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Emilio De Flaviis

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Pier Franco Spada

Pier Franco Spada

Tavolo tecnico internazionale

Sulla mutazione Bruno del Diamante di Gould

di EMILIODEFLAVIIS, fotoC. FEKETE, M. PROCIDA, PAGLIARINIECASCIELLO

Fra i 52 partecipanti rappresentate nove nazioni (Argentina, Brasile, Italia, Olanda, Portogallo, Serbia, Spagna, Ucraina, Ungheria),numerosi Giudici Internazionali e rappresentanti di diversi Club

Su organizzazione del Club del Diamante di Gould Italy, per l’intero mese di Luglio 2022, si è tenuto un tavolo tecnico internazionale, su piattaforma WhatsApp, per chiarire i dubbi sulla mutazione Bruno (Cinnamon)ormai diffusa e comunemente allevata in quasi tutta l’Europa. In particolare si è analizzato il rapporto genetico con la mutazione Diluito Ungherese, oggi ufficializzata nelle mostre internazionali della COM e nei campionati mondiali. Fra i 52 partecipanti all’evento erano rappresentate nove nazioni (Argentina, Brasile, Italia, Olanda, Portogallo, Serbia, Spagna, Ucraina, Ungheria),numerosi Giudici Internazionali e rappresentanti di diversi Club di specializzazione, oltre al Presidente COM Carlos Ramoa e al Segretario dell’OMJ Sandro Paparella. Molto importante è stata la partecipazione di numerosi allevatori esperti che, con le loro esperienze di allevamento, hanno contribuito a chiarire alcuni aspetti particolari di questa nuova forma mutante. Il riconoscimento ufficiale a livello internazionale del Diluito Ungherese è avvenuto in Portogallo, a Matosinhos, il 22 Gennaio 2020, con l’inserimento di quattro categorie a concorso, di cui due per il testa nera e due per il testa rossa e gialla, divise fra maschi e femmine. Per circa un decennio (2010/2020)il Bruno e il Diluito Ungherese sono state considerate due forme mutanti indipendenti; il Bruno diffuso in tutta Eu-

Locandina dell’evento Diluiti ungheresi maschi, foto e all. Csaba Fekete

Commissione e Comitato di controllo al Mondiale di Cesena 2018

ropa e il Diluito Ungherese presente solo in Ungheria nell’allevamento del Dott. Csaba Fekete. Tale convinzione era generata dal fatto che il Bruno rimaneva associato ai soli DdG testa nera mentre il Diluito Ungherese ai testa gialla e rossa. Questa particolare evenienza, generata dal fatto che i caratteri testa nera e Diluito Ungherese sono collocati sul cromosoma sessuale, ha dovuto aspettare un difficoltoso crossing overprima di vedere nel resto d’Europa i primi Bruni testa gialla e rossa, in quanto gli allevatori ungheresi non hanno mai permesso la diffusione dei loro soggetti mutati fuori dall’Ungheria. È stato al mondiale di Cesena del 2018 che la commissione incaricata della valutazione dei soggetti esposti dalla COM Ungheria per il riconoscimento ufficiale intuì che il Diluito Ungherese ed il Bruno erano la stessa mutazione. L’ipotesi si consolidò al Congresso Tecnico di Povoa de Varzim, in Portogallo, dove Csaba Fekete dichiarò ufficialmente che l’accoppiamento Diluito Ungherese per Bruno aveva prodotto tutta prole mutata (8 soggetti, di cui due maschi). Preso atto di questo inequivocabile test di complementazione, si è passati ad analizzare il fenotipo dei soggetti presenti in Ungheria e quelli diffusi nel resto dell’Europa, evidenziando le differenze dovute probabilmente ad una selezione indirizzata dalle nomenclature fino ad oggi diverse. Gli ungheresi hanno selezionato i loro soggetti verso una tonalità delle parti eumelaniche tendenti ad un colore grigio scuro, mentre il resto d’Europa verso una tonalità marrone. Questa è stata la causa del polimorfismo che caratterizza oggi questa mutazione che presenta, specie nelle femmine, fenotipi diversi che confondono la reale azione mutante. L’analisi effettuata sui pigmenti di questi soggetti evidenzia una marcata riduzione dell’eumelanina nera lasciando inalterati sia i pigmenti bruni (eumelanina bruna e feomelanina)che i lipocromi. Si rileva inoltre un potenziamento dell’eumelanina bruna probabilmente determinato da un fenomeno di compensazione. La mutazione Bruno classica (Cinnamon o Cannella)invece, testata su diverse altre specie di estrildidi(Diamante codalunga, Diamante Mandarino, Becco D’Argento, Diamante Guttato,Diamante di Bicheno)è una forma di isabellismo che non produce nessuna diluizione dei pigmenti e si limita a modificare l’eumelanina nera in eu bruna, conferendo alle zone melaniche un colore marrone più o meno scuro. Più probabile è la corrispondenza con altre forme diluite quali il Pastello del Padda che evidenzia una diluizione diffusa dell’eumelanina, che conferisce al soggetto mutato una tonalità grigio bruniccio scuro più insistente su remiganti e timoniere. Analizzando varie esperienze di allevamento di diversi allevatori che hanno partecipato a questo tavolo tecnico, è stato possibile accertare una inaspettata forma di allelia fra la mutazione Diluito Ungherese e l’attuale mutazione Pastello del DdG. L’ipotesi, poi verificata con altre esperienze, ha preso consistenza dai risultati ottenuti dall’allevatore Mario Procida che, accoppiando un maschio Lutino Pastello SF per una femmina Diluito Ungherese (bruna),ottiene fra l’altro tre soggetti maschi con un fenotipo di colore giallo. Considerando il fenotipo della madre,

Per circa un decennio (2010/2020)il Bruno e il Diluito Ungherese sono state considerate due forme mutanti indipendenti

Analisi microscopica dei pigmenti, foto: Csaba Fekete 2018

Foto e all.: Mario Procida Test di complementazione Pastello per Diluito Ungherese

che per ovvie ragioni genetiche non può essere portatrice né di Lutino né di Pastello, l’unica spiegazione logica è che i tre soggetti ottenuti da Mario siano dei maschi Pastello (questo può essere possibile solo se la mutazione Diluito Ungherese “bruno” è allelica alla mutazione Pastello). L’ipotesi di allelia fra le mutazioni Diluito Ungherese e Pastello si consolida con i test eseguiti dagli allevatori Paglierini / Casciello con accoppiamenti diretti fra Diluito Ungherese (Bruno) con il fattore Pastello. Da tale accoppiamento, se le due forme mutanti fossero indipendenti, si dovrebbero ottenere tutti maschi Pastello Sf, invece sono stati ottenuti tutti maschi Pastello, ovviamente portatori di Diluito Ungherese (Bruno). Tale granitica certezza consolida l’ipotesi che la mutazione Diluito Ungherese non ha nulla a che fare con la classica mutazione Bruno o Cannella (Cinnamon) che, per quanto verificato su numerose specie di comune allevamento, non ha mai presentato forme alleliche. La convinzione che questa nuova mutazione potesse essere la Bruno classica, ha indotto gli allevatori a tentare la combinazione con il fattore INO e

La combinazione Diluito Ungherese (Bruno)con il fattore Ino (Lutino) manifesta un’apprezzabile maggior saturazione della eumelanina

con estrema semplicità è avvenuto il crossing overa cui ovviamente hanno legato il nome di “Satiné”. La combinazione “Satiné”(Ino + Bruno)è una delle più difficili, se non impossibile, per la probabile vicinanza cromosomica dei due locus. Infatti, considerando che

queste due mutazioni esistono da quasi mezzo secolo su diverse specie

di comune allevamento(Mandarino, Codalunga, Becco d’argento, Bavetta),

nonostante i numerosi tentativi che annualmente si predispongono, tali combinazioni non si sono mai verificate. In effetti la combinazione Diluito Un-

gherese(Bruno)con il fattore Ino(Lutino) manifesta un’apprezzabile mag-

gior saturazione della eumelanina

bruna rispetto ad un Ino classico, in

particolare su maschera e/o filetto e gola nei testa rossa o gialla, confe-

Sopra: Ino classico (Lutino) e a destra Ino Diluito Ungherese (bruno), foto e all. Asta Roberto Blu Ino DU (bruno), foto e all. Pagliarini / Casciello

Diluito Ungherese (bruno) BLU, foto e all. Pagliarini / Casciello Diluito Ungherese (bruno) Petto Bianco, foto e all. Pagliarini / Casciello

rendo al dorso, solitamente giallo,

una tonalità più verdastra.Questo è dovuto all’eliminazione dell’eumelanina nera e della feomelanina provocata dall’azione mutante del carattere Ino, che mette in risalto l’eumelanina bruna potenziata dalla mutazione Diluito Ungherese. A volte sono comparsi soggetti combinati con maschera, e/o filetto e gola, di un colore marrone molto scuro più evidente nei maschi. Accoppiando questi soggetti a femmine ancestrali si sono ottenute femmine con colorazioni eterogenee delle zone melaniche. Ciò denota che non può trattarsi di semplice combinazione DU Ino trasmessa dal padre, il che presumerebbe che tutte le figlie dovrebbero avere la stessa saturazione melanica, ma probabilmente entra in gioco un terzo carattere che produce un ulteriore inscurimento dei pigmenti, riconducibile al Dark Factor (mutazione strutturale del piumaggio con trasmissione ereditaria a dominanza parziale). Altre combinazioni già realizzate con i fattori Blu e Petto Bianco producono maschi con fenotipi simili a quelli otteA volte sono comparsi soggetti combinati con maschera, e/o filetto e gola, di un colore marrone molto scuro più evidente nei maschi

nuti con la mutazione Pastello Singolo Fattore. Questa è un’ulteriore conferma dell’allelia fra il Diluito Ungherese e la mutazione Pastello. A conclusione dell’incontro tecnico, nonostante i 1500 interventi dei tecnici ed allevatori che hanno partecipato, non si è giunti a definire in modo inequivocabile questa nuova forma mutante del Diamante di Gould. Diverse opinioni, nonostante le esperienze che comprovano il contrario, tendono ancora a consolidare la diffusa convinzione che si tratta della mutazione Bruna classica. L’elemento nuovo che ha chiarito questo incontro è la certezza che il Diluito Ungherese (Bruno) è una forma allelica della mutazione Pastello e come tale dovrebbe indurre la COM ungherese a cambiare la nomenclatura di Diluito (termine questo già usato in altre specie per definire la classica mutazione autosomica a dominanza parziale)con quella più consona di Pastello che, per distinguerla da quella già in uso per definire la forma allelica, può essere Pastello Ungherese. Ai fini selettivi, ritengo che la selezione vada spinta verso una maggiore diluizione della eumelanina nera che, per via della compensazione feomelanica, dovrebbe conferire ai soggetti una tonalità marrone scuro diffusa ed uniforme sui distretti melanici, che ben diversifica i maschi dagli attuali Pastello SF. Per quanto riguarda la combinazione con il fattore Ino, si dovrebbe tendere a selezionare i soggetti con saturazione eumelanica bruna più accentuata rispetto ad un Ino classico, ed in particolare con dorso verdastro ed evidente espressione del collarino e codione azzurro. È fondamentale che il limite di saturazione conservi il colore rosso dell’occhio ben evidente.

La mutazione Azul

Introduzione di GAETANOZAMBETTA, testo e foto di ALBERTOSANTAFÉPASTOR

Introduzione

(G. ZAMBETTA) Ci sono Canarini di Colore che io chiamo “fantasmi”. I Canarini fantasma sono quelle selezioni dei tipi classici molto spinte, fuori standard, che spesso non vengono tirate fuori dagli allevamenti per non svelare trucchi del mestiere o perché il mercato richiede il prodotto finito, utili per esaltare certe caratteristiche tipiche nei tipi aggiunti. L’Azul (in Italia viene comunemente denominato Monomelanico) è uno di questi ma, a differenza degli altri “fantasmi”, è una mutazione vera e propria, una mutazione autosomica recessiva come l’Opale o il Phaeo, per esempio. Non credo che in Italia ci sia un allevatore di Canarini di Colore di media esperienza che non conosca questa mutazione e la sua genetica. Tanti anni fa, non ricordo quanti, ho iniziato a sperimentarlo nell’Agata. I primi risultati ovviamente non furono incoraggianti: a parte un’interessante brillantezza del fondo da tenere sotto controllo per evitare un’eccessiva diluizione, la qualità del nero era mediocre e le unghie erano nere. Ho interrotto la sperimentazione non per quei i primi risultati, sarei andato avanti, ma perché ho dovuto procedere a una drastica e temporanea riduzione dell’allevamento per motivi di lavoro. Ho riavviato un programma di sperimentazione su larga scala qualche anno fa per comprendere l’azione della mutazione sui diluiti Agata e Isabella, sui Topazio Nero, Bruno e Agata, soprattutto negli intensi rossi. Il percorso è stato drammaticamente interrotto da un furto subito. Ho potuto prendere atto di qualche risultato (negli Agata e negli Isabella), ho percepito chiaramente la presenza della mutazione nei

L’Azul (in Italia viene comunemente denominato Monomelanico) è uno di questi ma, a differenza degli altri “fantasmi”, è una mutazione vera e propria

novelli di tutti gli altri tipi ma non ho avuto la soddisfazione di osservarli a muta ultimata. Io credo che l’aggiunta di quei fattori di incremento dell’eumelanina, vale a dire micromutazioni spontanee o magari traslate inconsapevolmente dagli Spinus sudamericani e delle quali non riusciremo a comprendere né la quantità né il meccanismo di trasmissione finché non avremo il supporto di esami di laboratorio mirati, abbia portato a Canarini Nero Azul dal fenotipo interessante per la carica eumelaninica che interessa anche l’interstria e per la completa assenza di ogni minima traccia di melanina bruna persino nelle femmine. Gli Azul non presentano tracce di melanina bruna neanche nella livrea giovanile (sappiamo benissimo che normalmente i Neri evidenziano tanta melanina Bruna fino alla muta). Ormai, quando contatto qualche allevatore per informazioni su particolari mutazioni, pongo una domanda in termini forse eccessivamente

Foto 1A-1B - Nidiacei di Nero Azul a sinistra e Bruno Azul a destra. Notare il particolare dell’interstria priva di feomelanina bruno-rossastra

Foto 2A - Nidiacei di Bruno classico Foto 2B - Nidiacei di Bruno Azul

semplici ma decisamente chiari: -Prima di tutto fammi capire… i tuoi neri prima della muta hanno melanina bruna oppure no?-. I Social Network sono connotati da tante negatività, lo sappiamo, ma possono rappresentare una preziosa fonte di informazioni e di conoscenza se sappiamo come muoverci e se abbiamo fiuto per individuare interlocutori affidabili. È così che ho avuto modo di conoscere Alberto Santafé Pastor che nella sua pagina mostrava in abbondanza quelli che fino ad allora erano, appunto, “fantasmi”, Azul selezionati al fine di esaltarne le caratteristiche tipiche della mutazione. A fronte della mia curiosità, un bel giorno mi ha inviato un Power Point che ho letto con molto interesse. Con altrettanto interesse ho letto il passaggio in cui suggerisce la formulazione di un apposito standard. È una questione sulla quale ho più volte riflettuto e sarei favorevole a una sperimentazione nelle forme già individuate dalla CTN, magari limitatamente ai mosaici e agli apigmentati. - Che ne dici di ricavarne un articolo per la rivista della mia Federazione? – gli chiedo. Un po’ stupito lui accetta. E io lo ringrazio. Grazie, Alberto. La mutazione Azul

(A. SANTAFÉPASTOR) L’obiettivo di questo lavoro è quello di promuovere la conoscenza di quella che è chiaramente una mutazione nel canarino che tuttavia non è mai stata ufficialmente riconosciuta come tale. L’Azul è una mutazione ormai presente da molti anni nella maggior parte, se non in tutti, gli allevamenti in cui si allevano canarini melanici. Dalla maggior parte degli allevatori è considerato un fattore complementare; per qualcuno è il risultato di una selezione, ma in ogni caso l’Azul è prevalentemente utilizzato per selezionare altri tipi sfruttando la sua caratteristica principale, vale a dire l’inibizione della feomelanina bruno-rossastra o meglio, secon doil mio parere, della sua trasformazione (che costituisce un difetto nella valutazione della maggior parte dei tipi della serie “ossidati” a concorso) in una feomelanina grigio ferro più o meno accentuata. Come vedremo nel prosieguo di questo lavoro, questa mutazione soddisfa i requisiti che deve connotare ogni nuovo fenotipo. Non si tratta di una mutazione di recente individuazione ma nuova è la proposta di differenziarla, tanto da poter ipotizzare la formulazione di un vero e proprio standard. La sua trasmissione segue le leggi mendeliane e, per la precisione, si tratta di mutazione autosomica recessiva. L’azione della mutazione comporta, a livello percettivo, la trasformazione della tonalità bruno-rossastra della feomelanina in grigio, effetto già percepito nei pulcini con piumaggio da nido chiaramente distinguibili da quelli non interessati dalla mutazione. Si manifesta così una caratteristica particolare che non si riscontra né nei Serinus né nella maggior parte dei fringillidi dove, secondo le teorie più accreditate, la feomelanina bruno-rossastra (ancestrale) rappresenta un meccanismo adattativo. La manifestazione di questa caratteristica nel piumaggio da nido rappresenta una chiara differenza rispetto al fenotipo del Nero standard che, sebbene non debba evidenziare melanina bruna, assume queste caratteristiche solo dopo la prima muta lasciando, però, residui più o meno visibili di melanina bruna nelle bordature delle penne forti e delle copritrici. Né la qualità dell’eumelanina nel disegno, né la melanina nelle parti cornee sembrano essere influenzate da questa mutazione, elementi che ne incoraggiano l’utilizzo come fattore complementare. L’azione di questa mutazione produce due effetti principali: il primo consiste nella parziale riduzione del disegno eumelaninico; il secondo, che rappresenta la sua caratteristica principale, provoca la diluizione della feomelanina ancestrale in feomelanina mutata, che conferisce al canarino un fondo più chiaro e pulito con un gradevole contrasto col disegno eumelaninico e una particolare percezione dei lipocromi che risultano più luminosi. Per quanto finora riportato, è facilmente intuibile che questa mutazione risulti apprezzabile negli ossidati. Parallelamente è intuibile che nei diluiti (Agata e Isabella) la mutazione non apporti evidenti e apprezzabili elementi di originalità. Peraltro si presume che attualmente molti tipi della serie Agata e Isabella in circolazione siano interessati dalla mutazione. Per quanto riguarda la differenza con altri tipi della serie dei Neri, l’originalità dell’Azul sta nel livello di ossidazione e brillantezza dell’eumelanina di un clas-

Foto 3A Foto 3B Foto 3C

Foto 4A Foto 4B Foto 4C

sico e il netto contrasto con il fondo in un risultato finale che non consente alcuna confusione. Nella serie Bruna ci sono meno possibilità di confusione col tipo base classico, caratterizzato dalla presenza di feomelanina ancestrale che mostra un’interstria bruno ossidato; nel Bruno Azul, invece, l’interstria grigio chiaro fa assumere all’eumelanina un colore grigio bruno a seconda della luce di visualizzazione. Per quanto riguarda la confusione con altri tipi, non dovrebbe esserci alcun problema per il suo riconoscimento se lo standard dei tipi fosse chiaro e i tipi fossero selezionati in base alla loro specificità e non secondo la nuova ossessione di ossidare sempre più tutte le gamme, tralasciando la genuinità di ogni tipologia e portando tutti verso il “classico”. Per superare possibili incomprensioni nelle descrizioni fin ad ora effettuate, è utile arricchire questo lavoro con una serie di sequenze fotografiche. La prima sequenza mostra l’evoluzione del piumaggio in un novello Nero Azul. Nella prima immagine (foto 3A) vediamo un canarino in abito giovanile interessato dal fattore Azul autosomico recessivo che fa chiaramente intravedere il fondo pulito che lascia trasparire il lipocromo giallo. Nella seconda foto (foto 3B), nello stesso soggetto a muta avanzata, possiamo notare la stessa tonalità residua sopra descritta ma, questa volta, all'altezza dell'occhio e della gola mentre il resto del piumaggio ha assunto la tonalità grigio-bluastra da adulto. Nella terza foto (foto 3C), infine, si percepisce chiaramente il tono che manterrà una volta terminata la muta. La successiva serie di immagini (foto 4A-4B-4C), invece, mostra la stessa sequenza sopra rappresentata, questa volta riferita a un Bruno Azul.

Nelle illustrazioni seguenti vedremo la differenza tra un esemplare adulto con feomelanina ancestrale rispetto ad uno con feomelanina mutata. Nella prima immagine (foto 5A) si nota chiaramente la tonalità bruna- sia sullo sfondo che sul bordo delle grandi penne di un Nero Bruno. La feomelanina bruno-rossastra è visibile, fino alla muta, anche nei novelli dei Neri riconosciuti dagli attuali standard. Nei Neri Azul (foto 5B), invece, questa tonalità è completamente assente. Le immagini successive (foto 6A6B) mostrano la differenza tra un Bruno Classico e un Bruno Azul.

Foto 5A Foto 5B

Foto 6A Foto 6B

Nelle immagini successive (foto 7A7B-7C), effettuate con luce solare diretta, possiamo notare le differenze tra un Verzellino, Serinus ancestrale che sappiamo essere parente stretto del Canarino, con chiara espressione di feomelanina ancestrale, e due soggetti Azul, il primo Nero, il secondo Bruno. In seguito due fotografie (foto 8A-8B) che ritraggono il particolare del dorso di un Nero Azul e di un Bruno Azul e che rappresentano il fenotipo che dovremmo avere come punto di riferimento nella selezione di questa mutazione per evidenziare al massimo la specificità e l’originalità di questo Canarino.

Foto 7A Foto 7B Foto 7C

Foto 8A - Nero azul Foto 8B - Bruno azul

Concludo questo lavoro con una sequenza di foto (foto 9A-9B-10A-10B11A-11B-11C) con illuminazione differente e che rappresentano esemplari, sia maschi che femmine e che, secondo il mio parere, dovrebbero rappresentare la linea di selezione, magari in vista di un futuro riconoscimento.

Foto 9A - Bruno Azul Mosaico Giallo, maschio Foto 9B - Bruno Azul Mosaico Giallo femmina di linea maschile

Foto 10A - Nero Azul Mosaico Giallo Femmina Foto 10B - Nero Azul Mosaico Giallo Femmina

Foto 11A - Nero Azul Mosaico Giallo Maschio Foto 11B - Nero Azul Mosaico Giallo Maschio Foto 11C - Nero Azul Mosaico Giallo Maschio

I fattori scurenti nel Forpus coelestis

testo di ORAZIOCURCIe MAURIZIOMANZONI, foto ROMOLOSCREPANTIe DAVIDETORNATORE

Tra le mutazioni più diffuse, nei pappagalli allevati in ambiente protetto, quella dei Fattori Scurenti merita senz’altro una menzione particolare. La mutazione, almeno nel fenotipo a Singolo Fattore, è stata osservata anche in alcune specie in natura. Si tratta di una mutazione a dominanza incompleta. Ovvero: il Singolo Fattore avrà un fenotipo intermedio tra quello Senza Fattore Scurente e quello con Doppio Fattore Scurente. Di per sé non provoca cambiamenti nella colorazione delle Psittacofulvine e/o diluizione dell’Eumelanina. Si limita a scurire il colore del corpo attraverso un inscurimento della componente blu alla base della colorazione visibile del piumaggio. Pertanto nella serie Verde avremo: • VERDE assenza di Fattore Scurente

• VERDE SCURO presenza di Singolo Fattore Scurente

• VERDE OLIVA presenza di Doppio Fattore Scurente Analogamente nella serie Blu (inibizione totale della Psittacofulvina gialla) o Parablu, nelle specie in cui si sono manifestate queste mutazioni, (riduzione più o meno accentuata della Psittacofulvina gialla) ci sarà: • BLU assenza di Fattore Scurente • COBALTO presenza di Singolo Fattore Scurente • MALVA presenza di Doppio Fattore Scurente

Si tratta di una mutazione a dominanza incompleta

Recentemente tale mutazione si è manifestata anche nel Forpus coelestis. Occorre precisare che nel Forpus, come peraltro in altre specie come gli Agapornis ad esempio, il fenotipo del Singolo Fattore nella serie BLU (COBALTO) non appare propriamente intermedio tra quello Senza Fattore Scurente e quello a Doppio Fattore, ma più simile al Senza Fattore (BLU). Resta peraltro intermedio come patrimonio genetico (genotipo): indicando con la lettera minuscola dl‘allele non mutato e con la lettera D maiuscola l’allele mutato Scuro (iniziale del termine inglese Dark = Scuro), potremmo indicare la formula genetica come segue: • dd senza Fattore Scurente • Dd con singolo Fattore Scurente (s.f.) • DD con doppio Fattore Scurente (d.f.)

Essendo una mutazione Autosomica le aspettative degli accoppiamenti non dipendono dal sesso dei riproduttori, invertendo il genotipo tra maschio e femmina i risultati non cambiano

Cosa è il fattore scurente e da cosa è determinato? Come sappiamo il colore verde dei pappagalli è determinato visivamente dalla Psittacofulvina Gialla presente nella corteccia delle piume e dalla interferenza con la luce “blu” riflessa dalla zona spugnosa delle stesse (parte interna della piuma di colore Blu). In condizioni normali, come ben sa chi usa i colori, mescolando il blu con il giallo si ottiene il colore verde che strutturalmente è il colore base della gran parte delle specie di pappagalli. La mutazione Fattore Scurente altera la struttura stessa della piuma riducendo la larghezza della zona spugnosa che ci fa quindi percepire una luce Blu riflessa più scura. Come abbiamo detto, la mutazione ha caratteristica ereditaria Autosomica a Dominanza Incompleta, pertanto si manifesta nel fenotipo sia quando presente in Singolo Fattore (eterozigote) sia quando è in Doppio Fattore (omozigote), con ambedue le forme visivamente ben definite. Il Fattore Scurente comporta solo un cambiamento strutturale delle piume, senza quindi interessare l’eumelanina presente che rimane inalterata, pertanto: unghie, zampe e becco conserveranno lo stesso colore di un uccello verde o blu senza Fattori Scurenti.

Accoppiamenti possibili Essendo una mutazione Autosomica le aspettative degli accoppiamenti non dipendono dal sesso dei riproduttori, invertendo il genotipo tra maschio e femmina i risultati non cambiano.

MASCHIO FEMMINA serie VERDE PROLE

VERDE VERDE SCURO 50% VERDE 50% VERDE SCURO VERDE VERDE OLIVA 100% VERDE SCURO

VERDE SCURO VERDE SCURO

25% VERDE 50% VERDE SCURO 25% VERDE OLIVA VERDE SCURO VERDE OLIVA 50% VERDE SCURO 50% VERDE OLIVA VERDE OLIVA VERDE OLIVA 100% VERDE OLIVA

serie BLU

BLU COBALTO 50% BLU 50% COBALTO

BLU MALVA 100% COBALTO

COBALTO COBALTO

25% BLU 50% COBALTO 25% MALVA COBALTO MALVA 50% COBALTO 50% MALVA MALVA MALVA 100% MALVA

MALVA (D.F. Scurente serie BLU): si notano dei residui di cannule (guaina all’interno della quale si sviluppa la piuma) che dimostrano una muta più lenta del normale, dovuto all’indurimento del piumaggio nel doppio Fattore Scurente

I soggetti mutati non hanno problemi di robustezza, pur avendo modificata la struttura delle piume, ma i soggetti a Doppio Fattore presentano un piumaggio più duro

Un buon accoppiamento, sempre al fine di ottenere ottimi soggetti omozigoti D. F., è quello di assortire una coppia eterozigote

I soggetti mutati non hanno problemi di robustezza, pur avendo modificata la struttura delle piume, ma i soggetti a Doppio Fattore presentano un piumaggio più duro (o meglio meno morbido), che generalmente richiede una muta più lunga del normale. Per questa ragione, se si vogliono avere dei soggetti a Doppio Fattore (D. F. - omozigote), si sconsiglia l’accoppiamento D.F. x D. F., in quanto si potrebbero ottenere soggetti con piumaggio fragile e/o scomposto. Un buon accoppiamento, sempre al fine di ottenere ottimi soggetti omozigoti D. F., è quello di assortire una coppia eterozigote, ovvero Singolo Fattore x Singolo Fattore, che darà meno soggetti D. F., ma sicuramente con una migliore qualità del piumaggio.

Descrizione

VERDE SCURO

MASCHIO – Fronte, guance, gola e calotta verde scuro brillante; dietro l’occhio parte una linea ben demar-

cata di colore cobalto scuro che sfuma ai lati delle guance. L’occipite ed il collo sono grigio-blu. Il dorso e le scapole sono verde molto scuro con evidente velatura grigia. Il petto, il ventre ed i fianchi sono verdi scuro di una tonalità più chiara del dorso con leggerissime soffusioni grigie. Groppone, codrione e sotto ala, nella parte ascellare sono blu cobalto scuro intenso. Sottocoda verde scuro. Grandi copritrici e copritrici primarie blu cobalto scuro intenso. Remiganti primarie verde scuro con vessillo interno grigio, le secondarie blu cobalto con vessillo interno verde. Timoniere centrali e laterali verde scuro con riflessi verde smeraldo. Becco corneo. Iride marrone scuro con pupilla nera. Zampe, dita e unghie grigio carne chiaro. FEMMINA– Il dorso è di un verde scuro brillante con mancanza delle soffusioni grigie. Il petto, il ventre e l’addome sono verdi scure. Tutte le zone a colorazione blu sono sostituite da un verde scuro di colore brillante.

VERDE OLIVA

MASCHIO – Fronte, guance, gola e calotta verde oliva giallastro; dietro l’occhio parte una linea di colore cobalto grigio scuro non molto evidente che sfuma ai lati delle guance. L’occipite ed il collo sono grigi. Il dorso e le scapole sono verde oliva con marcata velatura grigia. Il petto, il ventre ed i fianchi sono verdi oliva di una tonalità più chiara del dorso con leggerissime soffusioni grigie. Groppone, codrione e sotto ala, nella parte ascellare sono blu cobalto scuro molto intenso. Sottocoda verde oliva. Grandi copritrici e copritrici primarie blu cobalto scuro intenso. Remiganti primarie verde scuro con vessillo interno grigio, le secondarie blu cobalto scuro con vessillo interno verde. Timoniere centrali e laterali verde scuro. Becco corneo. Iride marrone scuro con pupilla nera. Zampe, dita e unghie grigio carne chiaro. FEMMINA – Il dorso è verde oliva con mancanza delle soffusioni grigie. Il petto, il ventre e l’addome sono verdi oliva. Tutte le zone a co-

Maschio VERDE SCURO

Maschio COBALTO

Maschio COBALTO femmina MALVA calotta blu scuro; dietro l’occhio parte una linea ben demarcata di colore cobalto scuro che sfuma ai lati delle guance. L’occipite ed il collo sono grigi. Il dorso e le scapole sono blu scuro con velatura grigia. Il petto, il ventre ed i fianchi sono blu scuro di una tonalità più chiara del dorso con leggerissime soffusioni grigie. Groppone, codrione e sotto ala, nella parte ascellare sono blu cobalto scuro molto intenso. Grandi copritrici e copritrici primarie blu cobalto scuro intenso. Sottocoda blu cobalto. Remiganti primarie blu cobalto scuro con vessillo interno grigio scuro, le secondarie blu cobalto. Timoniere centrali e laterali blu cobalto brillante. Becco corneo. Iride marrone scuro con pupilla nera. Zampe, dita e unghie grigio carne chiaro. FEMMINA– Il dorso è di un blu cobalto brillante con mancanza di soffusioni grigie; anche la zona del petto e del ventre è di un blu cobalto più nitido per via dell’assenza di grigio.

MALVA

MASCHIO – Fronte, guance, gola e calotta grigio malva; dietro l’occhio parte una linea quasi indistinguibile grigio scuro con riflessi cobalto che sfuma ai lati delle guance. L’occipite ed il collo sono grigi. Il dorso e le scapole sono grigio malva con accentuata velatura grigia più chiara. Il petto, il ventre ed i fianchi sono grigio malva di una tonalità più chiara del dorso. Groppone, codrione e sotto ala, nella parte ascellare sono di un grigio scuro con riflessi cobalto. Grandi copritrici e copritrici primarie grigio malva intenso. Sottocoda grigio malva. Remiganti primarie blu cobalto molto scuro con vessillo interno grigio scuro, le secondarie blu cobalto scuro. Timoniere centrali e laterali grigio malva. Becco corneo. Iride marrone scuro con pupilla nera. Zampe, dita e unghie grigio carne chiaro. FEMMINA – Il dorso è di un colore grigio scuro malva uniforme con mancanza della velatura grigia tipica del maschio; anche la zona del petto e del ventre è di un grigio malva più nitido e senza alcuna velatura.

La vita è fatta a scaglie

Lo spangling del Lizard

testo di ANTONIODITILLIOe NICOLAGIORDANO(L.C.C.I.), foto A. DITILLIO e HUWEVANS

Penne di contorno/scaglie di soggetto argentato, foto A. Di Tillio

Il mondo del Lizard (e dei suoi cultori) ruota sicuramente intorno alle “scaglie” (con il termine inglese spanglingsi indica l’insieme di quelle penne di contorno, o tectrici, che per colore e disposizione formano il tipico disegno dorsale da rettile); oltre ad aver suggerito il nome della razza, occupando ben 25 punti, ovvero un quarto dell’intero composito standard (che offre spazio ad altre 9 voci, con relativi punteggi via via decrescenti), rappresentano la caratteristica fondamentale e peculiare di questo canarino unico nel suo genere. Si può dire, quindi, che le “scaglie” rappresentino l’essenza stessa della razza Lizard. Anche se un connotato così particolare ed inconfondibile in canaricoltura dovrebbe essere molto ben conosciuto, soprattutto dagli allevatori più specializzati, non appare superfluo andare ad analizzarne nel dettaglio alcuni aspetti, non solo a vantaggio dei novizi. Lo standard (sia inglese che italiano) prevede che le scaglie siano nitide e ben distinte le une dalle altre; ciò è reso possibile dalla loro particolare colorazione, caratterizzata dal contrasto tra chiaro e scuro.

Si può dire, quindi, che le “scaglie” rappresentino l’essenza stessa della razza Lizard

Penne di contorno/scaglie di soggetto dorato, foto A. Di Tillio

Corretto allineamento delle scaglie in un maschio dorato quasi senza calotta, foto e all. A. Di Tillio

Nei soggetti “ non cap ” le linee di scaglie dovrebbero essere continue e ininterrotte

Poiché ognuna di queste penne riveste la propria importanza nel raggiungimento del risultato estetico finale, è necessaria una descrizione minuziosa delle varie parti che le compongono. Si ricorda che in generale, nelle penne di contorno, la parte prossimale del vessillo (quella più vicina al corpo, normalmente nascosta alla vista), è soffice, vaporosa e di aspetto “piumoso”, essendo composta da barbe lunghe e separate, con barbule prive di uncini (pressoché tutte le penne di contorno presentano un ciuffo piumoso nella posizione detta “iporachide”)(1). La parte distale, visibile ed esposta (non solo alla vista, ma anche agli elementi atmosferici), è invece più compatta ed impermeabile, essendo dotata di barbule e barbicelle con microscopici uncini (o hamuli) che ne consentono il reciproco aggancio (2). Gli apici delle penne di contorno presenti sul corpo di tutti gli uccelli ricoprono quindi l’iporachide piumosa, sovrapponendosi come tegole di un tetto. Nel Lizard, lo scapo è formato da un corto calamo (la parte infissa nella pelle) di colore biancastro e da una rachide quasi nera, ai cui lati si dispiega il vessillo. Quest’ultimo presenta la parte più vaporosa e prossimale di colore grigioazzurro scuro, mentre la parte distale visibile, più compatta, è suddivisa in un’area centrale nera, detta “fiamma”, di forma grossolanamente triangolare con base rivolta verso il bordo esterno, e in due zone laterali di colore bruno, tendente al nocciola nei soggetti argentati ed al bronzo in quelli dorati. Tali aree terminano in un sottile margine esterno dalla forma arrotondata e di colore chiaro, che risulta di tonalità giallo-oro nei soggetti dorati, mentre negli argentati, in cui il lipocromo non arriva fino all’apice della penna, appare pressoché bianco. Considerata la differenza di piumaggio normalmente esistente tra intensi e brinati, negli argentati le scaglie sono solitamente più larghe e spesso più nitide rispetto a quelle dei dorati, ma ciò che più importa, come si vedrà, è che in ogni singola penna venga rispettato e conservato l’equilibrio tra le zone di colore diverso, come appena descritte. Diversamente, difetti e relative penalizzazioni diventano inevitabili. L’ “effetto scaglia” viene comunque esaltato dall’embricarsi di queste penne l’una sull’altra, ordinatamente disposte lungo file perfettamente dritte e tra loro parallele che, come previsto dallo standard, partendo dal margine posteriore della calotta scendono sul dorso fino alle copritrici alari (ed al groppone), ingrandendosi progressivamente.

Nelle aree prive di calotta, ovvero negli esemplari senza calotta o quasi senza ed in quelli con calotta spezzata, scaglie in miniatura sono presenti e visibili anche sulla testa (3). Teoricamente, quindi, nei soggetti “non cap” le linee di scaglie dovrebbero essere continue e ininterrotte dal capo alla superficie dorsale, passando per il collo. Nella realtà, tuttavia, mentre a livello della testa le scaglie (anche se molto piccole, in relazione alle dimensioni delle penne di questa zona) sono presenti, così come sul dorso, nella regione cervicale le stesse risultano invece generalmente meno distin gui bili, evidenziandosi spesso a questo livello soltanto una tenue e disordinata puntinatura; in tale distretto corporeo la regolarità del disegno è inoltre compromessa anche dalla estrema mobilità del collo. Comunque, quello appena descritto rappresenta un difetto molto comune, che raramente viene penalizzato in esposizione (4). Lo spanglingraggiunge invece la propria massima espressione a livello dorsale, dove secondo Huw Evans si possono contare nove file di scaglie, una centrale e quattro per ogni lato (la quarta fila, disposta più lateralmente, sarebbe composta da sei scaglie piuttosto piccole e non sempre visibili, motivo per cui le file, almeno apparentemente, risulterebbero solo in numero di sette) (5). La geometrica perfezione dello spangling è comunque tale da poter essere alterata anche da una sola scaglia fuori posto. Inoltre, anche in presenza di un corretto allineamento può verificarsi, soprattutto nei soggetti argentati, una antiestetica separazione del piumaggio dorsale in senso longitudinale, con divaricazione delle file di scaglie centrali, inconveniente definito dagli allevatori inglesi con la locuzione “split back”, dovuto probabilmente ad una eccessiva lunghezza del piumaggio stesso e, forse, anche ad un dorso troppo

In assenza di calotta scaglie in miniatura sono presenti anche sulla testa, foto Huw Evans (3)

Lo spangling raggiunge la sua massima espressione a livello dorsale mentre sul collo spesso non è ben distinto, foto e all. A. Di Tillio

A livello dorsale secondo Huw Evans si possono contare nove file di scaglie

ampio. Si tratta di un difetto molto comune, che ha la caratteristica di comparire e scomparire con i movimenti del canarino. A rendere le cose meno facili vi è il fatto che le scaglie possono risultare ordinate su di un lato del corpo, ma non altrettanto sul lato opposto. Inoltre, com’è noto, il disegno può scomporsi con il movimento, in modo variabile da soggetto a soggetto, cosicché deve essere considerata un pregio la prerogativa, che solo alcuni esemplari hanno, di conservare il disegno costantemente ordinato nel tempo. In ogni caso, esemplari tipici con scaglie nitide, anche se non perfettamente allineate, benché svantaggiati nelle esposizioni potranno ugualmente essere utilizzati con successo nella riprodu-

Una scaglia perduta e ricresciuta con bordo più ampio è una nota stonata nell’armonia d’insieme, foto e all. A. Di Tillio namento e collocazione delle scaglie, ma anche, come si è già accennato, da anomalie cromatiche e strutturali di una o più penne. Difetti molto comuni riguardano, ad esempio, il margine chiaro della scaglia che, ove troppo esiguo o assente, favorirà la “fusione” delle catene di scaglie in linee continue, definite dagli allevatori inglesi “tramline”, ovvero binari del tram. Viceversa, un bordo troppo ampio sarà in grado di determinare schiarite e confusione nel disegno. Anche una singola penna/scaglia perduta accidentalmente o strappata (“plucked”) da altri soggetti tenderà a ricrescere con un margine chiaro più ampio, così da apparire come una sorta di nota stonata, tale da turbare l’armonia del complessivo disegno (per questo stesso motivo, nei soggetti di oltre un anno di età le scaglie tendono a diventare meno distinte). Si tratta di un difetto che, comunque, resta circoscritto e, pur riducendo le chancesespositive, non compromette le possibilità riproduttive e selettive, diversamente dalle ampie schiarite che possono riscontrarsi nei casi di spangling interamente confuso ed opaco. Nei Lizard dorati deve essere evitata qualsiasi forma di brinatura che possa rendere il disegno dorsale “fumoso” ed appannato.

zione, mentre dovrebbero essere scartati quelli con spanglingcompletamente disordinato, definito “a scacchiera”. Purtroppo, la regolarità e l’armonia del disegno possono essere compromesse non solo da difetti di posizio-

Nei Lizard dorati deve essere evitata qualsiasi forma di brinatura che possa rendere il disegno dorsale “fumoso” ed appannato

Più difetti possono essere presenti in uno stesso soggetto, foto Huw Evans(4)

L’effetto generato dall’alternanza di chiaro-scuro (“effetto scaglia”) può essere alterato anche dall’invasione, all’interno del vessillo, dell’area centrale nera da parte delle zone brune laterali, risultante in un aspetto di generale opacità del piumaggio. Infatti, le scaglie dovrebbero essere il più possibile nere, per esaltare il contrasto tra chiaro e scuro (6). In Inghilterra vengono utilizzati diversi termini per indicare difetti di nitidezza delle scaglie quali, ad esempio, “cloudy” (nuvoloso), “muddy spangle” per indicare scaglie torbide, opache, confuse, che conferiscono al disegno un aspetto nebbioso (“hazy”) e indistinto, che tende a confondersi con il colore di fondo anziché risaltare. Naturalmente, due o più difetti tra quelli descritti possono essere contemporaneamente presenti in uno stesso soggetto. Come si vede, molte sono le insidie in grado di minare il cammino selettivo ed espositivo dell’allevatore di canarini Lizard il quale, per valutare appieno pregi e difetti dei propri esemplari, dovrà necessariamente attendere il termine della prima muta, ovvero fin quando anche l’ultima scaglia avrà preso il proprio posto nel contesto del pregiato mantello dorsale. Si ringrazia Huw Evans per la consueta disponibilità.

NOTE BIBLIOGRAFICHE

(1)R. Brown, J. Ferguson, M. Laurence, D.

Lees, “Tracce e segni degli uccelli d’Europa”, F. Muzzio Editore, Padova, 1989, pag. 96 (2)Wesley E. Lanyon, “Biologia degli uccelli”, Zanichelli, 1973 (3)H. Evans, “The Itch- hiker’s Guide to the

Lizard canary: Episode 4”, Cage & Aviary

Birds, September 23 2020, pag. 16 (4) H. Evans, “The Itch- hiker’s Guide to the

Lizard canary: Episode 3”, Cage & Aviary

Birds, September 16 2020, pag. 10 (5)H. Evans, “Lizard - Part 2: the difference between spangles & lacings”, finespangledsort.com (6)Lizard Canary Association of Great Britain, “Members Handbook”, 2000, pag. 39

Canarino ventre bianco x Crociere dell’Himalaya

di PIERCARLOROSSIe MANUELEPAOLETTI, foto P. ROSSI, M. PAOLETTIe D. CAUTILLO

L’ibridazione, per noi appassionati del settore, può essere considerata sogno o chimera, ma alcune volte i sogni non terminano all’alba, proprio come l’avventura che andrò a raccontarvi. Il protagonista di questa storia è Manuele Paoletti che, poco più che ventenne, manifesta una passione smodata quando si parla di penne e piume; tutto questo gli ha permesso di allevare diverse specie di fringillidi, diciamo così, non comuni come i lucherini dei pini, i trombettieri del Liechtenstein e crocieri, ma anche verdoni pezzati, sempre con ottimi risultati espositivi.

Canarino ventre bianco x Crociere dell'Himalaya, foto: D. C utillo L'ibrido a nido

Oltre alle sopracitate specie allevate in purezza, appunto, alcune coppie ibride hanno sempre fatto parte del suo allevamento; anche in questo caso i vari soggetti prodotti gli hanno permesso di primeggiare nelle mostre più blasonate, come fanello x canarino, che riuscì ad aggiudicarsi la medaglia di bronzo al Campionato Mondiale di Cesena. Ma come si suol dire, l’appetito vien mangiando, e così lo scorso anno il nostro giovane allevatore si è superato riuscendo a realizzare un soggetto che definire bello è sicuramente sminuente: Canarino ventre bianco x Crociere dell’Himalaya. Prima di parlare nello specifico di quest’ibrido vorrei analizzare, con attenzione, le due specie che hanno permesso di realizzarlo.

Crociere dell'Himalaya in cova

Il maschio Il Canarino ventre bianco è un Fringilide di medie dimensioni inserito negli ultimi anni nel genere Crithagra, appartiene al gruppo dei “canarini africani”. A seguito del blocco delle importazioni, i soggetti presenti in allevamento hanno subito un drastico calo negli ultimi anni. Questo piccolo “canarino” è comune nelle savane di Etiopia, Kenya e Tanzania, anche se la sua presenza è stata segnalata anche in Somalia e Uganda. Questa specie predilige gli habitat intorno all’Equatore, dove la durata del giorno e della notte sono approssimativamente uguali. Il ventre bianco è caratteristico ma, quando non è ben visibile, è possibile confonderlo con il canarino mozambicano, diffuso in gran parte dell’Africa (in passato questa specie veniva chiamata appunto Mozambico gigante). Sebbene possa essere osservato abbastanza facilmente intorno ai lodgeturistici nei parchi nazionali, non può essere considerata specie da giardino; frequenta infatti preferibilmente zone secche ed aride che non offrono una grande abbondanza di cibo, pertanto la relativa ricerca è piuttosto laboriosa. Il “ventre bianco” vaga raggruppato in piccoli branchi che dalle acacie scendono sulle alte erbe prative per procurarsi le granaglie necessarie per il loro fabbisogno quotidiano. Risulta essere specie discretamente abbondante nei luoghi di origine e di facile osservazione grazie anche al suo carattere confidente. È presente, inoltre, sugli altipiani e talvolta in media montagna anche oltre i 2000 metri di altitudine.

Descrizione Nel maschio una caratteristica accattivante è l’ampia fascia gialla intensa che corre sulla fronte, lungo il becco, fino dietro gli occhi; dello stesso colore risultano la gola, il petto, le guance, i fianchi ed il codione. Zone retro-oculari, margini della guancia, briglie, lati del collo, nuca e dorso di colore verde, con un disegno molto ben marcato di colore verde scuro. Sia i maschi che le femmine hanno il ventre bianco. Ali e coda nerastre con orlature delle penne ocra. Becco conico e forte, di colore grigio, zampe nere. La femmina è simile al maschio, con il petto giallo-verdastro, leggermente striato, non giallo intenso come nel maschio. La femmina mostra disegni sui fianchi, quasi mai presenti nei maschi. I giovani sono privi del lipocromo, se non sul codione, che è giallo chiaro; il disegno abbraccia tutto il corpo. La sottospecie C. dorsostriata maculicollisha un ventre bianco più chiaro e copritrici bianche sotto la coda.

Tassonomia e sottospecie Le tre sottospecie riconosciute sono relativamente distinte nei colori e nei disegni del piumaggio. La sottospecie nominale mostra un’ampia fronte giallo brillante nel maschio e fianchi quasi senza striature mentre C. d. maculicollis (Corno d’Africa, Kenya settentrionale e Uganda) ha la fronte più stretta e strie sui fianchi del maschio. Infine, C. d. taruensis (Kenya sudorientale, Tanzania centrale e orientale) ha meno bianco sul ventre e la nuca verde oliva.

A seguito del blocco delle importazioni, i soggetti presenti in allevamento hanno subito un drastico calo

L'ibrido oggetto dell'articolo

La fase riproduttiva Il nido viene solitamente costruito su di un arbusto posto in prossimità di una fonte di acqua. La coppa viene costruita dalla sola femmina che solitamente si avvale di piccole radici e fili d’erba che verranno intrecciate tra di loro, mentre per l’imbottitura vengono utilizzate lanugini animali e vegetali. Le uova sono solitamente tre, di colore azzurro macchiettate o meno di bruno scuro sul polo maggiore. Durante l’incubazione la femmina è molto aggressiva sia con i conspecifici che con il maschio ed abbandona il nido soltanto per espletare le proprie funzioni corporali; in questa fase viene nutrita regolarmente dal maschio. Tale routine continuerà fino a quando i giovani non saranno abbastanza grandi da riscaldarsi tra di loro e potersi mimetizzare nel nido. Lo svezzamento avviene circa un mese dopo la schiusa.

La femmina Il Crociere dell’Himalaya è Il più piccolo rappresentante del genere Loxia, con caratteristiche veramente sorprendenti. Raggiunge la maturità sessuale dopo appena sei mesi; infatti, come spesso accade con gli uccelli di taglia piccola, è specie particolarmente prolifica, ma di contro poco longeva. Come gli altri rappresentanti di questo genere non è fotosensibile, come succede per la stragrande maggioranza dei fringillidi, ma in grado di potersi riprodurre in qualsiasi periodo dell’anno, ad eccezione della muta. Varia il proprio periodo riproduttivo in base alla maturazione dei preziosi semini delle conifere himalayane, che utilizza per imbeccare i piccoli. Analizzandolo nei dettagli, potremo notare che il becco è un vero e proprio rostro da Loxia, ovviamente accavallato (la visione frontale parla chiaro), il dorso presenta le parti non interessate da lipocromo, nei soggetti di sesso maschile, nere - e non un nero scarico come negli altri crocieri, un nero ossidatissimo che interessa le remiganti e le timoniere. Le femmine, per ragioni mimetiche, presentano un colore che va dal bruno-grigiastro al verde-giallastro, generalmente più brillante sulla groppa e sul codione, dove i disegni facciali e dorsali sono sempre molto evidenti. Si è visto che, in genere, l’estensione e l’intensità della colorazione corporea sono direttamente correlate alla presenza di antociani nella dieta. Il becco è un vero e proprio “divaricatore” naturale che gli permette di allargare le squame (brattee) delle pigne (stròbili) e di estrarne, aiutandosi con la lingua, i rispettivi semi di cui si ciba dopo averli sgusciati.

Distribuzione La specie Loxia curvirostra himalayensisè diffusa lungo la catena dell’Himalaya attraverso il Nepal, il Bhutan e il sud del Tibet, oltre che in Cina centrale. È svernante nel nord della Birmania e nel sud dello Yunnan.

Riproduzione Come già visto, la specie può nidificare in qualsiasi periodo dell’anno, anche se le stagioni migliori restano la primavera e l’estate. A fronte di ciò, la femmina costruirà un nido, solitamente posto su di una conifera, a forma di coppa con ramoscelli intrecciati e muschio, foderato internamente con la lanugine che avrà il compito di proteggere le giovani vite dai rigori himalayani. Le uova possono variare da 3 a 4, di colore biancastro con maculature marroni sul polo ottuso; in questo periodo sarà compito del maschio alimentare la femmina a nido. Dopo un periodo di incubazione di 13/14 giorni, i nuovi nati verranno alimentati da entrambi i genitori con semi di conifere. In allevamento, purtroppo, spesso si trovano soggetti non puri, con dimensioni e forme fuori standard; gli allevatori tedeschi, come per altre specie, sono quelli che hanno saputo tutelare di più le tipicità di questi fringillidi. Inutile dire che le dimensioni ridotte e la buona affinità genetica del Crociere con gli altri fringillidi rendono questa sottospecie ambitissima dagli ibridatori.

L’ibrido in questione, foto: D. Cautillo

Le tre sottospecie riconosciute sono relativamente distinte nei colori e nei disegni del piumaggio

L'ibrido visto dall'alto

L’ibrido in bella mostra, foto: D. Cautillo

La creazione dell’ibrido Passo ora la penna a Manuele per il racconto di questa avventura: “Mi è stato possibile realizzare questa ibridazione in primisgrazie alla generosità dell’amico fraterno Piero Russo che, a suo tempo, mi fece dono di un maschio di Canarino ventre bianco, specie che cercavo da tempo. Una volta venuto in possesso di questo bellissimo soggetto, la mia vena ibridologica si mise subito in azione; inizialmente pensai di accoppiarlo con una crociera comune, ma dopo poco decisi di unirlo ad una femmina di Crociere dell’Himalaya per far risaltare al meglio i disegni che entrambi i parentali avrebbero trasmesso alla prole. Decisi di porre la coppia in una classica volieretta da 120 cm dove dimostrarono subito un buon affiatamento: la femmina chiedeva spesso di essere imbeccata ed il maschio, con una certa solerzia, l’accontentava. Dopo una breve fase di adattamento decisi di porre il nido, vedendo che il maschio aveva aumentato le fasi di corteggiamento. La femmina approntò un’ottima coppa dove depose 3 uova. Non conoscendo le sue abilità come nutrice, decisi di passare le uova ad una testata balia canarina, con la speranza che la femmina di crociere, magari, potesse nuovamente deporre. Questo purtroppo non avvenne, ma nel frattempo la cova proseguì ed alla speratura un uovo risultò essere fecondo. Andai subito in fibrillazione ed attesi con trepidazione lo scadere del quattordicesimo giorno. L’uovo si schiuse regolarmente ed il pullus crebbe anche abbastanza velocemente grazie alle abbondanti somministrazioni di perle morbide asciugate con il pastoncino ed un prodotto a base di semi germinati pronti all’uso. Una volta svezzato, decisi di separare il piccolo per farlo mutare al meglio. A fine muta si rivelò essere uno splendido maschio (che potete ammirare nelle foto allegate) che mi ha ripagato di tutti i sacrifici giornalieri. Per il futuro, visto che la mente di noi allevatori è sempre in movimento, vi sono altri due ibridi che fanno parte dei miei sogni, più precisamente: Canarino ventre bianco x Verdone dell’Himalaya e Verdone dell’Himalaya x Crociere dell’Himalaya”. Ringraziamo Manuele per questo suo bel racconto e ci congediamo con la speranza che, a breve, qualche altro sogno possa diventare realtà.

Una volta svezzato, decisi di separare il piccolo per farlo mutare al meglio. A fine muta si rivelò essere uno splendido maschio

Il Canarino ventre bianco

Isabellismo

di GIOVANNICANALI, foto E. DELPOZZO

Il comportamento genetico è recessivo e legato al sesso

La mutazione detta isabellismo, alla quale noi allevatori di uccelli siamo abituati, è fra le più diffuse fra gli uccelli stessi, forse la più diffusa, non a caso di solito è una delle prime o proprio la prima ad apparire nelle diverse specie ornitiche allo stato domestico. Spesso segnalata anche in natura. Il comportamento genetico è recessivo e legato al sesso. La mutazione consiste nel fatto che l’eumelanina nera si trasforma in eumelanina bruna. Quindi non si facciano equivoci, la feomelanina non è interessata e si badi bene l’eumelanina nera si trasforma in eumelanina bruna, ma non diventa feomelanina. Lo si nota molto bene osservando che l’eumelanina bruna, frutto di mutazione, ha una tonalità di bruno molto più scura di quella della feomelanina. Per evitare equivoci con altre specie non ornitiche, si sappia che il termine isabella ed isabellismo hanno significati non perfettamente corrispondenti a quanto accade negli uccelli. Nel cavallo, il mantello detto isabella, che schiarisce il baio, escludo che possa corrispondere all’isabellismo degli uccelli poiché alcune parti rimangono nere, inoltre il comportamento genetico è parzialmente dominante. In genetica umana di solito si considera l’isabellismo come sinonimo di: rutilismo ed eritrismo; i capelli rossi umani vengono ricondotti a tale fenomeno. Non credo affatto che tale carattere possa corrispondere all’isabellismo negli uccelli, per la diversa espressione e se non altro per il diverso comportamento genetico; nell’uomo talora indicato come recessivo autosomico, ma più spesso come complesso, comunque non legato al sesso. Bisogna sempre andare molto cauti con i paragoni fra uccelli e mammiferi. Sull’origine del nome isabella si tramanda, ma probabilmente non corrisponde al vero, che deriverebbe dal colore assunto dalla biancheria di talune nobildonne che non la cambiarono per molto tempo, in seguito ad un voto per propiziare eventi bellici, e si chiamavano Isabella. La biancheria sarebbe diventata di un colore poco definibile sul giallastro o marroncino. Si narra di Isabella arciduchessa d’Austria e soprattutto di Isabella di Castiglia. Nelle varie specie ornitiche l’effetto finale può essere leggermente diverso, a

Isabella intenso giallo, foto: E. del Pozzo

seconda della quantità di eumelanina trasformata e della quantità nonché del colore della feomelanina presente. Si può avere, a seconda dei casi, un aspetto complessivo marroncino o rossiccio o fulvo, con possibilità intermedie. Quello che non si deve dimenticare è che tutte le specie in origine sono di tipo nerobruno. Dico questo poiché in passato si era pensato che alcune specie, molto ricche di bruno e povere di nero, fossero qualcosa di diverso, si diceva brune, ma poi si è accertato essere nero-brune. Nel canarino la mutazione di isabellismo è stata una delle prime ad apparire, come accade normalmente. I primi soggetti mutati vennero chiamati isabella del tutto correttamente. Purtroppo però nel canarino di colore si è commesso l’errore di chiamare in seguito: bruno, gli isabella originali ed isabella, l’interazione con l’agata. In effetti dopo la comparsa dell’agata, in seguito ad incroci con l’attuale bruno detto allora correttamente isabella, nacquero grazie al crossing-over dei canarini ove l’interazione delle due mutazioni schiariva l’originale isabella (oggi bruno). Ebbene, invece di chiamare i nuovi soggetti isabella agata o volendo usare un solo nome ad esempio isabellini, si decise di chiamare bruno l’isabella originale ed isabella il nuovo tipo ottenuto per interazione con l’agata. Ho più volte criticato

Bruno intenso rosso avorio, foto: E. del Pozzo questa decisione errata, anche al fine di prevenire equivoci come confusioni, allorché si sente parlare di isabella nelle razze di forma e posizione, quando invece sono i bruni del canarino di colore. Allo stato attuale, tuttavia anche in diverse razze di canarini di forma e posizione sono comparsi gli agata e di conseguenza gli isabella, intesi come interazione. Pertanto suggerisco di continuare a chiamare bruni gli isabella originali ed isabella il frutto del l’interazione con l’agata. Sarà discutibile, ma evita equivoci. Il tipo brunodel canarino di colore è affetto dalla suddetta mutazione ed è un ossidato e segue la linea selettiva degli ossidati, vale a dire la massima espressione delle melanine. Il disegno corrisponde a quello del nero; quando ben selezionato e tipico appare lungo e largo, completo in ogni sua parte. Ovviamente l’eumelanina è bruna e non nera. Diversa la situazione della feomelanina bruna che nel bruno è richiesta di massima espressione. Si badi che il disegno del bruno è di un bruno, cioè marrone, talmente scuro da essere di poco inferiore al nero, almeno nei soggetti migliori. Ulteriore differenza è data da becco e zampe che non sono nere, ma possono andare dal carnicino al bruno. Ovviamente il bruno, in becco e zampe, è nota di pregio. Diciamo che il carnicino corrisponde a becco e zampe poco o pochissimo nere nei neri, mentre il bruno, a becco e zampe nere di neri ad espressione maggiore. Nel pulcino bruno di pochi giorni l’occhio appare rossiccio, successivamente diventa apparentemente nero. Anche la pelle non è nera come nel nero, ma brunastra, come pure il piumino. Nell’adulto la pars plumaceao vaporosa, il cosiddetto “sotto piuma” nel gergo degli allevatori, è percepito come nero. La selezionedel bruno comporta, come anticipato, la ricerca della massima espressione del bruno dato da eumelanina che costituisce il disegno, nonché la massima espressione del bruno della feomelanina. Il disegno sarà ricercato lungo e largo, completo in ogni sua parte, nota di pregio becco e zampe brune. Carenze localizzate come su testa, fianchi, petto sono difetti che se accentuati consigliano l’esclusione del soggetto dalla riprodu-

Bruno mosaico rosso, foto: E. del Pozzo Isabella brinato rosso, foto: E. del Pozzo

zione. Carenze di larghezza e lunghezza del disegno sono pure difetti che se rilevanti consigliano l’esclusione dalla riproduzione. La feomelanina pure si ricerca al massimo dell’espressione. Mi soffermerò in seguito su questo aspetto. Becco e zampe brune sono nota di pregio, ma spesso non molto considerata; si preferiscono comunque i soggetti a becco e zampe brune, restando però prioritario il disegno e l’espressione della feomelanina. Negli accoppiamenti si segue il metodo compensativo accoppiando il soggetto scarso, ma non gravemente, in un aspetto con un soggetto che eccelle in quell’aspetto, e magari carente dove il primo eccelle. Il difetto grave comunque sconsiglia l’utilizzo in riproduzione. Si seguono in altri termini gli stessi parametri del nero, con l’unica differenza che la feomelanina bruna è considerata pregio e non difetto. Fra l’atro questo favorisce la migliore espressione anche del disegno, stante la presenza di geni che codificano sia per l’eumelanina che per la feomelanina. Molto utile l’accoppiamento misto con nero-bruni, cioè i neri vecchia maniera, con massima espressione anche della feomelanina. Questo accoppiamento favorisce la qualità del disegno e del piumaggio. Purtroppo i nero-bruni vecchia maniera sono diventati rarissimi e chi li ha, di solito, se li tiene. Chi volesse farseli dovrebbe partire da neri attuali, magari scartati per tracce di feomelanina evidenti, da accoppiare con bruni con molta feomelanina; nel giro di 2 o 3 generazioni si dovrebbe avere l’esito desiderato. Da sempre si consiglia di alternare qualche generazione di accoppiamento in purezza bruno x bruno ad uno con nero-bruno ovviamente se maschio portatore di bruno. Il disegno con l’accoppiamento misto tende a mantenersi evidente, mentre con reiterati accoppiamenti in purezza tende a diventare meno nitido; la circostanza si può, almeno in parte, contrastare con la selezione. Inoltre il piumaggio che i bruni hannopiù morbido, tende ad accentuare tale caratteristica con reiterati accoppiamenti in purezza, quindi ha giovamento, come consistenza, dall’accoppiamento misto. Personalmente ho sempre praticato l’accoppiamento misto, anche più del necessario, del resto la mia passione per gli accoppiamenti misti, quando sono indicati, è ben nota. E non ho mai avuto motivo di pentirmene. Oggi c’è il problema dell’ostilità contro la feomelanina; il primo aspetto lo abbiamo visto con i nero-bruni che sono diventati neri, ne ho già parlato moltissimo. Il problema è che a molti non basta, incredibile a dirsi, vorrebbero tutto senza feomelanina, tranne i phaeo! Già, anche i bruni senza bruno. Poi naturalmente si dice che rimarrebbe il disegno bruno. Il fatto è che per alcuni la feomelanina è qualcosa di sporco, di brutto ed a nulla vale l’argomento che trattasi di caratteristica naturale del canarino, ben visibile nel selvatico. Ci sono tipi che hanno colori brillanti ed altri che hanno colori cupi e non è che i colori cupi siano meno belli. Certo ci sono i gusti, ma i gusti non possono prevalere sulla vera tipicità e sulla logica. Ci sono canarini di tutti i tipi, quindi che ciascuno scelga ciò che preferisce, senza interferire su ciò che non gli piace. Tanto per capirci, chi amasse il rosso e detestasse il giallo, dovrebbe allevare i rossi, ma non potrebbe pretendere che si allevassero gialli inquinati di arancio per avere un poco di rosso anche li. Chi amasse il giallo e detestasse il rosso, dovrebbe allevare i gialli, ma non potrebbe pretendere di avere rossi deboli di rosso tendenti al-

Isabella bianco, foto: E. del Pozzo

l’arancio, per avere un poco di giallo in più anche li. Non si vede quindi perché chi detesta la feomelanina non allevi solo lipocromici e melanici diluiti. Invece ci sono interferenze, su come concepire gli ossidati, molto problematiche. Non dimentichiamo il passaggio, da me invano osteggiato, di avere bruni opale senza bruno, dopo un po’ si confondevano con gli agata opale. Poi si rimediò, per fortuna, grazie alla buona fede di chi aveva sbagliato. Il fatto è che qualche tecnico, non molto profondo in certi temi, sosteneva che la feomelanina fosse rifratta, quando ben sappiamo che la rifrazione non c’è nella penna, e che altri fenomeni ottici, che ci sono, come l’interferenza, agiscono sull’eumelanina non sulla feomelanina. Non a caso blu, azzurro e violetto hanno sempre base di eumelanina, in condizioni particolari. Per fortuna che qualche tecnico in buona fede, come dicevo, riconobbe l’errore. Da ammirare chi corregge l’errore, da osteggiare senza quartiere chi vi insistesse. Ora se qualcuno proponesse di avere i bruni senza feomelanina, andrebbe osteggiato in modo netto. Non si pensi che stia parlando di pericoli ipotetici; mi è capitato di sentire certi discorsi e di avere visto dei bruni con un disegno forte, ma con minima feomelanina, che non sembravano neppure dei veri bruni. Mi sono anche stupito che si fosse riusciti ad avere quel risultato, certo non facile. Non è necessario polemizzare neanche tanto, visto che gli argomenti scientifici, tecnici e logici non mancano. E non mancano neppure quelli estetici; infatti, anche le tonalità cupe hanno un loro fascino. Ricordo i verdi bottiglia o muschio, come si descrivevano i nerobruni gialli, veramente suggestivi. I bruni sono, secondo il mio gusto, meno belli, ma non migliorano certo riducendo la feomelanina, tutt’altro; la feomelanina è una loro caratteristica e conferisce ulteriori toni cupi, adattissimi agli ossidati. Non avrebbe senso cercare di avere ossidati aspiranti brutti diluiti! Per quanto riguarda l’isabella, inteso come interazione del bruno con l’agata (ricordo che anche l’agata è un carattere recessivo e legato al sesso), ovviamente deve seguire la linea dei diluiti essendo l’agata un diluito. In buona sostanza, deve essere considerato come la versione bruna dell’agata. Si ricordi che l’agata è un nero diluito e l’isabella un bruno diluito. Funziona tutto come nell’agata, solo che invece del nero abbiamo eumelanina bruna di tonalità nocciola. Gli isabella alla nascita sono più chiari dei bruni ed hanno l’occhio rosa per pochi giorni ed in seguito scuro. Il cosiddetto “sotto piuma” parte vaporosa è brunastro. Questi ultimi aspetti aiutano nella differenziazione dai bruni in caso di situazioni confuse e/o atipiche. L’occhio dell’isabella adulto viene percepito come nero, tuttavia in particolari situazione di luce, gli esperti molto dotati di buona vista, possono intravvedere toni brunastri. La selezionequi va contro la feomelanina, come nell’agata. Il disegno si ricerca da agata; sottile, spezzato e completo, di tonalità nocciola, come dicevo e sottolineo. Disegni di tono debole corrispondono ad agata grigiastri. Si ricordi che il disegno di eumelanina (nocciola) anche nell’isabella è molto più scuro della feomelanina che appare colore caffelatte. Ovviamente disegni duri o tracce eccessive di feomelanina sono difetti gravi. Le mandorle, cioè gli aloni periferici, sono come quelle dell’agata. I maschi isabella portatori di satiné sono schiariti in modo anomalo, analogamente agli agata portatori di satiné. Il migliore accoppiamento dell’isabella è con l’agata, ma va bene anche l’accoppiamento in purezza senza insistere troppo, per non infiacchire disegno e piumaggio, come nei bruni. Anche qui valgono i meccanismi della compensazione, certo oltre alla scelta dei migliori.

Gli accoppiamenti di bruni ed isabella, come risultati, sono indicati nella letteratura fondamentale, ma eseguo un breve promemoria: • bruno x bruno = tutti bruni • maschio bruno x femmina nera = maschi neri/bruno e femmine brune • maschio nero x femmina bruna = tutti neri con maschi portatori di bruno • maschio nero/bruno x femmina bruna = maschi metà neri/bruno e metà bruni, femmine metà nere e metà brune • maschio nero/bruno x femmina nera = maschi tutti neri metà portatori di bruno, femmine metà nere e metà brune Per quanto concerne l’accoppiamento fra agata ed isabella va allo stesso modo, basta scrivere agata invece di nero ed isabella al posto di bruno. Non considero accoppiamenti fra ossidati e diluiti essendo inopportuni, comunque trattati in letteratura fondamentale.

Bruno bianco dominante, foto: E. del Pozzo

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