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Piercarlo Rossi

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Alberto De Vita

Alberto De Vita

Esperienze di allevamento: il Venturone sardo/corso

testo PIERCARLOROSSIed ALESSIOPINTUSfoto AUTORIVARI

Il Venturone corso (Carduelis corsicana) è un passeriforme di piccole dimensioni; infatti, la lunghezza è circa di 12-13 cm, con un’apertura alare di 24 cm. Il piumaggio nuziale del maschio, in estate, presenta la testa grigiastra con riflessi azzurrognoli ed una mascherina gialla discretamente estesa; le guance sono anch’esse di colore giallo infiltrate di verde ed il collo è grigio-blu con delle sfumature bianche. Il becco è conico con una colorazione marrone scuro e la punta nera, discretamente robusto. La gola e il mento sono giallo dorati. Il dorso ha una colorazione marrone rossiccio, con delle strie longitudinali più scure; il ventre e la zona sottocaudale è di colore giallo/verdastro. Le ali lunghe, segno di grande volatore, presentano due bande gialle, su base nera, la coda è lunga e biforcuta di colore bruno/nerastra. Le zampe sono scure. Il piumaggio eclissale ha una colorazione meno accesa, con tinte color pastello e striature poco evidenti. La femmina adulta ha una colorazione più brunastra e meno brillante rispetto al maschio. Ha la testa grigia leggermente striata di bruno; inoltre, la mascherina, gialla, risulta essere meno estesa; il mantello è bruno-rossiccio con

La femmina adulta ha una colorazione più brunastra e meno brillante rispetto al maschio

Dipinto di Venturone sardo corso

sfumature verdi e striature scure. Le parti inferiori sono meno brillanti sfumate di grigio e marrone. Gli individui giovani hanno il dorso bruno con striature nere mentre quelle inferiori sono identiche a quelle degli adulti con sfumature fulve. Dopo la prima muta raggiungono la livrea adulta. La specie sardo-corsa (Carduelis corsicana) è distribuita principalmente in Corsica e Sardegna, anche se nuclei nidificanti sono stati osservati presso la Gorgona e l’isola d’Elba ed altre isole

Maschio di Venturone sardo corso, foto P. Rossi

Femmina di Venturone sardo corso, foto P. Rossi

Novello di Venturone minori dell’arcipelago toscano. Le differenze tra le due specie, il Venturone corso (Carduelis corsicana - un tempo considerata sottospecie di C. citrinelloide) e il Venturone alpino (Carduelis citrinella) sono molto evidenti; infatti, nella specie corsicanail colore del dorso è bruno-rossiccio, mentre nella specie citrinellaè verde oliva sfumato di giallo; inoltre, il colore generale nella specie alpina è tendente al giallo verdastro, mentre in quella insulare è giallo oro e quest’ultima è di mezzo centimetro più corta e si attesta sui 1213 cm, appunto. In Sardegna è presente sui rilievi intorno ai 700/1000 m di altitudine, mentre nello specifico nella provincia di Nuoro è presente fino al livello del mare. Il suo habitat preferito è la macchia medio-bassa costituita in prevalenza da terreni rocciosi con cespugli e arbusti, brughiere, ginestreti e da radure ricche di erbe infestanti dove trova il suo nutrimento, basato principalmente sui semi immaturi di varie erbe officinali quali centocchio, ortiche, borsa del pastore, centonodi, portulaca, cardi, senecio, tarassaco, camomilla, cicoria, crespigno comune e spinoso, barba di becco ed in generale la maggior parte delle composite, bacche di biancospino, pyracantha, rosa canina e corbezzolo; afidi e piccoli insetti (soprattutto nel periodo riproduttivo) completano la sua dieta. Durante l’inverno compie spostamenti verso rilievi più bassi e se la stagione è particolarmente rigida arriva fino alla costa; in questo periodo è possibile osservarlo in piccoli gruppi, sempre in contatto tra loro con un verso di richiamo caratteristico (pe-pe-pe), spesso in compagnia di altri fringillidi quali cardellini o fanelli. Al sopraggiungere della primavera i gruppi si dividono e vengono a formarsi le coppie; il maschio inizierà la sua parata nuziale sfarfallando alla conquista della compagna. Il canto ricorda molto quello del cardellino anche se più delicato e melodioso. Il nido è posto generalmente ad un’altezza medio bassa, solitamente sopra un arbusto della macchia mediterranea o ad un ginepro. La stagione riproduttiva inizia generalmente ai primi di aprile per i soggetti posti a livello del mare mentre per quelli presenti nelle montagne si protrae fino agli inizi di maggio. Il nido del Venturone è molto simile a quello del Verzellino anche se un po’ più profondo e corposo, viene posto solitamente vicino al tronco della pianta così da essere poco visibile dal basso. In generale vengono portate a termine due covate ed in caso di predazione anche tre. Questa specie nel corso degli anni ha subito diverse variazioni di appartenenza del genere; per anni grazie al biologo svedese Linneo era stata inserita nel genere Serinuscome S. citrinellaed infatti ricorda il verzellino nel volo a farfalla eseguito durante le fasi di corteggiamento primaverile unito ad un canto

Novello di Venturone Nido effettuato in voliera, foto e allevamento Maurizio Fresu

melodioso, mentre per quanto riguarda il cibo ricorda molto il cardellino, perché come quest’ultimo lo si può osservare mentre estrae i preziosi semini dalle infiorescenze del cardo. Moderni studi sul DNA del mitocondrio cellulare sviluppati dall’Università di Madrid, con campioni di sangue prelevati da entrambe le specie rivelano invece che i venturoni sono geneticamente più affini al genere Carduelische non a quello dei Serinus(lo dimostrano anche i test ibridologici di cui parlerò in seguito). Grazie a queste scoperte ora le specie sono state inserite nel genere Cardueliscome C. citrinella e C. corsicana.

Detenzione In Italia, come tutte le specie di uccelli appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato, è protetto con il divieto di detenzione e vendita dei soggetti sprovvisti di regolare anello inamovibile e di certificato che ne attesti la nascita in allevamenti autorizzati. Essendo specie endemica della Sardegna molti sono i nomi dialettali che lo contraddistinguono, tra cui canàriu arèste, canàriu de monti, canarièddhu de montagna.

Allevamento in ambiente controllato Grazie agli amici della Sardegna, che mi hanno fatto dono di due splendide coppie, da un paio di anni mi sto dedicando all’allevamento di questa splendida specie. In allevamento ha un’indole molto docile e si adatta perfettamente alla vita in ambiente controllato, facendoci dono del suo ottimo canto. È poco esigente anche per quanto riguarda il cibo: io utilizzo una miscela da me realizzata con un’alta percentuale di scagliola ed un 20% di miscela per Spinus(la percentuale varia in base alla stagione) ed un quantitativo minimo di perilla, oltre alle immancabili erbe prative che variano di mese in mese; tutto questo gli permette di rimanere in ottima salute. Io adoro poter osservare con quanta minuzia gli splendidi venturoni estraggono i preziosi semini dalle erbe officinali offerte loro; questo mi ricorda un vecchio motto, che avevo fatto mio: “Aprire la porta dell’allevamento trasmette la sensazione di entrare nell’ambiente naturale delle specie allevate e di recuperare il nostro legame con la natura”. Fornisco inoltre una volta alla settimana una linguetta di chia ed alcune foglie di catalogna o lattuga spigata, anche queste molto apprezzate. Allevando sul mare, in Puglia, le temperature invernali restano sempre molto miti e gli uccelli superano l’inverno senza alcun problema, posti su di una veranda esterna.

Venturone a nido, foto e allevamento Alessio Pintus

Pullus di Venturone, foto e allevamento P. Rossi Novello di Venturone, foto e allevamento P. Rossi

Verzellino x venturone, foto Roberto Ghidini

Cardellino x Venturone, foto P. Rossi

Canarino x venturone, foto e allevamento A. Pintus Femmina mutata di canarino x Venturone, foto e allevamento A. Pintus Femmina mutata di canarino x Venturone, foto e allevamento A. Pintus

Il primo anno alla fine di aprile la coppia decise di mettere su famiglia; fornii loro il classico nido in vimini posto sulla parte retrostante della gabbia da 60 cm, mentre sulla parte frontale avevo messo una striscia di rivestimento di verde sintetico, per rendere la zona più “riservata” soprattutto durante i lavori giornalieri di gestione. Decisi di non disturbare la femmina e di non togliere le uova deposte giornalmente; essa alla deposizione del terzo iniziò la cova. Alla sera del tredicesimo giorno schiusero soltanto tre delle quattro uova deposte. Dopo alcuni giorni uno dei piccoli morì, mentre gli altri due furono allevati egregiamente dalla madre, grazie al pastone che fornivo giornalmente con l’aggiunta di niger germinato, perle morbide, piselli e qualche erba prativa, merce sempre più rara con l’innalzamento delle temperature all’approssimarsi della stagione estiva. Al pastone non ho mai aggiunto insetti. La femmina è molto meticolosa e tiene sempre pulito il nido; il vero problema subentra quando si tratta di anellare i piccoli: io ho fatto ricorso al cerotto color carne, con cui ho ricoperto gli anelli, e non ho avuto problemi. La seconda covata è andata persa a causa di un raptus del maschio, che non avevo separato e che di punto in bianco ha deciso di ribaltare il nido e distruggere le uova. Il caldo dell’estate 2020 non ha permesso una terza deposizione. Nella stagione riproduttiva successiva la coppia, dopo aver effettuato un’ottima muta ed aver trascorso un periodo invernale in ottima forma, in primavera ha deposto 4 uova alla prima covata (ne ho salvate 3) e visto che la femmina non mi sembrava troppo concentrata sulla cova ho deciso di affidarle ad un’ottima canarina, che ha portato a svezzamento due piccoli dei 3 schiusi. La coppia di venturoni, dopo un breve periodo di pausa, ha deposto nuovamente ed anche questa volta ho salvato 3 uova, di cui solo 2 si sono rivelate feconde. Ho messo a balia anche queste uova sotto una canarina Jaspe che ha svezzato i piccoli, anche se nati a distanza di 2 giorni. Nel complesso questa esperienza di allevamento mi ha molto gratificato e mi ha permesso di conoscere meglio questa splendida specie, purtroppo poco allevata. Proprio questa è la nota dolente; infatti, i miei soggetti hanno una consanguineità molto stretta e mi spiacerebbe moltissimo abbandonare questo progetto, perché si tratta di una specie molto bella cromaticamente, che potrei definire “pulita” per quanto riguarda l’approcciarsi al cibo ed il vivere quotidiano, ma di soggetti “veramente” nati in allevamento ve ne sono pochi. Nel corso di questi tre anni hanno manifestato un unico problema, quello di una specie di “rogna delle zampe” che li affligge molto e ne vincola di molto la motricità; ho risolto il problema aggiungendo alcune gocce di un farmaco a base di ivermectina ad una pomata per le zampe. Questo unguento, applicato direttamente sulle zampe, in due dosi ad una distanza di 15 giorni una dall’altra ha risolto completamente il problema.

Sono molto contento che la CTN EFI abbia deciso, nell’anno 2020, di riportare l’anello del Venturone al diametro K, un diametro sicuramente più congruo rispetto al precedente A, con la speranza di tarpare le ali a molti “furbetti del settore”.

Ibridazione Vorrei terminare questa mia nota con un argomento a me molto caro, quello dell’ibridazione. Come accennato già in precedenza, questa specie è veramente poco allevata e di conseguenza fino ad oggi gli ibridi esposti sono stati veramente pochi, ma sempre di grande impatto. Un isolano “doc” come Alessio Pintus ci aiuterà a scoprire qualcosa in più di questa splendida specie e dei vari tentativi ibridologici: “Anche se preferisco allevare in purezza, qualche coppia ibrida è sempre stata presente nelle mie voliere. Amo ed allevo il venturone sardo/corso da sempre, e nel corso degli anni ho allestito alcune coppie ibride che mi hanno dato la possibilità di primeggiare in diverse mostre sul territorio nazionale. Mi sono sempre considerato un purista e per diversi anni non ho mai utilizzato balie. Questo ha causato la perdita di ibridi importanti, come quello con il verdone dell’Himalaya che ad alcuni giorni dalla schiusa la verdona decise di non allevare più. Ma nel corso degli anni sono riuscito a produrre prole ibrida con il cardellino, il verdone testa nera, il fanello, il verzellino ed il crociere dell’Himalaya, e ho ammirato da altri allevatori, sempre dell’isola, quello con il flavivertex, il lucherino e l’organetto in entrambe le direzioni, soggetti veramente molto interessanti. Ricordo inoltre di aver visto una bellissima foto, scattata in Spagna, di un soggetto in natura di un ibrido con il fanello. A parere mio il più bello è quello con il cardellino, dove i soggetti migliori nascono dall’incrocio CARDELLINO X VENTURONE; questi soggetti sono sempre molto apprezzati anche in fase di giudizio. Tra le due specie vi è inoltre una grande affinità genetica e tutto questo è dimostrato dall’elevato numero di uova embrionate; lo stesso discorso vale anche per il crociere, dato che la coppia in mio possesso ha prodotto tutte uova feconde. Anche il soggetto ottenuto dall’incrocio appena citato è veramente interessante, dove il venturone è molto ben visibile ed i colori di entrambe le specie si fondono in maniera perfetta. Per quanto riguarda il verzellino, invece, gli Ibridi realizzati sono veramente pochi ed anche in questa ibridazione i soggetti migliori, espositivamente parlando, si ottengono utilizzando il maschio di venturone e la femmina di verzellino… tutto questo fa supporre che le due specie non siano troppo affini. Io credo anche che un buon legame di coppia sia alla base di ogni successo nell’affascinante mondo degli ibridi; ricordo infatti che al primo tentativo con la fanella, in un anno realizzai un numero importante di ibridi, purtroppo persi per varie disavventure; nel corso della muta persi il maschio di venturone e decisi allora di regalare un altro maschio alla fanella, ma ci vollero anni prima di poter ottenere nuovamente uova fecondate. Un discorso a parte meritano gli ibridi con il canarino. Anche se potrebbe sembrare l’unione più semplice da realizzare, in realtà non è proprio così, un numero veramente basso di uova embrionate giunge con successo alla schiusa e, per un motivo ancora non chiaro, queste ultime interrompono lo sviluppo a varie fasi di crescita. Posso affermare, senza possibilità di smentita, di essere uno dei primi allevatori di una specie molto in voga negli ultimi anni, quella del canarino selvatico; dopo aver selezionato negli anni un ceppo moto robusto e tipico, ho deciso di creare un ceppo anche di canarini che utilizzo da balie, meticciando il “selvatico” con canarini sassoni, e proprio un maschio di questo ceppo unito ad una femmina di venturone quest’anno, per la prima volta, mi ha regalato un numero veramente importante di ibridi bellissimi, come si può ben vedere dalle foto, nonché alcune femmine mutate che avrei voluto esporre al Mondiale di Piacenza. Sinceramente non so se è per via del sangue selvatico, se parte del merito è da attribuire a fortuna o alla femmina di venturone, utilizzata per la prima volta in questa ibridazione: sta di fatto che il tanto ricercato ibrido è arrivato in modo importante, tutto in una volta. Mi auguro che negli anni a venire i ceppi di corsicanaaumentino di numero e che si possa osservare, nelle varie mostre, un numero maggiore di ibridi con quella bellissima specie”. Ad onor del vero, il dott. Massimo Natale era riuscito ad ottenere un bellissimo ibrido con il lucherino tristis, a cui era stato dedicato un articolo sulla rivista Alcedo, e lo scorso anno con il lucherino testa nera (osservabile nella foto allegata).

Lucherino Testa nera x Venturone, foto ed allevamento Massimo Natale

Venturone x crociere dell'Himalaya, foto P. Rossi

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