Orientamenti Pastorali 2019-2020

Page 1

CELEBRARE ITE, MISSIO EST! Andate, è tempo di missione! ORIENTAMENTI PASTORALI 2019-2020

Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno


CELEBRARE ITE, MISSIO EST! Andate, è tempo di missione! ORIENTAMENTI PASTORALI 2019-2020

I NOSTRI VERBI 2011-2012 RICOMINCIARE 2012-2013 ASCOLTARE 2013-2014 ACCOGLIERE 2014-2015 RINASCERE 2015-2016 MISERICORDIARE 2016-2017 ORDINARE 2017-2018 RICORDARE 2018-2019 VISITARE 2019-2020 CELEBRARE

-2-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

Sorelle e fratelli, Chiesa pellegrina in Nocera Inferiore-Sarno, un noto liturgista, un giorno, ha scritto che se intendi sapere se è stata attuata la riforma liturgica, ti devi sedere all’ultimo banco di una chiesa durante una celebrazione e osservare attentamente. Negli Orientamenti Pastorali per l’anno 2019/2020, mentre siamo ancora in Visita Pastorale, vorrei fare proprio questa esperienza. Come Vescovo e primo Liturgo, è mio desiderio consegnare dei suggerimenti concreti, già frutto della Visita, capaci di aiutare e orientare le nostre comunità a CELEBRARE, nella semplice solennità, i misteri della nostra salvezza. Siamo anche sollecitati dall’accoglienza della terza edizione in italiano del Messale Romano di San Paolo VI, libro liturgico per eccellenza che norma le nostre celebrazioni e che, se accolto, contribuisce a fare i santi. Siamo altresì invitati dal centenario della Lettera apostolica Maximum Illud di papa Benedetto XV, promulgata il 30 novembre 1919, a convertire in stile missionario ed ecumenico la nostra pastorale, come auspicato nella lettera I Cortili dell’evangelizzazione. Scegliendo il verbo CELEBRARE è mio desiderio sottolineare il primato di Dio e della sua lode, mentre rimando a tutto il Magistero su questo tema, a cominciare dalla Costituzione del Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, del 4 dicembre 1963. Invito a riprendere anche le Norme Pastorali per la celebrazione dei Sacramenti della nostra Diocesi, del 2 febbraio 2014, e il ricco magistero dei Vescovi e del Vescovo su questo tema fondamentale della vita cristiana. È tempo di rieducare nuovamente il nostro popolo al bello, alla semplicità, alla sobrietà, all’eleganza, ricordando che proprio nell’azione liturgica si esprime il NOI, che ci fa Chiesa bella e missionaria, sottraendo le nostre comunità all’improvvisazione, al fai da te, all’emotività e alla sciatteria. Ite, missa est! Noi traduciamo: Andate, la messa è finita! contribuendo ad allargare sempre più il fossato tra rito e vita. Vorrei ritradurre, anche per rimanere in tema missionario: Ite, missio est! Andate, è tempo di missione, per indicare che quando si conclude la Messa, inizia e comincia la missione, che è la liturgia della vita. Avendo dinanzi agli occhi e al cuore il grande mistero eucaristico, e includendo tutte le altre celebrazioni e momenti liturgici, desidero in modo simpatico evidenziare luci ed ombre del nostro CELEBRARE che deve essere, secondo i verbi di Firenze, un TRASFIGURARE.

-3-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

È Domenica mattina… … mi siedo all’ultimo banco di una chiesa, come un semplice fedele, per uno sguardo attento sulla Celebrazione che sta per cominciare, osservando questa volta non dal centro, ma dalla periferia. Voglio guardare con occhi buoni, attenti e pazienti, apprezzando lo sforzo che ognuno compie per fare bene. Desidero, con simpatia, evidenziare anche ciò che non va, sapendo, come sempre, di parlare prima a me stesso.

˜ Stanno suonando le campane: nonostante tutti gli altri suoni hanno ancora il compito

di chiamare a raccolta ed essere voce di Dio. La gente, alla spicciolata, comincia ad arrivare. Alcuni, più avanti nell’età, si fermano presso l’acquasantiera e si segnano con il segno della croce. Poi c’è la sosta, quasi obbligata, accanto ad un santo o all’immagine della Madonna per accendere una candela cui segue il tintinnìo degli spiccioli. Altri fanno alla svelta un segno di croce, un saluto, e vanno a sedersi, quasi sempre allo stesso posto. Poi arrivano i bambini in gruppo, vocianti e festanti. Pochi salutano il Santissimo, anche perché non è sempre chiara la sua collocazione e, spesso, la lampada eucaristica si confonde tra molti altri oggetti e luci. Quasi tutti cercano il foglietto per la partecipazione alla Santa Messa. Si ha più l’impressione di una folla che si ritrova insieme, e non di un popolo che si raduna per lodare il Signore. Del tutto assente, tranne qualche eccezione, il ministero della soglia e dell’accoglienza, che potrebbe aiutare a far entrare gradualmente nell’aula liturgica e celebrativa. Sinceramente, fatte le dovute eccezioni, si ha l’impressione di incontrare una folla di solitudini, di individui posti uno accanto all’altro, ognuno con il fardello delle proprie preoccupazioni. Qualcuno prega per prepararsi alla Messa; un altro gioca con il cellulare; qualche bambino ha un giocattolo per stare buono; qualche vecchietta continua o inizia il suo rosario. Il coro si prepara per eseguire dei brani mentre l’assemblea attende; quasi mai c’è il ministero che faccia da tramite tra il coro e l’assemblea per formare una Chiesa che canta la sua fede. Ognuno, in modi diversi, cerca di prepararsi alla celebrazione, dove è ancora troppo presente l’io e difetta il noi. Ricchezza del popolo di Dio!

˜ Dalla sacrestia arrivano le voci dei ministranti che, a volte, si preparano giocando al

servizio all’altare. Qualcuno entra per chiedere qualcosa o per prenotare una Messa, e il celebrante non sempre ha il tempo per fare un’adeguata preparazione alla celebrazione. In qualche sacrestia, appare un cartello con la scritta: Questa Messa sia per te come la prima, l’ultima, l’unica. E si esce per la Celebrazione!

˜ Tra volute d’incenso, al suono dell’organo e sul ritmo del canto, inizia la processione d’ingresso. Guardando dal fondo, si possono vedere le varie taglie delle vesti dei ministranti, l’incedere non sempre processionale, e le stessi vesti del celebrante che, qualche volta, non sono in sintonia con la Celebrazione. Forse in sacrestia c’è bisogno di un ministero per il decoro, per evitare la sciatteria

-4-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

e aiutare ministri e ministranti a custodire una certa eleganza, che non è ricercatezza. È sempre bene ricordarci che siamo invitati alla festa della Pasqua, del Signore, e anche se Egli ci riveste con gli abiti della misericordia, non possiamo presentarci trasandati, né fuori né dentro. Semplici e solenni, senza ostentazioni, anche nelle vesti e nell’incedere verso l’altare!

˜ I riti di introduzione sono importanti perché ci aiutano ad entrare nel mistero con le

giuste disposizioni. Sull’altare sarà tutto pronto, preparato con cura e in anticipo, per evitare improvvisazioni, ricerca compulsiva di libri, testi e formulari. In questo modo, chi presiede potrà farlo con diligenza, serietà, serenità e senza ansie. Poche parole, dopo il saluto iniziale – che è solo e sempre un saluto liturgico – possono bastare, se è necessario, per contestualizzare la Celebrazione, ricordando che l’omelia è posta in un altro momento dell’Eucaristia ed è unica. È bene rispettare le pause e dare giusto spazio al silenzio, che è parte integrante ed essenziale della Celebrazione, evitando di gesticolare troppo per non disturbare l’assemblea. Siamo convocati dalle regioni della dispersione e della dissomiglianza per essere uno e ogni Celebrazione è innanzitutto orazione e scuola di preghiera.

˜ Stando all’ultimo posto e, se non si è invitati a cantare, sembra a volte di assistere

semplicemente ad un concerto. Bei canti, a volte lunghi, grande sforzo da parte di maestri e coro, ma poche volte l’assemblea partecipa e canta. Se non si vuole rimanere eterni spettatori, su questo aspetto bisogna insistere, cercando di incentivare il ministero dei cantori, con lo sforzo di chi fa da cerniera tra il coro e l’assemblea. Urge nelle nostre comunità una fede cantata capace di far passare dall’io credo al noi crediamo. Facendo la differenza, utilizzando un buon dizionario della lingua italiana, tra cantare e gridare, o urlare. Differenza che può essere sottile ma che, certamente, fa la differenza. Il canto, a me che resto seduto in fondo, deve aiutarmi a pregare, a distinguere i momenti della Celebrazione e le stagioni dell’Anno Liturgico, dando corpo all’invito: In alto i nostri cuori! Investiamo di più nell’armonia tra coro e assemblea per formare Chiesa che canta – e non che se le canti! –, ma che canti insieme per il Signore, memore dell’esortazione di sant’Agostino: Canta e cammina!

˜ Ci sediamo per ascoltare la Parola di Dio. Speriamo che i microfoni funzionino e

siano all’altezza e che anche i lettori lo siano, capaci non solo di leggere per sé ma di proclamare in modo chiaro e udibile la Parola di Dio ad un’assemblea sitibonda e di indirizzare la voce verso e all’altezza del microfono per poter essere amplificata. Dobbiamo avere rispetto per la Parola di Dio, a cominciare dalla bellezza dell’ambone, dei lezionari, che non possono essere sostituiti da fogli o fotocopie volanti, ma devono avere la dignità di libri per la liturgia. Il lettore, istituito e sempre scelto dal gruppo di lettori, abbia il buon senso di prepararsi avendo familiarità con la Parola di Dio, sappia che non legge il giornale o un romanzo, e scandisca con precisione e con fede la Parola da proclamare. Ricordi innanzitutto a se stesso che stiamo narrando la grande storia della salvezza, nella quale siamo inseriti come protagonisti e non semplici spettatori. Sempre, e non solo in chiesa, siamo uditori della Parola, con il cuore e le orecchie.

-5-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

L’omelia sia breve, aderente alla vita e aperta al mistero. Come è bello quando Gesù, spezzato come il pane, sorseggiato come il latte, gustato come un dolce, nutre ed edifica. Non a caso, Papa Francesco nell’Evangeli Gaudium ha insistito molto sull’omelia. La preghiera dei fedeli è la risposta orante del popolo alla Parola ascoltata, mentre il Credo, recitato o cantato, si pone come cerniera tra l’ascolto e la risposta. Con rispetto di tutte le case editrici, che hanno fatto uno sforzo in questi anni per supportare la nostra pigrizia, mi accorgo che non leggiamo la preghiera dei fedeli, ma la preghiera per i fedeli preparata da diverse edizioni. Per essere vera deve tornare ad essere la nostra preghiera, preghiera dei fedeli, spazio per la creatività e non preghiera stampata da altri. Certo va preparata, non nell’emozione di una risonanza ripetitiva. Poche intenzioni, ma con delle priorità. Si prega prima per tutti (la Chiesa) e per le diverse situazioni (il mondo e il nostro mondo), con l’attenzione alle situazioni particolari, di gioia o disagio. In questo c’è da camminare, anche in diversi gruppi catechistici, in modo da convogliare tutte le richieste, e non molte, nella Messa domenicale per tenere unita la rete e non sfilacciare la tunica di Gesù.

˜ La presentazione dei doni non è l’offertorio e non è una sfilata dal fondo della chiesa. È

necessario portare all’altare il pane e il vino, e i doni per i poveri, anche con il cestino delle offerte. E non servono le monizioni (cfr. Norme Diocesane) che appesantiscono la celebrazione e, non sempre, sono rispettose dell’intelligenza dell’assemblea. Possono essere approntate, con finalità didattica, a volte per una Messa dei fanciulli, ai campi-scuola, o in modo straordinario per sottolineare qualche occasione. Bisogna recuperare questo momento per educare alla carità e far sì che durante la Messa, specialmente nei tempi forti, le famiglie e i ragazzi portino qualche dono per i poveri da deporre, come si faceva nelle prime comunità cristiane, ai piedi degli apostoli. La Celebrazione deve educare al dono, al gratuito, a rendere grazie al Signore per i doni da Lui ricevuti e, ben sapendo la differenza, a restituire. Educhiamo all’essenzialità e alla verità concreta: pane, vino e doni per i bisogni della comunità. Così, insieme, si offre il mio e il vostro sacrificio, sempre e soltanto unito al sacrificio di Cristo.

˜ Durante la preghiera eucaristica, rimasto in fondo, mi ha colpito sentire una lunga litania dei santi. O forse stavo sognando il Paradiso!

Ci prepariamo a ricevere la Comunione e siamo invitati a scambiarci un segno di pace. Un segno! Non è l’occasione per fare gli auguri a tutti i membri dell’assemblea o per porgere le condoglianze. È un segno da scambiare con la persona che mi sta accanto, conosciuta o meno, simpatica o meno, amica o non amica. A volte si crea confusione che non aiuta la preghiera: non dobbiamo sentirci obbligati a fare il giro di tutta la Chiesa per porgere la mano. È un segno, sobrio e semplice, ma quanto significativo! Di mano in mano, a cominciare dalla mano di Cristo e fino al Paradiso.

˜ Nell’andare a ricevere la Comunione sacramentale, si attua la terza processione

all’interno della Celebrazione, in cui si rivela il peregrinare del popolo di Dio. La prima

-6-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

è la processione introitale; la seconda è quella offertoriale; la terza è la processione comunionale; la quarta ci riporta come missionari tra le strade. Siamo popolo in cammino, corpo ecclesiale che riceve il corpo eucaristico per diventare sempre più Chiesa del Signore, Chiesa della Pasqua. Andiamo con fede, procedendo in ordine, sapendo Chi si va a ricevere, sulla lingua o sulle mani, con rispetto e fede e tornando al posto cantando e pregando, e rimanendo un po’ in silenzio per ringraziare. Siamo tutti invitati, l’altare e la mensa sono il segno dell’universalità della salvezza offerta a tutti, ma ognuno in coscienza deve sapere se è in condizioni spirituali, in grazia di Dio, e pronto a ricevere il segno sacramentale della presenza del Signore. Se si è attenti al cammino spirituale, ognuno sa, se è in peccato mortale, che deve prima accostarsi al sacramento della riconciliazione e poi presentarsi alla mensa. Non è bene, se non ci sono le disposizioni, accostarsi al sacramento e differire la Confessione. Sia anche chiaro che il non partecipare al segno sacramentale, non esclude il valore della partecipazione all’intero e ricco momento celebrativo. La partecipazione alla vita della Chiesa, in casi di situazioni non regolari, non può essere ristretta alla sola ricezione del sacramento. Qui si misura anche il grado di formazione di una vera coscienza cristiana. Non andiamo a prendere l’ostia per farci vedere, perché sembra brutto che resti a posto, perché tutti vanno, in occasioni di matrimoni o sacramenti dei figli o esequie, ma semplicemente per nutrirci come affamati di quel pane che sazia per la vita eterna. Ricordiamo la sequenza del Corpus Domini: “Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca”.

˜ Riceviamo il Corpo del Signore con riverenza e fede, senza inchini e segni di croci vari, ma secondo le equilibrate e sagge indicazioni della Madre Chiesa, oggi. Oggi, e non ieri, perché dobbiamo adeguarci alle indicazioni del Concilio e della Chiesa di questo tempo. Semplicemente si assume come un boccone di pane, ben sapendo per fede che è il Corpo del Signore. Se si riceve sulle mani, poste come un trono per accogliere il Re, mai l’ostia si strappa dalle mani del ministro, e va assunta non mentre si va via, ma davanti al ministro. E non si può mai ricevere la Comunione sulle mani quando è distribuita sotto le due specie (pane e vino). Dall’ultimo banco, se non c’è indicazione chiara, non so dove possono accostarsi i celiaci per ricevere la Comunione.

˜ Tornati al proprio posto, mentre il celebrante o i ministri purificano i vasi sacri e

sparecchiano la mensa, rimaniamo in piedi, seduti o in ginocchio per cantare, pregare e ringraziare per il dono ricevuto. E non c’è bisogno di rialzarsi, mi sembra un’abitudine non buona, quando il ministro va a conservare la pisside nel tabernacolo. Senza che ce ne accorgiamo, stiamo appesantendo la liturgia con gesti che non servono e che ci allontanano dalla sobrietà e dalla brevità della liturgia romana.

˜ Recuperiamo, edotti dallo Spirito, una liturgia bella, semplice, sobria, essenziale, capace di parlare al cuore, alla carne e all’intelligenza della nostra gente, che non possiede più la grammatica dei segni liturgici.

-7-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

Ci stiamo abituando, tradendo il Concilio, a troppe liturgie laiche, quasi senza Dio, dove ci autocelebriamo, diamo gloria a noi stessi, usiamo troppe parole e gesti senza significato, quasi impoverendo o nascondendo l’accesso al mistero di Dio. In questo tempo complesso, dove alberga una comunicazione compulsiva e aggressiva, le nostre liturgie devono ridiventare con l’apporto di tutti, a cominciare dai gruppi liturgici, oasi di pace, semplicità, bellezza, soglie verso il mistero celebrato. Alzandoci dalla tavola eucaristica, e dopo ogni celebrazione, dobbiamo poter portare con noi il gusto delle cose di Dio, realtà che passa attraverso i cinque sensi, e lo stupore e la meraviglia di chi ha vissuto un’ora irrorata dallo Spirito.

˜ Così, impreziositi e ricaricati, possiamo passare dall’Ite, missa est all’Ite missio est!

Sì, quando si chiudono le porte della chiesa e si aprono gli spazi della vita, è allora che dobbiamo ripetere i gesti e le parole della liturgia, affinché la vita diventi il racconto, umile e semplice, delle meraviglie compiute da Dio. E la Messa continua in quei pochi metri quadrati dove ci giochiamo le nostre coerenze cristiane e costruiamo o meno la Civiltà dell’amore.

“Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la comunità consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva. Giuda e Sila, essendo anch’essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono. Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati. Paolo invece e Barnaba rimasero ad Antiochia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore”. (Atti 15, 30-35)

Anch’io, sorelle e fratelli, ho scritto per incoraggiare, sostenere, aiutare, anche quando, come dovrebbe fare ogni medico o educatore, faccio notare le cose che non vanno perché devono essere migliorate. Da qui si entra per amare Dio. Da qui si esce per amare il prossimo. Questa espressione che leggiamo su tante porte delle nostre chiese ci ricorda, in modo efficace e sintetico, che non ci può essere CHIESA IN USCITA senza CHIESA IN ENTRATA, mettendo sempre insieme i due imperativi di Gesù: Venite a me! Andate alle genti! Solo se entriamo nel mistero del Dio trinitario attraverso il sacramento della Chiesa e i Sacramenti, specialmente l’Eucarestia, allora possiamo uscire in missione e narrare a tutti, con la nostra vita eucaristica, la bellezza e le meraviglie di Dio, stando attenti a non interrompere il racconto, per distrazione, incuria, indifferenza o peccato. Entrare e uscire, uscire e rientrare, non come turisti o in fuga, ma come discepoli missionari è il grande compito che ci attende, al quale siamo abilitati dalla grazia sacramentale, dalla

-8-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

Parola che apre la porta delle fede, dal mandato ecclesiale che ci manda in mezzo ai tanti poveri, spirituali e materiali, non solo per evangelizzare, ma per essere da essi evangelizzati. Insieme, in questo nuovo Anno pastorale, mentre concludiamo la Santa Visita ci faremo sorprendere dalle tante visite feconde del Signore, che specialmente nella ricchezza della Liturgia danno forma e sostanza al nostro rinnovato ed entusiastico apostolato alle genti e fra la gente. Maria, la cattedrale del Silenzio, la Donna intarsiata dallo Spirito, che ha fatto della sua vita una liturgia, in un sano equilibrio tra canto e servizio, ci accompagni lungo i tornanti della nostra storia, per essere qui ed oggi testimoni del Figlio, il Crocifisso-Risorto che, nello Spirito, ci riconduce al Padre. Vi benedico

†Giuseppe, Vescovo Nocera Inferiore, 29 giugno 2019 Solennità dei Santi Pietro e Paolo.

-9-


Orientamenti Pastorali 2019-2020

APPENDICE Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo

Cari fratelli e sorelle, per il mese di ottobre del 2019 ho chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della Chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto. Il titolo del presente messaggio è uguale al tema dell’Ottobre missionario: Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione del mondo. Celebrare questo mese ci aiuterà in primo luogo a ritrovare il senso missionario della nostra adesione di fede a Gesù Cristo, fede gratuitamente ricevuta come dono del Battesimo. La nostra appartenenza filiale a Dio non è mai un atto individuale ma sempre ecclesiale: dalla comunione con Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, nasce una vita nuova insieme a tanti altri fratelli e sorelle. E questa vita Divina non è un prodotto da vendere - noi non facciamo proselitismo - ma una ricchezza da donare, da comunicare, da annunciare: ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo (cfr Mt 10,8), senza escludere nessuno. Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi arrivando alla conoscenza della verità e all’esperienza della sua misericordia grazie alla Chiesa, sacramento universale della salvezza (cfr 1Tm 2, 4; 3, 15; Conc. Ecum.Vat.II, Cost. dogm. Lumen Gentium, 48). Messaggio del Papa per la giornata missionaria mondiale 2018

- 10 -


Orientamenti Pastorali 2019-2020

OTTOBRE 2019, MESE MISSIONARIO STRAORDINARIO Com’è noto, Papa Francesco ha dichiarato il prossimo mese di ottobre Mese Missionario Straordinario per “risvegliare maggiormente la consapevolezza della missio ad gentes” e per “riprendere con nuovo slancio la trasformazione missionaria della vita e della pastorale”, in occasione del centenario della Lettera apostolica Maximum Illud di Papa Benedetto XV promulgata il 30 novembre 1919. Il tema di tale evento sul quale la Chiesa universale è chiamata a pregare e riflettere per una rinnovata modalità di presenza missionaria è Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo. Il mese Missionario Straordinario inizierà martedì 1 ottobre 2019, memoria di S. Teresa del Bambino Gesù, Patrona delle Missioni, nella Basilica di San Pietro, con una Veglia di preghiera, alle ore 17.00, organizzata e animata dagli Istituti Missionari. Seguirà, alle ore 18.00, la celebrazione solenne dei Vespri presieduta da Papa Francesco. Nel pomeriggio di lunedì 7 ottobre, memoria della Beata Vergine del Rosario, S. Em.za il Card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, presiederà la recita del Rosario Missionario nella Basilica di S. Maria Maggiore alle ore 15.00. Domenica 20 ottobre, Giornata missionaria Mondiale, Papa Francesco presiederà l’Eucarestia nella Basilica di San Pietro.

- 11 -


vescovo@diocesinocerasarno.it - www.diocesinocerasarno.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.