Numero 19 ottobre novembre 2013

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klimt - Le tre età delle donne Galleria Nazionale d'Arte Moderna Roma

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Dall'europa con le donne all'Europa per le donne di Giulia Silvestri La Casa delle donne per non subire violenza, una realtà ancora troppo isolata di Laura Pergolizzi Associazioni femminili presenti a Bologna: alcune realtà di Giulia Silvestri L’Assunzione collettiva di una giovane libraia. Com’è andata a nire?

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Franca Rame amore e vita su un palcoscenico di Sara Spartà Sono questo: donna e ribelle. Contro la ma a di Valeria Grimaldi La redazione: redazione@diecieventicinque.it http://www.diecieventicinque.it/ 1968

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Dall'europa con le donne all'Europa per le donne

di Giulia Silvestri Parità e valorizzazione delle differenze sono due finalità che sembrano agli antipodi. Lo sono davvero, o per la legge è possibile raggiungere la prima senza annullare l'individualità della persona che ci si trova di fronte? Bisogna anche chiedersi se parità significhi pari trattamento per tutti, o creare le condizioni affinché le persone, nonostante le differenti condizioni economiche, sociali o di genere, possano affrontare le stesse situazioni con le medesime potenzialità e i medesimi mezzi. Choisir la cause des femmes, un movimento che nasce nel 1971 in Francia con l'obiettivo primario di depenalizzare l'aborto, in questi anni si è occupato di trovare un equilibrio fra l'obiettivo della parità di genere e quello della valorizzazione del ruolo dell'uomo e di quello della donna nella società. Dal 2006 ha cominciato ad analizzare tutte le legislazioni degli Stati Membri, con lo scopo di riunire sotto un'unica Clausola le disposizioni normative che riunite insieme renderebbero migliore la vita delle donne europee. Gli ambiti analizzati sono cinque: la scelta della procreazione, la famiglia, la violenza, il lavoro, la politica. È singolare notare l'assenza di Paesi quali la Germania e il Regno Unito, un po' meno sorprendente, forse, è l'assenza delle leggi italiane. Rispetto i diritti politici, quelli conquistati con più fatica e per i quali esistono voragini di più di cinquant'anni tra il riconoscimento in alcuni Stati europei rispetto ad altri, la scelta di Choisir è

ricaduta sulla legislazione belga. In Belgio, dal 2002, la Costituzione garantisce la parità politica tra uomini e donne, favorisce una parità di accesso ai mandati elettivi e pubblici e assicura la presenza femminile nel Consiglio dei Ministri e nei governi delle comunità e delle regioni. Grazie a questa costituzionalizzazione, quello stesso anno sono state previste tre leggi che impongono la parità assoluta nelle liste dei canditati, rispettivamente per il Parlamento Europeo, per le Camere legislative federali e il Consiglio della Comunità germanofona, per il Consiglio regionale vallone, quello fiammingo e quello della regione di Bruxelles Capitale; contemporaneamente è stato previsto l'obbligo dell'alternanza tra uomo e donna dei primi due candidati iscritti nelle varie liste. Un ulteriore passo avanti è stato quello di aver previsto l'irricevibilità effettiva delle liste non conformi alle norme suddette: in questo modo il Belgio ha reso concrete, e soprattutto egualitarie rispetto agli uomini, le possibilità per le donne di entrare in politica. Un altro campo nel quale le donne hanno sempre subito discriminazione è quello del lavoro. In moltissimi Paesi essere

donne lavoratrici significa lavorare di più e guadagnare di meno, a parità di incarico e funzione, rispetto a un collega uomo. Questo accade anche in Francia, eppure Choisir ha scelto la legislazione di questa Nazione per la Clausola. In questi ultimi anni il Codice del lavoro francese è cambiato, il governo sta varando diversi disegni di legge per rafforzare la lotta alla diseguaglianza tra generi e nell'ultimo anno molte aziende hanno subito sanzioni molto alte per non aver riconosciuto identici salari a uomini e donne. Oltralpe anche il regime pensionistico, i diritti economici e quelli sociali, rendono migliore la vita lavorativa e post-lavorativa delle francesi. Se un giorno la "Clausola dell'europea più favorita" venisse adottata dall'Unione, permetterebbe l'applicazione delle leggi più avanzate per tutte le donne rispetto queste fondamentali tematiche ed esse non subirebbero un trattamento differenziato (più o meno favorevole) a seconda del Paese di residenza.

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La Casa delle donne per non subire violenza, una realtà ancora troppo isolata La violenza come manifestazione d’affetto è una mistificazione, mentre a farla scattare è il potere di controllo: l’uomo che maltratta per sentirsi sicuro nella relazione sente l’esigenza di dominare. La violenza non è un conflitto: in un conflitto i due contendenti hanno forze paritetiche, c’è consenso nel confliggere e non c’è un esito scontato. Qui invece vi è una grande disparità di forze in campo e, al contrario degli episodi di conflitto, non vi è il consenso della donna che piuttosto vive nel continuo tentativo di evitare lo scontro. Nel mondo dei sentimenti le donne vengono cresciute con il mito del principe

di Laura Pergolizzi DIECIeVENTICINQUE incontra la Casa delle donne per non subire Violenza di Bologna. Intervista ad Angela Romanin, responsabile formazione della casa delle donne per non subire violenza di Bologna. La violenza sulle donne è oggetto di attenzione dei media solo da pochi anni. Quali sono i risultati attuali del monitoraggio del fenomeno? Il fenomeno della violenza di genere è sommerso. Quello che emerge ancora oggi è, purtroppo, piccola parte. Dobbiamo considerare che l’unica indagine che abbiamo a disposizione è quella Istat del 2006. Da questa emerge che il 30% delle donne che subiscono violenza non ne parla con nessuno e, dato ancora più preoccupante, arriva a denunciare solo una percentuale compresa tra il 4 ed il 9 percento. Questi dati preoccupanti sono spia di un fenomeno radicato, strutturale. Spesso le donne confondono la violenza psicologica o fisica con manifestazioni di un sentimento amoroso. Quali sono gli strumenti che utilizzate per mutare questa percezione? Non sono solo le donne che subiscono violenza a pensarla così: viene spesso rafforzata l’idea che questa sia il modo maschile di agire nei rapporti in famiglia. L’Istat informa che circa un terzo delle donne adulte è vittima di violenza, il 15% delle quali viene maltrattata da parte del partner o ex.

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azzurro, per cui il primo impatto con la violenza genera incredulità e colpevolizzazione di sé. L’aspetto affettivo reciproco, comunque presente, complica la possibilità per le donne di uscire dalla relazione. Le perdite concrete, immediate, l’affetto di un compagno, la sicurezza, la casa, molte volte il sostentamento stesso per sé e i propri figli di fatto sono controbilanciate da benefici solo futuri, aleatori e che riguardano l’idealità e i valori. Le donne che lasciano il compagno devono anche affrontare il lutto per la perdita della relazione, per questo il primo approccio dei centri antiviolenza deve risiedere nell’ascolto e nel rispetto per le scelte della donna. Il secondo passo è quello di pianificare l’allontanamento, che è il momento più delicato e pericoloso.

ritardo di oltre vent’anni rispetto agli altri paesi europei. Gli ultimi governi hanno stanziato alcuni fondi per progetti, ma è mancato il coordinamento di un intervento stabile, un Piano d’Azione integrato il cui modello non manca in altre realtà europee. Essenziali per un efficiente piano nazionale sono: la presenza di un Osservatorio, la formazione curriculare per tutte le categorie professionali, la promozione di campagne di sensibilizzazione, e finanziamenti regolari per i centri antiviolenza.

stabili potremmo fissare i colloqui in tempi brevi mentre, al contrario, dobbiamo rinviarli. Il nostro centro antiviolenza è dotato di vari posti letto per accogliere le donne che si allontanano da casa, ma comunque insufficienti rispetto alla normativa europea. Molti altri centri non hanno la stessa possibilità e si limitano ad offrire servizi di supporto incompleti. Le percentuali parlano di un Paese che copre solo il 6% della richiesta di ospitalità in case rifugio. Il 25 Novembre è la Giornata mondiale della violenza sulle donne. La Casa delle donne contribuirà con l’ottava edizione del Festival “la violenza illustrata”… Il 25 Novembre è una giornata di grande importanza e la celebriamo da otto anni con il Festival, ma gli eventi della Casa delle donne si svolgono durante tutto l’anno. Il Festival è frutto di una forte motivazione. Si parlerà di violenza di genere, intesa non solo come violenza fisica ma anche psicologica, economica, legata agli stereotipi. Il programma sarà presto disponibile sul nostro sito www.casadonne.it Il cartellone è molto ricco…ed un solo giorno non ci sembra mai sufficiente!

I Centri Antiviolenza in Italia nascono solo negli anni Novanta, all’estero già dal Settanta. Il nostro centro, inaugurato nel 1990, usufruisce dall’anno scorso di Fondi del Dipartimento Pari Opportunità a seguito della partecipazione ad un La vostra associazione usufruisce di concorso: abbiamo i fondi per tenere fondi pubblici e privati. Sono sufficienti? aperta una casa rifugio di emergenza per i Quali le criticità del sistema a livello prossimi due anni, e poi? Per i successivi normativo? due anni dovremo trovare altri fondi e così via. I fondi ulteriori del Comune e di Lo Stato ha iniziato ad occuparsi della altri Comuni della Provincia – che vanno questione molto tardi. I primi interventi a finanziare le nostre attività, compresi i normativi risalgono al 2001, e la prima tre rifugi a indirizzo segreto – non sono indagine Istat, come già detto, al 2006. sufficienti, nonostante il bacino degli Nonostante la Legge sullo Stalking, utenti sia in vistoso aumento. Quest’anno l’adesione alla Convenzione di Istanbul cento donne in più rispetto alle circa non ancora entrata in vigore ed il recente seicento stimate negli anni precedenti, dibattito sul femminicidio, risultiamo in hanno chiesto aiuto; se ci fossero fondi

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ASSOCIAZIONI FEMMINILI presenti a BOLOGNA: alcune realtà segreto in cui vengono ospitate donne che hanno urgenza di allontanarsi dal contesto familiare violento; se hanno dei figli, all'interno delle strutture verranno ospitati anch'essi. Qui le donne possono restare per un massimo di cinque mesi e durante la convivenza continuano ad essere di Giulia Silvestri seguite dalle operatrici del Centro. Alle donne che entrano in contatto con CASA DELLE DONNE PER NON l'associazione vengono forniti vari gruppi SUBIRE VIOLENZA di sostegno, tra i quali il Gruppo delle La Casa delle donne per non subire mamme nato nel 2007, in cui le madri con violenza di Bologna si trova in via figli che hanno subito violenza possono dell'Oro, poco lontano da Porta confrontarsi, e il Gruppo Nontiscordarte Castiglione. È attiva dal 1990 e negli anni nel quale si lavora sull'autostima e la ha aumentato, nonostante le difficoltà valorizzazione personale, che esiste dal dovute alle progressive riduzioni dei 1991. finanziamenti pubblici, i servizi a disposizione delle donne. Il Centro di Dal 1995 esiste un progetto parallelo accoglienza si occupa di assistere le collegato al Centro: Oltre la strada. Esso donne, prima attraverso un colloquio si occupa del contrasto allo sfruttamento telefonico e poi con colloqui personali, delle donne migranti, della lotta alla tratta nel percorso di uscita dalla situazione di di esseri umani ed del reinserimento di violenza. L'associazione è fornita anche di queste donne nel mondo del lavoro, dopo due Case rifugio, appartamenti a indirizzo aver loro fornito un'assistenza legale. Qui i contatti: Via dell'Oro, 3 Bologna ! se hai bisogno di aiuto: 051 333173 - casadonne@women.it ! se vuoi informazioni: info.casadonne@women.it ! progetto Oltre la strada: aolas.casadonne@women.it ! servizio minori: minori@women.it .................................................................... AGORÀ DEI MONDI Agorà nasce nel 2002 a Bologna ed opera in tutta l'Emilia Romagna. Questa associazione è formata da donne italiane e straniere e si pone l'obiettivo dell'integrazione degli immigrati nella nostra società; più nello specifico, si occupa delle donne immigrate impegnandosi per la loro emancipazione, cercando di farle inserire nel mondo del lavoro. A sostegno di queste donne vi è anche lo Sportello di orientamento e informazione, al quale esse possono rivolgersi per qualsivoglia bisogno inerente alla loro vita (bambini, lavoro, discriminazione). Un altro servizio che viene offerto è quello dei corsi di lingua, per favorire ancora di più l'inserimento nella vita in questo paese. Vengono svolti poi vari eventi culturali che insegnano a rispettare le varie culture e diversità. Le associate posso trovare lavoro anche tramite l'attività di mediazione linguistica negli enti pubblici. Infine Agorà collabora spesso con il Coordinamento Femminile CISL Emilia Romagna per

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aumentare la sensibilizzazione sui problemi che le donne straniere devono quotidianamente affrontare. Qui i contatti: via A. da Faenza 14\a Bologna ● 051353980 - agoradeimondi@larok.org ....................................................................

Infine, un terzo importante settore di intervento è la messa a disposizione di consulenze legali e di una psicologa per situazioni di stalking, violenza, separazione e divorzio, affidamento e adozione, diritti civili e amministrativi ed infine situazioni patrimoniali. Per quanto riguarda la violenza e lo stalking, l'UDI collabora con la Casa delle donne per non subire violenza. Qui i contatti: via Castiglione 26 Bologna ● 051232313 - udibo@libero.it .................................................................... PROGETTO DONNA DIVERSITY MANAGEMENT Ancora oggi il problema della diseguaglianza e dell'integrazione delle donne nel mondo del lavoro, è molto sentito. Dal 1989 alcune donne dirigenti si UDI: UNIONE DELLE sono unite in un'associazione con il fine di DONNE ITALIANE accrescere la competenza e l'inserimento Qual è stato il contributo delle donne delle donne nell'ambito lavorativo. In nella storia del nostro Paese, e soprattutto questo senso, l'associazione si è attivata qui a Bologna? Una risposta a questa attraverso vari corsi di formazione e domanda ce la può dare l'UDI, che nel suo tramite diversi convegni. archivio raccoglie una vasta quantità di La sede centrale dell'associazione si trova documenti testimoni delle donne del a Bologna ma in più di vent'anni si è passato. In tutta la provincia di Bologna, allargata a tutta l'Italia ed è anche nei vari comuni limitrofi alla città e nella conosciuta a livello europeo. città stessa, è presente il progetto Perché Diversity Management? Per "Sportello Donna", attivo dal 1980. Qual sottolineare l'importanza delle differenze è la sua funzione? Ad esso ci si può tra uomo e donna all'interno delle aziende, rivolgere per avere informazioni e sia pubbliche che private, e per rimarcare consulenze in merito a diverse tematiche l'importanza delle pari opportunità da quali la convivenza di fatto, l'affidamento offrire ad entrambi i generi. dei minori, il diritto di visita e tutte le Qui i contatti: via Milazzo, 5 Bologna altre dinamiche che si vengono a creare ● 0514211856 ogni giorno all'interno delle famiglie. ● progdonna@protettodonna.net

CIRCOLO ARCILESBICA BOLOGNA Quando si parla di diritti e discriminazioni nei confronti degli omosessuali, raramente vengono in mente le lesbiche. Anche in questo campo le donne vengono poco considerate. Qui a Bologna abbiamo il Circolo ArciLesbica che ci ricorda che le donne esistono, che anche le donne amano le donne, che anche loro devono essere considerate quando si parla di omosessualità. Il Circolo si propone di favorire il riconoscimento dei diritti, civili e non, e di combattere il pregiudizio: per fare questo organizza la formazione all'interno delle scuole ed eventi rivolti a tutta la collettività. Esso si occupa di promuovere l'arte e e la cultura lesbica tramite conferenze, corsi e spettacoli; organizza anche attività ricreative volte alla socializzazione delle associate e non. Si impegna infine: a garantire il diritto alla salute e al benessere psicofisico delle donne lesbiche; a trattare con le istituzioni producendo proposte sul piano politico e legislativo. Qui i contatti: via Don Minzoni, 18 - Bologna ● bologna@arcilesbica.it

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L’ASSUNZIONE COLLETTIVA DI UNA GIOVANE LIBRAIA. Com’è andata a finire? Sono già passati alcuni mesi da quando, nell’inverno del 2012, la Libreria delle donne di Bologna lanciava l'iniziativa dell'Assunzione collettiva, una campagna di azionariato diffuso grazie alla quale, attraverso una raccolta di quote (100 euro all’anno per 4 anni) versate da sostenitori spontanei, una giovane donna avrebbe avuto la possibilità di essere regolarmente assunta all’interno della libreria per la durata di quattro anni. 133 sottoscrizioni, un ottimo traguardo. Ne mancano ancora 17. Ci sentiamo soddisfatte non solo per le sottoscrizioni in sé, ma soprattutto per il fatto che queste provengono un po’ da tutte le parti. Ci siamo sentite condivise dalle persone che singolarmente, oppure in gruppi spontanei o associazioni, non hanno esitato a sostenerci.” Allora le promotrici erano alla ricerca di numero delle sottoscrizioni ha permesso a Valentina, giovane libraia di 29 anni, di essere assunta collettivamente all’interno della Libreria:“ lavorare a fianco di chi è pronto ad insegnarmi tutto quello che c’è da sapere è per me stimolante, il mestiere della libraia è bellissimo”. Che le buone idee si trasformino in atti concreti e raggiungano risultati di successo, oggi è una rarità: a rendere prezioso il lavoro di queste donne, certamente, è dato dalla forza di volontà che le conduce su un terreno sterrato, pieno di imprevisti; ai lati della strada si potrebbe trovare un muro o un orizzonte aperto. La lunga passeggiata è solitaria, e lo Stato non fa nulla per accompagnare le persone intraprendenti, anzi, se può mette qualche pietra in più sul percorso. Vedere che al di là delle illogicità del mercato del lavoro, resistono ancora piccole realtà come questa, è rassicurante: vedere che esistono ancora sentimenti tesi alla nobiltà del lavoro riempie i cuori di speranza. Tanti auguri Valentina. L’intervista del 27 Aprile 2012 è disponibile a questo indirizzo: http://www.diecieventicinque.it/2012/04/2 7/per-dare-futuro-bisogna-saper-mantener e-un-presente/

Nell'intervista rilasciata nell’Aprile del 2012 a DIECIeVENTICINQUE da Alessandra Casarini, Rita Borgioli e Licia Pansini (alcune tra le fondatrici della libreria nel 1996), l’entusiasmo era tangibile: “L’assunzione collettiva è stata linfa vitale per noi. Abbiamo raggiunto le

una giovane ragazza che amasse la scrittura delle donne e che avesse soprattutto voglia di lavorare in gruppo e senza gerarchie al fine di mettere a sua disposizione tutti gli strumenti per imparare il mestiere della libraia. Oggi il loro obiettivo è stato raggiunto: il

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dell’ideologia sessantottina in palcoscenico, con spettacoli di controinformazione politica, pungenti e feroci. Come “Morte accidentale di un anarchico” che riprende il caso della morte dell’anarchico Pinelli, con il gruppo di lavoro La Comune. In prima fila a partire dagli anni ’70 nel movimento femminista italiano. “Tutta casa, letto e chiesa” racconta in maniera splendida la condizione della donna in una brillante chiave ironica. Geniale, comica, profonda si addentra nell’analisi intelligente e sottile della schiavitù sessuale, della vita matrimoniale, della società. Sottolinea l’insoddisfazione e il peso della vita domestica, la solitudine di questa e l’impossibilità di comunicare all’esterno le frustrazioni dell’incomprensione familiare. “Una donna sempre pronta, una donna zitta, basta che respiri.” Cinquemila repliche in diversi anni. “Parlare del mio tempo, del nostro tempo è naturale, parlare e denunciare il quotidiano, quello che vive la gente, dal lavoro precario all’operaio sfruttato. È naturale perché è uguale ovunque”. “Io quello che ho avuto nella mia vita, che è tantissimo, l’ho avuto nonostante me”. È così che si descrive. Che parla del suo amore incondizionato per il marito, Dario Fo. Un compagno di vita con il quale fisica per mano di cinque uomini condivide ogni cosa. L’amore per la vita, neofascisti che la caricano su di un per il teatro, la recitazione, la scrittura. In furgoncino e abusano di lei, in una Milano un’intervista racconta del giorno in cui indifferente degli anni ’70. La donna poi venne consegnato a Dario Fo il premio viene scaricata giù, seminuda e lasciata Nobel e un’amica le regalò cinquecento sola. Uno stupro punitivo, perché quella rose rosse e un biglietto con scritto donna aveva idee di sinistra, era una “Dietro un grande uomo c’è sempre una di Sara Spartà femminista, attiva, un po’saccente, grande donna” che lei ripiegò brillante. delicatamente, leggermente offesa e Franca Rame è una di quelle donne la cui corresse con “al fianco” non dietro, ma vita è difficile da poter descrivere a Quella era la notte del 3 Marzo 1973. “al fianco” semmai. Questa era Franca parole, che non riescono a rendere l’idea Rame. del suo essere, del suo spirito. La sua è E quella donna era Franca Rame. una storia che si racconta da sé. Una “Il padre eterno si rivolge ad Adamo: bravura e un talento che possono essere Il modo in cui viene annientato l’animo e Preferisci l’eterno o preferisci scoprire solo ascoltate in silenzio attraverso le sua l’essere di una donna che subisce una l’amore con il suo inizio e la fine? voce. Chi è Franca Rame può raccontarlo violenza sessuale può essere compreso da Ho qualche dubbio, ma sono molto solo il palcoscenico. Solo il teatro, infatti, chi vive tutto questo in prima persona. curioso di scoprire questo mistero riesce a rendere giustizia e bellezza alla Sulla propria carne. Sono ferite che dell’amore, anche se poi è la fine.” sua persona. Si, giustizia e bellezza allo segnano solchi profondi, acuite stesso tempo. In un connubio dall’indifferenza di una società distratta, È con questo monologo che Dario Fo la indissolubile e drammaticamente reale. da una giustizia che va in prescrizione, da ricorda il giorno del suo funerale il 29 Lei è l’esempio di un amore spietato uno Stato assente, o forse presente in Maggio scorso. verso l’arte e la recitazione, talmente vero maniera sbagliata. Negli anni di piombo, e profondo che le permette di raccontarsi Franca Rame non era un personaggio “C’è una regola antica nel teatro, che oltre che di denunciare il suo tempo. casuale. Ecco perché il palcoscenico è quando è concluso, non c’è bisogno che Un monologo che esprime esattamente giustizia e bellezza nella sua vita. tu dica altra parola. Saluta e pensa che tutto questo è “Lo Stupro”, che scrive nel quella gente se tu l’hai accontentata nei 1975. Racconta la storia vera di una Inizia a recitare all’età di tre anni, “va a sentimenti, nell’affetto e nel pensiero te ne donna che subisce violenza sessuale e bottega dalla sua famiglia”. Porta l’utopia sarà riconoscente.”

Franca Rame amore e vita su un palcoscenico

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SONO QUESTO: DONNA E RIBELLE. CONTRO LA MAFIA. strapiombo omertoso, piuttosto che alzarsi in piedi, spalancare gli occhi al cielo...e urlare. Urlare per farla cadere la grande edera velenosa che è la mafia, in modo che tutti potessero sentire. Urlare e rischiare di cadere tu stessa. Sulla scena Lella Costa, affiancata solo da di Valeria Grimaldi Fabrizio Matteini, cui è affidata la regia, e dalla pianista Gloria Clemente. La luce, L'orecchio è il centro non solo dell'udito, solo quella che basta per segnalare chi c'è ma anche dell'equilibrio. Non tutti ci sul palco: ma è la voce protagonista. La pensano o lo sanno: saper ascoltare, e parola, il dolore, il pianto, la memoria. dunque, saper stare in equilibrio. "Con la morte è diventato un eroe E un grido? Che equilibrio potrà mai dare Peppino..prima no. Bisogna morire. un grido? Al massimo lo rompe, Ora, è un eroe" l'equilibrio. Sono donna, e sono ribelle: Lella Costa, alla fine dello spettacolo, ha per questo urlo, grido, batto i pugni sul gli occhi lucidi. Forse perché si sente tavolo e i piedi per terra. E poi, dopo mamma, sorella, figlia, donna anche l'urlo, il silenzio. Nella mia ribellione, non lei...si sente una ribelle. Come dice lo è più il grido a rompere il silenzio: è il stesso Nando Dalla Chiesa, parlando del silenzio che nasconde l'urlo, lo soffoca, lo cancella. Un pensiero filosofico zen recita così: "Se un albero cade nella foresta, senza che ci sia nessuno ad ascoltare...fa rumore?". Se una donna, in terra di Sicilia, in terra di mafia, grida e non c'è nessuno ad ascoltarla: quel grido fa rumore? Siamo donne, e siamo ribelli. Felicia Impastato, madre di Peppino; Saveria Antiochia, madre di Roberto; Michela Buscemi, sorella di Giuseppe e Rodolfo. Siamo madri e sorelle: ci hanno ammazzato figli e fratelli. Siamo figlie di giustizia: ci hanno ammazzato anche lei. Questo è il grido che si percepisce al primo impatto, quando vedi lo spettacolo "Le ribelli" interpretato da Lella Costa, e tratto dall'omonimo saggio di Nando Dalla Chiesa. Un urlo che grida giustizia: non la giustizia del tribunale, non la giustizia di parte civile, di parte offesa. La giustizia di essere madre, o sorella. La giustizia di essere donna in terra di mafia, che ha dovuto urlare per anni prima che qualcuno decidesse di ascoltarla. Ad ogni grido una grande quercia cadeva, ed erano molti lì, nella foresta, a vederla andare giù. Tutti potevano sentire il tonfo, il dolore: ma non hanno voluto ascoltarlo. Nello stare in bilico su di un sottilissimo filo, hanno preferito chinarsi e guardare giù nello suo libro dal quale è stato tratto lo spettacolo, "Donne ribelli per amore che irrompono nella vita collettiva con il loro grido, che è insieme dolore, speranza e domanda di giustizia". Le donne, fino a qualche tempo fa, non potevano ribellarsi al loro stato di moglie e madre: impensabile dunque che proprio delle donne potessero ribellarsi alla mafia. Eppure l'hanno fatto, e in qualche modo hanno anche vinto. Hanno dato battaglia (che è donna), hanno fatto una ribellione (che è donna): nonostante si siano trovate di fronte alla morte (che è donna anch'essa), hanno portato, anche solo per un minuscolo pezzo, ciò che forse più di tutto è donna: la libertà. Sono questo: donna...madre, sorella, figlia. Libera e ribelle. Contro la mafia.

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Stazione Bologna Centrale

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Copertina: Flavio Romualdo Garofano Sito web realizzato da Carlo Tamburelli Impaginazione e grafica: Ida Maria Mancini

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