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Canaricoltura da canto
Arte e Scienza
di FRANCESCODIGIORGIO, fotoRIVISTADIAGRARIA.ORG
Tutti i canarini indubbiamente cantano, ma tra il canto di un campione delle razze “canterine” e quello dei comuni canarini c’è la stessa differenza che passa tra un’opera cantata da Pavarotti ed una canzonetta strillata da uno di noi in bagno, magari mentre si rade. In fondo l’essenza delle razze da canto è tutta qui: nell’osservanza dei concetti fondamentali della materia, incentrati su arte e scienza. Nel periodo successivo all’irrobustimento in voliera, i giovani allievi che devono apprendere il canto vanno posti in singole gabbiette, collocate in un apposito scaffale che va tenuto in penombra. È ragionevole stabilire in quattro mesi l’età minima dei canarini da ingabbiare dentro lo scaffale canonico. È necessaria inoltre la presenza di un maestro cantore, vale a dire di un soggetto d’uno-due anni, che l’allievo dovrà imparare ad imitare. Ottenuto l’adattamento dei propri
Canarini Malinois, fonte: www.rivistadiagraria.orgh
pupilli nello scaffale, il canaricoltore deve vigilare sui vocalizzi, intervenendo qualora riscontrasse suoni tali da rompere l’armoniosità del complesso corale. Il canto è segno di buona salute, di dominanza di espressione sessuale, di territorialità, di gioia di vita! Verso la metà di ottobre, l’accudente deve procedere all’estrazione degli allievi dallo scaffale a quattro per volta e, tramite l’ascolto in una stanza dove non ci siano altri uccelli, formare gruppi affini (stamm) da allenare per le gare di novembre, dicembre e gennaio). È nel periodo dell’educazione canora degli esemplari delle giovani leve che l’allevatore/preparatore avverte la nobiltà del suo lavoro, che non è comparabile con quello prodotto da colleghi di diversa specializzazione. Il canarino da concorso deve essere in possesso di tutte le frasi di canto codificate e deve emetterle in modo superiore alla media. I coefficienti per il raggiungimento della forma sono, oltre all’allena-
mento, la temperatura, l’illuminazione e l’alimentazione. Qualora si riscontrasse che un campioncino è restio a far sfoggio di tutte le sue qualità canore, è preferibile procedere alla sua sostituzione perché meglio di lui certamente farà un cantore meno bravo ma dal temperamento più disinvolto. Se una coppia di buon ceppo producesse nella prole un canto mediocre, in qualche caso è sufficiente scindere quell’unione per avere da quegli stessi genitori, accoppiati diversamente, dei figli di valore. Va da sé che l’affinamento canoro poggia sulle regole degli accoppiamenti in consanguineità. Per l’allevatore che disponga di un buon numero di ottimi maschi, è possibile concorrere in più gare, sfruttando la tecnica dell’avvicendamento dei cantori. A fine gara, a volte, il malvezzo delle discussioni di critica verso l’operato dei giudici: uno scenario triste da evitare perché scema la bellezza e costruttività del concorso stesso. Le esposizioni a concorso di uccelli domestici servono ad avvicinare persone nuove, sono però soprattutto uno strumento indispensabile per guidare e sostenere la selezione delle diverse specie o razze di uccelli allevati. Possiamo indubbiamente affermare che senza esposizioni l’ornicoltura non sarebbe potuta giungere ai livelli attuali di qualità che danno lustro ad ogni allevamento, seppure amatoriale. Purtroppo l’emergenza Coronavirus ci costringe ad attenuare le nostre abitudini di vita, compreso l’hobby allevamentizio. C’è stato, poi, lo stop per tutte le manifestazioni ornitologiche nel 2020. Non perdiamoci d’animo; restiamo vigili, prudenti, uniti; Dio è provvidente. E verranno tempi migliori!