Le opere di Toni Benetton tra Terra e Cielo |Riccardo Battel

Page 1

riccardo battel

Le opere di Toni Benetton tra Terra e Cielo Una rinnovata ambientazione nel parco di Villa Marignana



tesi | architettura design territorio


Il presente volume è la sintesi della tesi di laurea a cui è stata attribuita la dignità di pubblicazione. “Per l'accuratezza del percorso analitico, l'originalità del tema, la flessibilità progettuale e l'autonomia di sviluppo complessivo della tesi”. Commissione: Proff. T. Matteini, A. Lambertini, F. Salbitano, D. Travaglini, E. Morelli, A. Cantile, F. Picchio

Ringraziamenti Alla relatrice professoressa E. Morelli e al correlatore professore P. Grossoni per avermi accompagnato lungo il percorso di ricerca con grande competenza e disponibilità. Alla famiglia Benetton per avermi accolto all'interno della villa e avvicinato all'opera di Toni Benetton. A PierLuigi Priola per l'ispirazione nella scelta del materiale vegetale. Alla sorella Silvia per il contributo durante le operazioni di rilievo. Ai genitori per il sostegno ricevuto durante gli studi.

in copertina Toni Benetton, Anime, 1964.

progetto grafico

didacommunicationlab Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Sara Caramaschi

didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2018 ISBN 9788833380339

Stampato su carta di pura cellulosa Fedrigoni Arcoset


riccardo battel

Le opere di Toni Benetton tra Terra e Cielo Una rinnovata ambientazione nel parco di Villa Marignana



Presentazione

pagina a fronte Toni Benetton, Forme Ogivali,1967

Secondo la Carta di Firenze (1981) il giardino storico, quale immagine idealizzata del mondo, ovvero del paradiso, che accoglie il maggior tentativo di riconciliazione tra uomo e natura, è una composizione architettonica, polimaterica, peribile e irripetibile, opera d’arte e quindi bene culturale di rilevanza naturalistica. È in questo luogo, denso di storia, che l’arte contemporanea ha trovato un terreno fertile con il quale creare affascinanti interazioni, vitali e dinamiche, che a loro volta permettono di dare continuità alle diverse scansioni temporali: l’arte che rilegge l’arte e che diviene un veicolo attraverso il quale poter riflettere sulla dinamicità della natura, ascoltare il racconto dei luoghi e vivere nel presente. Operare in un giardino storico non è operazione semplice, in particolare se si vuole coniugare le diverse esigenze legate al restauro conservativo, alla valorizzazione delle opere presenti di un artista contemporaneo, alla volontà di rendere fruibile il luogo e, al tempo stesso, di relazionarsi con il contesto. Ma Riccardo Battel, attraverso il suo sguardo paesaggistico è qui riuscito a fornire al progetto questa visione di insieme senza tuttavia tralasciare o dimenticarsi del singolo particolare. Il progetto parte da un articolato processo di conoscenza che si muove alle diverse scale: questo riguarda le vicende storiche della villa Marignana, situata in prossimità della strada del Terraglio che connette Mestre con Treviso, l’analisi del contesto paesaggistico, la comprensione delle opere d’arte di Toni Benetton e la lettura della configurazione attuale del sistema complessivo degli spazi aperti. Il tutto viene osservato con capacità analitica, sintetizzato, relazionato e sistematizzato e infine rappresentato costruendo così il ‘corpo’ delle regole con le quali affrontare il progetto di riqualificazione e di valorizzazione del giardino della villa e delle opere di Toni Benetton in esso presenti. Ciò che in particolare colpisce del progetto non è solo la qualità compositiva del risultato ma la sensibilità con cui è stato affrontato l’intero percorso trasformando, così come dovrebbe essere, il passato non in un’impasse progettuale (le matrici, la storia, le risorse presenti, così come le gli inserimenti più recenti) ma piuttosto in punti di forza, in consapevolezza e responsabilità nelle modalità di scelta nel togliere o inserire, nel mantenere o evolvere. Nel giardino della villa storica di Marignana, che qui ritrova una sua propria riconoscibilità, lo sguardo sulle opere di Toni Benetton potrà avere un nuovo e più ampio respiro e un più diretto rapporto con il paesaggio che le circonda. Emanuela Morelli Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze

5



pagina a fronte Il sistema di relazioni lungo la strada del Terraglio

Il gentiluomo grande utilità e consolatione caverà dalle case di villa dove il resto del tempo si passerà in vedere et orare le sue possesioni e con industria e arte dell'agricoltura accrescere le facultà... gli antichi savi solevano spesse volte ritrovarsi in simili luoghi, ove visitati da virtuosi amici e parenti loro, havendo case giardini, fontane e simili luoghi sollazzevoli. (A. Palladio, 1570) La concezione della Villa risale al periodo romano ed è contraddistinta da due funzioni principali: l’otium, ovvero lo svago inteso come allontanamento dalle peripezie della città, e l’industria, ovvero la capacità produttiva della terra legata alla produzione agricola. Un’idea virtuosa di ritiro dell’uomo in villeggiatura, rievocata con molta nostalgia nei secoli successivi da intellettuali e cultori della civiltà latina. Nella Repubblica di Venezia tale cultura, fatta di riunioni letterarie, di esecuzioni musicali e di rappresentazioni teatrali riceve un nuovo impulso nel XVI secolo a causa delle trasformazioni economiche in atto. La guerra della Lega di Cambrai (1508-1516) segna la fine dell’espansione territoriale della Serenissima ma non frena il dibattito circa il futuro della città. Il suo potere navale, infatti, inizia a sgretolarsi a causa del cambiamento delle rotte commerciali e molti signori spostano i loro inte-

La civiltà della villa veneta

ressi economici dal commercio marittimo all’agricoltura, investendo nei poderi dell’entroterra. Fu molto difficile per le istituzioni affrancarsi dalla tradizione e dalla vocazione marittima, tuttavia il processo economico era inarrestabile e inevitabile. Alvise Cornaro, illustre umanista del ‘500, è uno dei personaggi di spicco in questo dibattito e nei suoi scritti cerca di superare il problema culturale legato alla ‘terra’ elevando l’agricoltura al livello di un’arte, degna di essere praticata dal gentiluomo. I primi fabbricati si inseriscono di fatto su strutture di servizio all’agricoltura già esistenti poi, grazie all’opera di celebri architetti, si arriva alla definizione di un modello architettonico che verrà ripreso e studiato in tutto il mondo. Il più celebre tra gli artisti è sicuramente Andrea Palladio (1508-1580), autore dei Quattro Libri dell’Architettura (1570), a cui si aggiunge Vincenzo Scamozzi (1548-1616), che progetta numerose ville venete, e Sebastiano Serlio (1475-1554) teorico dell’architettura di cui si ricorda la grande influenza tra gli autori del tempo. Questi sono i personaggi principali del periodo d’oro della civiltà della villa in cui vengono erette Villa Capra detta ‘la Rotonda’ (1580-1592) a Vicenza e Villa Foscarini (1586-1605) a Stra per citare due esempi. Una tradizione costruttiva che si protrae nei secoli e vede fiorire una

grande varietà di complessi in cui il modello originale viene modificato in base alle esigenze dei signori del tempo. Nel XVII secolo gli stili architettonici si diversificano, gradualmente si sgretola il contesto culturale inerente la villeggiatura di campagna e prende forza un nuovo gusto che trova espressione nel ‘capriccio’, fatto di imprevisti, effetti bizzarri, sorgenti e labirinti. Una rappresentazione emblematica del cambiamento in atto nella società veneziana è data dal celebre drammaturgo Carlo Goldoni (1707-1793) nella Trilogia della Villeggiatura, dove emerge la crisi degli antichi valori e l’esaltazione delle apparenze di un popolo che si avvicina alla fine. La villa diventa il luogo di una cultura modaiola e dissoluta. Un ambiente in cui non ci si allontana dalla città, ma vi si portano tutti i suoi usi e costumi. Un modo di vivere la campagna che attira non più solo i signori ma anche la borghesia, accompagnata da riferimenti culturali ad essa più vicini. Si va in villeggiatura quando l’autunno è concluso e si fa di notte il giorno, colo gioco d’azzardo, i pettegolezzi, gli intrighi amorosi. (C. Goldoni, 1761) Si diffonde quindi lo stile della casa veneziana con portico centrale e stanze laterali, un modesto frontone sulle

facciate e due piccole statue sui pilastri del cancello d’ingresso, a ricordare la dignità dell’antica villa signorile. Se i fabbricati rispecchiano lo stile del periodo storico di costruzione, compreso indicativamente tra il 1500 e il 1800, non si può dire altrettanto del giardino, nel quale l’approccio dei proprietari susseguitisi nei secoli è stato meno conservativo. Il giardino veneto Il tema del giardino delle Ville Venete è assai complesso e molti sono i dubbi sull’organizzazione dello spazio. Gli apparati teorici degli architetti del tempo, pur elogiando l’importanza dello spazio aperto, spendono poche parole sugli aspetti progettuali, sicché gran parte della letteratura ritiene che il giardino non svolgesse una parte da protagonista. Vincenzo Scamozzi nel testo Idea di Architettura Universale del 1615 fornisce il contributo più importante. L’idea centrale è che il giardino rappresenti un prolungamento esterno dell’architettura e debba valorizzare l’edificio stendendosi nella piatta campagna veneta1. Le decorazioni assumono un ruolo centrale e in particolare le statue si conformano al principio di continuità, proseguendo il programma iconografico degli 1 Il giardino inoltre non deve avere volumi emergenti e predisporre le altezze maggiori ai lati.

7


affreschi interni. Non a caso le botteghe del vicentino diventano famose in tutte le corti europee per la loro maestria nella lavorazione delle pietre morbide. L’acqua, elemento centrale in altri territori, nel Veneto non trova grande interesse a causa della vocazione agricola del podere che non poteva permettersi di sprecare una risorsa così preziosa. Probabilmente gli spazi aperti delle ville riprendevano la struttura dei giardini toscani e laziali ma, come è stato precisato per l’acqua, la morfologia del suolo e la funzione dell’immobile dovevano rendere del tutto peculiare il modello veneto. Grande successo, anche se un po’ in ritardo, troverà il giardino informale inglese. La diffusione del nuovo stile cavalca l’onda dei rinnovati ideali letterari dell’Ottocento e in Italia si svilup-

pa un acceso dibattito sull’introduzione di questa moderna arte dei giardini che vede contrapposti i ‘tradizionalisti’, fautori del giardino all’italiana, e i ‘riformisti’, sostenitori del cambiamento. Tutt’altro che banali le discussioni vertevano il campo politico, filosofico, artistico ed impegnavano le più disparate personalità del tempo. Né vergognarci tanto di amar nei giardini quella regolarità … e considerare che di quello così nemica non è la natura stessa, che se ne volse nell’opera più bella, nella figura dell’uomo. (I. Pindemonte, 1792) Nel 1792 il Veneto, seppur in ritardo rispetto al resto d’Italia, apporta un prezioso contributo teorico quando Ippoli-

to Pindemonte e Luigi Mabil tengono una conferenza, su invito di Melchiorre Cesarotti, a Padova2. Le parole di apprezzamento si alternano a considerazioni molto critiche, legate soprattutto al rispetto della tradizione italiana. Le conclusioni di questo e altri dibattiti segnano l'affermazione del gusto eclettico da cui poi nascono i progetti di Antonio Caregaro Negrin (1821-1898), che è l'indiscusso protagonista locale nell'applicazione del giardino informale e nelle sue realizzazioni si dimostra favorevole alla commistione di più stili. Nel caso di Villa Franchetti a Preganziol per esempio, si presume che egli abbia introdotto rovine e piante esotiche, di-

2 Ippolito Pindemonte è un illustre letterato di ritorno da un viaggio in Inghilterra mentre Luigi Mabil è docente di filologia classica ed estetica all'università di Padova.

segnando sentieri dalle forme curvilinee. Questa villa era chiamata la ‘Regina del Terraglio’ e deve la sua notorietà alla figura di Isabella Teotochi Albrizzi, nobildonna veneziana che accoglie nei suoi salotti il fior fiore dell’intellighenzia dell’epoca tra cui Ippolito Pindemonte, Antonio Canova, Melchiorre Cesarotti, Lord Byron e Ugo Foscolo che qui scrisse il carme Dei Sepolcri. La morfologia e l’estensione sono gli elementi determinanti nell’adattamento della moderna arte del giardino al territorio, poiché solo grazie ai lavori di importanti scenografi, e alle loro tecniche di dilatazione dello spazio, sarà possibile una diffusione così pervasiva del modello inglese. Il più celebre è Giuseppe Jappelli (1783-1852), famoso per aver realizzato un allestimento in onore di Francesco I d’Austria


pagina a fronte Ortofoto Regione Veneto 2010 Modello tridimensionale di Villa Marignana

all’interno del Palazzo della Ragione di Padova. Da questo momento in poi si susseguono le pubblicazioni in cui vengono sintetizzati i principi e le regole per la composizione dei giardini, di cui la più importante è sicuramente la Theorie der Gartenkunst di C. C. L. Hirschfeld. Luigi Mabil cura un volume pubblicato a Bassano del Grappa e contemporaneamente, a Milano, Ercole Silva fa altrettanto ma, essendo un nemico dichiarato del giardino all’italiana, non scende a compromessi. L’intensità di questo fenomeno culturale porterà anche ad elaborazioni di minore levatura e destinate ad un pubblico più ampio come nel caso di un fascicolo di campioni replicabili pubblicato da J. Gottfried Grohamann a Venezia. La strada del Terraglio Le Ville venete si inseriscono in un contesto urbano diffuso e punteggiano la pianura padano-veneta in maniera costante. Ognuna di esse si configura come la piccola parte di un ‘museo diffuso’ e molto spesso accade che alcu-

ni complessi trovino nel territorio una matrice comune. Nel contesto in cui si colloca Villa Marignana, per esempio, assume grande rilievo un asse di collegamento viario che collega Treviso con Venezia: il Terraglio. L'edificio è situato in una laterale di questa antica strada e rientra tra le quarantasette ‘Ville del Terraglio’, accomunate da uno stile ispirato al modello della casa veneziana. Le prime informazioni riguardanti il Terraglio risalgono al VII secolo d. C. quando questa strada raccoglie l’eredità della via imperiale Claudia Augusta, abbandonata in seguito alla distruzione della città di Altino nel 638. Il percorso consentiva il rafforzamento dei rapporti con le tribù germaniche e, quando il comune di Treviso nel XIII secolo ne divenne il legittimo proprietario, la sua importanza commerciale crebbe a tal punto da rendere necessaria la sua sorveglianza. Questa operazione era a carico dei borghi che, tramite personale addetto, si occupavano della manutenzione del tratto di competenza. Grazie alla cura del manto su-

perficiale, dei canali laterali e della vegetazione ripariale si evitava l'insorgere di situazioni di degrado. Nel 1388 la città di Treviso venne conquistata da Venezia e il Terraleum acquisì un ruolo determinante nella organizzazione dell’entroterra veneziano e dei possedimenti agricoli dei suoi signori, configurandosi come asse commerciale delle derrate agricole. Nel XVI secolo, con l’organizzazione della Repubblica in Podesterie la strada venne denominata ‘Regia Strada Postale del Terraglio’ e suddivisa tra la Podesteria di Mestre e quella di Mestrina ‘di sotto’. Inizialmente gli edifici privilegiavano la funzione produttiva ed erano costituiti da una struttura agricola con annesso uso abitativo di un piano e portico, entrambi orientati a sud. Poi, con le trasformazioni economico-culturali del XVIII secolo, gran parte degli immobili venne modificata o addirittura abbattuta, per orientare la facciata verso il Terraglio e mostrare il fasto della famiglia. L'ultima grande trasformazione avvenne durante il dominio napoleoni-

co quando il tracciato assunse l’aspetto e le dimensioni attuali con i filari di platani ai lati dei due canali. Oggi il Terraglio può essere interpretato come la matrice storica e culturale del territorio ma anche come un moderno asse infrastrutturale e insediativo. L'intreccio tra passato e presente ha avuto effetti controversi sul paesaggio, modificando una trama discreta e originale che un tempo, nell'alternanza tra campagna ed edificato, creava suggestioni gradevoli. Gli interventi invasivi legati allo sviluppo delle rotatorie e all'espansione radiale dei nuclei storici sono i principali responsabili dell'appiattimento dei valori percettivi del paesaggio in cui la natura trova sempre meno spazio. Pochi infatti sono i frammenti di campagna ancora visibili, oscurati da grandi strutture produttive, commerciali e direzionali che, come facevano un tempo i signori veneziani, sfruttano il Terraglio e il suo valore simbolico per rappresentare la propria immagine.

9


Il sistema di relazioni compreso tra il fiume Dese e via Marignana

Via Marignana e il fiume Dese Fin dall'inizio, l'approccio metodologico allo studio di villa Marignana è stato propriamente paesaggistico, spingendo lo sguardo oltre i confini della proprietà e andando a studiare le relazioni intercorrenti tra il fabbricato e le emergenze del territorio: il Terraglio, il fiume Dese, il quartiere residenziale di Marocco e gli altri beni storico-artistici. Prendendo in considerazione la frazione di Marocco la forma del territorio è determinata da due direttrici trasversali al Terraglio: via Marignana e il fiume Dese. Il corso d'acqua, in particolare, scorre a poche centinaia di metri da Villa Marignana e rappresenta un segno profondo che conserva ancora oggi importanti simboli del passato e delimita lo sviluppo insediativo del quartiere residenziale3. Le prime notizie riguardo il fiume Dese risalgono al Medioevo ed indubbiamen-

Il fiume coincide con il confine amministrativo tra il comune di Mogliano Veneto e quello di Venezia Mestre.

3

te esso assumeva un’importante funzione di regimazione della risorsa idrica. Oggi è utilizzato come bacino per il sostentamento delle attività idriche e la raccolta delle acque reflue che poi vengono immesse nella Laguna Veneta, presso la palude di Cona. Il suo percorso è meandriforme e, sebbene presenti un andamento naturale, gli argini hanno un aspetto molto artificiale a causa delle operazioni idrauliche e dell'assenza di vegetazione ripariale. La lettura degli strumenti urbanistici4 coadiuvati dalle fonti storiche5 inducono a trattare questo braccio di territorio come un'entità unica, caratterizzata dalla ricchezza di manufatti storici ed artistici ma anche da un grande potenziale ecologico. Grazie ad entrambi i contributi, sono stati definiti i limiti dell'ambito di inteLa pianificazione vigente inquadra tutto il fiume Dese come un corso d'acqua di ‘preminente interesse naturalistico’ e pone dei vincoli anche per le zone limitrofe, definendo l'area di ‘interesse paesistico ambientale’. 5 gli antichi documenti di estimazione dei beni rivestono un ruolo centrale nella determinazione delle relazioni stringenti tra la villa, il podere e il territorio. 4

resse per la fase analitica e progettuale che si spinge dalla Villa Volpi di Misurata al Mulino ‘Turbine’6. Le fonti storiche Quattro documenti si ritengono fondamentali per la ricostruzione dell'evoluzione storica di villa Marignana e verranno di seguito illustrati e descritti. Il corpus di informazioni spazia dalle trasformazioni dell'immobile all'estensione delle proprietà, alla tipologia di uso dei terreni agricoli e infine ai proprietari. Purtroppo non sono stati rinvenuti disegni planimetrici o materiale iconografico attinente al giardino ma è emersa una considerazione di carattere generale legata al cambiamento di destinazione d'uso: la cesura del rapporto diretto tra la villa e il fiume Dese. Il primo documento appartiene alle denominate Mappe d'estimo. Uno strumento redatto dalla Serenissima a

L'assonometria presentata sopra descrive i limiti dell'area di interesse e le relazioni al suo interno tra componente naturale, storica e insediativa.

6

partire dal 1400 per determinare l’ammontare dei beni mobili e immobili dell’entroterra veneziano. Questo primitivo sistema di stima dei beni, che precede quello ben più complesso del catasto, si basava sul rilievo diretto da parte di una commissione chiamata ‘Module’ che raccoglieva le informazioni e poi le rielaborava nei ‘libri a Mare’. I dati venivano infine pubblicati nelle piazze ed erano consultabili da tutti, fornendo la base per la riscossione delle imposte. La descrizione del territorio avveniva attraverso l'annotazione delle superfici e delle relative produzioni agricole ma aveva un'altra particolarità: gli immobili venivano rappresentati in alzato, inserendo molti dettagli trascurati nelle successive descrizioni planimetriche. Nel nostro caso la mappa del 1719, seppur in maniera approssimativa, rivela dettagli volumetrici come la presenza di recinzioni, colonne e archi. La struttura è molto semplice con un casale orientato a sud e la barchessa a est. La


casa padronale non è ancora stata costruita e il fabbricato rurale è compreso all’interno della particella numero otto. Le proprietà, registrate sotto il nominativo Virginia Bossetti e Bozzetti Spinelli, si estendono per circa 18ha e costituiscono un patrimonio non indifferente, se confrontato con i vicini 7. A circa un secolo di distanza, dopo l’invasione napoleonica (1797) e la cessione del Veneto all’Impero Asburgico, hanno inizio le operazioni di catastazione di tutti i terreni secondo un modello di derivazione francese. In questo caso affiorano delle affinità con l'attuale assetto, grazie alla presenza di ambienti interni ed esterni destinati non solo alla funzione agricola ma anche alla villeggiatura. L'estensione dei terreni infatti si riduce a 7ha. Questo documento, risalente al 1810, a differenze del precedente è conservato molto bene ed è stato possibile con-

La stima delle superfici è stata effettuata tramite software GIS, sovrapponendo la cartografia storica a quella attuale.

7

sultare anche le fonti letterarie allegate alla mappa catastale, i ‘sommarioni’. In essi si trova la descrizione delle classi di appartenenza e delle superfici misurate in pertiche censuarie. Il possessore risulta essere Andrea Bortolotti e, osservando la planimetria, si nota la scomparsa della barchessa sul lato ovest e la costruzione, accanto al corpo principale, di due fabbricati descritti come ‘casa del fattore’ e ‘casa del massaro’ con relativi spazi aperti. La parte antistante la villa è occupata da una chiesa con pianta a croce che testimonia il valore simbolico del podere nella comunità locale. Nel corpo principale denominato ‘casa da villeggiatura’ si riconosce la presenza di una parte nobile con il relativo giardino8 rettangoIl termine ‘giardino’ riferito alla particella 941 rende difficile fare delle ipotesi sulla forma e sulle specie presenti. Il fatto che venga distinto dal semplice prato arborato suggerisce che probabilmente il vialetto di collegamento alla casa padronale fosse accompagnato da piante decorative disposte secondo schemi formali. Documenti coevi mostrano i giardini delle ville organizzati in serie di quadrati o rettangoli ma nel caso di Villa Marignana si sottolinea che la dimensione limitata del terreno non avrebbe lasciato spazio a composizioni altrettanto elaborate.

lare e di una parte annessa, leggermente rientrante. A nord invece si sviluppa un grande brolo9. Nel catasto austriaco o ‘Franceschino’, operazione che doveva portare al censimento di tutto il Regno Lombardo Veneto, i cambiamenti più rilevanti interessano i fabbricati. La mappa risale al 1846 ed è molto simile all'edizione napoleonica. La precedente ‘casa del massaro’ viene inglobata in un unico complesso denominato ‘casa di villeggiatura e parte per azienda rurale’. Permangono la ‘casa del fattore’ denominata ‘casa colonica' e la chiesa denominata 'oratorio privato aperto al pubblico’. L’organizzazione degli spazi esterni

non subisce variazioni consistenti10. La superficie complessiva si riduce ulteriormente a 5ha ed è intestata a Vincenzo Astori, figura di rilievo nella comunità locale per aver istituito un Collegio Salesiano. È importante sottolineare come venga mantenuta la fascia ‘a prato’ di collegamento tra la villa e il fiume Dese, che si configura come un vero e proprio asse alberato dove i signori potevano passeggiare. Tale immagine è avvalorata da un altro documento, reperito alla biblioteca comunale di Mogliano Veneto, dove viene rappresentata un'esedra che introduce la villa, apre il passaggio al podere e quindi presumibilmente al fiume11. Il quarto documento, risalente al 1895, è la mappa del catasto austro-italiano

8

Il termine ‘brolo’ riferito alla particella 938, per forma e dimensione può essere ricondotto ai canoni di riferimento descritti da V. Scamozzi. Egli parla di un terreno di forma quadrata delimitato da un muro al cui interno si trovano le più varie specie da frutto (cedro, limone, arancio, pomo d'adamo). La disposizione degli alberi può seguire file ad angoli retti oppure linee diagonali. Lungo i muri perimetrali vengono poste viti, melograni, meli cotogni o noccioli tenuti a spalliera.

9

10 Le fonti riportano diciture leggermente diverse rispetto al catasto napoleonico ma il contenuto informativo si presume sia lo stesso. 11 Si tratta delle tavole tecniche per la costruzione di via Marignana, datate 1836. La disposizione degli alberi a semicerchio si interrompe nel mezzo per superare il canale di scolo e favorire il passaggio in direzione del fiume.

11


Estratto dalla Mappa di Moiano Marignan. Libretti d'estimo. Archivio di Stato di Treviso. 1719

Estratto dalla Mappa di Moggiano di Treviso. Catatsto 'Napoleonico'. Archivio di Stato di Venezia. 1810

Estratto dalla Mappa 13 di Moggiano di Treviso. Catatsto 'Austriaco'. Archivio di Stato di Treviso. 1842

in cui viene registrato il passaggio di proprietà dalla famiglia Astori a quella Fossati12. Alla fine del XIX secolo l'estensione si riduce a 2ha e, con la demolizione della ‘casa del fattore’, il fabbricato si presenta come lo possiamo ammirare oggi: la casa padronale, un annesso rustico con funzione di cantina e granaio, un annesso abitativo e una barchessa, con annessa cappella in sostituzione dell'oratorio. I confini catastali coincidono con quelli attuali e si suppone sia proprio la famiglia Fossati, con il nuovo assetto immobiliare, a dare vita alla struttura compositiva del parco, come la conosciamo oggi13. Le prime testimonianze riferite alla conformazione del parco risalgono agli anni Quaranta del Novecento con alcune fotografie d'epoca, poi a partire dagli anni Settanta vi sono le fotografie aeree14. In esse compaiono con costanza tutti gli elementi visibili ancora oggi e dal confronto si nota la sostituzione della formazione vegetale di Platanus occidentalis, presente nell'angolo nord ovest del parco con una di Tilia platyphyllos. Altre trasformazioni riferite

dai proprietari sono abbattimenti isolati di alberature danneggiate dall’azione di patogeni. Altre fonti consultate sono la ‘Kriegskarte’ di Anton Von Zach nel 17981805 e la rappresentazione della ‘Regia Strada del Terraglio’ ad opera di Girolamo Venturelli nel 1787. In entrambi i casi il dettaglio arriva alla delineazione delle forme dei giardini, mentre nel caso di Villa Marignana ciò non avviene forse a causa delle esigue dimensioni del giardino.

pagina seguente L'evoluzione storica della proprietà di Villa Marignana

12 Le informazioni riguardo a questo passaggio non sono chiare poiché i registri delle partite sono molto confusi e ricchi di imprecisioni. Per tanto le considerazioni espresse nel testo vanno interpretate con le dovute precauzioni. 13 L'ipotesi è avallata dalla presenza di alberi centenari, stilisticamente coerenti con il periodo storico. 14 Le strisciate prese in considerazione si riferiscono agli anni 1975, 1983, 1994, 1999, 2010.

Estratto dal foglio X di Mogliano di Treviso. Archivio di Stato di Treviso. 1895


13



Tre colori tra luci e ombre

15



pagina a fronte Planimetria generale del rilievo La categorizzazione degli spazi aperti

Prima di avviare le riflessioni riguardo gli spazi aperti della villa era necessario disporre di una base planimetrica affidabile e si è quindi provveduto ad implementare, tramite software CAD, la Carta Tecnica Regionale. Grazie alle operazioni di rilievo si sono ottenute informazioni riguardo la posizione delle alberature rispetto all'immobile, la loro altezza, il riconoscimento della specie vegetale e i riferimenti relativi al diametro del tronco e della chioma. Lo stesso procedimento è stato applicato alle opere d'arte disseminate nel parco. Il materiale accumulato è stato poi organizzato in un database tabellare e rielaborato tramite software GIS per legare i dati numerici e altre annotazioni ad un riferimento spaziale, avendo poi la possibilità di categorizzarli in base ai temi prescelti. In totale sono stati rilevati 201 alberi, 132 arbusti e 76 opere d'arte. Considerando la natura del tutto particolare del parco, il corpus di informazioni ottenuto è stato interpretato per affrontare i tre temi di studio - relazioni spaziali, vegetazione e opere d'arte ritenuti fondamentali per l'elaborazione del progetto. Le relazioni spaziali Per l'interpretazione dei caratteri spaziali ci si è avvalsi del volume Intorno al Giardino a cura di Giuliana Baldan Zenoni Politeo, nel quale vengono affron-

Le analisi degli spazi aperti

tate le questioni inerenti la descrizione generale del palinsesto, i rapporti ambientali tra interno-esterno e i valori scenografici. La disposizione della vegetazione e le tipologie di specie esistenti richiamano il gusto romantico-eclettico della fine del XIX secolo e conferiscono allo spazio un carattere propriamente informale. Evidenti però sono le diversità presenti all'interno della proprietà, sicché compiendo una categorizzazione delle diverse tipologie di spazio aperto è possibile riconoscere due ambienti: il giardino si estende a sud del fabbricato mentre il parco a nord dello stesso. Le differenze sono sia funzionali che formali e derivano dalla sedimentazione storica che ha accompagnato le trasformazioni dell’edificio. Il giardino mantiene un rapporto parziale con l'esterno grazie ad un siepe alta 1,5m che lo divide dalla strada e dalla campagna. Alle spalle, l'edificio chiude lo spazio e non permette un rapporto visivo diretto con il parco. L'ambiente si articola attorno ad un'aia in pietra dalla quale è possibile avere una panoramica completa dell'intero giardino. Il parco non conserva alcun rapporto visivo con l'esterno poiché la disposizione degli alberi lungo il confine della proprietà scherma la vista e crea uno sfondo naturale, ideale per l'esposizione delle opere d'arte. L'estensione e la

presenza di una parte a prato e un'altra arborata crea una successione di visuali superiore rispetto al giardino. Al centro della concavità formata dalla macchia arborata è possibile avere una visuale quasi completa del parco1. Lo stato di conservazione di entrambi gli ambienti è buono poiché è ancora leggibile la loro struttura compositiva. Tuttavia si sottolinea il difetto del lato est del parco in corrispondenza del parcheggio. Esso influisce negativamen1 All'interno del giardino e del parco sono state individuate anche altre tipologie di spazi quali il parcheggio, la ghiacciaia, l'aia, la barchessa, il roseto. Si tratta di elementi che spiccano per la loro particolarità rispetto al contesto.

te nella percezione dello spazio, isolando una zona dove sono presenti opere molto importanti. Il palinsesto vegetale Il patrimonio arboreo ha un indubbio valore e la sua storia, per alcuni esemplari, abbraccia due secoli. Lo stato di salute è buono2 ma l'inevitabile invecchiamento comporta problematiche estetiche, legate ai disseccamenti, alla perdita del fogliame e alle potature aggressive. Il climate change inolL'unica eccezione è la specie Aesculus hippocastanum, sottoposta all'attacco del lepidottero Cameraria ohridella.

2

17


tre, influisce negativamente rendendo gli alberi più sensibili al deperimento e all’attacco dei patogeni. Senza entrare nel merito della questione climatica si ricorda che il Veneto appartiene alla fascia climatica temperata subcontinentale e che Mogliano Veneto appartiene alla zona mesoclimatica della pianura veneta caratterizzata da un certo grado di continentalità con inverni rigidi ed estati calde. Basandosi sui report redatti dalla Regione e dal Ministero dell'Ambiente lo scenario nei prossimi trent'anni sarà caratterizzato da un aumento delle temperature, una diminuzione della piovosità estiva e un aumento dei fenomeni estremi. Questi sono quindi i termini con cui è stata valutata l’adattabilità delle specie. Si specificano in particolare le specie Picea Abies e Chamaecyparis for-

mosensis che tollerano male l’assenza di acqua e le elevate temperature, essendo naturalizzati in fasce climatiche submontane3. La specie Cedrus deodara ha una resistenza superiore rispetto alle precedenti, però presenta un portamento fortemente compromesso dalle potature e sarebbe consigliabile effettuare delle valutazioni specialistiche sulla stabilità, soprattutto nel caso dell'esemplare posto di fronte alla barchessa. Le formazioni vegetali Oltre alla descrizione delle principali problematiche fisiologiche sono stati approfonditi gli aspetti percettivi, legati alla presenza di quattro differenti formazioni vegetali, e ai loro caratteri ornamentali. La più importanAlcuni di questi esemplari sono ormai privi di fogliame risultando sgradevoli alla vista.

3

te per estensione con ben centoventotto esemplari è la macchia arborata che delimita il prato del parco. Si tratta di una formazione che assume grande valore in termini scenografici perché crea due zone distinte. La prima è ombreggiata e consente di vedere oltre gli alberi. La seconda è soleggiata e lo sguardo si blocca sulle chiome, creando uno sfondo. Osservando la formazione da ovest verso est si nota il progressivo aumento delle altezze degli alberi, creando un'illusione ottica di dilatazione dello spazio. Questo carattere non casuale è uno artificio utilizzato spesso nei piccoli giardini italiani per adattare lo stile inglese.4 4 Il giardino romantico di tradizione inglese si caratterizza per grandi superfici di terreno e notevoli dislivelli.

La disposizione degli alberi ruota attorno alla villa ed è quindi impossibile cogliere la formazione in un solo sguardo; l’occhio è portato a concentrarsi sulla prima fascia di alberi, quella più esterna dove si trovano dei caratteri ornamentali di grande interesse come i frutti della specie Diospyiros kaki e Eryobotria japonica. Il palinsesto vegetale è caratterizzato da specie che sopportano bene la vicinanza ma in alcuni casi questa è eccessiva, con una distanza inferiore ai tre metri. Gli effetti negativi sono la deformazione e la compressione delle chiome come nel caso della varietà di Taxus baccata a portamento fastigiato. La seconda formazione è il gruppo diTilia platiphyllos disposto a cerchio attorno alla ghiacciaia. I dodici alberi creano una massa compatta ben definita dalla colorazione omogenea che fa da contrappunto alla grande macchia arborata. L’osservatore è naturalmente spinto ad addentrarsi all’interno del cerchio, invitato da una siepe di Buxus sempervirens. Internamente la visuale è chiusa e la luce che entra nelle ore centrali della giornata proietta lo sguardo verso l’alto, dando un grande valore introspettivo a questo ambiente. Le alberature distano poco meno di sei metri l'una dall'altra e isolate rispetto alla macchia arborata spiccano nella visione d'insieme del parco. Una condizione disarmonica che tuttavia assume una sua riconoscibilità, diventando un elemento da tutelare. Diverso è il caso di un'altra formazione, posta a conclusione dell'aia nel giardino. La specie Platycladus orientalis


pagina precedente Toni Benetton, Grande arco, 1965. I caratteri percettivi delle formazioni vegetali.

(=Thuja orientalis) è stata disposta alla fine di un asse visivo per creare una quinta vegetale, ma tale effetto non è stato raggiunto a causa della scarsa definizione dei confini di tale formazione e accostamenti inappropriati con altre specie arboree e arbustive. Pur non riconoscendo un grande valore scenografico a questa struttura, composta da sette alberi ed affiancata da un gruppo di quattro Cupressus sempervirens, si riconosce il suo valore formale poiché è l'unica formazione lineare del giardino che dialoga con l’architettura. Gli altri esemplari infatti, sono isolati oppure in gruppi di due o tre alberi e non si integrano tra di loro, facendo assumere all'intero spazio un carattere di incoerenza. Ci si riferisce alle specie Magnolia grandiflora e Trachycarpus fortunei oltre al secolare Cedrus deodara, che raggiunge un'altezza di 23 metri e ha un'inestimabile valore simbolico.

Sul retro della villa nell’angolo orientale si ritrova la quarta formazione costituita da 19 esemplari suddivisi in tre sottogruppi. La sua posizione ricalca un costume progettuale del XIX secolo e tende ad integrare la vista dell’edificio con quella degli alberi. La presenza delle chiome addolcisce le linee severe dell’architettura mentre la loro disposizione garantisce l’accessibilità all’edificio. L'accostamento tra il fogliame purpureo dei Prunus cerasifera e il colore scuro dei Taxus baccata crea un'armoniosa composizione. L'accostamento del Picea abies con la Paulownia tomentosa è meno accattivante, non solo per il cattivo stato di conservazione delle alberature ma soprattutto per il contrasto eccessivo tra i portamenti e le altezze. Un’incoerenza stilistica per l’occhio moderno, che ritorna anche nei frequenti gruppi di palme dissemina-

te lungo il parco e propagate naturalmente in un ambiente climatico sempre più favorevole. Alla fine mi trovai con tutte quelle opere a disposizione e così mi venne l’idea di radunarle in un luogo dove potessero restare in una sorta di mostra permanente a disposizione di chi voleva approfondire la cultura del ferro. (Toni Benetton) La nuova funzione museale L'inaugurazione del museo all'aperto, avvenuta nel 2000, secondo quella che era stata la volontà di Toni Benetton (1910-1996), è l'ultima grande trasformazione che ha interessato la villa. Sebbene non abbia compromesso l'aspetto degli spazi aperti, non si può negare che le opere abbiano modificato radicalmente la dimensione estetica e simbolica dell'intero complesso storico, dando vita ad un ambiente ori-

ginale, innovativo, che richiede un approccio cauto e allo stesso tempo intraprendente. Cauto perché la villa è un bene vincolato ai sensi della legge n.1089/39, intraprendente perché il museo all'aperto è un settore di ricerca per certi aspetti sperimentale, in cui non esistono delle direttive univoche e consolidate. L'obiettivo, che si inizia qui a delineare, prevede la sopravvivenza e la trasmissione al futuro dell’architettura della villa, del suo palinsesto vegetale e soprattutto delle opere d’arte di Toni Benetton. Si ritiene che l'integrazione del museo non solo rappresenti una destinazione d'uso idonea per l'immobile ma nel tempo abbia conferito un valore simbolico insostituibile, influenzando la stessa riconoscibilità del bene. Quindi la trasmissione del messaggio informativo legato alle 19 opere assume un ruolo centrale


e conduce a considerare lo spazio aperto come un grande ambiente espositivo di cui sarà necessario valutare caso per caso la qualità intrinseca. Le eventuali modifiche per implementare la funzione museale sono ritenute una soluzione coerente perché il giardino ha raggiunto l’attuale conformazione solamente nell’ultimo secolo e non presenta una definizione formale o un carattere di eccezionale valore da non poter ammettere dei cambiamenti. Le trasformazioni sono rivolte principalmente al consolidamento del nuovo apparato funzionale e simbolico e il loro gradiente non va interpretato come un’abolizione del preesistente ma un atto necessario di adattamento alla condizione storica e socio culturale dei giorni nostri. Il museo all'aperto Il tema del museo all'aperto in termini progettuali raccoglie suggestioni sia dalla disciplina museografica sia da quella del paesaggio, ed entrambe sono state approfondite per definire delle linee guida riguardo il rapporto tra opera e contesto e più in generale tra arte e natura. In questa dialettica, due esperienze internazionali sono state ritenute più coerenti con il caso studio: Barbara Hepworth ed Henri Moore. Senza volersi addentrare nelle implicazioni estetiche

delle relative produzioni artistiche, ma limitandosi all'analisi delle modalità di ambientazione delle opere, si possono notare alcuni punti di contatto tra queste tre personalità. Toni Benetton si trasferisce nel 1967 a villa Marignana invogliato dalle possibilità scenografiche offerte dal parco e da quel momento si occupa personalmente del posizionamento dei manufatti artistici. Le opere dialogano con la natura e l'autore tiene in considerazione non solo gli aspetti dimensionali ma anche le variazioni di luce, sicché alle volte la natura prevarica, altre volte è subordinata, riprendendo sia la tradizione perseguita da Hepworth che l'innovazione di Moore.5 Io esaspero il contrasto tra ambiente e opera, ma tengo presente alcuni suggerimenti dell’ambiente affinchè l’opera non sia del tutto estranea, ma si integri pure risultando diversa. (Toni Benetton) L'attenzione posta al tema dell'ambientazione trova le sue premesse nel Giardino di Salomon quando Toni Benetton è chiamato da Andrea Zanzotto e Carlo Scarpa a curare l'allestimen5 II Barbara Hepworth aderisce ad un filone di pensiero più tradizionale per cui è la natura a doversi adattare alle opere d'arte; Henry Moore invece ha un atteggiamento che anticipa le riflessioni estetiche degli anni '70 per cui sono le sculture a doversi inserire e dialogare con l'ambiente.

to all'aperto di villa Brandolini a Pieve di Soligo. Qui, secondo gli esperti, con la Stele, l’opera non si definisce più solo per i suoi significati intrinseci 'iconografici', ma per la forza della propria presenza e nel dialogo rispetto alle altre componenti del sito. E' il momento in cui la ricerca figurativa lascerà sempre maggiore spazio alla ricerca spaziale e alle dinamiche tra opera e contesto. A Villa Marignana la ricerca prosegue ed è avvalorata dal fatto che l'opera di Toni Benetton si colloca nel medesimo luogo in cui avviene la creazione artistica6. La villa, fin dal suo acquisto, diventa il teatro di sperimentazioni e discussioni inerenti al ferro con uno spirito di apertura e coinvolgimento che porterà al suo interno un ampio numero di critici, intellettuali e soprattutto artisti. La dimensione culturale del luogo spazia oltre i confini nazionali con l’istituzione di apparati didattici come l’Accademia del Ferro e genera un circuito di iniziative che radicheranno in maniera indissolubile questo piccolo territorio con l’Arte del Ferro. La materia ferrosa quindi, è la protagonista sia dell’evoluzione poetica di Toni Benetton sia dell’identità di villa Marignana, intesa nel suo significato più 6   Vicino alla proprietà si trova l'officina dove l'artista lavorava il ferro.

ampio come centro di produzione culturale, in cui il lavoro si affianca alla didattica e alla ricerca7. Lo spirito con il quale nasce la collezione prosegue anche dopo la scomparsa del Maestro e viene portato avanti dalla famiglia con l'inaugurazione del parco e altre attività, come le quattro edizioni del Laboratorio di Scultura Europeo. Il museo biografico di Toni Benetton raccoglie l’eredità quarantennale di un luogo 'vivo', e si presta ad identificare la località di Marocco con un’istituzione museale dinamica. L’implementazione di questa funzione, secondo la volontà della famiglia e della comunità, non vuole tradire i principi originali, portando masse di turisti, ma consolidare un motore culturale del territorio. Un cerchio di bambini seduti attorno ai grandi cipressi metallici del parco; qualche giovane studente intento a catalogare i disegni del maestro, un gruppo di stagisti di un’accademia straniera che lavorano nella fucina; un piccolo gruppo di turisti d’esperienza, che dopo aver visto Canova a Possagno, Martini a Treviso e prima di approdare a Venezia si ferma ad ammirare le opere del maestro. (Luca Baldin, 2004) 7 Villa Marignana non deve essere interpretata come un semplice spazio espositivo ma come una forma di espressione della cultura del ferro, che in essa può essere approfondita.


pagina a fronte I caratteri percettivi degli spazi espositivi Toni Benetton, Solidi, 1995

Il ferro Lontano dalle poetiche della scultura a lui contemporanea l’iter creativo di Toni Benetton può essere letto come un’eterna sfida. Fin dall’inizio l’istinto provocatorio e il coraggio lo conducono ad innamorarsi di un materiale di grande successo in campo architettonico ma non in quello artistico. Considerato un materiale grezzo, aspro, duro, insensibile ma soprattutto difficile da lavorare, l’autore per tutta la vita cercherà di riscattare questo metallo dai pregiudizi utilitaristici per farlo diventare l’espressione plastica più autentica della contemporaneità. Gli sforzi sono concentrati nel superamento dei limiti del ferro per donare ad esso elasticità, eleganza, dinamismo, trasparenza e altri caratteri che consentono di rappresentare in maniera potente il mondo che ci circonda. La scelta stessa di questo materiale si stacca dalla simbologia moderna, avviluppata attorno alle pietre e alle plastiche, e ritorna ad una simbologia archetipica legata ai misteri del mondo sotterraneo e alle prime forme di ritualità del genere umano. L'uso del ferro ha radici antichissime e regala dinamiche cromatiche esaltanti nel rapporto tra la Terra e il Cielo. La materia è plasmata dal fuoco e quando entra in contatto con l’aria, a causa dell’estrema sensibilità al tempo, genera la ruggine, una caratteristica che esalta il

ferro tra le tonalità giallo-rossastre del suolo e l’azzurro del cielo. Un gioco di contrasti che si perfeziona nell’accostamento al colore verde della vegetazione, suo complementare perché formato dall’unione di giallo e azzurro. Il confronto di tutta la mia vita è con il ferro, sopratutto con la lastra, oggetto inanimato svilito dall'industria: eppure quella superficie mi ha sempre esaltato come una tela per un pittore. (Toni Benetton) Le opere d'arte È possibile individuare quattro temi generali in cui racchiudere le diverse espressioni formali8. 8 Per rendere coerente il percorso di analisi, le informazioni ricavate dalla bibliografia sono state unite a considerazioni personali legate soprattutto all'esposizione luminosa.

Figura umana. L’idea espressa con queste creazioni è la sintesi della figura, dove la lastra viene lavorata al fine di creare concavità o convessità che facciano acquisire volume all’opera. La collezione si presta ad ambientazioni tranquille nel caso di personaggi dimessi, oppure ad ambientazioni animate nel caso di personaggi dal forte richiamo emotivo. In entrambe le situazioni la visuale si concentra sull’opera ed è l’immaginazione a creare il contesto. Figura animale. L’idea espressa è ancora la sintesi, con la quale si vuole cogliere il carattere dei personaggi, gli aspetti più significativi, allacciandosi ad una tradizione che anticamente assegnava una grande spiritualità a queste presenze terrene. Anche in questo caso la collezione si presta ad una du-

plice considerazione. Animali ripresi nella loro staticità trovano un’ambientazione migliore nei luoghi ombreggiati mentre quelli colti in attimi di grande drammaticità richiedono spazi luminosi. In entrambi i casi la visuale si concentra sull’opera ed è l’immaginazione a creare il contesto. La natura. L’idea è ancora la sintesi ma la tecnica si modifica passando dalla lastra a linee tridimensionali dove il segno e la forma vengono a coincidere. Il termine natura ha un significato ampio, inteso come ricerca degli aspetti più profondi del mondo umano e non solo, comprendendo anche elementi archetipici. Questa collezione raccoglie opere contraddistinte dal grande valore evocativo che si spinge oltre il manufatto e rimanda a contenu- 21 ti misteriosi e insondabili in cui le


posizioni di mezz’ombra creano le ambientazioni più efficaci. La struttura. Viene abbandonata la figura a favore della ricerca spaziale, progettando macro strutture che mettono in evidenza le componenti architettoniche. L'artista non definisce più le sue creazioni sculture ma 'strutture' per sottolineare quell’aspetto di complessità formale che le avvicina all’architettura. Con esse propone nuove spazialità e nuove interazioni con il paesaggio urbano e naturale. Le dimensioni pongono le strutture in una posizione di assoluto rilievo dove si ricerca un dialogo con il contesto al fine da garantire un maggiore rapporto tra uomo e opera. Le dimensioni spesso superano i tre metri, la loro imponenza suggerisce un'esposizione in pieno sole e ampi piani visuali in cui sia possibile inquadrare terra, alberi e cielo. L'arredo del giardino L'ornamentazione è un tema centrale nello studio del giardino storico e villa Marignana ha un corredo composto da statue, urne, pozzi, vere da pozzo, vasi e panchine. Questi elementi sono presenti in discreto numero nel parco e sono in buono stato di conservazione. Le vere da pozzo sono tre e spesso vengono utilizzate come fioriere, occupando posizioni focali. Le sedute in pietra sono tre e due di

esse offrono un piacevole panorama mentre un'altra versa in pessime condizioni di conservazione e la visuale è occlusa dal rilievo della ghiacciaia. Le statue sono poco numerose e contano due leoni ai piedi della corte esterna e altre due alla sommità delle colonne all’ingresso. Queste ultime sono di epoca recente ma si ricorda che l’ingresso in corrispondenza della barchessa era decorato con due statue della bottega del Bonazza9 che, in seguito al furto di uno dei due esemplari, sono state sostituite con due semplici sfere in pietra.

La macchia arborata con al centro l'opera Stele (1960)

9 Giovanni Bonazza nacque nel 1654 ed è il fondatore di una delle più importanti famiglie di scultori operosi nel Veneto nella prima metà del XVIII sec.




Il progetto tra conservazione e innovazione

OBIETTIVO 1 Implementare la funzione museale

OBIETTIVO 2 Assicurare la permanenza storica del manufatto e della memoria di cui è portatore

I TEMI Conservazione, gestione del palinsesto vegetale e sviluppo di un museo all'aperto

LO SCENARIO Piena implementazione della funzione museale e integrazione nell'itinerario storico-naturalistico lungo il fiume Dese

STRATEGIA Diversificare le modalità di intervento valutando la qualità degli ambienti espositivi

OBIETTIVO 3 Permettere la riconoscibilità del palinsesto vegetale

25



Scenario

pagina a fronte Strategia di riqualificazione paesaggistica della località di Marocco Nuovo sistema delle risorse del territorio e delle struttura ecologica

L’ambito si appoggia al corridoio ecologico del Fiume Dese, di rilievo paesaggistico. Il sistema insediativo si sviluppa a ovest lungo Via Marignana, evidenziando un nucleo residenziale compatto tra Terraglio e ferrovia, un complesso monumentale di Ville Venete e alcune frange periurbane a bassa densità. Lungo la Via Marocchesa a est è localizzato il centro direzionale delle Assicurazioni Generali, l’ambito dell’ospedale psichiatrico A. Pancrazio e l’ampia area delle cave senili di Marocco, cardine del previsto nuovo Parco di Mogliano, che metterà in relazione il corridoio ecologico del fiume Dese con la dorsale dei servizi pubblici del centro urbano di Mogliano. (Piano di assetto del territorio del Comune di Mogliano Veneto) La narrazione progettuale parte da una domanda: quale sarà il futuro del territorio dove si trova Villa Marignana? Immaginare le prospettive della località di Marocco è un'operazione ardua ma necessaria per compiere in maniera razionale alcune scelte progettuali che altrimenti sarebbero determinate dal vezzo personale o peggio ancora resterebbero immotivate. Lo scenario preso in considerazione, tra i molti possibili, è stato quello di 'massima implementazione della strumentazione urbanistica' all'interno della quale sono stati inseriti elementi innovativi. L'ipotesi si configura come una riqualificazione paesaggistica che prende spunto dalle indicazioni strategiche del PALAV della Regione Veneto e del

PAT del Comune di Mogliano Veneto1. Il fiume Dese, considerando la sua importanza ecologica e la sua posizione strategica, viene interpretato come un'ampia fascia di interesse paesistico-ambientale con valore di cerniera relazionale. Si vuole quindi superare la visione limitata ai confini amministrativi e porre al centro le possibilità di connessione dei due nuclei residenziali ai margini delle municipalità di Mogliano Veneto e di Venezia Mestre. Il percorso storico-naturalistico Una riqualificazione paesaggistica del corso d'acqua consentirebbe di dare spazio a nuovi servizi di quartiere e a far emergere la ricchezza di manufatti storici e artistici ivi presenti. L'idea è quella del 'museo diffuso' e della rete di beni culturali che ha sempre accompagnato la promozione del patrimonio delle Ville Venete, ma che oggi non ha ancora trovato una piena applicazione e continuità. L'opportunità di dare maggiore forza a questa idea è la proposta, avanzata da diversi anni, di realizzare una nuova fermata metropolitana nella località di Marocco, creando un nuovo punto di incontro tra le due comunità al centro di un itinerario storico-naturalistico. In tal modo i residenti avrebbero la possibilità di approfondire la civiltà della villa veneta e la cultura del ferro all'interno della cornice offerta dal fiume. Nello specifico, la passeggiata lungo il fiume partirebbe dal nuovo Parco di 1 La sigla PAT si riferisce al Piano di Assetto del Territorio mentre PALAV al Piano d'Area della Laguna e dell'Area Veneziana.

Mogliano Veneto passando per le Generali, villa Volpi di Misurata e si concluderebbe in corrispondenza del Mulino Turbine. Nello scenario, villa Marignana assume un ruolo di primo piano allacciandosi all'itinerario attraverso una fascia a prato alberata che rievoca l'antico collegamento tra podere e fiume, ristabilendo una connessione di cui si è trovata traccia nelle fonti storiche.

27



Progetto generale

pagina a fronte Planimetria del progetto generale. L'organizzazione dell'itinerario museale.

La ricerca ha l'obiettivo di integrare la nuova funzione di museo all'aperto. L'attività fu iniziata negli anni '70 dal maestro Benetton ed è stata consolidata nel 2000 con l'apertura al pubblico. Tale funzione è considerata consona per la villa, anzi si ritiene che questa attribuisca un valore unico al complesso edilizio, sia perché nata in maniera 'spontanea' e non decisa a tavolino, sia perché facente parte di un uso tradizionale del giardino occidentale. Le problematiche sono legate alla qualità dello spazio aperto, inteso come spazio espositivo. Nella maggior parte delle situazioni il rapporto tra opera e contesto è ottimale in altre meno, facendo perdere comunicabilità ai manufatti. È necessario quindi intervenire con alcune trasformazioni di carattere scenografico. Le innovazioni apportate tengono conto della memoria di cui il complesso è testimonianza, secondo un'interpretazione del criterio di 'relazione tra presente e passato'1. Gli obiettivi Mettendo al centro del progetto le opere d'arte, l'intervento non può essere collocato nella dimensione della conservazione propriamente intesa e nemmeno del restauro ma, a metà 1 “In modo che ciò che preesiste venga confermato nel presente dall'intervento di conservazione che trova per esso una funzione”. Il riferimento è tratto dal volume ll giardino opera aperta di L. Scazzosi.

strada tra questi termini e un nuovo progetto. Tale punto di vista è motivato dall'attenta comparazione del valore storico del complesso con la collezione che, come già espresso in precedenza, non rappresenta un'aggiunta ma la sua stessa identità. Dalla valutazione delle due componenti emerge la necessità di intervenire in maniera differenziata all'interno del parco distinguendo la parte antistante la villa, caratterizzata da una evidente disorganizzazione delle formazioni vegetali, e la parte retrostante caratterizzata invece da un valore scenografico ragguardevole. La strategia di intervento quindi è diversificata, ma coerente con l'obiettivo di valorizzare lo spazio espositivo. Il termine ambientazione, utilizzato nel titolo, sintetizza appieno lo spirito del progetto che, come obiettivo principale, vuole implementare le relazioni tra opera d'arte e palinsesto vegetale, rimediando alle situazioni di disordine e di incoerenza attualmente esistenti. Il progetto inoltre rivolge una particolare attenzione a tutta una serie di attività occasionali che caratterizzano la vita recente del complesso come l'accoglienza temporanea, i matrimoni, le mostre e i meeting aziendali. Il progetto generale fornisce il quadro relativo alla nuova disposizione delle opere e alla nuova organizzazione del-

la vegetazione. Sono messi in particolare evidenza i nuovi inserimenti e gli abbattimenti, specificando la motivazione per ogni alberatura. Sono stati rimossi gli alberi stilisticamente o scenograficamente non conformi all'idea progettuale, le piante diventate invasive ed esemplari morti o in cattivo stato di salute. La diversificazione dello spazio aperto L'intera superficie è suddivisa in diversi ambienti con lo scopo di assegnare maggiore riconoscibilità allo spazio aperto e circoscrivere i settori di intervento. Per non trasmettere erroneamente un senso di frammentazione,

ogni settore è avvolto da una linea rossa denominata 'linea generatrice'. La volontà è quella di dare continuità allo spazio mettendo in relazione il passato con il presente. Nella diversificazione degli ambienti si possono notare i riferimenti alle stagioni per riportare in auge un tema molto importante nel giardino storico. Il tutto crea una ciclicità e valorizza ogni parte del parco in periodi diversi dell'anno. Il giardino primaverile segnala l'arrivo della stagione vegetativa con abbondanti fioriture. Le opere sono organizzate per classi tematiche. Il tema degli animali, il tema del taglio e il te29 ma della natura.


pagina a fronte Le relazioni tra gli spazi espositivi. Il paletto di illuminazione e le due tipologie di sedute.

mi allo stile romantico3 e molto spesso si è provveduto a riutilizzare le medesime specie preesistenti. In particolare si è attinto alle varietà che hanno costituito la base per la costruzione del giardino inglese nelle sue espressioni dell'English Landscape School di Kent, Brown e Repton e del Gardenesque style di Loudon: la magnolia caducifoglie, il corniolo, il ginkgo, il ligustro, l'osmanto, l'acero, il biancospino, il ciliegio, il carpino, il faggio.

L'opera Grande colonna all'interno del giardino costituisce un'entità autonoma in cui si è voluto focalizzare l'attenzione per esaltarne il rigore formale e la prestanza. L'antica ghiacciaia denominata la 'collina del mistero' è uno spazio chiuso, autonomo e inconsueto sicché il suo carattere è stato implementato per creare un'atmosfera enigmatica legata alla presenza di un'opera d'arte. Il prato estivo è la location dei matrimoni e dei grandi eventi all'aperto nel quale si è ripristinata e ampliata una bordura mista che nei mesi di giugno luglio e agosto raggiunge la massima ricchezza. Il sottobosco invernale è stato definito tale per la presenza di piante sempreverdi con portamenti piramidali che mantengono vivo il parco in un mo-

mento in cui non avvengono molte visite. Senza intaccare l'aspetto di questa parte della proprietà, sono stati inseriti al di sotto delle alberature caratteri ornamentali che rievocano un'atmosfera silvestre e valorizzano opere dal richiamo ancestrale. Il prato autunnale è la denominazione che nobilita l'area destinata alla sosta delle autovetture e nel periodo autunnale svela caratteri ornamentali molto suggestivi. Il giardino del mattino per la sua esposizione ad est è uno spazio pensato per le prime luci della giornata ed offre un fresco riparo nelle torride giornate estive. Il materiale vegetale Le relazioni tra passato, presente e futuro orientano la scelta del materiale

vegetale verso approcci differenti. Le specie introdotte attingono parimenti alla tradizione e alla modernità. Le innovazioni interessano principalmente le erbacee perenni, per le quali si è tenuto in considerazione il rispetto del terzo obiettivo di progetto: la riconoscibilità del palinsesto vegetale2. L'introduzione di specie erbacee perenni a villa Marignana è motivata dall'esigenza di valorizzare gli spazi esterni e rinnovare gli ambienti espositivi. Nel fare ciò si è voluto esplicitamente richiamare il disegno del giardino di Ferrante Gorian, noto paessaggista che ha lavorato in Uruguay, in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Gli alberi, al contrario, sono confor-

Le visuali Le visuali hanno svolto un ruolo determinante nel disegno del progetto, soprattutto dal punto di vista spaziale e volumetrico. Le linee tracciate sono state pensate da particolari punti di vista, elaborati durante lo studio dei valori scenografici, e riprendono una pratica progettuale molto cara al giardino storico, in particolare della tradizione inglese. I software digitali sono stati utilizzati per creare un modello tridimensionale da cui sviluppare una rappresentazione dallo stile libero e naturale, in linea con lo spirito del progetto. Sono stati messi in evidenza i volumi, le trame e i portamenti della vegetazione, fornendo un'informazione realistica sulla futura configurazione. L'arredo del giardino L'arredo del giardino approfondisce il tema dell'illuminazione, delle sedute e delle vere da pozzo. L'illuminazione non rappresenta una priorità perché il museo non è aperto al pubblico Lo stile romantico è preso come riferimento non in quanto fonte originaria del parco (non vi sono prove a riguardo) ma come prima forma compiuta degli spazi aperti di cui si ha testimonianza.

3

L'altezza delle specie raggiunge al massimo 1,5m e non ostacola la visibilità degli alberi esistenti. 2


alla sera, tuttavia in occasione di alcuni eventi serali si è ritenuto opportuno illuminare con discrezione gli ambienti più prossimi alla villa, consentendo di prolungare la vivibilità degli ambienti all'esterno. Non sono state predisposte luci per ogni singola opera ma è stata pensata una sistemazione complessiva in funzione del progetto. Sono stati curati gli aspetti funzionali e quelli scenografici diversificando le tipologie in base all'atmosfera di ogni spazio. Le tipologie di illuminazione sono quattro: La luce radente è preesistente con supporto in metallo ancorato al muro, disposto agli angoli dell'immobile. La luce d'accento è un'illuminazione a terra che ha lo scopo di mettere in risalto un oggetto, direzionando la luce verso l'alto e fornendo al visitatore un punto di vista diametralmente opposto rispetto al giorno. Questa tipologia di illuminazione è stata posizionata in corrispondenza di alcune opere tra cui Forme Ogivali, Sintesi verticale e Scomposizione verticale. Si tratta di opere connotate da grande slancio verticale che seguono la direzione della luce e nello stesso tempo non presentano una complessità formale eccessiva. Il contrasto tra chiaro e scuro non diventa fonte di disturbo perché le linee sono semplici e nette. Le due macro strutture Forme Ogivali e Sintesi verticale sono legate da una fila di luci dal valore simbolico. L'idea supporta l'obiettivo di nobilitare il prato autunnale, ricongiungendolo al prato estivo, a nord della villa. Questa luce inoltre, è stata posizionata sotto alcune alberature tra cui il

cerchio di Tilia platyphyllos attorno alla ghiacciaia, il filare di Carpinus betulus nel parcheggio e il Prunus serrulata 'Kanzan' nel giardino primaverile. La chioma si trasforma in un'architettura ed evidenzia lo spazio al di sotto. La luce guida è un'illuminazione segnapasso direzionata a lato che è stata posizionata negli ambienti dal grande valore prospettico come l'aia, i due vialetti sul fronte e sul retro della casa padronale. L'asse visivo viene accompagnato da una luce tenue che non mette in evidenza nulla ma è apprezzabile quando disposta in serie. Il paletto è un'illuminazione alta 60 cm con luce direzionata verso il basso ed è utilizzato per illuminare il marciapiede o i punti più esterni delle aiuole. E' un elemento disegnato su misura con una scansione modulare in ferro che si sovrappone ad un rivestimento in pietra, come una texture4. Le sedute sono state organizzate in base alla relazione con l'ambiente, creando un rapporto di simbiosi oppure di esaltazione. La seduta preesistente a forma di esedra e la nuova seduta posta sopra la collina del mistero occupano la conclusione di una visuale ed emergono come punti focali. Le sedute mobili poste nei pressi della Grande Colonna, scorrendo sui binari sotto il livello del terreno attribuiscono dinamicità allo spazio5. Le due sedute preesistenti prive di schienale sono semplici e il posizionamento defilato rispetto al sentiero battuto tende a farle passare inosserL'oggetto si ispira all'opera Sfera Girevole. L'oggetto di ispira all'opera Sassi, visibile nel museo interno.

4 5

vate, integrandole perfettamente nel contesto. Al di là del riferimento specifico a diverse opere, il disegno dell'arredo è nato dall'idea di associare la pietra naturale al metallo come faceva Toni Benetton. I due materiali mantengono l'aspetto naturale, quasi grezzo ed è la forma invece a fornire un qualche carattere all'oggetto. La pietra quindi diventa l'elemento portante mentre il ferro con i suoi tagli conferisce eleganza e dinamicità. Oppure il contrario, il ferro diventa il sostegno per l'essenzialità formale della pietra.

31


23 m

12 m

70 cm

20 cm 7 cm


Il disegno tra Terra e Cielo

33



Il giardino primaverile

pagina a fronte L'idea progettuale e il suo processo creativo L'organizzazione dell'itinerario museale

Arrivai a realizzare che nel giardinaggio come nella pittura, le relazioni spaziali tra le cose possono essere più importanti degli oggetti stessi. (Russel Page, 1994) Le parole chiave per questo ambiente sono 'struttura' e 'relazione'. L'idea nasce dall'osservazione della serie Linee Generatrici in cui alcune lamine determinano il volume e la stabilità dell'opera, mentre altre la forma. La bellezza di queste opere risiede nella capacità di creare un'unità tra forma e struttura senza entrare in contrasto o cercare di nascondersi: la struttura diventa forma e la forma struttura. Nell'idea progettuale, allo stesso modo, una linea centrale sinuosa crea la struttura compositiva e contemporaneamente la forma, mettendo in relazione i tre temi di interesse: arte, natura e architettura. Il percorso di visita ha inizio con l'opera Ballerini e si conclude con la Grande Colonna oscillando tra ambientazioni tranquille, rigorose e drammatiche attraverso un itinerario chiaro e dinamico. Questo si sviluppa parallelamente alla villa ma mantiene percorsi trasversali di collegamento con il museo interno. Le difficoltà legate all'attraversamento fisico del giardino sono state risolte creando un unico piano continuo che attraversa l'aia in senso trasversale. Per fare ciò si prevede la rimozione

del muretto di contenimento e l'allaccio di una passerella in ciottolato e corten che superi la canaletta di scolo. L'elemento architettonico dell'aia quindi, previo restauro, diventa uno spazio vivibile e si apre verso il giardino. Il sentiero che collega la villa padronale alla strada, persa la funzione originaria, è stato rettificato ed inerbito, mantenendo l'attuale dislivello per valorizzare un cono visuale prospettico che prosegue verso il fiume.

L'organizzazione spaziale L'organizzazione spaziale del giardino è semplice e sviluppa un asse centrale lasciato a prato e due fasce laterali dove la vegetazione crea lo sfondo per le opere. Le specie arboree sono associate a quelle erbacee, assegnando variabilità e naturalezza all'ambiente. Sul lato vicino al confine si è rinnovata la formazione esistente, semplificandola sia in altezza che in larghezza. La nuova sistemazione permette di rafforzare le relazioni visive con l'e-

sterno, ovviando alla sensazione di oppressione. Ad intervalli di 8 metri spiccano esemplari di Cupressus sempervirens dal portamento colonnare che segnano in maniera distinta ma equilibrata l'andamento dell'itinerario. Le alberature creano delle vere e proprie porte rivolte verso l'esterno. Per avvalorare la visuale verso la campagna, in corrispondenza dell'aia, la siepe scende fino all'altezza di 1 metro incanalando lo sguardo verso l'esterno. La vista della 35



37


siepe topiata è stata ingentilita con una fascia continua di perenni dall'altezza contenuta e dalla sobrietà delle fioriture. Sul lato vicino alla villa la vegetazione è organizzata attorno a due gruppi di alberi. Tale scelta è stata determinata dalla volontà di conservare un esemplare di Magnolia grandiflora e creare una situazione speculare che fosse apprezzabile dal centro dell'aia. Due aiuole di erbacee perenni delimitano i gruppi di alberi in modo da spezzare la rigidità formale dell'architettura e ampliare lo spazio espositivo. Una soluzione rettilinea infatti avrebbe appesantito il disegno e creato una disposizione in serie assai monotona1.

1 Le linee sinuose nascondono alla vista alcune opere, sollecitando la curiosità del visitatore.

Il rapporto tra giardino e barchessa è un elemento chiave nella nuova disposizione e dagli archi l'opera Ballerini focalizza la visuale e dialoga con le foglie del Cornus kousa. La bellezza dell'architettura con cinque grandi archi suggerisce l'esaltazione delle proporzioni formali, eliminando la specie Nerium oleander, troppo rustica per l'eleganza del contesto. In corrispondenza delle colonne si ritengono più appropriate alcune opere di piccole dimensioni, che nello spazio aperto venivano trascurate. Al di sotto è stata disegnata una canaletta per creare un piacevole riflesso del giardino. I due gruppi di alberi sono composti da esemplari di seconda e terza grandezza la cui altezza raggiunge al massimo 11 metri, ben proporzionata con l'altezza della villa considerando la distanza molto ravvicinata.

Nel lato ovest del giardino, in corrispondenza della Grande Colonna, è posto un esemplare isolato di ciliegio. L'albero è l'unico a non essere utilizzato in gruppo, per creare un parallelismo con il Cedrus deodara all'inizio del percorso. La sua posizione centrale rispetto all'opera e al pozzo invita il visitatore a proseguire verso il roseto e quindi nel parco. Elementi autoportanti che consentono una lettura del paesaggio grazie alla loro trasparenza. Benetton si propone di affrontare e riesce a risolvere la quadratura de cerchio, sfruttando l'intuizione delle linee generatrici: linee di forza e spine dorsali su cui si innestano lamine rettilinee o curvate. (Franco Batacchi, 1991)

La scelta del materiale vegetale Nel giardino la componente arborea aderisce perfettamente al contesto storico. La componente erbacea invece, non appartenendo alla cultura del giardino inglese romantico, si orienta verso specie acclimatate nel nostro habitat e presenti nei giardini del Veneto da diversi secoli come lamium, vinca, erigeron e geranium. A queste è stata associata ophiopogon, particolarmente adatto alle soluzioni lineari e all'esaltazione dei basamenti. Infine per armonizzare il sottofondo ciottoloso nei pressi della Grande Colonna è stato utilizzato il Sedum tetractinum 'Coral Reef', anch'esso estraneo alla nostra tradizione, ma dall'effetto cromatico ricercato. Le specie erbacee sono principalmente sempreverdi e negli abbinamenti è


pagina precedente Planimetria generale giardino primaverile. pagina a fronte Vista prospettica rivolta verso la serie Trasformazioni del quadrato (1994). Le tipologie di vegetazione. Vista prospettica rivolta verso l'opera Ascesa (1963) Vista prospettica rivolta verso l'opera Grande colonna (1984)

stato dato valore non tanto ai caratteri ornamentali ma alle foglie, alle loro trame e tonalità, evitando il rischio che la vegetazione assumesse un ruolo da protagonista e adombrasse le opere d'arte, si ritiene infatti che i fiori e i frutti delle specie arboree creino un'atmosfera sufficientemente ricca. L'esposizione e i colori Per entrambe le tipologie vegetali è stata tenuta in considerazione l'esposizione che ha condotto verso scelte molto differenti all'interno del progetto. E' possibile suddividere lo spazio in tre zone: La zona numero uno ha una condizione di mezz'ombra o ombra perché si trova alle spalle del grande Cedrus deodara quindi si è optato per due specie cosiddette sciafile: la Magnolia kobus e il Cornus kousa 'Claudia'. Nella parte centrale dell'aiuola e in quella est, in condizione di ombra costante, sono state previste le varietà Dryopteris affinis 'Crispa' e Vinca minor 'Gertrude Jekyll', mentre Lamium galeobdolon 'Florentinum' che tollera meglio le condizioni di mezz'ombra è stata predisposta a ovest. Le tonalità di verde dei due alberi si bilanciano e la loro disposizione mette in risalto il portamento. I rami della magnolia partano dal basso e assegnano una certa monumentalità all'esemplare che con gli anni espande la sua chio-

ma fino a far ricadere i rami e a delimitare l'estensione dell'aiuola. L'intonazione prosegue anche in autunno con le sfumature rosso-arancio del Cornus kousa che avvalorano la colorazione impersonale della Magnolia kobus, oscillante tra il giallo e il marrone. Le fioriture sono organizzate in successione temporale in modo da garantire continuità durante tutta la primavera: inizia la Magnolia kobus e conclude il Cornus kousa con una tonalità crema soffusa di beige tipica della varietà 'Claudia', intonata anche con la barchessa. I frutti sono molto particolari e si avvicinano al rosso carminio. Le perenni rispecchiano le tonalità dell'albero più vicino con il colore brillante della Dryopteris affinis 'Crispa' che spicca tra le due tappezzanti. Il tappeto di Vinca minor 'Gertrude Jekyll' con la foglia più piccola crea una trama fine e rende elegante la scena per l'opera Ballerini. I fiori delle erbacee punteggiano la trama fitta del fogliame e creano variabilità durante la primavera ma non costituiscono un elemento spettacolare. La zona due è in pieno sole e per integrare l'esemplare esistente di Magnolia grandiflora è stata creata una combinazione di sempreverdi. Il ligustrum japonicum presenta una foglia verde scuro lucida e coriacea che si intona con quella della magnolia e in estate si ricopre di una fitta distesa di fiori bianchi profumatissimi. Sotto, l'Erigeron karvinskianus assicura un grande effetto di copertura con una fioritura delicata ma prolungata fino ad ottobre. Non è stato necessario associare altre specie perché il suo fiore ha di per sé una grande variabilità che dal bianco va al rosa. Si specifica inoltre che l'Erigeron karvinskianus è una scelta responsabile nell'ottica della gestione del giardino perché mantiene un portamento ordinato e non richiede l'irrigazione. La punta terminale dell'aiuola è stata

associata a Geranium hybridum 'Dreamland', in una varietà dalla fioritura splendida che prepara il visitatore al roseto. La zona tre è assimilabile ad una zona di mezz'ombra, ma con precise indicazioni. Le specie arboree che svettano oltre la siepe sono in condizione di pieno sole e per questo sono stati previsti dei Cupressus sempervirens, resistenti all'intensità luminosa con il loro fogliame scuro. La bordura di erbacee al contrario è in mezz'ombra ed è stato disposto Il Geranium macrorrhizum 'Czakor' che, con un colore brillante e chiaro fa risaltare la chioma degli alberi. In corrispondenza dell'aia subentrano due varietà di altezze diverse: Ophiopogon japonicus e Ophiopogon planiscapus 'Leucanthus'. Queste sono tra le perenni più eleganti per mettere in risalto gli elementi architettonici perché hanno il fogliame ricadente e una colorazione verde puro, adatta alla raffinatezza di manufatti lavorati con la fiamma ossidrica2. Il Sedum tetractinum 'Coral Reef' e il Prunus serrulata Kanzan esulano dalla precedente classificazione e vanno apprezzati per le loro qualità intrinseche. Il sedum ha una colorazione bronzea che si intona con l'opera Grande colonna e si mescola con il grigio dei ciottoli di fiume, mentre il ciliegio sullo sfondo dei carpini risalta per il suo portamento elegante e i fiori doppi. Questa specie è la più appariscente ed è stata collocata in una posizione defilata rispetto alla villa, dove i caratteri ornamentali non vengono colti in maniera oppressiva. Il ciliegio simboleggia la fine dell'itinerario all'interno del giardino, prima di passare al parco, e in prossimità sono state predisposte delle sedute. Scorrendo sui binari il visitatore non solo può apprezzare i giochi formali dell'opera Grande Colonna La lavorazione del ferro nelle Trasformazioni del quadrato conferisce grande eleganza con tagli precisi e lineari.

ma anche entrare in contatto ravvicinato con i colori dell'albero: in primavera le tonalità rosa dei fiori e in autunno quelle rosso-arancio del fogliame. Il rapporto con le opere d'arte La linea di delimitazione delle aiuole non ha solo un valore funzionale e, nel caso dell'opera Ballerini, assume un valore simbolico, con una curvatura che entra in dialogo con il manufatto artistico, quasi a suggerire la dinamicità elicoidale del corpo delle due figure3. Allo stesso modo se il visitatore si posiziona al centro dell'aia la linea invita ad inoltrarsi nel prato e richiama l'attenzione sul rapporto tra alberi e opere d'arte. A volte armonico, come nel caso dell'opera Ascesa che si trova in primo piano e con delle aste tremule spinge verso il cielo. Altre volte conflittuale, come nel caso dell'opera Albero Fermato le cui aste si bloccano e procedono parallele al piano del terreno mentre le chiome dei cipressi spingono verso l'alto. I binari seguono la dinamica delle bordure e i quattro sedili mobili si collocano a distanze diverse dalla Grande colonna. Il binario più vicino concentra l'occhio del visitatore sull'effetto creato dai tagli sulla lastra circolare di ferro, mentre quello lontano mette in risalto l'aspetto complessivo dell'opera, la sua monumentalità.

2

Le considerazioni proposte possono essere osservate nelle viste prospettiche.

3

39



Il prato estivo

pagina a fronte Planimetria del prato estivo L'organizzazione spaziale Le tipologie di vegetazione

La parola chiave per questo spazio è 'integrazione'. La siepe di Buxus sempervirens e la fila di ortensie1 sono state inglobate in un'unica aiuola dalla forma avvolgente che crea la cornice ideale per gli eventi all'aperto nel periodo estivo. La forma semicircolare della bordura di confine mantiene intatto il sentiero esistente e vi affianca degli attraversamenti trasversali, impercettibili alla vista, ma di grande utilità per rendere permeabile lo spazio in tutte le direzioni. Questa organizzazione consente il contatto ravvicinato con specie vegetali dai caratteri ornamentali esuberanti, piacevoli da ammirare anche da lontano. L'organizzazione spaziale Lo schema d'impianto crea una struttura portante costituita da arbusti e graminacee a cui si allacciano le erbacee perenni, alternate in piccole masse. La disposizione segue linee curve, mai rettilinee perché il risultato complessivo deve essere di grande naturalità. I fiori di una specie sbucano dalle foglie di quella vicina. Le altezze decrescono avvicinandosi al prato, ma in alcuni casi il principio non è stato volutamente rispettato per espandere in maniera disomogeSi tratta di una piccola struttura vegetale in bosso, rivolta verso l'antica ghiacciaia e di una fila di ortensie che delimita il marciapiede a nord della villa.

1

nea i colori. Le specie utilizzate infatti, per quanto abbiano portamenti elevati, vicino al metro di altezza sono abbastanza trasparenti e lasciano intravedere oltre. La scelta del materiale vegetale Nella parte settentrionale l'approccio è moderno perché lo sguardo del visitatore è direzionato verso gli alberi oppure verso il retro della villa. Il principio guida non è più la coerenza stilistica ma piuttosto la coerenza cromatica con le opere d'arte, senza trascurare gli aspetti legati all'esposizione solare. L'inserimento di fioriture vistose ha inoltre l'obiettivo di ingentilire un ambiente utilizzato per le cerimonie nuziali. Una delle specie dal gusto moderno è la graminacea Calamagrostis x acutiflora 'Karl Foerster', con un portamento eretto, ordinato e una fioritura color paglierino da apprezzare a fine estate in relazione all'opera Grande Arco. Le erbacee perenni hanno un gusto più tradizionale ma i caratteri ornamentali decisi le rendono moderne; come nel caso delle varietà Achillea millefolium 'Schneeteler', Allium sphaerocephalon, Allium 'Millennium', Stachys monierii 'Hummelo' e Liriope muscari 'Royal Purple'. La parte di bordura nei pressi della villa invece si pone in continuità con l'esistente, con arbusti tradizionali co-

41


me Hydrangea arborescens e Hydrangea paniculata associati a Vinca minor 'Ralph Shugart' e a Choisya ternata. L'esposizione e i colori La bordura è caratterizzata da due zone. La prima è in piena ombra e sfuma verso la mezz'ombra. Gli arbusti sono caratterizzati da una grande omogeneità cromatica di colore bianco, che assume caratteri diversi grazie a portamenti e dimensioni differenti tra Hydrangea arborescens 'Annabelle' e Hydrangea paniculata 'Unique'. La Liriope muscari 'Royal Purple' è disposta a margine del prato ed essendo una sempreverde equilibra la spogliazione delle ortensie nel periodo invernale. Inoltre ha un portamento elegante e una fioritura su stele che rievoca le altre due erbacee di confine al pra-

to. Nell'area di scambio tra la zona uno e due è stata inserita la specie Choisya ternata perché, con la sua fioritura precoce rispetto alle altre specie, in estate si presenta verde e stacca visivamente le ortensie dalla varietà Calamagrostis x acutiflora. La seconda zona è in pieno sole e due varietà di aglio alternano una fioritura color viola o rosa da maggio fino ad agosto. La varietà Allium Spaerochefalon ha una tonalità più scura che deve emergere nel verde lussureggiante della graminacea e delle erbacee che non sono ancora in fiore. La varietà Allium 'Millenium' invece ha una sfera più grande ma un colore più tenero perché si relaziona con il viola deciso di Stachys monierii 'Hummelo' e il bianco di Achillea millefolium 'Schneeteler'.

Il rapporto con le opere d'arte La vista prospettica mostra come, oltre al contatto ravvicinato con le specie vegetali, il progetto curi la visione d'insieme della bordura dove la relazione con le opere d'arte diventa significativa. Partendo da sinistra l'opera Croce Greca con il suo foro centrale è stata distaccata dagli arbusti a portamento globoso per non essere sovrastata. Le opere Cristo nella civiltà delle macchine e Dramma, con il loro sviluppo verticale sono state bilanciate dal contatto diretto con la fascia più bassa di tappezzanti. L'imponente lastra del Grande arco raggiunge i 6 metri di altezza e per esaltare la sua dinamica è stata abbinata ad erbacee perenni caratterizzate da steli allungati verso il cielo.


sotto Vista prospettica del prato estivo Riepilogo stagionalitĂ dei fiori e dei frutti e campionatura dei colori

43



La collina del mistero

pagina a fronte Planimetria della collina del mistero L'organizzazione spaziale Le tipologie di vegetazione

L'intervento nei pressi dell'antica ghiacciaia si pone in relazione con la bordura del prato estivo. Il vialetto che conduce alla collina prosegue, attraverso una sobria scalinata, verso l'apice del rilievo dove è posta l'opera Cristo. Il termine chiave in questo spazio è 'implementazione' poiché il carattere atipico di questo spazio viene rafforzato da un senso di mistero. L'organizzazione spaziale La scalinata è accompagnata da piccoli arbusti di Buxus sempervirens a forma sferica che si alternano secondo uno schema informale e ravvivano la curiosità del visitatore. Il bosso delimita in modo netto l'inizio del rilievo e sottolinea il percorso circolare all'ombra degli alberi di Tilia Platyphyllos. Percorrendo il sentiero si arriva al vano della ghiacciaia dove si trova l'opera Studio di un fiore che svela al visitatore il mistero legato a questo luogo. Completando il giro della collina si salgono le scale ed è possibile godere del fascino di un ambiente intercluso, delimitato dalle chiome degli alberi. Una panchina in pietra e corten è predisposta a ridosso della ringhiera di protezione e offre la giusta ricompensa al visitatore. L'impressione è di essere all'interno di una stanza verde e, osservando l'opera Cristo, l'occhio è portato naturalmente a proiettarsi verso il cielo.

La scelta del materiale vegetale Le specie vegetali sono disposte sul piano inclinato del rilievo e, come in una parete verticale, il visitatore può osservare dallo stesso punto tutta la composizione. La condizione è molto simile a quella di un sottobosco e si vuole trasmettere un senso di mistero senza rinunciare però, alla raffinatezza, dato che nel prato vicino avvengono le cerimonie nuziali. La scelta della specie Buxus sempervirens è la più appropriata in tal senso, perché si lega alla tradizione del giardino storico, da sempre sinonimo di eleganza. Ha una trama fitta del fogliame, inconfondibile e una colorazione intensa; inoltre sopporta molto bene la condizione di ombra, creando una struttura portante che lega due erbacee completamente diverse. La prima è Epimedium 'Spinners Special' che sbuca dalle sfere di bosso alte 30 cm o 50 cm, con una fioritura molto strana e poco appariscente. La seconda è Vinca minor 'Bowles variety', una specie tipica dei sottoboschi, che accompagna la vista verso il prato con una fioritura blu molto decisa. Il rapporto con le opere d'arte Il carattere scenografico di questo luogo è legato alla presenza di uno spazio interno e di uno spazio esterno in cui la dinamica della luce gioca un ruolo da protagonista. Non è necessario creare

45


sfondi o usare altri artifici scenografici perchÊ l'ambientazione creata dai tigli è perfetta e stimola uno slancio emotivo intenso agli occhi del visitatore. Nelle ore centrali della giornata infatti il sole permette di assistere ad un'esperienza rivelatrice, con l'opera Cristo illuminata dall'alto. Il progetto si è quindi limitato ad eliminare la vera da pozzo che entrava in conflitto con il manufatto e ad ingentilire il piano intermedio. Come si vede nello schizzo, dietro la chioma degli alberi si intravede l'opera e la successione di arbusti ed erbacee accompagna l'osservatore al punto focale. Il vialetto del prato estivo si conclude con due sfere di Buxus sempervirens ed anticipa la soluzione formale della collina del mistero.

L'opera Studio di un fiore riacquisisce valore all'interno di un elemento architettonico nobilitando un ambiente privo di una funzione e destinato all'abbandono. La scelta di questo manufatto si lega sia alle dimensioni ma anche al valore evocativo del motivo floreale, molto caro a Toni Benetton. Durante le passeggiate nel parco questi sono i sentimenti che mi accompagnano. Non è raro imbattersi in queste occasioni nella visione straordinaria della tela tessuta dai ragni che spesso mi ha ispirato la decorazione di tanti cancelli di signorili abitazioni. E poi ci sono i fiori abbondanti, i fiori secchi che in tanti dolci momenti mi hanno tenuto occupato per riprodurli. (Toni Benetton)


pagina a fronte Sezione della collina del mistero Vista prospettica rivolta verso l'opera Cristo (1958)

47



Il sottobosco invernale

pagina a fronte Planimetria del sottobosco invernale L'organizzazione spaziale Le tipologie di vegetazione

L'angolo nord-ovest della villa presenta le problematiche più significative, inerenti alla manutenzione del materiale vegetale, con le specie Chamaecyparis formosensis, Picea abies e Cedrus deodara in condizione di deperimento. Un aspetto alle volte trasandato che da un lato riempie l'atmosfera di un carattere silvestre, ma dall'altro induce a un sentimento di repulsione per l'eccessiva trascuratezza. Il termine chiave è ancora una volta 'implementazione' ma rivolto, in questo caso, al rafforzamento dell'atmosfera rustica, rimediando agli aspetti negativi. L'organizzazione spaziale Gli esemplari morti sono stati rimossi liberando lo spazio per un elemento di arredo che vuole stimolare il visitatore a sostare in questo luogo. Si tratta di una seduta preesistente in pietra lavorata, l'ornamento più bello di tutta la collezione del parco. Date le sue dimensioni ridotte e la scarsa luminosità dell'ambiente, il sedile è stata messo in evidenza sopra una pedana in porfido e ciottolato dall'aspetto molto rustico. La forma di questa pedana segue la linea curvilinea del sentiero esistente ed occupa una posizione angolare rivolgendosi direttamente al grande Cedrus deodara. Una volta salito il gradino, al centro della pedana è possibile ammirare il

gioco di forme creato da due cerchi di dimensioni multiple che circondano l'opera Gocce e il Cedrus deodara. Il manufatto artistico si trova in una depressione di 30 centimetri che crea un piccolo ristagno d'acqua, richiamando il tema affrontato da Toni Benetton. Il cedro invece, è circondato da un sottofondo in cippato per ovviare alla mancata crescita dell'erba. La scelta del materiale vegetale Nel sottobosco l'accostamento di due tappezzanti semplici e sobrie evocano un'atmosfera rustica: Hedera helix 'Sylvanian' e Ajuga reptans 'Atropurpurea'. Entrambe si adattano molto bene alle condizioni di ombra perenne e sono state associate ad arbusti altrettanto semplici, Cornus alba 'Siberian Pearls' e Corylus avellana ‘Contorta’, che svelano caratteri ornamentali accattivanti con la perdita delle foglie. I rami del Cornus alba 'Siberian Pearls' risaltano per la loro tonalità rossa mentre quelli del nocciolo per la loro forma pittoresca. In primavera le colorazioni delle specie erbacee ed arbustive sono scure e si intonano con il contesto ad eccezione del nocciolo che ravviva l'ambiente con foglie verde chiaro e attira l'attenzione verso la posizione focale della seduta. In autunno vale la stessa considerazione e Cornus alba 'Siberian Pearls' assume tonalità purpuree, legando

49


con Ajuga reptans 'Atropurpurea' mentre il nocciolo si discosta con tonalità gialle e marroni. Le fioriture non entrano in contatto ma sono pensate in successione: in primavera il nocciolo con i suoi caratteristici lunghi amenti, poi Ajuga reptans 'Atropurpurea' e infine Cornus alba 'Siberian Pearls'. Le alberature indicate per riempire i vuoti lasciati da quelle morte appartengono alle specie preesistenti, come nel caso dei due Fagus purpurea.

Il numero di esemplari è stato ridotto sia per rispettare le distanze e garantire una crescita ottimale degli esemplari, sia per favorire la successione naturale, attualmente in atto. L'esemplare di Quercus ilex posto alle spalle del cedro è adatto all'esposizione e con la sua chioma fitta crea un punto d'ombra impenetrabile ai raggi del sole. Il rapporto con le opere d'arte Le linee morbide delle tappezzanti e degli arbusti, illustrate in planimetria,

all'apparenza possono sembrare casuali ma, come si osserva nella vista prospettica, sono studiate appositamente per creare un effetto naturale. Gli elementi emergono in successione senza prevaricare l'uno sull'altro e si rivelano passo dopo passo. La gerarchia è assegnata non tanto dalla forma quanto piuttosto dalla luce. Percorrendo il sentiero sotto la macchia arborata quando si arriva all'angolo, lo spazio si apre e nelle ore centrali della giornata la seduta

in pietra viene illuminata direttamente mentre l'opera Gocce vede accrescere la sua forza evocativa grazie ad un gioco di luci e ombre creato dall'azione di filtro del fogliame. Benetton interviene evidenziando i profili e sommuovendo la superficie affinché la luce, radendola, le conferisca un movimento continuo, una marezzatura variante secondo le ore e la benignità del tempo. (Francesco Batacchi, 1991)


pagina a fronte Sezione del sottobosco invernale Vista prospettica rivolta verso l'opera Gocce (1965)

51



Il prato autunnale

pagina a fronte Planimetria prato autunnale L'organizzazione spaziale Le tipologie di vegetazione

Il problema di questo settore del parco è legato necessariamente alla sosta delle auto. La presenza del parcheggio in ghiaia svilisce la percezione che è resa ancora più spiacevole dall'effettiva condizione di trascuratezza di una parte del palinsesto vegetale. L'idea è di attribuire un nuovo significato allo spazio e interpretarlo come il punto di ingresso della villa per chi arriva in automobile, il suo biglietto da visita. Il termine di riferimento quindi, è 'flessibilità' perché è indispensabile conservare la funzione del parcheggio ma non rinunciare all'aspetto estetico. L'organizzazione spaziale Il progetto crea un ambiente unico che ha un duplice uso, sia area di sosta che punto iniziale del percorso di visita. La tecnologia salvaprato con una struttura autoportante in plastica permette la crescita del manto erboso e sopporta il passaggio delle autovetture. Gli attuali 50/60 posti auto vengono mantenuti e il valore scenografico originario è ripristinato. Tale soluzione è stata presa in considerazione perché l'utilizzo massivo dell'area sosta avviene con una frequenza modesta, di massimo una volta a settimana nel periodo primaverile ed estivo. La struttura non è sottoposta ad un'usura eccessiva e il manto erboso hai il tempo di rigenerarsi.

Il parcheggio ad uso quotidiano è stato organizzato in altro modo, con la previsione di sei posti auto al di sotto di un pergolato di quattordici Carpinus betulus topiati. La necessità di creare una nuova area sosta è anche l'opportunità per riqualificare un settore oppresso dalle infestanti1. Il doppio filare di alberi ha la duplice funzione di proteggere le auto e condurre l'occhio verso i lati, dove sono collocate l'opera Cardine Spirituale e un'antica colonna in marmo. Nel momento in cui il parcheggio è libero, i carpini creano un tunnel vegetale che conduce il visitatore verso l'inizio di un sentiero al di sotto della macchia arborata. Si tratta di una soluzione dal grande valore estetico che può essere apprezzata anche dall'esterno e rievocare una sistemazione tipica del giardino storico.2 Nella macchia arborata è stato previsto un intervento massiccio di sostituzione della specie Taxus baccata a portamento fastigiato. I dieci esemplari hanno perso il loro valore estetico a causa di evidenti compressioni della chioma, deformazioni e disseccamen-

Il lato sud est del parco si presta ad ospitare il parcheggio perché l'occhio è naturalmente portato a rivolgersi verso il nord, limitando l'impatto visivo delle autovetture. 2 La successione di siepe e albero topiato è visibile per esempio in prossimità della fontana dell'Oceano nel Giardino di Boboli. 1

53


ti. Il concetto di riferimento in questa proposta è 'integrazione' con l'inserimento di specie caducifoglie stilisticamente coerenti con i gruppi di specie limitrofe. Alla luce della posizione privilegiata di questo intervento3, sono stati inseriti dei caratteri ornamentali accattivanti per richiamare l'ambientazione presente alle spalle dell'opera Forme ogivali. Lo schema di impianto segue le impo-

3 La formazione di tassi si trova alle spalle della macro struttura Sintesi Verticale.

stazioni del palinsesto esistente con un andamento digradante verso il prato. L'effetto è propriamente teatrale con chiome intersecanti e piani leggermente decrescenti dai 12 ai 6 metri. Gli aspetti percettivi sono stati curati anche al di sotto della macchia arborata con una disposizione del materiale lungo linee parallele creando un piacevole ritmo. E' stata rispettata abbondantemente la distanza minima necessaria allo sviluppo degli individui, con una misura di 5 metri tra un esemplare e l'altro.

L'esposizione e i colori In relazione alla tipologia di esposizione si individuano due zone. La prima è in condizione di mezz'ombra e grande importanza è stata data ai colori del fogliame. Le gradazioni scalano dal chiaro in prima linea con la varietà Crataegus 'Carrierei', allo scuro sullo sfondo di Koelreuteria paniculata e Sorbus aucuparia4. 4 Il sorbo degli uccellatori è disposto all'interno della macchia perché non ha valori ornamentali eccezionali ma è idoneo alla creazione di masse boscate e ha la particolarità di produrre delle bacche molto gradite all'avifauna.

In autunno si ritrovano le tre colorazioni tipiche della stagione. Il giallo, il rosso e l'arancione sono organizzate in maniera decrescente, dal più intenso al meno intenso, e impreziosite da frutti piccoli ma accattivanti. La specie Osmanthus fragrans con il suo fogliame lucido è stata inserita come tramite tra il gruppo di caducifoglie e la specie Magnolia grandiflora e in autunno, con i suoi fiori, regala una piacevole fragranza a chi si inoltra lungo il sentiero. La seconda zona si trova in condizio-


pagina a fronte Schema di impianto e campionatura dei colori delle foglie in autunno. Vista prospettica rivolta verso l'antica colonna in marmo.

ne di pieno sole poiché si è provveduto ad eliminare tutta la vegetazione infestante. Per richiamare il tema della stagione autunnale si sono utilizzate specie dalla colorazione gialla. Il Ginkgo biloba ha una tonalità purissima che crea un tappeto di grande effetto nei pressi della colonna in marmo e con il suo portamento colonnare segnala l'ingresso nella macchia arborata. Il carpino invece ha una tonalità più scura tendente al marrone ma resiste molto bene alle potature e non produce frutti o fiori dannosi per le autovetture.

Il rapporto con le opere d'arte Il prato autunnale è un luogo di raccoglimento e nel contempo di dispersione, un nodo dell'itinerario museale dove l'opera Sintesi Verticale diventa un punto focale. Da qui il visitatore è libero di proseguire l'itinerario in qualsiasi direzione ma la vegetazione invita ad entrare in rapporto con l'opera Cardine Spirituale e con la colonna in marmo. L'organizzazione tripartita conferisce ordine formale in un ambiente 'flessibile' e anche la luce gioca un ruolo importante con i due manufatti che emer-

gono tra le zone d'ombra create dalla macchia arborata e il filare di carpini. Nel momento in cui il ferro viene costretto dall'artista alla forma voluta, disvela in pienezza le sue facoltà espressive. Forse è il solo materiale capace di dar vita a forme destinate a inserirsi nella natura, a far corpo con essa, obbedendo ai suoi mutamenti e com'essa, sottraendosi all'usura dell tempo, com'essa esaltandosi al viarare dell'ora, al ciclo delle stagioni. (Carlo Munari, 1991)

55



Il giardino del mattino

pagina a fronte Planimetria del giardino del mattino L'organizzazione spaziale Le tipologie di vegetazione

Il giardino del mattino è uno spazio compreso tra la siepe topiata di Buxus sempervirens e l'angolo nord-est della villa. Le condizioni precarie di salute della specie Picea abies e lo stato di abbandono hanno indotto a riqualificare completamente questo piccolo settore attribuendo uno nuovo significato allo spazio1. L'organizzazione spaziale L'inserimento di una pavimentazione semipermeabile e la semplificazione dell'apparato arboreo hanno permesso di ricavare uno spazio ampio da utilizzare come giardino alle prime luci del giorno con sedie e tavolini. La vegetazione segue le linee della siepe con un gruppo di due alberi nel punto più esterno e una bordura mista che la accompagna in tutta la sua lunghezza. La composizione è di grande effetto e ingentilisce uno spazio dove il visitatore può entrare in contatto ravvicinato con le piante, assai peculiari rispetto al contesto. Il giardino è collegato al parcheggio attraverso un marciapiede ampio 1,8 metri mentre una fascia di graminacee dal portamento molto elegante e raffinato accompagna questo asse visivo. Anche a sinistra del giardino il marcia-

Attualmente lo spazio è utilizzato dai proprietari come orto.

1

piede è stato ampliato creando un curioso gioco di forme. Dei piccoli movimenti di terra si prestano ad essere utilizzati come sedute, come gioco oppure come semplice ornamento. Questo elemento di attrazione è stato pensato per giovani e adulti che a nord dell'edificio possono svolgere attività didattiche oppure riposarsi e rivolgere lo sguardo verso il parco. Le piccole colline sono delimitate ai lati da due vere da pozzo, ripensate come fontanili. L'inserimento del tema dell'acqua, quasi estraneo nelle ville venete, è stato calibrato con moderazione. Questo luogo per le sue caratteristiche micro ambientali si presta alla suggestione creata dal mormorio dell'acqua. L'esposizione e i colori L'esemplare di Paulownia tomentosa è una scelta dettata dal rispetto delle specie preesistenti, inoltre si adatta molto bene alla condizione di mezz'ombra, poiché soffre la siccità estiva. Le erbacee hanno lo scopo di trattenere l'umidità e nascondere alla vista l'apparato radicale superficiale dell'albero. Le sue foglie sono molto grandi e possono raggiungere i 40 cm di lunghezza con una tonalità verde chiaro. Uno degli aspetti più apprezzati è il suo portamento ombrelliforme molto espanso con una ramificazio-

57


pagina a fronte Vista prospettica rivolta verso la villa. Riepilogo della stagnionalità dei fiori, dei frutti e campionatura dei colori.

ne affascinante. E' un esemplare che si apprezza sia da lontano che da vicino con fiori viola a grappolo che appaiono prima delle foglie in primavera. La sua posizione esterna tiene in considerazione la tutela della villa e anche della pavimentazione. A fianco della Paulownia tomentosa vi è il Laburnum anagyroides, caratterizzato da una colorazione verde chiaro e soprattutto da un fiore pendulo che raggiunge i 20 cm e crea un accattivante contrasto con il viola nella stagione primaverile. Gli arbusti sono stati scelti per offrire uno stimolo visivo nel periodo invernale in cui il giardino sarebbe altrimenti spoglio. La Garrya elliptica ha una colorazione più scura e non tollera un'esposizione eccessiva al sole; si tratta di una specie sempreverde e produce

dei lunghi amenti verdastri che si abbinano con la fioritura precoce di colore giallo della Chimonanthus praecox. Le varietà Hosta hybrida 'El nino', Actaea americana e Anemone hupensis 'Little Princess' sono state associate in relazione alla loro fioritura che crea una successione dall'estate fino all'autunno e anche in rapporto al fogliame. La cimicifunga raggiunge un'altezza di 150 centimetri, ha il fogliame più scuro e si dispone a ridosso della siepe così che i suoi fiori possano essere apprezzati anche dall'esterno. Hosta hybrida 'El nino' ha una colorazione grigia, insolita e una foglia grande e lussureggiante. Essa si dispone in prima fila a diretto contatto con il visitatore. L'anemone è stata posizionata nell'angolo più riparato dal sole affinché con il fogliame più chiaro ravvivasse l'intera

bordura. La graminacea Hakonechloa macra è stata pensata per il suo portamento in relazione all'illuminazione e oltre ad essere molto ordinata assume una bella colorazione beige nel periodo autunnale. All'estremità del marciapiede delle lastre disposte a righe sfalsate accompagnano il visitatore fino al filare di carpini delimitato da una piccola bordura di Geranium macrorrhizum 'Czakor'2. Dal tappeto verde emergono degli arbusti di Choisya x dewitteana 'White Dazzler' che segnalano il passaggio al parcheggio. Il rapporto con le opere d'arte Il giardino del mattino ricorda un piccoIl geranio riprende la disposizione del giardino primaverile creando una fascia speculare rispetto all'ingresso.

2

lo anfiteatro e la composizione vegetale è l'assoluta protagonista del luogo con caratteri ornamentali molto appariscenti. Un luogo prezioso e lussureggiante destinato al piacere di stare all'aperto in cui il riferimento ai giardini di Ferrante Gorian è più esplicito. Per non entrare in conflitto con questa immagine si è disposta un'opera dal valore puramente formale: Forma plastica. Il manufatto si adatta alla conformazione spaziale con uno sviluppo elicoidale proiettato verso il cielo e nella sua semplicità non appesantisce una zona di riposo, anzi fa da contorno ai lunghi amenti che si succedono in tutte le stagioni dell'anno. Le erbacee corrispondono al desiderio di pretendere nuove sensazioni dalle piante e dai fiori. (Ferrante Gorian)


59



Postfazione

pagina a fronte Toni Benetton, Forme Ogivali, 1967

Ville dello Stato da terra della Repubblica veneta: omologie di un paradigma progettuale conservato per secoli nel quale il giardino era spazialmente e funzionalmente connesso non solo con l’edificio cardinale (la residenza padronale) ma anche con gli altri fabbricati del complesso (cappella, barchesse, rimesse, scuderie e altri annessi); più a lungo nel tempo, dal mediceo Giardino di San Marco fino alle architetture e alle ‘folies’ romantiche, giardini come luoghi di sculture e di manufatti: rappresentazioni del potere, luoghi di piacere, spazi di meditazione o di ispirazione artistica ma, sempre più spesso, luoghi di esposizione. Il giardino di Villa Marignana a Mogliano Veneto è entrambe le realtà. Riccardo Battel, attraverso un approfondito excursus storiografico, nella sua ricerca ha messo bene in evidenza l’evoluzione storica sia del complesso sia del contesto territoriale sapendo, nello stesso tempo, rilevare e analizzare puntualmente la componente vegetale per valutarne gli aspetti fondamentali (consistenza, qualità biologica, fitosanitaria e paesaggistica). L’autore ha proposto un progetto di restauro del giardino storico di questo complesso individuando e specificando i criteri da seguire per riconnettere gli elementi vegetali alla villa e ai suoi annessi e armonizzarli anche per le nuove funzioni richieste e, nello stesso tempo, assicurando la massima visibilità e significatività alle opere di Toni Benetton (la villa è già sede del museo a lui dedicato). Sulla base della disposizione della villa e degli annessi, nel suo progetto Riccardo Battel ha organizzato gli spazi del giardino in sei ‘distretti’. Cinque sono funzionali allo scorrere del tempo: uno per ogni stagione (in modo da poter fruire il giardino per tutto l’anno) e uno, come luogo di buon auspicio, per l’inizio della giornata; l’ultimo distretto (la ‘Collina del Mistero’) è spazio arcano di introspezione delimitato da una cortina di tigli e contraddistinto dalla presenza centrale della scultura ‘Cristo’ e, in asse con questa, da quella intitolata ‘Studio di un fiore’. Come botanico che si interessa della componente vegetale dei giardini storici posso affermare che merito di questo progetto di restauro è stato quello di proporre il riordino del verde del parco senza stravolgere le forme e le visuali esistenti lasciando buona parte degli alberi e degli arbusti presenti o, quando necessario, sostituendoli con esemplari delle stesse specie. Le ‘introduzioni’ hanno riguardato prevalentemente le erbacee perenni, cioè quelle piante che, per motivi culturali e per cause colturali e biologiche, in un giardino sono più facilmente oggetto di cambiamenti e/o sostituzioni nel corso del tempo. Una considerazione conclusiva. Negli ultimi decenni sono diventati sempre più numerosi gli ‘sculpture gardens’, cioè giardini o aree urbane, agricole o forestali in cui vengono inserite forme di arte visiva (sculture, installazioni, etc.) anche molto pregevoli; sempre più spesso essi non sono altro che dei veri e propri contenitori ‘commerciali’ in cui la componente vegetale ha la debolezza di essere praticamente inutile, se non banale, perché non correlata con i manufatti artistici proposti. A questo punto è realmente da augurarsi che i contenuti del progetto di recupero del giardino di Villa Marignana diventino realtà.

Paolo Grossoni Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari ed dell’Ambiente Università degli Studi di Firenze

61


Bibliografia

Antinucci F. 2014, Comunicare nel museo, Editori Laterza, Bari.

Uzzani G. 2008, Henry Moore e la fortuna della scultura en plein air, E-Ducation, Firenze.

Scazzosi L. 1993, Il giardino opera aperta: la conservazione delle architetture vegetali, Alinea, Firenze.

Barbieri G. 2015, I giardini delle ville venete. Un nuovo sguardo, Terra Ferma, Crocetta del Montello.

Visentini M. A. 1988, Il giardino veneto. Tra sette e ottocento e le sue fonti, Edizioni il Polifilo, Milano.

Verey R. 1991, Il giardino: forme e colori, Tecniche Nuove, Milano.

Bay M., Quadri L. 1999, Geoffrey Jellicoe. Dall'arte al giardino, Il verde editoriale, 1999.

Visentini M. A., Zannier I., Assunto R. 1988, Il giardino veneto. Storia e conservazione, Electa, Milano.

Chiovaro S., Maffei P. S., Ulmer C. 2001, Ville venete. La provincia di Treviso, Marsilio, Venezia.

Visentini M. A., 2004, Topiaria. Architetture e sculture vegetali nel giardino occidentale dall'antichitĂ ad oggi, Canova, Treviso.

Bibliografia tematica

Crespi M. S., Righetti M. C., Larcher L. C., Musini L., Renda A., Zanardo M. C., Favaro A. 2005, Il Terraglio. La storia le ville e l'arte di un'antica via, Canova, Treviso. Ercole S. 1985, Dell'arte dei giardini inglesi (ristampa 1813), L.S. Olschki, Firenze. Gianelli I. 2008, Il giardino delle sculture fluide di Giuseppe Penone, Allemandi, Torino. Minucciani V. 2005, Il museo fuori dal museo. Il territorio e la comunicazione museale, Lybra, Milano. Mosser M., Teyssot G. 1999, L'architettura dei giardini d'occidente. Dal rinascimento al novecento, Electa, Milano. Muraro M. 2000, CiviltĂ delle ville venete, Canal & Stamperia, Venezia. Phillips M., Stephens C. 2002, Barbara Hepworth sculpture garden. St Ives, Tate, London. Plumtre G. 1990, Il giardino d'arte. Cinquecento anni di storia e di pratica, Rizzoli, Milano. Ranellucci S., Minissi F. 1992, Museografia, Bonsignori, Roma.

Bibliografia scelta Baldin L., Barbero L. M., Bianchi G. 2004, Laboratorio di scultura europeo, Grafiche Arcari, Mogliano Veneto. Batacchi F. 1991, Benetton. 1/Il ferro, Marsilio, Venezia. Bianchi G. 2001, Magiche forme. Disegni e sculture di Toni Benetton, Canova, Treviso Bibliografia di progetto Baldan Zenoni Politeo G. 1993, Intorno al giardino: lezioni di storia, arte, botanica, Guerini e associati, Milano. Gorian F. 2013, I giardini di Ferrante Gorian, Duck, Castelfranco Veneto. Hodgson J. 2015, Great garden design, Frances Lincoln, Islington. Oudolf P., Kingsbury N. 2011, Piet Oudolf: Landscape in Landscape, Thames & Hudson, London. Page R. 1994, L'educazione di un giardiniere, Umberto Allemandi & C, Torino.

Zanfi C. 2014, I giardini di Piet Oudolf, Bolis, Azzano San Paolo.


Indice

Presentazione Emanuela Morelli

5

La civiltĂ della villa veneta

7

Tre colori tra luci e ombre

15

Le analisi degli spazi aperti

17

Il progetto tra conservazione e innovazione

25

Scenario

27

Progetto Generale

29

Il disegno tra Terra e Cielo

33

Il giardino primaverile

35

Il prato estivo

41

La collina del mistero

45

Il sottobosco invernale

49

Il prato autunnale

53

Il giardino del mattino

57

Postfazione Paolo Grossoni

61

Bibliografia

62


Finito di stampare per conto di didapress Dipartimento di Architettura UniversitĂ degli Studi di Firenze Giugno 2018



Di fronte alla sua estrema variabilità, il paesaggio trova forse una definizione nei limiti spaziali più che nei suoi contenuti informativi. Compreso tra la Terra e il Cielo, al suo interno nascono dinamiche intense tra gli elementi che lo compongono, alle volte inconsuete come nel caso di Villa Marignana dove un tempo i contadini raccoglievano i frutti della Terra mentre oggi accoglie il ferro, lavorato da Toni Benetton, che sale verso il Cielo. La comprensione delle vicende storiche che hanno accompagnato l’evoluzione di questa Villa Veneta è stata il punto di partenza della ricerca. Questa, rivolgendo particolare attenzione alle connotazioni degli spazi aperti ha messo in luce il passaggio dalla funzione agricola a quella ricreativa e infine a quella museale. L’incontro tra Arte e Natura sembra essere la costante di questo bene storico-artistico grazie anche al lascito di ornamenti e statue che, a partire dagli anni ‘60 del Novecento, si è arricchito delle opere d’arte di Toni Benetton. Una simbiosi tra tradizione architettonica e innovazione artistica che si è concretizzata nel 2000 con l’apertura al pubblico del museo all’aperto, non fermandosi qui, ma aprendosi a nuovi scenari di sviluppo. Il progetto pertanto mette in relazione il passato con il presente e il futuro del luogo, esplorando problematiche specifiche della disciplina dell’architettura del paesaggio, inerenti le modalità di conservazione di un giardino storico e l’integrazione di una nuova funzione museale. Gli obiettivi, di conseguenza, rispondono coerentemente alle diverse necessità, cercando di ottimizzare l’ambientazione dei manufatti artistici e contemporaneamente di tutelare il palinsesto vegetale esistente. Riccardo Battel, Portogruaro, 1993, dottore in architettura del paesaggio. Durante il ciclo di studi triennale in Pianificazione Urbanistica e Territoriale presso l’Università IUAV di Venezia è rimasto affascinato dal tema dell’Architettura del Paesaggio e in particolare modo dalla Storia del Giardino. Dedica la parte conclusiva dei suoi studi al rapporto tra arte e natura ed elabora un progetto di valorizzazione del museo all’aperto di Villa Marignana. Si è laureato nel dicembre del 2017 con Emanuela Morelli.

ISBN 978-88-3338-033-9

ISBN 978-88-3338-033-9

9 788833 380339


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.