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Siamo al Nurburgring
by digisoft
In tempi di Corona Virus c’è il recupero di diversi tracciati che la Formula 1 aveva tralasciato
Siamo al a cura di
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Flavio De Crignis Nurburgrin g
Storia gloriosa quella del mitico Nurburgring, anche se negli ultimi anni è mancata la presenza della Formula 1. Il rivoluzionato calendario del 2020 ha comunque offerto la possibilità di un rientro nel giro dell’automobilismo che conta a questo impianto che va ad ospitare l’inedito Gran Premio dell’Eifel. Con questa inedita titolazione il Nurburgring va a consolidare il suo primato tutto particolare che lo ha visto ospitare più Gran Premi a diverso nome nel corso della sua storia recente. Il Nurburgring (GP Strecke) infatti ha finora ospitato due edizioni del Gran Premio drl Lussemburgo, dodici edizioni del Gran Premio d’Europa, quattro edizioni del Gran Premio di Germania cui va ad aggiungersi il prossimo dedicato all’Eifel. L’Eifel è un altopiano che si trova tra i Lander della Renania Palatinato e Nord Reno-Westfalia in un perimetro delimitato tra le città di Aquisgrana/Aachen – Coblenza/Koblenz – Treviri/Trier dove per l’appunto è situato il circuito. Il circuito del Nurburgring GP Streke misura 5148 metri, è articolato su 15 curve di cui otto sinistrorse e sette destrorse.
Ascari, Farina ed Alboreto sono i piloti italiani ad aver vinto al Nurburgring: i primi due sul Nordscleife (ossia il tracciato lungo), Alboreto nel 1985 sul GP Strecke (il tracciato rinnovato). Curioso è il fatto che tutti e tre questi piloti hanno pure vinto la 1000 chilometri del Nurburgring, una popolare gara di durata; Ascari e Farina nel 1953, Alboreto nel 1982. Farina ed Alboreto inoltre hanno colto sul tracciato dell’Eifel la loro ultima vittoria in Formula 1.
Il castello di Nurburg
La Olin Mathieson Chemical Corporation, una società mineraria e chimica con sede nel Missouri, entrò nel business dell’alluminio a metà degli anni ‘50. Siccome l’alluminio aveva molte applicazioni pratiche nella costruzione di automobili, per motivi di marketing la società decise di dar forme a tre veicoli per dimostrare le applicazioni funzionali e decorative dell’alluminio nelle automobili. Alla Karosseriewerk Reuter di Stoccarda, venne quindi conferito l’incarico della costruzione di tre concept cars su telai Chrysler di fascia media. Le tre vetture avevano gli stessi schemi di verniciatura, la stessa fascia anteriore e posteriore, e la stessa griglia a forma di V che fungeva anche da paraurti e che era un’evoluzione di un concetto di Cadillac. Tutti e tre i veicoli erano azionati da motori OHV V8 da 4000 cc e avevano una lunghezza di 5 metri e mezzo. Il nome del progetto era stato ispirato dalla forma pronunciata simile a una scimitarra (una sciabola turca a lama curva), che si estende verso l’alto dal parafango anteriore inferiore alla parte superiore del parafango posteriore . Per dimostrare la versatilità del progetto le tre vetture furono costruite con carrozzerie diverse: una decappottabile con tettuccio rigido, un’ammiraglia per la città , e una station wagon a cura di
SCIMITAR CONCEPT del 1959
Germano Danielis
per i weekend. Dopo il completamento, le tre vetture furono esposte al Salone dell’Auto di Ginevra del 1959 e poi al Salone Internazionale dell’Automobile del 1961 a New York. La loro carriera promozionale è durata circa tre anni, rimanendo un esercizio stilistico. Due fanno parte di rispettive collezioni, mentre la station wagon si trova nel National Automobile Museum a Reno nel Nevada.
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