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Francesco Badalamenti
Il collezionismo ornitologico
Stampe e illustrazioni
testo e foto di FRANCESCOBADALAMENTI
Questo dodicesimo capitolo è dedicato alle vecchie incisioni, a disegni, quadri, acqueforti e litografie; più che un articolo si tratta di una piccola rassegna fotografica di alcune illustrazioni, ovviamente aventi temi ornitologici. La parte scritta sarà, pertanto, sintetica e dettata prevalentemente dalle esigenze editoriali. In queste antiche stampe artistiche si trovano frequentemente raffigurazioni di fasianidi, palmipedi, rapaci, scolopacidi, ecc., anche se il nostro interesse sarà, ovviamente, più rivolto verso le illustrazioni di fringillidi e dei volatili di più comune allevamento. I soggetti sono solitamente mostrati singoli o in coppia, spesso con una piccola ambientazione di sfondo, curata in modo che sia bene focalizzata l’attenzione sul soggetto posto in primo piano. Si tratta, in sintesi, di quello che, nella parte prima di questi articoli sul collezionismo, avevo definito come collezionismo raffinato o “d’élite”(cfr. Italia Ornitologica n. 8/9 2020). Trattasi, infatti, di un collezionismo per pochi eletti, sia in relazione all’ingente quotazione che frequentemente possono raggiungere le stampe più belle e rare e pregiate, numerate e firmate dall’autore, sia per le esigenze di spazio che una simile collezione comporta. L’argomento lo avevo già marginalmente proposto, nella parte terza dedicata al “collezionismo cartaceo”, ma sono stato - da più parti- sollecitato a tornare sul tema, poiché collezionare vecchie incisioni rappresenta un modo originale e di grande fascino, per tutti coloro che hanno voglia di arredare i propri ambienti in modo elegante e attuale, ivi comprese le sedi sociali delle Associazioni Ornitologiche territoriali; ad esempio, numerosi quadri si trovano presso la sede Fe-
Stampa dal libro: “The illustrated book of canaries and cage-birds, British and foreign” by W. A. Blakston (1878) Stampe e disegni presso gli uffici della sede Federale
Dodicesima parte
Lizard e Lancashire, stampe dal libro: ”Our canaries - thoroughly practical and comprehensive guide to the successful keeping, breeding and exhibiting of every known variety of the domesticated canary” by C. St. John (1911)
derale di Piacenza, a corredare e decorare stanze e corridoi degli uffici e delle sale riunioni della F.O.I. Preliminarmente occorre distinguere se trattasi di opera d’arte fine a se stessa oppure di un’opera pensata come illustrazione di un libro. Infatti, le litografie artistiche sono spesso separate dal libro, cui sono legate, per essere vendute come pezzo unico a un prezzo più alto. I rigattieri di libri e litografie vintage sono soliti “depredare” e smembrare gli antichi testi, per rivendere singolarmente le stampe artistiche che accompagnano il testo, sia perché più remunerativo, sia perché è più semplice vendere singolarmente le stampe, piuttosto che un intero volume. Per questa ragione, molti antichi libri oltre che a essere diventati pressoché introvabili, nella veste integrale, raggiungono ormai quotazioni economiche elevatissime. Fra questi, uno tra i più noti nel nostro settore è un testo inglese del 1878 Published by Cassell & Company Limited, London, avente per titolo: “The Illustrated Book of Canaries and CageBird British and Foreign” by W. A. Blakston,le cui immagini delle stampe contenute al suo interno sono state più volte utilizzate a corredo di articoli pubblicati su Italia Ornitologica o sono state utilizzate per raffigurare locandine e poster di esposizioni ornitologiche. Da una recente ricerca web, ho appreso i nomi di alcuni tra i più abili incisori britannici della seconda metà del secolo ‘800, tra questi Mr. Benjamin Fawcett, il quale instaurò un connubio cinquantennale con Beverly Robinson Morris, collaborando alla parte grafica di tutte le sue opere scritte. Morris è stato, insieme al fratello maggiore, il reverendo Francis Orpen Morris, uno tra i più apprezzati esperti di storia naturale, con particolare riferimento all’ornitologia. La sua opera più importante è il “British Game Birds and Wildfowl”, il cui suc-
Crociere: incisione di Francis Orpen Morris, seconda metà dell’800 London Fancy e Lizard: illustrazioni di fine ‘800
Piccoli esotici, stampe da: Cassell’s Canaries and Cage Birds 1871
cesso, probabilmente, va attribuito in massima parte alle bellissime stampe antiche da cui è arricchito, tutte disegnate e incise da Fawcett, che fece un sapientissimo uso dei colori, assolutamente non usuale per l’epoca. La meticolosa attenzione posta nell’uso dei colori, nella consapevolezza che avrebbe differenziato quelle incisioni da ogni altro lavoro coevo, permise, unitamente al buon formato delle stampe, un dettaglio del piumaggio che, ancora oggi, sorprende e rende vivo ogni volatile ivi raffigurato. Altro noto botanico e dell’800 è stato Prideaux John Selby (1788-1867), artista conosciuto soprattutto per le sue “Illustrations of British Ornithology” (1821-1834), la prima raccolta di illustrazioni a grandezza naturale degli uccelli britannici. Scrisse inoltre diversi libri di ornitologia, tra i quali “Natural history of parrots”(1936), “Illustrations of Ornithology”in collaborazione con William Jardine e ancora “A History of British Forest-trees” nel 1842. Molte delle illustrazioni nelle sue opere furono realizzate sulla base di esemplari della sua collezione. La percezione di molti non addetti ai lavori è che con il termine stampa si indica una riproduzione, mentre il termine incisione implica l’originale. Occorre, quindi, puntualizzare che cosa si intende per stampe antiche, posto che spesso si confonde la stampa con
Lorichetto multicolore, disegno dal libro “Natural history of parrots” by Prideaux John Selby (1836)
una riproduzione. Al riguardo occorre precisare che fino a tutto il XVIII secolo era necessario un procedimento manuale nella creazione di un supporto, in legno o in metallo, da cui sarebbe stata poi tirata una stampa. Nel secolo successivo sono stati introdotti i nuovi concetti di “stampe d’invenzione” e
Integrazione alla parte 11 pubblicata sul numero 1/2022
Queste gabbie da me raccolte occasionalmente girando per i mercatini sono rappresentative di una passione innata che non muore col passare del tempo. Ricordo molto bene a Messina il mio vicino di casa (70 anni fa.....) in uno spazio molto angusto (la cucina) aveva impiantato un allevamento di canarini. Nello stesso spazio costruiva bellissime gabbie in legno. Avevo pochi anni e forse con quella esperienza si rafforzava in me la passione verso quel mondo. In queste gabbie non ci sono canarini ma in ognuna vive un pezzettino di anima che non riesce a liberarsi. Sarebbe bello nelle mostre ornitologiche dedicare uno spazio alla storia della passione che ci accomuna e quindi anche all’oggettistica che la rappresenta. Chiudo invitando tutti gli appassionati, qualora già non lo facessero, ad avere il massimo rispetto per gli animaletti che occupano gli spazi del nostro tempo libero.
FEDERICO VACCARO
“stampe di traduzione”. Nel primo caso è l’artista incisore che inventa il soggetto, nel secondo caso, invece viene inciso un tema che è stato ideato da altri. Con l’invenzione della fotografia nascono le riproduzioni fotomeccaniche, cioè quelle stampe che non abbisognano dell’intervento dell’uomo, né in fase di ideazione né in fase di creazione.
Il Dodo - Raphus cucullatus (Linneaus, 1758)
Moneta delle Isole Mauritius 1936 Antica stampa
L’immagine del Dodo (o Dronte) è stata consegnata alla storia grazie ai disegni e alle antiche stampe, diventando uno degli uccelli estinti più iconici e famosi; la sua immagine è, infatti, presente in numerose opere tra cui film, fumetti, cartoni animati, videogiochi, e persino in logo e marchi di abbigliamento, di gioielli e molto altro ancora. Grazie alle numerose illustrazioni e ai racconti, la sua popolarità, è continuata a crescere, trasformando questo strano uccello in una sorta di animale mitologico, tanto che qualcuno ha persino dubitato della sua reale esistenza. Conosciamo, solo in parte, la sua storia soprattutto grazie alle illustrazioni, alle descrizioni e ai racconti, di marinai ed esploratoriche lo videro con i propri occhi. Esistono pochi e frammentati resti di questo animale, rigorosamente conservati in musei di storia naturale; non esistono scheletri completi, quindi anche le ricostruzioni dell’animale fanno affidamento principalmente a queste descrizioni e alle illustrazioni, che però non sempre sono attendibili. La maggior parte delle rappresentazioni artistiche dipingono il Dodo come un animale grasso e tozzo ma quasi certamente queste illustrazioni erano esagerate, poiché basate non su animali in vita, ma su racconti, pelli ed esemplariimpagliati, con le tecniche dell’epoca. Molto probabilmente il dodo era un animale molto più snello e agiledi quanto si pensi e il suo piumaggio era quasi certamente più vivo e colorato. Era un uccello endemico delle Mauritius che ambientatosi in quelle isole, non avendo predatori naturali, aveva, nel corso dell’evoluzione, perso ogni abilità al volo. Poco si sa sul suo comportamento ma essendo una specie terricola, molto probabilmente si cibava soprattutto di frutta, semi, bacche e bulbi che raccoglieva tra i boschi delle Isole Mauritius. Quando nel 1598i navigatori olandesi sbarcarono alle Mauritius, si trovarono di fronte questo insolitouccello, mai visto prima. Nei diari di bordo degli ammiragli che approdarono in quelle isole, il Dodo viene descritto come un animale dall’aspetto simile al cigno, ma più grosso, con la testa enorme ricoperta solo per metà dalle piume e privo di ali, sostituite da ciuffi composti da tre o quattro penne nerastre, possedeva un piumaggio grigiastro, zampe gialle, un grosso becco ricurvo,in parte scuro e in parte giallastro, un ciuffo di penne corte e ricciute sulle coda. Venne chiamato Walghvogel, che in olandese significa uccello insipido, probabilmente poiché le sue carni non erano poi cosi buone da mangiare. Fu proprio a causa dell’arrivo dell’uomo su quelle isole che il Dodo iniziò a sparire rapidamente fino alla sua completa estinzione. L’ultimo avvistamento accertato sembrerebbe risalire al 1662, appena 64 anni dopo l’arrivo dell’uomo su quelle isole. Secondo quanto riportato nei diari di viaggio, il Dodo veniva di tanto in tanto cacciato, le sue uova mangiate, ma le sue carni non erano particolarmente appetibili e comunque non fu questa la causa dell’estinzione. Con l’arrivo dell’uomo le Mauritius iniziarono a popolarsi anche di cani, gatti, maiali, ratti e topi, animali che si nutrirono con facilità sia delle uova di Dodo sia dei loro pulcini. Infine, con l’arrivo degli animali domestici erbivori, questi entrarono in competizione alimentare con il Dodo per la frutta, i semi e con tutte le altre risorse alimentari. L’arrivo di tutte queste specie alloctone fu la causa principale del declino dei Dodo che, insieme alla deforestazione e alla caccia, ne decretò rapidamente l’estinzione; con lui sparirono dalle Isole Mauritius molte altre specie di uccelli, rettili e piccoli mammiferi che abitavano quelle isole.L’estinzione del Dodo è diventata, nel corso degli anni, l’icona e il simbolo della capacità dell’uomo di distruggere, con i suoi comportamenti, gli altri esseri viventi. La sua scomparsa rappresenta oggi un monito per l’umanità, un avvertimento che però l’uomo sembra ancora non aver saputo cogliere, posto che, con ritmi crescenti, continuano a scomparire innumerevoli altri i tasselli della biodiversità.