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Giovanni Canali

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Editoriale

Giudici

di GIOVANNI CANALI

Èben noto che i giudici sono indispensabili alle mostre, come lo sono gli arbitri per le partite. Va da sé che sia i giudici che gli arbitri sono al centro di infinite polemiche. Ai giudici va anche peggio, poiché sono loro che determinano l’esito. L’arbitro non decide chi vince, dirige soltanto, anche se suoi errori gravi possono condizionare una partita. Pensate cosa succederebbe se l’arbitro di calcio fosse anche giudice e decidesse chi è il vincitore, anche indipendentemente dal numero delle reti segnate... Gli “arbitri giudici” dovrebbero essere anonimi e mascherati, dovrebbero essere portati via con un elicottero e dovrebbero lanciare il verdetto dall’elicottero in volo. Non mi soffermo sull’aspetto delle polemiche che si fanno sui giudizi, poiché sono temi oltremodo sfruttati e si è detto di tutto e si continuerà a dire di tutto. Per diventare giudici, possibilmente bravi, è necessario avere diverse condizioni: prima di tutto un talento naturale, il colpo d’occhio non si impara, poi una preparazione almeno buona sotto tutti gli aspetti e naturalmente la passione, senza la quale non ci si pensa nemmeno ad intraprendere una via così ardua. Del resto è così in tutti i campi. Non si diventa cantanti di successo senza la voce fornita dalla natura, ma non basta; occorrono anche studio ed impegno. È così in tutte le attività che richiedono talento e studio. Dal canto mio posso dire che come giudice ho certo commesso qualche errore, ma sempre in buona fede. Inoltre ho dato un contributo all’ordine dei giudici tenendo diversi corsi allievi giudici, spesso molto ben ricordati. Aggiungo che facendo il giudice, oltre a rendere un servizio indispensabile, ci si potenzia sul piano tecnico. Trovarsi a dover giudicare aiuta a migliorare l’occhio preesistente ed a renderlo particolarmente raffinato, aumentando anche l’esperienza. Spesso si insiste per avere un giudizio omogeneo. Ci si sforza in tal senso, ma la gamma delle categorie a concorso è molto ampia e l’occhio delle diverse persone non è uguale. Oggi si tenta di avere un risultato sempre migliore con super specializzazioni: i master. Si spera di avere buoni risultati, ma la pienezza dell’esito sarà sempre impossibile da raggiungere. Comunque sempre meglio impegnarsi per avere un risultato il migliore possibile, anche se non perfetto. Del resto la natura umana è imperfetta. Ci possono essere opinioni diverse su vari temi; tuttavia, quando si giudica, il giudice deve applicare gli standard anche quando non li condivide. Ho già citato il caso del crampo allo stomaco che ho avuto quando, interpellato da un giovane collega, dovetti indicargli come migliore il nero con meno feomelanina, rispetto ad un altro che ne aveva di più: secondo natura, ma non secondo lo standard. Chi non se la sentisse dovrebbe dimettersi, ma non potrebbe giudicare diversamente dagli standard anche quando gli standard sono errati o non condivisi. Però i giudici potrebbero e dovrebbero lamentarsi di fronte a certi errori, specialmente se gravi. Qui devo dispiacermi; sono stato quasi solo ad evidenziare certi errori, in forma ufficiale e scritta. Certo, a tu per tu ottenevo ampio consenso, ma ufficialmente un silenzio quasi perfetto, dando ad alcuni l’impressione che fossi io un eterno scontento ed un pignolo. Bisogna entrare nell’ordine di idee che tacere è un atteggiamento rinunciatario che fa quasi condividere la responsabilità sull’errore taciuto.

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Situazione ben diversa è data dagli andazzi, cioè la tendenza a non seguire gli standard anche se esatti, per seguire tendenze non ufficiali ma alla moda. È il caso dell’agata opale ove si privilegiano i soggetti con il disegno meno diluito e quindi pesante, per avere più azzurro. Questo aspetto favorisce l’appariscente sul tipico e denota la necessità di approfondire l’espressione delle melanine e di educare il gusto alla vera tipicità e non alla superficiale prima impressione. Le CTN non sono responsabili di questi ultimi tipi di errore, a meno che non diventino partecipi, cioè seguendo pure loro l’andazzo. Una responsabilità di alcuni giudici si è manifestata recentemente con il non recepire bene la ragione della saggia decisione della CTN “Colore” di separare i gialli avorio dai gialli, come pure analogamente nei fattori rossi, almeno nei classici, come minimo nei campionati italiani. Purtroppo ho dovuto notare che in alcuni casi non è stato neppure assegnato il titolo. Questo perché evidentemente non si è recepito il fatto che l’avorio mette in evidenza la feomelanina come del resto il bianco, poiché sono colori di fondo più chiari rispetto al giallo ed al rosso. È indispensabile che questo concetto, peraltro da me più volte evidenziato, venga recepito, anche per evitare che magari vincano solo i portatori di satiné. Comunque sia, i giudici come del resto tutti i professionisti devono aggiornarsi costantemente. Nessuno di noi andrebbe da un commercialista che applicasse leggi di 10 anni fa, non a caso gli ordini professionali organizzano corsi obbligatori per i loro aderenti, pena l’esclusione dall’albo. Per aggiornarsi, non basta tenere conto delle delibere approvate dal direttivo FOI e quindi vincolanti, ma occorre approfondire la preparazione su testi e riviste. Si badi, non solo del nostro ambiente, che è il minimo sindacale, ma possibilmente anche in campo scientifico ornitologico. Per quanto concerne la specializzazione, ne ho già parlato precedentemente; aggiungo che non dovrebbe essere troppo precoce, per non diventare settaria. Ricordo la frase di un medico specialista, molto apprezzato, che disse ad un giovane medico che voleva specializzarsi come lui: “le specializzazioni sono una gran bella cosa, ma ricordati che prima devi imparare a fare il medico”. Credo che un discorso del genere vada bene anche nel nostro ambiente. Se non altro dovremmo pretendere, come priorità, l’ottima conoscenza dei 4 tipi base, senza la quale, l’uscita di strada è solo una questione di tempo. Inoltre, personalmente amo molto gli studi comparati. Non a caso ci tengo a dire che non sono un Tizio che alleva canarini di colore, ma un ornitologo dilettante che alleva canarini di colore. Gli studi comparati sono molto utili, poiché spesso certe caratteristiche sono comuni a diverse specie ed esistono tendenze generali che è bene conoscere. Esemplificando possiamo dire che: l’eumelanina è maggiore nei maschi e la feomelanina nelle femmine, fatte salve poche eccezioni, oppure che la brinatura è maggiore nelle femmine e le zone di elezione maggiori nei maschi; magari questa conoscenza avrebbe potuto evitare l’equivoco sull’origine del mosaico. C’è poi l’aspetto dell’allevamento. Il giudice deve essere allevatore. Non a caso si è sempre definito come: “un allevatore di provata esperienza”. Per gli specialisti, certo allevatore dei tipi sui quali verte la specializzazione. Si badi però che allevare non basta, bisogna anche capire e quindi approfondire. Mi è toccato di sentire frasi invereconde, da parte di allevatori, sostenute dall’argomento: “ma io li allevo...” non basta, bisogna anche capire le ragioni profonde. Quindi certamente allevare ma anche approfondire, senza fare di risultati particolari regole generali o altre amenità del genere. Il rapporto di causa effetto deve essere reale, non solo apparente. Altrimenti c’è il rischio di dare la fecola di patate ai mosaico per farli diventare più bianchi, e poi è inutile dire: “però li allevo ed ho anche vinto”. In conclusione, l’augurio che i giovani, quei pochi che abbiamo, considerino la possibilità di diventare giudici, con la determinazione e la serietà che la qualifica richiede. Avranno problemi e contestazioni, ma soprattutto renderanno un servizio indispensabile all’allevamento e avranno una crescita culturale personale, il più prezioso dei premi.

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