Insieme - Marzo 2019

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MARZO 2019 N. 3 ANNO XIV € 1,20

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

MADONNA DELLE GALLINE O DEL MEGALINI? di padre Domenico Marafioti

PIANO OSPEDALIERO è SOLO L'UMBERTO I A RIMETTERCI?




sieme

MADONNA DELLE GALLINE O DEL MEGALINI? di padre Domenico Marafioti

PIANO OSPEDALIERO è SOLO L'UMBERTO I A RIMETTERCI?

L’approfondimento di questo numero è dedicato ad un tema attualissimo: la sanità. Analizzando il nuovo piano sanitario, a rimetterci sembra essere solo l’Umberto I di Nocera Inferiore, nonostante i suoi 72.000 accessi al pronto soccorso e i 23.000 ricoveri in un anno. Numeri che altrove avrebbero meritato il DEA di secondo livello, riconoscimento che le istituzioni locali ora chiedono a gran voce alla Regione. In Vita nell’Agro ritorniamo sul tema dei rifiuti, sembrava un ricordo passato, invece da mesi cumuli giacciono in strada in molte zone della Campania. Presentiamo le attività della Consulta delle donne di Corbara, ricordiamo Aniello Califano, autore de ‘O Surdato ‘Nnammurato, nel centenario della morte. Nelle pagine della Scuola, tutte le informazioni sul premio letterario-giornalistico “La comunicazione significativa” associato ad un concorso scolastico per ricordare mons. Mario Vassalluzzo, nel quinto anniversario della scomparsa e l’accordo firmato tra il ministro Bussetti e il cardinale Versaldi per il riconoscimento dei reciproci titoli di studio. Nelle pagine culturali, tanti spunti per leggere, andare al cinema e scoprire il nostro territorio. In Vita ecclesiale, il racconto della Visita Pastorale, un’interessante rilettura sul culto della Madonna delle Galline di padre Domenico Mariafioti, l’attesa di don Aniello Cipriani che sarà ordinato sacerdote il prossimo 18 marzo. Nella rubrica Le parole della fede, un approfondimento sul ruolo dei laici nella Chiesa. L’ultima è firmata dalla professoressa Lucetta Scaraffia, direttore del mensile DONNA CHIESA MONDO dell’Osservatore Romano.

Ferma al quadrivio, mentre piove e spiove (…) una vecchietta vende rami di pesco. O primavera per pochi soldi! Ada Negri In un inverno umano, culturale e spirituale sempre più lungo e freddo, può essere profetico vendere rami di pesco, segni di un’incipiente primavera. † Giuseppe, Vescovo

Foto di copertina Salvatore Alfano

Sommario

MARZO 2019 N. 3 ANNO XIV € 1,20 MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

COMMENTI 5 Non c'è spazio per il dissenso di Silvio Longobardi 62 L’ultima di Lucetta Scaraffia 6 POSTA@INSIEME.IT

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L’APPROFONDIMENTO La salute non è un lusso La sanità in Campania Insieme per l’ospedale Le buone notizie sanitarie

SCUOLA&UNIVERSITà 16 Sulle orme di mons. Vassalluzzo di Martina Nacchio VITA NELL’AGRO 16 Sommersi dalla spazzatura di Salvatore D’Angelo 26 “Aniello Califano, 100 anni dalla morte di un poeta” di Martina Nacchio 27 “SOS affreschi” di Rosaria Vincelli VITA ECCLESIALE 36 Visita Pastorale 38 Messaggio per la Quaresima 40 “Mi ha scelto tra tanti” 42 “Uniti nel nome di don Enrico”

NEWS PARROCCHIE 48 Notizie dalle parrocchie 52 BACHECA IN PARROCCHIA 53 Pagine parrocchiali RUBRICHE 22 Associazioni e realtà del territorio di Sofia Russo 24 Fisco e tributi di Andrea Perrillo Il dottore dei bambini di Salvatore Guercio Nuzio 25 Sale in zucca di Raffaella Marciano 32 Insieme con Maria di padre Domenico Marafioti 39 Gli operai del Vangelo di mons. Giuseppe Giudice 46 Le parole della fede di Silvio Longobardi

28. VITA NEL'AGRO La Bottega solidale

32. Vita Ecclesiale La Madonna del Megalini

60. PUACS Al servizio degli ammalati


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Non c'è spazio per il dissenso

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n professore cambia sesso e torna a scuola abbigliato come si addice ad un’elegante Madame. Accade in Francia. De gustibus, avremmo detto in altri tempi. Il problema è un altro: il prof in questione desidera essere interpellato come una prof. Tutto al femminile. La Legge è dalla sua parte. L’operazione è stata pensata nei minimi dettagli: la dirigente scolastica ha inviato per tempo una lettera a tutti i genitori, il Provveditorato ha dato tutte le disposizioni del caso. E guai se qualcuno fa il sorrisetto o si ostinasse a chiamarlo monsieur. Rischia una denuncia. Siamo dunque al paradosso: la Legge impone di chiamare nero ciò che è bianco, costringe a dire che “è notte” anche se il sole splende a mezzogiorno. Da notare che il docente di cui parliamo non ha fatto alcun intervento chirurgico teso a modificare biologicamente il suo corpo, è un uomo a tutti gli effetti. Il cambio è avvenuto solo nella sua testa ma la Legge lo registra e impone a tutti di riconoscerlo. Non importa se gli occhi vedono un uomo, dobbiamo convincerci che si tratta di una donna. È il paradosso. Ma forse proprio questa plateale esagerazione potrà far comprendere che siamo immersi in una nuova dittatura del Pensiero che costringe a negare l’evidenza. I nuovi inquisitori sono pronti a respingere con forza ogni pensiero che prende le distanze dalla loro visione della realtà. La pensano così quei cinquecento studenti della presti-

giosa università di Oxford che hanno chiesto l’allontanamento di John Finnis, docente emerito di Diritto e Filosofia del Diritto, per la sua netta contrarietà etica alla cultura omosessuale. Il suo curriculum e la lunga carriera accademica, corredata di pubblicazioni, contano meno che niente agli occhi di quelli che vogliono zittire ogni voce diversa dalla loro. La pensano così anche tutti coloro che hanno firmato una petizione per chiedere all’Ordine dei Medici di radiare Silvana De Mari, medico e scrittrice. Anche lei colpevole di dissociarsi dalla cultura di regime perché ritiene che non esista nessuna base scientifica per affermare che l’omosessualità sia congenita e, per conseguenza, osa affermare che si tratta di una scelta reversibile. La pensano così quelli che, in nome della cultura gender, vogliono sostituire il riferimento al padre e alla madre con genitore 1 e genitore 2, quelli che tolgono dal calendario scolastico la festa della mamme e del papà. E guai a eccepire che tutto questo si scontra con la realtà e il buon senso. Vieni subito accusato di omofobia. A giudizio dei nuovi gestori della democrazia liquida, non c’è spazio per il dissenso: in nome della diversità è moralmente necessario soffocare ogni idea diversa dalla propria. Nei decenni passati questa mentalità ha generato regimi autoritari. Che Dio ce ne scampi!

Immagne di repertorio (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

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posta@insieme.it a cura di Antonietta Abete

LAVORO: RESTARE UNITI I tavoli di lavoro

Giovanni ha partecipato insieme ad altri giovani al “World Cafè”, organizzato dal Progetto Policoro della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno e ci racconta la sua esperienza Carissima redazione di Insieme, vorrei condividere con voi la mia esperienza al “World Cafè”, organizzato dal Progetto Policoro della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno lo scorso 8 febbraio presso la parrocchia San Michele Arcangelo a Nocera Superiore. Un evento durante il quale mi sono confrontato con altri giovani della Diocesi, partecipando a diversi tavoli di lavoro, ognuno dei quali prevedeva la discussione su una specifica domanda inerente al mondo del lavoro. Cause delle mancate opportunità, dignità... Insomma, sappiamo di cosa sto parlando! Forse non così bene come pensiamo. Di chi è la colpa? Stato? Enti locali? Lavoro in nero? Poco rispetto delle leggi? E potrei continuare ancora. Dunque, c’è davvero una specifica colpa o ci troviamo di fronte ad una concomitanza di fattori? Possiamo unirci come lavoratori e combattere insieme? Queste e tante altre domande sono venute fuori durante il confronto insieme a varie proposte di soluzione dalle quali è emersa con prepotenza una parola: UNIONE. Unirsi, combattere insieme, non isolarsi dando così più potere a chi sfrutta, a chi gestisce dall’alto, ma lottare fianco a fianco per i propri diritti e la propria dignità! Facciamo la nostra parte, “No man is an Island” scriveva John Donne e forse è questo che ci siamo dimenticati, presi dalla solitudine della condivisione perpetua. Un’ora (forse un’ora e mezza, ero troppo preso per pensare al tempo) davvero bella e produttiva, non vuota, anticipata da una breve presentazione di quanto il Progetto Policoro si propone di fare, sperando davvero di riuscire a cambiare un po’ il nostro territorio, migliorandolo. Un miglioramento che parte da noi, dalle nostre abitudini e da tutte le nostre piccole lotte quotidiane. Su, insieme! Un abbraccio, Giovanni Nacchia

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IMPRONTE Li chiamiamo ecomostri, con un termine ad effetto che lascia intendere soprattutto il brutale impatto visivo e ambientale che strutture come questa, dell'ospedale mai aperto di Sarno, hanno sul territorio. In realtĂ la parte peggiore, quella degli affari sporchi e dell'enorme spreco economico che essi hanno comportano, passa in secondo piano. Evitando questi sprechi incomprensibili, quanto si sarebbe potuto realizzare nell'Agro nocerino a favore di una SanitĂ piĂš efficiente? (Foto Salvatore Alfano) MARZO 2019 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Salvatore D'Angelo

a cura di Salvatore D'Angelo

Il nuovo reparto di rianimazione dell’Umberto I

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La salute non è un lusso L

a salute appartiene ai beni primari, a quelli che sono costituzionalmente garantiti (art. 32). Il sistema sanitario italiano garantisce a tutti la cura della salute. Almeno sulla carta. Nella realtà, invece, luci e ombre, esperienze eccellenti e situazioni disastrose. E soprattutto una lista d’attesa che costringe molti a ricorrere ai centri diagnostici privati e alle prestazioni di medici professionisti, tanto bravi quanto venali. Un vero salasso per le famiglie monoreddito o per gli anziani che possono contare solo sulla pensione. La salute diventa così un lusso che non tutti possono permettersi. Una recente indagine ha documentato che in Italia più di un milione di persone consumano tutti i loro risparmi per curare la salute. La Sanità della nostra Regione ha ricevuto gli onori della cronaca a causa delle formiche che avevano invaso il letto di una paziente in rianimazione. Non si tratta di un incidente di percorso ma il segno di un degrado ben più ampio. Secondo alcune stime, la Campania detiene un triste primato per le cure tardive o sbagliate. La condizione igienica degli

ospedali lascia a desiderare, non è raro trovare barelle nei corridoi con tutte le conseguenze che si possono immaginare. La malasanità è di casa, il clientelismo è un ospite di riguardo. Aumentano le cause legali e anche le condanne dei medici. In queste condizioni, tutt’altro che brillanti, il Governatore De Luca ha deciso di finanziare la fecondazione assistita eterologa e la diagnosi genetica dell’embrione prima dell’impianto. Una scelta che lascia sorpresi e sconcertati perché rappresenta una risposta sbagliata ad un problema reale; e rischia di dare fiato a quanti fanno affari in un ambito che in pochi anni ha visto crescere in modo esponenziale i suoi guadagni. Un documento del Forum regionale delle Associazioni Familiari, che riportiamo nel dossier, chiede un deciso “cambio di rotta incentivando economicamente ed organizzativamente l’istituzione dell’affido e delle adozioni”. Alla politica che sponsorizza chi vuole fabbricare la vita, le associazioni di volontariato rispondono che è meglio abbracciare la vita, quella che già esiste. Silvio Longobardi

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L'APPROFONDIMENTO Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, insieme al primario della rianimazione dell’Umberto I, Mario Iannotti, in occasione dell’inaugurazione del nuovo reparto

La sanità in Campania Cosa prevede il Piano ospedaliero regionale. Focus sulle sorti di pronto soccorso e reparti della provincia di Salerno. Cosa cambia e cosa resta negli ospedali da Scafati a Sapri

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l ministero della Salute ha approvato il Piano ospedaliero regionale della Campania: per la provincia di Salerno arrivano novità e conferme. Vediamo, in sintesi, per grandi linee e macro aree cosa accade. Gli ospedali di Agropoli e Castiglione di Ravello sono riconfermati pronto soccorso di base per l’essere in zone disagiate; Agropoli potrà contare sui 20 posti letto di medicina e sul Centro Suap per i pazienti in stato vegetativo (stabiliti undici posti letto, al momento sono attivi quattro). Nocera Inferiore, Eboli, Battipaglia, Roccadaspide, Vallo della Lucania, Sarno, Sapri e Polla sono ospedali Dea di I livello, mentre Oliveto Citra, Scafati, Mercato San Severino e Cava de’ Tirreni sono pronto soccorso di base. L’ospedale Andrea Tortora di Pagani invece resta ancora privo di emergenza. Sono previsti 3.807 posti letto pari a 3,52 posti letto per mille abitanti, in leggero incremento rispetto a quelli esistenti che sono 3.553. I presidi ospedalieri di base, ovvero i pronto soccorso di base, serviranno le aree con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti. I presidi ospedalieri di

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I livello serviranno un’area con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti e avranno i seguenti reparti: medicina interna, chirurgia generale, anestesia e rianimazione, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia, pediatria, cardiologia con U.T.I.C., neurologia, psichiatria, oncologia, oculistica, otorinolaringoiatria, urologia, con servizio di guardia attiva e/o di reperibilità oppure in rete per le patologie che la prevedono. È prevista la presenza attiva o disponibilità in rete H24 dei servizi di radiologia almeno con T.A.C. ed ecografia, laboratorio, servizio immunotrasfusionale. Per le patologie complesse (quali i traumi, quelle cardiovascolari, lo stroke) sono previste forme di consultazione, di trasferimento delle immagini e protocolli concordati di trasferimento dei pazienti presso i Centri di II livello. Sono dotati, inoltre, di letti di OBI (osservazione breve intensiva) e di letti per la terapia subintensiva (anche a carattere multidisciplinare). Nel salernitano l’unico presidio ospedaliero di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600mila e 1milione 200mila abitanti, è l’azienda ospedaliero universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, a cu-


Cos’è il Piano ospedaliero regionale? i afferiscono gli ospedali Fucito di Mercato San Severino, Santa Maria dell’Olmo di Cava de’ Tirreni e Italia Giordano di Ravello. Poi ci sono le postazioni territoriali medicalizzate nel Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Buccino, Serre, Piaggine, Bellosguardo, Capaccio, Roccadaspide, Agropoli, Castellabate, Ascea, Gioi, Vallo della Lucania, Montano Antilia, Palinuro, Casaletto Spartano, Sapri, Padula, Teggiano, Sanza, Sala Consilina e Polla. Punti nascita Per quanto riguarda i punti nascita, oltre quelli degli ospedali di Salerno, Nocera Inferiore, Sarno e Battipaglia, è prevista in deroga il mantenimento dei punti di Sapri (296 parti nel 2016), Vallo della Lucania (263 parti nel 2016) e Polla (345 parti nel 2016), per le difficoltà oggettive di collegamento con le strutture principali. Rete tempo dipendenti La rete stroke unit, quella che riguarda la diagnosi e la gestione di casi di ictus, riceve di fatto un depotenziamento se si pensa che l’ospedale di Nocera Inferiore, l’Umberto I, il più grande dell’A sl Salerno, è stato definito spoke e non hub. A Polla, inoltre, i posti letto in neurologia sono stati dimezzati e i medici sono pochi. Il servizio di emergenza-urgenza 118 È confermata la centrale operativa del 118 unica a Salerno con la soppressione di quella di Vallo della Lucania. Sono previsti, inoltre, punti per l’atterraggio dell’eliambulanza

Una stanza del nuovo reparto di medicina e gastroenterologia dell’Umberto I

Il Piano ospedaliero regionale rappresenta il piano strategico degli obiettivi per gli interventi di salute e il funzionamento dei servizi per soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale anche in riferimento agli obiettivi del Piano sanitario nazionale. Le Regioni, entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, adottano o adeguano i Piani sanitari regionali che durano tre anni. L’atto di programmazione a conclusione permetterà a tutte le Aziende di rivedere i propri Atti aziendali, riconfigurando gli equilibri di posti letto acuti/post acuti come richiesto dal Ministero, programmare con un cronoprogramma la riduzione delle eccedenze sia sul pubblico che sul privato, rendere la rete ospedaliera campana all’altezza dei vincoli normativi e delle aspettative di sicurezza e qualità dell’assistenza.

ad Agropoli, Capaccio Paestum, Polla, Roccadaspide, Sapri, Vallo della Lucania. Gli interventi di edilizia sanitaria I lavori già programmati: la ristrutturazione e messa a norma del blocco operatorio dell’azienda Ruggi di Salerno; interventi per la messa a norma degli ospedali di Nocera Inferiore, Oliveto Citra, Vallo della Lucania, Battipaglia e Eboli. Sblocco del turnover Dopo anni di blocco del turnover del personale del Servizio sanitario regionale, il Piano prevede un’inversione di tendenza, sia in riferimento alle procedure di stabilizzazione dei precari, sia riguardo ai processi di nuovi reclutamenti. Questi ultimi, in particolare, ruotano intorno alla conclusione dell’analisi in corso presso le aziende sanitarie tesa a fornire una fotografia chiara della consistenza del personale oggi in servizio e della sua dislocazione appropriata per rendere ottimali i processi di assistenza sanitaria sia nell’ambito ospedaliero sia territoriale, per consentire la corretta formulazione delle richieste di assunzione ai ministeri affiancanti. Con questi interventi la Regione Campania mira a introdurre misure di semplificazione, arricchire il proprio organico, migliorare le proprie strutture ed assicurare i LEA (livelli essenziali assistenziali) di qualità. Rosa Coppola MARZO 2019 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO L'Ospedale Umberto I a Nocera Inferiore

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l Piano ospedaliero regionale non riconosce all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore la qualifica di DEA di secondo livello. Non è solo un titolo, è la garanzia che tutti i servizi finora erogati, in caso di marce indietro o nuovi tagli, non rischino di essere scippati dalla struttura di viale San Francesco, alla quale sono aggregate quelle di Pagani e Scafati. In soldoni: eccellenze come la terapia intensiva neonatale, la neurochirurgia, la gastroenterologia e la chirurgia vascolare rischierebbero di scomparire nel caso qualcuno facesse rispettare alla lettera quanto scritto nell’ultimo piano ospedaliero regionale. Il documento di programmazione approvato dalla Regione Campania stabilisce, infatti, che l’Umberto I è DEA di primo livello e, quindi, non ha diritto a mantenere l’attuale varietà di reparti al momento esistenti. Il DEA di secondo livello sembrava fatto, soprattutto in seguito alle trionfali dichiarazioni del presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che in visita lo scorso settembre in viale San Francesco affermò solennemente che il riconoscimento sarebbe arrivato.

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Insieme per l’ospedale Istituzioni, associazioni, sindacati e società civile in prima linea per difendere l’Umberto I, il diritto alla salute dei cittadini e le professionalità che vi operano. Il consiglio comunale di Nocera Inferiore ha votato una delibera che richiede il riconoscimento di DEA di secondo livello


Glossario Qualcosa è cambiato e l’Umberto I è stato riconosciuto solamente DEA di primo livello, con tutto quello che ne consegue. De Luca lo ha motivato adducendo motivi demografici, attirandosi comunque una serie di fragorose polemiche. Il timore è che non essendoci nulla di chiaramente scritto, in futuro possano essere rivisti i servizi offerti da Nocera Inferiore. A nulla sembrano essere serviti i numeri prodotti dalla struttura: 72mila accessi all’anno al pronto soccorso, 1600 parti, 15mila ricoveri ordinari e 8mila in day hospital, 24 unità operative, 330 posti letto, 890 dipendenti. Senza contare le strutture aggregate: Scafati con il polo pneumologico (70 posti letto e 180 dipendenti) e Pagani con il polo oncologico, l’unico dell’A sl (65 posti letto e 130 dipendenti). In Campania ci sono otto DEA di secondo livello, si può arrivare a un massimo di nove, quindi per Nocera le speranze non sono svanite. I più ottimisti non escludono che il riconoscimento possa arrivare nel triennio di validità del Piano. Bisogna però lavorarci. Va in questa direzione la delibera approvata dal consiglio comunale di Nocera Inferiore lo scorso 12 febbraio. Su proposta della commissione consiliare Sanità presieduta dal consigliere Vincenzo Stile, l’assemblea cittadina si è espressa all’unanimità, mettendo d’accordo destra e sinistra, nel chiedere un atto ufficiale della Regione. La delibera punta sulle caratteristiche che detiene l’Umberto I, insieme all’Andrea Tortora e al Mauro Scarlato, e sulle peculiarità territoriali che fanno diventare l’ospedale nocerino riferimento per un’area vastissima, che va dalla zona sorrentino-stabiese fino alla valle dell’Irno, passando per il vesuviano fino all’hinterland della città di Napoli. Motivi che hanno fatto ritenere al consiglio comunale di Nocera Inferiore di chiedere al commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo del Sistema sanitario regionale – responsabilità in questo momento ancora affidata al presidente De Luca, nonostante i pareri avversi del governo centrale – di rimodulare il Piano al fine di «attribuire al presidio di Nocera Inferiore la qualifica di secondo livello». Una presa di posizione energica, che si auspica venga recepita anche dalle assemblee cittadine dei Comuni del comprensorio dell’Agro nocerino sarnese i cui cittadini, loro malgrado, richiedono prestazioni assistenziali all’Umberto I. Se più voci si uniscono nel nome del diritto alla salute, la Regione potrebbe essere costretta a fare un passo indietro e andare incontro ai cittadini. Salvatore D’Angelo

DEA: Dipartimento d’emergenza e accettazione. Svolge funzioni di pronto soccorso, comprende varie unità operative incentrate sulla cura del paziente in area critica. Il DEA di primo livello garantisce oltre alle prestazioni fornite dagli ospedali sede di pronto soccorso anche le funzioni di osservazione e breve degenza, di rianimazione e interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, cardiologia con unità di terapia intensiva cardiologica. Sono inoltre assicurate prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali. Il DEA di secondo livello, oltre alle prestazioni fornite dal DEA primo livello, assicura funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza, tra cui la neurochirurgia, la cardiochirurgia, la terapia intensiva neonatale, la chirurgia toracica e la chirurgia vascolare, secondo indicazioni stabilite dalla programmazione regionale.

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L'APPROFONDIMENTO Immagine di repertorio (Foto Siciliani Gennari SIR)

Le buone notizie sanitarie

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a cronaca si nutre di cattive notizie. I lettori sono attratti maggiormente da titoli che parlano di fatti di sangue, corruzione, ingiustizie, mala sanità. Lo dicono le statistiche, ma anche serie ricerche scientifiche. Le buone notizie vengono relegate negli angoli delle pagine se non cestinate dalle redazioni. Eppure ci sono. E sono anche tante. Sarebbe assurdo e frustrante immaginare una quotidianità fatta soltanto di azioni negative. Anche negli ospedali, spesso in prima pagina per errori e disfunzioni, il lavoro di medici ed infermieri è caratterizzato da una quotidianità di “buone nuove”. Nell’ultimo periodo si è scritto e letto molto del futuro dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, struttura diffusa, cioè spalmata sul territorio dell’Agro nocerino sarnese con altri due presidi ospedalieri, quello di Pagani e Scafati, intesa come unica complessa struttura con le sue specializzazioni. Si sperava che nel nuovo piano ospedaliero regionale venisse classificata come DEA di secondo livello. Non è stato così. Ed è iniziata la mobilitazione per ottenere quello che già c’è, reparti complessi di secondo livello e non di primo. Le buone notizie, tante tutti i giorni ma difficile da trovare, confermano le peculiarità dell’ospedale e del lavoro svolto con impegno e passione dagli operatori. C’è un giovane di Nocera Inferiore di 31 anni. Si chiama Fabio Vitiello. È allergico ad alcuni medicinali, anche alla banale aspirina. A causa di un forte mal di schiena assume un farmaco specifico. È solo a casa quando scoppia

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Esempi di good news dall’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, il più grande dell’A sl Salerno

Immagine di repertorio (Foto archivio Sir)


la crisi allergica: labbra gonfie, occhi quasi fuori dalle orbite, naso chiuso, gola che si stringe sempre di più quasi a soffocarlo. Ha la forza di chiedere aiuto ai suoi vicini. Lo trasportano subito in pronto soccorso. C’è tanta gente ma i medici capiscono che bisogna intervenire immediatamente. «Se posso raccontare la mia storia – ha detto Fabio – devo ringraziare il personale del pronto soccorso. Sono stati davvero efficienti, non come vogliono far credere. Mi hanno salvato. È la seconda volta che mi succede». Poi c’è la storia di Aurora, una bambina italo capoverdiana che era nata prematura. È stata dimessa dopo che era rimasta in una culletta del reparto di terapia intensiva neonatale per oltre sette mesi. Alla nascita, dopo appena 24 settimane di gestazione, pesava 520 grammi. «Un’altra indimenticabile vittoria», l’ha definita Attilio Barbarulo, uno dei medici della Tin, reparto guidato dal primario Ignazio Franzese. «Quando hai salvato un bambino, hai salvato il mondo intero», ha detto con entusiasmo il medico. Un’altra “good news” che ha fatto capolino è quella di una donna incinta che rischiava una grave emorragia a causa della placenta previa, posizionata cioè nella parte bassa dell’utero e davanti al feto. Un elicottero l’ha trasportata da Sapri a Nocera, non a Napoli o a Salerno. I medici del reparto di ginecologia e ostetricia hanno preso in cura la donna. Con i suoi 1600 parti all’anno l’unità è la terza in Campania. Qui arrivano pazienti non solo dell’Agro nocerino sarnese ma anche dalla provincia di Napoli e casi di emergenza da province vicine. Le buone notizie, dunque, ci sono. E confermano che la buona sanità batte la mala sanità. È soltanto una questione di prospettive. Nello Ferrigno

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 26978 del 01/02/2017. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Giovanni Nacchia, Rosa Coppola, Nello Ferrigno, Andrea Perrino, Salvatore Guercio Nuzio, Sofia Russo, Salvatore Alfano, Raffaella Marciano, Rosaria Vincelli, Clelia Esposito, Donato D’Elia, don Natalino Gentile, padre Domenico Marafioti, Romina Ceraldi, Riccardo Benotti, Livia Rossi, Dina Grimaldi, Vincenzo Pasquale Sellitto, Monica Taiani, Emilia Vitolo, Raffaele Massa, Antonella Malafronte, Mariano Rotondo, Mafalda Rega, Alfonso Dolgetta, Elisabetta De Crescenzi, Patryk Klepadlo, Sabrina Perrino, Anna Petrosino, Nello Orefice, padre Paolo Saturno, Lucetta Scaraffia Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

No alla fecondazione assistita a carico del Sistema sanitario regionale

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ssociazioni in campo per chiedere alla Regione Campania di non distrarre le già poche risorse economiche pubbliche per «finanziare la fecondazione assistita eterologa e la diagnosi genetica dell’embrione prima dell’impianto». A sottoscrivere l’appello al presidente Vincenzo De Luca sono: Movimento per la Vita, Associazione Progetto Famiglia, Ai.Bi Amici dei Bambini, MCL, ACLI Campania, La Svolta Onlus, Accademia della Famiglia e Forum delle Associazioni Familiari. «Tali tecniche risultano inaccettabili dal punto di vista etico perché ledono la dignità della donna e il diritto alla vita degli embrioni. Va fortemente condannata la selezione degli embrioni prima dell'impianto – si legge nella nota – perché consiste in una deriva di carattere eugenetico che porta verso la selezione di una “persona perfetta” come ci ricordano gravi vicende della storia recente». Secondo i firmatari dell’appello, «la sanità in Campania vive mille difficoltà di vario genere con liste di attesa abnormi per l’accesso ai servizi di riabilitazione fisica e psicologica, per la mancanza di personale e di attrezzature adeguate e merita una visione complessiva sensibile alle priorità e ai valori etici».

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano Abbonamenti € 5,00 digitale € 10,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 15,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore UNICREDIT BANCA IBAN: IT 88 B 02008 76271 000103952691 Intestato a: PRISCUS SOCIETÀ COOPERATIVA Causale: Contributo annuale INSIEME Aggiungere l’indirizzo o la parrocchia a cui inviare la rivista Servizio diffusione Per informazioni: tel/fax 081 517 04 66 segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it

Tiratura 3.000 copie Questo numero è stato chiuso in redazione 21 febbraio 2019 Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­ cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Redazione Via Vescovado, c/o Palazzo Vescovile 84014 Nocera Inferiore (SA) insieme@diocesinocerasarno.it tel/fax 081 517 04 66

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SCUOLA & UNIVERSITà

Mons. Mario Vassalluzzo

Sulle orme di monsignor Vassalluzzo A cinque anni dalla scomparsa dell’ex Vicario generale, parte il premio letterario-giornalistico “La Comunicazione significativa”, associato ad un concorso scolastico

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iparte dai banchi di scuola, che sempre gli sono stati cari, il ricordo di monsignor Mario Vassalluzzo nel quinto anniversario della sua scomparsa. In sua memoria parte quest’anno un premio letterario–giornalistico, a cui è associato il concorso scolastico “La comunicazione significativa”, indetto dall’istituto comprensivo "Mons. Mario Vassalluzzo" di Roccapiemonte, in collaborazione con l’amministrazione comunale, l’associazione culturale Fedora, l’associazione di promozione sociale Le Philanthrope, l’associazione Valle del Sarno, l’Ufficio Comunicazione della diocesi Nocera InferioreSarno e il mensile diocesano Insieme. Don Mario, volato in cielo il 4 marzo 2014, ha rappresentato un riferimento culturale e umano – oltre che spirituale da sacerdote e vicario generale della diocesi – per chiunque abbia incrociato il suo cammino. Originario di Casalvelino, fu ordinato sacerdote nel 1955 all’età di 25 anni. La sua è stata una figura poliedrica: sacerdote, storico, scrittore e appassionato di comunicazioni sociali. Importantissimo il suo contributo al mondo dell’informazione locale e non solo. Grazie al suo operato si svilupparono le prime emittenti radiofoniche: nell’istituto comprensivo che oggi porta il suo nome fondò la pri-

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ma radio libera della Valle del Sarno, a cui diede il nome “Ralivas”, e a Caselvelino “Radio Crd”. Nel 1980 mise su Telerocca, con servizi sul sisma che colpì la Campania. Fu collaboratore di Avvenire, Il Mattino, il Roma e L’Osservatore Romano, nel dicembre 1962 diede vita al periodico Ribalta giovanile. Proseguì la sua opera da direttore responsabile del Bollettino Diocesano, del mensile diocesano Insieme, e di altri periodici quali La voce della carità, Il ponte, Realtà sociale, Tangram, Il labirinto. «Io l’attività giornalistica l’ho ritenuta, come quella del sacerdozio, una missione ed un servizio all’uomo che ha il diritto ad un’onesta ed obbiettiva informazione», scriveva monsignor Vassalluzzo in una sua pubblicazione. La sua opera di sacerdote-giornalista è da quest’anno al centro del concorso rivolto alle scuole secondarie di primo grado di Roccapiemonte. Da quello stralcio e da altri scritti del sacerdote sono partiti gli alunni delle scuole rocchesi per la realizzazione degli elaborati, incentrati sul tema della comunicazione, la sua efficacia e la questione delle fake news. I premi ai vincitori, consistenti in buoni libro, sono offerti da “Gli amici di don Mario”. Martina Nacchio


Inaugurazione dell'anno accademico della Pontificia Università Lateranense, 12 novembre 2018 (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

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di Martina Nacchio

Stato-Santa Sede, patto storico per l’istruzione

titoli di studio conseguiti nelle istituzioni della formazione superiore d’Italia e della Santa Sede saranno riconosciuti reciprocamente. È storico l’accordo sottoscritto il 13 febbraio scorso dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Cardinale Giuseppe Versaldi. Esso delinea il quadro giuridico delle relazioni tra i sistemi formativi della Santa Sede e dell’Italia alla luce della comune appartenenza alla Convenzione di Lisbona dell’11 aprile 1997. Quest’ultima, che stabilisce il riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione europea, è la base su cui poggia l’attuale accordo, che faciliterà le collaborazioni

accademiche e la mobilità di studenti e ricercatori. Fino ad oggi venivano pienamente riconosciuti solo i titoli di studio universitari di “Teologia e Sacra Scrittura”. Come sottolineato anche dal ministro Busetti, si tratta di un accordo fondamentale che cade in un anniversario particolare: il novantesimo anniversario dei Patti Lateranensi, che l’11 febbraio del 1929 sancirono le regolari relazioni bilaterali tra l’Italia e la Santa Sede. Il cardinale Versaldi ha sottolineato che «l’intesa rafforzerà e valorizzerà in modo particolare la collaborazione tra le Università, Facoltà ed altre Istituzioni Pontificie Romane con le loro sorelle italiane nella città eterna, creando così a Roma un polo universitario unico nel mondo».

La Regione Campania finanzia la cultura degli studenti

Lo scorso 13 febbraio il ministro Bussetti e il cardinale Versaldi hanno firmato un accordo per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio

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pportunità in vista per gli studenti campani delle scuole secondarie di secondo grado. La Regione Campania mette a disposizione circa 14 mila borse di studio dal valore di 400 euro ognuna per i giovani. Un contributo a supporto della formazione culturale dei ragazzi, da spendere in libri, beni e servizi. Il bando è rivolto agli studenti delle scuole pubbliche e private “paritarie” che abbiano un’attestazione ISEE fino a 15.748,48 euro. Le domande potranno essere presentate esclusivamente attraverso la piattaforma online “iostudio.regione.campania.it” entro le 15 del 21 marzo. La presentazione delle domande dovrà essere effettuata, a pena di esclusione, da uno dei genitori o da chi ne ha la potestà, o dallo studente beneficiario, se maggiorenne. Per presentare domanda, oltre all’ISEE, è indispensabile anche un documento d’identità in corso di validità e codice fiscale (tessera sanitaria) dello studente o del genitore. Martina Nacchio

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NEWS DALLE SCUOLE Un momento della scorsa edizione de “La Poesia siamo noi”

Le scuole mettono in gioco le emozioni

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apacità artistiche e creatività protagoniste a Pagani con due iniziative che coinvolgono gli studenti. Un premio internazionale di poesia troverà quest’anno casa nella città di sant’Alfonso, rivolgendosi agli studenti di tutto il mondo. L’associazione romana Culturando promuove, infatti, l’undicesima edizione del concorso “La Poesia siamo noi” aperto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado (6-13 anni) italiano e non. Scopo dell’iniziativa, che vedrà la sua giornata conclusiva all’Auditorium Sant’Alfonso, è far emergere attraverso la creatività pensieri e emozioni dei ragazzi. Gli elabo-

rati dovranno essere realizzati in lingua italiana o in lingua straniera con accanto traduzione italiana. Sarà possibile partecipare fino al prossimo 22 aprile. Ancora le emozioni saranno protagoniste del concorso promosso dalla scuola secondaria di primo grado “A. Criscuolo”. Felicità, rancore, complicità, timore, incredulità saranno al centro degli elaborati degli studenti che parteciperanno a “Le emozioni ci raccontano”, concorso letterario indirizzato a tutte le scuole del territorio, i cui partecipanti frequentino dalla quinta elementare al secondo anno degli istituti superiori. Martina Nacchio

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Il Tmb di Battipaglia

Sommersi dalla spazzatura

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embrava un ricordo passato, ma così non è. I rifiuti che giacciono in strada da mesi in molte zone della Campania, che riportano la mente al passato, sono la conseguenza di una serie di concause che attengono al funzionamento degli impianti di smaltimento, alla gestione dei singoli Comuni, alla sensibilità dei cittadini. Vincenzo Petrosino, liquidatore della società provinciale EcoAmbiente, si concentra su due aspetti. «Il problema di fondo – dichiara – è legato a una programmazione degli interventi di manutenzione alle linee del termovalorizzatore di Acerra. Nel momento in cui si verificano questi blocchi, si riduce il quantitativo da portare e si rallentano le operazioni di conferimento agli impianti provinciali». La crisi, infatti, non interessa solo il salernitano, ma tutte e cinque le province campane. Il secondo aspetto riguarda l’accumulo di futa, ovvero il residuo della lavorazione dell’impianto di Trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani: «EcoAmbiente – prosegue Petrosino – ha i capannoni dove stocchiamo la futa saturi. Questo tipo di rifiuto dovrebbe andare in discarica,

ma siccome non ne abbiamo una il ciclo di smaltimento non si completa. Se questa sorta di terriccio non viene smaltito e, dunque, i capannoni liberati, si creano dei rallentamenti». In assenza di discariche c’è chi opta per inviarlo in altre regioni italiane o all’estero, in Austria e Germania per esempio. Tuttavia è più facile a dirsi che a farsi. La società provinciale ha bandito due gare europee, entrambe sono andate deserte nonostante sul tavolo ci fossero rispettivamente 170 e 190 euro a tonnellata. Fumata nera anche per la gara bandita dalla Regione, che aveva messo sul tavolo un ristoro di 200 euro a tonnellata per smaltire la futa. I prossimi mesi non saranno meno complicati. Terminata la manutenzione alla linea due del termovalorizzatore, il 15 marzo si avvia quella alla linea tre. Dopo l’estate, inoltre, si rischia ancora di più. A settembre, infatti, l’impianto di Acerra chiuderà per un mese per una manutenzione generale. Insomma, si presentano tempi difficili. Come gestire la situazione, scongiurando il formarsi di cumuli di spazzatura nelle cit-

Parla Vincenzo Petrosino, liquidatore della società provinciale EcoAmbiente Spa che gestisce il Tmb di Battipaglia. L’impianto di Trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani si occupa della trasformazione di tutta la frazione indifferenziata prodotta dai Comuni dell’intera provincia di Salerno

Vincenzo Petrosino

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VITA NELL'AGRO tà? «Con una buona differenziazione dei rifiuti i due aspetti illustrati non dovrebbero determinare grandi ripercussioni». Ciò non avviene, scatenando anche un aumento dei costi a carico delle famiglie. Lo smaltimento dei rifiuti, infatti, è totalmente a carico dell’utenza, il costo può essere coperto con l’esclusivo contributo dei cittadini o con i proventi della differenziazione dei rifiuti recuperabili. Ed è qui che vengono chiamati in causa i singoli: «La soluzione per ridurre i costi per i Comuni e, quindi, per i cittadini – afferma il liquidatore – è quella di incentivare una maggiore differenziata. Quanto più differenziato si produce, meno rifiuti vengono stoccati». Tra i 158 Comuni del salernitano i disagi maggiori, come è immaginabile, si avvertono nelle aree maggiormente popolate: l’Agro nocerino-sarnese, Eboli, a macchia di leopardo nella zona dei Picentini. Rispetto alla Valle del Sarno, Petrosino ammette che c’è una particolare attenzione per «la densità abitativa in alcuni Comuni come Nocera Inferiore o Pagani». Altrove, invece, se il problema è meno avvertito è solo perché si differenzia o ci si è dotati di siti di stoccaggio temporanei. È il caso, per esempio, di Salerno o Fisciano. Intanto, a breve saranno riviste le tariffe per il conferimento dei rifiuti. Scongiurato dall’attuale presidente della Provincia Michele Strianese l’aumento retroattivo deliberato dall’ex presidente Giuseppe Can-

fora, sembra comunque inevitabile adeguare i costi futuri. «Le tariffe andrebbero rideterminate ogni anno – spiega Petrosino –. EcoAmbiente è una società pubblica che non deve produrre utile, i costi devono essere coperti dai ricavi. Per anni la tariffa non è mai stata adeguata, generando delle perdite. Ora si deve intervenire». Il nuovo tariffario sarà calcolato, tra l’altro, «tenendo presente il consuntivo 2018 e gli investimenti da fare in vista del fermo ad Acerra di quattro settimane, individuando i siti dove stoccare le ecoballe prodotte dagli impianti. La Regione ha deliberato alcune risorse, ma il resto è a nostro carico». Non si prospetta una bella sorpresa per i contribuenti, ma se Comuni e cittadini comprendessero realmente l’importanza della raccolta differenziata forse non ci si ritroverebbe in queste condizioni. Salvatore D’Angelo

Il Termovalorizzatore di Acerra

Glossario EcoAmbiente Salerno SpA: è la società che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti urbani nella provincia di Salerno. È stata costituita in data 30 dicembre 2009 dalla Provincia. Ha come mission aziendale: la gestione in modo efficiente, efficace ed economico del ciclo dei rifiuti urbani nella provincia più estesa d’Italia; ottemperare alle esigenze di informazione e comunicazione ai cittadini; realizzare la sinergia con le 158 amministrazioni comunali salernitane, al fine di garantire un servizio a tutela della salute pubblica, capillare ed omogeneo sull’intero territorio.

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Termovalorizzatore di Acerra: è un impianto di trattamento dei rifiuti non pericolosi per la valorizzazione dell’energia in essi contenuta. Il combustibile che lo alimenta è costituito dai rifiuti non pericolosi derivanti dalla tritovagliatura effettuata negli impianti della Campania. È costituito da tre linee indipendenti di termovalorizzazione e depurazione fumi, da una sezione comune di produzione energia elettrica, nonché dai sottosistemi comuni funzionali al processo di termovalorizzazione. Viene prodotta energia elettrica sufficiente per soddisfare il fabbisogno di 200mila famiglie.


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ASSOCIAZIONI e realtà del territorio Il gruppo della Consulta delle donne di Corbara

La Consulta delle donne di Corbara

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er raggiungere obiettivi comuni, camminare da soli non porta lontano. Lo sanno bene le donne di Corbara che da 7 anni vivono attivamente la fruttuosa realtà della Consulta che anima il loro paese. Organo comunale ma slegato da appartenenze politiche, la Consulta delle donne di Corbara manifesta una forza e una voglia di crescere da cui prendere esempio. Mariarosaria Pentangelo, presidente della Consulta, punta molto sull’importanza delle sinergie e di una rete che possa superare i confini cittadini e comprensoriali. «Soprattutto in un piccolo paese come Corbara, dove ancora si trovano pregiudizi sul ruolo delle donne, è essenziale per noi condividere esperienze e professionalità – racconta la Pentangelo – per puntare ad una crescita non solo personale ma anche dell’intero tessuto sociale». Nonostante le piccole intimidazioni ricevute negli anni, non si sono mai lasciate turbare e hanno continuato sempre a testa alta il loro cammino. Le attività. Sono tante e diverse le iniziative messe in campo, dalla prevenzione alimentare alla cura del benessere psico-fisico. È, infatti, partito lo scorso 13 febbraio il corso gratuito di rieducazione motoria rivolto alle donne corbaresi. «La risposta che abbiamo ottenuto in termini di iscrizioni e partecipazione ci ha davvero stupito. Siamo riuscite a cogliere un’esigenza delle nostre concittadine e a dare una risposta adeguata».

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Uno dei primi posti tra gli obiettivi della Consulta è occupato dalla promozione della cultura per la prevenzione dei tumori “femminili”. «Un’ecografia fatta in tempi giusti può salvarti la vita, ma a causa dei costi di pap test e accertamenti mirati, spesso lasciamo correre. Con la Consulta promuoviamo periodicamente test e visite di prevenzione gratuiti, per andare incontro alle difficoltà economiche che spesso si celano dietro la mancata attenzione che abbiamo per la nostra salute». La Consulta, attraverso convegni e una rete sempre attiva, promuove anche la difesa delle donne dalla violenza di genere. «Sono ancora troppe le donne che non riconoscono di essere vittime di aggressione, credendo normale, quasi giustificato, il comportamento violento del proprio partner. Per noi parlare di questi argomenti è importante perché fa scaturire la consapevolezza che è possibile dire no e riprendere in mano la propria vita». Sono una ventina le “consultine” iscritte ufficialmente, ma molte di più quelle che gravitano intorno alla Consulta, perché ogni iniziativa da loro promossa è di tutte e per tutte le donne di Corbara. «La Consulta è cresciuta anche grazie alle tante donne casalinghe che dedicano il loro tempo e il loro impegno alle cause che portiamo avanti». La loro sede, vicino al Comune, è una luce sempre accesa per tutte le donne che vogliono passare di lì, anche solo per una chiacchiera o un caffè in compagnia. Sofia Russo

Il punto di forza della Consulta delle donne di Corbara sono le sinergie e la voglia di fare rete per superare i confini cittadini. Tante le iniziative promosse per intercettare i bisogni delle donne e dare risposte concrete

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FISCO E TRIBUTI

IL PEDIATRA RISPONDE di Andrea Perrino*

di Salvatore Guercio Nuzio*

Rubrica Fiscale e Tributaria a cura dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del Tribunale di Nocera Inferiore

Se desideri sottoporre una domanda al dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

Cosa cambia per gli Enti del Terzo SETtore

LA SENSIBILITà AL GLUTINE NON CELIACA

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l 18 dicembre 2018 è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la L. 136 del 17 dicembre 2018, (cosiddetto decreto fiscale) di conversione del d. l. 119/2018. Numerose sono le novità: dalle risorse delle organizzazioni di volontariato, ai titoli di solidarietà per finanziare gli ETS (Enti del Terzo settore); i criteri per determinare la commercialità o meno delle attività e la natura non commerciale degli ETS; le liberalità sia in denaro che in natura e le interessanti agevolazioni fiscali; viene istituito il Registro nazionale Unico del terzo Settore (RUNTS), viene semplificata la procedura per l’acquisizione della personalità giuridica, riordinati i regimi contabili, definite le agevolazioni fiscali per le imposte dirette, indirette e locali. Iniziamo col parlare delle erogazioni liberali e le agevolazioni fiscali 2019. I benefici riconosciuti a partire dal 1° gennaio del 2018, a chi effettua Erogazioni Liberali a favore degli ETS resteranno tali anche per il 2019. Le persone fisiche possono scegliere tra deduzione dal reddito o detrazione dall’imposta, gli Enti o le società possono solo dedurre le erogazioni. La detrazione è del 30 per cento per le erogazioni in denaro fino ad un importo massimo di 30mila euro annui, sale al 35 per cento per le erogazioni in favore delle organizzazioni di volontariato. Per chi opta per la deduzione questa è consentita nei limiti del 10 per cento del reddito complessivo. Per poter beneficiare delle deduzioni o detrazioni le erogazioni in denaro devono essere effettuate attraverso sistemi che garantiscono la tracciabilità. Per le erogazioni in natura si rimanda all’apposito decreto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, da adottarsi di concerto con il Ministero dell’Economia e delle finanze. * dottore commercialista in Angri

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Insorgenza, sintomi e diagnosi

Mario, 12 anni, non è celiaco ma quando mangia il pane, la pizza o la pasta presenta cefalea e diarrea, che scompaiono solo escludendo dalla dieta questi alimenti. Cosa può provocare questi disturbi? Katia La sensibilità al glutine non celiaca (Non Celiac Gluten Sensitivity – NCGS) è un’entità clinica recentemente “riscoperta”, caratterizzata da sintomi intestinali ed extra-intestinali legati all’ingestione di alimenti contenenti glutine, in soggetti in cui è stata esclusa la celiachia e l’allergia al grano. I sintomi generalmente compaiono entro ore o giorni dall’ingestione dell’alimento contenente glutine, scompaiono altrettanto rapidamente con l’assunzione della “gluten free diet” e possono essere identici a quelli della malattia celiaca: diarrea cronica, stipsi, alvo irregolare, meteorismo, dolore addominale ricorrente, vomito, stomatite aftosa. I sintomi extraintestinali comprendono: fatica cronica, dolore articolare e muscolare, cefalea, depressione, eczema, anemia. Alcuni aspetti di questa patologia sono ancora poco chiari, anche se la tendenza attuale ad auto-eliminare il glutine dalla dieta, senza una diagnosi corretta, è divenuto un atteggiamento frequente e “alla moda” specie tra i giovani adulti che presentano sintomi gastrointestinali funzionali. La sensibilità al glutine non celiaca non è caratterizzata dalla presenza di anticorpi autoimmuni, benché sia comunque probabile che siano coinvolti meccanismi immunologici legati al glutine o ad altre sostanze associate ad esso, come i cosiddetti FODMAPs. I “Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli” potrebbero avere un ruolo nell’insorgenza dei sintomi gastrointestinali descritti nella sensibilità al glutine non celiaca. Tali carboidrati, contenuti in molti alimenti, compreso il grano, possono essere poco assorbiti dal piccolo intestino e rapidamente fermentati dai batteri intestinali nell’ileo e nel colon prossimale provocando infiammazione intestinale. Non avendo marker convalidati per la diagnosi di sensibilità al glutine non celiaca, la diagnosi deve essere clinica e rigorosa, per evitare diete inutili e soprattutto il pericolo che l’autodiagnosi di NCGS e l’autoprescrizione della dieta possono impedire la corretta diagnosi di celiachia. * Pediatra


SALE IN ZUCCA di Raffaella Marciano*

Sale in zucca offre riflessioni e consigli per prendersi cura di sé. Questo mese parliamo di invidia: che cos’è e come si manifesta? Quali conseguenze può avere quella che serpeggia sui social network?

S.O.S. invidia “In una società di consumo ci sono inevitabilmente due tipi di schiavi: i prigionieri delle dipendenze e i prigionieri dell’invidia ” Ivan Illich

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invidia è l’emozione più rifiutata, consapevolmente, dagli individui. Molto più facile attribuire questo sentimento agli altri. Essa spinge ad azioni aggressive verso colui che gode del bene invidiato che diventa oggetto della propria rabbia e frustrazione; fa assumere un atteggiamento da vittima, come se si fosse subita una profonda ingiustizia da parte di un carnefice che, immeritatamente, sfrutta o detiene il bene desiderato. Le ultime ricerche psicologiche in questo campo hanno osservato la reazione emotiva di chi fruisce dei social network, spazio dove la filosofia principale è rendere la propria vita perfetta agli occhi degli amici. I ricercatori dell’Università di Darmastadt e l’Istituto dei Sistemi Informativi dell’Università Humboldt di Berlino hanno registrato la marcata difficoltà degli intervistati ad ammettere di provare invidia verso la vita “postata” dai loro amici. Circa un terzo dei partecipanti ha dichiarato di provare sentimenti negativi di fronte al monitor, rimuginando tra invidia e frustrazione. Il confronto costante che gli utenti hanno con le vite degli altri gene-

ra un profondo conflitto interiore. La vita degli altri diventa il modello da desiderare e la disparità con la propria esistenza causa inevitabilmente un aumento di rabbia e frustrazione, depressione e disperazione. I ricercatori di Berlino affermano che si instaura una sorta di vortice dell’invidia, un circolo vizioso all’interno del quale chi è invidioso cerca di essere invidiato e l’invidiato tenta a sua volta di invidiare. Lo studio mette in evidenza che potrebbe diventare grave non riuscire a circoscrivere questa reazione emotiva al mondo virtuale. Il pericolo reale scaturisce dalla tendenza a riportare nella realtà le frustrazioni provate nel guardare la vita degli altri attraverso uno schermo. Tuttavia alcuni ricercatori parlano anche di Invidia Buona, emozione che spinge la persona a migliorare. In questo caso l’altro è visto come qualcuno da emulare. Percorso possibile se impariamo a leggere le nostre emozioni, a riconoscerle senza negarle. Potremmo imparare a trarre spunti funzionali per migliorare realmente la nostra vita perché… non sempre l’erba del vicino è più verde! *psicologa psicoterapeuta

Per maggiori informazioni su questo argomento potete scrivere alla mail: dottoressa.marciano@gmail.com L'Invidia di Jacques Callot, 1613

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VITA NELL'AGRO

Salvatore Ferraioli e Angela De Rosa nella sede della Pro Loco

La casa di Aniello Califano

Aniello Califano, 100 anni dalla morte di un poeta

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ra il 1915 quando tra le mura antiche di uno studio a Sant’Egidio del Monte Albino vedeva la luce una canzone che avrebbe fatto la storia della musica napoletana. Proprio qui nasceva ‘O Surdato ‘nnammurato grazie all’estro del poeta Aniello Califano. Un artista di fama internazionale, non ancora valorizzato abbastanza, di cui a febbraio è ricorso il centenario della morte. In questo anniversario la città in cui ha vissuto fino alla giovinezza e negli ultimi anni della sua vita gli ha reso omaggio con un calendario di eventi che ha visto la collaborazione della Pro Loco Sant’Egidio del Monte Albino, del comune di Sant’Egidio, del comune di Napoli, del comune di Sorrento – suo paese natale e dove tutt’ora è sepolto – con il supporto della Regione Campania. Una mostra dei suoi documenti, la musica di Enzo Gragnaniello, la presentazione del libro “Aniello Califano – Il cantore dell’ammore” a cura di Agostino Ingenito e la nuova piazza di San Lorenzo intitolata a lui, sono stati gli eventi principali di questa settimana in cui si è celebrata la sua arte. Momenti che hanno risaltato una storia gloriosa, quella di Califano, che in questi decenni si è faticato a riscoprire. Gli studi sull’artista sono partiti da un paganese, Franco Russo, a cui si deve l’intitolazione di una strada e

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di una scuola nella città di sant’Alfonso al poeta che ha fatto cantare tutto il mondo. Un’eredità raccolta dal giovane Salvatore Ferraioli, durante il suo mandato di presidente della Pro Loco di Sant’Egidio, che tutt’oggi persegue da consigliere alla cultura, su impulso della presidente Angela De Rosa. «Aniello Califano è prima di tutto patrimonio della propria città. Per questo stiamo lavorando da anni perché la sua storia e soprattutto la sua arte possano essere riscoperti» ha detto Ferraioli. Negli anni la Pro Loco ha raccolto decine di suoi documenti, riuscendo a recuperare pezzi storici anche da collezioni private, come prime edizioni di libretti autografati. A sostegno della Pro Loco in tutte le attività c’è la famiglia del poeta, la cui vita sembra ideata da un romanziere. Quattro figli nati da Stella Pepe, dama di compagnia di sua madre, che non sposerà mai, una carriera consolidata a Napoli e un talento capace di esprimere emozioni eterne. Oggi sono Adriano, Alfonso, Maria, Giovanni, Antonello e Stella, i nipoti residenti a Sant’Egidio, a portare avanti il suo nome, insieme a chi negli anni ha lavorato per ripulire dalla polvere quei pezzi di storia, scritti dal pugno del poeta, che dal prossimo anno saranno raccolti in una pubblicazione. Martina Nacchio

Nell’anno del centenario della morte di Aniello Califano, autore de ‘O Surdato ‘Nnammurato, Sant’Egidio celebra il suo poeta


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affreschi Al via il progetto “Salviamo il Castello – Restauro affreschi”. A giugno la Summer School per recuperare le opere della torre mastio del maniero di Nocera Inferiore

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arlando con Verdiana Tolino, presidente dell’associazione Ridiamo vita al Castello, è tangibile la soddisfazione di chi mette in campo azioni volte a sensibilizzare comunità ed istituzioni, portando a casa, dopo anni un importante risultato: l’approvazione del progetto “Salviamo il Castello – Restauro Affreschi”. Nata nel 2014 dall’urgenza di un gruppo di ragazzi di tutelare e valorizzare il castello del parco Fienga di Nocera Inferiore, l’associazione di promozione sociale nell’estate 2018 ha avviato e cofinanziato una campagna di crowdfunding per il restauro degli affreschi me-

dievali di fine XI secolo ubicati sotto la torre mastio del Castello. I santi Apostoli Pietro, Andrea e Giovanni a causa degli agenti atmosferici e dell’incuria hanno perso colore, intonaco e la trama pittorica non è quasi più riconoscibile. Il progetto, nato in sinergia con il Comune di Nocera Inferiore, è pensato per essere un’occasione di incontro e un’opportunità per gli studenti e operatori nel campo dei beni culturali. È previsto, infatti, che i lavori di restauro si svolgano nell’ambito di una Summer School – Restauro Affreschi nel periodo giugno/settembre 2019. L’attività

è realizzata in collaborazione con l’associazione YOCOCU - YOuth in COnservation of CUltural Heritage, presieduta da Andrea Macchia, e la direzione della restauratrice Laura Rivaroli. Laboratori a cielo aperto che diventeranno momento di condivisione con i cittadini e i turisti che visiteranno il maniero nel periodo estivo. L’iniziativa, coerentemente con la vocazione dell’associazione, vuole essere un segnale forte per la comunità; non solo un modo per coinvolgerla, ma anche uno stimolo a fare di più per la propria città e la propria storia. Rosaria Vincelli

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l commercio è sempre giusto? Spesso non lo è, se pensiamo ai lavoratori sfruttati come manodopera a basso costo e a interi habitat inquinati da aziende e fabbriche. Un’alternativa è il commercio equosolidale, che prevede obbligatoriamente standard basati su criteri etici: giuste retribuzioni, nessuno sfruttamento (nemmeno di minori), integrazione di donne e soggetti svantaggiati nel lavoro, tutela dell’ambiente. I nodi di questa rete di commercio virtuoso sono le botteghe equosolidali, come la bottega “Tutta n’ata storia” che dal 2002 a Nocera Inferiore ha sempre promosso pratiche di acquisto consapevole, fornendo una valida alternativa per un consumo critico che lasci una traccia positiva sul resto del mondo e non solo su chi compra. Sbirciando in questa piccola e accogliente bottega scoprireste ad esempio il fascino delle bomboniere equosolidali, manufatti realizzati da artigiani

di paesi del sud del mondo che producono senza inquinare e ricevono compensi equi, riuscendo così a sfuggire ai ricatti commerciali di aziende tradizionali. Dietro ogni bomboniera c’è un progetto che consente a queste comunità di godere di condizioni di vita dignitose, costruire pozzi, scuole, orfanotrofi, di finanziare infrastrutture, grazie anche ai premi produttivi che il commercio equo mette a loro disposizione. Ogni bomboniera, fatta a mano, è quindi testimone di una storia di riscatto e rinascita, di solidarietà e giustizia, di amore per l’uomo e per il nostro pianeta.

Fiabe per guerrieri

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er la prima volta in Campania, lo scorso 8 febbraio il milanese Matteo Losa, giornalista, scrittore e fotografo, ha presentato il suo libro “Piccole fiabe per grandi guerrieri”, alla Mondadori di Nocera Inferiore. Ha solo 36 anni Matteo e ha già imparato come la vita possa serbare brutte sorprese. Da più di 10 anni è impegnato nella sua lotta personale contro il cancro, ma la sua solarità e la sua allegria sono contagiose, come la forza del suo abbraccio. «Portatore sano di buonumore, ottimismo, speranza, coraggio e resilienza» così lo ha presentato Luisa Trezza, presidente dell’associazione Le Philantrope che ha organizzato l’iniziativa. Il libro di Losa ci costringe a guardarci dentro e ad affrontare gli ostacoli che noi stessi creiamo sul nostro cammino. «Quando mi sono ammalato – racconta Losa – ho cercato la mia voce e l’ho trovata nelle fiabe perché parlano a tutti, grandi e piccini. Ognuno può ritrovarci le proprie avversità e un sugge-

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rimento su come affrontarle. Nelle fiabe, poi, non c’è il lieto fine che può arrivare solo se il protagonista “matura”. La meta non vale tanto quanto il cammino». Durante la presentazione, alle parole dell’autore si sono alternate letture di stralci delle sue fiabe, lette da alcuni ragazzi. «Dobbiamo essere bravi a riconoscere la vera intensità del dramma che stiamo vivendo – ha continuato Losa – e “settarci” in base ad esso. Avere una vita normale non è una colpa, lo è non saperla apprezzare. E quando ci arrabbiamo per piccolezze, dobbiamo sfogare la nostra rabbia ma poi ringraziare per avere “problemi piccoli”. Affrontare anche i sogni infranti, ma trovare il coraggio di credere in noi». Matteo Losa collabora ad un foundraising con Airc, grazie al progetto #FiabeControilCancro, raccontando giorno per giorno le sue avventure sulla pagina Fb “Fairitales”. Sofia Russo

Selfie dell’autore Matteo Losa con i partecipanti alla presentazione


CULTURA L'ANGOLO DELLE RECENSIONI di Mariarosaria Petti

La casina di campagna. Tre memorie e un racconto Autori: Andrea Camilleri Editore: Henry Beyle Prezzo: € 30,60 I ricordi della gioventù, qualche aneddoto e un pizzico di fantasia che non guasta mai ci presentano la vita di Andrea Camilleri. L’autore si racconta al suo pubblico attraverso tre testi autobiografici e una prosa d’invenzione narrativa, trasmettendo i sentimenti delle estati trascorse nella casa di campagna dei nonni, circondato da parenti e frutteti. L’essenza di anni che trapelano anche attraverso la carta della stessa copertina.

Storia della mia ansia Autore: Daria Bignardi Editore: Mondadori Prezzo: € 19,00 “Sappiamo già tutto di noi, fin da bambini, anche se facciamo finta di niente”. Questa osservazione di Lea, la protagonista dell’opera racchiude un po’ il punto di partenza di questo romanzo, edito lo scorso anno. La protagonista convive per gran parte della sua esistenza con l’odio per l’ansia di sua madre, che finisce per attanagliare anche lei. Sente di essere infelice nella sua vita quasi perfetta, finché un giorno qualcosa cambia. Nella sua vita irrompe un problema di salute, che darà una scossa a tutta la sua esistenza.

Ricostruiamo la politica Autore: Francesco Occhetta Editore: San Paolo Edizioni Prezzo: € 16,00

Cronache di Susetta. La zanzara che non s’arricetta. Autore: Giuseppe De Stefano Editore: ABEditore Prezzo: € 9,50

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utto ciò che ci scuote ci resta addosso per sempre. Negli occhi e sotto la pelle. Susetta strizza l’occhio più volte a Peppino, per complicità e per stima. Peppino vorrebbe ucciderla, perché con rassegnazione è costretto ad ospitarla nella sua camera e a darle da mangiare. Ma farà presto tesoro della sua presenza, della sua schiettezza. Sceglie di tenerla, perché nella vita per diventare uomini e donne, bisogna scegliere. Peppino si lascia voler bene da quella zanzara, diventa con la sua compagnia un uomo migliore. Vive la vita e non la osserva più passare. Una vita che sa picchiare forte delle volte, ma sa regalare anche gioie infinite. Susetta, una zanzara cocciuta e sarcastica, ha cambiato la vita di Peppino. Il libro regala un gran finale. E voi, avete mai ragionato con una zanzara? Clelia Esposito

In un panorama di populismi e mancanza di riforme che mettano d’accordo, quale contributo possono dare i credenti e la Chiesa in Italia alla vita pubblica? Il volume offre criteri e proposte concrete per rilanciare il dibattito politico nei luoghi vitali della società e delle istituzioni. Il lettore avrà un confronto sui modelli di integrazione, su diversi tipi di riforme e sull’esperienza formativa preparatoria per selezionare la classe dirigente. MARZO 2019 Insieme

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CULTURA APPUNTAMENTI CULTURALI

IN SALA di Martina Nacchio

Fiori in mostra. “All you need is flower”, questo il nome della mostra allestita presso gli spazi della galleria P.R.A.C., Piero Renna Arte Contemporanea di Napoli, fino al prossimo 20 marzo. Gli spettatori saranno immersi in un universo immaginario e magnifico, tutto fiorito, frutto del lavoro dell’artista fiorentino, Massimo Barlettani. Ventiquattro opere rappresentanti ciclamini, iris, tulipani, papaveri, calle, orchidee saranno in esposizione dal martedì al sabato dalle 17.00 alle 19.30. Festival delle Interculture. La Certosa di Padula è palcoscenico di un festival di cultura e musica promosso da amministrazione, Regione e Ministero dei Beni Culturali. Tanti gli appuntamenti del mese, inseriti in un ampio programma partito lo scorso gennaio. Tra questi l’evento del 15 marzo quando ci sarà una tavola rotonda in occasione dei 110 anni dalla morte di Joe Petrosino, presso la Sala Sanseverino. Il 30 marzo, poi, un appuntamento musicale dedicato a Fabrizio De Andrè. Riapre Palazzo Fondi. Lo storico palazzo vanvitelliano, situato nel cuore di Napoli, riapre le porte dopo anni di inattività divenendo un contenitore di arte, cultura e multidisciplinarità, in attesa di ospitare gli uffici dell’AGCOM. Si tratta di un modello di “Rigenerazione urbana temporanea”.

Paperino al Marte. La mediateca di Cava de’ Tirreni ospiterà fino a giugno prossimo “Quattro volte Paperino”, una mostra che rende omaggio alla storica icona del fumetto internazionale. L’esposizione, promossa dall’associazione “C’è cultura su Marte” in partnership con il Cavacon, si articola in tavoli e acetati originali e pannelli con le storie più significative, ripercorrendo la storia del papero nelle quattro figure di Paperino, Paperinik, Pk e DoucbleDuck.

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di Donato D’Elia

Dopo tante proposte “adulte”, questo mese ci dedichiamo al cinema per teenager, con due produzioni provenienti dagli Usa ed entrambe in uscita il 14 marzo (non che questi film possano risultare respingenti o inguardabili per un pubblico più maturo, ma il target di riferimento è quello adolescenziale). “Il coraggio della verità – The Hate U Give” di George Tillman Jr ci parla di Starr, 16 anni, che vive in bilico tra due mondi molto diversi: c’è il mondo di Garden Heights, il quartiere popolare con alto tasso di criminalità dove abita con la sua famiglia, con popolazione completamente afroamericana, controllato dal boss della droga King; e c’è il mondo immacolato della Williamson Prep School, scuola di alto livello, a maggioranza bianca, che Starr frequenta mantenendo un basso profilo, comportandosi da bianca (mentre i bianchi fanno di tutto per atteggiarsi da neri). Starr assisterà ad un evento nefasto che potrebbe cambiarle l’esistenza… Tillman rappresenta i due mondi contrapposti in maniera molto efficace: il quartiere di Garden Heights ha una fotografia calda, dai colori accesi, mentre la scuola, il mondo dei bianchi, ha una fotografia inondata di luce, quasi asettica, e riesce molto bene a restituire l’atmosfera di ipocrisia imperante, un politicamente corretto di facciata, che maschera una mentalità ancora piena di pregiudizi, che motteggia la “black culture” carpendone gli aspetti più appariscenti, ma senza riuscire davvero ad immedesimarsi. Pochissimo spazio rimasto per il secondo film, “Boy Erased – Vite cancellate” di Joel Edgerton, qui anche interprete. Jared, figlio di un pastore battista (Russell Crowe) e di una casalinga (Nicole Kidman), a diciannove anni rivela ai genitori di essere omosessuale. Il ragazzo a quel punto si ritrova a un bivio: sottoporsi a una terapia di rieducazione sessuale o venire esiliato ed emarginato dalla sua famiglia. Grandi attori e grande tema che sovrastano un pochino gli aspetti meramente cinematografici, ma è un film “utile”, anche e soprattutto per dibattiti successivi alla visione.


CULTURA I TESORi DEL MUSEO DIOCESANO

Un santo ritocco questa pagina ci aiuta a conoscere la storia del primo vescovo di Nocera, del busto che lo ritrae e del suo restauro che partirà a breve

Il restauro del busto

di Salvatore Alfano

Per comprendere la tipologia di restauro da eseguire sull'opera è stato necessario, come dicevamo il mese scorso, affrontare alcuni interventi preliminari e saggi di pulitura. Per farlo, la prima operazione è stata quella di mappare il manufatto attraverso un'attenta documentazione fotografica ed una successiva restituzione grafica del Busto, che ne ha messo in risalto le varie componenti e successivamente il loro stato di degrado.

Parti in argento

Parti in bronzo dorato

Parti in legno

Sulle orme di Prisco Parliamo delle reliquie. ll termine reliquia (dal latino reliquiae che significa resti) indica, in senso stretto, la salma, o una parte di essa, di una persona venerata come santo o beato e più in generale di una persona famosa. In senso lato, una reliquia è un qualsiasi oggetto che abbia avuto con i santi una più o meno diretta connessione, come vesti, strumenti del martirio o qualsiasi cosa essi usarono. Si parla di reliquie da contatto nel caso di oggetti che sono stati a contatto con altre reliquie del santo; quest’uso ha permesso di soddisfare il desiderio di molti fedeli di possedere un oggetto collegato al personaggio venerato senza la necessità di procedere al continuo frazionamento delle reliquie autentiche. Che dici delle tue reliquie, conservate nel sarcofago nell’area sepolcrale? Hanno avuto vicende alterne, esami istologici, verifiche mediche, ricognizioni, indagini fino ai nostri giorni e sembra che tutto concordi sulla conclusione che sono

di un uomo anziano, vissuto tanto tempo fa e che, ab immemorabili, tutti i vescovi che mi sono succeduti hanno venerato come appartenenti a me, Prisco, primo vescovo di Nocera. Anche se c’è stato qualche periodo meno chiaro in cui fu addirittura occultata la mia tomba. C’è qualche particolare sulle reliquie? La leggenda, quella che racconta della mia richiesta alle due sorelle Marzia e Marina, decedute prima di me, di farmi spazio insieme a loro! Ma non dimentichiamo che è soprattutto la fede che ci guida in questa devozione delle reliquie. E questa speranza della vita eterna alla quale tutti siamo diretti come naviganti sul mare. Ce lo dimostrano le linee ondulanti che un ignoto lapicida ha graffito con lo strigile sulla parte frontale del sarcofago antico di epoca imperiale. Natalino Gentile MARZO 2019 Insieme

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Insieme con Maria

Madonna delle Galline o Madonna del Megalini? di padre Domenico Marafioti

A Pagani il titolo di Madonna “delle Galline” potrebbe aver nascosto per secoli la devozione alla Madonna del Megalini, cioè del Magnificat: la ricostruzione di padre Domenico Marafioti, docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Ringraziamo il gesuita per questo approfondimento del culto e della devozione alla Vergine del Monte del Carmelo che, senza togliere nulla alla tradizione, offre una lettura della festa biblicamente fondata

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i sono tanti titoli mariani, quelli dei santuari, quelli delle litanie e quelli delle tante devozioni diffuse nella Chiesa. Ma nessuno mi ha incuriosito tanto quanto quello della Madonna “delle Galline”, che si venera a Pagani nella diocesi di Nocera Inferiore - Sarno. Mi sono sempre chiesto: che c’entra la Madonna con le galline? Certamente anche lei, nella Santa Famiglia, ne avrà avuta qualcuna a Nazareth; ma questo è un motivo sufficiente per attribuirle un titolo speciale?

LA STORIA E mi hanno raccontato la storia. Un gruppo di galline razzolando in un pollaio hanno scoperto una tavola con un volto della Madonna; successivamente la pittura si è consumata e la Madonna è stata ridipinta come se fosse la Madonna del Carmine. La devozione mariana si è sviluppata e a farla crescere ha contribuito anche sant’Alfonso, che la celebrava con attenzione, ma ha sempre mantenuto il titolo principale di Madonna delle Galline. Nel 1787 è stata incoronata con il patrocinio del Capitolo di San Pietro. Oltre la tela, è stata costruita una statua di legno più adatta per le processioni. La festa si svolge nella settimana dopo Pasqua, con grande partecipazione di

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Madonna del Carmelo detta delle Galline, metà XVIII sec. (foto Salvatore Alfano)


popolo, una trionfale processione la Domenica in Albis o della Misericordia, e tante manifestazioni folcloristiche, che indicano quanto è radicato nel cuore della gente l’affetto per la Madonna. Nulla da dire. Per la Madonna si può fare questo e altro; e tanti in tanti posti fanno cose altrettanto grandi, confermando la profezia che “tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1, 48). Rimane la curiosità, perché tanta fede e tanto affetto autentico deve essere legato alle “galline”. Si può sempre dire: Ma no, non è legato alle galline; piuttosto alla Madonna trovata dalle galline! È vero, e tutto può essere. Ma, se invece delle “galline”, ci fosse qualcosa di più importante e molto più vicino alla persona e alla missione della Madonna nella chiesa?

Certo i bizantini sono rimasti padroni di Salerno per oltre un secolo, dal 538 al 646, quando sono stati sconfitti dai Longobardi. Con i nuovi dominatori sono ritornati gli usi latini e soprattutto si è persa la conoscenza del greco. È rimasta invece la stessa fede e la stessa devozione alla Madonna, comune a latini e bizantini. In questo momento di passaggio dalla spiritualità bizantina alla spiritualità latina potrebbe essersi verificato uno strano fenomeno linguistico di intreccio tra greco, latino e dialetto italico, che non è possibile descrivere esattamente, per mancanza di fonti scritte, ma che potrebbe nascondere dietro un titolo mariano, difficile da capire, uno splendido titolo mariano di carattere biblico e di alto profilo spirituale.

IL RAPPORTO TRA IL MONDO GRECO E BIZANTINO

Non sappiamo quando si sono formati i dialetti italici. Conosciamo il primo documento della lingua italiana nel testo di Monte Cassino: «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte s(an)c(t)i Benedicti». Questo documento notarile risale all’anno 960, e il fatto che provenga dalla zona di Capua lo avvicina alla Campania. Non sappiamo come si parlava nella zona di Pagani, quanto latino, quanto italico e quante parole greche erano rimaste nella parlata popolare. Certo per anni e secoli, di padre in figlio, le persone si sono tramandate la devozione “a Madonna di galini”. Questa espressione è stata tramandata con rispetto, ma forse senza capire esattamente cosa si diceva, perché nessuno ricordava più le trasformazioni linguistiche che si erano verificate tra le parole originarie e le modificazioni intercorse nel tempo. A un certo punto si è sentito il bisogno di dare contenuto comprensibile all’espressione e si è costruito il racconto delle galline che trovano il quadro della Madonna, perché in italiano il suono e la parola più vicina a “galini” è proprio il termine “galline”, intendendo l’animale domestico da tutti conosciuto. L’accostamento Madonna e gal-

Certamente si tratta di una devozione molto antica. La tradizione racconta i fatti dal 1609 in poi, ma il particolare che la primitiva tavola trovata dalle “galline” abbia perso la pittura e sia stato necessario ridipingerla, dice che bisogna risalire molto più indietro. Qualcuno accenna ai secoli VIII-IX e ai monaci fuggiti dall’Oriente al tempo dell’iconoclastia, quando l’imperatore Leone Isaurico perseguitava i monaci che conservavano la devozione alle icone. Allora tanti hanno lasciato l’Oriente e si sono rifugiati in Occidente portando le loro icone, molte delle quali naturalmente rappresentavano la Madonna. Alcuni di loro avrebbero potuto sistemarsi nell’Agro nocerino-salernitano e diffondere la devozione alla Madonna. Questa dei rapporti tra occidente e oriente, tra il mondo latino e il mondo bizantino potrebbe essere una pista interessante di ricerca. Sappiamo infatti che, anche prima del tempo dell’iconoclastia, al tempo di Giustiniano (485565), Belisario aveva riconquistato il Sud Italia e lo aveva reinserito nell’impero d’Oriente, e quindi anche nella lingua greca, nella liturgia e nella spiritualità bizantina.

LA FORMAZIONE DEI DIALETTI

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Insieme con Maria line era certamente curioso, ma le persone non si sono formalizzate e hanno pensato meno alle galline e più alla Madonna, e così la devozione è andata avanti, perché Maria è sempre stata la Madre di Cristo e dei cristiani. In questa ricostruzione il racconto del ritrovamento del quadro da parte delle galline sarebbe un normale racconto eziologico, per spiegare il titolo, non altrimenti comprensibile. Ci sono tanti esempi di questi procedimenti storico culturali.

E SE FOSSE LA MADONNA DEL “MEGALINI”? Anch’io ho accolto la spiegazione che mi è stata data, qualche volta con rispetto e qualche altra con un sorriso di comprensione davanti a una tradizione difficile da accettare. Un giorno però mi sono detto: E se invece di essere la Madonna “di galini”, fosse la Madonna del “megalini”? Qualcuno dirà: E che cos’è questo? Esatto, proprio quello che hanno pensato gli antenati degli abitanti di Pagani, che non conoscevano più il greco. Siccome “megalini” non diceva niente, hanno lasciato cadere la prima sillaba “me” e hanno conservato le altre che, per quanto curiose, qualcosa significavano: “galini” si avvicina molto a gallini e galline. E così, con rispetto per la Madonna e senza ironia, hanno tramandato il titolo “Madonna delle galline”. Però “Megalini” un senso ce l’ha: infatti “megalini” è la pronuncia secondo lo iotacismo del termine greco: “Μεγαλύνει”. Oggi noi in occidente leggiamo questa parola secondo la pronuncia etacista diffusa da Erasmo, e pronunciamo: “megaliunei”; ma gli antichi seguivano la pronuncia iotacista (o itacista) tutt’ora in uso nel mondo greco-bizantino, nell’abbazia greca di Grottaferrata, nell’eparchia di Lungro in Calabria e a Piana degli Albanesi in Sicilia, dove pronunciano “megalini”. Perché la “υ” si pronuncia “y=i”, e anche il dittongo “ει” si pronuncia “i”. Quando però si è persa la conoscenza del greco la parola è

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La Vergine con il Bambino che sovrasta i quattro Santi (s. Giovanni Evangelista, s. Giuseppe e le martiri s. Costanza e s. Agata) ed insieme intercedono per liberare le anime del Purgatorio. Dipinto attribuito a Giovan Vincenzo Forli, XVII sec. (foto Salvatore Alfano)

diventata incomprensibile: “megalini” non diceva niente a nessuno, e lo si è abbreviato in “galini”, deformandolo e rendendolo irriconoscibile rispetto al termine originario, ma comprensibile rispetto al dialetto italico che si andava diffondendo. Così la Madonna del (Me)galini è diventata la Madonna delle galline. Ebbene, se così fosse, se davvero si fosse verificato questo fenomeno linguistico di trasformazione e conservazione, si può tornare indietro dall’italiano “galline” al dialetto “galini”, e risalendo da questo resto omofono, che ha lo stesso suono ma non lo stesso significato, al termine greco ricomposto nella sua integrità, dobbiamo ringraziare il titolo strano di Madonna “delle Galline”, che ha nascosto per secoli


e ha conservato per il popolo cristiano la splendida devozione alla Madonna del Megalini, cioè del Magnificat. Sì, “Μεγαλύνει” seguendo lo iotacismo si pronuncia “Megalini”, e Μεγαλύνει è la prima parola del Magnificat secondo il testo greco di Lc 1, 46: “Μεγαλύνει ἡ ψυχή μου τὸν Κύριον”, (Magnifica l’anima mia il Signore). A Pagani quindi si venerava e si venera la Madonna con il titolo biblico, teologico e poetico del Megalini, proprio del Magnificat! Che splendido tesoro di pietà! Che splendido patrimonio di fede!

IL CANTO DEL MAGNIFICAT Certo può essere simpatico pensare che alcune galline razzolando abbiano regalato ai cittadini di Pagani la devozione alla Madonna. Ma quanto più bello e importante sarebbe poter riconoscere che i nostri antenati ci abbiano tramandato la devozione alla Madonna del Magnificat, con il ricco contenuto teologico mariano dell’Inno, che canta la grandezza di Maria e il suo posto nel mistero di Cristo e nella storia e della salvezza. Tra l’altro mi dicono che c’è un elemento liturgico antico che potrebbe avvalorare questa ricostruzione. Al termine della processione, quando si rientra nella Basilica si canta proprio il Magnificat. Non potrebbe essere questo un prezioso resto del passato, fedelmente conservato dalla devozione po-

polare, per richiamare l’attenzione di tutti non alle “galline” ma al Magnificat? Per legittimare il percorso per cui è possibile risalire da “galini” a “megalini”, basterebbe fare una piccola ricerca sui grecismi rimasti nel dialetto di Pagani e dell’agro nocerino. In tante parti del Sud-Italia ce ne sono molti; se ci sono altri grecismi, ci può essere anche questo. Il fatto che sia stato deformato nel tempo, non vuol dire che non sia ancora riconoscibile. Certo, per collegare la Madonna al Magnificat non c’è bisogno di fare tutta questa lunga e complessa ricostruzione storico-linguistica. Ogni vero devoto della Madonna sa valorizzare tutti i brani biblici che parlano di Maria. E, tuttavia, che un titolo mariano metta in evidenza la relazione di Maria col Magnificat è una cosa splendida. Che questo l’abbia fatto la devozione popolare, sia pure deformando le parole, è ancora più significativo, perché proprio il popolo di Dio è più sensibile all’affetto materno di Maria. Allora, usando il linguaggio popolare, bisogna ringraziare la Madonna delle Galline che ci ha conservato la memoria della Madonna del Megalini, del Magnificat. Non c’è spazio per sorrisi più o meno ironici, non c’è posto per l’aria di sufficienza degli intellettuali accondiscendenti verso il popolo ignorante, la Madonna del Megalini è una perla preziosa della pietà cristiana e della spiritualità mariana.

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VISITA PASTORALE a cura di Antonietta Abete

Il Vescovo con padre Michele Saraciu, i frati cappuccini di Sant’Andrea e i ministranti della parrocchia

Il Vescovo con le realtà dell’Oratorio

La bellezza dell’incontro

S

tare accanto a ciascuno per ascoltarne le gioie e i dolori, le delusioni e le speranze personali: è lo spirito che anima la Visita Pastorale del Vescovo alla Diocesi e che ha specialmente caratterizzato i giorni di incontro nella parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Nocera Inferiore. Dal 3 all’8 febbraio monsignor Giuseppe Giudice ha visitato la comunità guidata da padre Michele Saraciu. Nel primo giorno della Visita con una certa trepidazione abbiamo atteso l’arrivo del nostro Pastore. Il Vescovo è stato accolto solennemente in chiesa. Dopo il rito di accoglienza, come da programma, abbiamo dato inizio alla Celebrazione Eucaristica seguita da un bellissimo momento animato dal gruppo teatrale disabili. Nei primi giorni il Vescovo ha incontrato le varie realtà della zona, senza trascurare quelle più periferiche. Ha avuto un incontro con gli operatori parrocchiali, con la guardia di finanza, la polizia, al palazzo di giustizia, concludendo ogni sera con la Celebrazione Eucaristica. Molto sentiti sono stati anche i momenti in cui monsignor Giudice ha incontrato i bambini delle scuole presenti sul territorio, suscitando in loro non poco entusia-

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smo. Anche gli incontri con i dipendenti delle aziende locali sono stati piacevoli e ricchi spunti. Giorno dopo giorno la Visita ha portato gioia nei nostri luoghi e in quelli che circondano la casa del Signore. Il Vescovo ha visitato anche il dipartimento di salute mentale dell’A sl, ricevendo una calorosa accoglienza.

Il racconto della Visita Pastorale nella parrocchia di San Bartolomeo Apostolo di Nocera Inferiore

Pure la comunità dei frati cappuccini di Sant’Andrea ha accolto con gioia fraterna la visita del pastore al convento. I malati, le famiglie, i piccoli commercianti, tutti hanno avuto la grazia di ospitare il Vescovo, momenti di grande entusiasmo e spiritualità. Dopo tanti incontri non poteva mancare quello più importante con Dio durante l’A dorazione Eucaristica, animata dal gruppo preghiera e dal coro della parrocchia. Non è certamente facile racchiudere in poche righe un’esperienza intensa come la Visita Pastorale, che abbiamo accolto come sprone e incoraggiamento a continuare il nostro cammino di fede nella certezza che non siamo soli, nonostante gli alti e bassi della vita, le incertezze e le difficoltà. Romina Ceraldi

Il Vescovo incontra gli alunni della scuola primaria

Il Vescovo nella cappella di San Lorenzo


I PROSSIMI APPUNTAMENTI della visita pastorale

Parrocchia Santi Simone e Giuda

Parrocchia Sant’Anna

Parroco: don Carmine Vitolo Abitanti: 6000

Parroco: mons. Mario Ceneri Abitanti: 1000

Gruppi: Azione cattolica ragazzi, giovani e adulti, corale, catechismo, ministri ausiliari dell’Eucaristia, Caritas. Sul territorio parrocchiale c’è la Congrega di Santa Maria a Monte

Gruppi: Oratorio ANSPI, giovani, giovanissimi, Apostolato della preghiera, catechismo, ministri ausiliari dell’Eucaristia, commissioni festeggiamenti. Visita dal 17 al 23 marzo

Visita dal 6 al 10 marzo

Parrocchia San Giovanni Battista Parroco: don Andrea Annunziata Vicario parrocchiale: don Marco Siano Abitanti: 5000 Parrocchia San Giuseppe Seminarista: Antonio Padovano Sorrentino Gruppi: Scout Nocera Inferiore 1, Oratorio Mariano ANSPI, gruppo Parola di Vita, sposi Fraternità di Emmaus, giovanissimi, giovani, gruppo famiglie, catechismo, Caritas, ministri straordinari dell’Eucaristia, corale degli adulti e corale dei ragazzi, gruppo formazione permanente per gli adulti, gruppo teatro, gruppo animazione missionaria, commissione grandi eventi, biblioteca parrocchiale. Visita dal 26 al 31 marzo

Amministratore parrocchiale: fra Michele Floriano Abitanti: 3300 Gruppi: Cavalieri di San Giuseppe, catechismo, gruppo giovani, gruppo famiglie, ministranti, Apostolato della preghiera, ministri ausiliari dell’Eucaristia, Caritas. Visita dal 2 al 7 aprile

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Messaggio per la Quaresima

Non temere piccolo gregge «Poi disse ai suoi discepoli: «Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così bene l’erba nel campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno». (Lc. 12, 22-32)

Carissimi, la stagione liturgica della Quaresima, preparatoria alla Pasqua, è un tempo di grazia che il Signore ci concede per pregare, digiunare, fare elemosina, e così convertirci. È il tempo in cui il deserto della nostra vita, irrorato dalla pioggia della misericordia, può ridiventare giardino. È il tempo in cui Egli ci ripete: Non temere, piccolo gregge!, mentre ci invita ad una fiducia smisurata nella Provvidenza, che si alza sempre prima del sole. In questo tempo prezioso dell’Anno Liturgico, siamo invitati ad avere un triplice sguardo. Verso l’alto, per guardare gli uccelli del cielo e non preoccuparci troppo delle cose della terra. Verso il basso, per imparare dai gigli dei campi e apprezzare la bellezza che viene dal Signore. Sguardo al cielo e alla terra vuol dire coniugare nella nostra vita tutti gli aspetti dell’esistenza, cercando di fare sintesi, occupandoci e non preoccupandoci. Sguardo verso l’alto è contemplazione e preghiera, digiunando da ciò che non serve, per poterci aprire alla carità verso l’altro, gesto che dal cuore deve arrivare a un segno concreto di generosità economica. In questo duplice sguardo, Dio e l’uomo camminano insieme verso la Pasqua e, di Pasqua in Pasqua, verso quella patria intravista, ma non ancora posseduta. Il terzo sguardo, senza il quale gli altri due non hanno effetto, è verso il nostro cuore per discernere il bene dal male e scegliere il bene (cfr. Mc 7, 20-23). Fare bene il bene, e farlo sempre bene e per il bene, può essere un ottimo programma quaresimale. Solo così il deserto ridiventerà giardino e ci accorgeremo che Dio vi passeggia alla brezza del giorno (cfr. Gen. 3, 8), e così convertiti non ci nasconderemo più e saremo pronti a lavorare con gioia nei giardini della nostra vita. Buon cammino. 11 febbraio 2019

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† Giuseppe, Vescovo


GLI OPERAI DEL VANGELO di mons. Giuseppe Giudice

Annunciazione di Beato Angelico, 1425 - 1426

Terzo appuntamento con la rubrica “Gli operai del Vangelo”, curata da mons. Giuseppe Giudice. Un taccuino che raccoglie gli appunti del Vescovo per una rinnovata pastorale vocazionale

“E l’angelo si allontanò da Lei” All’alba di ogni vocazione c’è un momento in cui si rimane da soli davanti a Dio, senza appoggi umani. È l’inizio dell’avventura vocazionale E l’angelo si allontanò da Lei (Lc 1, 38).

L

a pagina dell’Annunciata, riportata dall’evangelista Luca, è una stupenda e profonda storia vocazionale, paradigmatica per noi. È la chiamata gratuita e la risposta libera di Maria, nel suo eccomi e nel suo sì ogni vocato può trovare casa e accoglienza, stampo per ogni vocazione nella Chiesa. Ma non vorrei qui soffermarmi sul dialogo stupendo tra l’arcangelo e la Vergine, ma concentrare l’attenzione su un particolare che può sembrare banale e che invece è l’inizio della risposta vocazionale. Mi riferisco al momento in cui l’angelo si allontana dalla Vergine. L’annuncio è avvenuto, la lettera è stata consegnata; la dichiarazione d’amore è stata espressa. Maria ha risposto positivamente e l’angelo si allontana, dopo aver svolto la sua missione. Si dice sì e si rimane soli. Il messaggero è partito, la famiglia è distante, gli amici sono andati via, la comunità si allontana o è distratta. Questo è, per la vocazione, il momento più importante e più proficuo, quando il seme è solo nella terra e comincia a marcire. Non ci sono appoggi, siamo sul baratro, sull’orlo dell’abisso, e si è soli, tremendamente soli. È l’ora in cui, nel grembo ecclesiale, una mano invisibile sostiene nella nudità della fede, e non è opportuno mendicare consensi.

Ed è allora, solo allora, che il sì viene inverato, che Dio diventa, senza appoggi umani, il mio Tutto, il mio solo Amore. Momento stupendo e scarnificante, senza il quale ogni vocazione, ogni chiamata, ogni amore, è solo emozione e illusione. Semplice monologo che non incontra il Tu. Ci deve essere un momento, all’alba di ogni vocazione, in cui si deve rimanere soli davanti al Solo. Necessariamente soli, appartati e aggrappati solo a Lui. Solo così comincia l’avventura vocazionale e la solitudine non è più solitudine, perché riempita dalla presenza di Dio. Qui abita il cuore di ogni vera consacrazione. Forse per questo motivo, Maria sente il bisogno di alzarsi in fretta e di andare verso la casa della cugina Elisabetta. Il sì diventa servizio e canto sui monti della Giudea e nell’abitazione della cugina, e condivisione con chi può comprendere e sostenere, mentre le folle scoraggiano e mormorano. Il cammino con Maria si fa Magnificat, canto che la Chiesa ripete ad ogni Vespro, affinché il sì di ogni chiamato si trasformi in un grazie gioioso. † Giuseppe, Vescovo

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VITA ECCLESIALE Don Aniello Cipriani svolge il suo servizio di diacono ministrante durante la Celebrazione presieduta dal Papa all'Altare della Cattedra, nella basilica di San Pietro, il 3 novembre 2018 per la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno. (Foto Vatican Media/SIR)

Mi ha scelto tra tanti Don Aniello Cipriani si prepara all’ordinazione sacerdotale del 18 marzo, nei primi Vespri della solennità di San Giuseppe

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ronuncerà il suo sì a Dio, per sempre, il prossimo 18 marzo, nella celebrazione di Ordinazione presbiterale presieduta dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, nella parrocchia di origine, San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio. Il diacono Aniello Cipriani, 29 anni compiuti lo scorso 27 novembre, è emozionato. Ancora pochi giorni e sarà sacerdote. Ha vissuto gli anni da seminarista nelle parrocchie Sant’Antonio ad Orta Loreto di Sant’Egidio del Monte Albino e Santa Maria delle Grazie di Casatori di San Valentino Torio, da quando è diacono è affidato alla parrocchia di origine. Una comunità che sente particolarmente vicina: «Il rapporto è stupendo. C’è affetto, amicizia, stima. Un amore che a volte considero immeritato. Mi sono vicini nella preghiera e nella concretezza. Lì è iniziato tutto. Tutti mi hanno accompagnato, a partire dal parroco don Alessandro Cirillo». Partirà da dove tutto è nato, dove è stato generato. È da qui che contribuirà ad edificare una Chiesa d’amore.

Che Chiesa si augura di trovare e di contribuire a rinnovare?

La Chiesa che bisogna amare è quella del presente. Vorrei, invece, contribuire a costruire una Chiesa più umana, che superi le difficoltà che spesso caratterizzano i rapporti tra

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le persone. Una Chiesa più unita e compatta nell’operare insieme per il Regno di Dio. Una maggiore unità di intenti, relazioni vere. Da cosa partire?

Da noi stessi. La realtà ci può scoraggiare, ci può far dire «chi me lo fa fare». Non possiamo fermarci a questo. Lavorare da noi in primis e non guardare sempre a quello che fanno gli altri. Quando è che si corre il rischio di una possibile resa?

Quando mi impegno e non vedo risultati. Ma non posso certo fermarmi a questo. È necessario andare oltre. Da novello sacerdote come pensa di gestire eventuali momenti di difficoltà?

Questi momenti verranno, certamente. Gesù ci ha detto: «Chi vuol venire con me prenda la sua croce e mi segua». Li affronterò con Lui. Le comunità presentano varie sfaccettature, tra cui molte problematiche. Tra i temi più caldi c’è quello del rapporto con i giovani. Come approcciarsi?

A un primo impatto può apparire che i giovani cerchino altro. Sembrano superficiali, ma in realtà si portano


La parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo

dentro delle domande molto serie. Le nuove generazioni guardano alla testimonianza, alla presenza. Anche andare a prendere un caffè insieme al bar può fare la differenza. Pure questo è un segno, l’occasione per parlare loro, dire qualcosa che può suscitare un cambiamento. Essere testimoni di quello che il Signore è stato per me, che è per me, in ogni contesto. Non penso che la soluzione sia fare prediche, ma dare risposte alle loro domande. Un episodio legato al rapporto con i giovani?

Non ce ne è uno in particolare. Tuttavia ci sono stati degli incontri che mi hanno lasciato un segno particolare. Ricordo, per esempio, l’esperienza nella parrocchia di Orta Loreto, quegli anni mi hanno fatto crescere.

La cosa essenziale è far comprendere il valore di questo Sacramento, in secondo luogo il confessore dovrebbe caratterizzarsi per l’accoglienza. Da ragazzo, prima di fare la scelta del seminario, quando mi confessavo temevo il giudizio, vedevo un Dio giudice, c’era timore del confessore e del suo pensiero. L’esperienza mi ha aiutato. Così come l’ho sperimentato io, è necessario aiutare a vivere nel confessionale la parabola del Padre misericordioso. Lui è lì ad accoglierci.

Foto Salvatore Alfano

Tra i Sacramenti, quello della Confessione sembra quello più lontano, soprattutto dai giovani. Lei ha raccontato che si è avvicinato a Dio dopo l’esperienza della riconciliazione. Si può, insomma, cambiare idea?

Futuro. Sarà un sacerdote che vuole più formare, come immaginava prima del diaconato, o che vuole vivere la vita pastorale?

Preferirei stare in parrocchia, anche se insegnare, formare resta un mio sogno. Quale sarà la cifra del suo ministero sacerdotale?

«Ti ho amato di un amore eterno» è il versetto scelto per la locandina dell’ordinazione. Nella vecchia traduzione continuava così: «Per questo ti ho attratto a me, chiamandoti». È Lui che mi ha scelto tra tanti. Questa vuole essere la certezza su cui fondare il mio ministero. La mia vita era paralizzata, Lui venendo nelle mie tenebre ha fatto andare ogni cosa al suo posto. Un cambiamento che ricorderà con un canto speciale durante la Celebrazione del 18 marzo.

Don Aniello Cipriani

Per l’abbraccio di pace ho scelto Ti seguirò. Questo canto mi ha accompagnato dall’inizio. Lo ascoltai la prima volta nel dicembre 2011, a un ritiro del gruppo Emmaus. Risentirlo mi porta agli inizi del percorso di discernimento, a quell’esperienza che considero fondamentale. Quegli incontri mi hanno fatto superare la diffidenza iniziale. È grazie a quei momenti vissuti che oggi sono qui. Salvatore D’Angelo MARZO 2019 Insieme

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VITA ECCLESIALE Da sinistra: Anna e Salvatore Caracciolo, l’assessore Maria D’Aniello, don Silvio Longobardi, mons. Vincenzo Leopoldo e mons. Giuseppe Giudice

Uniti nel nome di don Enrico «C

aro don Enrico, non ci sei più, ma ho trovato il tuo spirito baciando le mura della tua Città: sono piene di Te», scrive mons. Giuseppe De Simone, parroco di Bonea di Vico Equense. È il 29 gennaio del 1967, Angri è sgomenta, nella notte tra il sabato e la domenica è morto don Enrico Smaldone, il sacerdote che aveva sognato per i bambini orfani, vittime della povertà e del degrado della seconda guerra mondiale, un futuro migliore. Aveva consumato ogni energia, fisica, spirituale ed economica per costruire ad Angri la Città dei Ragazzi come aveva fatto padre Flanaghan nel Nebraska. Tra quelle mura, tanti orfani hanno ritrovato un padre, il sorriso e la possibilità di imparare un mestiere nelle officine meccaniche e nella falegnameria che il sacerdote aveva messo su, con una fantasia e un’intraprendenza che ancora oggi lascia senza parole quanti si accostano alla sua vita. «I santi sono una risorsa per la comunità ecclesiale perché hanno il coraggio di aprire strade che altri neppure vedono, ma sono anche una sfida perché lasciano una preziosa e, talvolta, pesante eredità» ha ricordato don Silvio Longobardi lo scorso 29 gennaio, nel 52esimo anniversario della morte. Tante le iniziative promosse negli anni per tenere viva la memoria del sacerdote, in questa scia si è inserita, da qualche anno, la scelta di vivere il ritiro men-

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Ad Angri una ricca giornata per ricordare don Enrico Smaldone nel 52esimo anniversario della morte


Un momento di preghiera nella stanza in cui è morto don Enrico Smaldone

sile del clero diocesano nella sua Città, affidata dal 2009 alla Fraternità di Emmaus che porta avanti, con modalità adeguate al mutare dei tempi, quella stessa storia di carità a favore dei minori e della famiglie in difficoltà. Al mattino don Silvio Longobardi, custode del movimento ecclesiale e autore del libro “L’audacia della carità” – una raccolta documentata degli appunti e delle lettere scritte da don Enrico – ha tenuto una ricca e articolata catechesi sulla spiritualità sacerdotale di don Enrico Smaldone: «L’idea di fondare la Città dei Ragazzi emerge agli inizi del 1949, settant’anni fa. In realtà, tutto inizia il 13 luglio 1941, il giorno in cui don Enrico fu consacrato sacerdote». Ed ha aggiunto: «Fu quella la sua Pentecoste, il fuoco dello Spirito diede una particolare intensità alla sua (troppo) breve vita sacerdotale. Il giovane prete inizia il suo ministero nel contesto di una condizione sociale gravata da guerra e povertà ma s’impegna con tutta la passione e l’ingenuità di chi sogna di costruire un mondo nuovo». Cittadella don Enrico Smaldone. Alle 12.30, alla presenza del vescovo Giuseppe Giudice, del vicario generale mons. Vincenzo Leopoldo, dell’assessore del Comune di Angri Maria D’Aniello, di don Silvio Longobardi, Anna e Salvatore Caracciolo, una coppia di sposi che vive nella struttura con i due figli, e di tanti cittadini, all’ingresso che dà su via Adriana, un drappo blu è stato tirato giù e ha lasciato scoperto uno striscione sul quale campeggia il volto del sacerdote e la scritta “Cittadella don Enrico Smaldone”. Erano presenti anche i bambini della scuola elementare “Sant’Alfonso Maria Fusco” e quelli della scuola secondaria di primo grado "Galvani-Opromolla", a loro si è rivolto il nostro Vescovo: «Quando leggete questo nome, andate ad approfondire per capire da dove nasce la bellezza di una santità. A scuola, insieme agli insegnanti, a casa, con i vostri genitori, approfondite la figura di don Enrico, una ricchezza per la città di Angri. Oltre Alfonso Maria Fusco, abbiamo un altro dono: oggi è un sacerdote, domani la Chiesa potrebbe riconoscere la sua santità. Noi dobbiamo semplicemente pregare, approfondire e attendere. Senza accanimenti, perché i santi li fa il Signore, la Chiesa li riconosce. A noi l’umiltà di cercare di imitarli, altrimenti perdiamo tempo». La Celebrazione Eucaristica. L’intensa giornata si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica vespertina presieduta da mons. Vincenzo Leopoldo, vicario generale della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno. «Preghiamo per don Enrico Smaldone – ha detto il sacerdote – perché il Signo-

re voglia manifestare alla Chiesa la sua santità. A volte deturpiamo la nostra devozione ai santi, cogliamo il primo aspetto, quello di intercessione perché si compia un desiderio umano. Rare volte preghiamo perché possiamo seguire i santi sulla via della santità». Poi ha cercato di dare una risposta alla domanda che tanti portano nel cuore: perché è morto così presto? Perché il Signore lo ha chiamato a sé? In fondo stava facendo così bene. «Anche a don Enrico il Signore ha voluto dire: sei strumento nelle mie mani. Ma ricorda che sono io che faccio le opere. Forse aveva fretta di averlo in Paradiso, aveva fretta di immetterlo in quella liturgia celeste nella quale solo ai santi è consentito l’accesso». Ha concluso con un duro monito: «Don Enrico prega per noi, prega per tutti coloro che vogliono realizzare nel mondo il progetto di Dio che è sempre un progetto di donazione e carità. Non la carità come elemosina, ma quella carità che unisce in uno spirito di fraternità, di accoglienza, di perdono. Quella carità che si arricchisce della diversità di ciascuno. Una diversità che mai deve portarci al contrasto, alla rottura, alla contrapposizione. Se qualcuno pensa di poter ottenere dalla Chiesa questa manifestazione di santità di don Enrico, senza portare nel cuore la carità, si facesse da parte. Lasci lavorare quelli che credono nell’amore, quelli che credono nella carità di Cristo, quelli che hanno veramente fede e credono, come don Enrico, nell’amore di Dio che si manifesta nella carità verso gli altri». Parole a cui è seguito il ringraziamento di don Silvio: «Non ci si può dividere sulla memoria di un sacerdote che nella sua esistenza ha servito umilmente e fedelmente la Chiesa. Noi che abbiamo accolto questo luogo come dono della Provvidenza ci impegniamo a farlo diventare segno della Provvidenza, perché possa continuare la storia che don Enrico ha cominciato 70 anni fa». Antonietta Abete MARZO 2019 Insieme

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VITA ECCLESIALE Papa Francesco pranza con i poveri della mensa Caritas di Firenze Foto L’Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR

Tecnologie al servizio dei poveri Nasce Tucum, l’applicazione per donare un pasto ai senza fissa dimora individuati dalle Caritas diocesane

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n’applicazione per dispositivi mobili che dà la possibilità agli utenti donatori di offrire un pasto ai senza dimora e alle famiglie più indigenti sull’esempio della tradizione partenopea del caffè sospeso. Si chiama Tucum ed è sviluppata dalla A.P.P. Acutis S.r.l.s. nell’ambito di un progetto svolto con il sostegno di Caritas Italiana. L’app Tucum permette di compiere gesti di carità grazie alla moneta elettronica senza più ricorrere al contante. Ai beneficiari, individuati dalle Caritas diocesane, è consegnata una particolare tessera a tecnologia Nfc (Near-Field

Communication) contenente crediti, e non soldi, con la quale è possibile ritirare al massimo l’equivalente di un pasto giornaliero (colazione con pranzo o cena). «L’iniziativa nasce per alleviare il problema della povertà, affidando a tanti uomini e donne di buona volontà uno strumento innovativo per vivere la carità con più sicurezza e maggiore trasparenza, in grado di coinvolgere e responsabilizzare l’intera collettività, indipendentemente dal proprio credo e stato sociale – si legge in una nota –. Allo stesso tempo il progetto permette ai più bisognosi di essere sostenuti e accom-

Il Papa ritorna a Napoli Il convegno sul tema “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo” sarà l’occasione del ritorno di papa Francesco in Campania. L’appuntamento promosso dalla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale, sezione San Luigi di Napoli, consentirà al Pontefice di ritornare all’ombra del Vesuvio. Francesco sarà a Napoli il 21 giugno alle ore 9.00, interverrà nel corso della seminario che si terrà sul piazzale dell’ateneo e poi ripartirà nel primo pomeriggio alla volta del Vaticano.

pagnati con maggiore dignità in percorsi di promozione umana». Gli effetti delle donazioni possono essere anche moltiplicati nel caso in cui i donatori acquistino i prodotti convenzionati al prezzo di mercato, mentre gli esercizi commerciali aderenti al circuito li distribuiscono gratuitamente ai beneficiari, addebitando alla “Tucum OdV” l’erogazione dei prodotti al prezzo di costo. Tra gli obiettivi dell’iniziativa, anche quello di promuovere l’avvio di nuove attività lavorative e sostenere progetti di promozione umana in Paesi in via di sviluppo. Riccardo Benotti (Sir)

Ai piedi di Maria

Il Vescovo ha guidato un gruppo di fedeli della Diocesi per il pellegrinaggio invernale a Lourdes, in occasione del 161esimo anniversario della prima apparizione della Vergine a santa Bernadette. Il gruppo è stato nella città mariana dal 9 al 12 febbraio. L’11 febbraio, nella basilica di San Pio X, monsignor Giuseppe Giudice ha concelebrato la Santa Messa presieduta dal cardinale Luis Antonio Tagle.

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI In memoria

Il 4 marzo, alle ore 18.30, nella parrocchia San Giovanni Battista di Roccapiemonte, il Vescovo presiede la Santa Messa nel quinto anniversario della morte di monsignor Mario Vassalluzzo, già Vicario generale della Diocesi.

Visita Pastorale

Il Vescovo è in Visita Pastorale nelle seguenti parrocchie della forania di Nocera Inferiore: dal 6 al 10 marzo Santi Simone e Giuda; dal 17 al 23 marzo Sant’Anna; dal 26 al 31 marzo San Giovanni Battista; dal 2 al 7 aprile parrocchia San Giuseppe.

Con i Vescovi

Esercizi spirituali con i Vescovi della Conferenza episcopale campana dall’11 al 15 marzo presso il Centro “La pace” di Benevento.

Vocazioni

Il 18 marzo, alle ore 17.00, il Vescovo presiede l’ordinazione sacerdotale del diacono don Aniello Cipriani nella parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio. Il 21 marzo, invece, ritiro spirituale con i seminaristi al seminario di Napoli.

Con i sacerdoti

Il 19 marzo, alle ore 10.00, ritiro del clero in Curia. Il 29 marzo, alle ore 19.00, il Vescovo presiede in Cattedrale la Santa Messa per il 50esimo anniversario di sacerdozio di don Vincenzo Ruggiero.

Appuntamenti culturali

Il 28 marzo, alle ore 17.00, presso la biblioteca comunale di Nocera Superiore, il Vescovo partecipa alla presentazione del libro intervista “Ma i cieli non si assaltano” di Luigi Gravagnuolo e Alfonso Schiavino.

Via Crucis Il 27 marzo, alle ore 19.30, il Vescovo presiede la Via Crucis diocesana per le strade della forania di Nocera Inferiore che in questo periodo vive la Visita Pastorale alle comunità parrocchiali.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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ISTITUTO DIOCESANO PER IL SOSTENTAMENTO CLERO Presidente prof. Felice Cajazzo c.c.p. 13407846 MARZO 2019 Insieme Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore - t. 081 517 92 30 - idscnocerasarno@gmail.com

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

Laici impegnati e non solo in parrocchia Senza un laicato maturo e responsabile, formato e disponibile, è difficile seminare il Vangelo negli ambiti della vita sociale, politica e culturale

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a lettera che papa Francesco ha scritto tre anni fa sul ruolo dei laici non ha avuto risonanza ed è presto caduta nel dimenticatoio. E invece rappresenta una grande provocazione che s’inserisce nel solco tracciato dal Concilio e ribadito da tutti i suoi Predecessori. Uno di quei temi davvero essenziali e perciò bisognosi di ricevere un adeguato approfondimento. Il laico impegnato. Nell’accezione più diffusa il laico impegnato è quello che offre la sua attiva collaborazione nella pastorale parrocchiale. Le altre forme di impegno – famiglia, professione, cultura, volontariato sociale o culturale – non vengono considera-

te né promosse, anzi sono catalogate nell’ambito delle scelte private, quelle che ogni battezzato può fare ma che non coinvolgono direttamente la comunità ecclesiale. In questo modo, e pur con le migliori intenzioni, l’impegno sociale finisce per essere considerato come qualcosa di privato che non appartiene all’orizzonte apostolico della Chiesa. Si tratta evidentemente di un grave errore teologico. La missione della Chiesa, infatti, è ben più ampia di quella pastorale affidata alla parrocchia. Stando al Vaticano II, il compito proprio dei laici è quello di essere luce e lievito nella società. Ogni contrapposizione tra l’ambito parrocchiale e quello sociale non solo è ste-

“Molte volte siamo caduti nella tentazione di pensare che il laico impegnato sia colui che lavora nelle opere della Chiesa e/o nelle cose della parrocchia o della diocesi, e abbiamo riflettuto poco su come accompagnare un battezzato nella sua vita pubblica e quotidiana; su come, nella sua attività quotidiana, con le responsabilità che ha, s’impegna come cristiano nella vita pubblica” (Papa Francesco, Lettera al card. Ouellet, 19 marzo 2016)

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rile ma finisce per impoverire la missione della Chiesa che per sua natura abbraccia tutto il cosmo e tutti gli ambiti della vita umana. Il lamento sulla tendenza a ridurre la ministerialità laicale nei soli percorsi dell’ordinaria attività pastorale è risuonato anche nel Sinodo sui laici (1987). Giovanni Paolo II lo ha raccolto fedelmente nell’Esortazione Christifideles laici e ha denunciato “la tentazione di riservare un interesse così forte ai servizi e ai compiti ecclesiali, da giungere spesso a un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico” (n. 2). Sono passati trent’anni da queste chiarissime affermazioni del magistero ma facciamo ancora fatica a tradurle sul piano pastorale. Si può comprendere la difficoltà contingente: in tempi di crisi i pastori (tanto i vescovi quanto i preti) sentono maggiormente il bisogno di orientare la disponibilità ministeriale dei laici all’interno della pastorale per supportare la catechesi e la liturgia. Il rischio però è che questa scelta finisca per diventare strutturale, alimentando così una mentalità piuttosto riduttiva, quella di una Chiesa chiusa nel recinto delle pecore e poco attenta a cercare quelli che si sono allontanati. Di fatto, dobbiamo registrare che un’ecce-


Immagine di repertorio

siva insistenza sull’impegno dei laici all’interno della comunità ecclesiale ha determinato una sostanziale svalutazione della specifica responsabilità che essi devono offrire nel mondo sociale e professionale, economico e culturale. La Chiesa corre il rischio di chiudersi in una sorta di cittadella fortificata e di far mancare all’umana società la luce e la forza creativa del Vangelo. È necessario perciò ritornare all’insegnamento del Vaticano II che spiega molto chiaramente qual è la vocazione specifica dei laici: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium, 31). L’indole secolare dei laici. La presenza dei laici nella vita sociale è dunque una particolare vocazione. Riprendendo questa dottrina, nell’enciclica Evangelii nuntiandi, scritta a conclusione del giubileo del 1975, Paolo VI scrive che la vocazione specifica dei laici “li pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali”. Essi perciò, continua papa Montini, “devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione”. “Il loro compito primario e immediato non è l’istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale - che è

il ruolo specifico dei pastori - ma è Vangelo deve investire ogni realtà ula messa in atto di tutte le possibili- mana perché tutto sia trasfigurato e tà cristiane ed evangeliche nascoste, redento. Raissa Maritain (1882-1960), ma già presenti e operanti nelle real- una credente impegnata nel mondo della cultura, ha lasciato quest’antà del mondo”. La lezione del grande Pontefice così notazione tra i suoi appunti spirituacontinua: «Il campo proprio della lo- li: “Se Dio non chiama alla solitudine, ro (dei laici) attività evangelizzatrice bisogna vivere nella moltitudine; farè il mondo vasto e complicato della lo conoscere là, e farlo amare. Ma se politica, della realtà sociale, dell’eco- decidi di vivere nella città, non bisonomia; così pure della cultura, delle gna passeggiare con le mani in tasca. scienze e delle arti, della vita interna- Bisogna partecipare alla vita della cozionale, degli strumenti della comu- munità e cercare di instaurare tutto nicazione sociale; ed anche di altre in Cristo” (Diario di Raissa, Brescia, realtà particolarmente aperte all’e- 2000, p. 88). vangelizzazione, quali l’amore, la fa- miglia, l’educazione dei bambini e La testimonianza dei laici si svolge degli adolescenti, il lavoro professio- preferibilmente nell’ambito secolanale, la sofferenza. Più ci saranno lai- re; quella dei presbiteri nel cuore delci penetrati di spirito evangelico, re- la comunità ecclesiale. Questa distinsponsabili di queste realtà ed espli- zione non determina una netta sepacitamente impegnati in esse, compe- razione di ruoli ma piuttosto una fetenti nel promuoverle e consapevoli conda e provvidenziale complemendi dover sviluppare tutta la loro capa- tarietà. Senza dubbio i laici sono più cità cristiana spesso tenuta nascosta direttamente implicati e coinvolti e soffocata, tanto più queste realtà, nell’impegno sociale e politico: senza senza nulla perdere né sacrificare del un laicato maturo e responsabile, forloro coefficiente umano, ma manife- mato e disponibile, sarà assai difficile stando una dimensione trascenden- seminare il Vangelo negli ambiti della te spesso sconosciuta, si troveranno vita sociale, soprattutto in quelli doal servizio dell’edificazione del Regno ve si prendono le decisioni che oriendi Dio, e quindi della salvezza in Gesù tano il cammino degli uomini. Spetta ai Pastori preoccuparsi di dare queCristo» (n. 70). sta formazione. Ma qui si apre un al I cristiani sono dunque chiamati a tro interessante capitolo che richiede portare Dio nel mondo, la luce del un approfondimento a parte.

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

L’incontro speciale con Gesù

N I partecipanti alla celebrazione in onore di sant’Alfonso

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

La festa liturgica di Sant’Alfonso Maria Fusco

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tre anni dalla canonizzazione, la comunità diocesana ha celebrato sant’Alfonso Maria Fusco. Il triduo della festa liturgica in suo onore è iniziato con la solenne Celebrazione Eucaristica lunedì 4 febbraio. Gli ospiti di don Antonio Mancuso e della sua parrocchia sono stati i fedeli delle piccole comunità parrocchiali di Santa Maria Maddalena in Armillis di Sant’Egidio e di San Bartolomeo apostolo di Corbara, i cui pastori hanno aperto i festeggiamenti. In un primo momento, accompagnati anche dai tantissimi bambini del catechismo, il punto di ritrovo per prepararsi al sacramento dell’Eucarestia è stata la cappella del Santo, presso la Casa Madre delle Suore Battistine. Giunti, poi, in chiesa, i gioiosi canti e le preghiere dei più piccoli hanno sicuramente concorso a produrre quel bene che sant’Alfonso in vita desiderò facesse la sua ombra. Livia Rossi

el mese di febbraio in parrocchia abbiamo vissuto due momenti speciali. Durante la celebrazione di domenica 3 febbraio, ai bambini che quest’anno si accosteranno per la prima volta al banchetto eucaristico è stato consegnato il Vangelo, per poter diventare grandi amici di Gesù. Questa tappa accompagna la nostra comunità da anni: don Gerardo, da quando presta servizio nella nostra parrocchia, conta di aver consegnato circa 600 Vangeli, donando il sacramento dell’Eucarestia ad altrettanti bambini. In onore della festa della Madonna di Lourdes si è voluto, poi, dedicare un giorno agli ammalati sia nel corpo che nello spirito. L’8 febbraio è stata indetta una giornata Eucaristica con l’esposizione del SS. Sacramento e l’unzione degli infermi per alleviare il corpo e l’anima dei sofferenti. L’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, una fiaccolata ha portato i fedeli a ritrovarsi ai piedi della grotta, riprodotta nel centro parrocchiale per la Celebrazione Eucaristica. Dina Grimaldi Consegna del Vangelo ai bambini

FOTONOTIZIA

Si arricchisce di un nuovo germoglio la grande famiglia di Azione Cattolica. Lo scorso 12 febbraio, infatti, durante l’incontro del comitato dei presidenti, è stata ufficializzata la nascita del gruppo di Azione Cattolica presso la parrocchia San Prisco di Nocera Inferiore affidato alle cure di don Mimmo Cinque, assistente parrocchiale, e della neo presidente Sonia Alba. Buon cammino!

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I fedeli ai piedi della Madonna di Lourdes


San Bartolomeo Apostolo Nocera Inferiore

I piccoli durante la rappresentazione della nascita di Gesù

La rassegna “Teatriamo Insieme”

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tto compagnie amatoriali provenienti dall’Agro nocerino calcheranno il palcoscenico del teatro dell’Oratorio San Domenico Savio, in via Federico Ricco 89, a Nocera Inferiore, e si alterneranno, nelle domeniche tra fine febbraio e inizio maggio, per mettere in scena nove brillanti commedie. La rassegna di teatro amatoriale “Teatriamo Insieme” è promossa dall’omonima associazione oratoriale, con il prezioso supporto della parrocchia San Bartolomeo Apostolo e con il patrocinio morale dell’A ssessorato alle politiche culturali della Città di Nocera Inferiore. Il direttore artistico, Gerardo Pauciulo, ha ricordato che grazie alla fiducia del pubblico quest’anno è stato possibile accogliere nuove compagnie teatrali amatoriali, provenienti dai paesi vicini. Nove spettacoli per tutti i gusti, dal 24 febbraio al 12 maggio. È previsto l’ingresso gratuito per i bambini con meno di 9 anni e la possibilità di sottoscrivere un abbonamento per tutti gli spettacoli ad un prezzo vantaggioso. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare la segreteria dell’oratorio dal lunedì al venerdì dalle ore 18 alle ore 20 chiamando a uno dei seguenti numeri: 3271077720 - 3315784045. Vincenzo Pasquale Sellitto

FOTONOTIZIA I catechisti della parrocchia del SS. Corpo di Cristo di Nocera Inferiore, in occasione del Santo Natale, hanno coinvolto i bambini del catechismo per la rappresentazione della Natività di Gesù. I piccoli hanno partecipato con gioia, rivivendo quella notte santa. Entusiasta il parroco, padre Michele Alfano, per la partecipazione dei bambini e dei loro genitori che con costanza e dedizione prendono parte alla vita parrocchiale. Monica Taiani

FOTONOTIZIA È partito da quasi due mesi il corso “Voglio imparare l’Italiano”, promosso dall’oratorio “S. Lodovico Pavoni” della parrocchia Sant’Alfredo di Sarno. L’iniziativa, volta ad insegnare gratuitamente la lingua italiana agli stranieri, elemento indispensabile per una autentica integrazione, ha avuto un’ottima risposta. Sono numerosi, infatti, gli immigrati che lo stanno frequentando.

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NEWS DALLE PARROCCHIE

San Teodoro Sarno

Una veglia per gli ammalati

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el corso del triduo in onore del nostro Santo Patrono “San Teodoro Martire”, la comunità ha vissuto una veglia di preghiera per tutti gli ammalati, nel corpo e nello spirito, della città. Abbiamo pregato in particolare per la nostra cara sorella Rosaria De Filippo che sta molto male e per un ragazzo di 16 anni affetto da leucemia. Il tema della veglia, scelto da don Antonio Agovino, è stato: “LA CROCE... MAESTRA E COMPAGNA DI VITA”. Ognuno di loro si trova inchiodato alla Croce che, se vista con gli occhi della fede, porta luce, vita eterna e salvezza. Continuiamo ad accompagnare questi nostri fratelli e sorelle con la preghiera affinché il Signore doni loro tanta serenità e amore nel cuore per affrontare questa Passione quotidiana con pace. Emilia Vitolo

San Giovanni Battista Striano

Da Scampia a Striano: una quaresima diversa

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arte l’8 marzo, festa delle donne, il cammino quaresimale della comunità strianese. Le “Stazioni dell’Anima” è un percorso di catechesi tenuto dai Frati Francescani Rinnovati di Scampia, una realtà ormai famosa in tutto il mondo. A raccontarla sono i tanti video che spopolano sul web: una comunità di Francescani che vive con tutto quello che gli altri scartano, perfino un treno delle Ferrovie dello Stato. e così cinque bei vagoni degli anni Quaranta si sono trasformati in un convento, noto come “La stazione dell’anima”. I vagoni funzionano come cappelle, celle, confessionale, laboratorio e sale per ricevere le visite. Ci sono anche un giardino e un piccolo orto. La zona in cui vivono è una delle più pericolose e difficili di Napoli. E per questo escono nelle vie del quartiere e cercano di unirsi alla gente, ascoltando e dando consolazione. Spinti da questo spirito di missione, i frati incontreranno la comunità strianese ogni venerdì di Quaresima, alle ore 19.30, presso l’auditorium di San Giuseppe. Il cammino preparerà poi a vivere intensamente il Triduo Pasquale e le Quarantore dinanzi a Gesù Eucaristia. Un’occasione che la parrocchia vuole “offrire per offrirsi” ai lontani: una missione di evangelizzazione per una realtà, quella strianese, che cresce sempre più. Raffaele Massa

FOTONOTIZIA

Padre Giuseppe Ferraioli e i più piccoli delle parrocchie San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte di Roccapiemonte hanno passato una giornata spensierata a Campitello Matese e Castelpetroso.

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San Giacomo Maggiore Apostolo San Valentino Torio

La festa dell’amore

È Il busto di San Valentino

stata un successo la rassegna Saint Valentine in Love promossa a San Valentino Torio in occasione della festa del santo patrono, ovvero il protettore di tutti gli innamorati: san Valentino. La parrocchia San Giacomo Maggiore Apostolo, guidata da don Alessandro Cirillo, ha organizzato nei minimi dettagli i quattro giorni di celebrazioni religiose e civili in onore del prete e martire Valentino, durante le quali il filo conduttore è stato l’amore. Migliaia di persone hanno scelto di

passare per San Valentino Torio, tantissime le coppie che hanno voluto pregare e affidare il loro percorso a san Valentino, moltissimi i visitatori che hanno approfittato per farsi un giro tra i vicoli della cittadina dell’Agro addobbata con caratteristiche luminarie a tema. Non sono mancati, inoltre, i momenti ludici e quelli enogastronomici, con la tradizionale proposizione del piatto tipico valentinese: le polpette di “pastenaca”, ovvero di carote. Rosaria Vincelli

Formazione Caritas

Le luminarie di Saint Valentine in Love

È partito il corso di formazione base per le Caritas parrocchiali, promosso dall’équipe diocesana guidata da don Rosario Mormone. Il percorso prevede tre incontri di formazione. Il primo, svoltosi lo scorso 21 febbraio, incentrato sul metodo Caritas, con la direttrice Caritas della diocesi di Acerra, Maria Pia Messina. Il secondo, il 13 marzo, punterà l’attenzione sugli strumenti di contrasto alla povertà. Il terzo incontro si terrà il 14 maggio, con don Mimmo Leonetti direttore della Caritas della diocesi di Sorrento-Castellammare. Tutti gli incontri avranno sede alla Iuvenescit Ecclesia.

Le polpette di carote

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

Mons. Giuseppe Lanzetta compie 91 anni, il 5 marzo; don Guy Stéphane Adjitin festeggia 41 anni, il 13 marzo; don Ciro Zarra (San Sebastiano, Sarno) spegne 31 candeline, il 17 marzo; don Francesco Amarante (Santa Maria delle Grazie, Pagani) compie 34 anni, il 21 marzo; don Alessandro Cirillo (San Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio) compie 46 anni, il 27 marzo. Dio possa sempre illuminare il vostro cammino. Auguri!

Diocesi in festa

Il 19 marzo, mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, festeggia l’onomastico. San Giuseppe guidi sempre i suoi passi da padre e pastore della nostra Diocesi. Buon anniversario di ordinazione presbiterale a: don Michele Fusco (San Giovanni Battista, Striano), il 19 marzo; don Vincenzo Ruggiero, il 29 marzo. Siate sempre infaticabili operai nella vigna del Signore.

Buon compleanno ai referenti

Danilo Sorrentino (Gesù Risorto, Pagani) spegne 26 candeline, il 16 marzo. Auguri dalla redazione di Insieme!

Redazione in festa

Antonietta Abete, vice direttore del mensile diocesano, festeggia il compleanno il 22 marzo. Sofia Russo, vice direttore Caritas e responsabile dell’ufficio di segreteria di Insieme, spegne le candeline il 26 marzo. La passione che guida il vostro impegno quotidiano sia sempre fuoco vivo per la vostra vocazione al servizio del prossimo e della Buona Notizia.

Il nostro cordoglio

Auguri speciali

L’architetto Angelo Santitoro, segretario del Vescovo, mons. Giuseppe Giudice, e membro dell’Ufficio Edilizia di Culto, compie gli anni il 18 marzo. Auguri di cuore dalla redazione di Insieme!

Festa doppia in casa Veneziano-Violante. Michela e sua madre Lina festeggiano il compleanno il 9 marzo. Gli auguri perché possano trascorrere un giorno lieto circondate dall’affetto dei loro cari giungono dal nipote Emanuele e dalla nostra redazione. Buon anniversario di matrimonio a Geppino e Carla Sessa che lo scorso 11 febbraio hanno festeggiato 35 anni di matrimonio, rinnovando le promesse nuziali. La Vergine di Lourdes a cui avete affidato il vostro matrimonio continui a custodire e a benedire la vostra unione con abbondanti frutti di grazia. Auguri!

La redazione di Insieme si stringe attorno a Massimo Imbriaco, architetto dell’Ufficio tecnico della curia, per la perdita del caro padre, Baldovino. La sua anima possa godere della pace eterna. Sentite condoglianze a Salvatore D’Amato, vice economo della diocesi, e alla sua famiglia per la morte del suocero Alfredo Salerno e ad Antonella Crescenzi, referente della parrocchia San Sebastiano di Sarno, per la perdita del caro papà Gaetano. Ci associamo al loro dolore esprimendo la nostra vicinanza nella preghiera.

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE SS. ANNUNZIATA - ANGRI

Un insolito compagno di viaggio

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l “Buongiorno di gioia”, il nuovo calendario di don Antonio Mancuso, nei primissimi giorni del 2019 è stato protagonista nella comunità parrocchiale della SS. Annunziata e di Santa Maria del Carmine in Angri. Vi è stato un gran fermento tra i fedeli nell’attesa del nuovo lavoro. Ognuno ha potuto stringere tra le mani questo piccolo aiuto quotidiano, un gradevole e insolito compagno di viaggio che accarezza e scuote l’anima con parole di vita, piccole e meritate coccole. Molti non ne possono fare a meno, tanti lo hanno regalato ai propri cari, altri condividono la frase letta e meditata sui social.

Marcel Proust scrive che “la lettura, a differenza della conversazione che subito svanisce, penetra nell’anima”. Ed è questo l’obiettivo di don Antonio: raggiungere tutti, anche i lontani, penetrando nel profondo del loro cuore con la certezza che piccoli pensieri, ispirati dallo Spirito, vengano interiorizzati e diano un input alla vita. Un modo per evangelizzare, spronare alla positività, ristabilire buoni rapporti con tutti e, soprattutto, per imparare a leggersi dentro e rinnovarsi nell’intimo migliorando se stessi e le proprie relazioni in famiglia, al lavoro, nella chiesa, a scuola, ovunque e con chiunque.

È un impegno che il parroco rinnova anno dopo anno per trasmettere, attraverso delle frasi brevi ed efficaci, energia vitale che si esprime nella gioia di un messaggio di fiducia per iniziare la giornata con il sorriso e trasformare le giornate “no” in un reale buongiorno. Come un libro ha la capacità di catturare il lettore e trasportarlo nei luoghi descritti, così questo calendario tascabile, con la sua raccolta di 365 frasi, ogni giorno mette in moto la coscienza di chi lo legge e pone in discussione il lettore sul tema dell’amicizia, dell’amore, della solidarietà, della vita sociale, punti fermi della fede cristiana.

Un gesto di solidarietà. Nel viaggio della vita, lasciarsi accompagnare da semplici ma pratici suggerimenti aumenta la capienza del nostro bagaglio di gioia ed emozioni nuove, sempre pronto ad aprirsi per resistere a nuove sfide per fare di ogni nuovo giorno un buongiorno di gioia. Grati a don Antonio per il suo lavoro, acquistando il calendario, la comunità ha compiuto anche un bel gesto di solidarietà, perché il ricavato sarà devoluto in beneficenza, destinato anche quest’anno a quanti il sacerdote ha incontrato nei suoi viaggi missionari. Antonella Malafronte

Il “Buongiorno di gioia”, il calendario di don Antonio Mancuso, è un piccolo aiuto quotidiano per riflettere su temi importanti: dall’amicizia all’amore, dalla solidarietà alla vita sociale

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI

La cornice regalata ai nubendi

“Siate come il vino, migliorate con il tempo”

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appiamo che l’amore è il sogno di Dio per noi e per l’intera famiglia umana. Per favore, non dimenticatelo mai!» ha detto papa Francesco nel suo viaggio a Dublino per la Festa delle famiglie. Lo scorso 10 febbraio, come accade già da diversi anni, durante la santa Messa la comunità parrocchiale San Sisto II ha celebrato l’amore con una speciale benedizione ai fidanzati, agli sposi e alle famiglie. I genitori hanno a loro volta benedetto i propri figli. La comunità affidata a don Giuseppe Pironti ha anche ricordato nella preghiera l’amore ferito, affidando al Signore gli sposi che vivono situazioni di dolore, strappi e divisioni.

Protagonisti, quest’anno, anche i fidanzati che partecipano al percorso di preparazione al matrimonio i quali hanno ricevuto il mandato missionario perché, come è stato loro spiegato, il matrimonio è uno dei sacramenti della missione. Ai fedeli presenti è stato regalato un Bacio Perugina, ai fidanzati che partecipano al corso di preparazione al matrimonio invece una cornice nella quale inserire la fotografia del loro matrimonio e, con il passare del tempo, nuove foto della loro famiglia. Il portafotografie ha la forma di una botte di vino, arricchito dalla frase: “Siate come il vino, migliorate col tempo”.

Seguici su IRRADIO IRRADIO è la web radio della parrocchia San Sisto II di Pagani. Un gioco di parole tra la parola RADIO e il verbo IRRADIARE perché questo strumento ha una grande ambizione: diffondere la luce del Vangelo attraverso forme sempre più attuali. Da gennaio sono partiti tanti programmi interessanti. Potete seguire la nostra radio collegandovi al sito internet www.sansistosecondo.it e cliccando su “web radio” oppure potete andare sul sito www.spreaker. com/ir-radio. Non resta che sintonizzarvi sulle nostre frequenze!

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Lo scorso 10 febbraio la comunità parrocchiale San Sisto II di Pagani ha celebrato l’amore, “il sogno di Dio per noi”


PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Politica al servizio della pace

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i è tenuto presso la Congrega dell’Immacolata a Poggiomarino il convegno dal titolo “La buona politica al servizio della pace”, organizzato dall’Azione Cattolica “Rosa Velardo”. L’evento si inserisce in un percorso già tracciato in questi anni dalla comunità parrocchiale, promotrice di iniziative tese a fare “cultura politica” per offrire spunti di riflessione e occasioni di confronti per essere “Chiesa in uscita” come ha sottolineato più volte padre Aldo D’Andria. Il tema scelto è il messaggio di papa Francesco per la “LII Giornata Mondiale della Pace” dal titolo “La buona politica è al servizio della pace”. Diversi gli interventi tra cui quello del docente Antonio Iodice che ha cercato di testi-

Un momento del convegno

moniare, con la sua esperienza, che un cristiano può fare politica ed essere coerente con la propria fede. Michele D’Avino, direttore dell’Istituto di diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo” ha ricordato che «perchè la politica sia “buona” occorre che rispetti e promuova i diritti fondamentali della persona umana. Quando ciò non accade, la politica tradisce la sua stessa funzione e rischia di essere mera ricerca del potere ad ogni costo, causa di abusi e ingiustizie, “strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”», ricordando le parole di Paolo VI che definì la politica come la più alta forma di carità. Azione Cattolica “Rosa Velardo” di Poggiomarino

Compie 20 anni il coro “Francesco Ciniglio” Il coro dei Santi Sposi nacque 20 anni fa quando un gruppo di mamme accompagnava i propri figli a fare le prove di canto per animare la Messa. Con il passare del tempo, sono state coinvolte anche loro in quest’avventura. Dedicato alla memoria di Francesco, il giovane figlio di Luigi Ciniglio (fondatore del gruppo), il coro oggi è composto da 25 membri diretti con passione e dedizione dal maestro Claudio Boccia.

Il convegno promosso a Poggiomarino dall’Azione Cattolica presso la congrega dell’Immacolata

Fotonotizie

La Messa dei Santi Sposi: dieci chierichetti per la celebrazione con il “marchio” Stimmatino

Tutti per Eva... Eva è di tutti. I suoi 90 anni sono stati vissuti con gioia, gratitudine e unità. Tutti al servizio della mamma di tutti, laici e sacerdoti.

Giornata per la Vita. Tra Poggiomarino, Sarno, Nocera e Pompei la Fraternità di Emmaus di Poggiomarino ha saputo seminare ed emozionarci per la Vita.

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A CURA DELLe #PARROCCHIeCENTROSARNO San Francesco d’Assisi - Santuario Maria SS. delle Tre Corone Insigne Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista In redazione Donatella Ferrara, Maria Rosaria De Blasio, Anna Mancuso Due momenti de triduo

L

e parrocchie del Centro Sarno hanno vissuto i festeggiamenti in onore della Madonna di Lourdes, la cui statua è custodita nella chiesa di San Francesco di Assisi. Domenica 10 febbraio, proprio da San Francesco è partita la fiaccolata che ha attraversato alcune strade della città, animata con canti e dalla recita del Rosario. All’arrivo nel Santuario Maria SS. delle Tre Corone è stata celebrata la santa Messa. Nella chiesa di San Francesco invece sono stati recitati i Vespri con una nutrita presenza di fedeli. L’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes e Giornata mondiale del Malato, don Roberto ha celebrato due Messe Solenni, uno al mattino e l’altra di sera nel corso della quale è stato amministrato il Sacramento dell’Unzione degli Infermi per donare forza a quanti vivono il tempo delicato della malattia. Mafalda Rega

Triduo in onore della Vergine

La festa della Madonna di Lourdes

La II edizione di “Natale in Musica e Arte”

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nche quest’anno le comunità parrocchiali di San Francesco D’Assisi, Maria SS.ma delle Tre Corone e San Matteo Apostolo in Sarno hanno promosso la manifestazione “Natale in Musica e Arte” - Rassegna delle Corali e visita ai Presepi del centro di Sarno. Un susseguirsi di appuntamenti, dall’8 dicembre al 2 febbraio, per aiutare a riflettere sulla vera gioia del Natale: l’incarnazione del Figlio di Dio. La Musica, come l’Arte sono linguaggi di evangelizzazione che favoriscono l’incontro con la bellezza del Vangelo di Cristo che la Chiesa deve, come sua missione, annunciare agli uomini. I vari concerti e la mostra dei presepi artistici, distribuiti tra le tre comunità parrocchiali, sono stati la forma artistica privilegiata attraverso cui fare esperienza proprio del Bello, che è Cristo. L’immersione nella grande Luce dell’amore di Dio, vissuta con Natale in Musica e Arte, è stato il segnale che nelle comunità parrocchiali, anche piccole, è possibile l’arte di fare catechesi con l’Arte! Alfonso Dolgetta

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Fotonotizia Lo scorso 5 febbraio, le parrocchie del Centro di Sarno – San Francesco d’Assisi, Santuario Maria Santissima delle Tre Corone e Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista – hanno vissuto una serata di preghiera in comunione con la parrocchia Santa Maria della Foce. Il Santo Rosario è stata la corona di comunione in Cristo, sotto il manto di Maria.


Alcuni momenti del ritiro

Lo scorso 2 febbraio, le parrocchie Centro Sarno hanno vissuto una giornata di ritiro guidato da don Roberto Farruggio

S Don Roberto durante la catechesi

Uniti nell’amore e nella condivisione

abato 2 febbraio, in occasione della Presentazione di Gesù al Tempio, detta “Festa della Candelora”, il nostro parroco don Roberto ha organizzato, nella Collegiata di San Matteo, un ritiro delle comunità parrocchiali Centro Sarno. Abbiamo iniziato alle 15.30 con le meditazioni dello Spirito Santo, poi c’è stata l’A dorazione Eucaristica e la recita del Vespro. L’intenso pomeriggio si è concluso con la Celebrazione Eucaristica. C’è stata una grande partecipazione da parte delle comunità ma la più sen-

tita ed emozionante è stata quella dei ragazzi del catechismo che, entusiasti, hanno pregato insieme agli altri. A conclusione della Santa Messa è stato organizzato un momento di condivisione fraterna con il buffet preparato con amore dalle signore e dalle mamme dei bambini. Un ringraziamento al nostro parroco che con il suo carisma riesce a tenere unite le sue comunità e farle crescere nell’amore e nella condivisione. Elisabetta De Crescenzi

Il giornalista Rino Genovese insieme ai Paputi

Il Tg3 a Sarno

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abato 9 febbraio su Rai 3, dopo il telegiornale delle 14.00, è andato in onda il Tg3 itinerante con il servizio televisivo di Rino Genovese che ha fatto tappa a Sarno, la città di Maria, come ha ricordato il nostro parroco don Roberto Farruggio. Cuore mariano è la Piazza del Santuario Maria SS. delle Tre Corone, con la presenza di due Chiese dedicate ai due grandi dogmi mariani: l’Annunciazione e l’Assunzione della Beata Vergine Maria, una di fronte all’altra. Durante il reportage sono stati presentati vari edifici e monumenti della città, in particolare le parrocchie del centro di Sarno: le due Chiese mariane, la Chiesa monumentale di San Francesco d’Assisi e l’antichissima Collegiata di San Matteo Apostolo. In mostra piatti tipici, oggetti di artigianato e culti religiosi tra i quali i Paputi (o Incappucciati), rito millenario che affonda le sue radici sul pentimento dei propri peccati e sulla rinascita a vita nuova, celebrato il venerdì Santo.

Patryk Klepadlo

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

Alcuni momenti delle edizioni precedenti della festa della famiglia: l’accoglienza, l’ascolto della relazione e le attività di gruppo

“TI RACCONTO UNA STORIA”

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er la comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie di Casatori, la festa della famiglia è diventata molto più di un appuntamento annuale. Infatti, è una preziosa occasione per riunirsi tutti insieme come comunità. È da più di vent’anni che il parroco, don Gaetano Ferraioli, ci sprona a partecipare a questa giornata per riflettere su alcuni importanti temi di attualità. Il tema. Il sacerdote e i membri del consiglio parrocchiale scelgono il tema che accompagnerà il percorso delle famiglie durante la giornata: dopo aver affrontato, negli anni precedenti, temi legati al sociale e al patrimonio della fede, quest’anno saremo accompagnati da “Ti racconto una storia”. La festa si svolgerà domenica 31 marzo; le famiglie vivranno una giornata di gioia, condivisione e confronto nel corso della quale – come suggerisce lo slogan – ascolteranno le testimonianze di alcune persone che hanno affrontato situa-

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zioni difficili, armandosi di tanta fede e coraggio. Il programma. La suddivisione in gruppi è uno dei punti focali dell’organizzazione affinché ogni membro della famiglia, in base alla propria età, si relazioni con i propri coetanei e – nel caso dei bambini, aiutati dagli educatori – rifletta sul tema scelto, grazie a una serie di attività appositamente organizzate. Il cuore di tutta la giornata è la Santa Messa conclusiva, con la benedizione delle famiglie e il rinnovo delle promesse matrimoniali per confermare, ancora una volta, il proprio “Sì” davanti a Dio. Questa giornata è un invito per tutti ad accogliere la Parola di Dio e metterla in pratica nella propria vita e nei rapporti familiari, perché attraverso la riflessione possiamo riscoprire il vero valore della famiglia, motore della nostra società. Sabrina Perrino

È questo il tema della festa della famiglia che la comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie di Casatori vivrà il prossimo 31 marzo. Un appuntamento che si rinnova da più di vent’anni


pagina A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI

Francesca Pia

Giovane talento paganese Francesca Pia Bartiromo, 16 anni, impegnata attivamente nella parrocchia Santa Maria del Carmine di Pagani, ha calcato il palco del Palafiori di Sanremo nell’ambito della kermesse “Casa Sanremo”

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vverrà come di un uomo che, partendo per un lungo viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo le sue capacità (Mt 25, 14-15). Con queste parole l’Evangelista Matteo introduce, nel suo Vangelo, la Parabola dei talenti. Ma che cos’è un talento? Oggi questo termine è usato per indicare le doti di una persona, le sue qualità. Ai tempi di Gesù un talento era una moneta da un valore inestimabile. Possedere un talento significava avere una ricchezza immensa, un vero e proprio tesoro. Ecco perché Gesù utilizza questa similitudine per far comprendere ai suoi interlocutori e a tutti noi che ciò che possediamo, le nostre qualità, sono doni gratuiti che Dio elargisce a ciascuno secondo le sue possibilità. Ognuno è chiamato ad impegnarsi con amore affinché questi talenti crescano dentro di noi, anche per il bene degli altri. Impegno e determinazione. Un esempio di talento speciale è quello della nostra Francesca Pia Bartiromo, giovane ministrante della nostra parrocchia e educatrice dell’oratorio San Giovanni Bosco, che da anni coltiva con amore e determinazione la passione per il canto. Sedici anni, iscritta al Liceo Musicale di Nocera Inferiore, Francesca Pia ha coltiva-

to il talento e la passione per il canto senza trascurare gli studi e dedicando il suo tempo libero alle attività parrocchiali. L’impegno e la determinazione l’hanno portata quest’anno a partecipare alle selezioni per il “Casa Sanremo Tour”, un concorso canoro dedicato ai giovani talenti emergenti, legato al Festival di Sanremo. Per molti mesi, circa settecento giovani in diverse piazze d’Italia si sono sfidati per contendersi la partecipazione a questa manifestazione. Nell’intervista di presentazione al concorso, Francesca ha dichiarato di essere una ragazza timida e introversa, ma che grazie al canto riesce a comunicare e ad esternare le sue emozioni. Francesca Pia ha superato la selezione quando il tour di Casa Sanremo è approdato in Piazza Diaz a Nocera Inferiore, il 15 e 16 settembre, esibendosi con un brano di Giusy Ferreri dal titolo “Volevo te”. La nostra Francesca è rientrata tra i primi 100 che hanno avuto accesso alle Semifinali Nazionali e ha ottenuto così la possibilità di esibirsi sul palco del Palafiori di Sanremo e di frequentare importanti Masterclass, con grandi personaggi del panorama musicale italiano, del calibro del Maestro Beppe Vessicchio. Anna Petrosino MARZO 2019 Insieme

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I volontari al termine della Celebrazione Eucaristica insieme a don Gaetano Ferraioli, don Mimmo Cinque, don Gerardo Coppola, don Francesco Amarante, don Alfonso Giordano e don Guy Stéphane Adjitin

Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Al servizio degli ammalati “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mc 12, 29-31)

Nello ha scelto di diventare un aspirante volontario della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza per accompagnare gli ammalati a Lourdes. Ci racconta la sua esperienza

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in da bambino mi ha sempre incuriosito il termine “prossimo” e il ruolo che può e deve avere nella nostra vita. Al catechismo, in Azione Cattolica e soprattutto in famiglia mi hanno fatto comprendere chi è il mio prossimo: chi vive con me il quotidiano, gli amici di sempre e i compagni di università. Se volessi estendere il concetto al di fuori della mia cerchia, direi che il mio prossimo è il mondo intero: i fratelli provenienti da un’altra zona del mondo, i poveri, gli anziani, senza dimenticare gli ammalti. L’incontro. Qualche anno fa sono entrato per curiosità nella Chiesa di Santa Maria della Purità a Pagani. Dopo quella visita, mi informai sulle attività svolte perché ero rimasto molto colpito dagli innumerevoli ex voto custoditi nella cappella laterale del santuario. Ho scoperto così l’esistenza della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Sono sempre stato affascinato dal lavo-

ro svolto dai volontari e la scelta di entrare a far parte di questa grande famiglia è stata alimentata dal ritorno in Cielo di mia nonna: figura straordinaria della mia vita, sempre pronta a dare aiuto indistintamente a chiunque lo chiedeva. La scelta. Ho sentito il bisogno di confrontarmi con la mia famiglia e i sacerdoti della mia comunità parrocchiale, don Piercatello Liccardo e don Alfonso Giordano, esprimendo loro il desiderio di intraprendere il cammino per accompagnare gli ammalati a Lourdes, insieme alla voglia di visitare un luogo mariano così importante. Dopo aver fatto le dovute valutazioni, grazie alla famiglia della PUACS. ed al mio viceparroco, don Alfonso Giordano, lo scorso 7 febbraio, al termine della Celebrazione Eucaristica ho pronunciato la mia promessa da aspirante volontario della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Ho provato un misto di gratitudine,

gioia e speranza. Gratitudine per Dio che attraverso la nonna e tutta la mia famiglia mi ha permesso di essere ciò che sono. Chiudo il racconto della mia esperienza ringraziando la Vergine Maria per questo nuovo percorso che mi permette di continuare il mio cammino di fede, i sacerdoti che curano il culto di Nostra Signora di Lourdes nella nostra Diocesi e i volontari che mi hanno accolto con gioia ed entusiasmo nella grande famiglia della PUACS. Nello Orefice Nello Orefice mentre pronuncia la promessa da aspirante volontario


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Il governo di madre Letizia Manganelli Le decisioni assunte dal consiglio generale il 3 ottobre e il 10 novembre del 1957

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l diciottesimo consiglio del governo generale di madre Letizia Manganelli si svolge nella casa Madre di Napoli il 3 ottobre 1957. Si discute e delibera su otto punti all’ordine del giorno. Si risponde negativamente, per mancanza di personale, alla richiesta del direttore del Collegio di Albano Laziale dei Fatebenefratelli che aveva chiesto quattro suore per l’economato del loro collegio maschile. La signora Eleonora Palma – che aveva donato all’Istituto la sua proprietà in Francavilla al Mare – chiede alle suore di vendere 2000 metri quadrati dei terreni al colono, il consiglio delibera di accogliere la richiesta solo per 1000 metri quadrati. La Superiora di Larino, madre Geltrude Vincelli, aveva proposto il trasferimento di madre Consolata Liberatore, si stabilisce di rinviarlo al nuovo anno; si decide invece l’acquisto dell’arredamento per la scuola materna “S. Chiara” di Montesarchio stabilendo l’inizio delle attività per il pomeriggio del 2 novembre. Tenuto conto della necessità di suore in possesso di titoli per l’insegnamento, si stabilisce che madre Angelica Grammatico, residente a Montesarchio presso l’A silo “Leonardo Bianchi”, e suor Liliana Duilio, residente al Carminello di Pagani, conseguano il titolo di Maestre di Metodo; per quanto riguarda la celebrazione del giubileo di vestizione di nove religiose, si delibera che esso si celebri il 10 novembre preceduto da tre giorni di ritiro predicato da mons. Egidio Iovine. Si decide anche che l’ammissione delle sei postulanti – Anna Pagano, Lucia Brancaccio, Giuseppina Carlone, Maria e Teresa Petrarca, Anna Renna – alla vestizione avvenga, previo esame canoni-

co, a fine dicembre poiché sono state tutte ammesse con votazione positiva dal consiglio generale; per quanto attiene all’ultimo punto, l’accettazione in qualità di postulante della signorina Ferminia Laierno, e in qualità di aspiranti Olga Bova e Giuseppina Borrelli, il consiglio esprime parere positivo. Il diciannovesimo consiglio si tiene a Napoli il 10 novembre 1957 e delibera il rinvio del trasferimento di suor Delfina Carbone da Quisisana perché le ragioni addotte dalla superiora, madre Colomba Perilli, non presentano carattere di urgenza, perché fondate sulla sola motivazione della eccessiva mitezza della Carbone; in secondo luogo si stabilisce l’accettazione del pagamento di £ 800.00 - che eccede di £ 161,300 sul preventivo originario - da parte della superiora di Montesarchio per i lavori eseguiti in loco; relativamente alla ricognizione delle ossa della Fondatrice rinviata in un primo momento per l’eccessiva umidità che esse hanno presentato, si stabilisce che si effettui il 26 del mese di novembre; per quanto riguarda le pratiche in corso con il Ministero dei Lavori Pubblici relative alle case di Ostia e di Quisisana, madre Manganelli informa il consiglio che esse sono al gabinetto del Ministro Togni secondo quanto riferitole direttamente dall’ispettore centrale del Genio Civile, ingegnere Bottiglieri, dal commentatore dottor Pietro Vincelli e dall’architetto Gianni De Mario, i quali si stanno interessando alle relative pratiche. Inoltre la Madre fa il punto anche sulla decisione di rinviare la costruzione di una casa religiosa ad Ostia e fissa al 29 dicembre la vestizione delle sei postulanti le quali hanno superato, nel frattempo, l’esame canonico.

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L'ULTIMA Lucetta Scaraffia, storica, scrittrice e giornalista

Francesco e il ruolo delle donne nella Chiesa

All’inizio del '900 le religiose sono state fra le prime donne a laurearsi, ad aprire corsi per infermiere e scuole magistrali per le ragazze. Da avanguardie le religiose sono diventate il fanalino di coda. Ma papa Francesco ha aperto un processo nuovo per le donne nella Chiesa

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apa Francesco ha aperto un processo nuovo per le donne nella Chiesa, soprattutto per le religiose: ci sono molte possibilità di sfuggire alla servitù senza chiedere cambiamenti clamorosi. Infatti non è necessaria una rivoluzione per dare alle donne il posto che meritano nella Chiesa, non è indispensabile concedere loro il sacerdozio, e neppure il tanto sospirato – ma al tempo stesso temuto – diaconato. Basta un po’ di coraggio e la capacità profetica di guardare al futuro con occhi positivi, accettando cambiamenti che spesso sono già iscritti nell’ordine delle cose. Il codice di diritto canonico del 1983 apre ai laici – e quindi alle donne – molte possibilità di partecipazione istituzionale, anche se poi, alla prova dei fatti, bisogna vincere le resistenze di chi, senza una ragione né un appoggio giuridico, cerca di escluderle dai ruoli più importanti. In questo caso, come in molti altri, gli impedimenti sono solo nel rifiuto di molti di rendere reale una parità altrimenti in teoria riconosciuta e accettata, ma mai concretamente messa in opera. Certo un ostacolo non piccolo alla pratica di questa parità sta nella disparità di preparazione culturale delle religiose rispetto a quella riservata a religiosi e sacerdoti: in media, solo tre anni di studio prima dei voti, poi sono poche quelle che possono accedere a studi specialistici, poche le borse di studio a loro destinate e

molto diverse le condizioni offerte per continuare gli studi. Le religiose spesso oltre a studiare devono sbrigare faccende domestiche, risiedono più lontano dalle università e, soprattutto, hanno a disposizione periodi di studio limitati e insufficienti. Chi lo direbbe oggi che all’inizio del '900 le religiose sono state fra le prime donne a laurearsi nelle università di stato, per insegnare nelle loro scuole, le prime ad aprire corsi per infermiere e scuole magistrali per le ragazze? Da avanguardie le religiose sono diventate il fanalino di coda. Le donne - e in particolare le religiose - possono già essere invitate a partecipare a molte commissioni, compreso il famoso C9 creato come consiglio dal papa da Francesco, o a parlare nelle congregazioni che precedono il conclave. Le organizzazioni di religiose già esistenti, che eleggono le loro rappresentanti, possono diventare validi interlocutori delle istituzioni ecclesiastiche, essere consultate al momento delle decisioni e ascoltate nelle loro esperienze. È preferibile che la presenza femminile nella Chiesa sia quella espressa liberamente dalle associazioni, invece della pratica ora in vigore di scegliere singole figure femminili da parte dei sacerdoti. Si eviterebbe così un rapporto paternalistico nei confronti delle religiose e una selezione che rischia di premiare non le più competenti ma le più obbedienti.


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Non voleva fare il prete. Non poteva sottrarsi. Agostino è postmoderno, è rock!

25 maggio 2019 - o re 20.30

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