelto di mantenere all’interno della macro unità di fondovalle anche questi elementi, perlopiù appartenenti ad usi antropici. Sono stati esclusi invece quegli insediamenti di versante che non si strutturano in soluzione di continuità con quelli di fondovalle, ma sono da questi evidentemente separati (es. per cambio di quota, pendenze eccessive, ecc.). Per quanto riguarda le Unità di paesaggio di primo versante, si precisa che sono state individuate mediante un’analisi speditiva ed interpretativa delle diverse tipologie di paesaggio riscontrabili in corrispondenza del primo tratto di versante in prossimità con il fondovalle. Da questa ricognizione sono stati selezionati solo quei paesaggi che evidenziano un’organizzazione spaziale, strutturale e funzionale riconoscibile ed afferente ad una gestione antropica del territorio di versante, che si trovi in diretta relazione con il fondovalle. Per questo motivo non esiste un limite morfologico-altitudinale predefinito. Il margine delle unità dipende piuttosto dall’estensione e dalla continuità delle superfici di versante gestite o utilizzate dall’uomo così individuate. Le unità di paesaggio di primo versante sono rappresentate pertanto da quei “paesaggi filtro” o di “transizione” tra quelli soggetti alle forti dinamiche e pressioni antropiche di fondovalle e quelli naturali dei versanti acclivi o di alta quota. In Valle Camonica il primo versante gestito si presenta nelle seguenti tre forme: 1. paesaggi gestiti un tempo ed oggi soggetti a fenomeni di abbandono; 2. paesaggi monofunzionali e a forte specializzazione gestionale (es. alcuni contesti dei domini sciabili); 3. paesaggi insediati e a gestione agricola.


Tra gli elementi selezionati, utili al riconoscimento di diversi ambiti di paesaggio, sono considerati: - usi agricoli del territorio (superfici coltivate come seminativi, orti, colture legnose, prati e pascoli) e usi del suolo che testimoniano uno stato di abbandono gestionale (cespuglieti in aree agricole abbandonate); - elementi di potenziale attrattiva turistica o di interesse sociale e culturale (parchi, siti archeologici, sistema dei sentieri, musei, ecc.); - insediamenti ed infrastrutture. Inoltre dal PTCP di Brescia sono stati desunti i seguenti elementi: - aree agricole prioritarie di versante; - ambiti ad alto valore percettivo di versante; - domini sciabili (nel caso si strutturino a partire dal fondovalle, come nel caso del Tonale). Tutti questi elementi, letti nel loro insieme, formano areali (spesso separati da macchie boscate) che si aggregano in strutture più complesse e permettono l’identificazione di un ambito. Ovviamente i paesaggi di primo versante così delineati, presentano caratteristiche differenti gli uni dagli altri, in funzione degli usi del suolo che li caratterizzano o della destinazione funzionale e gestionale che compete a tali usi (per esempio paesaggi agricoli produttivi, paesaggi a destinazione turistica, paesaggi in stato di abbandono, ecc.). Questo consente di identificare altresì dinamiche, potenzialità e criticità differenti, che permetteranno l’individuazione di obiettivi specifici di qualità da perseguire nel progetto (ad esempio i paesaggi in stato di abbandono necessitano di determinate politiche per la loro gestione, quelli comprendenti i domini sciabili altre, quelle delle aree coltivate altre ancora). Analogamente alle unità di paesaggio di fondovalle, per l’individuazione dei margini del primo versante gestito sono stati utilizzati elementi fisici riscontrabili nel paesaggio, preferendo tra questi, quando presenti, elementi più resistenti alle dinamiche di trasformazione (es. una strada piuttosto che il margine del bosco). Tuttavia, data la minor presenza di elementi fisici di tipo antropico rispetto ai paesaggi di fondovalle

maggiormente antropizzati, in questo caso spesso sono stati utilizzati elementi della morfologia quali crinali, canaloni o stessa quota. Le dinamiche funzionali, le criticità e le caratteristiche strutturali dei sistemi paesistici di fondovalle, sono fortemente dipendenti dal carico antropico e dall’utilizzo delle risorse del territorio da parte dell’uomo; fattori decisamente preponderanti e connotanti gli ambiti di fondovalle, rispetto a quello di primo versante gestito e secondo versante naturale. Pertanto le analisi per l’individuazione e la caratterizzazione delle sub unità di paesaggio di fondovalle, sono concentrate e filtrate al fine di indagare in modo specifico sul rapporto tra l’uomo e la gestione ed utilizzo del paesaggio di fondovalle. In particolare viene messa in luce la relazione che si instaura tra il sistema urbano (insediamenti ed infrastrutture) e sua distribuzione/organizzazione nello spazio. Inoltre nel fondovalle il carico antropico influenza in modo significativo la struttura, consistenza e qualità degli spazi aperti, che talvolta ne risultano alterati o compromessi nelle loro funzionalità. Per questo motivo dalla lettura incrociata dello stato degli spazi aperti e della struttura urbana, è stato possibile individuare 9 subunità di paesaggio di fondovalle. In particolare ciascuna subunità di paesaggio è stata descritta ed analizzata tenendo in considerazione 3 caratteri ed aspetti descrittivi diversi: - Morfotipo urbano prevalente; - Qualità e struttura degli spazi aperti; - Velocità delle trasformazioni antropiche. La lettura incrociata dei primi due aspetti descrittivi ha portato alla definizione delle subunità preliminari, le quali sono poi state verificate e integrate di informazioni, con riferimento particolare al terzo aspetto, “velocità delle trasformazioni antropiche”. Relativamente al morfotipo urbano, sono state individuate le seguenti tipologie: - Filamenti urbani compatti: includono sistemi urbani che si strutturano lungo un asse prevalente (es. lungo un’infrastruttura) in un sistema continuo e senza, o con pochi varchi trasversali; Sentiero agro-silvo pastorale a Rino di Sonico

Foto: Archivio fotografico Comunità Montana Valle Camonica - Parco dell’Adamello

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- Insediamenti compatti: includono centri storici e nuclei di antica formazione, ma anche contesti urbani che, nonostante lo sviluppo insediativo degli ultimi decenni, hanno saputo mantenere una struttura urbana poco dispersiva (basso sprawl) e generalmente compatta; - insediamenti isolati con margini sfrangiati e/o con polarità minori diffuse: includono centri urbani, generalmente di dimensioni piccole o medie, ai margini dei quali è avvenuto uno sviluppo insediativo che ha portato ad uno sfrangiamento dei margini urbani a bassa densità insediativa. Talvolta in corrispondenza di tali margini si strutturano nuove polarità urbane minori spesso dominate da elementi industriali e commerciali; - filamenti urbani discontinui e ad alto consumo di paesaggio: questa tipologia include contesti urbani che si strutturano lungo un asse prevalente (es lungo un infrastruttura)con densità insediative generalmente basse e fortemente dispersive che nel tempo hanno determinato la saldatura tra due poli urbani prima separati - Insediamenti costruiti estesi e ad alto consumo di paesaggio in soluzione di continuità: includono sistemi urbani che si strutturano principalmente nelle aree di fondovalle della bassa valle Camonica. In questo caso lo sviluppo insediativo ha portato ad occupare in modo fortemente dispersivo, continuo e con modalità di sviluppo a macchia d’olio, ampie ed estese superfici di spazi aperti, determinando un forte aumento di consumo di paesaggio a seguito dell’incremento del livello di frammentazione ed interferenza degli spazi aperti con i quali tali sistemi urbani entrano i relazione. La qualità e la struttura degli spazi aperti è indagata tenendo in considerazione le seguenti variabili: - Tipologia d’uso del suolo e capacità o meno di sostenere gli habitat naturali di fondovalle: questo aspetto è indagato attribuendo un valore qualitativo a ciascuna tipologia di uso del suolo afferente agli spazi aperti, in funzione dell’energia ed uso antropico necessario al loro mantenimento ed alla loro gestione (es. un seminativo dipende totalmente dall’uomo per mantenersi e la sua valenza in termini ecologico-ambientali risulta bassa, mentre un bosco ripariale ben strutturato dipenderà in particolare da dinamiche naturali e svolgerà un ruolo per gli equilibri ecologicoambientali degli spazi aperti di fondovalle decisamente superiore). - Struttura e grana degli spazia aperti: aspetto relazionato con le Il corridoio fluviale dell’Oglio a Capo di Ponte Foto: Stella Fabbri

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caratteristiche intrinseche di ciascun sistema di spazi aperti di resistere ed integrare disturbi esterni senza alterare definitivamente la propria funzionalità ed i propri equilibri di sistema. Le caratteristiche fisiche qualitative e strutturali del sistema degli spazi aperti, si relazionano inoltre con l’effettiva capacità di erogare servizi ecosistemici specifici (sia di regolazione, sia di supporto, sia produttivi/di approvvigionameto, sia culturali/sociali). Maggiore è il grado di interconnessione tra le varie tessere di spazi aperti e minori sono le superfici interferite, frammentate, isolate o di ridotte dimensioni; più alte saranno le prestazioni qualitative specifiche di tali spazi aperti. Dall’interpretazione delle diverse strutture prevalenti afferenti alle morfologie urbane e spazi aperti, sono state identificate preliminarmente 9 sub-unità di paesaggio di fondovalle, ciascuna delle quali presentava caratteri tipici, anche eterogenei tra loro, ma unitariamente percepibili all’interno di un dato ambito di analisi. Come anticipato, per affinare la caratterizzazione specifica di tali sub unità preliminari, è stata condotta un’analisi relativa alle velocità delle trasformazioni urbane nel paesaggio di fondovalle, che ha portato all’individuazione e descrizione delle sub unità definitive. Per indagare su questo terzo aspetto, è stato costruito un indicatore in grado di descrivere l’incidenza e la velocità con la quale il paesaggio è stato urbanizzato negli ultimi 60 anni. Tale indicatore tiene conto di due variabili: - la superficie di suolo effettivamente occupata dagli insediamenti e dalle infrastrutture (valutata in termini percentuali rispetto alla superficie totale della sub unità preliminare); - l’incremento percentuale delle superfici urbanizzate dal 1954 ad oggi. Per definire l’effettiva incidenza della dinamica indagata sui paesaggi di fondovalle, le due variabili sopra elencate devono essere lette simultaneamente. Questo perché il semplice fattore di incremento percentuale delle superfici urbanizzate dal 1954 ad oggi, può non risultare sempre significativo. Basti pensare infatti a contesti caratterizzati da bassa o quasi nulla superficie insediata: in questi casi, pochi elementi o piccole superfici del sistema urbano di recente sviluppo, possono determinare incrementi percentuali anche molto elevati, ma in realtà poco significativi di criticità legate ad un processo di urbanizzazione del territorio o una effettiva trasformazione del paesaggio verso una tipologia urbana.


Pizzo Badile e i boschi del versante montano Foto: Anna Bonettini - Archivio: Parco Adamello

Viceversa, in contesti che già presentano livelli di urbanizzazione del territorio medi o alti, anche piccoli incrementi delle superfici insediate, rispetto al dato del 1954, possono risultare molto significativi e determinare, oltre a cambiamenti percettivi della tipologia di paesaggio, anche alterazioni degli equilibri ecologico-ambientali originari. Per tenere conto di questi aspetti, all’interno delle sub unità preliminarmente individuate, sono state determinate le percentuali di superficie occupata dal sistema urbano (insediamenti ed infrastrutture) rispetto alla superficie totale dell’ambito. È stata quindi creata una scala gerarchica per valori crescenti ed individuate diverse soglie di incidenza, mediante confronto qualitativo rispetto ai valori ottenuti. Le sub unità già fortemente urbanizzate sono quelle per le quali, un incremento insediativo ha effetti più evidenti nelle trasformazioni del paesaggio, o comunque potenzialmente più destabilizzanti gli equilibri ecologico-ambientali; in quelli scarsamente o per nulla insediati, l’incidenza è minore. Il livello qualitativo di incidenza è rappresentato da un coefficiente numerico compreso tra 0 e 1. Per ciascuna sub unità di paesaggio, è poi stato determinato l’incremento percentuale delle superfici afferenti al sistema urbano, mediante confronto dei valori al 1954 e al 2015 (considerata come soglia temporale attuale). Tali valori di incremento percentuale delle superfici urbane, sono stati messi in relazione al fattore di incidenza precedentemente individuato, consentendo così di ottenere un valore unico per l’indice di incidenza delle trasformazioni urbane. Infine, mediate confronto dei valori dell’indice così ottenuto, sono state create delle classi di giudizio sintetico in grado di evidenziare in quali subunità il fenomeno dello sviluppo urbano recente ha avuto la maggiore significatività. Unità di Paesaggio Insediativo e agricolo di primo versante Come già specificato, a questa categoria fanno riferimento quei paesaggi che si strutturano in corrispondenza delle prime aree di versante, tra il fondovalle antropizzato e i versanti naturali. Oltre a svolgere funzione di raccordo tra paesaggi differenti, questi ambiti assumono una rilevanza particolare in quanto spesso sono custodi di valori testimoniali della tradizione rurale, preservati rispetto alle grandi trasformazioni recenti avvenute nelle aree di fondovalle più facilmente insediabili. Per questi motivi necessitano di essere identificati come Unità di Paesaggio specifiche e di importanza strategica all’interno del territorio della Valle Camonica. Tuttavia, se da un lato è vero che le caratteristiche morfologiche hanno giocato un ruolo fondamentale nel preservare questi paesaggi dalle trasformazioni insediative recenti, dall’altro le stesse caratteristiche morfologiche, oggi rappresentano un fattore che in certi casi incide su dinamiche di abbandono di questi territori. Tali processi risultano particolarmente pericolosi poiché nel tempo potrebbero portare alla scomparsa di questi paesaggi, ad una semplificazione della struttura paesistica nel suo insieme e ad una perdita di valori storico culturali e

identitari-simbolici. In altri casi invece il primo versante rappresenta un contesto di forte attrattiva turistica che può assumere anche caratteri di esclusività rispetto ad altre forme di gestione del territorio. È il caso ad esempio di alcuni ambiti caratterizzati dalla presenza di domini sciabili che, specie in Alta Valle, hanno portato ad una forte specializzazione gestionale. Queste forme di gestione del territorio ad alta specializzazione e monofunzionalità, presentano caratteri di vulnerabilità rispetto a potenziali dinamiche incerte future, legate ad esempio a cambiamenti climatici o a disponibilità di risorse economiche adeguate per sostenere questo tipo esclusivo di gestione del paesaggio. Viceversa, ambiti paesaggistici di primo versante che sono in grado di offrire una gestione differenziata e multifunzionale delle attività presentano caratteri di maggior resilienza e, potenzialmente, una maggior capacità di far fronte a disturbi e perturbazioni del sistema paesistico. Sulla base di questi principi sono state individuate diverse sub unità di paesaggio di primo versante, poi classificate e valutate in funzione della maggiore o minore vulnerabilità all’abbandono o, viceversa, alla capacità potenziale di rispondere e far fronte a incerte dinamiche evolutive del sistema senza andare incontro a processi di abbandono. Per valutare questi aspetti, a partire dall’individuazione degli elementi del paesaggio che hanno portato alla definizione delle diverse unità di paesaggio di primo versante, sono stati indagati tre aspetti chiave: - l’accessibilità dal fondovalle - la presenza di elementi che attestano un gestione agricola del territorio - la presenza di potenziali elementi di attrazione turistica. Rispetto alla voce accessibilità dal fondovalle è stata indagata la dotazione e la tipologia di infrastrutture che permettono la fruizione e il mantenimento di attività di gestione dell’ambito, nonché il grado di interrelazione con il fondovalle (sulla base del numero di strade che partono dal fondovalle e risalgono il versante) e la possibilità di interconnettersi con elementi di interesse all’interno dell’ambito stesso. La voce presenza di elementi che attestano una gestione agricola del territorio consente di indagare su una delle attività di gestione più importanti per il presidio del territorio di versante in Valle Camonica. In particolare una volta individuati all’interno dell’ambito gli elementi del paesaggio e le patches che afferiscono alle superfici coltivate, ne sono state valutate la consistenza e l’estensione all’interno dell’ambito specifico, il grado di interconnessione tra le altre patches e la capacità di formare un sistema unitario rurale di versante facilmente percepibile e connotante il paesaggio. Sono inoltre stati ricercati eventuali segni che potrebbero attestare un processo di abbandono in atto (es. avanzamento delle aree boscate su precedenti aree agricole, patches di dimensioni ridotte ed isolate, ecc.). Infine, relativamente alla voce presenza di potenziali elementi di attrazione turistica, ne è stata valutata la tipologia di elementi, la loro estensione all’interno dell’ambito in analisi, la relazione e sinergia con altre attività di versante o viceversa la netta dominanza a discapito di altre attività. 69


Paesaggio urbano della mixitè insediativa di fondovalle

9

[9] Sistema insediativo dell’Alta Valle da Incudine a Ponte di Legno

[7] Sistema Insediativo della conurbazione di Sonico e Edolo

7

[8] Sistema insediativo della Valle di Corteno, Passo dell’Aprica

8

[6] Sistema insediativo di alta valle e della conurbazione di Malonno

6 5

[5] Corridoio insediativo di Cedegolo, Berzo e Forno Allione [4] Sistema insediativo di Capo di Ponte, Sellero e delle centrali idroelettriche storiche

4

[3] Sistema insediativo dei conoidi detritici coltivati a vite e degli antichi borghi del massiccio della Concarena

3

[2] Sistema insediativo della Bassa Valle Camonica ambito, dei rilievi isolati e della città lineare diffusa

2

[1] Sistema insediativo della Bassa Valle Camonica e della Porta meridionale d’accesso alla Valle

1

Paesaggio insediativo e agricolo del primo versante

15

14

13

[15] Paesaggio del primo versante dello Stelvio meridionale

[14] Paesaggio del primo versante della Valle di Saviore

[13] Paesaggio del primo versante della Valle del Sole

12 [12] Paesaggio del primo versante della bassa Valle Camonica e del Lago Moro

11

[11] Paesaggio del primo versante di Lovere

[10] Paesaggio del primo versante di Pisogne

10

70


PAESAGGIO DEI VERSANTI MONTANI BOSCATI

[27] Paesaggio del versante montano dello Stelvio Meridionale

27

[26] Paesaggio del versante montano dell’Adamello, da Vezza d’Oglio a Ponte di Legno, e della Porta di Alta Valle del Passo del Tonale

26 25

[25] Paesaggio del versante montano di Corteno e della Aprica [24] Paesaggio del versante montano della Valle di Sant’Antonio

24

23

[23] Paesaggio del versante montano dell’Adamello [22] Paesaggio dei versanti montani della Valle di Scalve

22 [21] Paesaggio del versante montano della Concarena

21 [20] Paesaggio del versante montano orientale della Media Valle Camonica

20 19

[19] Paesaggio del versante montano della Valle del Sole

[18] Paesaggio del versante montano orientale della Bassa Valle Camonica [17] Paesaggio del versante montano occidentale della Bassa Valle Camonica

[16] Paesaggio del versante montano di Monte Campione

18 17 16

UNITÀ DI Paesaggio alpino / UNITÀ DI paesaggio delle aree nivali e dei ghiacciai 33 [33] Paesaggio alpino dello Stelvio meridionale

[34] Paesaggio dell’area nivale e del ghiacciaio dell’Adamello

34

[32] Paesaggio alpino dell’Adamello [31] Paesaggio alpino della Valle di Sant’Antonio

32 31 29

[30] Paesaggio alpino della Concarena

30 [29] Paesaggio alpino del Pizzo Badile e Re di Castello

28 [28] Paesaggio alpino di Crocedomini e Blumone, della Valle del Caffaro e dell’Alta Valsabbia

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3.2_Spazi aperti dei paesaggi urbani della Valle Camonica: analisi qualitativa e strategie per la riconnessione ecologica e funzionale

Caratterizzazione qualitativa degli spazi aperti: Habitat Naturale ed Habitat Umano

Relazioni tra sistema del costruito e degli spazi aperti: areali buffer di interferenza

Uno degli aspetti più significativi, emerso dalle elaborazioni riportate nel quadro conoscitivo e in quello interpretativo, è legato alla forte pressione antropica nelle aree del fondovalle della Valle Camonica. In alcuni casi il carico insediativo ed infrastrutturale è tale da costituire un sistema urbano continuo che, a seconda dell’ampiezza delle aree pianeggianti del fondovalle, assume le caratteristiche di una “città lineare”, o di un agglomerato urbano che si espande a macchia d’olio, spesso in modo disordinato e in più direzioni. Questa modalità intensiva e contemporaneamente dispersiva di utilizzo del territorio ha richiesto, di conseguenza, un sistema infrastrutturale molto articolato tale da supportare quello degli insediamenti. Le repentina trasformazione del paesaggio urbano del fondovalle degli ultimi decenni ha agito direttamente sulla struttura e consistenza degli spazi aperti. Questi ultimi, specie nelle aree del fondovalle della bassa e media Valle Camonica, sono stati sottoposti a continui processi di erosione e frammentazione che ne hanno alterato le caratteristiche funzionali e qualitative ed il grado di interconnessione. Un’altra conseguenza della forte concentrazione urbana del fondovalle, riscontrabile in alcuni tratti più critici, è la perdita di relazione con le aree di primo versante, che spesso vedono una cesura netta in corrispondenza di una linea di confine tra gli insediamenti o le infrastrutture dei margini del fondovalle e l’inizio delle ampie aree boscate dei versanti acclivi. Al fine di indagare su queste dinamiche appena descritte sono state condotte alcune analisi interpretative e valutative che, partendo da una conoscenza della consistenza e dello stato qualitativo degli spazi aperti di fondovalle, mirano a fornire una visione strategica per la riconnessione sistemica tra questi spazi di fondovalle con quelli di versante. A tale scopo si è cercato di capire innanzitutto quali fossero le tessere degli spazi aperti più idonee a favorire un processo di riconnessione ecologica. Perciò tutti gli spazi aperti, in funzione del relativo uso del suolo specifico di ciascuna tessera del mosaico ambientale, sono stati classificati qualitativamente mediate l’attribuzione di una percentuale d’utilizzo an72

Individuazione trasversali

dei

varchi

di

connessione

Strategie di riconnessione del sistema degli spazi aperti di fondovalle e di versante

tropico degli stessi. Facendo un esempio, un’area a seminativo semplice risulta essere una tipologia d’uso totalmente dipendente da una gestione antropica per il suo mantenimento, quindi potenzialmente meno idonea a sostenere la funzionalità di un corridoio ecologico (salvo interventi di riequipaggiamento vegetale o incremento della sua qualità ecologica). Viceversa, un’area boscata è potenzialmente più idonea a svolgere tale ruolo. A seguito di questa prima analisi è stata valutata la relazione tra sistema degli spazi aperti e del costruito. A tal fine la relazione di prossimità tra questi due sistemi è considerata come conflittuale rispetto all’obiettivo di una riconnessione, anche in chiave ecologica, degli spazi aperti. È stato quindi determinato un areale buffer di interferenza in corrispondenza dei margini urbani e delle infrastrutture, oltre al quale i disturbi reciproci tra i due sistemi tendono a ridursi fino ad annullarsi. Un ultimo livello di indagine mira ad individuare i varchi ecologici trasversali da preservare e da deframmentare in quanto funzionali alla ricostruzione di un sistema interconnesso di spazi aperti tra il fondovalle ed il versante. Sono stati identificati pertanto quegli insiemi di tessere di spazi aperti interconnessi ancora presenti all’interno di un mosaico ambientale fortemente urbanizzato, elementi che potrebbero rappresentare l’unica soluzione rimasta per ripristinare le relazioni di connessione tra gli spazi aperti di fondovalle e di versante. Inoltre sono stati individuati puntualmente i tratti più critici che richiederebbero interventi di deframmentazione infrastrutturale per garantire un efficiente livello di interconnessione. Dall’incrocio dei diversi livelli analitici si propone infine uno schema per una visione strategica di un sistema interconnesso di spazi aperti, che si ancora a quelli qualitativamente più idonei (stepping stones della rete), e che individua le aree per le quali sono da prevedere interventi di miglioramento della qualità ecologico-ambientale.


USO ANTROPICO E NATURALE DEGLI SPAZI APERTI ELEMENTI COSTRUITI Tessuto urbano denso Tessuto urbano discontinuo Tessuto urbano rado Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria RETE IDROGRAFICA Lago Iseo Fiume Oglio SPAZI APERTI: classificazione qualitativa per uso antropico e naturale 0% 5% 10% 20% 50% 70% 80% 85% 90% 95% 100%

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SPAZI APERTI: HABITAT NATURALE ED HABITAT UMANO

ELEMENTI COSTRUITI Tessuto urbano denso Tessuto urbano discontinuo Tessuto urbano rado Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria RETE IDROGRAFICA Lago Iseo Fiume Oglio SPAZI APERTI: classificazione qualitativa per uso antropico e naturale 0% 5% 10% 20% 50% 70% 80% 85% 90% 95% 100%

QUADRO B - Media Valle

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QUADRO C - Alta Valle


QUADRO A - Bassa Valle N

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SPAZI APERTI INTERFERITI DAGLI ELEMENTI COSTRUITI - MEDIA VALLE

ELEMENTI COSTRUITI Tessuto urbano denso Tessuto urbano discontinuo Tessuto urbano rado Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria SPAZI APERTI: SUPERFICI INTERFERITE DAL COSTRUITO Superfici interferite

Linea fondovalle/versante

QUADRO A - Bassa Valle

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QUADRO C - Alta Valle


QUADRO B - Media Valle

N

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VARCHI DI CONNESSIONE TRA SPAZI APERTI DI VERSANTE E FONDOVALLE - BASSA VALLE

ELEMENTI COSTRUITI Tessuto urbano denso Tessuto urbano discontinuo Tessuto urbano rado Ss42 Viabilità principale Viabilità secondaria SPAZI APERTI Spazi aperti di fondovalle Spazi aperti di versante ELEMENTI DI CONNESSIONE Asse di connessione del Fiume Oglio Lago Iseo Varchi trasversali di connessione tra gli spazi aprti di fondovalle e di versante, da mantenere e deframmentare

QUADRO A - Bassa Valle

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QUADRO B - Media Valle


QUADRO C - Alta Valle

N

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STRATEGIE DI RICONNESSIONE TRA GLI SPAZI APERTI DI FONDO VALLE E DI VERSANTE - BASSA VALLE

QUADRO B - Media Valle

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QUADRO C - Alta Valle


QUADRO A - Bassa Valle

N

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3.3_IL PAESAGGIO ATTRAVERSATO DELLA SS 42: ELEMENTI DI ATTENZIONE PROGETTUALE

1: CONFIGURAZIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO E SEMIOLOGICO DELLA STRADA Criticità

Potenzialità

Assenza di un immediata riconoscibilità degli ingressi in valle, presenza di interferenze visive nei tratti di maggiore visibilità delle vette principali, necessità di riordino del rapporto tra segnaletica orizzontale, verticale, dispositivi di controllo e sicurezza e cartellonistica informativa o pubblicitaria

Presenza di un sistema omologato e omogeneo di dispositivi per la cartellonistica informativa o pubblicitaria; disponibilità di sufficienti fasce di margine stradale per eventuale installazione di dispositivi di valorizzazione visiva, possibilità di intervento sulla vegetazione arborea e arbustiva presente, possibilità di sviluppo di accordi pubblicoprovati per la gestione di alcuni fronti edificati.

LUOGHI PRIORITARI 1a] Uscita galleria Portale Nord su tratto di raccordo SPS10 a SS42 Direzione Sud (DS), Direzione Nord (DN), Pisogne 1b] Uscita galleria Portale Nord su SS42 (DS, DN), Costa Volpino 1c] Vista dell’Adamello lungo il tratto di SS42 tra Uscita Pian Camuno e Uscita Darfo Boario Terme (DN) 1d] Vista del Monticolo tra Uscita Darfo Boario Terme (DN) e Uscita Esine (DS) 1e] Vista della Concarena e del Pizzo Badile, Uscita Esine (DS)

2: INTERAZIONE CON IL SISTEMA DELLE PERCORRENZE CICLO-SENTIERISTICHE E PEDONALI Criticità

Potenzialità

Attuale sotto utilizzo della strada come sistema informativo e di valorizzazione dei sistemi a mobilità lenta, assenza di nodi di interscambio tra la strada di scorrimento veloce e il sistema di percorrenze ciclo-sentieristiche e pedonali; assenza di un riordino coordinato delle aree di pertinenza della strada in prossimità delle nodi di interscabio o di tratti di passaggio ravvicinato delle ciclopiste e dei sentieri.

Presenza della ciclo-pista dell’Oglio e di una fitta rete di sentieri escursionistici che attraversano la valle; presenza di spazi di bordo e aree di pertinenza dell’infrastruttura stradale utilizzabili, opportunità di utilizzare parcheggi e aree di sosta in prossimità dei raccordi con il sistema di percorrenze ciclosentieristiche.

LUOGHI PRIORITARI 2a] uscita Pian Camuno: sistema di scambio intermodale macchina/treno - bicicletta/itinerari escursionistici per la tratta ci ciclopista e sentieri dell’Oglio della Bassa Valle Camonica 2b] uscita Boario Terme connessione e scambio intermodale con ciclo-pista Regionale e sistema escursionistico dei sentieri della valle 2c] Cividate Camuno: spazi del sotto viadotto e margini stradali in relazione connessione alla ciclo-pista Regionale e al sistema escursionistico dei sentieri della valle 2d] Capo di Ponte: transetto di collegamento con ciclopista regionale 2e] Berzo Demo - Forno Allione: Sistema di scambio intermodale Macchina/Treno - bicicletta/itinerari escursionistici per la tratta ci ciclopista e sentieri dell’Oglio della Media Valle Camonica e del Parco dell’Adamello 2f] Edolo: Sistema di scambio intermodale Macchina/Treno - bicicletta/itinerari escursionistici per la tratta ci ciclopista e sentieri dell’Oglio dell’Alta Valle Camonica e del Parco dell’Adamello.

3: INTERAZIONE CON IL SISTEMA DELLE CONNESSIONI ECOLOGICHE

LUOGHI PRIORITARI 3a] varchi di Pian Camuno 3b] varchi tra il Fiume Oglio e l’area pedemontana del Comune di Gianico 3c] Breno: frammentazione del sistema delle aree golenali e ripariali del fiume Oglio 3d] varchi tra il Fiume Oglio e l’area pedemontana del Comune di Malonno 3e] varco nella fascia di territorio non urbanizzato tra Sonico e Edolo

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Criticità

Potenzialità

Gli spazi di pertinenza dell’infrastruttura, le fasce di bordo stradale e gli spazi aperti prospicienti il corridoio infrastrutturale, non sono organizzati e predisposti per svolgere funzioni connettive dal punto di vista ecologico.

Fasce di bordo e aree di pertinenza della strada con presenza di vegetazione arborea, arbustiva ed erbacea, permanenza di strutture di vegetazione delle sistemazioni agrarie (siepi di campo, filari) nelle aree prospicienti il corridoio infrastrutturale, possibilità di utilizzare spazi residuali e fase interstiziali tra l’infrastruttura e le aree urbanizzate


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4: GESTIONE DEL SISTEMA DEI MARGINI STRADALI (FASCE DI BORDO, BARRIERE E DISPOSITIVI DI SICUREZZA)

LUOGHI PRIORITARI

Criticità

Potenzialità

Per alcuni tratti stradali, l’osservazione della strada dai luoghi circostanti è caratterizzata da un effetto di cesura visiva e di sottolineatura dell’infrastruttura, dovuto alla quinta compatta delle chiome della vegetazione arborea e arbustiva presenti nelle fasce di margine e nelle scarpate dei rilevati stradali; necessità di selezionare una gamma di barriere e dispositivi di sicurezza in grado di valorizzare il racconto visivoesperienziale percepibile in movimento lungo la strada; assenza di una gestione multifunzionale delle fasce di bordo con particolare riferimento ai tratti in cui la strada è limitrofa a percorsi ciclopedonali.

Presenza di ampie fasce di margine, necessità di sostituire dispositivi di sicurezza e barriere in stato di obsolescenza, necessità di intervenire con potature di riduzione o riforma della vegetazione arborea e arbustiva presente nelle fasce di bordo e nelle scarpate dei rilevati stradali.

4a] Pisogne - Pian Camuno -Darfo Boario Terme: gestione delle fasce laterali, delle barriere e dei dispositivi di sicurezza, per ridurre i conflitti visivo-percettivo tra strada, insediamenti produttivi e aree agricole 4b] Darfo Boario Terme - Esine: gestione della vegetazione presente nelle fasce laterali del rilevato stradale per ridurre l’effetto di evidenziazione del passaggio dell’infrastruttura e la conseguente cesura visiva. 4c] Cividate Camuno: utilizzo del margine stradale per l’inserimento di sistemi di vegetazione di accompagnamento alla pista ciclabile e al sentiero escursionistico. 4d] Malonno - Sonico: caratterizzazione dei margini stradali, delle barriere e dei dispositivi di sicurezza 4e] Ponte di Legno-Passo del Tonale: caratterizzazione dei margini stradali, delle barriere e dei dispositivi di sicurezza

5: CONFIGURAZIONE DELLE AREE DI SOSTA E DEI PUNTI DI OSSERVAZIONE Criticità

Potenzialità

Nelle aree di servizio e nelle zone di sosta ricavate nel margine stradale si trovano condizioni di ridotta disponibilità di spazio, in particolare nelle piazzole di sosta nei tratti in cui il tracciato ha le caratteristiche di strada di versante e montana; scarsa presenza di oggetti e spazi attrezzati per la sosta e l’osservazione.

Presenza di aree di servizio e di sosta lungo tutto lo sviluppo del tracciato, possibilità di diversificare il contenuto informativo delle aree attrezzate per la sosta, presenza di contesti liberi dall’edificato e con scorci e panoramiche di rilevante valore visuale.

LUOGHI PRIORITARI 5a] area di servizio di Esine: potenziamento del sistema informativo 5b] area di servizio di Braone: potenziamento del sistema informativo, realizzazione di punti di osservazione 5c] area di servizio di Malonno: potenziamento del sistema informativo, realizzazione di punti di osservazione 5d] aree di sosta lungo strada Passo del Tonale: realizzazione di punti di osservazione

6: GESTIONE DEGLI SPAZI DI PERTINENZA DEI NODI INFRASTRUTTURALI Criticità

Potenzialità

Assenza di una gestione dei sistemi di vegetazione orientata alla funzionalità visivo-percettiva e, in specifici casi, attenta alle necessità funzionali dal punto di vista ecologico.

Possibilità di utilizzare spazi marginali di notevoli dimensioni; posizione in zone di margine urbano o nelle vicinanze dell’asta fluviale o di altri importanti nodi della rete ecologica, presenza di vegetazione arborea e arbustiva in età adulta con possibilità di interventi mirati al potenziamento ecologico.

LUOGHI PRIORITARI 6a] intersezione SS42-SP510 Pian Camuno: riconfigurazione del sistema di vegetazione e potenziamento ecologico degli spazi di pertinenza infrastrutturale 6b] intersezione Via Nazionale-SS42 Darfo Boario Terme: riconfigurazione del sistema di vegetazione 6c] Uscita di Darfo Boario Terme: riconfigurazione del sistema di vegetazione e potenziamento ecologico degli spazi di pertinenza infrastrutturale 6d] Uscita di Cividate Camuno: riconfigurazione del sistema di vegetazione e potenziamento ecologico degli spazi di pertinenza infrastrutturale 6e] Uscita di Breno: potenziamento ecologico degli spazi di pertinenza infrastrutturale 6f] Uscita di Ceto: riconfigurazione del sistema di vegetazione e potenziamento ecologico degli spazi di pertinenza infrastrutturale 6g] Uscita di Capo di Ponte: riconfigurazione del sistema di vegetazione

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7: CONFIGURAZIONE DEGLI SPAZI DEI SOTTO-VIADOTTI E DEI SOTTOPASSAGGI Criticità

Potenzialità

Lo spazio a disposizione può essere limitato o condizionato da limitazioni di accesso e utilizzo; la collocazione in aree di frangia urbana o in zone marginale spesso determina configurazioni dequalificate; non vengono sfruttate a pieno le opportunità fornite dal sottoviadotto o dal sottopassaggio quando sono presenti intersezione con il sistema dei percorsi pedo-ciclabili e dei sentieri escursionistici.

Opportunità di utilizzare spazi marginali in ambito urbano e di frangia, presenza di percorsi pedo-ciclabili e sentieri rurali che vengono intercettati lungo lo sviluppo dei sotto-viadotti o attraversano l’infrastruttura attraverso sottopassaggi, necessità di aree per realizzare nodi di interscambio con gli itinerari pedo-ciclabili ed escursionistici; necessità di aree per localizzare attività ludiche e sportive ancora non collocate all’interno della dotazione di spazi pubblici urbani.

LUOGHI PRIORITARI 7a] Viadotto di Cividate Camuno: sviluppo delle potenzialità degli spazi del sotto-viadotto in ambito urbano 7b] Viadotto di Breno: multifunzionalità del sotto-viadotto per il potenziamento della percorribilità della valle 7c] Ponte-viadotto di Capo di Ponte: sviluppo delle potenzialità degli spazi del sotto-viadotto per le realizzazione dei nodi di interscambio con le percorrenze ciclo-pedonali e sentieristiche 7d] Ponte-viadotto di Saletto (Berzo Demo): multifunzionalità del sotto-viadotto per il potenziamento della percorribilità della valle

8: ATTRAVERSAMENTO DELLE AREE PRODUTTIVE E DI FRANGIA URBANA Criticità

Potenzialità

Necessità di un raccordo con gli strumenti di pianificazione locale e con la programmazione economica dei soggetti privati, assenza o scarsità di spazi utili allo sviluppo di uno scenario progettuale efficace.

Presenza di opportunità in ambito di frangia urbana per il riordino e ricucitura degli insediamenti con il territorio, opportunità di intervenire per il riordino del rapporto tra strada-edificato in particolari condizioni di criticità; presenza di edifici abbandonati e spazi di margine o residuali, non utilizzati.

LUOGHI PRIORITARI 8a] Area produttiva e commerciali di Pian Camuno: riduzione degli effetti di conflittualità visivo-percettiva 8b] Aree produttive e commerciali di Esine: riduzione degli effetti di conflittualità visivo-percettiva 8c] Area produttiva e commerciale di Breno: riduzione degli effetti di conflittualità visivo-percettiva e sviluppo delle opportunità di riordino delle aree del margine urbano 8d] Attraversamento dell’area urbana di Morradino (Sellero): riordino del rapporto strada-insediamento produttivo 8e] Attraversamento dell’area produttiva di Forno Allione (Berzo Demo): riordino del rapporto strada-insediamento produttivo 8f] Area produttiva e commerciale di Malonno: riduzione degli effetti di conflittualità visivo-percettiva e sviluppo delle opportunità di riordino delle aree del margine urbano

9: ATTRAVERSAMENTO DELLE AREE URBANE E DEI NUCLEI STORICI

LUOGHI PRIORITARI 9a] attraversamento del centro urbano di Malonno 9b] attraversamento del centro urbano e del nucleo storico di Edolo 9c] attraversamento dei borghi storici di Incudine e Davena 9d] attraversamento del centro urbano e del nucleo storico di Vezza D’Oglio 9e] attraversamento del centro urbano e del nucleo storico di Temù 9f] attraversamento del centro urbano di Ponte di Legno

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Criticità

Potenzialità

Criticità funzionali e di sicurezza; in specifici contesti di valore storico-testimoniale si creano condizioni di dequalificazione del contesto urbano; mancato sviluppo delle potenzialità legate agli scenari visivo-percettivi dei contesti attraversati; monofunzionalità della strada e frammentazione dei contesti urbani con particolare riferimento ai sistemi di percorrenza pedonale.

Possibilità di riordinare e mettere a sistema spazi di pertinenza della strada (marciapiedi, parcheggi, aree risiduali, ecc.), opportunità di sviluppare potenzialità legate agli scenari visivo-percettivi dei contesti attraversati.


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3.4_TEMI E AMBITI DI ESPLORAZIONE PROGETTUALE

1

PAESAGGI DEI MARGINI URBANI IN ALTA VALLE. NUOVI SCENARI PER PONTE DI LEGNO.

2

INTEGRAZIONE PAESAGGISTICA DEI COMPARTI INDUSTRIALI. RICONFIGURARE MALONNO

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SISTEMI DI SPAZI APERTI DEI PAESAGGI URBANI DEL FONDOVALLE. . IPOTESI PER UN PARCO AGRO-FLUVIALE CENTRALE DELL’OGLIO A DARFO BOARIO TERME IL PASSO DI CROCEDOMINI. GESTIRE I PAESAGGI ALPINI E I PASCOLI D’ALTA QUOTA. LA CURA DEI PAESAGGI TERRAZZATI. QUATTRO AREE RAPPRESENTATIVE IN VALLE CAMONICA: [ 5.1 ] VEZZA D’OGLIO [ 5.2 ] CIMBERGO [ 5.3 ] CONOIDI DELLA CONCARENA [ 5.4 ] LAGO MORO INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO AMBIENTALE E PAESAGGISTICO. PROGETTARE CON I MATERIALI VEGETALI.

L’ARCHITETTURA DELLA STRADA. RIPENSARE AI PAESAGGI DELLE INFRASTRUTTURE LINEARI PER LA MOBILITÀ. STRADA E PAESAGGIO IN VALLE CAMONICA. ESPLORAZIONI PROGETTUALI SU 6 AMBITI SIGNIFICATIVI RISPETTO A 9 CATEGORIE DI INTERVENTO: [ 8.1 ] PORTA DI VALLE [ 8.2 ] CIVIDATE CAMUNO [ 8.3 ] BRENO [ 8.4 ] CAPO DI PONTE - SELLERO [ 8.5 ] EDOLO [ 8.6 ] PASSO DEL TONALE

AMBITI DI ESPLORAZIONE PROGETTUALE

Struttura, caratteri identificativi ed effetti delle dinamiche paesaggistiche che interessano la Valle Camonica sono ben percepibili percorrendo la strada statale 42 del Tonale e della Mendola, che attraversa tutta la valle alpina, costituendone il principale asse di collegamento da Lovere fino a Ponte di Legno. Il tracciato stradale asseconda il corso del fiume Oglio (secondo, dopo l’Adda, dei fiumi della Lombardia per lunghezza di corso - 280 chilometri) riconosciuto come un elemento primario della Rete Ecologica Regionale della Lombardia. Fin dalle prime fasi di lavoro, si è scelto di assumere il corridoio stradale della SS42, il tracciato della pista ciclabile e il corso fluviale dell’Oglio come dispositivi lineari, spaziali e paesaggistici rispetto ai quali impostare un itinerario più approfondito di lettura critica e orientare la scelta dei temi e degli ambiti di esplorazione progettuale. La carta riportata nella pagina a fianco restituisce una mappatura delle interpretazioni progettuali effettuate nell’ambito della ricerca, ma si propone come una base implementabile nel tempo con altri luoghi/temi di indagine.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Il lavoro qui illustrato rappresenta uno strumento in grado di raccogliere in modo omnicomprensivo i valori, le qualità, le risorse ma anche le criticità di un territorio complesso quale quello della Valle Camonica e di orientarne la trasformazione. Con orgoglio ringrazio lo staff dell’Università degli Studi di Firenze, rappresentato in particolare dalla prof.ssa Anna Lambertini, per la professionalità e la competenza tecnica dimostrata nel coordinamento scientifico del lavoro, ma anche per la sensibilità di cogliere, nei brevi tempi imposti dalla ricerca, l’anima e l’essenza del nostro territorio. Un ringraziamento speciale al direttore del Parco dell’Adamello, Dario Furlanetto, ed a tutti i suoi collaboratori che con dedizione e operosità hanno contribuito a raggiungere un altro importante risultato per la Comunità Montana di Valle Camonica. di Oliviero Valzelli - Presidente Comunità Montana di Valle Camonica

Il gruppo di ricerca ringrazia i tecnici, i funzionari e i referenti della Comunità Montana Valle Camonica e del Parco dell’Adamello, per il fondamentale supporto tecnico, culturale e operativo dato ai fini della presente ricerca. In particolare, senza il costante confronto e le indicazioni suggerite in particolare da Dario Furlanetto e da Guido Calvi, e ai sopraluoghi in campo effettuati insieme a loro, sarebbe stato impossibile procedere nel percorso di lavoro.

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Si ringrazia la Provincia Autonoma di Trento, Agea, Area Coordinamento Sistema integrato di Gestione e Controllo, Sistemi informativi e Tecnologici, per aver autorizzato all’uso, ai fini esclusivi della ricerca, delle ortofoto digitali effettuate nell’anno 2014 e relative alla copertura del territorio del Parco Adamello Brenta necessarie per il completamento del campo cartografico nella carte tematiche redatte in scala 1/50.000. Si ringraziano inoltre le laureande e i laureandi dei Corsi di Laurea Magistrale in Architettura e Architettura del Paesaggio dell’Università degli Studi di Firenze che hanno deciso di contribuire con le loro tesi di diploma finale allo sviluppo di ulteriori esplorazioni progettuali: Malvina Biolcati Chiara Bordoni Valeria Currò Riccardo Mosconi Agnese Orlandi Matteo Passera Matteo Pro Laura Tinarelli

INTEGRAZIONE PAESAGGISTICA DEI COMPARTI INDUSTRIALI. RICONFIGURARE L’AREA INDUSTRIALE DI MALONNO

Un ringraziamento particolare a Matteo Passera, per il prezioso contributo fornito ai fini della redazione del presente volume nelle fasi finali di editing. Anna Lambertini per tutto il gruppo di ricerca

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