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Francesco Di Giorgio
Concorsi di canto
di FRANCESCODIGIORGIO, foto G. MARSON
Dobbiamo riprendere dimestichezza con le manifestazioni ornitologiche e, vivaddio, con i concorsi di canto. Questi ultimi si svolgono dall’inizio di novembre a circa metà gennaio. Un periodo in verità assai breve, nel quale gli allevatori delle razze da canto traggono le loro maggiori delusioni. Oggi migliorare il coefficiente di prestazione canora è una grande sfida perché la maggioranza dei canarini parte già da buoni valori e migliorare ancora è sempre più difficile. Succede come nel salto in alto, dove soltanto due centimetri separano i campioni dagli altri. In vista dei concorsi, riuniti in un così breve lasso di tempo, il lavoro preparatorio è fatto di pazienza e richiede una sana dedizione. Così come si può ben immaginare, la preparazione di canarini non inizia certamente in vista dei concorsi, ma molto tempo prima: esattamente con la messa in cova, perché è fatica sprecata dedicare tanto tempo alla preparazione canora di soggetti che provengono da un ceppo che non dia un minimo di garanzia e che sia privo di un bagaglio ereditario favorevole all’evoluzione del canto di qualità. L’apprendimento canoro avviene quasi tutto nella fase del “sub canto”, fino a due – tre mesi di vita. Qualora il canarino, entro i primi tre mesi di vita, non abbia per qualche ragione acquisito il linguaggio melodico, e ne inizi dopo tre mesi l’apprendimento, questo gli presenta difficoltà assai maggiori che non per un canarino d’un mese e mezzo e soprattutto non potrà rivestire, nello sviluppo, quel ruolo che esso riveste quando si svolge entro le scadenze ottimali. I maestri disponibili vengono distribuiti uniformemente tra i novelli, in modo che questi possano ascoltarli e imitarli nelle loro melodie e nei passaggi di canto più difficili e più ricercati. Il “canto” propriamente detto è una emissione complessa di suoni modulati e conformi ad uno schema melodico, costituito da una componente genetica e da una acquisita, l’imprinting, forma di apprendimento tipica del periodo di accrescimento. L’esperienza ci insegna che, pur avendo un bagaglio ereditario notevole, un canarino figlio di campioni non sempre diventa campione; sarebbe troppo facile. È anche vero che non sempre vince chi ha i canarini migliori: qualche volta ci siamo imbattuti in allevatori alle prime armi che si sono piazzati ai primi posti… ma è altrettanto vero che costoro raramente hanno saputo conservare questi primi posti. Le critiche e le contestazioni – così di moda oggigiorno – sono frequenti ai concorsi delle razze “canterine”, è vero: talvolta accade che più di un concorrente manifesti opinioni divergenti dall’operato dei giudici, ma la maggioranza è ben conscia del loro difficile compito e accetta sportivamente, con fiducia, i risultati. Allevare e preparare canarini da canto, anche se è un passatempo dal quale si possono trarre indubbie soddisfazioni, richiede però serietà e impegno. Il cultore del bel canto deve approfondire le proprie conoscenze con la lettura di tanti testi specializzati, con l’ascolto di registrazioni fonografiche, visitando buoni allevamenti e possibilmente giovandosi anche della consulenza di un allevatore esperto. La passione gioca un ruolo fondamentale.