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Una metodologia patrimoniale per il paesaggio
PPTR della Puglia l’impianto analitico, progettuale e normativo è articolato nelle tre strutture idro-geomorfologica, ecosistemica e ambientale, antropica e storico-culturale, a loro volta suddivise in componenti. Il PIT della Toscana concettualizza il paesaggio come esito dell’intreccio di quattro invarianti strutturali (caratteri geo-idrologici, ecologici, insediativi e dei sistemi agro-ambientali). Paradigmi e metodologie interpretative di tipo strutturale sono presenti nel QTRP della Calabria, nel PPR della Sardegna e nel PPR del Friuli-Venezia Giulia. Tra i piani citati, quelli della Puglia e della Toscana hanno sviluppato un approccio di tipo patrimoniale6 che legge la componente di lunga durata del paesaggio come deposito di regole progettuali per la gestione sostenibile delle risorse, la prevenzione dei rischi ambientali, l’individuazione di modalità insediative virtuose, la creazione di politiche per lo sviluppo locale auto-sostenibile, la fornitura di servizi ecosistemici, la preservazione e riproduzione della bellezza paesaggistica (Mininni 2011; Albrechts et al. 2020; Barbanente 2019; Marson 2016b). Considerare il paesaggio come struttura patrimoniale di ruolo multifunzionale può orientare gli apparati analitici e interpretativi dei piani verso una maggiore multidisciplinarietà e aprire la strada alla formulazione di politiche di tipo integrato e intersettoriale per il territorio regionale.
Una metodologia patrimoniale per il paesaggio Le traiettorie tracciate dall’approccio patrimoniale, nelle diverse esperienze di pianificazione territoriale e paesaggistica in cui è stato applicato, compongono un quadro piuttosto diversificato, nel quale è possibile comunque identificare una filiera metodologica comune. I principali passaggi di cui questa si compone, tutti trattati all’interno di elaborati cartografici e testuali, sono i seguenti. Il primo è la descrizione dei caratteri identificativi delle strutture territoriali (così come definite nel PPTR Puglia) o delle invarianti strutturali (come vengono definite nel PIT toscano), di norma riferiti ai tematismi fondamentali degli aspetti geologici e idrologici, degli ecosistemi e dei sistemi insediativi7. Questo passaggio è funzionale a scomporre il paesaggio nelle sue componenti fondamentali, affidandole a specifiche letture disciplinari che possono anche adottare paradigmi analitici comuni8 .
6 Per approfondimenti sull’approccio patrimoniale si veda il capitolo Il progetto patrimoniale di questo volume. 7 Nel piano della Puglia le strutture territoriali sono tre e quella insediativa comprende anche lo studio dei paesaggi rurali. In quello della Toscana sono quattro e i paesaggi agricoli rappresentano tematismo a sé stante. 8 È il caso del concetto di morfotipologia o di morfotipo impiegati rispettivamente nei piani pugliese e toscano. Nel PIT toscano il morfotipo è definito come la “combinazione strutturata di singole componenti spaziali (rappresentabili, misurabili, valutabili), rintracciabile per analogia formale in più di un contesto” (Magnaghi 2016, p. 153). I morfotipi di una specifica invariante possono essere, a loro volta, concepiti come esito dell’intreccio di fattori appartenenti alle diverse strutture territoriali. Sia nel PPTR Puglia che nel PIT Toscana, ad esempio, il morfotipo rurale è definito come uno specifico assetto paesaggistico dato dalla combinazione fra caratteri geomorfologici, agronomici e, in
Accanto alle letture di tipo strutturale del paesaggio regionale, si svolgono spesso delle indagini tematiche (definite nel piano pugliese “descrizioni analitiche”) su aspetti come l’archeologia del territorio – finalizzata a ricostruire le diverse fasi di “territorializzazione (Turco 1988) –, l’iconografia del paesaggio e i suoi processi di estetizzazione, la storia e l’evoluzione dei paesaggi agricoli ecc. In seguito, con riferimento alle singole strutture/invarianti del territorio, vengono identificati aspetti di valore e di criticità. Gli elementi di valore sono solo in rari casi intesi come oggetti fisici mentre più spesso viene loro attribuito un ruolo di regola o principio generativo del paesaggio, che ne ha guidato l’evoluzione, contemperandola con un uso sostenibile delle risorse. Alcuni esempi. Nel territorio collinare può essere riconosciuto come principio di ruolo patrimoniale il disporsi degli insediamenti sui supporti più vocati da un punto di vista geomorfologico: collocazione che, da un lato assicura stabilità (e, in passato, sicurezza strategica), dall’altro consente di risparmiare dagli effetti dell’artificializzazione il suolo agricolo dei versanti, e di stabilire relazioni di prossimità multifunzionale tra insediamenti e tessuto agroforestale. Per quanto riguarda i paesaggi rurali, si selezioneranno, tra gli aspetti di valore, le prestazioni svolte dalla maglia agraria (composta dal reticolo idraulico minore, dal sistema della viabilità campestre e dalla rete di vegetazione non colturale) in relazione ai seguenti aspetti: lo smaltimento delle acque superficiali, il mantenimento della biodiversità e della connettività antropica, intesa come possibilità di percorribilità e fruizione del territorio rurale. Le criticità sono, invece, intese come fenomeni, potenziali o in atto, che possono compromettere la preservazione e la riproducibilità del patrimonio territoriale. La loro identificazione pone problemi maggiori, in particolare per quanto attiene alle dinamiche del territorio rurale: mentre, infatti, negli ambiti urbanizzati alcuni fenomeni che provocano criticità sono macroscopicamente visibili (per esempio, la saldatura dei centri abitati lungo le direttrici viarie), nel territorio aperto è frequente osservare uno slittamento temporale tra dinamiche in corso e la loro ripercussione sul paesaggio. Per esempio, i processi di ricolonizzazione dei terreni agricoli da parte del bosco si manifestano (dal punto di vista satellitare e di conseguenza nelle operazioni di fotointerpretazione) solo dopo alcuni anni dall’avvenuto abbandono dei coltivi. Pertanto, una prefigurazione efficace delle criticità, specie in ambito rurale, richiederebbe una mole di lavoro, analitico e interpretativo, particolarmente onerosa. A oggi ci pare che questa fase della costruzione dei quadri conoscitivi sia tra le più difficoltose sul piano metodologico.
una certa misura, insediativi a cui possono essere associate diverse modalità di gestione (Baldeschi et al. 2016).
Dopo la produzione di singole letture disciplinari che hanno condotto all’identificazione di valori e criticità per ogni struttura/invariante, occorre attuare il fondamentale passaggio della loro ricomposizione in elaborati di sintesi. Vengono così redatte carte del patrimonio territoriale e paesaggistico e delle criticità complessive. La realizzazione delle interpretazioni di sintesi patrimoniale coincide con un passaggio molto delicato legato alla non facile ricerca di una dimensione di integrazione (che non deve essere una semplice giustapposizione) dei valori identificati da ciascuna struttura territoriale9. Infatti, nei piani esaminati, il patrimonio territoriale e paesaggistico è definito come “insieme delle strutture di lunga durata prodotte dai processi di territorializzazione/coevoluzione, di cui è riconosciuto il valore per le generazioni presenti e future”10 (Disciplina del PIT, art. 6, c.1). Inoltre, è in questa fase di ricomposizione multidisciplinare che si può affrontare la soluzione di eventuali situazioni di conflitto tra letture che possono dare luogo a contraddizioni. Quanto all’identificazione delle criticità di sintesi, il nodo maggiormente problematico è il tentativo di spazializzare cartograficamente fenomeni e processi difficilmente perimetrabili e non sempre localizzabili, sia per la scala alla quale opera un piano paesaggistico regionale, sia per il carattere intrinsecamente dinamico dei suddetti fenomeni11. Abachi delle criticità, composti da una descrizione testuale del problema osservato, corredata da una loro spazializzazione in una situazione tipo, potrebbero rivelarsi in questo senso più efficaci. L’uscita progettuale dei piani territoriali paesaggistici impostati sull’approccio patrimoniale è contenuta in una parte cosiddetta “statutaria”, che enuncia le regole di preservazione e riproduzione dei patrimoni paesaggistici, e in una più propriamente strategica, che individua gli scenari di trasformazione e i relativi assi programmatici e progettuali. Negli ultimi anni molti piani hanno collegato l’attuazione della strategia ai progetti integrati di paesaggio (Peano 2009; Fanfani e Perrone 2012; Pascolini 2019) che agiscono su assi tematici come il recupero ambientale, l’agricoltura multifunzionale, la rigenerazione urbana, lo sviluppo di reti di trasporto integrate. Il PPTR della Puglia è stato tra i piani apripista in questa direzione, con i cinque progetti territoriali per il paesaggio: la Rete Ecologica Regionale, il Patto città-campagna
9 Un esempio di questa integrazione è documentato nel PIT toscano. In buona parte delle colline plioceniche toscane è emerso che alcuni mosaici colturali, tipicamente connessi a insediamenti rurali storici, fossero classificati come aree di valore patrimoniale da più punti di vista: sia dal punto di vista ecologico – perché coincidenti con le High Nature Value Farmland identificate nella Strategia regionale per la biodiversità (Lombardi et al. 2016) –, che da quello dell’estetica e del funzionamento del paesaggio rurale, che dal punto di vista insediativo, in quanto porzioni di territorio di ruolo strategico per il mantenimento e il rafforzamento del policentrismo. 10 Sulla complessità di questo punto, ovvero il riconoscimento del patrimonio territoriale e paesaggistico da parte della comunità insediata/società, si veda il paragrafo conclusivo del capitolo Il progetto patrimoniale in questo volume. 11 Per esempio, la sostituzione delle colture a mosaico con monocolture specializzate è un fenomeno che non può essere agevolmente mappato alla scala 1:50.000 tipica di un piano regionale e che è, inoltre, soggetto a dinamiche di cambiamento legate alla variabile temporale e alle modalità di conduzione delle aziende (a loro volta connesse alla presenza di incentivi finanziari e così via).