Insieme - Gennaio 2014

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GENNAIO 2014 N. 1 ANNO IX - € 2,00

L’alegría del Evangelio Papa Francesco: “I ricchi devono aiutare i poveri” Premio Euanghelion

Dino Boffo, il premiato dell’edizione 2014

Caritas Parte la formazione per le dipendenze

Giornata per la vita

Il vescovo ha scritto un dialogo tra Anna e Gioacchino



EDITORIALE di Silvio Longobardi

Parole di speranza

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iovanni Paolo II, il primo Papa slavo della storia della Chiesa, ha certamente contribuito a superare il conflitto che, al tempo della sua elezione, ancora opponeva decisamente i Paesi dell’Est e quelli dell’Ovest. Papa Francesco, il primo Papa dell’America Latina, potrebbe dare un apporto significativo per superare il conflitto tra nord e sul del mondo, soprattutto sui temi della povertà. Papa Bergoglio conosce personalmente la condizione di miseria in cui vive tanta parte della popolazione, a causa di un sistema economico che insegue il profitto e dimentica le persone. Per questo, quando affronta i temi economici, la sua parola diventa tagliente e poco diplomatica.

to a conoscere, quando accenna alla sofferenza innocente dei bambini e parla della tragedia della fame nel mondo”. Nel recente documento sulla nuova evangelizzazione Papa Francesco riporta una frase di san Giovanni Crisostomo, un vescovo del quarto secolo: “Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loro”. La parola di questo santo vescovo non perde la sua attualità perché l’egoismo non va mai in vacanza, anzi oggi diventa ancora più raffinato e devastante.

Papa Francesco viene da un Paese e da un continente in cui esiste un fortissimo divario tra una casta ricca e potente e una categoria sempre più vasta di poveri che hanno poche o forse nessuna possibilità di vincere la miseria in cui si trovano. A lungo andare una situazione come questa comporta conseguenze sempre più disastrose sul piano sociale, come ricorda l’Esortazione Evangelii gaudium: “La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente. Bisogna lottare per vivere e, spesso, per vivere con poca dignità”. Ma anche nei Paesi più ricchi, aggiunge il Pontefice, la disperazione aumenta.

Invece di lamentarsi e di scaricare la crisi sui più deboli, i politici farebbero bene a fare un esame di coscienza per individuare quanti e quali sprechi di denaro pubblico di fatto tolgono risorse all’impegno sociale. È triste sentire la lagna di amministratori locali e vedere poi soldi spesi per finanziare iniziative di dubbio gusto e di nessuna utilità sociale. Soldi e iniziative che servono solo ad alimentare le proprie clientele politiche. È triste sapere che nel 2014 diminuiscono del 70% i finanziamenti dello Stato per gli aiuti alimentari. È triste sentire i responsabili di un Centro per la riabilitazione dei minori che affermano di non poter accogliere altri bambini perché i fondi statali non ci sono o arrivano con eccessivo ritardo. Chi ha la responsabilità di tutto questo dovrà rendere conto a Dio.

Quando parla dei poveri davanti a lui non ci sono volti, ma le persone. Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, che ha avuto la possibilità di intervistarlo pochi giorni prima del Natale, testimonia: “Per due volte, durante il colloquio, dal volto di Francesco sparisce la serenità che tutto il mondo ha impara-

All’inizio del nuovo anno abbiamo bisogno di parole di speranza. Ma la speranza vera non è l’illusione ingenua di chi immagina un mondo nuovo ma l’impegno coraggioso e tenace di chi quel mondo lo vuole costruire davvero. La vera speranza si coniuga con la responsabilità. E tutti siamo chiamati in causa.

Insieme - Gennaio 2014

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Sommario

L’alegría del Evangelio Papa Francesco: “I ricchi devono aiutare i poveri”

Gennaio 2014

Premio Euanghelion

Dino Boffo, il premiato dell’edizione 2014

Caritas Parte la formazione per le dipendenze

Parole di speranza di Silvio Longobardi

6 La gioia di essere più che umani 8 L’omelia, una felice esperienza dello spirito 8 La voce dei laici 9 L’intervista a don Giuseppe Pironti. Riscoprire l’essenziale 12 Una chiesa povera, per i poveri 12 La politica, la più alta forma di carità

5 L’ABC DELLA FEDE Una bella e lunga lettera di Dio risponde mons. Giudice

15 SCUOLA & UNIVERSITÀ Quando ricordi e libri segnano la vita di Martina Grimaldi

18 IN-CANTO Gesù, il primo comunicatore di Martina Nacchio

VITA NELL’AGRO 19 I Sindaci dal Vescovo di Salvatore D’Angelo

22 Ape Escape mania di Sofia Russo

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26 I PASSI DI FRANCESCO 27 I PASSI DI GIUSEPPE di Antonietta Abete

VITA ECCLESIALE 28 Insieme ai piccoli e ai giornalisti di Salvatore D’Angelo

29 Diventare come Maria di Teresa Staiano

37 IN DIOCESI Uffici diocesani e associazioni 39 Controcorrente La nuova rubrica dell’Ufficio per la pastorale familiare

43 BACHECA I nostri auguri a cura della Redazione

Il vescovo ha scritto un dialogo tra Anna e Gioacchino

PRIMO PIANO di Antonietta Abete e Mariarosaria Petti

3 EDITORIALE

di Silvio Longobardi

Giornata per la vita

Foto di copertina Salvatore Alfano

GENNAIO 2014 N. 1 ANNO IX - € 2,00

INSIEME…SÌ, LO VOGLIO

44 LA COPERTINA La parrocchia Sant’Antonio di Padova ad Orta Loreto

46 NEWS DALLE PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

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DON ENRICO SMALDONE

51 IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali

LE RUBRICHE 59 Pagine della nostra storia La famiglia di papa Wojtila di S. Longobardi

61 Il legale risponde

a cura dell’avv. Gianni Severino

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ARTE… RISCHI


L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Una bella e lunga lettera di Dio Così il vescovo Giuseppe definisce l’Antico e il Nuovo Testamento. «Per raccontarsi all’umanità - spiega - Dio si è rivelato un po’ alla volta, in tempi e modi diversi, per rispettare la capacità di comprensione di ogni uomo»

Eccellenza, qual è la differenza tra l’Antico e il Nuovo Testamento? Era necessario scriverne due? Maria Carissima Maria, l’Antico e Nuovo Testamento non sono due testamenti, esso è unico, come unico è l’autore, che è Dio il quale si è servito di diversi autori per scrivere la sua bella e lunga lettera. Si è tentato qualche volta di contrapporre i due testamenti, arrivando a dire che esiste un Dio dell’Antico Testamento (cattivo) e un Dio del Nuovo (buono). Ma non è così. Come ha agito Dio? Dio è un grande pedagogo, un grande educatore, e per dirsi all’umanità ha utilizzato un modulo crescente: si è rivelato un po’ alla volta, in tempi e modi diversi, per rispettare il cammino e la capacità di comprensione di ogni uomo. Come una mamma e un papà che spiegano al figlio le cose della vita un po’ alla volta, aspettando che il figlio possa maturare e crescere nella comprensione e nell’accoglienza. Que-

sto sviluppo della rivelazione ha avuto tappe e storie diverse, fino ad arrivare al compimento che è il Figlio, Gesù Cristo. In Lui il Padre ci ha detto e ci ha dato tutto. Ora in Lui, e solo in Lui, si possono rileggere l’Antico e il Nuovo Testamento, non come due libri, ma come volumi di un’unica biblioteca, di un’unica storia, che è la storia di Gesù con il suo popolo. Mons. Giuseppe Giudice

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IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete e Mariarosaria Petti

LA GIOIA

di essere più che umani

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on è un tema nuovo quello che il Papa ha proposto nella recente Esortazione Evangelii gaudium, anzi il titolo stesso che ha scelto ricalca volutamente il documento che Paolo VI pubblicò nel 1975, al termine dell’Anno Santo: Evangelii nuntiandi. Quasi a voler sottolineare una continuità ideale con quel testo che a metà degli anni ’70 – e nel contesto di una crisi ecclesiale vasta e profonda – proponeva una strategia missionaria. In questo documento, che dall’inizio alla fine porta la peculiare impronta di Papa Bergoglio, e che possiamo a buon diritto considerare come il suo primo testo, possiamo intravedere tutta la personalità del Pontefice, non solo quei temi che lui ritiene assolutamente essenziali ma anche quel suo inconfondibile stile che in questi mesi abbiamo imparato a conoscere. Si tratta di un documento ampio e articolato. Il Papa ne è ben consapevole, lo sviluppo del tema, scrive nelle pagine iniziali, “forse potrà sembrare eccessivo” (n. 18). Ma ha voluto correre questo rischio non solo per l’importanza oggettiva della proposta ma anche perché egli si propone espressamente di “indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni” (n. 1). In queste pagine c’è – e non poteva essere diversamente – l’ambizione di tracciare una strada durevole. Non è stato Bergoglio a scegliere questo tema ma Papa Benedetto: l’Esortazione, infatti, riprende e sigilla l’esperienza del Sinodo sulla nuova evangelizzazione celebrato nell’ottobre 2012. Anche questo è segno di continuità. Ma Papa Francesco riprende e rilegge il confronto e le proposte sinodali a partire dalle sua personale esperienza. Nelle pagine si sente il cuore di un padre che desidera comunicare ai figli quello che ha di più caro – e cioè la gioia di

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credere – ma anche capace di ringraziare con umiltà per la testimonianza di fede e di carità che riceve dai suoi figli. Chi legge il documento spesso – e con buone ragioni – va in cerca di novità. Molti commentatori si sono soffermati su alcuni accenni che fanno presagire un cambio di passo: il Papa si dice disposto a ripensare il suo ruolo nel contesto di un nuovo e più fecondo abbraccio ecumenico, chiede di dare più spazio alle Conferenze Episcopali, fino a riconoscere loro una specifica autorità anche sul piano dottrinale (n. 32), invita ad essere più misericordiosi nel comunicare la grazia sacramentale e ricorda che l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli” (n. 47). Temi importanti che potranno rivelarsi decisivi nel prossimo futuro. Ma non dimentichiamo che il motivo e il cuore della proposta è la nuova evangelizzazione: “Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita” (n. 49). “Mio Dio, se tu sei dappertutto, perché io sono sempre altrove”, si domandava con ironia e acutezza Madeleine Delbrêl. Tutti cercano la felicità ma spesso non la trovano perché la cercano nei luoghi sbagliati. La gioia, scrive il Papa, nasce dall’incontro con Gesù Cristo. È Lui che libera l’uomo dalla tristezza di pensare solo a se stesso e dall’inganno di cercare la felicità nelle cose che rendono la vita piacevole. “Le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi” (n. 7). Cristianesimo e gioia sono due termini che dovrebbero continuamente richiamarsi. Se il Vangelo è una bella notizia non può


essere annunciato da persone tristi: “ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua” (n. 6); “un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale” (n. 10). Il tema del documento non è nuovo ma non per questo appare scontato. Anzi. Facciamo molta fatica a passare “da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale decisamente missionaria” (n. 15), come auspica il Papa. È la fatica di cambiare radicalmente la prassi pastorale e di ridire in modo nuovo, con una passione nuova ma con metodi nuovi, quell’annuncio che da venti secoli ha contribuito a rendere più umana la vita di tutti e di ciascuno. Eppure è questa la strada. In gioco non c’è solo la fedeltà al compito che la Chiesa ha ricevuto dal suo Maestro ma la vera felicità dell’uomo perché – scrive Papa Bergoglio – l’incontro con Gesù Cristo rappresenta la piena realizzazione di tutto ciò che è umano: “Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero” (n. 8). Come i genitori sono indispensabili per la crescita dei loro figli, così la Chiesa nell’umana società. Nel passato questa consapevolezza ha generato missionari pronti a dare la vita per il Vangelo. È questo, anche oggi, il punto di partenza per rifare il tessuto missionario della comunità ecclesiale. Silvio Longobardi

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L’omelia, una felice esperienza dello spirito di Antonietta Abete

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n’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita: così Papa Francesco definisce la predicazione all’interno della liturgia. Il Papa, 77 anni lo scorso 17 dicembre, in una recente omelia ha definito la vecchiaia la sede della sapienza. Egli che conosce gli ostacoli del cuore e gli affanni delle realtà parrocchiali ha scelto di intervenire perché “molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie”. Scrive che spesso fedeli e sacerdoti soffrono, i primi nell’ascoltare, i secondi nel predicare. Sceglie dunque di soffermarsi con meticolosità dando una serie di indicazioni pratiche su come preparare un’omelia. In che modo sono state accolte le indicazioni del Papa che con schiettezza indica limiti e imperfezioni ed usa un tono duro per correggere pratiche e metodologie che non conducono alla salvezza? Lo abbiamo chiesto a laici e presbiteri perché come ha scritto il Papa all’inizio del capitolo “nessuno si salva da solo, né come individuo isolato né con le sue proprie forze”. La Chiesa è chiamata a camminare insieme, per accendere nel mondo il fuoco della fede. Con il sorriso sulle labbra e l’allegria sul volto. Perché la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù.

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LE DOMANDE

La voce dei laici in cinque domande Utilizzando le parole del Papa, abbiamo raccolto l’esperienza di sei laici - Il Papa scrive che “molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero”. Ti è capitato di soffrire nell’ascoltare l’omelia del tuo parroco? - Hai provato a dirglielo? È cambiato qualcosa? - Come hai risolto? Hai scelto di sopportare per amore o hai cambiato parrocchia? - Ha scritto il Papa nella sua esortazione: “Le letture domenicali risuoneranno in tutto il loro splendore nel cuore del popolo, se in primo luogo hanno risuonato nel cuore del pastore”. Parole forti. Che effetto ti fa ascoltarle? - Un predicatore che non si prepara non è “spirituale”, è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto. È un ammonimento importante. Pensi che il Papa abbia saputo leggere nel cuore dei laici?

LE ESPERIENZE

Nel III capitolo dell’Esortazione Evangelii Gaudium, il Papa dedica un paragrafo all’omelia

LE MIE CRITICHE SONO STATE ACCOLTE Più che di sofferenza, parlerei di stanchezza. Mi è capitato più di una volta di diventare insofferente per la lunghezza di un’omelia, quasi che il sacerdote volesse dire tutto in un’unica riflessione. Ho, invece, provato una profonda emozione quando ho ascoltato le prime omelie di Papa Francesco che, in 6-7 minuti, sviluppava il suo pensiero intorno a tre punti principali che mi restavano impressi nella mente per molto tempo. Poiché sono una persona molto schietta, ho detto a più di un sacerdote che le sue omelie erano lunghe e devo ammettere che nella maggior parte dei casi essi l’hanno presa come una critica costruttiva. Comprendo bene le parole del Papa e le sue indicazioni, perché mi sono trovato spesso a dover spiegare brani biblici ai bambini e, quando non mi preparavo a dovere, non riuscivo a trasmettere molto ai ragazzi. Penso sia lo


stesso per un sacerdote che, magari, preso da mille impegni, non riesce a trovare il tempo giusto per far risuonare dentro di sé la Parola che andrà ad annunciare al popolo. Penso che il Papa, che viene dall’esperienza pastorale delle parrocchie e delle diocesi, abbia notato che spesso vogliamo fare tante cose (come Marta nel celebre brano evangelico) dimenticandoci l’essenziale (“Maria ha scelto la parte migliore” Lc 10,42). Organizziamo tante belle iniziative (forse anche troppe), dimenticando il cuore di tutto: l’incontro personale con Cristo! Antonio

È LA PERSONA MIGLIORE CHE CONOSCO Sì, mi è capitato di soffrire nell’ascoltare l’omelia del mio parroco, spesso lunghe e piene di voli pindarici da un argomento ad un altro. Ho provato a parlargliene ma non è cambiato nulla: ognuno ha la sua forma mentis ed è difficile modificarla. Lui è fatto così ed è la persona migliore che conosco. Gli voglio un gran bene: devo a lui la mia formazione e la persona che oggi sono. Sì, è vero, la Parola risuona se prima ha fatto breccia nel cuore del pastore. La testimonianza è fondamentale, anche questo me lo ha insegnato il mio parroco. Non sono molto d’accordo sul passaggio contenuto nell’ultima domanda: Un predicatore che non si prepara non è “spirituale”, è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto. Un conto è se un sacerdote non si prepara perché non ha voglia, cosa bene diversa è se non si prepara perché ha da lavorare per i suoi discepoli. In questo caso per me non c’è problema. Marco

COME ARRIVARE AL CUORE DELLE PERSONE Non mi è capitato di soffrire ascoltando un’omelia. Le letture, il Vangelo e l’omelia sono davvero il pane quotidiano per ciascun cristiano e per i fedeli che quotidianamente si “nutrono” della Sua parola. Spesso dubbi, paure e sconforto ci assalgono, ma c’è sempre una parola o una frase che ci illumina. Le classiche “parole giuste al momento giusto”. Scrive il Papa: “Un predicatore che non si prepara non è “spirituale”, è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto”. È vero, ma non credo si tratti di accogliere le istanze dei laici, quanto di far

percepire ai sacerdoti l’importanza che ha l’omelia e come possono arrivare davvero al cuore delle persone, partendo dalla vita di Gesù e dalla Sua parola. Scrive ancora il Papa: “Non solamente l’omelia deve alimentarsi della Parola di Dio. Tutta l’evangelizzazione è fondata su di essa, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale”. Credo che il mio pensiero possa racchiudersi in questa frase estratta dall’Evangelii Gaudium, una guida importante anche per ogni operatore pastorale e per quanti vogliono accostarsi alla Parola con cuore umile ed accogliente. Antonella

UNA VOCAZIONE CHE RISUONI AD OGNI PASSO Mi è capitato fin troppe volte. Ho sentito sermoni di tutti i tipi, reclami e attacchi contro il nostro tempo, ma ho assistito anche ad autocelebrazioni delle tante e numerose attività della parrocchia. Ho ascoltato preti infarcire discorsi di latinismi per sopperire ad una mancata e onesta preparazione, dinanzi a volti sbigottiti di anziane signore. Credo che Papa Francesco abbia rintracciato il cuore della questione. Entrare in una parrocchia, partecipare all’Eucarestia e sentire poche e precise parole di un Pastore che si è lasciato scavare dalla Parola di Dio e ha trovato il modo perché anche io possa sentirmi interpellato: questo è l’essenziale. Da cristiana, entro nel mio Tempio perché so che c’è una Parola antica eppure sempre fresca e appropriata alla mia vita. Si dice che per alcuni mestieri sia indispensabile una vocazione, come quella di un prete. Pensiamo al maestro che nel lungo peregrinare tra giovanissime coscienze deve trovare sempre modi nuovi e appropriati per educare. Io credo che il sacerdote – oggi più che mai – debba far risuonare la propria vocazione ad ogni passo, debba disseppellirla dagli ingorghi burocratici da sagrestano, strapparla ai vecchi schemi di predicatore di campagna. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo Umanesimo, che un sacerdote mi guardi negli occhi, mi ascolti e mi racconti che la mia vita può essere lieta, che l’esistenza di tutti può essere dolce, se solo mi abbandono a quel seme che mi è stato piantato nel cuore. Laura

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L’INTERVISTA

IL CONFRONTO VINCE OGNI INCOMPRENSIONE Il rapporto tra Letture bibliche e riflessioni è fondamentale. Si potrebbe paragonare agli insegnamenti dei genitori, a volte non sono in linea con il nostro pensiero e possono farci soffrire, ma le omelie “scomode” sono necessarie. Vengo da un percorso di formazione abbastanza lungo, che mi ha visto protagonista dall’adolescenza all’età adulta. Oggi vivo un momento di stasi, ma si tratta solo di una pausa, non una sosta definitiva. Forse, una delle cause è stato il non riuscire a trovare immediatamente un’intesa spirituale con il nuovo parroco, ma non è l’unico motivo. Inizialmente andare a Messa la domenica era pesante come scalare una montagna con uno zaino colmo di mattoni. Poi ho capito che per riuscire a fare qualche passo c’era bisogno di alleggerire il bagaglio, mettere via i dubbi e le incomprensioni. Mi sono fatta coraggio e ne ho parlato con il mio parroco. Dopo un momento di confessione e di confronto, durato più di due ore, quello zaino che mi impediva la scalata, si era quasi svuotato del tutto. Il confronto vince tutte le incomprensioni. Non ho mai pensato di cambiar parrocchia perché la comunità è una famiglia! Papa Francesco è venuto per scuotere gli animi, soprattutto quelli di coloro che pensano che basta dire “4 parole” nell’omelia. Non è così! Chi partecipa alla celebrazione eucaristica ha sete di sapere, di formarsi e crescere nella fede. Ed ogni parroco è tenuto a prepararsi nel miglior modo possibile per arrivare al cuore dei fedeli. Non dobbiamo dimenticare che poi saranno loro ad evangelizzare il mondo! Rosella

Riscoprire l’essenziale

«È necessario imparare a tralasciare le cose utili, ma secondarie»: le indicazioni del Papa sull’omelia rilette da un giovane sacerdote. A confronto con don Giuseppe Pironti, ordinato nel 2013 e assistente spirituale del Consiglio Episcopale dei 12 e dei 72 giovani

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PER AMORE, HO SCELTO IL SILENZIO Sì, mi è capitato di soffrire ascoltando qualche omelia, ma ho scelto di sopportare in silenzio per amore. Non nascondo che a volte alcune scelte o lo stile usato mi creano disagio perché colgo molta distanza rispetto al mio desiderio di vivere la fede. Papa Francesco, oltre ad accogliere le istanze dei laici, si sforza di farci vivere secondo lo stile che ci ha insegnato Gesù Cristo. Mario

l Papa indica in maniera precisa e dettagliata le modalità per preparare un’omelia perché scrive “sono troppi i reclami in relazione a questo importante ministero”. Che effetto ti ha fatto leggerle? Potremmo dire che c’è un’emergenza omelia? «Apprezzo molto quello che ha scritto il Papa. Questo non vuol dire che dobbiamo seguire l’indice di ascolto come in TV. Tuttavia, l’omelia è attualizzazione della Parola e va comunicata nel miglior modo possibile. Questo richiede una buona preparazione da parte dei sacerdoti e una buona predisposizione all’ascolto da parte dei laici. Infatti il Papa scrive: «Anche nei casi in cui l’omelia risulti un po’ noiosa, se si percepisce questo spirito materno-ecclesiale, sarà sempre feconda, come i noiosi consigli di una madre danno frutto col tempo nel cuore dei figli». Queste parole mi spingono ad impegnarmi ancora di più nel preparare l’omelia, perché arrivi la Parola di Dio».

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Ti ritrovi in tutti i punti e i passi indicati o ritieni che sia chiesto troppo ad un sacerdote? «Non credo che il Papa richieda troppo. Anzi, condivido quando scrive che bisogna, se necessario, tralasciare altre cose utili, ma secondarie». A chi dice di non avere tempo, il Papa suggerisce di togliere spazio ad altre cose. Tu cosa elimineresti o hai già eliminato? «Lo dicevo nella risposta precedente. La questione non è cosa tralasciare, ma non permettere ad impegni secondari di togliere tempo a quella che definirei la “dimensione essenziale” del sacerdote. Perché questo avvenga dovremmo fidarci più dei laici e attuare quella Comunione di cui parla il Concilio e su cui insiste tanto il Papa». «Un predicatore che non si prepara non è “spirituale”, è disonesto ed irresponsabile verso i doni che ha ricevuto». È un ammonimento importante. Come pensi sarà accolto? «Penso che chiunque abbia a cuore il bene delle persone e la gloria di Dio, leggerà in questa affermazione uno stimolo per migliorare il suo apostolato». Dopo aver letto il brano biblico, il Papa suggerisce una domanda: “Che cosa mi dà fastidio in questo testo?”. Poi aggiunge che prima di preparare quello che si dirà nella predicazione,

bisogna accettare di essere feriti per primi da quella Parola che ferirà gli altri. Due passaggi delicati. Come li vivi? Riesci a metterli in atto? «Mi permetto di dire, con molto rispetto, che il Papa non ha detto nulla di nuovo. Nessuno può portare agli altri ciò che non ha. L’omelia non è una lezione, non può essere il frutto solo dello studio. Lo studio, eventualmente, aiuta la meditazione. Durante l’omelia, il sacerdote ascolta quanto Dio dice nella Parola, lo confronta con la sua vita e con quella della comunità alla quale parlerà, ed esprime ciò che lo Spirito gli suggerisce perché questo sia di aiuto per raggiungere la vita eterna e la felicità». Molti sacerdoti hanno un profilo fb e twitter, un modo per essere testimoni nell’era digitale. Ma è impossibile negare che questi strumenti tolgano tempo. Pensi che con l’avvento dei social network, è diventato più difficile ritagliarsi degli spazi di preghiera per preparare un’omelia? «Non è lo strumento il problema, ma l’uso che se ne fa. Sì, gli strumenti digitali possono togliere tempo prezioso se male utilizzati. Ma la soluzione non è eliminarli, sono mezzi utili e importanti e fanno parte di questo tempo. Credo sia importante definire le priorità, sapere cosa si fa e perché, condividere le proprie difficoltà con gli altri e lasciarsi aiutare, se necessario».

Il ministro non brilli più del Signore Scrive il Papa al punto 138: “L’omelia (…) deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione. Il predicatore può essere capace di tenere vivo l’interesse della gente per un’ora, ma così la sua parola diventa più importante della celebrazione della fede. “Poi aggiunge:” Se l’omelia si prolunga troppo, danneggia due caratteristiche della celebrazione liturgica: l’armonia tra le sue parti e il suo ritmo. (…) Ciò richiede che la parola del predicatore non occupi uno spazio eccessivo, in modo che il Signore brilli più del ministro.” Mi viene da pensare che debba tremare il cuore ogni volta che si calpesta il pavimento dell’altare per parlare al popolo di Dio… A questa domanda don Giuseppe ha risposto così: «Sì, il cuore trema. Ma poi mi dico: io non devo prevalere sugli altri né su Dio. L’armonizzazione delle parti è importante, nella Liturgia tutto parla! Un’omelia troppo lunga dice che il sacerdote viene prima di tutto, e questo non è vero. A volte capita di essere un po’ lunghi perché si vorrebbe comunicare alla gente tutto quello che si porta nel cuore! Scegliere cosa dire e cosa non dire non è facile quando tutto sembra importante. Ma si impara a camminare camminando».

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Una Chiesa povera, per i poveri Forte connotazione sociale per l’esortazione apostolica di Papa Francesco, “nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri”

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chi non è mai capitato di leggere un testo senza vederne prima la firma e – avanzando nella lettura – ne ha riconosciuto l’identità e lo stile dell’autore? Potrebbe succedere a chiunque inizi a divorare l’Evangelii gaudium di Papa Francesco. Non un’Esortazione. Riduttiva l’etichetta di ennesimo documento papale: 224 pagine che parlano con eloquenza al più fine teologo come al più semplice impiegato. Bergoglio consegna alla Chiesa universale le istruzioni d’uso del Vangelo e lo fa con la solidità di argomenti importanti e di riferimenti autorevoli: dalla Pacem in Terris di Roncalli, alla Populorum progressio di Paolo VI e ancora alla Quadragesimo anno di Pio XI, senza dimenticare i contributi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Non si tratta di argomenti nuovi, ma di estrema novità è permeata l’intera esortazione. Forse perché Francesco rappresenta la sintesi perfetta tra gesti, azioni e – con la Gioia del Vangelo – contenuti. La Dottrina Sociale della Chiesa al centro. Il Papa arrivato “dall’altra parte del mondo” ha una sensibilità sociale spiccata: «Il kerygma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri» (n.177). È così che il vescovo di Roma ricorda – in particolare al quarto capitolo – che nessuna evangelizzazione è

possibile se non sappiamo decifrare le coordinate del mondo in cui viviamo. Il vocabolario di Francesco. Per fugare ogni dubbio ed eliminare qualsiasi interpretazione deformante, il Pontefice in alcuni passaggi chiarisce il significato di alcune parole che lo aiutano a definire “La dimensione sociale dell’Evangelizzazione”: «La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni» (n.185). Eliminata l’ombra della filantropia, si pronuncia con forza sull’economia: «L’economia, come indica la stessa parola, dovrebbe essere l’arte di raggiungere un’adeguata amministrazione della casa comune, che è il mondo intero» (n.206). Accanto agli accenti sul capitalismo e sull’economia di mercato, vero cuore pulsante dell’Evangelii gaudium è la “scelta preferenziale per i poveri”: «Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della iniquità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’iniquità è la radice dei mali sociali» (n.202).

LA POLITICA, LA PIÙ ALTA FORMA DI CARITÀ

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hiedo a Dio che cresca il numero dei politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune» (n.205). Abbiamo commentato insieme ad un giovane

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che si impegna per la sua città, questo passaggio di Papa Francesco. Carmine Scarpa, ventiquattrenne di Nocera Inferiore e segretario dell’Osservatorio delle Politiche Giovanili ci ha raccontato cosa significhi il suo servizio nell’associazione: «Oggi, tutti hanno paura di assumersi un impegno serio a servizio della città. Abbiamo tanti ragazzi “sulla soglia”. Il nostro contributo non è partitico, siamo un laboratorio di idee,

mettiamo in rete progetti e competenze per sostenere l’amministrazione comunale». Non vi sono più le scuole di formazione politica, in passato luogo in cui i partiti formavano la futura classe dirigente, mancanza a cui la Chiesa ha spesso sopperito con un’opera di formazione e sensibilizzazione sulla dottrina sociale. Un terreno sul quale bisogna ritornare ad investire. M. P.


Papa Francesco interpella tutti, anche il nostro Agro

Il Piano di Zona. A presentare il quadro istituzionale è la dottoressa Silvana Giardino, assistente sociale del Comune di Nocera Inferiore e responsabile dello Sportello immigrati: «Il Piano di Zona S1 è nato nel 1999, da un’intuizione della Caritas diocesana e con la partecipazione di dodici Comuni (Angri, Castel San Giorgio, Corbara, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano Sul Sarno, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, San Valentino Torio, Scafati), dell’ASL Sa1 e del Terzo Settore. Il Comune di Nocera Inferiore aveva avviato già diversi progetti a sostegno della famiglie con forte disagio sociale e su quella base si aprì una stagione positiva». L’assistente sociale spiega poi che lo stato di dissesto economico di molti Comuni ha sospeso l’erogazione del contributo dovuto al Piano di Zona, con una conseguente situazione di stallo nell’erogazione dei servizi essenziali. «Ora siamo in una fase transitoria, sono in scadenza

progetti e nomine. Dunque, la macchina è ferma». E mentre la solita burocrazia viaggia lentamente, ogni giorno sprechiamo la risorsa di un coordinamento di tutte le amministrazioni dell’Agro, che insieme potrebbero trovare una risposta valida alle forme di povertà del territorio. Casa Betania. È il gennaio 2013 quando mons. Giuseppe Giudice – immaginando il tema che avrebbe orientato il cammino della Diocesi per l’anno successivo (l’accoglienza, ndr) consegna a don Ciro Galisi un sogno: una casa dove i senza tetto possano trovare un pasto caldo e un letto dove dormire e affrontare anche il freddo invernale. Nasce il progetto Casa Betania, presentato e finanziato dalla CEI e con la sinergia tra la Caritas Nazionale e diocesana, che aprirà le sue porte ai poveri il prossimo febbraio. «Il progetto aveva bisogno di un’associazione responsabile, così il vescovo Giuseppe pensò al Buon Samaritano. Con l’esperienza dell’Adorazione Perpetua, le porte della parrocchia restano aperte sempre e abbiamo già sperimentato forme di accoglienza per i senza tetto» racconta don Ciro. Accanto alla Onlus della parrocchia Santa Maria del Presepe, anche altre associazioni partner: Progetto Famiglia, l’Onda, Granello di Senape, La Tenda. L’ex sede della Caritas diocesana a Codola, sita accanto alla Chiesa di San Pasquale, è la struttura che offrirà dodici posti letto ai clochard. «Il Papa ci ricorda che i poveri sono la carne di Cristo. Come Chiesa locale desideriamo vivere la carità come scelta fondamentale» ha concluso il vicario per il clero. Mariarosaria Petti

Foto Salvatore Alfano

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emo che anche queste parole siano solamente oggetto di qualche commento senza una vera incidenza pratica», come negare che dal 24 novembre, giorno della diffusione dell’esortazione apostolica, sono stati versati fiumi di inchiostro per offrire commenti? Quale migliore riscontro che accogliere l’invito di Papa Francesco con uno spirito pragmatico e propositivo? Proviamo a farlo, accendendo i riflettori sul nostro territorio: l’Agro nocerino-sarnese. A colloquio con le istituzioni e la Chiesa locale, per interrogarci sullo stato di salute della nostra rete di assistenza ai poveri.

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SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Grimaldi

Quando ricordi e libri segnano la vita

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ensionamento: per alcuni un anelato traguardo, per altri una meritata occasione per godere della nuova stagione di vita, per molti un punto dal quale tornerebbero volentieri indietro. Abbiamo chiesto ad alcuni insegnanti in pensione come vivono questo nuovo capitolo della propria esistenza: alcuni combattivi, altri un po’ nostalgici. Gli ex professori si raccontano.

A colloquio con tre docenti in pensione, per ripercorrere la vocazione di una vita e gli impegni del quotidiano

Maria Bonfiglio Materie insegnate: latino ed italiano. Ultimo Istituto: Liceo classico G.B. Vico di Nocera Inferiore. Anni di carriera: 40. Anno di pensionamento: 2010.

Potesse tornare indietro, sceglierebbe ancora una volta la professione di insegnante? Certamente. Ho sempre considerato l’insegnamento, ancor prima che una professione, una mia grande passione, una scelta convinta. L’insegnamento è stato un sogno che ho realizzato. Secondo lei, quali sono le caratteristiche fondamentali per essere un buon insegnante? Il buon insegnante dovrebbe munirsi sempre di una “benevola severità” ed essere molto attento nel correggere gli alunni, senza mai mortificare o offendere. Dovrebbe dialogare con i ragazzi che, prima di essere studenti, sono adolescenti alle prese con le prime piccole difficoltà della vita. Il buon insegnante non dovrebbe limitarsi a trasmettere semplici nozioni, ma dovrebbe suscitare quella

curiositas che motiva uno studio più appassionato, ed accende la fiammella del sapere. Uno degli aspetti positivi del pensionamento è quello di aver più tempo libero. Quali sono i suoi interessi ora? Ci sono alcuni appassionanti hobby che ho scoperto da poco, come la pittura e il découpage. Sono membro del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale), per cui partecipo a gruppi di lavoro, seminari e convegni. Un altro impegno di cui vado particolarmente fiera è quello di far parte del gruppo di organizzatori della Tenzone Dantesca presso il Liceo Classico G.B. Vico di Nocera Inferiore. Da quest’anno, inoltre, ogni mercoledì faccio opera di volontariato, aiutando con lo studio alcuni ragazzi del “Buon Samaritano”. Non nascondo che quest’impegno riempie il mio animo di gioia. Insieme - Gennaio 2014

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SCUOLA&UNIVERSITÀ Michele Raiola Materie insegnate: italiano, greco e latino. Ultimo Istituto: Liceo classico T.L. Caro di Sarno. Anni di carriera: più di 30. Anno di pensionamento: 2001.

Cosa ha significato, e cosa tutt’ora vuol dire per lei insegnare? Insegnare è stato lo scopo della mia vita da sempre. Cosciente dell’enorme responsabilità che comporta tale professione, ho cercato di dare il meglio di me. Insegnare vuol dire veder crescere ed aiutare a maturare ogni giorno i propri alunni, tentando di creare un dialogo proficuo e continuo per ampliare gli orizzonti delle loro vedute. A cosa non dovrebbe mai rinunciare un insegnante? All’onestà professionale, innanzitutto. L’insegnamento è una missione, noi professori abbiamo il dovere di recarci con serenità a lavoro e indirizzare tutte le nostre energie e la nostra passione

verso la formazione dei giovani. Non vi è poi premio più gratificante che leggere negli occhi degli alunni la riconoscenza che provano verso il proprio docente. Cosa le manca di più degli anni dell’insegnamento? La grande attività nell’ambito del teatro che caratterizza la mia attuale vita di docente in pensione fa sì che nulla mi manchi del passato. Non nascondo, però, la mia amara constatazione che lo Stato nulla fa per continuare a sfruttare le potenzialità di cui sono dotati tanti docenti a riposo. Penso che un pensionato, inattivo per lungo tempo è destinato ad inaridirsi. È per questa ragione che cerco di tenere viva la fertilità della mente dedicandomi alla scrittura teatrale.

Alberto Sammartino Materie insegnate: italiano e latino. Ultimo Istituto: Liceo classico G.B. Vico di Nocera Inferiore. Anni di carriera: 35. Anno di pensionamento: 2013.

È inevitabile che tutti i professori riversino un po’ della propria personalità nella loro professione. Se è vero che ogni insegnante è diverso dall’altro, lei che tipo è stato? Mi recavo ogni giorno a lavoro cosciente del fatto che, quella del professore, è una vocazione speciale. La cattedra, per chi ama insegnare, è solo un’occasione, un mezzo: prima di essere professore di scuola mi sono sempre preoccupato di essere “maestro di vita”. Ritengo che gli alunni, con cui si viene in contatto ogni giorno, diventino una seconda famiglia, per cui l’insegnante non dovrebbe mai accontentarsi di spronare solo le menti dei ragazzi: dovrebbe munirsi anche della sensibilità necessaria per toccare le loro anime. Quali sono i ricordi più preziosi che la scuola le ha lasciato nel cuore? Custodisco come un tesoro prezioso tanti momenti unici che la scuola mi ha donato. Insegnare era il mio mondo, uno dei punti cardini della mia vita. Ora che sono a riposo, i ricordi mi aiutano a mantenermi vivo. Il mio lungo iter scolastico mi ha lasciato una valigia colma di episodi, nomi, esperienze. Questo

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è un bagaglio che porterò per sempre con me. È ancora in contatto con i suoi ex alunni? Con la stragrande maggioranza di essi ho mantenuto i contatti anche grazie ai social network. Spesso i miei alunni mi informano dei loro successi: il superamento di un esame o di un test, l’ottenimento di un contratto lavorativo. «È anche grazie a lei, che ha sempre creduto in me, se ho raggiunto il mio obiettivo» mi scrivono talvolta i miei ex alunni ed io – anche se so che il merito dei successi è tutto loro – mi gonfio il cuore di gioia e orgoglio. Carissimi professori e professoresse, siate coscienti del fatto che “insegnare è toccare una vita per sempre”. Vivete con gioia la vostra missione, dispensate amore per la cultura e per la vita. E una volta arrivati al pensionamento, non desistete nell’aiutare ancora i vostri ormai ex alunni con preziosi e saggi consigli, perché quando un uomo sa lasciare il segno e insegnare anche fuori dall’aula, allora è degno di essere chiamato professore. Martina Grimaldi


SCUOLA&UNIVERSITÀ Fabio Massa con le insegnanti all’Istituto “mons. Vincenzo Pastore”

Fabio Massa e i ragazzi del “Mons. V. Pastore”

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Il 18 novembre l’Istituto di Angri ha accolto Fabio Massa, giovane regista, attore e scrittore originario di Castellammare di Stabia

hi è Fabio Massa. Fabio Massa nasce nel 1984 a Castellamare e oggi può vantare un curriculum davvero invidiabile: grandi successi sia nel ruolo di attore che nei panni di regista. Rosa Funzeca il film esordio, diretto da Aurelio Grimaldi. Importanti anche le partecipazioni a fiction, quali Un posto al sole e La squadra. Nelle vesti di regista ha girato Il sole di domani, candidato ai David di Donatello e al Festival di Cannes. Brillante anche l’esperienza di scrittore, come autore dei romanzi Linea di Konfine e Scivolare via come il vento. L’incontro con i ragazzi del “Don Vincenzo”. La lettura del secondo romanzo del giovane stabbiese proposta ai ragazzi

ha innescato l’incontro con l’autore: alla visione del cortometraggio L’amore (quello vero), girato tra alcune delle storiche strade di Angri e piazza Doria, è seguito un dibattito. Fabio ha parlato ai ragazzi delle gioie e delle gratificazioni del suo lavoro, ma anche delle difficoltà che ha affrontato sin da quando lui, giovane pizzaiolo di 23 anni, muoveva i primi passi nel mondo dello spettacolo senza mai rinunciare, però, ad arricchire anche il suo bagaglio culturale, studiando costantemente per ottenere la laurea. Il messaggio rivolto agli alunni è stato chiaro: per ottenere successo e gratificazione nella vita è essenziale una buona cultura. Formativa la testimonianza di Fabio Massa: un esempio di come si possa diventare protagonisti sulla scena della propria vita.

SECONDO POSTO PER GLI ALUNNI DELLA SCUOLA PRIMARIA DI STRIANO L’IC D’Avino vince il premio europeo Ardesis

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iccoli campioni all’Istituto Comprensivo “Antonio D’Avino” di Striano, premiati il 28 novembre a Roma, presso la sede del Parlamento Europeo. Gli alunni delle classi quinte, capitanate dalla docente Gemma Barattini, hanno partecipato al Concorso Ardesis Festival 2013, raccontando la loro città, dalle tradizioni popolari agli itinerari da visitare nel Comune vesuviano. Un racconto animato

che gli ha permesso di vincere la competizione, illustrando le origini della cittadina, le tradizioni – quali il bellissimo Carnevale strianese e la caratteristica processione degli incappucciati – e i monumenti da visitare, come la Chiesa Madre di San Giovanni e la Porta Civica di San Nicola, unica superstite dell’antica cinta muraria medioevale. Al concorso hanno partecipato numerose scuole di tutta Italia. Il pri-

mo posto è stato assegnato ad altra scuola campana, l’Istituto “Europa” di Pomigliano d’Arco (Na). Presenti alla cerimonia di premiazione i docenti, gli alunni e il Sindaco, Antonio Del Giudice, che ha voluto assistere alla premiazione e che ha commentato così la vittoria: «Un orgoglio per noi e la città. Complimenti per l’ottimo lavoro degli insegnanti e degli studenti, cittadini di domani». Raffaella Massa


SCUOLA&UNIVERSITÀ &UNIVERSITÀ IN-CANTO

a cura di Mariarosaria Petti

Questo mese vi proponiamo un’illustrazione di James Fryer insieme allo stralcio del libro di don Armando Matteo, Onora la tua intelligenza.

Gesù, il primo comunicatore

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he senso avrebbe studiare senza sentire che quello che si sta apprendendo è un’arma preziosa per affrontare il futuro, da aggiungere al bagaglio culturale indispensabile per affrontare il viaggio della vita? Che senso avrebbe non investire tutto l’impeto che abbiamo, il nostro tempo, se non abbiamo la consapevolezza che lo studio è la chiave per comprendere l’umanità, rapportarsi agli altri, scoprire noi stessi e leggere il mondo? “Studiare, infatti, vuol dire avere passione, vuol dire lasciarsi afferrare da qualcosa di più grande di noi, cui diamo nel nostro spirito e, tramite noi, nello spazio dell’umanità” ci suggerisce don Armando Matteo. Ed è proprio così. È grazie al corso di studio che frequento, agli autori di cui apprendo le idee e la filosofia che riesco a costruirne una mia, a sviluppare il mio pensiero. Sono una studentessa di Editoria e Pubblicistica, ogni giorno scorro righe e righe di pensieri degli altri e attraverso questi leggo la realtà. Quello che sono, che sto diventando, è senza dubbio il risultato di questo processo di elaborazione, il frutto di semi provenienti da piante diverse, nate tutte da terreno fertile. Un po’ come la parabola del seminatore, la comunicazione può essere assimilata a semi lanciati da un coltivatore su terreni diversi, qualcuno cadrà sulle rocce e il suo messaggio andrà perso, altri su terreno semi-fertile e se ne coglieranno le sfumature, altri ancora fioriranno, diverranno arbusti, comunicheranno davvero. Gesù per primo è stato un grande comunicatore e noi, attraverso i suoi

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«Studiare, infatti, vuol dire avere passione, vuol dire lasciarsi afferrare da qualcosa di più grande di noi, cui diamo nel nostro spirito e, tramite noi, nello spazio dell’umanità». Armando Matteo Onora la tua intelligenza. Lettera a un giovane studente, EDB 2008

Martina Nacchio: è nata il 29 agosto 1992, vive la sua fede nella comunità di S. Maria del Carmine a Pagani. Frequenta la Facoltà di Editoria e Pubblicistica e fa parte dell’associazione socio-culturale dell’UNISA “Asinu Press”. Lavora come animatrice. messaggi oggi scorgiamo le verità intrinseche, nascoste, i misteri della vita. A volte ci sentiamo invasi dai messaggi, dalle parole, oppressi dallo studio, come nell’illustrazione di James Fryer in cui le parole si sgretolano dal libro e piovono addosso al personaggio. L’ombrello con cui lui si protegge, però, più che un’arma di difesa contro quest’aggressione può essere considerato un filtro, che è la nostra cultura. Martina Nacchio


VITA NELL’AGRO

Da sinistra padre Michele Alfano, don Ciro Galisi, Pasquale Mauri, Manlio Torquato, mons. Giovanni Iaquinandi, Cosimo Annunziata, Pasquale Aliberti, il Vescovo Giuseppe Giudice, don Antonio Guarracino, Andrea Pascarelli, Pietro Pentangelo, Maria Laura Vigliar, Nunzio Carpentieri, Felice Luminello

Foto Salvatore Alfano

a cura di Salvatore D’Angelo

Al di là dei frammenti Il Vescovo incontra i sindaci per lo scambio di auguri natalizi. A loro chiede maggiore sinergia per dare un nuovo impulso di speranza alla valle del Sarno

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iù sinergia. È questa l’esortazione che il Vescovo ha rivolto ai sindaci dell’Agro nocerino-sarnese che lo scorso 18 dicembre sono stati ricevuti al Palazzo vescovile di Nocera Inferiore. Le tensioni e le contrapposizioni a suon di dichiarazioni, che in questo periodo caratterizzano la vita politico/amministrativa della Valle del Sarno, avranno probabilmente raggiunto anche il Vescovado. Monsignor Giuseppe Giudice ha accolto le autorità civili nel suo ufficio, con loro si è intrattenuto per oltre un’ora a parlare delle criticità e delle potenzialità dell’Agro nocerino-sarnese. Su tredici Comuni che afferiscono alla Diocesi, sono state undici le amministrazioni che hanno risposto all’invito del Vescovo. Durante l’incontro non si è mai fatto esplicito richiamo alla gestione di Patto, Agro Invest e Piano di zona, argomenti che hanno sollecitato spesse volte gli animi dei politici dell’Agro, ma non sono mancati riferimenti mirati. Il Vescovo ha per questo incitato ad andare al di là del proprio steccato ideologico: «Nella gestione della vita politica

– ha dichiarato – il frammento non deve diventare impedimento per il bene comune». C’è stata, comunque, la piena condivisione dell’invito di monsignor Giudice a favorire il lavoro di insieme. Durante i cordiali colloqui, infatti, il vescovo esprimendo gratitudine e stima per il lavoro che i sindaci svolgono ha detto che «se si riuscisse a portarlo avanti insieme, in maniera più sinergica, forse si potrebbero dare maggiori e migliori risposte di speranza a questa amata terra. Il Paese, l’Agro, non cresce se non si lavora insieme». Occorre, inoltre, dare un’iniezione di speranza, perché oggi «le culle sono vuote e c’è paura del futuro». «La Chiesa – ha aggiunto il Vescovo – non ha soluzioni tecniche, ma è aperta al dialogo, al confronto, al lavoro d’insieme per il bene comune». L’incontro del 18 potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova stagione di dialogo tra la Chiesa e le Istituzioni civili. I fronti su cui lavorare insieme potrebbero essere, per esempio, quello ambientale e artistico/culturale. Salvatore D’Angelo

CHI C’ERA All’incontro del 18 dicembre era presente il sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato, accompagnato dal vice Maria Laura Vigliar, il sindaco di Nocera Superiore, Gaetano Montalbano, il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, il sindaco di Sarno, Amilcare Mancusi, il sindaco di San Valentino Torio, Felice Luminello, il sindaco di San Marzano sul Sarno, Cosimo Annunziata, il sindaco di Corbara, Pietro Pentangelo, il sindaco di Angri, Pasquale Mauri, il sindaco di Roccapiemonte, Andrea Pascarelli, il sindaco di Sant’Egidio del Monte Albino, Nunzio Carpentieri, e il sindaco di Striano, Antonio Del Giudice. Presenti pure il vicario generale della diocesi, monsignor Giovanni Iaquinandi, il vicario episcopale per il laicato, don Ciro Galisi, il delegato episcopale per la vita religiosa, padre Michele Alfano, e don Antonio Guarracino, già vicario episcopale per il clero.

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Il giornalista Dino Boffo

A scegliere il vincitore sono stati i lettori di Insieme, i follower di internet e la redazione della Rivista. Il direttore di TV2000 è stato scelto tra sei nominati

Premio Euanghelion a Dino Boffo

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probabilmente tra i giornalisti cattolici più conosciuti e rappresentativi. Dino Boffo è il vincitore del Premio Euanghelion 2014. A decretarlo i lettori di Insieme e i follower della rete che lo hanno votato tra i sei volti ed iniziative editoriali proposte dalla commissione organizzatrice. Il giornalista ha diretto per 15 anni il quotidiano cattolico Avvenire. Attualmente è il direttore di rete di TV2000, l’emittente della Cei che negli anni è andata affermandosi per autorevolezza e contenuti.

GLI ALTRI NOMINATI

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n lizza per l’angelo d’argento oltre a Dino Boffo c’erano Gianni Bianco, giornalista del Tg3 e scrittore, ha pubblicato per Città Nuova “La legalità del noi, le mafie si sconfiggono insieme”, scritto a quattro mani con il sostituto procuratore della DDA di Bari Giuseppe Gatti; Michele Brambilla, giornalista di lungo corso, attuale inviato ed editorialista de La Stampa; Vania De Luca, vaticanista di rai News 24 e presidente della delegazione regionale UCSI del Lazio; Paolo Bustaffa, giornalista e scrittore, per oltre 25 anni direttore del Sir; l’inserto dell’Osservatore Romano “Donna, Chiesa, mondo”, supplemento curato da Lucetta Scaraffia e Ritanna Armeni.

La storia di Dino Boffo fonda le radici nell’impegno ecclesiale. Nel settembre 1973, ancora giovanissimo, venne chiamato dal professor Vittorio Bachelet al Centro nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. Dal 1977 al 1980 ne è stato segretario generale, preposto a questa carica da Mario Agnes. È noto l’impegno di Dino Boffo al servizio della Buona Notizia. Per la sua coerenza e le prese di posizione come direttore di Avvenire ci ha rimesso in prima persona. La macchina del fango, infatti, non fa sconti a nessuno. Pubblicista nel 1979, il direttore di rete di TV2000 si avviò alla professione attraverso il giornalismo locale, lavorando – dal 1982 al 1992 – nella storica testata della Vita del Popolo di Treviso, di cui è stato vice-direttore ed in seguito direttore. Nel 1991 divenne vicedirettore di Avvenire, diventandone direttore nel 1994, con incursioni anche in Sat 2000. Oggi oltre a dirigere la rete della CEI, è spesso opinionista in vari programmi televisivi e presenza quasi fissa a “Nel cuore dei giorni”, il maxi-contenitore di TV2000 accompagna giorno per giorno i telespettatori con tante storie, racconti, approfondimenti, curiosità dal mondo dell’attualità. Tutto ciò senza dimenticare i viaggi, la politica, la cultura, la salute, il benessere e lo sport. Salvatore D’Angelo


Foto di gruppo dei relatori e di alcuni partecipanti al convegno sulla “Scrittura Creativa”. A sinistra il presidente dell’Assostampa Valle del Sarno Salvatore Campitiello, al centro la presidente dell’editrice Punto Famiglia Giovanna Abbagnara.

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l corso di “Scrittura creativa” organizzato da Editrice Punto Famiglia è iniziato il 16 ottobre presso l’Istituto Superiore di Poggiomarino grazie alla disponibilità della dirigente scolastica Olimpia Savarese e della partecipazione attiva delle docenti Elena Autorino e Katia Fruncillo. Attraverso un percorso sviluppato in otto lezioni i ragazzi hanno passato in rassegna i modelli di cui spesso la parola si riveste: il giornalismo, la narrativa, la poesia e la drammaturgia. Ogni ambito è stato affidato a professionisti del settore che hanno interagito con i ragazzi permettendo a ciascuno di entrare nel vivo di quella che non è una professione ma una scelta di vita. Il 16 dicembre c’è stata la conclusione del corso con la premiazione dei migliori elaborati. Per ogni ambito di scrittura, infatti, i ragazzi hanno consegnato un testo. A primeggiare sono stati gli alunni Francesco Di Sarno, con il racconto Remember me, Salvatore Manzo con il Comunicato Stampa sul corso e Federica Auricchio, premiata per la composizione di una breve commedia e per la poesia Bivio. Emanuela Pandolfi

Scrittura CREATIVA Il 16 dicembre scorso nell’aula magna dell’Istituto Polispecialistico Statale “Leonardo da Vinci” di Poggiomarino c’è stata la proclamazione dei vincitori del corso di “Scrittura Creativa per i giovani” tenuto dall’Editrice Punto Famiglia


Tony D’Alessio con un gruppo di fan tra cui Sofia Russo

Una fan della prima ora

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a prima volta che ho sentito Tony D’Alessio in concerto è stato nel 2006, in piazza del Corso a Nocera Inferiore. Era il 30 aprile durante l’iniziativa “Aspettando il Primo maggio”, organizzato, tra gli altri, da una giovane associazione di ragazzi, Volta la Carta. Un contest musicale che contava diversi gruppi esordienti. Il momento di punta, però, era il rock dei Guernica, ironici capelloni che già mandavano in delirio i fan. È così che ho conosciuto Tony D’Alessio, perché volevo conoscere il cantante dei Guernica, che più che il suo gruppo erano la sua identità. Ho continuato a vederlo a Volta la Carta, che aveva la sede nella Villa comunale di Nocera, e lui era sempre solare e gentile. Mi sono spesso chiesta dove prendesse tutta quell’energia. Ma io non sono musicista, non sapevo quanta carica potesse dare una passione, un sogno. Andavamo spesso ai suoi concerti, io e le mie amiche siamo diventate le sue “groopie”. Lo seguivamo sia con i Guernica che con i Pozzo di San Patrizio. Inseparabile dalle sue ciabatte. Ricordo quando, dopo una lunghissima assenza, venne in villa. Era stato in tour per l’Europa con i Pozzo di San Patrizio, a girare, e vivere, tutti dentro un furgoncino. Le nuove esperienze non lo hanno mai spaventato, soprattutto se l’obiettivo da raggiungere è la musica. Non è, dunque, la prima volta che va in giro a fare musica, ma stavolta c’è una consapevolezza diversa. Lo scorso 7 dicembre, al concerto in piazza Municipio degli Ape Escape, Tony era applaudito da ragazzini in delirio. Nel trambusto, alla fine del concerto, ci ha visto e salutato con una fugace stretta di mano, risucchiato subito dalla folla. Che emozione vederlo firmare gli autografi. Se lo merita lui e se lo meritano anche Antonio Pagano e Matteo D’Acunto. Insieme, tutti e tre, hanno saputo stregare e coinvolgere il pubblico televisivo che ha seguito le loro gesta ad X Factor, il talent show portato al successo da Simona Ventura su Sky Uno. Nuove promesse della canzone italiana? No, certezze che speriamo al più presto tornino ad esibirsi nel nostro Agro. Sofia Russo

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Sofia Russo racconta Tony D’Alessio, leader degli Ape Escape

Il gruppo degli Ape Escape in concerto a Nocera, da sinistra Antonio Pagano, Tony D’Alessio e Matteo D’Acunto

COLLETTIVO ACCA SPEGNE 30 CANDELINE

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l premio “Squarciare i silenzi” chiude le iniziative per i trent’anni dell’associazione Collettivo Acca, da sempre impegnata nella promozione culturale nell’Agro. L’iniziativa si è tenuta lo scorso 21 dicembre al Centro sociale di Pagani. È stata una vera e propria festa dell’arte: teatro, letteratura, cinema. A ricevere il riconoscimento sono stati Domenico Iannaccone per il programma I dieci Comandamenti, Radio Siani per la sua battaglia di legalità in nome di una vittima della camorra, Maurizio e Francesco Giordano registi del docufilm “Le stanze aperte” girato all’interno dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Secondigliano, Giulio Cavalli attore, autore e regista teatrale da anni sotto scorta per le minacce ricevute dalla ‘ndrangheta a causa dei suoi spettacoli di denuncia.


Teatro… che passione Quinta edizione per la rassegna teatrale promossa da La quarta scena al teatro dell’oratorio San Domenico Savio di Nocera Inferiore

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ieci serate per dieci imperdibili appuntamenti con il teatro. A promuoverli è l’associazione La quarta scena che, per il quinto anno consecutivo, organizza a Nocera Inferiore la rassegna “Teatro…che passione”. I primi due appuntamenti ci sono stati il 15 e il 27 dicembre. Ad aprire il cartellone è stato l’attore Patrizio Rispo, volto noto di “Un posto al sole”, che ha portato in scena un recital di canzoni e poesie napoletane insieme a Daniela Fiorentino, autrice dello spettacolo “Il principe della canzone”. Il 27, invece, c’è stata l’associazione “Vierse & musica” con lo spettacolo “Vierse… musica e parole”. Si continua il 12 gennaio con la compagnia Planum montis che porterà sulle tavole del “Savio” lo spettacolo di Scarpetta “Mettiteve a fa l’ammore cu mme”. Il 26 sarà la volta della Compagnia teatrale Cangiani che si esibirà in “ ’O tuono ‘e marzo”. Il 9 febbraio andrà in scena con “Porno subito” la compagnia teatrale I Gabbiani. Altri cinque gli appuntamenti con “Teatro… che passione”. Il 23 febbraio gli “Amici di Gaetano” insceneranno “La fortuna con la F maiuscola”, il 9 marzo sarà la volta della compagnia “La luna nova” con “Premiata pasticceria Bellavista” di Vincenzo Salemme. Il 23 marzo saranno i padroni di casa de “La quarta scena” a salire sul palco con lo spettacolo “Il morto sta bene in salute”, un loro bis è in programma anche l’11 maggio quando ci sarà “Saggio laboratorio bambini” liberamente tratto da Il Piccolo principe. Il 23 maggio, infine, la premiazione della migliore compagnia che si è esibita, a giudicare gli spettacoli una giuria di esperti composta dai giornalisti Angelo Forino e Gianluca Santangelo. Sa. D’An.

CI SCRIVONO DA GENOVA Una lettrice di Insieme scrive al direttore in merito all’editoriale “Una bella notizia” pubblicato sul numero di Dicembre 2013 Caro don Silvio, mi chiamo Paola e Le scrivo da Genova. Ho letto per caso il suo bel editoriale sul mensile “Insieme” che non conoscevo. Le faccio i complimenti perché mi sembra davvero una bella rivista, inoltre sono rimasta colpita dalla storia di questa ragazza Maria Luce Gamboni. Non conoscevo questa vicenda, forse perché, come scrive lei, essendo una bella notizia è stata fatta circolare meno delle altre. Stimo molto questa donna e sono convinta che non si pentirà mai della sua scelta. La dignità di un corpo e di una vita vanno sempre al primo posto e come ci insegna la nostra religione bisogna sapere amare e rispettare noi stessi per vivere appieno la vita. Non mi stupisce affatto che i movimenti “femministi” non abbiano speso una parola per questo ammirevole gesto infatti credo che agli occhi delle odierne femministe un atto di questo tipo sia vergognoso. Sì, infatti essere donna oggi è spesso considerato proprio da molte donne (non dagli uomini) una condizione da vivere oltre i ruoli naturali che ci sono stati assegnati. Credo che si sia perso molto il senso di femminismo ed il vero significato di essere donne. Paola Del Giudice

CANNAVALE E I SUOI “PRIMI DIECI ANNI SUL WEB”

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ltre 500 pagine per ricordare i primi anni di presenza sul web. A raccontarli, in una sorta di excursus nel suo cuore, è Santolo Cannavale. Legando le sue esperienze al sito www.santolocannavale.it riesce a per-

correre un cammino durato dal 2003 al 2013 e che auspica continuerà ancora. L’approccio ad internet e le fasi della vita. Una lettura nuova e rinnovata di un percorso ricco di gioie, ma anche di prove. Una biografia del bancario

che si fa coinvolgere dal sistema internet «che traduce il mondo intero in un “villaggio virtuale” raggiungibile e “navigabile” mediante un semplice click». Il libro “I miei primi dieci anni sul web” è edito da BookSprint.

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Insieme... sì lo voglio! Da sinistra Enzo Pisciotta, una modella con una loro creazione ed Emanuele Bilancia

La magia dell’atelier Emanuele Bilancia e Enzo Pisciotta raccontano le tendenze sposa per il 2014

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elo sì? Velo no? Pizzo o macramè? Color crema, avorio o bianco seta? Lo stilista Emanuele Bilancia svela i segreti per l’abito da sposa perfetto. Nel suo atelier di corso Ettore Padovano, la “Crisalide” che condivide con l’hair dressing Enzo Pisciotta, tra tulle, strass e fotografie delle sue creature, evidenzia le tendenze 2014. Ad emergere sarà lo stile anni 50, «un abito lungo, con la vita alta che ritorna nella posizione naturale». Spazio, poi, al pizzo. Tanto pizzo: «Sono almeno un paio di anni che è ritornato questo tessuto, il 2014 sarà la sua consacrazione». Un sempreverde è anche il tulle: «Non può mancare, fa sposa». Il colore dell’abito perfetto non sembra essere un problema. «In passato si è osato mettere il colore, con nastri e inserti – afferma Bilancia – cosa che ho sempre evitato nei miei abiti. È stata una tendenza che ha attraversato il periodo dal 2002 al 2008. Ora basta! Quest’anno consiglierei il color cipria, che si sposa benissimo con pizzo e tulle».

E il bianco? «È ritornato, anche se va inteso come bianco seta o avorio». Abiti da sogno, specialmente se realizzati su misura. Ma il periodo non mette in crisi il sogno di essere principesse? «La principessa c’è sempre. Fortunatamente, grazie agli ultimi matrimoni reali, è venuto fuori un nuovo concetto: meno volume, ricercatezza delle stoffe e delle lavorazioni, tagli solenni e lunghezze». Bilancia, infatti, consiglia a chi si sposa in cattedrali o chiese grandi di «scegliere veli lunghi, che creano un effetto ottico molto gradevole e solenne». La coda è sempre di moda? «Quest’anno si consigliano le code a pannello, semmai removibili, da tenere in chiesa e togliere durante il party». Il vestito deve essere scelto anche in base all’orario in cui ci si sposa. «La cerimonia di mattina deve essere tradizionale, da “sposa”. La sera si può osare con un tocco glamour e luccicante». Altra tendenza è il doubleface: «A dire il vero – consiglia lo stilista – preferisco il cambio d’abito al doubleface. Va specifi-

cato però che l’abito che si cambia deve essere totalmente diverso da quello da sposa, non una copia per la sera. Se possibile, deve stupire ancora di più». E il velo? «Sempre e il più lungo possibile. Da escludere la “ribalta” sul viso, se proprio la si vuole si può allungarla alle ginocchia utilizzando tessuti molto velati, che lasciano vedere l’abito». Un consiglio c’è anche per il matrimonio invernale. Lo stilista consiglia il pellicciotto solo «se è vero», altrimenti si opti per «un cappottino in cachemire». Un consiglio c’è anche per l’acconciatura. «Insieme ad Enzo suggeriamo il capello raccolto, senza ciocche sciolte, se proprio si vuole si può scegliere un ciuffo o la frangia. Nel caso di capelli sciolti evitate il liscio o il boccolo e scegliete un ondulato». Per il trucco, invece, «basta scegliere un colore naturale, che dia l’impressione di freschezza, niente make up troppo marcato». E per l’uomo? «Solo e solamente il tight, al massimo il mezzo. Tutto il resto è noia». Salvatore D’Angelo


redazionale a cura della Casa albergo per anziani “Santa Rita”

PRIMO COMPLEANNO

Una camera da letto della struttura

Anziani in festa nella Casa albergo “Santa Rita” per festeggiare un anno di attività

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osa c’è di più bello che condividere una ricorrenza, una festa? L’occasione è stata data dal party organizzato per il primo anno di attività della Casa albergo “Santa Rita”. Una bel momento condiviso tanto dal personale che dai “giovani” che vivono nella struttura. E così la Casa albergo “Santa Rita”, diretta dalla dottoressa Nilde Renzullo, il 10 dicembre ha aperto le porte a tutti gli anziani di Sarno e delle zone limitrofe per una meravigliosa festa, che profumava di Natale, dal nome “Un anno… in festa!”.

La serata è stata l’occasione per mostrare tutte le attività realizzate, grazie all’allestimento di una mostra fotografica e la proiezione di un video con alcuni momenti salienti della vita degli ospiti della struttura. Nel salone delle feste, poi, addobbato con stelle luminose, luci ed un maestoso albero di Natale, tutte decorazioni realizzate durante le attività laboratoristiche, c’è stato il party. La serata è stata particolarmente movimentata grazie all’intervento del cantante Alfio Lombardi accompagnato dall’Orche-

Un momento della festa con Alfio Lombardi

stra all’Italiana. Per l’occasione è stato allestito un abbondante buffet, poi è arrivato Babbo Natale con doni per tutti. L’importanza della serata non è sfuggita a Telenuova, che ha ripreso gli attimi salienti della manifestazione organizzando un incontro dibattito sui problemi relativi alla terza età e all’inserimento nelle strutture alberghiere come la “Santa Rita”.

LA STRUTTURA

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a Casa albergo per anziani “Santa Rita” è una struttura destinata all’accoglienza di persone avanti con gli anni autonome e semi-autonome che richiedono garanzia di protezione nell’arco della giornata. Ad ispirare gli operatori è il principio di assicurare “la più alta qualità di vita possibile”. La Casa albergo ha sede nella ex clinica Santa Rita al centro della città di Sarno, in

via Isonzo n. 22, vicino alla stazione della Circumvesuviana che collega Sarno con Napoli e con i comuni vesuviani. La Casa albergo “Santa Rita” offre servizi alberghieri ed assistenziali di altissimo livello promuove una serie di progetti per migliorare il benessere psicofisico prevenendo forme di emarginazione, solitudine e inattività delle persone anziane. Vengono

anche promosse attività quotidiane di animazione grazie all’organizzazione di giochi, piccoli spettacoli, musicoterapia, arte terapia, laboratori di ceramica, ma anche iniziative socio-culturali come gite e visite guidate, corsi di cucito, cucina e canto, tornei di carte, scacchi e bocce, serate di liscio e festa a tema. Per info: www.albergosantarita.it

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IPASSIDIFRANCESCO di Silvio Longobardi

Con le rubriche I Passi di Francesco e I Passi di Giuseppe vogliamo rileggere alcune scelte del Pontefice, chiamato a guidare la Chiesa universale, e del vescovo Giudice a cui è affidata la cura pastorale della nostra Chiesa locale

L’amore per i deboli

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La scelta preferenziale

n ogni stagione della storia la Chiesa ha testimoniato la fede attraverso una carità straordinaria verso tutti i più deboli. Anche oggi è così. Nella recente Esortazione Evangelii nuntiandi Papa Bergoglio rende onore a quanti, in nome del Vangelo, s’impegnano per vestire di dignità le persone più deboli. «Devo dire in primo luogo e come dovere di giustizia, che l’apporto della Chiesa nel mondo attuale è enorme. Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, e per i propri, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore: aiutano tanta gente a curarsi o a morire in pace in precari ospedali, o accompagnano

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le persone rese schiave da diverse dipendenze nei luoghi più poveri della Terra, o si prodigano nell’educazione di bambini e giovani, o si prendono cura di anziani abbandonati da tutti, o cercano di comunicare valori in ambienti ostili, o si dedicano in molti altri modi, che mostrano l’immenso amore per l’umanità ispiratoci dal Dio fatto uomo» (Evangelii gaudium, 76).

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a Chiesa non può dimenticare i poveri, anzi rappresenta oggi l’unico baluardo dei più deboli, di quanti non hanno voce. “Il Papa ama tutti, ricchi e poveri, ma ha l’obbligo, in nome di Cristo, di ricordare che i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli” (n. 58). Questo impegno, aggiunge Papa Francesco, è parte integrante del Vangelo, è Gesù che chiede di invitare al banchetto della vita “i poveri e gli infermi, coloro che spesso sono disprezzati e dimenticati, coloro che non hanno da ricambiarti” (Lc 14,14). Per questo, dice ancora il Pontefice, “oggi e sempre, i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo, e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli». (n. 48). Questo impegno vale ancora oggi, anzi appare oggi particolarmente pressante perché “la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietà, con conseguenze funeste” (n. 52).

Insieme - Ottobre 2013

Anche i nascituri

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ra i poveri da accogliere e custodire il Papa inserisce anche i nascituri, anzi questi soggetti “sono i più indifesi e innocenti di tutti”. Anche su questo punto egli parla con chiarezza: «Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. [...] non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a “modernizzazioni”. Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana» (nn. 213-214).


IPASSIDIGIUSEPPE di Antonietta Abete

Come un prodigio

Dialogo tra Anna e Gioacchino

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uest’anno il 2 febbraio la Chiesa celebra, nella stessa giornata, la 36esima Giornata per la vita e la 18esima Giornata per la vita consacrata. Una bella coincidenza per ricordare che il confine tra le diverse vocazioni non è netto, non c’è da una parte il bianco e dall’altro il nero: la vocazione a custodire la vita chiama in causa tutti: genitori e sacerdoti, suore ed educatori. “Come un prodigio. Dialogo tra Anna e Gioacchino per Generare il futuro” è il titolo di un denso dialogo tra Anna e Gioacchino scritto dal vescovo Giuseppe. Con lo sguardo rivolto al tempo dell’attesa che ha preceduto la nascita di Maria, Anna e Gioacchino custodiscono nel cuore l’ansia di tutte le donne che desiderano avere un figlio e che attendono, con palpitazione, di avvertire un sussulto nel grembo. «Non ti nascondo di essere stata triste - confida Anna al marito -, ma non sono mai stata imbronciata con l’Altissimo. Volevo solo vedere il frutto del nostro immenso amore. (…) Nel tempo del suo silenzio ho irrobustito le mani fiacche e reso salde le ginocchia vacillanti».

A lungo i due sposi scavano nella Parola alla ricerca del tesoro nascosto della volontà di Dio. Afferma Gioacchino: «Dio amante della vita, non punisce ma prova ed apre ogni uomo e donna a paternità e maternità impensabili». Poi aggiunge: «Vorrei abbracciare stasera, alla brezza del vento, stringendole nella nostra felicità, tutte le coppie senza figli, ricordando loro la Parola di Dio: “Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprenderò con immenso amore” (Is 54,7) e, con immenso amore, ogni coppia può diventare feconda nell’accoglienza di figli che attendono una casa». Un giorno una donna confidò a don Zeno Saltini, fondatore della comunità di Nomadelfia, che desiderava avere un figlio. Lui le ricordò che c’erano tanti bambini che aspettavano una mamma. La meditazione scritta dal vescovo Giuseppe è un utile strumento per riflettere sulle diverse forme di maternità e paternità. Il dialogo, pubblicato dall’Editrice Punto Famiglia, sarà distribuito in tutta Italia. Per info: www.puntofamiglia.net

La tradizione delle Lettere di Natale

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eri ho detto ai bambini che sono un asino - racconta al telefono il Vescovo -. L’asino porta Gesù, lo ha portato a Betlemme e lo ha condotto anche a Gerusalemme. Il vescovo, i genitori, gli educatori, come l’asino, portano Gesù». Lo scorso mese di dicembre Mons. Giudice ha incontrato i bambini della Scuola dell’infanzia gestita dalle Suore Francescane Alcantarine di Roccapiemonte e i piccoli che frequentano il catechismo nella Cattedrale di San Prisco ai quali ha consegnato la Lettera “Prisco in Famiglia. L’asino e il

bue. Dialogo nella notte santa”. È la sera di Natale e Prisco si accinge a completare il presepe. Mancano l’asino e il bue, sono ancora nella scatola tra fili e carte e pezzi di sughero. Mentre si avvicina per prenderli, si accorge stupito che l’asino e il bue stanno discutendo tra di loro prima di prendere il posto assegnato loro dalla tradizione. Le Lettere di Natale sono una bella tradizione che il vescovo Giuseppe ha inaugurato fin dal suo ingresso in diocesi. Per il Natale 2011 ha scritto ai fanciulli e ai ragazzi - che defini-

sce “lo stupore natalizio” - la Lettera “Prisco e il filo della fede”. L’anno successivo continua il dialogo con i giovani ai quali indirizza la Lettera “Scrivo a te, giovane Prisco” nella quale rilegge un brano del capitolo 2 del Vangelo di Matteo (Mt 2, 1-12): i re magi guidati da una stella si mettono in viaggio per cercare Gesù. «Questa pagina - afferma - racchiude il segreto della vita: un’avventura alla ricerca della gioia. Voi giovani siete come i magi, cercatori di verità, camminate dietro ad una stella per cercare la Via e la Vita».

La Befana di Giuseppe Al termine della Celebrazione eucaristica, un sacerdote entra in fretta nel suo ufficio, fuori una lunga fila di persone attende di ricevere conforto, consiglio, speranza. Sulla scrivania c’è un sacchetto bianco avorio, infiocchettato con cura. È

accompagnato da un biglietto. Un po’ stupito, il sacerdote lo apre. «È la befana del vescovo Giuseppe», esclama sorridendo. All’interno ostie bianche, pane per la mensa eucaristica. La premura si tinge dei colori delle piccole attenzioni. Insieme - Ottobre 2013

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VITA ECCLESIALE

Insieme ai piccoli Prima a Roccapiemonte e poi a Nocera Inferiore, nelle scorse settimane il Vescovo ha vissuto due importanti momenti nei quali ha incontrato i bambini per consegnare loro la Lettera di Natale

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ue feste con i bambini e per i bambini. Sono stati dei bei momenti di famiglia quelli organizzati per la consegna ufficiale della Lettera di Natale del Vescovo. Monsignor Giuseppe Giudice ha voluto fare tappa, l’11 dicembre, alla scuola “Materdomini” di Roccapiemonte, gestita dalle Suore francescane alcantarine, e poi il 17 dicembre nella parrocchia San Prisco di Nocera Inferiore. In entrambi i casi ha incontrato bambini della scuola primaria che gli hanno mostrato cosa fanno a scuola e in parrocchia e poi, con grande attenzione, si sono soffermati ad ascoltare ciò

che il Vescovo aveva loro da dire. Ai circa duecento pargoli incontrati, ha indicato come esempio l’asino, uno dei personaggi principali della Lettera 2013 intitolata «Prisco in famiglia… l’asino e il bue – Dialogo nella Notte Santa». Si è servito dell’asinello per parlare ai più piccoli e, attraverso di loro, ai genitori. «Anche il Vescovo vorrebbe essere un asino – ha affermato –. Un asino che porta Gesù». Portare Cristo è questo l’invito rivolto a tutti, grandi e piccini. «Il soggetto di questa lettera – ha spiegato – è la famiglia, che oggi abbiamo scardinato. Per noi la famiglia è quell’immagine, quel concetto che ci viene dal-

UNA CASA PER I BAMBINI

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na coppia della Fraternità di Emmaus custodirà la prima opera del nascente Centro per il Bambino e la Famiglia “Giovanni Paolo II” a Pompei. L’Oasi Vergine del Sorriso è un’opera simbolo di accoglienza e carità. La struttura è stata inaugurata lo scorso 7 dicembre a Pompei dall’Arcivescovo prelato monsignor Tommaso Caputo. Alfredo e Roberta Cretel-

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la, insieme ai loro cinque figli, hanno scelto di lasciare la loro casa per condividere la loro quotidianità con i più piccoli. Ad animarli il carisma della Fraternità, la preghiera che si intreccia con la carità, pilastri fondamentali del movimento ecclesiale nato intorno agli anni ’90 nella Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno per opera di don Silvio Longobardi.

la Bibbia, dalla tradizione. Altri hanno altre immagini di famiglia». Il vescovo ha anche richiamato al diritto ad un’infanzia serena: «Non ci possono essere bambini senza famiglia». Ai genitori ha poi dato questo incarico: «Nonostante le difficoltà, aiutate i vostri figli a percorrere un cammino di santità che li porti dalla stalla alle stelle». La nota del vescovo, pubblicata sul sito internet istituzionale e distribuita nelle parrocchie e nelle scuole primarie di tutti i comuni che compongono la Diocesi, ha riscosso grande interesse e attenzione. Sa. D’An. Mons. Tommaso Caputo e don Silvio Longobardi benedicono i custodi della nuova Oasi


Foto Salvatore Alfano (2)

Da sinistra, gli alunni e le maestre della scuola “Materdomini” di Roccapiemonte con il Vescovo; i bambini del catechismo della parrocchia San Prisco con il Vescovo

Diventare come Maria Intensa Lectio d’Avvento del Vescovo Giuseppe, lo scorso 11 dicembre, nella parrocchia Maria Immacolata di Nocera Inferiore. Monsignor Giudice ha invitato a riscoprire il senso dell’accoglienza attraverso il sagrato

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iscopriamo il sagrato», questo l’invito rivolto dal Vescovo Giuseppe l’11 dicembre scorso alle diverse comunità della Diocesi riunite per pregare insieme presso la parrocchia “Maria Immacolata” di Nocera Inferiore, che, nella sua navata circolare, ha accolto come in un abbraccio i tanti giovani e adulti convenuti per la ormai tradizionale Lectio d’Avvento. Una serata di fraternità e di ascolto, un’esperienza concreta di “Chiesa” che vuole camminare insieme al suo Vescovo per imparare davvero i gesti dell’accoglienza, tema di quest’anno pastorale. La riflessione di mons. Giudice sulla pagina di Abramo alle querce di Mamre (Gen 18,1-15) ha avuto il suo centro nell’invito a “riscoprire il ministero della soglia”, uscendo dalla tenda, come Abramo, e animando il sagrato, che non deve essere un luogo recintato da muri o inferriate, ma spazio aperto alla città e più che mai accogliente verso

tutti. «Facciamo come Abramo alle Querce di Mamre che, pur non conoscendo le persone, si dà da fare per accoglierle con gesti concreti, come tanti che senza saperlo hanno accolto degli angeli», ha soggiunto mons. Giudice. «È urgente, affinché nessuno si senta troppo di casa escludendo gli altri, e nessuno si senta escluso dalle nostre celebrazioni solo perché in ritardo nel suo cammino di fede. Evitiamo che, nelle nostre comunità, piccoli gruppi, invece di accogliere con un sorriso e con le mani aperte, diventino diaframma e cortina di non accoglienza. Che nasca la ministerialità del sagrato e della soglia nelle nostre parrocchie, nei luoghi dove celebriamo, affinché ognuno possa dire: sì, sono atteso, sono accolto, mi sento di casa, qui sono a casa mia! E così ogni accoglienza, come per Sara, genererà vita». L’invito a diventare accoglienti come Maria, che porta nel grembo il Dio Bambino: il senso più profondo del Natale. Teresa Staiano

NUOVA GRAFICA PER IL SITO DIOCESANO

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a cambiato veste, diventando più dinamico e ancor di più facile accesso. È il sito internet diocesano che nel giro di due anni è cresciuto per visite e qualità dei contenuti. Il portale riporta le notizie e gli avvenimenti diocesani, ma anche quelli promossi dalle parrocchie e dalle associazioni e movimenti ecclesiali. Viene rilanciata con più forza la relazione con il mensile Insieme e arricchita la sezione video e foto. Sul sito è possibile trovare tutte le informazioni relative al Vescovo, al Vescovo emerito, al clero, agli Uffici di Curia, ma anche informazioni sulle parrocchie e sugli orari delle messe. L’indirizzo resta invariato: www.diocesinocerasarno.it. Per essere sempre collegati! Sa. D’An.

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Foto Salvatore Alfano

INSIEME AI GIORNALISTI

La foto di gruppo realizzata al termine dell’incontro con gli operatori della comunicazione

Tradizionale scambio di auguri natalizi tra il Vescovo e la stampa locale

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vamposti della comunicazione, il cui compito è discernere le notizie», così il Vescovo ha definito i giornalisti in occasione dell’incontro per lo scambio di auguri natalizi con la stampa locale. Un appuntamento tradizionale a cui monsignor Giudice non è mai voluto mancare, a dimostrazione dell’attenzione che riserva al mondo dei media e a chi lo anima. Soffermandosi sempre sul ruolo del giornalista, il Vescovo ha detto che «come l’angelo deve annunziare una notizia che non è sua, ma che è bello comunicare». Con la stampa locale ha anche analizzato il senso del Natale. Monsignor Giudice ha sottolineato come in alcuni casi si sia «smarrito il cuore del messaggio natalizio,

per questo si fa fatica a fare festa». Il Vescovo ha poi chiesto: «C’è posto per Dio?». La risposta non è sempre affermativa. Allora, ha aggiunto, «questo Natale ci faccia apprezzare la vita, anche nella disabilità, così faremo posto a Dio». A nome dei giornalisti è intervenuto Salvatore Campitiello, presidente dell’Assostampa Valle del Sarno, il quale ha rivolto un saluto augurale al Vescovo e ha invitato gli operatori della comunicazione presenti a «riscoprire tre importanti riferimenti della professione: la verità, la deontologia e l’etica». In particolare, ha aggiunto, «ci si sforzi per diminuire il gossip, che forse farà vendere in un primo momento, ma poi rischia di fare solo male a se stessi, a chi lo subisce e a chi legge». Salvatore D’Angelo

IL PRESEPE ALTERNATIVO Gli ospiti di Villa Silvia, la struttura riabilitativa di Roccapiemonte, hanno inscenato la bellezza e l'essenza del Natale: Gesù Bambino che nasce per tutti, sopratutto nella sofferenza. Ospite della struttura, quest'anno, il Vescovo Giuseppe.

UNA FAMIGLIA CHE SI RITROVA

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rima la preghiera, poi un’agape fraterna per essere famiglia, prima che collaboratori del Vescovo nel governo della Diocesi. Lo scambio degli auguri con i collaboratori di Curia, sacerdoti e laici, è stato un bel momento di festa e vicinanza tra chi si incontra quotidianamente nei corridoi e, preso dal tran tran quotidiano, non sempre riesce a dirsi “come stai?”. Il Vescovo Giuseppe ha per questo voluto che tutti partecipassero alla preghiera dell’Ora sesta in Cattedrale, poi insieme si è condiviso il pasto nel Palazzo vescovile. «Insisto sullo stile familiare – ha affermato monsignor Giudice – perché se mancasse sarebbe anche difficile lavorare insieme. questi momenti aiutano a favorire la serenità e l’amicizia».

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La foto di gruppo realizzata al termine della recita dell’Ora sesta


Fiera della Borsa

Fiera della Borsa di Biosa Raffaele Via F. S. Caiazzo, 5-7 84012 Angri (SA) Tel. 081 94 63 80 raffaelebiosa@alice.it


ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla II alla VI domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Preghiera alla Madre della fede Aiuta, o Madre, la nostra fede! Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa. Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede. Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare. Semina nella nostra fede la gioia del Risorto. Ricordaci che chi crede non è mai solo. Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore! (Preghiera a termine dell’Enciclica Lumen Fidei)

19 gennaio 2014

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture “Ecco l’agnello di Dio” Prima lettura: Is 49, 3. 5-6 Salmo: Sal 39 Seconda lettura: 1 Cor 1, 1-3 Vangelo: Gv 1, 29-34 Il Vangelo Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». (cfr Gv 1, 32-34) Colore liturgico: VERDE

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Santificati in Cristo Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo. È ancora la parola del Battista che, con la sua testimonianza asciutta e sobria, ci traghetta verso il Tempo ordinario. Il Precursore si fa Testimone dell’Agnello, colui che toglie il peccato del mondo, venuto a salvare ogni uomo. Santi per chiamata è la vocazione di coloro che servono l’Agnello. Santificati in Cristo Gesù è l’approdo di coloro che sono chiamati. Il servo, santificato, cioè immerso nella pasqua di Cristo, diventa luce per le nazioni per portare la salvezza fino all’estremità della terra. L’Agnello attende la risposta: ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà; ed è solo allora che sgorga il canto nuovo.


26 gennaio 2014

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture “Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” Prima lettura: Is 8,23b - 9,3 Salmo: Sal 26 Seconda lettura: 1 Cor 1,10-13. 17 Vangelo: Mt 4,12-23 Il Vangelo Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Pietro e Andrea. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». (cfr Mt 4, 12.17.18-19) Colore liturgico: VERDE

Lo slancio della fede Il Regno è una luce che si avvicina. Il Regno prende corpo, prende spazio e prende la vita. Venite dietro a me: il Signore è mia luce e mia salvezza. Venite dietro a me: di chi avrò timore? Venite dietro a me: il Signore è difesa della mia vita. Cristo chiama e manda sempre ad annunziare dietro a Lui, con la forza dirompente che non viene dalla sapienza, ma dalla croce. Subito lasciarono le reti e lo seguirono. Il Regno non sopporta ritardi, non accetta compromessi, non può ascoltare un cuore diviso: Egli chiama e si va, gettando ogni paura nel suo amore.

2 febbraio 2014

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE (Festa) Le letture “E la grazia di Dio era su di lui” Prima lettura: Ml 3,1-4 Salmo: Sal 23 Seconda lettura: Eb 2,14-18 Vangelo: Lc 2,22-40 Il Vangelo Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». (cfr Lc 2, 33-35) Colore liturgico: BIANCO

Vivere nella luce di Cristo Vieni, Signore, nel tuo Tempio Santo! Alzate, o porte, la vostra fronte ed entri il Re della Gloria. La luce entra nel tempio e la lampada, da quel momento, sarà solo l’Agnello. Entra nel tempio, il suo corpo è il nuovo tempio, e in Lui siamo presentati al tempio, che è il cuore del Padre, approdo di ogni naufragio. Il vecchio Simeone accoglie tra le sue braccia la luce e ritrova nella luce, che viene da Lui, il senso dei suoi giorni. Siamo chiamati anche noi ad offrire la nostra vita e ad abbracciare la Luce, per essere luce e per gettare luce nelle ombre della nostra vita.

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9 febbraio 2014

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini” Prima lettura: Is 58,7-10; Salmo: Sal 111; Seconda lettura: 1 Cor 2,1-5; Vangelo: Mt 5,13-16 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa». (cfr Mt 5,13-15) Colore liturgico: VERDE

Dare vita al mondo Voi siete il sale… per condire, per dare sapore, per conservare, per preservare, per evitare che il mondo marcisca, per permettere alla pietanza di essere consumata e gustata. Voi siete la luce… per illuminare, per riscaldare, per accompagnare, per brillare nella notte del mondo e aiutare gli altri nel cammino. Gesù, nel mistero della croce, è sale e luce e, solo in Lui, noi possiamo essere testimoni, cioè sale e luce per il nostro mondo, insipido e al buio. La tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferità si rimarginerà presto se… accenderai la carità e spargerai sulle ferite il sale della sapienza e della fede.

16 febbraio 2014

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A) Le letture “Non son venuto per abolire, ma per dare compimento” Prima lettura: Sir 15,15-20 Salmo: Sal 118 Seconda lettura: 1 Cor 2,6-10 Vangelo: Mt 5,17-37 Il Vangelo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui». (cfr Mt 5, 23-25) Colore liturgico: VERDE

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Insieme - Gennaio 2014

Le due strade Siamo posti continuamente dinanzi ad una scelta: fuoco e acqua, la vita e la morte, il bene o il male: là dove vuoi tendi la tua mano. Per scegliere, non nel capriccio e nel disordine e non per accontentare gli altri o per fare agli altri uno sgarbo, chiediamo il dono della sapienza, che ci aiuta a discernere. Per noi la sapienza è sulla cattedra della croce; per noi, la sapienza è Cristo Signore. La Sapienza ripete: vi hanno detto, vi dicono, ma io vi dico! Da dove questa pretesa? Dall’umile coscienza di essere il Figlio di Dio; sapienza incarnata. Allora, e solo allora, è beato chi cammina nella legge del Signore, perché i suoi giorni saranno gioiosi e felici.


LA FESTA DEI GIORNALISTI Importante appuntamento il 24 gennaio, alle ore 18:45, giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco di Sales, patrono degli operatori della comunicazione. Nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore ci sarà la festa dei giornalisti. L’appuntamento si divide in due parti: prima la preghiera, poi una relazione di Tonino Cantelmi, autore di “Tecnoliquidità”.

UT UNUM SINT «È forse il Cristo diviso?». Questo è il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra dal 18 al 25 gennaio. La Diocesi vivrà un momento comune il 20 gennaio, alle ore 18:00, nella parrocchia Santa Maria del Presepe dove ci sarà la veglia ecumenica a cui partecipa il Vescovo Giuseppe.

PER LA VITA Il 2 febbraio ricorre la Giornata per la Vita, alle ore 18:00 ci sarà una celebrazione in Cattedrale.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

IL VANGELO CHE SI INCARNA Lezioni al parco e cyber-riscatto

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uesta è una storia di riscatto. Anzi, di cyberriscatto. Leo Grand era uno dei tanti homeless d’America. Un senza tetto, che viveva per le strade di New York, dopo avere perso due anni prima il lavoro. In un caldo giorno di fine agosto gli si avvicinò un ragazzo. Aveva in mano una banconota. Una bella banconota da 100 dollari. Gli occhi di Leo si illuminarono. Non poteva immaginare che, di lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata. «Ti faccio una proposta – gli disse il ragazzo –. Voglio aiutarti sul serio. Preferisci avere 100 dollari subito o due mesi di lezioni per imparare a fare il pro-

insieme

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Mensile di attualità e cultura dell’Agro ...........della comunità ecclesiale Espressione nocerino-sarneseAntonio Maria Mira

(Dapresso Avvenire, 14di settembre Registrato il Tribunale Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. 2012) Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Una storia di vero aiuto concreto grammatore di computer?». Leo, che ha 37 anni, ci pensò qualche secondo che sembrò a entrambi lunghissimo. «Io non so nulla di computer. Ma mi piacerebbe trovare un lavoro e riscattarmi. Accetto». Una stretta di mano siglò il loro patto. E pochi giorni dopo lo sconosciuto benefattore invitò Leo alla prima lezione. «Mi chiamo Patrick. Patrick McConlogue, ho 23 anni e faccio il programmatore di computer. Era da un po’ che ti incontravo ma non sapevo come darti una mano. Non volevo farti beneficenza, ma aiutarti davvero. Finché non mi è venuto in mente ti offrirti di condividere

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Editore Associazione Editrice Insieme Luciano Vastola (presidente)

Sorrentino, don Natalino Gentile, Francesco Sessa, Bar-

Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Amministrazione don Gaetano Ferraioli Hanno collaborato Pauciulo, Raffaele Massa, Valeria Massa, don Enzo Di Nardi, Sofia Russo, Martina Nacchio, Antonio Francese,

perché l’ex homeless Grand nel frattempo ha ideato la sua prima applicazione per smartphone e – con l’aiuto di Patrick – l’ha appena messa in vendita sull’App Store della Apple e su quello di Google. Ora che l’applicazione ha raccolto migliaia di sostenitori, ha deciso di non fermarsi. E nemmeno McConlogue, che ha lanciato un progetto molto più grande. Insieme a 150 programmatori offrirà lezioni di informatica per beneficenza a persone che vogliono riscattarsi. «Perché la vera beneficenza è condividere davvero ciò che si ha e si sa». Gigio Rancilio (Da Avvenire del 18 dicembre 2013)

€ 20,00 ordinario con ritiro postale € 25,00 sostenitore € 50,00 benefattore

Alfonsina Vicidomini, Annateresa Scarpa, Giovanni Severino, Fernando Faiella, Marilena De Angelis, Maria Carmela Nocera, Costantina Fugaro, Annalisa Carillo, padre Pietro Lombardi, Maria Ermelinda Di Lieto, Paola Del

Coordinatrice Antonietta Abete

Mons. Giuseppe Giudice, Teresa Staiano, Giovanna

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Giovanni Zenna, Mariana Rotondo, Antonio Padovano bara Senatore, Emanuela Pandolfi, Francesco Coppola,

Redazione Salvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

ciò che so fare». I primi due mesi di lezioni, complice il bel tempo, si sono svolti su un tavolo all’aperto, in un parco vicino a Chelsea Piers dove Grand dormiva di solito. C’era tanta pazienza e molto altro. E così i mesi di lezione diventarono tre. Poco a poco la loro storia si è diffusa sul web. Qualcuno ha creduto fosse una montatura pubblicitaria. Qualcun altro una favola. «È stata l’esperienza più gratificante della mia vita», ha dichiarato Patrick al sito americano Mashable. «Grazie a questo atto d’amore la mia vita sta per cambiare davvero», ha aggiunto Leo. Già

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 23 dicembre 2013 “Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti”. Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme


Don Enrico a casa della famiglia Adinolfi

IL PRETE CHE AMAVA I BAMBINI

La vita di don Enrico Smaldone in 12 appuntamenti

C’

è bisogno di un terreno su cui costruire La Città dei Ragazzi. Le prime ricerche non producono i risultati sperati e così, nel secondo appuntamento, abbiamo lasciato don Enrico Smaldone sul punto di chiedere aiuto alla famiglia Adinolfi, un’ importante e rispettata famiglia angrese, sondando il terreno con la giovane Agnese, studentessa universitaria in Giurispurdenza e membro della F.U.C.I. Il 6 gennaio c’era anche lei al cinema insieme ad un’amica e il suo sguardo, durante l’intervallo, incrociò quello del giovane sacerdote: un cenno di assenso, di piacere, di disponibilità. Forse è per questa sintonia che serpeggiava nell’aria che don Enrico, prima di partire per Roma alla ricerca dei primi fondi per La Città (non ha ancora il terreno!), il 19 gennaio del 1949 va a casa Adinolfi e condivide la sua idea con Agnese che gli dà il suo appoggiò pieno e incondizionato. È il germe di un legame che li vedrà impegnati, fianco a fianco, nella Città dei Ragazzi molti anni. Agnese passerà nella Città 15 anni, 11 al fianco di don Enrico (dal 1956 al 1967) e 4 dopo la sua prematura scomparsa. La missione romana. Avvolto dal calore della condivisione, il 20 gennaio parte per Roma alla ricerca di sussidi. Si rivolge all’Ente Ricostruzione Post Bellico per ottenere contributi per la costruzione della Città, ma le richieste non sortirono alcun effetto. È ospitato prima da padre Marco (1919-2005), fratello di Agnese, religioso francescano, allora

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“Don Enrì, ve lo do io il suolo” Terzo appuntamento con la rubrica dedicata al sacerdote angrese. Giuseppe Adinolfi gli dona il terreno per costruire la Città dei Ragazzi. Il sogno di don Enrico inizia così a prendere forma

studente a S. Francesco a Ripa, che gli dà un’offerta di settecento lire, poi dal parroco don Salvatore Smirne, che gi dà “ricetto” per quella notte. Annota nel diario: «Non sognerò più io. Sono in cammino. Su questo cammino faticoso mi fermerò quando il mio cuore non avrà più palpito di vita». Durante il viaggio nella capitale incontra un altro membro della famiglia Adinolfi, Giuseppe. Il giovane medico si informa sui motivi del suo viaggio. Dopo aver ascoltato il racconto del suo sogno, Giuseppe esclama: “Don Enrì, ve lo do io il suolo”. Era il 21 gennaio. Rientrato ad Angri va a cena a casa Adinolfi e «mio fratello - ricorda Agnese - gli disse di andare dal colono e prendere possesso del terreno» che si estendeva sulla strada adiacente alla provinciale che da Angri porta a Pagani. Il primo manifesto pubblico. Il 10

febbraio del 1949 don Enrico affigge un manifesto pubblico, ha la data del 4 febbraio. «Cittadini, Iddio ci chiama ad una nobile missione, che porterà sulle rovine morali di tanti ragazzi la sacra fiamma di una luce nuova di rieducazione e di redenzione. Da tempo ha messo in tumulto il mio spirito l’idea della costruzione di una “Città dei Ragazzi” intesa ad accogliere fanciulli inconsapevolmente posti sulla strada del pervertimento. Essi, figli della sventura, intristiscono sui marciapiedi delle nostre strade nella visione tragica di un mondo privo di umanità. Prepariamo loro una casa dove comprendano il valore della vita ed imparino ad amare. Con grande consolazione io vi annunzio che l’opera ha già avuto un generoso e valido impulso. Il dott. Giuseppe Adinolfi con esemplare atto ha donato il suolo edificatorio prospiciente alla provinciale verso Pagani. Ora c’è da porre la prima pietra. Coll’aiuto della divina Provvidenza e colla cooperazione di tutti sorgerà in Angri “La Città dei Ragazzi”, monumento di amore e segmento di civiltà per il nostro paese». “Siatemi accanto”. Inizia la gara della solidarietà nella quale don Enrico coinvolgerà cittadini, amici e aziende, con grande entusiasmo e fantasia. Conclude: «Io mi auguro che questo non sia un sogno, ma un pungolo di generosità nel cuore di tutti voi, miei concittadini. Con voi io avanzerò fiducioso verso la mie idea con l’auspicio felice della sua realizzazione. Siatemi accanto». Antonietta Abete


IN DIOCESI A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

ACCOGLIERE L’ALTRO

Foto Sergio Chiessi

Un cammino “dall’io al tu” per formare gli operatori della carità ad approcciarsi col tema della dipendenza

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l mondo delle dipendenza è vasto e variegato. Non c’è solo quella da gioco, di cui sempre più spesso si sente parlare, o da alcool. Il problema è più ampio. Ci sono diverse tipologie di dipendenza. C’è quella alimentare, quella da sostanze stupefacenti, ma c’è pure la dipendenza affettiva, sessuale e, infine, quella comportamentale. Grazie ad un gruppo di esperti professionisti la Caritas diocesana ha messo su un importante corso di formazione. Gli incontri sono cominciati lo scorso 7 gennaio, con una lezione sul comportamento umano e sulle dipendenze in generale, e si concluderanno il 10 maggio con alcuni laboratori. Un percorso intenso che il direttore Caritas, don Alessandro Cirillo,

ha voluto promuovere per specializzare maggiormente i tanti volontari che operano nel settore carità delle parrocchie. Possono accedere al percorso gli operatori Caritas, ma anche semplici volontari o coloro che intendono ora iniziare un’esperienza di servizio e di volontariato e per questo hanno la necessità di acquisire conoscenze riguardo alle dipendenze. Il percorso sarà caratterizzato da incontri di gruppo, laboratori e stage che verteranno anche sull’esperienza personale dei partecipanti. Gli incontri si terranno presso l’auditorium “Don Franco Alfano” della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri. Sa. D’An.

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A CURA DELL’ANSPI NOCERA - SARNO

Foto di gruppo dei giovani che hanno partecipato al corso di formazione

“Io sono la porta” 70 ragazzi hanno partecipato con entusiasmo al corso di formazione ANSPI, lo scorso 24 novembre, presso la sede dell’associazione ad Episcopio di Sarno

U

n semaforo, un arcobaleno, una foto ed un rotolo di carta igienica: è quanto è servito il 24 novembre, a circa 70 ragazzi, durante il corso di formazione che si è tenuto alla sede dell’ANSPI Nocera – Sarno ad Episcopio di Sarno, per iniziare l’avventura dell’ESSERE ANIMATORE. Dopo aver imparato a rispettare la segnaletica con l’aiuto di giochi ed attività, i partecipanti si sono aggiudicati la patente dell’animatore. Che cos’è l’animazione. L’animazione è

come un lungo viaggio verso una meta prestabilita durante il quale non c’è una cartina che indica la strada migliore: possiamo impiegarci più o meno tempo, utilizzare vari percorsi ma anche sbagliare strada più volte. Durante il percorso ci si diverte, si conoscono nuove persone e nascono nuove amicizie. Ma bisogna anche fermarsi più volte e riflettere su ciò che è stato fatto e sulle scelte migliori da fare per raggiungere la prossima località con il mezzo più adeguato alle esigenze del gruppo. Questo perché l’animatore d’oratorio non deve solo I ragazzi durante le attività

divertire, coinvolgere ed essere responsabile, ma, proprio come la carta igienica, deve anche essere semplice, offrire il suo servizio a tutti anche nelle condizioni più disagiate e in qualsiasi momento senza mettersi in mostra, essendo testimone dell’amore di Dio per i suoi figli. Il ruolo dell’animatore. Il messaggio evangelico «Io sono la porta» è servito a sottolineare che l’animatore deve essere porta per accogliere tutti, difendere, tenere al sicuro e garantire il contatto con le realtà circostanti con le quali bisogna continuamente confrontarsi. Sulle note della canzone rap che recitava che gli animatori non sono degli attori, ma hanno in mano il futuro perché si fermano dal Signore che dona la sua forza per costruire un mondo migliore, i ragazzi e i formatori si sono dati appuntamento al prossimo corso di formazione.

Con l’aiuto di giochi e attività i ragazzi hanno imparato a rispettare la segnaletica

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CONTROCORRENTE A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

I metodi naturali, uno stile di vita

Nel 2014 l’Ufficio per la pastorale familiare accompagnerà i lettori di Insieme con la rubrica Controcorrente, uno spazio per riflettere e approfondire il tema della procreazione responsabile e l’utilizzo dei metodi naturali. Saranno affrontate in questo contenitore le principali obiezioni all’uso dei metodi naturali

Con l’insegnamento dei Metodi Naturali è proposto agli sposi uno stile di vita e non una mera tecnica per regolare la fertilità

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metodi naturali, per definizione, sono metodi diagnostici rivolti all’identificazione delle fasi fertili e non fertili del ciclo mestruale. Essi si basano sul riconoscimento di particolari segni e sintomi naturali di fertilità. Questa conoscenza, poi, può essere utilizzata per ricercare, distanziare o evitare una gravidanza. Il termine naturale si riferisce esclusivamente al fatto che questi metodi sono utili alla persona umana per imparare a riconoscere la sua natura in relazione al tema della fertilità. Pertanto con naturale non si intende che “non si usa niente”, piuttosto che con i metodi naturali è possibile scoprire la natura dell’uomo, la sua intima identità costitutiva e intuire, di conseguenza, la logica che il Dio Creatore ha usato nel generare per amore l’uomo, unica creatura fatta a sua immagine e somiglianza. I metodi naturali perciò rivelano l’uomo a se stesso sotto il profilo della fertilità. L’insegnamento dei Metodi Naturali, realizzato da più di 20 anni, è sempre stato caratterizzato dalla proposta di uno stile di vita per le coppie e non da una mera tecnica per la regolazione della fertilità. Acquisito il valore della propria fertilità attraverso i Metodi Naturali, le coppie sono stimolate a sviluppare un atteggiamento di rispetto e di responsabilità verso la nuova vita che possono generare. Sono, altresì, aiutate a crescere nel dialogo, nella partecipazione e nel mutuo rispetto. I Metodi Naturali per la regolazione della fertilità sono ancora oggi segno di contraddizione come lo furono nel 1968, anno della loro introduzione. Questo si manifesta a causa di atteggiamenti superficiali, spesso acritici, privi di informazione e preordinati ad altri interessi. Non sono ancora molto conosciuti e sono ancora numerosi i dubbi riguardo la loro scientificità, l’efficacia, la possibilità di apprendimento ed utilizzo pratico. In questa rubrica affronteremo molte obiezioni e fugheremo molti luoghi comuni ed erronee interpretazioni di cui sono vittime i Metodi Naturali. Giovanna Pauciulo

L’APPUNTAMENTO San Valentino con Papa Francesco Per celebrare nell’amore di Cristo Sposo la festa di San Valentino, venerdì 14 febbraio 2014 alle ore 11,00 presso l’Aula Paolo VI in Vaticano, Papa Francesco incontrerà i fidanzati, in particolare coloro che hanno già fissato la data delle nozze. È un appuntamento rivolto ai fidanzati ma che interpella tutti gli animatori dei percorsi di preparazione al matrimonio. L’ufficio diocesano per la pastorale degli adulti e la famiglia raccoglie le iscrizioni entro il 15 gennaio.

“GENERARE FUTURO” È questo il tema della 36°Giornata Nazionale per la vita (2 febbraio 2014) “I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi?”. Si apre con le parole di Papa Francesco il Messaggio del Consiglio Permanente per la Giornata. È possibile scaricare il messaggio sul sito www.chiesacattolica.it/famiglia

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A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

“Con-vocato da Dio” Antonio Francese è il nuovo animatore del Progetto Policoro. Dal 26 novembre al primo dicembre ha partecipato al 28esimo Corso di Formazione ad Assisi e ci racconta la sua esperienza Antonio Francese

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o sempre pensato che ogni nuova esperienza è un’avventura da vivere con tutto se stesso, affidando a Dio il presente e chiedendogli, con lo sguardo proteso al futuro, la direzione giusta da imboccare. Sono partito con la certezza di una chiamata e con la consapevolezza di essere in compagnia. Nel disegno del “Progetto Policoro” la prima gemma di Vangelo: “li mandò a due a due”. Il non essere soli è sempre una condizione di privilegio in qualsiasi evento della propria esistenza. La compagnia di Salvatore D’Angelo, la presenza di Annachiara Desiderio, la certezza della preghiera di tutta la famiglia diocesana e di chi, amandomi, segue le mie vicissitudini, mi ha fatto sentire accompagnato in ogni tratto. Nel viaggio dell’andata ho rintracciato immediatamente il senso di ciò che stavo per fare: “partire per andare”. La direzione era stata tracciata, a me la possibilità di seguirla. Già l’arrivo ad Assisi, città che evoca pensieri di santità, semplicità, umiltà, mi ha suggerito che ero lì per tanti che sperano in una Chiesa che si fa prossima e che il compito che stavo per assumermi dovevo portarlo avanti con perseveranza, pazienza, sacrificio, impegno, responsabilità e tanta, tanta, gioia. Siamo stati accolti presso la “Domus Pacis” (Casa della pace) ed ho avuto la fortuna di poter sperimentare entrambe le sensazioni che si associano a questo nome: mi sono sentito subito a casa e ho sperimentato un senso di pace in tutti gli appuntamenti di preghiera dei giorni della formazione. Giorni intensi. Tante le attività della settimana: la presentazione del Progetto Policoro, la condivisione delle esperienze di chi prima di noi ha avuto la fortuna di partecipare a questa iniziativa, lo studio della “Dottrina sociale della Chiesa” che ci ha dato la possibilità di conoscere una serie di documenti che parlano di una Chiesa viva, che è accanto ai problemi di ogni giorno e di ogni uomo.

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Abbiamo conosciuto associazioni, enti, organizzazioni che attivamente collaborano col progetto Policoro: Libera, M.L.A.C., A.C.L.I., B.C.C. e tante altre sigle. Ci è stata data la possibilità di comprendere il nostro ruolo all’interno dell’equipe diocesana del progetto che interroga e sollecita i direttori della “Pastorale Giovanile”, della “Caritas” e della “Pastorale Sociale e del lavoro” a collaborare, insieme con noi e col nostro vescovo, ad un progetto di Chiesa diocesana che guardi con responsabilità alla realtà del lavoro giovanile. Io, che sono un giovane, compagno di tanti giovani che nella Pastorale Giovanile trovano la guida per la loro formazione, sento vivo il bisogno di stare accanto a ciascuno di loro, affinché nella libertà, si possa arrivare ad una verità che restituisca dignità ai desideri di ciascuno di noi. Bisogna desiderare di vincere la paura che frena gli entusiasmi, compiendo un atto di fiducia nei confronti di Gesù Cristo, e portando sempre nel proprio cuore la certezza che Lui è con noi, fino alla fine del mondo. Ho rafforzato, infine, la convinzione che ciascuno di noi è convocato, chiamato insieme agli altri a contribuire al sogno che Dio ha per la sua umanità. Lo stesso sogno, che da oggi appartiene un po’ anche a me, con la speranza che dove abbonda la mia incapacità sovrabbonda la grazia di Dio.

Per maggioro informazioni, visita il sito www.progettopolicoro.it


A CURA DELL’UFFICIO DIOCESANO PER LE CONFRATERNITE

Interno della Capella della Confraternita di S. Caterina

La Confraternita di S. Caterina d’Alessandria La storia e le opere della Confraternita di S. Caterina d’Alessandria, fondata ad Angri nel XV secolo. Nel 1875 fu la prima Confraternita a costruire una cappella funeraria nel nuovo cimitero comunale della cittadina angrese

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l 20 febbraio 1754 ci fu una grande festa ad Angri, nel rione Ardinghi: alla Confraternita di S. Caterina d’Alessandria, Vergine e Martire, fu notificato il Decreto Reale, firmato da Sua Maestà Re Carlo, che riconosceva il Regolamento e lo statuto della Confraternita che ne aveva fatto richiesta un anno prima. Questo decreto era il riconoscimento ufficiale da parte delle autorità civili di questo sodalizio nato nel secolo XV presso l’antica parrocchia di S. Benedetto e, poi, trasferitosi nella metà del 1600 in largo Trivio, con la costruzione di una cappella e di un oratorio che esiste ancora oggi, un ospedale e un albergo in cui venivano accolti sia i concittadini che i pellegrini. I confratelli si autotassavano per elargire contributi ai bisognosi e la dote matrimoniale per le giovani indigenti. La sua presenza operosa era molto sentita anche nel culto dei morti, con la gestione di una cripta sottostante la Chiesa e, dopo l’editto Napoleonico, con la concessione di un terreno da adibire a cimitero comunale. Il popolo, grato, elargiva numerosi lasciti in terreni, in fabbricati ed in denaro, doni e proprietà gestiti esclusivamente dalla Banca della Confraternita. Le vicende storiche. La Confraternita faceva celebrare per le anime dei benefattori e di tutti i confratelli defunti circa mille messe nell’arco dell’anno, come si evince dai documenti in nostro possesso. La gestione era affidata ad un consiglio

direttivo eletto ogni sei mesi, allora chiamato Banca. Il cammino spirituale dei confratelli era affidato ad un cappellano, un cantore, un maestro dei novizi oltre al portiere, al campanaro, al porta stendardo e, per la gestione del cimitero, un becchino. Con l’avvento dei francesi si ebbe la requisizione di tutti beni della confraternita che portò, nel 1806, alla chiusura dell’ospedale e alla contrazione delle opere di assistenza. Con il ritorno dei Borboni, nel 1829 si ebbe una restituzione parziale dei fondi, solo per le spese di culto, non per le opere di pietà. La Confraternita continuò con qualche ristrettezza le sue opere di carità verso i bisognosi e fu sempre presente nel culto dei morti. Nel 1875 fu la prima Confraternita in Angri a costruire nel nuovo cimitero comunale una cappella funeraria con sottostante ossario ed un’area gestita per la sepoltura dei confratelli. Questa tradizione, chiamata nel passato Monte dei Morti, continua. Infatti, nel 1995 grazie al

contributo dei confratelli, è stato possibile costruire una nuova cappella funeraria. L’attenzione ai giovani. La Congrega è sempre stata presente anche nel sociale, come testimonia il consistente aiuto (furono ceduti molti fondi agricoli) per salvare economicamente la “Città dei Ragazzi” di don Enrico Smaldone, struttura nata con l’aiuto dei cittadini angresi, con l’intento di accogliere e far vivere in una città gioiosa, secondo il desiderio del fondatore, ragazzi orfani e indigenti. Altra realtà giovanile collegata alla Confraternita è il gruppo Scout, rinato nel 1944 con don Enrico Smaldone e accolto in una struttura costruita appositamente nel giardino adiacente alla Chiesa. Nel 1949 la Confraternita, sempre sensibile alle necessità dei giovani, trasformò l’oratorio in sala cinematografica parrocchiale. Dal 2008 questa sala, ristrutturata, è adibita a teatro. Giovanni Zenna

L’APPUNTAMENTO Il percorso formativo Ricordiamo che il prossimo appuntamento del percorso formativo per le Confraternite è per venerdì 17 gennaio presso la congrega di S. Caterina Vergine e Martire alle ore 20.00. Don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il Clero, tratterà la tematica “Vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini”.

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DAVANTI A DIO PER IL MONDO A CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Suor Nives Capobianco e suor Vittorina Marotta. Il busto della fondatrice all’ingresso della scuola

DAVANTI A DIO PER IL MONDO Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile presente nella nostra diocesi

UNA CROCE NEL CUORE E SULL’ANIMA

L’

istituto delle Suore Compassioniste Serve di Maria fa capolino nella centrale via Risi, ad Angri. Quando entro nell’atrio, molti bambini con lo zaino in spalla stanno uscendo dalla scuola, mano nella mano con i genitori. Hanno l’aria felice, molti salutano le suore: “A domani!”. Suor Vittorina è tra esse: mi accoglie con un sorriso, mi mostra alcuni spazi della bella struttura. A noi si unisce suor Nives, dirigente della scuola: insieme raccontano la loro missione d’amore. La fondatrice: lo spirito del patire. Costanza Starace nacque a Castellamare di Stabia nel 1845 in una famiglia benestante. Era una bambina umile e compassionevole, desiderosa di vestire solo abiti modesti. Avvertì da giovanissima la vocazione al chiostro: entrò in convento ancora adolescente ma la salute cagionevole portò spesso la giovane a rinunciare ai suoi progetti. Ormai maggiorenne, Costanza ottenne l’abito di terziaria dei Servi di Maria. Da quel momento rispose al nome di suor Maria Maddalena della Passione. A causa della continua malattia che gravava sulla sua fragile vita, sognava la contemplazione e la meditazione e non aveva intenzione di fondare una nuova famiglia religiosa. Ma i suoi seguaci crescevano costantemente, così nel 1869

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La Congregazione delle Suore Compassioniste Serve di Maria è stata fondata nel 1869 a Castellammare di Stabia. Le suore sono arrivate ad Angri nel 1876 dove gestiscono una scuola che accoglie più di 200 bambini fondò la Congregazione delle Suore Compassioniste il cui scopo era dedicarsi alla preghiera e all’apostolato. Dopo un’intensa attività missionaria, svolta sempre portando la Croce nel cuore e sull’anima, suor Maria Maddalena ritornò al Padre il 13 dicembre 1921. Sulla sua lapide si legge: “Visse di umiltà, di preghiera e sacrificio, sua unica gloria l’esser Serva di Maria” Gli imperativi della fede. Il carisma delle suore Compassioniste si fonda su quattro imperativi di fede: Amare Dio in ogni fratello, Condividere gli ideali e le aspirazioni di ogni uomo, Partecipare con amore, preghiera e sacrificio all’opera redentrice di Cristo, Stare con Maria ai piedi delle infinite croci dell’uomo. Tuttavia, il nucleo vivo della loro missione resta “la Compassione” intesa nella sua accezione latina del “cum patire” che invita a ricercare negli occhi spaventati degli uomini, nella misericordia, la sofferenza della Passione di Cristo che diventa Passione di ognuno. Nella comunità di Angri vi sono 10 suore, 6 sono italiane, 4 provengono dall’India

e dall’Indonesia. Tutte insieme, come una vera famiglia, gestiscono un istituto parificato, rispondono alle esigenze di famiglie in difficoltà, animano la liturgia e si impegnano per il catechismo in parrocchia, a San Giovanni. Insegnare formando i piccoli. La scuola gestita dalle suore ospita una sezione “Primavera”, la scuola dell’infanzia e la scuola primaria. Più di 200 fanciulli occupano i banchetti della bella struttura. I bambini, che usufruiscono del tempo pieno, svolgono attività extra didattiche: lezioni di informatica, musica e ginnastica. Le suore lanciano un messaggio chiaro e forte: la compassione è l’unica vera rivoluzione che cambia il mondo, anche un mondo “malato” come il nostro. Solo chi impara a stare all’ombra della Croce potrà aiutare i “Cristi di ogni tempo” a portare la propria croce. Non si può essere indifferenti alla Passione di Cristo, perché la Croce ci trasforma, ci schiaccia per aiutarci a risorgere con più vigore. Come dice l’apostolo Paolo, “Quando sono debole, è allora che sono forte”. Martina Grimaldi


IN BACHECA a cura della Redazione

Auguri di buon compleanno

Auguri di buon onomastico a:

«Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri» (Prv 3, 5-6) Mons. Domenico La Guardia (confessore straordinario per le religiose) ha festeggiato 89 anni, il 2 gennaio; don Augusto Spanò Cuomo (S. Francesco di Paola, Pagani) ha compiuto 63 anni, il 3 gennaio; mons. Benedetto Abate (arciprete della Cattedrale) ha compiuto 86 anni, il 5 gennaio; don Antonio Guarracino (Gesù Risorto e Madonna di Fatima, Pagani) festeggia 57 anni, il 18 gennaio; don Ciro Galisi (S. Maria del Presepe, Nocera Inf.) spegne 49 candeline, il 22 gennaio; mons. Giuseppe Giordano (canonico teologo della Cattedrale) compie 83 anni, il 26 gennaio; padre Damiano Antonino (SS.mo Corpo di Cristo, Nocera Inf.) spegne 51 candeline, il 29 gennaio. Auguri!

Mons. Mario Ceneri (S. Michele Arcangelo, Episcopio di Sarno) e mons. Mario Vassalluzzo (S. Michele Arcangelo, Nocera Sup.) il 19 gennaio; don Ciro Galisi (Santa Maria del Presepe, Nocera Inf.) e don Ciro Scarpetta (cappellano cimitero Nocera Inf.) il 31 gennaio. Sull’esempio dei santi, tessete con amore la vostra storia di santità.

Don Augusto Spanò Cuomo

Auguri di buon compleanno ai nostri referenti: Sergio Velardo (S. Giacomo Apostolo, S. Valentino Torio) ha compiuto 40 anni, il 2 gennaio; Francesco Silvestri (Santa Maria di Costantinopoli, Angri) ha festeggiato 73 anni, il 7 gennaio; Anna Chiara Desiderio (Consiglio Episcopale dei Giovani) ha spento 33 candeline, l’8 gennaio; Domenico Attianese (S. Bartolomeo Apostolo, Corbara) festeggia 40 anni, il 21 gennaio; Peppe Iannicelli, amico e collega, compie 49 anni il 26 gennaio. A voi, preziosi collaboratori, l’augurio di proseguire con ardore il servizio nel comunicare la Buona Notizia.

Mons. Benedetto Abate

Sergio Velardo

Una augurio speciale Don Giovanni Iaquinandi, vicario generale della Diocesi, festeggia 76 anni, il 27 gennaio: Maria custodisca il suo ministero con amore. Auguri!

Anna Chiara Desiderio

Il nostro cordoglio «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» Giovanni 11, 25 È ritornato alla casa del Padre mons. Ernesto Giove, lo scorso 20 dicembre. Nato il 12 febbraio 1922 e presbitero dal 1947, era canonico cantore della Cattedrale di Nocera Inferiore. Per tanti anni è stato umile confessore al Santuario di Pompei. Il Signore possa accoglierlo nella schiera dei Santi.

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LA COPERTINA

L’interno della parrocchia Sant’Antonio da Padova ad Orta Loreto

a cura di Mariarosaria Petti

La forza della devozione Alle radici della storia della parrocchia Sant’Antonio di Padova a Orta Loreto con don Gerardo Coppola

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ra il 1909 e sul terreno di Antonio Giordano si ergeva una piccola Chiesa, non distante da un’edicola votiva dedicata alla Madonna di Loreto. Il territorio circostante era una campagna fangosa e contadina, che accoglieva gente umile, costretta a spostarsi nella vicina Pagani per partecipare alle celebrazioni religiose. I lavori si protrassero per tanti anni, a causa della guerra e della mancanza di fondi, furono completati solo nel 1949 grazie a famiglie devote del posto e alla guida di don Vincenzo Tedesco, allora parroco di san Lorenzo, nel cui territorio sorgeva la piccola Cappella, che si prodigò per far diventare parrocchia la neo-Chiesa. Grande era ed è tutt’oggi in questo territorio la devozione a S. Antonio di Padova, al quale fu dedicata poi la parrocchia, che ne conserva una reliquia e una statua lignea dell’800 napoletano, benedetta nel 2010 anche dal Santo Padre Benedetto XVI. Fin dalla nascita e per molti anni la comunità è stata guidata da don Gerardo Del Pezzo, altri sacerdoti si sono succeduti alla guida della comunità – tra cui don Giovanni Padovano, don Silvio Longobardi, e don Alessandro Cirillo. Nel 2007 è arrivato don Gerardo Coppola. Ad accoglierlo una comunità disponibile e collaborativa, motivata dalla fede e dalla bontà, che ha messo don Gerardo nella condizione di operare bene, sopperendo alle necessità di una vasta e tanto diversa realtà composta da 756 famiglie e più di 2800 fedeli. Il territorio comprende le periferie di tre diversi Comuni: Sant’Egidio, Angri e Pagani. Negli ultimi 40 anni la popolazione è gradualmente aumentata passando dalle 1.100 unità degli anni ‘70 ai quasi tremila di oggi. È nel 2009, con la missione evangelizzatrice dei frati francescani che il parroco si rende conto della preziosità della

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“sua gente”, che accolse a braccia aperte più di 30 frati mettendo a disposizione non solo le proprie abitazioni, le fabbriche e le scuole, ma soprattutto il loro cuore. «Non è merito mio, ma del Signore – dice don Gerardo con il viso illuminato dalla lucentezza dei suoi occhi commossi – e questo lo sperimento giorno dopo giorno. È Lui che agisce e mi fa incontrare persone così belle, che collaborano tra di loro nonostante le diversità», ecco le parole con cui il sacerdote di S. Antonio di Padova a Orta Loreto ha ringraziato il Signore per questi anni di buono e fruttuoso operato, dove ha potuto portare avanti tante iniziative, senza costituire gruppi o associazioni, ma lavorando in comunità, dove il più grande aiuta il più piccolo, e dove anche gli ultimi vengono ascoltati. Donatella Salvati

L’inaugurazione del centro parrocchiale pastorale con mons. Giuseppe Giudice

UNA CHIESA AL SERVIZIO DI TUTTI Inaugurazione del nuovo centro parrocchiale pastorale

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l 27 ottobre scorso è stato inaugurato il centro parrocchiale pastorale intitolato a Maria Madre del Perpetuo Soccorso. La realizzazione dell’oratorio è stata resa possibile dalla scelta del sindaco di Sant’Egidio del Monte Albino, Nunzio Carpentieri, e dell’amministrazione comunale, di donare alla parrocchia la vecchia scuola dell’infanzia di Orta Loreto. Uno spazio dove prima si curava l’educazione dei piccoli e dove ora invece ci si occupa dei bisogni spirituali e materiali di tutti. Un luogo organizzato alla perfezione. Ogni aula ha nome, attività e destinatari specifici. Una simbologia speciale perché ciascuno sappia immediatamente dove bussare per ricevere la risposta che si aspetta. C’è l’aula della fede intitolata a Giovanni Paolo II dove la comunità si incontra per crescere insieme nella spiritualità: qui si


Una parentesi amarcord: i volti della comunità Stella Tortora e Cosimo Gaeta, figure indimenticate del passato e alcuni esempi del presente

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ndispensabile in una parrocchia è la figura del capo famiglia, il parroco, ma è vero anche che spesso si incontrano figure di laici, che nel silenzio e nel nascondimento operano per fare della propria comunità il regno di Dio sulla terra. La comunità di Orta Loreto non può dimenticare Stella Tortora, nata nel 1907 e morta nel 1993. Per tutti semplicemente ze’ monaca, perché aveva rinunciato al matrimonio e si era dedicata sempre e soltanto alla parrocchia. Don Gerardo ha conosciuto questa donna attraverso i racconti dei parrocchiani nei quali Stella ha lasciato un ricordo indelebile. In un Sud contadino in cui anche i bambini spesso erano costretti ai lavori della terra, Stella con una 500 andava a raccogliere i piccoli nelle campagne per fargli dono di un po’ di istruzio-

ne e di una elementare catechesi perché potessero accedere ai sacramenti. Un’altra figura importante per questa comunità è stata quella di zio Cosimo, sacrestano della parrocchia per oltre quindici anni. Un uomo che in parrocchia si occupava di tutto e svolgeva i suoi compiti con passione e disinteres-

se. Oltre ad essere uomo di grande servizio era anche di grande fede: sposato e con quattro figli, ha saputo affrontare la morte di uno dei suoi figli confidando nel Signore. Una parrocchia si verifica anche con le vocazioni: Maddalena Gallo ha scelto la consacrazione nella Fraternità di Emmaus; Francesco Amarante frequenta il seminario. È sempre dalla comunità di Sant’Antonio di Padova che è cresciuta la fede dei coniugi Pandolfi, che dopo 16 anni di matrimonio e 4 figli hanno lasciato la loro casa per trasferirsi in un’Oasi di carità dove si intreccia preghiera e accoglienza di minori in difficoltà. Durante lo scorso incontro mondiale delle famiglie, Delfina e Gaetano Pandolfi hanno portato la loro testimonianza in piazza San Pietro. Lavinia Bassano

svolgono la lectio divina, il corso biblico e i percorsi di formazione. Poi c’è l’aula della carità, intitolata a Madre Teresa di Calcutta, dove si fanno esperienze che aiutano a vivere la fede, come un percorso in cui non ci si salva da soli, ma insieme, come fratelli e sorelle. Nell’aula della speranza i giovani hanno la possibilità di incontrarsi semplicemente per stare insieme per una pizza, un film o una partita a carte. Infine c’è l’aula della testimonianza, in cui la fede si fa impegno concreto. Qui si incontrano le persone che hanno gravi difficoltà fornendo loro cibo, vestiti, farmaci. Due volte a settimana possono usufruire anche di prestazioni mediche a carico di medici volontari appartenenti alla comunità. Dunque una Chiesa di tutti e al servizio di tutti, affinché nessuno rimanga mai fuori. Lavinia Bassano Don Gerardo Coppola

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NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti I presepi realizzati con i bambini, don Natale Gentile e l’assessore Luisa Trezza

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Pallavolo al “Buon Samaritano” Educare attraverso lo sport, il gemellaggio del centro parrocchiale con il Rotaract

N Santa Maria Addolorata San Potito

Presepi… da mangiare L’associazione “Athena” lancia l’iniziativa della realizzazione dei presepi e San Potito risponde

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nche per chi non crede il presepe rappresenta sempre un momento di intima familiarità, in cui gli affetti più sacri sono evidenziati nella scena dolce ed affascinante che vede un Bambino vivace, una madre tenera ed un Giuseppe meravigliato di trovarsi di fronte ad un mistero quasi incomprensibile. È l’icona di ogni nostra famiglia. È naturale quindi che il presepe abbia una rilevanza eccezionale di fronte a tanti altri addobbi come l’albero, le vetrine, le strade illuminate, le luci d’artista, etc. Tra le tante iniziative, piace segnalare quella in atto sul territorio rocchese, ad opera dell’associazione “Athena” che ha lanciato ai cittadini di ogni età la proposta, lasciando ad ognuno l’iniziativa e la fantasia. In genere si tratta di opere di piccole dimensioni, non troppo ingombranti, da poter facilmente esporre in uno scaffale o su un tavolino. Come è successo nella nostra parrocchia di S. Potito. E naturalmente sono stati i ragazzi i protagonisti di questa iniziativa, presentando al concorso presepi decisamente significativi. Non so se gli autori di alcuni di essi ricordano che Betlemme in ebraico significa casa del pane. E vederne uno con una capanna ricavata, tolta la mollica, da un “paniello”, con zucchero a velo che simula la neve: davvero viene voglia di mangiarlo! Mentre per qualche altro, fatto con spaghetti, maltagliati e conchiglie, occorre almeno il tempo della cottura! D. Natalino Gentile

uovi pallavolisti crescono. Il 29 novembre 2013, alle ore 19, presso la palestra coperta della scuola media statale “F. Solimena” di Nocera Inferiore, i giovani del Rotaract di Nocera Inferiore-Sarno e del Rotaract Salerno hanno donato tute, ginocchiere e palloni a 15 ragazzi del centro Buon Samaritano. È stato un bel momento di condivisione, all’insegna della solidarietà. I giovani del Rotaract sono stati accolti con gioia anche dagli educatori, a cui sono affidati i ragazzi del Buon Samaritano durante le due ore di palestra per tre giorni a settimana e da don Ciro, che dirige il centro. Questa bella iniziativa, voluta tanto da don Ciro, offre un ulteriore momento di aggregazione, costruttivo per l’educazione di questi ragazzi. «Lo sport – ha sottolineato don Ciro – dà loro la possibilità di comprendere che nel gioco, come nella vita, ci sono delle regole da rispettare e che va sempre rispettato l’avversario». Il gemellaggio fra i due Rotaract è stata una valida dimostrazione di collaborazione che ha dato l’opportunità di far nascere il sorriso sui volti dei 15 pallavolisti in erba. La felicità ha raggiunto il massimo, quando dopo le foto di rito, ha avuto inizio la partita tra la squadra dei giovani rotaractiani e la squadra dei ragazzi del Buon Samaritano. Una partita accesa con tanti salti sottorete, balzi laterali e tuffi. Una partita del cuore. Costantina Fugaro Don Ciro Galisi con i ragazzi del Buon Samaritano e del Rotaract


San Sebastiano Martire Sarno

Un solo coro per la festa dell’Immacolata I bambini del catechismo hanno accompagnato in musica la statua della Madonna Sant’Alfredo Sarno

I volontari impegnati all’ingresso di un supermercato nella colletta alimentare

La gioia di donare I giovanissimi della parrocchia impegnati nella colletta alimentare per un intero pomeriggio

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o scorso 30 novembre, quindici ragazzi dai tredici ai diciassette anni, del gruppo giovanissimi della parrocchia S. Alfredo, hanno partecipato alla colletta alimentare che si svolge ogni anno l’ultimo sabato di novembre. I ragazzi hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa dedicando quattro o cinque ore del pomeriggio posizionati all’ingresso dei supermercati di Sarno, affiancati dagli adulti volontari Caritas, offrendo a chi entrava il sacchetto, informazioni sul valore della colletta alimentare, tanta gentilezza, un sorriso e un ringraziamento a tutti, anche a coloro che non donavano nulla e a coloro che si giustificavano per aver comprato a volte solo un pacco di pasta o qualche scatola di legumi perché anch’essi vivono con poco. La raccolta è stata fruttuosa soprattutto per i ragazzi che si sono sentiti utili per i bisognosi, hanno chiesto qualcosa per altri e non per loro stessi e contenti per il servizio svolto per la Chiesa. P. Pietro Lombardi

I

n occasione della festa dell’Immacolata, i bambini più piccoli del catechismo della parrocchia di San Sebastiano Martire in Sarno, hanno accolto la statua della Madonna con lo sventolio di tanti fazzolettini bianchi e hanno cantato con entusiasmo e tanta gioia un canto in suo onore. Ecco le parole del canto: «Maria tu sei bella, Iddio ti ha amata, sei chiara come stella, tu sei l’Immacolata». Hanno emozionato i numerosi fedeli che, ogni anno, accompagnano in processione la statua dell’Immacolata Concezione. Annalisa Carillo

I bambini del catechismo con alle spalle la statua della Madonna. (Foto Geremia Robustelli)

LA FOTONOTIZIA

Festa del tesseramento del gruppo di Azione Cattolica della parrocchia Santa Maria di Costantinopoli di Angri.

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Alcuni momenti del pomeriggio trascorso insieme

San Prisco Nocera Inferiore

Nuovo inno per San Prisco Nuova composizione del maestro Roberto Sedia per il Santo Patrono, con il testo di mons. Domenico Cinque San Giovanni Battista Pucciano – Nocera Sup.

A Natale puoi, con semplicità e umiltà Un pomeriggio speciale con gli ospiti della Casa San Felice di Cava

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nche quest’anno il gruppo adulti ha organizzato la tradizionale visita natalizia agli ospiti della Casa San Felice di Cava de’ Tirreni. In questo periodo dell’anno è tutto più suggestivo; la sala in cui normalmente ci fermiamo era tutta preparata a festa: il presepe, l’albero, i festoni. Sapevano che saremmo arrivati, era scritto nel programma del giorno. Nel tempo di Avvento, gli ospiti della casa, come noi erano in attesa. In attesa di sguardi, di orecchie pronte ad ascoltare le loro storie, di mani pronte ad accarezzare i loro volti, le loro mani. Come sempre ho provato una grande emozione. Erano tenerissimi; sembravano bambini ai quali era stato promesso di giocare. Abbiamo portato tanti premi per una tombolata e abbiamo fatto in modo che ognuno di loro ricevesse un angioletto, un Babbo Natale e tanti simpatici bigliettini di auguri. Quando siamo andati via il mio sguardo si è posato su una signora che se ne era stata in disparte e non aveva voluto giocare; anche a lei abbiamo donato l’angioletto e lo guardava, se lo girava tra le mani. È bastato pochissimo per rendere un po’ più dolce il suo Natale». Questa la testimonianza della signora Rita, membro del gruppo adulti A.C. della nostra parrocchia. Da tre anni oramai il nostro gruppo inizia il suo Natale portando, con gesti semplici e umili, il sorriso del Natale a tanti anziani, memoria della nostra vita, che sono ospitati alla Casa di riposo San Felice di Cava. Una esperienza che dà più sapore al Natale della nostra A.C. e della nostra comunità, dandoci sempre più lo stimolo a far sì che sia Natale tutti i giorni e in tutti i cuori. Fernando Faiella

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ell’ultima rassegna di cori polifonici che si è svolta nella Cattedrale di S. Prisco il 24 novembre scorso, Roberto Sedia ha presentato il nuovo inno a San Prisco, Patrono della Diocesi di Nocera-Sarno, composto dal giovane musicista, su testo del parroco della stessa Cattedrale, mons. Domenico Cinque. L’inno è stato eseguito da tutti i cori alla fine della splendida serata musicale. Recente composizione del musicista Roberto Sedia, l’inno, scritto per coro misto e organo, nasce dal desiderio di donare al Santo Protettore della nostra Diocesi un canto semplice, ma anche solenne nella sua interpretazione polifonica. Il giovane musicista Roberto Sedia si è diplomato in Pianoforte presso il Conservatorio Nicola Sala di Benevento sotto la guida della professoressa Patrizia Imperatore. Attualmente frequenta, presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, il corso di composizione sotto la guida del Maestro Roberto Altieri e il corso di strumentazione per orchestra di fiati con il maestro Paolino Addesso. Inoltre ha seguito anche un corso in direzione di coro con la professoressa Colomba Capriglione, docente del conservatorio “L. Refice” di Frosinone. Marilena De Angelis

Mons. Domenico Cinque


San Bartolomeo Apostolo Corbara

Inizio di Avvento speciale per i bambini Genitori e piccoli insieme per rinnovare con entusiasmo l’impegno del Battesimo Don Massimo durante il rito di insediamento parrocchiale. La Corale Millenium durante la III Rassegna di Cori

S. M. Maddalena in Armillis Sant’E. del M. Albino

Doppia festa in onore di San Nicola La festa patronale si è arricchita grazie alla Celebrazione di insediamento di don Massimo Staiano

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al 2006, reggente amministrativo e spirituale dell’antica Abbazia del Centro Storico, il 6 dicembre scorso, durante la solenne Messa in onore del Santo Patrono celebrata dal nostro vescovo, mons. Giudice, don Massimo Staiano è stato nominato parroco della stessa comunità. Un suggestivo rituale ha sancito l’insediamento pastorale a cui hanno partecipato numerosi fedeli e le autorità locali. È stato un evento molto atteso dalla stessa collettività, perché don Massimo si è espresso sempre come un osservatore attento ed un interprete sensibile del prestigio storico, delle antiche tradizioni e delle radicate abitudini che caratterizzano la collettività di Sant’Egidio del Monte Albino. Un ringraziamento speciale è stato rivolto proprio al nostro Vescovo per aver confermato l’operato pastorale di don Massimo Staiano, il quale, come il discepolo Timòteo, ha testimoniato “giustizia, pietà, fede, carità, pazienza, mitezza”. Come l’apostolo Paolo, invece, ha esortato i fedeli a “svegliarsi dal sonno” del materialismo, del consumismo, della mondanità, dell’individualismo per aprire il cuore dei fedeli a Cristo. La solenne celebrazione è stata poi accompagnata dai canti della Corale Millenium, promotrice per il giorno seguente della III Rassegna di Cori Polifonici “Cantate Inni al Signore, cantate Inni”. Inoltre, per allietare le serate del 6 e 7 dicembre, il comitato festa dell’Abbazia ha allestito scenografici stand di gastronomia locale ed un colorato spettacolo di fuochi pirotecnici. Maria Ermelinda Di Lieto

L

a prima domenica di Avvento è stata una giornata memorabile per i bambini del primo anno di catechismo della parrocchia San Bartolomeo Apostolo in Corbara. Durante la celebrazione della Santa Messa infatti sono stati ufficialmente presentati alla comunità parrocchiale. I genitori con i propri fanciulli accolti dal parroco, don Antonio, alle porte della bellissima Chiesa cinquecentesca, hanno rinnovato, con un po’ di emozione e tanto entusiasmo, l’impegno che assunsero nel giorno del Battesimo. I genitori hanno poi percorso festosamente mano nella mano tutta la navata centrale, accompagnando simbolicamente i loro figli all’altare fino a consegnarli alle catechiste che con gioia hanno accettato il compito di percorrere con loro un pezzo di strada alla scoperta dell’amico Gesù. È iniziato così, in semplicità, ma anche in modo toccante il triennio di catechismo che li condurrà a scoprire nella loro vita il “Cristo che salva”. Un augurio speciale a tutti i ragazzi e alle loro famiglie. Le catechiste

I bambini del catechismo con mons. Antonio Calabrese


Il gruppo di Azione Cattolica insieme al parroco don Vincenzo Buono

San Giovanni Battista Striano

L’Immacolata Concezione a Striano L’omaggio floreale alla Madonna e l’adesione all’Azione Cattolica

San Teodoro Martire Sarno

Una formazione costante Il gruppo adulti di Azione Cattolica della parrocchia impegnato in un lungo cammino di fede e crescita

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uando l’amore regna nel cuore, tutto si affronta serenamente: le confidenze, i consigli, il saper ascoltare, pregare insieme. Questo è il buon vivere nella società, queste sono le caratteristiche delle donne dell’Azione Cattolica della parrocchia di San Teodoro Martire di Sarno. L’anno associativo, pieno di emozioni, ci fa sempre sentire parte di un’unica famiglia. Durante le riunioni abbiamo fatto riferimento agli argomenti trattati nella 47° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si è svolta a Torino dal 12 al 15 settembre 2013: la scuola, la famiglia, il lavoro, la società. Punto importante: occorre vedere nell’altro una persona da amare. Anche noi cerchiamo di affrontare situazioni non facili. Le due dirigenti scolastiche, Virginia Villani e Lucia Siano, responsabili del gruppo, hanno nelle loro mani la vita di centinaia di ragazzi e sono continuamente attente alle problematiche degli alunni. Il nostro parroco, don Vincenzo, con la sua presenza ci guida e con le sue parole ci incoraggia in occasioni difficili: non camminiamo soli quando il Signore è in mezzo a noi. Maria Carmela Nocera

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gni anno, la comunità civile ed ecclesiale di Striano è sempre orgogliosa di recarsi nella mattinata dell’8 dicembre al Parco Verde per l’omaggio floreale alla Madonna, tradizione dal 1986. Per l’occasione, inoltre, l’amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Antonio Del Giudice, ha voluto rendere omaggio alla Madonna non solo con la corona di fiori, ma anche intitolando la strada di accesso al Parco Verde “viale dell’Immacolata”, la cui targa è stata inaugurata il 15 dicembre in una cerimonia ufficiale. Al ritorno dal Parco Verde, la comunità si è riunita presso la Chiesa Madre di San Giovanni, dove è stata celebrata l’Eucaristia, con le autorità civili e militari. Alle ore 18 ha avuto inizio la celebrazione vespertina, con la partecipazione dei tanti bambini e adulti che hanno aderito anche quest’anno all’Azione Cattolica Paolo VI, guidata dal presidente Angela Cordella. Aderire all’Azione Cattolica è rispondere “sì”, come Maria nel giorno dell’Annunciazione. Raffaele Massa L’adesione all’Azione Cattolica


IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO

COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Nuova statua di Sant’Antonio per la tredicina La statua è stata donata dalla famiglia Arpaia, la loro bimba è stata graziata tre volte dal Santo patrono

La statua donata dalla famiglia Arpaia

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a parrocchia di Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino ha una nuova statua del patrono. L’originale, dunque, potrà finalmente restare al suo posto durante la “tredicina”. Ad andare di rione in rione, infatti, sarà la stupenda copia donata dalla famiglia Arpaia. In migliaia i fedeli che hanno assistito alla processione e alla celebrazione eucaristica che ha accompagnato la scultura in parrocchia: «Abbiamo voluto donare questa statua - spiega la signora Franca Izzo - perché Sant’Antonio ha accompagnato la nostra famiglia e ha salvato la nostra piccola Antonia». È proprio da questo punto che inizia

la straordinaria testimonianza della famiglia. Antonia, ultima arrivata della numerosa famiglia Arpaia, è stata in pericolo di vita fin dal grembo della mamma. Una volta nata, alla piccola viene diagnosticato il peggio: il cervello della piccola non sarebbe cresciuto. Franca allora chiede aiuto al patrono e dopo svariate analisi si scopre che la bambina sta bene. Antonia cresce e all’età di quattro anni per una caduta banale subisce una frattura scomposta al braccio. I medici comunicano ai genitori che l’intervento sarà delicatissimo e che probabilmente avrebbe rischiato l’amputazione dell’arto. Anche qui Sant’Antonio ha posato la sua

“AMICI DEL PRESEPE”

mano su Antonia. La bimba infatti non avrà alcun problema di guarigione. Per tutti questi motivi, la famiglia Arpaia, riconoscente nei confronti del patrono di Poggiomarino, ha deciso, con tanti sacrifici, di donare una nuova statua del Santo. Dopo la processione, partita dalla casa dei benefattori, moltissimi fedeli hanno assistito alla celebrazione eucaristica lodando e ringraziando Dio per questo dono ricevuto. Lo stesso parroco, padre Aldo D’Andria, ha benedetto la famiglia e la piccola Antonia ringraziando per la fede e la testimonianza che hanno mostrato a tutta la comunità parrocchiale.

Il presepe preparato dall’associazione

Grande successo per la natività in parrocchia

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nche quest’anno l’associazione “Amici del Presepe” ha presentato ai fedeli della parrocchia di Poggiomarino la rappresentazione della nascita di Gesù, mediante un’artistica realizzazione, preziosamente arricchita di anno in anno dal 1989. Il presepe viene realizzato con uno scenario di varia natura, nel cui interno si vive la quotidianità, fatta di suoni, rumori, voci e realtà del nostro mondo. Solo la natività in una grotta-stalla di caravanserraglio, nella più povera realtà, con la sua simbologia salvifica esalta il grande messaggio cristiano della venuta di Gesù. L’associazione si adopera con ogni mezzo per la conservazione, lo studio e la promozione dell’arte presepiale, creando fra i suoi cultori fraterni vincoli di collaborazione culturale e di amicizia.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

L’ Adorazione Eucaristica: una comunità che si rinnova

L’ostensorio. L’altare preparato per l’Adorazione Eucaristica

I fedeli riuniti intorno a Gesù Eucarestia per l’ultimo scorcio dell’anno liturgico

L’

esperienza densa e trascinante dell’Adorazione Eucaristica annuale – ecclesiasticamente definita Quarantore – ha caratterizzato, come di consueto in questo ultimo scorcio dell’anno liturgico, il cammino con- clusivo dell’anno pastorale della nostra comunità parrocchiale. L’aver potuto far sintesi del percorso realizzato e del rinnovo degli impegni assunti davanti a Gesù Sacramentato, a conclusione anche dell’Anno della Fede, si è rivelato opportuno più del consueto, perché il “sì” rinnovato non è stato solo un atto di fede quale scelta dal singolo, ma dall’intera comunità, che insieme desidera continuare il cammino. È stata un’esperienza singolare quella vissuta dal 21 al 24 novembre a Casatori: un appuntamento importante che acquista il valore di un corso di esercizi spirituali per tutti. Una esperienza che ha reso viva una comunità che – variegata e diversa per età e condizione sociale – come un fiume raccoglie rivoli e rigagnoli. Sono stati giorni di grazia, ma direi ancora di più giorni in cui

l’azione dello Spirito Santo ha fatto sentire l’essere grande famiglia di Dio, attorno a Gesù presente nell’Eucarestia. Una famiglia che guidata nella riflessione da don Alfonso Giordano, sacerdote della nostra Chiesa diocesana, ha riflettuto sulla prima enciclica di Papa Francesco, Lumen Fidei, la Luce della fede. Accanto alla riflessione, densi sono stati anche gli schemi di adorazioni proposti all’intera comunità nell’arco delle giornate. Nella concretezza della fede sono state indicate esperienza di vita forte, prendendo in considerazione Giobbe, passando poi ai nostri padri Abramo e Giacobbe, per concludere, nella luce della Pasqua con la fede e la notte di Mosè. Tali testimonianze hanno spronato ed edificato i fedeli della comunità, i quali nell’adorazione personale ne hanno tratto spunto. Ringraziamo tutti nella certezza di una continuità forte e ben radicata in Cristo. Continuiamo ad essere una comunità che ha come fondamento la Parola, per alimento l’Eucarestia, come segno distintivo la Carità, che è la concretezza della fede. Valeria Fedele I bambini e gli educatori A.C.R. con don Gaetano Ferraioli durante l’Adorazione Eucaristica

A.C.R. IN ADORAZIONE! La testimonianza di un bambino dell’Azione Cattolica Ragazzi «Caro Gesù, mi sembra così strano venire in Chiesa, di solito a quest’ora sono all’ACR. I miei educatori mi hanno detto che dovevamo andare a trovare una persona speciale. Ed ora eccomi qui. Non capisco bene cosa stia succedendo e perché tutti vengano ad adorarTi. C’è tanta gente inginocchiata in silenzio davanti a questo strano altare pieno di fiori. Signore, qui davanti a me in quest’ostia ci sei Tu, Pane Vivo e Vero che ti sei fatto comunione per noi!».

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L’altare con l’ostensorio per l’Adorazione Eucaristica


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA NOCERA INFERIORE

Al servizio dei ragazzi Il mandato annuale agli Educacuori

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opo le catechiste, anche un gruppo di giovani della nostra parrocchia ha ricevuto il mandato di “Educacuori”. Così Rosaria, Ilaria, Alfonsina, Antonietta, Benedetta, Marika, Annateresa, Maria Giovanna, Alessio, Michele e Francesco hanno detto il loro “eccomi” e sono pronti ad educare i cuori dei ragazzini dalla quinta elementare alla terza media. Indosseranno una maglia rossa con la scritta “Educacuore” proprio per sottolineare l’impegno di accompagnare i ragazzi durante l’adolescenza, un periodo molto delicato della loro vita. Questa scelta da un alto sottolinea la responsabilità del ruolo, dall’altro incoraggia ed esorta ad impegnarsi e a mettersi in gioco sempre di più. Francesco Coppola & Alfonsina Vicidomini

Gli educacuori insieme a don Andrea Annunziata e don Alfonso Giordano

CICALESI INCANTATA

“IO E TE”

Grande successo per la II edizione di “Ricicalesando il Natale”

Nella celebrazione dello scorso 8 dicembre, don Domenico D’Ambrosi ha rinnovato il suo sì a Dio

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Natale”, iniziativa che lo scorso 8 dicembre è andata a gonfie

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vele, firmata “Amici di Cicalesi”. Un mare di idee e voglia di

mise nelle mani di Dio. Costanza, pazienza e amore sono i doni

fare sono bastati per creare un “mondo incantato”, ricco di

che ha offerto alla mensa del Signore dal primo giorno della sua

sorprese da mettere intorno ad un albero di migliaia di botti-

chiamata, per confermare un sì a Dio rinnovato l’8 dicembre, se-

glie e circondato da animali dal look rinnovato. Uno schiaffo

rata dei grandi eventi. Si è tenuta, infatti, nella nostra parrocchia

alla crisi con un Natale più luccicante che mai, ma rispettando

una Messa da lui presieduta in occasione dei suoi 35 anni di sa-

l’ambiente: questa la sfida che i nostri “Amici” con tanti giova-

cerdozio. Amor omnia vincit! È questo il sigillo che ha messo alla

ni, della nostra comunità e non, hanno superato!

sua vita, per fare un cammino che parli solo dell’amore di Dio!

i accendono le luci dei riflettori su Cicalesi, molti ne parlano. Che cos’è successo? Scendono in piazza i giovani del quartiere con la II edizione di “Ricicalesando il

Annateresa Scarpa & Alfonsina Vicidomini

asce da un piccolo moggio di terra l’avventura di voler creare una casa per tutti. Fu così che poco più di 10 anni fa la parrocchia San Giovanni Battista in Cicalesi vedeva

la luce da un’ intenzione che il caro don Domenico D’Ambrosi

Annateresa Scarpa

Da sinistra, don Andrea Annunziata, don Domenico La Guardia e Ciro Zarra I promotori dell’iniziativa insieme a don Andrea Annunziata

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

La festa dell’Adesione

La nuova presidente Caterina Mansi durante la promessa di Adesione all’Azione Cattolica Italiana

L’Immacolata Concezione rientra in Chiesa dopo la recita del Rosario per le strade della parrocchia

L’affidamento del Movimento Giovanile Costruire all’Immacolata Concezione

Lo scorso 8 dicembre, l’Azione Cattolica e il Movimento Giovanile Costruire si sono affidati a Colei che è stata concepita senza peccato e senza macchia

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8 dicembre è sempre una data molto attesa, non solo perché si celebra il concepimento della Vergine Maria ma anche perché attorno a questa festività si riuniscono l’Azione Cattolica e il Movimento Giovanile Costruire per affidarsi a Colei che è stata concepita senza peccato e senza macchia. La mattina dell’8 dicembre tutta la comunità ha partecipato al Rosario itinerante, un momento di preghiera intensa per le strade della parrocchia e, in seguito, alla Santa Messa che quest’anno ha coinciso con la seconda domenica di Avvento. Durante la celebrazione, tutti i membri dell’A.C.,

con il consiglio neoeletto e la nuova presidenza, hanno celebrato l’Adesione che non è solo un gesto formale, ma un segno che qualifica e ci ricorda il dono grande di un’unità di relazioni e insieme di generazioni. Dopo il rito dell’Adesione dell’A.C., anche il Movimento Giovanile Costruire si è affidato a Maria affinché accompagni il loro cammino durante questo nuovo anno. Una giornata intensa in cui la comunità ha riscoperto il legame con la tenera Madre Celeste che ci invita a tenere sempre lo sguardo fisso sul Figlio. Antonio Padovano Sorrentino

UNA GRANDE FESTA Lo scorso 24 novembre, a conclusione dell’Anno della Fede, è stato conferito il mandato ai Ministranti

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re 17,30: eravamo tutti in Chiesa, ad attenderci i nostri educatori che ci hanno spiegato ogni dettaglio della Liturgia. Così, ci siamo vestiti e preparati all’emozionante celebrazione. Ad ognuno è stato assegnato un compito, io dovevo portare la navetta portaincenso, ovvero il contenitore da cui il sacerdote prende l’incenso per metterlo nel turibolo (l’incensiere). Dopo aver assegnato gli incarichi ci siamo messi in fila e mentre uscivamo dal salone per entrare in Chiesa si respirava già quell’aria intensa, un’aria di felicità e fratellanza che in quel momento ha colpito un po’ tutti. Durante la celebrazione eucaristica, i nostri educatori ci hanno chiamato per nome e noi abbiamo risposto: “Eccomi!”. Tutti in ginocchio abbiamo rinnovato il nostro impegno al servizio dell’Altare e a crescere e vivere come ci vuole Gesù, sigillato dalla benedizione di don Roberto. Con grande gioia abbiamo partecipato al banchetto eucaristico, una gioia condivisa con le nostre famiglie. Giuseppe Siani 13 anni

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Il Mandato ai Ministranti I Ministranti più piccoli, i Chierichetti, con le tessere dei Ministranti


COORDINATRICE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE MARIA ANGELA BISOGNO

Giorgio La Pira: una vita al servizio del bene comune Il Centro Iniziative Culturali e Artistiche “Giorgio La Pira” ha promosso un convegno dedicato al sindaco santo di Firenze

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olitica man hu? Che cos’è questo? - man hu -, così dissero gli ebrei quando per la prima volta videro la manna (Es. 16,15). Con questa frase è stato introdotto il Convegno “Città sul monte” dedicato a Giorgio La Pira, organizzato lo scorso 5 dicembre nel salone parrocchiale dal Centro Iniziative Culturali e Artistiche “Giorgio La Pira”. Nato a Pozzallo (RG), il 9 gennaio 1904, Giorgio La Pira si forma spiritualmente nell’Azione Cattolica Italiana. Nel 1921 consegue a Messina il diploma di ragioniere, nel 1922 anche la maturità classica. Nel 1926 si trasferisce a Firenze e si laurea in Giurisprudenza con lode, presentando una tesi sulla successione ereditaria. L’anno successivo diventa professore supplente di Diritto Romano all’Università di Firenze e nel 1934 diventa ordinario. Nel 1939 fonda «Principi», una rivista in lingua latina volta alla difesa dei diritti della persona umana, che critica il fascismo e condanna apertamente l’invasione della Polonia. Nel 1946 viene eletto all’Assemblea costituente e svolge un’opera apprezzata nell’ambito della “Commissione dei 75”, specialmente nella redazione dei Principi Fondamentali. Il 6 luglio 1951 è eletto sindaco di Firenze (verrà eletto tre volte), lotta contro la disoccupazione e i licenziamenti, si impegna per l’edilizia popolare pubblica organizza il I Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana. Nel 1958 è nuovamente eletto alla Camera dei Deputati e rieletto nel 1976. Il 5 novembre del 1977 muore a Firenze. Nel 1986, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, è stata avviata la causa di beatificazione. A Firenze alcuni lo indicano come il “sindaco santo”. Celebre è la sua definizione di politica: «Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa brutta! No: l’impegno politi-

I numerosi partecipanti al convegno

co - cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare da quello economico - è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di

preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità». Nel corso della serata è stato mostrato un breve video-documentario trasmesso dalla RAI nel programma “A Sua immagine” e, dopo gli interventi degli organizzatori del convegno, è stata lasciata la parola ai cittadini. Ci auguriamo che l’esempio di Giorgio La Pira possa essere un monito per tutti gli amministratori locali, in particolare per quelli a cui saranno affidate le chiavi della nostra città. Francesco Sessa

I responsabili durante il ritiro

IL RITIRO D’AVVENTO: un’ esperienza di comunione

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omenica 1 dicembre 2013, dopo la Messa delle 11.00, tutti i catechisti, responsabili, educatori e capi della parrocchia Maria SS. di Costantinopoli si sono recati presso le suore Serve di Maria Addolorata di Nocera Superiore per un ritiro. Erano presenti tutte le realtà parrocchiali: il catechismo, il Movimento Giovanile Costruire, l’Azione Cattolica e il gruppo Scout Agesci Nocera Superiore 1. Dopo l’intervento di don Roberto che ha presentato il programma della giornata e la condivisione del pranzo, siamo stati invitati a riflettere e a confrontarci su tre parole chiave: Ecclesialità, Vocazione associativa e Servizio alla Comunità, guidati da una riflessione del parroco, alimentata e supportata dai documenti del Magistero della Chiesa Cattolica. Il confronto, continuato nei gruppi di appartenenza, è alla

fine confluito nella condivisione delle proprie riflessioni e nel confronto collettivo. Siamo stati invitati a evidenziare prima di tutto i limiti che ciascun gruppo individuava al suo interno, poi i pregi che riconosceva agli altri gruppi, infine a dare una risposta, questa volta individuale, finalizzata a definire meglio la chiamata al servizio nella Chiesa. Il ritiro si è concluso con la preghiera sulla tomba di suor Maria Consiglia Addatis nella cappella delle suore. Partecipare a quest’incontro ci ha aiutato a comprendere l’importanza del servizio alla Comunità e ci ha fatto sperimentare la bellezza della diversità dei carismi: i particolarismi, infatti, si superano e le difficoltà si smussano quando si è al servizio l’uno dell’altro, uniti dalla sequela dell’unico Maestro. Barbara Senatore

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Don Antonio insieme ad una famiglia cilena. Dopo la recita del Rosario, nelle case si celebra con semplicità l’Eucaristia

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento. Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 517 04 66 o su redazioneinsieme@alice.it

“In Cile ho scoperto l’Essenziale” Da diversi anni don Antonio Mancuso trascorre il mese di luglio in missione nei Paesi poveri del mondo. La scorsa estate è stato in Cile e ci racconta la sua esperienza

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esperienza missionaria mi permette di rigenerarmi spiritualmente ed è una grande ricchezza perché mi offre la possibilità di conoscere popoli e culture. I sacerdoti missionari, i religiosi e le religiose mi danno l’occasione di imparare nuovi metodi pastorali, modalità semplici di annunciare il Vangelo: occasioni preziose per crescere come uomo e come prete. Nelle missioni mi rendo utile camminando sulla scia del percorso già delineato dai missionari. In 13 anni ho visitato quasi tutta l’America Latina, sono stato due volte in Africa, in India e in Giappone accolto dai Padri Passionisti, Gesuiti, Saveriani, Salesiani e soprattutto Redentoristi. Grande l’accoglienza e l’ospitalità che ho ricevuto. Nel sud della Patagonia cilena. Anche quest’anno ho preso contatto con il superiore dei Redentoristi qui in Italia, al quale ho chiesto di mettermi in contatto con qualche missione nei paesi più poveri. Mi hanno dato la possibilità di andare a fare la mia esperienza personale nel Sud del Cile. Via mail mi sono messo in contatto con i padri redentoristi di Santiago del Cile: mi hanno proposto di andare ad aiutare un padre missionario nel Sud della Patagonia Cilena, solo e bisognoso di aiuto. Il mio compito era aiutare il padre nella celebrazione della Messa, non sempre nelle piccole chiesette nei paesi dove operano i Redentoristi. Andavo spesso nelle case dove più

famiglie si riunivano per la recita del Rosario e poi si celebrava l’Eucaristia. Ho sperimentato tutta la bellezza del celebrare la “Cena del Signore”. Spesso nelle nostre belle e grandi Chiese, qui in Italia, noi sacerdoti ci preoccupiamo un po’ troppo di come organizzare le celebrazioni, curando l’aspetto liturgico ed utilizzando paramenti e oggetti fin troppo preziosi, magari facendoci sfuggire l’Essenziale: permettere alla gente di sperimentare la bellezza di “stare con Gesù”. Nelle famiglie nel Sud del Cile, un semplice tavolo faceva da mensa e altare, e tutti stretti intorno, occhi negli occhi e cuori in comunione, ci si nutriva - il Sacerdote insieme al popolo di Gesù - cibo per l’anima, vera fonte di vita e di pace. I rischi del benessere. L’incontro diretto con una nuova realtà di Chiesa mi ha permesso di imparare molto. Sperimentando condizioni di vita più semplici mi sono reso conto di quanto siano fuorvianti il benessere e la comodità a cui spesso siamo abituati. Il rischio è quello di allontanarci dall’Essenziale che è la presenza di Dio nella nostra vita e la cura del nostro rapporto con Lui, per viverlo nella grazia dello stare insieme come fratelli. Ringrazio Dio che ancora una volta mi ha permesso di fare una buona esperienza, affinché io possa sempre di più convertirmi all’Amore vero, che è Lui stesso, per crescere nella capacità di donarmi ai fratelli, specialmente ai più bisognosi. Don Antonio Mancuso


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

Il Battesimo di Gesù

“AMA IL SIGNORE” Dopo aver vissuto con gioia il Natale, don Enzo Di Nardi invita la comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine in Pagani a vivere con slancio la sfida del Vangelo

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a stella cometa è passata da pochi giorni, con la sua scia luminosa ancora ci indica che un Dio bambino è apparso nella grotta di Betlemme e i pastori nuovamente si chiedono che significano le parole dell’angelo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama”. La Colomba inizia ad aleggiare nel cielo, richiamata dall’acque del Battista e scende sul Bambino fattosi Uomo che proclama: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo”. Kairos, tempo di grazia, cronos tempo che scorre: quante volte si incontrano e si scontrano nel nostro vivere quotidiano questi due tempi, ma Lui è sempre pronto a trasformare il nostro cronos vuoto, e allo stesso tempo pesante, con il suo Kairos, leggero e odoroso. Ci convertiremo? Crederemo al vangelo? E così siamo pronti per ripercorrere attraverso le pagine infinite del Vangelo questo nuovo anno liturgico. Tempo di rinnovamento. Papa Francesco nella sua Evangelii gaudium ci parla di un improrogabile rinnovamento ecclesiale, di una Chiesa in “uscita”, il nostro vescovo Giuseppe ci invita a ricreare una Chiesa accogliente, capace di andare sul sagrato per esercitare il ministero della “soglia”. Avremo questa capacità di attuare una conversione ecclesiale? Il Soffio dello Spirito, che aleggiava sulle acque primordiali, inizia ad agitare le acque delle nostre comunità, come l’angelo alla piscina di Siloè prima che scendessero gli ammalati. Scendiamo anche noi con Gesù in queste acque benedette, è l’oceano di pace della misericordia di Dio che ci invita a guardare avanti, dove irrompe senza timore il grido secco dell’Uomo della croce,

che consegna il suo Spirito nelle mani del Padre e il suo Corpo nelle mani degli uomini. Sapremo avere cura del Corpo del Signore? Sapremo essere disposti ad accogliere nuovamente il Vento nuovo di Chi vecchio non è mai stato? Lo scopriremo solo vivendo, recita il testo di una vecchia canzone. Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio: “Se qualcun ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono”. Ama il Signore. Avanti, allora, Comunità di Santa Maria del Carmine che sei in Pagani, stupisci ancora per il tuo amore che nutri verso i bambini e i ragazzi, fa sentire il tuo calore di madre verso i tuoi adolescenti, accoglili e accompagnali verso l’età della maturità. Sii accanto ai sofferenti con la tua presenza discreta e premurosa, riempi di compagnia la solitudine degli anziani e degli ammalati. Prenditi cura delle tue membra sofferenti, delle difficoltà delle famiglie, delle ragazze madri, coraggiosi baluardi in difesa della vita. Prega per coloro che hanno terminato il pellegrinaggio terreno e che attendono di approdare alla Terra Promessa. Fatti guidare da Maria, Madre del bell’Amore per vivere questo nuovo anno, ricco di sfide pastorali e di tempeste da affrontare. Rimani con Gesù nella tribolazione, per cantare, insieme ai tuoi figli, il canto nuovo dell’Alleluja, che risuonerà il mattino di Pasqua, con il suono delle campane a festa, perché l’Uomo deposto nel sepolcro è risorto, e tu con Lui, vivrai per Lui e di Lui. Amen Don Enzo Di Nardi

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA ANGRI

L’alimento per i deboli

Una rappresentanza del gruppo dei ministri straordinari della Santa Comunione delle comunità Santa Maria del Carmine e SS. Annunziata

Sono 6 i ministri straordinari al servizio della comunità Santa Maria del Carmine, 10 al servizio della parrocchia SS. Annunziata. Grazie a loro, ogni settimana, 69 ammalati ricevono l’Eucaristia

«N

on è per restare nel ciborio d’oro che Egli discende ogni giorno dal Cielo, ma per trovare un altro Cielo che gli è infinitamente più caro del primo: il Cielo della nostra anima», scrive Santa Teresina di Lisieux. Elvira Alfano ha 72 anni ed è ministro straordinario della Santa Comunione dal 2007. Fu don Pierino Selvino, scomparso nel 2008, a scorgere in lei le attitudini per questo ministero delicato e prezioso. Dalla sua casa che affaccia sulla centralissima piazza Annunziata, basta un colpo d’occhio per scorgere l’ingresso della parrocchia Santa Maria del Carmine. Ogni mattina, al suono delle campane, Elvira scendeva a Messa prima di andare al lavoro. Rimase sorpresa alla proposta del parroco. «Ne sono degna?», si chiese. È la stessa domanda che continua a porsi ogni venerdì mattina, quando partecipa a Messa e riceve quel Pane che poi porta ai suoi otto ammalati. Tra le persone a cui fa visita, c’è una nonnina di 92 anni, allettata da parecchio tempo. «Spesso mi dice: la prossima volta mi faccio trovare in piedi. Desidero tanto andare in Chiesa! Ci manco ormai da 7 anni!». Per noi che abbiamo la possibilità di decidere del nostro tempo e le forze fisiche per andare dove vogliamo, è difficile comprendere fino in fondo la condizione di chi dipende in tutto dagli altri. «Adesso riesce a muovere un poco la mano e la prima cosa che ha tentato di fare è il segno della Croce». Anche Geppino e Carla Sessa svolgono questo ministero dal

RIPARTIRE DALL’EUCARISTIA

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niziano a muovere i primi passi le comunità SS. Annunziata e Santa Maria del Carmine chiamate, dallo scorso primo ottobre, a camminare insieme. «Non è semplice intrecciare i passi di due comunità che hanno stili pastorali e mentalità diverse», ha spiegato don Silvio Longobardi lo scorso 20 dicembre al termine della celebrazione eucaristica

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2007. «È stata una chiamata», raccontano. Fu don Bellino Di Lieto, parroco della comunità della SS. Annunziata ritornato in Cielo nel 2010 a chiedere loro di impegnarsi in questo servizio. Come sposi si prendono cura di tre ammalati a cui portano Gesù e una parola di conforto. Zia Rosa ha 80 anni e li aspetta con il tavolo adornato di fiori e la candela accesa. Zia Maddalena è a letto e non parla più. C’è il linguaggio delle carezze per comunicare con lei. Per il santo Natale, don Silvio Longobardi e don Salvatore Fiocco, accompagnati dai ministri straordinari della Santa Comunione, hanno visitato e confessato tutti gli ammalati. Il gruppo è coordinato da Pietro Iozzino e dai coniugi Sessa. Molti hanno più di sessant’anni e vivono con grande amore questo apostolato. Antonietta Abete

Un momento della Celebrazione eucaristica dello scorso 20 dicembre

presieduta dal vescovo Giuseppe. Per costruire un percorso pastorale comune, don Silvio e don Salvatore - le “due S” li ha definito affettuosamente il vescovo - hanno deciso di ripartire dall’Eucaristia. Ogni venerdì la parrocchia del Carmine rimane aperta l’intera giornata per l’adorazione eucaristica, un segno per tutta la città di Angri. Il ve-

scovo ha incoraggiato questo cammino che in futuro potrà essere “esportato” anche in altre zone della diocesi e ha ricordato che la malattia del meridione, a livello sociale, politico ma anche ecclesiale, è l’individualismo. «Dobbiamo imparare a camminare insieme - ha concluso - altrimenti il mondo non ci crederà!».


PAGINE DELLA NOSTRA STORIA di Silvio Longobardi

La famiglia di papa Wojtyla

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ella prossima domenica della Divina Misericordia (27 aprile 2014) la Chiesa proclamerà urbi et orbi la santità di Giovanni Paolo II. La sua è una storia che matura in un contesto sociale difficile e spesso drammatico. Ma è anche la vicenda di un figlio della Chiesa che ha maturato la fede attraverso la parola e la testimonianza di tanti umili discepoli del Signore. A cominciare dai suoi genitori. La santità non è un fiore nel deserto ma il frutto maturo di una comunità credente, una scelta personalissima ma anche, se così possiamo dire, un’opera collettiva. Nei prossimi mesi cercherò di richiamare i testimoni e i passaggi più significativi di questa vicenda. Cominciamo dalla famiglia. Nel suo libro autobiografico Dono e mistero Giovanni Paolo II scrive: “La preparazione al sacerdozio, ricevuta in seminario, era stata in qualche modo preceduta da quella offertami con la vita e l’esempio dai genitori in famiglia”. La mamma Emilia (1884-1929) appartiene ad una famiglia povera, riesce a frequentare solo le scuole elementari e avrà una salute sempre fragile. Nel 1905 sposa Karol Giuseppe Wojtyla. L’anno dopo il primo figlio. Dieci anni dopo nasce Olga che muore poco dopo il parto. Nel 1919 un’altra gravidanza: a causa delle già precarie condizioni di salute il medico le consiglia di abortire. Ma i genitori decidono di accogliere la vita e il 18 maggio 1920 nasce Karol. La mamma muore il 13 aprile 1929, quando il bambino ha solo nove anni! Nei suoi scritti Giovanni Paolo II ricorda, non senza amarezza, che non aveva ancora fatto la Prima Comunione. Ma la presenza materna non poteva non lasciare una traccia indelebile nella sua anima: “Non ho chiara consapevolezza del contributo, sicuramente grande, che ella dette alla mia educazione religiosa” (Dono e mistero, 30).

Il 27 aprile 2014 la Chiesa proclamerà la santità di Giovanni Paolo II. Egli ha maturato la fede attraverso la parola e la testimonianza di tanti umili discepoli del Signore che, nei prossimi mesi, ricorderemo in queste pagine La testimonianza del padre. Tre anni dopo muore anche l’unico fratello a cui era molto legato. Karol rimane solo con il padre dal quale riceve una forte e convinta testimonianza di fede: “Potevo quotidianamente osservare la sua vita, che era austera. Di professione era militare e, quando restò vedovo, la sua divenne una vita di preghiera costante”. Il padre lo coinvolgeva nella lettura della Bibbia, nella partecipazione alla Messa, nella recita del Rosario, nei vari pellegrinaggi, in modo speciale quello di Kalwaria, un luogo simbolo per l’intera Nazione. Nell’autobiografia Giovanni Paolo II ricorda un piccolo ma eloquente dettaglio: “Mi capitava di svegliarmi di notte e di trovare mio padre in ginocchio”. In un’intervista concessa allo scrittore francese Andrè Frossard racconta un episodio della fanciullezza. Una volta il padre gli disse: “Tu non sei un buon ragazzo del coro: non preghi abbastanza lo Spirito Santo. Tu devi pregarlo”. E gli insegnò una preghiera. Commenta Papa Wojtyla: “Fu la lezione più importante, più duratura e più forte di quelle che ho potuto in seguito trarre dalle mie letture e dagli insegnamenti che ho ricevuto. Con che convinzione mi parlava mio padre! Ancora oggi mi risuona dentro la sua voce” (Non abbiate paura, 74). Quanto ha contribuito questa testimonianza a orientare i passi del giovane Karol verso il sacerdozio? Nessuno può misurarlo. “Tra noi non si parlava di vocazione al sacerdozio, ma il suo esempio fu per me in qualche modo il primo seminario, una sorta di seminario domestico”. I genitori non potevano sapere il destino di quel bambino ma sapevano che dovevano dare tutto per farlo crescere nell’amore e nella fede. E sono stati fedeli al loro compito.

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CULTURA

Padre nostro… che sei nei cieli!

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a sempre il nostro immaginario antropologico e teologico ci fa alzare gli occhi al cielo, sede della divinità, sia esso un Pantheon come quello greco o romano, sia il Paradiso della Chiesa Cattolica. E di solito, al centro, come fulcro e perno intorno a cui tutto ruota, converge, si dirige e promana, è Lui, l’Eterno, anzi il Padre Eterno. Canuto e saggio come i filosofi antichi, senza tempo come la luce, roteante nei suoi abiti fluttuanti, coronato di angeliche presenze, come da sempre l’arte e la religione, in un antropomorfismo sublime, ce lo ha rappresentato. Eppure le intemperie, e questa volta non l’alienazione o il furto, non hanno risparmiato nemmeno la sua immagine. Infiltrazioni d’umidità e trascuratezza tecnica hanno lasciato cadere, quasi come la manna dal cielo, pezzi d’intonaco e il dipinto si è volatilizzato. Non siamo ad Assisi, dove la preziosità degli affreschi giotteschi ha indotto tecnici ed autorità a raccogliere e ricollocare i frammenti e ricostruire, con anni di paziente lavoro, quanto il sisma aveva distrutto in pochi secondi. Qui siamo al Sud, dove l’arte è abbondante e non ci si preoccupa più di tanto se un quadro viene rubato, un oggetto viene venduto o un affresco se ne cade a pezzi. Giotto non

Arte... rischi di don Natalino Gentile

Il Padre Eterno, affresco di Angelo Solimena

è Solimena, come nel caso della cappella di S. Basilio, nel santuario di Materdomini di Nocera Superiore. Ma è sempre un gesto di incuria verso il grande pittore che ha lasciato tracce indelebili nelle chiese del nostro territorio nocerinosarnese. È vero che ci sono priorità diverse ed in tempo di crisi, come quello che stiamo vivendo, si pensa più al necessario che al contingente. Come dire, occorre vedere dove mettiamo i piedi, più che dove guardare tra le nuvole. Anche se il nostro aiuto viene dal Signore e a Lui noi rivolgiamo la richiesta di darci il nostro pane quotidiano. Ma l’uomo non vive di solo pane ma anche della Parola e se per parola intendiamo comunicazione, quale linguaggio è più comunicativo dell’Arte?


IL LEGALE RISPONDE

Quando la violenza cresce in casa La storia di Arianna, vittima nell’ultimo anno dei maltrattamenti del marito. Una donna che vuole proteggere i suoi figli Caro avvocato, mi chiamo Arianna e sono sposata da 10 anni. Nell’ultimo anno ho sopportato le violenze di mio marito, per il bene dei miei figli. Ma ora non posso più continuare. Nell’ultimo mese ho intimato a mio marito di lasciare la nostra casa, ma non mi ascolta. Cosa devo fare? Mettergli la valigia fuori la porta? Se me ne vado io con i miei figli cosa potrebbe succedere? Arianna Carissima Arianna, il tuo è un problema serio da affrontare con estrema urgenza. Innanzitutto, partendo dal presupposto che dovrebbe essere impossibile ragionare con tuo marito, non ti resta altro che denunciare gli episodi di violenza all’autorità giudiziaria. Non andare via assolutamente da casa con i tuoi figli ed evita ogni scontro con tuo marito. Il Decreto Legge 93/2013 inasprisce la repressione penale dei fenomeni di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori (stalking). Sono previste aggravanti se le violenze avvengono in presenza di minori, se sono rivolte a donne in stato di gravidanza e quando il delitto viene commesso dal coniuge, anche se divorziato o separato, o dal partner. La querela per il delitto di atti persecutori, che contemplano anche la possibilità dell’arresto obbligatorio, è irrevocabile. Il decreto prevede, infatti, che in presenza di gravi indizi di violenza sulle persone o di minaccia grave o di serio pericolo di reiterazione di tali condotte con gravi rischi per le persone offese, il pubblico ministero – su segnalazione della polizia giudiziaria – può richiedere al giudice di emettere un provvedimento inibitorio urgente, vietando all’indiziato la presenza nella casa familiare e di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa. Il decreto assicura, per i familiari e conviventi oggetto dei maltrattamenti, che le parti ritenute – provvisoriamente – offese siano costantemente informate relativamente ai procedimenti

in corso. In ossequio alla Convenzione di Istanbul (non ancora entrata in vigore), la vittima di questi delitti è ammessa al gratuito patrocinio anche se ha redditi che vanno oltre i limiti previsti abitualmente per l’accesso a questo istituto.

ALTRI RIMEDI A parte questa novità sono diversi i rimedi da invocare sia in sede civile che penale. In ambito civile, l’atteggiamento continuo e violento in famiglia può provocare la decadenza della potestà ex art. 330 del codice civile. In ambito penale è importante tenere presente sia le misure cautelari che il giudice, in presenza dei necessari presupposti, può emettere nei confronti dell’indagato o imputato, sia le pene accessorie che seguono di diritto le pene principali irrogate a seguito di condanna nei confronti dell’autore della violenza. Esistono in danno all’imputato misure cautelari, misure coercitive, misure interdittive. In tema di violenza familiare, prima dell’introduzione della nuova misura cautelare ex art. 282-bis del codice di procedura penale, la misura più idonea ad evitare la reiterazione delle violenze era il divieto di dimora. In sostanza, cara Arianna, a tutela dei tuoi figli, non ti resta che andare presso la stazione dei carabinieri più vicina a casa tua. Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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